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COMPITI PER LE VACANZE ESTIVE Classe II M - Italiano Docente: prof.ssa Maria Robino A. POESIA. Ripassare bene la parte di programma relativa al testo poetico e al suo linguaggio. Sul manuale in adozione (Il più bello dei mari B), leggere i seguenti testi poetici e svolgere i relativi esercizi: - F. Petrarca, Solo e pensoso…, pp. 148-151 - U. Foscolo, A Zacinto, pp. 153-155 - S. Quasimodo, Uomo del mio tempo, pp. 190-192 - G. Pascoli, Nebbia, pp.321-323 B. SCRITTURA. Dopo aver letto gli ultimi capitoli dei Promessi Sposi, esprimi il tuo personale parere sulla “morale” del romanzo, che emerge chiaramente nel passo conclusivo dell'opera, sotto riportato. Rifletti su quello che Manzoni chiama “il sugo di tutta la storia”, illustrandolo alla luce della visione manzoniana e spiegando le ragioni della tua condivisione o del tuo rifiuto. Il bello era a sentirlo (è riferito a Renzo) raccontare le sue avventure: e finiva sempre col dire le gran cose che ci aveva imparate, per governarsi meglio in avvenire. «Ho imparato», diceva, «a non mettermi ne' tumulti: ho imparato a non predicare in piazza: ho imparato a guardar con chi parlo: ho imparato a non alzar troppo il gomito: ho imparato a non tenere in mano il martello delle porte, quando c'è lì d'intorno gente che ha la testa calda: ho imparato a non attaccarmi un campanello al piede, prima d'aver pensato quel che ne possa nascere.» E cent'altre cose. Lucia però, non che trovasse la dottrina falsa in sè, ma non n'era soddisfatta; le pareva, così in confuso, che ci mancasse qualcosa. A forza di sentir ripetere la stessa canzone, e di pensarci sopra ogni volta, «e io,» disse un giorno al suo moralista, «cosa volete che abbia imparato? Io non sono andata a cercare i guai: son loro che son venuti a cercar me. Quando non voleste dire,» aggiunse, soavemente sorridendo, «che il mio sproposito sia stato quello di volervi bene, e di promettermi a voi.» Renzo, alla prima, rimase impicciato. Dopo un lungo dibattere e cercare insieme, conclusero che i guai vengono bensì spesso, perchè ci si è dato cagione; ma che la condotta più cauta e più innocente non basta a tenerli lontani, e che quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore. Questa conclusione, benchè trovata da povera gente, c'è parsa così giusta, che abbiam pensato di metterla qui, come il sugo di tutta la storia. A chi volesse migliorare le proprie competenze di scrittura, suggerisco una sorta di anti-manuale che con ironia e arguzia insegna a pensare con ordine e scrivere con disciplina, chiarezza e gusto. E’ un testo utile, da tenere nella propria biblioteca anche per il futuro: Claudio Giunta, Come non scrivere, UTET, Torino 2018. C. LETTURE. Vi assegno letture in due modalità: vi indico un testo più impegnativo, che dovrete leggere tutti e che servirà a familiarizzare con Dante, il cui studio vi accompagnerà per tre anni, e poi vi lascio un elenco di testi di vario genere, tra i quali potrete scegliere uno o due romanzi liberamente, secondo i vostri gusti. ECCO IL TESTO “OBBLIGATORIO” : E’ DA LEGGERE ALMENO LA PRIMA PARTE, FINO ALL’ESILIO DI DANTE (su questa parte potrà svolgersi una verifica all’inizio del prossimo anno scolastico): ...innovare e consolidare... LICEO SCIENTIFICO - LINGUISTICO - SCIENZE UMANE - ECONOMICO SOCIALE viale Papa Giovanni XXIII, 25 10098 Rivoli tel. 011-95.86.756 fax 011-95.89.270 sede di SANGANO 10090 via S. Giorgio tel. e fax 011-90.87.184 email: [email protected] pec: [email protected] http://www.liceodarwin.net/

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COMPITI PER LE VACANZE ESTIVE Classe II M - Italiano

Docente: prof.ssa Maria Robino

A. POESIA. Ripassare bene la parte di programma relativa al testo poetico e al suo linguaggio. Sul manuale in adozione (Il più bello dei mari B), leggere i seguenti testi poetici e svolgere i relativi esercizi: - F. Petrarca, Solo e pensoso…, pp. 148-151 - U. Foscolo, A Zacinto, pp. 153-155 - S. Quasimodo, Uomo del mio tempo, pp. 190-192 - G. Pascoli, Nebbia, pp.321-323

B. SCRITTURA. Dopo aver letto gli ultimi capitoli dei Promessi Sposi, esprimi il tuo personale parere sulla “morale” del romanzo, che emerge chiaramente nel passo conclusivo dell'opera, sotto riportato. Rifletti su quello che Manzoni chiama “il sugo di tutta la storia”, illustrandolo alla luce della visione manzoniana e spiegando le ragioni della tua condivisione o del tuo rifiuto.

Il bello era a sentirlo (è riferito a Renzo) raccontare le sue avventure: e finiva sempre col dire le gran cose che ci aveva imparate, per governarsi meglio in avvenire. «Ho imparato», diceva, «a non mettermi ne' tumulti: ho imparato a non predicare in piazza: ho imparato a guardar con chi parlo: ho imparato a non alzar troppo il gomito: ho imparato a non tenere in mano il martello delle porte, quando c'è lì d'intorno gente che ha la testa calda: ho imparato a non attaccarmi un campanello al piede, prima d'aver pensato quel che ne possa nascere.» E cent'altre cose. Lucia però, non che trovasse la dottrina falsa in sè, ma non n'era soddisfatta; le pareva, così in confuso, che ci mancasse qualcosa. A forza di sentir ripetere la stessa canzone, e di pensarci sopra ogni volta, «e io,» disse un giorno al suo moralista, «cosa volete che abbia imparato? Io non sono andata a cercare i guai: son loro che son venuti a cercar me. Quando non voleste dire,» aggiunse, soavemente sorridendo, «che il mio sproposito sia stato quello di volervi bene, e di promettermi a voi.» Renzo, alla prima, rimase impicciato. Dopo un lungo dibattere e cercare insieme, conclusero che i guai vengono bensì spesso, perchè ci si è dato cagione; ma che la condotta più cauta e più innocente non basta a tenerli lontani, e che quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore. Questa conclusione, benchè trovata da povera gente, c'è parsa così giusta, che abbiam pensato di metterla qui, come il sugo di tutta la storia. A chi volesse migliorare le proprie competenze di scrittura, suggerisco una sorta di anti-manuale che con ironia e arguzia insegna a pensare con ordine e scrivere con disciplina, chiarezza e gusto. E’ un testo utile, da tenere nella propria biblioteca anche per il futuro: Claudio Giunta, Come non scrivere, UTET, Torino 2018. C. LETTURE. Vi assegno letture in due modalità: vi indico un testo più impegnativo, che dovrete leggere tutti e che servirà a familiarizzare con Dante, il cui studio vi accompagnerà per tre anni, e poi vi lascio un elenco di testi di vario genere, tra i quali potrete scegliere uno o due romanzi liberamente, secondo i vostri gusti.

