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MISE – UNIONCAMEREProgetti sperimentali per la valorizzazione e la tutela dei titoli di proprietà industriale
Analisi degli intangibili del settore ORAFO
Novembre 2013A cura diPolitecnico di TorinoCamera di Commercio di Torino
Agenda
• Il Progetto MISE‐Unioncamere
• Inquadramento del settore
• Descrizione del campione
• Analisi economico‐finanziaria
• Analisi brevettuale
• Analisi dei marchi
• Legame tra performance economico‐finanziarie e IPRs
• Conclusioni
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Il progetto MISE‐Unioncamere
Il Progetto MISE‐Unioncamere• Tale progetto si inserisce in un contesto di attivita’ di supporto alle innovazioni delle imprese sui temi della proprietà industriale
• L’obiettivo del progetto è fornire una metodologia volta ad effettuare un’analisi preliminare rispetto alla valutazione degli asset intangibili a livello aggregato di distretto
• L’obiettivo finale consiste nel pervenire ad una base di dati che integri informazioni di carattere economico‐finanziario ed informazioni su dotazioni di specifici diritti di proprietà intellettuale (IPRs – Intellectual Property Rights), nella fattispecie brevetti e marchi, per le imprese appartenenti ai distretti in esame
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Specifiche metodologiche
• L’analisi viene effettuata su uno specifico campione caratterizzato da aziende appartenenti ad un settore industriale e localizzate in una determinata area geografica
• Considerando la dimensione dei campioni oggetto di analisi, le evidenze riscontrate non hanno valenza statistica generale, ma sono volte a fornire una specifica visione delle dinamiche di settore e delle indicazioni strategiche legate alla gestione degli asset intangibili
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Settori analizzati
Settore Livello Tecnologico
Area geografica prevalente
Presenza attesa di IPR
Orafo BassoAlessandria (Valenza) e Torino
Marchi(quasi esclusivamente)
Tessile Medio Biella Brevetti e Marchi(con intensità media)
Meccatronica Alto Torino Brevetti(quasi esclusivamente)
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Possibili approcci metodologici per la costruzione dei campioni
Settoriale puro Istituzionale Basato su IPRs
Specifiche • Identificazione dei soggetti a partire dai codici ATECO di riferimento (Classificazione delle attività economiche)
• Applicabile in ambiti caratterizzati da una chiara corrispondenza tra tecnologie e settori merceologici
• Identificazione diretta delle imprese affiliate ad un distretto o forme assimilabili
• Utile in contesti con evidente trasversalità tecnologico/settoriale
• Identificazione del portafoglio brevettuale complessivo di una certa area geografica su di una certa area tecnologica
• Utile in mancanza di dati secondari sulle potenziali imprese target
Logica Bilanci IPRs Dataset per elaborazioni
Ragioni sociali Bilanci IPRs Dataset
IPRs Imprese Bilanci Dataset
Risorse Database e strumenti per analisi di bilanci aziendali, di brevetti (es. Thomson Innovation) e di marchi (es. WIPO Romarin)
Lista di imprese tramite contatto diretto, DB e strumenti per analisi di bilanci aziendali, ricerca brevettuale e marchi
DB e strumenti per analisi di bilanci aziendali, ricerca brevettuale localizzata (es. RegPat)
Limiti • Limiti della classificazione ATECO
• Esclusione di IPRs della tecnologia in esame assegnati ad imprese non incluse nel settore di partenza
• Incertezza sulla esaustività della base informativa
• Inclusione di imprese chehanno aderito al distretto /polo per motivazioni non legate ad affinità tecnologica
• Necessità di competenze specialistiche per la fase iniziale di raccolta dati
• Focalizzazione su brevetti e non altre forme di IPRs
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Analisi per settore
Settore Approccio Metodologico Riferimenti N° imprese
Orafo Settoriale puro Osservatorio Distretti 71
Tessile Settoriale puro Osservatorio Distretti 162
Meccatronica IstituzionaleElenco imprese fornito dal polo
MESAP126
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Inquadramento del settore ORAFO
Le ragioni della scelta• L’industria dell’Oreficeria/Gioielleria è parte della tradizione manifatturiera
piemontese; la sua presenza è attestata in maniera significativa dalla fine del 1800 e ha una rilevante importanza internazionale
• Si tratta di un settore ad elevata concentrazione territoriale (Ceipiemonte, 2012; Istat, 2011):– Toscana, Veneto, Piemonte, Lombardia e Campania insieme contano per il 70%
delle aziende orafo‐gioielliere italiane e l’85% degli addetti del settore– I distretti industriali italiani specializzati nell’orafo sono sei: Alessandria/Valenza
(Piemonte, AL), Sannazzaro de’ Burgondi (Lombardia, PV), Vicenza (Veneto, VI), Arezzo e Cortona (Toscana, AR), Recanati (Marche, MC)
• Modello organizzativo distrettuale di tipo “marshalliano”, caratterizzato cioè da una diffusa presenza di imprese di piccola dimensione, specializzate in tutte le fasi della filiera (molti contoterzisti) coordinate o comunque influenzate da poche imprese leader più grandi (Osservatorio Nazionale Dei Distretti)
