mini dispensa introduttiva alle uscite didattiche · 2016. 12. 28. · volere del proprietario...

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1 AMALFI:IL MARE E LA TERRA RACCONTANO cattedrale-chiostro del paradiso museo della carta-museo della bussola Mini dispensa introduttiva alle uscite didattiche

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    AMALFI:IL MARE E LA TERRA RACCONTANO cattedrale-chiostro del paradiso museo della carta-museo della bussola

    Mini dispensa introduttiva alle uscite didattiche 

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    AMALFI: IL MARE ELA TERRA RACCONTANO  

    Cattedrale, chiostro del paradiso, museo della carta,museo della bussola Ambito didattico: Storia, Storia dell’Arte, archeologia industriale PERCHÉ VISITARE AMALFI:

     Amalfi è un vero concentrato di storia! Dalle sue origini romane alla nascita della fiorente Repubblica Marinara, il centro che da il nome alla splendida costa conserva, nascoste tra le stradine e i vicoletti, meraviglie architettoniche e artistiche di un tempo che fu… La splendida Cattedrale consacrata a San Andrea, le cui origini risalgono al X secolo, è oggi visitabile percorrendo il complesso monumentale di cui fanno parte il delizioso Chiostro del Paradiso, l’antica chiesa del Crocifisso oggi sede del Museo Diocesano e la cripta della Cattedrale. Un vero e proprio sito di archeologia industriale è il Museo della Carta, nato negli anni ’60 del secolo scorso grazie alla volontà del proprietario di una ex cartiera. Il Museo ripercorre, attraverso antichi attrezzi e macchinari ancora funzionanti grazie agli interventi di restauro, la storia della produzione della famosa carta amalfitana. A completamento del percorso non poteva mancare la visita agli antichi Arsenali della Repubblica Marinara. Gli ampi spazi, destinati un tempo alla costruzione di enormi galee, accolgono oggi numerosi oggetti che fanno riferimento alla storia di Amalfi. Tra i tanti cimeli spicca senz’altro la bussola, strumento di orientamento fondamentale per la navigazione, divenuta uno dei simboli dell’antica Repubblica Marinara.

     MONUMENTI E SITI

    Il complesso monumentale della Cattedrale.  Il nucleo originario della Cattedrale era costituito da due basiliche a tre navate affinchè si potesse officiare contemporaneamente in entrambe, come era consuetudine nelle chiese paleocristiane. La basilica primitiva. Una prima chiesa dedicata all’Assunta fu eretta alla fine del IX secolo, anche se il nucleo originale risale al VI secolo. Tra il XVI ed il XVII secolo subì importanti trasformazioni. Oggi, riportata alla luce l’antica struttura romanica con le sue colonne e i capitelli di spoglio, gli archi acuti, le bifore e le monofore duecentesche e gli affreschi del periodo angioino, l’antica basilica, poi detta del Crocifisso, ospita il Museo di Arte Sacra. Tra gli oggetti esposti, di particolare rilievo è una

    il portale in bronzo della Cattedrale

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    mitra angioina decorata con pietre preziose e circa ventimila piccolissime perle, nonché un calice smaltato del XIV secolo, reliquiari in osso di bue, sculture lignee di scuola napoletana ed uno splendido paliotto in argento, capolavoro dell’argenteria napoletana del XVIII secolo.

