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Dante Albanesi http://cinemaescuola.wordpress.com [email protected] MACCHINA A MANO ed EFFETTI DI REALTÁ nel CINEMA DI FINZIONE La macchina a mano (o a spalla) è quel movimento dove l’operatore, senza l’ausilio di alcuna apparecchiatura, si muove creando immagini dinamiche. Questi movimenti sono spesso irregolari, procedono a sbalzi, con tremolii, fuori fuoco, visioni inclinate, errori tecnici vari. Mancano insomma di quella fluidità che contraddistingue i movimenti realizzati con equipaggiamenti tecnici più complessi (treppiede, carrelli, dolly, gru). Le riprese a spalla nascono come una necessità nell’ambito dei reportage giornalistici e del Cinéma vérité, quando l’unico modo di filmare un evento in corso (un’azione militare o una manifestazione di massa) era quello di afferrare la macchina da presa e di seguirlo come si poteva. La macchina a mano è dunque un procedimento linguistico “trasgressivo”, che si oppone alla fluidità dei movimenti tradizionali. Il cinema di finzione si è poi appropriato di questa tecnica per introdurre un maggiore EFFETTO DI REALTÁ, ovvero per mostrare scene che somigliano a quelle di un reportage. L’effetto di realtà (o di reale) è quella particolare sensazione dello spettatore di sentirsi all’interno del film. Un film girato con tecniche documentaristiche (come la macchina mano) dà l’impressione che il fatto stia accadendo qui e ora, in diretta; e che gli uomini e le donne sullo schermo siano dei personaggi reali, e non degli attori che stanno seguendo una sceneggiatura. Si tratta di uno stile usato frequentemente da molti registi del cinema moderno, come Rossellini, Pasolini, Kubrick, Dardenne, Von Trier.

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Dante Albanesi http://cinemaescuola.wordpress.com [email protected]

MACCHINA A MANO ed EFFETTI DI REALTÁ

nel CINEMA DI FINZIONE

La macchina a mano (o a spalla) è quel movimento dove l’operatore, senza l’ausilio di alcuna

apparecchiatura, si muove creando immagini dinamiche. Questi movimenti sono spesso

irregolari, procedono a sbalzi, con tremolii, fuori fuoco, visioni inclinate, errori tecnici vari.

Mancano insomma di quella fluidità che contraddistingue i movimenti realizzati con

equipaggiamenti tecnici più complessi (treppiede, carrelli, dolly, gru). Le riprese a spalla

nascono come una necessità nell’ambito dei reportage giornalistici e del Cinéma vérité,

quando l’unico modo di filmare un evento in corso (un’azione militare o una manifestazione di

massa) era quello di afferrare la macchina da presa e di seguirlo come si poteva. La macchina a

mano è dunque un procedimento linguistico “trasgressivo”, che si oppone alla fluidità dei

movimenti tradizionali.

Il cinema di finzione si è poi appropriato di questa tecnica per introdurre un maggiore

EFFETTO DI REALTÁ, ovvero per mostrare scene che somigliano a quelle di un reportage.

L’effetto di realtà (o di reale) è quella particolare sensazione dello spettatore di sentirsi

all’interno del film. Un film girato con tecniche documentaristiche (come la macchina mano) dà

l’impressione che il fatto stia accadendo qui e ora, in diretta; e che gli uomini e le donne sullo

schermo siano dei personaggi reali, e non degli attori che stanno seguendo una sceneggiatura.

Si tratta di uno stile usato frequentemente da molti registi del cinema moderno, come

Rossellini, Pasolini, Kubrick, Dardenne, Von Trier.

Dante Albanesi http://cinemaescuola.wordpress.com [email protected]

SEQUENZE ANALIZZATE

ROBERTO ROSSELLINI

Roma città aperta (1945)

http://www.dailymotion.com/video/x5t6ix5 (12:40 - la partita di calcio)

Rossellini è uno dei principali fondatori del

Neorealismo, un genere cinematografico che

nasce in Italia all’inizio degli anni ’40, durante la

seconda Guerra Mondiale, in un’epoca di grande

povertà e scarsità di mezzi. I film del Neorealismo

impiegano set reali (senza scenografie aggiunte),

luce quasi sempre naturale e attori presi dalla

strada. La breve scena della partita di calcio con i

bambini e il prete (interpretato da Aldo Fabrizi)

dà l’impressione di non essere una scena di finzione, ma la registrazione di una vera partita. Questa

inedita “impressione di realtà” è dovuta ad uno stile di regia semplice e minimale, privo di effetti, semi-

improvvisato, che ha lo scopo di descrivere la realtà in modo quasi “documentaristico”. In

un’inquadratura neorealistica, ciò che conta è la sua completa aderenza alla realtà.

