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1 MANUALE PER IL RILEVAMENTO GEOLOGICO E GEOTEMATICO PER L’INDIVIDUAZIONE DELLE AREE SUSCETTIBILI DI AMPLIFICAZIONI SISMICHE LOCALI. Manuale operativo ad uso dei rilevatori Ottobre 2006

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MANUALE PER IL RILEVAMENTO GEOLOGICO E GEOTEMATICO PER L’INDIVIDUAZIONE DELLE AREE

SUSCETTIBILI DI AMPLIFICAZIONI SISMICHE LOCALI.

Manuale operativo ad uso dei rilevatori Ottobre 2006

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INDICE Scopo delle indagini Analisi delle informazioni esistenti 1 - Rilevamento geologico Carta degli affioramenti Rappresentazione dei dati strutturali Indicazioni per il rilevamento geologico

Osservazioni sui depositi ubiquitari Osservazioni sulle successioni continentali e marino-salmastre plio-peistoceniche Osservazioni sulle successioni torbiditiche (Macigno, Marnoso- Arenacea) Osservazioni sui carbonati Osservazioni sui depositi lavici e piroclastici

2 - Carta geologica 3 - Carta geomorfologica 4 - Carta litotecnica 5 - Carta delle zone suscettibili di amplificazioni o instabilità dinamiche locali Allegato tabella geotecnica Allegato legenda carta geologica Allegato legenda carta geomorfologica Allegato legenda carta litotecnica Allegato legenda dei sondaggi geognostici Allegato legenda della carta delle zone suscettibili di amplificazioni o instabilità dinamiche locali

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MANUALE PER IL RILEVAMENTO

Le indagini descritte devono fornire le informazioni sulle caratteristiche geologiche del territorio finalizzate a identificare le situazioni a maggior pericolosità sismica locale. L’identificazione delle situazioni di pericolosità avverrà mediante il confronto delle caratteristiche locali, così come individuate dalle analisi descritte in seguito, con le situazioni - tipo desunte da esperienze e studi nel settore. A ciascuna situazione - tipo corrisponde una tipologia di effetti.

Analisi delle informazioni esistenti La raccolta della documentazione geologica, geomorfologica e geotecnica e dei dati inediti disponibili per il territorio in esame, ha una notevole importanza per la ricostruzione preliminare del modello geologico ed il successivo riconoscimento dei parametri geomeccanici dei litotipi affioranti. La ricerca deve essere finalizzata all’identificazione e alla definizione dello spessore delle coltri, e alla parametrizzazione delle caratteristiche geotecniche di queste ultime e del substrato. Per quanto riguarda in particolare la raccolta dei dati derivanti da campagne geognostiche e relative prove in sito e di laboratorio eventualmente effettuate nei siti investigati, debbono essere compilate le relative schede geotecniche [Allegato]. I risultati di eventuali campagne geofisiche reperite nelle aree investigate, debbono essere riportati con i relativi profili di velocità, di resistività, ecc. Debbono inoltre essere reperite informazioni riguardanti eventuali fenomeni d’instabilità che hanno interessato in passato le aree di studio.

1. Rilevamento geologico, scala 1:10.000 1.1 Carta degli affioramenti La carta deve riportare l’ubicazione degli affioramenti rilevati in ordine crescente e con numero corrispondente alla descrizione contenuta nel “libretto di campagna”. Devono essere inoltre ubicati tutti i campioni prelevati, i fotogrammi scattati e quanto altro georeferenziabile. I campioni ed i fotogrammi devono presentare una sigla composta da: numero della sezione, numero del corrispondente affioramento e da una lettera (C = campione di roccia, F = fotogramma). La carta degli affioramenti dovrà essere corredata da una copia del quaderno di campagna, eventualmente corredata da allegati, contenenti: 1-tutti i dati raccolti e archiviati; 2-i fotogrammi e la loro descrizione; 3-la descrizione di tutti i campioni prelevati e dei preparati; 4-le schede delle analisi micropaleontologiche e delle altre tipologie di analisi eventualmente eseguite. La carta degli affioramenti costituisce una rappresentazione per quanto possibile completa dell'insieme delle osservazioni condotte dal rilevatore in campagna, ed è il principale strumento che consente di seguire il lavoro ed assistere l'interpretazione. Gli affioramenti da cartografare sono tutti quelli in cui è stato possibile riconoscere in maniera diretta ed univoca la litologia affiorante, attribuendola ad una delle formazioni indicate nella Legenda. In generale, gli affioramenti sono località visitate direttamente dal rilevatore. Possono essere rappresentati anche affioramenti estesi, riconosciuti in distanza e difficilmente raggiungibili (rupi). Gli affioramenti sono di tre tipi:

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• puntuali: le dimensioni non superano i 20 m si segnano come un pallino colorato e numerato;

• lineari: una delle dimensioni supera i 20 m; corrispondono in generale a tagli stradali o

incisioni vallive fresche; si segnano come una striscia colorata, lungo la quale si localizzano più siti numerati, riferiti alle osservazioni di campagna (es. cambiamenti nella litologia, giaciture, ecc.);

• areali: si estendono per oltre 20 m sia in altezza che in lunghezza; corrispondono in generale a

rupi; si segnano come una chiazza colorata, che può contenere uno o più siti numerati, secondo il numero delle osservazioni svolte.

Nella stessa carta degli affioramenti vanno scontornate, per quanto possibile, le "coperture" (depositi ubiquitari), individuate sulla base delle osservazioni geologiche e geomorfologiche di campagna. Nella carta, oltre ai numeri di riferimento degli affioramenti, vanno riportate le principali giaciture della stratificazione, dei piani di faglia e le altre misure strutturali significative. 1.2 Rappresentazione dei dati strutturali Le strutture (planari e/o lineari) da rilevare sono quelle riportate in legenda. In particolare:

- superfici di strato; - impronte di fondo ed altre strutture di origine sedimentaria; - piani di faglia; - indicatori cinematici sui piani di faglia; - cerniere di pieghe minori; superfici assiali; - superfici di clivaggio di piano assiale; - lineazioni di intersezione tra stratificazione e clivaggio; - joints e vene estensionali; - superfici C e S nelle cataclasiti foliate. Tutte le giaciture vanno espresse nel quaderno di campagna con la notazione immersione/inclinazione (dip notation). Le lineazioni che giacciono su superfici (impronte di fondo, strie su piani di faglia) possono essere misurate anche come Rake (angolo acuto tra direzione del piano e lineazione, misurato sul piano stesso). Le giaciture di strato devono essere rilevate di norma ogni 100 m quando la giacitura è regolare, più frequentemente in caso di giaciture variabili. Nel caso di misure fittamente spaziate, sulla carta degli affioramenti e sulla carta geologica devono essere riportate, con un simbolo di dimensioni maggiori, le giaciture che il rilevatore ritiene rappresentative della giacitura media regionale. In generale non è richiesta la misura sistematica dei piani di clivaggio, dei joints, delle vene estensionali e delle lineazioni di intersezione. Queste strutture devono essere rilevate negli affioramenti in cui è presente un sistema regolare, diffuso ed univocamente individuabile. Il rilevatore deve naturalmente condurre a riguardo tutte le osservazioni che possono risultare utili per la migliore comprensione della situazione geologica locale. In particolare, si ricorda che i rapporti tra clivaggio e stratificazione possono risultare utili per stabilire se ci si trova su un fianco diritto o rovescio di una struttura plicativa. Pieghe minori: giacitura della linea di cerniera (direttamente o ricavata con lo stereonet), giacitura della superficie assiale (direttamente o ricavata con lo stereonet), geometria (sinusoidale, a

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scatola, kink, chevron), senso di asimmetria (a S o a Z). La zona in cui affiorano mesopieghe deve essere individuata nella carta degli affioramenti con un sovrassegno: PPP. Spessore della zona di faglia. Natura delle rocce di faglia (brecce/cataclasiti o cataclasiti foliate). Se le rocce di faglia si estendono su una superficie cartografabile (>20m) devono essere individuate con un sovrassegno: brecce/cataclasiti: XXX; cataclasiti foliate:SSS; 1.3 Indicazioni per il rilevamento geologico 1.3.1 Osservazioni sui depositi ubiquitari (unità quaternarie non distinte in base al bacino di appartenenza) I depositi di copertura vanno mappati come corpi litologici distinti (e quindi rappresentati nella carta geologica) quando presentano uno spessore maggiore di 1-1,5 metri. Dove lo spessore della coltre fosse minore, dovranno essere cartografati i litotipi rappresentativi del livello sottostante lo strato di alterazione o rimaneggiamento superficiale. Per differenziare un detrito antico da un detrito attuale e recente è necessario prendere in considerazione i rapporti del corpo sedimentario sia con le aree di alimentazione sia con il fondovalle e, in subordine, il grado di cementazione. Per ciò che riguarda le frane deve essere stabilito il grado di attività, distinguendo (v. legenda): 1. frane con indizi di evoluzione (frane attive); 2. frane senza indizi di evoluzione in atto (frane quiescenti); 3. corpi di frane antiche, non più in atto e non in rapporto con la morfologia attuale (paleofrane). Particolare attenzione dovrà essere rivolta, quando possibile, alla mappatura dei materiali di riporto soprattutto nelle vicinanze e all'interno di centri e nuclei abitati, nonché in concomitanza di opere infrastrutturali. La carta geologica delle aree di pianura dovrà essere inoltre integrata da tutte le informazioni litostratigrafiche provenienti da sondaggi, indagini geognostiche, prospezioni geofisiche e da pozzi per ricerche idriche, per pervenire alla redazione di sezioni geologiche eventualmente corredate da carte delle litofacies, isopache e isobate, che meglio rappresentino le strutture deposizionali del bacino. A tal fine i rilevatori dovranno esaminare ed elaborare tutti i dati che verranno messi a disposizione dalla Regione Umbria e quelli reperibili sia presso strutture pubbliche che private. 1.3.2 Osservazioni sulle successioni continentali e marino-salmastre plio-peistoceniche (Unità Sintemiche) I depositi continentali e marino-salmastri saranno caratterizzati sul quaderno di campagna in base ai seguenti elementi:

- composizione dei granuli e della matrice e /o cemento; - granulometria e morfometria degli elementi clastici; - tessitura (aperta, parzialmente aperta, a supporto di clasti o a supporto di matrice); - classazione (molto classato, classato, mal classato o estremamente mal classato); - addensamento del sedimento (molto addensato, addensato, poco addensato); - cementazione (molto cementato, cementato, poco cementato o non cementato); - struttura (massiva, grossolanamente stratificata, stratificata); - strutture di erosione e strutture da trazione; - eventuale presenza di concrezioni, noduli o patine;

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- presenza di suoli e /o paleosuoli o di superfici di erosione all'interno del deposito e loro

descrizione;

- spessore in affioramento;

- giacitura degli strati, qualora rinvenibile, definita da cinque cifre per indicare rispettivamente

immersione ed inclinazione (dip notation);

- eventuale interpretazione ambientale; - contenuto paleontologico. Le osservazioni summenzionate saranno finalizzate alla distinzione di unità litostratigrafiche e in generale a litosomi, all'interno delle unità sintemiche. Considerata l'adozione delle Unità Sintemiche, di particolare rilievo è la distinzione tra sovrapposizioni concordanti e discordanti tra le diverse unità. 1.3.3 Osservazioni sulle successioni torbiditiche (Macigno, Marnoso- Arenacea) Gli affioramenti delle successioni torbiditiche saranno caratterizzati sul libretto di campagna sulla base dei seguenti elementi:

- rapporto arenaria-pelite, sulla base del quale tentare una suddivisione informale in membri;

- paleocorrenti ed eventuali altre impronte di fondo, misurate preferenzialmente come pitch e

riferite alla giacitura del piano di strato;

- distinzione fra il tipo di apporto alpino o appenninico (arenarie ibride), le prime risultano in

genere caratterizzate da granulometria fine ed abbondanza di miche bianche e nere, sono prevalentemente rappresentati gli intervalli trattivi (tb, tc) con impronte di fondo da NW. Le seconde hanno una composizione notevolmente più ricca in frammenti litici (fra cui molto evidenti clasti verdi e rossi) e generalmente più povera in miche, presentano aspetto diverso in funzione della granulometria. Le torbide a granulometria grossolana sono poco cementate ed hanno colore grigiastro ed aspetto terroso (sale e pepe), quelle a granulometria più fine sono invece compatte (per la maggior ricchezza in carbonato di calcio) e sonore alla percussione. Nelle arenarie ibride si riscontra frequentemente la presenza di intervalli massivi, cui seguono in genere quelli trattivi. Le impronte di fondo possono essere sia da SW, che da NW o da SE;

- segnalazione e mappatura di strati notevoli fra cui: a) calcareniti con spessore della porzione arenitica maggiore od uguale a 50 cm; b) arenarie con spessore minimo di c.a. 200 cm.

Tali strati saranno indicati nella carta degli affioramenti e nella carta geologica da una linea puntinata, rispettivamente con un colore stabilo n. 54 (calcarenite) e n. 12 (arenarie) ed integrati, fra parentesi, dagli spessori della parte arenitica e dell'eventuale "coda " pelitica;

- segnalazione e mappatura di olistostromi e depositi da slumping, indicati nella carta degli affioramenti e nella carta geologica con un colore stabilo n.33 più un sovrassegno rigato verticale con col. stab. n. 46. Per la corretta attribuzione stratigrafica delle unità torbiditiche, si renderanno necessarie analisi biostratigrafiche. Per l’esecuzione delle analisi micropaleontologiche, l’intervallo marnoso da campionare è costituito dalle marne emipelagitiche individuabili alla base degli strati arenacei (a

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circa 15-20 cm) grazie al colore più chiaro ed alla tipica fratturazione a saponetta. I campioni di roccia dovranno in ogni caso essere raccolti lontano dalle zone di disturbo tettonico, ed evitando intervalli alterati. 1.3.4 Osservazioni sui carbonati Gli affioramenti della serie carbonatica saranno caratterizzati sul quaderno di campagna in base alla litologia (calcare, marna, ecc.…), al colore, alla presenza e al colore della selce, alla natura, regolarità e spessore degli strati, al grado di fratturazione (se rilevante), alla presenza di strutture significative. In generale i limiti formazionali devono essere individuati sulla base di criteri litostratigrafici e privilegiando gli aspetti litologici su quelli cromatici. 1.3.5 Osservazioni sui depositi lavici e piroclastici Qui di seguito vengono fornite indicazioni sulle natura delle osservazioni da effettuare sui depositi lavici e piroclastici al fine di ottenerne una buona caratterizzazione: Lave

Struttura macroscopica: Osservabile nel corpo lavico a livello di affioramento. Indicare se esistono superfici scoriacee, laminazioni interne o altre strutture di grandi dimensioni.