ECCO IL TESTO “OBBLIGATORIO” : E’ DA LEGGERE ALMENO LA PRIMA PARTE, FINO ALL’ESILIO DI DANTE (su questa parte potrà svolgersi una verifica all’inizio del prossimo anno scolastico):

...innovare e consolidare... LICEO SCIENTIFICO -

LINGUISTICO - SCIENZE UMANE - ECONOMICO SOCIALE

viale Papa Giovanni XXIII, 25 10098 Rivoli

tel. 011-95.86.756 ⬥ fax 011-95.89.270 sede di SANGANO 10090 via S. Giorgio

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M. Santagata, Dante. Il romanzo della sua vita, Mondadori

Il libro di Marco Santagata è, prima di tutto, l'appassionato racconto, il "romanzo" appunto, della tormentata e semisconosciuta esistenza di un uomo dall'io smisurato, che si sentì sempre "diverso e predestinato", che in ogni amore e in ogni lutto, nella sconfitta politica e nell'esilio, e in particolare nel proprio talento, scorse "un segno del destino, l'ombra di una fatalità ineludibile, la traccia di una volontà superiore". Ed è, insieme, il documentato ritratto di un Dante profondamente calato nella vita pubblica e culturale della sua città, Firenze, e nelle complesse dinamiche della storia italiana tra Due e Trecento. Grazie al sapiente intreccio di vicende storiche e private, Santagata raggiunge il duplice obiettivo di ricomporre il quadro più completo possibile del Dante padre di famiglia, filosofo, poeta, uomo di partito e di corte, e analizzare ogni sua opera alla luce del contesto storico e biografico.

ECCO L’ELENCO DEGLI ALTRI ROMANZI Christian Frascella, Mia sorella è una foca monaca, Fazi 2009. (C. Frascella è un autore torinese e i suoi romanzi sono ambientati a Torino) «Tempo fa mi è capitato tra le mani questo libro. Con cosa avessi a che fare l’ho capito dopo un po’, man mano che ogni pagina mi strappava il sorriso, e alla fine, quando mi sono scoperto commosso nonostante i dialoghi irresistibili e le risate. Il protagonista della storia è un buffo ragazzo, tenero e insopportabile insieme. Uno convinto di picchiare duro, ma che finisce steso in due secondi nel cortile della scuola; che straparla e non piange mai, nascondendo sogni e fragilità dietro un’irriducibile arroganza, pur continuando a buscarle ogni giorno dalla vita e perfino da Chiara, la ragazza bella e inaccessibile di cui s’innamora. Uno così o lo ami o lo odi, e io l’ho amato, questo sedicenne protagonista di un romanzo in cui ho ritrovato tutta la gloriosa tradizione dei perdenti di talento, dal giovane Holden ai personaggi di John Fante, col loro immancabile campionario di lividi: ecco dunque che c’è un padre – “il Capo” – quasi alcolista; e c’è la “foca monaca”, ubbidiente e grigiastra sorella timorata di Dio. Quanto alla madre, è scappata col tizio della stazione di servizio. La periferia torinese di fine anni Ottanta e il Muro di Berlino che crolla, insieme a un gioco di rimandi pop e cinematografici e a una scrittura esilarante quanto aggressiva nel suo realismo, fanno da sfondo a questo splendido esordio: la prova che la narrativa italiana si muove, in direzioni nuove, inaspettate e potenti». Giuseppe Genna Christian Frascella, La sfuriata di Beth, Einaudi 2013. C’è chi ha il fiuto per gli affari e chi, invece, ce l’ha per le cause perse: Bet appartiene alla seconda categoria. Lei le scova e poi, immancabilmente, ci si butta a capofitto. E lo fa per sfogare una rabbia feroce, che proprio non le dà tregua. Sí, perché Bet ce l’ha su con i prof e con i compagni di classe, con la madre che rischia di perdere il lavoro e con il papà lontano. Bet ce l’ha su con la generazione dei suoi genitori, perché ha perso la voglia di lottare, ma anche con la propria, perché quella voglia non ce l’ha mai avuta. E quando gli studenti universitari scendono in piazza e gli operai salgono sulle gru, anche Bet decide di fare la propria rivoluzione, con un gesto impulsivo che cambierà ogni cosa. Un romanzo fresco e potentissimo, capace di dare voce alla rabbia di tutti quei ragazzi che, proprio come Bet, hanno voglia di alzare la testa e guardare avanti, per riprendersi il futuro. Alessandro D’Avenia, Bianca come il latte rossa come il sangue, Mondadori 2011.

Leo è un sedicenne come tanti: ama le chiacchiere con gli amici, il calcetto, le scorribande in motorino e vive in perfetta simbiosi con il suo iPod. Le ore passate a scuola sono uno strazio, i professori una specie protetta che speri si estingua definitivamente. Così, quando arriva un nuovo supplente di storia e filosofia, lui si prepara ad accoglierlo con cinismo e palline inzuppate di saliva. Ma questo giovane insegnante è diverso: una luce gli brilla negli occhi quando spiega, quando sprona gli studenti a vivere intensamente, a cercare il proprio sogno. Leo sente in sé la forza di un leone, ma c'è un nemico che lo atterrisce: il bianco. Il bianco è l'assenza, tutto ciò che nella sua vita riguarda la privazione e la perdita è bianco. Il rosso invece è il colore dell'amore, della passione, del sangue; rosso è il colore dei capelli di Beatrice. Perché un sogno Leo ce l'ha e si chiama Beatrice, anche se lei ancora non lo sa. Leo ha anche una realtà, più vicina, e, come tutte le presenze vicine, più difficile da vedere: Silvia è la sua

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realtà affidabile e serena. Quando scopre che Beatrice è ammalata e che la malattia ha a che fare con quel bianco che tanto lo spaventa, Leo dovrà scavare a fondo dentro di sé, sanguinare e rinascere, per capire che i sogni non possono morire e trovare il coraggio di credere in qualcosa di più grande.

Luigi Ballerini-Benedetta Bonfiglioli, Tutto il cielo possibile, Piemme 2013.

Adele e Lorenzo si conoscono per caso un giorno d'estate, quando un acquazzone li costringe a rifugiarsi all'asciutto in un bar. Vogliono iscriversi entrambi a un corso di teatro, ma non potrebbero essere più diversi. Adele è riflessiva, le piace leggere e starsene per i fatti suoi, mentre Lorenzo è il classico bel ragazzo tutto muscoli che una come lei nemmeno la guarda. O almeno questo è quello che pensa Adele... E mentre a poco a poco imparano a conoscersi, ad aprirsi l'uno all'altra, a innamorarsi, capita la cosa più strana della loro vita. Perché quel bar è tutt'altro che normale: quel bar con i mobili anni Cinquanta e la musica fuori moda apre una porta verso il passato. Un varco che costringerà Adele a fare i conti con il mistero che avvolge suo padre, che non ha mai conosciuto ma che non ha nemmeno mai dimenticato.

