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L’Ottavo Cancello (Verità scomode di un medico pianista) Genere: Narrativa non fiction E' la storia vera di un ex medico del carcere di San Vittore, non di un eroe, ma semplicemente di un uomo giusto, che desiderava venisse garantito a tutti i detenuti il diritto di essere curati. Una vicenda disarmante che lo vede protagonista di un inganno perpetrato dallo Stato nei suoi confronti, mirato a escluderlo dal proprio ruolo di medico solo perché si era messo di traverso rispetto ai consolidati meccanismi del potere. Incarcerato per due mesi, sospeso dell'Ordine dei Medici, si vede costretto, per sopravvivere, a ricorrere al proprio talento naturale per la musica. L’odissea giudiziaria si trascina per quasi un decennio. In molti degli episodi narrati emerge, sin dal dopoguerra, la questione tuttora irrisolta delle condizioni disastrose in cui vivono la maggior parte dei detenuti nelle carceri italiane. Un dialogo scorrevole, ma pregno di verità, ricco di aneddoti originali su personaggi noti alla cronaca giudiziaria dagli anni ’60 agli anni ’80.

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2. 1Fabio PollachiniLOttavo CancelloVerit scomode di un medico pianistaEstrattoCapitoli 1,2,3www.fabiopollachini.comfabiopollachini.blogspot.com 3. 2Non vero che il ricercatore insegue la verit, laverit che insegue il ricercatore(Robert Musil)Salvatore Caminiti 4. 3PrefazioneQuesto libro tratta di verit ma non un libro-verit.Nella maggior parte dei casi, i cosiddetti libri-verit vanno allaricerca di una realt celata. Il che comporta quasi sempre un costomolto elevato, sia in termini di risorse che di rischi. La verit, pertale tipo di visione, diviene una sorta di caccia spasmodica a unapreda ben nascosta nella propria tana, dopo averne accuratamenteoccultato le tracce. Catturarla non sar semplice. Ma una voltacarpita, si mostrer circoscritta a un orizzonte limitato di realt,legata esclusivamente a valori relativi della natura umana.Esiste invece unaltra verit, universale, la cui caratteristicapeculiare quella di manifestarsi autonomamente nelle pi svariatee imprevedibili forme, per far s che venga diffusa e compresa, senzache non sia neppure necessario andarle incontro. Quasi fosse dinatura numinosa, pu avere la facolt di mostrarsi anche a chi nonla stia espressamente cercando, attraverso una logica non semprecomprensibile razionalmente. In sostanza, come ci narra AlessandroManzoni, qualcosa di simile accadde ne I Promessi Sposi, graziealla Provvidenza che, mettendo in luce la verit, chiar infinedilemmi che sembravano irrisolvibili ai pi.Ovviamente Manzoni leg gli interventi soprannaturali a una visionereligiosa cristiano-cattolica. Tuttavia anche il lettore laico potrconstatare come alcuni avvenimenti determinanti nella storiadellumanit appaiano circondati da un alone impalpabile disincronicit, apparentemente misteriosa e inspiegabile, chepreludono a una svolta risolutiva determinante, appartenente, se cossi pu dire, a una realt non ancora compresa. Basti pensare altragico tracollo di feroci dittature, apparentemente destinate adurare secoli, alle guarigioni inspiegabili e ai cambiamenti repentinidi rotta nella propria vita. Ci si rende conto indirettamente di tale 5. 4potenzialit di svolta, quando avvertiamo emozioni intense, a voltefino alla commozione, senza che vi sia una motivazioneapparentemente logica, nutrendoci di una sensazione simile a quelladellinfinito. Ed quasi certamente questa natura di energiaimpalpabile e sfuggente che ha permesso allessere umano disalvarsi pi volte dallautodistruzione, percorrendo senza errorifatali il cammino dellevoluzione. Una sensazione vivida che siavverte, ad esempio, quando si leggono Gandhi, Buddha, Cristo, ealtre testi di Maestri spirituali.E innegabile che, come i liberi pensatori, pur non prendendo inconsiderazione il senso del divino, rimane la percezione sottile mamolto netta della piccola parte di verit che ci data concepire.Questo volume pu costituire, al di l dei fatti narrati, un utileausilio anche per coloro che si dedicano a un percorso di ricercainteriore.A me personalmente, questa verit si manifestata, in modoapparentemente casuale, un giorno di fine dicembre 2010, attraversolincontro con il dottor Salvatore Caminiti, (allepoca dei fattimedico del carcere di San Vittore) coinvolto suo malgrado in unaffaire giudiziario dalle tinte fosche, e la conoscenza delle vicendee dei personaggi che ne fanno parteGli avvenimenti hanno avuto luogo in un periodo compreso tra glianni 40 e 90, e si incrociano con alcuni protagonisti di una parteancora poco nota della storia recente dItalia, tra cui quella dellarealt del mondo carcerario, per molti anni mistificata dalladisinformazione. A trentanni dagli eventi rimane purtroppo ancoraun argomento di attualit, e i problemi strutturali sono rimastiirrisolti. Sembravano vicende dimenticate dal tempo, ridotte a unplico polveroso di carte e di ricordi personali di Salvatore, di cuierano rimasti a conoscenza, e non in modo esauriente, soltanto i suoifamiliari e pochi amici intimi. Ebbene, la verit in qualche modopremeva per venire a galla, e la storia ha ripreso vita. Quellevicende dolorose e per certo versi eroiche, si sono rianimate con 6. 