miliardi di bond usa sequestrati. intrigo internazionale che coinvolge capi di stato e leader...

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Avvenire 02/25/2012 Page : A03 Copyright © Avvenire February 25, 2012 3:10 pm / Powered by TECNAVIA / HIT Copy Reduced to 48% from original to fit letter page FINANZA E INTRIGHI SABATO 25 FEBBRAIO 2012 3 il fatto Secondo l’organizzazione asiatica «Dragon Family», le Nazioni Unite, ilWorld Economic Forum, il governo italiano e la Federal Reserve, con svariate altre agenzie internazionali, avrebbero cospirato allo scopo di sottrarre il tesoretto. La parola finale passa ai giudici americani Sopra, i titoli sequestrati a Chiasso nel 2009. A fianco, l’atto di citazione a New York Anche leader mondiali nel giallo dei bond Usa Titoli «falsi» per 134 miliardi. E una causa «impossibile» DA MILANO NELLO SCAVO on ci fosse stato internet que- sta al massimo sarebbe stata una storia da raccontare se- condo il canovaccio della "Banda de- gli onesti", nella quale Totò e Peppi- no in veste di improbabili falsari stampavano valuta contraffatta. In- vece il caso dei 134 miliardi di dolla- ri in bond Usa sequestrati a Como nel 2009 è finito davanti alla Corte di- strettuale di New York, che dovrà de- cidere se dare seguito a una richiesta di risarcimento colossale: mille mi- liardi di dollari. Con il rischio che ad essere chiamati a testimoniare deb- bano essere convocati persino Silvio Berlusconi e Ban Ki-moon. Gli sviluppi ruotano intorno ad una denuncia che la corte sta esaminan- do in sede civile. I giudici stanno va- lutando se chiamare a deporre il se- gretario dell’Onu, l’ex premier italia- no, il governatore in pensione della Federal Reserve, Alan Greenspan ed altri funzionari governativi. L’atto di citazione è stato depositato dallo studio legale Bleakley Platt & Schmidt, uno dei più quotati della Grande Mela, per conto di Neil Kee- nan, un americano espatriato in Bul- garia il quale in 111 pagine sostiene che le Nazioni Unite, il World Eco- nomic Forum, il governo italiano e svariate altre agenzie internazionali hanno cospirato allo scopo di sot- trarre più di 134,5 miliardi di dollari (quasi 100miliardi di euro) in stru- menti finanziari in realtà destinati a sostenere iniziative umanitarie. Far- neticazioni, sembrerebbe. In realtà un labirinto di specchi dentro al qua- le si muovono faccendieri, cospira- zionisti, associazioni segrete ed e- missari di agenzie di intelligence. O- gnuno gioca in proprio. Come se, fal- si o no che siano, quei titoli fossero lo strumento di pressione usato per ottenere vantaggi politici ed econo- mici. È così che torna in scena la "Dragon Family", un’organizzazione dai con- torni opachi, ma molto influente in Cina, Giappone ed altre tigri dell’e- conomia asiatica. Contattato da Av- venire, Neil Keenan conferma di es- sere un emissario della "Dragon Fa- mily" che a suo dire sarebbe stata de- rubata di quei titoli finanziari attra- verso un complicato stratagemma messo in atto da alcuni uomini d’af- fari, compreso un ex appartenente alla loggia massonica P2. Quando gli chiediamo la prova dell’autenticità dei titoli, prontamente ci trasmette copia di una lettera di credenziali con cui nel 2001 la banca svizzera Ubs at- testava la spendibilità dei bond poi sequestrati a Chiasso e dichiarati "fit- tizzi" dal governo americano. Il do- cumento bancario è classificato co- me "Top secret". Ed è qui il primo colpo di scena. Ri- chiesti di svolgere una verifica sul certificato, la sede di Zurigo della Ubs ha impiegato mezz’ora per spiegare di «ritenere che il documento non sia autentico». L’intestazione reca il lo- go della "Unione delle Banche sviz- zere", ma questa «già non esisteva più – spiega una portavoce dell’isti- tuto – a seguito della fusione avve- nuta nel 1998 tra Union Bank of Swit- zerland e Swiss Bank Corporation che ha portato alla creazione di Ubs Ag che non è acronimo, bensì nome le- gale della società». Timbri e firme sembrano però corrispondenti a quelli autentici. «Non è da escludere che qualche truffatore – spiega una fonte interna di Ubs – possa aver u- sato vecchia carta intestata per rive- stire di autenticità titoli abilmente contraffatti». Gli