Struttura mesoscopica: Si effettua in maniera speditiva mediante osservazione alla lente di ingrandimento. Indicare se la lava ha struttura completamente afirica, scarsamente profirica per presenza di sporadici fenocristalli, porfirica per presenza di notevoli quantità di fenocristalli, fortemente porfirica per presenza di fenocristalli e megacristalli (dimensioni centimetriche). Indicare la natura e abbondanza assoluta e relative dei fenocristalli, Indicare se sono presenti. vescicolazioni,

Struttura microscopica: eseguibile al microscopio polarizzatore su sezione sottile. Osservare dimensioni e rapporti geometrici tra granuli di minerali. Stimare la moda. Osservare la natura del pirosseno, specialmente per quanto attiene al colore che può variare da verde cupo a verde pallido a incolore. Depositi piroclastici I depositi piroclastici presentano una fortissima variabilità per quanto riguarda una gran numero di caratteristiche quali lo spessore, struttura interna (granulometria, sorting, etc.), giacitura etc. Tale variabilità deriva da numerosi fattori quali i meccanismi di deposizione, i volumi di materiale eruttato e il tasso eruttivo, la temperatura del materiale iuvenile, rimaneggiamenti sin- e post-deposizionali etc. Qui di seguito vengono elencate alcune delle osservazioni che routinariamente vengono effettuate sui depositi piroclastici per una loro buona caratterizzazione:

1. Spessore del deposito e sue variazioni laterali 2. Presenza o meno di stratificazione 3. Tipo di stratificazione (piana, incrociata, etc.) 4. Presenza di superfici erosive (canali a V o a U) all’interno del deposito 5. Natura dei clasti iuvenili (pomici, scorie, ceneri) e accessori (litici) 6. Natura e dimensioni massime dei clasti iuvenili e accessori 7. Classazione granulometrica dei clasti 8. Variazione verticale delle dimensioni e natura dei clasti litici e iuvenili 9. Variazioni composizionali verticali e orizzontali della componente iuvenile 10. Rapporti con la topografia (mantellano la topografia, riempiono bassi topografici) 11. Grado di saldatura e sue variazioni verticali e orizzontali

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2 - Carta geologica Il rilevamento geologico deve condurre alla definizione del modello geologico dell’area in esame; in particolare debbono essere individuati e cartografati tutti i litotipi ed i lineamenti ritenuti significativi ai fini della ricostruzione dell’assetto stratigrafico e strutturale dell’area. Nella carta geologica, redatta in base al criterio litostratigrafico, debbono essere riportate tutte le formazioni affioranti e le discontinuità primarie e secondarie (direzioni di strato, faglie, sistemi di clivaggio, etc.), utilizzando come guida al riconoscimento e come simbolismi la legenda geologica. La carta geologica deve essere corredata da sezioni geologiche (le cui tracce devono essere segnalate su tutte le cartografie eseguite) in numero, orientazioni e scale adeguate a rappresentare, in relazione all’assetto morfologico dell’area, le caratteristiche stratigrafiche e strutturali del territorio investigato, con l’indicazione delle aree individuate come suscettibili di amplificazioni. Deve inoltre essere redatto lo schema dei rapporti stratigrafici ed indicata la posizione di eventuali sondaggi geognostici presenti. I fenomeni di franosità diffusa devono essere mappati con un areale dello stesso colore del substrato

geologico inserendo all’interno il simbolo ~ ~ ~ senza orientazione e fatto con il colore stabilo n. 305-rosso. La carta geologica è accompagnata da una relazione contenente una descrizione sintetica degli affioramenti notevoli e delle singolarità geologiche riscontrate, nonché i seguenti elementi: 1. per ciascuna formazione:

• geometria;

• tipo di contatto: parallelo, discordante, etc.;

• spessore e sua variabilità;

• grado di fratturazione;

• età, determinata mediante analisi micropaleontologiche o desunta dalla bibliografia;

• eventuale caratterizzazione petrografica e sedimentologica anche sulla base di analisi petrografiche, sedimentologiche o di altra tipologia.

2. per ciascuna faglia cartografata (se possibile):

• verso del movimento;

• entità della dislocazione. Il rilevatore, secondo le indicazioni dei Direttori deve effettuare il prelievo dei campioni su sezioni stratigrafiche predefinite e curare l'elaborazione delle correlazioni con apposite rappresentazioni grafiche. La carta geologica deve essere corredata da sezioni geologiche, le cui tracce saranno concordate con i Direttori di rilevamento, in numero, orientazioni e scale adeguate a rappresentare, in relazione all’assetto morfologico dell’area, le caratteristiche stratigrafiche e strutturali del territorio investigato. Il rilevatore è tenuto ad eseguire o far eseguire le analisi (p.es. biostratigrafiche, pertografiche, chimiche e sedimentologiche) che si rendano indispensabili per la corretta classificazione delle rocce affioranti ed il loro inquadramento nelle legende proposte. La tipologia ed il numero di tali analisi dovranno essere concordate con i direttori di rilevamento. Per le pianure alluvionali dovrà essere indicata la profondità del livello statico dei pozzi esistenti oggetto di osservazione. Il rilievo del livello statico sarà eseguito su indicazione dei Direttori. Dovranno essere possibilmente cartografati i litotipi rappresentativi del livello sottostante lo strato di alterazione o rimaneggiamento superficiale, e individuati, anche attraverso la fotointerpretazione, gli elementi che caratterizzano i depositi quaternari nei diversi contesti deposizionali ed erosivi. La carta geologica delle aree di pianura dovrà essere inoltre integrata da tutte le informazioni litostratigrafiche provenienti da sondaggi, indagini geognostiche, prospezioni geofisiche e da pozzi per ricerche idriche, per pervenire alla redazione di sezioni geologiche eventualmente corredate da carte delle litofacies, isopache e isobate, che meglio rappresentino le strutture deposizionali del

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bacino. A tal fine i rilevatori dovranno esaminare ed elaborare tutti i dati che verranno messi a disposizione dalla Regione Umbria e quelli reperibili sia presso strutture pubbliche che private. Qualora i dati a disposizione siano ridotti, si potranno utilizzare altre unità stratigrafiche quali quelle Litostratigrafiche integrate da informazioni inerenti le discontinuità che le separono. Dovranno essere utilizzati i classici soprassegni di colore nero per indicare la litologia prevalente: ghiaie-pallinato, sabbie-puntinato, limi e/o argille –tratteggiato. 3 - Carta geomorfologica. Allo scopo di definire l’assetto del territorio in relazione alla fenomenologia sismica, deve essere effettuato un rilevamento geomorfologico atto ad identificare e cartografare le forme ed i processi connessi con l’azione della gravità, delle acque superficiali e sotterranee, dell’attività antropica, nonché quelle condizionate dalla struttura geologica, finalizzate alla stesura della carta di sintesi (vd. “Carta delle zone suscettibili di amplificazioni o instabilità dinamiche locali”). La carta geomorfologica, redatta secondo la legenda, deve individuare i processi geomorfologici attuali e passati. Per ciò che riguarda le frane deve essere stabilito il grado di attività, intendendo: 1. per frane attive quelle che mostrano evidenti indizi di attività attuale o nell'immediato passato; 2. per frane quiescenti quelle che non presentano indizi di attività attuali, ma che potrebbero essere

riattivate; 3. per frane inattive quelle ormai stabilizzate (naturalmente o artificialmente) e non più riattivabili

nelle attuali condizioni morfoclimatiche. Per le pianure alluvionali, dove possibile, deve essere ricostruito l’andamento della falda acquifera più superficiale qualora esistente fino alla profondità di 15 metri dal piano campagna. Nella relazione di accompagnamento debbono in particolare essere evidenziate:

• le aree subsidenti o soggette a cedimenti;

• la cinematica delle fenomenologie franose rilevate e lo spessore massimo delle coltri in frana;

• lo schema idrogeologico generale e le permeabilità relative dei terreni e delle rocce. 4 - Carta litotecnica. La carta litotecnica deriva dall’accorpamento delle formazioni presenti nella carta geologica al fine di raggruppare le unità litostratigrafiche omogenee sotto il profilo delle caratteristiche fisico-meccaniche. La carta litotecnica è divisa in due gruppi di unità: il gruppo delle unità appartenenti al substrato ed il gruppo delle unità appartenenti alla copertura. Ciascun gruppo è diviso al suo interno in unità litotecniche le cui caratteristiche sono riportate nella legenda della carta litotecnica. Il travertino va attribuito preferibilmente alla classe L3 anche se in base all’associazione di litofacies particolari potranno comunque essere usate altre classi. La carta deve essere corredata da profili opportunamente orientati affinché risultino significativi ai fini della ricostruzione delle giaciture e dei rapporti reciproci tra le unità litotecniche, in relazione anche all’assetto morfologico. Nella relazione d'accompagnamento debbono essere descritti:

• per le unità litotecniche del substrato le stratificazioni, il grado di fratturazione, la cementazione, le intercalazioni, le variazioni laterali e tutti gli elementi atti a determinare il tipo di comportamento geomeccanico e le eventuali anisotropie laterali e verticali;

• per le unità litotecniche della copertura l’origine dei materiali, la forma e le dimensione dei clasti o di eventuali inclusi lapidei, la presenza di frazione fine, il grado di addensamento e/o di consistenza, gli spessori.

5 - Carta delle zone suscettibili di amplificazioni o instabilità dinamiche locali.

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La carta, derivata dalle carte litotecnica e geomorfologica, evidenzia le situazioni morfostratigrafiche suscettibili di fenomeni di instabilità o di amplificazioni dinamiche rispetto ad un moto sismico di riferimento. La carta, redatta secondo la legenda di cui all’allegato 6, fornisce una perimetrazione areale delle diverse situazioni morfostratigrafiche non ordinate secondo criteri di pericolosità crescente, in quanto ciascuna di esse possiede una particolare identità sia in relazione alle caratteristiche geologiche e morfologiche che a quelle dell'evento sismico. Vengono distinti in dettaglio 4 raggruppamenti tipologici di situazioni: 1. le zone da 1 a 4 rappresentano le aree dove fenomeni in atto o potenziali di instabilità e

cedimenti possono subire una riattivazione o accentuazione in seguito al verificarsi di eventi sismici;

2. le zone 5 e 6 evidenziano le particolarità morfologiche che possono comportare amplificazioni del moto del suolo o fenomeni locali di collasso per focalizzazione delle onde sismiche;

3. le zone 7, 8 e 10 evidenziano le aree con possibile amplificazione del moto sismico legate in primo luogo alla diversità di impedenza sismica tra substrato e copertura e secondariamente alla conformazione geometrica con conseguenti fenomeni di focalizzazione delle onde sismiche;

4. la zona 9 riportata come linea, evidenzia la possibilità che nelle immediate vicinanze del contatto tra due materiali con caratteristiche fisico-meccaniche diverse possano verificarsi vibrazioni del terreno con ampiezze e frequenze diverse.

Si dovranno indicare quando possibile, preferibilmente nelle aree interessate da edificazioni, come zona m-m quelle aree con spessori di almeno 2-3 metri di calcari marnosi con % di carbonato di calcio inferiore al 70%, non protette da coperture geologiche impermeabili e con permeabilità dell’ammasso roccioso superiore a circa 5x10-2 cm/s. A tal fine si ricorda che frequentemente la permeabilità nei suddetti ammassi rocciosi è dovuta all’elevatissima fatturazione. Dovrà essere riportata al di sopra delle sezioni geologiche l’indicazione delle zone suscettibili di amplificazione.

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TABELLE GEOTECNICHE UNITA' LITOSTRATIGRAFICA: ______________________________________ Tabella parametri fisici

γγγγ (KN/mc) w (%) Sr (%) e Dr (%) LL (%) IP D10 U

N.

v. medio

dev. std.

min

max

Tabella parametri meccanici

OCR C'p ΦΦΦΦ 'p C'r ΦΦΦΦ 'r C ΦΦΦΦ Cu

N.

v. medio

dev. std.

min

max Tabella prove in sito

SPT CPT -qc CPT -fs SCPT

pro fond ità N . v. m ed io dev. std . m in max v. m ed io v. m ed io v. m ed io

0-2

2-4

4-6

6-8

8-10

10-12

12-14

14-16

16-18

18-20

etc .

N.: num ero d i prov e SPT o ad esse corre la te

SPT : num ero d i co lp i per l'av anzam ento de i successiv i 30 cm dopo i prim i 15 cm

qc: resistenza a lla punta (KPa)

fs: a ttrito la tera le (KPa) Tabella prove sismiche

LITOTIPO Spessore medio Località Vp Vs Tipologia prova

N.: numero di valori γ: peso di volume naturale

OCR: grado di sovraconsolidazione w: contenuto in acqua naturale

C'p: coesione efficace di picco (KPa) Sr: grado di saturazione

Φ'p: angolo di attrito efficace di picco (°) e: indice dei vuoti

C'r: coesione efficace residua (KPa) Dr: densità relativa

Φ'r: angolo di attrito efficace residuo (°) LL: limite di liquidità

C: coesione in termini di tensioni totali (KPa) IP: indice di plasticità

Φ: angolo di attrito in termini di tensioni totali (°) D10: diametro efficace (passante al 10%)

Cu: coesione non drenata (KPa) U: coef.di uniformità (rapporto tra i passanti al 60 e al 10% = D60/D10)

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PROGETTO "Cartografia tematica in zona sismica"

LEGENDA GEOLOGICA

UNITÀ STRATIGRAFICHE QUATERNARIE NON DISTINTE IN BASE AL BACINO DI APPARTENENZA

Depositi antropici – h

Simbolo: rombo nero (Stabilo n. 750 nuova numerazione) su fondo bianco Deposito di materiale non cementato; materiale di riporto di origine antropica. Olocene.

Discarica – h1 Simbolo: trattini obliqui in nero (Stabilo n. 750) su fondo bianco Discariche per inerti e rifiuti solidi urbani. Olocene Depositi di frana - a1a Depositi caotici, eterometrici, messi in posto per fenomeni franosi: con indizi di evoluzione (Simbolo: sovrassegno rosso Stabilo n. 305 su fondo bianco) o senza indizi di evoluzione (Simbolo: sovrassegno viola Stabilo n. 385 su fondo bianco). Olocene

Depositi di frana antica - a1b Simbolo: sovrassegno verde (Stabilo n. 520) su fondo del colore dell'unità geologica di appartenenza Depositi caotici, eterometrici, messi in posto per fenomeni franosi non più in atto (paleofrane), non in rapporto con la morfologia attuale. Pleistocene - Olocene Detriti di falda – a3a, a3b, a3c

Simbolo: puntinato su fondo bianco Depositi essenzialmente gravitativi, a granulometria variabile, da ben classati a fortemente eterometrici. Clasti a spigoli vivi o subangolosi, in accumuli massivi o grossolanamente stratificati. a3a) Depositi in rapporto con la morfologia e la dinamica attuale (Stabilo n. 390 - blu). Olocene. a3b) Depositi non in rapporto con la dinamica attuale ma in continuità morfologica con A (Stabilo n. 305 - rosso). Pleistocene – Olocene. a3c) Depositi non in rapporto con la morfologia attuale (Stabilo n. 520 - verde). Pleistocene Coperture – a4

Simbolo: contorno viola (Stabilo n. 641) su fondo del colore delle unità geologiche affioranti Coperture derivanti da processi gravitativi di degradazione del versante (prog. IFFI). Pleistocene - Olocene

A B C D

Depositi alluvionali – b Simbolo: sovrassegno nero che riproduce il litotipo predominante su fondo celeste (Stabilo n. 450) Depositi alluvionali in rapporto con la morfologia e la dinamica attuali. A) con prevalenza di ghiaie e ghiaie sabbiose (pallinato); B) con prevalenza di sabbie e sabbie limose (puntinato); C) con limi, limi argillosi e argille prevalenti (tratteggiato); D) depositi palustri ( V – simbolo di colore blu). Pleistocene – Olocene

A B C

Depositi alluvionali terrazzati – bn Simbolo: sovrassegno nero che riproduce il litotipo predominante su fondo celeste (Stabilo n. 450) con rigato blu verticale Depositi alluvionali non in rapporto con la morfologia attuale, numerati progressivamente (bn1…..bnn) dall’ordine più recente al più antico. A) con prevalenza di ghiaie e ghiaie sabbiose (pallinato); B) con prevalenza di sabbie e sabbie limose (puntinato); C) con limi, limi argillosi e argille prevalenti (tratteggiato). Pleistocene-Olocene

