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didascalie PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO Rivista della scuola in Trentino n.3 marzo 2009 08/02/2006 AUT DR/CB Centrale/PTMagazine EDITORI/213/2006 17 n.3 marzo 2009 DENTRO L’ISTITUTO… Il punto La dirigente La fografia L’perienza didaica Le spificità Le ttimonianze L’Aociazione Il commento Inserto a cura di: Mario Caroli e Monica Antoniolli Interventi di: Monica Antoniolli, Maria Silva Boccardi, Mario Caroli, Michela Chicco, Laura Faes, Elena Filosi, Sonia Forti, Katrin Sailer. Genitori: Davide e Annamaria, Andrea e Marilena, Lina e Giacomo, Rolando Iiriti I. C. “J. A.Comenius” di Cognola/TN 2 e VS Innere Stadt di Innsbruck “SCUOLA BILINGUE…” il doier

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DOSSIER: “Scuola bilingue… ” dentro l' Istituto Comprensivo TN2

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1n.3 marzo 2009

didascalie

PROVINCIA AUTONOMADI TRENTO

Rivista del la scuola in Trentino

n. 3 marzo 2009

08/02/2006AUT DR/CB Centrale/PTMagazine EDITORI/213/2006

17

n.3 marzo 2009

DENTRO L’ISTITUTO…Il punto

La dirigenteLa f�ografia

L’�perienza dida�icaLe sp�ificità

Le t�timonianze

L’A�ociazioneIl commento

Inserto a cura di: Mario Caroli e Monica Antoniolli

Interventi di:

Monica Antoniolli, Maria Silva Boccardi, Mario Caroli, Michela Chicco, Laura

Faes, Elena Filosi, Sonia Forti, Katrin Sailer.

Genitori: Davide e Annamaria, Andrea e Marilena, Lina e Giacomo, Rolando Iiriti

I. C. “J. A.Comenius” di Cognola/TN 2

e VS Innere Stadt di Innsbruck “SCUOLA BILINGUE…”

il do�ier

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DIDASCALIE Rivista della scuola in TrentinoPeriodico mensileAnno XVIII, numero 3 marzo 2009

Rivista promossa dallaProvincia Autonoma di Trento(L. P. 3 maggio 1990, n.15, art. 22)Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 745dell’11.1.1992

Direttore responsabile:Giampaolo Pedrotti

Coordinatore:Mario CaroliE-mail: [email protected]

In redazione:Patrizia LuccaManuela Saltori (segreteria)

In questo numero:Carlo Andreatta, Monica Antoniolli, Anna Ballardini, Maria Silva Boccardi, Emanuela Cardiota, Chiara, Mario Caroli, Karin Cavalieri, Michela Chicco, Laura Faes, Ele-na Filosi, Sonia Forti, Luciana Grillo, Patrizia Lucca, Va-lentina Nordico, Massimo Parolini, Katrin Sailer. Sandra Sandri, Graziana Saportito, Roberta Seppi, Monica Va-lentini, Maurizio Zambarda, Anna ZoppiroliGenitori: Davide e Annamaria, Andrea e Marilena, Lina e Giacomo, Rolando IiritiAlunni classe 4B scuola primaria Gandhi I. C. Rovere-to Nord

Redazione: Via Gilli 3,38100 Trentotel. 0461/497268 - 69fax 0461/497267

Realizzazione e StampaLitografia Effe e Erre - Trento

Per richiedere la rivista Didascalietelefonare o mandare un fax o scrivere a:Redazione Didascalie,Palazzo Istruzione via Gilli, 3 – 38100 TrentoE-mail: [email protected]

Didascalie è stampata su cartaecologica, sbiancata senza cloro

Le foto di questo numero sono di:archivio Didascalie, archivio di “Educa”/Dino Panato, fornite dai diretti interessati, Ufficio stampa Pat

In copertina in alto: un’immagine della prima edizione di “Educa 2008” a Rovereto (vedi servizio a pag. 6); a destra, sempre in alto, la copertina del libro di Luciana Grillo di cui si parla nella sezione dell’Incontro nelle pagine 46-47; in basso, la copertina e un’immagine del dossier interno su “La scuola bilingue” (vedi pp. 17-32)1n.3 marzo 2009

didascalie

PROVINCIA AUTONOMADI TRENTO

Rivista del la scuola in Trentino

n. 3 marzo 2009

SOMMARIO

la notizia/L’Iprase nell’era Salatin: la parola al direttore 1-5verso educa 2009/Il tema dell’anno: Diritti e rovesci 6memoria/Scuola primaria Gandhi Rovereto: L’integratore razziale 7-9memoria/Il treno della Memoria: Diario, docente e studentessa 10-12dalle scuole/Diplomi ai maturi e pensieri sulla scuoladalle scuole“Martini” Mezzolombardodalle scuole“Rosmini” Trentodalle scuole“Marconi” Rovereto 13-16

il dossier

“Scuola bilingue”I. C. “J. A.Comenius” Cognola/TN 2 e VS Innere Stadt Innsbruck dentro il testo: Il dossierLa dirigente scolasticaLa fotografiaL’esperienza didatticaLe specificitàLe testimonianzeL’AssociazioneIl punto

Inserto a cura di: Mario Caroli e Monica AntoniolliInterventi: Monica Antoniolli, Maria Silva Boccardi, Mario Caroli, Mi-chela Chicco, Laura Faes, Elena Filosi, Sonia Forti, Katrin Sailer. Genitori: Davide e Annamaria, Andrea e Marilena, Lina e Giacomo, Rolando Iiriti

Inserto 17-32

dentro le scuole paritarie/Arcivescovile: Mostra sulla preistoria 33dalle scuole/Primaria Zadra Riva: Piedibus 34-35educazione degli adulti/Festival dei Saperi 36-37formazione professionale/CFP alberghieri all’Expo di Riva 38-39la scuola al museo/Castello di Avio: Studenti ciceroni 40scuola e territorio/L’evento a Riva del Garda: Sport all’aria aperta 41scuola e territorio/CoSBi: Arte e ricerca 42-43segnaliamo/Il libro di Caterina Dominici: L’autonomia in Trentino 44-45l’incontro/Il libro di Luciana Grillo: Mani di donna 46-47la recensione/Diversità e disagio a 0-6 anni 48offerta varia/Il concorso per le scuole: Clic salva uccelli terza di copertina/Il convegno: Frontiere/Grenzen e matematica quarta di copertina

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LA NOTIZIA

Arduino Salatin è stato nominato direttore dell’IPRASE il 22 dicembre 2006 con una deli-bera della Giunta provinciale, alla scadenza del mandato quinquennale di Ernesto Passante. Docente della scuola superiore internazionale di scienze della formazione di Venezia, aveva già collaborato con la Provincia autonoma di Trento nel campo della formazione professionale e del rapporto scuola/mondo del lavoro, settore in cui è considerato uno dei maggiori esperti. Didascalie ha sempre seguito le iniziative dell’Istituto, in particolare prima che ci fosse il cam-bio di mission con la legge 5/2006, con le tante iniziative di formazione e sperimentazione raccontate in modo divulgativo nelle sezioni della rivista appositamente riservate.Nel numero di gennaio 2002 la rivista ha pubblicato una lunga intervista ad Ennio Draghic-chio, il primo direttore dell’IPRASE, a fine mandato. Quasi un anno dopo, sul numero di di-cembre 2002, il nuovo direttore Ernesto Passante tracciava le linee portanti del “suo” Istituto. Ora, a due anni dalla nomina ed a pochi giorni dall’approvazione del piano triennale delle at-tività, l’attuale direttore Salatin illustra la “rotta del nuovo IPRASE”, ma risponde anche “sen-za veli” ad alcune domande sulla percezione dell’istituto dall’esterno, poste con estrema fran-chezza. L’intervista è stata realizzata venerdì 27 febbraio 2009.

IPRASEIntervista al direttore Salatin

In Trentino situazione unica avanzata per sperimentare innovazione

Perché un noto esperto sui temi della formazio-ne e del rapporto scuola/mondo lavoro decide nel 2007 di sbarcare in Trentino e stabilirsi in modo stabile?

Innanzitutto perché le condizioni che il Trentino of-fre come laboratorio di innovazione dove si possono fare delle cose, non ci sono in altre realtà a livello na-zionale, dunque la possibilità di poter contribuire a tradurre in pratica alcune prospettive di innovazione e di sperimentazione che altrove richiederebbero più tempo o non ci sono le risorse per fare tutto ciò. Dall’altro lato, la possibilità di contare su una situazione di un sistema di istruzione e di formazione professionale che viene ritenuto in Italia tra i più avanzati e, almeno quando ho preso questa decisione questa era un’opportunità notevole.

Sono trascorsi due anni… Pentito, motivato ancora? Di meno o di più rispetto all’inizio…?

Sicuramente non pentito, ma caricato per la sfida. Diciamo che mi aspettavo forse una maggiore velo-cità su alcune evoluzioni che si potevano fare anche sul piano istituzionale, ma evidentemente il perio-do è coinciso anche con la transizione impegnativa su vari terreni, per cui la motivazione originale ri-mane intatta e confortata da quello che sono riuscito a vedere in questi due anni; poi, naturalmente il mondo intorno cambia velocemente, per cui la sfida a questo punto non è tanto mia o solo mia, ma di una serie di collaboratori di tutta la scuola trentina, di come riesce a cogliere anche le opportunità.

Accompagnare la scuola trentina in una serie di innovazioni

È stato approvato proprio in questi giorni il programma di attività annuale pluriennale dell’Istituto, forse il primo organico con il bilancio relativo. Proviamo ad elencare alcune idee forti dell’istituto al momento.

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Noi abbiamo cercato di organizzare le nostre attività, i nostri filoni interpretando il mandato della Legge e an-che le indicazioni della Giunta in qualche modo attorno a tre ambiti fondamentali: quello della ricerca educa-tiva, che vuol dire curricolo, didattica per l’innovazio-ne, dell’insegnamento e dell’apprendimento, e su questo abbiamo cercato di attivare collaborazioni oltre che con l’Università di Trento con altre istituzioni universita-rie di ricerca in Italia a vari livelli in modo da poter continuare a stare un po’ sulla frontiera come ci viene richiesto anche dalle indicazioni della legge. Abbiamo poi cercato di potenziare l’area della ricerca valutati-va proprio per la funzione che l’Iprase ha di organismo tecnico del Comitato provinciale di valutazione insedia-to da alcuni mesi. Infine, continuiamo nell’intuizione del precedente assessore, Tiziano Salvaterra, di sostene-re le politiche giovanili attraverso un Osservatorio sul-le condizioni della gioventù integrato anche con la te-matica dell’infanzia. Per cui i punti su cui vogliamo insistere sono soprattutto, da una lato quello di riuscire ad accompagnare la scuola trentina in una serie di inno-vazioni metodologiche in alcune aree chiave che possano essere di utilità per tutti i vari ordini di scuola, dall’al-tro di poter consolidare la nostra capacità di sostenere le attività di valutazione e verifica cercando di aiutare il Trentino a integrare ancora di più questo dispositivo che lo vede tra i primi posti in Italia tra l’autovalutazio-ne di istituto, la valutazione esterna e la valutazione e le verifiche degli apprendimenti; e sul terreno della ricer-ca sociale cercare di cogliere in particolare l’accordo tra la scuola e gli altri contesti. Oggi la sfida non è solo in-terna alla scuola, ma è negli altri contesti, la famiglia, i

mass media, le altre realtà locali su cui diciamo dobbia-mo cercare di ragionare perché il modo di imparare oggi solo per una parte avviene a scuola e quindi dobbiamo riuscire a riportare nella scuola una capacità di capita-lizzare questi processi nuovi soprattutto nei confronti dei ragazzi e degli studenti.

ALCUNE “VOCI CRITICHE” RACCOLTE

Il nuovo Iprase? “Una nicchia troppo universitaria”

Quando nasce un istituto nuovo o cambia mission rispetto al precedente può succedere, può essere successo, che la scuola e gli insegnanti non abbia-no chiaro verso dove vada l’istituto… Io ho rac-colto alcune voci che ripropongo quasi con la stes-sa “brutalità”. La prima: il nuovo Iprase di Salatin non lavora per la scuola trentina e con la scuola trentina ma “è una nicchia costruita troppo come modello universitario...”

Diciamo che io ho dovuto tenere in conto, da un lato, ciò che chiede la legge nel suo testo, dall’altro anche i mandati ricevuti dalla precedente giunta. Io avevo un mandato molto chiaro, quello di accompagnare soprat-tutto l’innovazione e, per fare questo, pormi anche in discontinuità e non solo in continuità con la doman-da immediata. Quindi anche un compito di anticipa-zione, che, per realizzarlo, ha bisogno necessariamente che si porti l’attenzione anche fuori dal contesto trentino e all’internazionalizzazione. Allora è possibile che que-sta accentuazione possa aver dato l’idea di trascurare “la quotidianità”, ma questa era proprio la richiesta che ci veniva fatta, anche perché contestualmente alla revisione della mission dell’Iprase sarebbe dovuto partire in tempi quasi sincronici il nuovo Centro di formazione di Rove-reto, con l’idea di una divisione del lavoro: noi ci occu-piamo un po’ di esplorare le strade nuove che ci sono, se-guire dei prototipi condivisibili con alcune scuole per poi rilasciare i risultati più promettenti che venivano pre-si in carico dal nuovo Centro di Rovereto per la diffu-sione in tutte le scuole del Trentino. Io amo ripetere un po’ un’espressione con i miei collaboratori: i nostri clien-ti immediati sono le cento scuole trentine e non i sette-mila insegnanti nell’immediato, cioè l’interlocutore sono le istituzioni rispetto alle quali poi il dirigente e gli or-gani collegiali possono andare a cercare di tradurre un po’ le cose.

Mi pare che la preoccupazione riguardi anche l’esclusione delle scuole dalla ricerca…

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Non esiste questo pericolo, perché occorre ricordare che la nostra legge prevede che titolari della ricerca siano le scuole, quindi l’altro mandato per l’Iprase era quello non tanto di sostituirsi alle scuole, ma di accompagnarle anche. Laddove questo è avvenuto, cioè laddove le scuole (non tantissime per la verità, perché questo richiede una evoluzione ed una maturazione) hanno chiesto all’Ipra-se di essere partner in una ricerca, in una sperimentazio-ne noi abbiamo cercato di corrispondere; la forma che abbiamo proposto è stata quella, anche sul piano di una possibile innovazione gestionale, dei voucher di ricerca, cioè la possibilità di responsabilizzare la scuola stessa lad-dove nel seguire alcune azioni sperimentali avesse dovu-to impegnare i suoi docenti, il suo personale anche oltre il suo normale orario di servizio, e quindi era giusto che ci potesse essere un supporto in servizi o in risorse per ri-spondere a questa esigenza. E’ evidente che questo orien-tamento richiede del tempo e naturalmente il passaggio da una organizzazione che prevalentemente prima face-va formazione e sperimentazione ad una dimensione di ricerca non è facilissimo e non è facile neanche il posizio-namento tra la ricerca universitaria in senso stretto e la ricerca applicata o, come amo meglio dire io, la ricerca-azione.

Il mio sogno? Costruire una squadra fatta possibilmente da giovani che sono in Trentino e che poi rimangano

Questa probabilmente è una critica della prima ora, forse adesso superata con l’acquisizione degli utilizzati. La riporto ugualmente: la ricerca la fa-rebbero “gli altri magari importati”, mentre i do-centi trentini che vengono all’Iprase farebbero solo i portatori d’acqua...

Diciamo che io quan-do sono arrivato mi sono trovato con una realtà di personale molto ridotta, senza nessuna posizione a orientamento polien-nale, ma tutte persone a termine. La prima cosa che ho cercato di fare è stata quella di fare una selezione per individuare dei ricercatori, puntan-do su dei giovani ricerca-tori che abbiamo cercato fin dove possibile prove-nienti dal Trentino (nel nostro caso tre su quattro

provengono dal Trentino o comunque dal sistema di uni-versità e ricerca trentino, solo uno proviene dall’esterno di quelli che hanno superato il concorso). Poi abbiamo cer-cato di fare la stessa cosa per i docenti, ponendo delle con-dizioni piuttosto selettive tant’è che su nove posti messi a concorso ne abbiamo coperti solo sette finora, rinuncian-do per il momento a due unità, perché la nostra idea è quella di poter avere un equilibrio tra i giovani ricerca-tori puri e docenti con profilo di ricerca. La funzio-ne di docenti con profilo di ricerca è decisiva soprattutto per il collegamento con il mondo della scuola, perché loro vengono dalla scuola e sono loro che hanno questo grande capitale di relazioni con i propri colleghi e con la scuola trentina, ma la ricerca non si può fare se non c’è una base metodologica adeguata. L’ambizione, la sfida è quella di contaminare queste due culture, che sono anche due ge-nerazioni, ci sono due gruppi generazionali, per cui, ve-dendo come avviene negli altri Paesi europei in istitu-ti analoghi al nostro, si punta molto sui giovani. Il mio sogno sarebbe quello di poter avere una squadra giovane che poi rimanga e su cui il Trentino possa investire, fat-ta possibilmente da persone che sono in Trentino e questa possa collaborare con gli insegnanti soprattutto da quan-do il Centro di Rovereto si avvierà e dunque sarà più fa-cile andare verso questa prospettiva.

Sinergia con il Centro di Rovereto, un Iprase snello ma con figure stabili per alcuni anni

Quindi con il Centro di Rovereto ci sarà sinergia non è vero che verrà sdoppiata la ricerca-azione?

Sinergia, nel senso che intanto è previsto che l’Ipra-

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se che sia organicamen-te presente nel Comita-to scientifico del nuovo Centro, quindi il ruolo dell’Iprase dovrebbe es-sere sinergico ed inten-dere in qualche modo il Centro di Rovereto come un ambito laboratoria-le a cui può rivolgersi e nello stesso tempo rice-vere da questo domande di approfondimento e di sostegno a sperimen-tazioni e a innova-zioni. Dovrebbe per-ciò continuare un ruolo prospettico di frontie-ra dell’Iprase soprattut-to per quello che avvie-ne fuori del Trentino e nel contesto internazionale, da riportare nelle condizioni migliori possibili nel contesto Trentino; ma anche l’inverso, riportando le buone prati-che del Trentino, come stiamo già facendo con molto in-teresse all’esterno del Trentino, anche se questo non viene sempre percepito. Diffonderle e renderle ancora più note fuori del Trentino.

All’Iprase delle gestioni precedenti veniva sempre rivolta un’accusa anche nelle sedi istituzionali po-litiche con interrogazioni e altri strumenti: l’Istitu-to è un carozzone. Oggi l’Iprase ha la possibilità di avere ancora venti docenti in utilizzo sulla carta…

L’Iprase ha venti utilizzi sulla carta che ha deciso di uti-lizzare solo per un terzo, proprio per mantenere snel-lo l’istituto. La mia idea è quella di una struttura snel-lissima, i nostri omologhi all’estero non hanno mai più di quindici, venti persone almeno per le dimensioni del Trentino, e noi siamo appunto di tali dimensioni in que-sto momento: quindi quattro ricercatori, sette insegnan-ti distaccati ed una serie di figure di supporto tecnico-amministrativo indispensabili anche per la natura della contabilità pubblica che rende un po’ più onerose le pra-tiche e i passaggi. L’altro elemento di snellezza è che cia-scuna di queste persone diciamo ha una prospettiva, un orizzonte per lo più almeno quinquennale e questo è un elemento che dovrebbe portare gradualmente a costrui-re un’identità di istituto. Questo non è ancora raggiunto con i ricercatori perché il loro contratto per il momento prevede un orizzonte triennale rinnovabile ed è uno dei miei impegni quello di riuscire a stabilizzare un gruppo e dare una prospettiva di medio termine.

L’OCCHIO SULLA SCUOLA TRENTINA

Mi pare rallentato il ruolo del Trentino “apripista…”

Tu conosci già la realtà della scuola provinciale, ma in questi due anni l’hai vissuta da vicino. Chi veniva da fuori e chi ti ha preceduto ha sempre det-to che gli insegnanti trentini corrono più degli al-tri verso l’innovazione, con motivazione e parteci-pazione anche volontaria…

La mia percezione, almeno in questi due anni è che questo orientamento di anticipazione, di apripista del Trentino in parte è rallentato. I motivi possono essere tanti, l’impressione è che talora le opportunità maggio-ri, le risorse che i docenti della scuola trentina hanno fungano non sempre da stimolo, ma talora da elemen-to che porta un po’ a sedersi. L’impressione che ho avuto nell’ultimo periodo è di una proiezione al cambiamen-to meno pronunciata con il rischio che su alcune par-ti, alcuni elementi, alcuni campi altre realtà scolasti-che, in particolare del Nord Italia, possano essere più dinamiche. Quindi probabilmente alcune disponibili-tà, alcune risorse talora hanno rallentato o hanno con-tribuito a rallentare un po’ il dinamismo. Dobbiamo, secondo me, ritornare ad essere più aperti a realtà ester-ne, più in dialogo, valorizzando la nostra autonomia nel confronto anche con il mondo che cambia molto velocemente, questo soprattutto in relazione all’Euro-pa. Sicuramente siamo rallentati da un sistema nazio-nale italiano in affanno, ma noi non dobbiamo rasse-gnarci ad una deriva istituzionale, che vede sempre la

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scuola italiana, soprattutto quella secondaria a metà del guado, ma guardare con coraggio, come è stato fatto nel passato e dobbiamo fare ancora, a quello che si sta muovendo fuori di noi, agganciarci al carro dell’Euro-pa e non guardare solo alle problematiche della scuo-la nazionale.

Il posizionamento medio-alto che la scuola trentina ha non può essere solo conservato, ma va dinamizzato in avanti con coraggio

Quindi oggi la scuola trentina ha ancora qualcosa da “far vedere” in giro o no?

Quando giro fuori del Trentino per l’Italia, ma an-che fuori, continuo ad avere un’immagine ottima del-la scuola trentina. La scuola trentina ha un potenzia-le indescrivibile, secondo me, di cui non riesce sempre ad essere consapevole. Io ritengo che occorra essere più convinti di questa opportunità e della propria espe-

rienza accumulata negli anni, e però giocarla in ter-mini di accountability, come direbbero gli inglesi, cioè dar conto di questa, essere responsabili rispetto a que-sta opportunità, a questi talenti che si hanno, altri-menti progressivamente rischiamo che la buona repu-tazione rimanga tale. Per fortuna la realtà di molte scuole, della maggioranza direi del sistema è sicura-mente una conferma del posizionamento medio-alto che la scuola trentina ha rispetto alle altre realtà, ma che non può essere come dire semplicemente conserva-to, ma va dinamizzato in avanti con coraggio anche rispetto ad un’apertura.

Chi è oggi Arduino Salatin, oltre a direttore dell’Iprase Trentino?

