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Il nostro esperto, il prof. Andrea Fratter, parla di peeling chimico. Per ulteriori informazioni sui prodotti MyCli scrivete a [email protected] Volete entrare nella Community per le bellezza ed il benessere della pelle? Seguiteci su Facebook! http://on.fb.me/MyCliFBTRANSCRIPT
• 58 • Dermakos ottobre 2008
Il peeling chimico
rappresenta una delle
pratiche cliniche più
diffuse in dermatologia
e in medicina estetica
al fi ne di migliorare
il trofi smo e l’aspetto
della cute interessata da
patologie dermatologiche
o da semplice
invecchiamento.
Questa pratica era già
nota all’epoca degli egizi
e dei babilonesi presso
i quali era diffusa la
pratica di strofi nare
sulla cute del corpo
una miscela costituita
da pietra pomice, sali
minerali e oli vegetali al
fi ne di rimuovere cellule
morte e impurità e di
indurre la rigenerazione
della pelle.
Il medesimo concetto,
attraverso i secoli è
giunto sino ai nostri
giorni, passando
attraverso una serie di
evoluzioni e soprattutto di
sostanze, ma con sempre
un comune obiettivo:
• Andrea Fratter
Cambiare pelleQUALI DOVREBBERO ESSERE I REQUISITI DI UN PREPARATO PER PEELING CHIMICO? COME DOVREBBE ESSERE FORMULATO PER OFFRIRE GARANZIE DI EFFICACIA, DURATA DEI RISULTATI E SICUREZZA DI APPLICAZIONE?
Cosmetologia
• 59 • Dermakosottobre 2008
1880-90) e Van Scott
(USA, 1970-80) a
introdurre fondamentali
elementi innovativi
nel modo di concepire
il peeling chimico e
contestualmente di
identifi care le sostanze
più performanti ed
effi caci come l’acido
tricloroacetico (TCA) e
l’acido glicolico (GA)1.
Recentemente sono stati
formulati nuovi preparati
per il peeling chimico in
grado non solo di indurre
una più o meno profonda
e drastica esfoliazione
epidermica, ma altresì
di agire con specifi che
sostanze funzionali nella
modulazione biochimica
della pigmentazione
melanica (problematiche
pigmentarie, melasma,
lentigo) e nella
stimolazione dei
cheratinociti e dei
fi broblasti favorendone
l’attività di neo-sintesi
connettivale2.
In particolare, a tal
riguardo, i preparati che
si sono rivelati più effi caci
e a bassa invasività sono
costituiti di veicoli liofi li
a elevata emollienza,
all’interno dei quali sono
disperse sostanze con
elettiva azione rigenerante
sulle cellule cheratiniche
e dermiche, come i
derivati della vitamina A
sotto forma di acido trans-
retinoico (tretinoina), la
forma più attiva, oppure
di retinaldeide e retinale
palpitato, meno aggressive
sulla cute e in grado di
convertirsi in vivo grazie
a specifi che deidrogenasi
presenti nel tessuto
cutaneo3, 4 (fi gura 1).
A fi anco di tali sostanze
ad azione cherato e
dermo-rigenerante, in
forza di un meccanismo
d’azione farmacologico
ben chiarito e mediato
da recettori citosolici e
nucleari, sono presenti
anche sostanze ad azione
schiarente che agiscono
per blocco di uno degli
step biochimici della
tirosinasi, l’enzima
chiave che innesca la
biosintesi endogena delle
melanine all’interno del
melanocita5, 6 (fi gura 2).
Ancora, sono di comune
riscontro sostanze
indurre l’esfoliazione
delle assisi cellulari
dell’epidermide al fi ne di
indurne una rigenerazione
e di migliorare l’aspetto
della pelle.
Sono stati i dermatologi
Unna (Germania,
FIGURA 1 - PRINCIPALI BERSAGLI TISSUTALI DEL PEELING CHIMICO
Cosmetologia
• 60 • Dermakos ottobre 2008
antiossidanti e lenitive,
vitamine e cofattori
enzimatici al fi ne di
potenziare quanto più
possibile i processi
fi siologici di rigenerazione
e vitalità cellulare
cutanea.
REQUISITI DI EFFICACIA
E SICUREZZA
Il peeling chimico,
mai come oggi vissuto
come un prezioso gesto
nella pratica clinica
del dermatologo
e del medico estetico,
dovrebbe avere i seguenti
requisiti per offrire
le massime garanzie
di effi cacia, durata
dei risultati estetico-
dermatologici e sicurezza
di applicazione:
totale dermo-affi nità
dei componenti la forma
tecnica: eccipienti,
sostanze coadiuvanti la
dissoluzione, ovviamente
principi attivi;
principi attivi di
riconosciuta “effi cacia
farmacologica”, molecole
di impiego farmaceutico
o cosmeceutico di cui
sono stati descritti il
meccanismo d’azione,
le dosi effi caci, il
profi lo di penetrazione
transcutanea;
una forma tecnica che
favorisca l’assorbimento
f
f
f
profondo delle molecole
veicolate e che consenta
loro di raggiungere
i rispettivi target
biochimico-molecolari
(enzimi, distretti
cellulari);
la possibilità di poter
modulare l’aggressività
del preparato in funzione
del dermotipo del
paziente e di “disattivare”
prontamente il preparato
una volta applicato
nel caso di insorgenza
di effetti avversi
importanti;
la ripetibilità del
trattamento e la
riproducibilità clinica dei
risultati;
f
f
l’elevata compatibilità
con l’architettura
istologica della cute.
