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1 IL SISTEMA SERVIZIO CIVILE IN PROVINCIA DI TRENTO GUIDA ALLA QUALITA’

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IL SISTEMA SERVIZIO CIVILE IN PROVINCIA DI TRENTO

GUIDA ALLA QUALITA’

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PREMESSA

Il Servizio civile, così come si è definitivamente configurato con l’entrata in vigore nel 2006 del

decreto legislativo 77/02, è un’opportunità aggiuntiva a disposizione dei giovani sia per dar spazio

agli ideali di solidarietà ed impegno civico sia per effettuare un vero e proprio investimento sul

piano della socializzazione all’impegno lavorativo.

Nel primo caso sono evidenti le ragioni ideali che spingono i giovani ad aderire a tale proposta;

motivazioni che gli enti e devono saper cogliere, interpretare e tenere sempre in massima

considerazione.

Con riguardo all’investimento è importante riconoscere la specificità di questa esperienza rispetto

ad altre di studio, di lavoro o di volontariato. Il Servizio civile può contare su un intero anno di

esperienza attiva ed è quindi importante che gli enti riservino la massima attenzione alla

componente formativa, coinvolgendo il giovane in contesti e situazioni reali di crescita personale e

professionale.

Il sistema del Servizio civile per essere appetibile deve quindi sapersi qualificare in tal senso e le

opportunità offerte che possono essere molto diverse fra loro perché legate ad ambiti, situazioni ed

esperienze specifici, sono chiamate a condividere alcuni aspetti di qualità. Per questo motivo è

stata organizzata una serie di incontri nei quali le organizzazioni interessate hanno avviato un

percorso di riflessione con l’obiettivo di evidenziare i punti di maggior specificità del Servizio e

quindi le modalità più opportune e condivise per garantire ai singoli progetti uno standard adeguato

di qualità e di soddisfazione dei partecipanti.

Il presente lavoro è il risultato di questi incontri unito alle osservazioni che l’Ufficio ha potuto

cogliere e maturare nel proprio impegno quotidiano di stimolo e di accompagnamento alle attività

degli enti.

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1. LA COMUNICAZIONE DI SISTEMA PER LA DIFFUSIONE DELLA CULTURA DEL SERVIZIO

CIVILE

Una comunicazione efficace non solo deve tener conto della cultura e dei linguaggi dei destinatari,

e nel nostro caso dei giovani, ma deve anche essere coerente, coordinata e chiara rispetto a ciò

che promuove. In altri termini i contenuti della comunicazione devono rispecchiare lo spirito del

Servizio civile, ovvero quello di offrire occasioni capaci di combinare utilità sociale e crescita

personale; devono essere raccordati tra i soggetti proponenti, così da non disorientare i giovani

con approcci parziali; e devono infine essere realistici, presentando, di volta in volta, il “valore” del

singolo progetto.

Tutto questo significa che le singole organizzazioni nella loro attività di comunicazione esterna e

ancor di più l’Ufficio Servizio civile per le azioni di supporto che deve garantire, necessitano di un

approccio fortemente condiviso nello spirito e negli strumenti scelti, così da creare un sistema

integrato a favore della diffusione dei molti progetti. In questa prospettiva gioca un ruolo

fondamentale l’implementazione di un Tavolo della comunicazione in cui organizzazioni e Ufficio

facciano convergere le proprie intenzioni e le proprie azioni. Il Tavolo diventa in tal modo una

modalità permanente di progettazione della comunicazione esterna attraverso cui le organizzazioni

e lo stesso Ufficio possono confrontarsi e condividere le strategie generali di comunicazione, le

regole generali che ciascun organismo dovrebbe fare proprie, il calendario degli eventi.

E’ evidente che questo approccio tenderà a valorizzare la creatività e l’originalità dei modi con cui

le singole organizzazioni intendono comunicare con i giovani. L’idea di rete può diventare, infatti,

un moltiplicatore di opportunità, ottenendo nel contempo quell’armonia di messaggio, garantita

dallo spirito della norma, che sola rende più incisiva e convincente l’immagine del Servizio civile.

L’utilizzo di una strategia comune presenta, in questo senso, indubbi vantaggi:

1. assegnare maggior visibilità all’istituto del Servizio Civile,

2. condividere strumenti, linguaggi e luoghi della comunicazione,

3. assicurare maggior organicità alla programmazione periodica delle attività,

4. permettere all’insieme degli enti di raggiungere una rosa ampia e qualificata di interlocutori

privilegiati e promuoverne un proficuo raccordo,

5. consentire alle organizzazioni di raggiungere un numero maggiore di giovani, di raffrontarsi

con più profili e di incontrare quei gruppi attualmente meno coinvolti, ma importanti per lo

sviluppo e il potenziamento delle esperienze di Servizio civile,

6. sostenere la specificità valoriale delle singole organizzazioni che saranno incoraggiate ad

esprime la propria cultura,

7. offrire all’insieme degli enti - pubblici e privati, di piccole e grandi dimensioni, con sedi

centrali o periferiche - “palcoscenici” qualificati sull’intero territorio provinciale.

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La comunicazione esterna si occupa di attività che potremmo pensare organizzate secondo tre

macrocategorie di intervento:

- l’informazione, che sviluppa conoscenze relative al settore, agli accadimenti (pubblicazione

dei bandi, istituzione albo, eventi, presentazione progetti) ed ai soggetti attivi sul territorio

provinciale;

- la pubblicità, che veicola messaggi specifici utilizzando per lo più i media e l’affissione;

- la promozione, che mira a coinvolgere in un rapporto partecipato, anche emotivo, il

destinatario del messaggio.

E’ chiaro che questa classificazione formale mira ad individuare gli elementi più caratterizzanti dei

vari tipi di messaggio comunicativo. Ma nella realtà è difficile che vi siano distinzioni così nette:

non esiste infatti un messaggio pubblicitario che non fornisca anche informazioni, così come le

iniziative promozionali svolgono spesso funzioni informative e pubblicitarie.

A questo proposito è importante sottolineare che lo sviluppo della cultura e la diffusione delle

esperienze di Servizio civile impongono all’Ufficio provinciale e a tutto il sistema di enti ed

organizzazioni coinvolte un impegno costante di contatto e di relazione con i giovani. Avviare con

loro un dialogo positivo e costruttivo richiede, non solo una buona conoscenza dell’universo

giovanile e delle sue molteplici identità, ma anche la capacità di entrare in sintonia con l’evoluzione

degli stili di vita, di coglierne la complessità e a volte di accettarne le contraddizioni. Solo così le

azioni comunicative possono entrare in relazione con l’attualità dei diversi mondi giovani,

proponendo oggetti di interesse e motivazioni ritenuti prioritari e percepiti come propri, non estranei

ai rispettivi contesti di vita.

Incontrare i giovani significa avvicendarsi nei luoghi formali e informali dei loro percorsi esistenziali.