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Coltre eluvio - colluviale – b2 Simbolo: puntinato fine violetto (Stabilo n. 340) su fondo bianco Depositi essenzialmente fini con clasti di varie dimensioni, provenienti dal disfacimento delle rocce del substrato, accumulati in posto (eluvium) o sedimentati sui versanti per trasporto in massa e/o ruscellamento diffuso (colluvium). Pleistocene – Olocene Terre rosse in depressioni carsiche – b2 Simbolo: tratteggiato violetto (Stabilo n. 340) su fondo bianco Depositi residuali a matrice limoso-argillosa, derivanti dalla dissoluzione di rocce calcaree. Pleistocene – Olocene

UNITÀ STRATIGRAFICHE SINTEMICHE (UBSU-UNCONFORMITY BOUNDED STRATIGRAPHIC UNITS) PLIO - PLEISTOCENICHE

UNITA’ PREVALENTEMENTE CONTINENTALI

SUPERSINTEMA TIBERINO (ST)

Sintema di Gubbio Subsintema di Carbonara Alta (Unità di Gubbio 2)- ASN2(Stabilo n. 320-rosa con soprassegno pallinato grigio-708) Argille limose e limi sabbiosi di colore marrone rossastro con macule ocracee di ossidazione ben esposto in località Carbonara Alta, Mocaiana. L'unità poggia in continuità sull'Unità ASN1. Pleistocene

Subsintema di Massa Caipaoli (Unità di Gubbio 1)- ASN1(Stabilo n. 320-rosa con soprassegno rigato orizzontale grigio-708) Ghiaie grossolane con ciottoli e blocchi. I clasti presentano forma da subangolare a subarrotondata, talora in fabric embriciato da corrente trattiva (località Massa, Mocaiana), i clasti sono in prevalenza di natura arenacea. Matrice presente in quantità variabile costituita da limo e talvolta da sabbie. L'unità poggia in discordanza sulle unità mioceniche. Pleistocene

Sintema Pian di Nese – NES Depositi limo-argillosi chiari appoggianti in modo disconforme e con discordanza angolare sul substrato pre-pliocenico. Pleistocene medio? –superiore? Sintema di Selci Lama – SLA Ghiaie con clasti anche a spigoli vivi di diametro compreso tra 1 e 50 cm. I clasti sono di natura arenacea e calcareo-marnosa in scarsa matrice sabbiosa gialla. Pleistocene inferiore –superiore?

Sintema di Monterchi – MCT Subsintema di Nuvole –MCT3 Argille limose inglobanti clasti eterogenei ed eterometrici, prevalentemente calcarenitici, a geometria pressoché tabulare. Pleistocene medio-superiore

Subsintema di Anghiari –MCT2

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Depositi limo-sabbiosi di spessore sottile, di colore rossastro o bruno, con matrice argillosa a geometria pressoché tabulare. Sporadici livelli di ghiaia fine e sabbie gradate. Presenza di livelli a calcinoli. Pleistocene medio-superiore Subsintema di Mercatale –MCT1 Conglomerato monogenico a clasti arenaci in scarsa matrice limoso-sabbiosa. Pleistocene medio-superiore

Sintema di Citerna –CTA – Deposito clastico aggradazionale plurilenticolare. Subsintema di M. Rotondo – CTA2) (Stabilo n. 355-rosa con sovrassegno rigato verticale verde-530) Depositi clastici plurilenticolari che poggiano in discordanza angolare sul sintema di Fighille. Vi si distinguono tre litofacies conglomeratiche poligeniche: - da grossolana a molto grossolana (2-30cm) con scarsa matrice (Litofacies CTA2b). - anche estremamente grossolana (5-100cm) con nulla o scarsa matrice (Litofacies CTA2c). - grossolana (3-5cm) con abbondante matrice e con alternanze di sabbie di frequente ad elevato grado di cementazione (Litofacies CTA2a). Pleistocene medio-superiore -Olocene? Subsintema di Molin dell'Olio -CTA1 (Stabilo n. 355-rosa con sovrassegno rigato orizzontale verde-530) Depositi prevalentemente sabbiosi grigio-ocra in strati spessi fino a 7 m talora cementati a volte con resti vegetali con subordinati livelli limo-argillosi grigi con lenti decimetriche di ruditi giallo ruggine di 1-5cm. E’ stata rinvenuta una ricca associazione mammalofaunistica con Megaceroides verticornis. Pleistocene

Sintema di Fighille - FHL (Stabilo n. 355-rosa con sovrassegno rigato verticale obliquo destro verde-530) Argille limose grigie organizzate in banchi potenti alcuni metri con subordinate sabbie giallo ocra con noduli di fango centimetrici, resti carboniosi e sottili livelli di ghiaie. Sono stati rinvenuti resti di Elephas gr. antiquus e di Leptobos cfr. vallisarni e una ricca malacofauna (Gastrocopta vertgopsis, Parmacella sp.). Pleistocene inferiore.

Sintema di Perugia - PRG Unità di S. Sabina - PRGb (Stabilo n. – arancio) Alternanza di travertini fitoermali e microermali in strati centimetraci e decimetrici, di limi e sabbie calcaree cementate in banchi di spessore fino a qualche metro e di livelli di sabbie calcaree sciolte (a). Nelle aree distali rispetto alle probabili sorgenti da cui si sono originate le acque ricche in carbonato di calcio, si hanno al alternanze di livelli al massimo decimetrici di argille, sabbie, ligniti, limi, sabbie calcaree e travertini (b). Rinvenuta mammalofauna. Pleistocene medio Unità di S. Biagio - PRGa (Stabilo n. – giallo) Limi, limi argillosi, limi sabbiosi ed argille prevalenti. Rare sabbie fini ed ancor più rare ghiaie (a). Sono presenti diffusamente frammenti e rari affioramenti spessi al massimo 50 cm di calcari micritici laminati e limi calcarei più o meno sciolti (b) ricchi in modelli di gasteropodi dulcicoli e polmonati. Ambiente deposizionale di probabile piana di alluvionamento. Rinvenuta ricca mammalofauna riferibile alla F.U. di Farneta. Pleistocene inferiore

Sintema di Nestore - NST Subsintema di Tavernelle – NST1

Unità di Terrazzalla – NST1b (Stabilo n. – arancio chiaro) Sabbie gialle con abbondante matrice argillosa e livelli di limo travertinoso. Abbondante presenza di Neritina, Viviparus, Dreissena, Unio, Melanopsis e Bithinia. Ambiente deposizionale di piana di alluvionamento con piccoli specchi lacustri. Tali depositi sono in appoggio sull’unità di fosso Palazzetta o in eteropia con essa. Rinvenuta mammalofauna Mammuthus meridionalis, Hippopotamus antiqus. Pleistocene inferiore Unità di Fosso Palazzetta – NST1a (Stabilo n. – marrone)

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Giaie non classate, non organizzate, a geometria canalizzata, con intercalazioni di sabbie medie e limi di colore rossastro. Clasti arenaci centimetraci e decimetrici, da subangolosi a subarrotondati. Depositi di antiche conoidi profondamente incisi dall’idrografia attuale. Pleistocene inferiore?

Sintema di Magione - MAG Unità di Solomeo – MAGb (Stabilo n. – giallo) Limi, limi argillosi e sabbie fini giallo ocra ricchi di noduli di limonite da millimetrici a centimetraci. Presenza di livelli di ghiaie poligeniche, ma prevalentemente arenacee e di frustoli carboiniosi. Probabile ambiente di piana di alluvionamento. Tali depositi giacciono al di sopra dell’Unità di Valle Lupina e sul substrato pre-pliocenico. Pleistocene medio? Unità di Valle Lupina – MAGa (Stabilo n. – marrone) Clasti disorganizzati di arenaria millimetrico-centimetrici da poco ad arrotondati in matrice sabbio-limosa. Pleistocene inferiore?

Sintema del Trasimeno - TRS Unità di S. Feliciano – TRSc (Stabilo n. 200 – giallo con soprassegno blu rigato orizzontale) Limi argillo-sabbiosi e sabbie limose prevalenti, con intercalate localmente argille grigio-azzurre e sabbie di origine lacustre e argille con lignite. Caratterizza una fascia di ampiezza variabile lungo tutto il perimetro del lago Trasimeno, fino ad un aquota di crica 260-270 m slm. Nell’area meridionale appoggia direttamente sull’unità di Macchie , mentre sulle sponde orientali e sudorientali è delimitata verso i rilievi da una coltre eluvio-colluviale recente ed attuale ed è stata attraversata da alcuni sondaggi nell’area di S. Feliciano. Olocene? Unità di Macchie-Poderone – TRSb (Stabilo n. 200 – giallo con soprassegno blu rigato diagonale basso sx (litofacies di Macchie),o rigato verticale (litofacies di Poderose)) Sabbie medio fini e sabbie limose prevalenti, di colore giallo-marrone con venature grigie (probabilmente tracce di radici), alternate ad argille limoso-sabbiose a media plasticità, dello stesso colore, in livelli di spessore variabile e a sabbie medio-grossolane, talvolta cementate (litofacies di Macchie); prevalenza di argille di colore grigio-azzurro, con intercalazioni di limi argilloso-sabbiosi, sabbie limose, sabbie, localmente presenza di lignite, di origine lacustre (litofacies di Poderose). Depositi lacustri e fluvio-lacustri legati all’evoluzione non recente del lago Trasimeno. L’appoggio sull’unità di Panicate è identificabile più o meno costantemente alla quota 295-300 m slm, mentre a valle è coperta dalla coltre eluvio-colluviale o dalle alluvioni recenti del T. Tresa, oppure dai depositi palustri e lacustri dell’unità di S. Feliciano nell’area immediatamente prospiciente il lago Trasimeno. Pleistocene medio? – Pleistocene superiore? Unità di Panicale – TRSa (Stabilo n. 625 – marrone) Sabbie e sabbie limose prevalenti, di colore giallo ocra, con intercalazione di livelli ghiaiosi poco o nulla classati, non organizzati, spesso a geometria canalizzata. Clasti arenaci prevalenti, da subangolosi a subarrotondati, con locale presenza di ciottoli cartonatici a maggiore arrotondamento. Nei corpi ghiaiosi di maggiore spessore si riscontrano embriciature con direzione di flussi disperse da NO a NE e tessitura granulo-sostenuta di tipo open-work, legata ad alta energia. Nell’area di testata del T. Tresa, questa unità risulta fortemente incisa dall’idrografia attuale. Ambiente continentale pedemontano, antichi depositi di conoide. Pleistocene inferiore? - Pleistocene medio

Sintema della Valle Umbra (Ovest) Subsintema di Pianacce- PIA (Stabilo n. 708-grigio con soprassegno nero) Limi argillosi debolmente sabbiosi di colore marrone ruggine con clasti calcarei e concrezioni calcaree nodulari grigio-biancastre spesso abbondanti. A luoghi presenza di lenti conglomeratiche ad elementi calcarei in matrice prevalentemente sabbiosa di colore bruno. Pleistocene medio-superiore Subsintema di Bevagna-Bastardo (Stabilo n. 470-verde) Argille e sabbie lacustri con lenti conglomeratiche, prevalentemente in sinistra del Topino, Teverone e bacino di Bastardo, poggianti in discordanza sul substrato pre-pliocenico. Pliocene superiore - Pleistocene inferiore Unità di Montefalco -MON (Stabilo n. 470-verde)

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Ghiaie e conglomerati fluvio-lacustri con clasti cartonatici e subordinatamente arenacei, a matrice per lo più sabbiosa con lenti argillose e sabbiose spesso interdigitate. Pleistocene inferiore-medio?

Unità di Bevagna Litofacies BEV b (Stabilo n. 470-verde con soprassegno rigato orizzontale continuo grigio-708) Prevalentemente lignitifera, lenti torbose e lignitifere con resti arborei (Conifere). Pliocene superiore-Pleistocene inferiore Litofacies BEV a (Stabilo n. 470-verde con soprassegno rigato orizzontale a tratteggio grigio-708) Prevalentemente argilloso-sabbiosa con lenti conglomeratiche. Contenuto fossilifero: molluschi continentali, Melanopsis, Neritina, Limnea, Unio e mammalofaune rappresentate da resti di Rhynoceros. Pliocene superiore-Pleistocene inferiore Subsintema di Colle del Marchese -CMA (Stabilo n. 470-verde) Ghiaie e conglomerati fluvio-lacustri ad elementi mesozoici e cenozoici, a matrice per lo più sabbiosa con lenti argillose e sabbiose spesso interdigitate alle argille e sabbie. Pliocene superiore - Pleistocene inferiore

(nord) Subsintema di Assisi

Unità di Palazzo -PAL (Stabilo n. 470-verde con soprassegno rigato diagonale destro grigio-708) Argille limose, limi argillosi e limi sabbiosi prevalentemente giallastri con livelli ghiaiosi in matrice sabbiosa. Pliocene - Pleistocene inferiore Unità di Ripa -RIP (Stabilo n. 470-verde con soprassegno rigato verticale grigio-708) Ghiaie e conglomerati ad elementi mesozoici e cenozoici a matrice per lo più sabbiosa e sabbie medio fini con lenti ghiaiose. Pliocene superiore-Pleistocene inferiore

Sintema di Maiano - MNO Depositi alla base prevalentemente ruditici (0.5-15cm) passanti verso l’alto ad areniti ed a limi argillosi, localizzati nelle aree di pianura a nord di Spoleto. Rappresentano i depositi lacustri, fluvio-lacustri e/o palustri di chiusura dell’antico “Lago Tiberino”. Pleistocene superiore? - Olocene

Sintema di Montebibico - MNB Ruditi (1-2 cm) esclusivamente silice non stratificate, a spigoli vivi, in matrice argillosa fortemente arrossata, da prevalente a subordinata, con presenza di piccoli noduli di Fe-Mn alterati. A luoghi si hanno piccoli depositi essenzialmente argillosi di tipo residuale, di colore rosso contenenti cristalli di biotiti, di sanidino, di pirosseni, di magnetite. Sottili livelli analoghi a quest’ultimi depositi ed anch’essi interpretabili come residuo dell’alterazione di vulcanoclastiti cineritiche, talora comnpaioni alla base di pareti verticali costituite da clasti calcarei a spigoli vivi con intercalazioni ghiaiose a renitico- limose. Pleistocene medio

Sintema di Monteleone Sabino - SMS Depositi ruditici prevalentemente grossolani di origine essenzialmente fluviale che costituiscono i sedimenti più recenti degli apparati fluvio-deltizi del Paleo-Nera e del Paleo-Tescino. Vi si distinguono due litofacies: -litofacies b- Depositi ruditici non-cementati prevalentemente grossolani (centimetrici e decimetrici), ad elementi da subsferici ad appiattiti, ricchi di matrice limosa giallastra in superificie fortemente arrossata, con presenza di livelli di areniti giallastre siltoso-argillose e più raramente di argille , specie alla base (Casal di Mezzo presso Strettura). La stratificazione non è sempre presente; -litofacies a- Depositi ruditici ad elevato grado di cementazione, assai grossolani, anche pluridecimetrici (20-30 cm), con spigoli da nettamente vivi ad arrotondati, frequentemente in strati da spessi ad estremamente spessi, di colore grigio-biancastro, di probabile ambiente fluvio-deltizio. Talvolta si osservano accenni a stratificazione incrociata, a gradazione e, in taluni casi, evidenti canalizzazioni. Versdo l’alto sembra diminuire la granulometria ed aumnetare il grado di arrotondamento dei clasti. Pleistocene inferiore – medio p.p.?