Un’esperienza importante è stata quella del Coordina-mento della commissione nazionale per il riordino degli istituti tecnici e professionali che si è conclusa nel dicembre del 2008. Questa è stata interessante, da un lato perché non sono stato chiamato solo per la mia esperienza passata, ma anche perché sono posizionato in Trentino; il Ministero che ha fatto questa scelta, pri-ma con il precedente ministro Fioroni e poi conferma-ta dall’attuale ministro Gelmini, unico caso di confer-ma bipartisan di una commissione che continua, dice quanto la scuola trentina fosse considerata sicuramen-te un sistema di eccellenza, che non poteva non essere presente. Anche perchè dall’indagine Pisa 2006 è ve-nuto fuori che noi siamo l’unica realtà in Italia in cui gli istituti tecnici hanno in alcuni ambiti dei risulta-ti addirittura superiori ai licei, per cui la percezione è stata quella di una realtà a vario titolo, di eccellenza, che non poteva non essere rappresentata anche nell’am-bito di questa commissione. L’altro aspetto che ho cer-cato di curare, è di mantenere un lavoro di ricerca a livello internazionale, in particolare con il CEDE-FOP (l’Istituto dell’Unione Europea per la ricerca e lo sviluppo dell’istruzione e della formazione professiona-le) e il FOP (l’Istituto di ricerca per lo sviluppo e la for-mazione tecnica professionale che ha sede nell’Unione Europea, a Salonnico) e in particolare ho curato la ri-cerca internazionale sull’evoluzione professionale degli insegnanti delle scuole tecniche professionali in Europa su tutti i 27 Paesi, che ancora una volta ha dimostra-to come i nostri docenti presentino livelli di competen-za e di iniziativa sicuramente ancora molto prometten-ti rispetto alla realtà italiana ed in confronto con quella europea. Nello stesso tempo occorre anche su questo ter-reno fare passi in avanti per non perdere i vantaggi fi-nora acquisiti.

Mario Caroli

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EDUCA“Diritti e rovesci”

VERSO EDUCA 2009

l’evento

La parola ai protagonisti del processo educativo

L’educazione è un nutrimento per tutti, non un vestito di qualcuno. Ed “Educa 2009” sarà ancora con lo stesso spirito e con la stessa pas-sione: sarà un luogo neutro dove gli attori dell’educazione possano con-frontarsi con libertà e slancio. Tutti gli attori, gli adulti certo, ma anche i protagonisti primi del processo educativo, bambini, ragazzi e gio-vani. Gli adulti, quest’anno, trove-ranno dei luoghi e degli spazi per ascoltare come l’educazione viene vissuta da chi solitamente è consi-derato “oggetto”, anche se in senso buono, cioè dai bambini, dagli ado-lescenti e dai giovani.Per questo bambini e ragazzi, geni-tori, insegnanti, educatori e la co-

munità tutta si ritrovano a EDUCA per parlare, fare e vivere l’educazio-ne attraverso momenti e linguag-gi diversi: seminari, testimonianze, dialoghi; ma anche spettacoli, labo-ratori creativi e giochi.

I promotori

A ribadire questi concetti è Miche-le Odorizzi, responsabile di “Con.Solida”- consorzio della coope-razione sociale, ancora una volta soggetto primo tra i promotori, as-sieme a Provincia autonoma di Tren-to, Centro Studi Erickson, Universi-tà degli Studi di Trento, Luoghi per Crescere-Gruppo Cgm/WI, Vita non profit, Animazione sociale e Comune di Rovereto. Ospiti della manifestazione peda-gogisti e scrittori, filosofi e sacer-

doti, registi e attori, ricercatori e musicisti, imprenditori e uomini e operatori culturali.Ed a proposito di presenze orga-nizzative, quest’anno ancora di più dovrebbe essere visibile la scuola trentina in vari modi, tramite l’As-sessorato ed il Dipartimento istru-zione, non solo con i laboratori del-le scuole dell’infanzia e dei nidi già numerosi lo scorso anno, ma anche con alcune buone pratiche raccolte dalla singole scuole attraverso i re-ferenti delle funzioni di sistema del Servizio per lo sviluppo e l’innova-zione del Dipartimento stesso.

La sfida dei diritti dell’infanzia

Al centro della seconda edizione di EDUCA l’enorme sfida dei dirit-ti dell’infanzia lanciata 20 anni fa dall’ONU. I diritti con i loro rovesci: le violazioni ancor oggi troppo estese, ma anche le responsabilità che ogni diritto porta con sé per essere pieno strumento di cittadinanza e crescita. Accanto alla denuncia dell’emargina-zione, mercificazione e strumentaliz-zazione dell’infanzia e dell’adolescen-za, in EDUCA anche il racconto di molte esperienze positive.

Informazione:[email protected]

2° incontro nazionale sull’educazione - Rovereto 25-26-27 settem-bre 2009. La macchina organizzativa è già partita da tempo e, co-munque, la conferma principale c’è: la seconda edizione di “Educa” ci sarà (e non poteva essere che così, visto il grande successo e riscontro di partecipazione e di qualità degli stimoli della prima edizione), sarà sempre in Trentino (tutti ricordiamo il tentativo benevolo di Cacciari di “scippare l’evento” per trapiantarlo a Venezia), sarà sempre a Rove-reto e più o meno nello stesso periodo dell’anno, tre giornate di fine settembre 2009, dal 25 al 27 del mese.

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l’evento

Nell’ambito della VI edizione del concorso I giovani ricordano la Shoa, bandito dal MIUR sotto il Patronato del presidente della Re-pubblica ed in collaborazione con l’Unione delle Comunità Ebraiche italiane, per l’anno scolastico 2008/09, ha ricevuto una menzione spe-ciale la classe quarta B della scuola primaria M. K. Gandhi appar-tenente all’Istituto Comprensivo di Rovereto Nord. Il concorso, rivol-to a tutti gli studenti del primo e secondo ciclo di istruzione, aveva come fine quello di promuovere da parte dei giovani studi e approfon-dimenti sul tragico evento che ha segnato la storia europea del ‘900. Si tratta di una delle numerose iniziative realizzate in occasione del Gior-no della memoria, fissato per il 27 gennaio di ogni anno. Agli alunni del primo ciclo di istruzione, “nel ricordo delle discriminazioni del pas-sato, anche nei confronto dei giovani e dei drammi della Shoa” era stato richiesto di “proporre ed illustrare esempi attuali di buona convivenza ed integrazione” nella propria scuola e nell’ambiente intorno a loro.

AL QUIRINALEUn premio per “l’integratore”

MEMORIA

scuola primaria M. K. Gandhi - I. C. Rovereto Nord

CONCORSO E PROGETTO

Un’opportunità formativa

La partecipazione alla VII edi-zione del Concorso Nazionale “I giovani ricordano la Shoah” è stata colta come un’ottima oppor-tunità per approfondire il delicato tema dell’integrazione. L’adesione all’iniziativa ha altresì permesso di elaborare un’azione educativa fina-lizzata a far capire ed accettare il

diverso, nella consapevolezza del-le oggettive differenze che possono rendere difficile tale accettazione. La scuola “M.K Gandhi” di Ro-vereto è infatti frequentata da un elevato numero di bambini stra-nieri, provenienti da realtà socio-culturali fra loro molto differenti. Talvolta tali diversità sono state er-roneamente viste come degli osta-coli, dei limiti al pieno raggiun-gimento degli obiettivi didattici e cognitivi anziché essere considera-te in un’ottica positiva di ricchezza

ed arricchimento reciproco. Il sud-detto concorso richiedeva di illu-strare esempi attuali di buona con-vivenza e integrazione nella realtà scolastica di appartenenza, tema che gli alunni della classe IVB, supportati dalle insegnanti, da me e dalla collega Battisti, hanno svi-luppato attraverso un elaborato ar-tistico, esito finale di un percorso di riflessione e studio di gruppo .

La logica del “noi”

I ventidue alunni hanno dapprima fatto una ricerca etimologica del-la parola “integrazione”, seguita da un vivace dibattito ricco di consi-derazioni e punti di vista. I bam-bini, dimostrando una maturità ammirevole considerata l’età, han-no riconosciuto che la nostra so-cietà ci ha abituato ad usare sem-pre più spesso la logica dell’Io a scapito del Noi. È stato compreso all’unanimità il bisogno di recupe-rare lo spirito di fratellanza, o al-meno il rispetto per l’altro; rispet-to derivante dalla considerazione che anche colui che viene visto come il diverso, in quanto essere umano, è portatore di una propria dignità. Ma soprattutto gli alunni hanno messo in evidenza che il ri-spetto non porta ad abolire le dif-

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ferenze, ma a dare loro un senso, cogliendole per un arricchimento personale.

Il fare insieme

La produzione dell’elaborato arti-stico ha visto la partecipazione di tutti gli alunni, i quali si sono di-mostrati entusiasti nel poter espri-mere le proprie considerazio-ni rafforzando parimenti il senso di appartenenza al gruppo-classe. Dopo alcune occasioni di brain-storming, durante le quali ciascu-no esternava le proprie idee, ricor-rendo ad un contesto decisionale basato sulle preferenze della mag-gioranza, i bambini hanno deciso di realizzare “l‘INTEGRATORE RAZZIALE”, visto come partico-larmente significativo nel veicolare un importante messaggio: un far-maco talmente efficace da debella-re qualsiasi intolleranza verso chi è diverso, per poter vivere in una so-cietà dove tutti sono protagonisti alla pari.

Valentina NordioInsegnante della classe IVB

IL RACCONTOLa parola ai protagonisti

Siamo gli alunni della classe IV B della Scuola Primaria di Rovereto e ci piacerebbe raccontarvi la no-stra bellissima esperienza in qua-lità di artisti e perché no, bambi-ni famosi visto che anche i giornali locali hanno parlato di noi! A no-vembre, insieme alle maestre Fede-rica e Valentina, abbiamo deciso di partecipare al concorso nazionale “I giovani ricordano la Shoah” che ci chiedeva di realizzare un lavoro per far capire l’importanza dell’in-tegrazione e una riflessione sul si-gnificato del “Giorno della Memo-ria”. Volevamo presentare un lavoro originale e le idee sono state mol-te: una poesia, una canzone rap, una scenetta, un dipinto, tanto per citare un po’ di esempi. Alla fine però la proposta più congeniale ci è sembrata una pozione magi-ca per eliminare completamente la diffidenza verso chi è diverso, po-

zione che poi abbiamo trasforma-to in farmaco visto che il bugiardi-no ci ha permesso di spiegare bene quello che volevamo trasmettere.

L’idea vincente

Il prodotto che noi, staff scienti-fico della IV B, abbiamo deciso di realizzare si chiama “Integrato-re razziale” perché è talmente po-tente che unisce bambini, adulti ed anziani di tutte le razze. Infat-ti tra i suoi ingredienti ci sono an-che l’amicizia, il rispetto, l’aiuto e la pace che abbiamo rappresenta-to riempiendo una bottiglietta di plastica con delle palline colorate formando così i sette strati dell’ar-cobaleno. Abbiamo spedito il no-stro lavoro al Ministero dell’Istru-zione consapevoli del fatto che tantissime scuole oltre a noi par-tecipavano e che vincere sareb-be stato un sogno. Potete quindi immaginare la nostra gioia quan-do le maestre ci hanno detto che il Capo dello Stato ha ritenuto il nostro lavoro degno di menzione d’onore e che voleva conoscerci personalmente.

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IL COMMENTO Il valore della memoria

In questa epoca distratta, in cui si vive ogni avvenimento, ogni mo-mento con foga e frenesia, c’è poco tempo per guardare indietro alla propria vita e per ripensare alle esperienze, positive o negative, che l’hanno plasmata. La dimensione della memoria sembra non trova-re più posto, soppiantata da un’immersione totale nel presente che tutto assorbe e consuma.Ancora più difficile è ricordare epoche storiche passate, non vissute in prima persona, traendo da esse elementi di riflessione che aiuti-no a costruire il proprio orizzonte valoriale.Per questo riproporre ai giovani la Giornata della Memoria è sem-pre una sfida: contro la superficialità e la banalizzazione, ma anche contro la retorica e la vuota ritualità.La scommessa è che il ricordo non sia affidato solo a questa giorna-ta, ma diventi un patrimonio personale con il quale interpretare le esperienze del presente e del futuro.Con queste finalità sono state organizzate quest’anno nell’Istituto numerose iniziative: proiezione di film, un incontro con la scrittri-ce Lia Levi, attività di approfondimento storico e riflessioni sul si-gnificato del 27 gennaio.Tutte le classi hanno lavorato con interesse, ma la freschezza e la spontaneità con cui la classe IVB della scuola primaria Gandhi ha affrontato questo difficile argomento, partecipando al concorso na-zionale “I giovani ricordano la Shoah” sono state davvero notevoli e dimostrano che anche i più piccoli, se guidati in un lavoro di rifles-sione in modo coinvolgente e creativo, sono in grado di compren-dere le tragiche esperienze del passato e trarne insegnamento per progettare il futuro.

Sandra SandriDirigente Scolastica I.C. Rovereto Nord

La gioia della premiazione

Due di noi, Hamza e Nicola, sono stati sorteggiati e hanno avuto la fortuna di andare al Quirinale, accompagnati dalla maestra Va-lentina per ritirare il premio e co-noscere di persona il Presidente. Lasciamo quindi la parola a loro, che hanno cercato di rappresenta-re la IV B nel modo migliore. “E’ stata un’esperienza che por-teremo sempre nel cuore: lune-dì abbiamo visitato il Ministero dell’Istruzione, il Ghetto Ebrai-co e la Sinagoga, mentre marte-dì 27 siamo andati al Quirinale per la premiazione. Il momento più emozionante di questa espe-rienza è stato quando abbiamo stretto la mano a Giorgio Napo-litano, per noi è stato un onore e ci siamo sentiti importanti: c’era-no così tanti giornalisti e fotogra-fi! Fabrizio Frizzi ci ha addirittura intervistato in diretta televisiva e noi abbiamo spiegato a tutti il la-voro che abbiamo fatto in classe con i nostri compagni.” Sperando che il nostro “Integra-tore Razziale” possa davvero far guarire le persone da una malattia che non dovrebbe nemmeno esi-stere, vi salutiamo

Gli alunni della IV B della Scuola Primaria Gandhi

LA MENZIONE

Scuola primaria “ M. K. Gandhi”I.C. Rovereto NordLa presentazione di un prodotto farmaceutico con le in-dicazioni terapeutiche e la posologia consigliata per pre-venire e curare il razzismo è stato considerato un lavo-ro originale e creativo per la semplicità dei mezzi usati e l’efficacia del messaggio.La bottiglia dell’”Integratore Razziale”, colorata con i colori della pace, evidenzia la freschezza e la spontaneità con cui i bambini desiderano il superamento del razzi-smo e la realizzazione di una buona convivenza civile.

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DIARIOUna docente ed una studentessa

Treno della Memoria

In viaggio tra presente e passato

Ricordando nomi e storie degli in-ternati, i ragazzi si assumono la re-sponsabilità di una memoria col-lettiva che può continuare a vivere attraverso di loro. Le oltre 20 ore di treno senza soste ci regalano il tempo di socializzare, di condivi-dere aspettative e riflessioni. Pro-segue il percorso di analisi storica e riflessione iniziato nei gruppi terri-toriali in cui sono divisi i ragazzi, durante gli incontri preparatori, in Trentino. Si leggono documenti, vignette e testimonianze sulla pro-paganda durante il periodo fascista e le conseguenze che essa ha avuto. Alcuni scompartimenti si animano nella discussione e nella ricerca di capire i meccanismi che fomenta-no l’odio razziale, in un intrecciar-si di passato e presente. A Cracovia ci accoglie una nebbiolina fitta e bassa, un ambiente cupo che si di-rama mentre, nelle ore che il pro-gramma lascia libere, cominciamo a conoscere la storia e l’attualità della città: sinagoghe, tracce del re-siduo del muro del ghetto, la cele-bre fabbrica di Oscar Schindler, le taverne e i locali dove abbonda bir-ra e si possono gustare piatti tipici,

la piazza centrale, i mercatini con l’ambra,…

Freddo e silenzio

Mercoledì il silenzio è solenne men-tre entriamo nei campi di concen-tramento e sterminio di Auschwitz e di Birkenau. Si passa sotto al can-cello con il lugubre e tristemen-te celebre “Arbeit macht frei”. En-triamo in una macchina da morte. Una struttura creata per uccide-re. Mentre percorriamo le strade del campo, il freddo si fa pungen-te. “Stiamo tremando dal freddo e

abbiamo giacche e scarponi” com-menta una ragazza “non possiamo neanche immaginare l’inferno che deve essere stato qui per gli inter-nati”. Nei campi, adibiti oggi a mu-sei, si rivivono le condizioni di vita quotidiane degli internati, si incon-trano i loro sguardi nelle foto ap-pese in uno dei blocchi, si imma-gina l’orrore delle camere a gas, si vedono i forni crematori che sono stati sempre in funzione. Nei com-menti sussurrati dagli studenti c’è il tentativo di calarsi in una real-tà che sembra molto lontana sen-za perdersi nell’enormità della ci-fra da capogiro: 1.200.000 persone uccise nello sterminio che qui si è compiuto. “Questo è un cimitero a cielo aperto” commenta la guida. “Com’è possibile che ci sia chi nega che tutto questo sia stato?” chiede un ragazzo al suo vicino; mentre la domanda sembra riecheggiare nel-le distese di Birkenau, la risposta ri-mane avvolta nel silenzio.

Ricordando le vittime

Accanto al monumento alla me-moria, a Birkenau, ricordiamo tut-te le vittime: Ebrei, Sinti e Rom, oppositori politici, omosessuali. Chi lo desidera è invitato ad ap-porre la propria impronta digita-le su uno striscione: è la firma che ci rende tutti uguali (guardando le impronte non sappiamo distingue-re la nostra) e allo stesso tempo ci rende profondamente unici. Sul-lo striscione è scritto:“E’ accadu-to, pertanto può accadere di nuo-vo. Questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire” (Primo Levi )

Quando il Treno della Memoria lascia la stazione di Trento, il 3 feb-braio 2009, c’è entusiasmo tra i 400 giovani che si accalcano sui cor-ridoi per affacciarsi dai finestrini. I visi sorridenti lasciano trasparire l’emozione di essere finalmente partiti per un viaggio preparato da tem-po. Sono ragazzi tra i 16 e i 22 anni, provenienti da tutta la Provincia e coinvolti nel “Treno della Memoria” (progetto nazionale dell’associa-zione Terra del Fuoco) attraverso i Piani Giovanili di Zona e il Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani. A Verona sosta di pochi minuti per accogliere sui vagoni un gruppo di Cesena, a Udine altra tappa per la salita di oltre 250 giovani del Friuli Venezia Giulia. Il loro viaggio è cominciato qualche ora prima, con momenti intensi di commemora-zione al campo di concentramento della Risiera di San Sabba.

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“E voi, imparate che occorre ve-dere e non guardare in aria; occor-re agire e non parlare.Questo mo-stro stava, una volta, per governare il mondo! I popoli lo spensero, ma ora non cantiamo vittoria troppo presto: il grembo da cui nacque è ancor fecondo”. (Bertold Brecht.)

Ieri e oggi

Rientrati a Cracovia, ci è propo-sta la visione del video-documen-tario “Come un uomo sulla terra”. La parola passa a testimoni dei no-stri giorni, giovani donne e uomi-ni in disperata fuga dalla guerra che hanno vissuto l’esperienza dei cam-pi di prigionia libici. Quei campi che l’attuale governo italiano finan-zia e supporta. Il dramma nelle loro voci che raccontano di violenze e soprusi aprono interrogativi pro-fondi sulla dignità umana calpesta-ta e violentata nel profondo, anche oggi, anche con la nostra complici-tà. Si sa, si può sapere quel che suc-cede, e si può scegliere di mobilitar-si o meno, di essere complici di un sistema di morte o di opporvisi. Un po’ come succedeva durante la se-conda guerra mondiale. Tra i par-tecipanti al viaggio c’è chi cerca di comprendere le ragioni di chi è sta-to in silenzio vicino ai campi “Se-condo me, chi sapeva dell’esisten-za dei lager e non faceva nulla si è comportato così per paura, più che per indifferenza. Anche noi avrem-mo probabilmente agito così. Ci sa-rebbe da complimentarsi con chi si è ribellato, ma bisogna anche com-

prendere le ragioni di chi è stato in silenzio.” Aggiunge un compagno “Anche l’egoismo ti fa stare con le mani in mano e pensare solo a star bene, se stessi e la propria famiglia”. Altri si immedesimano di più con le vittime “Certo che noi vorremmo sempre, quando siamo in situazioni difficili che gli altri se ne accorgesse-ro e facessero qualcosa; se invece il problema tocca altri, abbiamo mil-le scuse per non muoverci (paura, egoismo,…)”

Essere uomini

C’è chi sostiene che uscire dal-la “zona grigia” (definizione de-gli indifferenti che Terra del Fuo-co ha preso in prestito da P. Levi) sia da pazzi, chi da eroi. Interven-gono i ragazzi di Reggio Calabria “Dovremmo uscire da questa lo-gica di pazzi o eroi, dovremmo considerare semplicemente “uo-mini”, dovrebbe essere di tut-ti questo comportamento, delle persone semplicemente normali.” Un richiamo forte all’umanità che non può mettere a tacere un gri-do interiore a schierarsi a fianco degli altri uomini. “E non si può nascondersi dietro a giustificazio-ni del tipo che da soli non si può far nulla… bisogna comunque co-minciare da qualche parte!”. Sen-za il primo passo non ci sarà mai il secondo. “L’errore più grande è quello di non far niente perché si sarebbe potuto fare troppo poco”. Il ragionamento abbraccia anche la politica del passato e del pre-sente “Il regime nazista aveva of-

ferto alla popolazione, durante la crisi, l’illusione di condizioni di vita migliori e così ha conquista-to il consenso dell’opinione pub-blica evitando le sollevazioni”. La discussione dei ragazzi si sposta sui meccanismi di promesse e ricatti mafiosi, oltre che sulle dinamiche di manipolazione politica in tem-pi di crisi economica. Si parla del passato, della seconda guerra mon-diale, dei campi di concentramen-to, di chi era dentro e di chi era fuori, di chi collaborava per scel-ta o per forza,… Riceve i consen-si dei compagni una ragazza che sintetizza: “Pensando a quel tem-po ci è più facile immedesimarci in chi ha assistito e non ha fatto nul-la piuttosto che nelle vittime o nei carnefici. Perché questa condizione è la più vicina a quella che viviamo noi, oggi, nel 2009, per esempio di fronte ad atti di razzismo”. “Noi stiamo bene, vediamo le situazio-ni difficili (per esempio attraverso documentari come quello proiet-tato qui), ci dispiace ma non sap-piamo cosa potremmo fare. E poi, se vogliamo essere proprio sinceri, noi stiamo bene e ci va bene conti-nuare così finché i problemi non ci toccano in prima persona.”

La zona grigia

C’è un po’ di rassegnazione e pes-simismo “Siamo tutti parte di una grande zona grigia, perché oggi nes-suno può dire che non sa, i mezzi per sapere cosa succede nel mondo ci sono; tutti potremmo agire, ep-pure nessuno fa niente. Nei totali-tarismi chi agiva rischiava la vita,

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“Per me, un punto di partenza…”

“L’ingresso al campo è stato sconcertante, per tutto il tempo non sono stata capace di far altro che osservare, i pensieri si sono fermati, le emo-zioni bloccate. Emozioni e riflessioni sono sopraggiunte dopo, fuori dal campo. La nebbia che è salita verso sera lì a Birkenau mi ha sommerso in uno stato d’oblio ed ho un immagine fissa nella testa.La nebbia che rendeva lo scenario surreale e terrificante per un attimo mi ha isolato dal resto. E a quel punto era facile immaginare, perché la nebbia nasconde e per un momento è stato come se quell’immagine si fos-se fermata dal passato fino ad ora.Quello che abbiamo visto sono le stesse cose che vedevano i prigionie-ri innocenti vittima della follia e della crudeltà . Immaginare cosa è ac-caduto dietro a ogni vita è impossibile, e forse non potremmo capire mai, l’unica cosa che tutti devono capire è che non si può accettare che la di-gnità dell’uomo continui ad essere calpestata da altri uomini. Man mano che si usciva dal campo sembrava che la nebbia si dissolvesse, come se stes-se nascondendo quel posto sotto un triste velo.Mi chiedo se quella nebbia è bastata a quelli che in passato sono rimasti indifferenti, a non vedere.E adesso mi chiedo quanta nebbia abbiamo noi davanti agli occhi che ci fa stare indifferenti a nuovi massacri.Questo viaggio mi ha dato la forza e la speranza per cercare di uscire dall’indifferenza. La consapevolezza di poter fare qualcosa e la sicurezza di non essere da sola perché ho visto gente che si è resa conto delle medesi-me cose. Questo viaggio non è stato un punto di arrivo ma una partenza verso una nuova consapevolezza.”