addetti ai lavori non si nascon- dono però una domanda: «Perché mai uno dei più importanti studi le- gali di New York avrebbe dovuto ac- cettare, anche se ben remunerato, di mettersi contro le principali istitu- zioni del proprio Paese, compresi F- bi e Cia, rischiando peraltro una in- criminazione per aver prodotto do- N cumenti contraffatti?». L’avvocato William Hughes Mulligan, che guida il gruppo di legali che segue il caso, non vuole scoprire le carte, limitan- dosi a «rispettosamente dissentire dalle affermazioni di Darrin Blackford». Questi altri non è che un agente speciale dell’United States Se- cret Service, il quale in una mail ad Avvenire spiegò che «i titoli seque- strati sono strumenti fittizzi». Per ricostruire a ritroso il percorso dei bond bisognerebbe sapere che fi- ne hanno fatto i due misteriosi citta- dini giapponesi scoperti il 3 giugno 2009 mentre tentavano di esportare in Svizzera i bond americani. En- trambi hanno lasciato l’Italia oltre due anni fa. Anche quella volta si i- potizzò il coinvolgimento della Co- rea del Nord. Alcuni mesi prima del clamoroso sequestro di Chiasso, il 2 marzo, ai militari della Guardia di Fi- nanza capitò un episodio singolare. Alla dogana di Tirano (Sondrio) fu fermato un italo-svizzero che na- scondeva 100mila Won. Si tratta della valuta – quella volta ne fu assicurata l’autenticità – della Co- rea del Nord, che però può circolare solo all’interno del Paese comunista e non ha corso legale al di fuori dei propri confini. A chi fossero diretti quei soldi non si è mai saputo. Agli uomini dell’intelligence venne però in mente una crisi diplomatica di due anni prima, quan- do Stati Uniti e Nord Corea ruppe- ro le trattative sul nucleare perché, fra l’altro, le auto- rità di Pyongyang erano riuscite a fal- sificare valuta e ti- toli Usa nel tentati- vo di far deprezza- re il valore del dol- laro. Intanto però a Co- mo è andata avan- ti l’indagine e poi il processo ai due nipponici, con ri- svolti eclatanti. Il 55enne Mitsuyoshi Watanabe (im- parentato con l’ex vice governatore della Banca centrale di Tokyio Toshi- ro Muto, dimessosi per ragioni per- sonali qualche giorno dopo il seque- stro dei titoli) alcuni anni fa aveva su- bito una condanna per frode. Si trat- tava dell’affaire "Japanese 57 Series Bond": titoli del valore nominale di 500 miliardi di yen, oltre 68 miliardi di euro. Obbligazioni autentiche, cioè stampate dalla zecca, ma da funzio- nari infedeli senza autorizzazione del governo né della banca centrale. In quell’occasione Yamaguchi non agì da solo. Aveva un complice di cui si erano perse le tracce: Mitsuyoshi Wa- tanabe, oggi 74 anni. È lo stesso uo- mo che gli siedeva accanto sul regio- nale Como-Chiasso. In Italia aveva- no un complice: l’imprenditore A- lessandro Santi, 75enne di Carimate (Como), in passato presidente del- l’interporto di Roma. L’uomo ha pat- teggiato, con la condizionale, una pe- na a un anno e quattro mesi. Aveva annunciato di voler raccontare la sua verità. Poi scelse il silenzio. Il giallo però, non è chiuso. Che fine hanno fatto i «titoli fittizzi»? I "falsi" bond avrebbero dovuto essere di- strutti dopo il processo. Le autorità i- taliane, che sulla vicenda si sono sempre espresse a singhiozzo, hanno scelto la prudenza. Falso o no, il mal- loppo di carte resta chiuso in cas- saforte. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso del sequestro a Como nel 2009 è finito addirittura davanti alla Corte distrettuale di New York Akihiko Yamaguchi e Mitsuyoshi Watanabe L’ex governatore della Federal Reserve Usa Alan Greenspan Sopra, Ban Ki-moon LA VICENDA INDAGINI E DUBBI LUNGHI DUE ANNI Il giallo dei 134,5 miliardi di dollari in bond continua a tenere banco in molti siti internet, soprattutto americani. I nomi dei due giapponesi, che erano materialmente in possesso dei titoli, furono rivelati dal quotidiano "La Provincia di Como", i cui articoli sono parte integrante dell’atto di citazione depositato a New York lo scorso dicembre. La teoria che gli accusatori proveranno a sostenere nel corso del procedimento civile è quella secondo cui «i bond sequestrati e ritenuti falsi, sarebbero stati offerti dal governo italiano, nella persona dell’ex premier