J. Gaarder, Il mondo di Sofia, TEA

Tradotto in 64 lingue, venduto in oltre 45 milioni di copie, Il mondo di Sofia oggi è un classico della narrativa contemporanea che continua ad affascinare nuove generazioni di lettori. Questo è il romanzo di Sofia Amundsen, una ragazzina come tante altre. Tutto comincia dalle strane domande che spuntano dalla sua cassetta delle lettere, passa attraverso le intriganti risposte dell’eccentrico filosofo Alberto Knox e approda a una bislacca festa di compleanno nel giardino degli Amundsen... Ma è anche il romanzo appassionante della storia della filosofia, e per tutti noi comincia dagli atomi di Democrito e dalle idee di Platone, passa attraverso le geniali intuizioni di Galileo e il complesso sistema di Hegel e approda all’esistenzialismo di Sartre e al multiforme panorama del pensiero contemporaneo... Due libri in uno, quindi? No, molti di più. Perché Il mondo di Sofia non è soltanto un giallo avvincente più un insolito romanzo d’avventure nel tempo e nello spazio più un esauriente trattato di filosofia: è soprattutto la più originale e divertente storia dell’uomo e del suo pensiero che mai sia stata scritta.

Denis Guedj, Il teorema del pappagallo, Longanesi 2013.

Quando il signor Ruche, libraio in pensione, riceve una strana lettera di un amico di gioventù, non immagina certo che la sua vita stia per prendere una svolta totalmente inaspettata. Per risolvere il mistero che avvolge la morte dell'amico, che gli ha lasciato una biblioteca interamente dedicata alle scienze matematiche, Ruche dovrà infatti tornare a studiare aritmetica, trigonometria, algebra e logica, materie che da giovane non ha mai sopportato. Ma l'impresa si rivelerà sempre più affascinante, anche perché non sarà solo: intorno a lui gravitano una donna dal passato nebuloso, due gemelli tanto uguali quanto diversi, un ragazzino sordo dalle risorse insospettabili e un autista che ha viaggiato per il mondo, senza mai lasciare Parigi. E ovviamente il pappagallo Nofutur, che ha il dono della parola e si rivelerà indispensabile per la risoluzione del giallo...

D. Grossmann, Qualcuno con cui correre, Mondadori 2001.

Hai mai avuto la sensazione di non essere capito dai tuoi genitori? Hai mai pensato di scappare di casa e vivere per strada? Tamar fa questa scelta, che la porterà, dopo una lunga ricerca e molti sacrifici, a diventare adulta. Segui anche Assaf, trascinato per tutta Gerusalemme da un cane: scoprirai luoghi teatro di ingiustizie, corruzione, violenza, ma anche persone capaci di gesti grandiosi. Questi due ragazzi, entrambi insicuri, troveranno qualcuno con cui sentirsi a proprio agio, qualcuno con cui correre?

K. Hosseini, Il cacciatore di aquiloni, Piemme 2004

Il cacciatore di aquiloni è un romanzo emozionante e struggente, costruito attorno ai temi dell’amicizia, del senso di colpa, della vigliaccheria, del coraggio e del dolore, sullo sfondo di un paese, l’Afghanistan, straziato dalla guerra. Il protagonista della storia è Amir, un ragazzo insicuro che non si sente amato dal padre, che sembra volere più bene ad Hassan, uno schiavetto di etnia hazara molto leale ad Amir: i due ragazzi sono amici, per quanto a volte

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Amir sia geloso di Hassan.Un giorno, durante la caccia agli aquiloni che coinvolge tutto il quartiere di Kabul dove vivono, accade un evento traumatico ad Hassan, una terribile aggressione: Amir, invece di aiutare l’amico, si fa vincere dalla vigliaccheria. Da quel momento nulla sarà più come prima e Amir farà di tutto per allontanare l’amico. Ma il senso di colpa è una bestia difficile da gestire e, quando un Amir ormai adulto riceverà una telefonata nella sua casa di San Francisco, saprà che è giunto il momento per fare i conti con il passato e con i propri errori, e partirà così per l’Afghanistan per trovare il figlio di Hassan. Una storia che incolla alla pagine, grazie alla scrittura dell’autore semplice e chiara, ma soprattutto grazie all’intensità di quanto viene narrato: vite violate, infanzie distrutte e incubi di guerra si mescolano ai tormenti di un uomo adulto che ha commesso un errore terribile per il quale deve riscattarsi. Una storia che insegna che non è mai troppo tardi, che si può tornare indietro e ottenere il perdono, innanzitutto quello di noi stessi, ma che ricorda anche come alcuni atteggiamenti dei padri finiscano per segnare i figli.

N. H. Lee, Il buio oltre la siepe, Feltrinelli.

Romanzo incentrato sul tema del razzismo e della discriminazione. In una cittadina del "profondo sud” degli Stati Uniti, l'onesto avvocato Atticus Finch è incaricato della difesa d'ufficio di un "negro" accusato di violenza carnale; riuscirà a dimostrarne l'innocenza, ma l'uomo sarà ugualmente condannato a morte. La vicenda, che è solo l'episodio centrale del romanzo, è raccontata dalla piccola Scout, la figlia di Atticus, un Huckleberry in gonnella, che scandalizza le signore con un linguaggio non proprio ortodosso, testimone e protagonista di fatti che nella loro atrocità e violenza non riescono mai a essere più grandi di lei. Nel suo raccontare lieve e veloce, ironico e pietoso, rivive il mondo dell'infanzia che è un po' di tutti noi, con i suoi miti, le sue emozioni, le sue scoperte.

M.P. Veladiano, La vita accanto, Einaudi

Rebecca è nata irreparabilmente brutta. Sua madre l'ha rifiutata dopo il parto, suo padre è un inetto. A prendersi cura di lei, la zia Erminia, il cui affetto però nasconde qualcosa di terribile, e la tata Maddalena, affettuosa e piangente. Ma Rebecca ha mani bellissime e talento per il piano. Grazie all'anziana signora De Lellis, Rebecca recupera un rapporto con la complessa figura della madre, scoprendo i meccanismi perversi della sua famiglia. E nella musica trova un suo modo singolare di riscatto, una vita forse possibile. La Veladiano racconta senza sconti l'ipocrisia, l'intolleranza, la crudeltà della natura, la prevaricazione degli uomini sulle donne, l'incapacità di accettare e di accettarsi, la potenza delle passioni e del talento.

P. Giordano, La solitudine dei numeri primi, Mondadori 2008.

Alice è una bambina obbligata dal padre a frequentare la scuola di sci. E una mattina di nebbia fitta, lei non ha voglia, il latte della colazione le pesa sullo stomaco. Persa nella nebbia, staccata dai compagni, se la fa addosso. Umiliata, cerca di scendere, ma finisce fuori pista spezzandosi una gamba. Resta sola, incapace di muoversi, al fondo di un canale innevato, a domandarsi se i lupi ci sono anche in inverno. Mattia è un bambino molto intelligente, ma ha una gemella, Michela, ritardata. La presenza di Michela umilia Mattia di fronte ai suoi coetanei e per questo, la prima volta che un compagno di classe li invita entrambi alla sua festa, Mattia abbandona Michela nel parco, con la promessa che tornerà presto da lei. Questi due episodi iniziali, con le loro conseguenze irreversibili, saranno il marchio impresso a fuoco nelle vite di Alice e Mattia, adolescenti, giovani e infine adulti. Le loro esistenze si incroceranno, e si scopriranno strettamente uniti, eppure invincibilmente divisi. Come quei numeri speciali, che i matematici chiamano "primi gemelli": due numeri primi vicini ma mai abbastanza per toccarsi davvero. Un romanzo d'esordio che alterna momenti di durezza e spietata tensione a scene rarefatte e di trattenuta emozione, di sconsolata tenerezza e di tenace speranza.