• Il settore è interessante per quanto riguarda l’analisi degli asset intangibili, in particolare quelli di sistema/distretto e quelli aziendali, soprattutto marchi e brand importanti del Made in Italy e i «saperi artigianali»
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Dinamiche di settore• Nel quadro dell’industria italiana dell’Oreficeria/Gioielleria, il Piemonte
è la terza regione per importanza (dopo Toscana e Veneto): i dati Istat del 2007 rilevano per il Piemonte 1.453 aziende (13% del totale Italia nel settore) e 7.537 addetti (17%) (Dati più recenti non disponibili a livello regionale)
• In Piemonte, la maggiore concentrazione delle attività orafe si realizza nella Provincia di Alessandria (in particolare, nel distretto di Valenza) e in misura minore in Provincia di Torino (Ceipiemonte, Osservatorio Nazionale dei Distretti)
• In anni recenti, l’impatto della crisi sull’industria piemontese ha accelerato una situazione di difficoltà già presente, determinando un evidente ridimensionamento a livello di addetti, unità locali e utili
• Le dinamiche positive dell’export (evidenti a livello nazionale e di distretti), tuttavia, suggeriscono potenziali prospettive interessanti (Unionfiliere e Istituto Guglielmo Tagliacarne, 2012)
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Il distretto di Valenza• Sebbene esistano diverse definizioni dei confini del distretto (Provincia
di Alessandria, territorio di Valenza, aziende del distretto) e i relativi dati siano frammentati e non omogenei, tra i distretti piemontesi, quello di Valenza occupa una posizione intermedia per dimensioni (numero di addetti e imprese) e performance (export e valore aggiunto) (Piemonteincifre e Ceipiemonte, dati al 2010)
• La tabella riporta i trend generali più recenti– dinamica molto positiva dell’export (+53,6%)– e quella negativa (ma contenuta rispetto a altri distretti italiani) nel
numero di imprese (‐2,7%) e addetti (‐8,06%)
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Distretto di Valenza, Fonte: Osservatorio Nazionale Distretti Italiani
N. Imprese(2011)
Imprese finoa 49 addetti
(2010)Addetti(2010)
ExportMl €(2011)
Var.%imprese
(2011/2010)
Var.%addetti
(2010/2009)
Var.%export
(2011/2010)
1.071 967 (99%) 5.417 864 ‐2,7 ‐8,1 53,6
Caratteristiche salienti• Tessuto denso di micro e piccole imprese specializzate:
– Imprese con meno di 50 addetti (98,9% del totale; dimensione media 6 addetti); elevato indice di occupazione (48,2%); elevato tasso di industrializzazione (39,5%) (Fonte: Comune di Valenza, 2008)
– Diverse imprese semi‐artigianali con elevata incidenza del lavoro manuale e per pezzi unici; poche imprese medio‐grandi con una forte caratterizzazione di marca; numerose imprese specializzate in lavorazioni conto terzi (Databank, 2012)
• Capacità di export nonostante la crisi: il fatturato intorno ai 1.550 milioni di euro, di cui 430 milioni realizzati attraverso l’export. Il 10,7% del totale delle esportazioni italiane del settore si realizza nel distretto. Lavorate all’anno 30 tonnellate d’oro e l’80% delle pietre preziose importate nel paese (Dati: Comune di Valenza, 2008)
• Processo di ristrutturazione distrettuale (Databank, 2012)– Deciso orientamento verso il settore del lusso e rilevanza dei marchi
– Rafforzamento delle catene di distribuzione nonostante difficoltà nella commercializzazione del prodotto
– Attività di monitoraggio (Osservatorio di Settore) e pianificazione locale a sostegno del distretto
– Attività di governance strategica sollecitata da amministrazioni locali insieme con l'apporto dei vari livelli istituzionali.
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Intangibili di distretto
Fonte: Elaborazione da vari studi, tra cui Osservatorio Nazionale dei Distretti Italiani, Comune di Valenza (2008), Databank (2012), Ceipiemonte (2012), Garofoli (2004), Unioncamere (2012)
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Riferimenti bibliografici• Ceipiemonte ‐ Centro Estero per l’Internazionalizzazione (2012), Brillanti
emozioni per gli operatori internazionali a valenza gioielli, http://www.centroestero.org/
• Comune di Valenza (2008) Dossier. Politiche Strategiche di Consolidamento e Sviluppo per il Distretto Orafo di Valenza, Comune di Valenza, Valenza
• Databank (2012) Il distretto orafo di Valenza Po. Aprile, Parte II, http://www.databank.it/documents/46258/46337/edicola_valenza.pdf
• Garofoli G. (Ed.) (2004), Il distretto orafo di Valenza : tendenze evolutive e prospettive, Franco Angeli, Milano.
• Istat (2011) 8° Censimento generale dell’industria e dei servizi. Distretti industriali e sistemi locali del lavoro 2001, Istat, Roma, http://www.istat.it/it/files/2011/01/Volume_Distretti1.pdf
• Osservatorio Nazionale Distretti Italiani, www.osservatoriodistretti.org• Unionfiliere e Istituto Guglielmo Tagliacarne (2012), I numeri mai visti delle
filiere. Oreficeria, Tac, nautica, edilizia sostenibile, http://www.unioncamere.gov.it/download/1834.html
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Descrizione del campione
Criteri di selezione del campione
• Attività: codici ATECO caratterizzanti
– 32.12: Fabbricazione di oggetti di gioielleria e oreficeria e articoli connessi
– 32.13.09: Fabbricazione di bigiotteria e articoli simili n.c.a.