Chiara una studentessa che ha partecipato al viaggio

oggi non è così potremmo darci da fare.” “Già essere sul treno e fer-marci a conoscere e discutere è fare qualcosa”, dice qualcuno, ma al-tri non sono d’accordo “Essere qui dovrebbe aiutarci a non richiudere più gli occhi e a uscire dall’indiffe-renza o dal non far niente per sen-so di impotenza”. Nell’assemblea plenaria che segue il confronto nei piccoli gruppi, una ragazza strappa applausi di consenso: “Ho 17 anni e ieri ad Auschwitz più che mai mi sono sentita parte della zona grigia, soprattutto pensando a quanti fat-ti di violenza continuano tutt’og-gi (CPT, conflitto in Palestina,…). Voglio però uscirne. Come? Cer-chiamo di rispondere insieme al cosa fare quando torniamo nelle nostre città.”L’associazione Terra del Fuoco dà una prima risposta, proponendo l’impegno nella campagna con-tro il razzismo che alcune organiz-zazioni italiane stanno promuo-vendo. Sul viaggio di ritorno il confronto prosegue, così come la rielaborazione di quanto vissuto in questi giorni intensi. La rifles-sione continuerà nei prossimi mesi nei gruppi che continueranno a ri-trovarsi per proseguire un percor-so formativo che qui ha avuto una tappa importante. È stato rivolto uno sguardo intenso, desideroso di capire, al passato; si sta coltivan-do un forte senso di responsabili-tà per essere cittadini attivi nel no-stro tempo e nei nostri contesti; c’è entusiasmo per costruire un futuro di dignità per ogni essere umano. Conclude una ragazza, mentre ci avviciniamo alla stazione di Tren-to, “La fermata più importante del treno è quella davanti a noi stessi, per chiederci se siamo parte della zona grigia. E la risposta è “sì”, ma vogliamo uscirne.”

Anna BallardiniDocente referente

“Pace e solidarietà” presso il Dipartimento istruzione

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DALLE SCUOLE Istituto “Martini” di Mezzolombardo

La comunità attorno alla scuola

Il Teatro “S. Pietro” di Mezzolom-bardo era stracolmo, in mattinata, per una cerimonia che è diventata da qualche anno un appuntamen-to della comunità che ruota attor-no all’Istituto superiore “Martini”, il quale “allunga” la propria azione formativa fino ad Ossana, da una parte, ed a Tione, dall’altra, con le sezioni delle quinte classi dell’in-dirizzo professionale per i servi-zi turistici, dell’alberghiero e ri-storazione. Un appuntamento, come ha ricordato in apertura la dirigente scolastica, “che fa coglie-re con mano tutta la rete di rela-zioni che l’istituto mette in atto nei proprio percorsi formativi”. In sala, accanto agli studenti, docenti e

“La società ha oggi tanto di bisogno di una vostra presenza consapevo-le, ognuno al proprio posto, ma c’è tanto bisogno di giovani che vivano il proprio ruolo con responsabilità e consapevolezza e che sappiano vive-re fino in fondo la loro esperienza”. Con queste parole, il 10 gennaio 2009 l’Assessore provinciale all’istruzione e allo sport, Marta Dal-maso, assieme alla dirigente dell’Istituto superiore “M. Martini” di Mezzolombardo, Roberta Corsini, ed a molti sindaci dei Comuni della Val di Non e Val di Sole dei paesi di provenienza degli studen-ti, ha consegnato i diplomi a circa 150 studenti che hanno superato l’esame di stato nel mese di luglio 2008. Il saluto e l’augurio scritto da parte del Presidente della Provincia, Lorenzo Dellai.

STUDENTIConsapevoli del proprio ruolo

genitori; sul palco le presenze isti-tuzionali con quasi tutti i sindaci dei Comuni coinvolti nel bacino d’utenza della scuola, l’ex dirigente scolastico Mario Casna, ora con-sigliere provinciale, l’ex sindaco di Mezzolombardo, Rodolfo Bor-ga, anche lui nella nuova veste di consigliere provinciale, ed il pre-sidente della Cassa rurale. A fare gli onori di casa, accanto alla diri-gente, la presidente del Consiglio d’istituto, che ha dedicato il suo augurio “a quelli che magari non ce l’hanno fatta come avrebbero voluto nello studio”, spronandoli a rifar-si nel nuovo percorso di vita. Ad ogni neodiplomato è stata conse-gnata anche una copia del “Trat-tato sull’amicizia” scritto dal ge-suita e geologo trentino al quale è intitolato l’istituto.

L’importanza dei simboli

L’Assessore all’istruzione ha ap-prezzato la scelta di coinvolgimen-to dell’intera comunità nella ceri-monia di consegna dei diplomi. “I simboli sono molto importanti – ha detto rivolgendosi direttamente ai ragazzi – perché ci aiutano a scopri-re la nostra appartenenza ad una co-munità o, come in questo caso, ad una scuola. Sono certa che ognuno di voi saprà appropriarsi anche in se-guito dei tanti momenti belli vissu-ti tra i banchi. Passaggi che magari ci sono sembrati senza una spendibi-lità immediata, possono aver lascia-to un segno importante per la vostra vita. È così per tutti, è stato così an-che per la mia esperienza scolasti-ca.” In seguito, la consegna dei di-plomi personalizzata a seconda del Comune di provenienza, l’augurio dalla scuola, dal sindaco e dall’As-sessore agli studenti delle 13 classi quinte che hanno sostenuto l’esa-me di maturità superato con suc-cesso da tutti.

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“La scuola è davvero una potenza…”

“Da domani voi, ragazzi, prenderete strade di-verse nella società. Questo ci fa capire come dav-vero la scuola sia una potenza, perché quello che lei fa va poi a crescere tutto il tessuto sociale. Devo dire alla dirigente ed a tutti i docenti che ce l’hanno messa tutta in questi anni, mettendo-si anche in gioco con passione ed impegno per stimolarvi il gusto della conoscenza ed aiutarvi a costruirvi un percorso di vita. Grazie a ‘questa’ scuola per quello che ha saputo dare non solo a voi, ma a tutta la comunità nella quale siete già inseriti e lo sarete ancor più da oggi in avanti”.Con queste parole l’Assessore Marta Dalmaso ha salutato gli oltre duecento studenti che, ognu-no con un proprio impegno e risultato, hanno comunque raggiunto un traguardo importan-te, consideratò però solo una partenza verso al-tre scelte ed altre mete altrettanto impegnative. Concetto, questo, ripetuto da tutti gli interve-nuti prima della consegna individuale dei diplo-mi.

Riconosciuto il merito

Il merito è stato riconosciuto anche nella sequen-za della consegna dei diplomi.Prima le due ragazze che hanno ottenuto cento

DIPLOMIConsegna e sfondo musicale

Liceo sociopsicopedagogico “A. Rosmini” Trento

Sabato 7 marzo 2009 ore 10: cerimonia uf-ficiale di consegna dei diplomi conseguiti nell’Esame di Stato 2008 da 223 studenti (in maggioranza studentesse) al liceo sociopsico-pedagogico “A. Rosmini” di Trento con inter-mezzi musicali eseguiti dalla banda dell’istitu-to, con saluti iniziali di:Matilde Carollo, dirigente scolasticaRosaria Dell’Eva, a nome degli insegnanti.Poi, la consegna vera e propria con:Marta Dalmaso, assessore provinciale all’istru-zione e allo sport,Renato Pegoretti, assessore all’istruzione e po-litiche giovanili del Comune di Trento,Pierangelo Berghi, presidente del Consiglio d’Istituto.

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e lode: Liviana Osti e Silvia Tanelalle quali è stato assegnato un asse-gno di mille euro, da parte del Mi-nistero della pubblica Istruzione;poi le quindici studentesse che all’esame di Stato hanno riporta-to come votazione cento su cen-

to e via via tutti gli altri “matu-rati” nell’ultima sessione d’esame 2007/2008.Per tutti, oltre al diploma, un vo-lume con l’opera omnia di lettera-ti, poeti, filosofi e scienziati (Mon-tale, Dante, Heidegger, Hesse, Giordano Bruno ecc. ) scelti da-

gli studenti nel momento di riti-ro del diploma, ed è sembrata una scelta anche ponderata davanti al tavolo con tutti i volumi.

In bocca al lupo, ma anche auguri alle donne

Tutti gli interventi hanno rimarca-to il valore del percorso formativo degli studenti nei cinque anni, lo-dando anche la passione degli inse-gnanti “che ce l’hanno messa tutta per trasmettere agli studenti gusto per lo studio, ma anche momen-ti di crescita e di autostima”. Da tutti anche l’augurio per un inse-rimento deciso e responsabile nella società, nel percorso universitario e, per alcuni mgari in quello lavo-rativo.A nome dei genitori e dei relatori, il presidente del Consiglio d’istitu-to, Pierangelo Berghi, ha voluto ri-cordare la vicinanza con la giorna-ta dell’otto marzo e la festa della donna, quindi auguri doppi a tutte le studentesse neodiplomate pre-senti in sala.Non è mancato qualche momen-to di particolare emozione, come quando l’assessore comunale Re-nato Pegoretti ha premiato una studentessa già sua alunna alle ele-mentari e lui stesso ex alunno di-plomato proprio negli anni set-tanta presso le ex-magistrali di via Malfatti. Aria di festa, felicemen-te allietata dalla banda della scuola diretta dall’insegnante Nadia Car-li. (m.c.)

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Studenti premiati

Gli alunni ai quali è stata conferita la lode all’Esame di Stato del 2008 hanno ricevuto, durante la cerimonia, un assegno di 1000 euro dal Ministero della Pubblica Istruzione. Inoltre sono stati premiati i ragazzi che si sono distinti in attività sportive organizzate dal “Mar-coni”, gli studenti che hanno partecipato alle olimpia-di della Chimica, della Matematica, dell’Informatica. Un riconoscimento è stato consegnato anche ai musi-cisti e ai ballerini che hanno collaborato al buon esito di alcune manifestazioni scolastiche nel corso dell’an-no 2007/2008. Agli alunni meritevoli e ai diploma-ti con un punteggio di 100/100 il dirigente ha conse-gnato il diploma e uno zainetto.

Preside ed Assessore

Il preside Maurizio Baronci-ni ha dato il benvenuto alle fa-miglie, agli alunni e ai docenti presenti. E’quindi intervenuta Marta Dalmaso, alla sua pri-ma uscita ufficiale dopo essere stata nominata assessore pro-

vinciale all’Istruzione. La professores-sa Dalmaso ha ringraziato per la calorosa accoglienza ricevuta e ha sottolineato l’importanza di queste inizia-tive che sicuramente rafforzano l’identità scolastica e fa-voriscono la reciproca conoscenza. “Voglio ricordare - ha aggiunto l’assessore Dalmaso - la dedizione e la profes-sionalità dei docenti di questa scuola, ma anche l’impegno degli alunni e delle famiglie finalizzato al raggiungimento di importanti obiettivi didattici. Mi complimento con il dirigente per la scelta di valorizzare e di premiare gli alun-ni particolarmente meritevoli. Da sempre sono convinta che è doveroso conoscere le realtà scolastiche non solo attra-verso le statistiche, ma, soprattutto, direttamente: e questa, per me, è un’ottima occasione”.

Il futuro dei tecnici

L’assessore comunale Mirella Stofella in questa occa-sione ha portato il saluto del sindaco di Rovereto, Gu-glielmo Valduga, e ha invitato l’assessore Marta Dal-maso a non dimenticare il futuro degli istituti tecnici, in particolare il destino dei licei scientifico-tecnologi-ci: “Queste scuole sono molto importanti - ha sottoline-ato la professoressa Stofella - sia per la formazione cul-turale, sia per quella umana”. Maria Rosa Fait, Luigi Giordani e Marco Trentini - in rappresentanza della Cassa Rurale di Rovereto - hanno ribadito la soddi-sfazione dell’istituto di credito per aver sostenuto con-cretamente la pubblicazione dell’Annuario. Umberto Bonfante, da cinque anni presidente del Consiglio d’Istituto, ha ringraziato il dirigente per il lavoro svol-to in questi anni e ha nuovamente invitato l’assessore Dalmaso a prendersi a cuore il futuro del “Marconi”.La serata è stata allietata da musiche e danze con la partecipazione del corpo di ballo - coordinato dalla professoressa Lorella Liotto - della scuola di Sant’Ila-rio. L’incontro si è concluso con un gustoso rinfresco offerto dal dirigente.

Carlo Andreatta

ANNUARIO E PREMIUna serata da ricordare

ITI “Marconi” Rovereto

Venerdì 12 dicembre scorso, nell’ampia palestra attigua alla scuo-la, nell’occasione della presentazione dell’Annuario 2007/2008 del “Mar-coni” (Iti e Liceo scientifico-tecno-logico) sono stati premiati gli alunni meritevoli (con media pari o superiore all’otto) che hanno frequentato l’isti-tuto di Sant’Ilario nel precedente anno scolastico. All’incontro erano presen- ti il dirigente, Maurizio Baroncini, e i suoi più stretti collaboratori: Daniela Toldo, Maria Chiara Ora-dini, Fabrizio Barozzi, Gianni Battistotti, Stefano Cagol, Sandra Zandonai. Ha introdotto la serata la professoressa Daniela Detentori oltre agli stu-denti ed ai genitori. Hanno partecipato alla serata anche l’assessore provinciale all’Istruzione Marta Dalmaso e l’assessore comunale Mirella Stofella.

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DENTRO L’ISTITUTO…Il punto

La dirigenteLa fotografia

L’esperienza didatticaLe specificità

Le testimonianzeL’AssociazioneIl commento

Inserto a cura di: Mario Caroli e Monica AntoniolliInterventi di:Monica Antoniolli, Maria Silva Boccardi, Mario Caroli, Michela Chicco, Laura Faes, Elena Filosi, Sonia Forti, Katrin Sailer.Genitori: Davide e Annamaria, Andrea e Marilena, Lina e Giacomo, Rolando Iiriti

I. C. “J. A.Comenius” di Cognola/TN 2 e VS Innere Stadt di Innsbruck

“SCUOLA BILINGUE…”

il dossier

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il dossier

Dedichiamo questo dossier interno alla rivista all’esperienza unica di scuola bilingue fra Tren-to (I.C. “Johannes Amos Comenius” di Tren-to/Cognola) e Innsbruck (VS “Innere Stadt” di Innsbruck) giunta ormai al quarto anno di vita. Precisiamo che non ci occupiamo in questa sede genericamente delle realtà di uso veicolare della lingua straniera (sono ormai tante in Trentino e non riguardano solo la lingua tedesca), ma provia-mo semplicemente a far fare il punto dall’interno a docenti, dirigente scolastica e genitori coinvolti. Sul resto torneremo con altri servizi.

SCUOLA BILINGUEUn’esperienza già al IV anno

Verso un accordo più dettagliato

Come anticipa Elena Filosi nel “punto” a pag. 32, si stanno ora valutando le modalità per introdurre il progetto anche nella scuola secondaria di primo gra-do, tenendo conto delle specificità educative locali. A breve è previsto un incontro ufficiale, con la presen-za degli assessori all’istruzione Marta Dalmaso per la scuola trentina e Beate Palfrader per il Tirolo, allo sco-po di sottoscrivere un nuovo documento relativo alla prosecuzione del Protocollo d’intesa ed alle modalità di applicazione.Non si tratta, dunque, di un’iniziativa solo “sulla lin-gua straniera”, ma di un’azione inserita nel contesto del progetto Trentino-Tirolo, dove non mancano le occasioni per valorizzare i rispettivi patrimoni cultu-rali e sociali e per iniziare a trasmettere ai giovanissimi studenti coinvolti il valore dell’appartenenza all’Euro-pa.

Un po’ di storia…

Nei primi mesi del 2005 il Land Tirolo e la Provincia Autonoma di Trento, in collaborazione con la Città di Innsbruck ed il Consolato Generale d’Italia in Inn-sbruck, hanno convenuto di istituire, presso l’Istituto “J.A. Comenius” di Cognola - Trento e presso la VS Innere Stadt di Innsbruck, una sezione di scuola pri-maria con insegnamento bilingue (italiano-tedesco e tedesco-italiano). E’ stato firmato uno specifico Protocollo d’Intesa per la creazione sperimentatale di sezioni appunto bilingui con programmi scolastici integrati nelle due realtà. E’ nata così la sperimentazione ed una prima classe bilin-

gue con sede presso la Scuola elementare “E.Bernardi” di Cognola. Ad oggi le classi sono quattro (cl. I, II, III e IV C).Diverse le motivazioni alla base di un progetto così importante. Da un punto di vista etico e formativo vi era la volontà di tessere tra i popoli di nazioni confi-nanti rapporti di conoscenza, collaborazione e fidu-cia. La motivazione politica, iscritta nel Protocollo d’Intesa fra le due Amministrazioni locali, è consistita nell’interesse a stringere rapporti generali sempre più forti tra una Provincia e un Land pressoché confinan-ti; non sono mancate inoltre finalità pedagogiche e di-dattiche, in primo luogo il desiderio di cercare una for-ma di scuola più vicina ai bisogni di apprendimento e di orientamento delle nuove generazioni e di speri-mentare curricoli di insegnamento essenziali, con for-me di apprendimento attivo, personalizzato e anche autonomo.

Nuova dimensione scolastica

Un percorso che ha voluto inoltre rispondere, da un punto di vista sociale, alla domanda delle famiglie di nazionalità mista di mantenere nei loro figli le due lin-gue e le due culture di origine anche attraverso l’inse-gnamento scolastico. Coloro che hanno poi intrapreso questa sperimentazione sono stati mossi anche da in-teresse e curiosità per individuare forme e tecniche di insegnamento efficaci e innovative, come comporta la dimensione biculturale e bilingue della scuola. La finalità più generale è di permettere alle nuove gio-vani generazioni europee la possibilità di incontrarsi con sempre maggiore facilità, imparando a conoscersi e stimarsi in un futuro di convivenza pacifica. Secon-dariamente, vi è l’intenzione di sperimentare curricoli (contenuti, tecniche didattiche e organizzazione) per l’insegnamento/apprendimento plurilingue, da gene-ralizzare poi ad altre realtà scolastiche, percorso che ha già avuto inizio.

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Come ha presentato o come pre-senterebbe alle famiglie di chi ar-riva dalla materna questa scuola bilingue, questa opportunità?C’è l’opportunità di fare almeno nove ore settimanali in lingua tede-sca con insegnante madrelingua, per cui alcune materie vengono studia-te in tedesco, però è l’organizzazione della scuola bilingue che è interessan-te, perché già lo stesso setting è diver-so dalle altre classi, ci sono i banchi trapezoidali e rettangolari, che per-mettono di creare delle isole in cui lavorano 4-6 bambini; per cui già avere i banchi orgaizzati in questo modo e i materiali in comune… i bambini non arrivano con l’astuccio e la cartella perché il materiale è ac-quistato dalla scuola con contributo dei genitori e viene messo in comune: già questo è un approccio molto inte-ressante perché i bambini imparano a condividere, a rispettare il mate-riale che è di tutti, non è solo l’ap-proccio alla lingua, ma l’approccio totale all’insegnamento che è diver-so. La prima cosa che mi è venuta in mente vedendolo è di chiedere di uti-lizzare questo approccio anche nelle altre classi prime dell’Istituto e forse nell’anno prossimo un’altra classe co-mincerà ad avere i banchi in questo modo; per cui si tratta di un appren-dimento più collaborativo, l’approc-cio metodologico non riguarda solo

INTERVISTAA Maria Silva Boccardi

la dirigente scolastica

Da settembre 2008 lei dirige una scuola bilingue, una realtà diversa e nuova…L’istituto nel suo complesso è una scuola accogliente, molto disponibile. La bilin-gue è uno stimolo, che mi sembrava in-teressante, stimolo di curiosità perché insegnavo inglese, ero molto incu-riosita, ne avevo sentito parlare, ho fatto qua gli esami lo scorso giugno, come presidente di commissione, ed ho conosciuto le due insegnanti Chic-co e Lorenzato, poi ne ho parlato con la precendente dirigente scolastica, Flavia Andreatta…

la lingua, poi chiaramente parlando un’altra lingua c’è tutto un approccio di scoperta...

I punti di forza e i punti di de-bolezzaI punti di forza sono ovviamente il fatto di approccio ad una lingua fin da piccoli, poi viene inserito anche l’inglese in prima, in piccole dosi, fanno artistica e motoria in ingle-se anche, per cui i bambini usciran-no dalla quinta che avranno dime-stichezza con due lingue straniere, ma più che sapere imparare la lin-gua straniera è l’apertura a realtà diverse, secondo me che è interessan-te, l’approccio culturale ovviamente come bay product avranno anche la conoscenza delle lingue straniere, sa-ranno in grado di parlarle e di capir-le, ma è l’apertura a realtà completa-mente diverse e anche l’accettazione di microfrustrazioni, nel senso che esposti ad una lingua che non capi-scono devono saper accettare di con-frontarsi con qualcosa di non com-pletamente conosciuto.

Un piccolo ritocco da fare pre-sto, dal punto di vista ammini-strativo, dal punto di vista didat-tico…Sicuramente con la scuola di Inn-sbruck il rapporto potrebbe essere più costante, più di scambio, è mol-

to voluto dai genitori, questi bam-bini in realtà non si vedono tantis-simo, a fine marzo dovrebbero fare uno scambio, metà classi vanno a Innsbruk e metà classi di Innsbruk vengono a Trento, anche se i genito-ri fanno fatica a vedere i bambini dormire fuori casa. La dirigente l’ho incontrata due volte, non c’è un rea-le scambio, mentre c’è fra docenti, di persona, per telefono, per via mail.

Dal punto di vista gestiona-le, amministrativo ci sono delle complicazioni?Qualche piccola complicazione, le insegnanti austriache non sappiamo chi dovrebbe sostituirle, ma ci sia-mo sempre organizzati; dal punto di vista contrattuale, per i docenti nel senso che anche quando viene fatto il bando non vengono offerti chissà quali vantaggi, per cui…

Un docente lì percepisce quello che percepirebbe qua?Sì più un rimborso spese minimo per l’affitto, per cui non c’è la lista di perso-ne disponibili ad affrontare l’esperien-za, questo è un po’ un punto debole, infatti credo che lo stiano valutando in Provincia. Dovrebbero dare un in-centivo economico maggiore.

