marco respinti, «il tarlo del complotto», in «il domenicale. settimanale di cultura», milano...
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la verità è troppo nuda, non eccita gli uomini
ANNO 5 NUMERO 42SABATO 21 OTTOBRE 2006 A1,50
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Il modello multiculturalista dei PaesiBassi, sbandierato come il vertice delprogressismo evoluto e illuminato,
capace di sanare le contraddizioni e diaggiustare ogni magagna, è finito, falli-to, kaput. Lo dice a il Domenicale, congrande schiettezza, Magdi Allam, vice-direttore del Corriere della Sera. Né po-teva essere altrimenti, dal momentoche tutto il suo costrutto si regge su pre-messe errate, su valutazioni sbagliate,al massimo su pii desideri.
I Paesi Bassi, riflette Allam, sono laconferma palese dell’illusione del mel-ting-pot. Il grande calderone dove sicrede basti buttare un po’ d’ingredien-ti purché rigorosamente assortiti e at-tendere che magicamente ne esca unnuovo soggetto armonico.
È tipico infatti di una cultura comequella neerlandese, una cultura, cioè,priva, volutamente priva di qualsiasi ri-
ferimento valoriale forte e certo, il tro-varsi disarmati quando l’aggressione sifa seria. L’idea, o meglio l’ideologia, se-condo cui è sufficiente garantire libertàincondizionata e indiscriminata a tuttoe a tutti produce infatti solo danni eguai. È l’assenza di paletti precisi la veraresponsabile di una società oggi lette-ralmente allo sfascio, che, dopo aversognato il migliore dei mondi possibili,si risveglia in preda all’incubo di unarealtà impossibile da sostenere.
Ora, dopo anni d’incubazione noncerto indolore, i nodi vengono al pettinee il Paese nordico sinonimo di tolleranzasi scopre diverso, un po’ meno irenista eforse – per necessità – un poco più savio.
Inutile fingere, del resto. L’islam è,nei Paesi Bassi, un corpo estraneo per-ché tale vuole essere. Non s’integra,detesta la società in cui è inserito e ac-
Le scuole islamiche secondo Magdi Allam Italcattolico, e felice Paolo Prodi e IsraeleRELIGIONI & SOCIETÀ
di Marco Respinti
«Il problema più grande da ri-solvere [...] è che tutti i datidi partenza sono falsi. Tut-
ti, cioè, quelli che sono arrivati algrande pubblico mondiale, ai mi-liardi di persone che hanno vistocrollare le due Torri. Solo quello,in pratica, hanno visto: due aerei,non identificati, che colpiscono leTorri (evento A), e il loro crollo(evento B). Con il corollario, appa-rentemente evidente, che B è l’ef-fetto di A. Tutto “il resto” non l’hanno potuto vedere e non pos-sono nemmeno immaginarselo,da persone “normali” quali sono esiamo tutti noi». Già, solo quellohanno visto...
Chi scrive è Giulietto Chiesa –prima comunista, poi rosso intransizione, quindi eurodeputatoocchettian-dipietrista – nella pre-fazione a un libro appena uscitoper gli Editori Riuniti. Ossia la casaeditrice ufficiale dell’allora PartitoComunista Italiano e oggi – daquando l’Unità si è riciclata da or-
gano ufficiale del PCI a «quotidia-no fondato da Antonio Gramsci il12 febbraio 1924» – fiancheggiatri-ce dei DS, il maggior partito dellaSinistra italiana di governo, il cuileader Massimo D’Alema, vice-pre-mier, presiede il ministero degliEsteri. Cosa di non poco conto perun libro che s’intitola 11 settembre.Bush ha mentito. Il documentatoatto d’accusa del guardiano delleTwin Towers.
Il libro lo firmano in due, Phi-lip J. Berg e William Rodriguez. Ilprimo (dice la quarta di copertina)è «l’uomo che fungeva da guardia-no delle Torri Gemelle e che l’11settembre 2001 contribuì a salvarecentinaia di vittime». Il portinaio,cioè, di due palazzoni di centinaiadi piani liquefattisi come gelati alsole nel cuore della Manhattan be-ne, per un totale di circa 3mila vit-time in poco più di un’ora. Il se-condo è «titolare di un prestigiosostudio legale» (perché, si è mai vi-sto scrivere in quarta “avvocato diuna law firm così e così”?) «dellaPennsylvania» (manco fosse, conrispetto parlando, San Marino).
Ebbene, il portinaio e il suo av-vocato hanno denunciato alla Cor-te distrettuale di Filadelfia niente-meno che George W. Bush jr. «percomplotto e strage». Fa scalpore,ma è solo l’ultimo esempio, in or-
dine di tempo, di una lunga seriedi exposé che contestano la versio-ne ufficiale dei fatti accaduti l’11settembre 2001 a New York, alPentagono e nei boschi dellaPennsylvania. Gli altri sono cosecome le “contro-notizie” diffusedal sito www.luogocomune.net, ildocumentario Inganno globalerealizzato dal suo deus ex machi-na Massimo Mazzucco, o LooseChange, la madre hip-hop di tutti irevisionismi complottardi, dossierper immagini scritto e diretto daDylan Avery.
