modello 5 giugno 2005 - num. 6 - cassa forense · la gestione dell’indennità di ma-ternità,...

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DI MAURIZIO DE TILLA L a platea dei professionisti ita- liani supera i tre milioni di unità lavorative (professioni re- golamentate e non, collaboratori, praticanti ecc.) con un imponibile fiscale netto che supera i 50 mi- liardi di euro all’anno. Un mondo del lavoro autonomo che racco- glie settori fondamentali per lo sviluppo del paese (avvocati, in- gegneri, dottori commercialisti, medici, giornalisti, architetti, no- tai, geometri, periti industriali, consulenti del lavoro, psicologi, farmacisti, veterinari, chimici, attuari, agrotecnici ecc.). Una forza contrattuale di notevole pe- so che ben legittima un nuovo or- dinamento professionale ispirato a scelte di modernità, una effi- ciente previdenza obbligatoria privata, una previdenza comple- mentare fortemente incentivata e sostenuta dai contributi volon- tari, un polo sanitario che possa trovare spazio in una mutua as- sicuratrice e, infine, una banca dedicata, sostenuta e fondata dai professionisti. Perché una banca? Perché una banca che sappia ascoltare le istanze dei professionisti garan- tendo una gamma di servizi effi- cienti e perfettamente aderenti alle esigenze operative del lavoro autonomo senza dimenticare il settore delle famiglie e dei dipen- denti? Vi sono almeno dieci ra- gioni per costituire una banca per le professioni. 1 La prima ragione risiede nel convincimento che le pro- fessioni hanno tutte le carte in regola per crescere nel nostro paese come in Europa attuando un programma che tenda alla tu- tela del risparmio e alla salva- guardia dell’identità del lavoro professionale. E nel programma di grande respiro ben può figura- re una banca fondata dalle pro- fessioni e opportunamente inte- grata con partner di alto profilo bancario, finanziario e telemati- co. Una iniziativa di carattere diffuso può offrire ai professioni- sti italiani un istituto di credito che possa dare puntuale affida- mento di solidità, di trasparenza, di onestà e di sostegno alle inizia- tive dei professionisti, analoga- mente ad altre esperienze euro- pee (in Spagna opera da vent’an- ni una banca fondata dagli avvo- cati, in Francia esiste un’analoga esperienza con la istituzione del- la Carpat). 2 La seconda ragione risie- de nella esigenza da parte dei professionisti di costituire una banca propria che non sia domi- nata dal capitale di pochi investi- tori ma sia il frutto della sotto- scrizione, che vorrei chiamare popolare, di almeno 10 mila sog- getti in modo da orientare, in pie- na trasparenza e con il doveroso rispetto di tutte le regole che di- sciplinano il settore, le attività bancarie verso le utilità che il mondo professionale invoca a ta- riffe fortemente competitive (prestiti, mutui edilizi, factoring, leasing, collegamenti telematici, acquisti privilegiati, gestione di banche dati ecc.) anche al fine di colmare il gap esistente tra fasce di professionisti con alti redditi e fasce di professionisti con redditi medio-bassi, con presenza in queste ultime di giovani e di col- leghe che in quantità sempre più crescente, e con crescenti diffi- coltà, abbracciano la carriera professionale. 3 La terza ragione risiede nel rilievo che, nonostante la forte presenza delle organizza- zioni istituzionali e associative, le professioni non sono riuscite fi- no ad oggi (anche per le gelosie all’interno delle categorie profes- sionali) a realizzare una visione di assieme, una soluzione istitu- zionale unitaria delle proprie ini- ziative che la banca (non specula- tiva) potrà contribuire a realizza- re assicurando piattaforme an- che economiche che possano de- terminare queste sinergie comu- ni. 4 La quarta ragione risiede nella prospettiva di un’equa e ragionata configurazione com- petitiva della rete distributiva dei servizi, di una crescita co- stante delle tecniche di gestione e dei sistemi di controllo dei ri- schi finanziari e creditizi, di una gestione strategica dei costi e di attuazione di una costante «reen- gineering» dei suoi meccanismi, della multicanalità dei rapporti bancari tramite internet e phone banking, attuando condizioni propedeutiche all’accreditamen- to presso l’Unione europea al fine della diretta gestione di risorse legate ai programmi di sostegno delle attività delle professioni (percorsi formativi, anche a di- stanza, istituzione di scuole, informatizzazione degli studi, sponsorizzazioni senza ritorno ecc.). 5 La quinta ragione (collega- ta alla precedente) risiede nella considerazione che la banca potrà essere strumento di soste- gno attivo delle professioni mobi- litando risorse per la promozione e lo sviluppo di settori lavorativi intervenendo nel Mezzogiorno e nelle aree più deboli del paese per la valorizzazione delle poten- zialità specialmente dei giovani professionisti, incentivando mer- cati del lavoro autonomo e isti- tuendo scuole di formazione e di alta professionalità. 6 La sesta ragione risiede nella considerazione che i professionisti auspicano iniziati- ve di forte protezione sociale che l’attuale sistema previdenziale non potrà garantire in maniera soddisfacente a lungo termine. Mentre la banca potrà realizzare con la vendita di prodotti assicu- rativi (polizze sanitarie, copertu- ra di responsabilità professiona- le, rischi diversi ecc.) da acquisire a prezzi ridotti mediante gare pubbliche anche europee, che possano interessare l’intera pla- tea dei professionisti. 7 La settima ragione(di non poco conto) risiede nell’o- biettivo di assicurare servizi bancari (conti correnti, bonifici, carte di credito, pagamenti ecc.) a costi competitivi nella linea della gestione di una banca te- lematica che possa aprire spor- telli in tutti gli ordini e collegi professionali che ne faranno ri- chiesta. 8 L’ottava ragione risiede nel- la previsione di una «corpora- te governance» che dia adeguata rappresentanza alle minoranze, assicurando gestioni amministra- tive a basso costo, specie riguardo ai consigli di amministrazione e agli uffici di presidenza che saran- no pienamente rappresentativi delle categorie partecipanti alla formazione del capitale. 9 La nona ragione risiede nell’obiettivo di fondare una banca di alto profilo etico nella quale ciascun professionista po- trà trovare ascolto prioritario per tutte le sue esigenze personali e professionali e potrà essere con- siderato clientela primaria non sulla base di una valutazio- ne quantitativa, bensì di una va- lutazione qualitativa derivante sia dall’iscrizione ad un ordine o associazione professionale, sia dall’essere in grado di proporre progetti ed operazioni di interes- se individuale e collettivo. Il pro- fessionista sarà il protagonista principale non solo come azioni- sta e cliente ma anche come idea- tore e proponente di progetti dei quali abbia profonda conoscenza e in grado di apprezzarne i punti di forza e di debolezza. 10 La decima ragione (e non ultima) risiede nel- l’obiettivo di assicurare proce- dure interne (contabilità con un collaudato sistema di auditing ed adeguate metodologie di alto profilo professionale) perché siano ridotte al minimo le pro- babilità di disfunzioni e mal fun- zionamento. Dovranno pun- tualmente rispettarsi le regole di comportamento nei confronti della clientela con un codice eti- co fortemente rigoroso. L’iniziativa è ambiziosa. E tro- verà certamente ostacoli all’in- terno del tessuto sociale. Tre so- no i «partiti» da battere: il partito dei pessimisti, cioè di coloro che vedono perennemente «nero» e che rispondono a tutte le solleci- tazioni con un «no» acritico e pre- concetto; il partito dei malpen- santi, cioè di coloro che ricercano in ogni iniziativa aspetti oscuri e reconditi con un retropensiero paralizzante ed offuscante; il partito degli egoisti; cioè di coloro che non apprezzano le iniziative che, avendo portata collettiva e popolare, non potranno mai con- cretizzarsi nel soddisfacimento di interessi personali. Sono, però, convinto che pessimisti, malpen- santi ed egoisti saranno sonora- mente battuti. Supplemento al numero odierno di Spedizione in abbonamento postale 45%, art. 2, comma 20/b, legge 662/96 - Filiale di Milano. Direttore responsabile Paolo Panerai. Registrazione del tribunale di Milano n. 602 del 31/7/91 Realizzato in collaborazione con la CASSA NAZIONALE DI PREVIDENZA E ASSISTENZA FORENSE Responsabile editoriale Marcello Colloca Le buone ragioni per fondare la banca delle professioni Positivo il bilancio consuntivo 2004 DI MARCELLO COLLOCA È stato approvato dal Comita- to dei delegati il 24 giugno 2005. Avanzo di 160 milioni di euro, grazie anche a una performance che ha risentito della ripresa dei mercati azionari, pur in presen- za ancora di tassi ai minimi de- gli ultimi cinquant’anni; entra- te patrimoniali aumentate più del 4% rispetto all’anno prece- dente; redditività delle locazioni immobiliari aumentata di circa il 6% per effetto del rinnovo dei contratti. Questi i principali dati nu- merici della positività gestio- nale del patrimonio della Fon- dazione per l’anno 2004, in pre- senza di un numero di iscritti, compresi i pensionati attivi, che nell’anno 2004 è aumentato di 6.566 unità, passando da 105.307 a 111.873 e, quindi, con un incremento della differenza attiva pari al 6,5% fra ricavi per contributi soggettivi e integra- tivi e prestazioni, quantificata in 109,2 milioni di euro rispet- to ai 109,5 milioni di euro del- l’anno 2003 e ai 102,4 milioni di euro dell’anno 2002. Altri dati positivi riguardano la gestione dell’indennità di ma- ternità, anche per l’anno 2004 attiva, grazie alla recente rifor- ma normativa, il contenimento dei costi di funzionamento, gli accantonamenti per il fondo ri- schi e il fondo svalutazione cre- diti sostanzialmente confermati rispetto all’anno precedente, e, infine, un asset allocation assai prudente che, nell’anno 2004, ha consentito di conseguire un ren- dimento contabile del patrimo- nio complessivo di circa il 3,8% sostanzialmente allineato a quello dell’anno precedente, pa- ri al 3,9% circa. Su questi dati di assoluta po- sitività nel medio termine si è in- nestata l’opera degli organi col- legiali dell’ente per una riorga- nizzazione istituzionale sia in- terna che esterna. All’interno la vitalità dell’en- te sotto il profilo istituzionale è attestata dai numerosi provve- dimenti adottati dalla giunta esecutiva sia in termini di pre- stazioni previdenziali, con la li- quidazione di 1.557 pensioni e di 1.003 supplementi, sia sul fron- te delle iscrizioni e cancellazio- ni, in ragione di 8.700 le prime e di 891 le seconde. L’intervento Ai 3 milioni di professionisti serve un istituto di credito dedicato modello 5 continua a pag. 3

