n° 229 - assindca.it
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Accade all’UE n° 229
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S c o z i a i n o o u t
Occhi puntati sulla Scozia anche da Bruxelles questo giovedì per via del referendum che
dovrà decidere sulla richiesta di staccarsi dal Regno Unito e diventare Stato
indipendente.
La questione infatti non è puramente ed esclusivamente britannica, ma è suscettibile di
avere, in caso di vittoria del si, profonde ripercussioni, e non solo per le più che
probabili dimissioni del governo Cameron.
Infatti sono diverse le regioni europee che per motivi storici, cumulati con quelli
economici, si sentono strette nell’attuale configurazione nazionale e a loro volta
rivendicano, più o meno apertamente, l’indipendenza.
Il caso più eclatante è naturalmente quello della Catalogna, dove la settimana scorsa due
milioni di persone (su un totale di poco più di sette milioni) hanno richiesto al Governo
di Madrid di considerare legittimo il referendum che il potere regionale, la Generalitat,
organizza sullo stesso argomento; ma poi ci sono le Fiandre, i Paesi Baschi, nonché le
posizioni difese in Italia dalla Lega Nord.
La preoccupazione della Spagna e di altri Governi riguarda non solo l’impatto emotivo
di un’eventuale vittoria del si, ma l’appartenenza o meno della Scozia all’UE. Per alcuni
il fatto di separarsi dalla Gran Bretagna, mantenendo però intatto l’"acquis
communautaire" renderebbe automatico l'"aggiungere un posto a tavola", mentre per
altri la nascita di un nuovo Stato sovrano dovrebbe far iniziare ab novo le procedure di
adesione, rinviandone magari alle calende greche la finalizzazione.
P a r t i t a a s c a c c h i s u l l a f l e s s i b i l i t à
Il Consiglio informale dei Ministri delle Finanze dell’UE di questo fine settimana non è
riuscito a trovare un accordo su quanto era nelle ambizioni della vigilia: un "idem
sentire" sulle misure necessarie per tornare a crescere stimolando la domanda interna e
dando vita a piani concreti per gli investimenti.
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Così sia le proposte avanzate dal Ministro Padoan che l’annunciato disegno franco-
tedesco sono rimasti senza un seguito concreto e si tornerà in argomento nelle prossime
settimane, anche alla luce dell’annunciato piano Juncker da 300 miliardi.
Piano Juncker sul quale a parole sono tutti d’accordo, ma che per i rigoristi si declina
solo con un mix di fondi privati e riallocazione di risorse esistenti, mentre per altri è il
contenitore a partire dal quale vanno iniettate proporzionalmente risorse nazionali
aggiuntive.
È su questo scenario che si è inserita la scaramuccia con alcuni esponenti delle
istituzioni UE che hanno tirato il freno sulle possibili deroghe da concedere all’Italia o
ad altri Paesi in difficoltà, rispetto alle regole del Fiscal Compact.
Ad inquietare i leader europei, più che le dichiarazioni di Matteo Renzi, è stato nei
giorni scorsi l’annuncio formale della Francia di non avere nessuna intenzione,
nell’immediato, di seguire i moniti brussellesi, in particolare per il rientro del deficit
pubblico, suscitando con ciò le vivaci proteste proprio dei Paesi che si sono ritrovati
sotto procedura forzata in questi ultimi anni e che stanno faticosamente rimontando la
china.
Sarà questa, verosimilmente, la "madre di tutte le battaglie" del semestre italiano, in
attesa della presentazione alla Commissione europea entro il 15 ottobre della legge di
stabilità per il 2015, e questo sta condizionando un po' tutto, tanto che è incerta persino
la tenuta della conferenza sulla disoccupazione giovanile annunciata tempo fa da Renzi
per l’inizio di ottobre prossimo.