In alcune situazioni il dialogo è mediato dalla presenza di figure adulte di riferimento (pensiamo ad

esempio agli incontri promossi nelle scuole, nelle università o ai tavoli istituzionali). Altre volte si

tratta di instaurare una conoscenza diretta, ritrovandoli nei luoghi dell’impegno sociale e politico,

della cultura e del tempo libero.

E’ importante stabilire più occasioni di confronto, di chiarimento, di condivisione. Alcuni giovani,

infatti, possono mostrare maggior reattività agli stimoli, fornendo sin da subito risposte compiute;

altri invece possono intraprendere percorsi più lunghi per scegliere e decidere.

Ecco perché il calendario della comunicazione esterna dovrà prevedere una ricca tipologia di

attività pubblicitarie, promozionali e informative.

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2. LA PROGETTAZIONE

All’inizio un progetto è poco più che un’idea, un nucleo di pensiero centrale. Serve a delineare ciò

che si vorrebbe ottenere e con quali caratteristiche di qualità, rispecchiando la cultura

dell’organizzazione e i suoi rapporti con il mondo. Nel contesto dei progetti di Servizio civile

l’organizzazione è promotrice, oltre che dei propri specifici valori, di un’esperienza in armonia con

le finalità del Servizio stesso.

Compito specifico del progettista è “dare forma all’idea”, sviluppare attorno ad essa la descrizione

di un progetto attento a combinare con originalità e coerenza valori di riferimento (propri

dell’organizzazione e del sistema di Servizio Civile), destinatari, risultati, attività, responsabilità e

risorse. Molti sono dunque gli elementi da combinare all’interno di un percorso progettuale.

Per sviluppare l’idea in un progetto vero e proprio il progettista ha necessità di una rete forte di

relazioni con diversi profili dell’organizzazione, che verificano e sostengono la struttura progettuale,

ipotizzando i casi e le difficoltà per prevederne le soluzioni. Si tratta di relazioni che, esprimendo

desideri e aspirazioni, spingono verso nuove sperimentazioni in una successione di miglioramento

continuo. Non solo, il concorso delle diverse professionalità rende possibile la realizzazione del

progetto: è importante, infatti, che il progettista sappia coniugare le intenzioni con le risorse

realmente disponibili nell’organizzazione e garantire in tal modo la sostenibilità operativa del

progetto.

Tenendo conto che le modulistiche possono di anno in anno modificare terminologia e

articolazione progettuale, vi sono alcuni passaggi che è necessario tenere sempre presenti.

E’ compito del progettista cogliere l’idea/progetto, che come abbiamo visto nasce

dall’organizzazione nel suo insieme, e intrecciarla con gli interessi della collettività di riferimento e

con le aspirazioni dei giovani, così da definire un terreno chiaro e completo su cui far crescere gli

obiettivi progettuali.

Alla definizione degli obiettivi più generali deve seguire, infatti, l’individuazione e la formulazione di

obiettivi specifici che dovranno conciliare le diverse esigenze dell’organizzazione, dei giovani e

della collettività. Obiettivi non definiti e non opportunamente articolati non potranno dar vita ad uno

sviluppo progettuale adeguato e quindi al raggiungimento di risultati soddisfacenti per l’insieme dei

soggetti coinvolti.

E’ importante che ogni obiettivo sia accompagnato da precisi indicatori di risultato che riguardano

l’utilità sociale, il funzionamento dell’organizzazione, le aspettative dei giovani. Quantificare i

risultati attesi attraverso indicatori è difficile ed impegnativo, ma è l’unico modo per non affidare la

valutazione dell’esito dell’esperienza alle impressioni personali o a descrizioni inevitabilmente

approssimative e non adatte a cogliere il vero significato del progetto.

Obiettivi chiari ed indicatori coerenti costituiscono anche i presupposti su cui costruire le

metodologie ed individuare gli strumenti che dovranno accompagnare e supportare l’esperienza.

Agendo in questo modo sarà possibile mettere il linea ed organizzare in modo efficiente la varietà

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di motivazioni, di obiettivi, di indicatori, di percorsi esperienziali e di valutazione dei risultati di ogni

singolo progetto.

A mano a mano che il progetto prende forma il progettista si preoccupa di verificare che l’ente e gli

operatori vi si riconoscano e comprendano ragioni e opportunità della forma raggiunta dal progetto.

Il prodotto progettuale è chiamato ad essere comprensibile e attraente anche all’esterno, in quanto

è necessario che il giovane interlocutore abbia elementi chiari e sufficienti per capire se si tratta di

un progetto al quale può e vuole partecipare. Per far questo il progettista deve disporre di una

buona conoscenza del mondo giovanile, deve saper dialogare con i giovani e accompagnare il

contesto (organizzazione) a “puntare” su quegli aspetti che meglio sanno mobilitare gli interessi e

le aspettative dei giovani a cui la proposta si rivolge.

Nel presentare il progetto ai giovani è importante che l’organizzazione mostri ciò che è e ciò che

desidera raggiungere con la realizzazione del progetto. E allo stesso tempo proponga in modo

chiaro e flessibile gli spazi di collaborazione previsti dall’impianto progettuale per realizzare

insieme qualcosa di interessante e soddisfacente, nell’ambito della cultura e degli intendimenti del

Servizio civile.

A questo proposito un punto cruciale è rappresentato dalla capacità di combinare la parte rigida

del progetto, quella richiesta dalle norme e dalla modulistica e la parte flessibile in cui l’originalità e

l’attrattiva della proposta prendono forma e sviluppo operativo. La qualità del progetto è massima

quando il rispetto delle regole è accompagnato dalla possibilità per il giovane di “personalizzare” la

propria partecipazione, ovvero di veder riconosciute le proprie abilità, i propri interessi, le proprie

competenze.

Per confezionare il prodotto finale il progettista ricerca il concorso del gruppo degli operatori (e se

ne avrà l’opportunità anche del formatore che interverrà nel progetto) in modo da descrivere i

principali obiettivi formativi che l’esperienza si propone di trasmettere. Si tratta cioè di far

comprendere ai giovani, in maniera chiara e sulla base delle attività e delle responsabilità che li

vedranno coinvolti, quali sono i requisiti di accesso che vengono loro richiesti per aderire (il

bagaglio delle conoscenze, delle abilità e delle motivazioni) e i risultati formativi (le competenze

professionali) che la partecipazione al progetto consentirà di sviluppare.

In conclusione, un progetto di Servizio civile deve essere il risultato di una delicata azione di

bilanciamento delle parti. Il progettista deve, infatti, venire incontro agli interessi di tre diversi attori:

l’organizzazione, che vuole attivare iniziative e beneficiare delle risorse giovani; i giovani, che

hanno richieste, interessi ed aspettative (anche se non sempre chiare); la collettività che attraverso

energie e nuovi entusiasmi si arricchisce di più ampi servizi.

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3. L’AVVICINAMENTO

Realizzare un positivo avvicinamento dei giovani presuppone una strategia mirata che sappia

sostenere e integrare azioni di informazione personalizzata e di orientamento.