Sintema di Morro - RRO Areniti avana-giallastre, talora cementate, e limi argillosi con intercalazioni ghiaiose (0.5-o.7 cm).

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Pleistocene inferiore p.p. – Plesitocene medio p.p.

Sintema di Morgnano -MGN Depositi fluviali, lacustri e fluvio-lacustri a granulometria variabile, prevalentemente ruditici alla base, poi sabbiosi, limoso-sabbiosi e limoso-argillosi, ghiaiosi alla sommità. Tali depositi, evidentemente tettonizzati, compaiono nei rilievi collinari che bordano ad ovest e a sud la pianura spoletina e rappresentano varie fasi di colmamento del ramo di SE dell’antico “Lago Tiberino”. Pliocene inferiore p.p.? – Pliocene superiore p.p.?

Subsintema di San Silvestro – MGN4 Ruditi stratificate con clasti calcarei eterometrici, che talora raggiungono i 15 cm, poco selezionati ed a grado di arrotondamento variabile. Sono presenti intercalazioni di sabbie e dilimi sabbioso-argillosi. Pliocene medio p.p.? – Pliocene superiore p.p.?

Subsintema di Colle Marozzo – MGN3 Areniti giallastre con limi talora argillosi e con intercalazioni di ruditi centimetriche a bordi sia spigolosi che arrotondati, a geometrie sovente lenticolari. Pliocene medio p.p.?

Subsintema di Colle Fabbri – MGN2 Argille e marne in appoggio sul subsintema di San Filippo quando presente, oppure aggradanti con contatti discordanti sulla sottostante marnoso arenacea umbra (e romagnola). Nella porzione inferiore è localizzato l’importante orizzonte lignitifero oggetto, nel passato di pluridecennale coltivazione mineraria al cui tetto, a Colle Fabbri, si hanno porcellaniti derivate dalla fusione delle rocce incassanti a causa dell’autocombustione delle ligniti. Oltre ad una flora assai ricca a diatomee vi è stata rinvenuta una fauna a mammiferi fra cui: Tapirus arvenensis (Croiet & Jobert, 1828), Anancus arvenensis (Croiet & Jobert, 1828), Castor sp. E “Mammut” borsoni (Hais, 1834). Pliocene medio p.p.?

Subsintema di San Filippo – MGN1 Ruditi con clasti di natura calcarea di dimensioni variabili (3-15 cm), sia a spigoli vivi che subordinatamente arrotondati, talora con elevato grado di cementazione. La matrice limoso sabbiosa è generalmente scarsa o assente. Laddove presenti, si sovrappongono in discordanza sulla marnoso arenacea umbra (e romagnola). Pliocene inferiore p.p.? - Pliocene medio p.p.?

Sintema di San Giuliano – SGU Depositi detritici e detritico-alluvionali, prevalentemente ruditici, grossolanamente stratificati. Sono localizzati a ridosso dei rilievi calcarei a sud di Spoleto, in destra del T. tessino, e, probabilmente, legati a conoidi. Vi sono state distinte due litofacies: -litofacies b-ruditi con clasti per lo più calcarei eterometrici (1-4 cm, massimo 20 cm), con grado di arrotondamento variabile, stratificati con rare intercalazioni di areniti e di limi argillosi, di aspetto più evoluto rispetto a quelli della sottostante litofacies; -litofacies a-ruditi grossolane prevalentemente cementate, costituite da clasti eterometrici, per lo più calcarei, a spigoli vivi e solo subordinatamente subarrotondati che eccezionalmente raggiungono i 50 cm. La stratificazione è grossolana, talora apparentemente incrociata. Pliocene inferiore p.p.? - Pliocene medio p.p.?

Sintema di Todi Successioni con prevalente sedimentazione clastica, sabbie e limi giallo brunastri che

poggiano in discordanza sul substrato pre-pliocenico e depositi calcarei solo nella parte superiore della successione. Pliocene medio- Pleistocene medio superiore Subsintema di Vagli Litofacies – VAGa (Stabilo n. 200-giallo con soprassegno puntinato pieno viola 641) Unità ghiaiosa con basso arrotondamento dei ciottoli, basso sorting e prevalenza dei ciottoli appartenenti alla scaglia cinerea. Pleistocene medio-superiore Litofacies – VAGb (Stabilo n. 200-giallo con soprassegno puntinato vuoto viola 641) Depositi gravitativi a granulometria variabile da ben classati a fortemente eterometrici, con predominanza della frazione limoso-argillosa di colore bruno.

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Pleistocene medio-superiore

Subsintema di Camerata - CAM (Stabilo n. 200-giallo con soprassegno rosso) Ghiaie e conglomerati sia massivi sia organizzati in banchi a luoghi con matrice limo-argillosa di colore grigio-ocraceo. Sono presenti in una porzione limitata, bordo ovest di Avigliano Umbro) Pleistocene medio-superiore

Subsintema di Viepri-Cesi -VIE (Stabilo n. 215-giallo con soprassegno puntinato verde-530) Depositi di conoide alluvionale, non più in rapporto con l’attuale dinamica fluviale, prevalentemente ghiaiosi con clasti poco arrotondati per lo più centimetrici, in prevalenza calcarei, immersi in abbondante matrice limoso argillosa rossastra, a volte cementati. Pleistocene medio - superiore Subsintema di Acquasparta -ACF (Stabilo n. 200-giallo con soprassegno Stabilo n. 235-arancio. Per il travertino litoide sovrassegno rigato verticale; per il travertino terroso soprassegno puntinato) Depositi carbonatici e travertinosi. Questa unità si presenta nelle porzioni marginali del bacino Tiberino (Monti Martani). Spessore massimo 50 m. Poggiano sul subsintema di S. Maria di Ciciliano. Contenuto fossilifero: associazione a Gasteropodi. Pleistocene inferiore - medio Subsintema di S. Terenziano -STR (Stabilo n. 200-giallo assegno con sovrassegno rigato 530 diagonale basso dx) Depositi a prevalente componente sabbiosa e localmente conglomeratici. Pleistocene inferiore Subsintema di S. Maria di Ciciliano -SCF (Stabilo n. 200-giallo con sovrassegno rigato 530 diagonale basso sx) Argille e argille limose con intercalati livelli tabulari sabbiosi o localmente ghiaiosi e ligniti. Ambiente di piana alluvionale (canali meandriformi, depositi lacustri e palustri, depositi da crevasse-splay, paleosuoli). Poggia in discordanza sull'Unità di Fosso Bianco. Spessore massimo 150-200 m. Contenuto fossilifero:vertebrati, malacofauna. Pleistocene inferiore Subsintema di M. Nero -CMN (Stabilo n. 200-giallo con soprassegno pallinato 530) Depositi conglomeratici con ciottoli arenacei, calcarei e silicei con clasti di diametro da centimetrico a decimetrico in matrice sabbiosa. Pleistocene inferiore Subsintema di Ponte Naja -PNF (Stabilo n. 200-giallo con sovrassegno rigato 530 orizzontale) Sabbie argillose, silt argillosi con rari livelli di ghiaie. Presenza di noduli carbonatici. Spessore massimo 140 m. Contenuto fossilifero: Mammalofaune (Pseudodama lyra, Equus livenzovensis) e malacofaune (Gasteropodi). Pliocene superiore Subsintema di Fosso Bianco -FBF (Stabilo n. 200-giallo con sovrassegno rigato 530 verticale)

Discordante sul substrato pre-pliocenico, argille calcaree e siltose grigio-bluastre. Spessore massimo di 250 m. Contenuto fossilifero: pollini e malacofaune (Gasteropodi). Pliocene medio-superiore

Sintema del Nera-Velino (NEV) Subsintema di Marmore - Triponzo -MAR (Stabilo n. 215-giallo) Travertini litoidi, massivi o grossolanamente stratificati, travertini fitoclastici o microermali, limi calcarei di retrocascata, quest’ultimi localmente ricchi di associazioni di molluschi e più raramente con lamellibranchi dulcicoli. Risultano in contatto diretto con il substrato carbonatico o con i depositi di età Plio-Pleistocenica ed in posizione terrazzata sul fondovalle attuale. Localmente possono essere in connessione diretta con il talweg attuale. Pleistocene superiore – Olocene

Subsintema di Polino -POL (Stabilo n. 350-rosa)

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Breccia tuffisitica caotica con abbondanti lapilli a struttura concentrica; inclusi clasti, da millimetrici a decimetrici, e blocchi sia di roccia inalterata del substrato calcareo sia di carbonatite massiva ipoabissale (monticellite-calciocarbonatite). La tuffisite riempie due piccoli diatremi nei calcari liassici (Polino). Pleistocene medio (0,25 my) Subsintema di Montefranco – Collescipoli - NEV1 (Stabilo n. 215-giallo con sovrassegno rigato nero verticale) Ghiaie e conglomerati in matrice sabbiosa, conglomerati poco coerenti a clasti calcarei da poco a ben evoluti, localmente con evidenti embriciature, osservabili sottoforma di banconi di spessore metrico o in livelli con evidente organizzazione interna ma anche con aspetto caotico. Sono pure presenti livelli di sabbie limose o argille, crostoni induriti ed ossidati e/o con tracce di pedogenesi. A luoghi i clasti mostrano patine nerastre di ossidi. Pleistocene inferiore – Pleistocene medio

SUPERSINTEMA CONCA DI RIETI

Sintema di Rieti -SRI Depositi travertinosi litoidi, fitoermali, ma anche arenitici, da massivi a grossolanamente stratificati, di colore biancastro e giallognolo, sormontati a luoghi da alluvioni terrazzate. Affiorano estesamente lungo la valle del F. Nera (a Castel San Felice e nel tratto da S. Anatolia di Narco a Scheggino), dove superano spessori di una decina di metri. Pleistocene superiore?

Unità di Trognano - TRG (Stabilo n. 350-rosa leggero) Limi da argillosi a sabbiosi di colore bruno rossiccio, con intercalati livelli vulcanoclastici ed associate coperture di terre rosse; frammiste ghiaie calcaree incoerenti predominanti nella parte superiore. I depositi, di ambiente fluvio lacustre, rappresentano le fasi finali di colmamento del bacino di Leonessa. Pleistocene medio

Subsintema di Buonacquisto - SRI (Stabilo n. 215-giallo) Conglomerati cementati e ghiaie coerenti, di ambiente alluvionale, eterometriche, da subanglose ad arrotondate, in matrice sabbiosa grossolana, in grossi banchi di spessore anche decimetrico, intercalati a livelli argillo-limosi e sabbiosi di ambiente palustre. Alla base è presente un banco lignitifero. Pliocene superiore – Pleistocene inferiore

Sintema di Casale Giannantoni - GNT Vi sono state distinte 3 litofacies: -litofacies c- depositi prevalentemente limoso arenitici e limoso argillosi con livelli di materiale vulcanoclastico localizzati ad est della Piana di Ruscio. Lo spessore dei depositi, di ambiente da lacustre a palustre, superano i 140m; -litofacies b- depositi a clasti pluricentimetrici prevalentemente arrotondati e cementati, con livelli arentici, legati a conoidi e/o delta-conoidi. Nella porzione superiore, ove prevalgono depositi a granulometria fine, a luoghi si hanno sottili coperture di argille; -litofacies a- depositi prevalentemente limoso-sabbiosi ed argillosi di colore da biancastro a grigio-azzurro o avana, alternati a livelli torbosi e lignitiferi legati ad ambienti palustri, lacustri o di transizione al sub-aereo. Contengono ostracodi, gasteropodi ed una associazione palinologica di importante significato climatico (interglaciale) e cronostratigrafico. Pleistocene inferiore e medio

SUPERSINTEMA DEI MONTI VULSINI

Sintema di Amelia-Orvieto Subsintema Canonica-Torre San Severo Colate laviche e scorie di Poggio del Torrone - pt, pt1 (viola chiaro e viola scuro) Alternanza di colate laviche (pt1) e scorie varicolori (pt) dei centri vulcanici di Poggio del Torrone, Poggio Pocatrabbio e Monte Panaro, caratterizzate da strutture porfiriche con diverse quantità di leucite,

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plagioclasio, clinopirosseno e K-feldspato, e da composizione da leucite, tefrite a fonolite e trachite. Si trovano intercalate ailivelli più alti della Formazione piroclastica di Podere Sambuco. Colate laviche di Castel Giorgio - cg (viola con righe nere verticali) Colate laviche debolmente porfiriche per fenocristalli dileucite e feldspati intercalate alla Formazione di Podere Sambuco presso Castel Giorgio. La composizione varia da leucitica a terfritico-fonolitica.

Colate laviche e scorie di Case Petrazza - cp, cp1 (viola chiaro e viola scuro) Colate laviche (cp1) alternate a strati di spessore decimetrico o metrico di tuff breccia scoriacea (cp), intercalate nella parte basale della formazione di Podere Sambuco nella zona di Case Perazza. Le lave hanno struttura porfirica per fenocristalli di pirosseno verde e leucite e mostrano composizione da leucitite a tefrifonolite.

Formazione di Podere Sambuco - ps (rosa-bruno) Successione piroclastica stratificata con alternanza di tufi fini e lapilli tuff costituiti da pomici o scorie. Età 225 Ka. Pleistocene medio Ignimbrite di Orvieto – Ig (viola) Deposito piroclastico massivo, di spessore variabile fino a parecchie decine di metri, costituito da un lapilli tuff contenente scorie e pomici in rapporti volumetrici variabili, modeste quantità di litici e un’abbondante matrice di natura cineritica con numerosi cristalli di leucite analcimizzata (Ignimbrite “C” vicana). Si osserva anche una zonatura composizionale con transizione da una base ricca in pomici al tetto dominato da scorie nere. La composizione del materiale juvenile è variabile, da trachiblastica a trachitica con prevalenza di clasti trachiandesitici. Età 330 Ka. Pleistocene medio Succesione di Albornoz - Al (Stabilo n. 470-verde) Conglomerati cosituiti da clasti di rocce sedimentarie e da minori quantità di blocchi lavici e scorie, in matrice sabbiosa contenente ceneri vulcaniche. Pleistocene medio Pomici pliniane superiori – P2 e P3 (linea orizzontale nera) Depositi stratiticati di pomici pliniane granulometricamente ben classate, spessore decimetrico, estensione regionale, e con composizione trachifonolitica, intercalati alle piroclastiti della Formazione di Corsica. Età 333 - 350 Ka. Pleistocene medio Unità lavica porfirica – co2 (rosso mattone con rigatura nera) Colate laviche con struttura fortmente porfirica per presenza di grossi fenocristalli di leucite e minore clinopirrosseno (leucitofiro), a composizione tefrifonolitica, intercalate nella parte alta della sequenza piroclastica della Formazione di Corsica. Unità lavica afirica – co1 (rosso scuro) Colate laviche con struttura afirica o debolmente porfirica con modeste quantità di pirosseno, leucite e raro plagioclasio, con composizione tefritica-fonotefritica-leicititica, intercalate nella parte bassa della sequenza piroclastica della Formazione di Corsica. Formazione di Corsica – co (rosa salmone) Successione stratigrafica complessa cosituita da una alternanza di strati di spessore decimetrico di prevalenti tufi a granulometria medio-fine e spessi livelli di lapilli tuff di pomici e scorie con buona classazione granulomerica.