Isabel Allende, La città delle bestie, Feltrinelli

Alex ha quindici anni. La malattia della madre lo costringe a lasciare la sua tranquilla cittadina californiana per seguire l’eccentrica nonna Kate, reporter di professione, in una spedizione nel cuore dell’Amazzonia finanziata dalla prestigiosa rivista "International Geographic". Bisogna cercare una Bestia mostruosa e gigantesca che, con il suo odore, paralizza chi la incontra. Alex si trova così ad affrontare eventi e situazioni eccezionali: dalle banali punture degli insetti, all’incontro con animali feroci e creature magnetiche come il giaguaro (con cui Alex subito si identifica). Nel gruppo della spedizione c’è anche Nadia, la figlia tredicenne della guida. La madre è inglese ma lei è nata nella foresta e si muove in perfetta armonia nella natura selvaggia. Sa tante cose e Alex con lei si sente

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più sicuro. I due ragazzi sono inseparabili e le loro avventure diventano incalzanti: incontrano spiriti e sciamani, scoprono che alcuni membri della spedizione vogliono sterminare gli indios, cadono in balia del Popolo della Nebbia, assumono strani poteri e sensibilità... Lei diventa Aquila, lui Giaguaro. Riescono a scoprire il mistero della Bestia e a salvare gli indigeni, ma anche a conoscersi meglio. L’atmosfera mescola la percezione magica alla sceneggiatura naturalistica: il fiume, la foresta, la montagna fanno parte di una geografia esatta e insieme straordinaria. La loro esperienza è meravigliosa ma al tempo stesso reale e riflette il cammino interiore di un essere umano. Alex è davvero un ragazzo qualunque e il lettore può provare un fortissimo senso di identificazione. La sua avventura contiene un denso nucleo etico: la lotta contro il male non è solo contro chi vuole distruggere l’Amazzonia. È anche contro una percezione di sé limitata ed egoistica che alimenta debolezze, timori e insicurezze.

Isabel Allende, La casa degli spiriti, Feltrinelli La casa degli spiriti è il racconto di tre generazioni di una famiglia latinoamericana, una saga che si svolge sullo sfondo di un Cile scosso dal terremoto del 1960, che scorre accanto all’elezione di Salvador Allende e alla sua salita alla presidenza fino al colpo di stato di Pinochet, per arrivare alla morte di Neruda. Protagoniste incontrastate le donne, che incarnano il coraggio e la forza degli ideali, che affrontano il proprio destino, che vincono sulle ingiustizie indissolubilmente legate alla storia della loro terra. Terra anch’esse, Clara, Blanca e Alba incarnano le contraddizioni e le tensioni sociali e politiche di un periodo storico difficile da dimenticare. La Allende - oltre a padroneggiare impareggiabilmente ambienti e personaggi - è dotata di una vena narrativa straordinaria che trasporta sulle pagine con un’intensità unica. Prende il lettore per mano e gli mostra paesaggi e profumi che alla fine del libro sembra di aver realmente visto o e sentito.

Carlos Ruiz Zafon, L’ombra del vento, Mondadori 2001.

Il protagonista di questo romanzo è il figlio di un libraio di Barcellona, Daniel; una notte, dopo aver sognato la defunta madre, il bambino viene accompagnato dal padre al cimitero dei libri dimenticati, misterioso e segretissimo posto dopo tutti i tomi abbandonati trovano riposo e un nascondiglio sicuro; qui incontrerà L’ombra del vento, titolo firmato da un tale Julián Carax, libro che gli cambierà la vita in maniera indelebile. Daniel, che dopo aver letto in una notte quel romanzo che cosi gli è entrato dentro, comincia a cercare informazioni su quello scrittore che lo ha fatto così invaghire, ma di cui nessuno pare sapere niente, dando il via in questo modo a un’avventura sulle strade di Barcellona per risolvere il mistero di Carax. Due storie che scorrono in maniera parallela, tra ricerche, domande, case abbandonate e spiritate, amicizie distrutte, misteriosi assassini, cuori spezzati e molto altro. L’ombra del vento è un volume ricco di avvenimenti: Zafón nella sua opera più celebre costruisce una trama intricata e fittissima, una serie di eventi che si sbrogliano pian piano, come se fosse un giallo. Misteri che si ingigantiscono, cambiano prospettiva, introducono nuovi personaggi o rendono alcuni di essi che sembravano secondari parte di questo grande destino comune, ovvero quello della Barcellona che ruota intorno a Carax e ai suoi misteriosi libri quasi tutti scomparsi. La bravura dello scrittore sta nel tenere alta l’attenzione dei lettori con una serie di colpi di scena che alzano l’apprensione per la storia, senza forzare la mano o render tutto innaturale, ma portandoci a seguire questa complicata vicenda che non sembra avere la soluzione. P. Mastrocola, Non so niente di te, Einaudi Oxford, 2011. Jeremy Piccoli, dottorando in Economia a Stanford, sta per illustrare davanti a un numeroso pubblico di docenti e ricercatori la sua recente scoperta: un algoritmo in grado di simulare la crescita economica dell’Europa per ipotizzare una nuova ripresa dopo la recente crisi economica. Mentre sta per iniziare il suo discorso, entra nella sala Filippo Cantirami, un ragazzo il cui contributo, spiega Jeremy, è stato determinante nel suo lavoro di ricerca. Filippo non si presenta però da solo: con lui vi sono oltre un centinaio di pecore, che al suo comando si dispongono ubbidienti e ordinate lungo tutto il salone, affiancando il pubblico umano. Al termine di un brillante discorso di entrambi, con applausi della platea (talmente rapita da aver dimenticato la presenza degli animali), Filippo e le pecore tornano da dove sono venuti… Comincia così, decisamente in chiave surreale, il romanzo di Paola Mastrocola. Il titolo “Non so niente di te” racconta un destino comune a molti genitori, che per molto tempo vivono nella convinzione assoluta di sapere tutto dei propri figli, convinzione smentita il più delle volte da un evento “traumatico”. In questo caso, la famiglia

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tutta di Filippo lo crede dottorando a Stanford, dopo una laurea alla Bocconi e un master alla London School of Economics, ma la realtà è ben diversa... Famiglia e istruzione, ancora una volta Paola Mastrocola porta in un suo romanzo questo binomio, affrontando un tema troppo spesso nascosto: la difficoltà per i genitori di accettare i propri figli per quello che sono, e non per ciò che hanno sognato o desiderato che fossero. P. Mastrocola, L’amore prima di noi, Einaudi Dafne, Orfeo, ELena, Teseo, Arianna, Psiche, Calipso, Pigmalione, Atalanta... Non importano i nomi degli antichi eroi e dei, perché in fondo siamo noi. Le loro storie sono le nostre. Le abbiamo chiamate miti, ma hanno il gusto, e il senso, della nostra vita. L'amore, come lo raccontano i Greci, è struggente. non è un sentimento, è di più: è la forza che lega insieme il tutto, il nodo che ci stringe, il cielo che ci sovrasta: ciò che ci determina, ci toglie la libertà ma ci dà senso, ci eleva, nutre la nostra più profonda sostanza di esseri umani transitori, cosi attaccati alla vita, cosi amanti... Perciò, tornare a raccontare quelle storie è come riavvicinarsi a un mondo in cui ogni cosa aveva un'anima, e poteva accadere che gli dei s'innamorassero di noi.

