luce - publisher aidi; no.5/2010 - article “the craft of lighting design”
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Omaggio ai Pink FloydVirtual Walls
La Villa Romana della Farnesina
Stefano Casciani parla di luce e architettura
Il “mestiere della Luce”
Un secolo di energia e di luce a Milano
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Omaggio ai Pink FloydVirtual Walls
La Villa Romana della Farnesina
Stefano Casciani parla di luce e architettura
Il “mestiere della Luce”
Un secolo di energia e di luce a Milano
Via
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LUCE fondata da AIDI nel 1962
Direttore responsabileSilvano Oldani
Direttore scientificoPaolo Soardo
Comitato tecnicoSara Capellari, Laura Colombo, Stefania Dalla Torre,
Ruggero Guanella, Paola Iacomussi, Claudio Liberatore,Marco Loro, Chiara Meschia, Eraldo Parma,
Anna Pellegrino, Marco Pollice, Pierangelo Preti, Lorella Primavera, Margherita Suss,
Corrado Terzi, Laura Vismara
Segreteria di direzioneAnna D’Auria
Organo ufficiale diAIDI Associazione Italiana di Illuminazione
Via Monte Rosa 96, 20149 MilanoTel. 02 87390100 - fax 02 87390187
Direttore editorialeEmanuele Martinelli
Coordinamento editorialeMauro Bozzola
RedazioneAntonella Ricci
PubblicitàArmando Claudi
[email protected] 347 2268908
GraficaAlessandro Tonet
StampaTep, Arti Grafiche
Gli articoli firmati esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano nèl’AIDI, nè la redazione del bimestrale, le quali sono disponibili a riconoscereeventuali diritti d’autore per le immagini pubblicate, non avendone avuto lapossibilità in precedenza. I manoscritti, anche se non pubblicati, non si restitu-iscono. Tutte le pubblicazioni su Luce avvengono senza eventuali protezioni dibrevetti d’invenzione: inoltre i nomi delle merci, coperti da eventuale marchioregistrato, vengono utilizzati senza tenerne conto.
Registrata presso il Registro della Stampa del Tribunaledi Milano al n. 77 del 25/2/1971. ISSN 1828-0560
www.gruppoitaliaenergia.it
Editoriale
La “Luce nelle chiese” in un nuovo libro AIDIdi Silvano Oldani
3
News ed Eventi
Il Piano della luce di Roma 2010-2020di Silvano Oldani
78
Terza Pagina
Stefano Cascianiparla di luce e architetturadi Maurizio De Caro
4
Progettare con la Luce
La Villa Romanadella Farnesina di Carolina De Camillis
e Riccardo Fibbi
42
Luce sulle Regole
“Made in Italy”: un’origine geografica tutta da valutaredi Daniela Mainini
64
Innovazione
Effetti fotobiologici sui prodotti di illuminazione Leddi Roberto Inclinati
74
Scenari contemporanei
Virtual Walls.Omaggio ai Pink Floyddi Marco Frascarolo
12
Un secolo di Energia e di Luce a Milanodi Gianni Ravelli
22
Il “mestiere
della Luce”di Susanna Antico
34
Bando di gara di “qualità” per l’affidamento dell’incarico di redazionedei “Piani della luce”di Marco Loro
68
Sette installazioni alla Triennale per raccontare con la luce un archivio fotograficodi Luca Cipelletti
30
Festeggiato Dean Skira con “My light”di Alessia Guadalupi
79
Progetto funzionalee scenograficodella luce a Palazzo Barberinidi Adriano Caputo
52
Innovazione e tecnologia Led in un Impianto pilota per la Provincia di Bergamo.L’incontro con i progettistidi Mauro Bozzola
58
Virtual Walls. Omaggio ai Pink FloidFoto di Michele Bruno
L’immagine dell’AEM nella sua rappresentazione storicadi Biagio Longo
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Progetto3_Layout 1 11/01/11 14:04 Pagina 1
II “MESTIERE DELLA LUCE”di Susanna Antico
Occuparsi d’illuminazione significa osservare lo scenario che sitrasforma e progettare la città visibile. Il Piano della Luce comestrumento per rendere la città notturna a “misura d’uomo”.