Berlusconi, alla Cina in cambio del 40% del loro valore. Ma – riassume il giornalista de "La Provincia", Paolo Moretti – il tutto sfuma in quanto Pechino, secondo la denuncia, avrebbe subordinato l’accordo al rimborso del debito italiano con la stessa Cina». Una tesi che per il quotidiano che per primo scopri l’affaire è da ritenersi «al limite dell’incredibile». Al centro del caso ci sono i nipponici Akihiko Yamaguchi, e Mitsuyoshi Watanabe. Da quanto è stato ricostruito, il primo avrebbe ricoperto incarichi di rilievo per conto del ministero delle Finanze giapponesi e si è presentato come il legale rappresentate della "Dragon family", l’associazione che risulterebbe essere proprietaria dei bond al centro dell’intrigo internazionale. Richiesto più volte di un commento, il Ministero delle Finanze non ha mai diramato una nota alla stampa. E dal governo americano la prima risposta ufficiale arrivò il 4 agosto 2009, due mesi dopo il sequestro, nel quale i titoli rinvenuti dalla Guardia di Finanza erano da ritenersi falsi. (N.S.) © RIPRODUZIONE RISERVATA L’ULTIMO SEQUESTRO A Potenza un altro filone. E spunta il plutonio ono in corso, in varie città italiane, gli interrogatori di garanzia delle otto persone arrestate venerdì della scorsa settimana dai carabinieri nell’ambito dell’operazione "Vulcanica", condotta dalla Procura di Potenza e che ha portato alla scoperta di falsi bond statunitensi per un valore complessivo di circa seimila miliardi di dollari. Secondo quanto si è appreso a Potenza, due degli arrestati (Salvatore Incandela e Sebastiano Nota) si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Ha invece risposto Rocco Menzella, ex sindaco di Montescaglioso (Matera). «Menzella – ha sottolineato il suo legale– ha risposto a tutte le domande sulla sua posizione e ha chiarito le varie circostanze contestate». Nelle stesse ore a a Lodi, si è svolto l’interrogatorio di Francesco Travaini, che secondo gli investigatori sarebbe a capo dell’organizzazione. Travaini ha detto agli inquirenti che i bond sarebbero veri, ma scaduti. L’ex sindaco del Materano non è però entrato nel merito di alcuni strani affari di cui si parla nel corso di telefonate intercettate dai carabinieri. In particolare, nel corso di una conversazione l’esponente politico parla di una partita di plutonio da acquistare in Nigeria utilizzando proprio i bond americani, falsi o "scaduti" che siano. Gli investigatori stanno prendendo in esame altre inchieste su traffici di questo genere di titoli, per accertare eventuali collegamenti con organizzazioni internazionali. (N.S.) © RIPRODUZIONE RISERVATA S LA TRUFFA SVENTATA Il trucco dei filippini, dall’Austria al Midwest ochi mesi dopo il maxisequestro di Chiasso, un altro caso mise in allarme la Finanza. Il 24 settembre 2009 due giovani filippini provenienti da Manila atterrarono nello scalo di Malpensa. In una valigia i finanzieri della dogana trovano un centinaio di bond Usa per un totale di 103,5 miliardi di dollari. I due, fratello e sorella domiciliati a Genova, improvvisarono una spiegazione. I militari finsero di mandarla giù. Quando i filippini lasciarono l’aerostazione non immaginavano che da quel momento sarebbero stati seguiti giorno e notte. Proprio il lavoro degli 007 italiani consentirà di ricostruire lo stratagemma dei falsari. I bond americani, riprodotti in una stamperia clandestina in Asia, dovevano passare per l’Italia, e poi per l’Austria. Un po’ alla volta sarebbero stati spediti, anche attraverso servizi postali, direttamente negli Usa. Non prima però di averli depositati per qualche tempo in una cassetta di sicurezza di un istituto di credito viennese, allo scopo di ottenere il certificato di deposito. Le lettere credenziali di importanti pastori protestanti avrebbero fatto il resto: i bond, accompagnati dai certificati di deposito, sarebbero stati ceduti in garanzia per investimenti immobiliari a piccoli sportelli bancari americani che, specie nelle zone rurali, sono spesso espressione delle comunità religiose. Gli indagati avrebbero potuto ottenere prestiti in contanti, garantiti dalle obbligazioni. Una volta ottenuti i dollari "autentici" sarebbero spariti. (N.S.) © RIPRODUZIONE RISERVATA P

