l’industria dell’acqua e dei rifiuti in toscana

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I R P E T Istituto Regionale Programmazione Economica Toscana L’industria dell’acqua e dei rifiuti in Toscana Analisi dei principali gestori dei servizi idrici e di igiene urbana Enrico Conti Giuseppe Cocchi Claudio Lubello 9/10 e-Book

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I R P E TIstitutoRegionaleProgrammazioneEconomicaToscana

www.irpet.it

L’industria dell’acquae dei rifiuti in ToscanaAnalisi dei principali gestori dei servizi idrici e di igiene urbana

Enrico ContiGiuseppe Cocchi Claudio Lubello

I R P E TIstitutoRegionaleProgrammazioneEconomicaToscana

Via G. La Farina, 2750132 FirenzeTel. +39 055 574111Fax +39 055 574155e-mail [email protected]

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ISBN 978-88-6517-023-6

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L’industria dell’acqua e dei rifiuti in Toscana

Analisi dei principali gestori dei servizi idrici e di igiene urbana Enrico Conti Giuseppe Cocchi Claudio Lubello

Firenze, 2010 9

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RICONOSCIMENTI Questa ricerca è stata realizzata dall’IRPET in collaborazione con Physis S.r.l. su incarico di Regione Toscana-Direzione Generale Politiche Territoriali e Ambientali, Area di coordinamento Tutela dell'Acqua e del Territorio. Il lavoro è stato curato da Enrico Conti (IRPET) e Claudio Lubello (Physis). Enrico Conti ha realizzato la stesura della Parte Prima Il servizio di igiene urbana e il paragrafo 3.4 della Parte Seconda. La stesura della Parte Seconda Il servizio idrico integrato è stata realizzata da Giuseppe Cocchi e Claudio Lubello. Le elaborazioni statistiche sui dati di bilancio sono state effettuate da Silvia Ghiribelli. Elena Zangheri ha curato l'allestimento editoriale del testo. RINGRAZIAMENTI La stesura del presente rapporto non sarebbe stata possibile senza la fattiva e preziosa collaborazione del personale dirigente e non dirigente delle Imprese di gestione e delle Autorità di Ambito ottimale interessate.

Lo studio presentato fa parte di una collana a diffusione digitale. È stato stampato in un numero limitato di copie e può essere scaricato dal sito Internet:

http://www.irpet.it

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Indice INTRODUZIONE 5 Parte prima IL SERVIZIO DI IGIENE URBANA 1. ASSETTO GESTIONALE, PROCESSO PRODUTTIVO E INVESTIMENTI 11 1.1 I gestori dei servizi di igiene urbana 11 1.2 I territori serviti 14 1.3 Dotazione infrastrutturale e processo produttivo 16 1.4 La qualità del servizio reso agli utenti 31 1.5 Gli investimenti 32 2. ASPETTI ECONOMICI E FINANZIARI 37 2.1 L’efficienza della fase operativa 37 2.2 La struttura dei costi 39 2.3 I costi delle diverse fasi della filiera 46 2.4 Le tariffe 51 2.5 Le politiche commerciali 55 2.6 La condizione finanziaria e patrimoniale 57 3. UN GIUDIZIO COMPLESSIVO SULLE IMPRESE 65 Parte seconda IL SERVIZIO IDRICO INTEGRATO 4. ASSETTO GESTIONALE E DOTAZIONE INFRASTRUTTURALE 71 4.1 I gestori del servizio idrico integrato 71 4.2 La dotazione infrastrutturale 73 5. STATO DELLE INFRASTRUTTURE E INVESTIMENTI 87 5.1 Conservazione e funzionalità delle infrastrutture 87 5.2 La situazione delle reti idriche e fognarie 88 5.3 Gli investimenti del servizio idrico integrato 89 6. ASPETTI ECONOMICO-FINANZIARI 95 6.1 Gli addetti 95 6.2 La tariffa 98 6.3 I ricavi e i costi 103 6.4 Gli indicatori economico-finanziari 108

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INTRODUZIONE Non appena si è cominciato a valutare l’opportunità di realizzare un’analisi di benchmarking delle principali gestioni dei servizi idrici e di igiene urbana presenti in Toscana, ci si è rapidamente resi conto che, per quanto lodevole, tale intento era in certa misura sproporzionato rispetto alle risorse che potevano essere messe in campo. Si è quindi ritenuto di concentrare il focus dell’analisi ad un campo più ristretto, ma a nostro avviso cruciale: il nesso tra le condizioni materiali e le capacità tecnologiche a disposizione delle aziende da una parte, e gli esiti in termini di qualità e quantità del servizio erogato ed i risultati economico-finanziari delle imprese stesse, dall’altra. Questo nesso ci pareva, infatti, contenere in nuce alcune delle principali questioni che in questi anni hanno caratterizzato questi due fondamentali servizi. In primo luogo i problemi di un’efficace pianificazione da parte del decisore pubblico; la necessità e la difficoltà del reperimento delle risorse finanziare per realizzare gli investimenti; le ricadute di tutto ciò sulla sostenibilità nelle sue diverse dimensioni: ambientale, sociale ed economico-finanziaria.

L’approccio di ricerca scelto è fondato sul confronto orizzontale, fra i principali gestori del servizio idrico integrato e tra alcune delle principali aziende di gestione del servizio di igiene urbana, e verticale, nel tempo, per ciascuna azienda. Si è così intrecciata la dimensione evolutiva delle imprese con il confronto puntuale delle condizioni e delle performance delle aziende tra loro e, ogniqualvolta possibile, con il dato medio toscano o italiano di settore. • Il servizio di igiene urbana Il criterio di scelta dei gestori dei servizi di igiene urbana oggetto di analisi è stato in buona misura arbitrario. Da un lato si è scelto di studiare alcune delle imprese più grandi, che avessero con più decisione e celerità intrapreso la via dell’industrializzazione dei propri servizi. Dall’altro lato si è cercato di comprendere imprese contraddistinte da una certa eterogeneità interna riguardo alle caratteristiche socio-economiche e ambientali dei territori nei quali si trovavano ad operare.

L’analisi giunge a confermare la tesi di fondo del lavoro, ossia l’esistenza di una relazione forte tra i risultati in termini economico finanziari delle diverse aziende e la disponibilità ed accessibilità da parte di queste ultime ad un congruo sistema di impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti. Le imprese autosufficienti dal punto di vista impiantistico riescono a tenere più basse le tariffe e a realizzare un miglior equilibrio economico-finanziario della gestione. La mancanza di autosufficienza impiantistica si riflette in un aumento medio dei costi unitari di trattamento-smaltimento per tonnellata di rifiuto trattata che si aggira intorno al +50%. Si tratta di una sorta di mark-up di prezzo, o di rendita di scarsità, che i gestori non autosufficienti pagano ai soggetti privati o pubblici titolari degli impianti, non di rado soggetti esterni alla regione. Per una parte minoritaria, ma non irrilevante, il mark-up di prezzo è costituito dalle diverse tipologie di indennità versate agli enti locali, talvolta ai diversi livelli, comunale, di ambito e provinciale, sedi di impianto, con differenze molto consistenti tra i diversi gestori nel territorio regionale. A ciò vanno aggiunti i maggiori costi di trasporto che i gestori privi di impianti di smaltimento devono sopportare, e le rilevanti esternalità negative dal punto di vista ambientale rappresentate dal trasporto.

Una criticità evidente emerge, inoltre, dal punto di vista della sostenibilità ambientale delle attuali modalità di trattamento e smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Nonostante gli investimenti cospicui sostenuti da quasi tutte le aziende, tra i sei gestori analizzati soltanto due

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sono attualmente autosufficienti dal punto di vista del trattamento e smaltimento dei rifiuti, e di questi solo uno, Sienambiente SpA, presenta un orizzonte temporale di vita utile dei propri impianti di smaltimento sufficientemente ampio per pianificare, senza affanni, l’evoluzione dei propri sistemi di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti solidi urbani.

L’analisi quantitativa dei flussi di rifiuti all’interno del ciclo tecnologico delle imprese fa emergere in modo chiaro come l’aumento dei livelli di raccolta differenziata, pur se spinto sino a percentuali difficilmente raggiungibili, in linea con i best performers europei, non elimina la necessità delle discariche e come in tal senso sia molto più efficace l’utilizzo dei termovalorizzatori.

L’aumento della raccolta differenziata è invece uno strumento essenziale per aumentare la percentuale del recupero di materia seconda dai rifiuti. Si tratta, tuttavia, di un recupero potenziale che rischia oggi di non tradursi in recupero effettivo dal momento che non sempre sembrano esistere le condizioni di mercato per l’assorbimento delle materie seconde, né congrue capacità impiantistiche. Ma questo argomento, pur cruciale, viene solo sfiorato dal presente studio. • I servizi idrici A 15 anni dalla Legge n.36/94, che con una riforma profonda e radicale ha riorganizzato i servizi idrici in Italia, la Toscana si è trovata tra le primissime regioni a recepirne i contenuti, addirittura prima della stessa legge nazionale con un dispositivo locale che ne anticipava i principali elementi. La legge prevedeva essenzialmente l’integrazione delle gestioni dei servizi di acquedotto, fognatura e depurazione per cogliere le economie di scopo, l’accorpamento a livello sovra comunale delle gestioni per sfruttare le economie di scala, la realizzazione di caratteristiche industriali delle gestioni del servizio, per superare quelle in economia con l’obiettivo ultimo di raggiungere adeguati livelli di efficienza, efficacia ed economicità. Il sistema si basava, e si basa, su un metodo tariffario normalizzato in grado di assicurare la copertura dei costi di gestione e di investimento.

L’industrializzazione del settore ha portato alla formazione, in Toscana, di 6 importanti gestori di cui 5 società per azioni miste, a prevalente capitale pubblico (Acque, Acquedotto del Fiora, ASA, Nuove Acque e Publiacqua) ed una ancora interamente pubblica (Gaia), che gestiscono il servizio idrico integrato nella quasi totalità dei comuni toscani.