Sintema di Sugano Unità lavica Le Velette-Buonviaggio – ti2 (rosso scuro con rigato inclinato verso destra) Colate laviche con struttura fortmente porfirica per fenocristalli di leucite e minore pirosseno, con composizione trachifonolitica, intercalate nella parte alta della sequenza piroclastica della Formazione di Tione. Età 431 Ka. Pleistocene medio Lapilli tuff pomiceo – P1 (linea nera)

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Deposito stratificato di pomici pliniane granulometricamente ben classate, spessore decimetrico, estensione regionale, e con composizione trachifonolitica, intercalati alle piroclastiti della Formazione di Tione. Età 590 Ka. Pleistocene medio Unità lavica basale – ti1 (colore rosso) Deposito lavico discontinuo di spessore variabile caratterizzato da struttura afirica e composizione tefritica-fonotefritica (basaltina). Formazione di Tione – P1 (rosa bruno) Successione piroclastica stratificata costituita da alternanze di lapilli tuff pomicei o scoriacei e datufi fini giallastri.

SUPERSINTEMA DELLA VAL DI CHIANA

Sintema di Attigliano Subsintema Tufo Rosso a Scorie nere -TRSN (Stabilo n. 350-rosa o Stabilo n. 350-rosa con rigato diagonale rosso 325) Deposito piroclastico massivo, di natura tefritico-fonolitica, a matrice cineritica con abbondanti pomici nere decimetriche ricche di cristalli di sanidino e leucite spesso analcimizzata (Ignimbrite “C” vicana). Localmente può presentarsi litoide per zeolitizzazione e di colore giallo-rossastro. Alla base è localmente presente un livello di pomici di ricaduta. In discordanza sull’Unità delle Formiche. Spessori fino a 30 metri. Età 151 +- 3 Ka. Pleistocene medio finale Subsintema delle Formiche -FOR Unità delle Formiche -FOR (Stabilo n. 470-verde) Ghiaie calcaree di ambiente alluvionale, eterometriche, da subanglose ad arrotondate con quantità variabili di matrice sabiosa grossolana che non sembra contenere minerali vulcanici. Spessore fino a 20 m. Pleistocene medio finale Unità di Fontanette -FON (Stabilo n. 355-rosa) Depositi alluvionali e colluviali composti da ghiaie calcaree eterometriche generalmente ben arrotondate, sabbie ricche di minerali vulcanici e frammenti lavici e pomicei rimaneggiati. Si rinvengono localmente al tetto dell’Unità di Otricoli, alla sommità dei rilievi di Guadamello. Spessore 10-15m. Pleistocene medio finale

Subsintema di Otricoli - S.Vito-OTS Stabilo n. 200-giallo -OTSb Stabilo n. 728-grigio Ghiaie e conglomerati con variabile contenuto in matrice sabbiosa, conglomerati poco coerenti a prevalenti clasti calcarei da subangolosi ad arrotondati, localmente molto appiattiti, in strati spessi, a luoghi in chiara discordanza angolare sul substrato. Nella porzione basale sono presenti clinostratificazioni con stratificazioni incrociate planari, direzioni di migrazione dei sets variabili e sottili e discontinue lenti sabbiose. Tali ghiaie si sono deposte in ambiente deltizio. Nella parte alta prevalgono corpi canalizzati con stratificazione incrociata piano-paralella e a truogolo, più francamente continentali. Interposta tra le due facies localmente sono presenti silts, silt argillosi e sabbie di ambiente salmastro, con abbondante malacofauna di spessore inferiore ai 10 m (OTSb). Nella porzione alta sono pure presenti sottili livelli di sabbie limose, silts argillosi e strati decimetrici di travertini fitoclastici. I clasti sono calcarei e silicei, subordinatamente arenacei, localmente con patine di ossidi. La sommità delle ghiaie è alterata da un paleosuolo relitto rubefatto, argillificato con caratteri pseudogley. Pleistocene inferiore – Pleistocene medio

Sintema di Rio Grande -RIG (verde)

Travertini stratificati, ghiaie, conglomerati, sabbie travertinose, limi calcarei biancastri. Si sono deposti all’interno della valle del Rio Grande. Pleistocene medio?

Sintema di Baschi -BAB (Stabilo n. 728-grigio)

Conglomerati elaborati, fortemente eterometrici a prevalente componente arenacea e/o calcarenitica in matrice sabbiosa grossolana, alternati a livelli sabbiosi.

b

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Pleistocene medio?

Sintema di Giove in Teverina Litofacies - GIOb (Stabilo n. 205-giallo con rigato verticale arancione 235) Travertini litoidi di aspetto prevalentemente massivo in strati da sottili a medi. Sono associati a limi calcarei e più raramente a sabbie e sabbie travertinose. Pleistocene inferiore Litofacies - GIOa (Stabilo n. 205-giallo con cerchio vuoto arancio 235) Conglomerati a clasti calcarei, evoluti, in matrice sabbiosa e spesso cementati. Pleistocene inferiore

Sintema di Moiano - MOI (Stabilo n. 215-giallo) Sabbie e sabbie limose intercalate a livelli chioso-conglomeratici a geometria canalizzata. Ambiente continentale fluvio-alluvionale con fiumi smembrati. Generale immersione di pochi gradi verso Eo NE. Rare malacofaune continentali e frammenti di vertebrati non determinabili (cervidi). Pliocene superiore? - Pleistocene inferiore

Sintema di Chiani-Tevere Subsintema di Nera Montoro (PaleoNera) Litofacies - MOOa (Stabilo n. 215-giallo con soprassegni rigati orizzontali neri spaziati circa di 0.5cm) Sabbie grossolane, argille lacustri e ghiaie a clasti calcarei generalmente sciolte di ambiente lacustre. Pleistocene inferiore Litofacies - MOOb (Stabilo n. 215-giallo con soprassegni rigati verticali neri spaziati circa di 0.5cm) Conglomeraqti calcarei a clasti evoluti cementati alternati a livelli di sabbie addensate e livelli arenacei con clinostratificazioni di ambiente lacustre e fluviale. Pleistocene inferiore? Litofacies - MOOc (Stabilo n. 215-giallo con soprassegni rigati diagonali neri spaziati circa di 0.5cm) Sabbie addensate alternate a conglomerati calcarei con clasti evoluti a luoghi ben calssati. Pleistocene inferiore? Subsintema di Fornole Litofacies - FOEa (Stabilo n. 215-giallo con soprassegno pallinato blu pieno 405) Detriti di natura calcarea (antiche conoidi), non evoluti e clastosostenuti con clinostratificazioni. Intercalti a depositi salmastri e continentali. Pleistocene inferiore? Litofacies - FOEb (Stabilo n. 215-giallo con soprassegno pallinato blu vuoto 405) Ruditi calcaree (antiche falesie), con clasti di dimensioni anche supeiori ai 10cm in cemento calcitico. Pleistocene inferiore?

Subsintema di Amelia Litofacies - AMEa (Stabilo n. 215-giallo con soprassegno tratteggio orizzontale blu pieno 405 + trav. In arancio 235 e scritta lt.) Limi sabbioso-argillosi e sabbie argillose di ambiente salmastro, a luoghi fossilifere, intercalati a livelli di limi travertinosi da terrosi a litoidi e sabbie travertinose (lt). Le intercalzioni di limi sono più frquenti lungo il bordo del bacino in prossimità della catena. Pleistocene inferiore Litofacies - AMEb(Stabilo n. 215-giallo con soprassegno alternanza di tratteggio orizzontale e pallini blu 405.) Limi sabbioso-argillosi e sabbie argillose di ambiente salmastro, a luoghi fossilifere, non contiene i livelli di limi travertinosi. Si colloca in posizione distale rispetto alla catena ed è eteropico con AMEa. Pleistocene inferiore Subsintema di Alviano Litofacies - ALVa (Stabilo n. 215-giallo con soprassegno alternanza pallini orizzontali in linea e linee orizzontali blu 405) Sabbie e sabbie limose di colore giallo, si presentano ben addensate a volte in strati cementati con granulometria variabile da grossolana a fine. Vi sono intercalati degli orizzonti conglomeratici, elaborati a prevalente componente calcarea in matrice limo-sabbiosa.

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Pleistocene inferiore Litofacies - ALVb (Stabilo n. 215-giallo con soprassegno linee orizzontali blu 405) Argille limose di colore grigiastro a luoghi marnose. Pleistocene inferiore

UNITA’ PREVALENTEMENTE MARINE

Subsintema del Chiani-Tevere - CHT Stabilo n. 215-giallo con soprassegno nero rigato diagonale destro a tratteggio nero – CHTtr Stabilo n. 630-marrone Sabbie, sabbie argillose, sabbie limose avana, ocra o giallo paglierino, localmente in livelli calcarenitici cementati con impronte di fondo, con stratificazione piana orizzontale o incrociata in bancate spesse e molto spesse di notevole continuita’ laterale. sono alternate ad argille grigie, argille limose o sabbiose, prevalenti verso la porzione basale della formazione. Ambiente di formazione da francamente marino a salmastro. Sono presenti abbondanti fossili marini con Cladocora caespitosa,Amusium cristatum e Terebratula, Bulimia gr. elegans e salmastri, tra i quali: Cerastoderma edule, Potamides bicictus, Bittium, Melanopsis affinis, Emmericia umbra: ammonia spp ed Elphidium spp (cfr. Argille Sabbiose del Chiani – Tevere” sensu Ambrosetti et alii, 1987). Nella parte alta della Formazione nel settore occidentale sono presenti intervalli argillosi contenenti livelli decimetrici di lignite, torbe e travertini fitoclastici o più raramente fitoermali, alternati a livelli di fanghi calcarei molto cementati a giacitura piano parallela, con frequenti impronte vegetali. Nel settore orientale sono presenti tre principali corpi di travertino fitoclastico (CHTtr) con abbondanti impronte vegetali, molluschi dulcicoli e fanghi calcarei, che si sovrappongono in paraconcordanza su sequenze sabbiose di spiaggia ad alta energia (even laminated sands). Localmente sono presenti sottili paleosuoli sepolti argillificati di colore bruno scuro. Lo spessore massimo è di circa. 10 m e tendono ad assottigliarsi verso ovest. Santerniano - Pleistocene inferiore.

Subsintema di Città della Pieve -CDP (Stabilo n. 220-arancio) Conglomerati ben cementati, a ciottoli arrotondati, di ambiente marino costiero, con intercalazioni di sabbie fini e limi sabbiosi, mediamente inclinati 8°-10° verso NNE. Resti di Ostree e Pectinidi. Pliocene medio - superiore

Sintema di Città della Pieve –CDP Unità di Case Lunghe - CDPa (Stabilo n. 220-arancio con soprassegno verde rigato diagonale basso sx) Sabbie di ambiente marino e transizionale intercalate a livelli di ciottoli arrotondati, di ambiente marino costiero, localmente (Case Lunghe) immergenti verso NNO, riferibili al Sintame di Città della Pieve. Rare malacofaune di ambiente transizionale (cerastoderma sp., Amyclina sp., Anafora sp., Thericium sp.). Pliocene superiore – Pleistocene inferiore

Sintema di Fosso Romealla Litofacies - ROMa (Stabilo n. 235-arancio con soprassegno pallinato vuoto blu 405) Conglomerati cementati arrotondati, clinostratificati ed alternati in bancate metriche ben definite a sabbie e sabbie limose da gialle ad ocracee. Pliocene medio - superiore Litofacies - ROMb (Stabilo n. 235-arancio con soprassegno puntinato blu 405) Sabbie giallastre ricche in Flabellipecten, sabbie ghiaiose, ghiaie, calcare detritico ricco in fossili marini da poco cementato a cementato. Pliocene medio - superiore

UNITA' TOSCANE (FALDA TOSCANA) (F. 289-299-310)

Marne di Vicchio – VIC (Stabilo n. –marrone chiaro) Marne e siltiti marnose grigio chiare, mal stratificate, a luoghi silicee, con patine bruno ocracee e sottili livelli silto arenitici gialli vulcnoderivati. Stratigraficamente sovrapposti agli strati più alti del membro di Lippiano MAC3 o alle arenarie di Celle CLE. Due principali orizzonti silicei: il più alto, (orizzonte

CHTtr

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Rovereto-ro) costituito da un banco di siltiti ed arenti fini vulcanoclastiche, silicizzate, biancastre, di circa 5 m; il più basso (orizzonte Palaie-pa) costituito da selci listate in straterelli di 5-10cm laminate, di circa 8 m di spessore. Spessore massimo complessivo di circa 200 m. Biozone a nannofossili MNN1d-MNN2a e MNN3a-MNN3b. Aquitaniano superiore-Burdigaliano medio

Arenarie di Celle – CLE (Stabilo n. –marrone chiaro) Arenarie arcosiche grigio gialle in banchi da spessi a molto spessi, alla base massivi e privi di gradazione, verso il tetto caratterizzati da lamine incrociate o convolute, frequentemente amalgamati. Rari interstrati marnosi talvolta parzialmente erosi; frequenti allineamenti di clay chips anche di grosse dimensioni. Spessore massimo affiorante di circa 80 m. Biozone a nannofossili MNN1-MNN1d-MNN2a (?). Aquitaniano superiore-Burdigaliano inferiore

Macigno Membro di Lippiano - MAC3(Stabilo n. 205-giallo) Sequenza di torbiditi silicoclastiche in strati sottili e medi per lo più pelitico-arenacei. Gli strati arenacei spessi sono relativamente rari e generalmente non organizzati in megasequenze. Presenza di argilliti nere e torbiditi carbonatiche con spessori da decimetrico a metrico. Potenti depositi da slumping nella parte alta. In prossimità del passaggio al sottostante Membro del Poggio Belvedere aumenta la frequenza degli strati arenacei spessi e delle torbiditi calcarenitico-marnose. Spessore massimo di circa 600 m. Biozone a nannofossili MNP25b-MNN1d. Oligocene superiore-Miocene inferiore (Chattiano-Aquitaniano).

Membro del Poggio Belvedere - MAC2(Stabilo n. 215-giallo) Alternanze di strati torbiditici quarzoso-feldspatici, in strati da spessi a molto spessi e di livelli metrici o decametrici a torbiditi sottili. Prevalenza di livelli con rapporto Arenarie/Peliti > 1 nella parte inferiore del membro e di livelli con A/P < 1 nella parte superiore. Presenza di megatorbiditi calcarenitico-marnose a varie altezze stratigrafiche. Passaggio graduale al Membro del Molin Nuovo. Passaggio alla Formazione della Scaglia Toscana attraverso un livello spesso circa 10 m di siltiti marnose color avana gradate in strati sottili. Spessore medio di circa 300 m. Biozone a nannofossili MNP25a e MNN1-MNN1b. Oligocene superiore-Miocene inferiore (Chattiano-Aquitaniano). Membro di Molin Nuovo - MAC1(Stabilo n. 220- giallo-arancio) Arenarie torbiditiche quarzoso-feldspatiche in banchi spessi e molto spessi, frequentemente amalgamati, a grana per lo più grossolana, di colore grigio alla frattura fresca, giallo-ocraceo all’alterazione. Intervalli pelitico-marnosi di debole spessore e torbiditi calcarenitico-marnose in strati sottili nella parte superiore del membro. Spessore massimo di circa 500 m, Biozona a nannofossili MNN25b. Oligocene superiore (Chattiano).