Questo della scuola bilingue è un modello che in Trentino sarebbe da generalizzare, secondo lei?Sì, sull’italiano e tedesco io lo farei, anche se resta il problema della scel-ta reciproca dei docenti.

Mario Caroli

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la fotografia

NON SOLO VEICOLARE Italiano e tedesco nella quotidianità

Plurilinguismo: doppio stimolo

L’approccio precoce al plurilingui-smo è ormai ben studiato. Nell’am-bito della neuro e psicolinguistica si è dimostrato come il plurilingui-smo favorisca la plasticità cerebrale dei bambini, utile per ogni tipo di apprendimento, linguistico e non. Nell’approccio precoce si assiste ad un maggior sviluppo dell’intelligenza dei bambini, che non sono sottopo-sti a un doppio carico, ma hanno in-vece un doppio stimolo ed un’aper-tura ad altre realtà. In quest’ottica il percorso che caratterizza le clas-si della sezione bilingue della scuola considera la lingua un veicolo di co-municazione, quindi di rapporti in-terpersonali, di descrizione di espe-rienze concrete, di cultura. La lingua è legata ai compagni e alla maestra, ai genitori o agli amici.

Tempo ai bambini: scelta di qualità

La scuola si trova sulla collina est di Trento, in una zona con un cer-to benessere economico e sociale ed un territorio che offre risposte più che buone e varie al bisogno dei bambini e dei ragazzi di esse-re sollecitati e intrattenuti sia sul piano culturale che espressivo, ar-tistico e sportivo. Più sciolta che altrove dal compito di offrire quel-le “opportunità di sviluppo socio-culturale generali” cui sa provvede-re ampiamente la comunità locale, la sezione può “restituire tempo” ai bambini e ai ragazzi perché pos-sano nutrirsi delle occasioni offer-te dalla loro comunità, e nutrirla a loro volta; di qui la decisione di ri-durre il curricolo orario settimanale

a 26 ore, con la certezza che que-sto non costituisca un problema per lo sviluppo culturale dei pic-coli allievi.L’ottica invece è di creare un’oc-casione per accrescere, attraverso il bilinguismo, la qualità del tem-po scuola, piuttosto che la quanti-tà; un’occasione anche per provare un tempo scuola che restituisca ai bambini una porzione di tempo da utilizzare per vivere, valorizzando-le, le offerte del proprio territorio, per far sedimentare il proprio ap-prendimento o anche solo per ri-posare dalle fatiche del lavoro sco-lastico.

Scambio docenti con il Tirolo

Il Protocollo d’Intesa prevede lo scambio di insegnanti che svolgo-no, nelle due realtà scolastiche, al-cune discipline nella lingua stra-niera. Mentre il docente di lingua tedesca è inviato dal Land Tirol, che lo individua secondo criteri a sua discrezione, l’insegnante ita-liano è individuato dal dirigente scolastico fra i docenti in servizio nell’Istituto oppure, nel caso in cui fra questi non ne sia disponibile al-cuno, il dirigente scolastico ne se-gnala al Servizio Istruzione un al-tro, esterno, disponibile ad essere utilizzato nella sperimentazione. Al momento sono due le inse-gnanti italiane in sevizio presso la VS Innere Stadt che insegnano in lingua italiana, mentre due in-segnanti austriache si occupano, a Cognola, dell’insegnamento veico-lare in tedesco.

in occasione della “VIII GIORNATA EUROPEA DELLE LINGUE”

Cognola (Trento) – Sala polivalente del centro civico

L’educazione bilingue nelle scuole primarie: confronto fra esperienze e sviluppi futuri

9.30-10.00 registrazione partecipanti

10.00 Introduzione e salutiMaria Silva Boccardi – dirigente scolastico Istituto comprensivo Trento 2 J.A. Comenius

10.15 “La sperimentazione della lingua “straniera” veicolare: verso il curricolo plurilingue”Martin Dodman – docente alla Libera università di Bolzano e consulente per la Provincia autonoma di Trento per l’educazione bilingue

11.00 “Progetti ed esperienze di educazione linguistica nel Friuli Venezia Giulia” Ernesto Liesch – direttore generale del Consorzio universitario del Friuli

11.30-12.30 Dibattito

14.30-16.30 sessione riservata alle componenti del protocollo d’intesa PAT/Land Tirol:

Tavola rotonda: “L’esperienza della sperimentazio-ne bilingue all’interno del Protocollo d’intesa Pro-vincia autonoma di Trento e Land Tirol”

Intervengono:

Saverio Carpentieri – responsabile scientifico Volksschule Innere Stadt di Innsbruck

Klaus Civegna – responsabile scientifico Istituto comprensivo Trento 2 J.A. Comenius

Francesco Pancheri resp. Rapporti Internazionali, Dip. Istruzione della Provincia Autonoma di Trentofuturo del protocollo

Le insegnanti delle scuole bilingue italo-austriaca

La realtà della sezione di classi bilingue, che caratterizza la scuo-la elementare “E.Bernardi” all’interno dell’Istituto Comprensivo “J.A.Comenius” di Cognola, si articola in un integrarsi non solo di due codici linguistici – quello italiano e quello tedesco – diversi, ma anche nella comprensione di due culture e modi di vita differenti.La scuola si caratterizza per essere: bilingue in quanto alcune discipli-ne sono insegnate in italiano e altre in tedesco; biculturale, in quanto confronta, e in parte condivide, metodologie, forme organizzative e docenti con l’analoga scuola del Tirolo; sperimentale, in quanto pro-getta ex novo e prova sul campo un curricolo di insegnamento bilin-gue, una nuova organizzazione del tempo scuola e nuove procedure di reclutamento dei docenti.

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Ogni classe bilingue sperimen-tale è dotata delle seguenti ri-sorse:

1 insegnante di lingua •italiana, per 24 ore setti-manali (21 ore di insegna-mento + 3 ore per la pro-grammazione settimanale con il team di classe);1 insegnante di madre-•lingua tedesca, inviato dal Land Tirol, per 12 ore set-timanali (10 ore di inse-gnamento + 2 ore per pro-grammazione con il team di classe);1 insegnante di Religione •Cattolica, per 2 ore setti-manali.Le attività• si avvalgono anche del supporto dell’in-segnante Marcella Detassis (cl. I, II e III) ed Eleonora Menichelli.

I DATIClassi e risorse

CLASSE ALUNNI LINGUA DI INSEGNAMENTO

DOCENTI

IV C 15 Lingua italiana Michela Chicco Lingua tedesca Katrin Sailer

III C 18 Lingua italiana Maria Luigia Lorenzato Lingua tedesca Katrin Sailer

II C 16 Lingua italiana Antonina De Simone Lingua tedesca Carmen Riedl

I C 20 Lingua italiana Angela Righi Lingua tedesca Carmen Riedl

Discipline insegnate dal docente italianoItalianoMatematicaStoriaArte e immagine ( in lingua inglese a partire dal secondo quadrimestre della prima classe)Scienze motorie e sportive ( in lingua inglese)IngleseReligione (da docente IRC)Mensa (1 giorno/settimana)Discipline insegnate dal docente austriacoScienzeGeografiaMusicaInformaticaTedescoMensa (1 giorno/settimana)

le discipline:c’è anche l’inglese

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il tempo scuola:26 ore per gli scolari

Il tempo scuola settimanale è di circa 26 ore, distribuito su cinque mattine e due pomeriggi, dalle 7.55 alle 15.55, con mensa interna.È possibile un pomeriggio aggiun-tivo, a richiesta dei genitori e dagli

stessi finanziato, con un educatore di madrelingua tedesca o inglese.L’organizzazione del tempo scuola settimanale è costruita con atten-zione ai seguenti fattori:rispetto dei dettati del Protocollo d’Intesa istitutivo della sperimenta-zione riguardo al monte ore com-plessivo;

quantità di risorse insegnanti asse-gnate;parallelismo con l’organizzazione del tempo scuola nella classe gemel-la austriaca;compatibilità per quanto possibi-le con l’orario ordinario della sede scolastica in cui la sperimentazione è inserita.

GIORNO MATTINA PAUSA MENSA POMERIGGIOORE DI LEZIONECURRICOLARE

Lunedì 7.55 – 12.2012.20 – 15.55pranzo e pomeriggio in lingua straniera (facoltati-vo, a pagamento)

4 h 25 min.

Martedì 7.55 – 12.20 12.20 – 13.55 13.55 – 15.55 8 hMercoledì 7.55 – 12.20 ----- ----- 4 h 25 minGiovedì 7.55 – 12.20 12.20 – 13.55 13.55 – 15.55 8 hVenerdì 7.55 – 12.20 ----- ----- 4 h 25 min.Totale 22 h 5 min. (3 h 10 min.) 4 h 26 h 5 min.

I destinatari delle classi sperimentali

Gli alunni iscritti e destinatari del-la sperimentazione sono, a Trento come a Innsbruck, in parte figli di coppie miste italiano-tedesche, in parte di coppie non tali.

I docenti delle sezioni sperimenta-li bilingui fanno parte del collegio dei docenti, con cui condividono scelte educative, iniziative forma-tive, formazione, aggiornamento e attività collegiale in generale.Le classi sperimentali fanno par-te della vita della sede in cui sono

inserite e condividono con le clas-si parallele alcuni momenti della giornata, come il cerchio di inizio giornata e altre iniziative formati-ve (giornate speciali come la festa degli alberi, i giochi di primavera e quanto indicato nel Piano dell’of-ferta Formativa).

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Attenzione alla gradualità

Nella scelta del metodo, l’età degli alunni gioca un ruolo fondamentale. Nei primi anni si propongono attività coinvolgenti, in cui il bambino possa sentirsi gratificato e quindi ben disposto a “sperimentare”, at-tività basate su un approccio ludico ed operativo che coinvolgano tutti i sensi, così da rispettare i diversi sti-li cognitivi presenti nella classe.Scopo principale è fare in modo che i bambini si sen-tano rispettati, ognuno nella propria diversità, dalle persone con cui interagiscono. L’educazione all’affetti-vità è dunque parte fondante del curricolo della classe, come anche lo sviluppo di competenze personali che facilitano azioni di collaborazione e aiuto reciproco.

Dal Cooperative ai racconti in lingua

Per sviluppare e migliorare la collaborazione tra gli alunni sono proposte, nel corso dell’anno, attività se-condo le tecniche del Cooperative Learning e le disci-pline in lingua straniera (tedesco e inglese) vengono affrontate secondo le modalità di apprendimento in-tegrato di lingua e contenuto (CLIL, Content and Language Integrated Learning).L’utilizzo di storie è un altro mezzo impiegato per met-tere in collegamento le tre lingue utilizzate nelle classi. Oltre all’italiano e al tedesco, si introduce anche l’in-glese utilizzando lo storytelling, molto amato dai bam-bini, che permette all’insegnante di stabilire un delica-to rapporto di complicità con gli alunni e con il loro mondo utilizzando contesto e linguaggio a loro fami-liari. Dal punto di vista linguistico il racconto, come anche la drammatizzazione di storie, investe tutte e quattro le abilità (ascolto, lettura, scrittura e parlato) e viene utilizzato soprattutto per sviluppare una mag-giore competenza comunicativa.La lingua inglese viene utilizzata seguendo le tecniche

COMPETENZEGli studenti protagonisti

l’esperienza didattica

Nel progetto vengono sperimentate diverse me-todologie e metodiche di apprendimento attivo e umanistico con particolare attenzione all’aspetto relazionale, all’aspetto esperienziale e alla centra-lità dell’alunno. Il processo di insegnamento-ap-prendimento punta sul coinvolgimento diretto dell’alunno: le attività predisposte mirano a svi-luppare competenze diversificate.

del CLIL anche nelle lezioni di motoria, praticata con l’insegnante della disciplina.

Curricolo: dimensione biculturale

Il curricolo di insegnamento è predisposto da una Commissione esterna all’Istituto, e da questa conse-gnato alla scuola e nasce da un’analisi dei punti in co-mune tra le Indicazioni nazionali e il curricolo sco-lastico austriaco, sostanziando così la dimensione biculturale della nuova classe.Alla base del curricolo sta la convinzione che vada svi-luppata una competenza linguistica trasversale, che porti ad una maggior consapevolezza linguistica e in-terculturale, ma che sia inoltre strumento per uno svi-luppo cognitivo, sociale, professionale. Il progetto prevede la “normalità del bilinguismo”, sia come con-statazione di realtà, perfino in una terra monolingue come il Trentino, che come esperienza quotidiana. Ciò implica l’uso di più lingue in classe, sia da parte dei bambini che delle insegnanti. In un progetto bi-lingue italo-tedesco sono principal-mente queste le due lingue più utilizza-te e vissute, ma non in modo esclusivo. Determinante è per esempio la composi-zione della classe e le lingue di partenza dei bambini. Allo stesso tempo, la lingua è reale: non si tratta quindi più di porsi obiettivi didatti-ci legati alla figura del parlante perfetto, ma all’idea che le lingue si

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acquisiscono e si apprendono a diversi livelli, in diver-se situazioni, per diversi motivi.

Contenuti e i nuclei trasversali

I contenuti sono considerati sia nel loro aspetto di-sciplinare sia nel loro intersecarsi con il sapere globa-le che è il frutto di connessioni e corrispondenze fra i vari ambiti conoscitivi ( i nuclei fondanti che sono trasversali alle discipline). Nelle sezioni bilingue della scuola le tematiche por-tanti sono quindi:io vivo nel tempo: l’analisi della crescita personale de-gli alunni attraverso gli aspetti temporali di linearità/durata/ciclicità. Si lavora sul passato, presente e futu-ro delle esperienze proposte e sulla ciclicità del tempo ( giorni della settimana, stagioni, mesi);io vivo nello spazio: un percorso di studio sull’intrec-cio delle relazioni tra le cose materiali, con la loro for-ma, dimensione e consistenza, con collocazione e in-terdipendenza nello spazio con la persona;io vivo con gli altri: le relazioni con gli altri sono di fondamentale importanza sia per sviluppare la sensi-bilità comunicativa, sia per lo sviluppo armonico de-gli alunni. trasformando me stesso nel processo di apprendimento, trasformo anche l’ambiente in cui opero;io vivo con i numeri: la volontà è di riconoscere il nu-mero, i simboli, i concetti e le valutazioni che regola-no e spiegano i fenomeni sociali ed umani.All’interno di queste tematiche portanti sono indivi-

duati i nuclei fondanti, i nuclei trasversali alle discipli-ne e riconducibili a tre punti fondamentali: le caratte-ristiche, le relazioni e le trasformazioni.All’interno dei percorsi curricolari gli obiettivi sono tradotti quindi in competenze. Seguendo le indicazio-ni di Martin Dodman il team degli insegnanti ha foca-lizzato l’attenzione sulle competenze conoscitive, sulla competenza linguistica-comunicativa, sulla compe-tenza metodologica-operativa e relazionale.

Valutazione del progetto e degli apprendimenti

Ogni anno si ha una verifica dell’andamento del pro-getto da parte del gruppo di supervisione pat-land tirolo e una verifica degli apprendimenti dei bambi-ni in lingua tedesca da parte del Dipartimento Istru-zione della Provincia e in collaborazione con l’Iprase del Trentino.Sempre a cura dell’Iprase, da quest’anno è in atto uno specifico percorso di monitoraggio dell’intero proget-to di sperimentazione. Sono previsti degli incontri e dei focus group tra le insegnanti e i responsabili Ipra-se in un’ottica sia valutativa del percorso che proposi-tiva, e la somministrazione ai bambini di alcuni test di lingua italiana, matematica e lingua tedesca per verifi-carne gli apprendimenti.Una valutazione per competenze non trova un valido riferimento nella scheda di valutazione “tradizionale” che focalizza la propria attenzione sulle discipline più che sulle competenze relative ad essa: per questo mo-tivo fin dal primo anno la scuola bilingue si è dotata di una scheda di valutazione diversa da quella tradi-zionale che prevede una valutazione per competenze anziché per contenuti.

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Arredi per fare gruppo

Da subito, entrando nelle clas-si, si notano i banchi colorati, di forme diverse, componibili in iso-le per gruppi, in forma circolare o frontale. Una flessibilità che per-mette ai docenti di modulare l’in-segnamento fra momenti di lezio-ne frontale, di lezione cooperativa a gruppi, di lavoro a cerchio co-mune, di lavoro individuale. Le dimensioni dei tavoli, inoltre, per-mettono di avere maggior spazio a disposizione nell’aula per svolgere attività che richiedono movimen-to o anche solo per muoversi con maggiore libertà, senza disturbare i compagni. I tavoli non sono do-tati di un ripiano sottostante, e i bambini sono invitati così ad es-sere maggiormente responsabi-li del proprio materiale (quaderni e libri) e a riporlo negli armadietti quando non utilizzato.

I materiali

I materiali quali quaderni, mati-te, gomme, colori, colle, ecc. sono “comunitari”. Vengono acquistati dalle insegnanti con il denaro del-le famiglie e poi sistemati, in base alle necessità, in appositi “porta tutto” posizionati al centro di ogni “isola di lavoro”.Anche nella scelta delle strumenta-zioni didattiche si vuole percorre-re la strada dell’innovazione e del-la sperimentazione: un’aula è già

“DIVERSA” …anche nel setting dell’aula

le specificità

Oltre all’organizzazione, ai tempi e alle discipline, una realtà come quella della scuola bilingue italo-austriaca si differen-zia anche per i diversi intrecci tra scelte pedagogiche, progetti ed elementi anche “concreti” che caratterizzano la quotidianità del fare scuola: un diverso setting dell’aula, scelte relative alla gestione del materiale, percorsi didattici comuni.

dotata di lavagna elettronica inte-rattiva, prossimamente ne saranno dotate anche le altre classi.

La cartella

Per favorire una gestione più re-sponsabile del proprio materiale, per evitare di portare zaini trop-po pesanti nel tragitto casa-scuo-la e per mantenere maggior ordine nell’aula, ai bambini della scuo-la bilingue viene chiesto di acqui-stare, anziché il solito zaino, una cartelletta rigida, sottile, dotata di bretelle, che la mattina viene siste-mata distante dai tavoli, lungo il bordo dell’aula, in modo da non ingombrare il passaggio. Con l’uti-lizzo di una cartelletta più sottile, inoltre, le insegnanti sono sprona-te a valutare il peso dei materia-li necessari per i compiti e a orga-nizzare con attenzione il lavoro da svolgere a casa.

Attività in classi aperte

Nel corso dell’anno sono previ-ste attività che favoriscono la co-noscenza tra i bambini della scuo-la bilingue e la formazione di una specifica identità degli alunni del-la scuola bilingue. Ogni anno vie-ne presentato un progetto con la collaborazione di esperti esterni in cui si programmano percorsi segui-ti da piccoli gruppi verticali delle classi bilingui che a rotazione lavo-rano anche con le insegnanti italia-

ne di tutte le classi. Inoltre, al fine di rispettare i tempi di apprendi-mento di ogni alunno, si prevedo-no, in caso di necessità, laboratori linguistici e matematici per livelli, al fine di rinforzare le conoscenze di alcuni bambini che, per ragioni va-rie, non hanno avuto modo di con-solidare contenuti presentati nel gruppo classe di appartenenza. In-fine, per favorire la socializzazione fra gli alunni delle classi bilingui ci si ritrova tutti, una volta in settima-na, per scambiarsi letterine o anche solo un saluto. In determinati pe-riodi dell’anno vengono organizzati lavori a classi aperte in cui i bambi-ni più grandi si “prendono cura” dei più piccoli e li aiutano nello svolgi-mento di attività manuali e artisti-che; durante il periodo di Avvento, invece, i primi momenti della mat-tina sono dedicati alla lettura di sto-rie di vario genere in italiano, tede-sco e inglese.

I progetti

Durante il corso dell’anno alle classi sono proposti percorsi e pro-getti: uscite in biblioteca con lettu-re in lingua straniera, esplorazioni al parco delle Coste con il suppor-to di esperti, progetti di musica, teatro, creazione di libri, ecc. con esperti (ogni anno viene proposto un ambito diverso). Da quest’an-no, infine, gli alunni delle sezioni bilingue trascorrono una giorna-ta di gioco e attività tutti insieme proprio al parco delle Coste con pranzo al sacco.

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Molti passi avanti

Uno degli aspetti che mi colpisco-no maggiormente è la naturalezza con la quale passano da una lingua all’altra, a volte ancora mescolan-dole, ma sempre più spesso com-parandole e trovando somiglianze che aiutino a sistematizzare le loro conoscenze. “Ecco, maestra, ho fertigato” è uno dei tanti esempi di interferen-za linguistica cui i bambini vanno incontro nel momento in cui rie-laborano una lingua. Tante sono anche le occasioni di code-mixing, situazioni in cui i bambini mesco-lano due lingue, condizione che ricorre spesso in situazione di ap-prendimento. Talvolta ciò capita tra la lingua straniera e l’italiano e qualche volta tra tedesco e ingle-

testimonianze

MICHELA CHICCODocente lingua italiana classe 4C

se, anche perché entrambe le lin-gue sono utilizzate nella norma-le gestione scolastica. La mattina, ad esempio, si apre con il classro-om management: ognuno ha un proprio incarico che varia ogni due settimane: chi raccoglie i buo-ni mensa, che raccoglie o distribu-isce libri e quaderni, chi nutre il piccolo goldfish e chi si occupa di dire, sia in inglese che in tedesco la data, l’ora e il tempo atmosferi-co. Si tratta di piccole attività lin-guistiche che sono ormai entrate a far parte non solo del vocabolario quotidiano dei bambini, ma della vita scolastica stessa.

Apertura alle lingue

Come insegnanti, abbiamo punta-to l’attenzione principalmente sul-

le attività ricettive, soprattutto sul-le comprensione orale, ma con il tempo abbiamo visto aumentare le occasioni in cui i bambini passava-no alla produzione orale in L2 e in L3, qualche volta per rispondere a domande poste dall’insegnante, al-tre per spiegare ai compagni le re-gole di un gioco, come ormai acca-de molto frequentemente durante le lezioni di motoria in lingua in-glese.In questi anni abbiamo cercato di sperimentare un modo diver-so di fare scuola, con un currico-lo pensato su più lingue: sul te-desco, principalmente, ma anche sull’inglese, che le maestre di lin-gua italiana, abilitate anche all’in-segnamento della lingua d’Albione, propongono a partire dalla classe prima. All’inizio si tratta di lavora-re con giochi, storytelling e piccole attività legate all’ambito manuale, poi, un po’ alla volta, si comincia a proporre l’inglese anche nell’at-tività motoria in palestra ed infi-ne, dalla seconda in poi, nella le-zione di educazione all’immagine. Quest’anno, inoltre, le classi terza e quarta hanno aderito ad un pro-getto veramente interessante orga-nizzato dal Museo d’arte moderna di Trento e Rovereto, un laborato-rio di educazione all’immagine in lingua inglese. Lavorare in una sezione bilingue con un orario scolastico ridotto ri-spetto al normale, con parte del-le discipline insegnate in tedesco e parte in inglese, costringe ad ope-rare delle scelte curricolari preci-se e ad avere un confronto conti-nuo con le colleghe. La prima scelta è stata quella di ripensare al ruolo

Quasi non sembra vero che i primi bambini entrati alla scuola bilingue siano già in quarta... e io con loro. Quei bimbetti che si addormenta-vano sui cuscini nell’angolo morbido, che sperimentavano nuovi suoni in una lingua a loro sconosciuta e che cercavano di comprendere le sto-rie raccontate in lingua straniera hanno fatto molti passi avanti. Adesso comprendono una normale conversazione in tedesco e anche in inglese; si aiutano l’un l’altro a capire, traducono, “giocano” con le lingue.