• Dimensione aziendale: > 10 dipendenti
• Localizzazione: regione Piemonte (sede aziendale)
Campione di 71 aziende
• Il totale delle imprese ha distribuzione fortemente polarizzata verso le micro‐imprese; le analisi realizzate dal nostro studio, per ragioni di carattere metodologico, si focalizzeranno su aziende con almeno 10 addetti. Pertanto il nostro campione non sarà strettamente rappresentativo dell’intero settore, ma mira a dare un quadro delle realtà industriali più significative
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Distribuzione territoriale:
• 96% in provincia di Alessandria, principalmente a Valenza
• 4% in Torino
Età delle aziende
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2,86%5,71%
15,71%
22,86% 22,86%25,71%
4,29%
0%
5%
10%
15%
20%
25%
30%
1950‐1959 1960‐1969 1970‐1979 1980‐1989 1990‐1999 2000‐2009 >2010
Distribuzione delle aziende per anno di fondazione
• Le aziende del campione risultano fondate a partire dai primi anni ’50, ma lo sviluppo più consistente del settore è avvenuto a partire dagli anni ‘80
• La crescente e costante fondazione di nuove aziende nel corso degli anni evidenzia una spiccata dinamicità del settore, che implica la presenza di aziende con modelli di business anche molto diversi
Numero di dipendenti
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Numero dipendenti
Valore Medio 36,9
Valore Mediano 18
Valore medio e mediano del numero dipendenti
• Il numero medio di dipendenti è 36,9 a conferma che il campione è costituitoper lo più da piccole e medie imprese
• Il valore mediano significativamente più basso implica che la quota di impresepiccole è molto elevata e il numero medio viene innalzato dalla presenza delcampione di alcune grandi imprese
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Analisi economico‐finanziariaFatturato e attività totali
Fatturato aggregato di distretto• Il fatturato aggregato delle aziende del campione registra un andamento
complessivamente crescente, soprattutto nel 2010 e 2011 dopo una battuta di arresto in corrispondenza della crisi del 2009. Tale andamento viene confermato se si considerano le sole aziende che risultano incluse nel campione nell’intero arco di tempo considerato (poco più di metà delle aziende)
• Per i fini delle analisi si sottolinea la presenza di 2 aziende outlier che influenzano notevolmente l’andamento complessivo del fatturato aggregato
– Casa Damiani è responsabile del 45% del fatturato complessivo del campione e registra un forte calo di fatturato nel 2006
– Batazzi SpA registra un costante e significativo aumento del fatturato soprattutto dal 2008 al 2011
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0%
50%
100%
150%
200%
250%
Andamento del fatturato complessivo del campione (senza outlier), anno base 2003
Intero campione
Aziende semprepresenti
Note metodologiche:‐ Le analisi relative ai valori di fatturato non
tengono conto delle fluttuazioni del prezzo dell’oro che per questo settore possono determinare scostamenti particolari. Le successive analisi che utilizzano indicatori basati su rapporti tra varie voci di bilancio non soffrono di tale specificità e permettono misurazioni dirette
‐ Il grafico è costruito fissando a uno il fatturato del 2003 e rapportando ad esso il fatturato degli anni successivi.
‐ Il fatturato viene sempre analizzato a valorinominali, al netto quindi della deprezzazione
Distribuzione delle imprese per classi di fatturato• Nel 2011, la maggior parte delle aziende del campione ha un fatturato
inferiore ai 10 milioni di euro; tra esse, poco più del 40% di aziende non supera i 2 milioni di euro
• Il campione risulta costituito per lo più da piccole imprese e da qualche grande azienda (tra le aziende con fatturato superiore ai 10 milioni di euro, circa la metà ha un fatturato superiore ai 50 M€)
• E’ importante osservare che tale distribuzione non rispecchia la morfologia dell’intero settore orafo, bensì quella del campione analizzato che è stato costruito selezionando le aziende con almeno 10 dipendenti
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41,2% 41,2%
17,6%
0%5%
10%15%20%25%30%35%40%45%
< 2 M 2 M ‐ 10 M > 10 MFatturato 2011 [€]
Distribuzione delle aziende per classi di fatturato 2011
Trend di fatturato medio• L’andamento del fatturato medio ha registrato due cali nel 2006 e 2009,
ma si evidenzia una netta ripresa negli ultimi due anni• Il confronto tra valore medio e mediano rivela una spiccata
polarizzazione del settore per quanto riguarda il fatturato soprattutto apartire dal 2009: si registra infatti un aumento del divario tra le aziendecon un fatturato più alto e quelle con un fatturato più basso
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0
2000
4000
6000
8000
10000
12000
14000
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Migliaia di euro
Trend di fatturato
Valori medi
Valor mediani
Tasso medio di crescita del fatturato• Mentre tra il 2003 e il 2007 il fatturato è cresciuto con un tasso