Scaglia Toscana - STO Membro di M. Filoncio – STO6 (Stabilo n. 575- verde) Marne grigie a stratificazione poco marcata alternate ad argilliti rosate o verdognole e a straterelli gradati di siltiti scure, di spessore compreso tra 2 e 15 cm. Lo spessore massimo del membro non supera 80 metri. Il passaggio stratigrafico con il sottostante membro delle calcareniti di Dudda (litofacies di Poggioni) è stato cartografato in coincidenza alla comparsa dei primi strati calcarenitici. Biozone a nannofossili MNP22-MNP25b. Oligocene (Rupeliano-Chattiano). Membro delle calcareniti di Dudda – STO4 (Stabilo n. 340- viola) Questo membro è stato suddiviso in due litofacies. La litofacies di Poggioni (STO4b) è rappresentata da una alternanza di argilliti rosse, violacee, avana e verdognole mal stratificate e di strati prevalentemente calcarenitici o calciruditici, subordinatamente calcareo-marnosi, di spessore variabile da pochi centimetri ad oltre un metro. Gli intervalli ruditici sono caratterizzati anche da facies F4 e F5 e sono costituiti prevalentemente da clasti calcarei e silicei scarsamente arrotondati o a spigoli vivi, subordinatamente da rocce ignee e metamorfiche. Prevalenza di livelli argillosi nella porzione superiore del membro e di strati calcarenitici nella porzione inferiore. Progressivo aumento dello spessore degli strati calcarenitici procedendo dal tetto alla base del membro. Lo spessore complessivo non supera i 120 metri. Passaggio graduale al membro inferiore. Biozona a nannofossili NP 15.

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Eocene medio (Luteziano p.p.) litofacies di Poggioni -STO4b (Stabilo n. 340- viola) Alternanza di argilliti da rosso-violacee a avana-verdognole mal stratificate a cui si alternano strati di spessore variabile di calcareniti e calciruditi. Gli intervalli ruditici sono caratterizzati anche da facies F4 e F5 e sono costituiti prevalentemente da clasti calcarei e silicei scarsamente arrotondati e subordinatamente da clasti di natura ignea e mletamorfica. Nella porzione inferiore dell'Unità prevalgono gli starti calcarenitici mentre nella superiore prevalgono i livelli argillosi. Lo spessore complessivo non supera i 120 metri. Il passaggio all'Unità sottostante è graduale. Biozona a nannofossili NP 15. Luteziano p.p. litofacies di Montanare -STO4a (Stabilo n. 655- marrone ruggine) Costituita da una alternanza di strati calcareo-marnosi micritici o calcarenitici, di colore grigio con locali focature rosso-scuro o verde di solito gradati e con spessore variabile da 10 cm ad oltre 2 m, e di subordinate peliti marnose o argilliti di colore grigio. Rapporto calcare-calcarenite/pelite >> 1. Frequenti liste e noduli di selce verde o nera. Spessore massimo di circa 130 m. Questa litofacies è stata attribuita alle biozone a nannofossili NP11-NP15? Eocene inferiore-medio (Ypresiano p.p.-Luteziano p.p.)

SUCCESSIONE DELL’UNITA’ OFIOLITICA DEI MONTI ROGNOSI

Formazione di Monte Morello – MLL (marrone chiaro)

Torbiditi calcareo-marnose a grana da media a fine di colore grigio chiaro, bianco o avana chiaro, in strati e

banchi di spessore centimetrino o metrico, eccezionalmente fino a 13 m, alternate a torbiditi arenaceo

calcaree bruno giallastre a grana fine e a straterelli pelitici grigio rossastri di spessore centimetrino.

Frequenti intercalazioni di arenarie e brecce ofiolitiche in strati isolati, (strato Madonnuccia-md, spesso 1,7

m) o in lenti più spesse; nella parte basale della formazione torbiditi calcareo marnose (litofacies di C.

Nuoca MLLa). Il passaggio alla formazione di Sillano è caratterizzato da una lacuna stratigrafica

corrispondente con il Paleocene superiore. Spessore massimo di circa 400 m. Biozone a nannofossili NP10-

NP14 per la presenza di Tribrachiatus e di Discoaster sublodoensis.

Ypresiano

Formazione di Sillano - SIL(verde) Nella parte superiore torbiditi calcareo marnose di colore grigio verde, localmente nocciola, di spessore

sottile o medio, con tracce di elmintoidi, alternate a torbiditi arenaceo calcareee, grigie, di spessore sottile e

a peliti rossastre. Nella parte inferiore marne argillose ed argilliti rosso violacee alternate a sporadiche

torbiditi calcareo marnose grigio verdi di spessore sottile o medio. Spessore massimo circa 200 m. Biozone

a nannofossili CC25-NP1. Per la presenza di abbondanti Watznaueria barnesae e di Arkangelskiella

cymbiformis e di Cruciplacolithus sp. e di Sphenolithus sp.

Maastrichtiano-Daniano

Brecce di Case Bagnolo – BCB (verde)

Brecce matrice-sostenute o casto-sostenute, per lo più in banchi di spessore metrico e plurimetrico,

alternate a rari strati di arenarie ofiolitiche. Clasti di età giurassico-cretacea, prevalentemente ofiolitici con

rari elementi calcarei, talvolta immersi in matrice argillitica. Discordanti sulla successione sottostante.

Spessore variabile da 50 a 100 m.

Cenomaniano? –Maastrichtiano

Argille a Palombini – APA (azzurro chiaro) Argilliti grigio scure, fissili alternate a calcilutiti grigio azzurre, localmente a selci verdi, subordinatamente

a calcari marnosi e calcareniti grigio blu, in strati di spessore variabile tra 20 cm e 1 m. In prossimità delle

masse ofiolitiche più grandi intercalazioni di arenarie fini massive compatte, a prevalente composizione

ofiolitica. Spessore variabile e comunque non superiore ai 200 m. Biozona a nannofossili CC7 per la

presenza di Rucinulithus irregularis.

Aptiano-Albiano

Diaspri – DSD (azzurro)

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Radiolariti rosse in strati di 5-15 cm alternate a argilliti rosse di spessore centimetrino. Spessore

complessivo non superiore ai 30 m..

Oxfordiano

Basalti – BRG (azzurro chiaro) Lave a pillows e brecce basaltiche con elementi di dimensioni da centimetraci a centimetraci ad affinità

tholeitica. Spessore complessivo non superiore ad alcune decine di metri.

Giurassico

Brecce ofiolitiche di Pian della Croce - BPC(azzurro chiaro) Brecce ofiolitiche, casto e matrice-sostenute, in banchi di spessore metrico o plurimetrico di composizione

variabile, esclusivamente ofiolitica. Clasti a spigoli vivi, di dimensioni da centimetraci a plurimetrici,

costituiti da peridotiti serpentinizzate e peridotiti cumulitiche, gabbri, gabbri microcristallini, più raramente

basalti. Il substrato è ovunque rappresentato da peridotiti serpenitinizzate. Non sono visibili i rapporti con

le altre unità ofiolitiche. Spessore massimo di circa 100 m.

Giurassico

Gabbri – GRG (verde) Gabbri prevalentemente a grana grossolana, in struttura massiva o in sequenze cumulitiche, costituite da

duniti, wehrliti e troctoliti, più o meno serpentinizzate da un metamorfismo di basso grado. Affiorano in

ammassi lentiformi di dimensioni da decametriche a ettometriche o in struttura filoniana dentro alle

serpentiniti, localmente rodingitizzati.

Giurassico

Peridotiti serpentinizzate – PRN (azzurro chiaro) lherzoliti a spinello e subordinatamente harzburgiti in struttura massiva con paragenesi caratterizzata da

olivina, orto e clino-pirosseno, piccole percentuali di spinello e plagioclasio più o meno serpentinizzate da

un metamorfismo di basso grado, con paragenesi a serpentino, clorite, talco e amianto. Lungo la valle del T.

Sovara piccolo affioramenti do oficalciti.

Giurassico

Peridotiti tettonitiche – TRG (azzurro chiaro) Sulla cime del M. Rognoso lherzoliti a spinello con paragensi ad olivina, orto e clinopirosseno e piccole

percentuali di spinello, in cui è possibile riconoscere l’origniaria scistosità dela roccia dall’isorientazione

del pirosseno.

Giurassico

SUCCESSIONE UMBRA DEL MONTE RENTELLA Formazione della Montagnaccia – REN (Stabilo n. - marrone) Alternanza di torbiditi fini siltitico-marnose in strati sottili e di torbiditi più spesse (da 1 metro a vari metri) a base arenitica talora grossolana (F5); geometria lentiforme dei corpi di torbiditi a grna più grossolana. Alto contenuto di silice anche in forma di liste e noduli. Biozone a nannofossili MNN2a?. Aquitaniano p.p.? – Burdigaliano p.p.? Formazione di Monte Sperello – FPR (Stabilo n. - verde) Marne grigie alternate a rari livelli di argilliti scure e a straterelli gradati di siltiti scure, di spessore compreso tra 2 e 15 cm. Presenti intercalazioni di marne silicee anche in forma di liste o noduli. Biozone a nannofossili MNN1. Aquitaniano p.p.? Formazione di Monte Rentella – FRN (Stabilo n. - rosso) Marne varicolorate con variazione cromatica dal grigio all’avana e più raramente rosata. L astratificazione, non sempre ben evidente, è marcata sia dalla variazione di colore che dalla presenza di straterelli siltitico-marnosi. Biozone a nannofossili MNP25b – MNN1a?. Oligocene superiore? - Aquitaniano p.p.?

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SUCCESSIONE UMBRO-ROMAGNOLA Arenarie di M. Vicino -AMV (Stabilo n. 325-rosso con soprassegno diagonale destro nero) Arenarie in strati e banchi (30-100cm) con interstrati di siltiti e marne grigie. Rapporto A/P>>1. Tortoniano inferiore Formazione di Monte Santa Maria Tiberina -SMT Membro di Talacchio SMT4 (F. 289) (Stabilo n. -marrone) Alternanze di sottili strati torbiditici silicoclastici marnosi e marnoso argillosi. Rapporto A/P sempre minore di 1/10 talora anche molto minore (1/15-1/20) progressivamente decrescente verso l’alto. Parte sommatale quasi completamente marnosa con locali intercalazioni di materiali liguri in giacitura caotica (argilliti policrome rosse, verdi, o grigio scure, miste a blocchi di calcari bianchi). Spessore valutabile in almeno 200 m. Biozone a nannofossili MNN6a-MNN6b. Serravalliano

Membro di Poggio Strada SMT3 (F. 289) (Stabilo n. -marrone) Torbiditi in strati da sottili a spessi di composizione prevalentemente silicoclastica, più raramente ibrida con frazione carbonatica in percentuale molto variabile. Rapporto A/P quasi ovunque minore di ¼, raramente minore di 1/8. Presenza di tre megatorbide: strato Le Cime-lc, prevalentemente silicoclastico ma comprendente nella parte intermedia una porzione più calcarea e compatta, spessore variabile tra 4 e 8 m; strato Strada-st, intervallo basale costituito da arenite ibrida di 1.8 m seguito da una coda politica di spessore circa uguale; strato Palazzetto-pz, ibrido alla base, calcarenitico al tetto, potenza compresa fra 4.5 e 8 m, posto a distanza variabile fra 80 e 100 m dal tetto del sottostante membro di Serrone, localmente preceduto da uno slump della potenza di alcuni metri. Lo spessore complessivo del membro è valutabile in circa 300 m. Biozone a nannofossili MNN5a-MNN5b. Langhiano inferiore – Langhiano superiore Membro di Serrone SMT2 (F. 289) (Stabilo n. -marrone) Marne siltose grigio scure con rare intercalazioni di arenti ibride in strati sottili a grana medio grossolana. Spessore di circa 90 m. Biozone a nannofossili MNN4a-MNN5a. Langhiano inferiore

Membro di S. Lorenzo SMT1 (F. 289) (Stabilo n. -marrone) Calciruditi, calcareniti ed areniti ibride in strati spessi o molto spessi, massivi alla base, laminati, nella parte alta. Frequenti frammenti litici verdi e rossi; fra i bioclasti frammenti di briozoi, macroforaminiferi, bivalvi, coralli, cidaridi, etc. Spessore minimo di 50 m. Biozona a nannofossili MNN4a. Burdigaliano superiore – Langhiano inferiore Formazione Marnoso-Arenacea Romagnola Membro di Civitella FMA9 (F. 289/299) (Stabilo n. 625-marrone;la litofacies FMA9b con soprassegno rigato verticale nero) Al tetto, litofacies FMA9b, torbiditi pelitico-arenacee in strati silicoclastici (rapporto A/P<1/10, talora anche<1/20) alimentate da NO. Spessore minimo di circa 50m. Alla base (litofacies FMA9a) torbiditi in banchi da 1 a 7 metri costituite da arenarie medio-fini giallastre, scarsamente cementate con alimentazione da NO. Strati caratterizzati in prevalenza da lamine incrociate o convolute, solo occasionalmente con una porzione inferiore massiva di debole potenza. Frequenti intervalli sommatali di tipo slurry beds. Rapporto A/P compreso in genere fra ½ e ¼. Biozona a nannofossili MNN7 per la presenza di C. premacintyrei, H. walbersdorfensis, R.

pseudoumbilicus> 7µm e l’assenza di C. premacintyrei.

Serravalliano superiore.

Membro di Nespoli - FMA8 (F. 289/299). (Stabilo n. 685-marrone) Torbiditi silicoclastiche pelitico-arenacee in strati da sottili a molto sottili, laminati,con intervalli arenitici a lamine blandamente ondulate (Facies F9a). Dominante l’alimentazione da NW. Rapporto A/P in genere compreso fra 1/6 e 1/10. Spessore del membro (che affiora in modo molto limitato nella parte settentrionale del Foglio 299 - Umbertide) a Sud del T. Soara (Foglio 289 - Città di Castello), di circa 170

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m. L’associazione a nannofossili calcarei del Foglio 289 è risultata abbondante, con buone condizioni di preservazione e caratterizzata da: D. productus, D. antarticus, R. minuta, R. minutula, C. pelagicus, R.

pseudoumbilicus > 7µm, H. walbersdorfensis, H. carteri, H. intermedia, C. miopelagicus, C. macintyrei,

C. leptoporus. Tale associazione è indicativa della biozona MNN7. Serravalliano (tetto). Membro di Galeata FMA4 (F. 289/299).(Stabilo n. 655-marrone;la litofacies FMA4a con soprassegno rigato diagonale destro nero) Torbiditi pelitico-arenacee in strati da sottili a molto spessi con rapporto A/P molto variabile ma in genere compreso fra 1/4 e 1/8. Composizione variabile delle areniti: silicoclastiche di provenienza alpina, carbonatiche provenienti da SE e ibride, alimentate da SO o da SE. Lo strato Contessa-(cs), torbidite ibrida di circa 6 metri di spessore con coda marnosa di uguale potenza, suddivide il membro in una parte superiore (litofacies FMA4b) più ricca in torbiditi carbonatiche da una inferiore (litofacies FMA4a) apparentemente più povera. Immediatamente sopra il Contessa presenza di 8 strati calcarenitici in circa 150 metri di successione. A circa 800 metri dallo strato Contessa presenza di una calcarenite di circa 2.5 metri di spessore (strato Val di Pierle-vd). Contiene depositi da slumping. Spessore minimo di circa 1200 m. Biozone a nannofossili MNN5b-MNN7 per la presenza comune, nella parte inferiore del membro di S. heteromorphus e H. walbersdorfensis e nella porzione superiore per la presenza comune di R.

pseudoumbilicus> 7µm e l’assenza di C. premacintyrei.

Langhiano superiore-Serravalliano superiore.