5rinnovato vigore, spinte dalla necessit di essere conosciute da unpubblico che le ignorava.Non si tratta di un atto di accusa nei confronti di coloro che lohanno ingiustamente e in malafede condannato, n di un tentativopostumo di contestare lazione svolta da soggetti e autorit, che, puravendo avuto a vario titolo, responsabilit dirette o morali nellosvolgimento dei fatti, non rappresentano lobiettivo del libro. Il testosi propone piuttosto di mettere in luce i preziosi insegnamenti diumanit, abnegazione, onest intellettuale di Salvatore Caminiti, inmodo particolare per quanto concerne lintegrit piscofisica, ladignit, il diritto alla salute di ogni essere umano, e in fondo lamodestia e il coraggio da lui lasciati in eredit. 7. 6RingraziamentiUn grazie di cuore a Salvatore Caminiti per la disponibilit e lapazienza dimostrate durante i nostri incontri e a Davide Rotaper la preziosa e fattiva collaborazione alla stesura di questotesto.a Serenella 8. 7Nota dellautoreI nomi di alcuni personaggi menzionati nel testo sono statisostituiti, in quanto relativi a persone coinvolte e in qualchecaso ancora attive, nel sistema politico-giudiziario italiano.In altri casi la sostituzione avvenuta semplicemente permotivi di tutela della privacy.Le vicende e le circostanze descritte, al contrario, non sonostate in alcun modo manipolate e corrispondono pertanto allarealt dei fatti. 9. 8Capitolo 1LincontroNatale 2010,sembra un Natale come tanti altri, luci, alberi addobbati, regali,cene luculliane, parenti, amici, giochi.Con Serenella sono ospite per qualche giorno a casa di suasorella, in un paese non lontano da Bellagio. Da un latomontagne non molto elevate, dallaltro, in basso, il lago diComo.Mi ricorda non poco i luoghi dove ora abito, ormai potreidefinirmi uomo di lago di adozione.Vivo da un po di tempo in un borgo affacciato sulla rivalombarda del lago Maggiore, detta sponda magra. Il paesaggioprealpino praticamente identico.Fin qui niente di nuovo, le due zone sono molto belle, meritanodi essere visitate, e tutto finirebbe l, se non fosse che per me,non so per quale motivo, proprio questa armonia di paesaggiofavorisce lispirazione, origina nuove sensazioni e, parrebbeincredibile, genera nuovi scenari.Non per nulla, il romanzo precedente ha visto la luce ed stato,se cos si pu dire, battezzato nelle acque del Verbano (forsenon una coincidenza il fatto che mi trovo nella terra di autorigeniali quali Piero Chiara, Dario Fo, Vittorio Sereni nonch delmio amico scrittore Davide Rota).Tornando al Natale, Serenella, il giorno successivo, mi proponedi andare a fare una salutare passeggiata per incontrare iCaminiti, che si trovano lungo il percorso.L per l, evidentemente ancora stordito dellaccesso di cibo ebrindisi, non riesco a realizzare, e penso alle cose pi strane.Chiss per quale motivo, mi convinco che i Caminiti siano gli 10. 9eredi di un antico ordine religioso. Forse penso - c unpresepe, magari vivente, da vedere.Chiedo delucidazioni I Caminiti? Non ho visto altre chiese neiparaggi, oltre alla parrocchia in centro paese.Ma coshai capito, non ti ricordi di Salvatore Caminiti, quelbravo medico, disponibile con tutti, che suonavameravigliosamente il piano, e la cui vita stata stravolta da uninverosimile caso giudiziario?.Ah adesso ricordo, scusami ma leffetto the day after, dopole ripetute trasgressioni eno-gastronomiche, piuttostodifficoltoso riprendere la lucidit di tutti i giorni.Ci aspettano, gli abbiamo parlato di te, vuole conoscerti, miha confessato spiritosamente che se devi essere il miocompagno, ritiene necessaria la sua approvazione.Va bene andiamo, a quanto pare siete amici da molti anni?.Moltissimi, non ricordo quanti.Ci incamminiamo, giunti davanti alla villa, premo il tasto delcampanello, che diffonde uno strano ma gradevole tintinnioacuto. Caminiti apre la porta e ci appare sulla soglia. Serenellasi prodiga nelle presentazioni, mentre arriva anche sua moglieAntonella. Salvatore un uomo anziano un po provato.Avanza leggermente ingobbito, a piccoli passi, strascicandoleggermente i piedi.Ci fanno accomodare, i loro sguardi benevoli sono accompa-gnati da sorrisi spontanei, non di circostanza.Capisco immediatamente di essere stato, sin dal primo istante,bene accolto, prima ancora di aver pronunciato verbo.Mi trovo seduto su un divano in un ampio salone a elle, dove,dietro un biliardo, e un frigorifero vintage rosso con il marchiodella Coca-Cola, si scorge un pianoforte verticale.Pur essendo la prima volta che incontro Salvatore e sua moglie,latmosfera si fa subito molto cordiale.Salvatore si siede su una poltrona di fronte a me, mentreAntonella si accomoda vicino a Serenella, che resta leggermen- 11. 