A sbugiardare le illazioni, risi-bili, dei cospirazionisti è da ulti-mo (in Italia) giunto addirittura ilsettimanale Diario di Enrico Dea-glio (“addirittura” perché Diario èsempre Diario e Deaglio restasempre Deaglio). Nell’oramai fa-moso numero del 29 settembre,Diario ha sbattuto in prima pagi-na (con il titolo Il complottodell’11/9? Una boiata pazzesca)quanto conclude, oltre ogni lecitodubbio, Debunking 9/11 Myths,un libro-inchiesta curato per laHearst Books da David Dunbar eBrad Reagan, e costruito negli an-ni da Popular Mechanics, una dif-fusa rivista americana di bricolagee fai-da-te al banco dei motori.
Un “basta”, cioè, quello diDiario, gridato forte e chiaro acerti compagni di avventure poli-tico-culturali che si sono spintitroppo in là. Noi qui ne prendia-mo atto, ringraziamo Deaglio peraver portato in Italia l’inchiesta diPopular Mechanics e soprattuttoPopular Mechanics per averci da-to un libro che, con poche rupie emasticando un po’ d’inglese an-che solo broccolino, si riesce a leg-gere per intero. Fatto questo, ci oc-cupiamo di altro. Anzi, ci preoc-cupiamo di altro.
Tutti esperti in demolizioniCi preoccupiamo cioè di quel
vizio della mente che sta alla basedi tutte le fantasticherie complot-tiste sull’Undici Settembre perchésta dietro a tutte le opinioni slegatedai fatti, a tutte le chimere investi-gativo-giudiziarie che funestano ilnostro mondo, a tutti i voli pinda-rici oggi di gran moda culturale.Vale a dire quel tarlo che porta si-stematicamente a dubitare di tuttoe di chicchessia prima ancora chesia lecito il farlo, allignando in ungeneralizzato clima di maleduca-zione (prima che di diseducazio-ne) alla realtà.
Qui, cioè, non ci occupiamo dirintuzzare ognuna e tutte le accu-se che i complottisti sciorinanosull’Undici Settembre con quoti-diana pretesa di novità. Per questoci sono già altri, il citato PopularMechanics per esempio, ma ancheil bravo giornalista d’inchiesta (ex
razione, la sua conferma più evi-dente) il crollo delle Torri Gemellecosì come l’abbiamo visto tuttimille volte sugli schermi è un fal-so. Che non sono stati gli aerei adabbatterle le Torri, che si è trattatodi una demolizione controllata co-me quelle che si vedono anchenelle comiche USA in bianco e ne-ro, e che ignoti in collusione con ilgoverno di Washington le Torri le
hanno minate dal’interno. E checosì è (rullo di tamburi) perchédue torri così colpite così da dueaerei così non crollano mica cosi,che diamine.
“È vero, ha ragione”, sbotta aquesto punto chi legge, vede eascolta uno come Massimo Maz-zucco o come Giulietto Chiesa.Non subito, certo; ma dopo dieci,cento, mille ripetizioni, dopo i vi-
deo che “dimostrano” e i siti In-ternet che “provano”, il mormo-rio diviene un urlo liberatorio.“Non crollano così due torri cosìcolpite così da due aerei così”. Giàperché, notoriamente, tutti san-no, tutti noi sappiamo benissimocome crollano due torri così col-pite così da due aerei così. Siamoinfatti tutti, notoriamente, espertiin demolizioni.
La realtà inevadibileE invece no. Nessuno sa come
crollano due torri così colpite cosìda due aerei così per il semplicefatto che non vi sono precedenti.Nemmeno gli esperti hanno termi-ni di paragone a cui rifarsi.
Altro esempio. I complottisti ri-cordano che il week-end preceden-te il Martedì Nero alle Torri Gemel-le fu tolta per lunghe ore la correnteelettrica per un upgrade dei sistemidi sicurezza. Ma a questa versioneufficiale i cospirazionisti non cre-dono. Dicono che la manovra è ser-vita a coprire il sabotaggio degliedifici, mentre le telecamere a cir-cuito chiuso della sorveglianza era-no fuori uso. La prova? Tutta inquelle telecamere spente...
Ora, fino a prova contraria, laverità è sempre quella che si dice,si vede e si sente. Il diritto, non ilrovescio della medaglia. Persmentirla bisogna confutare i fat-ti partendo dai fatti, non da pre-sunzioni di fantasia. Altrimenti èpossibile tutto, anche ipotizzarefilmati privi d’immagini. Certo,la storia si può fare anche con i“se” e con i “ma”, anzi si deve. Inquesto caso, però, si allestisce unlaboratorio di ucronia, di “storiaparallela” cioè, che per definizio-ne non esiste e che serve sempli-cemente, nobilmente per testareipotesi. La realtà continua co-munque a essere un’altra, ineva-dibile.