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Titoli «falsi» per 134 miliardi. E una causa «impossibile». Secondo l’organizzazione asiatica «Dragon Family», le Nazioni Unite, il World Economic Forum, il governo italiano e la Federal Reserve, con svariate altre agenzie internazionali, avrebbero cospirato allo scopo di sottrarre il tesoretto. La parola finale passa ai giudici americani. (di Nello Scavo)

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Page 1: Miliardi di bond Usa sequestrati. Intrigo internazionale che coinvolge capi di stato e leader mondiali

Avvenire 02/25/2012 Page : A03

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FINANZAE INTRIGHI

SABATO25 FEBBRAIO 2012 3

il fattoSecondol’organizzazioneasiatica «DragonFamily», le NazioniUnite, il WorldEconomic Forum, ilgoverno italiano e laFederal Reserve, consvariate altre agenzieinternazionali,avrebbero cospiratoallo scopo di sottrarreil tesoretto. La parolafinale passa ai giudici americani

Sopra, i titoli sequestrati a Chiasso nel 2009. A fianco, l’atto di citazione a New York

Anche leader mondialinel giallo dei bond UsaTitoli «falsi» per 134 miliardi. E una causa «impossibile»

DA MILANO NELLO SCAVO

on ci fosse stato internet que-sta al massimo sarebbe statauna storia da raccontare se-