Francesco, giullare di Dio (1950)

https://youtu.be/N8k0vDkcLps?t=4655 (1:17:35 - il girotondo dei frati)

Nel finale del film, Francesco d’Assisi dà addio ai suoi

confratelli, chiedendo un’ultima prova di obbedienza:

girare ininterrottamente su se stessi fino a perdere

l’equilibrio. La direzione casuale in cui cadranno segnerà

il luogo dove dovranno dirigersi per predicare il Vangelo.

Come nella partita di calcio di Roma città aperta, lo stile

di ripresa semplice e “documentaristico” dona una

sensazione di assoluto realismo.

Francesco, giullare di Dio utilizza solo attori non professionisti. I set, i villaggi, le chiese, i paesaggi, sono

totalmente naturali. Rossellini gira questo film come lo avrebbe girato San Francesco: in completa

povertà.

Dante Albanesi http://cinemaescuola.wordpress.com [email protected]

STANLEY KUBRICK

Dottor Stranamore (1963)

http://altadefinizone.click/HD/watch.php?u=aHR0cDovL2FsdGFkZWZpbml6aW9uZS5waW5rL2ls

LWRvdHRvci1zdHJhbmFtb3JlLw (da 53:50 - Scena della sparatoria)

Kubrick imita in modo perfetto lo stile di regia del

reportage bellico. Varie inquadrature sono filmate da

dietro una rete, come se l’operatore del film non avesse

il coraggio di avvicinarsi alla scena principale. Tutti gli

oggetti in primo piano appaiono sfocati. Altre immagini

sono girate ad altezza terra, con zoom in avanti e

movimenti molto oscillanti. Con un ironico contrasto, la

guerriglia si consuma davanti ad un grande cartellone

con la scritta “Peace is our profession”.

2001: Odissea nello spazio (1968)

https://www.youtube.com/watch?v=UgkyrW2NiwM (Bowman disattiva HAL 9000)

Mentre l’intero film è girato con immagini fortemente simmetriche e movimenti regolarissimi, questa

scena è girata tutta a mano. Con movimenti oscillanti e irregolari (simili a quelli di un documentario), si

pedina il lungo cammino dell’astronauta Bowman verso la stanza che custodisce il cervello di HAL. Nella

colonna sonora (priva di musica) si contrappongono due elementi: da una parte la voce calmissima di

HAL (che prega Bowman di fermarsi); dall’altra il respiro affannoso di Bowman all’interno del casco, che

accentua ancor più la sensazione di realismo.

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Arancia Meccanica (1971)

https://altadefinizione.pink/arancia-meccanica/ (35:00 - la donna dei gatti)

In una casa, adibita a clinica per dimagrire, vive da sola un’attempata proprietaria, in compagnia di un

gran numero di gatti. Una sera i quattro drughi fanno irruzione nella casa. Alex raggiunge la donna nel

suo salotto. Dopo un feroce scambio di battute, lei si arma con un soprammobile, mentre Alex afferra

una grottesca scultura a forma di fallo, con la quale la colpisce.

Kubrick traduce in termini visivi il contrasto tra i concetti di Ordine e Disordine. L’Ordine è rappresentato

da immagini perfettamente simmetriche. Nei due totali che mostrano il salone dove la donna fa

ginnastica e l’ingresso della casa, ogni elemento della scena è in totale equilibrio.

Il Disordine, subito dopo l’ingresso di Alex e il suo scontro con la donna, è rappresentato dalle riprese

con macchina a mano. In queste immagini, realizzate personalmente da Kubrick, si nota un forte margine

di casualità e improvvisazione.

Poi, una volta commesso l’omicidio, come se nulla

fosse accaduto si ristabilisce l’ordine e le

inquadrature tornano simmetriche.