composito annuale medio dell’8,55%, il periodo dal 2008 registraun calo nella crescita del fatturato (5,17%), pur mantenendosipositivo anche negli anni di maggior difficoltà economica– Il dato relativo all’intervallo temporale tra il 2008 e il 2011 risulta di certo
influenzato dal dato del 2009, anno che ha fatto registrare una diminuzionemedia del fatturato superiore al 19%
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Periodo Crescita fatturato
2003‐2007 8,55%
2008‐2011 5,17%
Tasso di crescita del fatturato (pre‐post 2007)
* Calcolato come CAGR del fatturato 2003‐2007 = (fatturato2007/fatturato2003)^[1/(2007‐2003)] – 1Il dato aggregato è dato dalla media aritmetica dei CAGR del fatturato delle singole imprese
Andamento degli asset 1/2• Gli asset totali hanno una crescita del 7,01% nel periodo 2003‐2007 che
rallenta al 4,37% nel periodo 2008‐2011, in linea con quello del fatturato
• Tale evidenza potrebbe suggerire un atteggiamento cautelativo in un periododi difficile congiuntura economica
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Periodo Crescita asset totali
2003‐2007 7,01%
2008‐2011 4,37%
Tasso di crescita degli asset totali (pre‐post 2007)
* Calcolato come CAGR degli asset 2003‐2007 = (asset2007/asset2003)^[1/(2007‐2003)] – 1Il dato aggregato è dato dalla media aritmetica dei CAGR degli asset delle singole imprese
• Coerentemente con il dato aggregato appena presentato, tra prima e dopo il2007, si assiste a un aumento delle aziende con un tasso di crescita degli assettotali negativo, a cui corrisponde una diminuzione delle aziende con un tassodi crescita degli asset superiore al 10%
• Ciò conferma una più scarsa propensione all’investimento negli annisuccessivi all’esplodere della crisi, a cui però non corrisponde una generalesofferenza a livello patrimoniale
Distribuzione delle aziende per tasso di crescita degli asset totali (pre‐post 2007)
Andamento degli asset 2/2
2003‐2007 2008‐2011
< 0% 23,3% 36,2%
0% ‐ 10% 41,9% 48,3%
> 10% 34,9% 15,5%
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• Il campione registra un’incidenza del patrimonio netto sulle attività totali inlinea con la media delle aziende italiane
Livello di patrimonializzazione
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0,30,310,320,330,340,350,360,370,380,390,4
2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Andamento dell'incidenza del patrimonio netto sulle attività totali
Valori medi
Valori mediani
Immobilizzazioni immateriali• La quota di aziende del campione che registra a bilancio delle immobilizzazioni
immateriali (II) ha una tendenza decisamente crescente negli anni
• Considerando le sole aziende che registrano a bilancio delle immobilizzazioni immateriali, l’andamento medio dell’incidenza delle immobilizzazioni immateriali sulle attività totali si attesta attorno al 1,8‐1,9%
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0
10
20
30
40
50
60
70
2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
N°a
zien
de
Numero di aziende che dichiaranoImmob. Immat. (II)
1,00%1,20%1,40%1,60%1,80%2,00%2,20%2,40%
2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Andamento dell'incidenza delle II sulle attività
Evidenze• Sebbene in un momento di particolare difficoltà economica, il settore orafo ha incrementato il proprio valore in termini di fatturato complessivo (il dato è confermato anche depurando il campione della forte influenza di alcune imprese outlier)
• Si registra un aumento della concentrazione del settore in termini di fatturato
• Nell’ultimo triennio (2008‐2011), il tasso medio di crescita sia del fatturato che delle attività totali si mantiene positivo, sebbene in calo rispetto agli anni precedenti
• L’incidenza delle immobilizzazioni immateriali sulle attività totali risulta decisamente marginale
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Analisi economico‐finanziariaIndicatori di redditività
Indicatori di redditività: ROS• Il rapporto medio tra reddito operativo e fatturato (ROS) ha registrato un deciso calo nel 2009 per poi tornare nel 2011 ai livelli precedenti, cioè attorno al 6%
• Distribuendo le aziende per classe di ROS, si nota che la quota di aziende con ROS negativo aumenta leggermente dal 2008 al 2011, ma resta comunque decisamente inferiore alla quota di aziende con ROS positivo
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5,08%
6,39% 6,08%6,71%
5,24%6,13%
2,56%
4,67%
6,34%
0%1%2%3%4%5%6%7%8%
2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Andamento del ROS medio
Classi 2008 2009 2010 2011
< 0% 11,5% 20,3% 14,7% 16,2%
0 ‐ 10% 63,9% 67,2% 64,7% 60,3%
> 10% 24,6% 12,5% 20,6% 23,5%
Distribuzione delle aziende per classe di ROS
*ROS = (Reddito Operativo / Fatturato )*100
Indicatori di redditività: ROS• Se si calcola il ROS medio per classi di fatturato, emerge che le aziende con ROS medio più basso sono quelle che hanno un fatturato superiore ai 10 milioni di euro
• Le aziende con fatturato compreso tra 2 e 10 milioni di euro sono quelle che sono riuscite a contenere meglio l’impatto della crisi sulla redditività operativa nell’anno 2009