Margherita Oggero, L’ora di pietra, Mondadori.

I suoi primi tredici anni Immacolata, per tutti Imma, li ha vissuti dove è nata, in un paese del profondo Sud, non lontano da Napoli, dove la legge è quella dettata dal boss locale e le donne sono costrette a chinare il capo di fronte al volere - o al rifiuto - dei loro uomini. Già segnata da un grande dolore durante l'infanzia e testimone, non vista, di un terribile delitto, Imma cresce cercando di dominare la propria indole selvatica e indipendente: ma quando, in seguito a un suo gesto di coraggiosa ribellione, la famiglia decide di mandarla al Nord, nascondendola a casa di una zia che lei quasi non conosce, Imma si trova all'improvviso a fare i conti con se stessa. Le lunghe ore solitarie tra le mura dell'appartamento della "zia scaduta" diventano per Imma la sfida più grande. Ferma dietro la finestra che è il suo solo contatto col mondo, aspetta la magica "ora di pietra", in cui per la strada non passa nessuno, le foglie degli alberi sono immobili e nessuna scia solca il cielo. Ma la vita reale non si ferma mai, e solo violando la prigione che le è stata imposta Imma potrà conoscere il giovane venditore di libri usati che le offrirà la più meravigliosa delle evasioni: seguendo con trepidazione le vicende di Anna Frank, quelle di Michele Amitrano - protagonista di "Io non ho paura" - o di Oliver Twist, Imma supererà la nostalgia delle sue campagne assolate e assassine e troverà ancora una volta il coraggio per uno slancio di libertà.

Margherita Oggero, Una piccola bestia ferita, Mondadori.

Karin Levrone è una ragazzina belloccia e arrogante tanto quanto il fratello Christian è goffo e impacciato. Forse è superfluo precisare a quale dei fratelli Levrone vadano le simpatie della professoressa. Ma evidentemente, dove c'è lei, la "profia", prima o poi arrivano anche le grane, perché adesso la nostra insegnante si trova a indagare proprio sul rapimento di Karin Levrone e sul dramma che subito ne consegue, l'assassinio del fidanzatino della ragazza che, avventatamente, s'era messo a cercarla.

Romanzi medievali o di ambientazione medievale

J. Bedier, Il romanzo di Tristano e Isotta, Edisco

Il romanzo di Tristano e Isotta è una riscrittura di Joseph Bédier, uno scrittore e storico francese dell’Ottocento, della famosa leggenda medievale, di probabile origine celtica, presente in numerose versioni nelle letterature occidentali, soprattutto francese e tedesca. La leggenda narra dell'amore di Tristano e Isotta e della loro infelice sorte. Tristano vive alla corte dello zio, re Marco di Cornovaglia, dove combatte valorosamente contro Moroldo d'Irlanda, la cui sorella, la bella Isotta la Bionda, è richiesta in sposa da re Marco. Essa reca con sé un filtro d'amore destinato allo sposo, che per errore viene bevuto dai due giovani. Così, tra lui e Isotta divampa una passione irrefrenabile. I diue amanti vengono sorpresi da re Marco, quindi Tristano è costretto ad allontanarsi e sposa un'altra Isotta, detta dalle Bianche Mani. Ferito a morte, Tristano aspetta l'arrivo di Isotta la Bionda, l'unica capace di guarirlo, ma per un inganno della moglie essa non giungerà in tempo e spirerà sul corpo ormai esanime dell'amato.

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C. De Troyes, I romanzi cortesi, Mondadori (contiene cinque romanzi arturiani)

Considerato il più grande poeta del Medioevo occidentale prima di Dante, Chrétien de Troyes fu attivo alle corti di Champagne e di Fiandra tra il 1160 e il 1190. In questo volume sono raccolte cinque sue opere, tutte appartenenti al ciclo arturiano: "Erec e Enide", il primo romanzo arturiano, già di stupefacente maturità artistica, incentrato sul rapporto tra il nobile cavaliere Erec e la sposa Enide e sulla difficoltà di conciliare amore e dovere; "Cligès", nel quale elementi della materia bretone si fondono con la più antica tradizione classica e greco-bizantina in un'insolita narrazione ricca di avventure e colpi di scena; "Ivano", quasi un romanzo di formazione nel quale il protagonista, nel tentativo di ridiventare degno dell'amore della sposa, perduto per leggerezza, matura come persona divenendo un cavaliere perfetto; "Lancillotto", dedicato al celebre amore adulterino del cavaliere per la regina Ginevra, un sentimento estatico che il poeta dipinge con toni ironici ma anche con conturbante adesione; infine "Perceval", l'ultimo e incompiuto lavoro di Chrétien, anello di congiunzione con gli ideali mistici che informeranno le narrazioni successive delle gesta dei cavalieri di Artù alla ricerca del Graal.

Laura Mancinelli, Due storie d’amore, Einaudi.

Le fatali vicende di due coppie di celebri amanti: Crimilde e Sigfrido, Tristano e Isotta. Due storie che affondano le radici in miti antichissimi. Laura Mancinelli le racconta, in una sua libera interpretazione, attingendo al loro nucleo più arcaico, immergendole in un Medioevo fiabesco e tragico, fra banchetti e duelli, guerre e intrighi di corte, veleni e magie, castelli turriti e luoghi ameni. E fra i protagonisti sempre il mare: da attraversare per realizzare l'utopia del perfetto amore.

Laura Mancinelli, I tre cavalieri del Graal, Einaudi.

La leggenda del Graal continua a mantenere intatto il suo fascino non solo perché intreccia nei modi dell'epica cortese l'avventura e l'amore, ma perché in fondo racconta una storia di formazione di una personalità attraverso una serie di prove difficili. L'autrice si è ispirata alle leggende cavalleresche per reinventarle in un racconto che è anzitutto un invito ad abbandonarsi al piacere dell'affabulazione, alla seduzione degli intrecci e alle raffinate atmosfere della vita di corte. Dopo tante avventure, i tre cavalieri si ritroveranno in un castello per raccontare le loro esperienze e per offrirsi al giudizio di una specie di tribunale che dovrà decidere chi di loro è degno di diventare il re del Graal, il regno della bontà e della giustizia.