L’avvicinamento è un percorso che richiede innanzitutto un forte investimento in divulgazione e

promozione. Tuttavia se muoversi lungo queste due direttrici significa gettare la rete, per

avvicinare è necessario indirizzare curiosità e interessi sollevati verso ipotesi percorribili e

motivanti.

E’ importante quindi che le attività di avvicinamento prevedano dopo il primo contatto, che vede

l’organizzazione andare dai giovani, una seconda fase, dedicata all’instaurarsi di una relazione

diretta tra l’ente e i giovani interessati. In pratica l’organizzazione invita il giovane presso la propria

sede ed avvia un percorso di reciproca conoscenza.

La finalità dell’incontro diventa fortemente orientativa: entrambe le parti, ente e giovani,

mantengono un atteggiamento esplorativo, attento a cogliere gli elementi considerati

rispettivamente importanti per instaurare un buon rapporto. Il confronto deve avvenire in un clima

positivo, schietto ed aperto. L’informazione si fa approfondita e spesso anche personalizzata,

ovvero tende a modellarsi attorno alle specifiche richieste di conoscenza che il giovane rivolge in

merito all’organizzazione e al progetto e alla necessità dell’ente di saperne di più del giovane che

ha di fronte: dalla visita alla struttura, alla conoscenza di alcuni operatori, magari dell’OLP, di alcuni

volontari, o di altri giovani in Servizio; una prima conoscenza dell’utenza destinataria del progetto;

la descrizione e la simulazione delle attività richieste.

Partendo dunque dalla condivisione di sensibilità e motivazioni generali, l’incontro si sviluppa

attorno alle reciproche auto-presentazioni, proponendosi di fatto come un percorso propedeutico al

successivo processo di selezione che andrà ad individuare il team di progetto. A tale riguardo,

l’ente ricopre un ruolo guida nell’orientare il giovane a compiere una scelta coerente con le proprie

risorse e i propri futuri progetti di vita. Per questo è importante che accolga le candidature

rispondenti ai requisiti di accesso stabiliti dal progetto e indirizzi i giovani con motivazioni e

curricula diversi allo Sportello di Orientamento al Servizio Civile, coordinato dall’Ufficio.

Il rischio da evitare è che la pur giusta necessità di individuare i giovani da inserire nei progetti

metta in secondo piano quelle esigenze di trasparenza e di completa informazione che sole,

possono garantire la tenuta nel tempo e il buon esito delle iniziative.

Spesso sulla carta i progetti non possono fornire l’esatta rappresentazione di ciò che avverrà in

concreto, nel vissuto del progetto. Questa eventualità deve essere accuratamente evitata fornendo

anche quelle informazioni “pratiche” che preparano il giovane ad affrontare l’esperienza così com’è

e non come se la prefigura chi è esclusivamente attirato dai fini “nobili” che ispirano i progetti di

Servizio civile.

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Un approccio trasparente, realistico e circostanziato potrà comportare qualche rinuncia alla

candidatura, ma avrà indubbi benefici sul successo dei progetti e sul credito che il Servizio civile

potrà avere attraverso il passa parola tra la popolazione giovane.

Si comprende quindi l’importanza per gli enti di programmare in maniera distinta le attività di

informazione esterna a sostegno della cultura del Servizio civile e le attività di informazione interna

finalizzate a raccogliere candidature idonee.

L’informazione interna dovrebbe essere coordinata da un referente dedicato, che abbia anche il

ruolo di garante dell’affidabilità e della completezza dei contenuti trattati con i giovani.

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4. LA SELEZIONE

La selezione è un passaggio molto complesso che tende a costruire uno spazio privilegiato di

relazione tra l’ente e i singoli candidati per individuare e soppesare una possibile sintonia. E’

finalizzata ad individuare i soggetti “più adatti” al proprio contesto strutturale e valoriale e quindi

“più idonei”, rispetto alla rosa dei candidati, a ricoprire gli incarichi previsti. Ciò significa che l’ente

si presenta alla selezione disponendo di un profilo desiderato, ma adottando, nel confronto con i

candidati, un atteggiamento di apertura e di valorizzazione dei profili più prossimi a quello

tracciato.

L’esperienza ha dimostrato che solo raramente vi è un’immediata ed ottimale coincidenza tra le

caratteristiche richieste dall’ente e quelle dei giovani da selezionare. Ciò richiede che per ciascun

candidato sia effettuata una valutazione preventiva, ovvero in sede di colloquio, sulla possibilità di

superare nell’arco del progetto le eventuali “diversità”. Il punto di incontro può essere trovato

agendo sia sull’operatività del progetto (sfruttando anche i margini di flessibilità e di aggiustamento

in itinere), sia sulle attività di accompagnamento (momenti formativi individuali e di gruppo e attività

di mentoring) che possano far crescere nei giovani motivazioni e capacità operative. Il tutto

tenendo sempre presente l’esigenza di riconoscere le potenzialità, le attitudini e le capacità dei

singoli, valorizzandole e rendendole spendibili anche attraverso gli opportuni e possibili

aggiustamenti organizzativi.

Un adattamento reciproco che consenta all’ente di rispondere in modo soddisfacente alle proprie

necessità e al giovane di sviluppare interessi e competenze che andranno ad arricchire il proprio

curriculum di vita professionale ed esperienziale.

E’ per questo che il processo di selezione è chiamato a valutare i giovani sia per le conoscenze e

le abilità possedute e testimoniate nei curricula sia per la disponibilità (motivazione, aspettative,

pregiudizi, convinzioni, ..) a percorrere con la comunità incontrata un tratto di strada comune,

assumendosi per questo responsabilità precise nella ricerca di risultati reciprocamente

soddisfacenti.

E’ importante così che il colloquio di selezione presenti al giovane il progetto, descriva

puntualmente le attività, i risultati attesi, le modalità di lavoro e i principali compiti che lo

coinvolgeranno direttamente, stimolando un terreno di discussione aperto e teso a chiarire

eventuali pregiudizi.

Al giovane vanno poi prospettati anche gli spazi di flessibilità progettuale che gli consentiranno di

avanzare proposte proprie e il percorso di sviluppo personale e professionale nel quale sarà

inserito, ovvero le conoscenze e le competenze che potrà sperimentare ed apprendere. La scarsa

chiarezza nel presentare il programma progettuale, cosa si intende realizzare e come lo si vuole

raggiungere, potrebbe generare future incomprensioni e sfociare in atteggiamenti reciprocamente

non costruttivi.

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Per quanto riguarda l’équipe impegnata nel percorso di selezione è auspicabile oltre alla presenza

del presidente e/o direttore della struttura anche quella dell’Operatore locale di progetto o di altre

figure che facilitino il rapporto tra l’organizzazione e il singolo o che rafforzino le garanzie di un

patto personalizzato e non affidato a formule standard.

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1. L’ACCOGLIENZA DEI GIOVANI E L’AVVIO DEL PROGETTO

L’inserimento di nuove persone nella vita di un’organizzazione non è un’operazione neutra. La fase

di accoglienza è dedicata, infatti, a creare i presupposti affinché l’ente e i giovani stabiliscano un

punto di incontro funzionale allo svolgimento del progetto. Per giungere ad un’intesa

reciprocamente soddisfacente le parti si sono “modellate”, compiendo i passi necessari per

accogliere le richieste e allo stesso tempo per affermare i propri bisogni e le proprie aspettative.