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Page 1: Modello 5 Giugno 2005 - Num. 6 - Cassa Forense · la gestione dell’indennità di ma-ternità, anche per l’anno 2004 attiva, grazie alla recente rifor-ma normativa, il contenimento

DI MAURIZIO DE TILLA

La platea dei professionisti ita-liani supera i tre milioni di

unità lavorative (professioni re-golamentate e non, collaboratori,praticanti ecc.) con un imponibilefiscale netto che supera i 50 mi-liardi di euro all’anno. Un mondodel lavoro autonomo che racco-glie settori fondamentali per losviluppo del paese (avvocati, in-gegneri, dottori commercialisti,medici, giornalisti, architetti, no-tai, geometri, periti industriali,consulenti del lavoro, psicologi,farmacisti, veterinari, chimici,attuari, agrotecnici ecc.). Unaforza contrattuale di notevole pe-so che ben legittima un nuovo or-dinamento professionale ispiratoa scelte di modernità, una effi-ciente previdenza obbligatoriaprivata, una previdenza comple-mentare fortemente incentivatae sostenuta dai contributi volon-tari, un polo sanitario che possatrovare spazio in una mutua as-sicuratrice e, infine, una bancadedicata, sostenuta e fondata daiprofessionisti.

Perché una banca? Perchéuna banca che sappia ascoltare leistanze dei professionisti garan-tendo una gamma di servizi effi-cienti e perfettamente aderentialle esigenze operative del lavoroautonomo senza dimenticare ilsettore delle famiglie e dei dipen-denti? Vi sono almeno dieci ra-gioni per costituire una bancaper le professioni.

1La prima ragione risiedenel convincimento che le pro-

fessioni hanno tutte le carte inregola per crescere nel nostropaese come in Europa attuandoun programma che tenda alla tu-tela del risparmio e alla salva-guardia dell’identità del lavoroprofessionale. E nel programmadi grande respiro ben può figura-re una banca fondata dalle pro-fessioni e opportunamente inte-grata con partner di alto profilobancario, finanziario e telemati-co. Una iniziativa di caratterediffuso può offrire ai professioni-sti italiani un istituto di creditoche possa dare puntuale affida-mento di solidità, di trasparenza,

di onestà e di sostegno alle inizia-tive dei professionisti, analoga-mente ad altre esperienze euro-pee (in Spagna opera da vent’an-ni una banca fondata dagli avvo-cati, in Francia esiste un’analogaesperienza con la istituzione del-la Carpat).

2 La seconda ragione risie-de nella esigenza da parte dei

professionisti di costituire unabanca propria che non sia domi-nata dal capitale di pochi investi-tori ma sia il frutto della sotto-scrizione, che vorrei chiamarepopolare, di almeno 10 mila sog-getti in modo da orientare, in pie-na trasparenza e con il doverosorispetto di tutte le regole che di-sciplinano il settore, le attivitàbancarie verso le utilità che ilmondo professionale invoca a ta-riffe fortemente competitive(prestiti, mutui edilizi, factoring,leasing, collegamenti telematici,acquisti privilegiati, gestione dibanche dati ecc.) anche al fine dicolmare il gap esistente tra fascedi professionisti con alti redditi efasce di professionisti con redditimedio-bassi, con presenza inqueste ultime di giovani e di col-leghe che in quantità sempre piùcrescente, e con crescenti diffi-coltà, abbracciano la carrieraprofessionale.

3 La terza ragione risiedenel rilievo che, nonostante la

forte presenza delle organizza-zioni istituzionali e associative,le professioni non sono riuscite fi-no ad oggi (anche per le gelosieall’interno delle categorie profes-sionali) a realizzare una visionedi assieme, una soluzione istitu-zionale unitaria delle proprie ini-ziative che la banca (non specula-tiva) potrà contribuire a realizza-re assicurando piattaforme an-che economiche che possano de-terminare queste sinergie comu-ni.

4 La quarta ragione risiedenella prospettiva di un’equa

e ragionata configurazione com-petitiva della rete distributivadei servizi, di una crescita co-stante delle tecniche di gestione

e dei sistemi di controllo dei ri-schi finanziari e creditizi, di unagestione strategica dei costi e diattuazione di una costante «reen-gineering» dei suoi meccanismi,della multicanalità dei rapportibancari tramite internet e phonebanking, attuando condizionipropedeutiche all’accreditamen-to presso l’Unione europea al finedella diretta gestione di risorselegate ai programmi di sostegnodelle attività delle professioni(percorsi formativi, anche a di-stanza, istituzione di scuole,informatizzazione degli studi,sponsorizzazioni senza ritornoecc.).

5 La quinta ragione (collega-ta alla precedente) risiede

nella considerazione che la bancapotrà essere strumento di soste-gno attivo delle professioni mobi-litando risorse per la promozionee lo sviluppo di settori lavorativiintervenendo nel Mezzogiorno enelle aree più deboli del paeseper la valorizzazione delle poten-zialità specialmente dei giovaniprofessionisti, incentivando mer-cati del lavoro autonomo e isti-tuendo scuole di formazione e dialta professionalità.

6 La sesta ragione risiedenella considerazione che i

professionisti auspicano iniziati-ve di forte protezione sociale chel’attuale sistema previdenzialenon potrà garantire in manierasoddisfacente a lungo termine.Mentre la banca potrà realizzarecon la vendita di prodotti assicu-rativi (polizze sanitarie, copertu-ra di responsabilità professiona-le, rischi diversi ecc.) da acquisirea prezzi ridotti mediante garepubbliche anche europee, chepossano interessare l’intera pla-tea dei professionisti.

7 La settima ragione(di nonpoco conto) risiede nell’o-

biettivo di assicurare servizibancari (conti correnti, bonifici,carte di credito, pagamenti ecc.)a costi competitivi nella lineadella gestione di una banca te-lematica che possa aprire spor-telli in tutti gli ordini e collegi

professionali che ne faranno ri-chiesta.

8L’ottava ragione risiede nel-la previsione di una «corpora-

te governance» che dia adeguatarappresentanza alle minoranze,assicurando gestioni amministra-tive a basso costo, specie riguardoai consigli di amministrazione eagli uffici di presidenza che saran-no pienamente rappresentatividelle categorie partecipanti allaformazione del capitale.

9 La nona ragione risiedenell’obiettivo di fondare una

banca di alto profilo etico nellaquale ciascun professionista po-trà trovare ascolto prioritario pertutte le sue esigenze personali eprofessionali e potrà essere con-siderato clientela primarianon sulla base di una valutazio-ne quantitativa, bensì di una va-lutazione qualitativa derivantesia dall’iscrizione ad un ordine oassociazione professionale, siadall’essere in grado di proporreprogetti ed operazioni di interes-se individuale e collettivo. Il pro-fessionista sarà il protagonistaprincipale non solo come azioni-sta e cliente ma anche come idea-tore e proponente di progetti deiquali abbia profonda conoscenzae in grado di apprezzarne i puntidi forza e di debolezza.

10 La decima ragione (enon ultima) risiede nel-

l’obiettivo di assicurare proce-dure interne (contabilità con uncollaudato sistema di auditinged adeguate metodologie di altoprofilo professionale) perchésiano ridotte al minimo le pro-babilità di disfunzioni e mal fun-zionamento. Dovranno pun-tualmente rispettarsi le regoledi comportamento nei confrontidella clientela con un codice eti-co fortemente rigoroso.L’iniziativa è ambiziosa. E tro-verà certamente ostacoli all’in-terno del tessuto sociale. Tre so-no i «partiti» da battere: il partitodei pessimisti, cioè di coloro chevedono perennemente «nero» eche rispondono a tutte le solleci-tazioni con un «no» acritico e pre-concetto; il partito dei malpen-santi, cioè di coloro che ricercanoin ogni iniziativa aspetti oscuri ereconditi con un retropensieroparalizzante ed offuscante; ilpartito degli egoisti; cioè di coloroche non apprezzano le iniziativeche, avendo portata collettiva epopolare, non potranno mai con-cretizzarsi nel soddisfacimentodi interessi personali. Sono, però,convinto che pessimisti, malpen-santi ed egoisti saranno sonora-mente battuti.

Supplemento al numero odierno di

Spedizione in abbonamento postale45%, art. 2, comma 20/b, legge

662/96 - Filiale di Milano. Direttoreresponsabile Paolo Panerai.Registrazione del tribunale di Milano n. 602 del 31/7/91

Realizzato in collaborazione con laCASSA NAZIONALE

DI PREVIDENZA E ASSISTENZA FORENSE

Responsabile editorialeMarcello Colloca

Le buone ragioni per fondare la banca

delle professioni

Positivo il bilancio consuntivo2004

DI MARCELLO COLLOCA

È stato approvato dal Comita-to dei delegati il 24 giugno 2005.Avanzo di 160 milioni di euro,grazie anche a una performanceche ha risentito della ripresa deimercati azionari, pur in presen-za ancora di tassi ai minimi de-gli ultimi cinquant’anni; entra-te patrimoniali aumentate piùdel 4% rispetto all’anno prece-dente; redditività delle locazioniimmobiliari aumentata di circail 6% per effetto del rinnovo deicontratti.