      La nuova Cattedrale. Fu costruita nel X secolo e consacrata a San Andrea, protettore di Amalfi; le spoglie mortali del santo sono custodite tuttora nella cripta della cattedrale e furono in essa trasportate l’8 maggio 1208 dal Cardinale amalfitano Pietro Capuano, legato pontificio alla IV crociata, che le trasportò via mare da Costantinopoli. In questo periodo la vecchia e la nuova basilica vennero unite diventando un unico edificio a cinque navate e, a decoro dell’ingresso principale, fu realizzata una porta di bronzo giunta da Costantinopoli per volere del ricco mercante amalfitano Pantaleone de Comite Maurone. Nel corso dei secoli l’aspetto dell’edificio religioso cambiò a causa di ampliamenti e ricostruzioni. Rimaneggiata in forme barocche, la chiesa si presenta a pianta basilicale con transetto e abside. Il rivestimento è in marmi commessi racchiudenti colonne antiche, il soffitto è a cassettoni; nelle cappelle sono conservate opere di arte gotica e rinascimentale. La facciata attuale, in stile neogotico, è stata ricostruita nel XIX secolo da Enrico Alvino; la riedificazione è avvenuta dopo il presunto crollo di quella originale.  Campanile. Realizzato tra XII e XIII secolo, nel XVIII secolo venne ampliamente restaurato. L'esterno è costituito da un piano di bifore e uno di trifore; al culmine, una decorazione in stile arabeggiante e copertura ad embrici maiolicati gialli e verdi. nonché un calice smaltato del XIV secolo, reliquiari in osso di bue, sculture lignee di scuola napoletana ed uno splendido paliotto in argento, capolavoro dell’argenteria napoletana del XVIII secolo.  La nuova Cattedrale. Fu costruita nel X secolo e consacrata a San Andrea, protettore di Amalfi; le spoglie mortali del santo sono custodite tuttora nella cripta della cattedrale e furono in essa trasportate l’8 maggio 1208 dal Cardinale amalfitano Pietro Capuano, legato il Vangelo. Le sue reliquie sarebbero giunte a Velia, in Lucania, intorno al V secolo. Quattro secoli dopo, le spoglie mortali del Santo furono rinvenute dal monaco Atanasio e portate presso l'attuale chiesetta di San Matteo a Casal Velino. Successivamente le ossa furono trasferite presso il Santuario della Madonna del Granato a Capaccio. Ritrovate in epoca longobarda, furono accolte il 6 maggio 954 a Salerno, dove sono attualmente conservate nella cripta della cattedrale. San Matteo è il patrono della città di Salerno: la festa ricorre il 21 settembre. In quest'occasione la statua d'argento del santo attraversa il centro cittadino in una processione molto sentita dalla popolazione. Durante la processione, la statua del patrono è preceduta da quelle dei martiri salernitani Gae, Ante e Fortunato, da quella di San Gregorio VII e dalla pesantissima statua in legno di San Giuseppe. A San Matteo viene attribuito il miracolo della “manna”, un liquido miracoloso che, secondo la tradizione, sgorgò dal corpo del Santo il giorno della traslazione delle reliquie da Capaccio a Salerno. Ogni anno, da allora, si raccoglieva la miracolosa sostanza in due diverse occasioni:

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    durante l'anniversario della traslazione e durante la festa patronale del 21 settembre. Il miracolo cessò di rinnovarsi alla metà del XIX secolo ma, ancora oggi, è conservata l'urna dentro la quale si raccoglieva la “manna”, proprio sotto l'altare dedicato al Santo nella Cripta del Duomo di Salerno.  

    Cripta.  L’aula rettangolare è divisa da una fila di colonne su cui poggiano volte a crociera. Nei primi anni del XVII secolo subì una radicale trasformazione, in base alla quale fu realizzato un ciclo di affreschi sulla Passione di Cristo. Marmi policromi coprono i pilastri e le pareti. Nella cripta venne costruito l’altare sopra la tomba dell’Apostolo, decorato con la statua bronzea di S. Andrea, opera di Michelangelo Naccherino ed altre due sculture

    marmoree che rappresentano S. Stefano e S. Lorenzo, opere di Pietro Bernini.