Il risultato del periodo di accoglienza è l’apertura all’altro, la testimonianza di una stima reciproca

come premessa di solidità del percorso progettuale. Il punto di incontro raggiunto può aver

richiesto anche l’apporto di alcune modifiche al progetto iniziale, che alla fine di questa fase di

acclimatamento si presenta più rispondente alla collaborazione instauratasi.

L’accoglienza, che tende ad estendersi per almeno il primo mese, vede quindi l’Operatore locale

fortemente impegnato a raggiungere un equilibrio tra le aspettative e le risorse della propria

organizzazione e quelle dei giovani. E lo fa presidiando molto aree:

� gestisce e coordina l’accoglienza del giovane, assicurando l’instaurarsi di relazioni positive con

le diverse figure dell’organizzazione e in modo particolare con coloro che prenderanno parte

alle attività di progetto;

� provvede a aggiornare il punto informativo dell’ente con una sorta di “locandina” dedicata

all’esperienza in corso e che riporta i dati del progetto (titolo, durata, nominativo dell’Operatore

Locale, recapiti, …) e i dati dei giovani (dati anagrafici, fotografie, funzioni, recapiti, …);

� assegna a ciascun giovane, entro i primi giorni, una postazione di lavoro, presenta le modalità

di erogazione dei servizi concordati con l’Ufficio (accesso ad un PC, accesso ad internet, altro)

e dei servizi previsti dal progetto (vitto e alloggio, buoni mensa, agevolazione per il trasporto,

altro).

� introduce i giovani nell’organizzazione, informandoli rispetto alla mission, alla struttura, ai

servizi erogati, ai regolamenti;

� concorda un primo e semplice piano di attività, che nel corso della fase di accoglienza

potrebbe essere aggiornato settimanalmente. I giovani hanno così modo di “calarsi”

gradualmente nella realtà delle cose, di trovarsi in situazioni pratiche a loro sconosciute, ma

desiderate. L’Operatore locale assicura per l’intera durata dell’esperienza una forte funzione di

mentoring, che lo vede impegnato non solo ad assegnare i compiti, ma a sostenere il giovane

nelle sue responsabilità, nel sottolineare le attenzioni e le competenze necessarie allo

svolgimento delle attività, nel descrivere il livello di qualità che si desidera raggiungere,

nell’illustrare il collegamento tra le diverse attività.

Ed è proprio questa relazione quotidiana di affiancamento ad assumere un ruolo centrale per la

realizzazione di una positiva fase di accoglienza. Operatore locale e giovane hanno modo di

approfondire la reciproca conoscenza e di cercare un’intesa costruttiva. Attraverso gli accadimenti

di tutti i giorni, infatti, l’Operatore locale accompagna il giovane alla comprensione della realtà

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ospitante e delle sue molteplici espressioni (cultura, organizzazione del lavoro, relazioni, …);

interviene a correggerne gli errori, che proprio in questo periodo possono essere più frequenti,

promuovendo un dialogo costante e costruttivo capace di far luce sulle ragioni del disguido, per

partecipare insieme alla individuazione di possibili aggiustamenti in itinere; lo incoraggia a

sperimentarsi e allo stesso tempo “adatta” la pratica quotidiana attorno alle sue attese. In tal modo

l’organizzazione si mostra aperta e interessata ai contributi dei giovani, proponendosi come

soggetto sensibile agli avvenimenti e in continua evoluzione.

Per tutto il periodo Operatore Locale, giovane e contesto si mettono alla prova, si confrontano su

diritti e doveri, si scambiano punti di vista sul significato delle cose, dentro e fuori l’organizzazione.

A conclusione della fase di accoglienza sarà così possibile progettare i successivi passaggi

operativi, che contemplando i diversi suggerimenti appaiono ora più rispondenti alle aspettative del

team di lavoro.

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6. L’ATTUAZIONE

Il periodo di accoglienza del giovane si presta a concludersi, confondendosi gradualmente con la

fase di attuazione del progetto. Il passaggio può essere riconosciuto in occasione del primo

incontro di monitoraggio previsto a conclusione del primo mese di inserimento nella struttura

ospitante.

In questa fase l’impegno dell’ente (attraverso il lavoro dell’Operatore locale) è quello di strutturare

e programmare l’esperienza quotidiana nel modo più adeguato e coerente con le attività previste

nel progetto. Avere un piano di lavoro significa, infatti, avere una base tangibile dell’esperienza che

giorno per giorno si sviluppa.

Questo senso di progressiva realizzazione di ciò che era stato scelto e concordato è il primo

elemento cui dare visibilità perché i giovani rimangano ancorati ad una motivazione solida e

soddisfacente. L’Operatore locale deve essere consapevole che la fase di realizzazione può avere

andamenti discontinui. Alla gestione quotidiana delle attività, che evolve nell’ambito di una

programmazione concordata, si alternano momenti di gestione degli imprevisti. La conduzione di

un progetto della durata di un anno richiede quindi all’Operatore locale di essere attento a

prevenire e fronteggiare eventuali difficoltà, per non compromettere la tenuta del progetto e

assicurare la costruzione di un risultato finale che sia il più significativo possibile.

E’ dunque importante strutturare l’esperienza quotidiana in piani di attività, anche semplici, con

cadenze temporali vicine o più estese a seconda dei passaggi progettuali. La programmazione

delle attività, così come un’eventuale sua modifica, richiede un forte coinvolgimento dei giovani.

Queste occasioni di confronto tra Operatore locale e giovani possono coincidere con gli

appuntamenti di monitoraggio o essere più frequenti. Dall’analisi di un piano di lavoro concluso, il

gruppo passa a pianificare gli impegni relativi ad un successivo arco temporale e soprattutto si

confronta sulla rispondenza tra il progetto e le attese, sul percorso di apprendimento compiuto dai

giovani, sulla qualità dei risultati conseguiti, sulle diverse proposte.

Nella conduzione del progetto l’Operatore locale è quindi costantemente impegnato ad indirizzare

il percorso progettuale verso risultati individualmente e collettivamente significativi.

Per questo è opportuno che l’Operatore locale rispetti alcuni accorgimenti comportamentali:

Mantenere una spiccata disponibilità all’ascolto e al dialogo al fine di:

� prevenire eventuali insoddisfazioni e incomprensioni reciproche,

� valorizzare i contributi e le risorse del giovane,

� gestire gli errori e assegnare i compiti in base alle responsabilità concordate e alle abilità

dei singoli.

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• Sostenere il percorso di apprendimento individuale e professionale del giovane,

promuovendone una graduale crescita dell’autonomia, soprattutto in quelle attività più vicine

per interessi e per abilità. E’ importante accompagnare il giovane a prendere consapevolezza

del cambiamento che lo ha interessato, a constatare i passi compiuti e le competenze

sviluppate.

