l’interpretazione sociologica del rapporto social-società

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La visione sociologica dei Social! La sociologia si presenta come “scienza della società” e a tal proposito interviene su svariati argomenti che hanno influenza sull’evoluzione sociale. A partire dagli anni settanta i Cultural Studies si sono interessati del rapporto tra social media e persone, in particolare si sono prese in esame le fasce d’età più giovani. Non è una novità che i teen ager più degli adulti sono sempre stati affascinati dal mondo della tecnologia. Quindi come ci ricorda N. La Sala: La tecnologia, dunque, interagisce sempre con una cultura che l’accoglie e la modifica. L’idea di consumo mediale che siamo abituati a criticare è quella di una cultura tecnologica, come ricerca di senso, di felicità, come sconfitta della noia quotidiana, da parte dei giovanissimi. Tanto da far diventare i media stessi, responsabili dei processi di crescita e formazione della persona. Ma come in tutte le ricerche sociologiche che si rispettino, è importante sottolineare che i dati risultati dagli studi svolti possono cambiare in relazione alle variabili considerate. Tralasciando i consumi mediali non relativi a questo contesto, ci soffermiamo ad analizzare il consumo dei social da parte degli adolescenti o magari, anche di quella fascia d’età che comprende gli adulti cresciuti nell’era dei social. Innanzitutto la parola a cui

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Page 1: L’interpretazione sociologica del rapporto social-società

La visione sociologica dei Social!

La sociologia si presenta come “scienza della società” e a tal proposito interviene su

svariati argomenti che hanno influenza sull’evoluzione sociale.

A partire dagli anni settanta i Cultural Studies si sono interessati del rapporto tra

social media e persone, in particolare si sono prese in esame le fasce d’età più

giovani. Non è una novità che i teen ager più degli adulti sono sempre stati

affascinati dal mondo della tecnologia.

Quindi come ci ricorda N. La Sala:

La tecnologia, dunque, interagisce sempre con una cultura che l’accoglie e la

modifica.

L’idea di consumo mediale che siamo abituati a criticare è quella di una cultura

tecnologica, come ricerca di senso, di felicità, come sconfitta della noia quotidiana,

da parte dei giovanissimi. Tanto da far diventare i media stessi, responsabili dei

processi di crescita e formazione della persona. Ma come in tutte le ricerche

sociologiche che si rispettino, è importante sottolineare che i dati risultati dagli studi

svolti possono cambiare in relazione alle variabili considerate.

Tralasciando i consumi mediali non relativi a questo contesto, ci soffermiamo ad

analizzare il consumo dei social da parte degli adolescenti o magari, anche di quella

fascia d’età che comprende gli adulti cresciuti nell’era dei social. Innanzitutto la

parola a cui dobbiamo far subito riferimento è: identità. L’identità definita da Turkle

“sé desiderato“, ovvero, l’identità descritta attraverso la chat per presentarsi nel

modo migliore, una costruzione immaginaria di sé per dare “buona impressione”

per rendersi interessanti agli occhi degli altri, di chi non ci conosce al di là dello

schermo.Il senso di onnipotenza che il cyberspazio ci regala!

Fortunatamente, i giovani d’oggi dimostrano un’attenzione maggiore alla conferma

di rapporti reali, ampliando le possibilità di comunicazione e condivisione anche nei

social, lasciando perdere contatti con sconosciuti, che potrebbero nascondere

pericoli o perdita di tempo in inutili discussioni. Infatti il contenuto della

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conversazione, come ci ricorda Goffman, serve a rappresentarsi, a darsi una

credibilità, a questo scopo è importante per i più giovani la comunicazione sui

social, resa meno pesante poi dagli emoticons. Secondo alcuni studi, gli studenti

universitari, più maturi rispetto ai teen ager non amano molto gli emoticons, ma

preferiscono un modello di scrittura denotativo, che dimostri la propria maturità.

Ecco come, anche nel modo di scrivere si costruisce la propria identità, volutamente

trasmessa all’altro.

Quindi i social sono solamente un veloce e gratuito ( “free software” come lo

definiva Stallman) mezzo di comunicazione?

La risposta è no! Molti studi hanno sottolineato anche l’importanza che i giovani

rendono alla ricerca dell’informazione e alla condivisione con la propria cerchia di

conoscenti di qualsiasi oggetto/argomento.

Esattamente due azioni, quella di informarsi e condividere, che superano il luogo

comune dei giovani con tante capacità ma passivi e apatici rispetto a ciò che li

circonda. Al contrario, anzi, ci è possibile dimostrare l’esatto opposto. Vediamo

giovani coinvolti nelle loro azioni, nella loro ricerca personale di informazione e

condivisione con gli altri di svariati prodotti.

Quindi è vero che i giovani oltre all’utilizzo dei social non hanno altri interessi? No! I

giovani di oggi sono molto più sensibili ai problemi sociali, alle attività out door, alla

lettura e al cinema.

I social sono visti dai giovani solo come uno strumento prezioso per i loro interessi,

ma riescono a non immergersi completamente in essi, distinguendo la vita reale e

le relazioni face to face, dal contorno virtuale che i social offrono.

Fonte: Il consumo culturale dei giovani. Una ricerca a Napoli e a Salerno, Franco Angeli, Milano, 2008a.