Formazione Marnoso-Arenacea Umbra (Umbria settentrionale) Membro di Vesina - MUM3 (F. 289/299) (Stabilo n. 630-marrone) Torbiditi silicoclastiche in strati sottili e medi con rapporto A/P compreso fra 1/4 e 1/10, alimentate in prevalenza da NO. Frequente presenza di intervalli carbonatici di spessore variabile da pochi cm a vari dm, verosimilmente interpretabili come torbiditi molto fini (Td-e). Tetto della successione non affiorante. Passaggio al sottostante membro di Monte Casale contraddistinto da un deciso incremento degli strati arenitici e del valore del rapporto A/P. Spessore massimo di circa 300 m. Subzone a nannofossili MNN5a - MNN5b (?). Presenza di S. heteromorphus associato a rare H. waltrans e H. walbersdorfensis; assente H. ampliaperta. Biozona N9 a foraminiferi planctonici per la presenza di G. peripheroronda, G. scitula praescitula, G. bisphaericus, O. suturalis, Praeorbulina e rare O. universa. Langhiano p.p. – Langhiano superiore Membro del Monte Casale - MUM2 (F. 289/299) (Stabilo n. 625-marrone-rigato orizzontale) Arenarie torbiditiche arcosiche e arcosico-litiche grigie alla frattura fresca, in strati da spessi a molto spessi, massivi o laminati, frequentemente amalgamati, talvolta con intervalli sommitali tipo slurry bed e a grana basale per lo più grossolana. Rapporto A/P>> 1. Nella parte inferiore del membro intercalazioni di marne e di torbiditi ibride. Passaggio piuttosto brusco al sottostante membro di Casa Spertaglia. Spessore non superiore a 40-50 m. Subzone a nannofossili MNN4b e MNN5a. Langhiano p.p..

Membro di Casa Spertaglia - MUM1 (F. 289/299) (Stabilo n. 625-marrone) Sulla base dei caratteri litostratigrafici (rapporto A/P e composizione degli apporti torbiditici) e

biostratigrafici nel Membro di Casa Spertaglia è stato possibile effettuare una suddivisione in 5 differenti

litofacies dal basso verso l’alto. La litofacies MUM1a, è caratterizzata dalla netta prevalenza di torbiditi silicoclastiche pelitico-arenacee

laminate alimentate da NW e da sporadiche torbiditi la cui base è costituita da areniti ibride alimentate da

SE o da W-SW; il rapporto A/P è compreso tra 1/4 ed 1/8. Lo spessore degli strati arenacei sottili, per lo

più caratterizzati da strutture trattive (Facies F9a) e da paleocorrenti prevalentemente da NW, è compreso

tra i 30 e gli 80 cm e occasionalmente è superiore al metro. Lo spessore della litofacies MUM1a è stato

valutato in circa 180 m. La successiva litofacies MUM1b, è caratterizzata da una successione monotona di marne siltose grigio-

chiare, potente circa 50 m, in strati spessi o banchi. La litofacies MUM1c, marca la ripresa di una sedimentazione torbiditica più decisamente arenacea. Nel

complesso tale litofacies non è sensibilmente differente dalla litofacies MUM1a: si osservano infatti

prevalenti torbiditi pelitico-arenacee a composizione silicoclastica, rare torbiditi a base arenitica ibrida e

calcareniti in strati da sottili a medi (spessore variabile tra 20 cm ed 1 m). Prevalgono le Facies F8 ed F9a

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ed il rapporto A/P è compreso tra 1/2 ed 1/6. Lo spessore, determinato lungo la valle del Rio di Valdimonte,

è di circa 350 m. La litofacies MUM1d è un’associazione di facies peculiare e ben distinguibile dalle precedenti poichè

caratterizzata dalla prevalenza di torbiditi a composizione ibrida e carbonatica sulle torbiditi silicoclastiche

di apporto alpino. Le calcareniti hanno granulometria basale grossolana, occasionalmente ruditica e

spessore compreso tra 20 cm e 4 m. Esse si alternano a interstrati pelitici di circa pari spessore.

Maggiormente rappresentate sono le Facies F5 ed F6. Peculiare di questo intervallo stratigrafico è infine la

presenza di sporadici strati sottili di marne silicee grigio-scure. Lo spessore è di circa 90 m. La litofacies MUM1e, è caratterizzata dalla brusca scomparsa degli apporti calcarenitici e dal progressivo

incremento della parte arenitica nelle torbiditi silicoclastiche ed ibride. Verso l’alto si nota un incremento

anche nello spessore degli strati ed il rapporto A/P, da valori compresi tra 1/2 ed 1/4, tende ad

approssimarsi ad 1; nuovamente prevalgono strati in Facies F8 ed F9. Il passaggio con il Membro di Monte

Casale è relativamente brusco e segnalato dai primi potenti banchi di arenarie, grossolane ed in strati

massivi, a composizione arcosica.

Lo spessore complessivo del Membro di Casa Spertaglia, comprensivo delle 5 litofacies sopradescritte è

stato stimato in circa 700 m.

La parte basale del membro può essere riferita alla biozona MNN3a (Burdigaliano medio) per la presenza

di S. belemnos in associazione con: abbondanti D. productus, R. minuta, R. minutula; frequenti C.

pelagicus, H. ampliaperta, H. carteri, Helicosphaera mediterranea rari R. pseudoumbilicus >7µ ed H.

walbersdorfensis. Nella parte medio-bassa del membro (litofacies MUM1a), si osserva la scomparsa dei già

rari S. belemnos e la comparsa di S. heteromorphus. Quest’ultima specie permette di individuare la zona MNN3b. Quindi in prossimità della litofacies MUM

1b si individua la comparsa comune di S.

heteromorphus, evento che definisce il passaggio alla zona MNN4a. Nella porzione medio-superiore della litofacies MUM

1d si osserva l’ultima presenza comune di H. ampliaperta (parte sommitale della biozona

MNN4a, Burdigaliano/Langhiano) associata ad: abbondanti C. pelagicus; frequenti, H. carteri, S.

heteromorphus, R. minuta; rari D. productus, R. minutula, C. premacintyrei e C. floridanus. Nella porzione sommitale della litofacies MUM

1d, il brusco calo di frequenza di S. heteromorphus permette di individuare

la zona MNN4b (Langhiano inferiore).

Burdigaliano medio - Langhiano inferiore

Formazione Marnoso-Arenacea Umbra (Umbria centrale) Membro pelitico-arenaceo di Bettona - MAU4 (Stabilo n. 685-marrone) Marne e marne – siltose prevalenti grigie alternate ad arenarie da medio-fini a grossolane in strati da centimetrici a decimetrici. Rapporto arenarie/peliti da 1/2 a 1/4. Subzone a nannofossili MNN6b – MNN7. Serravalliano superiore Litofacies Marne di Cerquiglino - MAU4b (Stabilo n. 685-marrone-rigato obliquo destro 45° spaziatura 4 mm) Marne prevalenti grigie sottilmente stratificate intercalate a sottili livelli di arenaria fine in contatto eteropico con l'unità MAU4a Rapporto arenaria/pelite <<1. Subzone a nannofossili MNN6b – MNN7. Serravalliano supeiore Litofacies Arenarie di Bettona - MAU4a (Stabilo n. 685-marrone-rigato obliquo sinistro45° spaziatura 4 mm) Arenarie da medie a fini, subordinatamente grossolane, prevalentemente nocciola a struttura generalmente massiva con banchi da decimetrici a metrici con marne decisamente subordinate di colore grigio in contatto eteropica MAU4b Rapporto arenarie/peliti tra 1/1 e 1/5. Subzone a nannofossili MNN6b – MNN7 Serravalliano supeiore

Membro delle marne con calcareniti di Colle S.Vito - MAU3 (Stabilo n. 655-marrone rigato orizzontale, spaziatura 4 mm) Marne calcaree grigio chiaro e nocciola alternate a frequenti banchi calcarenitici con spessori da decimetrici a metrici (fino 3-4 m). A luoghi presenti livelli sottili di siltiti e arenarie fini. Rapporto arenaria/pelite compreso tra 1/4 e 1/10. Spessore circa 350 m. Subzone a nannofossili MNN5a – MNN6a Langhiano - Serravalliano inferiore

Membro delle arenarie e marne di Gaglietole e Collazone - MAU2 (Stabilo n. 630-marrone rigato verticale, spaziatura 4 mm) Arenarie da grossolane a medio-fini a struttura frequentemente massiva con stratificazione da decimetrici a metrica alternate subordinatamente a marne e marne-siltose grigie. Presenti rare calcareniti. Rapporto arenaria /pelite da 4/1 a ½. Spessore circa 200 m. Subzone a nannofossili MNN4b – MNN5a.

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Langhiano Membro di Pomonte - MAU1 (Stabilo n. 635-marrone) Arenarie a granulometria grossolana, localmente massive intercalate a marne calcaree. Marne argilloso-siltose e marnoso siltose in strati sottili di colore grigio e ocra con rare calcareniti. Subzone a nannofossili MNN3b – MNN4a (Burdigaliano sup.) Burdigaliano superiore Litofacies Marne di Gualdo Cattaneo - MAU1c (Stabilo n. 685-marrone-rigato obliquo sinistro 45° spaziatura 4 mm) Marne argilloso-siltose prevalentemente a strati sottili e subordinatamente marne calcaree chiare. In contatto eteropico con l'Unità MAU1a. ; Spessore totale circa 35 m. Subzone a nannofossili MNN3b – MNN4a. Burdigaliano superiore Litofacies Arenarie di Pomonte - MAU1b (Stabilo n. 685-marrone-rigato verticale spaziatura 4 mm) Arenarie a granulometria grossolana, localmente massive o stratificate con spessori metrici ed a luoghi intercalazioni anche metriche di marne calcaree chiare e rare calcareniti di spessore decimetrico. In contatto eteropico con l'Unità MAU1a. ; Rapporto A/P circa 6/1. Spessore circa 150 m. Subzona a nannofossili MNN3b. Burdigaliano superiore Litofacies Marne e marne con siltiti del Fosso di Saragano e Canalicchio - MAU1a (Stabilo n. 635-marrone-rigato obliquo destro 45° spaziatura 4 mm) Peliti marnoso-siltose di colore grigio ed ocra con spessori decimetrici, che raggiungono talvolta anche i 1,5 m – 2 m di spessore. Subordinatamente presenti livelli arenacei fini di colore nocciola con spessori da centimetrici a decimetrici. Presenti anche rare calcareniti. In contatto eteropico con le Unità MAU1b e poggia sull'Unità MAU1c .Rapporto arenaria/pelite circa 1/8. Subzone a nannofossili MNN3b – MNN4a. Burdigaliano superiore

Schlier – SCH (Stabilo n. 625-marrone-sovrassegno rigato obliquo basso sx) Nella parte alta argille e marne grigie alternate con frequenti livelli siltosi che rendono ben evidente l’andamento della stratificazione. Alla base marne siltose ed argillose grigie in strati da spessi a molto spessi in genere mal distinti. Lo spessore affiorante è di circa 200 m. Subzona a nannofossili MNN3a. Burdigaliano medio.

SUCCESSIONE CARBONATICA UMBRO-MARCHIGIANA

Unità Vallocchia - Belvedere - VLH (marrone) Ruditi (prevalenti nella porzione inferiore), areniti, argille siltose ed argille brune. Le ruditi sono costituite da clasti calcarei e calcareo-marnosi ben arrotondati, provenienti dalla scaglia rossa o conglomeratici; la matrice è arenitica quarzoso-felspatica ed il cemento carbonatico. Oltre ad una ostracofauna vi è stata riconosciuta una nannoflora calcarea indicante le nannozone MNN6b – MNN7. Serravalliano medio-superiore

Bisciaro - BIS (Stabilo n. 685-marrone-sovrassegno rigato orizzontale) Marne e calcari marnosi ocracei a stratificazione poco evidente con liste e noduli di selce nera. Orizzonti arrossati vulcano derivati a vari livelli stratigrafici. Passaggio stratigrafico alla Scaglia Cinerea contrassegnato da straterelli di 15-20 cm di marne più scure e molto compatte e a volte da veri e propri orizzonti arenacei fini, assai cementati e con abbondante glauconite (cima del M. Valcinella). Spessore di circa 30 m. Biozona a nannofossili MNN1d – MNN3a?. Biozone N4 e N4/N5 a foraminiferi planctonici. Aquitaniano p.p.- Burdigaliano p.p.

Scaglia Cinerea - SCC (Stabilo n. 585-verde) Marne calcaree sottilmente stratificate, grigio-cenere nella parte basale, verde marcio (quasi ocraceo

all’alterazione) nella parte alta. Nella porzione inferiore possibili intervalli violacei. Passaggio graduale per

alternanze in uno spazio di 7-8 m alla Scaglia Variegata. Spessore di circa 40 m. Contenuto fossilifero a

foraminiferi planctonici e nannofossili calcarei. Biozona a nannofossili NP21-NP25 (MNN1d?) Biozone a

foraminiferi planctonici P18-P22. Eocene superiore p.p. – Oligocene superiore ( Aquitaniano p.p.?)

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Scaglia Variegata – VAS (Stabilo n. 470-verde) Calcari marnosi rosati o policromi in strati al massimo di 10 cm, a frattura scheggiosa, alternati ad orizzonti

di marne argillose. Passaggio alla sottostante Scaglia Rossa abbastanza graduale: con diminuizione

progressiva della componente argillosa, aumento dello spessore medio degli strati e omogeneizzazione del

colore sui toni del rosso. Spessore circa 50 m. Contenuto fossilifero a foraminiferi planctonici e

nannofossili calcarei. Biozona a nannofossili CP12a-CP16a. Biozone a foraminiferi planctonici P10-

P16/P17. Eocene mediobasale - Eocene superiore p.p.

Scaglia Rossa – SAA (Stabilo n. 530-verde) Calcari micritici rosati, più raramente biancastri, alternati a interstrati pelitici molto sottili. Liste e noduli di

selce rosso-amaranto. Parte cretacica della formazione quasi esclusivamente calcarea e caratterizzata da

strati più spessi (10-40 cm); parte paleogenica a strati più sottili e con intercalazioni marnoso-argillose

relativamente più spesse, di un un colore rosso-mattone più intenso di quello del calcare. Spessore di circa

100 m. Contenuto fossilifero a foraminiferi planctonici e nannofossili calcarei. Biozona a nannofossili

CC11-CP12a. Biozone a foraminiferi planctonici W.archeocretacea-P10 p.p. Turoniano p.p.- Eocene medio p.p.

Scaglia Bianca – SBI (Stabilo n. 520-verde) Calcari micritici bianchi, in strati regolari di 10 - 25 cm con abbondanti liste di selce, che nella parte alta si

presenta bruna, grigio-scura o nera. Spessore di circa 50 m. Contengono il livello bituminoso Bonarelli che

presenta spessore massimo di 1 metro. Passaggio graduale alle Marne a Fucoidi. Biozona a nannofossili

CC8-CC11 Biozone a foraminiferi planctonici R. appenninica p.p.-W. archeocretacea. Albiano p.p.-Turoniano p.p.,

Marne a Fucoidi – FUC (Stabilo n. 575-verde) Marne e calcari marnosi sottilmente stratificati (10-30 cm) grigi, viola o verdastri, con bioturbazioni

(Fucoidi), alternati a interstrati pelitici spesso bituminosi. La potenza della formazione non supera i 50 m.

Passaggio graduale alla sottostante Maiolica. Ambiente di sedimentazione temporaneamente anossico.

Contenuto fossilifero a foraminiferi planctonici, nannofossili calcarei e radiolari. Biozona a nannofossili

CC7-CC8 Biozone a foraminiferi planctonici G. blowi-R appenninica p.p. Aptiano p.p.-Albiano p.p. Maiolica - MAI (Stabilo n. 595-verde) Calcari micritici bianchi o grigi-chiari a frattura concoide, in strati regolari da sottili a medi (20 - 50 cm),

contenenti liste e noduli di selce bruna o nera, intercalati a peliti verdastre, spesse alcuni millimetri.