• Affiancare il giovane nella gestione degli imprevisti. La vita delle organizzazioni è attraversata

da imprevisti che influiscono sull’andamento delle attività pianificate. L’esperienza offre la

possibilità di esercitare una lettura viva degli accadimenti, suggerendo adattamenti dei

programmi, dei tempi e dei comportamenti organizzativi. Tale flessibilità difficilmente

appartiene al bagaglio che il giovane porta con sé. L’Operatore locale è chiamato così riflettere

con il giovane sulle ragioni dell’evento e a “ri-organizzarsi” per fronteggiare l’emergenza. Il

giovane dispone di un anno per realizzare il suo progetto di Servizio Civile ed è importante non

perdere di vista la costruzione del risultato finale.

• Attivare collaborazioni costruttive con il responsabile del monitoraggio e con il formatore per

risolvere, e se possibile prevenire, eventuali situazioni di disagio e di insoddisfazione che

possono insorgere nel giovane per ragioni interne o esterne al progetto stesso. Il confronto con

i colleghi è utile anche per individuare eventuali programmi e strumenti per valorizzare gli

apporti offerti dal giovane rispetto alla conduzione delle attività già programmate. Infine, la

collaborazione tra i tre soggetti consente di segnare nella memoria dell’organizzazione gli

aspetti di qualità da riproporre in successivi progetti e i punti di debolezza che chiedono una

più ampia e approfondita riflessione interna.

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7. LA FORMAZIONE

E’ necessario tenere sempre presente che la valenza formativa dell’esperienza deve essere la

motivazione e l’obiettivo prioritario del Servizio civile. E ciò indipendentemente dalle caratteristiche

specifiche del progetto e dagli ambiti in cui questo viene realizzato.

La partecipazione del giovane al progetto è quindi intimamente connessa con un percorso

formativo che si realizza attraverso modalità e momenti diversi. Agli incontri di formazione

generale, che consentono ai giovani di approfondire le tematiche proprie della cittadinanza attiva e

della solidarietà, si susseguono, infatti, i momenti di formazione specifica dedicati ai contenuti più

tecnici dell’idea progettuale e la formazione pratica, basata sull’apprendere facendo ciò che

l’Operatore locale propone durante l’intero arco dell’anno.

Il progetto è dunque chiamato ad esplicitare ai giovani in modo chiaro e convincente il percorso

formativo che intende offrire, descrivendo queste tre diverse situazioni formative nelle loro finalità e

modalità di svolgimento e collegandole tra loro.

La norma prevede che la formazione generale si articoli in un ciclo formativo, non

necessariamente impostato su lezioni frontali, di almeno 30 ore da realizzare in fase di avvio del

progetto. I contenuti sono quelli fissati dalle “linee guida per la formazione generale dei giovani in

servizio civile”, del 4 aprile 2006 UNSC, e riguardano la storia e il significato del servizio civile, la

cittadinanza attiva e responsabile.

La formazione specifica, che dev’essere articolata in almeno 50 ore, si svolge sotto la regia

dell’ente che gestisce il progetto e può essere affidata ad esperti esterni. I contenuti proposti sono

funzionali allo svolgimento del progetto e mirano a dotare il giovane di strumenti teorici e pratici utili

nella gestione delle attività a lui assegnate. Poiché la formazione specifica è progettata per essere

tradotta e sperimentata dal giovane negli impegni quotidiani è possibile che in corso d’anno il ciclo

di incontri inserito nel progetto iniziale richieda un diverso dettaglio, in base anche alla

preparazione del giovane, alle sue inclinazioni, o a nuovi obiettivi progettuali concordati tra

l’Operatore locale, il giovane e l’ente. E’ molto importante, infatti, che l’organizzazione sia in grado

di garantire la personalizzazione del progetto formativo attuato.

Infine, la formazione è insita anche nell’attuazione pratica del progetto. I giovani sono

costantemente accompagnati dall’Operatore locale, loro maestro, nel corso dell’intero progetto:

nella realizzazione di attività che richiedono una presenza più diretta e nella valutazione dei

risultati e delle loro implicazioni quando i compiti assegnati si prestano ad una maggiore autonomia

da parte dei giovani.

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8. IL MONITORAGGIO

La pratica del monitoraggio è un’occasione importante di confronto tra le parti sull’andamento del

progetto e sulla reciproca soddisfazione in merito alla qualità dei risultati individuali e collettivi

raggiunti.

Questa pratica prevalentemente incentrata sull’esperienza compiuta dai giovani, per essere

efficace, deve rispondere a criteri fissati preventivamente ed essere impostata secondo precisi

standard quantitativi e qualitativi.

Negli appuntamenti di monitoraggio le parti, muovendo dai piani delle attività realizzati nel periodo

esaminato, rivedono in modo puntuale le attività svolte, per verificarne la tenuta, soppesarne il

valore, concordare la futura programmazione.

OLP e responsabile del monitoraggio affiancano il giovane nella comprensione dell’apporto dato,

motivandogli sulla base dei compiti svolti e quindi delle conoscenze e delle abilità dimostrate e dei

comportamenti funzionali adottati, il percorso di crescita individuale e professionale che sta

compiendo.

La lettura critica e propositiva dell’esperienza in atto consente al giovane di misurarsi con la realtà

e comprendere la portata della propria partecipazione.

Questo confronto volto a valorizzare le capacità del singolo e allo stesso tempo a impegnarlo nel

potenziamento degli apprendimenti, deve mirare consentire al giovane di rafforzare la propria

autostima e di porsi come soggetto propositivo. Dalla riunione di monitoraggio il giovane dovrebbe

uscire rafforzato: comprende il valore del proprio operato, interpreta in maniera più consapevole e

finalizzata il proprio ruolo, investe con maggior convinzione negli impegni successivi.

Anche se l’attività di monitoraggio è prevalentemente indirizzata all’attività dei giovani, costituisce

un momento di crescita per entrambe le parti che, di incontro in incontro, mantengono quel

atteggiamento di flessibilità verso l’altro, che caratterizza l’intera esperienza di Servizio civile.

Il percorso di monitoraggio è dunque uno degli strumenti principali a supporto della tenuta del

progetto rispetto alle sue finalità originarie e al suo rapporto con i giovani. Una sorta di lente di

ingrandimento che richiama periodicamente l’attenzione delle parti sui tratti di strada percorsi per:

1. confermare che l’impegno svolto è coerente con il progetto iniziale e ancorare agli aspetti di

forza le programmazioni future,

2. approfondire la reciproca conoscenza e per prevenire l’insorgere di eventuali insoddisfazioni da

parte dei giovani,

3. recepire i contributi positivi elaborati dal giovane e favorire la sua partecipazione nelle attività

più vicine ai suoi interessi e alle sue abilità,

4. sviluppare il bagaglio delle conoscenze e delle competenze dei giovani.

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Tutto ciò richiede la capacità di costruire un vero e proprio team (direzione, Operatore locale,

responsabile del monitoraggio, formatori) nel quale siano chiare le responsabilità di ciascuno nella

conduzione del progetto e l’organizzazione interna all’ente sia funzionale alla soluzione dei

problemi e tesa alla qualità condivisa del risultato finale.