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Classi di fatturato 2008 2009 2010 2011
< 2 M€ 7,62% 1,84% 3,56% 6,29%
2–10 M€ 6,14% 4,17% 5,91% 6,94%
> 10 M€ 3,36% 1,04% 4,49% 5,06%
ROS medio per classi di fatturato
Indicatori di redditività: ROI• Il rapporto medio tra reddito operativo e capitale investito netto (ROI) ha
registrato un deciso calo nel 2009 per poi tornare nel 2011 ai livelli precedenti, cioè attorno al 7%
• Distribuendo le aziende per classe di ROI, si nota che la quota di aziende con ROI negativo aumenta nel 2009, diminuisce nel 2010 e risale leggermente nel 2011, testimoniando la presenza nel campione di un numero non trascurabile di imprese ancora in situazione di difficoltà economico‐finanziarie
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Classi 2008 2009 2010 2011
< 0% 11.5% 21.5% 14.7% 16.2%
0 ‐ 10% 41.0% 70.8% 61.8% 54.4%
> 10% 47.5% 7.7% 23.5% 29.4%
Distribuzione delle aziende per classe di ROI
*ROI = (Reddito Operativo / CIN )*100
4,99%
7,42%
5,90%
7,58%8,22%
6,62%
1,05%
6,36%7,76%
0%
2%
4%
6%
8%
10%
2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Andamento del ROI medio
Indicatori di redditività: ROI• Se si calcola il ROI medio per classi di fatturato, emerge che le aziende
con ROI medio più basso sono quelle che hanno un fatturato superiore ai 10 milioni di euro, confermando il dato relativo al ROS
• Le micro‐aziende con fatturato compreso inferiore ai 2 milioni di eurosono quelle che hanno registrato il calo più significativo nel 2009, ma poi hanno recuperato riportandosi su livelli superiori rispetto alle altre due classi di fatturato
• Tale dinamica è in parte giustificata dal minor possesso di capitale da parte delle micro‐imprese
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Classi di fatturato 2008 2009 2010 2011
< 2 M€ 7.43% ‐2.83% 7.05% 8.43%
2‐10 M€ 7.28% 3.85% 6.70% 7.41%
> 10 M€ 0.06% ‐0.14% 5.84% 6.47%
ROI medio per classi di fatturato
Indicatori di redditività: ROE
• Il rapporto medio tra utile e patrimonio netto (ROE) ha registrato un deciso calo negli anni 2008 e 2009, toccando un valore negativo nel 2009, per poi tornare su buoni livelli nel periodo successivo
• Distribuendo le aziende per classe di ROE, coerentemente si nota la diminuzione della quota di aziende con ROE negativo dopo il 2009; negli ultimi due anni, una buona parte di aziende registra un ROE superiore al 10%
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Classi 2008 2009 2010 2011
< 0% 24,6% 39,1% 19,4% 18,2%
0 ‐ 10% 42,6% 46,9% 49,3% 43,9%
> 10% 32,8% 14,1% 31,3% 37,9%
Distribuzione delle aziende per classe di ROE
*ROE = (Utile / Patrimonio Netto )*100
3,8% 3,1% 3,5%
6,8%
11,6%
2,3%
‐2,7%
8,4%6,6%
‐4%‐2%0%2%4%6%8%
10%12%14%
2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Andamento del ROE medio
Indicatori di redditività: ROE• Dal calcolo del ROE medio per classe di fatturato, emerge come le aziende con
un fatturato superiore ai 2 milioni di euro registrino un andamento crescente in termini di redditività del capitale dal 2008 al 2011
• Per quanto riguarda, invece, le piccole imprese fino a 2 milioni di euro di fatturato, l’andamento del ROE oscilla in maniera significativa: mentre nel 2008 erano quelle con risultati migliori, nel 2009 hanno risentito più di altre dell’effetto della crisi in termini di redditività del capitale proprio; analogamente la ripresa del 2010 non è stata poi confermata nel 2011
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Classi di fatturato 2008 2009 2010 2011
< 2 M€ 8,19% ‐5,76% 12,90% 0,65%
2–10 M€ ‐1,25% 0,003% 5,11% 10,52%
> 10 M€ ‐0,67% 1,10% 6,13% 10,07%
ROE medio per classi di fatturato
Evidenze• L’analisi degli indicatori di redditività evidenzia che il settore orafo ha sofferto nel periodo tra la fine del 2008 e l’inizio del 2010 (anni di crisi economica internazionale), ma nel complesso le aziende sono riuscite a tornare nel 2011 ai livelli di redditività precedenti anche se:– Si riscontra una quota, seppure ridotta, di aziende che registrano livelli di redditività, sia delle vendite che del capitale proprio, negativi
– Le piccole imprese, che mantengono buoni livelli di redditività delle vendite e ritorno sugli investimenti, sembrano tuttavia più scostanti in termini di redditività del capitale proprio e quindi di remunerazione del capitale di rischio investito dai soci
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Analisi economico‐finanziariaLiquidità e indebitamento
Liquidità generale• L’indice di liquidità primaria (o current ratio) esprime la capacità dell’impresa di far fronte alle uscite correnti generate dalle passività a breve, con le entrate correnti generate dalle attività a breve
• L’andamento dell’indice risulta pressoché costante fino al 2006 per poi crescere negli ultimi anni
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1,321,43 1,46 1,41
1,711,84
1,97
1,971,87
1,001,201,401,601,802,002,20
2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Andamento dell'indice di liquidità
*Liquidità = (Crediti a breve + Disponibilità liquide) / Debiti a breve