Nonostante ciò, le aziende toscane non hanno avuto un ruolo attivo nei processi di concentrazione industriale in atto a livello nazionale, che hanno portato al consolidamento di grossi gruppi del settore quali ACEA, HERA, Iride o A2A.

Il servizio di acquedotto è oramai capillare e piuttosto ben strutturato; la dotazione impiantistica (approvvigionamento e reti) è elevata sia a causa della morfologia del territorio che per la densità abitativa. Le infrastrutture presentano spesso, tuttavia, età prossime al termine della loro vita utile e necessitano di importanti programmi di rinnovamento. Le perdite idriche, ovvero i volumi che immessi nelle reti non raggiungono l’utenza o non riescono ad essere contabilizzati correttamente, presentano valori preoccupanti, oscillanti tra il 34 e il 43% del volume immesso in rete, decisamente troppo alti rispetto agli standard di efficienza ed economicità delle gestioni a cui si richiama lo spirito della Legge n. 36/94.

Sebbene mediamente sufficiente, il collettamento dei reflui verso gli impianti di trattamento esistenti e la depurazione degli scarichi, presenta ancora margini di miglioramento. La depurazione sconta una certa disomogeneità e frammentazione del servizio che ne limita l’efficienza impiantistica e ne innalza i costi di gestione.

Con la realizzazione dei Piani di Ambito e dei relativi piani economico finanziari, si sono avuti significativi incrementi tariffari negli 5 ultimi anni analizzati (+25% nel quinquennio

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2003-2007), con un incremento medio del 5% annuo. Risulta un caso isolato la situazione tariffaria di Gaia che ha comportato la provvisorietà delle tariffe, bloccate negli anni 2006 e 2007 su livelli piuttosto bassi e disallineati nei confronti degli altri gestori a causa delle vicende politico-istituzionali legate al ricorso al TA.R. Toscana n. 80/2005.

Nonostante ciò e sempre con eccezione di Gaia, che presenta valori decisamente più contenuti, la spesa media annua per una famiglia di 3 persone, con un consumo di 164 m3 all’anno è risultata nel 2007 di 244 euro, decisamente contenuta se rapportata ai consumi di altri servizi quali gas, elettricità o telefonia.

Il capitolo degli investimenti risulta essere problematico, due fattori infatti ne limitano l’attuabilità: da un lato il controllo della crescita tariffaria dovuta al metodo normalizzato e alle limitazioni da parte delle Autorità di Ambito, dall’altra la difficoltà da parte delle aziende di accesso al credito. La finanziabilità degli interventi, soprattutto nei primi anni di Piano passa, infatti, dall’accessibilità al credito bancario, poiché il ricorso al capitale proprio non è sufficiente a permettere la realizzazione di quanto pianificato. Le limitazioni e le garanzie imposte dal sistema bancario nel suo complesso sono determinanti sulla possibilità di finanziamento e ne limitano fortemente l’accessibilità per alcuni gestori. I finanziamenti pubblici extra tariffa, infine, seppur presenti, non risultano essere quantitativamente significativi.

L’analisi dei parametri economico-finanziari dei gestori toscani delinea un quadro eterogeneo. Vi sono imprese con un sufficiente equilibrio della gestione (Acque, Nuove Acque e Publiacqua), raggiunto nel tempo attraverso il miglioramento dell’efficienza della gestione operativa. Tale equilibrio è ricercato da una parte aumentando i ricavi attraverso l’aumento delle tariffe e dall’altra limitando l’incremento dei costi operativi, in particolare quelli relativi al personale ed ai costi esterni per servizi. Questi gestori sono capaci di generare un flusso di cassa tale da garantire la liquidità dell’impresa e alleviare il peso del debito attraverso il recupero di più ampi margini sulle vendite. Il peso del debito risulta comunque elevato ed è causato in primo luogo della scarsa capitalizzazione di cui soffrono anche le imprese più efficienti, seppur in misura minore delle altre.

Vi sono poi imprese più in difficoltà (ASA, Acquedotto del Fiora e Gaia) a causa di un più precario equilibrio tra costi e ricavi, che nel caso di ASA e Gaia perdura sino agli ultimi anni della gestione, mentre nel caso di Acquedotto del Fiora pare far posto ad un tendenziale equilibrio della gestione. Dal punto di vista patrimoniale queste imprese appaiono, comunque, fortemente sottocapitalizzate e fanno un largo ricorso al debito, soprattutto di breve periodo.

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Parte prima IL SERVIZIO DI IGIENE URBANA

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1. ASSETTO GESTIONALE, PROCESSO PRODUTTIVO E INVESTIMENTI Questa prima parte del lavoro ha per oggetto le condizioni tecnico-produttive e ambientali nelle quali i gestori organizzano la propria attività e che per molti aspetti ne determinano le performance. Le aziende si inseriscono in condizioni ambientali e socio-demografiche molto eterogenee, riassunte parzialmente dalla tavola 1.1.: l’estensione del territorio, la densità abitativa, le tipologie di residenza (in case sparse o in nuclei accentrati), i flussi turistici in entrata, la presenza diffusa di attività manifatturiera. Una prima indicazione nel confrontare i dati è dunque, quella di tener conto dell’eterogeneità delle condizioni nelle quali si realizza l’attività dei gestori.

Queste condizioni concorrono a determinare, interagendo tra loro in modo complesso, alcune delle variabili fondamentali per l’organizzazione del servizio. Tra tutte, in primo luogo, il flusso dei rifiuti prodotti sul territorio e raccolti dal gestore; in secondo luogo, come conseguenza, le risorse monetarie, umane e materiali da dedicare alla raccolta, al trasporto e al trattamento e smaltimento dei rifiuti. Il capitolo cerca, dunque, di individuare le caratteristiche del processo produttivo di ciascuna azienda, in primo luogo analizzando la dotazione impiantistica direttamente a disposizione di quest’ultima. Ciò nella convinzione, ed è questa la tesi di fondo del lavoro, che la perfomrnace delle imprese, sia in termini di servizio reso alla collettività che in termini di risultati economico finanziari, dipenda in modo prioritario dalla qualità e quantità degli impinanti a disposizione delle gestioni. Emerge di conseguenza come dimensione cruciale la capacità e l’efficienza delle istituzioni preposte alla pianificazione e realizzazione degli investimenti. Le imprese di igiene urbana sono infatti molto diverse dalle imprese marshalliane che si muovono come atomi indipendenti dal contesto istituzionale di riferimento. Sono invece soggetti imprenditoriali le cui decisioni e capacità operative sono in larga misura dipendenti da un numero, talvolta persino troppo ampio, di attori istituzionali. 1.1 I gestori dei servizi di igiene urbana Le imprese che svolgono i servizi di igiene urbana oggetto della presente ricerca sono le seguenti società per azioni: AAMPS S.p.A. (Azienda ambientale Pubblici Servizi della città di Livorno), ASM S.p.A. (Ambiente, servizi, mobilità), Geofor S.p.A., Publiambiente S.p.A., Quadrifoglio S.p.A., Siena Ambiente S.p.A.. Si tratta di società interamente pubbliche o miste pubblico-private nate dalla fusione o dalla semplice trasformazione di imprese pubbliche municipalizzate preesistenti o da precedenti gestioni in economia. Sono prevalentemente imprese mono-business di medie dimensioni che operano sui territori toscani di riferimento tramite un affidamento diretto della gestione.

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Figura 1.1

IL TERRITORIO SERVITO DALLE AZIENDE OGGETTO DELLA RILEVAZIONE

 

Fonte: elaborazioni IRPET su dati dei gestori

Aamps S.p.A. AAMPS, Azienda Ambientale di Pubblici Servizi della città di Livorno, nasce nel 1948 come Azienda Municipale, diventa Azienda Speciale acquistando personalità giuridica nel 1996. Nel 1998 si trasforma in società per azioni con socio unico il Comune di Livorno. Aamps gestisce per conto del Comune i servizi di spazzamento, raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti solidi urbani e speciali assimilati. Il territorio sul quale AAMPS svolge il servizio ha una superficie di circa 105 Km2, una popolazione al 2008 di 161.095 abitanti, e una densità abitativa media di 1.534 abitanti per Km2. L’Azienda opera nell’ATO Toscana Costa. Asm S.p.A. L’azienda serve attualmente il territorio corrispondente ai comuni di Prato, Carmignano, Montemurlo, Poggio a Caiano, Vaiano, Vernio. Il territorio ha una superficie di 365,11 Km2, una popolazione pari a 245.742 abitanti e una densità abitativa media di 673 abitanti per Km2. L’impresa nasce nel 1949, come Azienda Servizi Municipalizzati per l'Igiene Urbana, una piccola azienda che si occupava dei servizi di nettezza urbana e dell'acquedotto. Nel 1975 prende il nome di Asmiu, mantiene la gestione del servizio di nettezza urbana e lascia a Consiag il servizio di acqua e gas. Nel 1995 Asmiu diviene Azienda Speciale Municipalizzata per l'Igiene Urbana acquisendo personalità giuridica. Nel 2003 Asmiu si trasforma in società per azioni ASM S.p.A. Ambiente Servizi Mobilità. Nel capitale sociale al Comune di Prato, si sono aggiunti recentemente i Comuni di Cantagallo,