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8.1. GUIDA ALL’UTILIZZO DELLO STRUMENTO

Ciascun giovane in Servizio Civile dispone di un proprio Diario di monitoraggio che condivide con il

responsabile del monitoraggio e con l’ente.

Nel caso, ad esempio, di un progetto che prevede l’inserimento di quattro giovani, ciascun giovane

disporrà del proprio Diario di monitoraggio.

Il Diario si presenta suddiviso in quattro parti, ciascuna dedicata ad un diverso appuntamento di

monitoraggio:

• il primo incontro al termine del primo mese di inserimento del giovane,

• il secondo ad una settimana dalla conclusione del terzo mese,

• il terzo al termine del sesto mese,

• il quarto ed ultimo appuntamento può essere concordato tra il nono e il decimo mese.

Le parti del Diario ripropongono lo stesso schema di raccolta ed analisi dei dati e delle

informazioni:

• schede mensili a cura del giovane

• schede di sintesi a cura del responsabile del monitoraggio

PRIMA PARTE

Scheda primo mese a cura del giovane

Scheda primo incontro di monitoraggio a cura del responsabile del

monitoraggio

SECONDA PARTE

Scheda secondo mese a cura del giovane

Scheda terzo mese a cura del giovane

Scheda secondo incontro di monitoraggio a cura del responsabile del

monitoraggio

TERZA PARTE

Scheda quarto mese a cura del giovane

Scheda quinto mese a cura del giovane

Scheda sesto mese a cura del giovane

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Scheda terzo incontro di monitoraggio a cura del responsabile del

monitoraggio

QUARTA PARTE

Scheda settimo mese a cura del giovane

Scheda ottavo mese a cura del giovane

Scheda nono mese a cura del giovane

Scheda quarto ed ultimo incontro di monitoraggio a cura del responsabile del

monitoraggio

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8.1.1. SCHEDA A CURA DEL GIOVANE

La scheda mensile chiede al giovane di registrare settimanalmente:

1. Attività e i compiti svolti. E’ importante fotografare le cose fatte. Al giovane non è chiesto di

scrivere un diario particolareggiato di ciascuna attività o compito a cui ha preso parte, ma di

annotare una sorta di titolo indicativo delle mansioni svolte (esempi: il giovane non scrive “sala

1°MESE Mese di:

Attività e

compiti svolti

Attività e compiti

prevalenti

Relazioni

interne

Relazioni con

giovani in SCV

Note

1° settimana

2° settimana

3° settimana

4° settimana

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da pranzo” oppure “gestione cucina”, ma scrive “apparecchiato tavola da pranzo, relazionato

con utenti”; il giovane non scrive “lavoro di segreteria” oppure “lavoro al pc”, ma scrive

“compilazione tabelle, redazione testi”).

2. Attività e i compiti prevalenti. Il giovane fotografa le attività e i compiti che lo hanno visto

impegnato per più tempo nell’arco della settimana osservata,

3. Relazioni interne. Il giovane indica le persone affianco alle quali trascorre il maggior tempo in

virtù delle attività e dei compiti svolti. In tal modo, ripensando alle cose fatte, il giovane

fotografa la rete delle relazioni e i principali contenuti,

4. Relazioni con altri giovani in Servizio. Il giovane indica se nella settimana ha avuto occasione

di confrontarsi con altri amici o giovani in Servizio civile che partecipano allo stesso progetto o

che sono inseriti in altre realtà.

5. Note. In questa parte il giovane appunta idee, soddisfazioni, disagi, …

La registrazione delle attività, ovvero la compilazione della scheda, può essere gestita in modo

flessibile dal giovane che sceglie come compilarla di settimana in settimana.

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8.1.2. SCHEDA A CURA DEL RESPONSABILE DEL MONITORAGGIO

SCHEDA DI MONITORAGGIO

TEAM CHE

PRESIEDE

ALL'INCONTRO

COGNOME NOME NOTE

1

2

3

DATA

1 MESE

3 MESI

MONITORAGGIO

6 MESI

9 MESI

MESE DI

Elementi di competenza

Acquisite/esercitate

ATTIVITA' SVOLTE

Elementi di competenza

acquisiti/esercitati

attraverso

RELAZIONI INTERNE e

ESTERNE

Elementi di competenza

acquisiti/esercitati

Attraverso

RELAZIONI CON ALTRI

GIOVANI IN SCV

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NOTE:

Il responsabile del monitoraggio compila la scheda indicando anche le persone che prendono

parte all’incontro, ad esempio l’Operatore locale, un dirigente della struttura, un responsabile

dell’area di inserimento del giovane.

Anche in questa scheda è richiesto di annotare:

1. Elementi di competenza acquisiti attraverso le attività svolte. Il responsabile del monitoraggio,

utilizzando il diario di Monitoraggio compilato dal giovane per il periodo in osservazione,

individua e ricompone le conoscenze, le abilità, i comportamenti funzionali attuati e

sperimentati dal giovane per:

• riconoscere e descrivere il percorso di apprendimento svolto dal giovane, al fine di

condividere i passi compiuti,

• affiancarlo nella consapevolezza delle competenze in acquisizione,

• incoraggiarlo nella presa di nuove responsabilità ed autonomie,

• verificare la coerenza con il progetto iniziale e con gli interessi delle parti.

2. Elementi di competenza acquisiti attraverso le relazioni interne ed esterne. Il responsabile del

monitoraggio si confronta con il giovane sugli esiti che hanno le relazioni in cui è inserito, in

termini di crescita personale e di acquisizione di nuove conoscenze e abilità.

3. Elementi di competenza acquisiti attraverso le relazioni con altri giovani in Servizio Civile. Il

responsabile del monitoraggio riflette con il giovane sulle implicazioni delle relazioni con i pari,

accompagnandolo a trarre dal confronto con le esperienze condotte da altri “colleghi” (nello

stesso ente o in enti diversi) indicazioni utili per il proprio percorso progettuale.

4. Note. Il responsabile può annotare appunti utili per una valutazione generale del percorso

compiuto e/o per la successiva programmazione delle attività.

E’ bene sottolineare che con il termine “competenza” si intende il patrimonio di conoscenze,

capacità e abilità individuali che il giovane acquisisce e sviluppa nel corso dell’esperienza di

Servizio civile. Il risultato è la descrizione di ciò che l’individuo è in grado di fare al termine del

percorso progettuale.

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9. BILANCIO DELL’ESPERIENZA DI SERVIZIO CIVILE

La partecipazione ad un progetto di Servizio civile è un’occasione importante di formazione del

giovane, un’esperienza che può “contaminare” positivamente le sue scelte future. Al termine

dell’esperienza l’organizzazione può rilasciare al giovane il Bilancio di esperienza.