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L a S e t t i m a n a
La settimana sarà caratterizzata dalla Sessione plenaria del Parlamento europeo, che
vede all’ordine del giorno l’approvazione dell’accordo di associazione commerciale tra
l’UE e l’Ucraina (a seguito della crisi con la Russia, di drammatica attualità) e la
presentazione dalla bozza di bilancio generale per il 2015. Inoltre, si segnala una
dichiarazione della Commissione sul mercato unico digitale.
Inoltre, i deputati europei saranno impegnati a preparare le audizioni dei candidati
Commissari, in programma per la settimana a cavallo tra settembre e ottobre a
Bruxelles.
Da parte del Consiglio, si segnala il Consiglio informale Trasporti, Telecomunicazioni ed
Energia, che si terrà in Italia il 16 e il 17 settembre.
La Commissione europea si riunirà presieduta da Barroso si riunirà a Strasburgo, ma
non ci sono temi particolari da segnalare, ormai probabilmente dovremo aspettare che
entri in funzione il nuovo collegio, il che potrebbe accadere, teoricamente, già all’inizio
del mese di novembre.
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1. AC C AD E I N PAR L AM E N TO S E S S I O N E P L E N A R I A S T R A S B U R G O
P r e s e n t a z i o n e d a p a r t e d e l C o n s i g l i o d e l l a s u a p o s i z i o n e s u l p r o g e t t o d i b i l a n c i o g e n e r a l e
2. R I UN IO NI ED E VE N TI
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3. BAN DI E F INAN Z I AM EN T I
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Resoconto della settimana dall’8 al 12 settembre 2014
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1. AC C AD E I N PAR L AM E N TO
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Martedì 14 settembre il Consiglio presenterà ai deputati, riuniti in Sessione plenaria a Strasburgo, il progetto di bilancio per l’esercizio 2015.
Per maggiori informazioni: Matteo Borsani ([email protected])
[Torna su]
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2. R I UN IO NI ED E VE N TI S E M I N A R I O
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Martedì 16 settembre 2014 si svolgerà a Bruxelles il seminario riguardo l’utilizzo sicuro delle sostanze chimiche da parte delle Piccole e Medie Imprese. Lo scopo dell’incontro consiste nella necessità di fornire agli operatori interessati, tra cui associazioni di settore, nonché sindacati dei consumatori ed autorità competenti, le informazioni complete circa le più recenti disposizioni in materia di classificazione, imballaggio ed etichettatura dei prodotti chimici, racchiuse all’interno del cosiddetto Regolamento CLP (Classification, Labelling and Packaging of Hazardous Chemicals), in relazione alla nuova legislazione dell’Unione europea. Il suddetto Regolamento è volto all’armonizzazione dei criteri di utilizzo di sostanze chimiche con il sistema internazionale GHS (Globally Harmonised System of Classification and Labelling of Chemicals). In particolare, il workshop sarà rivolto alle PMI che spesso non sono pienamente informate circa quanto statuito dal CLP e i relativi obblighi che, in linea con gli accordi internazionali, richiede alle imprese di classificare, etichettare e imballare le sostanze chimiche pericolose in modo appropriato prima di immetterli sul mercato. Inoltre, la quantità dei prodotti coinvolti dalla normativa è rilevante: non si tratta esclusivamente di sostanze chimiche, per le quali le nuove disposizioni sono applicate già dal 2010, ma anche delle miscele industriali, le cui disposizioni si applicano a decorrere dal 1° giugno 2015. Lo scopo del seminario sarà quello di identificare le principali sfide per una tempestiva attuazione del regolamento CLP, promuovere un utilizzo sicuro delle sostanze chimiche in Europa al fine di garantire un elevato livello di protezione della salute e dell’ambiente, di discutere di quali siano le necessità delle PMI. A tal proposito, il workshop sarà un’occasione per diffondere il maggior numero di informazioni tra le PMI che devono aggiornare il loro sistemi di classificazione in base al Regolamento CLP. Per maggiori informazioni si prega di cliccare qui.