Altri romanzi per iniziare a conoscere Dante…

F. Fioretti, La selva oscura, Rizzoli

Un uomo si perde in una selva. È buia, oscura. Ha trentacinque anni, è fiorentino. Si chiama Dante Alighieri. È spaesato, spaventato, soprattutto quando il suo cammino viene sbarrato da tre belve feroci: una lonza, un leone e una lupa. Proprio quando la disperazione sembra prendere il sopravvento, un uomo gli si avvicina. È il poeta Virgilio, l’unico in grado di tirarlo fuori da quel posto maledetto. Ma per raggiungere la salvezza, Dante dovrà superare un baratro formato da nove cerchi concentrici; un imbuto verso il centro della Terra in cui sono intrappolate le anime dei peccatori che espiano le loro colpe secondo la ferrea legge del contrappasso; il regno di Lucifero, il male assoluto. L’inferno…Con La selva oscura lo scrittore abruzzese Francesco Fioretti si cimenta in un’operazione letteraria al contempo originale e ambiziosa: scrivere il viaggio allegorico raccontato nell’Inferno di Dante sotto forma di romanzo contemporaneo. Partendo da un doveroso prologo di natura storica ambientato nel 1300, quando il poeta era “nel bel mezzo di sua vita”, la narrazione si addentra nei meandri del poema dantesco, in quella celeberrima selva da cui ha inizio l'esperienza più suggestiva della letteratura mondiale di tutti i tempi. È una vera e propria incursione nei luoghi oscuri del linguaggio dantesco quella compiuta da Fioretti, il quale restituisce un’opera che, affrontata attraverso l’uso dell’italiano contemporaneo, mostra tutta la sua bellezza e la sua attualità anche dopo sette secoli. E risiede proprio qui la grandezza di Dante, nell’aver scritto un capolavoro senza tempo, universale, che parla all’intera umanità; una grandezza che vien fuori anche grazie ad una novelization come La selva oscura, che prende per mano il lettore e lo accompagna alla conoscenza della prima cantica della Commedia, che in fin dei conti è anche il più bel libro d’avventura scritto nella Storia.

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M. Santagata, Come donna innamorata, Guanda

Come si può continuare a scrivere quando la morte ti ha sottratto la tua Musa? È questo l’interrogativo che, l’8 giugno 1290, tormenta Dante Alighieri, giovane poeta ancora alla ricerca di una sua voce, davanti alle spoglie di Beatrice Portinari. Da quel momento tutto cambierà: la sua vita come la sua poesia. Percorrendo le strade di Firenze, Dante rievoca le vicissitudini di un amore segnato dal destino, il primo incontro e l’ultimo sguardo, la malìa di una passione in virtù della quale ha avuto ispirazione e fama. È sgomento, il giovane poeta; e smarrito. Ma la sorte gli riserva altri strali. Mentre le trame della politica fiorentina minacciano dapprima i suoi affetti – dal rapporto con la moglie Gemma all’amicizia fraterna con Guido Cavalcanti – e poi la sua stessa vita, Dante Alighieri fa i conti con le tentazioni del potere e la ferita del tradimento, con l’aspirazione al successo e la paura di non riuscire a comporre il suo capolavoro… È un Dante intimo, rivelato anche nella sua fragilità, e nelle sue ambiguità, quello che Marco Santagata mette in scena in un romanzo che restituisce le atmosfere, le parole, le inquietudini di un Medioevo vivido e vicino. Il sommo poeta in tutta la sua umanità: lacerato dall’amore, tormentato dall’ambizione, ardentemente contemporaneo.

M. Tobino, Biondo era e bello e di gentile aspetto, Mondadori

Biondo era e bello è una biografia personalissima che di Dante racconta soprattutto la passione politica e i fervori battaglieri, le dissipazioni amorose, i dolori e le amarezze dell’esilio, come avrebbe potuto fare un contemporaneo: l’arte di Tobino, infatti, affonda le radici nella stessa Toscana rissosa e gentile, le cui linfe nutrirono la poesia dantesca.

L.Garlando,Vaiall’inferno,Dante,Rizzoli.

Luigi Garlando dà vita a un romanzo pirotecnico dove, a colpi di endecasillabi e battaglie reali, un adolescente di oggi dovrà vedersela con il più illustre e scatenato dei maestri: Dante Alighieri.

A Firenze c’è una sontuosa villa cinquecentesca, la Gagliarda, residenza dei Guidobaldi e sede dell’impresa di famiglia. È lì che vive Vasco, quattordici anni, un bullo impenitente abituato a maltrattare professori, compagni e famigliari. A scuola Vasco fa pena, in compenso è imbattibile a Fortnite, progetta di diventare un gamer professionista e ha già migliaia di follower. Perché Vasco è così, sa di essere in credito con la vita e di avere diritto a tutto. Finché un giorno, a sorpresa, viene battuto da un avversario che si fa chiamare Dante e indossa il classico copricapo del Poeta. “Oh Guidobaldi, becca Montaperti! Or mi conoscerai, vil ghibellino. Ben ti convien tenere gli occhi aperti” chatta il misterioso giocatore. Ma chi è? E perché parla in versi? Appena può, Vasco torna in postazione e cerca la rivincita per umiliarlo come solo lui sa fare, senza sapere che la più esaltante e rivoluzionaria sfida della sua vita è appena cominciata.

Per chi ama i gialli…Giulio Leoni è autore di una serie di romanzi in cui immagina Dante Alighieri, sullo sfondo di un Europa medievale perfettamente ricostruita, nel ruolo di investigatore che mette il suo multiforme ingegno al servizio della giustizia e della verità. Ecco alcuni titoli…

Giulio Leoni, I delitti della medusa, Edizioni TEA

Firenze, 1300. In una notte di metà luglio il priore Dante Alighieri viene chiamato in tutta fretta dal bargello della città e condotto sul luogo di un orrendo delitto. Nel nuovo palazzo dei Priori ancora in costruzione, tra le ali di un colossale carro allegorico a forma di aquila imperiale, è appeso il cadavere di una donna decapitata, coperta da una ricca veste di broccato intessuta d'argento. Per Dante non è difficile riconoscere il corpo della bellissima Vana del Moggio, cantatrice amatissima che con la sua voce paradisiaca ammaliava tutta Firenze. Chi può averla uccisa? Per scoprirlo il sommo poeta dovrà inoltrarsi nella «selva oscura» degli indizi e delle false piste, mentre su tutto grava l'ombra di un terrificante mostro mitologico...

Giulio Leoni, I delitti del mosaico , Edizioni TEA

Firenze, 1300. In una notte di giugno un uomo viene ucciso in modo orribile e il suo corpo abbandonato ai piedi di un gigantesco mosaico incompiuto. Tocca a Dante Alighieri, da poche ore priore di Firenze, il compito di trovare

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l'assassino. Un compito difficilissimo, ostacolato da falsi indizi e domande cui sembra impossibile dare una risposta. Finora il poeta non si è mai occupato di delitti, ma ha già iniziato a comporre i versi della Commedia, il più grande trattato di criminologia di tutti i tempi. E alla sua intelligenza acuta unisce un carattere poco incline alla pazienza. Guai a chi si metterà tra lui e la verità, fosse pure un inviato di Bonifacio Vili, il papa assetato di potere assoluto.