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Carmignano, Montemurlo, Poggio a Caiano, Vaiano e Vernio. L’Azienda opera nell’ATO Toscana Centro. ASM S.p.A. controlla Essegiemme (società per la gestione delle infrastrutture per la mobilità) e partecipa a Programma Ambiente, ITEKO, ITOS, ARRR, Consorzio Energico, SPRI, TECHSET e Toscana Ricicla. Geofor S.p.A. Geofor S.p.A. è una società per azioni a capitale misto pubblico-privato che gestisce il servizio di igiene urbana in 24 comuni della provincia di Pisa. Un ramo della società nasce nel 1990 in seguito ad accordi tra il Comune di Pontedera e l’Impresa Lavori Ing. U. Forti & Figlio S.p.A.. Nasce pertanto E. CO. FOR. S.p.A. il cui capitale è al 60% pubblico, e al 40% privato. Nel 2000 entrano a far parte del capitale azionario anche alcuni istituti di credito tra cui Cassa di Risparmio di San Miniato, Cassa di Risparmio di Volterrra, di Pisa, Banca di Credito Cooperativo di Fornacette. L’azienda operava nel ciclo integrato dei rifiuti nei 16 comuni del basso e medio valdarno. Inizia allora il cammino che porterà alla fusione con GEA S.p.A., che operava nel ciclo integrato delle acque e nel ciclo integrato dei rifiuti nei sei comuni dell’area pisana. Dal 1 gennaio del 2001 Gea, per il ramo d’azienda del ciclo integrato rifiuti, confluisce in Ecofor dando vita all’attuale GEOFOR. Nel 2005 la società si è scissa in tre parti: 1. Geofor Patrimonio, interamente pubblica, proprietaria degli impianti; 2. Geofor S.p.A., rimasta a capitale misto, gestisce ed eroga il servizio pubblico; 3. Ecofor Service S.p.A., anch’essa a capitale misto, gestisce i rifiuti industriali. Attualmente il capitale societario è costituito per il 60% costituito da comuni della provincia di Pisa mentre al 40% è costituito da soci privati dei quali i maggiori sono costituiti da Pisambiente Srl (19%)e Forti Holding S.p.A. (18%). Il territorio servito ha una superficie di 1.172 Km2 e 366.192 abitanti. La densità abitativa media è perciò di 312 abitanti per Km2. L’Azienda opera nell’ATO Toscana Costa. I servizi pubblici espletati da Geofor sui vari territori comunali consistono principalmente nelle raccolte stradali (a cassonetto, a campana e porta a porta), raccolta ingombranti a domicilio, servizi di igiene del territorio (spazzamento manuale e meccanizzato, lavaggio e sanificazione strade), raccolta rifiuti tramite centri di raccolta (stazioni ecologiche), servizi ditte assimilate. Geofor espleta anche diversi servizi commerciali alle Aziende riguardanti la raccolta, il trasporto e lo smaltimento di rifiuti speciali e pericolosi. Publiambiente S.p.A. Publiambiente S.p.A. è una azienda pubblica del gruppo Publiservizi, che svolge il servizio di igiene urbana in 28 Comuni compresi nelle Province di Firenze e Pistoia facenti parte dell’Ato Centro. Copre un territorio di circa 1860 Km2 ed ha un bacino d'utenza di oltre 416.380 abitanti, con una densità abitativa media di 224 abitanti per Km2. Offre una gamma di servizi differenziati: gestione rifiuti solidi urbani e speciali, raccolta differenziata, spazzamento stradale, disinfezione e disinfestazione, gestione del verde pubblico. Partecipazioni: con l'obiettivo di avviare nuove attività al di fuori del territorio di pertinenza sono sorte le società Helios Scrl, e Sea Ambiente S.p.A.. Helios Scpa (partecipata al 44, 45%) è stata costituita per sviluppare l'attività di gestione dei servizi ambientali al di fuori dei confini regionali. Insieme a Publiambiente vi partecipano Quadrifoglio S.p.A. di Firenze (44,45%) e ASM S.p.A. di Prato (11,10%). Sea Ambiente S.p.A. è la società di gestione dei servizi ambientali di Viareggio (Lucca), partecipata al 40%. Publiambiente ha vinto, insieme a Toscana Gas S.p.A. e Fiorentina Gas S.p.A., la gara per la parziale privatizzazione di SEA S.p.A.

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(Viareggio), da cui è derivata la separazione del ramo di impresa rifiuti da quello gas e la costituzione di Sea Ambiente S.p.A.. Quadrifoglio S.p.A. Quadrifoglio S.p.A. è una società interamente pubblica partecipata da 12 comuni della provincia di Firenze. L’azienda fornisce il servizio di igiene urbana ai comuni di Firenze, Sesto Fiorentino, Campi Bisenzio, Calenzano e Signa, su una superficie complessiva di circa 276 km2 e un bacino di 489.870 abitanti. L’azienda nasce il primo ottobre del 1955, quando viene fondata l’azienda municipalizzata del Comune di Firenze con la denominazione di A.S.N.U. (Azienda di Servizi di Nettezza Urbana). Un primo tentativo di modernizzazione della gestione fu attuato nel 1988 attraverso la trasformazione di A.S.N.U. in Fiorentinambiente, ma la forma giuridica restò quella di azienda municipalizzata, priva di personalità giuridica. Il 1° Novembre del 1997 Fiorentinambiente viene trasformata in Consorzio con la denominazione di Quadrifoglio. Parteciparono alla sua costituzione, oltre al Comune di Firenze, anche i Comuni di Calenzano, Campi Bisenzio, Sesto Fiorentino e nel marzo del 1999 si aggiunse anche Signa. Nel luglio 2000 il Consorzio Quadrifoglio viene trasformato in Quadrifoglio S.p.A. - Servizi Ambientali Area Fiorentina. L’Azienda opera nell’ATO Toscana Centro. Siena Ambiente S.p.A. Siena Ambiente S.p.A nasce nel 1988 su iniziativa degli Enti Locali Senesi con l'obiettivo di promuovere una gestione imprenditoriale dei Servizi di Igiene Urbana in ambito sovracomunale superando le criticità delle gestioni in economia. Si configura come società per azioni a capitale misto pubblico-privato che opera prevalentemente nell’ambito territoriale ottimale Toscana Sud. La composizione societaria dell’azienda è a maggioranza pubblica (con una quota di azioni pari al 43,8% di pertinenza dei Comuni dell’ambito e un 16,2% in mano alla Provincia di Siena), ma con un 40% del capitale azionario proveniente da soggetti privati costituiti per il 14% dal Monte dei Paschi Merchant S.p.A., per il 26% da Società Toscana Service S.p.A.. Siena Ambiente fornisce il servizio di igiene ambientale nei 36 comuni della in 40 comuni, di cui 36 in provincia di Siena, 3 in provincia di Grosseto, 1 di Terni1. La superficie dei comuni toscani nei quali Siena Ambiente effettua il proprio servizio ammonta a 4.163 Km2 di cui 3.821 costituiti dalla provincia di Siena. Il bacino di utenza in Toscana ammonta nel 2008 a 278.852 abitanti di cui 269.473 in provincia di Siena. La provincia di Siena presenta una densità abitativa media di 71 abitanti per Km2. 1.2 I territori serviti La realtà di Aamps S.p.A. è caratterizzata da un solo territorio urbano piuttosto contenuto nell’estensione (con una superficie pari a 105 Km2) e negli abitanti (161.000 circa) ma con una densità abitativa elevata. La presenza di turisti (per lo più balneari e concentrati nella stagione estiva) è rilevante in termini assoluti ma molto meno in rapporto agli abitanti residenti e ad essa si aggiunge una scarsa presenza di addetti manifatturieri che risponde a una limitata presenza di piccole imprese. La produzione pro capite di rifiuti è perciò inferiore rispetto al dato medio

1 Sorano e Pitigliano e Castellazzara in provincia di Grosseto, Fabro in provincia di Terni.

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regionale (pari a circa 694 Kg per abitante nel 2007) e al contempo molto concentrata in termini territoriali.

Quadrifoglio S.p.A., serve anch’essa un’area fortemente urbanizzata e densamente popolata, ma quasi tre volte più grande (276 ab./Km2). Il suo territorio è caratterizzato, inoltre, da una presenza rilevante di piccola impresa manifatturiera ed è destinatario di un cospicuo flusso di presenze turistiche in rapporto agli abitanti residenti. Ciò concorre a generare un grande ammontare di rifiuti che si riflette nell’elevato quantitativo pro capite raccolto dall’azienda (720 Kg/abitante), secondo solo ad ASM.

Simile per alcuni aspetti è il caso di ASM S.p.A., che gestisce il sevizio in un territorio prevalentemente urbano, o di campagna urbanizzata, densamente popolato e fortemente caratterizzato dalla presenza di piccola impresa manifatturiera in settori forti produttori di rifiuti assimilabili agli urbani. Tutto ciò, anche senza un rilevante apporto proveniente dai flussi turistici, concorre a determinare una elevatissima quantità di rifiuti raccolti dall’azienda per abitante (800 Kg) e una elevata raccolta per Km2 (538 kg.), terza dopo le gestioni “urbane” di Quadrifoglio e Aamps.

Molto diverso appare il contesto nel quale si inseriscono le attività di Geofor S.p.A., Publiambiente S.p.A. e Siena Ambiente S.p.A..

Geofor S.p.A., gestisce un territorio piuttosto esteso (1200 Km2), caratterizzato, nonostante la presenza di un medio centro urbano (Pisa), da una non elevata densità abitativa (305 ab. Per Km2) e dall’elevata incidenza della popolazione residente in case sparse (7,4%, cui si aggiunge una non elevata presenza turistica rispetto agli abitanti residenti. Anche la piccola industria manifatturiera, pur presente, non è così incisiva come gli altri contesti finora presentati. I dati rilevati sulla raccolta pro capite di rifiuti urbani, la meno elevata tra le imprese analizzate, appaiono pertanto in linea con le caratteristiche descritte.

Valori di densità abitativa ancora più bassi caratterizzano gli altri due territori serviti rispettivamente da Publiambiente S.p.A. (224 ab./Km2) e Siena Ambiente S.p.A. (71 ab./Km2). Il territorio servito è molto esteso -soprattutto nel caso di Siena Ambiente- e caratterizzato da vaste aree extraurbane e di campagna, nonostante le presenza di un centro urbano di medio livello (Pistoia e Siena rispettivamente). A differenziare i due territori concorre: 1. L’estensione del territorio servito, elevata anche nel caso di Publiambiente (1.860 Km2), ma

doppia nel caso di Siena Ambiente (3.821 Km2), che serve tutta la Provincia di Siena, 2. La presenza turistica, scarsa nel complesso del territorio servito da Publiambiente e invece

molto elevata nel caso di Siena Ambiente. 3. La maggior presenza di piccola industria manifatturiera nel complesso del territorio servito

da Publiambiente. Nel complesso, la raccolta pro capite di rifiuti di Siena Ambiente risulta piuttosto elevata

(668 Kg per abitante residente), segno della probabile incidenza della presenza turistica sulla produzione globale di rifiuti dell’area. Tale livello di raccolta resta peraltro lontano dai 720 Kg pro capite dell’area fiorentina servita da Quadrifoglio. A confermare la vastità di un territorio per larghi tratti vuoto di presenze umane, sta la quantità di rifiuti raccolta da Siena Ambiente per Km2, circa 43 contro i 1.280 di Quadrifoglio ma anche i 135 di Publiambiente.