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Barry Lyndon (1974)

https://www.youtube.com/watch?v=TbUYRAS7XI8 (scena del concerto)

La scena è introdotta da una lenta panoramica orizzontale (sx-dx) che esprime un clima di assoluta quiete

e regolarità. La seconda inquadratura è una carrellata indietro: da una porta in fondo al salone entrano

Lord Bullington (il figliastro di Barry) e Bryan (il figlio più piccolo). Lord Bullington è scalzo, perché ha

fatto indossare le proprie scarpe a Bryan, in modo da disturbare rumorosamente il concerto. Giunti al

centro del salone, il figliastro ha un diverbio con la madre, che scappa via in lacrime. Barry segue

impassibile l’intera scena, ma all’improvviso salta addosso al figliastro e lo picchia. Replicando lo stesso

dualismo Ordine/Disordine evidenziato in Arancia meccanica, qui lo stile visivo muta improvvisamente:

tutto è filmato a mano, rompendo la composta simmetria delle immagini precedenti. C’è inoltre un

grottesco contrasto tra l’abbigliamento elegante dei personaggi e la rissa animalesca a cui si

abbandonano.

Dante Albanesi http://cinemaescuola.wordpress.com [email protected]

PIER PAOLO PASOLINI

Il Vangelo secondo Matteo (1964)

https://youtu.be/3R1jegC4FgM?t=6596 ( 1:49:56 - Processo a Gesù)

Pasolini commette una profonda

infrazione stilistica. A differenza di

tutti gli altri film dedicati al Vangelo, il

famoso episodio del processo a Gesù

(Matteo 26, 57-68) viene osservato da

lontano, in campo lungo, con il

protagonista quasi invisibile sullo

sfondo. Il punto di vista è quello

dell’apostolo Pietro, che segue

l’avvenimento a distanza, poiché teme di essere riconosciuto dai soldati e arrestato. Come nel Dottor

Stranamore, la cinepresa imita lo stile del reportage e si posiziona dietro le spalle del pubblico.

A questa inquietante visione a distanza, si aggiunge una colonna sonora fortemente irreale: le voci dei

sommi sacerdoti sembrano provenire da lontano e sono disturbate dai rumori d’ambiente; quella di Gesù

giunge invece limpidissima, come se fosse onnipresente.

VITTORIO DE SETA

Diario di un maestro (1972, 4 puntate da 70’, poi accorpate in un lungometraggio)

https://youtu.be/ULp5GR-HuWw?list=PL6XqccuqmHHt7zuA7Jw6ekPVCN6gtV9wC&t=856

(14:25 - il vivaio delle lucertole)

Ispirandosi liberamente al romanzo autobiografico Un

anno a Pietralata di Albino Bernardini, De Seta compone

un film “ibrido”: mentre le scene con gli adulti (il maestro

D’Angelo, i suoi colleghi e il preside) seguono sempre un

copione, ogni volta che entrano in scena gli alunni, la regia

si abbandona ad un clima di semi-improvvisazione. Nella

realtà, gli “alunni-attori” (abitanti del quartiere Tiburtino

III di Roma) hanno abbandonato la scuola. Ma con questo

film, De Seta costruisce attorno a loro un ambiente

scolastico realistico in ogni dettaglio, nel quale i ragazzi si immergono completamente, immaginando di

essere davvero in una classe.

Dante Albanesi http://cinemaescuola.wordpress.com [email protected]

Per fondere insieme i due registri di documentario e finzione, De Seta e il suo grande operatore Luciano

Tovoli filmano in uno stile da “diretta”, fatto di piani-sequenza, panoramiche veloci e zoom sui volti

parlanti. Il sono è dominato dalla tecnica dell’overlapping, ovvero il “parlarsi sopra”, l’accavallamento

sonoro di più tracce audio, usato per aumentare l'impressione di realtà. Alcune scene, come le rane nello

stagno, l’arrampicata sull’albero, la costruzione del vivaio delle lucertole, rivelano una libertà narrativa

tuttora insuperate nella la storia della televisione italiana.

KATHRYN BYGELOW

Strange Days (1995)

https://altadefinizione.pink/strange-days/

Los Angeles, ultimi giorni

del 1999. Lenny Nero è un

ex-poliziotto che vive

spacciando clip per il “filo-

viaggio”, sulle quali

vengono registrate

esperienze vissute da altri,

che includono vista, udito,

tatto e olfatto. Tramite un lettore “SQUID”, queste esperienze possono essere rivissute da chiunque.

Buona parte del film è composto da questi lunghi piani-sequenza in macchina a mano, che mostrano la

soggettiva di un singolo personaggio. I primi minuti mostrano una rapina dal punto di vista di uno dei

rapinatori: al termine di una lunga corsa, il protagonista sale su un tetto e tenta di saltare il baratro tra

due palazzi, ma non ci riesce e precipita giù.

https://www.youtube.com/watch?v=CW5oGRx9CLM

Strange Days genera una lunga di serie

di film che (con vari pretesti narrativi)

impiegano un uso esteso della

macchina a mano in funzione

“soggettiva”. Un esempio recente

molto simile è il videoclip False Alarm

di Ilya Naishuller con The Weeknd, che

mostra l’evoluzione di una rapina dal

punto di vista di uno dei rapinatori.