Susanna Antico - Studio Susanna Antico Lighting Design
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La luce nello spazio urbano è uno strumento unicoche consente di trasformare il paesaggio notturno. Laluce può nascondere o mettere in mostra perché hapotenzialità evocative ed emotive fortissime. Negli ultimi anni è cresciuta l’attenzione nei con-fronti di una giusta illuminazione e quindi verso ilprogetto della luce. Ma, mentre il “mestiere della lu-
ce” in paesi come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, laFrancia, il Belgio ecc. è ormai un’attività con ampioriconoscimento culturale e pubblico, in Italia fatica atrovare il suo posto, anche se è nata da un’esigenzasempre più forte di stare al passo con l’evoluzioneculturale e sociale che stiamo vivendo. Nell’ottica dibenessere, qualità di vita e attenzione all’ambienteche caratterizza questo secolo, l’illuminazione pub-blica assume più di prima un’importanza particolare,è una materia sempre più articolata e decisiva perchécapace di influenzare a livello biologico sia il benes-sere fisico che psicologico dell’uomo. Il concetto diilluminazione pubblica è relativamente recente, an-che se certi edifici come castelli o conventi hannosempre avuto un'illuminazione notturna continua,assicurata mediante torce o bracieri. L'illuminazione pubblica coincide all'inizio, e ancheoggi in gran parte, con l'illuminazione stradale. Lacittà di Parigi nel 1825 è stata la prima – da questo ilsoprannome di Ville Lumière – ad avere un sistemacentralizzato di illuminazione pubblica, ma si tratta-va ancora di lampade a gas. È nel 1878 che avvienela svolta. Thomas Edison progetta la prima lampadinaa incandescenza. L'affermazione su grande scala di questo sistema diilluminazione è dovuta sia alla facilità di impiego, al-la tonalità, alla costanza della luce, sia al rapido pro-gredire dell'industria elettrica che ha consentito diportare ovunque l'energia necessaria. Il primo im-pianto di illuminazione pubblica a incandescenza fumontato a New York nel 1882 e due anni dopo in Eu-ropa, a Milano.La continua evoluzione della tecnologia ha sì per-messo di disporre di una luce migliore nel corso deidecenni, ma da sola non è certo sufficiente: è neces-saria invece una serie di competenze diversificateper riuscire a creare uno scenario che sia completo.L’uomo è il protagonista delle città – piccole o grandimetropoli che siano – e queste devono essere pensa-te, progettate (e illuminate) per lui.Occuparsi d’illuminazione pubblica o più propria-mente urbana/ambientale oggi significa osservare lo
Sul prossimo numero di LUCE verranno trattati in maniera piùapprofondita e tecnica due Piani della Luce progettati dallo StudioSusanna Antico per le città di Mechelen e Anversa entrambe inBelgio, dove il lighting designer viene invitato dagli stessi comunia modellare la luce per rendere affascinante, vivibile e sicura lacittà di notte.
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Scenari
Contemporanei
scenario che si trasforma e progettare interventi diun’importanza spesso decisiva nella costruzione del-la città visibile. All’estero, anche dove non è obbliga-torio, nei testi dei bandi di concorso per i Piani dellaLuce spesso si legge la volontà di trovare un progettoche restituisca un’immagine notturna aderente a quelladiurna o che ne crei una nuova anche totalmente auto-noma, inaspettata, strategica. Un concept che favoriscala vita della città anche dopo il tramonto, incrementan-do la sicurezza ma anche la valorizzazione di edifici eluoghi d’interesse secondo le vocazioni intrinseche edunque specifiche del territorio. Il progetto viene co-struito insieme a studi urbanistici e sociologici legatialla vita quotidiana dell’organismo-città e ai comporta-menti dell’uomo che lo abita. Oggi infatti, sempre di più, si avverte la forte volontàdei cittadini di vivere la propria città anche nelle oreserali fino a notte: non si “scappa” più nelle proprie
abitazioni, ma si decide di restare negli spazi pubblici,nelle piazze, nei centri pedonali. Le amministrazionicomunali non possono fare altro che recepire il mes-saggio degli abitanti, compresi i turisti, e migliorare –spesso modificando radicalmente – l’aspetto notturnodelle loro città. Non ci si limita a una semplice operazione di “miglio-ramento”, piuttosto a un intervento che elevi il livelloqualitativo – e non quantitativo – degli impianti di illu-minazione, pensato per arricchire e non escludere ilvalore del patrimonio sociale, culturale e architettoni-co della città. Ed è proprio in questa fase di nuova co-scienza sociologica o sostenibilità sociale, se si può di-re, che entrano in scena figure decisive con conoscen-ze e capacità molto specifiche. La luce quindi, come un vero e proprio “nuovo mate-riale da costruzione”, permette di creare le premesseper una stretta collaborazione, un tempo impensabile,
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fra architetti, ingegneri, urbanisti e lighting designers. Ilpaesaggista che conosce il territorio, l'urbanista che èin grado di leggere la città, l’architetto che integra l'il-luminazione con l'edificio, e infine il lighting designerche fa da collante fondamentale fra tutti, perché la co-noscenza dell'architettura e della sua integrazione conil tessuto urbano gli permette di organizzare la scenaluminosa tenendo conto delle reazioni istintive del-l'uomo. Questo nuovo atteggiamento delle ammini-strazioni comunali vale sia per l’illuminazione di mo-numenti e piazze, luoghi che spesso identificano il va-lore di una città e che ne determinano l’identità unica,ma anche per l’illuminazione strettamente stradale perla quale il progetto di luce è frutto di valutazioni com-plesse che vanno oltre la scelta della sorgente e la de-finizione di soglie di illuminamento dettate dalle nor-mative. In questo clima di cooperazione, a tutti i pro-fessionisti di riferimento viene richiesta la conoscenza
dell’esigenze di mercato, i livelli tecnologici e qualita-tivi, ma anche un forte senso estetico. In Belgio, comein Francia e in Gran Bretagna, è ormai prassi comuneche il progettista sia una figura intellettualmente pron-ta a gestire, a riconoscere e a decidere per una città,azioni che non si esauriscono certo nel ridimensiona-mento di impianti già esistenti, né nel posizionamentodettato dalla sicurezza, né tantomeno nel mero calco-lo di cd/m2 necessarie per una corretta illuminazionefunzionale. Per questi motivi, colui che redige il Piano della Lucedeve saper affrontare caso per caso ogni città, ricono-scendone il costruito e il rapporto dei cittadini conquesto. Le soluzioni da identificare spaziano da scelteilluminotecniche per i grandi assi stradali a un’analisidella struttura della città e il riconoscimento di caratte-ristiche comuni a diverse aree nelle quali interveniresia dal punto di vista tecnico che estetico.