[Torna su]
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3. BAN DI E F INAN Z I AM EN T I
E V E N T I I N F O R M A T I V I
Segnaliamo di seguito gli eventi informativi che si terranno a Bruxelles questa settimana in merito ai programmi di finanziamento dell’UE. Sul sito della Delegazione di Confindustria è disponibile l’elenco contenente gli info day di maggior rilievo previsti per il mese di marzo a Bruxelles:
Segnaliamo inoltre che la Commissione europea ha pubblicato in data 11 Settembre 2014 i primi bandi del programma Connecting Europe Facility (CEF) relativi al settore delle infrastrutture e dei trasporti gestiti dell’Agenzia esecutiva per l’Innovazione e le reti (Innovation and network Executive Agency - INEA) I fondi del 2014 che saranno destinati all’implementazione delle infrastrutture per la connettività in Europa ammontano a 11.9 miliardi. Questo budget, il più grande fino ad ora mai destinato a questo settore, sarà messo a disposizione degli Stati membri e dei soggetti pubblici e privati che con questi hanno accordi per la realizzazione delle infrastrutture. I soggetti interessati avranno tempo fino al 26 Febbraio 2015 per l’invio dei progetti.
EVENTO DATA E LUOGO
TEMATICA
Connected Vehicles 2014
18 settembre, Crowne Plaza
hotel
Evento organizzato da European Voice al fine di riunire politici, autorità pubbliche e dirigenti apicali per discutere sul futuro della mobilità intelligente
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I finanziamenti avranno l’obiettivo di implementare le 9 principali vie di comunicazione europee, riprendendo così i target TEN-T risalenti al periodo 2007-2013. In base alle previsioni, si stima che entro il 2030 i progetti selezionati consentiranno:
La connessione dei 94 principali porti europei tramite strade e ferrovie;
La connessione dei 38 aeroporti strategici con le principali città europee;
L’adeguamento di 15,000km di ferrovie per l’alta velocità;
35 progetti transnazionali per la riduzione dei “colli di bottiglia”.
Per maggiori informazioni: Leonardo Pinna ([email protected]) [Torna su]
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Resoconto della settimana
Dall’8 al 12 settembre
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1. AC C AD E I N COM MI SS IO N E R a p p o r t i C o m p e t i t i v i t à 2 0 1 4 S e s t o F o r u m s u l l a C o e s i o n e U E
2. AC C AD E I N CO N SI GL IO E u r o g r u p p o i n f o r m a l e d e l 1 2 s e t t e m b r e , M i l a n o E m i s s i o n s T r a d i n g R i f i u t i
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1. AC C AD E I N COM MI SS IO N E
R A P P O R T I C O M P E T I T I V I T À 2 0 1 4 Come ogni anno la Commissione europea ha pubblicato le relazioni sulla competitività del sistema industriale dell’UE e degli Stati membri (relazione sulla competitività europea 2014 "Aiutare le imprese a crescere" e relazione sulla competitività degli Stati membri 2014 “Reindustrializzare l’Europa”) al fine di fornire un’analisi quantitativa dettagliata di supporto alla formulazione delle politiche per la competitività a livello nazionale ed europeo.