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LARS VON TRIER

Le onde del destino (1996)

(00:00 - il matrimonio, 25.30 – il funerale del suicida)

Bess McNeill è una ragazza

scozzese, molto religiosa e con

problemi psicologici. Durante le

frequenti visite in chiesa, dialoga

con Dio cambiando la propria voce.

Quando decide di sposare Jan, un

inglese ateo che lavora in una

piattaforma petrolifera sul mare. La

comunità del paese, fortemente

condizionata dalla religione

calvinista, disapprova questa scelta.

I primi film di Lars Von Trier sono caratterizzati da un’estrema cura formale e da un grande geometrismo

delle immagini. Ma da Le onde del destino in poi, il suo stile muta e si fa volutamente povero e grezzo.

Molte scene sono girate più volte, cambiando il punto di vista e le posizioni degli attori: ciò crea evidenti

errori di continuità che conferiscono al film un clima ambiguo. La cinepresa è sempre rigorosamente a

mano. La musica extradiegetica viene eliminata, ad eccezione dell’inizio di ogni capitolo. Si rinuncia

anche a filtri e luci artificiali, rendendo quindi scure parecchie scene. Questo stile porterà poi al

“Manifesto Dogma”, dove Lars Von Trier e altri suoi colleghi faranno una sorta di “voto di castità”, nel

quale rinunciano a quasi tutte le tecniche più sofisticate del cinema contemporaneo.

La sequenza del matrimonio ha l’aspetto di un filmino amatoriale girato da uno degli ospiti, con riprese

finto-casuali e continui sbalzi sonori. Nella scena del funerale del suicida, Bess, Jan e la loro amica Dodo

cambiano inspiegabilmente posizione nello spazio. In un’inquadratura Jan osserva Bess sorridendo,

seduti sul bagagliaio di un’auto; nella seconda sono abbracciati; nella terza Bess è sola, seduta sull’erba

con le mani sul volto.

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JEAN PIERRE E LUC DARDENNE

Rosetta (1999)

https://youtu.be/C7dguATSODU?t=4721 (1:18:40 - Rosetta riporta a casa sua madre)

Al ritorno dal suo secondo giorno di lavoro, Rosetta trova la madre distesa a terra fuori dalla roulotte,

completamente ubriaca. Con grande fatica la trascina all’interno. Poi telefona al suo titolare, avvisandolo

che non sarebbe più tornata al lavoro. Torna alla roulotte dalla madre e si prepara un uovo. Quindi

chiude porte e finestre e apre i fornelli del gas senza accendere la fiamma, con l’intenzione di uccidersi.

Ma il gas si esaurisce dopo poco. Allora Rosetta esce di nuovo a comprare un’altra bombola di gas; la

trascina spossata verso casa,

mentre alle sue spalle appare

un suo amico in motorino. Lei

cerca di cacciarlo, gettandogli

dei sassi addosso…

L’intera scena ha come centro

di gravità la protagonista:

Rosetta è pedinata in tutte le

sue azioni, anche minime,

spesso con piani

ravvicinatissimi, dove

dominano il suo respiro affannoso (come Bowman in 2001) e i rumori naturali, registrati in presa diretta.

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DANIEL MYRICK ED EDUARDO SANCHEZ

The Blair Witch Project (1999)

https://altadefinizione.pink/blair-witch/

La scritta iniziale del film informa che

nell’ottobre 1994 tre giovani sono

scomparsi durante un’incursione nei

boschi circostanti il villaggio di

Burkittsville. Sono state ritrovate soltanto

le loro pellicole e video, girate con una

telecamera digitale e una cinepresa,

nell’intenzione di realizzare un

documentario sulla strega di Blair.

Tutto il film viene dunque presentato

come un finto documentario, che

assembla in ordine cronologico le

immagini realizzate dai tre protagonisti.

Sono quindi presenti tutte le

caratteristiche tipiche del filmato

amatoriale: sguardi in macchina, immagini

“sporche”, scene troppo buie o fuori

fuoco, stacchi improvvisi, dialoghi

disturbati dai rumori circostanti,

overlapping… A ciò si aggiungere un finale enigmatico: la telecamera utilizzata dalla protagonista cade a

terra e lo schermo si oscura. Un realismo talmente estremo che molti spettatori furono convinti di

vedere un vero documentario.