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Scenari
Contemporanei
Considerando la luce come qualcosa di culturale pri-ma che tecnico, diventa possibile una progettazionecompleta. Comfort visivo, sicurezza pedonale e vei-colare, valorizzazione e scenografia sono le paroled’ordine per riuscire a coniugare le diverse facce del-la stessa città. Trovarsi a progettare per luoghi consi-derati insicuri, pur essendo dotati di elevati livelli diilluminamento, dimostra l’importanza di una correttailluminazione, non di tanta luce: spesso si tratta diluoghi con un’illuminazione decisamente sgradevo-le, motivo che spinge gli abitanti ad evitarli e perquesto diventano insicuri. L’uomo è abituato alla lucedel sole e grazie a questa legge una serie di informazio-ni fondamentali per determinare orientamento e cono-scenza di un luogo. Il progettista della luce è educato afare questo, a dosare la luce artificiale secondo precisegerarchie: illuminare indistintamente tutto equivarreb-be a non illuminare niente. Si deve guidare l’occhio,
mettendo accenti luminosi solo su determinati elemen-ti urbani (che non necessariamente devono essere imonumenti) e a volte questa concezione si scontra conquanto stabilito dalle normative che mirano al contra-rio solo ad una progressiva sostituzione delle sorgentiluminose e ad una riduzione dei consumi energetici. La vera questione è che si sente sempre di più la neces-sità di aggiungere qualcosa a queste normative che al-trimenti rischiano di rimanere strumenti incompleti senon addirittura carenti. Il Piano della Luce in Italia, omeglio il PRIC (Piano Regolatore dell’IlluminazioneComunale) viene definito come strumento di pianifica-zione urbana che va ad integrarsi con altri strumenticome il Piano Regolatore Generale, il Piano Particola-reggiato e i Piani di Recupero, il Piano Urbano del Traf-fico, il Piano del Colore, il Piano del Rumore e il PianoEnergetico. Rispondendo però principalmente ad esi-genze legate alla sicurezza, alla razionalizzazione del-
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le scelte e alla limitazione dell’inquinamento lumino-so risulta, come già accennato sopra limitato, ma so-prattutto limitante per i progettisti illuminotecnici. Obiettivi come il risparmio energetico e l’attenzioneall’inquinamento luminoso sono importanti, ma nonsono sufficienti per riuscire a seguire le trasformazionidell'organismo urbano: si corre il rischio di fare un usobanale di uno strumento che ha potenzialità molto am-pie. Il Lighting Designer in quanto progettista e dunqueprofessionista educato a tener conto di tutti i fattori ingioco, assegna secondo la sua esperienza e valutazio-ne di sintesi il giusto peso ai diversi aspetti. Decidereche le potenze impegnate siano da ridurre, stabilendola mera sostituzione delle sorgenti luminose, rischiasolo di peggiorare la qualità della vita degli abitanti. IlPiano della Luce mira a creare una serie di strumenti eprocedure che consentano di controllare ogni singoloprogetto urbano futuro in modo che venga avvertita
sempre una regìa globale. La conformità sia a caratterefunzionale che architettonico, dei progetti illuminotec-nici che verranno sviluppati negli anni, dovrà attenersialle indicazioni del piano generale che a sua volta saràstato ideato in congruenza con le direttive dei piani ur-banistici vigenti o in via d’elaborazione. Infatti, illumi-nare il singolo monumento, la singola facciata, oppurela singola piazza, comporta una frammentazione del-l’immagine della città, la falsificazione del rapportocompositivo fra lo spazio e l'architettura e una perce-zione sbagliata dei suoi significati. Cercando di respin-gere questo modus operandi in un'ottica generale diottimizzazione degli interventi presenti e futuri, si evi-tano le realizzazioni frazionate ed episodiche e i con-seguenti sprechi di risorse pubbliche. C’è bisogno di una regìa complessiva. Con questo ter-mine si intende la capacità, che appartiene al LightingDesigner, di interpretare cosa e come illuminare, sulla
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Scenari
Contemporanei