Il documento è articolato in tre parti nella prima parte sono riportati i dati dell’ente, del giovane e

del progetto. La seconda parte è dedicata ad una sintesi dei risultati conseguiti dal progetto e la

soddisfazione dell’ente nei confronti della partecipazione del giovane. Nella terza parte è possibile

infine indicare alcune delle competenze, tecniche o trasversali, che il giovane ha sviluppato con

maggior approfondimento nell’arco dell’esperienza. La pretesa non è quella di ricomporre il profilo

professionale del giovane, ma riconoscergli alcune abilità pregiate che dispone.

Il documento può contribuire ad attivare una sorta di circolo virtuoso nel quale non è solo il giovane

a sentirsi più “forte” a conclusione dell’esperienza, ma è anche il contesto esterno che gli riconosce

la bontà del cammino formativo compiuto.

Per gli enti il bilancio d’esperienza comporta indubbiamente un impegno aggiuntivo. Ma si tratta di

un impegno importante e produttivo non solo dal punto di vista della corretta impostazione del

progetto, ma anche perché rende più appetibile l’esperienza.

Un bilancio dell’esperienza ricco e stimolante può essere considerato un punto forte e motivante

nella fase di comunicazione ed avrà un effetto moltiplicatore attraverso quel passa parola che tanta

parte ha nello scambio di informazioni tra “i pari”.

Se un’esperienza sarà povera di risultati formativi o non riuscirà a renderli espliciti la sua

appetibilità sarà scarsa. Se invece l’ente si impegnerà a ricercare elementi di motivazione e di

crescita anche adattando la sua organizzazione e sarà dotato di un metodo in grado di individuare

ed argomentare i risultati formativi conseguiti, avrà una maggior capacità di attrattiva. L’ente potrà

trarne inoltre un’occasione permanente di crescita qualitativa perché l'arricchimento e il

miglioramento continuo dei processi (il modo migliore di affrontare un problema o di effettuare una

prestazione) inciderà sulla qualità complessiva dei servizi erogati dall’ente; una qualità che può

essere documentata e che può diventare un punto di forza per l’organizzazione stessa e per la sua

credibilità sia di fronte ai giovani che alle istituzioni.

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fac simile Allegato 1 a

CARTA INTESTATA Ente accreditato

Impegno al rispetto delle LINEE GUIDA per un

“Sistema Provinciale del Servizio Civile”

Per valorizzare le finalità generali e la cultura del Servizio civile

consentendo ai giovani una positiva espressione della cittadinanza attiva e

il potenziamento di competenze personali e professionali (ente)

………..….……,fa propri i contenuti del documento predisposto dall’Ufficio

provinciale e si impegna a promuovere e realizzare progetti di Servizio

Civile in coerenza con le indicazioni e gli strumenti metodologici ed

operativi in esso contenuti. Si impegna inoltre ad attuarlo e ad arricchirlo

con le proprie specificità di mission, di contesto e di modalità

organizzative.

Per concorrere alla costruzione del Sistema provinciale del Servizio civile

teso al miglioramento continuo delle esperienze (ente) ……………………

si impegna infine, a:

- partecipare ai tavoli di coordinamento promossi dall’Ufficio

provinciale su tematiche specifiche,

- concorrere a momenti di confronto con l’Ufficio e altri soggetti per

lo scambio di buone prassi e l’adozione di prassi condivise..

Consapevole che il venir meno agli impegni sottoscritti comporterà, a

seguito di segnalazione dell’Ufficio Servizio Civile, la non attribuzione dei

relativi punteggi ai progetti dell’annualità successiva.

luogo, e data_________ Il responsabile legale dell’ente

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fac simile Allegato 1 b

CARTA INTESTATA Ente accreditato

Consapevole di concorrere alla realizzazione del sistema provinciale del Servizio Civile

(ente)…………………………, si impegna, con riferimento al progetto “titolo

progetto_______________, a :

� seguire le indicazioni di natura generale riferite alla comunicazione esterna elaborate dal Tavolo della Comunicazione e partecipare con spirito di leale collaborazione alle iniziative da esso proposte;

� adottare le seguenti attività di avvicinamento per consentire al giovane una scelta coerente con le proprie risorse e i propri futuri progetti di vita; (descrizione iniziative, modalità di realizzazione, risorse umane e strumentali impiegate)___________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

� adottare le seguenti attività di accoglienza per favorire l’inserimento del giovane nell’organizzazione in modo efficace e coerente con il suo ruolo; (descrizione iniziative, modalità di realizzazione, risorse umane e strumentali impiegate)___________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

� adottare le procedure di monitoraggio proposte dall’Ufficio provinciale;

� predisporre, al termine del progetto, un Bilancio d’Esperienza da consegnare a ciascun giovane, nel quale vengano riportate abilità e competenze maturate. Consapevole che il venir meno agli impegni sottoscritti comporterà, a seguito

di segnalazione dell’Ufficio Servizio Civile, la non attribuzione dei relativi

punteggi ai progetti dell’annualità successiva.

luogo, e data------------

Il responsabile legale dell’ente

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fac simile Allegato 2

STRUMENTO DI MONITORAGGIO

Si propone uno Strumento di monitoraggio, un vero e proprio diario, articolato in sezioni distinte, una che raccoglie le annotazioni del giovane in Servizio Civile, l’altra che rileva le osservazioni del responsabile dell’attività per conto dell’ente.

Ciascun giovane in Servizio Civile dispone di un proprio Diario che condivide con il responsabile del monitoraggio e con l’Ente.

In particolare a ciascun giovane si chiede la compilazione delle schede per tutta la durata del progetto con indicazioni sintetiche settimanali.

Gli appuntamenti di monitoraggio che si collocano a fine del 1°, del 3°, del 6° e 9° mese vedono impegnati il responsabile del monitoraggio ed il giovane a riflettere e confrontarsi sull’andamento del progetto in generale e sullo specifico contributo personale.

L’adozione di uno strumento unitario consentirà il confronto tra esperienze e l’individuazione di eventuali esigenze di supporto dell’Ufficio provinciale. GUIDA ALL’USO

La scheda mensile chiede al giovane di registrare settimanalmente:

6. Attività e i compiti svolti. E’ importante fotografare le cose fatte. Al giovane non è chiesto di scrivere un diario particolareggiato di ciascuna attività o compito a cui ha preso parte, ma di annotare una sorta di titolo indicativo delle mansioni svolte (esempi: il giovane non scrive “sala da pranzo” oppure “gestione cucina”, ma scrive “apparecchiato tavola da pranzo, relazionato con utenti”; il giovane non scrive “lavoro di segreteria” oppure “lavoro al pc”, ma scrive “compilazione tabelle, redazione testi”).

7. Attività e i compiti prevalenti. Il giovane fotografa le attività e i compiti che lo hanno visto impegnato per più tempo nell’arco della settimana osservata,

8. Relazioni interne. Il giovane indica le persone affianco alle quali trascorre il maggior tempo in virtù delle attività e dei compiti svolti. In tal modo, ripensando alle cose fatte, il giovane fotografa la rete delle relazioni e i principali contenuti,

9. Relazioni con altri giovani in Servizio. Il giovane indica se nella settimana ha avuto occasione di confrontarsi con altri amici o giovani in Servizio civile che partecipano allo stesso progetto o che sono inseriti in altre realtà.