Liquidità primaria
• L’indice di liquidità primaria (o quick ratio) esprime la capacità dell’impresa di far fronte alle uscite correnti, generate dalle passività a breve, con le poste maggiormente liquide delle attività a breve
• Il grafico mostra che, sebbene la tendenza dell’indice sia crescente negli anni, nel complesso il valore dell’indice rimane sempre inferiore allo 0,5, quindi su livelli di attenzione
40
0,27 0,31 0,35
0,230,32
0,33
0,45
0,48 0,44
0,00
0,10
0,20
0,30
0,40
0,50
2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Andamento dell'indice di liquidità primaria
*Liquidità primaria = Disponibilità liquide / Debiti a breve
Crediti e debiti commerciali• L’incidenza dei crediti commerciali sul fatturato si attesta in genere attorno al
41‐43% (a parte il picco del 2006), quindi risulta alquanto significativa
• Anche l’incidenza dei debiti commerciali sul fatturato ha un andamento piuttosto stabile (a parte una crescita negli anni 2005 e 2006)
• Nel complesso l’evidenza suggerisce che buona parte di queste imprese sono esposte a un significativo rischio dovuto alle asimmetrie tra la dilazione dei crediti e dei debiti commerciali
41
41,9% 41,3% 43,9%
67,1%
45,4%
45,0% 51,3%
44,2% 43,3%
0,00
0,20
0,40
0,60
0,80
1,00
2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Andamento dell'incidenza dei crediti commerciali sul fatturato
24,5% 23,8%33,7%
45,9%34,7%
27,8% 33,6%
27,1% 27,5%
0,00
0,20
0,40
0,60
0,80
1,00
2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Andamento dell'incidenza dei debiti commerciali sul fatturato
Copertura degli oneri finanziari
• Considerando il 2008 e 2009 come anni «particolari», nel complesso i valori di tale indice suggeriscono la capacità da parte delle aziende del settore di coprire sia gli interessi verso le banche che quelli sui debiti già esistenti
42
4,4
7,68,6
6,7
9,0
1,8
0,7
6,75,9
0
2
4
6
810
2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Andamento della copertura degli oneri finanziari
*Copertura On. Fin. = Reddito Operativo / Oneri finanziari totali
Evidenze
• Nel complesso, le aziende del campione presentano buoni livelli di copertura degli oneri finanziari, mentre maggior attenzionemeritano i livelli di liquidità
• In particolare, è possibile ipotizzare che a seguito del periodo di crisi economica internazionale che ha avuto come picco il 2009 siano aumentati i crediti a breve in quanto i fornitori ritardano i pagamenti
• Analogamente, visto il dato elevato dell’incidenza dei crediti commerciali sul fatturato, le aziende sono esposte ad un rischio maggiore per la dilazione dei pagamenti
43
44
Analisi brevettuale
Metodologia – DB brevettuali
• Database utilizzato: Thomson Innovation
• Ricerca dei brevetti sulla base del nome dell’azienda titolare
• Creazione di un database con le informazioni di base di ogni singolo brevetto (anno di pubblicazione, classe tecnologica, paese, ecc.)
• Analisi ed elaborazione dei dati raccolti
45
50,8%
21,5%27,7%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
Prima del 2000 2000‐2005 Dopo il 2005
Evoluzione temporale dei brevetti
Evoluzione temporale dei brevetti
• Il numero totale di brevetti raccolti senza limitazioni temporali è 65– Circa la metà dei brevetti sono precedenti al 2000– Le domande di brevetto successive al 2000 appartengono a 5 aziende: il settore orafo è a bassa intensità di brevettazione
46
Nota metodologica:dalle analisi è stata esclusa Bulgari SpA, la cui capofila internazionale possiede più di 200 brevetti in diversi ambiti tecnologici e rappresenta un outlierrispetto alle specificità del settore
Aziende titolari di brevetti• Le aziende che possiedono almeno un brevetto (senza
limitazioni temporali) costituiscono il 15% del campione e si distribuiscono in tutte le classi di fatturato
• Tale tendenza si conferma anche per le 5 aziende brevettanti dopo il 2000: tra cui due hanno un fatturato fino a 2 milioni di euro, due tra 2 e 10 e una oltre i 10 milioni di euro
• Dimensione del portafoglio brevetti delle 5 aziende:– 1 possiede 15 brevetti, cioè il 47% del totale dei brevetti del settore
dal 2000– 2 aziende hanno un portafoglio brevettuale di 7 brevetti– 1 azienda possiede due brevetti– 1 azienda possiede un brevetto
47
Ampiezza geografica
48
• Il country code ci informa sul grado di internazionalizzazione deibrevetti, che risultano per il 56,3% italiani e per il 43,7% internazionali
• Tra i brevetti internazionali, la maggior parte è statunitense; i restantibrevetti sono registrati presso uffici WIPO, EPO e Australia. Il datosuggerisce che il mercato considerato più competitivo per le tecnologieprotette da brevetti sia quello degli Stati uniti
56,3%
43,8% Italiani
Internazionali
Ranking uffici internazionaliUSA 78,6%WIPO 7,1%
Australia 7,1%EPO 7,1%
Evidenze
• La principale evidenza relativa al settore dell’orafo è che non è un comparto ad alta intensità di brevettazione
• Le poche aziende che brevettano lo fanno in modo tendenzialmente regolare negli anni
49
50
Analisi dei marchi
Metodologia – DB dei marchi