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Tabella 1.2

ALCUNI INDICATORI GENERALI RELATIVI AI GESTORI DEL SERVIZIO DI IGIENE URBANA

Gestore U. di m. AAMPS ASM GEOFOR Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente Comuni gestiti n. 1 7 24 28 5 36Superficie territorio gestito Km2 105 365 1.200 1.860 276 3.821Abitanti residenti n. 161.095 245.742 366.192 416.380 489.870 269.473Densità abitativa ab./Km2 1.535 673 305 224 1.777 71% di popolazione in case sparse 0,70 1,90 7,40 11,80 1,60 11,50Assetto societario S.p.A. Pubb. S.p.A. Pubb. S.p.A. mista S.p.A. Pubb. S.p.A. Pubb. S.p.A. mistaSocio privato 40 40Servizi gestiti SIU SIU SIU SIU SIU SIUAddetti n. 286 299 266 285 774 267Abitanti serviti/addetti 563 822 1.377 1.461 633 1.009Rifiuti raccolti t 96.415 196.569 216.149 251.100 352.865 164.622Rifiuti raccolti/abitante t/ab. 0,598 0,8 0,59 0,603 0,72 0,611Rifiuti raccolti / KM2 t/Km2 919 538 180 135 1280 43Rifiuti raccolti/addetti t/addetto 337 657 813 881 456 617Presenze turistiche totali 2007 n. 328.272 504.430 2.274.135 1.960.194 7.920.305 4.676.272% addetti terziario su add totali 2005 76 48 58 51 73 62%addetti manifatturieri / addetti totali 15 42 31 36 19 25Presenza turistiche Per Kmquadro 3.128 1.381 1.895 1.054 28.723 1.224% addetti manif. su popolazione 4 16 10 11 9 8Presenze turistiche per abitante .n/ab 2 2,1 6,2 4,7 16,2 17,4

Fonte: elaborazioni IRPET su dati dei gestori

1.3 Dotazione infrastrutturale e processo produttivo Aamps S.p.A. Dal punto di vista impiantistico AAMPS dispone di: 1. un impianto di preselezione situato in località Picchianti (Livorno) che non comprende

stabilizzazione del sottovaglio per produzione FOS né produce CDR. Produce invece frazione secca selezionata da RU indifferenziato.

2. un termovalorizzatore che brucia parte degli RSU prodotti a Livorno e ne sfrutta il contenuto calorico per produrre energia elettrica, poi immessa direttamente nella rete di distribuzione ENEL. Il termovalorizzatore ha una potenzialità di 180 t/giorno, suddivisa su due linee gemelle. Data l’elevata qualità del combustibile immesso nel termovalorizzatore anche le scorie vengono per la quasi totalità recuperate come materiale per l’edilizia. La mancanza, in particolare, di impianti di compostaggio e discarica impone al gestore di

utilizzare quelli gestiti da altre aziende. Ciò è dovuto non ad una scelta deliberata, quanto a ritardi nell’attuazione della pianificazione in essere, non riconducibili a mancanze del gestore, quanto a cause esogene strettamente legate alle politiche di pianficazione territoriale.

Lo schema di flusso sottostante riassume il ciclo tecnologico dei rifiuti raccolti da Aamps. La frazione raccolta in modo differenziato ammonta a circa il 35% del totale dei rifiuti raccolti, una percentuale di un punto superiore al dato medio della Toscana, che si attesta per il 2008 al 34%2.

2 Per le particolari finalità dello nel calcolare la percentuale di raccolta differenziata di ciascuna azienda si è assunta la metodologia che Ispra utilizza per il proprio rapporto nazionale. Tale metodologia differisce dalla metodologia utilizzata da ARRR e certificata da Regione Toscana in quanto non considera come raccolta differenziata i flussi relativi allo spazzamento delle strade. Il presente studio adotta tale scelta metodologica al fine di tenere separati i flussi, quali quelli generati dallo spazzamento, che vengono per lo più smaltiti in discarica senza selezione dai flussi effettivamente recuperati. Pertanto i dati relativi alla raccolta differenziata delle

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Figura 1.3

IL FLUSSO DEI RIFIUTI DI AAMPS. 2008

Fonte: elaborazioni IRPET su dati dei gestori

A valle del preselettore vengono incenerite circa 37.225 tonnellate di rifiuto selezionato,

corrispondenti a circa il 33% del totale e al 60% del rifiuto indifferenziato. Le scorie prodotte sono per la maggior parte recuperate in forma di materiale di riempimento per l’edilizia (7.037 t).

Il restante 40% del rifiuto indifferenziato (circa 24.981 tonnellate) giunge invece in discarica dopo essere stato seleziona to a sua volta. Tale selezione comporta tra l’altro il recupero di circa 1.504 tonnellate di metallo. In discarica giunge senza selezione anche il prodotto dello spazzamento, circa 713 t (pari al 2% dei rifiuti che finiscono in discarica) e 1.861 tonnellate di sovvalli provenienti dalla raccolta differenziata. Complessivamente, dunque, giungono in discarica, (per la maggior parte alla discarica di Rosignano gestita da REA) circa 29.179 tonnellate di rifiuti, pari a circa il 30% dei rifiuti complessivamente raccolti dall’azienda.

Per ciò che riguarda la raccolta differenziata la frazione organica raccolta in modo differenziato (FORSU) ammonta a circa 4980 t pari al 5% del rifiuto raccolto.

Complessivamente la frazione di rifiuto recuperata sia dalla raccolta differenziata che indifferenziata sul totale degli RSU trattati ammonta a circa il 38%. Una percentuale cospicua, la più alta tra le aziende considerate. Circa il 26% del rifiuto raccolto viene incenerito traendone energia elettrica che viene immessa nella rete. Dal termovalorizzatore vengono recuperati circa diverse aziende e della regione toscana risulteranno sistematicamente inferiori, seppur di pochi punti percentuali, rispetto a quelli costruiti con il metodo utilizzato da ARRR. Ad esempio nel 2008, mentre ARRR valuta una percentuale di raccolta differenziata per la Toscane pari al 36%, invece il valore che risulta dall’applicazione della metodologia ISPRA è pari al 34%.

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24.851 Mwhe annui con un coefficiente di recupero energetico di 0,44 Mwhe per tonnellata incenerita.

Per quanto riguarda il grado di sfruttamento degli impianti è necessario sottolineare come sia l’impianto di preselezione sia il termovalorizzatore non siano sfruttati, nel 2008, al massimo della loro potenzialità, ma rispettivamente al 47% e al 57%. Esistono dunque margini ampi di miglioramento dell’efficienza gestionale. Asm S.p.A. Attualmente ASM S.p.A. è proprietaria dei seguenti impianti: 1. Un impianto di selezione e produzione di CDR. 2. Una piattaforma di valorizzazione della raccolta multimateriale della frazione secca (carta e

plastica). 3. Un impianto di stoccaggio degli RU pericolosi. 4. Una piattaforma ecologica per imballaggi in legno. 5. Una stazione ecologica. 6. Una piattaforma ecologica.

La discarica di Vaiano è stata definitivamente chiusa alla data del 31.12.2006. La gestione dell’impianto riguarda pertanto solamente aspetti di post chiusura.

In misura superiore ad Aamps anche la gestione di Asm appare carente di impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Non gestisce infatti né una discarica né un termovalorizzatore. Risulta inoltre priva di un impianto di compostaggio della FORSU.

Figura 1.4

IL FLUSSO DEI RIFIUTI DI ASM S.P.A.. 2008

Fonte: elaborazioni IRPET su dati dei gestori

La realtà della provincia di Prato gestita da Asm si caratterizza per una percentuale di

raccolta differenziata pari al 38%, superiore di circa 4 punti alla media regionale. Il differenziale positivo è il risultato, in buona misura, della raccolta differenziata dei rifiuti assimilati

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provenienti dalle aziende del distretto industriale. Come nel caso di Aamps la frazione organica derivante da raccolta differenziata, circa 14.019 tonnellate nel 2008 pari al 7% dell’RSU raccolto dall’azienda, è inviata per la quasi totalità all’impianto di compostaggio di Montespertoli di proprietà di Publiambiente. Delle altre 61.000 tonnellate di rifiuto differenziato secco circa 4.955 sono avviate nell’impianto di valorizzazione della carta e della plastica gestito da Asm e le altre 56.219 sono invece avviate ai consorzi del riciclo senza una preselezione da parte dell’azienda. Per quanto riguarda il rifiuto indifferenziato (pari a 121.374 tonnellate) la quasi totalità (113.781) è avviata a un impianto di selezione e produzione di C.D.R., di proprietà dell’azienda, mentre solo 1.194 t di rifiuti provenienti per lo più dallo spazzamento (circa lo 0,6% dei rifiuti complessivi) entrano in discarica senza selezione.

Del rifiuto selezionato dall’impianto di Asm una parte (22.842 t pari al 12% dei rifiuti totali) è avviato a impianti di termovalorizzazione situati per lo più fuori regione, la frazione organica, pari a 22.300 t è avviata a un impianto di digestione anaerobica anch’esso non di proprietà della azienda, il resto circa 66.027 t pari al 34% del totale dei rifiuti totali raccolti finisce in discarica a Peccioli.

In conclusione il ciclo tecnologico utilizzato da Asm recupera circa il 36% dei rifiuti in ingresso, incenerisce il 14% dei rifiuti raccolti, ne smaltisce in discarica il 34% e l’11% in un impianto di digestione anaerobica. Complessivamente, e questo deve essere considerato un dato cui fare attenzione, la percentuale di rifiuti smaltiti in impianti non gestiti dall’azienda è pari a al 100%. A ciò si aggiunge il fatto che anche per il trattamento della FORSU l’azienda si serve di impianti di compostaggio altrui. Tutto ciò non può che riflettersi, come vedremo in seguito, sul lato dei costi.