Questi i principali dati nu-merici della positività gestio-nale del patrimonio della Fon-dazione per l’anno 2004, in pre-senza di un numero di iscritti,compresi i pensionati attivi, chenell’anno 2004 è aumentato di6.566 unità, passando da105.307 a 111.873 e, quindi, conun incremento della differenzaattiva pari al 6,5% fra ricavi percontributi soggettivi e integra-tivi e prestazioni, quantificatain 109,2 milioni di euro rispet-to ai 109,5 milioni di euro del-l’anno 2003 e ai 102,4 milioni dieuro dell’anno 2002.

Altri dati positivi riguardanola gestione dell’indennità di ma-ternità, anche per l’anno 2004attiva, grazie alla recente rifor-ma normativa, il contenimentodei costi di funzionamento, gliaccantonamenti per il fondo ri-schi e il fondo svalutazione cre-diti sostanzialmente confermatirispetto all’anno precedente, e,infine, un asset allocation assaiprudente che, nell’anno 2004, haconsentito di conseguire un ren-dimento contabile del patrimo-nio complessivo di circa il 3,8%sostanzialmente allineato aquello dell’anno precedente, pa-ri al 3,9% circa.

Su questi dati di assoluta po-sitività nel medio termine si è in-nestata l’opera degli organi col-legiali dell’ente per una riorga-nizzazione istituzionale sia in-terna che esterna.

All’interno la vitalità dell’en-te sotto il profilo istituzionale èattestata dai numerosi provve-dimenti adottati dalla giuntaesecutiva sia in termini di pre-stazioni previdenziali, con la li-quidazione di 1.557 pensioni e di1.003 supplementi, sia sul fron-te delle iscrizioni e cancellazio-ni, in ragione di 8.700 le primee di 891 le seconde.

L’intervento Ai 3 milioni di professionisti serve un istituto di credito dedicato

modello5

continua a pag. 3

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2 Giugno 2005 MODELLO 5

Su proposta del presi-dente dell’Adepp sonostati presentati dueemendamenti al disegnodi legge n. 5736/4 recan-te «Piano di azione per losviluppo economico, so-ciale e territoriale» perl’equiparazione della tas-sazione delle Casse pro-fessionali ai fondi pen-sione e sull’attrazionedella previdenza di cate-goria dell’attività di am-ministratore e di sinda-co

Dopo il comma 1dell’articolo 3

aggiungere il seguente:1-bis. I redditi derivanti

dai patrimoni mobiliari eimmobiliari di proprietà de-gli enti previdenziali privatiche gestiscono forme pen-sionistiche obbligatorieusufruiscono del medesimoregime tributario previstodagli articoli 13 e seguentidel decreto legislativo 21aprile 1993, n. 124, e suc-cessive modificazioni.

3.12. Agostani, Benvenuto,Intini, Pinza, Villetti, Stra-diotto.

Relazione illustrativaLe Casse di previdenza dei

professionisti, che coprono unarco di ben 1,6 milioni di iscrit-ti agli albi, sono definite dal de-creto legislativo n. 509/94 «En-ti senza fini di lucro», che han-no la finalità istituzionale diraccogliere e gestire i contributie perequare ed erogare le pre-stazioni pensionistiche dei lo-ro iscritti.

Esse devono assicurare l’e-quilibrio finanziario attraversola buona ed efficiente gestionedel proprio patrimonio, non av-valendosi, per espresso divietodi legge, di alcun contributo sta-tale.

Nonostante queste premesse,la vigente normativa fiscaleequipara ingiustificatamente latassazione delle Casse profes-sionali a quella delle personefisiche, con applicazione del-l’Irpeg sulle singole categoriereddituali.

Ma l’ulteriore aspetto pre-giudizievole è che i rendimen-ti finanziari delle risorse costi-tuite dai contributi versati da-gli iscritti, nonostante la loronatura e finalità dichiarata-mente previdenziale, sono sog-getti al «capital gain» (al12,50%) o all’Irpeg, come nelcaso di dividendi societari.

Quest’anomala situazione èresa addirittura intollerabile secollegata all’ordinaria tassa-zione prevista in capo al pen-sionato (che va fino al 45% delreddito da pensione!), fruitorefinale delle prestazioni previ-denziali garantite dall’ente.

È evidente, a questo punto,che una tale situazione nor-mativa crea un’ingiustificataduplicazione dell’imposta checolpisce sostanzialmente lostesso ammontare del reddito,prima in capo alla Cassa pro-fessionale e poi, al momento del-l’erogazione della pensione, incapo ai pensionati.

Lo scenario appena delinea-to è proprio quello che il nostrolegislatore si è preoccupato,giustamente, di evitare nell’in-trodurre la più recente norma-tiva in tema di fondi pensione,improntata al principio dellanon duplicazione dell’imposi-zione fiscale con detassazionedelle rendite finanziarie giàsottoposte, in seno al fondopensione, ad autonoma fisca-lizzazione.

La giusta preoccupazione dellegislatore nei confronti dei fon-di pensione, che si alimentanocon i soli contributi versati da-gli iscritti e con i relativi pro-venti finanziari derivanti daglistessi, non è stata purtroppoaccompagnata, fino a ora, daun’analoga attenzione nei con-fronti degli enti previdenzialidei liberi professionisti.

La struttura di tali enti è in-fatti per molti versi assimila-bile a quella dei fondi pensio-ne sia per le modalità di fi-nanziamento (contributi degliiscritti e proventi finanziari de-rivanti dagli stessi) sia per l’ob-bligo di legge di costituire co-spicue riserve patrimoniali agaranzia dei futuri trattamen-ti pensionistici da erogare.

Appare quantomeno singola-re costringere gli enti previ-denziali dei liberi professioni-sti ad accumulare ingenti pa-trimoni per garantire gli equi-libri finanziari futuri e assog-gettarli, poi, a regimi fiscali par-ticolarmente onerosi e addirit-tura duplicati (a monte, sui ren-dimenti finanziari del capitaledell’ente e, a valle, sull’interapensione erogata ai professio-nisti interessati).

Anche sotto il profilo costi-tuzionale, peraltro, appare in-discutibile che il rendimentodella gestione previdenziale eil trattamento pensionistico nonpossano essere sottoposti aun’imposizione tributaria checomprometta la loro funzionesolidaristica endocategoriale.

Nel momento in cui si parladi una sostanziale riduzionedell’aliquota, attualmente sta-bilita nella misura dell’11%, ap-plicata ai rendimenti dei fondipensione, risulterebbe quantomeno singolare mantenere unregime fiscale «vessatorio» neiconfronti delle Casse di previ-denza private dei liberi profes-sionisti.

Merita quindi un’attenta va-lutazione la proposta di equi-parare in modo sostanziale ilregime fiscale degli enti di pre-videnza privati a quello dei fon-di pensione.

Dopo il comma 1 dell’articolo 3

aggiungere il seguente:1-bis. I redditi derivanti

dall’attività di amministra-tore, revisore e sindaco disocietà ed enti, svolta dasoggetti iscritti in albi pro-fessionali, costituisconoredditi equiparati a tutti glieffetti a quelli di cui all’ar-ticolo 49, comma 1, del de-creto del presidente della re-pubblica 22 dicembre 1986,n. 917.

3.13. Agostini, Benvenuto, In-tini, Pinza, Villetti, Stradiotto.

Relazione illustrativaLa disposizione proposta ha

lo scopo di chiarire l’attuale as-setto normativo per inquadrarecorrettamente i redditi di atti-vità di amministratore e sinda-co svolta da parte di professio-nisti iscritti agli albi, anche aifini di un corretto versamentodei relativi contributi previ-denziali.

La razionalità della soluzio-ne interpretativa proposta nel-l’articolo appare di tutta evi-denza e può riassumersi nel co-siddetto «principio dell’attra-zione», secondo il quale, ogniqualvolta l’attività di lavoro au-tonomo richieda competenze ri-conducibili, anche in senso la-to, alla sfera dell’attività pro-fessionale principale esercita-ta dal soggetto percettore, es-sa costituisce, sotto il profilodell’inquadramento fiscale eprevidenziale, un tutt’uno conl’attività professionale, per-dendo ogni sua autonoma rile-vanza.

Sotto il profilo strettamenteprevidenziale, peraltro, la logi-cità e fondatezza della tesi pro-spettata sono confermate dalfatto, assolutamente indiscuti-bile, che i soggetti maggior-mente danneggiati da un’even-tuale interpretazione distortadel quadro normativo di riferi-mento sarebbero proprio i pro-fessionisti interessati, che ve-drebbero assottigliarsi la tute-la previdenziale a causa di unassurdo e illegittimo fraziona-mento della loro posizione pre-videnziale con conseguenze an-che gravi sull’ammontare del-le prestazioni.

Di fronte alle ineccepibili ar-gomentazioni dei professionistiitaliani e dei loro istituti di pre-videnza vi erano state, già inprecedenza, alcune importantiaperture (per esempio la riso-luzione n. 7-01047 della com-missione finanze della cameradei deputati alla fine della scor-sa legislatura); tuttavia, le con-trastanti e discutibili direttiveministeriali in materia hannocontribuito ad accrescere un cli-ma di incertezza tra i profes-sionisti. A questo punto apparenecessario un intervento legi-

slativo di chiarimento che, in at-tesa di una riforma più genera-le della materia, elimini, alme-no per le figure di amministra-tore e sindaco, gli effetti per-versi generati dalla nefandariforma fiscale operata con lalegge n. 342 del 2000.