condo il canovaccio della "Banda de-gli onesti", nella quale Totò e Peppi-no in veste di improbabili falsaristampavano valuta contraffatta. In-vece il caso dei 134 miliardi di dolla-ri in bond Usa sequestrati a Como nel2009 è finito davanti alla Corte di-strettuale di New York, che dovrà de-cidere se dare seguito a una richiestadi risarcimento colossale: mille mi-liardi di dollari. Con il rischio che adessere chiamati a testimoniare deb-bano essere convocati persino SilvioBerlusconi e Ban Ki-moon.Gli sviluppi ruotano intorno ad unadenuncia che la corte sta esaminan-do in sede civile. I giudici stanno va-lutando se chiamare a deporre il se-gretario dell’Onu, l’ex premier italia-no, il governatore in pensione dellaFederal Reserve, Alan Greenspan edaltri funzionari governativi.L’atto di citazione è stato depositatodallo studio legale Bleakley Platt &Schmidt, uno dei più quotati dellaGrande Mela, per conto di Neil Kee-nan, un americano espatriato in Bul-garia il quale in 111 pagine sostieneche le Nazioni Unite, il World Eco-nomic Forum, il governo italiano esvariate altre agenzie internazionalihanno cospirato allo scopo di sot-trarre più di 134,5 miliardi di dollari(quasi 100miliardi di euro) in stru-menti finanziari in realtà destinati asostenere iniziative umanitarie. Far-neticazioni, sembrerebbe. In realtàun labirinto di specchi dentro al qua-le si muovono faccendieri, cospira-zionisti, associazioni segrete ed e-missari di agenzie di intelligence. O-gnuno gioca in proprio. Come se, fal-si o no che siano, quei titoli fosserolo strumento di pressione usato perottenere vantaggi politici ed econo-mici. È così che torna in scena la "DragonFamily", un’organizzazione dai con-torni opachi, ma molto influente inCina, Giappone ed altre tigri dell’e-conomia asiatica. Contattato da Av-venire, Neil Keenan conferma di es-sere un emissario della "Dragon Fa-mily" che a suo dire sarebbe stata de-rubata di quei titoli finanziari attra-verso un complicato stratagemmamesso in atto da alcuni uomini d’af-fari, compreso un ex appartenentealla loggia massonica P2. Quando glichiediamo la prova dell’autenticitàdei titoli, prontamente ci trasmettecopia di una lettera di credenziali concui nel 2001 la banca svizzera Ubs at-testava la spendibilità dei bond poisequestrati a Chiasso e dichiarati "fit-tizzi" dal governo americano. Il do-cumento bancario è classificato co-me "Top secret". Ed è qui il primo colpo di scena. Ri-chiesti di svolgere una verifica sulcertificato, la sede di Zurigo della Ubsha impiegato mezz’ora per spiegaredi «ritenere che il documento non siaautentico». L’intestazione reca il lo-go della "Unione delle Banche sviz-zere", ma questa «già non esistevapiù – spiega una portavoce dell’isti-tuto – a seguito della fusione avve-nuta nel 1998 tra Union Bank of Swit-zerland e Swiss Bank Corporation cheha portato alla creazione di Ubs Agche non è acronimo, bensì nome le-gale della società». Timbri e firmesembrano però corrispondenti aquelli autentici. «Non è da escludereche qualche truffatore – spiega unafonte interna di Ubs – possa aver u-sato vecchia carta intestata per rive-stire di autenticità titoli abilmentecontraffatti».Gli addetti ai lavori non si nascon-dono però una domanda: «Perchémai uno dei più importanti studi le-gali di New York avrebbe dovuto ac-cettare, anche se ben remunerato, dimettersi contro le principali istitu-zioni del proprio Paese, compresi F-bi e Cia, rischiando peraltro una in-criminazione per aver prodotto do-

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cumenti contraffatti?». L’avvocatoWilliam Hughes Mulligan, che guidail gruppo di legali che segue il caso,non vuole scoprire le carte, limitan-dosi a «rispettosamente dissentiredalle affermazioni di DarrinBlackford». Questi altri non è che unagente speciale dell’United States Se-cret Service, il quale in una mail adAvvenire spiegò che «i titoli seque-strati sono strumenti fittizzi».Per ricostruire a ritroso il percorsodei bond bisognerebbe sapere che fi-ne hanno fatto i due misteriosi citta-dini giapponesi scoperti il 3 giugno2009 mentre tentavano di esportarein Svizzera i bond americani. En-trambi hanno lasciato l’Italia oltre

due anni fa. Anche quella volta si i-potizzò il coinvolgimento della Co-rea del Nord. Alcuni mesi prima delclamoroso sequestro di Chiasso, il 2marzo, ai militari della Guardia di Fi-nanza capitò un episodio singolare.Alla dogana di Tirano (Sondrio) fufermato un italo-svizzero che na-scondeva 100mila Won.