      Chiostro del Paradiso.  Dal lato sinistr o del portico della cattedrale si accede al Chiostro del Paradiso, mistico angolo d'oriente costituito da un quadriportico in stile arabo-normanno con archi a sesto acuto intrecciati e sorretti da finissime colonnine binate. Venne edificato tra il 1266 e il 1268 dall'arcivescovo Filippo Augustariccio come cimitero per i cittadini amalfitani illustri. Addossate alle pareti vi sono sei cappelle affrescate con tracce evidenti di pitture databili al trecento raffiguranti una Crocifissione (attribuita a Roberto d'Oderisio), un Cristo Pantocratore e Storie dei Santi Cosma e Damiano. Lungo i lati del quadriportico sono esposti sarcofagi di epoca romana riutilizzati come era consuetudine; vari frammenti lapidei dell'antico ambone romanico e del pavimento della cattedrale sono stati ricomposti sulle pareti e completano l’arredo del chiostro, restaurato nel 1908.  Il Museo della Carta. Passeggiando nella Valle dei Mulini si incontra una delle antiche cartiere che, numerose un tempo, erano destinate alla produzione della famosa carta di Amalfi,

    La cripta della cattedrale di Amalfi

    il chiostro del Paradiso

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    particolarmente pregiata e usata per scritture private, per atti giudiziari e valori bollati in tutte le città dell’Italia Meridionale, presso le corti degli Angioini, degli Aragonesi, del Vicereame Spagnolo e dei Borbone.

    Questa ex cartiera, la cui struttura risale al XIII/XIV secolo, fu trasformata in museo nel 1969 per volere del proprietario Nicola Milano. Nel museo è possibile vedere il funzionamento degli attrezzi originali, opportunamente restaurati, usati nella produzione della carta a mano. Il processo di lavorazione, che gli amalfitani avevano appreso dagli Arabi, prevedeva la battitura e la triturazione di stracci di lino, cotone e canapa utilizzando magli in legno

    azionati da una ruota idraulica. L’impasto così ricavato e diluito con acqua veniva immesso in una vasca rivestita di maioliche. Un telaio con rete metallica a maglie strette era destinato a raccogliere la pasta sul fondo della vasca. L’impasto veniva distribuito uniformemente sul telaio in uno strato sottile e poi adagiato su un feltro di lana e ricoperto di un altro feltro. Una volta realizzata una pila di svariati fogli si procedeva alla completa eliminazione dell’acqua residua utilizzando una pressa. Le cataste di fogli venivano quindi trasportate nei cosiddetti spanditoi per l’asciugatura ad aria. L’ultima fase del lavoro consisteva nel collare i fogli utilizzando una soluzione di gelatina animale e rifinendoli con una lisciatura a mano.uartiere di Fratte e rappresentava un importante avamposto strategico-commerciale per i traffici tra gli Etruschi e le colonie greche di Poseidonia ed Elea, situate al di là della sponda sinistra del fiume Sele. Nel V secolo a.C. si verificò un cambiamento a causa dell’occupazione della città da parte dei Sanniti. La comparsa di questa popolazione non fece interrompere né tantomeno diminuire i contatti con le città greche ed etrusche della zona, come si è potuto constatare dai numerosi ritrovamenti archeologici che attestano intensi gli scambi culturali.  Il Museo della Bussola. Il museo utilizza gli spazi che erano degli arsenali dell’antica Repubblica Marinara, lì dove venivano costruite le galee amalfitane. Tra i tanti oggetti esposti nelle vetrine spicca naturalmente la bussola, strumento di orientamento per eccellenza di origini orientali, che rivoluzionò le tecniche di navigazione e che gli amalfitani perfezionarono notevolmente. E ancora, sono presenti codici e manoscritti tra cui le Consuetudines Civitatis Amalphiae del 1274, la Tabula de Amalpha, un vero e proprio codice del diritto

    uno dei locali dell'antica cartiera 

    gli antichi arsenali della Repubblica di A fi

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    della navigazione nel Mediterraneo, le Pandette di Giustiniano, trafugate dai Pisani nel saccheggio di Amalfi del 1135, il Tarì, la moneta amalfitana utilizzata correntemente in molti Paesi che affacciavano sul Mediterraneo, sculture d’epoca romana e medievale, ritratti di personaggi che sono entrati a far parte della storia e della leggenda di Amalfi, cartografie e mappe del Ducato Amalfitano. Infine, si possono ammirare alcuni tra i costumi che sfilano durante il corteo della Regata Storica.  