10mente pi distante. Esordisce informandolo della nostrapassione comune per la musica pop-jazz e della mia grandecompetenza, in realt non cos approfondita.Un po imbarazzato cerco di minimizzare. Chiedo a Salvatoredei generi e degli interpreti da lui preferiti. Tutto sembrascorrere tranquillamente, ben presto tuttavia il discorso sisposta, quasi automaticamente, sul suo passato.Non desidero ridurre la conversazione a due parlando solobrani, artisti e generi musicali. Mi ritornano alla mente queivaghi cenni delle vicende sulle false accuse per le quali avevadovuto pagare duramente.Nonostante la frammentariet dei dati a mia conoscenza, me liritrovo gi cos radicati nei miei pensieri che non posso fare ameno in qualche modo di cominciare a porgli delle domande.La mia non semplice curiosit, sento che molto di pi.A sua volta Salvatore, come se si fosse gi instaurato tra di noiun rapporto di empatia, si predispone a rispondere primaancora che gli venga formulata la domanda.In proposito a quelle circostanze, che risultano difficili daspiegare con linearit, ci ritroviamo a parlare delle suevicissitudini come se fossimo in confidenza da tempoimmemorabile. Ulteriormente spronato da Serenella, Salvatoreinizia a raccontare. Antonella ascolta in silenzio; forse siaspetta di venire a conoscenza di qualcosa di nuovo, mainarrato prima.In una ventina di minuti riesce a condensare i fatti principalidella sua vita, accaduti tra gli anni 40 e 90.Un breve ma efficace excursus che suscita in tutti noi unsusseguirsi di emozioni e sentimenti, tanto da spingermi a dire:Ci potresti scrivere un libro...Un libro? Non ci ho mai pensato, non so scrivere risponde.Insisto Ma dai, non vero, se vuoi, puoi scriverlo benissimo.Non fa per me scrivere, lasciamo a ciascuno il propriomestiere. 12. 11Mi rendo conto come Salvatore sia una persona modesta. Loosservo. La sua postura manifesta una stanchezza non solofisica, ma proveniente da un passato che chiede non pi unagiustizia fondata sulle leggi delluomo, ma un risarcimentomorale. Scruto il suo volto. Sono i lineamenti consumati di unvecchio saggio, in possesso di verit da tramandare, ma di cuiquasi certamente non ha piena consapevolezza.Indugio un attimo e penso che quel racconto breve mailluminante non pu restare lettera morta. Mi rendo conto chesarebbe di fondamentale importanza. Si fonde con la storiarecente dItalia e racchiude in s valori universali datrasmettere. Pertanto non merita di finire nel dimenticatoio,anzi avverto che questa verit vuole emergere con tutta lapropria spinta propulsiva. Propongo quindi, esprimendola comeuna battuta: Allora te lo scrivo io il libro! e, notandolo perniente stupito aggiungo: Sei disposto a dedicarmi tutto iltempo necessario per gli incontri?.Salvatore, con una lieve smorfia di soddisfazione, come sequesto fosse un momento atteso da tempo, risponde deciso:Certamente, ma avrai anche bisogno di carte, articoli, attiprocessuali e via discorrendo, tutto materiale che conservoaccuratamente in un cassetto.Va bene, quando cominciamo? domando entusiasta, tra ilserio e il faceto.Quando vuoi, dopo le vacanze di Natale.Trascorso qualche giorno realizzo che probabilmente non si trattato di una semplice coincidenza, chiss.Forse una parte di Salvatore chiedeva da anni di ritornare allaluce, ed possibile che io abbia favorito questa opportunit.E cos mi ritrovo a Milano in un tiepido pomeriggio di gennaiopronto a iniziare quello che si tradurr in una serie di lunghe,stimolanti conversazioni con Salvatore, nella sua casa di citt.Pensando allincontro tanto desiderato, mi accorgo tuttavia di 13. 12aver perso lautocontrollo. Sono catturato dallemozione, temodi non essere allaltezza del compito.Nonostante il sole in fronte e il riscaldamento dellauto le miemani non riescono a scaldarsi, il volante continua a sembrarmitroppo freddo.Avverto brividi lungo la schiena, dallo specchietto retrovisoremi accorgo di essere impallidito.Mi immagino impacciato, balbettante. Non sono un giornalista,non sono pratico di interviste, servizi o cose simili.Malgrado ci mi rendo conto che sarebbe controproducentepresentarmi allappuntamento in preda allansia.Cerco pertanto di distrarmi, ascolto dallautoradio musica adalto volume, mi metto a canticchiare. Ma penso al climaamichevole, alla modestia e giovialit del personaggio cheincontrer, finch giunge fortunatamente una forza interiore,un raggio di consapevolezza, che mi rasserena e mi fa superarequel momento di impaccio. Ho come la sensazione di essere unbambino condotto per mano da una creatura, sconosciuta maallo stesso tempo tranquillizzante, verso una meta inesplorata.Mi sento meglio, trovo pure da parcheggiare lauto senzadifficolt sotto labitazione di Salvatore, cosa che, visto iltraffico, mi stupisce alquanto.Mi accoglie Antonella, cerca subito di mettermi a mio agio,salutandomi con un caloroso abbraccio.Mi conduce nel salone, dove c Salvatore, che mi attendesorridente. Ci salutiamo e ci abbracciamo. Mi fa accomodaresu una poltrona. Ora mi sento effettivamente a mio agio.Salvatore si alza, mi chiede di aspettarlo qualche minuto e sireca nel suo studio.Mentre attendo, non posso fare a meno di notare un pianofortea mezza coda Steinway in un angolo del salone.Nel medesimo istante Antonella mi porta un caff espresso dalprofumo invitante. 14. 