Si tratta della valuta – quella volta nefu assicurata l’autenticità – della Co-rea del Nord, che però può circolaresolo all’interno del Paese comunistae non ha corso legale al di fuori deipropri confini. A chi fossero direttiquei soldi non si è mai saputo. Agliuomini dell’intelligence venne però

in mente una crisidiplomatica di dueanni prima, quan-do Stati Uniti eNord Corea ruppe-ro le trattative sulnucleare perché,fra l’altro, le auto-rità di Pyongyangerano riuscite a fal-sificare valuta e ti-toli Usa nel tentati-vo di far deprezza-re il valore del dol-laro.Intanto però a Co-mo è andata avan-ti l’indagine e poi ilprocesso ai duenipponici, con ri-svolti eclatanti. Il

55enne Mitsuyoshi Watanabe (im-parentato con l’ex vice governatoredella Banca centrale di Tokyio Toshi-ro Muto, dimessosi per ragioni per-sonali qualche giorno dopo il seque-stro dei titoli) alcuni anni fa aveva su-bito una condanna per frode. Si trat-tava dell’affaire "Japanese 57 SeriesBond": titoli del valore nominale di

500 miliardi di yen, oltre 68 miliardidi euro. Obbligazioni autentiche, cioèstampate dalla zecca, ma da funzio-nari infedeli senza autorizzazione delgoverno né della banca centrale. Inquell’occasione Yamaguchi non agìda solo. Aveva un complice di cui sierano perse le tracce: Mitsuyoshi Wa-tanabe, oggi 74 anni. È lo stesso uo-mo che gli siedeva accanto sul regio-nale Como-Chiasso. In Italia aveva-no un complice: l’imprenditore A-lessandro Santi, 75enne di Carimate(Como), in passato presidente del-l’interporto di Roma. L’uomo ha pat-teggiato, con la condizionale, una pe-na a un anno e quattro mesi. Avevaannunciato di voler raccontare la suaverità. Poi scelse il silenzio.Il giallo però, non è chiuso. Che finehanno fatto i «titoli fittizzi»? I "falsi"bond avrebbero dovuto essere di-strutti dopo il processo. Le autorità i-taliane, che sulla vicenda si sonosempre espresse a singhiozzo, hannoscelto la prudenza. Falso o no, il mal-loppo di carte resta chiuso in cas-saforte.

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Il caso del sequestro a Como nel 2009 è finito addiritturadavanti alla Cortedistrettuale di New York

Akihiko Yamaguchi e Mitsuyoshi Watanabe

L’ex governatore dellaFederal Reserve UsaAlan GreenspanSopra, Ban Ki-moon

LA VICENDA

INDAGINI E DUBBILUNGHI DUE ANNIIl giallo dei 134,5 miliardi di dollari inbond continua a tenere banco inmolti siti internet, soprattuttoamericani. I nomi dei due giapponesi,che erano materialmente inpossesso dei titoli, furono rivelati dalquotidiano "La Provincia di Como", icui articoli sono parte integrantedell’atto di citazione depositato aNew York lo scorso dicembre. Lateoria che gli accusatori proverannoa sostenere nel corso delprocedimento civile è quellasecondo cui «i bond sequestrati eritenuti falsi, sarebbero stati offertidal governo italiano, nella personadell’ex premier Berlusconi, alla Cinain cambio del 40% del loro valore.Ma – riassume il giornalista de "LaProvincia", Paolo Moretti – il tuttosfuma in quanto Pechino, secondo ladenuncia, avrebbe subordinatol’accordo al rimborso del debitoitaliano con la stessa Cina». Una tesiche per il quotidiano che per primoscopri l’affaire è da ritenersi «allimite dell’incredibile». Al centro delcaso ci sono i nipponici AkihikoYamaguchi, e Mitsuyoshi Watanabe.Da quanto è stato ricostruito, ilprimo avrebbe ricoperto incarichi dirilievo per conto del ministero delleFinanze giapponesi e si è presentatocome il legale rappresentate della"Dragon family", l’associazione cherisulterebbe essere proprietaria deibond al centro dell’intrigointernazionale. Richiesto più volte diun commento, il Ministero delleFinanze non ha mai diramato unanota alla stampa. E dal governoamericano la prima risposta ufficialearrivò il 4 agosto 2009, due mesidopo il sequestro, nel quale i titolirinvenuti dalla Guardia di Finanzaerano da ritenersi falsi. (N.S.)