R E L A Z I O N E S U L L A C O M P E T I T I V I T À E U R O P E A : A I U T A R E L E I M P R E S E A C R E S C E R E
L’edizione 2014 che porta la firma del Commissario italiano per l’Industria e l’Imprenditoria, Ferdinando Nelli Feroci, delinea un contesto molto delicato in cui l’UE sta emergendo dalla recessione più severa e lunga della storia del dopo guerra ed ha come obiettivo l’analisi e l’individuazione degli strumenti e delle misure necessarie per stimolare la crescita nonché le condizioni più adatte per favorire il successo delle nuove imprese. La relazione “Aiutare le imprese a crescere” si struttura in quattro capitoli dedicati a vari fattori che incidono sulla competitività del sistema industriale, quali l'accesso ai finanziamenti (capitolo 2), l'internazionalizzazione delle PMI (capitolo 3), l'efficienza della pubblica amministrazione (capitolo 4), la crescita delle imprese, l'innovazione e il ciclo economico (capitolo 5) ed infine i costi dell'energia e l'efficienza energetica (capito 6). Secondo quanto emerge dall’analisi, durante la recessione, l’industria manifatturiera europea è riuscita a conservare alcuni punti di forza come l’alta specializzazione dei lavoratori, l’elevato contenuto nazionale dei beni esportati e i vantaggi comparativi connessi a segmenti di prodotti complessi e di alta qualità. A partire da questi fattori, l’UE e gli Stati Membri potrebbero promuovere la crescita economica dell’Unione, non senza però affrontare le principali problematiche del proprio sistema industriale. A questo proposito, nella relazione la Commissione identifica le principali debolezze comuni a molti paesi dell’Unione ed illustra gli effetti negativi ad essi correlati.
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Le imprese piccole e giovani risultano essere quelle maggiormente colpite dalla crisi e tuttora manifestano serie difficoltà di sviluppo. La loro crescita è stata ostacolata, in particolar modo, dalle imperfezioni dei mercati finanziari e dalla difficoltà di ottenere prestiti di lungo periodo. Inoltre, le nuove imprese e start-up faticano ad entrare nei mercati esteri, motivo per il quale risultano sempre più urgenti delle strategie mirate all’ internazionalizzazione delle imprese. Tra i fattori che incidono positivamente sulla crescita delle imprese, la relazione sottolinea l’importanza di una pubblica amministrazione efficiente. La riduzione dei costi e delle incertezze nei rapporti tra le imprese e la pubblica amministrazione ha effetti positivi sia sull’occupazione che sulla quota di imprese in crescita. Alcuni studi dimostrano inoltre che l’innovazione dei prodotti influisce positivamente e in maniera significativa sull'occupazione in tutte le fasi del ciclo economico, sia nel settore manifatturiero che in quello dei servizi. L’innovazione organizzativa e dei processi ha invece effetti più modesti e spesso non statisticamente significativi. Infine, la relazione affronta la questione dei prezzi dell'elettricità e del gas che sono più elevati nell'UE rispetto a molte altre economie. Il ricorso a fonti energetiche diversificate e l’ulteriore miglioramento dell’efficienza energetica appare dunque fondamentale per aumentare la competitività europea.
R E L A Z I O N I S U L L A C O M P E T I T I V I T À D E G L I S T A T I M E M B R I : R E I N D U S T R I A L I Z Z A R E
L ’ E U R O P A
Insieme alla relazione "Aiutare le imprese a crescere", la Commissione ha pubblicato un report specifico sulla competitività degli Stati Membri, dal titolo: “Reindustrializzare l’Europa”. Il documento evidenzia i fattori comuni ai paesi UE che minano la competitività delle imprese in maniera trasversale: mancanza di investimenti, accesso limitato al credito, in particolare per le PMI, alti costi dell’energia e una pubblica amministrazione spesso poco efficiente. Il settore manifatturiero è stato uno di quelli maggiormente colpiti dalla crisi economica, come dimostra il progressivo calo della percentuale sul PIL, che è passata dal 15.8% del 2008 al 15.1% nel 2013, in controtendenza rispetto all’obiettivo fissato dalla stessa Commissione europea del 20% entro il 2020. In questo scenario la produttività del lavoro risulta generalmente accresciuta su base europea, anche se solo la Germania è riuscita ad aumentare la percentuale di impiegati nel settore manifatturiero negli anni 2007-2012.