10. Note. In questa parte il giovane appunta idee, soddisfazioni, disagi, …

La registrazione delle attività, ovvero la compilazione della scheda, può essere gestita in modo flessibile dal giovane che sceglie come compilarla di settimana in settimana.

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La scheda di sintesi periodica a cura del responsabile del monitoraggio: Il responsabile del monitoraggio compila la scheda indicando anche le persone che prendono parte all’incontro, (ad esempio l’Operatore locale, un dirigente della struttura, un responsabile dell’area di inserimento del giovane).

In questa scheda si annotano:

1. Elementi di competenza acquisiti attraverso le attività svolte. Il responsabile del monitoraggio, utilizzando il diario di Monitoraggio compilato dal giovane per il periodo in osservazione, individua e ricompone le conoscenze, le abilità, i comportamenti funzionali attuati e sperimentati dal giovane per:

• riconoscere e descrivere il percorso di apprendimento svolto dal giovane, al fine di condividere i passi compiuti,

• affiancarlo nella consapevolezza delle competenze in acquisizione, • incoraggiarlo nella presa di nuove responsabilità ed autonomie, • verificare la coerenza con il progetto iniziale e con gli interessi

delle parti.

5. Elementi di competenza acquisiti attraverso le relazioni interne ed esterne. Il responsabile del monitoraggio si confronta con il giovane sugli esiti che hanno le relazioni in cui è inserito, in termini di crescita personale e di acquisizione di nuove conoscenze e abilità.

6. Elementi di competenza acquisiti attraverso le relazioni con altri giovani in Servizio Civile. Il responsabile del monitoraggio riflette con il giovane sulle implicazioni delle relazioni con i pari, accompagnandolo a trarre dal confronto con le esperienze condotte da altri “colleghi” (nello stesso ente o in enti diversi) indicazioni utili per il proprio percorso progettuale.

7. Note. Il responsabile può annotare appunti utili per una valutazione generale del percorso compiuto e/o per la successiva programmazione delle attività.

E’ bene sottolineare che con il termine “competenza” si intende il patrimonio di conoscenze, capacità e abilità individuali che il giovane acquisisce e sviluppa nel corso dell’esperienza di Servizio civile. Il risultato è la descrizione di ciò che l’individuo è in grado di fare al termine del percorso progettuale.

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fac simile Allegato 2a

STRUMENTO DI MONITORAGGIO– A CURA DI (nome e cognome del giovane)__________

“titolo progetto_____________________________________________________________”

N °MESE Mese di:

Attività e

compiti svolti

Attività e

compiti

prevalenti

Relazioni

interne

Relazioni con

giovani in SCV

Note

1° s

ettim

ana

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

2° s

ettim

ana

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

3° s

ettim

ana

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

4° s

ettim

ana

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

…………………

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fac simile Allegato 2b

STRUMENTO DI MONITORAGGIO – A CURA DEL RESPONSABILE DI MONITORAGGIO

“titolo progetto__________________________________________________________”

SCHEDA DI MONITORAGGIO

PARTECIPANO: COGNOME NOME NOTE

Resp. Monitoraggio

O.L.P.

Formatore

APPUNTAMENTO DI MONITORAGGIO data………………………………

ELEMENTI DI COMPETENZA ACQUISITI/ESERCITATI

mediante

ATTIVITA' SVOLTE RELAZIONI

INTERNE e ESTERNE

CONFRONTO CON

ALTRI GIOVANI IN SCV

� …………………………

� …………………………

� …………………………

� …………………………

� …………………………

� …………………………

� …………………………

� …………………………

� …………………………

NOTE:

1° mese 3° mese

6° mese

9° mese

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fac simile Allegato 3 CARTA INTESTATA Ente accreditato

BILANCIO D’ESPERIENZA Progetto di Servizio Civile Nazionale

“titolo progetto_________________________________________”

GLI ATTORI In questo spazio vanno riportati i dati riguardanti l’ente, il giovane, il titolo e il periodo di svolgimento del progetto di Servizio civile. Esempio Il/la giovane ………………, residente in ……………………, nel periodo dal …. al …., ha partecipato presso ente…………., in via ……………… a ………………, al progetto di Servizio Civile (titolo……………………….)

IL PROGETTO L’obiettivo è fornire una descrizione sintetica del progetto illustrando: • i principali risultati conseguiti, • le ricadute positive che la realizzazione del progetto ha avuto per i destinatari, per l’organizzazione e/o

per il territorio, • la soddisfazione dell’ente in merito alla realizzazione del progetto (livello di qualità raggiunto, e/o

innovazione, e/o nuove prospettive di sviluppo, …), • il comportamento tenuto dal giovane nell’arco del periodo considerato e le principali abilità mostrate

durante lo svolgimento del progetto. Si potrà così comprendere cosa è stato fatto, quali sono gli aspetti più apprezzati dall’ente, quale è stato il contributo dato dal giovane. Esempio: Il progetto ha permesso di conseguire i seguenti risultati ……………………………... L’organizzazione si dichiara soddisfatta (o abbastanza o molto soddisfatta) dei risultati conseguiti, in particolare in riferimento a ………………., e alle nuove prospettive aperte nel settore ……………………. Nel corso del progetto il/la giovane si è inserito con facilità e serenità nel contesto organizzativo, mostrando buone capacità relazionali e una giusta curiosità. Ha assunto con puntualità le proprie responsabilità e le buone conoscenze informatiche gli hanno permesso di dare un importante contributo alla costruzione dei risultati del progetto.

LA FORMAZIONE In questa parte viene attestato il percorso formativo svolto dal giovane. E’ possibile scegliere una formula più sintetica che descrive il monte ore complessivo e i principali contenuti formativi. Oppure presentare in maniera più dettagliata una parte della proposta formativa e gli eventuali attestati conseguiti dal giovane al termine dell’esperienza. Alla presentazione dell’offerta formativa generale e specifica è importante aggiungere una rosa di competenze che il giovane ha sviluppato nell’arco dell’esperienza di Servizio civile. La finalità è quella di riconoscere ciò che il giovane ha svolto nel miglior modo all’interno del contesto ospitante. Non è necessario quindi stendere un elenco di conoscenze e abilità, ma evidenziare quelle tre o quattro competenze reali che ne hanno contraddistinto l’operato. Esempio: A fronte degli impegni assegnati nell’arco del progetto il giovane ha dimostrato: • una conoscenza approfondita dei programmi informatici e una buona capacità tecnico -operativa

nell’implementazione del nuovo software funzionale al progetto, • buone capacità di metodo e autonomia nel lavoro e allo stesso tempo abilità relazionali nel formare il

personale all’uso del nuovo programma, • atteggiamenti positivi rispetto alla vita dell’ente e buone capacità di intervenire in una logica di problem

solving.

Firma (la firma può essere quella della Direzione dell’ente o di una persona che ha contribuito alla stesura del Bilancio di

esperienza)