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L’ULTIMO SEQUESTRO

A Potenza un altro filone. E spunta il plutonioono in corso, in varie città italiane,gli interrogatori di garanzia delleotto persone arrestate venerdì della

scorsa settimana dai carabinierinell’ambito dell’operazione "Vulcanica",condotta dalla Procura di Potenza e cheha portato alla scoperta di falsi bondstatunitensi per un valore complessivo dicirca seimila miliardi di dollari. Secondoquanto si è appreso a Potenza, due degliarrestati (Salvatore Incandela eSebastiano Nota) si sono avvalsi dellafacoltà di non rispondere. Ha invecerisposto Rocco Menzella, ex sindaco diMontescaglioso (Matera). «Menzella – hasottolineato il suo legale– ha risposto atutte le domande sulla sua posizione e hachiarito le varie circostanze contestate».Nelle stesse ore a a Lodi, si è svolto

l’interrogatorio di Francesco Travaini,che secondo gli investigatori sarebbe acapo dell’organizzazione. Travaini hadetto agli inquirenti che i bond sarebberoveri, ma scaduti. L’ex sindaco delMaterano non è però entrato nel meritodi alcuni strani affari di cui si parla nelcorso di telefonate intercettate daicarabinieri. In particolare, nel corso diuna conversazione l’esponente politicoparla di una partita di plutonio daacquistare in Nigeria utilizzando proprioi bond americani, falsi o "scaduti" chesiano. Gli investigatori stanno prendendoin esame altre inchieste su traffici diquesto genere di titoli, per accertareeventuali collegamenti conorganizzazioni internazionali. (N.S.)

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LA TRUFFA SVENTATA

Il trucco dei filippini, dall’Austria al Midwestochi mesi dopo il maxisequestro diChiasso, un altro caso mise in allarmela Finanza. Il 24 settembre 2009 due

giovani filippini provenienti da Manilaatterrarono nello scalo di Malpensa. In unavaligia i finanzieri della dogana trovano uncentinaio di bond Usa per un totale di 103,5miliardi di dollari. I due, fratello e sorelladomiciliati a Genova, improvvisarono unaspiegazione. I militari finsero di mandarlagiù. Quando i filippini lasciaronol’aerostazione non immaginavano che daquel momento sarebbero stati seguitigiorno e notte. Proprio il lavoro degli 007italiani consentirà di ricostruire lostratagemma dei falsari. I bond americani,riprodotti in una stamperia clandestina inAsia, dovevano passare per l’Italia, e poi perl’Austria. Un po’ alla volta sarebbero stati

spediti, anche attraverso servizi postali,direttamente negli Usa. Non prima però diaverli depositati per qualche tempo in unacassetta di sicurezza di un istituto dicredito viennese, allo scopo di ottenere ilcertificato di deposito. Le letterecredenziali di importanti pastoriprotestanti avrebbero fatto il resto: i bond,accompagnati dai certificati di deposito,sarebbero stati ceduti in garanzia perinvestimenti immobiliari a piccoli sportellibancari americani che, specie nelle zonerurali, sono spesso espressione dellecomunità religiose. Gli indagati avrebberopotuto ottenere prestiti in contanti,garantiti dalle obbligazioni. Una voltaottenuti i dollari "autentici" sarebberospariti. (N.S.)

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