Passaggio ai Calcari Diasprigni spesso con l’interposizione di calcari bianchi o rosati con selce

prevalentemente rossa ricchi in Saccocoma e Aptici (Calcari ad Aptici e Saccocoma Auct.). Spessore di

circa 130 m. Contenuto fossilifero rappresentato da nannofossili calcarei, Radiolari e nella porzione medio-

inferiore da Calpionellidi. Biozone a nannofossili.NJ17-CC6. Titonico p.p.-Aptiano p.p.

Calcari Diasprigni – CD (Stabilo n. 450-blu-sovrassegno rigato obliquo basso sx) Calcari silicei intercalati a selci cornee di colore rosso, verdognolo o grigio a stratificazione molto sottile (pochi centimetri). Spessore di circa 35 m. Contenuto fossilifero rappresentato prevalentemente da Radiolari. Bajociano pp.? Calloviano p.p. – Titonico p.p.

Calcari e marne a Posidonia - POD (Stabilo n. 460-blu) Calcari marnosi nocciola o grigiastri in strati dai 10 ai 30 cm, alternati a marne grigie. Resti filamentosi riferibili a lamellibranchi a guscio sottile del genere Bositra facilmente riconoscibili anche macroscopicamente. Lo spessore non supera i 30 m. Aaleniano p.p. – Calloviano p.p.

Rosso Ammonitico – RSA (Stabilo n. 385-blu) Calcari e calcari marnosi rosa, rosso-mattone o grigio-verdi, sottilmente stratificati, con frequente struttura nodulare, alternati ad argilliti o argille marnose rosse più abbondanti nella porzione inferiore. Passaggio netto alla Corniola. Spessore di 10-20m. Contengono ammoniti, bivalvi a guscio sottile e foraminiferi bentonici.

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Toarciano (Aaleniano p.p.?)

Marne di Monte Serrone – RSN (Stabilo n. 390-blu) Marne e marne argillose grigie o verdi, talora con fiamme rossiccie, sottilmente stratificate, con intercalati livelli di calcari marnosi frequentemente a struttura nodulare. La formazione è in genere eteropica con il Rosso Ammonitico e solo localmente lo sostituisce completamente. Contenuto fossilifero prevalente ammoniti, bivalvi a guscio sottile, rari brachiopodi e foraminiferi bentonici. Toarciano inferiore – Toarciano medio

Corniola – COI (Stabilo n. 410-blu) Calcari micritici, grigio-scuri, a frattura concoide, in strati di 10-50 cm, spesso lenticolari, con liste e noduli di selce bruna o rossastra, intercalati a peliti verdastre, spesse alcuni centimetri. Contenuto fossilifero rappresentato da ammoniti e nannoplancton, foraminiferi bentonici e livelli a Brachiopodi, spicole di spugna, radiolari. Spessore di circa 100 m. Sinemuriano - Pliensbachiano superiore

Gruppo del Bugarone – BU (sovrassegno rigato obliquo basso sx Stabilo n. 410-blu su fondo bianco) Calcari micritici, grigi, nocciola o rosati, in alto a struttura nodulare e con marne verdastre, talora dolomitizzati, ricchi in bioclasti, in strati da spessi ad assai spessi (40-80cm). Nelle successioni condensate i pochi metri dell’unità possono sostituire l’intervallo di successione normale compresa fra la Corniola e la Maiolica. Nelle successioni ridotte viene diviso in due unità Bugarone nferiore (Toarciano superiore-Bajociano inferiore) e Bugarone superiore (Kimmeridgiano inferiore-Titonico superiore) separate da uno hiatus. Contenuto fossilifero rappresentato prevalentemente da ammoniti, nannofossili calcarei e foraminiferi bentonici. Sinemuriano p.p. - Titonico

Calcare Massiccio – MAS (Stabilo n. 405-blu) Calcari massivi o mal stratificati di colore variabile dal bianco, al beige, fino al grigio-scuro ricchi in bioclasti e ooidi. La parte più alta può essere formata da mudstone nerastro a radiolari, spicole di spugna e foraminiferi bentonici, con microfacies molto simili a quelle della Corniola, ma con stratificazione assente o appena accennata (“Corniola Massiccia” Auct.). La formazione non affiora in tutto il suo spessore. Hettangiano

Calcari e marne a Rhaetavicula contorta – RET (Stabilo n. 380-violaceo-sovrassegno rigato obliquo basso sx) Calcari e marne nella parte inferiore, calcari nerastri in quella superiore. I calcari presentano una composizione variabile con mudstone prevalente, wackestone-packstone a bivalvi e ooidi e boundstone a organismi incrostanti (serpulidi). Strati regolari e sottili (10-30cm) si alternano irregolarmente con strati spessi (50-100cm), talvolta lenticolari. Contengono bivalvi, alghe, foraminiferi bentonici. Retico p.p.

Calcare Cavernoso – CCA (Stabilo n. 641-viola) Brecce calcaree e calcareo dolomitiche, angolose e non classate, di colore scuro, spesso vacuolari. Possono contenere cavità riempite di polvere dolomitica grigiastra (Cenerone). Sono considerate un prodotto di alterazione della sottostante Formazione delle Anidriti di Burano.

Formazione Anidritica di Burano – BUR (Stabilo n. 641-viola-sovrassegno rigato obliquo tratteggiato) Alternanze di solfati (anidrite in profondità, gesso in prossimità della superfice) e di dolomie generalmente cataclastiche . Norico-Retico p.p.

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SIMBOLI CONVENZIONALI Colorestabilo

Simbolo Definizione

750 12

15

75

Misure di strato: direzione, immersione, inclinazione; strati a polarità sconosciuta, normale, inversa. Strati verticali ed orizzontali

750 Contatti stratigrafici

305 Faglie di natura incerta e loro probabile prosecuzione

305 Faglie dirette e loro probabile prosecuzione; i trattini indicano la parte ribassata

305

Faglie trascorrenti e loro probabile prosecuzione, le frecce indicano il senso di movimento relativo tra i blocchi

305 Sovrascorrimenti tra unità tettoniche; i triangolini indicano la parte sovrascorsa

305 Faglie inverse e sovrascorrimenti all'interno delle unità tettoniche e loro probabile prosecuzione; i triangolini indicano la parte sovrascorsa

305 Faglie sepolte

450 Tracce della superficie assiale di anticlinali

450 Tracce della superficie assiale di sinclinali

450 75

Assi di mesopieghe orizzontali e inclinate

450 Assi di pieghe verticali

390 I I Tracce delle sezioni geologiche

450 ……….. Cd Strati guida (sigla diversa per ogni strato guida)

450

Slumpings

450 Paleocorrenti desunte dalle embriciature di ciottoli

450 Flute casts con direzione e verso

410 Orli di terrazzo fluviale

750 Cave attive

750 Cave inattive

750 Miniere inattive

750

Discariche e accumuli di origine antropica

410 Conoidi alluvionali

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410 Sorgenti

305 42 Sondaggi con relativa profondità in metri

305 ~ ~ ~ ~ Franosità diffusa (mappatura su areale dello stesso colore del substrato con simbolo non orientato)

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LEGENDA CARTA GEOMORFOLOGICA

n. col. Stab. Simbologia Descrizione e Sigla

635

Crinale affilato G10

635 * Picco isolato o cocuzzolo G10

635 Orlo di scarpata H > 10m (scarpata con parete subverticale, bordo di cava, orlo di terrazzo fluviale o di natura antropica) G8

attiva 305

quie 405

Scarpata principale di frana G1-G2-G3

attiva 305

quie 405

*rif. a) *rif. b) *rif. c)

Accumulo di frana a- colamento; *a) *b) *c) b- scorrimento; c- crollo e ribaltamento; G1 (attiva)- G2 (quiescente)- G3(inattiva)

attiva 305

quie 405

Frana non cartografabile per dimensione G1 (attiva)- G2 (quiescente)- G3(inattiva)

340 Area con acclività maggiore o uguale al 40% (21.8°) a copertura eterogenea detritica o ad ammasso roccioso con giacitura sfavorevole degli strati e/o intensa fratturazione G5

305 Area di influenza al pericolo di frana G6

305 Deformazioni plastiche G4

750 Conoide di deiezione G7

750 Traccia di paleoalveo G9

750

D

Area di discarica, terreni di colmata o riporto G9

430 Zona acquitrinosa G9

430 -10 Pozzo e relativa profondità del livello statico dal piano campagna G11

430 8 Isopiezometrica e relativa quota sul livello mare con equidistanza di 2m. (valli principali)

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LEGENDA CARTA LITOTECNICA

SIGLE SUBSTRATO

L1 materiale lapideo costituito da un unico tipo non

stratificato (colore grigio)

L2 materiale lapideo stratificato o costituito da alternanze di diversi litotipi (colore celeste)

L2A Unico litotipo stratificato L2B1 Più litotipi stratificati (a predominanza di calcari, calcari

marnosi o arenarie) L2B2 Più litotipi stratificati (senza predominanza di calcari o argille) L2B3 Più litotipi stratificati (a predominanza di argille)

L3 materiali granulari cementati o molto addensati (colore

arancio) L4 materiali coesivi sovraconsolidati (colore verde)

Quando possibile dovrà essere evidenziato il grado di fratturazione calcolato sulla distanza media tra le fratture: basso > 0.5 metri medio 0.2 - 0.5 metri

alto < 0.2 metri SIGLE COPERTURA E SUBSTRATO ALTERATO

L5 materiali granulari sciolti o poco addensati (colore giallo)

L5a- a prevalenza ciottolosa L5b- a prevalenza sabbiosa L5c- a prevalenza limo-argillosa/argillo-limosa L6 materiali coesivi normalconsolidati (colore giallo)

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Note: Possono rientrare nella classe L1 le breccie e i conglomerati ad elevato grado di cementazione: in questo caso i clasti non si isolano con il martello ed occorrono molte martellate per staccarne un campione. Nella classe L3, materiali granulari, si distinguono: 1) Granulari cementati dove i clasti possono essere isolati solo a seguito di decisi colpi di martello; 2) Granulari molto addensati dove il materiale può essere isolato in blocchi con decisi colpi di

martello e i singoli blocchi non si spezzano con l’azione delle mani. Possono rientrare nella classe L5 i materiali granulari che si rompono in blocchi con il martello e quest’ultimi si disgregano con l’azione della mano.

TABELLA INDICATIVA DI CORRISPONDENZA TRA UNITÀ LITOTECNICHE ED UNITÀ LITOSTRATIGRAFICHE

Al fine della redazione della Carta Litotecnica, si è ritenuto utile fornire una tabella esemplificativa di corrispondenza tra alcune unità litostratigrafiche e le unità litotecniche. La seguente tabella fornisce pur sempre indicazioni di massima, pertanto si consiglia agli utilizzatori di verificare l’effettiva corrispondenza tra le unità qui proposta, in base ai dati acquisiti ed alle caratteristiche litotecniche locali.

SUBSTRATO

SIGLA DESCRIZIONE Esempio di Unità liotstratigrafiche L1

materiale lapideo costituito da un unico tipo non stratificato (colore grigio)

Calcare Massiccio – MAS

L2

materiale lapideo stratificato o costituito da alternanze di diversi litotipi (colore celeste)

L2A

Unico litotipo stratificato Corniola – COI Maiolica - MAI

L2B1

Più litotipi stratificati (a predominanza di calcari, calcari marnosi o arenarie)

Calcari e marne a Posidonia – POD Calcari Diasprigni – CD Scaglia Bianca – SBI Scaglia Rossa - SAA

L2B2

Più litotipi stratificati (senza predominanza di calcari o argille)

Marne a Fucoidi – FUC Scaglia Variegata – VAS Bisciaro - BIS

L2B3

Più litotipi stratificati (a predominanza di argille)

Marne di Monte Serrone – RSN Rosso Ammonitico – RSA Scaglia Cinerea – SCC Schlier - SCH

L3

materiali granulari cementati o molto addensati (colore arancio)

Unità di Acquasparta – ACF travertini di Marmore depositi di Montefranco-Buonacquisto brecce cementate detriti di falda antichi cementati

L4

materiali coesivi sovraconsolidati (colore verde)

Unità di Fosso Bianco - FBF

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Proposta per i colori: grigio – Stabilo n. 728 (ex 49)

celeste – Stabilo n. 450 (ex 57) arancio – Stabilo n. 235 (ex 54) verde – Stabilo n. 530 (ex 36)

Quando possibile dovrà essere evidenziato il grado di fratturazione calcolato sulla distanza media tra le fratture:

basso > 0.5 metri

medio 0.2 - 0.5 metri alto < 0.2 metri

COPERTURA E SUBSTRATO ALTERATO

SIGLA DESCRIZIONE Es. UNITÀ’ LITOSTRATIGRAFICHE

L5

materiali granulari sciolti o poco addensati (colore giallo)

Depositi antropici – h Discarica – h1 Depositi di frana – a1a Detriti di falda (non cementati) Depositi alluvionali – b Depositi alluvionali terrazzati – bn Coltre eluvio colluviale – b2

L5a

a prevalenza ciottolosa (cfr. L5) Sintema di Viepri – Cesi - VIE

L5b

a prevalenza sabbiosa (cfr. L5) Unità di S. Maria di Ciciliano - SCF

L5c

a prevalenza limo-argillosa/argillo-limosa (cfr. L5) Terre rosse – b2

L6

materiali coesivi normalconsolidati (colore giallo)

Proposta per i colori: giallo – Stabilo n. 205 (ex 44)

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LEGENDA DEI SONDAGGI GEOGNOSTICI (in rosso)

Sondaggio penetrometrico

Sondaggio a carotaggio continuo

Sondaggio a distruzione

Scavo

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LEGENDA DELLA CARTA DELLE ZONE SUSCETTIBILI DI AMPLIFICAZIONI O INSTABILITÀ DINAMICHE LOCALI

TIPOLOGIA DELLE SITUAZIONI RIFERIMENTO NELLE CARTE DI BASE ________________________________________________________________________________ 1 Zona caratterizzata da G1 movimenti franosi attivi (stabilo rosso n. 305) 2 Zona caratterizzata da G2 movimenti franosi quiescenti (stabilo arancio n. 220) 3 Zona potenzialmente franosa a4,G3,G4, G5, G6 o esposta a rischio di frana (stabilo viola n. 340) 4 Zone con terreni di fondazione h+b2

(1) + G9+G11*,(L5,L6) particolamente scadenti (riporti poco *(limitatamente ai livelli addensati, terreni granulari fini con compresi tra 0 e –2m in falda superficiale) pianura alluvionale) (stabilo celeste n. 430) (1) ad esclusione di (2) 5 Zona di ciglio H > 10m (scarpata con parete G8 subverticale, bordo di cava, nicchia di distacco, orlo di terrazzo fluviale, di natura antropica) (stabilo marrone n. 635) 6 Zona di crinale affilato o cocuzzolo sezioni e G10 (stabilo giallo n. 215) 7 Zona di fondovalle L5, L6 (stabilo blu n. 410) 8 Zona pedemontana di a3, b2

(2), G7 falda di detrito e cono di deiezione (2) coltre eluvio-colluviale a (stabilo verde n. 530) grana fine su versanti in assenza di falda freatica (tra 0 e

2m dal piano campagna 9 Zona di contatto tra derivata dalle altre carte litotipi con caratteristiche fisico - meccaniche molto diverse (linea con stabilo nero n. 750) 10 Zona con travertini (stabilo arancio n. 235) travertini non ricompresi in altre zone. - Zona m-m (stabilo verde n. 470) riferimento al paragrafo 5.