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educativo e formativo della scuola, valorizzando lo sviluppo di compe-tenze piuttosto che di conoscenze, ponendo l’accento soprattutto sul-le competenze conoscitive e lingui-stico-comunicative, ma con grande attenzione anche a quelle relaziona-li. Ciò si comprende anche da al-cune scelte compiute riguardo gli arredi delle aule e il materiale scola-stico. I banchi, ad esempio, sono ta-voli di forma trapezoidale e rettan-golare adatti a formare delle “isole di lavoro”, nel corso dell’anno sono anche previste attività che favori-scono la conoscenza tra tutti i bam-bini della scuola bilingue.

Esperienza “ricca”

Il progetto è arricchito anche dal gemellaggio con la Volksschu-le Innere Stadt di Innsbruck con la quale al momento, stiamo lavo-rando ad un progetto sulla musi-ca popolare nelle due lingue. Ogni anno tutti i bambini delle due re-altà scolastiche si incontrano sia a Cognola che a Innsbruck e svol-gono attività in comune. Per fa-vorire ulteriormente la conoscenza tra i bambini, nell’autunno scor-so le classi terze e quarte hanno trascorso tre giorni assieme pres-so una struttura ricettiva della Val di Non e hanno svolto laboratori e attività sia in tedesco che in italia-no. L’incontro tra le maestre è stata poi occasione per organizzare uno “scambio” tra i bambini di queste classi, che partirà a fine marzo e che prevede che i bambini trascor-rano tre giorni nel Paese “amico”, ospiti delle famiglie; i bambini fre-quenteranno così le lezioni nella scuola gemellata e avranno occa-sione di vivere in una realtà diver-sa dalla propria. Certo questo tipo di esperienza può realizzarsi solo perché, negli anni scorsi, i genitori delle due realtà scolastiche si sono mobilitati per favorire l’incontro e la conoscenza tra i bambini delle

KATRIN SAILERDocente madrelingua tedesca 3C – 4C

Nell’ anno scolastico 2005/06 mi è stato chiesto se volevo lavora-re nella sperimentazione “scuola bilingue” a Cognola di Trento. Con grande interesse, aspettative e un po’ d’ansia ho accettato questa sfida e mi sono trasferita a Trento.Mi sono ritrovata in un progetto innovativo, impegnativo e valido per tutti i partecipanti: per gli alunni che raggiungono competenze sociali, culturali e relazionali profonde e ampie, imparando con gran-de gioia; per gli insegnanti che insegnano con metodologie diverse – sempre cercando di migliorare; per l’ Istituto che da tanto sopporto e sostegno; per i genitori che dedicano tempo, fiducia e impegno. Questa scuola è nata su un protocollo d’ intesa fra la PAT e il Land Ti-rol nell’ anno scolastico 2004/05. I motivi erano vari, tra cui miglio-rare le conoscenze delle lingue tra zone di confine dei due Stati, per portare avanti rapporti culturali, sociali ed economici.Simile esperienze si trovano nell’Alsazia, in Friuli-Venezia-Giulia ed in tante altre realtà internazionali.Non si impara la lingua in modo tradizionale, ma attraverso materie come geografia, scienze, musica ed informatica, utilizzando un inse-gnamento veicolare, che richiede una didattica adatta e diversa con testi facilitati, attività ludiche, esperimenti, progetti. Un insegnamen-to con tutti i sensi, si evita la traduzione spiegando il concetto con al-tre parole, utilizzando esempi e immagini. All’insegnante è richiesta una conoscenza professionale della lingua o meglio, di tante lingue, ed inoltre una grande flessibilità.In tutta la settimana sono undici le ore di lezione in L2, da quest’ anno la sezione bilingue è formata da quattro classi, in tutto 75 bam-bini anche diversi fra loro (bilingui dalla nascita, un forte interesse o legame con altre culture, con poche conoscenze della lingua 2,....) Un importante aspetto della scuola è il gemellaggio con l’istituto sco-lastico, la VS Innere Stadt a Innsbruck. Ci sono attività comuni e un legame che cresce sempre di più: iniziando dallo scambio di lettere fra i bimbi, soggiorni, progetti comuni fino al primo “mini-Erasmus” de-gli alunni che si svolge a fine marzo.Le aspettative per il futuro sono positive ed importanti: vi è anche un probabile proseguimento della sperimentazione per gli anni del-le scuole medie.

due scuole, e per vedere realizza-ti i principi che sono alla base del progetto. Un ruolo fondamentale in questa direzione l’ha svolto l’A.GE.BI., l’Associazione dei genito-ri per un’educazione bilingue, che negli ultimi mesi ha cominciato a tessere una rete di rapporti anche con i genitori delle sperimentazio-ni plurilingui della nostra provin-cia.

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Volksschule Innere Stadt - Innsbruck

Anche ad Innsbruck, a partire dall’anno scolasti-co 2005-2006 si è attivata la sperimentazione lin-guistica che coinvolge la scuola primaria Innere Stadt. Qui il progetto è aperto a bambini bilin-gui e non ed offre un’occasione di apprendimento in lingua tedesca ed in lingua italiana secondo il principio una persona una lingua: ogni insegnante coinvolto utilizza nel contesto scolastico esclusiva-mente la propria lingua madre. Due le insegnanti trentine, Sonia Forti e Laura Faes, docenti di ma-drelingua italiana, assegnate alla scuola primaria Innere Stadt di Innsbruck, che ci hanno fornito le informazioni e di cui abbiamo raccolto una te-stimonianza.

OLTRE CONFINESguardo alla scuola partner

Tempi scolastici

Con quest’anno scolastico 2008-2009 sono coinvolte nel progetto quattro classi di sezione bilingue, precisa-mente le classi del corso B. Nella scuola le classi sono in tutto undici, dalla prima alla quarta, classe con la quale nel sistema scolastico austriaco termina il ciclo di istruzione di base.

L’anno scolastico è di-viso in due semestri: inizia a settembre e termina ai primi di lu-glio.I bambini del corso bi-lingue frequentano la scuola dal lunedì al ve-nerdì, in orario anti-meridiano, per un tota-le di 25 ore settimanali; in classe prima il carico orario è di 24 ore.Le lezioni iniziano alle ore 8 e terminano alle ore 12.40: esse si articolano in interventi di cinquanta minuti. Nella mattinata è prevista una pausa-gioco di quindici minuti.

Risorse, docenti e quadro orario

L’insegnante di madrelingua italiana è presente sul-le classi di pertinenza per 11 ore settimanali. È di sua esclusiva competenza l’ambito specifico della lingua ita-liana a cui vengono dedicate 3 ore, variamente artico-late, a seconda dell’organizzazione del team docente. Gli altri interventi, riguardanti l’ambito antropologico-scientifico (1 ora) e le restanti educazioni (attività ma-nuali e pratiche, disegno, attività motoria, musica) nella maggior parte dei casi vengono svolti in compresenza.

CLASSE N° ALUNNI INSEGNANTI TIPOLOGIAI B 20 Tanja Wieser

Laura FaesInsegnante prevalente (22 ore)Insegnante madrelingua italiana (11 ore)

II B 20 Christina MittermaierLaura Faes

Insegnante prevalente (22 ore)Insegnante madrelingua italiana (11 ore)

III B 14 Katrin HerzleierSonia Forti

Insegnante prevalente (22 ore)Insegnante madrelingua italiana (11 ore)

IV B 17 Dorothea CarpentieriMarlene ZandanellSonia Forti

Insegnante part-time (11 ore)Insegnante part-time (11 ore)Insegnante madrelingua italiana (11 ore)

Classe Ambiti di insegnamentoI 6 ore tedesco – 3 ore italiano – 4 ore matematica

3 ore ambito antropologico - scientifico (storia, geografia, scienze) 1 ora attività manuali e pratiche - 1 ora disegno - 3 ore attività motoria 1 ora musica - 2 ore religione

II viene integrata 1 ora di ingleseIIIIV

6 ore tedesco – 3 ore italiano – 4 ore matematica 3 ore ambito antropologico - scientifico (storia, geografia, scienze) 2 ore attività manuali e pratiche - 1 ora disegno - 2 ore attività motoria 1 ora musica – 1 ora inglese - 2 ore religione

Settimanalmente avviene un incon-tro di programma-zione tra i docen-ti della stessa classe, mensilmente si tie-ne un incontro di confronto e pro-grammazione fra tutti i docenti della scuola coinvolti nel progetto, la Diri-gente dott.ssa Hosp e i due consulen-ti scientifici dottor Winkler e dottor Carpentieri.

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SONIA FORTI - LAURA FAES Docenti madrelingua italiana sezione bilingue

Noi insegnanti di madrelingua italiana, assegnate alla scuola primaria Innere Stadt di Innsbruck, spinte dalla curiosità, dall´interesse e dal desiderio di una formazione autentica, abbiamo aderito a questo progetto di bilin-guismo con l´intento di arricchire le nostre conoscenze, metodologie e pratiche didattiche. Insegnanti con un ricco pregresso nella scuola, sia su classi comuni che nell´insegnamento della lingua straniera, abbiamo affrontato con grande disponibilità e forti aspettative questa novità.Questa esperienza, innegabilmente formativa, ha richiesto un alto grado di impegno e di lavoro: non solo per le differenziazioni intrinseche dei due sistemi scolastici e per le diversità culturali che ci caratterizzano, ma anche per le problematiche e le difficoltà ad esse conseguenti che la costruzione di un progetto simile comporta. L’impre-vedibilità e le incertezze derivanti dal suo svolgersi, gli aggiustamenti doverosi da apportarvi, le revisioni pressoché continue nei momenti di confronto e la ricerca di una sempre maggiore contestualizzazione della proposta, han-no reso necessarie ampie doti di flessibilità, capacità di adattamento, disponibilità a rivedere convinzioni e pra-tiche ormai consolidate. Riscontro principale del nostro agire sono però i bambini, veri protagonisti del progetto.La loro partecipazione allegra e desiderosa di apprendere, sostenuta, seppur in forme estremamente diversificate, da una sempre migliore capacità comunicativa in lingua italiana, ci permettono di credere che la strada intrapre-sa sia quella giusta.

Scuola montessoriana

La particolarità della scuola in cui lavoriamo è l’im-pronta metodologica, viene messo in atto infatti il metodo d´insegnamento delle Offenes Lernen – Fre-iarbeit sulla base della pedagogia di Maria Montesso-ri e nello specifico per l’apprendimento delle lingue si applica la metodologia CLIL (Content and Langua-ge Integrated Learning), approccio educativo centrato sull’apprendimento integrato di lingua e contenuto: esso implica la costruzione di competenza linguistica e comunicativa contestualmente allo sviluppo ed acqui-sizione di conoscenze ed abilità disciplinari.Dalla classe terza poi la valutazione viene espressa con notazioni numeriche che vanno da 1 a 5; per la lin-gua italiana si prendono in considerazione i primi tre livelli del Quadro comune europeo per le lingue (A1, A2, B1). Attorno a questa sperimentazione, grande importan-za ricoprono anche le famiglie che con il loro ruolo at-tivo e la loro partecipazione creano le condizioni per una collaborazione più piena e sentita tra i bambini delle due scuole, mirata alla creazione di legami du-raturi. Legami che abbiamo con la realtà trentina: due volte all’anno i bambini delle due scuole coinvolte nel pro-getto, oltre al rapporto epistolare, hanno avuto modo di incontrarsi e di conoscersi, magari in occasioni spe-ciali come per Santa Lucia o Sankt Nikolaus. Quest’anno gli amici di Cognola delle classi del primo

biennio sono venuti in visita ad Innsbruck nel giorno di San Martino e a fine marzo saranno i bambini au-striaci a ricambiare la visita a Cognola.Le classi terze e quarte hanno trascorso invece, per la prima volta, tre giornate insieme nello scorso autunno in Val di Non presso la Casa degli Scoiattoli e alla fine del mese di marzo saranno reciprocamente ospiti delle famiglie e della scuola partner per altre tre giornate.

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ROLANDO IIRITIGenitore alunna Elena 4C

Sono trascorsi alcuni anni da quando Sergio Casetti, dirigente scolastico a Cognola fino all’a.s. 2006/07, ha comunicato al Consiglio d’istituto la richiesta, da parte della Provincia, di organizzare una scuola sperimentale bilingue a Cognola. L’idea di dare la possibilità inizial-mente ad una classe, che agisse come stimolo e perché no come “prova” per poi allargarla all’intero Istituto, di sperimentare questo nuovo modo di imparare e di vi-vere una lingua straniera, mi è sembrata fin da subito molto importante e positiva.A questo si è aggiunto il fatto che mia figlia doveva ini-ziare il suo percorso scolastico. Il desiderio di offrire ciò a Elena mi stimolava, nonostante le molte incognite, ma mi rassicurava la forte motivazione dello staff pe-dagogico. Sono anche persuaso che i maestri che intra-prendono una qualsiasi sperimentazione sono spinti da una forte motivazione che inevitabilmente trasmettono ai bambini. Così come sono convinto che i genitori e le famiglie che accettano di “sperimentare” sono consape-voli di costruire con la scuola il Progetto, ciascuno per le competenze di pertinenza e con i relativi compiti, e che gli intoppi ci potranno essere. Qui forse sta la fati-ca dei genitori, ma è una fatica necessaria e consapevol-mente scelta. Le discussioni con mia moglie Carla era-no frequenti, lei non era così sicura che quest’esperienza fosse la scelta giusta. I dubbi: ma saprà la matematica, l’italiano, la geografia? le verranno fornite le conoscenze e poi le competenze “essenziali” necessarie per un futuro sia scolastico che nella vita? Crediamo che apprendere una lingua non come stranie-ra ma come strumento per apprendere altre “cose” si-gnifichi metaforicamente allargare la mente, ampliare l’orizzonte, ragionare a 360 gradi, aver davanti a sé più possibilità. E’ un po’ vedere il mondo da una visuale più grande. Significa anche vedere l’altro come una persona con cui entrare in relazione e comunicare. Inoltre sia-mo stati attirati anche dall’educazione all’altro attra-verso la condivisione del materiale, dei banchi diver-si dal consueto, dalla filosofia del “comune e naturale”

e del non spreco. Mi preme sottolineare inoltre un ulti-mo aspetto: da questa comune esperienza e condivisione è nata l’AGEBI che unisce più dell’80% delle famiglie coinvolte e coloro che sono interessati al progetto dell’in-segnamento veicolare in Trentino.

DAVIDE E ANNA MARIAGenitori di Andrea (3C) e Sofia futura 1C

… utilizzando il metodo veicolare il bambino è calato in un’immersione linguistica che gli permetterà di conside-rare il tedesco o l’inglese come “un’altra lingua conosciu-ta” non come straniera. La bontà di tale metodo è quel-lo di consentire, a bambini della scuola dell’infanzia e della scuola primaria, di riuscire a pensare già in quella lingua evitando il processo di trascodifica. In paesi come Danimarca e Olanda la percentuale della popolazione che parla correntemente una seconda e terza lingua è al-tissima e ciò dipende essenzialmente dall’immersione lin-guistica che la popolazione ha subito già nell’età dell’in-fanzia.

ANDREA E MARILENAGenitori di Lukas classe 2C

Riteniamo che le diverse nozioni appartenenti alle più svariate materie possano essere apprese ad ogni età con ri-sultati più o meno validi, mentre le lingue vengono mas-simamente assorbite, solo in età precoce. Si tratta, in al-tra sostanza, di acquisire delle “viste mentali” nuove e una sensibilità verso il prossimo, che solo attraverso l’ac-quisizione di una nuova lingua (che non è mai da con-siderarsi straniera), si può maturare. Crediamo che la scuola abbia intrapreso la strada giusta, segue il proprio modello e sino ad ora ha sortito effetti positivi nella so-cialità di nostro figlio e sulla sua propensione ad impara-re nuove lingue.

LINA E GIACOMOGenitori di Anna classe 1C

Un’occasione formativa eccezionale per nostra figlia (apertura ad altra lingua = apertura ad altra cultura = apertura all’Altro). La possibilità di scegliere e condivi-dere realmente l’indirizzo metodologico e didattico in cui ci riconosciamo come genitori. C’è anche la consapevo-lezza di un certo rischio legato alla condizione sperimen-tale del Progetto e quindi ad un eventuale sospensione o ri-orientamento.

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Gemellaggi e scambi

In prima e seconda classe gli scam-bi con gli alunni della realtà di sono meno intensi, è previsto un viaggio all’anno di una giornata a Innsbruck e viceversa; poi, dal-la classe terza, i soggiorni divengo-no più lunghi coinvolgendo le fa-miglie. Quest’ultimo è un aspetto partico-larmente importante che valorizza tutto il progetto. Si chiede infatti ai genitori che iscrivono il proprio figlio alla scuola bilingue, di atti-varsi per incontrare le famiglie au-striache della classe gemellata, fin dal primo anno di scuola. In que-sta maniera non solo si condivido-no e si ampliano i principi di tale progetto, ma si creano le condizio-ni necessarie perché la scuola pos-sa organizzare scambi sempre più proficui e brevi soggiorni dei bam-bini presso le famiglie austriache.

A.GE.BI:nasce l’Associazione

Dal 2008, inoltre, ha sede presso l’Istituto l’A.GE.BI., Associazio-ne Genitori delle scuole Bilingui (fondata da Rolando Iiriti nel no-vembre 2007), le cui finalità sono: promuovere e sostenere le forme di sperimentazione nell’insegnamen-

to scolastico bilingue; organizzare i genitori degli alun-ni frequentanti le classi bilingui all’interno dell’Istituto compren-sivo “J. A. Comenius” per miglio-rare la partecipazione scolastica in tutte le sue forme; promuovere e sostenere attività culturali e formative per i genitori, per gli alunni, per la comunità sco-lastica e per il territorio; produrre materiali informativi ed editoriali sulle tematiche educa-tive, culturali e sul bilinguismo; promuovere e sostenere relazioni con istituzioni italiane, altri enti locali, agenzie formative e gestio-nali del territorio; promuovere e sostenere relazio-ni con istituzioni estere coinvolte

FAMIGLIEUn valore aggiunto per la scuola

Il progetto italo-austriaco prevede anche occasioni di incontro e di scambio. I docenti delle classi bilingui austriaca e trentina sono in contatto per proporre percorsi unificanti tra le due realtà, per favori-re lo scambio culturale e lo scambio fra alunni. Le famiglie sono chia-mate ad attivarsi per mantenere questi rapporti. Dal 2008, inoltre, ha sede presso l’Istituto l’AGEBI, Associazione Genitori delle scuole Bi-lingui, nata per i genitori delle classi bilingui di Cognola, è aperta a tutti i genitori delle altre scuole bilingui del territorio e a chiunque sia interessato per un’eventuale iscrizione del proprio figlio o voglia co-noscere più da vicino questo nuovo modo di apprendere.

Riferimenti

AGEBI – Associazione genitori per un’Educazione BilingueIstituto Comprensivo“J.A.Comenius”Via Ponte Alto, 2/138100 Cognola – TrentoWeb: www.agebi.itE-Mail: [email protected]: 349 8364890 (Rolando Iiriti)

nella sperimentazione bilingue, in particolare con quelle del Land Ti-rol; promuovere e sostenere relazioni con altre istituzioni interessate alle stese finalità.

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il punto

Trento: I.C. “Johannes Amos Comenius” di Trento/CognolaInnsbruck: VS “Innere Stadt” di InnsbruckL’iniziativa coinvolge dall’anno scolastico 2005/2006 due sezioni bilingui nelle due scuo-le; la sperimentazione è ormai arrivata alla clas-se quarta. Si stanno ora valutando le modalità per introdurre il progetto anche nella scuola seconda-ria di primo grado, tenendo conto delle specifici-tà educative locali.

BILINGUEIl valore aggiunto

Progetto Trentino-Tirolo

La rapida diffusione della didattica delle lingue veicolari nel panorama della scuola italiana è basata su una mol-teplicità di ragioni che hanno alla base uno dei cinque obiettivi generali individuati nel 1995 dalla Commis-sione Europea nel Libro Bianco su Istruzione e Forma-zione “Insegnare e apprendere: verso la società cono-scitiva”, e cioè promuovere la conoscenza effettiva di tre lingue comunitarie. A Innsbruck e Cognola ogni classe è gestita da due docenti, uno italiano e l’altro austria-co, nel rispetto degli ordinamenti scolastici e contrat-tuali previsti dalle due realtà territoriali. I docenti im-pegnati nel progetto sono scelti dalle due parti secondo criteri di idoneità, quali la conoscenza della lingua del Paese ospitante ed altri titoli culturali e professionali. Il progetto prevede la presenza di un gruppo di lavoro, a composizione mista tirolese e trentina, che ha il com-pito di effettuare periodiche verifiche circa l’andamen-to della sperimentazione, anche attraverso osservazioni in classe, confronti con i dirigenti scolastici, i docenti coinvolti ed i rappresentanti dei genitori. In base al Pro-tocollo è prevista inoltre una periodica valutazione dei risultati del progetto con apposite azioni di monitorag-gio curate dall’IPRASE e dall’Università di Innsbruck, in forma collaborativa.

La crescita cognitiva dello studente Ciò che entra in gioco in una prospettiva educativa plu-rilingue va al di là delle problematiche relative all’acqui-sizione della L2 e investe l’intero ambito della crescita cognitiva dello studente.La didattica veicolare favorisce il raggiungimento non solo di competenze linguistico-comunicative (com-prendere e ricavare informazioni dall’ascolto, interagire

oralmente e per iscritto) ma rivela un plusvalore nell’at-tivazione di competenze metodologico-operative qua-li ad esempio analizzare dati, valutare situazioni e pro-dotti, formulare ipotesi e previsioni, attuare modalità di tipo operativo e trovare soluzioni.Praticando le lingue in modo significativo, funzionale e contestualizzato, lo studente migliora inoltre la qua-lità delle proprie competenze relazionali quali sapersi rapportare con se stesso e con gli altri, agire con auto-nomia e consapevolezza, riflettere e valutare il proprio operato, confrontarsi, collaborare, cooperare all’interno di un gruppo.I risultati finora emersi sono confortanti anche perché gli alunni stanno sviluppando atteggiamenti significa-tivi: aprirsi al nuovo ed ai cambiamenti (persone, di-verse culture), non aver paura di sbagliare, accettare le correzioni e suggerimenti, non arrendersi alla prima difficoltà.Indubbiamente si tratta di un notevole cambiamento nella didattica quotidiana dei docenti. Non si sarebbe potuto nemmeno ipotizzare un percorso di questo ge-nere senza la loro collaborazione fattiva, il qualificante appoggio dei responsabili dell’Istituto, e quel pizzico di entusiasmo che questa nuova fase della scuola trentina dell’autonomia ha permesso.

Il monitoraggio

Questo tipo di sperimentazione richiede un monito-raggio costante dei processi e dei prodotti attraverso strumenti di vario tipo. Ad inizio 2008 è stato elabora-to uno strumento in forma di questionario, utilizzato, allo scopo di monitorare l’acquisizione di competen-ze linguistiche e trasversali. La rilevazione ha coinvol-to tutte le classi seconde sperimentali ed altre classi non sperimentali di confronto. Dall’analisi dei dati emerge che all’età di 7 anni i bambini che fanno un uso veico-lare della seconda lingua raggiungono livelli di compe-tenza superiori a quelli di bambini di 8, 9 e 10 anni che si approcciano in modo tradizionale al Tedesco o all’In-glese.Occorre peraltro considerare il maggiore numero di ore di uso della lingua fornito dalla sperimentazione veico-lare.Tali risultati e quelli delle future rilevazioni potranno servire per valutare la possibilità di un’eventuale esten-sione dell’esperienza delle scuole bilingue in senso oriz-zontale (altre scuole primarie) ed in senso verticale (scuole secondarie di primo grado).