Il grado di sfruttamento dell’impianto di selezione per produzione di CDR risulta ottimale, intorno al 91% della potenzialità massima.

Dal punto di vista ambientale, un bilancio complessivo dovrebbe tener conto del fatto che, accanto ad una elevata capacità di intercettare rifiuto in forma differenziata e di selezionarlo per trarne combustibile da termovalorizzare, i rifiuti intercettati da Asm compiono un viaggio spesso molto lungo per poter raggiungere il luogo di trattamento e smaltimento finale o di recupero, ciò che comporta evidenti costi monetari ed impatti ambientali. Geofor S.p.A. Attualmente la società Geofor non possiede alcun impianto di trattamento o smaltimento. Ciò in seguito alla scissione dell’azienda in tre parti di cui una, Geofor Patrimonio, è divenuta proprietaria di tutti gli impianti prima in possesso di Geofor S.p.A.. Tra questi attualmente Geofor gestisce un impianto per la valorizzazione delle raccolte differenziate di carta cartone e imballaggi, un impianto di compostaggio, localizzato presso il Polo tecnologico di Gello (Pontedera), e il termovalorizzatore situato in località Ospedaletto.

Geofor S.p.A. raccoglie nel 2008, sul proprio territorio di competenza, 216.669 t di rifiuti solidi urbani. Di questi 153.185 sono raccolti in modo indifferenziato e 63.484 in modo differenziato. Pertanto la percentuale di raccolta differenziata realizzata dall’azienda è il 29% , la più bassa tra le aziende analizzate, circa 5 punti sotto la media regionale. Il rifiuto indifferenziato viene avviato per il 37% (56.115 tonnellate) direttamente all’incenerimento senza alcuna selezione nel termovalorizzatore situato in località Ospedaletto (Pisa). I restanti due terzi il 63% pari a 96.439 tonnellate vengono avviati, senza alcuna selezione significativa, agli impianti della società Belvedere S.p.A. e smaltiti presso la discarica situata nel Comune di Peccioli, gestita da Belvedere S.p.A..

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Figura 1.5

IL FLUSSO DEI RIFIUTI DI GEOFOR S.P.A.. 2008

 Fonte: elaborazioni IRPET su dati dei gestori

La frazione di raccolta differenziata viene avviata per circa il 36% (23.212 t) all’impianto di

valorizzazione della carta cartone e imballaggi e poi al consorzio di recupero, per il 36% (22,719 t) al compostaggio, per il 23% agli altri consorzi di recupero.

Nel complesso, dunque, il ciclo tecnologico di Geofor S.p.A. recupera poco rispetto alle altre aziende analizzate, circa il 17% del rifiuto in ingresso, invia il 52% dei rifiuti raccolti in discarica, buona parte senza aver subito particolari trattamenti e il 19% è incenerito in forma di tal quale nel termovalorizzatore di Ospedaletto, da cui vengono recuperati circa 24.851 Mwhe annui con un coefficiente di recupero di 0,44 Mwhe per tonnellata incenerita.

I rifiuti compostati rappresentano circa il 10% del totale. La relativa semplicità dei trattamenti, come vedremo, non manca di avere ricadute sul piano dei costi di trattamento, ma anche di smaltimento. A questo proposito mentre i rifiuti smaltiti in impianti non posseduti dall’impresa sono il 100%, invece la frazione di quelli smaltiti in impianti non gestiti dall’azienda ammonta al solo 53%. Questo dettaglio è importante al fine di valutare, come faremo più avanti, la ricaduta che lo smaltimento ha sui costi operativi.

Per quanto riguarda il grado di sfruttamento degli impianti è necessario sottolineare come sia l’impianto di compostaggio che il termovalorizzatore siano utilizzati quasi al massimo della loro potenzialità operativa.

La scadenza dei contratti con le principali discariche e in particolare con Belvedere S.p.A., l’8 gennaio del 2010, può in qualche modo segnalare la precarietà della pianificazione.

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Publiambiente S.p.A. La realtà aziendale di Publiambiente S.p.A. si configura, insieme a quella di Siena Ambiente S.p.A., come una delle poche realtà aziendali regionali che hanno realizzato una propria autosufficienza impiantistica per ciò che riguarda il ciclo di trattamento e smaltimento dei rifiuti, anche se va annotata la mancanza di un impianto di termovalorizzazione. L’azienda è proprietaria dei seguenti impianti: 1. L’impianto di compostaggio di Casa Sartori a Montespertoli. 2. Due impianti di Trattamento Meccanico Biologico: a Casa Sartori Montespertoli e a Dano -

Pistoia ( o a Fossetto Monsummano Terme?). 3. Quattro discariche: una a Casa Sartori Montespertoli, una a Borgo San Lorenzo una a

Cerreto Guidi e una a Pistoia. Le ultime due hanno avuto un funzionamento ridotto già nel 2007. Montespertoli, che nel 2007 era prossima all’esaurimento, ha subito un ampliamento che ha portato la capacità complessiva di stoccaggio delle due discariche utilizzate per il 2008 a 650.000 m3. L’autosufficienza impiantistica raggiunta da Publiambiente S.p.A. si riflette in primo luogo

nel bilancio import-export dei rifiuti, largamente positivo a favore delle importazioni circa 66.472 t contro 19.733 t esportate.

Publiambiente raccoglie dal proprio territorio circa 252.540 t di rifiuti, di cui il 38% in forma differenziata, una percentuale di ben 4 punti superiore rispetto alla media regionale. Il rifiuto indifferenziato confluisce in un impianto di trattamento meccanico biologico per il 73% (114.723 t) . L’impianto produce metallo recuperato per 689 t, Fos per 30339 t e sovvallo per ulteriori 103.704 t e presenta un 11% di perdite di processo. FOS e sovvalli entrano nella discarica di Montespertoli. Circa 19.733 t di rifiuti indifferenziati vengono invece esportate mentre 20.555 t pari al 16% del totale dei rifiuti trattati, derivanti dallo spazzamento e dai rifiuti conferiti dai comuni del Mugello, entrano in discarica senza selezione.

Figura 1.6

IL FLUSSO DEI RIFIUTI DI PUBLIAMBIENTE S.P.A.. 2008

Fonte: elaborazioni IRPET su dati dei gestori

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La raccolta differenziata è costituita da 40.649 tonnellate di Forsu che va a compostaggio e 55.000 t di altre frazioni avviate direttamente ai privati e a i consorzi di recupero.

Alla Forsu raccolta dall’azienda si aggiungono altre 40.626 t di Forsu importata da altri gestori, tra i quali AAMPS, Asm, Geofor. Complessivamente l’impianto di compostaggio di Montespertoli tratta dunque circa 81.275 t di frazione organica da raccolta differenziata che produce circa 14.370 t di Compost di qualità. Il compost tuttavia non ha ancora un vero e proprio mercato di assorbimento ed è dunque per lo più distribuito in modo gratuito. Il Compostaggio produce, inoltre, circa 37.313 t di scarti che vanno in discarica. Si tratta di una percentuale elevata, circa il 46%, che deve essere tenuta in seria considerazione quando si vogliano analizzare le conseguenze di un aumento della raccolta differenziata a livelli molto superiori agli attuali.

Il grado di sfruttamento della capacità dei principali impianti di trattamento è pressoché ottimale. L’impianto di compostaggio lavora infatti al 98% della propria capacità, mentre l’impianto di trattamento meccanico biologico è sfruttato al 74%.

Complessivamente il processo di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti solidi urbani da parte di Publiambiente recupera circa il 23% dei rifiuti trattati (il 27% se consideriamo solo quelli raccolti sul proprio territorio), produce una frazione pari al 60% che entra in discarica e presenta il 16% di perdite di processo. Ad oggi ogni anno entrano in discarica circa 182.000 tonnellate di rifiuti urbani. Attualmente la capacità residua della discariche in esercizio utilizzate da Publiambiente è pari a 650.000 tonnellate. La vita residua delle discariche è perciò di appena 3 anni e mezzo.

Proponiamo adesso il risultato di un esercizio costruito sui dati di flusso di Publiambiente rilevati per il 2007 e praticamente identici a quelli del 2008. Cosa accadrebbe se la raccolta differenziata nel territorio gestito da Publiambiente raddoppiasse e dunque si spingesse fino a raggiungere la quota del 70% ossia il livello dei best performers europei in questo campo?

L’utilizzo della discarica diminuirebbe di soli 14 punti percentuali passando al 50% del totale dei rifiuti trattati. La vita utile delle discariche aumenterebbe di neppure un anno passando a 4 anni e 3 mesi. Naturalmente aumenterebbe in modo molto evidente il recupero che passerebbe dal 23% al 43%. Differenziare non evita dunque l’utilizzo della discarica, ma è piuttosto la condizione preliminare per reintrodurre nel ciclo produttivo la materia seconda. Aumentare davvero il recupero, tuttavia, è possibile a due condizioni: 1. il contestuale ampliamento della capacità impiantistica di trattamento e valorizzazione, ciò

che implica investimenti ingenti; 2. l’esistenza di adeguati mercati del riciclo delle materie seconde, tutta da verificare e

attualmente messa in discussione dalla crisi. Viceversa se nel ciclo venisse introdotto un termovalorizzatore che bruciasse anche soltanto

l’attuale sovvallo selezionato dall’impianto di TMB, ciò consentirebbe, a raccolta differenziata invariata, di diminuire il rifiuto diretto in discarica del 47%. La quota di rifiuti diretti in discarica diminuirebbe pertanto dall’attuale 64% al 34%.

Naturalmente le due ipotesi di aumento della raccolta differenziata e di inserimento di un termovalorizzatore non sono alternative tra loro da un punto di vista tecnico, ma comportano una precisa analisi costi-benefici dell’investimento, in termini economici e ambientali.

Considerazioni similari possono essere fatte per le altre aziende considerate e rendono chiaro come la definizione di uno scenario ottimale di riferimento nasca necessariamente da una pianificazione in grado di valutare e confrontare costi e benefici, sia economici, che ambientali.