13Poco dopo Salvatore ritorna con un plico di ritagli di giornale,lettere e documenti. 15. 14Capitolo 2Dagli anni 40 agli anni 60Il padre di SalvatorePrima di tutto ti voglio spiegare perch ti ho portato questidocumenti. - comincia a raccontare - Mio padre era del 900, sichiamava Santi, anche lui medico durante la seconda guerramondiale. Nel 42 fu richiamato al servizio militare.In quanto ultraquarantenne venne considerato vecchio, per cuidestinato, in qualit di ufficiale medico, a Milano, presso ilcarcere di San Vittore.Conservo tra laltro un ritaglio di giornale, eccolo. E unarticolo di Indro Montanelli relativo alla propria detenzione.Parla di un medico che lo cur dopo le percosse ricevute dalleSS e fece in modo di sottrarlo allisolamento e consentirgli unregime carcerario meno duro.Ritengo con certezza che si riferisse proprio a mio padre, vistoche allora era lunico medico presente nel carcere.In pieno periodo bellico quindi era lui che curava i detenuti e diconseguenza i partigiani della Brigata Garibaldi, della qualeegli stesso fece parte, catturati dai tedeschi e dai repubblichini.Non solo cercava di curarli nel migliore dei modi, con le scarserisorse a disposizione in quel periodo, ma si prodigava in tuttimodi per far loro evitare un trattamento o un destino peggiori.Terminata la guerra, per i meriti riconosciuti nel proprio lavoro,venne contattato dal Ministero di Grazia e Giustizia, dove gliproposero di creare e gestire il nuovo centro clinico allinterno 16. 15Corriere della Sera 22/07/2005. Lettera in cui Montanelli menziona ilmedico del carcere di San Vittoredel carcere.Mio padre accett ed esercit fino alla sua morte, avvenuta nel1969, il ruolo il direttore sanitario nonch chirurgo ufficialedella struttura, insieme a un equipe di altri medici.Per la sue competenze professionali divenne nel contempoanche presidente allospedale Fatebenefratelli di Milano.Sei di origine siciliana, giusto?S, mio padre era messinese. Un Caminiti nel 1819 fondSanta Teresa di Riva, vicino a Catania, in pratica non c 17. 16nessuno pi terrone di me!Ho fatto una ricerca in internet, dove ho trovato la storia deimiei antenati. C anche un libro su un certo Angelo Caminiti,che si ribell contro un comune di montagna che dominava suquelli circostanti. Allora i comuni erano arroccati sullasommit dei colli, per poter avvistare e proteggersi dalleinvasioni via mare di barbari e pirati. Sulla battigia non ceranocase. Quando si cominci a costruire sul litorale, i suddettiSignori dei comuni, pretesero le tasse sui terreni e gli immobilia mare, applicando gli stessi criteri imposti nei borghi arroccatisulle alture. Angelo Caminiti fu il primo a ribellarsi. Cambi leregole e ottenne molte concessioni, tra cui lautonomiaamministrativa di diverse localit. Mia nonna materna inveceera una contessa De Leiva, casata famosa per la monaca diMonza. Antonio de Leyva, generalissimo dellarmata di CarloV, nel 1550 dalla Spagna venne in Italia. Era al comando diuna zona del Nord che comprendeva Milano e Monza. Sposuna Marino, appartenente alla casata che edific PalazzoMarino, attuale sede del Comune di Milano, tanto perintenderci.Ebbe due figli, un maschio e una femmina. Il maschioscomparve ancor giovane, mentre la femmina divenne lacelebre monaca di Monza. Francamente non credo di esseresuo discendente, in quanto lei ebbe una bambina, che morallet di 5-6 anni. In proposito venne realizzata, dallo scrittoreMario Mazzucchelli, una ricerca presso larchiviodellArcivescovado di Milano 50 anni fa. Vi sono riportati tuttii documenti relativi al processo risalenti al 1590, e descrittepersino le torture a lei inflitte, con particolari a dir pocoraccapriccianti. 18. 17Quando la madre della Monaca di Monza mor, il generale deLeyva torn in Spagna e si spos nuovamente con una donnaiberica, da cui ebbe quattro figli. Due di questi tornarono inItalia con il mandato di governare Monza e Cusano Milanino.E probabile che la mia famiglia derivi da questo ramo. I lorodiscendenti vissero per lungo tempo a Trieste, dove il cognomedella casata perse la y greca.Ma, tornando a mio pap, ricordo che nel 1946 si scaten unarivolta dei detenuti allinterno del carcere. Per tre giorni irivoltosi rimasero rinchiusi con alcuni ostaggi, e vi furono deimorti.In quei momenti concitati mio padre pot entrare nelpenitenziario. I carcerati ribelli si fidavano solo di lui.Mi raccontava che i reclusi erano esasperati dalle condizionidisumane in cui stavano ammassati in celle fatiscenti.Grazie al suo impegno e al suo coraggio mio pap divenne inquei momenti cruenti lunico canale di comunicazione conlesterno.Milano fu avvolta in unatmosfera cupa. I tre giorni dellarivolta dellaprile 1946 vennero chiamati Pasqua di sangue.Le richieste dei detenuti non furono accolte, prevalse la lineadura e le autorit decisero di intervenire con un blitz di esercitoe polizia, talmente schiacciante da costringere i rivoltosi allaresa.Finisco di sorseggiare il caff. Come immaginavo, il raccontosi fa avvincente sin dalle prime battute. Non ero al corrente diquella sanguinosa rivolta. Quindi mi riprometto di effettuarericerche in proposito. Da una verifica successiva allincontro,riesco a reperire agevolmente su internet articoli, informazionie un video di un vecchio cinegiornale dellIstituto Luce 19. 