Elena FilosiReferente per le lingue

straniere presso il Servizio Sviluppo e Innovazione

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Toccare con mano la storia

Il motivo che ha spinto i docenti ad un progetto di que-sto tipo è stato il desiderio di motivare allo studio del-lo preistoria sentita come molto lontana, i bambini del-la scuola primaria. Tutto è iniziato da una “gita ponte” ad Archeoland, cioè un viaggio di istruzione effettua-to alla fine della seconda classe sui Monti Lessini, dove nell’area della Bolca i bambini hanno avuto la possibi-lità di visitare e toccare con mano i fossili. Il termine “ponte” sta ad indicare un’attività di collegamento al programma che verrà svolto l’anno successivo. La gita ha suscitato molta curiosità e aspettativa nei confron-ti degli argomenti che quest’anno scolastico sono stati trattati dagli insegnanti di classe. Le lezioni tradizionali sono state integrate dai laboratori che avevano lo scopo di far toccare con mano la storia per facilitare l’appren-dimento e la memorizzazione dei contenuti. I laborato-ri si sono svolti tra settembre e gennaio per un totale di 14 ore articolate in tre periodi che trattavano rispetti-vamente: Paleolitico, Neolitico ed Età dei metalli. I do-centi curricolari sono stati affiancati da un’esperta in ar-cheologia, così le attività manuali svolte dai bambini hanno rispettato in tutto e per tutto le tecniche usate dagli uomini pri-mitivi con i quali gli alunni sono sta-ti invitati a identificarsi. Sono stati prodotti strumenti musicali, gioielli, utensili, tessuti utilizzando i materia-li che erano a disposizione un tempo. L’esperta ha garantito la fedeltà del-

Due passi nella preistoria è il titolo della mostra allestita nel mese di febbraio 2009 dagli studenti delle classi terza A e terza B della Scuola prima-ria dell’Istituto Arcivescovile di Trento, insieme ai loro insegnanti Marco Galvagni, Giuditta Got-tardi, Urania Dessì e all’esperta in archeologia Gi-nevra Gottardi. Non si tratta della solita mostra di lavoretti prodotti dai bambini; quello che ci col-pisce è che a guidarci attraverso gli stand espositi-vi sono esperti-bambini pronti ad illustrare ai vi-sitatori i manufatti presenti e bambini sono pure i visitatori delle altre classi, che spendendo i loro “fogliettini rossi”, acquisiti all’ingresso, hanno la possibilità di fare domande ai compagni presenti nei vari stand espositivi.

PREISTORIAMostra delle classi terze A-B

DENTRO LE SCUOLE PARITARIE Arcivescovile

le tecniche. La curiosità verso oggetti, procedure e ver-so un mondo così diverso da quello attuale non è mai venuta meno nei bambini e le domande nate in loro spontaneamente trovavano risposta nelle lezioni di sto-ria dei loro insegnanti ed in quelle dell’esperta la quale ha utilizzato spesso strumenti multimediali e presenta-zioni in power point.

Imparare a comunicare

I bambini inoltre hanno acquisito familiarità con il la-voro di gruppo, non solo per la realizzazione dei ma-nufatti ma anche per la costruzione di cartelloni con-tenenti le principali informazioni storiche in maniera comunicativamente efficace. Per questo lavoro l’atti-vità dei piccoli studenti è proseguita anche a casa con la ricerca di informazioni su Internet, in biblioteca e in libreria. Al team docenti è venuta l’idea di predi-sporre una mostra con tutti i prodotti realizzati, e di proseguire con un’attività che permettesse di raffor-zare le competenze comunicative degli alunni. Visto che si apprende meglio ciò che si sa spiegare ad altri, i bambini sono stati invitati a diventare delle piccole guide per la mostra dei loro manufatti. Così ognuno con l’aiuto dell’insegnante ha scelto un argomento ed una posizione all’interno della mostra e si è preparato il suo discorso. “L’imbarazzo iniziale a parlare in pub-blico” ci spiega la maestra Giuditta “ è stato vinto nei bambini con l’invito a considerarsi come delle mac-chinette che quando si inserisce il gettone (foglietto rosso) parlano”. La cosa ha funzionato. Chi scrive ha sentito con le proprie orecchie i bambini parlare con

sicurezza, e nello stesso tempo di-vertiti nel ruolo di esperti di cui si sentivano investiti, risponden-do alle domande dei piccoli “visi-tatori” delle altre classi della pri-maria, sempre dietro la consegna dei gettoni rossi.

Patrizia Lucca

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Gioia per gli occhi

“È questa – ha spiegato il dirigente scolastico De Pa-scale in occasione della presentazione del progetto – un’iniziativa tanto semplice quanto importante. Non siamo certo i primi a metterla in atto e non vor-remmo nemmeno essere gli ultimi. Piedibus è una di quelle belle cose che vanno copiate, imitate, esporta-te e diffuse. Ci piace sapere che anche Arco ha deci-so di avviare un’analoga sperimentazione. Più siamo

e meglio sarà, per i nostri bambini, per noi e tut-to l’ambiente”. La sfida è stata lanciata più di venti anni fa, in occasione della presentazione del Proget-to Città Sane fatta ad Ottawa nel 1986 dall’organiz-zazione mondiale della sanità. L’obiettivo era e rima-ne quello di orientare le politiche locali in direzione dell’uguaglianza e della promozione della salute e della prevenzione. È davvero suggestivo al mattino veder convergere verso scuola così tanti bambini con le loro pettorine fluorescenti, i volti sono contenti, c’è modo di parlare con i compagni, anche con quel-li delle altre classi, di camminare e vedere cose che di solito scappano via, che dal finestrino di una macchi-na sfuggono e basta.

Molti gli aspetti positivi

“È bello – ha detto un ragazzo – perché possia-mo parlare tra di noi, è come una ricreazione. Di solito andavamo in macchina e tutto questo non era possibile. Anche sotto la pioggia è stato forte”. Piedibus in effetti dà la possibilità di fare delle espe-rienze riguardo l’ autonomia, muoversi fuori dal-la propria casa aiuta a sviluppare l’autostima e con-tribuisce ad un sano equilibrio psicologico. Ma c’è dell’altro. “In questo modo – ha commentato Va-nia Omezzolli dell’associazione Oplà che si occupa del coordinamento operativo del servizio – la pro-mozione dell’andare a piedi a scuola aiuta indubbia-mente a rendere la città più vivibile, meno inquinata e chiaramente anche meno pericolosa. Sono mol-to contenta perché l’iniziativa ha visto fin da subi-to un bel gruppo di genitori coinvolti e sia la Coop che il Comune si sono dati da fare per aiutarci”. Si socializza facendo movimento e questo secondo aspetto è tanto importante quanto il primo. Non passa giorno che i pediatri e i frequenti studi in ma-teria non puntino il dito sull’aumento percentuale dei bambini obesi. Piedibus soddisfa la richiesta di movimento, peraltro al mattino, mettendo anche di buon umore gli alunni stessi. E mentre si cammi-na e si fanno nuove amicizie, allo stesso tempo si ha modo sperimentare sul campo anche l’educazio-ne stradale e non è difficile diventare pedoni consa-pevoli. L’andare a scuola a piedi è anche ecologia ap-plicata. “Da quando è partita l’iniziativa – ha detto il vigile urbano Marco Mantovani, da anni impegna-to nell’educazione stradale fatta proprio sul campo – il traffico automobilistico in prossimità della scuola di rione Degasperi si è dimezzato. Ho seguito diversi “piedibus” e devo dire che i genitori sono subito ca-lati alla perfezione nel ruolo e così anche i bambini hanno dimostrato attenzione e gradimento”.

DALLE SCUOLE

Scuola primaria “Zadra” Riva del Garda

Quando si dice che la scuola deve fare “rete” con il territorio, ecco Piedibus è un chiaro esempio di ciò. Da settimane, ormai, un’ottantina di alunni della scuola primaria “Zadra” dell’istituto com-prensivo Riva 2 sta sperimentando cosa signifi-chi vivere il proprio ambiente e allo stesso tempo mettere il bambino al centro di un’azione didatti-ca volta a far crescere i cittadini di domani. Piedi-bus è a tutti gli effetti un autobus “umano”, con tanto di autista e controllore (due adulti che apro-no e chiudono la fila), ci sono le fermate con orari precisi e percorsi studiati sin nei minimi particola-ri. L’iniziativa sposata con convinzione dall’istitu-to è riuscita a coinvolgere il mondo che circonda la scuola, come l’associazionismo (rappresentato dalla Oplà), l’imprenditoria (con la Coop), l’am-ministrazione comunale di Riva del Garda e, ele-mento fondamentale, i genitori.

PIEDIBUSUn progetto condiviso

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Scuola primaria “Zadra” Riva del Garda

Il Comune coinvolto

Ogni Piedibus è diverso dall’altro, si adatta alle esi-genze dei bambini e dei ge-nitori. Le esperienze sono innumerevoli, soprattutto all’estero anche se, per for-tuna, comincia a prende-re “piede” anche da noi. Tra i vari attori di un’iniziativa di questo genere non può mancare l’amministrazio-ne comunale. Ad essa viene chiesto di “… mettere il più possibile in sicurezza i per-corsi – ha detto l’assessore Paolo Matteotti – parten-do dai marciapiedi sino ad arrivare ai semafori a chia-mata. Si tratta di un’esperienza bellissima che ha dato anche a noi Comune un’ulteriore spinta per fare in modo che la nostra città sia sempre più vivibile. Da anni ci preoccupiamo di avere sempre più piste cicla-bili per incentivare questo tipo di mobilità e anche il Piedibus va proprio in questa direzione”. Non si in-quina, si fa movimento, si conoscono nuovi amici e mai come in questo momento c’è bisogno di una mo-bilità parsimoniosa. “Non c’è dubbio – ha commen-tato il sindaco nonché senatore Claudio Molinari – che questa idea cammini proprio con le gambe degli uomini. Noi ci crediamo e siamo convinti che questa iniziativa debba diventare prassi. Non solo perché ci avviciniamo ad un periodo di grande crisi, ma anche perché solo così, con la pratica, si possono diffonde-re stili di vita virtuosi. La sfida è nel dare continuità a questa pratica in maniera da poter vincere le pigri-zie delle famiglie ma anche di noi amministratori”. Insomma anche nel sentire i commenti dei genitori si ha la netta sensazione che si stiano rompendo mol-ti di quei muri che la nuova società ha eretto suo mal-grado.

Meno traffico

Se fino a qualche decennio fa era normale andare a scuola a “trasportati” dai propri piedi, oggi non è più così. Non né difficile comprendere che il traffico più copioso delle nostre città è dato dal pendolarismo dei lavoratori e, soprattutto, da quello scolastico, dai geni-tori che muovono la loro macchina per fare poche cen-tinaia di metri da casa a scuola, possibilmente fin sul cancello. Nei giorni di pioggia, poi, il caos è diffuso.

Piedibus non risolverà tutti i problemi legati al traffico automobilistico, allo smog, ma può dare un aiuto e le testimonianze, statistiche alla mano, sono tutte molto confortanti. Per stessa ammissione dei genitori, poi, si è stati costretti a superare tutte quelle paure legate ad una serie di fattori che li portano a mettere in atto tut-te le strategie per proteggerle i propri figli, compreso l’uso della macchina per portarli a scuola.

Un esempio da seguire

La scuola primaria “Zadra” ha voluto fare da apripi-sta. Per ora i percorsi avviati sono tre e di fatto for-mano una raggiera che potenzialmente potrebbe ser-vire tutti gli alunni del bacino d’utenza al di sotto del chilometro di distanza. Oltre continuerà a fare il suo servizio lo scuolabus che resta comunque un ottimo servizio anche sul fronte della riduzione del traffico. “L’idea – ha detto il dirigente De Pascale – è quella di allargare il più possibile l’iniziativa sul territorio comunale e non solo. Noi abbiamo iniziato con una scuola, ma contiamo di espandere la cosa. Stiamo già parlando tra dirigenti scolastici di istituti limitrofi, perché è un territorio intero che può trarre benefi-ci da una pratica di questo genere. Si tratta davvero di diffondere una “pratica” di vita, un modus vivendi che ha ricadute immense. Noi siamo a disposizione – a concluso De Pascale – di tutti coloro che voles-sero sapere come sta andando da noi, quali possono essere gli intoppi da superare perché più siamo e me-glio staremo”.

Maurizio Zambarda

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Saperi materiali e immateriali

Il festival era strutturato in quat-tro sessioni, che presentavano in apertura due tesi contrapposte per dare l’avvio ai successivi interven-ti. Tema centrale: i saperi. Saperi locali e globali; saperi della solida-rietà e dell’esclusione; del presen-te e del futuro. La prima sessione si è occupata dei saperi materiali ed immateriali affidando il com-pito di suscitare il dibattito a M. Chiara Pievatolo docente di filoso-fia all’Università di Pisa e Roberto Barabino, responsabile del proget-to Sinergia, della banca Intesa San Paolo, il quale ha richiamato la ne-cessità di mantenere saldo il vinco-lo che lega le conoscenze tecnolo-giche con il senso di responsabilità: l’attuale disastro economico è un effetto dell’allentamento di tale le-game, un esempio di cosa produ-ce la divaricazione tra competen-ze tecniche e l’etica. Competenze tecniche ed etica sono un esempio di saperi tangibili ed intangibili. I primi sono saperi codificati che possono essere trasferiti da indivi-duo a individuo tramite le normali

modalità educative formali: lezio-ni, laboratori, stage. Appartengo-no a questo tipo di saperi le tec-nologie, i cosiddetti “contenuti” ma anche le tecniche di gestione. Intangibili sono invece quei sape-ri che attengono al mondo delle relazioni, dei rapporti umani e di questi saperi può essere promossa la nascita e la crescita negli indivi-dui ma non c’è modo di “trasferir-li”. Intessuti nella rete di relazioni umane esistono fili di informazio-

EDUCAZIONE DEgLI ADULTI

il convegno

Si è tenuto a Firenze il 23 e 24 gennaio 2009 su iniziativa ed orga-nizzazione di Edaforum, Forum permanente per l’Educazione degli adulti, il Festival dei saperi, un momento di riflessione, un’interro-gazione al futuro su cosa si intende e cosa si intenderà per Educazione degli adulti nei prossimi anni. La Provincia Autonoma di Trento ha partecipato alla manifestazione con l’allestimento di uno stand, nel-la sezione del festival denominata “Le botteghe dei saperi”. In questo settore era possibile mostrare materiali ed esperienze legati ad iniziati-ve culturali rivolte agli adulti. Multicultura, immigrazione, differenza di genere, narrazione ed autobiografia, percorsi di cittadinanza atti-va, rientro in formazione, nuove tecnologie, lingue, minoranze, “po-polazioni” di carcerati. Le esposizioni dicevano bene quanto i nuovi cittadini siano chiamati a conoscere e a scegliere cosa essere e quanto esserci in un sistema democratico di partecipazione.

SAPERIResoconto da un “festival”

ni sottili che solo le capacità indi-viduali di lettura possono vedere ed interpretare. In un modello di società post industriale come quel-la attuale, fatta di servizi in larga misura immateriali e in grado mi-nore di beni materiali, costruita su contesti continuamente cangian-ti che si ricombinano velocemente su nuovi assetti, ciò che maggior-mente conta è la competenza rela-zionale a cogliere bisogni, a utiliz-zare l’esperienza per offrire nuove prestazioni, per restare competiti-vi. La formazione del personale di-venta in questo mondo il valore aggiunto ai servizi offerti.

Per una formazione di qualità

Ma come ottenere la qualità e la professionalità del personale quan-do strutture gerarchiche di vecchio stampo allungano e mettono a ri-schio la filiera della comunicazio-ne? Alcune aziende hanno adottato caratteristiche più proprie a questa nuova era di consumi, eliminando un livello gerarchico per semplifica-re la comunicazione e portare così la responsabilità verso il basso. Il comportamento delle persone deri-va dal ruolo che coprono o dai valo-

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il convegno

ri che incarnano? Le nuove strategie di formazione aziendale rispondono privilegiando la persona. Si tratta di passare da “un’organizzazione basata su gerarchia e norma ad una fonda-ta su autonomia e valori”. Le reti che si formano in internet ad esempio hanno due caratteristiche auspicabi-li in tutte le organizzazioni: la spon-taneità dell’adesione alla comunità e la volontà di conseguire uno scopo. Esse offrono l’esperienza che diven-ta condivisa. Su internet posso rife-rirmi ad esperienze di altri che se ne sono serviti e trarre le mie valuta-zioni su fatti concreti. Questo po-trebbe rappresentare un esempio di come si costruisce un apprendi-mento altro: non ti dico come si fa ma creo le condizioni perché tu sta-bilisca come si deve fare.

Gli intenti per il futuro

Per rendere conto delle molti voci raccolte, Edaforum ha pubblicato una “Carta d’intenti”, sottoscrit-ta dagli organizzatori, nella quale vengono ribaditi alcuni nodi fon-damentali dell’Educazione degli adulti. L’EdA, vi si dice, continua ad essere “lo strumento fondamen-tale dello sviluppo della persona” e, nonostante siano in molti a con-cordare sull’importanza di questo strumento, le iniziative a sostegno di quest’area non appaiono nei pri-mi posti delle agende politiche. In Italia la percentuale di popolazione attiva che partecipa alle attività di apprendimento è del 6,2 % contro

una media europea del 9,7%. La Commissione europea aveva fissato per il 2010 l’obiettivo del 12,5 %. Il ritorno dell’analfabetismo sotto forma di mancata conoscenza dei nuovi alfabeti: informatica, lingue comunitarie. Anche in questo caso l’Italia è pericolosamente in bili-co mostrandosi arretrata cultural-mente rispetto ai Paesi europei più progrediti. La popolazione italiana invecchia più velocemente delle al-tre, è difficile per i giovani l’acces-so al mercato del lavoro ed appare ancora più complicato il ricambio generazionale. Le proiezioni Euro-stat mostrano che circa 40 milio-ni di persone si sposteranno verso l’Unione europea entro il 2050 con tutto quello che una migrazione di questa portata comporta.

La realtà trentina

Anche in Trentino per quanto ven-ga costantemente ribadita l’impor-tanza dell’educazione degli adulti, essa è spesso relegata ad un ramo residuale dell’istruzione, conside-rata come risorsa per il tempo li-bero più che come impegno per-manente alla manutenzione dei saperi. La partecipazione alle atti-vità di apprendimento interessa-no una piccola porzione della po-polazione e quasi tutta femminile. Cresce l’analfabetismo di ritorno a causa delle poche occasioni di rin-forzare competenze conseguite in un passato che si allontana oggi molto più velocemente di una vol-

ta, e, se il Trentino non si colloca ai primi posti tra le regioni italiane in fatto di invecchiamento della po-polazione, lo deve anche all’immi-grazione. Gli immigrati incidono per il 7,4% sulla popolazione tren-tina (dati CINFORMI, rapporto annuale dicembre 2008) e quasi tutti vengono per restare. Nei cin-que centri EdA ci si è attrezzati nel tempo a far fronte alle richieste di nuovi alfabeti istituendo, gratis o a prezzi simbolici, corsi di italiano come seconda lingua, corsi di in-formatica, di lingue comunitarie, di accesso all’informazione onli-ne. I corsi serali delle scuole supe-riori hanno adottato le procedure proposte dal progetto ministeria-le SIRIO che facilita la frequenza agli adulti e consente di conseguire una qualifica o un diploma. Non manca l’offerta più marcatamente culturale come i corsi di filosofia, letteratura, materie scientifiche e ambientali. Con un finanziamento assegnato all’IPRASE con delibera della G.P. nel dicembre del 2007, è stata svolta una indagine sul-la domanda e offerta di formazio-ne permanente in Trentino, la cui presentazione è attesa in un futu-ro prossimo. Essa si espande anche alla rilevazione delle opportunità che i cittadini hanno a disposizio-ne per intercettare l’offerta, all’in-dividuazione di buone pratiche di educazione degli adulti in Italia e in Europa.

Emanuela Cardiota

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Da ormai parecchi anni all’interno dell’ Expo Riva ho-tel viene data l’opportunità agli studenti degli Istituti/Centri di Formazione professionale Alberghiera Trenti-ni e degli Istituti/Centri del settore Servizi alla Persona di partecipare attivamente presentandosi presso gli spa-zi a loro adibititi.Per il settore della ristorazione erano presenti a que-sta edizione:Centro di Formazione Professionale alberghiero di Varone di Riva del GardaIstituto di Formazione Professionale Provinciale alberghie-ro di Rovereto e Levico TermeCentro di Formazione Professionale alberghiero di TioneCentro di Formazione Professionale alberghiero di OssanaCentro di Formazione Professionale alberghiero di Tesero.Per il settore Servizi alla Persona hanno partecipato:“Opera Armida Barelli” di Rovereto e Levico Termel’Istituto di Formazione Professionale Servizi alla Persona “S. Pertini” di Trento.

IN FIERA CFP Alberghieri all’Expo Riva

Una pluralità di iniziative

Alcune delle istituzioni formative hanno collaborato attivamente alla realizzazione di iniziative promosse direttamente dall’Ente Fiera come le “colazioni commentate” e il ser-vizio presso lo stand dell’Unione albergatori curati dall’ENAIP di Varone e presso “l’Oasi” nel padi-glione “Benessere” dove le ragazze dell’Opera Armida Barelli hanno potuto dimostrare l’abilità acquisi-ta nei massaggi Shiatzu e nella pra-tica dei tatuaggi all’hennè. Inoltre, vi sono state interessanti occasioni di approfondimento su temi che spaziavano dai forum sulla ristora-zione, alle lezioni su varie proble-matiche che è possibile incontra-re nei lavori connessi all’Hôtellerie, alle strategie di gestione, alle degu-stazioni, al marketing e a quanto altro deve ormai costituire il baga-glio delle conoscenze di un operato-re preparato del settore turistico – al-berghiero oggi sempre più esigente e

FORMAZIONE PROFESSIONALE in mostra

concorrenziale. L’iniziativa è stata apprezzata da più parti, soprattut-to dai molti addetti ai lavori che hanno saputo cogliere lo spirito di collaborazione che ha caratterizza-to questa edizione alla quale han-no partecipato anche le istituzio-ni formative non propriamente pertinenti ai settori rappresenta-ti nell’evento. Si può dire che dare l’occasione di mettersi alla prova è proprio lo scopo della Formazione in fiera degli studenti.