Si ristabilirebbe così un climadi serenità e certezza nel mon-do delle libere professioni, sul-la base delle regole finora se-guite, da tutti i professionisti,nell’esposizione fiscale dei pro-venti derivanti da tali attività.

Va precisato che il concetto diattività (e quindi di reddito)professionale non può essere ri-stretto a quello identificato dal-l’originario assetto ordinamen-tale della professione, ma deveabbracciare tutti i campi conti-gui.

La presenza di un professio-nista (avvocato, commerciali-sta, medico, ingegnere ecc.) inun consiglio di amministrazio-ne di una società o nel collegiosindacale di essa non è dovuta,se non in maniera più che resi-duale, alla qualità di socio, maproprio alle qualità professio-nali rivestite che rendono indi-spensabili, in generale, gli ap-porti di un professionista in ma-terie giuridiche o economiche e,a seconda delle specificità del-l’oggetto sociale, di un ingegne-re (per le società di ingegneria),di un medico (per le società chegestiscono cliniche) e così via.Vale a dire, cioè, di soggetti chesi avvalgono, per tali compiti,delle stesse competenze scien-tifiche e tecniche usate nellanormale attività professionale.

E anche quando un siffattoamministratore sia un socio ilmotivo per cui siede in consiglioè proprio collegato alla sua fi-gura professionale e alle relati-ve competenze ritenute indi-spensabili per una corretta am-ministrazione della società.

In effetti, nella totalità dei ca-si, fare l’amministratore com-porta il ricorso continuo alle pro-prie specifiche conoscenze pro-fessionali e non a caso i profes-sionisti sono chiamati ad assol-vere specifiche cariche con spe-cifiche deleghe.

Questo consente all’organodecisionale di risolvere i singo-li problemi con maggiore pro-fessionalità e con risultati cer-tamente migliori. Non a caso,proprio in questa logica si muo-

ve lo stesso legislatore, che, peralcuni settori dell’ordinamentogiuridico, impone che nei consi-gli di amministrazione sianochiamati a partecipare sogget-ti con specifiche professionalitàpersonali.

Si pensi, per esempio, all’ordi-namento delle società fiduciarieche dispone che nel consiglio diamministrazione debbano farparte dei componenti (uno o dueiscritti agli albi professionali),articolo 4, commi 3 e 4, della leg-ge 23 novembre 1939, n. 1966; sipensi ancora all’ordinamentodelle sim (società d’intermedia-zione mobiliare) di cui devono farparte commercialisti e avvocati.

Questi esempi rafforzano ilconcetto che il consigliere è chia-mato a ricoprire l’incarico all’in-terno del consiglio di ammini-strazione proprio per le sue spe-cifiche conoscenze professionalie che per svolgere il suo incari-co dovrà, gioco forza, attingerealla propria professionalità.

Questo concetto di caratterefunzionale si lega a ogni tipo diprofessione che, in quanto tale,è espressione di caratteri pecu-liari che possono essere neces-sari per rispondere in modo pun-tuale alle esigenze che si creanodi volta in volta all’interno deidiversi consigli di amministra-zione.

Nel caso dei professionisti, inaltre parole, il particolare red-dito si identifica nella quasi to-talità dei casi con i compiti isti-tuzionali del soggetto e, in quan-to tale, non può essere incluso,per sua stessa natura, in unacategoria reddituale diversa daquella professionale.

La norma proposta, pertanto,che ha natura eminentementeinterpretativa, appare estre-mamente opportuna e urgente.

Sotto il profilo della copertu-ra va infine sottolineato che ilchiarimento fiscale propostonon porterebbe alcun aggravioal bilancio dello stato.

Anzi, il diverso regime tribu-tario applicabile porterebbe unbeneficio in termini di gettitoper il fatto che i professionistisarebbero comunque tenuti afatturare i compensi derivantida attività di amministratore esindaco, con relativa applica-zione dell’Iva (20%), e che i re-lativi corrispettivi formerebbe-ro base imponibile anche ai fi-ni dell’Irap.

I contenuti di due emendamenti presentati al disegno di legge competitività all’esame della camera

Più tutela per la Cassa e gli avvocatiStop a doppia tassazione. Compensi tra i redditi professionali

Direttore responsabile Marcello Colloca

Direttore editoriale Giovanni Romano

Comitato di redazione Domenico Borrelli, Rosa Centola, Paolo Fusco, Antonio Gattuso,

Nunzio Luciano, Giuseppe Antonio Madeo, Riccardo Marchio,Francesco Monaco, Bruno Ricciotti

Consiglio d’amministrazione Cassa ForensePresidente: Maurizio de Tilla

VicePresidenti: Marcello Colloca e Paolo RosaConsiglieri: Giovanni Ceriello, Salvatore Di Cristofalo, Carlo

Dolci, Ignazio Li Gotti, Vittorio Mormando, Giovanni Romano,Raffaele Ruggiero, Edoardo Vinciguerra

modello5

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3Giugno 2005MODELLO 5

DI RICCARDO MARCHIO

Ecco, ci siamo! Il Comitato deidelegati inizia a discutere ap-

profonditamente della riformadella previdenza forense. Un ar-gomento che impegnerà il Comi-tato per molte sedute. Nell’ultimadi queste si è iniziato con alcunerelazioni (Donella e Rosa), chehanno avuto il merito di far cono-scere anche ai delegati appenaentrati in comitato le problemati-che più importanti da affrontare.Interessanti sono stati gli inter-venti dei delegati, che hanno for-nito al Comitato spunti interes-santi da tenere presente nelleprossime discussioni.

Tutti sono stati d’accordo su al-cuni punti essenziali:

• La riforma va fatta. Il pre-sidente (de Tilla) nel suo articolodi fondo (nell’ultimo numero diModello 5) ha segnalato che, «no-nostante il delinearsi di un qua-dro normativo di riferimento piùstabile e i lusinghieri risultati delbilancio di esercizio ...», sussisto-no elementi di preoccupazionenell’aumento della spesa pensio-nistica e nella percentuale di oltreil 60% della base degli iscritti, cheè costituita da avvocati infraqua-

rantacinquenni. Segnali di atten-zione sono stati richiamati dai bi-lanci attuariali, per cui occorreprestare la «massima attenzioneal problema della sostenibilitàdell’attuale sistema previdenzia-le forense sul lungo periodo» (deTilla).

A nessuno può sfuggire che, perassicurare la pensione alle attua-li giovani generazioni d’avvocati,occorre intervenire ora sul siste-ma, in quanto ogni ritardo po-trebbe risultare disastroso. Oc-corre tenere presente che le modi-fiche dei sistemi previdenziali ri-chiedono un certo arco temporaleper entrare a regime e, quindi, ve-dere attuati i loro effetti sui conti.Conseguentemente occorre inter-venire per tempo, con sollecitudi-ne ma senza fretta.

• La riforma previdenzialeva fatta bene. La materia è com-plessa. Tutti i delegati si sono re-si conto della difficoltà di mette-re mano a una materia così com-plicata e delicata. Non basta labuona volontà. Ecco perché nonci vuole fretta. Sbagliare la rifor-ma porterebbe conseguenze ca-tastrofiche per la Cassa. Intanto,occorre decidere se si deve inter-venire con riforme parametriche

oppure con riforme strutturali.La scelta non è di poco conto, inquanto nel primo caso l’attualesistema (schema a ripartizionecon un metodo di calcolo retribu-tivo) rimarrebbe inalterato,mentre muterebbero soltanto al-cuni criteri (aumento di contri-buti, innalzamento dell’età pen-sionabile ecc.). Nel secondo caso,invece, la riforma strutturalecomporterebbe il passaggio ad al-tro sistema (schema a capitaliz-zazione con calcolo contributivo).

Entrambe le soluzioni hannopro e contro: con la riforma para-metrica l’ammontare dei contri-buti e delle prestazioni può esse-re calcolata in base ad obiettiviprefissati, il che lascerebbe inal-terata l’attuale struttura, ma po-trebbe comportare il rischio dispostare il problema più in là neltempo; con la riforma struttura-le la pensione (o meglio la rendi-ta vitalizia) verrebbe calcolata inbase ai contributi versati dal sin-golo iscritto nell’arco della sua at-tività lavorativa, con la conse-guenza che si avrebbe una dra-stica e immediata riduzione del-le pensioni.

È evidente la delicatezza e ladifficoltà della scelta.

• La riforma va fatta con ilconsenso dell’avvocatura. Èimpossibile pensare che unariforma della previdenza possapassare sulla testa degli avvocatiitaliani, senza che questi ne sianoconsenzienti.

La Cassa, è bene ricordarlo, èdegli avvocati e il suo patrimonioè stato messo insieme con i contri-buti versati per l’intera vita pro-fessionale degli avvocati, spessocon grande sacrificio.

L’attuale dirigenza della Cassaè consapevole che non è possibileimporre agli avvocati una sceltacalata dall’alto e già dallo scorsoanno ha avviato incontri con leassociazioni più significative del-l’avvocatura per raccogliere un lo-ro parere in merito.

Emergono a questo propositoalcune problematiche:

- Cosa fare nel caso in cui la de-cisione del Comitato non fosse insintonia con le associazioni o se lestesse fossero in disaccordo tra lo-ro?

- Basterebbe il consenso delleassociazioni o si dovrebbe chiede-re il consenso di tutta l’avvocatu-ra, tenendo conto che la maggiorparte degli avvocati non aderiscead alcuna associazione?

- In tal caso come consultarel’avvocatura? Con assemblee? In-dette da chi? Dagli Ordini?

- E soprattutto: che valoreavrebbe il parere espresso dalleassemblee degli avvocati, vistoche la scelta è così complicata edifficile e che gli stessi delegati al-la Cassa hanno difficoltà ad af-frontare tale scelta?