18sullepisodio. Lo visiono. Mi rendo subito conto dellascandalosa manipolazione della notizia, volutamente falsata pernascondere il vero motivo della rivolta, ossia le disastrosecondizioni in cui si trovava il carcere di San Vittore nei mesisuccessivi al secondo conflitto mondiale. Vi erano reclusi,letteralmente stipati, il triplo dei detenuti previsti, in unastruttura invivibile, seriamente danneggiata dalla guerra finitada poco. Mi consola il fatto di essere riuscito a reperire un grannumero di articoli che rivelano con maggiore obiettivit everidicit i fatti accaduti, nonch la storia e la personalit deiprincipali personaggi coinvolti. Ignoravo inoltre che persino loscrittore Bevilacqua avesse scritto un romanzo ispirato a quellasommossa.Link http://provinciadiroma.archivioluce.com/provincia-roma/scheda/video/IL5000008818/2/Cronaca-nera-Rivolta-al-S-Vittore-di-Milano.html 20. 19Articolo di Gian Antonio Stella, Corriere della Sera 11/11/2003Peccato che in nessuna delle ricerche da me attuate compaia lafigura di Caminiti-padre, che in realt ebbe un ruolo importantedi mediazione, al fine di evitare ulteriori spargimenti di sangue.Pensando alle ricerche da effettuare, dopo qualche istante diastrazione, riprendo a concentrarmi sul racconto di Salvatore.In qualche modo San Vittore era diventato un po come casamia - riprende -. Sentivo a tavola i discorsi di mio padre cheparlava a mia madre vuoi di quello che era successo dietro lesbarre, o dei personaggi finiti sui giornali per fatti delittuosi econ i quali mio padre dialogava di persona. Ah, dimenticavo didirti che nel medesimo periodo in cui fu incarceratoMontanelli, pap ebbe modo di conoscere anche ilgiovanissimo partigiano Mike Bongiorno, suo compagno dicella, scampato alla fucilazione della Gestapo solo perchaveva il passaporto americano. 21. 20Alla radio italiana in USA, rubrica di cucinaDa: La versione di Mike di Mike Bongiorno ed. MondadoriNel 46 mio padre fu tra i soci fondatori della clinica SantaRita, allinizio una struttura molto piccola, dotata di soli 5 postiletto.Quanti soci erano, e qual era il ruolo di tuo padre?.Gli altri soci erano 43 medici. Mio padre deteneva il maggiornumero di azioni, il 20 percento.Quindi, scusa se sono indiscreto, visto che oggi la clinicaoccupa in pratica un intero isolato, immagino abbia portatomolti profitti negli anni in cui continuava ad espandersi?.Non cos, anzi lopposto, anche se vero che nel corso degli 22. 21anni continuava a ingrandirsi. Mi ricordo che con mio padreandavamo a vedere le ville da inglobare nella struttura. Comesai, le vie Ampere e Jommelli si trovano in una zonaresidenziale ricca di splendide residenze, giardini ed edifici dipochi piani.Tutti gli utili in realt venivano reinvestiti per ampliamenti eammodernamenti, come ad esempio lacquisizione dellaconfinante piccola casa di cura Sanatrix, dove fu ricoveratolex presidente della repubblica Segni.Tant che la societ si trov oberata di debiti e nel 1976 sidecise di venderla. Io non volevo, desideravo che comunquecontinuasse a operare con un management costituito da solimedici: la consideravo la formula pi idonea. Credevo in unpossibile ripianamento dei debiti, ma con il 20 percento diquote ereditate insieme ai miei fratelli da nostro padre, nonpotevo oppormi alla decisione. Fu svenduta per pochi soldi, aun prezzo praticamente fallimentare, a un personaggio strano,commerciante di rottami, il quale a sua volta la rivendette nel1982 al notaio Francesco Pipitone.Cos, come vedi, le dimensioni della Santa Rita oggi,ridenominata Istituto Clinico Citt Studi, sembrano soffocarele case circostanti. E il risultato della gestione Pipitone, che haenormemente aumentato la volumetria dellospedale.Il che ha creato non poche proteste da parte degli abitanti dellazona, che considerano la struttura un complesso sproporzionatotale da congestionare lintera area.E riguardo ai recenti fatti, alla cosiddetta clinica degli orrori?Non ho pi rapporti con la Santa Rita da oltre ventanni ma midispiace che questi fatti abbiano infangato, per colpa di pochi,il nome, la professionalit e il sacrifico di tanti anni di lavoro di 23. 22personale medico altamente specializzato. Ti devo illustrarediversi dettagli a proposito di queste vicende. Se vuoi possiamofarlo durante un prossimo incontro. Ora risulterebbe troppolungo e fuorviante.OkMa riprendiamo il discorso di mio padre. Per me sentireparlare di quello che accadeva in carcere era diventataunabitudine, mio pap trattava bene i detenuti. Non solo,quando uscivano dal penitenziario, venivano a farsi visitaregratuitamente nel suo studio. Si vede che era una personamigliore di me, molto dolce, estremamente buono.Su questultima frase rimango un po perplesso: come maiSalvatore si sminuisce cos tanto rispetto alla figura di suopadre? Eppure tutti quelli che lo conoscono parlano sempre inmodo molto positivo di lui, sia sotto laspetto professionale cheumano. Modestia o non completa