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Tra i fattori identificati come prioritari per invertire la rotta figurano una maggiore attenzione agli investimenti in tutti i settori dell’economia e un facilitato accesso al credito e ai mercati. In particolare, il report evidenzia come i prestiti agli operatori dell’economia reale siano in crescita dal 2010 sia negli USA che in Giappone, mentre sono in costante calo nella zona euro, anche se il tasso di decrescita è inferiore nella seconda metà dell’ultimo anno. Per quanto riguarda l’innovazione, molti Stati membri dovrebbero implementare con maggiore assiduità politiche atte alla rimozione delle barriere alle PMI, in virtù del fatto che i paesi con un alta performance nel settore dell’innovazione tendono ad avere più alti livelli di produttività del lavoro. Un altro fattore cruciale per accompagnare una rinascita industriale europea è quello delle competenze – skills – per cui nel 2013 il 39% delle imprese ha dichiarato di incontrare difficoltà nel reclutamento di personale qualificato, con un trend in crescita di 3 punti percentuali rispetto al 2008.
I L C A S O I T A L I A N O
L’Italia si colloca tra i paesi a competitività elevata ma stagnante o in declino insieme a Francia, Gran Bretagna, Belgio, Lussemburgo, Svezia, Finlandia e Austria. Il report indica anche che dal 2011 l’unico settore ad aver contribuito positivamente alla crescita è quello dell’export e che la bassa crescita della produttività è dovuta principalmente all’inefficienza delle risorse. Dal 2007, nel solo settore manifatturiero, il numero di aziende si è ridotto del 19% ed altri settori, come quello farmaceutico, tessile, del pellame e dell'abbigliamento, sono stati colpiti in modo particolarmente duro. La ripresa della produzione italiana appare lenta e irregolare ma evidenzia dei segnali di aumento della fiducia da parte delle imprese. Quanto ai singoli settori di intervento, la relazione riporta le seguenti osservazioni:
Accesso ai finanziamenti: nonostante ci sia stato un allentamento dei criteri di concessione, l'erogazione di prestiti all'industria manifatturiera ha continuato a ridursi, diminuendo del 6,1% nel 2013.
Investimenti, innovazione, competenze: la percentuale di PIL investita in R&D ha subito una leggera diminuzione, allontanandosi dal target dell’1.53% stabilito dalla strategia Europa 2020, anche a causa del basso contributo del settore privato
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Energia, materie prime e sostenibilità: l’Italia risulta tra i tre paesi con il più alto costo dell’energia, inserendosi tra i worst performers in uno scenario che vede già la media europea sensibilmente più alta rispetto ai principali competitor internazionali, soprattutto USA, Cina e Giappone.
Accesso ai mercati, infrastrutture e servizi: le aziende italiane si dimostrano molto flessibili ai cambiamenti del contesto economico internazionale, anche se il potenziale commerciale sarebbe molto avvantaggiato da un miglioramento della gestione portuale e della capacità di interconnessione.
Pubblica amministrazione e contesto imprenditoriale: il nostro paese risulta tra
quelli più virtuosi per quanto riguarda i miglioramenti nell’efficienza della pubblica amministrazione, nonostante questo fattore rimanga alla base della poca attrattività dei capitali esteri.
I prossimi 25-26 settembre si terrà a Bruxelles il Consiglio Competitività che raggruppa i Ministri competenti per il Mercato interno, l’Industria e la Ricerca e sarà presieduto dal Ministro italiano dello Sviluppo economico, Federica Guidi. Sulla base dei risultati delle presenti relazioni e delle priorità individuate dall’Italia nel programma di presidenza, il Consiglio dovrà prendere delle decisioni importanti sulla revisione di medio termine della Strategia EU2020 e sul futuro della politica industriale europea.