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Figura 1.7

IL FLUSSO DEI RIFIUTI IPOTETICO DI PUBLIAMBIENTE QUALORA LA RACCOLTA DIFFERENZIATA SI SPINGESSE AL 70% Base dati anno 2007

 Fonte: elaborazioni IRPET su dati dei gestori

Quadrifoglio S.p.A. Quadrifoglio S.p.A. dispone dei seguenti impianti di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti: 1. L’Impianto di selezione trattamento e compostaggio di Case Passerini. 2. La discarica di Case Passerini (Sesto Fiorentino) quasi esaurita (solo 30.000 tonnellate

residue per emergenze). 3. Le due isole ecologiche di Calenzano (via degli Artigiani) e Signa (via La Pira). 4. La stazione ecologica di San Donnino. 5. Un impianto per il recupero energetico del biogas prodotto dalla discarica di Case Passerini. 6. Un impianto di depurazione delle acque e un mpianto di depurazione del percolato.

L’esaurimento della Discarica di Case Passerini, che nel 2009 ha ormai soltanto lo spazio per gestire le eventuali emergenze (circa 30.000 tonnellate) significa di fatto che oggi Quadrifoglio S.p.A. non possiede né gestisce impianti di smaltimento capaci di far fronte all’ingente produzione di rifiuti del proprio territorio e ciò ha, come vedremo nel prossimo capitolo, effetti rilevanti dal punto di vista economico.

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Figura 1.8

IL FLUSSO DEI RIFIUTI DI QUADRIFOGLIO S.P.A.. 2008

Fonte: elaborazioni IRPET su dati dei gestori

Quadrifoglio S.p.A. raccoglie un quantitativo molto ingente di rifiuti dal proprio territorio circa 352.885 tonnellate. Come si è già accennato, per varie ragioni si tratta di uno dei territori a più elevata produzione pro capite di rifiuti solidi urbani della regione (circa 720 Kg per abitante residente). La percentuale di rifiuti raccolti in modo differenziato è pari al 36%, circa due punti superiore rispetto alle media regionale. Il restante 62% è costituito da rifiuto indifferenziato, circa 226.404 t. Un primo effetto della mancanza di propri impianti di smaltimento dal punto di vista del flusso dei rifiuti e della loro gestione è il fatto che circa 177.098 t pari al 77% del rifiuto indifferenziato raccolto deve essere per così dire “esportato” per essere smaltito al di fuori dell’ambito di riferimento, e in gran parte è inviato agli impianti di Belvedere S.p.A.. Di queste 177.000 t circa 80.025 è costituita da rifiuto che non subisce alcun trattamento da parte degli impianti di Quadrifoglio e che non siamo in grado in questa sede di dire se ne subirà negli impianti di destinazione prima di essere smaltito. Dei rifiuti indifferenziati smaltiti nel 2008 nella discarica di Case Passerini solo il 13% vi giunge senza aver subito alcuna selezione.

Circa il 52% (116.832 t) del rifiuto indifferenziato raccolto viene avviato all’impianto di selezione di Case Passerini. Dall’impianto escono metallo recuperato (351 t) CDR FOS e sovvalli (104.483 t) che vengono smaltiti o utilizzati al di fuori degli impianti di Quadrifoglio per il 79%.

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Per quanto riguarda il rifiuto differenziato 22.487 t di Forsu giungono all’impianto di compostaggio insieme a altre 15.325 provenienti da altri gestori. Il processo di compostaggio da origine a 8.501 t di ammendante più cippato distribuito in forma gratuita, 2.127 t di copertura per discariche che vanno a case Passerini e altre 9.431 t di scarti che vengono smaltiti fuori. Una frazione pari a 17.557 t viene avviata all’impianto di valorizzazione della carta-cartone-imballaggi e da qui ai consorzi di filiera cui giungono in tutto 101.491 t pari al 29% del totale del rifiuto complessivo raccolto.

In sintesi il processo produttivo di Quadrifoglio S.p.A. recupera circa 110.381 t di rifiuti, il 30% del totale dei trattati, produce nel 2008 circa 223.250 t di discarica il 60% del totale, una quota del 2% viene incenerita, e l’8% circa è costituito da perdite di processo.

Nel 2008 il biogas prodotto dalla discarica in chiusura di Case Passerini è stato trasformato dall’impianto di energetico del biogas prodotto in 22.690 Mw di energia elettrica, che dà origine a un ammontare di risorse finanziarie rilevante a seguito della vendita dei certificati verdi corrispondenti. • Due scenari alternativi di sviluppo…. Si provi adesso a immaginare cosa accadrebbe se venisse aumentata la raccolta differenziata al 70%, una percentuale corrispondete alle più avanzate esperienze europee di porta a porta generalizzato e difficilmente raggiungibile in un territorio conforme all’area fiorentina, anche a patto di investimenti ingenti nel settore della raccolta. L’utilizzo della discarica diminuirebbe di circa 76.719 tonnellate. La quota di rifiuti smaltiti con questa modalità sul totale passerebbe dal 60% al 39% circa. La conclusione è che la raccolta differenziata non costituisce in sé una soluzione alternativa alle discariche.

Una raccolta differenziata spinta al massimo aumenterebbe invece in modo rilevante la quota potenzialmente recuperabile dei rifiuti: dal 30% al 58% circa. Il termine recupero potenziale è necessario dal momento che l’esistenza stessa di un mercato delle materie seconde è oggi messa in discussione dalla crisi economica e dall’insufficienza impiantistica nella fase di trattamento-valorizzazione delle raccolte.

Inoltre le stime relative alla capacità di recupero contengono un’ipotesi molto ardita: che vi sia una uguale possibilità di intercettare rifiuto differenziato facilmente recuperabile anche all’aumentare della raccolta, ciò che è tutto da dimostrare. Dunque quasi certamente queste stime sopravvalutano la quota dei recupero effettivamente realizzabile. Naturalmente tutto ciò al netto di doverose valutazioni, che eccedono i limiti di questo studio, circa il costo economico dell’incremento, oltre una certa soglia, della raccolta differenziata.

Si supponga infine di inserire nel processo produttivo di Quadrifoglio un termovalorizzatore in cui sia possibile bruciare soltanto un rifiuto pre-selezionato. La domanda di smaltimento per un tale impianto corrisponderebbe a circa l’85% del rifiuto indifferenziato totale raccolto, ossia a circa 192.443 tonnellate annue3. Questo dato ci restituisce una prima conclusione. Il termovalorizzatore previsto dal piano di ambito dell’ato Centro, con una potenzialità di 136.760 t annue, risulta insufficiente a soddisfare la domanda di smaltimento proveniente dai rifiuti oggi intercettati da Quadrifoglio, che costituiscono solo una parte, seppur maggioritaria, di quelli prodotti complessivamente nell’area Fiorentina. Ciò a meno di, alternativamente: 1. aumentare la potenzialità di altri due impianti presenti nell’area fiorentina ( quello di Selva

piana nel Comune di Rufina, o quello di Testi nel comune di Greve); 2. diminuire la produzione dei rifiuti di circa il 29%; 3. aumentare la percentuale di raccolta differenziata almeno al 55%. 3 Per comodità si è utilizzato la percentuale di rifiuto secco prodotta dal pre-selettore presente a monte del termovalorizzatore di AAMPS d al rifiuto indifferenziato che arriva all’impianto prima di essere selezionato.

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In questo ultimo caso circa il 32% dei rifiuti complessivi sarebbero smaltiti attraverso il termovalorizzatore L’utilizzo della discarica diminuirebbe di 119.511 t annue passando a 103.739 t e la quota ivi smaltita dal 60% al 28%. Ci si allineerebbe in tal modo all’attuale gestione dei rifiuti di Siena Ambiente S.p.A..

Se invece si costruisse un termovalorizzatore più grande, capace ad esempio di smaltire 200.000 tonnellate annue, vi sarebbe la capacità di trattare tutti e soli i rifiuti oggi raccolti in modo indifferenziato da Quadrifoglio. La necessità della discarica si ridurrebbe in modo drastico a circa 40.000 t annue passando dal 60% all’11% del rifiuto complessivo raccolto. Se, come è razionale presupporre, un termovalorizzatore di quella capacità potenziale fosse messo al servizio anche del resto dell’area fiorentina, che comprende i comuni gestiti da SAFI S.p.A. e quelli gestiti da A.E.R. S.p.A., allora l’autosufficienza impiantistica potrebbe essere raggiunta combinando il termovalorizzatore con un aumento ragionevole della raccolta differenziata dell’area. Naturalmente tutti questi scenari alternativi comportano costi d’investimento e costi operativi molto diversi, diversi gradi di sostenibilità finanziaria e diverse ricadute ambientali. Siena Ambiente S.p.A. I dati che verranno di seguito commentati si riferiscono esclusivamente al servizio di igiene urbana svolto nel territorio della provincia di Siena.

Siena Ambiente S.p.A. è, al pari Publiambiente S.p.A., una realtà auto-sufficiente dal punto di vista impiantistico. A differenza di Publiambiente, tuttavia, Siena Ambiente si vale della presenza di un termovalorizzatore. La dotazione impiantistica di Siena Ambiente S.p.A. è costituita da: 1. Un impianto di selezione, compostaggio e valorizzazione delle raccolte differenziate presso

Pian de Le Cortine (Comune di Asciano). 2. Un impianto di termoutilizzazione con recupero di energia presso Pian dei Foci (Comune di

Poggibonsi). 3. Due discariche per lo smaltimento degli scarti dei precedenti trattamenti degli RSU. Le

Macchiaie (Comune di Sinalunga), Poggio alla Billa (Comune di Abbadia S.Salvatore). 4. Un impianto decentrato di compostaggio presso Poggio alla Billa (Comune di Abbadia

S.Salvatore), inaugurato nel maggio 2008. 5. Un impianto Fotovoltaico in località Fosci, Poggibonsi. 6. Due impianti di recupero Biogas.