Lo spazio del benessere

L’Istituto di Formazione Professio-nale Servizi alla Persona e del Le-gno “S. Pertini” di Trento, Ma-crosettore Legno, ha progettato e realizzato lo stand del benessere che è stato valutato positivamente dagli esponenti del mondo istitu-zionale e dalle varie ditte che pre-sentavano i loro prodotti in legno nell’area della Fiera “ECOHO-TEL”. Le ragazze del Settore Ser-vizi alla Persona dello stesso Isti-tuto e quelle dell’”Opera Armida Barelli” di Rovereto e Levico han-no saputo animare e rendere anco-ra più ospitale lo stand, eseguendo trattamenti in sintonia con quan-to offre in termini di prodotti ed erbe officinali il territorio trenti-no. I ragazzi del Centro ENAIP di Tesero – settore Legno si sono im-pegnati, insieme con i propri in-segnanti, nella progettazione e re-alizzazione dello spazio espositivo per la ristorazione, che ha costitu-

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in mostra

ito una “cornice” d’effetto funzio-nale, confortevole e molto invitan-te, in cui i propri coetanei di tutti gli Istituti/Centri della Formazio-ne Professionale alberghiera hanno potuto mostrare le loro prepara-zioni particolari assieme alle cono-scenze sugli ingredienti e sul loro miglior impiego per la conserva-zione dei nutrienti anche nelle la-vorazioni più diverse.

Il contributo dei “grafici”

Il Centro di Formazione Profes-sionale per le Arti Grafiche – Isti-tuto Pavoniano “Artigianelli” di Trento ha creato i depliant infor-mativi seguendo i programmi del-le attività che ogni Istituto/Centro ha realizzato, riuscendo a conno-tare la specificità di ogni propo-sta. I ragazzi hanno poi pensato ad un logo accattivante per entrambi i settori che si è dimostrato mol-to efficace. Si deve a loro anche la “vestizione grafica” degli stand che sono stati completati con piante ornamentali coltivate dall’ENAIP di Arco che, con il settore delle la-vorazioni meccaniche, ha ideato e realizzato un manufatto di gran-de impatto di pubblico: una fon-tana di acciaio posta al centro del-lo stand “Benessere”. Tutti questi interventi sono stati coordinati fra loro con l’ apporto del Servizio Tecnico dell’ENAIP Trentino.

Molti i partecipanti

Le degustazioni del settore della ristorazione hanno ospitato cir-ca 16-20 persone per ciascun tur-no raggiungendo fino a 90 coperti per giornata. Nel settore benesse-re si sono susseguiti i più esclusi-vi trattamenti, scelti direttamente dagli ospiti e operati dalle ragazze che si sono dimostrate all’altezza nell’accontentare anche le richie-ste più esigenti. Inoltre, la stessa

Direzione della Fiere e Congressi, ha riconosciuto il contributo ap-portato dall’ impegno degli Isti-tuti/Centri al successo di imma-gine di tutta la manifestazione e la risposta che gli operatori han-no riservato agli incontri e alle at-tività organizzate in entrambi gli stand. Gli studenti della Forma-zione Professionale hanno potuto ottenere dei buoni risultati anche

grazie alla guida esperta dei propri insegnanti e tecnici, i quali han-no avuto fiducia in loro ritenen-do che per l’occasione sarebbe-ro riusciti a creare l’ambiente più adatto ad ospitare il lavoro di al-tri ragazzi, mostrando con questo tipo di collaborazione interistitu-zionale le potenzialità dei giovani in formazione che concretamente si sono messi alla prova per ren-dere visibile la propria professio-nalità. Il risultato è stato seguito con interesse anche dall’Assessore provinciale all’Istruzione e Sport Marta Dalmaso che ha visitato gli stand curati dal Dipartimen-to Istruzione e si è complimenta-ta con docenti, direttori, dirigen-ti e soprattutto con gli studenti. Il lavoro dei ragazzi è stato premiato dall’Assessore che ha consegnato a ciascuno di loro, personalmen-te, l’attestato di partecipazione. (L.L.)

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Un ipertesto artistico-letterario

L’esperimento didattico è una tappa importante che avvicina nuovamente il castello alle realtà scolastiche del territorio regionale, coinvolgendo il mondo della scuola nello studio, nella ricerca e nella sensibilizza-zione del patrimonio artistico italiano. Il 5 e il 6 apri-le scorso erano attivi sul campo gli studenti di terza media dell’Istituto Comprensivo “Dante Alighieri” di Avio, supportati dagli studenti di seconda e di terza del “Floriani” di Riva del Garda. Coinvolti e preparati dalle docenti Orietta Masserini e Daniela Libardi, che hanno sostenuto con entusiasmo il progetto, i cicero-ni dell’Istituto “G. Floriani” hanno frequentato tre le-zioni in classe e una al castello di Avio, prima di espor-re le loro conoscenze - sottoforma di visita guidata- al pubblico, accorso in numero cospicuo alle Giornate FAI di Primavera. Alla luce delle brillanti narrazioni dei discenti e del costante interesse affiorato in corso d’opera, Orietta Masserini e la sua classe di terza Li-ceo Tecnologico hanno costruito un testo che racco-gliesse le indagini, rilevate anche attraverso i media informatici. È nato così Sognare il Medioevo: iperte-sto suddiviso in capitoli che affron-tano i nuclei tematici e architetto-nici del castello aviense. Attraverso un semplice click su alcune parole-chiave è possibile accedere ad ulte-riori aggiornamenti. Tra gli itinera-ri che si diramano dall’argomento principale è possibile seguire: quel-lo storico letterario che include una digressione sui manoscritti miniati; quello artistico che individua nella Cappella degli Scrovegni una fon-te stilistica e iconografica e non tra-

LA SCUOLA AL MUSEO

Castello di Avio –Istituto “G. Floriani” Riva

CICERONIGli studenti guide al Castello

Castello di Avio: il FAI ha pubblicato un iperte-sto sul maniero ad opera degli “apprendisti ciceroni” dell’Istituto d’Istruzione Superiore “G. Floriani” di Riva del Garda. A compimento dell’esperienza è sta-ta rilasciato un attestato alle classi aderenti al proget-to Apprendisti Ciceroni, testimonianza dell’impe-gno profuso accanto al FAI in favore dell’arte e della natura italiana. Si tratta del frutto di un intenso lavo-ro effettuato in collaborazione tra il maniero aviense e l’Istituto Superiore “G. Floriani” di Riva del Garda, in vista della consueta “Giornata di Primavera”. scura i rimandi al patrimonio locale delle chiese ro-

maniche del Basso Sarca; quello sui sistemi difensivi, armi e armature che fornisce una precisa mappa sul-la gittata delle frecce scagliate da una balestra da Ca-stellum Ava.

L’interesse per il Medioevo

I sei giovani autori premettono: “Abbiamo scelto que-sto tema perché ci siamo chiesti come mai questo periodo storico è stato, più di altri, fonte di ispirazione per lette-ratura, arte e architettura di ogni epoca e, ancor oggi, lo ritroviamo in romanzi, film, fumetti, giochi interattivi e non. Man mano che approfondivamo le nostre conoscen-ze aumentavano le nostre curiosità, infatti, questo castel-lo, oltre ad essere un gioiello artistico e architettonico, è collegato alla storia medioevale locale ed europea, a tra-me di potere, oscuri omicidi, costruzione di chiese, evolu-zione degli armamenti, vita di corte, letteratura e mol-to altro. La ragnatela di collegamenti è diventata enorme e potrebbe ulteriormente espandersi.” L’ipertesto, facil-mente consultabile sul sito del FAI www.faiscuola.it. si presenta in formato pdf per download, corredato da foto suggestive, alcune scattate dagli stessi appren-disti. L’avvincente e rapido mondo del web diviene

supporto di ricerche e accattivan-te strumento per immagazzinare nozioni storiche, artistiche e socia-li. L’ipertesto, tentando di superare gli scogli derivanti dalla scarsa re-peribilità documentaria sul manie-ro, costituisce il frutto di un lavoro collettivo che coniuga i linguag-gi della quotidianità con la cultu-ra del passato.

Karin [email protected]

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Sport all’aria aperta

Tre giornate all’insegna dello sport all’aria aperta e dell’aggiornamento, un grande contenitore di eventi ri-volto a tutti, un’importante vetrina unica ed imperdibile, ma soprattut-to l’opportunità di incontrare ap-passionati, curiosi, esperti e clien-ti. Outdoordays proporrà nuove aree test sul territorio, gestite di-rettamente dalle principali azien-de del settore, dove il visitatore avrà l’opportunità di testare direttamen-te le ultime novità per l’arrampica-ta, il canyoning, il nordic walking, l’escursionismo e molto altro anco-ra. Sinergia anche con il 57^ Film Festival della Montagna di Tren-to, il più antico e acclamato festival internazionale di film dedicati alla montagna, all’esplorazione e all’av-ventura. Si invita a consultare il sito www.outdoordays.it anche per ve-dere le suggestive immagini della prima edizione e rimango a dispo-sizione per ogni chiarimento.

La giornata per le scuole

Venerdì 22 maggio Sarà una gior-nata speciale dedicata ai bambini e ragazzi delle scuole che potran-

A Riva del Garda nelle giornate del 22, 23 e 24 maggio 2009 il grande even-to dedicato al mondo dello sport all’aria aperta si ripropone con le sue attività gui-date sul territorio, con le aree test, con le competizioni e con una parte espositiva ancora più ampia, che darà spazio alle aziende leader dell’abbigliamento outdo-or, alle tecnologie alla sicurezza e agli enti che promuovono vacanze attive. Il cuore dell’evento sarà l’Outdoor Village, allestito nel quartiere fieristico di Riva del Garda, organizza-to con spazi espositivi, d’incontro, di relax e intrattenimento.

OUTDOORDAYSIniziative per le scuole

SCUOLA E TERRITORIO la proposta

no, non solo visitare il Villaggio dell’Outdoor presso il quartiere fie-ristico, ma anche partecipare a la-boratori sia presso il Villaggio che in ambiente naturale. Dall’espe-rienza delle Guide Alpine del Tren-tino, degli istruttori della Federazio-ne Arrampicata Sportiva Italiana, della SAT, del Soccorso Alpino del-la Guardia di Finanza, del Centro Addestramento Alpino della Poli-zia di Stato e del Corpo Nazionale Soccorso Alpino del CAI SAT, il Li-ceo della Montagna di Tione, i ra-gazzi potranno scoprire il mondo dello sport outdoor: non soltanto provare le diverse attività, ma anche prendere conoscenza dei pericoli e delle tecniche ed attrezzature per li-mitarli, conoscere l’ambiente in cui si praticano e le regole di comporta-mento, scoprire nuove tecnologie, conoscere personaggi che di questo mondo hanno fatto la loro vita.

Il programma

ore 9.00-11.30: Visita all’area test “Terra” a Prabi di Arco partecipan-do alle attività guidate lungo brevi itinerari appositamente predisposti per apprendere a muoversi corretta-mente in ambiente montano. Molti

ragazzi non sanno più muoversi in scioltezza lontano dalle strade asfal-tate, lungo l’Alpin Trekking impa-reranno a camminare con sicurezza, ma anche leggerezza su ripidi sen-tieri, ghiaioni, facili roccette. Una parete rocciosa, il vuoto a volte spa-ventano, a volte stimolano la spa-valderia, un facile percorso attrezza-to sui massi calcarei li introdurrà al mondo delle vie ferrate, insegnan-do loro le tecniche ed i materiali adatti. Le pareti calcaree della Valle del Sarca sono tra le più famose del mondo, i ragazzi potranno scopri-re qui un’attività sportiva entusia-smante e coinvolgente, una disci-plina di grande valore sia sul piano dello sviluppo fisico che psichico.Ore 12.00: Trasferimento e pranzo all’Outdoor Village presso il Quar-tiere Fieristico di Riva del Garda.Ore 13.30-15.30: All’interno dell’Outdoor Village, saranno ac-compagnati lungo un percorso di-dattico attraverso gli stand di azien-de ed associazioni, dove scopriranno tecniche e materiali del soccorso in montagna, le nuove tecnologie per l’orientamento con il GPS, le pro-fessioni della montagna, il magico mondo dei boschi e delle rocce rac-contato da grandi personaggi.

Anna Zoppirolli

Riferimenti:Anna Zoppirolli tel. 0464 – 570224 [email protected] www.outdoordays.it

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ARTE E RICERCAPercorso del CoSBi per gli studenti

L’iniziativa “Converging Sciences and Arts”: un percorso artisti-co per avvicinare gli studenti ai temi della ricerca scientifica. Come avvicinare i giovani alla scienza, e renderli partecipi di tematiche sem-pre più all’ordine del giorno come ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico? Il centro di ricerca CoSBi ha deciso di puntare sull’arte e sulla grafica costruendo un percorso aperto a tutte le scuole superiori e che ha visto la partecipazione di esperti grafici e il coinvolgimento di-retto dei propri ricercatori.

Ricerca e Arte si incontrano

Il CoSBi, acronimo di “The Micro-soft Research – University of Tren-to Centre for Computational and Systems Biology”, è un centro di ricerca con sede a Povo. Studia la biologia dei sistemi, e la sua ricer-ca riguarda lo sviluppo di specifici linguaggi e meccanismi di model-lazione, analisi e simulazione nel campo della scienza medica, del-la biologia, della bio-informazio-ne e dei sistemi complessi in gene-re. Fin dalla sua fondazione CoSBi ha affiancato alle attività di ricer-ca le iniziative denominate “Con-verging Sciences and Arts” con l’obiettivo di avvicinare la comuni-tà ai temi della ricerca scientifica, utilizzando l’arte come strumen-to per suscitare interesse e curiosi-tà su temi che altrimenti rischiano

di essere inaccessibili ai più. L’iniziativa dedicata agli studenti iscritti alle scuole superiori prende il via tramite un bando di concor-so ogni anno dedicato ad un argo-mento diverso. La novità dell’edi-zione 2008-2009 riguarda il tema: per la prima volta infatti i giova-ni sono invitati a cimentarsi nella creazione di un logo per un nuo-vo progetto di CoSBi denominato “Insieme per crescere” e dedicato all’innovazione e al trasferimen-to tecnologico. Questo progetto è motivato dalla considerazione che la ricerca, anche quella svolta pres-so CoSBi, per poter produrre re-almente un miglioramento nella nostra vita quotidiana ha bisogno di essere trasmessa alle imprese le quali, sviluppandone le applicazio-ni, possono creare prodotti e servi-zi innovativi.Dietro l’obiettivo ufficiale di pro-

durre un logo da utilizzare per il materiale divulgativo legato a “In-sieme per crescere” c’è la sfida, ri-volta a ogni singolo studente, di trovare una sintesi tra il contenuto (ricerca, innovazione, trasferimen-to tecnologico) e la forma (il logo come sintesi grafica). Per realizza-re questo obiettivo, i ragazzi sono stati accompagnati in un percorso che li ha fatti entrare in contatto direttamente con il mondo della ricerca, e ha offerto diversi stimoli e spunti di riflessione.

I laboratori: un’occasione per conoscere e sperimentare

Per favorire la partecipazione al concorso da parte di tutti gli stu-denti, non solo quelli con una spe-cifica formazione artistica, e rendere accessibile un argomento comples-so come quello riguardante ricerca e innovazione, sono stati organizzati i laboratori artistici. Questi incon-tri hanno permesso di avvicinare gli studenti al tema proposto, facendo-li entrare nel ruolo di professionisti grafici che devono realizzare un logo in grado di rappresentare il progetto “Insieme per crescere”; le opere più meritevoli, infatti, andranno ad ar-ricchire il materiale illustrativo e di-vulgativo del Centro CoSBi in occa-sione di conferenze e altre iniziative organizzate sul tema del trasferi-mento tecnologico e dell’innovazio-ne. I laboratori si sono svolti negli spazi del Centro CoSBi a Povo nei mesi di gennaio e febbraio e sono stati un’occasione per far conoscere da vicino la realtà della ricerca tra-mite la testimonianza dei suoi gio-vani ricercatori. La scelta di svolge-re i laboratori a CoSBi non è stata casuale: vedere “dal vivo” i ricerca-tori al lavoro nel proprio ambien-te può fornire elementi interessan-ti, spesso ignorati o sottovalutati da chi quell’ambiente è abituato a fre-quentarlo quotidianamente, ma che

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possono essere colti da chi lo visita con occhio nuovo e curioso.Dopo una breve presentazione de-gli obiettivi e delle finalità del pro-getto “Insieme per crescere” hanno preso il via i laboratori veri e propri, affidati ad esperti del settore. I tu-tor Sonia Lunardelli, Romano Oss e Paolo Sandri hanno guidato i parte-cipanti, suddivisi in piccoli gruppi, in un percorso di educazione all’im-magine, visionando esempi di loghi famosi e analizzando gli elemen-ti che ne determinano il successo e l’efficacia. Si è poi cercato di ricon-durre i vari elementi presentati alla tematica oggetto del concorso, per incoraggiare - nel corso dell’ultima parte dei laboratori - l’elaborazione di proposte, idee e soluzioni da par-te dei partecipanti.

Le prossime tappe del percorso

L’esperienza dei laboratori ha aperto un canale di comunicazio-ne con le classi coinvolte e i singo-li partecipanti che continuerà nel-le prossime settimane e, speriamo, prosegua anche successivamente alla proclamazione del vincitore del concorso. Per questo motivo, mer-

coledì 4 marzo è stato organizza-to, in collaborazione con lo Studio d’Arte Andromeda, un incontro fa-coltativo con due grafici professio-nisti. Presso la sede dello Studio d’Arte, gli iscritti al concorso po-tranno presentare i loghi realizzati e avere dei commenti e delle indica-zioni ulteriori in vista della scaden-za di presentazione delle opere, fis-sata per il 20 marzo.Il concorso quindi si appresta a en-trare nella fase di valutazione delle opere, che sarà svolta da un comita-to internazionale composto da rap-presentanti di Microsoft Research Cambridge, di CoSBi e con il sup-porto di esperti d’arte. La premia-zione dell’opera vincitrice è fissata per la primavera 2009, e all’autore dell’opera vincitrice andrà un pre-mio di 1.000 euro.L’interesse suscitato da questa ini-ziativa, che ha visto la partecipazio-ne ai laboratori di oltre 250 ragazzi e l’iscrizione al concorso di 9 isti-tuti della provincia di Trento e 2 di fuori provincia, contribuisce a raf-forzare l’impegno di CoSBi per le future iniziative rivolte alle scuole superiori.Ulteriori dettagli sui laboratori e sul concorso artistico “Converging

Sciences and Arts - Un logo per Insieme per crescere” possono esse-re reperite sul sito:http://www.cosbi.eu/bando_csa_2009.php

I partecipanti al concorso

Liceo Maffei Riva del Garda: classi IV A scientifico, IV B psico-socio-pedagogico, IV C scientifico, IV D scientificoIstituto d’arte Vittoria TrentoIstituto Artigianelli Trento: classe IV A, II A e II BIstituto Pozzo TrentoLiceo Rosmini Trento: Gruppo Arte 5 B e CIstituto Tambosi Trento: classe IV C, IV A, IV D liceo informatico;Istituto tecnico industriale Brunico: classe II A;Liceo Russell Cles;Liceo classico Prati TrentoIstituto Martini MezzolombardoLiceo artistico statale Venezia

Monica ValentiniCommunications and Events

Coordinator - CoSBi

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SEgNALIAMO

il libro

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Scheda

L’Autonomia in Trentino – “… Pagine in cui Caterina Do-minici ha trasfuso il suo amo-re per il Trentino e le sue genti, unendo la profonda conoscenza della materia alla volontà di co-municare – anche – con il cuo-re. Scorrendole, ripercorriamo un cammino lungo e per molti versi affascinante, pur con le sue asperità, pur con le sue tragedie (in particolare la Prima Guerra Mondiale). Un cammino di cui dobbiamo essere fieri e che dob-biamo impegnarci a continuare, con entusiamo e senso di respon-sabilità…”

Caterina Dominici, (Romal-lo 1946) dal settembre 2001 all’agosto 2006 ha svolto l’inca-rico di dirigente scolastico con diverse funzioni presso il Di-partimento istruzione. Autrice di numerosi saggi e testi di fi-losofia e letteratura. In pensio-ne da alcuni anni, è attualmen-te componente del Consiglio provinciale di Trento.

Caterina Dominici, L’Auto-nomia in Trentino – percorso storico, legislativo, culturale e risvolti attuali dell’autono-mia in Trentino, Prefazione Lorenzo Dellai, Edizioni Osi-ride, Rovereto 2008, pp.167 €. 25,00

AUTONOMIAIl testo di Caterina Dominici

Ad arricchire di “materiale e strumenti di lavoro” gli insegnanti di storia del Trentino, troviamo un recente volume a cura di Caterina Domini-ci, già dirigente ed ispettrice scolastica, “L’Autonomia in Trentino” - Percorso storico, legislativo, culturale e risvolti attuali dell’Autonomia del Trentino- Edizioni Osiride, Trento 2008, pp. 175. Il testo riporta una nota introduttiva a firma del Presidente della Provincia autonoma, Lorenzo Dellai.

Uno strumento agile

E’ un testo struttura-to in sei capitoli nei quali l’Autrice foca-lizza la sua attenzio-ne sul lungo percor-so intrapreso già dal Medioevo dalle po-polazioni trentine per rivendicare, co-struire, proteggere e - ai giorni nostri - ri-lanciare, la propria Autonomia sempre minacciata e non accettata da altre forme di potere e amministrazione confinanti o dominanti.Il volume scritto in modo semplice e chiaro si pone come strumento divulgativo di agile uso per cono-scere in estrema sintesi alcuni fat-ti e personaggi della storia trenti-na: esso infatti alterna brevi sintesi storiche dall’età romana (ma an-che con un cappello sulla preisto-ria) al Congresso di Vienna, dalle rivolte del 1848 alla seconda guer-ra mondiale, dall’accordo di Parigi del 1947 ai vari Statuti di Autono-mia, con diverse schede di appro-fondimento su temi e personaggi (i Longobardi, Il Principato vescovi-le, Il Landlibell, La guerra dei “ru-stici”, Bernardo Cles, Il Concilio di Trento, La riforma scolastica e il catasto di Maria Teresa d’Austria, Andreas Hofer, Cesare Battisti e gli irredentisti, La Legione trenti-

na, Alcide De Gasperi, La Coope-razione, etc.).

Una comunità gestisce il territorio

Il secondo capitolo, invece, tito-lato “Un primo esempio di Au-tonomia: la gestione del territorio da parte della comunità” si occu-pa della nascita dal Medioevo nelle varie valli del Trentino di un siste-ma di strutture autonome (norme di villaggio, carte di regola, usi ci-vici, magnifiche comunità): in-somma, le prime costruzioni – pur in ambito feudale e non di Sta-to centralizzato, come avviene in tempi contemporanei- di una “pri-ma forma” di autonomia territo-riale di tipo amministrativo. Il terzo capitolo, dal titolo “1848 -1948 un secolo di lotte per l’Au-tonomia” copre un arco di tem-

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po di cento anni, partendo già dal 1815 quando un decreto dell’im-peratore austriaco aveva sancito l’autonomia politica e amministra-tiva del Trentino insieme al Tirolo, staccando la provincia di Trento dal Lombardo Veneto. Largo spa-zio viene dato anche al tema della Cooperazione il cui modello aiutò il Trentino a fare fronte alla situa-zione di crisi economica e sociale in cui si era venuto a trovare sul fi-nire dell’Ottocento.