È evidente che, prima di formu-lare un’ipotesi di modifica, il pro-blema vada affrontato e ap-profondito in tutti i suoi aspetti,consultando i maggiori esperti estudiosi della materia, senza,però, devolvere a soggetti esterni,in quanto la decisione definitivaspetta, e non può essere diversa-mente, agli avvocati.

Allora che fare? Intanto co-minciare a parlare e soprattuttoa spiegare. Questo periodico po-trebbe essere uno fra i tanti mez-zi possibili per chiarire e spiega-re la complessità della materia e,soprattutto, per attuare un con-fronto con l’avvocatura. Sarebbeopportuno, a mio avviso, che Mo-dello 5 ospitasse una sezione chetrattasse il problema, sia con ar-ticoli esplicativi, sia con inter-venti delle associazioni e dei sin-goli avvocati.

Nell’ultima riunione dei delegati avviato il dibattito con le relazioni nel Comitato

Previdenza forense verso la riformaIntervento necessario, con il consenso di tutta l’avvocatura

Particolare menzione meritanopoi i livelli di solidarietà, quantiz-zati nell’anno 2004 - con riferimen-to alla sola assistenza - in 14,8 mi-lioni di euro rispetto ai 14,2 milio-ni di euro dell’anno 2003: assisten-za erogata direttamente attraver-so trattamenti indennitari e percalamità naturali (1.206 milioni dieuro), per contributi spese funera-rie (2.774 milioni di euro), per po-lizza sanitaria (4.480 milioni di eu-ro) e indirettamente per il tramitedei consigli dell’ordine (6.305 mi-lioni di euro). Alla solidarietà assi-curata dall’assistenza vanno natu-ralmente aggiunti i consistenti in-terventi solidaristici a garanziadelle prestazioni previdenziali,quali le integrazioni al minimodelle pensioni e i benefici per il cal-colo delle pensioni indirette, inabi-lità e invalidità. Infine, sul pianoorganizzativo interno, costituisceun’importante svolta la introdu-zione della funzione Internal Au-diting programmata dal consigliodi amministrazione attraversouna società di selezione per la indi-viduazione del responsabile, men-tre sotto il profilo normativo gene-rale va segnalata con particolareevidenza la legge 23 agosto 2004 n.243 in tema di delega previdenzia-le, con la previsione per le Casseprofessionali di poter prevedere -tra l’altro - forme di tutela sanita-ria integrativa a favore degli iscrit-ti e forme pensionistiche comple-mentari. Sul versante esterno nu-merose sono state le iniziative po-litiche dei vertici istituzionali del-l’ente. Sul punto vanno specifica-tamente ricordate le battaglie, an-date a buon fine, a difesa dell’auto-nomia e dell’identità della Cassasvolte durante l’iter parlamentare

della delega previdenziale, nonchéle iniziative assunte per risolvereproblemi specifici di grande impat-to per l’ente. Ampio sviluppo han-no avuto alcune iniziative di parti-colare rilievo istituzionale, quali ilSeminario sulla previdenza foren-se e la Conferenza internazionalesulla sicurezza sociale degli avvo-cati europei, quest’ultima con par-ticolare riferimento al diritto distabilimento degli avvocati comu-nitari che esercitano la professionein diversi paesi membri. Nono-stante i surriportati lusinghieri ri-sultati del bilancio di esercizio e ilbuon rapporto iscritti/pensionatituttora con trend in crescita, laCassa ha tuttavia ritenuto nell’an-no 2004 di dover porre comunquela massima attenzione al proble-ma della sostenibilità dell’attualesistema previdenziale forense nellungo periodo. In tale prospettivainfatti non possono non destarepreoccupazione alcuni segnali diallarme, quali il trend in aumentodella spesa pensionistica e il fattoche la base degli iscritti sia costi-tuita per oltre il 60% da avvocatiinfraquarantacinquenni.

Per tali motivi il Comitato deidelegati ha avviato una riflessionecirca l’opportunità di introdurreuna serie di riforme parametricheche consentirebbero di garantirestabilità dell’attuale impianto nor-mativo fino all’anno 2050 circa.Naturalmente il tema è di rilevan-te importanza, coinvolgendo il fu-turo della Fondazione e i diritti de-gli iscritti; conseguentemente sonoimprevedibili, allo stato, i tempi didefinitiva approvazione, pur rap-presentando una priorità già perl’anno 2005 proprio per il Comita-to dei delegati.

segue da pag. 1

DI VITTORIO MORMANDO

Nel mese di maggio scorso,sulla scorta della positiva espe-rienza di Palermo, è stato at-tivato presso il Consiglio del-l’ordine di Cagliari, un secon-do sportello informativo tele-matico di questa cassa.

Come è noto, infatti, questacassa, grazie alla disponibilitàdel Consiglio dell’ordine di Pa-lermo e, principalmente, dellasezione Aiga, presieduta dal-l’avv. Antonino Gattuso, il 15dicembre 2002 ha inauguratoil primo sportello informativotelematico per fornire infor-mazioni previdenziali e per con-sentire all’avvocatura palermi-tana e del distretto di avere unpunto di riferimento qualifica-to cui rivolgersi per tutte le esi-genze connesse ai loro rappor-ti con la cassa nazionale fo-rense.

L’iniziativa della cassa, cherisponde al preciso fine di av-vicinare la cassa alla base de-gli avvocati stabilendo un rap-porto diretto, si è rivelata mol-to gradita all’avvocatura e mol-to utile alla cassa. L’avvocatu-ra, infatti ha potuto contare, subase territoriale, su un sogget-to qualificato che, in collega-mento diretto con il sistema Si-sfor della cassa, ha potuto for-nire tutte le informazioni frui-

bili direttamente presso la cas-sa come per coloro che accedo-no all’ufficio informazioni di Ro-ma.La cassa ha potuto così al-leggerire, sia pure parzialmen-te e per il distretto di Palermo,il carico di lavoro enorme cui èsottoposto il call center e l’Uf-ficio informazioni.

Nell’arco di tempo di un an-no e mezzo, lo sportello di Pa-lermo ha «lavorato» la posizio-ne di oltre 2.500 avvocati (unnumero elevatissimo) grazie al-la disponibilità, preparazioneed impegno posti dalla respon-sabile dello sportello rag. Ni-coletta Genduso, cui va il no-stro apprezzamento ed il nostroringraziamento testimoniatoanche dalle numerose attesta-zioni di stima pervenute a que-sta cassa. Va detto che l’atti-vità si sta svolgendo grazie al-la disponibilità dell’Aiga che hamesso a disposizione il proprioufficio copie sito presso la se-zione lavoro. Non possiamo sot-tacere il comportamento as-senteista del Consiglio dell’or-dine che non ha fornito allosportello una sede degna delruolo e della funzione della cas-sa. L’esperienza molto positivadi Palermo, come abbiamo det-to, ha indotto la cassa a prose-guire nella iniziativa di decen-tramento del sistema di infor-mazioni e grazie alla disponi-

bilità dei delegati avv. CoccoOrtu e Puddu unita a quelladell’avv. Viola, presidente del-l’Ordine di Cagliari, è statoaperto a Cagliari il secondosportello informativo telemati-co. Lo sportello si occupa di for-nire agli avvocati del distrettodi Cagliari informazioni previ-denziali anche attraverso col-legamento internet alla bancadati della cassa. Lo sportello diCagliari, come quello di Paler-mo, fornisce informazioni e sup-porto operativo in ordine ai ser-vizi offerti dalla cassa, attra-verso «Avvocatura 2000», dal-le banche dati alle varie con-venzioni, dalla firma digitale al-la casella di posta certificata.

SPORTELLO DI PALERMO

Palazzo ex Eas - Centrocopie Aiga Via Impallomeni,

20. Responsabile: rag.Nicoletta Genduso,

tel. e fax 091- 585684, E-mail infocassapalermo

@katamal.com

SPORTELLO DI CAGLIARI

Palazzo di giustiziaConsiglio dell’ordine

Responsabile: rag. RosellaFormisano, tel. e fax:

070/308303, [email protected]

Dopo l’esperienza di Palermo, raddoppia il sistema informativo della cassa

Lo sportello telematicodebutta anche a Cagliari

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4 Giugno 2005 MODELLO 5

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5Giugno 2005MODELLO 5

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6 Giugno 2005 MODELLO 5

Modello 5 pubblica il do-cumento conclusivo dellaIII sessione della IV Confe-renza dell’avvocatura chesi è tenuta a Napoli dal 15al 17 aprile, dedicato al-l’autogoverno dell’avvoca-tura

1. I L RET ICOLOORDINIST ICO E LEGARANZIE PER I C I TTAD INI .LO STATUS DELPROFESS IONISTA

1.1. Il problema riguarda es-senzialmente il futuro manteni-mento in essere degli Ordini, qua-li enti pubblici con funzioni istitu-zionali, ma nella consapevolezzadelle opportunità di modifiche al-la luce delle rinnovate esigenze, afronte delle spinte del mercato edella giurisprudenza comunita-ria.

Se infatti nel recente passato èemersa una corrente di pensieroche sosteneva la necessità del su-peramento degli Ordini, oggi, an-che alla luce delle più recenti pro-nunce della Corte di giustizia eu-ropea che ne riconoscono le pecu-liarità, la tendenza, sia pure concontraddizioni, è quella di mante-nerli in vita.

1.2. L’Ordine forense deve con-tinuare a esistere innanzi tutto atutela dell’avvocato, cui, non di-mentichiamo, viene riconosciutavalenza costituzionale, proprioper la particolarità dell’eserciziodella professione forense, e parti-colarmente a garanzia della suaautonomia e indipendenza, chesono a loro volta a garanzia dellalibertà dei cittadini.