base di una conoscenza approfondita delle caratteristi-che urbanistiche, morfologiche, storiche e funzionalidel luogo. La luce quando viene applicata al contestourbano ha due valenze : luce come complemento checomporta la sua applicazione ad altre strutture connes-se, diventando quindi mezzo di rivelazione e di valo-rizzazione; oppure luce come elemento, collegata allacreazione di nuove figure e capace di fornire importan-ti informazioni spaziali anche di notte. Volendo mettere ordine, l’illuminazione prettamentefunzionale è complemento, mentre quella scenografi-ca è elemento, ma è la composizione di questi due ap-procci che forma l’immagine notturna idealizzata perla città. Non bisogna dimenticare che chi progetta de-ve migliorare la qualità della vita, rendere le città piùfruibili. Per questo il lavoro del Lighting Designer co-mincia come ricerca e analisi socio-urbanistica per de-terminare come dovrebbe essere vista una città e comefunziona l’orientamento dei suoi abitanti. Mai comeprima deve prevalere la scala dell’uomo, dell’utente:per muoversi in sicurezza in macchina c’è bisogno dilivelli di illuminamento orizzontali, mentre per l'uomoche percorre la città a piedi sono necessari punti di ri-ferimento verticali. Dove lo scorrimento veicolare ha un andamento velo-ce, sono previsti livelli di illuminamento molto elevatisui piani orizzontali e questa tendenza viene favoritadalla normativa che fissa esclusivamente livelli di illu-minamento minimi e spinge così le amministrazioni adabbondare con la luce, come se più luce fosse sinoni-mo di più sicurezza. Privilegiando invece un’illuminazione stradale di baseleggera e uniforme, in modo che l’occhio non debbacontinuamente adattarsi, è possibile mettere in rilievosolo determinati elementi urbani partendo da livelli diilluminamento decisamente inferiori. Non si ragionapiù per dare il massimo, ma si punta a garantire il mi-nimo e su quello si costruisce il progetto della luce.Ultimamente, il ruolo dell’illuminazione nelle città èdiventato argomento principe di diversi convegni emanifestazioni in Italia: ad esempio a inizio estate la
Festa dell’Architettura a Roma, durante la quale la lu-ce è stata protagonista sia dal punto di vista scenogra-fico che energetico, il convegno “Quale illuminazioneper i centri storici? Il caso di Napoli” - organizzatodall’AIDI insieme con l’Università di Federico II -espressamente dedicato all’illuminazione dei centristorici, in vista del grande progetto di riqualificazionedella città campana, poi a Milano il Festival Interna-zionale della Luce e a Torino la ormai rinomata “Lucid’Artista”, fino a chiudere con Lecce che ha ospitatodue giornate di approfondimento riguardo i Piani dellaLuce e l’uso dei Led. Fra le diverse città europee chehanno affrontato la questione dei Piani della Luce, dicerto Lione rimane il caso esemplare perché ha rag-giunto già una seconda fase, ha fatto scuola, ha per-messo a molti di capire come calibrare meglio il pro-getto e le linee guida. Già negli anni Ottanta con una capacità unica di con-siderare la luce parte integrante dell’urbanistica, è riu-scita a riproporre di notte la forte personalità che la ca-ratterizza di giorno. Qui, il Piano della Luce è sinoni-mo di qualità urbana e architettonica e gli impianti diilluminazione pubblica ricoprono il ruolo di guida estrumento per l’orientamento di tutti coloro che arriva-no in città. I quartieri vengono trattati come entità a sé,enfatizzando il carattere ambientale o quello urbano,quello fluviale; le potenzialità scenografiche di alcuniluoghi vengono incrementate e sono usate comepunti di un percorso per una lettura complessiva deltessuto urbano. Grandi vie d’accesso e prospettivedominanti fanno poi da contorno in uno scenario ar-monico che trasforma la città in un vero e proprio or-ganismo compatto e accogliente.Per concludere questo focus sulla nuova importanzache stanno acquisendo e che dovrebbero continuaread acquisire i Piani della Luce, occorre sottolinearela forte valenza culturale e sociale di questi. Che sitratti di una grande metropoli oppure di una localitàdi montagna, il Piano della Luce, insieme con gli al-tri strumenti urbanistici, è uno strumento fondamen-tale per rendere la città notturna a “misura d’uomo”.
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