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L’opera italiana nell’Ottocento

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L’opera italiana nell’Ottocento

• Opera e melodramma

(dramma cantato) sono

sinonimi;

• Essa fu e rimane la

creazione più alta e

apprezzata della cultura

italiana del XIX secolo;

• In Italia l’opera soppiantò la

musica strumentale;

• Tutti i ceti sociali si

appassionarono all’opera

che divenne un vero e

proprio fenomeno di massa;

Definizione e contesto

Funzione sociale • Il teatro d’opera non è solo un

luogo che ospita le

rappresentazioni

melodrammatiche ma è luogo

di incontro e socializzazione;

• A teatro la vita di relazione e

di società si svolgeva in modi

più sciolti e liberi che nei

salotti borghesi;

• Personaggi e vicende sono

stati l’incarnazione di valori

morali e di un comune sentire

per circa sette generazioni di

italiani.

Compositori e librettisti • I nostri massimi musicisti operarono

in generazioni successive come a

formare gli anelli di un’unica catena:

Rossini (1810 – 1829); Donizetti

(1818 – 1843); Bellini (1825 – 1835);

Verdi (1839 – 1893); Puccini (1884 –

1924);

• I librettisti erano letterati a cui

spettava il compito di ridurre in versi

romanzi, vicende storiche e drammi

che i musicisti erano chiamati a

«rivestire» di musica. I più importanti

furono: Felice Romani, Arrigo Boito,

Luigi Illica e Giuseppe Giacosa.

Gli eroi del melodramma: i cantanti

• Nell’Ottocento nasce il

nuovo «artista di canto»,

il cantante interprete, il

cantante attore, capace

di immedesimarsi nei

personaggi che era

chiamato a interpretare;

• I più celebri furono:

Maria Malibran, Giuditta

Pasta, Giambattista

Rubini, Francesco

Tamagno e Enrico

Caruso.

Teatri, impresari, pubblico, editori

• La produzione operistica in Italia era ed è

organizzata in «stagioni», secondo procedimenti

tipici delle aziende di produzione;

• I teatri, che nell’Italia centro-settentrionale, erano

diffusi anche nei centri minori, erano frequentati

da quasi tutti i ceti sociali (con l’esclusione delle

classi più umili);

• La produzione melodrammatica fu sostenuta da

un’industria editoriale intraprendente e attiva

(Ricordi e Sonzogno, in primis);

• Una delle piaghe del sistema era la «pirateria»

editoriale: le partiture venivano copiate di

nascosto, sottraendo introiti a musicisti ed

editori.

Struttura formale del melodramma

• Il melodramma ottocentesco mantiene la struttura «a

pezzi chiusi» ereditata dall’opera del Settecento:

recitativi, arie e pezzi di insieme.

• Solitamente l’opera è introdotta da una sinfonia

(ouverture) in forma sonata ma senza sviluppo o da un

preludio; avevano il compito di anticipare l’atmosfera del

dramma e di anticipare le melodie più importanti;

• Il recitativo secco (voce e

strumento a tastiera) fu ancora

usato nelle opere buffe ma più

avanti fu sostituito dalla scena

(voce e orchestra);

• L’aria è il momento di espansione

emotiva dei personaggi. Può

assumere anche il nome di ballata,

romanza o cavatina;

• La cavatina, in particolare, è l’aria

di presentazione dei personaggi

principali (si pensi al Barbiere di

Siviglia di Rossini: “Largo al

factotum della città” e “Una voce

poco fa”);

• Maggior spazio è assegnato ai pezzi

d’insieme: duetti, terzetti, quartetti (“Bella

figlia dell’amore” dal Rigoletto di Verdi)

etc.

• Nuovo rispetto al passato è il ruolo

assegnato al coro che diventa personaggio

attivo e non solo elemento di “contorno”

(si pensi ai cori verdiani e in particolare al

celebre “Va’ pensiero sull’ali dorate” dal

Nabucco);

• La conoscenza dell’opera di Wagner

indusse i musicisti italiani ad abbandonare

gradualmente la struttura formata da pezzi

chiusi e ogni atto fu costruito come

un’unica arcata musicale senza

interruzioni, in un continuo flusso

musicale.

Presentazione realizzata dal prof.

Alessandro Sdoia per gli alunni della

classe III F

Istituto Comprensivo

“Castel Gandolfo”

a.s. 2015/2016