Per maggiori informazioni: Gaia Della Rocca ([email protected]) [Torna su]
S E S T O F O R U M S U L L A C O E S I O N E U E
L’8 e 9 ottobre si è svolto a Bruxelles, presso l’edificio Charlemagne della Commissione europea, il 6° Forum sulla Coesione dal titolo “Investimenti in favore della crescita e l’occupazione: promuovere lo sviluppo e la buona governance nelle regioni e nelle città europee”. Prendendo spunto dalla sesta relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale dell'UE pubblicata dalla Commissione europea a luglio 2014, il Forum ha principalmente affrontato la questione dell’esigenza di una migliore governance dei Fondi strutturali UE al fine di contribuire alla ripresa dell’economia europea, mettendo in evidenza le sfide cui devono far fronte le Autorità nazionali, regionali e locali per superare le difficoltà poste dalla crisi economica e finanziaria.
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Dal rapporto è, infatti, emerso - così come annunciato nel discorso introduttivo dal Commissario UE per la Politica regionale Johannes Hahn - il significativo ruolo giocato dalla Politica di Coesione nel mitigare i gravi effetti della crisi, in particolare sugli investimenti pubblici degli Stati membri. Si è notato come i Paesi maggiormente colpiti dalla crisi, in assenza dei Fondi strutturali europei 2007-2013, avrebbero assistito ad un ulteriore calo del 50% sugli investimenti pubblici. Hahn ha voluto soprattutto sottolineare come la politica di Coesione sia, a tutti gli effetti, una politica di investimenti e come condivida gli obiettivi della strategia Europa 2020. I risultati della nuova politica di Coesione - ha continuato Hahn – saranno il frutto di scelte che dovranno fare i conti con le limitate risorse disponibili per effettuare investimenti efficienti in grado di indirizzare l’Europa sulla via della ripresa e della crescita. Inoltre, la nuova politica di Coesione è strettamente legata alla governance economica e al Semestre europeo, poiché gli investimenti dei fondi non possono essere considerati isolatamente dal contesto economico in cui vengono realizzati. Hahn ha quindi ricordato che ad oggi, sono 16 gli Accordi di Partenariato adottati e solo due i programmi operativi. Al Forum è intervenuto, tra gli altri, il Sottosegretario agli Affari europei Sandro Gozi che ha insistito sulla richiesta di maggiore flessibilità nell’applicazione del Patto di stabilità e di disporre di ulteriori dettagli sul piano di investimenti, una delle priorità del semestre di Presidenza italiano. In particolare Gozi ha richiamato l’attenzione sulla necessità che le regole siano messe “al servizio della crescita”, onde evitare, come già avvenuto in passato, che la rigidità di queste ultime vada a provocare una riduzione nell’uso dei fondi. L’Italia vorrebbe aprire con la nuova Commissione un dibattito sulla differenziazione degli investimenti, che non è prevista con l’attuale clausola di flessibilità che invece consente solo di scostarsi temporaneamente dal percorso di riduzione del debito. Per quanto riguarda il piano di investimenti pubblici e privati da 300 miliardi annunciato dal Presidente designato della Commissione europea Jean-Claude Juncker, per Gozi è importante che le risorse siano “aggiuntive”. Accanto al piano per far decollare gli investimenti c’è poi la ricerca di nuovi strumenti di finanziamento, che coinvolgano anche la Bei, come prevedeva l’agenda Van Rompuy. Su questo - ha fatto sapere Gozi - “le discussioni sono in corso a livello di consiglio Ecofin e Affari Generali”.