• Database utilizzati: Romarin e UIBM• Il database Romarin contiene i marchi internazionali: nei settori in cui sono prevalenti le aziende molto piccole e il mercato è legato al territorio nazionale, permette di ottenere una fotografia precisa; per questo è stato considerato anche il database UIBM dei marchi italiani
• Partendo dalla lista di aziende del settore, si è proceduto con la ricerca dei marchi per nome del titolare
• I dati raccolti sono stati elaborati per ottenere le informazioni di interesse
51
Evoluzione temporale dei marchi
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• Il totale dei marchi raccolti per le aziende del campione è 229, detenutida poco più della metà delle aziende (37 aziende su 71)
• Il grafico mostra che la quota di marchi registrati prima del 2000 èinferiore a quelli registrati dopo il 2000, a conferma di una crescente esostenuta attività per quanto riguarda i marchi
37,9%
29,3%32,8%
0%
5%
10%
15%
20%
25%
30%
35%
40%
Prima del 2000 2000‐2005 Dopo il 2005
Evoluzione temporale dei marchi
Aziende con marchi per classe di fatturato
53
• Le aziende di ogni classe di fatturato hanno una maggior tendenza allaregistrazione di marchi rispetto ai brevetti
• Nel caso dei marchi, le imprese sotto i 2 milioni di € di fatturatoappaionomeno propense a registrare marchi, mentre le aziende mediograndi registrano livelli di registrazione dei marchi più allineati
35,7%
57,1% 58,3%
0%
20%
40%
60%
80%
< 2 M€ 2‐10 M€ > 10 M€Classi di fatturato 2011
Distribuzione delle aziende con marchi per classe di fatturato
Numerosità dei portafogli di marchi
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• Il portafoglio marchi della maggior parte delle aziende è costituito dameno di 5 marchi
36,4%
45,5%
18,2%
0%5%
10%15%20%25%30%35%40%45%50%
1 tra 2 e 5 > 5Numero di marchi nel portafoglio
Distribuzione delle aziende per numerosità dei portafogli
Ampiezza geografica
55
• Dei 135 marchi registrati dalle aziende del campione a partire dal 2000,la maggior parte (68,1%) sono italiani, mentre una quota minore(31,9%) sono internazionali
• Considerando i soli marchi internazionali, si nota che le aree principali incui viene estesa la protezione sono l’Estremo Oriente, Cina e Giappone,la Russia e l’Europa dell’est
68,1%
31,9%Italiani
Internazionali
Ranking uffici internazionaliCina 74,4%Russia 65,1%
Giappone 53,5%Ucraina 53,5%Svizzera 48,8%
Classi merceologiche• Utilizzando la codifica di Nice (International Classification of Goods and
Services for the Purposes of the Registration of Marks), la maggior parte dei marchi fa riferimento alla lavorazione di metalli preziosi e relative leghe
• Secondariamente, alcuni marchi coprono le aree delle finiture effettuate sui materiali preziosi e della lavorazione del cuoio
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Nice Class Descrizione Quota di marchi
14 Precious metals and their alloys and goods in precious metals or coated therewith 83,7%
03 Cleaning, polishing, scouring and abrasive preparations 19,3%
18Leather and imitations of leather, and goods made of these materials and not included in other classes; animal skins
9,6%
Ranking Nice class più frequenti
Evidenze• Le aziende appartenenti al settore dell’orafo dimostrano una
più spiccata tendenza all’utilizzo della protezione attraverso marchi rispetto ai brevetti
• Le imprese più piccole utilizzano meno la protezione attraverso la registrazione di marchi rispetto alle altre aziende
• I portafogli di marchi sono tendenzialmente contenuti, con poche aziende che ne hanno più di 5. il dato suggerisce che i possessori di marchi nel settore proteggano principalmente il «brand», cioè il nome dell’azienda, e al più uno o due prodotti/linee, quando quest’ultimi non si identifichino con il brand stesso
• La quota più significativa di marchi è italiana, ma non è trascurabile la quota di marchi estesi in specifici Paesi esteri, soprattutto in Estremo Oriente, Russia ed Est Europa
57
58
Legame tra performance economico‐finanziarie e IPRs
Analisi per quadranti
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Q3 Q1
Q4 Q2
Crescita del fatturato
ROS
L’analisi per quadranti viene effettuata:
1) suddividendo le aziende in base al fatto che abbiano livelli di ROS e di crescita del fatturato (misurata con il CAGR) superiori o inferiori alla media di ciascun sotto‐campione determinato dalla dimensione del fatturato, negli anni 2008‐2011
2) analizzando le imprese in merito alla dotazione di assetintangibili (brevetti e marchi) in relazione al quadrante in cui si trovano
Analisi per quadranti
Classe di fatturato
N° aziende con dati disponibili
ROS medio
Crescita media fatturato
N° aziende Q1
N° aziende Q2
N° aziende Q3
N° aziende Q4
< 2 M€ 21 4,6% 0,0% 23,8% 14,3% 28,6% 33,3%2‐10 M€ 25 6,3% 2,3% 20,0% 20,0% 20,0% 40,0%> 10 M€ 11 3,4% 3,1% 36,4% 18,2% 27,3% 18,2%
60
• La tabella fa emergere come le aziende con fatturato < 2 M€ risultino abbastanza uniformemente distribuite nei quattro quadranti, sebbene con una leggera quota superiore nel quarto quadrante