coscienza dei ruoli socialiricoperti in passato? Non riesco a darmi una rispostaconvincente. Salvatore continua a parlare, per cui non mirimane altro che riprendere a seguirlo con attenzione.Mi ricordo prosegue - di avere conosciuto personaggi comeil famoso pugile che aveva ucciso a Villa dEste una vecchiasignora straniera, per portarle via i gioielli. Quel fatto allora miimpression molto. E qui la storia si fa interessante, perch inseguito a questo caso a mio padre successe un casino.Ma come, anche tuo padre ebbe dei guai? Chiedo sorridendo.S, devessere un vizio di famiglia. Accenna una breve risata.A quel pugile dal fisico molto robusto fu comminato, credo,lergastolo, per una rapina conclusa tragicamente conluccisione della donna. Dopo quindici anni di detenzione a uncerto punto manifest disturbi intestinali e fu operato 24. 23allinterno del carcere. Mio padre gli apr laddome. Lo videinvaso di noduli di ogni genere e riconobbe la conformazionetipica delle metastasi. Gli fu prelevato un nodulo e analizzato:era un tumore. Lavvocato del detenuto, di conseguenza,present istanza di grazia, perch un recluso alla stadioterminale di una malattia, pu ottenerla per legge. Trascorserosei mesi, un anno, ma il pugile non moriva. Qualcuno comincia sospettare della diagnosi, e intervenne la magistratura. Sifecero accertamenti e risult che lomicida era guarito. Ognitanto pu capitare. Le difese immunitarie di quelluomo eranoriuscite a sconfiggere il male.Dopo ventanni stava benone e mio padre venne indagato erischi di subire un processo per presunta falsificazione didiagnosi. Era spaventatissimo, ma per fortuna esistevano lecarte con tutti i referti e gli esami istologici, per cui non ebbeulteriori complicazioni in relazione a questa vicenda.Anche perch, se non sbaglio, la scienza contempla una certapercentuale di guarigioni spontanee. Intervengo io, daprofano.S per cera sempre un sospetto dal punto di vista dellaProcura, capisci Un giorno, di pomeriggio, mio padre miport con lui in carcere. Da allora cominciai a conoscere idetenuti, ma a parte unesigua minoranza, come il direttore egli esperti in materia, nessuno si rendeva conto del fatto che,quando si parlava, per esempio, di Luciano Liggio, il grandecapo della mafia, si pensava chiss a chi.Invece era uno come te, comprendi? Quando parlava, quandorideva, quando scherzava, era identico a te.La gente si chiedeva e si chiede anche ora come sono idetenuti: uguali a noi, anche se hanno agito contro la legge. 25. 24Mentre accadeva tutto questo, proseguivo gli studi di medicina.Mi laureai, poco dopo la cerimonia di consegna dei diplomimio padre mi propose -Vuoi lavorare anche tu a San Vittore?Se ti va, cominci come medico di guardia.- Senza indugio, glirisposi di s.Milano. Agitazione di detenuti nel carcere di San Vittore. Passanti.Museo di Fotografia Contemporanea, Cinisello Balsamo (MI) 26. 25Capitolo 3Gli inizi della carrieraEra il 1963, da quellanno diventai medico di guardia nelcarcere di via Filangieri. Ero di turno dalle due alle cinque delpomeriggio. Lo stipendio, se non sbaglio, si aggirava sullequarantamila lire al mese. Non era molto, per era interessanteperch, come medico di guardia, nelle tre ore in cui curavo idetenuti, nessuno mi avrebbe denunciato per gli eventualierrori, come per esempio suturare un taglio al dito, pur nonessendo certi del buon esito delloperazione. Da allora appresisul campo la pratica della chirurgia e la mia carriera nel carcereprosegu. Qualche tempo pi tardi fui trasferito al reparto dichirurgia, dove mio padre operava insieme ad altri colleghi.Qualche anno dopo pap venne a mancare, e mi assegnaronoal reparto femminile.Quando tuo padre mor era ancora in piena attivit? chiedo.S. Mor improvvisamente, in soli due giorni, di leucemiaacuta, tanto che dovetti spuntare (nda, togliere i punti di sutura)io gli ammalati che aveva operato la settimana precedente. Laleucemia una malattia che non si sa da dove venga. Aveva 69anni, poteva andare avanti ancora, va be (attimo dicommozione). Dicevo del reparto femminile. Ci rimasi, comeresponsabile, per due anni. Per cui mi capit anche di farnascere qualche bambino. Io non avevo mai eseguitodirettamente un parto, ma la teoria ti serve, eccome cominciaa sorridere con laria di un vecchio maestro divertito.Tiri di qua, tiri di l, e i bambini vengono al mondo. 27. 26Il carcere di San Vittore (ViviMilano)Ah dimenticavo. Vorrei raccontarti un episodio curiosoavvenuto quando ero ancora in chirurgia. Il reparto maschileera diviso da quello femminile da una porta. Chirurgia e repartofemminile erano gestiti di fatto dalle suore, quelle coicappelloni, che aiutavano a operare e a preparare i ferri.Cerano due suore, avranno avuto sui 55 anni: minute e nonparticolarmente attraenti. Mio padre, in qualit di primario,operava in carcere una volta la settimana, e io fungevo daassistente agli interventi e visitavo i malati quotidianamente.Un giorno mi ferm il medico analista, che si occupava degliesami di laboratorio e che lavorava anche alla clinica SantaRita. Un tipo molto meticoloso e bigotto. Pensava di restare 28. 