Un’autonomia e una indipen-denza che passano per la presen-za capillare e quanto più diffusasul territorio dei singoli Ordini,tale da, appunto, costituire un re-ticolo di soggetti di pari dignità,che traggono da se stessi la pro-pria ragione d’essere e non la rice-vono per emanazione dall’alto, dauna sorta di Ordine nazionale,che ne sarà piuttosto organo dirappresentanza istituzionale ge-nerale.

1.3. Il reticolo ordinistico va co-munque riguardato anche nellaprospettiva delle garanzie che es-so può dare al cittadino quanto al-la competenza degli iscritti, at-traverso l’enfatizzazione dellefunzioni pubblicistiche.

1.4. Gli Ordini vanno pertantodifesi, anche e soprattutto attra-verso la difesa delle loro funzionifondamentali, tra cui in primis videve essere la disciplina. Tale di-fesa deve essere spesa anche con-tro gli attacchi che provengonodall’Europa, la cui giurispruden-za comunitaria, in particolare, vacontrastata quanto alla liberaliz-zazione indiscriminata della pub-blicità forense, anche con riferi-mento alla certificazione di qua-lità, che è atto di concorrenzasleale e violazione deontologicaper il professionista certificato,quando essa è stata svolta da sog-

getti terzi estranei a qualsivogliacontrollo ordinistico; ciò, pur nel-la consapevolezza di non dovereassumere al riguardo anacroni-stici arroccamenti, ma, anzi, nel-la prospettiva di provare ad assol-vere al compito di darvi risposta,quanto ai moduli organizzatori,nell’ambito delle istituzioni fo-rensi.

Se l’esigenza attuale, dettata eimposta dalla sempre maggiorevelocità degli scambi e delle rela-zioni, dalla crescente globalizza-zione, non solo economica, dallanecessità di una conoscenza dinorme e leggi in tempo reale, èquella della formazione continua,non v’è dubbio allora che potràcontinuare a essere soddisfattaproprio nella misura in cui taleattività sia vigilata e sovrintesadagli Ordini (senza, a tale ultimoriguardo, escludere il concomi-tante fondamentale apporto delleassociazioni), in aggiunta alletradizionali attuali funzioni di te-nuta degli albi, di verifica del ri-spetto della deontologia, della di-sciplina, del controllo dei compen-si, funzioni tutte di garanzia econtrollo rivolte non solo e nontanto verso l’interno, ma anche esoprattutto a tutela di coloro cheabbiano fatto richiesta di assi-stenza.

1.5. La difficoltà ad assolveretali funzioni sta nell’ormai smisu-rato aumento degli iscritti agli al-bi, indice di come per molti, di fat-to, l’accesso alla professione di-venta una temporanea, poi ten-denzialmente, seppur precaria,definitiva area di parcheggio, inmancanza di diversi sbocchi lavo-rativi, con la conseguenza dell’ab-bassamento del livello professio-nale e umano.

All’Ordine dovrà, dunque, esse-re mantenuta la funzione fonda-mentale della formazione, pre-ventiva e successiva, dell’avvoca-to, prevedendo modalità diverseed effettive di controllo della pra-tica, non limitate a un semplice«visto» apposto sui libretti di pra-tica.

È, comunque, necessario ripen-sare le modalità di strutturazionedegli Ordini, interrogandosi suilimiti e le attribuzioni attuali, on-de superare le difficoltà di rispo-sta alle esigenze, specialmentepubblicistiche, che oggi lo interro-gano.

Alla luce di quanto esposto, siritiene che non possa essere con-divisa la proposta dell’istituzionedi un consiglio nazionale o del-l’Assemblea dei presidenti degliOrdini, come adombrato in unadelle più recenti proposte di fonteministeriale, frutto di ingiustifi-cabile ignoranza dei correnti mo-delli di rappresentanza forense edella eterogenea attribuzione agliOrdini anche di compiti di rap-presentanza politica, con confu-sione di funzioni istituzionali e difunzioni politiche e con potenzialegrave compromissione del lororuolo terzo di garanzia e di giudi-ce dei comportamenti deontologi-camente rilevanti. Al proposito,

occorrerà saper distinguere ter-minologicamente tra l’Ordine e ilconsiglio dell’Ordine: del primonon è revocabile in dubbio la sog-gettività politica, quanto al secon-do, ne va evitata la confusione conle funzioni istituzionali.

2. STRUTTURAZ IONE,ORGANIZZAZ IONE E FUNZIONI DEGL IORGANI IST I TUZ IONAL I

2.1. L’Avvocatura è ormai con-sapevole della nuova natura eidentità delle istituzioni forensi,non più solo organi di autogover-no della categoria, ma enti sussi-diari dello stato, in relazione allefunzioni di natura pubblicisticaloro attribuite dalla legge, e tutri-ci di interessi non più solo di ceto,ma della collettività.

La riforma dell’ordinamento fo-rense rappresenta pertanto l’oc-casione per rispondere in modoefficace e moderno alle conse-guenti ineludibili esigenze di rin-novamento.

2.2. Ricordato come uno dei pri-mi punti di emersione normativadel nuovo modo di concepire ruoloe funzioni delle istituzioni siarappresentato dall’art. 20 dellalegge n. 134/01 (che ha previsto,in modo del tutto innovativo, l’i-stituzione presso i consigli di «unservizio di informazione e consu-lenza per l’accesso al patrocinio aspese dello stato e sulla difesad’ufficio», con il compito di fornireinformazioni, tra l’altro, sui costidei procedimenti, sull’ammissio-ne al patrocinio a spese dello sta-to, sulla nomina del difensored’ufficio, anche «ai fini della valu-tazione dell’opportunità dell’in-staurazione di o della costituzio-ne in un giudizio ovvero della spe-rimentazione di un metodo di ri-soluzione alternativa del conflit-to»), gli scenari che si aprono sonomolteplici; ecco alcuni di essi:- la tutela della fede pubblica;- la riduzione del rischio connes-

so alle asimmetrie informative;- la verifica della qualificazione

professionale;- il monitoraggio del mercato

delle prestazioni;- il controllo della qualità e della

correttezza delle prestazioni;- la gestione di servizi di Adr;- (con la previsione di necessari

limiti) il rendere pareri alla p.a.Tali funzioni si aggiungono ai

compiti tradizionali, ormai com-prensivi di quelli relativi alla di-fesa d’ufficio e al patrocinio per inon abbienti, resi sempre più gra-vosi dal numero crescente diiscritti.

2.3. Si impone dunque un’at-tenta riflessione su strutturazio-ne e organizzazione delle istitu-zioni, anche alla luce dei più ge-nerali progetti di riforma delleprofessioni.

Queste alcune delle linee gui-da:

1) va ribadita l’esigenza dellasalvaguardia dell’autonomia edell’indipendenza degli Ordini,

sia sotto il profilo del rigetto dellaprospettiva della creazione di unOrdine unico, del quale siano ar-ticolazioni (innanzi tutto) il consi-glio nazionale e gli Ordini territo-riali (risultando oltre tutto inac-cettabile una strutturazione di ti-po gerarchico e verticistico), siasotto il profilo di un’ingerenza mi-nisteriale che si risolva nell’eser-cizio di discrezionalità ammini-strativa in materie riservate al-l’autonomia del sistema ordinisti-co (dovendosi in particolare ri-vendicare un’espressa riserva dilegge per quanto riguarda la for-mulazione e l’aggiornamento delcodice deontologico);

2) non è condivisibile la neces-sità e l’opportunità di articolazio-ni quali l’assemblea nazionale,comparsa nei recenti progetti diriforma delle professioni;

3) positiva è invece la valuta-zione per le unioni regionali, di-strettuali o interdistrettuali, qua-li centri di coordinamento degliOrdini rientranti nello stesso am-bito territoriale e nella prospetti-va del proficuo mantenimento deirapporti con gli enti regionali; èperaltro emerso un orientamentoprevalentemente contrario allaistituzionalizzazione di tali unio-ni.

4) è condivisa l’esigenza dellacreazione di organi distrettuali diesercizio della funzione discipli-nare, sia nella prospettiva di alle-viare i compiti di consigli, sia inquella di pervenire alla separa-zione tra organo inquirente e or-gano giudicante;

5) è altresì condivisa, nell’otticadi assicurare una maggiore effi-cienza, l’esigenza dell’adegua-mento del numero dei componen-ti dei consigli, in proporzione agliiscritti, dell’allungamento delladurata dei mandati e della limita-zione della rieleggibilità;

6) prevale un orientamentocontrario alla previsione di inden-nità di carica, ritenuta nella so-stanza incompatibile con l’ufficiodi componenti delle istituzioni;

7) viene condiviso il ricorso a si-nergie con risorse esterne, qualiquelle delle associazioni, in setto-ri come la formazione e l’aggior-namento;

8) occorre ripensare ai meccani-smi elettorali, anche del Cnf, siasotto il profilo di regole e modalitàdi esercizio dell’elettorato attivo,sia sotto il profilo dell’elettoratopassivo, con l’obiettivo di garanti-re la migliore rappresentatività ela tutela delle minoranze.

3. I L PROCEDIMENTODISCIP L INARE: I L R ISPETTODEL PR INCIP IO DEL G IUSTOPROCESSO NELMANTENIMENTO DEL LA GIUR ISD IZ IONEDOMEST ICA

3.1. La Suprema corte ha piùvolte (s.u. n. 6406 dell’1/4/04, s.u.n. 10688 del 22/7/02) affermatoche il principio del giusto processosancito dall’art. 111 C. Cost. non

si applica al procedimento disci-plinare avanti al consiglio del-l’Ordine degli avvocati, avendo lostesso natura amministrativa enon giurisdizionale.

L’opinione prevalente raccoltanel corso del dibattito è conformeal dettato giurisprudenziale, purnon senza sottolineare taluneanomalie del procedimento stes-so, che possono rendere incerta lasua natura.