Nel 2008 l’impianto di termovalorizzazione situato a Pian de’Foci è stato riaperto soltanto per gli ultimi due mesi dell’anno e solo parzialmente in seguito a lavori di profonda ristrutturazione che hanno portato a un aumento consistente della potenzialità derivato dalla costruzione di una nuova linea. Il termovalorizzatore, grazie al completamento dell’intervento di potenziamento, ha oggi una potenzialità termica complessiva di 30.000.000 Kcal/h, sufficienti al trattamento di circa 230 tonnellate di rifiuti al giorno,per un quantitativo complessivo annuo pari a 70.000 t così suddivise: 1. RSU provenienti dalla Valdelsa (20.000 t annue). 2. Sovvalli ad alto potere calorifico provenienti da selezione meccanica effettuata nell’impianto

de Le Cortine (40.000 t annue). 3. Rifiuti assimilabili (10.000 t annue).

Il calore prodotto dalla combustione dei rifiuti viene recuperato per la produzione di energia elettrica tramite una turbina a vapore accoppiata ad un alternatore. La potenza elettrica massima è di 8,4 MW, con una produzione annuale di circa 50.000 MWh. L’energia netta immessa in rete sarà di circa 43.000 MWh, equivalenti al consumo domestico di 43.000 persone. Pertanto lo

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schema di flusso relativo al 2008 tiene conto di questa realtà eccezionale, mentre lo schema di flusso del 2009 (a preventivo) prefigura una situazione quasi a regime.

Nel 2008 Siena Ambiente raccoglie nella propria provincia circa 180.000 tonnellate annue di rifiuti solidi urbani di cui ben il 42% differenziati. Si tratta del dato più elevato tra le gestioni considerate ben 8 punti al di sopra della media Toscana4.

Figura 1.9

IL FLUSSO DEI RIFIUTI DI SIENA AMBIENTE S.P.A.. 2008

 Fonte: elaborazioni IRPET su dati dei gestori

Delle 75.000 tonnellate di rifiuto differenziato circa 19.080 t entrano nell’impianto di compostaggio dal quale vengono prodotte circa 5.323 tonnellate di Compost di qualità in parte allocato sul mercato in parte ceduto in forma gratuita.

Il rifiuto indifferenziato nel 2008 è stato smaltito quasi completamente (tranne 2.044 tonnellate incenerite) nelle discariche dell’ambito. Si tratta come detto di un anno eccezionale. Dunque nel 2008 la gestione di Siena Ambiente complessivamente Ha recuperato circa il 33% dei rifiuti trattati, ne ha incenerito l’1% e ne ha smaltiti in discarica circa il 61%. Del rifiuto indifferenziato una percentuale molto elevata, circa il 69%, entra in discarica senza aver subito particolari trattamenti.

Nel 2009 con l’entrata in funzione del termovalorizzatore cambia sostanzialmente la percentuale dei rifiuti smaltiti in discarica che passa dal 61% al 32% dimezzandosi, mentre la 4 Tale elevata percentuale è il risultato per una quantità rilevante, circa 12-13000 tonnellate, di accordi convenzionali con privati che raccolgono prevalentemente imballaggi presso superfici commerciali soggette a TIA e li avviano ai consorzi di recupero. Rispetto a questi soggetti Siena Ambiente svolge una azione incentivante attraverso contributi specifici affinché il materiale sia inviato a recupero e ne sia trasmessa contabilità all’azienda. Al netto di tale flusso di rifiuti la raccolta differenziata effettuata da Siena Ambiente sarebbe molto inferiore, pari al 34%, in linea con il dato regionale.

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percentuale del recupero resta invece invariata intorno al 32%. La percentuale di rifiuti smaltiti direttamente in discarica senza trattamento scende dal 61% all’11%.

Il 30% dei rifiuti è distrutto termicamente e dà adito ad un recupero di energia elettrica consistente, pari a circa 55.900 MWhe annui, con un coefficiente molto elevato di recupero per tonnellata trattata, circa 0,80 MW a t5. Mentre dalle discariche vengono recuperati circa 5.363 Mwhe annui di energia elettrica da biogas. Il grado di sfruttamento degli impianti di compostaggio (al 70%), di trattamento meccanico biologico (al 95%) e di termovalorizzazione (al 90%) risultano tutti molto elevati, soprattutto se si pensa che ai rifiuti della provincia di Siena si devono aggiungere quelli provenienti dai tre comuni della provincia di Grosseto e dai due comuni dell’Umbria.

Figura 1.10

IL FLUSSO DEI RIFIUTI DI SIENA AMBIENTE S.P.A.. 2009

 Fonte: elaborazioni IRPET su dati dei gestori

All’autosufficienza impiantistica garantita dalla chiusura completa del ciclo di trattamento e smaltimento per la presenza del termovalorizzatore si aggiunge anche una ampia capacità residua delle discariche (circa 600.000 tonnellate al 2008) e di conseguenza una vita utile di circa 11 anni, un tempo ragionevole, per poter pianificare nuovi investimenti individuando i siti adatti per gli eventuali nuovi impianti o per l’ampliamento di quelli attualmente esistenti. Unico neo dal punto di vista dei possibili impatti ambientali resta forse il fatto che circa 22.464 t di rifiuto “tal quale” continua a bruciare ogni anno nella linea del termovalorizzatore di Pian dei Foci preesistente all’ampliamento dell’impianto.

5 da verificare, potrebbe dipendere dal fatto che 55.900 è un dato teorico in corrispondenza alla potenzialità massima di smaltimento.

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Tabella 1.11

L’EFFICACIA DELLA PIANIFICAZIONE RELATIVA ALLE DIVERSE GESTIONI

U. di misura

AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente

Capacità residua di ciascuna delle discariche gestite mc Non pres. Non pres. Non pres. 650.000 30.000 600.000Scadenza dei contratti di conferimento per ciascuna discarica non gestita dal gestore Data 31/12/2009 * 31.12.2012 08/01/2010 31/12/2010 Rifiuti smaltiti in discarica senza selezione t/anno 514 1.194 96.439 22.436 34.604 11.630% rifiuti smaltiti in discarica senza selezione / rif. indiff. % 2 0,60 63 16 16 11Vita utile discariche gestite anni 3,6 0 9,5 % smaltita presso impianti di proprietà/gestiti da altri 48 100 53 8 77 0

* Rosignano Marittimo Fonte: elaborazioni IRPET su dati dei gestori

Tabella 1.12

PERCENTUALI DI RIFIUTO RACCOLTO IN MODO DIFFERENZIATO/ INDIFFERENZIATO6

U. di misura AAMPS ASM Prato Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena 2009 Siena 2008 Differenziata % 35 38 29 38 36 42 42Indifferenziata % 65 62 71 62 64 58 58

Fonte: elaborazioni IRPET su dati dei gestori

Tabella 1.13

DISTRIBUZIONE % DEI RIFIUTI RACCOLTI PER DESTINAZIONE: VALORIZZATI, RECUPERATI IN DISCARICA

U. di misura AAMPS ASM Prato Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena 2009 Siena 2008 Inceneriti su totale % 26 14* 19 0 12* 32 1Discarica su totale % 28 34 60 61 49 32 61Recuperati % 41 39 17 23 30 29 29% di perdite di processo % 6 1,20 4 16 9 8 9Impianto di digestione anaerobica % 11%

* trattasi del trattamento termico del combustibile da rifiuto (CDR) Fonte: elaborazioni IRPET su dati dei gestori

6 Vedi nota 1.

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Tabella 1.14

RECUPERO DI ENERGIA

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente

Recupero energetico degli impianti di incenerimento MWhe/anno 16.440 24.851 - 55.900 Recupero energetico per combustione di CDR MWht/anno - - - Recupero energetico per recupero di biogas MW/anno 1.775 - 22.690 5.363

Fonte: elaborazioni IRPET su dati dei gestori

Tabella 1.15

ALTRI INDICATORI CARATTERISTICI DEL CICLO DI TRATTAMENTO/SMALTIMENTO DEI RIFIUTI RACCOLTI DAI DIVERSI GESTORI

U. di misura

AAMPS ASM Prato

GeoforPubliambiente Quadrifoglio Siena 2009

Siena 2008

% dei Rifiuti raccolti e trattati internamente che vanno diretti in discarica % 2 0,60 16 16 11 69% Rifiuti trattati che vanno direttamente in discarica % 0,60 63 16 11 69Rifiuti compostati su totale trattati % 5 7 10 27 10 11 11Rifiuti compostati raccolti internamente su totale raccolti internamente % 16 6 % rifiuti trattati con preselezione (TMB o solo preselezione) su indiff. Trattati % 97 94 0 73 52 68 29% rifiuti raccolti che vanno a TMB su indiff. raccolti % 36 % smaltita presso impianti di proprietà di altri gestori % 48 100 100 8 77 0 0% smaltita presso impianti gestiti da altri gestori % 53

Fonte: elaborazioni IRPET su dati dei gestori

Tabella 1.16

COMPLESSITÀ DEL SISTEMA

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente Lunghezza delle sedi stradali interessate da almeno un servizio (come da contratto di servizio) km 512 902 4.769* 275,75**** NDLunghezza delle sedi stradali spazzate km 402 445 548** 34.104^^^ NDLunghezza delle sedi stradali oggetto di raccolta km 512 820 4.769 275,75**** ***

Note: Geofor: * solo raccolta diversa da spezzamento; ** (330 Pisa) solo spazzamento

Siena Ambiente: hanno comunicato i km percorsi dagli automezzi; ***automezzi inferiori a 3,5 t di PTT km 2.142.037; *** automezzi superiori a 3,5 t di PTT km 5.513.371

Quadrifoglio: **** Sono Km2 e non lineari: superficie; ^^^ Non è la lunghezza delle sedi stradali spazzati ma sono i km spazzati Fonte: elaborazioni IRPET su dati dei gestori

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1.4 La qualità del servizio reso agli utenti Per qualità dei servizi resi agli utenti si adotta qui una definizione restrittiva che comprende sostanzialmente solo la fase della raccolta, spazzamento e lavaggio, attività che producono una più diretta percezione dei cittadini, mentre non comprende tutti gli aspetti ambientali relativi alle fasi di trattamento recupero e smaltimento dei rifiuti, trattati nel paragrafo precedente.