27eternamente celibe, poi ebbe la fortuna di incontrare una donnacolta, che spos, a da cui ebbe due figli.Mi prese in disparte, confidandomi preoccupato SaiSalvatore, non so come dirtelo. Ho lesito delle analisi delleurine di suor Giovanna sono piene di spermatozoi -O Madonna! mi sono detto tra me e me.Io ero solo un assistente, per cui decisi di aspettare un po adirlo a mio padre, perch se lavesse saputo sarebbe statoobbligato a fare una denuncia in qualit di direttore sanitario.Chiss che casino sarebbe successo a quel tempo.Dopo due o tre giorni pensai che sarebbe stato meglio parlaredirettamente alla suora, considerato che la vedevo tutti i giornied ero in un rapporto di confidenza con lei. Oltretutto le suoremi coccolavano. Allora soffrivo di nevralgia al trigemino. Milasciavano in infermeria per 2 o tre ore... brave persone. Quindipresi il coraggio a quattro mani e la convocai.- Suor Giovannasenta, ho visto il suo esame di laboratorio, c qualcosa che nonva.-La Sorella assunse unespressione preoccupata. Avr pensato achiss quale malattia. Con un certo imbarazzo cercai diillustrarle con tatto e discrezione il problema -Sa- le dissi,quasi mormorando - hanno trovato degli spermatozoi nelle sueurine-Questa stette zitta un momento, poi si riprese e si mise a ridere No dottore, questo lesame delle urine di mia sorella, cheho richiesto a nome mio- Accettai la sua versione dei fatti enon dissi niente a nessuno. La riferii solo allanalista e la cosafin l.Sono trascorsi circa quarantanni da allora. Mi ricordo chequesta suora era originaria di un paesino del Piemonte, nei 29. 28pressi di Borgosesia, dove, combinazione, io passavo conlauto piuttosto spesso. Salivo verso il paese di cui eraoriginario mio suocero e venni a sapere che la sorella dellasuora abitava da quelle parti. La religiosa mi aveva chiesto diandare a trovarla.Infatti mi ricordo che una volta io e Antonella ci fermammo acasa loro e andammo a salutarle.Detto per inciso, la sorella della monaca non ebbe mai figli.E ancora oggi mi chiedo: se un esame delle urine lo si porta findal Piemonte a San Vittore, lecito nutrire qualche sospetto?.Effettivamente non ha molto senso dico io.La suora non brillava certo per il suo fascino, ripeto, ma sai,considerando oltretutto la mentalit maschilista dellepoca, incarcere, con qualche detenuto non so se la storia siainteressante da riportare, comunque si tratta di un episodiocurioso. Cos si potr anche capire a quali dubbi e scelte vadaincontro un povero medico nellambito della propriaprofessione. C chi la vede in un modo e chi in un altro.Lanalista, quel moralista, quasi piangeva. Non riusciva a darsipace al solo dubbio che la suora fosse stata capace dimacchiarsi di una simile azione peccaminosa. SorridiamoE io che pensavo alle conseguenze a mio padre che avrebbedovuto denunciare il fatto. Anche se, conoscendo la suabenevolenza, si sarebbe impegnato per sistemare le cose edevitare ogni inutile clamore.Alla fine, nel prendere talune decisioni, conta molto il fattoresimpatia. Non ne abbiamo ancora parlato. Ho incontratopersone simpatiche o antipatiche. Per esempio ebbi modo diconoscere un uomo che trovavo affabile. Solo successivamenteseppi che si trattava del boss mafioso Luciano Liggio. 30. 29Zamparelli, che fu questore a Napoli e capo della SquadraMobile di Milano negli anni 50, famoso per avere fattoarrestare i componenti della banda di via Osoppo, mi riveldellesistenza di prove certe relative a ben 13 omicidi compiutida Liggio, e di molti altri delitti di cui mancavano ancorariscontri definitivi. Io Liggio lo conobbi bene. Contrariamentea quanto si possa pensare, era una persona piacevole. Parlavoabitualmente con lui cos come sto parlando con te. Cosa vuoiche ti dica, pi o meno tutti abbiamo personalit sfaccettate.Quindi puoi capire come ci sia anche un conflitto interiorenellanimo di un medico che opera dietro le sbarre. Iocomunque ho curato chiunque ne avesse bisogno, che fossecittadino libero o detenuto, ladro o mafioso, simpatico o meno.Sempre negli anni 70, per i misteri della burocrazia statale,che non faceva alcun distinguo tra le varie specializzazionimediche, fui trasferito senza preavviso al reparto medicina diSan Vittore, in qualit di internista. Io ero specializzato inchirurgia, pi che in medicina. Il dirigente medico, che era unabrava persona, comprese il problema e mi volle come suoassistente.Mi rimisi a studiare medicina. Con la morte di mio padre avevoquasi abbandonato la chirurgia.Avevo la sensazione di essere diventato un chirurgo mediocre.Ero partito bene, lavorando con mio pap per cinque anni, maera come se operassi da 10, grazie ai suoi consigli pratici.Per, con la sua scomparsa, non trovai un collega cheproseguisse sulla sua linea. Mi fermai, smisi di perfezionarmi,e compresi che, senza esercitarsi con assiduit era inevitabileperdere progressivamente dimestichezza. A causa di ci ebbefine la mia carriera di chirurgo. 31. 