    APPROFONDIMENTI…:  

    Repubbliche Marinare. La definizione di repubbliche marinare è nata soltanto nell'Ottocento e si riferisce ad alcune città italiane che a partire dal Medioevo godettero, grazie alle proprie attività marittime, di autonomia politica e di grande prosperità economica. La definizione di repubblica marinara è in genere riferita alle quattro città italiane di Amalfi, Genova, Pisa e Venezia. Una Repubblica Marinara per essere definita tale doveva possedere una flotta di navi; propri fondachi nei porti del Mediterraneo; una moneta propria circolante in tutto il Mediterraneo (come il Tarì amalfitano) nonché proprie leggi marittime; la partecipazione alle Crociate e alla repressione della pirateria. Tra i prodotti più importanti derivanti dal commercio con l’Oriente c’erano i medicamenti come l’aloe, lo zenzero, la noce di canfora, il laudano, il cardamomo; le spezie tra cui il pepe, i chiodi di garofano, la noce moscata, la cannella, lo zucchero; profumi e sostanze odorose e da bruciare come il mastice, il legno di sandalo, l’incenso, l’ambra; coloranti come l’indaco, l’allume, il carminio, la lacca; tra i tessuti la seta, il lino, la canapa, il broccato, il velluto, il damasco, i tappeti; infine i prodotti di lusso: pietre preziose, corallo, perle, avorio, porcellana.  Sant’Andrea.  Andrea era nato in Galilea nella città di Betsaida. Assieme al fratello Pietro esercitava il mestiere di pescatore e la tradizione vuole che Gesù stesso lo avesse chiamato ad essere suo discepolo invitandolo ad essere per lui "pescatore di anime". Presto entrambi i fratelli divennero discepoli di Cristo e lasciarono tutto per seguire Gesù. Andrea aveva viaggiato tanto per diffondere la parola di Gesù: in Asia Minore, lungo il Mar Nero, sul Volga e sul Kiev. Al momento del suo martirio si trovava a Patrasso, in Grecia. Venne crocifisso, legato ma non inchiodato su una croce simile a quella dove Cristo era stato crocifisso. Secondo le fonti il martirio si svolse su una croce detta “decussata” (a forma di 'X') e comunemente conosciuta con il nome di "Croce di Sant'Andrea"; questa venne adottata per sua personale scelta, in segno di profondo rispetto nei confronti di Gesù che non avrebbe mai osato imitare. Dopo la crocifissione di sant'Andrea le reliquie vennero spostate da Patrasso a Costantinopoli, forse vendute dai romani. Qui rimasero sino al 1208 quando le spoglie mortali del santo vennero portate ad Amalfi, dal cardinale Pietro Capuano. Ad Amalfi la festa del santo patrono ricorre più volte all'anno. I festeggiamenti più sentiti dalla popolazione si svolgono il 7 e l'8 maggio, giorni in cui si ricorda la traslazione delle reliquie da Costantinopoli. Nel periodo estivo si festeggia il 26 e 27 giugno, in ricordo del miracolo di S. Andrea. Secondo la tradizione il Santo salvò la città dall’attacco del pirata Barbarossa che 