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A fare da contropartita è stato l’intervento del commissario designato agli Affari economici Jyrki Katainen, che ha definito molto complesso “modificare le regole riguardanti le spese per gli investimenti”, osservando poi come “si potrebbero stilare priorità di investimenti associandoli a riforme fondamentali”. Per Katainen, lasciar crescere il debito non farebbe aumentare gli investimenti, anzi. A suo avviso, la via da seguire consisterebbe nell’incoraggiare gli stessi Stati a impiegare i fondi in investimenti e ricerca, coinvolgendo anche il settore privato, sfruttando così i soldi pubblici come polo di attrazione per quelli privati. Tra gli interventi della prima giornata di lavori, merita una menzione l’intervento del premio Nobel per le Scienze economiche Michael Spence, che si è soffermato sulle componenti chiave di un’agenda per la crescita in Europa, sull’attuale rischio di deflazione nell’UE, sulla flessibilità strutturale, sull’austerità fiscale e sulla possibilità di usare l’inflazione nell’UE come strumento di riequilibrio. La giornata di martedì è stata aperta dal Presidente della Commissione europea José Manuel Barroso che ha ribadito come il consolidamento fiscale non sia stato così favorevole alla crescita, contrariamente a quanto spesso raccomandato dalla Commissione europea in diverse relazioni, e la necessità di rilanciare l’economia europea attraverso una politica intelligente di investimenti pubblici e riforme strutturali. In questo contesto, la politica di Coesione è il più grande strumento di investimento a livello UE per perseguire gli obiettivi comuni della strategia Europa 2020, poiché fornisce il maggior contributo nel sostegno alle PMI, alla R&S e innovazione, nella lotta contro l’esclusione sociale, e così via. Infine, Barroso ha elogiato il forte impegno a livello europeo dei leader regionali. Il Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, che si è definito “un amico della Coesione”, ha insistito sulla necessità di intensificare gli investimenti per tornare sulla pista di una crescita sostenibile. Ha poi aggiunto che l’austerità, ad esclusione di tutti gli altri strumenti, non funziona, né nel breve né nel lungo termine. Nel discorso conclusivo, il commissario Johannes Hahn ha ricordato come l’efficacia della politica di coesione dipenda dal contesto economico in cui questa viene attuata. Ed è proprio questo il motivo che ha spinto la Commissione ha concentrare il forum sul rapporto tra la nuova politica di coesione e il processo di governance economica a livello europeo e il semestre europeo. Ancora più importante – ha ricordato Hahn – il collegamento tra la politica di coesione, il consolidamento fiscale, le riforme strutturali e gli investimenti. A suo avviso, il consolidamento fiscale, le riforme strutturali e gli investimenti devono rafforzarsi reciprocamente per generare crescita e creare posti di lavoro.
![Page 18: n° 229 - assindca.it](https://reader031.vdocuments.mx/reader031/viewer/2022012915/61c558fc59732639284f18f4/html5/thumbnails/18.jpg)
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Hahn si è quindi soffermato su un altro aspetto da risolvere, ovvero il divario tra gli impegni e i pagamenti annuali, e sull’importanza del partenariato tra autorità nazionali, regionali e locali con le parti interessate che può rappresentare realmente il successo della politica di coesione. Infine, il commissario ha voluto far riflettere sul PIL come criterio principale per determinare le esigenze e la valutazione dell'impatto della Coesione; a suo avviso, vi sarebbero piuttosto altri indicatori da dover essere meglio presi in considerazione.