In realtà dei requisiti
sopra riportati, solo
alcuni sono rispettati
dalla quasi totalità dei
preparati per il peeling
chimico, ma nessuno di
questi può rivendicarne
anche solo la maggior
parte.
Il peeling del futuro
dovrà essere sempre
più orientato a
un’interazione biochimica
con la cute piuttosto
che a un’indiscriminata
azione irritativa, anche
se modulabile: il peeling
inteso come mero
fenomeno esfoliativo-
irritativo, infatti, al
netto dei risultati
dermoestetici più o
meno buoni, non tiene
conto dei cambiamenti
biochimici e fi sio-
patologici della cute
nell’intorno in cui la
singola molecola di acido
glicolico, TCA, acido
piruvico o miscele di
queste e altre sostanze
possono determinare.
Una dimostrazione
clinica di tale assunto
è rappresentata
dalla comparsa
di pigmentazioni
melaniche post
infi ammatorie, anche
severe, in seguito
all’applicazione di
sostanze esfolianti
particolarmente
aggressive allo scopo
di realizzare un peeling
chimico, di frequente
riscontro, specie nei
fototipi alti (III-IV)
dopo applicazione di
gel o soluzioni di TCA a
elevate concentrazioni
(40- 50% p/p).
Tale reperto clinico
presuppone un’azione
f
FIGURA 2 - AZIONE DELLA TIROSINASI: STEP BIOCHIMICO FONDAMENTALE PER LA SINTESI ENDOGENA
DI MELANINE
Cosmetologia
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irritativa sul melanocita, che reagisce aumentando la sintesi melanica come in risposta a un insulto esterno (stimolo UV eccessivo, stimolo
termico, stimolo chimico-irritativo)7.Altra importante considerazione riguarda l’interazione tra le sostanze esfolianti
presenti nel peeling chimico e l’azione sulle cellule di Langherans, deputate fi siologicamente alla vigilanza immunitaria cutanea8, 9: sono stati
individuati diversi casi di infezioni anche severe, in pazienti sottoposti a frequenti peeling chimici particolarmente aggressivi e l’eziologia è stata ricondotta all’azione inibitrice delle sostanze esfolianti impiegate (TCA, fenolo, acido glicolico 70%) sulle cellule medesime, inducendo così uno stato di ipovigilanza
immunitaria locale
reversibile che ha reso possibile l’attecchimento di ceppi microbici patogeni normalmente tenuti a bada o, eventualità più allarmante e rischiosa, ma altrettanto ben documentata, la comparsa di neoplasie, come carcinomi spino e squamo-cellulari10, 11.
IL VEICOLO IDEALE
Il preparato per il peeling chimico ideale dovrebbe consistere di un veicolo liofi lo costituito di eccipienti
ad alta compatibilità con l’epidermide come
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acidi grassi polinsaturi,
ceramidi, polimeri
viscosizzanti fi siologici e
coadiuvanti tecnologici
in grado di fungere anche
da antiossidanti per
le cellule cutanee; per
quanto riguarda i principi
attivi, si dovrebbero
prediligere quelli
di natura farmacologica
come i retinoidi, meglio
se in forma di esteri
a elevato assorbimento
come il retinile palmitato,
le sostanze ad attività
modulatoria sulla sintesi
delle melanine come
l’acido azelaico,
meglio se in forma
idrosolubile salifi cato
con glicina
(AzeloglicinaTM,
Sinerga) e pidobenzone,
forma stabilizzata
dell’idrochinone (IC) con
pari attività schiarente,
ma senza la severa
tossicità sul melanocita
tipica dell’IC12 (fi gura 3).
Per quanto riguarda
l’azione di stimolo sui
fi broblasti e l’azione
“detossifi cante”
cutanea, l’utilizzo di
sostanze secretagoghe
e antiossdianti ad
attività enzimatica o
pro-enzimatica risulta
particolarmente utile.
A tal uopo il veicolo
ideale dovrebbe essere
un idrogel a componente
polimerica fi siologica
capace di indurre un
assorbimento profondo
dei principi attivi, grazie
all’effetto fi lmogeno-
occlusivo sulla cute e di
essere convertito in vivo
in sostanze “mattone”
per i GAG dermici.
Fondamentale da ultimo,
l’utilizzo di specifi ci
promotori di assorbimento
in grado di alterare
temporaneamente il
mosaico proteo-lipidico
dello stato corneo e
renderlo da struttura
liquido-cristallina a
viscosità variabile, a
struttura monofasica
fl uida in cui le molecole
possano facilmente
disciogliersi e percolare
fi no a raggiungere
l’epidermide profonda e il
primo strato dermico.
Vi sono diverse sostanze
capaci di indurre tale
reversibile alterazione
chimico-fi sica dei domini
lipidici epidermici, basti
citare l’etossidiglicole
(Transcutol TM,
Gattefossè), il sodio
lauril solfato e gli altri
detergenti anionici
di comune impiego
cosmetico (anche se
fortemente delipidizzanti
e sensibilizzanti), il
glicole propilenico e molti
altri.
Solo quando tali requisiti
saranno messi a sistema,
raccolti e introdotti
in un’unica formulazione
si potrà assistere
al cambio di passo
di questa importantissima
pratica dermatologica
che può di fatto cambiare
la qualità e l’aspetto
della pelle.
FIGURA 3 - OCRONOSI ESOGENA
DA IDROCHINONE