3.2. È nel contempo emersa ladecisa volontà di conservare lagiurisdizione domestica, princi-pio irrinunciabile per la garanziadi autonomia e indipendenza del-la professione forense.

3.3. È per contro emersa l’esi-genza di un ammodernamentodel procedimento disciplinareche, senza stravolgerne l’impian-to originario, consenta di conse-guire una maggiore efficienza etrasparenza. Questi i punti di ri-lievo:

a) l’opinione prevalente rilevala necessità che il giudizio di me-rito sia svolto, se non avanti a unsoggetto terzo, non condizionatodall’aver esercitato l’azione disci-plinare, ancora dinanzi al consi-glio dell’Ordine, ma quanto menosenza la partecipazione del consi-gliere istruttore e relatore; l’opi-nione minoritaria, seppure benmotivata, vede quale migliorestrumento l’istituzione di un or-gano distrettuale di disciplina ap-posito, mantenendo al consigliodell’Ordine l’istruttoria e l’even-tuale decisione di apertura;

b) la tutela della «parte offesa»dall’illecito disciplinare deve tro-vare adeguato rilievo, senza cheperò ciò comporti uno snatura-mento del procedimento discipli-nare: esso mira a tutelare l’inte-resse pubblico attraverso la tute-la del decoro e della dignità dellaprofessione forense, e non attra-verso la tutela di situazioni parti-colari;

c) la possibilità per i terzi di ac-cedere e utilizzare gli atti del pro-cedimento deve essere valutatacon grande attenzione e non po-trà discostarsi dalle norme previ-ste in materia di trasparenza del-l’attività amministrativa; ciò alloscopo di evitare l’uso non correttodi informazioni e documenti;

d) la pubblicità della decisionesanzionatoria definitiva non devetrovare restrizioni particolari, inconsiderazione delle finalità cui ilprocedimento mira; viceversa,per l’ipotesi in cui si dovesse giun-gere a ritenere la decisione delconsiglio dell’Ordine immediata-mente esecutiva, alla stregua deiprincipi in materia di atti ammi-nistrativi, vi sarebbero certamen-te motivi per individuare limitialla pubblicità;

e) deve ritenersi assolutamenteesclusa la utilizzabilità in even-tuali giudizi civili e/o penali dellasentenza disciplinare o, addirit-tura, degli atti del procedimentodisciplinare;

f) il procedimento cautelare,ancorché non sia da considerarestrettamente disciplinare (ma co-

La III mozione della Conferenza Oua propone la modifica nella legge professionale senza strappi

Difesa degli ordini a garanzia di tuttiTutelata l’autonomia dei legali e la correttezza dei servizi resi

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7Giugno 2005MODELLO 5

DI ANTONIO ALTAMURA

Sul numero di maggio del Mo-dello 5, a pagina 4, e con par-

ticolare rilievo, è stata pubbli-cata una lettera aperta ai dele-gati della commissione polizze,firmata il cda della Capaiap(senza nomi e cognomi), con laquale, richiamando altro arti-colo pubblicato sul numero digennaio dello stesso giornale, siesprimono preoccupazioni chepossa essere «snaturato l’at-tuale sistema» dell’assistenzasanitaria integrativa a cui prov-vede la Cassa forense.

Nella mia qualità di coordina-tore della commissione di studio,denominata esattamente com-missione assistenza sanitariaintegrativa e convenzioni assi-curative, senza voler alimenta-re polemiche e confermando lanostra stima per la competenzae professionalità dell’avv. Gia-cinto Miraglia, chiamato in cau-sa dall’ignoto articolista e, nelfrattempo, nominato coordina-tore della commissione previ-denza complementare, ritengonecessarie le seguenti precisa-zioni, per una più completa e cor-retta informativa nell’interesse

dei lettori.1) Alla commissione previden-

za e assistenza sanitaria inte-grativa venne affidato nel 1999dal comitato dei delegati, tra glialtri, un compito del tutto nuo-vo. Predisporre una coperturaassicurativa a carico della Cas-sa nell’ambito dell’assistenza.Dopo un grande lavoro prepara-torio, la copertura, nonostante leriserve espresse dalla commis-sione, venne un po’ frettolosa-mente annunciata ai colleghi av-vocati in occasione del convegnodi Chia Laguna (settembre2000) e stipulata dal presidentede Tilla con le Assicurazioni Ge-nerali il 6 dicembre 2000 (vali-da dal 31 marzo 2001).

2) Tra le riserve voglio ricor-dare l’elenco, ritenuto incom-pleto, dei grandi interventi chi-rurgici e la tipologia degli stes-si, in alcuni casi non più prati-cati o praticabili dalla chirur-gia moderna. Le contestazioniche ne sono scaturite dimostra-no che le preoccupazioni dellacommissione non erano del tut-to infondate.

3) Altre riserve attenevano al-la possibile durata di un accor-do sottoposto alla clausola ca-

pestro del bilancio tecnico an-nuale (che peraltro intervienesempre mesi dopo la conclusio-ne del periodo assicurativo), nel-la quale devono conteggiarsitutti i sinistri «riservati», più il15% del premio per le spese digestione, preteso dall’assicura-tore. Dopo i primi due anni ilrapporto, inizialmente stabile oaddirittura favorevole alla Cas-sa, nel terzo anno presenta unbilancio deficitario in danno del-la stessa, anche per l’ingiustifi-cabile maggiorazione di spesadell’assistenza diretta, rispettoa quella indiretta. Sono intui-bili le conseguenze che la Cas-sa dovrà presto affrontare: mag-gior premio o scioglimento delcontratto.

4) La Cassa forense, inoltre,ha dovuto sostenere spese im-previste per l’informazione e lagestione dei sinistri, per con-sentire agli iscritti di usufruiredella copertura. Tutta la vicen-da ha raggiunto l’assurdo, dalmomento che un centralino te-lefonico delle Generali (a Mo-gliano Veneto) rinvia le chia-mate degli avvocati interessatialla sede della Cassa a Roma,per una gestione che normal-

mente è a carico dell’assicura-tore, nel nostro caso compresanel 15% del premio. È stato ne-cessario a tal fine attrezzarepresso la Cassa un ufficio spe-ciale, affidato a un gruppo di im-piegati, coordinati dal dott. San-tino Bonfiglio, un nome e un co-gnome che sono tutto un pro-gramma, encomiabile per l’im-pegno e che ha finito per inte-ressarsi di tutte le convenzionistipulate dalla Cassa.

5) In questa situazione lacommissione ha ritenuto ne-cessario studiare per il futuroanche sistemi di gestione al-ternativi, tra cui la costituzio-ne di una mutua autonoma.Una cosa è certa: la scelta delprossimo interlocutore dovràessere effettuata con il sistemadella gara pubblica e non d’im-pulso presidenziale. Come ac-cennava il numero di gennaiodel giornale, la scelta potrebbeessere riservata a una gara, nonsolo preselezionando grandicompagnie di assicurazioni mapure grandi gruppi societari do-tati del necessario know how,nei quali sia elemento prima-rio un collaudato circuito na-zionale di case di cura e isti-

tuti diagnostici, collegato aun’assicurazione liquidatrice,così che gli oneri gestionali nongravino impropriamente sullaCassa. L’assistenza sanitaria,infatti, non è tanto un proble-ma di rimborsi (assistenza in-diretta) quanto di opzioni im-mediate di cure, da garantirsinei migliori istituti sanitari,possibilmente in assistenza di-retta.

6) La Capaiap dovrebbe es-sere certamente invitata allagara per l’aspetto gestionale.Deve essere chiaro, tuttavia,che la commissione deve ricer-care una soluzione che parta dauna valida rete di case di cu-ra, già affermate a livello na-zionale, collegata con una com-pagnia molto esperta. Le Ge-nerali indubbiamente sono unacompagnia molto importantema non sono organizzate peruna convenzione collettiva co-me quella stipulata dalla Cas-sa avvocati. A parte la difficoltàdi ipotizzare e organizzare unamutua autonoma all’internodella Cassa, del tutto fuori del-la realtà peraltro macchinosae di scarsa rispondenza alle esi-genze della categoria è quelladi attendere la creazione di tan-te piccole mutue presso i 164Consigli forensi, come consi-glierebbe l’ignoto autore dellalettera aperta.

7) Va ricordato che il 7 maggio2004 l’avv. Dino Valenza, am-ministratore della Capaiap, al-l’epoca delegato e componentedella commissione, presentò e il-lustrò lo statuto della mutua.Precisa il verbale della riunione:«Le difficoltà sorgono sulla fat-tibilità e applicabilità di tale mo-dello statutario alle esigenze del-la Cassa e alle modalità gestio-nali pratiche di una simile ini-ziativa. La commissione riservadi approfondire la problematica,d’intesa con il presidente dellaCassa e con il cda, così da veri-ficare la fattibilità della suddet-ta ipotesi». Gli organi ammini-strativi della Cassa non hannosuccessivamente coltivato l’ipo-tesi Capaiap, che certamenterientrerà nella più generale va-lutazione e soluzione dei proble-mi esistenti.

8) Per finire, nella letteraaperta si dice che il modello Ca-paiap non comporterebbe «one-ri aggiuntivi», nonostante chenel 2004 la commissione esa-minò dati di segno diverso. Ilcontributo annuale di questamutua era molto oneroso (mi-gliaia di euro per gli anzianinonostante lo sbarramento ana-grafico a 65 anni) ed erano pra-ticati tagli sui rimborsi assicu-rativi fino al 30%, mentre l’at-tuale scoperto della polizza Ge-nerali è limitato al 20%. Risultainfine che nel 2005 il contri-buto Capaiap sia stato aumen-tato del 10%, mentre il nume-ro dei soci è fermo a poche cen-tinaia di iscritti, e qui faccia-mo punto.