Giulio Leoni, Il manoscritto delle anima perdute , Edizioni TEA

Estate 1304. Dante Alighieri è a Verona per stringere un'alleanza a nome dei Bianchi di Firenze. E turbato però da un frate, che gli ha accennato a un manoscritto composto nella lingua degli angeli caduti. Chi è quel frate? E quale collegamento c'è tra questa lingua favolosa e una pergamena che Dante ha intravisto nella bottega di un copista? Insieme ai dubbi, si fa largo dalle profondità dell'animo del poeta l'ossessione di sapere, qualunque siano le conseguenze. Anche il rischio di essere ritenuto responsabile dell'omicidio del copista, cui assiste impotente. E, soprattutto, il rischio di cadere nella rete di Lanfranco da Cuma, il famigerato inquisitore di Santa Romana Chiesa, anch'egli a Verona per dare la caccia al frate eretico e al segreto dirompente nascosto tra le pagine del manoscritto delle anime perdute... Carini anche i gialli di Margaret Doodley, scrittrice esperta conoscitrice del mondo greco, che immagina il filosofo Aristotele impegnato a risolvere casi di crimini e delitti applicando il suo metodo dimostrativo all’investigazione poliziesca. M. Doodley, Aristotele detective. I primi casi, Sellerio Senza Aristotele niente Sherlock Holmes. È questa, verosimilmente, l'idea alla base di questo giallo investigativo. Il metodo del tipo di detective alla Sherlock Holmes non sarebbe stato possibile se non applicando il metodo dimostrativo della logica aristotelica al crimine. Stefanos, un simpatico giovanotto dell'Atene del IV secolo, dunque, guidato dal filosofo che non si muove di casa come Nero Wolfe, indaga sull'assassinio di un ricco oligarca, di cui è accusato ingiustamente il cugino, esule per un precedente errore. Al primo omicidio, ne segue un secondo, e tra colpi di scena, travestimenti, testimonianze reperite avventurosamente, Aristotele alla fine scioglie l'enigma e consente al giovane di smascherare il vero assassino. Ecco altri titoli della scrittrice che hanno per protagonista Aristotele detectice e il suo Watson, il fidato Stefanos : Aristotele e il mistero della vita (2002), Aristotele e l’anello di bronzo (2003), Aristotele e i veleni di Atene (2004), Aristotele e i Misteri di Eleusi (2006), Aristotele e i delitti d’Egitto (2010), Aristotele e la favola dei due corvi bianchi (2012), Aristotele nel regno di Alessandro (2013), Aristotele e la Casa dei Venti (2018). Per chi non è stufo di epidemie… J. Saramago, Cecità, Feltrinelli.

In un tempo e un luogo non precisati, all'improvviso l'intera popolazione diventa cieca per un'inspiegabile epidemia. Chi è colpito da questo male si trova come avvolto in una nube lattiginosa e non ci vede più. Le reazioni psicologiche degli anonimi protagonisti sono devastanti, con un'esplosione di terrore e violenza, e gli effetti di questa misteriosa patologia sulla convivenza sociale risulteranno drammatici. I primi colpiti dal male vengono infatti rinchiusi in un ex manicomio per la paura del contagio e l'insensibilità altrui, e qui si manifesta tutto l'orrore di cui l'uomo sa essere capace. Nel suo racconto fantastico, Saramago disegna la grande metafora di un'umanità bestiale e feroce, incapace di vedere e distinguere le cose su una base di razionalità, artefice di abbrutimento, violenza, degradazione. Ne deriva un romanzo di valenza universale sull'indifferenza e l'egoismo, sul potere e la sopraffazione, sulla guerra di tutti contro tutti, una dura denuncia del buio della ragione, con un catartico spiraglio di luce e salvezza.

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Philip Roth, Nemesi, Einaudi 2011. Al centro di Nemesi c’è un animatore di campo giochi vigoroso e solerte, Bucky Cantor, lanciatore di giavellotto e sollevatore di pesi ventitreenne che si dedica anima e corpo ai suoi ragazzi e vive con frustrazione l’esclusione dal teatro bellico a fianco dei suoi contemporanei a causa di un difetto della vista. Ponendo l’accento sui dilemmi che dilaniano Cantor e sulla realtà quotidiana cui l’animatore deve far fronte quando nell’estate del 1944 un’epidemia di polio comincia a falcidiare anche il suo campo giochi, Roth ci guida fra le più piccole sfaccettature di ogni emozione che una simile pestilenza può far scaturire: paura, panico, rabbia, confusione, sofferenza e dolore. Spostandosi fra le strade torride e maleodoranti di una Newark sotto assedio e l’immacolato campo estivo per ragazzi di Indian Hill, sulle vette delle Pocono Mountains – la cui «fresca aria montana era monda d’ogni sostanza inquinante» -, Nemesi mette in scena un uomo di polso e sani principî che, armato delle migliori intenzioni, combatte la sua guerra privata contro l’epidemia. Roth è di una tenera esattezza nel delineare ogni passaggio della discesa di Cantor verso la catastrofe, e non è meno esatto nel descrivere la condizione infantile. Chi volesse accostarsi al romanzo russo dell’Ottocento, una delle vette della letteratura universale, può cominciare con i seguenti romanzi, non troppo lunghi D. Dostoevskij. Povera gente, BUR

Quando questo romanzo venne pubblicato, Fëdor Dostoevskij aveva ventiquattro anni; fu un successo travolgente: la critica fu subito concorde nel dichiarare che il suo autore era un genio, un genio, però, che viveva nella miseria più nera, quella miseria senza speranza che ispira, appunto, "Povera gente". Due giovani si scrivono, si raccontano le loro piccole vicende quotidiane, le loro speranze, i loro sogni. Nasce così un amore che potrebbe aprire a entrambi la via della felicità, ma la loro miseria è tale che la ragazza deciderà di sposare un uomo non più giovane, ma ricco nella folle speranza di poter aiutare il suo infelice amico. Un romanzo epistolare che scosse la Russia e segnò l'inizio della carriera di un titano della letteratura mondiale. Al seguente link il PDF gratuito del romanzo: https://www.liberliber.it/mediateca/libri/d/dostoevskij/povera_gente/pdf/dostoevskij_povera_gente.pdf