• Invece, le aziende con fatturato tra 2 e 10 milioni di euro popolano il quarto quadrante in quota doppia rispetto agli altri tre e, al contrario, tra le aziende più grandi (fatturato > 10 M€), ve ne sono di più che presentano delle performance migliori sia in termini di fatturato che di ROS, ricadendo così nel primo quadrante
Posizionamento relativo per dimensione e portafoglio IPFatturato < 2 M€ 2‐10 M€ > 10 M€
Portafogliomarchi
Bassa correlazione tra numero di marchi registrati e performance
aziendale.Quasi tutte le aziende in Q4
detengono almeno 1 marchio. Negli altri quadranti tra il 20 e il 50%
detengono marchi
Campione polarizzato su livelli alti (Q1) e bassi (Q4) di performance economico‐
finanziaria e analogamente per laconsistenza del portafoglio
marchi
La maggior parte delle imprese detiene un portafoglio marchi
Copertura geografica dei
marchi
Focalizzazione del portafoglio sul mercato italiano: si evidenzia un basso tasso di penetrazione sui
mercati internazionali
Discreta presenza di marchi internazionali in tutti i segmentidi performance (Q1, 2, 3, e 4)
Discreta presenza di marchi internazionali
Posizionamento
Le piccole aziende sembrano distribuirsi in modo abbastanza
omogeneo per quel che riguarda le performance di redditività e crescita.Prevalenza di modelli di business
B2B, in particolare terzisti. Redditività legata alla filiera
Le medie aziende possiedono un portafoglio marchi leggermente più ampio di quelle piccole. In particolare sembrano dedicaremaggiore attenzione ai mercati
internazionali ottenendo performance migliori.
Tuttavia, si rileva una elevata eterogeneità: non è possibile
individuare una chiara relazione tra performance e marchi
Presenza di alcune imprese con elevata performance ma nessun
marchio, probabilmente riconducibili a specifiche aree di
business (intermediazione, materie prime…).
Inoltre Nel Q2 una delle aziende è Bulgari che possiede un
portafoglio marchi variegato e legato non solo all’oreficeria. 61
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Implicazioni
Implicazioni (1)• Dalle analisi emerge che i marchi sono i diritti di proprietà
intellettuale più usati nel settore orafo– Il 15% delle aziende possiede almeno un brevetto (considerando
solo i brevetti dal 2000, tale dato scende al 7%)– Il 52% delle aziende possiede almeno un marchio (dato stabile nel
tempo)
• Le imprese fino a 2 M€ non sembrano in grado di generare specifici ritorni economico‐finanziari legati significativamente al proprio portafoglio marchi; inoltre, nessuna delle aziende del campione sembra perseguire una strategia di protezione internazionale dei marchi
• Le imprese tra 2 e 10 M€ appaiono più consapevoli nell’utilizzo dei marchi ed è possibile ipotizzare un effetto positivo dei marchi internazionali soprattutto sulla crescita del fatturato
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Implicazioni (2)• In generale, sembra trasparire un contesto caratterizzato da
una ridotta capacità di valorizzare gli asset intangibili oggetto dell’analisi
• Chiaramente, le evidenze sulla correlazione tra portafoglio IP e performance sono influenzate da alcune caratteristiche di settore:– una forte eterogeneità tra imprese (e.g. terzisti, produttori con
marchio proprio, designer, intermediari)– Le dinamiche di filiera impattano sulle strategie di gestione
portafoglio marchi
• Pur a fronte di tale eterogeneità, i dati sulla proprietà intellettuale confermano i risultati relativi al ruolo positivo dell’export: in particolare, le medie imprese presenti con marchi all’estero mostrano differenziali positivi di performance
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Implicazioni (3)• La strategia relativa alla Proprietà Intellettuale (relativa a scelte
di protezione, estensione geografica, investimento nell’enforcement …) ha un impatto positivo solo se allineata alla strategia di sviluppo aziendale complessiva
• Implica un passaggio da una gestione passiva (amministrativa, legale) del portafoglio ad una più attiva
• La ridotta correlazione tra performance e caratteristiche dei portafogli di PI misurata nello studio evidenzia quindi la presenza di asset intangibili non valorizzati in ottica strategica (ciò è vero sia nelle micro imprese che nella media azienda)
• L’avvio di processi aziendali finalizzati all’allineamento delle strategie di PI e di business richiede una preliminare azione di assessment del portafoglio esistente di intangibili
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Implicazioni (4)
• Nella prospettiva di valorizzazione degli assetintangibili come strumento di garanzia per la raccolta di risorse finanziarie esterne, è quindi necessario ricorrere ad approcci che identifichino l’impatto dei diritti di proprietà sull’attività aziendale
• In quest’ottica, il progetto MISE‐Unioncamere offre alle imprese un framework per la mappatura e l’analisi degli asset intangibili, finalizzato alla valutazione del loro impatto sulle aree di business delle società
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