Il dibattito sulla riforma del sistema di gestione della copertura degli iscritti in caso di cure è aperto

L’assistenza sanitaria deve continuareIntegrazioni e circuiti di strutture adeguate sono essenziali

munque a esso è strettamente connesso) ne-cessita di una rivisitazione, sia per confor-marlo ai mutati dettati legislativi, sia perrenderlo strumento di effettiva applicazionee di concreta efficacia.

3.4. Altri elementi da tenere in rilievo sono:1) il numero elevato degli iscritti, in parti-

colar modo negli Ordini maggiori, che rendeproblematica la gestione del potere discipli-nare, in considerazione del numero massimodi consiglieri fissato dalla attuale legislazio-ne professionale;

2) la paradossale situazione, rilevata dalCnf, secondo la quale a un aumento costantedegli iscritti corrisponde una diminuzione, intermini reali, di procedimenti disciplinari,quanto meno in sede di riesame.

3.5. All’esito del dibattito e sulla base delleopinioni prevalenti, si può trarre la seguenteconclusione: è senz’altro necessario che il si-stema disciplinare debba essere riveduto ecorretto in quelle parti in cui l’inattualità èpiù evidente; è tuttavia necessario che gli ag-giornamenti della normativa esistente av-vengano modificando quanto meno possibilel’esistente, giacché uno stravolgimento del-l’impianto originario potrebbe mettere a re-pentaglio la stessa possibilità di manteni-mento della giurisdizione domestica.

4. MODEL L I D I RACCORDOTERR I TOR IALE - RAPPORT I CON LE ALTRE COMPONENT IDEL L ’AVVOCATURA - POTENZIAL I TÀDA VALOR IZZARE NE I RAPPORT I CON GL I ENT I LOCAL I

4.1. Rileva la tematica dei problemi col-legati al rapporto dell’Avvocatura con gliEnti locali, alle necessità di coinvolgere nelpercorso le varie componenti dell’Avvoca-tura.

Emerge ancora una volta la necessità diuna linea di demarcazione tra la rappresen-tanza politica e la rappresentanza istituzio-

nale dell’Avvocatura, affinché siano evitatepericolose sovrapposizioni che inciderebbe-ro sulla specificità dei compiti che i consiglidell’Ordine sono chiamati a svolgere.

Emerge altresì la richiesta di un maggio-re collegamento tra la rappresentanza poli-tica e il territorio, nei luoghi in cui non esi-stono ancora stabili momenti di interlocu-zione tra le varie componenti dell’Avvocatu-ra, spesso garantiti da realtà locali in cui èfattiva la presenza di unioni o coordinamen-ti regionali o interregionali.

Si sottolinea, infine, l’opportunità che imomenti comuni fungano da volano per con-seguire posizioni unitarie che esaltino il ruo-lo dell’Avvocatura nella società, sia con rife-rimento alla sua funzione giurisdizionaleche con riferimento al suo ruolo di interme-diaria nel servizio giustizia.

4.2. Un’ipotesi considerata è quella di sta-bilizzare sul territorio l’esistenza di organidistrettuali su base volontaristica e non re-golamentati sotto il profilo legislativo, maunitariamente disciplinati su base statuta-ria, che possano fungere da punti di con-fronto e incontro di tutte le componenti isti-tuzionali, politiche e associative, nonché damomenti di arricchimento e di radicamentosul territorio della rappresentanza politica eassociativa.

Questi organismi dovrebbero non solo af-frontare le problematiche locali di politicagiudiziaria, ma anche discutere e approfon-dire i temi di attualità che riguardano l’Av-vocatura, oltre che elaborare progetti e pro-poste da diffondere e concretizzare anche aldi fuori del territorio di riferimento, a livel-lo locale e nazionale.

4.3. Pur rimarcandosi l’assenza di potestàlegislativa delle regioni in materia di ordi-namento professionale, emerge la necessitàche l’Avvocatura si faccia promotrice di pro-getti di collaborazione con gli enti locali permigliorare la qualità del servizio in ambitoterritoriale e valorizzare l’apporto che la ca-tegoria forense è in grado di fornire per ri-

spondere alle istanze dei cittadini.Ciò anche al fine di scongiurare l’intro-

missione di altre categorie in ambiti pretta-mente di appartenenza dell’Avvocatura.

4.4. In particolare, per quanto riguarda irapporti con la regione, appare importanteche l’Avvocatura tragga dalla stessa le ener-gie e le risorse necessarie alla formazione deipraticanti avvocati, anche attraverso l’isti-tuzione di scuole comuni o il finanziamentodi progetti formativi, nonché alla specializ-zazione e al miglioramento dello standardqualitativo degli avvocati .

4.5. L’ufficio studi dell’Oua è intervenu-to con un’ampia produzione documentale econ una relazione nella quale sono state evi-denziate alcune aree di rapporto necessita-to od opportuno tra l’Avvocatura e l’ente lo-cale. Con la precisazione che l’art. 117 Co-st. in vigore prevede espressamente la nuo-va figura delle città metropolitane, coinci-denti con gli Ordini di maggiori dimensio-ni. Vi è una prima area afferente l’organiz-zazione giudiziaria, cui sono concorrente-mente interessati l’ente regione e l’Avvoca-tura: ci si riferisce alla previsione di rap-presentanti regionali nei consigli giudizia-ri e sopra tutto alla prospettiva di revisio-ne delle circoscrizioni giudiziarie, vicendadestinata ad avere un evidente impatto siasull’esercizio della professione, che sull’as-setto socio-economico della regione, che ten-de a coincidere con la corte d’appello. Sottoaltro profilo il rapporto Avvocatura-enti lo-cali è più stretto e merita tempestivo ap-profondimento. Ci si riferisce alla legisla-zione concorrente in tema di formazione eal pendente conflitto in sede costituzionaletra lo stato e la regione Toscana. Né puòsottacersi come le dimensioni locali e, inparticolare, le città metropolitane siano de-stinate a incidere sulla rappresentanza pro-fessionale.

a cura di Andrea Pasqualinsegretario giunta Oua

continua da pag. 6

Page 8: Modello 5 Giugno 2005 - Num. 6 - Cassa Forense · la gestione dell’indennità di ma-ternità, anche per l’anno 2004 attiva, grazie alla recente rifor-ma normativa, il contenimento

8 Giugno 2005 MODELLO 5

Èancora viva l’eco del recenteconvegno nazionale forense,

organizzato dall’ordine degli av-vocati di Fermo in collaborazio-ne con l’Oua, che dal 13 al 15maggio, sul tema «Il nuovo av-vocato», ha riunito a Fermo, neo-nata quinta provincia marchi-giana, nella splendida cornicedel Teatro dell’Aquila, numero-si avvocati giunti da tutta Italia.

L’occasione per un così attua-le confronto, in una professioneche si sta sempre più evolvendo,è stata resa possibile grazie agliinterventi dei massimi esponen-ti della categoria forense.

Il convegno, spaziando tra«etica, organizzazione, sicurezzae responsabilità», grazie all’im-pegno profuso dal presidentedell’ordine di Fermo, AlessandroChiodini, ha contribuito a farmeditare sulle molteplici novitàdi una professione fino a ieri re-legata a schemi arcaici e in unadimensione personalistica.

Sui vari momenti di riflessio-ne, il contributo di alcuni rela-tori può così essere sintetizzato:

Michelina Grillo, presidenteOua, ha evidenziato l’importan-za per la classe forense di unarappresentanza unitaria, anche

a livello istituzionale e politico,per non disperdere quel patri-monio etico e culturale che, allabase di ciascun professionista,consente di attualizzare il suoimpegno con le nuove esigenzedel mondo giuridico.

Maurizio de Tilla, presidentedella Cassa forense, ha postol’accento sulla formazione e sul-la specializzazione, in un mo-

mento storico dove ogni anno cir-ca 25 mila nuovi avvocati si ag-giungono alla già numerosaschiera di legali. Particolare at-tenzione è poi stata data all’at-tuale meccanismo previdenzialeche va riformato per garantire lepensioni fino al 2050.

Guido Alpa, presidente delConsiglio nazionale forense, si èsoffermato sull’etica, richia-

mando il codice deontologico nelsuo auspicabile aggiornamentoal fine di una effettiva e coscientetrasformazione della figura del-l’avvocato.

L’avvocato Francesco Giannidi Roma ha portato la sua testi-monianza sull’organizzazionedei nuovi studi, dove oggi «con-vivono» anche centinaia di av-vocati, ciascuno dei quali tratta

soltanto determinate branchegiuridiche. La riflessione ha fat-to comprendere che gli orizzon-ti professionali tenderanno a farscomparire il singolo e «non spe-cializzato» avvocato.

Annamaria Introini, compo-nente cda Oua, ha spostato la te-matica etica sull’utilizzo dell’in-novativo processo telematico checomporta risvolti deontologici edi privacy sugli accessi agli atti.

Ubaldo Perfetti, componenteConsiglio nazionale forense, par-tendo dalle norme più stretta-mente legate all’antiriciclaggio ealla privacy, ha esteso le rifles-sioni sull’importanza di respon-sabilizzare l’avvocato sulla suafunzione fornendo allo stesso unevoluto codice comportamenta-le.

Dario Donella, delegato dellaCassa forense, ha illustrato l’as-sunzione delle prove secondo larecente riforma del rito civile.

Renato Veneruso, vicepresi-dente cda Oua, ha relazionatosulle modalità organizzative de-gli studi, nella certificazione diqualità, intesa come peculiarespecializzazione delle variebranche di diritto.

M.C.

Numerosi gli avvocati giunti da tutta Italia al convegno nazionale forense che si è svolto a Fermo

Legali a confronto sulla professioneDall’etica alla responsabilità, il contributo dell’intera categoria