I.Turgenev, Padri e figli, BUR Quando nella casa di campagna di Nikolaj Kirsanov arriva il figlio Arkadij con l'amico Evgenij Bazarov, si delinea subito il conflitto tra vecchie e nuove generazioni. Evgenij è un giovane medico, fiducioso solo nelle scienze sperimentali, un nichilista, lo definisce l'autore, con un termine che avrebbe poi avuto grande fortuna. Che cosa significa essere un “nichilista”? Memorabile in tal senso la definizione fornita da Arkadij: «Un nichilista è un uomo che non s’inchina davanti a nessuna autorità, che non accetta nessun principio come fede, di qualunque rispetto questo principio sia circondato» . Questa definizione aderisce perfettamente a Bazarov, come un vestito fatto su misura. Egli è l’uomo-contro, che nega, che ostenta noncuranza e disprezzo per le convenzioni sociali e per le ideologie dei padri, siano esse politiche, poetiche, filosofiche, e anche per la visione romantica dell’amore. Le sue idee turbano il vecchio Kirsanov e irritano suo fratello, lo scettico conservatore Pavel. Ma in una città vicina i due giovani amici incontrano la bella vedova Anna Odincova, di cui Bazarov si innamora, ma da cui è rifiutato. Qualcosa in lui si spezza per sempre. Bazarov sa di non poterla conquistare, eppure non riesce ad allontanarsi da lei, si scopre romantico e prova una feroce indignazione verso se stesso, si disprezza. Arriva persino a dichiararsi, ma non ne ottiene nulla. Anche Bazarov è dunque vittima dello scandalo dell’amore, e la vergogna che gli deriva da questa sua caduta in ciò che più disprezza, se la porta dentro fino al suo ultimo giorno di vita. Una vita breve, stroncata da un’infezione contratta fortuitamente. Anche Arkadij finisce per cedere alle lusinghe dell’amore, si sposa, mette su famaglia e diventa padre egli stesso. Al seguente link il PDF gratuito del romanzo: https://www.liberliber.it/mediateca/libri/t/turgenev/padri_e_figli/pdf/turgenev_padri_e_figli.pdf

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F. Dostoevskij, Le notti bianche Le notti bianche è un romanzo giovanile, molto breve (un’ottantina di pagine), ma intenso e potente, di Fëdor Dostoevskij, pubblicato per la prima volta nel 1848. La trama è breve e semplice, e finisce col dissolversi nel nulla così com’è iniziata.

Il protagonista non ha un nome. Si definisce, appunto, un “sognatore” e parla di se stesso come di un uomo solitario, che ha sempre vissuto la propria vita da solo nella dimensione dei propri sogni. Sogna, infatti, una vita diversa e un amore romantico e si illude di averli realizzati quando, in una notte bianca, mentre passeggia sul lungofiume, incontra una ragazza con la quale sente subito un’affinità. Uscendo fuori dai suoi schemi, il protagonista decide di conoscerla e così i due trascorrono le successive quattro notti bianche a raccontarsi. Il “sognatore” è felice di aver finalmente deciso di vivere – invece di sognare di vivere – ma la sua gioia svanisce nel momento in cui la ragazza gli confessa di amare un altro uomo e di essere in attesa del suo ritorno da un anno esatto… Al seguente link il PDF gratuito del romanzo: https://www.letteratour.it/forum/img/notti_bianche_ok2.pdf

Per chi è un po’ refrattario alla lettura di romanzi lunghi, alcuni altri romanzi brevi, ma considerati piccoli capolavori… G. G. Marquez, Cronaca di una morte annunciata, Einaudi Come nella migliore tradizione dei thriller, García Márquez annuncia fin dalle prime righe chi sarà la vittima, per poi tenere il lettore legato alla narrazione delle indagini intorno alle circostanze, e alle ragioni, dell’assassinio. E anche la definizione di «cronaca» per questo lungo racconto – o romanzo breve – è esatta: è il documento minuzioso e sottile di un’investigazione che ci rimanda alla grande abilità giornalistica dell’autore, il quale però non dimentica quei lati misteriosi o magici – i sogni premonitori di Santiago – caratteristici della sua scrittura. E dunque, Santiago Nasar morirà. Ma perché i fratelli Vicario vogliono ucciderlo e perché nessuno, in paese, cercherà di fermarli? C. Pavese, La bella estate, Einaudi Vincitore del Premio Strega nel 1950, questo racconto lungo, o romanzo breve, è la storia di Ginia e, più in generale, della scoperta della vita da parte di un'adolescente. Dall'ambiente operaio al quale appartiene, Ginia entra in contatto con alcuni esponenti di una bohème pseudo-artistica e intellettuale: studenti, eccentrici perdigiorno e pittori dilettanti, che si incontrano nei caffè e abitano nelle soffitte. La ragazza si innamora di Guido, un pittore di origine contadina e, dopo aver vinto le resistenze interiori e i rimorsi residui, si lascia alla fine sedurre. È l'inizio della sua dolorosa maturazione come donna. F. Uhlman, L’amico ritrovato, Feltrinelli Germania, 1933. Due sedicenni frequentano la stessa scuola esclusiva. Uno è figlio di un medico ebreo, l'altro è di ricca famiglia aristocratica. Tra loro nasce un'amicizia del cuore, un'intesa perfetta e magica. Riuscirà a non essere spezzata dalla Storia? Racconto di straordinaria finezza e suggestione, «L'amico ritrovato» è apparso nel 1971 negli Stati Uniti ed è poi stato pubblicato in tutto il mondo con unanime, travolgente successo di pubblico e critica. L. Sciascia, Una storia semplice, Adelphi

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Leonardo Sciascia è stato uno dei principali sostenitori della brevità. La maggior parte dei suoi gialli più belli e riusciti, si tengono al di sotto delle 150 pagine, ma “Una storia semplice” è indubbiamente il più breve, con le sue 60 pagine e poco più. E non bisogna neanche lasciarsi troppo fuorviare dal titolo considerando che di semplice, questa storia, ha ben poco; un’indagine, mafia, un’apparente suicidio.. e poi, il resto, è da districare.

Beppe Fenoglio, Una questione privata, Einaudi Nelle Langhe, durante la guerra partigiana, Milton (quasi una controfigura di Fenoglio stesso), è un giovane studente universitario, ex ufficiale che milita nelle formazioni autonome. Eroe solitario, durante un'azione militare rivede la villa dove aveva abitato Fulvia, una ragazza che egli aveva amato e che ancora ama. Mentre visita i luoghi del suo amore, rievocandone le vicende, viene a sapere che Fulvia si è innamorata di un suo amico, Giorgio: tormentato dalla gelosia, Milton tenta di rintracciare il rivale, scoprendo che è stato catturato dai fascisti... N. Ammaniti, Io e te, Einaudi Barricato in cantina per trascorrere di nascosto da tutti la sua settimana bianca, Lorenzo, un quattordicenne introverso e un po’ nevrotico, si prepara a vivere il suo sogno solipsistico di felicità: niente conflitti, niente fastidiosi compagni di scuola, niente commedie e finzioni. Il mondo con le sue regole incomprensibili fuori della porta e lui stravaccato su un divano, circondato di Coca-Cola, scatolette di tonno e romanzi horror. Sarà Olivia, che piomba all’improvviso nel bunker con la sua ruvida e cagionevole vitalità, a far varcare a Lorenzo la linea d’ombra, a fargli gettare la maschera di adolescente difficile e accettare il gioco caotico della vita là fuori. Con questo racconto di formazione Ammaniti aggiunge un nuovo, lancinante scorcio a quel paesaggio dell’adolescenza di cui è impareggiabile ritrattista. E ci dà con Olivia una figura femminile di fugace e struggente bellezza.