L’autonomia ai giorni nostri

Il quarto capitolo ci introduce alla legislazione attuale presentandoci tutti i passi che l’hanno precedu-ta, dalla questione delle minoran-ze all’accordo De Gasperi - Gruber e al primo Statuto di Autonomia, dalla questione altoatesina del-la Prima Regione alla nuova Au-tonomia. Il quinto capitolo ha in-vece un taglio più normativo: esso ci spiega infatti “Come funzio-na l’Autonomia”, la nostra specifi-cità, spaziando dalla Regione alla Provincia, dagli organi di gover-no provinciale all’iter di una legge provinciale, dal ruolo dei Comuni a quello delle Comunità di Valle. Nell’ultimo capitolo, infine, sono richiamati “i grandi temi dell’Au-tonomia, le sfide che caratterizza-no il periodo attuale: dalle mino-ranze linguistiche alla questione energetica, dall’istruzione e ricer-ca alla finanza locale, dall’Euregio all’emigrazione, dai Patti territo-riali al volontariato visto come una grande risorsa. Una panoramica di sintesi sulle questioni aperte della nostra “specificità”, sui nodi e sui valori sui quali investire per giusti-ficare e motivare l’Autonomia spe-ciale in un periodo in cui la spinta federalista dello Stato italiano e so-prattutto le spinte centrifughe ver-so il Trentino da parte di molti pa-esi di confine (veneti e lombardi) stanno cercando di delegittimare il nostro Statuto e le sue compe-tenze.

Massimo Parolini

Le parole per dirlo

[…]“… sotto il Regno dell’Austria, la scuola divenne obbligatoria già dal 1774. In Trentino, quindi, l’istruzione elementare era garantita a tutti i cittadini. Non si verificavano i fenomeni di analfabetismo che si riscon-travano in altre zone d’Italia. Con la Costituzione, nel 1948, l’istruzione primaria (8 anni) divenne obbligatoria per tutti. (…) In questo contesto scolastico, già nella Costituzione del 1948, alle Regioni venivano concesse alcune potestà legislative in termini di istruzione arti-giana e professionale e di assistenza scolastica. La Regione autonoma del Trentino Alto-Adige trasferì queste competenze alle province. La Provin-cia aveva potestà legislativa primaria per ciò che riguardava l’Istruzione postelementare e di avviamento professionale ad indirizzo agrario, com-merciale ed industriale; potestà legislativa secondaria per le scuole mater-ne, l’istruzione elementare, media, classica, scientifica, magistrale, tecni-ca ed artistica. Con lo Statuto del 1972, la Provincia di Trento ricevette la competenza primaria anche per ciò che riguarda le scuole materne. La Provincia ha così creato un sistema pubblico – privato equiparato. Molte sono infatti le scuole materne private, gestite da cooperative ed enti (prin-cipalmente religiosi). La legge provinciale prevede contributi anche per le scuole materne private e richiede la garanzia di livelli qualitativi ade-guati.Per quanto riguarda la formazione professionale la Provincia aveva pro-prie norme già dal 1959, in seguito a quanto espresso nello statuto del 1948. Questo settore dell’istruzione venne modificato più volte, creando un sistema sempre in crescita per rispondere alle esigenze del mondo del lavoro. Ora, con apposito esame, è possibile passare da un istituto profes-sionale ad un biennio di altri istituti. Ciò rientra nell’ottica di conside-rare equiparati tutti i bienni che dovrebbero rientrare nella formazione obbligatoria.Con la legge nazionale n. 59 del ’97, conosciuta come “legge Bassanini”, ci fu una svolta per tutte le regioni: infatti tale legge proponeva il decen-tramento di alcune funzioni statali alle regioni. Tutte le regioni ottenne-ro l’autonomia amministrativa delle scuole, cioè per tutto ciò che riguar-dava l’amministrazione le scuole si rivolgevano alla Regione e non allo Stato, escluso il lavoro degli insegnanti che risultava ancora competenza statale. Nel 1996 la Provincia ottenne anche il trasferimento degli inse-gnanti che ora risultano dipendenti provinciali. Con la legge n. 5 del 7 agosto 2006, la Provincia di Trento ha regolamentato tutto ciò che ri-guarda l’istruzione.In queste continue modifiche, va tenuto presente che “le scuole di istruzio-ne elementare e secondaria hanno comunque carattere nazionale ed i di-plomi conseguiti vengono riconosciuti come quelli nazionali”. È quindi un’autonomia che deve anche mantenere il legame con il sistema scolastico nazionale, sia per quanto riguarda i programmi sia per quanto riguarda la durata degli studi, l’obbligo scolastico, gli esami da sostenere.”[…]

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Raccontare passioni

Un pomeriggio per raccontare di donne e di scrit-trici, di difficoltà e di passioni. A moderare l’incon-tro lo scrittore Pino Loperfido, della casa Editrice Curcu&Genovese ed il giornalista Carlo Martinelli. Presente chiaramente l’autrice, Luciana Grillo che ha visto la sala riempirsi ben presto di numerose perso-ne, molte donne ma non solo, interessate a conosce-re di più una realtà che, come ha detto l’autrice stes-sa, viene spesso “lasciata nell’ombra”.E’ la realtà del pensiero femminile, dello sguardo verso il mondo: uno sguardo che Luciana Grillo ha concentrato su oltre sessanta scrittrici del ‘900, gio-vani e meno giovani, note o del tutto sconosciute, raccontate attraverso degli scritti di alcuni dei loro libri più belli. Luciana Grillo, nata a Potenza e vissuta a Salerno, ha lavorato come docente di Lettere italiane e latine nei Licei statali di varie città in cui ha abitato. Dal 1986 vive a Trento, ed attualmente insegna letteratura ita-liana all’Università della terza età; è anche Soropti-

l’incontro

“Costruire letteratura con mani di donna – scrittrici italiane del ‘900 e oltre” è il testo, scritto da Luciana Grillo, con l’intento di far conoscere in modo semplice e diretto l’importante contributo che le donne hanno offerto nel secolo scorso e che ancora stanno offrendo, alla letteratura, da un punto di vista storico e culturale. Molte le ri-flessioni ed i pensieri emersi nell’interessante pomeriggio che ha ca-ratterizzato la presentazione del testo, lunedì 9 febbraio scorso alle 17 presso la sala degli Affreschi della Biblioteca Comunale di Trento.

MANI DI DONNARomanzo tutto al femminile

mista dal 1984, nello specifico è coordinatrice na-zionale dell’area di programma educazione e cultura della rinomata Associazione Soroptimist Internatio-nal d’Italia. Da sempre appassionata di letteratura al femminile, da una prima conferenza ne è nata una trasmissione televisiva di un intero inverno, a seguire la decisione di raccogliere le informazioni ricavate da queste ricerche in un libro, per far conoscere almeno parzialmente l’universo della scrittura al femminile.

Un percorso ad ostacoli

Due le caratteristiche del testo: la scelta delle scrit-trici segnalate nel libro è stata guidata solo dal gusto personale dell’autrice, da una preferenza personale, il libro raccoglie quindi “dei suggerimenti per del-le buone letture”; in seconda analisi è necessario dire come vi sia un filo conduttore tematico nell’analisi dei testi, sono tutti libri che affrontano il concetto di famiglia ed il valore dei rapporti familiari.Sono donne che raccontano della propria famiglia, dei diversi contesti, dalla famiglia “benestante e giu-diziosa” negli scritti di Fausta Cialente, agli ambien-ti più popolari di Valeria Parrella. E poi i rapporti madri e figli, ruoli diversi, donne partigiane e don-ne sessantottine.La famiglia, un tema caro, molto trattato in lettera-tura, luogo di affetti e litigi, di sacrifici e gioie.Il dibattito, durante l’incontro, si vivacizza, non mancano le domande provocatorie dei due giornali-sti e moderatori. Riflessioni su quale spazio e quan-te difficoltà hanno incontrato e incontrano ancora le donne nel mondo della scrittura e dell’editoria, e an-cora il ruolo, e il peso, dell’ambito commerciale che ruota intorno alle pubblicazioni dei romanzi.I pregiudizi sulla scrittura al femminile non manca-no, evidenzia l’autrice, molte scrittrici hanno fatica-to a farsi conoscere, tra mille difficoltà. Alcune han-

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no dovuto accettare inizialmente dei compromessi (utilizzo di pseudonimi maschili o solo l’iniziale del nome), ma hanno saputo poi farsi conoscere, raccon-tandosi e facendosi apprezzare.Un cammino lungo, non sbaglia lo scrittore Loperfi-do quando dice che “scrivere per una donna è stato, e forse è ancora, come essere in trincea”.

Educare al valore della pagina scritta

Non poteva mancare la richiesta di una personale classifica di Luciana Grillo, considerando come nel testo siano citate molte scrittrici, rigorosamente in ordine alfabetico, dalla A alla Z. Nel suo percorso di ricerca l’autrice ha potuto cono-scere, leggere e apprezzare numerose scrittrici, tutte molto amate, a partire dal colosso della letteratura Elsa Morante, a Lalla Romano e Alba de Céspedes. Michele Prisco, Carlo Levi e Cesare Pavese se si par-la di scrittori. Ciò che è importante, ha sottolineato l’autrice, è il fatto che l’amore per la letteratura evol-ve con la crescita di una persona, con la voglia di cer-care cose nuove, di leggere nuove esperienze narra-tive. Essendo Luciana Grillo un’insegnante, si è parlato anche di scuola e di ruolo della scuola nell’avvicinare i propri studenti al piacere della lettura.Negli anni di insegnamento, ha raccontato l’autrice, i suoi studenti sono sempre stati invitati alla lettura, cercando di presentare e proporre loro anche gene-ri differenti. Il ruolo della scuola è quindi indubbio, a parere della scrittrice però, il problema spesso è a monte, in famiglia. Se nella famiglia manca l’invito alla cultura, e non vi è la scelta di togliere del tempo alla televisione facendo appassionare i bambini fin da piccoli al libro, il percorso è in salita; il ragazzo dif-ficilmente arriverà ad avere confidenza con la pagina scritta. Se c’è bisogno di educare, anche un buon li-bro, nel suo piccolo, può essere un grande aiuto.La scelta del termine “costruire”, infine, presente nel titolo del libro rappresenta bene l’idea che la lette-ratura ha in sé proprio il senso del mettere insieme, un pezzo alla volta. Mettere insieme, contributi, sen-

timenti e passioni, emozioni che passano attraverso lo scritto e arrivano forti a chi sta leggendo. Questo compito è ben svolto dalle tante scrittrici che popo-lano l’universo della letteratura d’autore, richiamate in questo lavoro di ricerca e analisi.Valore aggiunto della serata, il fatto che i diritti d’au-tore del libro sono devoluti all’orfanatrofio “Rayon du Soleil” di Lome, in Togo, che ospita bambine e ra-gazze alle quali è garantita una vita in ambiente sere-no ed una buona formazione culturale, progetto cu-rato dal Soroptimist International. (M.A.)

Luciana Grillo, Costruire letteratura con mani di donna – scrittrici italiane del ‘900 e oltre. Curcu&Genovese, 2008, pagine 156, E. 12,00.

Le parole per dirlo

[…]L’idea di prendere in considerazione le autrici del ‘900 – almeno le più significative – è nata in occa-sione di una breve conferenza che la Società Dan-te Alighieri mi ha chiesto di tenere a Trento qual-che anno fa.[…]“Costruire” è in genere un verbo declinato al ma-schile, evoca fatica e mattoni, sudore e cazzuola e in realtà anche scrivere è un costruire, è fabbrica-re una storia, è plasmare personaggi, dunque “co-struire” va declinato anche al femminile, pensan-do alle donne “di penna” che hanno lasciato una traccia, che – come dice Orazio: ha(nno) elevato un monumento più duratoro del bronzoalto più delle piramidi…non la pioggia che rode, non la tramontana che ab-battepotranno distruggerlo, non il succedersi di innumerianni, non il fuggire del tempo…Tutto io non morrò… Certamente, per le donne non è stato facile farsi accettare come “scrittori”…[…]

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Il testo, nato come sussidio per l’orientamento di inse-gnanti di scuola dell’infanzia e educatori di asilo nido, si presta anche come utile strumento di riflessione per diri-genti e amministratori nonché supporto di percorsi for-mativi rivolti a studenti di Scienze della Formazione.

Un approccio olistico

“Integrare le diversità”, caratte-rizzato da un approccio olistico - attento alle dimensioni dello sviluppo, della cura e dell’educa-zione - propone un curriculum per l’educazione dell’infanzia cen-trato su un bambino inserito nel proprio contesto so-cio-culturale, e pone particolare attenzione alla necessità di garantire un servizio di elevato standard qualitativo. Il programma educativo presentato, sperimentato nel Land di Berlino, è strutturato in aree di sviluppo che comprendono: corpo movimento e salute, vita sociale e culturale, comunicazione e mass media, attività artisti-che, musica, esperienze matematiche di base, esperien-ze nelle scienze naturali e nella tecnologia. Le istituzio-ni formative sono presentate come luoghi dove bambine e bambini hanno l’opportunità di intraprendere un per-corso di apprendimento attivo, sociale emotivo e sen-sorio del mondo attraverso l’esperienza, accompagnati e stimolati da professionisti dell’educazione pre-scolare. Ciascun bambino, nella sua unicità, rappresenta il punto di partenza e il destinatario delle attività educative, non semplicemente conformate ad un programma prestabi-lito, bensì sviluppate sulla base degli interessi osservati. Fondamentale è la collaborazione con i genitori, consi-derati i più importanti partner delle educatrici scolasti-ci; trasparenza e scambio di informazioni, coinvolgimen-to e partecipazione sono le parole chiave del un progetto educativo.In chiusura il testo affronta il tema della continuità, fo-calizzando il passaggio del bambino dall’asilo nido alla scuola dell’infanzia e successivamente alla scuola prima-ria.

Grazianna Saporitocoordinatrice pedagogica – Ufficio coordinamento pedagogico generale Dipartimento Istruzione PAT

R. Prott, C. Preissing (a cura di), Integrare le diver-sità. Un curriculum per l’educazione dell’infanzia, Edizioni Junior BG 2007, pp. 208 € 19,80

la recensione

LE DIVERSITÀIl modo per integrarle

DISAGIODa zero a sei anni

Un bambino si aggrappa alle gambe della madre, sof-fre nel lasciarla, nonostante gli inviti dell’insegnan-te, l’ambiente confortevole che lo attende, i giochi e i compagni. Si rivela una sofferenza grande nel genito-re e nel figlio, da cosa dipende? Come aiutarli? Dove sono le radici del malessere? Quali elementi osservati possono dare indicazioni su strategie di sostegno?

Ricerca-azione

In questo testo si parte dalla considerazione che le pro-blematiche socio-affettive manifestate dal bambino in età prescolare possono essere considerate come validi indicatori di un possibile rischio nello sviluppo e che quindi richiedano azioni tempestive, mirate ed indivi-dualizzate.Per poter valutare possibili situazioni di disagio emoti-vo-relazionale di bambini in contesti educativi quali la scuola dell’infanzia e il nido e definire progetti indivi-dualizzati, è necessario che educatori e insegnanti pos-sano essere sostenuti nell’acquisizione di competenze, sia con approfondimenti teorici, sia con l’applicazione di strumenti osservativi sistematici.Le autrici riportano l’esperienza di formazione realizza-ta con il personale educativo di nidi e scuole dell’infan-zia, offrendo al lettore una selezione molto interessante delle teorie di riferimento, che esplorano le problema-tiche del distacco dalle figure genitoriali. Riportando esemplificazioni opportunamente commentate di in-terventi realizzati col supporto delle formatrici, il testo rende visibili e decodificabili comportamenti di disa-gio che spesso si notano nell’inserimento al nido o alla scuola dell’infanzia.Ampio spazio viene riservato alla descrizione della ricer-ca-azione svolta in contesti educativi con l’approfondi-mento della metodologia osservativa messa in atto con finalità formative. In particolare vengono analizzati gli strumenti osservativi adottati in ambito educativo per calibrare interventi mirati.

Roberta Seppicoordinatrice pedagogica – Ufficio coordinamento pedagogico generale Dipartimento Istruzione PAT

B. Ongari, F. Tomasi, B. Zoccatelli, Bambini a di-sagio nel Nido e nella Scuola dell’Infanzia. Un per-corso di formazione all’osservazione e all’intervento individualizzato, Dipartimento di Scienze Umane e Sociali, Università Trento 2008

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n.3 marzo 2009

DISAGIODa zero a sei anni

il concorso

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n.3 marzo 2009

il convegno

�����O �I �S��I���NE

Per partecipare al convegno è necessario iscriversi compilando il seguente modulo e versando l’importo di € 10,00

sul c/c intestato all’Associazione La Bottega dell’Arte codice IBAN: IT83 CO82 7935 6800 0000 0052 420

(specificando nella causale il nominativo dell’iscritto)

da rispedire compilato entro il 9 maggio 2009 a:

Associazione “La Bottega dell’Arte”- via Marconi 9 - 38054 Transacqua (Tn)

oppure on-line direttamente sul sito dell’associazione www.labottegadellarte.eu

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desidero l’attestato di partecipazione al convegno (7 ore) che ritirerò a fine lavori

8.30 registrazione dei partecipanti

9.�0 saluti

Emma Alborghetti - associazione culturale La Bottega dell’Arte

Rappresentante della Comunità Locale di Primiero

Alessandro Bonesini - dirigente scolastico Istituto Comprensivo di Primiero

Marco Depaoli - consigliere provinciale

9.30 Insegnare e apprendere la matematica ragionando

su fenomeni e situazioni comuni

Paolo Boero - Professore di Didattica della Matematica,

Università di Genova

�1.�0 Lo sviluppo delle competenze aritmetiche,

il caso dei bambini con difficoltà specifiche

Andrea Biancardi - Psicologo, Psicoterapeuta, Bologna

12.15 Matematica (ri)creativa. Esperienza di divulgazione e comunicazione

Giovanni Filocamo - Fisico divulgatore

e Project Manager di MateFitness, Genova

12.45 pausa pranzo

14.15 Giochi di magia matematica

Ennio Peres - Matematico e Giocologo, Roma

15.45 L’idea di spazio da Flatlandia ad Escher all’architettura moderna

Michele Emmer - Professore Università di Roma La Sapienza

Flatlandia, film in animazione, durata 25’, di Michele Emmer

17.15 Dalle filastrocche alle tazzine di caffè. Episodi di matematica quotidiana

Furio Honsell, Sindaco matematico di Udine

18.15 dibattito e chiusura lavori

moderatore del convegno: Sandro Dalla Gasperina

A richiesta sarà rilasciato l’attestato di partecipazione al Convegno.

Al termine dei lavori sarà possibile visitare la mostra Arte e Matematica

allestita presso il Palazzo delle Miniere a Fiera di Primiero. Curatrice della mostra: Arch. Cristina Fiordimela.

Un ringraziamento particolare a: Antonio Condini, Sandro Dalla Gasperina e Anita Liotto.

Cassa RuraleValli di Primiero e Vanoi

Banca di Credito CooperativoComprensorio

di Primiero

Istituto Comprensivo di Primiero

��� ����ott���si consigliano gli alberghi convenzionati con gli organizzatori:

Albergo La Perla

www.hotelaperla.it - Tel 0439 762115

Albergo El Mondin

www.elmondin.it - Tel 0439 64363

��� �r��v��� � P�����r�con il treno: la stazione F.S. più vicina è Feltre;

da Feltre a Primiero con il pullman

Info: Apt Fiera di Primiero - Tel. 0439 62407 - www.sanmartino.com

c�� �� pa�ro���i�

Provincia Autonomadi Trento

��n�r��i�m� ��� l� c��l�b�r��i���

�e��ic� � �n���i��i�

«...questo grandissimo libro [della natura]

che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l’universo),

non si può intendere se prima non s’impara a intender la lingua,

e conoscer i caratteri, ne’ quali è scritto.

Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi,

ed altre figure geometriche, senza i quali mezi è impossibile

a intenderne umanamente parola;

senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto.»

(Galileo Galilei, Il Saggiatore, Capitolo VI, 1623)

L�b�rat��� ��� a��l�� � b������

venerdì 15 maggio 2009 - Oratorio di Pieve - Fiera di Primiero

con Fabia Bellese di Editoriale Scienza Trieste

C�� m�n��r� cos�? (per bambini dai 4 ai 6 anni, 1 ora, h 16.30/17.30)

C�� m�n��r� cos�? (per bambini da 6 a 7 anni, 1 ora, 14.30/15.30)

Ev��v� l� ma��ma�ic�! (per bambini da 8 a 10 anni, 1 ora, 15.30/16.30)

Ev��v� l� ma��ma�ic�! (per adulti, insegnanti e genitori, 2 ore, h 20.00-22.00)

con Giovanni Filocamo di MateFitness

la palestra della matematica di Genova

Ma��Ma�ic� (per bambini da 8 a 10 anni, 1 ora e mezza, h 16.00-17.30)

Ma��ma�ic� ���z� ������ (per ragazzi 11-14 anni, 1 ora e mezza, 18.00-19.30)

C�� h� p��r� ���l� ma��ma�ic�? (per adulti, insegnanti e genitori, 1 ora e mezza, h 20.00-21.30)

È necessaria l’iscrizione ai laboratori,

per questioni organizzative si accettano fino al 17 aprile 2009.

I laboratori per i bambini sono gratuiti, quelli per gli adulti necessitano di una quota di iscrizione.

Informazioni e iscrizioni: [email protected]

Largomento scelto quest’anno riflette il malessere dei giorni nostri nei confronti di una

disciplina dai più considerata ostica, difficile e noiosa, che vede un calo di iscrizioni

alle facoltà scientifiche e, in generale, il raggiungimento di scarsi risultati da parte

degli studenti italiani in questa materia. Portare un piccolo contributo al superamento

della “paura” della matematica, è l’obiettivo di questo progetto. Si è cercato quindi di

prospettarla in maniera stimolante e piacevole: in una dimensione ludica nella sperimentazione

di laboratori (dalle scuole dell’infanzia alle scuole secondarie di primo grado); proponendo nuove

ed interessanti metodologie della didattica (attraverso proposte di aggiornamento agli insegnan-

ti); organizzando questo convegno e una mostra su “Arte e Matematica” per testimoniare come

le strade dell’Arte e della Matematica spesso si incrocino.

Matematica Regina delle Scienze “…ma la matematica è anche Regina dell’Arte. Matema-

tica, letteratura, arte e musica hanno trovato nella loro evoluzione il modo di accordarsi, condi-

videndo i concetti chiave di “gioco, “astrazione”, “armonia”…Il matematico si riscopre uomo in

quanto essere pensante e razionale, riscoprendo proprio su questo livello un legame intimo con

la cultura umanistica, ritenuta indebitamente distante” (dall’introduzione al Festival della Matematica,

Roma, 2008).

Una giornata di studio quindi come il convegno di quest’anno dove, accanto a temi più pret-

tamente pedagogici quali metodiche innovative nella didattica, interventi nei casi di difficoltà

d’apprendimento e laboratori di didattica creativa, si parlerà anche di matematica come gioco

(giochi di prestigio basati su semplici trucchi matematici), dei legami profondi che da sempre la

matematica, anima segreta delle Arti, ha con musica, letteratura, arte e cinema (verrà mostrato

anche il film Flatlandia di M. Emmer), per finire con episodi di matematica quotidiana dalle fila-

strocche alle tazzine di caffè…

Un sincero ringraziamento agli autorevoli relatori e a tutti coloro che anche questa volta

hanno creduto alla validità della nostra proposta e l’hanno sostenuta a vario modo, rendendola

possibile.gli organizzatori

La Bottega dell’Arte

IL FASCINO DISCRETO

DELLA MATEMATICA

Scuole dell’infanzia di Primiero

Regione AutonomaTrentino Alto Adige

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