Per maggiori informazioni: Cinzia Guido ([email protected]) [Torna su]
![Page 19: n° 229 - assindca.it](https://reader031.vdocuments.mx/reader031/viewer/2022012915/61c558fc59732639284f18f4/html5/thumbnails/19.jpg)
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2. AC C AD E I N CO N SI GL IO
E U R O G R U P P O I N F O R M A L E D E L 1 2 S E T T E M B R E , M I L A N O
Lo scorso 12 settembre si è tenuta a Milano una riunione informale dei Ministri delle Finanze dell’Eurozona alla quale ha partecipato per la prima volta, in veste di osservatore, il Ministro lituano Rimantas Šadžiu. I temi principali affrontati nel corso della riunione sono stati: la situazione economica; le riforme necessarie a ridurre la pressione fiscale sul lavoro; gli sviluppi in alcuni Stati membri (Cipro, Irlanda, Grecia). Alla luce della situazione economica attuale, caratterizzata da bassa crescita ed inflazione moderata, i Ministri delle Finanze hanno riconosciuto l’esigenza di concentrare l’azione sul rilancio del potenziale di crescita dell’Eurozona e sulla creazione di nuovi posti di lavoro. In tale ambito, nel prendere nota delle misure di politica monetaria adottate dal Consiglio direttivo della BCE lo scorso 4 settembre, i Ministri hanno riconosciuto l’esigenza che ad esse si accompagni un mix solido e credibile di misure in ambito fiscale, accompagnate da riforme strutturali ed investimenti, ossia in ambiti d’intervento che rientrano sotto la responsabilità degli Stati membri e dei Paesi dell’Eurozona nel loro complesso. Nonostante il superamento di una strategia focalizzata sul mantenimento della stabilità finanziaria, i Ministri delle Finanze dell’Eurozona hanno comunque ribadito l’importanza del Patto di Stabilità e Crescita come ancora della fiducia nell’UE e hanno concordato che gli unici margini di flessibilità di bilancio concessi saranno quelli permessi dalle regole UE. Per quanto riguarda, invece, l’azione di coordinamento delle riforme strutturali volte a ridurre la pressione fiscale sul lavoro, i Ministri hanno ribadito l’intenzione espressa a luglio di dare impulso alle riforme e di aiutare gli Stati membri a portarle a termine, partendo proprio dal mercato del lavoro. In quest’ambito, al fine di ridurre la pressione fiscale, è stato concordato che occorrerà innanzitutto aggredire quelle componenti e gruppi di interesse sottoposti alle sfide maggiori. Inoltre, la riduzione del carico fiscale sul lavoro dovrà essere finanziata da tagli alla spesa pubblica non produttiva o da uno spostamento del carico fiscale verso componenti dove questo arrechi minor pregiudizio alla crescita. In questo contesto, i Ministri dell’Eurozona, nel ribadire l’importanza che la riduzione della pressione fiscale sia accompagnata da riforme del mercato del lavoro e la necessità di coinvolgere nel processo le parti sociali, hanno annunciato di voler tornare sull’argomento sia a novembre, in occasione della discussione sulle bozze di leggi di stabilità nazionali, sia a settembre, nel contesto del dibattito sulle Raccomandazioni Paese. Infine, alcuni Ministri hanno richiamato la necessità di sviluppare indicatori volti a misurare i progressi registrati da ciascuno
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Stato membro in questi ambiti d’intervento, invitando la Commissione europea a lavorarci sopra. L’azione coordinamento a livello di Eurozona sulle riforme del mercato del lavoro verrà presto allargata anche alle riforme del mercati dei servizi e agli investimenti.
Per maggiori informazioni: Viviana Padelli ([email protected]) [Torna su]
E M I S S I O N S T R A D I N G
Si segnala la Decisione del Consiglio UE di non opporsi alla decisione della Commissione di maggio 2014 che determina, a norma della direttiva 2003/87/CE, l’elenco dei settori e dei sottosettori ritenuti esposti ad un rischio elevato di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio (carbon leakage) per il periodo dal 2015 al 2019. La Decisione è stata approvata dal Climate Change Committee lo scorso 9 luglio e successivamente inviata per scrutinio a Consiglio e Parlamento UE.
Per maggiori informazioni: Barbara Mariani ([email protected]) e Marco Mannocchi ([email protected])
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R I F I U T I
Il Consiglio ha altresì dato il via libera, con il voto contrario dell’Austria, al Regolamento
della Commissione che sostituisce l'allegato III della Direttiva 2008/98/CE relativa ai
rifiuti. Anche in questo caso il Gruppo di Lavoro Ambiente ha ritenuto che non
sussistano motivi che giustifichino la sua opposizione all’adozione della decisione, che
può quindi essere adottata dalla Commissione, salvo che il Parlamento europeo non vi
si opponga.
Per maggiori informazioni: Barbara Mariani ([email protected]) e Marco Mannocchi ([email protected])
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B R U X E L L E S
O D I R E T T A M E N T E S U L
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