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    voleva impossessarsi della città nel 1544, scatenando una violenta tempesta nel porto. La statua del santo chiamato confidenzialmente ‘o viecchio, è portata da una congregazione in processione lungo la città fino a giungere in spiaggia dove ci sono i pescatori ad aspettarla per fare offerte di pesce; quindi la statua viene presa in spalla portata di corsa verso la Cattedrale. Durante i festeggiamenti si verifica il miracolo di Sant’Andrea con la trasudazione, dalle reliquie del santo custodite nella cripta, della miracolosa manna, una sostanza oleosa e inodore.  Il Corteo e la Regata Storica. Il corteo Storico della Regata (o Palio ) delle Antiche Repubbliche Marinare d’Italia si svolge ogni anno a turno nelle quattro città di Amalfi, Genova, Pisa e Venezia. Ogni imbarcazione ha una polena configurata nel simbolo della città di appartenenza. L'imbarcazione di Amalfi è identificata dal colore azzurro e dal cavallo alato, quella di Genova dal colore bianco e dal drago (che si riconduce a San Giorgio, protettore della città), quella di Pisa dal colore rosso e dall'aquila (che simboleggia l'antico legame tra la Repubblica pisana e il Sacro Romano Impero) e quella di Venezia dal colore verde e dal leone alato (che si riconduce a San Marco Evangelista, patrono della città). La Regata si svolge su un percorso lungo 2 chilometri, che si differenzia a seconda della località: ad Amalfi si rema nel mar Tirreno lungo la costa, a Genova nel mar Ligure all'interno del bacino portuale, a Pisa nel fiume Arno controcorrente e a Venezia nella caratteristica laguna sul mare Adriatico. L’imbarcazione vincitrice della Regata riceve in premio un trofeo in oro ed argento che rappresenta un galeone a remi simile a quello usato durante la gara, sorretto da quattro ippocampi, al di sotto del quale compaiono gli stemmi delle quattro Repubbliche Marinare. La città vincitrice lo custodisce per un anno, fino all'edizione successiva. Precede la Regata il corteo storico. Nel caso di Amalfi i personaggi che sfilano rappresentano la società amalfitana agli inizi dell'XI secolo, nel pieno del suo splendore e della sua floridezza. Di seguito procedono le magistrature, i militari e il popolo con il duca (la massima autorità cittadina) e i cavalieri. L'episodio storico rievocato è quello del matrimonio tra Giovanni I, figlio e co-reggente del duca Mansone I, e una nobildonna salernitana; l’unione segnava per il giovane il passaggio alla maggiore età e l'ingresso nell'ambiente politico. I costumi per il corteo di Amalfi furono ideati negli anni Cinquanta dallo scenografo Roberto Scielzo, analizzando accuratamente le fonti storiche.

    LO SAPEVATE CHE....: (Curiosità sull’itinerario)  

    Le valve bronzee del portale della Cattedrale rappresentano il prototipo per una serie di coeve valve bronzee donate dallo stesso Pantaleone e dalla sua famiglia a Salerno, a San Paolo fuori le mura (Roma), a Montecassino, a San Michele Arcangelo sul Gargano.

    Le quattro imbarcazioni delle antiche Repubbliche Marinare durante la Regata Storica 

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    Sin dal 1304 nella Cripta della Cattedrale sulla tomba dell’apostolo Andrea si verifica la comparsa di un liquido oleoso, incolore, inodore ed insapore denominato “manna”, una sostanza che avrebbe compiuto numerosi miracoli presso i fedeli.

     MINI GLOSSARIO  

    Avorio – materiale ricavato dalle zanne degli elefanti. Bambagina – Carta ricavata da una pasta composta di canapa e lino. Bizantini - I bizantini traggono il loro nome da Bisanzio. Erano dunque gli abitanti di questa città, ma gli storici moderni vollero chiamare così tutti gli abitanti dell’Impero romano d’oriente, da loro rinominato bizantino. Carminio – sostanza colorante che si estrae dall’involucro disseccato della cocciniglia, un piccolo insetto. Duca – figura che governava Amalfi ai tempi della Repubblica Marinara, tra il IX e il XII secolo. Chiamati anche dogi per analogia con la rivale Repubblica di Venezia. Indaco – particolare colorante di origine vegetale ricavato dalla fermentazione delle foglie di Indigofera Tinctoria. Polena – figura (umana o animale) scolpita sulla prua delle imbarcazioni. Seta – si tratta di una fibra di origine animale ottenuta dal bozzolo prodotto da bachi da seta della specie Bombyx Mori. Da essa si ricavano tessuti pregiati. Tarì amalfitano – moneta coniata ad Amalfi ed utilizzata dai mercanti che commerciavano nel Mediterraneo occidentale.