30Daltronde ero arrivato a operare da solo la colecisti e lostomaco, ma non altri organi. Conosco i miei limiti, al di l deiquali non sono mai andato.Come dicevo, mi stavo interessando sempre di pi allinternistica, in cui occorre un po di genio, di intuizione. Enecessario vedere, immaginare tutto dallesterno, utilizzandogli scarsi referti a disposizione. Mentre la chirurgia si pudefinire pi propriamente tecnica.Hai tutto sotto gli occhi, pi facile. Invece in internistica devifare la diagnosi guardandoti in faccia cos - mi fissa consguardo clinico per vedere se hai qualcosa di strano.Feci un paio di errori allinizio della mia carriera, perinesperienza. Ero appena laureato. Per fortuna non provocaidanni irreparabili. Mi era capitato di visitare una poveradonnina meridionale, me la ricorder sempre. Abitava in viaPacini. Suo marito venne da me dicendomi -Mia moglie nonsta bene, ha febbre alta.- Andai da lei, la visitai da cima afondo, non riscontrai nulla di anomalo, ma, trovandosi in unambiente al pian terreno, piuttosto buio, non le controllai ilcolore degli occhi. Dopo qualche giorno arriv suo maritodicendomi Dottore, mia moglie sta morendo--Come sta morendo?- Domandai. Allora lui rispose Haunepatite fulminante, ma non si preoccupi, lei non ne responsabile. Mi hanno detto che in ogni caso, non cera nienteda fare.-Ora, dopo quellerrore, la prima cosa che guardo in unapersona sono gli occhi perch nella sintomatologia contanomolto. Poi mi ricordo di un giovane studente che mi avevachiamato. Non stava bene, non avevo notato il suo pallore.Aveva unemorragia interna, ma non manifestava alcun 32. 31disturbo. Venne ricoverato in ospedale e si salv.San Vittore era tranquillo, basti dire che lunica autoparcheggiata davanti al portone era la mia. Parliamo degli anni65-68, e qui conobbi la prima parte dei detenuti.Non cera una grande delinquenza, eccezion fatta per i membridella celebre banda di via Osoppo, arrestati nel 58. Per il restoerano solo ladri e piccoli truffatori. Probabilmente saprai cheda quel colpo fu tratto il soggetto della pellicola Laudacecolpo dei soliti ignoti di Nanni Loi, uscito un anno dopo ilsuccesso del celebre film I soliti ignoti.Rapina di via Osoppo, 1958 33. 32Non cera ancora la criminalit organizzata?No.Si trattava sempre di gesti individuali, giusto?S, per fammi pensare, il delitto Fenaroli avvenne dopo, senon sbaglio. E questa situazione relativamente tranquillaperdur fino al termine degli anni 60. Poi allinizio dei 70ebbe origine il fenomeno delle brigate rosse.Con questultima frase termina il mio primo incontro conSalvatore. Mi sento soddisfatto del lavoro svolto, trattandosidel primo approccio, e sono felice di avergli fatto una buonaimpressione.Con lesperienza odierna si pu dire che lo sento non solocome una persona cordiale ma anche come un amico.Ora non ho pi incertezze o paure, tutti i miei sforzi siconcentreranno nella ricerca di trasmettere al lettore, nel modomigliore possibile, il patrimonio di umanit, insegnamenti evalori, che le sue vicende personali ci possono trasmettere.Forse Salvatore non lo sa, ma il suo punto di osservazione stato unico, si potrebbe dire privilegiato. Appare come unavisione in grado di completare le tessere mancanti di unmosaico, consentendoci di meglio comprendere, senzagiustificare, la logica oscura che aveva mosso la mano degliautori dei pi atroci delitti di quegli anni.Indagando nellanimo umano, mentre prestava le sue cure conumilt e spirito altruistico ai reclusi, inconsapevolmente hachiarito taluni aspetti non correttamente interpretati della storiarecente del nostro Paese.Dopo lincontro odierno, sono convinto che egli, pi dichiunque altro, grazie al suo impegno, sia venuto a conoscenza 34. 33di talune verit, senza necessariamente cercarle, molto piautentiche di quelle che si trovano nei libri di storia.Alcuni giorni dopo, passeggiando lungo la spiaggetta pocodistante da casa, osservo la superficie del lago, quasi unospecchio.Si direbbe che, se non fosse per le piccole increspature appenapercettibili e il lieve sciabordio di minuscole onde chelambiscono la riva ghiaiosa, lacqua non sembrerebbe cosfluida come la conosciamo.In alcuni momenti la totale assenza di vento crea questo effettodi apparente staticit.L odore dellacqua e quasi di luce che ha sempre il vento almio paese Sono le parole che mi vengono in mente, dalromanzo Ti sento Giuditta, di Piero Chiara.Nella simbologia del racconto il vento quindi non porta con ssoltanto gli odori della vita e degli avvenimenti, come lafragranza del pane appena sfornato nel paese dellaltra spondadel lago, ma soprattutto portatore del profumo della luce,ovvero della consapevolezza. Afferro un sasso piatto e rosadalla battigia, lo scaglio con vigore sulla superficie del lago. Lapietra saltella diverse volte prima di affondare. Ora lacqua si mossa.E bastato un solo sasso per smuovere acque immobili soloallapparenza. e mi domando se quanto mi accingo a scriveresar la "pietra scagliata" in grado di far riemergere e darenuovo slancio a vicende rimaste chiuse nel cassetto perdecenni. In ogni caso, grazie alloriginale punto di vista cheSalvatore ha messo a disposizione nellesporre dati e vicendenon si tratter di un "buco nellacqua". 35. 34Lago Maggiore, sponda Magra 36. 35