Se e quando colpite così da dueaerei così, insomma, le Torri Ge-melle crollano esattamente cosìgiacché non esiste verifica del con-trario. Pensare, anche solo ipotiz-zare l’inverso rappresenta, a volerusare i paroloni, il nichilismo piùmicidiale che ci sia. Quello che uc-cide il fondamento stesso della co-noscenza e della comunicazioneperché non ha realtà a cui ancorarei propri ragionamenti.
Quando si comincia a dubita-re gratuitamente della realtà, Un-dici Settembre in primis, e questoprima ancora di aver approcciato,conosciuto, accettato la realtàstessa, la fine è dietro l’angolo. Lafine della capacità di usare corret-tamente la ragione, vale a dire diessere uomini.
È questo ciò che ci occupa e cipreoccupa più di ogni singola me-na complottista. •
POLIS Ma dove ci porterà Prodi?Giuseppe De Filippi eGiuseppe Pennisi a pagina 3
COSE TURCHEIl fascismo esoterico. ForseLuigi Mascheroni a pagina 4
L’ALTRA STORIAPer ritrovare lanostra Europa John Randolph e GiuseppeRomano a pagina 5
NUOVI CLASSICIChiara, uno dei “Meridiani”Alberto Brambilla a pagina 8
CINEMARoma, ergo:l’antiVeneziaLuisa Cotta Ramosino e Francesca D’Angeloa pagina 10
ARTEA Milano, granbel BoccioniBeatrice Buscaroli a pagina 11
FINESTRE APERTEMa guarda unpo’ quello che dissero i nostritromboni su BudapestAlessandro Frigerioe Fabio Ranucci alle pagine 6 e 7
The Wall Street Journal) RichardMiniter e i suoi bei libri. Qui c’in-terroghiamo semplicemente suquale sia il giro mentale che, perrestare appunto all’Undici Settem-bre, può spingere uno come Maz-zucco (non ce l’abbiamo con lui,prendiamo solo l’esempio che piùci tramortisce) a scrivere, e a dire,e a ripetere pure in tivù che (per luiè già la prova provata della cospi-
uno s’inventa che lecose non sono così.lo scrive e lo ripete,e dopo un po’ tuttigiurano che è vero
-segue a pagina 3 -segue a pagina 5 -segue a pagina 3
di Luigi Compagna
Su l’Unità Paolo Prodi ha scritto un arti-colo infelice. Non solo perché la memo-ria della Shoah e l’insofferenza all’anti-
semitismo venivano considerate inutile ripeti-zione di un «rito psicanalitico collettivo di noieuropei». Ma perché il suo pregiudizio favore-vole al popolo palestinese («cacciato dalle sueterre») e le sue perplessità sulla natura costitu-zionale dello Stato d’Israele («non ha una cartacostituzionale, nonostante essa sia in progettosin dal 1948») poggiavano su insinuazionidavvero tendenziose.
Insomma, Prodi è lontano dai sentimenticon i quali Marco Pannella aveva a luglio rilan-ciato l’idea di Israele in Europa. Gli preme cheIsraele appaia al mondo come uno Stato unpo’ canaglia, contrario alla “restituzione” diterritori “occupati” con le guerre. Adoperaretermini come “restituzione” e “occupazione”
di Alfredo Mantovano
Il 2 novembre 2004 è la data che segnauna linea di confine netta nella vita più re-cente della società olandese. È il giorno in
cui Mohammed Bouyeri, 26enne cittadinoolandese di origine marocchina, accoltella amorte Theo Van Gogh, “colpevole” di esserestato il regista di Submission, un cortome-traggio sulla condizione femminile nelle so-cietà islamiche giudicato offensivo verso lasensibilità musulmana. Fino a quel momentol’Olanda era stata dipinta dai liberal di tuttoil mondo come terra della libertà, luogo feli-ce privo del senso del limite, Paese dei baloc-chi per adulti, con “erba” facile, sex shop eragazze in vetrina. Un Paese, scrive con no-stalgia Ian Buruma sul Corriere della Sera del9 ottobre, che affonda le radici in tradizionidi tolleranza e di multiculturalismo.
Come mai a capovolgere questa pro-
Le Torri Gemelle in fumo in una tavola di 9/11. Il Rapporto illustrato della Commissione americana sugli attacchiterroristici dell’11 settembre di Sid Jacobson ed Ernie Colón, pubblicato in Italia da Alet Edizioni di Padova
la casa editrice che fiancheggia il ministro degli esteri italiano pubblica un libro che è una “dichiarazione di guerra” contro gli usa
IL TARLO DEL COMPLOTTOSi moltiplicano le illazioni sull’Undici Settembre. Documenti, video e testimonianze che si alimentano gli uni con gli altri, mache si reggono sul nulla. A noi preoccupa però molto di più il vizio mentale da cui stillano, il nichilismo peggiore che ci sia