Per analizzare la qualità del servizio reso agli utenti si sono selezionati alcuni indicatori standard tratti dalla letteratura. In particolare si sono scelti: l’età del parco automezzi operativi e dei contenitori dei rifiuti, la frequenza media dello svuotamento dei cassonetti delle diverse modalità di raccolta, gli abitanti coinvolti nel porta a porta e Il numero di reclami scritti per abitante servito.

Quasi tutte le aziende presentano livelli qualitativi del servizio che rientrano negli standard previsti. Per quanto riguarda il parco automezzi operativi e i cassonetti si segnalano, in positivo, Quadrifoglio e Siena Ambiente per la capacità di rinnovarne il parco, confermata anche dall’entità degli investimenti effettuati. In situazione leggermente più critica, due anni oltre il valore standard ottimale, versa l’età media dei cassonetti di Aamps. Tra il 2003 ed il 2008 si è investito soltanto circa 1 euro per tonnellata raccolta, un quarto rispetto a quanto speso da Siena Ambiente e la metà rispetto Quadrifoglio.

Per quanto riguarda la frequenza delle raccolte la media annuale di tutti i gestori sembra effettivamente rispettare gli standard, anche se il dato medio dovrebbe essere stagionalizzato per poter trarre conclusioni più precise. In termini assoluti si può notare come il best performer in termini di frequenza delle raccolte sia rappresentato da Aamps. Ciò sia in termini di raccolta differenziata sia in termini di raccolta tradizionale. Particolarmente elevato risulta il dato relativo alla raccolta dell’organico, 6 giorni su 7. Effettivamente questa superiore frequenza della raccolta appare come un determinante molto plausibile per spiegare l’elevato costo della raccolta a tonnellata rispetto agli altri gestori. Viceversa ASM appare come il low performer relativamente alla raccolta differenziata a cassonetti dell’organico, con una media annuale che appare sulla soglia dello standard minimo, così come per quanto riguarda la frequenze di raccolta dell’organico porta a porta.

Un indicatore importante riguarda anche la diffusione della modalità di raccolta porta a porta. Il dato generale che emerge è che la raccolta porta a porta riguarda ancora una strettissima minoranza di persone. Siena Ambiente e Geofor appaiono i gestori che più degli altri hanno spinto sull’introduzione di questa modalità, riuscendo a coinvolgere il 6% della popolazione. Publiambiente ha avviato nel 2007 una sperimentazione di porta a porta nel comune di Montespertoli che nel 2009 si è allargata al comune di Montelupo e nel 2010 si dovrebbe estendere agli altri comuni del Circondario empolese valdelsa.

Non tutti i gestori hanno inviato i dati relativi ai reclami scritti. Non l’anno fatto né Geofor né Siena Ambiente. Tra coloro che hanno inviato i dati emerge generalmente un tasso di reclami non particolarmente elevato. Aamps con l’1,7% appare il performer relativamente peggiore, seguito da Publiambiente con lo 0,9%, mentre Quadrifoglio e ASM registrano rispettivamente un rapporto tra reclami scritti ed utenze ancora più basso, rispettivamente dello 0,3% e dello 0,1%.

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Tabella 1.17

EFFICACIA GESTIONALE/QUALITÀ DEL SERVIZIO RESO

U. di misura AAMPS ASM Geofor PubliAmbiente

Quadrifoglio Siena Ambiente

Età media dei cassonetti anni 10 7 7 8 4,3 4Età media degli automezzi anni 8 7,5 6 4 5,6 4Frequenza (media) effettiva della raccolta indifferenziata*** n. medio a settimana 4 3 2 2,5 - 4

Frequenza (media) effettiva della raccolta differenziata a cassonetto: fuori dai centri storici

Carta n. medio a settimana 3 3 1,5 1 2 1,3Multimateriale n. medio a settimana 3 1 1 1 1 1Organico n. medio a settimana 6 2 3 1,75 2,3 2Frequenza (media) effettiva della raccolta differenziata porta a porta: fuori dai centri storici

Carta n. medio a settimana 3 1 1,5 1 2 non effettuataMultimateriale n. medio a settimana 3 1 1 2 1 non effettuataOrganico n. medio a settimana 6 2 2,5 2,5 4 non effettuata

Abitanti coinvolti nel Porta a Porta n. ~ 3.000 esercizi commerciali 9.837 22.337 12.978 10.596 15.000

% di abitanti coinvolti nel porta a porta su residenti 2* 4 6 3 2 6

N. reclami scritti n. 2.762 228 ND 3.603 1.648 NDN. reclami scritti per abitante n./ab. 0 0,001 ND 0 0 ND

*Standard ottimale relativo all’età media degli automezzi = 8 anni **Standard ottimale relativo all’età media dei contenitori = 7 anni

*** Standard minimo della frequenza della raccolta differenziata = 2,4 volte alla settimana d'estate e 1,8 d'inverno Fonte: elaborazioni IRPET su dati dei gestori

1.5 Gli investimenti La capacità di investire è certamente un indicatore molto importante della salute economico-finanziaria di un’azienda ma, ancor prima, trattandosi di imprese che svolgono una funzione essenziale per la tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente, della sua capacità di tener fede alla propria mission. Va comunque considerato il fatto che le aziende di pubblici servizi si inseriscono in un mercato regolato e fortemente vincolato, specie nella costruzione degli impianti, da decisioni di carattere politico-amministrativo che spesso esulano dagli aspetti di natura imprenditoriale. Valutando gli investimenti quindi è necessario comunque considerare che si tratta di un parametro che valuta l’Azienda insieme al contesto territoriale, amministrativo, politico e sociale in cui essa opera.

Da questo punto di vista emergono tra i gestori differenze rilevanti. In termini assoluti il best performer è Quadrifoglio con quasi 62 milioni di investimenti

effettuati nel periodo, seguito da Siena Ambiente con oltre 52 milioni. Gli altri gestori si situano molto al di sotto, ma su due livelli differenti. Publiambiente e AAMPS intorno a quota 30 milioni e Geofor e ASM intorno a quota 17-18 milioni. Se, tuttavia, più correttamente si relativizzano gli investimenti in rapporto alla dimensione della gestione e in particolare alle tonnellate di rifiuto raccolte, la classifica cambia radicalmente. Siena Ambiente diventa infatti il best performer e stacca tutti gli altri gestori con 100 euro di investimento per tonnellata trattata nel periodo. È evidente che Siena Ambiente si vale di una programmazione di ambito efficace e

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di una sinergia tra gli attori pubblici e privati che le rendono più agevole la pianificazione e la realizzazione degli investimenti.

A seguire anche AAMPS risulta un’azienda che investe molto rispetto alla dimensione della propria gestione, circa 53 euro a tonnellata raccolta. Quadrifoglio risulta terza in questa classifica, ma molto staccata rispetto ad Aamps, con 29 euro investite a tonnellata raccolta. Infine i low performers , Publiambiente che investe circa 21 euro a tonnellata e Geofor e ASM che ne investono circa 16.

Tabella 1.18 INVESTIMENTI (LORDI*) EFFETTUATI. 2003-2008

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente 2003 € 8.427.681 1.360.577 5.577.477 8.599.510 6.556.6922004 € 2.407.043 2.850.198 10.097.267 1.753.928 13.009.070 5.104.3422005 € 4.461.195 2.315.604 4.262.423 5.577.327 8.971.200 4.398.2642006 € 8.315.029 5.428.250 847.852 4.776.081 15.227.000 3.480.8872007 € 2.879.724 3.405.517 628.547 5.387.787 9.325.104 16.447.7812008 € 5.132.016 3.471.254 2.044.303 7.223.380 6.705.000 16.561.316somma € 31.622.688 18.831.400 17.880.392 30.295.980 61.836.884 52.549.282Media annua € 4.517.527 2.690.200 2.980.065 4.327.997 8.833.841 7.507.040

* Al lordo degli ammortamenti e decrementi e svalutazioni effettuate nell’anno Fonte: elaborazioni IRPET su dati dei gestori

Tabella 1.19 INVESTIMENTI PER TONNELLATA DI RIFIUTO TRATTATO. 2003-2008

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente 2003 €/t 88,9 7,5 25,0 25,3 63,22004 €/t 24,5 15,3 46,0 7,5 37,0 41,82005 €/t 45,7 12,0 19,3 23,8 25,2 28,22006 €/t 83,0 27,2 3,8 19,4 42,3 21,32007 €/t 29,3 17,3 2,8 21,5 26,1 99,02008 €/t 53,2 17,7 9,5 28,6 19,0 100,62003-2008 €/t 54,0 16,4 16,2 21,0 29,2 60,0

Fonte: elaborazioni IRPET su dati dei gestori

La suddivisione degli investimenti per tipologia restituisce un ulteriore dettaglio, importante

per capire le differenti condizioni delle imprese. Come era lecito attendersi la maggior parte di esse investe una quota maggioritaria delle

risorse in impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti. Ancora una volta si distinguono, come forti investitori in impiantistica, Siena Ambiente, che investe circa 43 euro a t pari al 71% del totale (in questo caso pesa il revamping del termovalorizzatore di Pian de’ Foci), e Aamps, che investe 32 euro a tonnellata, pari al 59% del totale del capitale investito. Publiambiente, Quadrifoglio e Geofor investono poco, rispettivamente 12, 12, e 9 euro a tonnellata di rifiuto. Difficilmente, tuttavia, potremmo attribuirne la responsabilità alle imprese. Ad esempio, per quanto riguarda Quadrifoglio la ragione del basso livello di investimento risiede in gran parte nelle controversie e nelle difficoltà di carattere politico-amministrativo relative alla localizzazione e dimensionamento dell’impianto di termovalorizzazione di Case Passerini. Per quanto riguarda Geofor l’investimento in impianti è piuttosto cospicuo fino al 2005 quando diminuisce repentinamente a seguito della scissione e del conferimento degli impianti a “Geofor

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Patrimonio” S.p.A.. Chi investe meno di tutti in impianti è certamente ASM, con circa 2 euro a tonnellata raccolta pari al 14% del totale degli investimenti. In questo caso il dato è particolarmente significativo. ASM è infatti la realtà d’impresa che più di tutte è dipendente dall’esterno per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti. Che ciò sia il frutto di una scelta pianificatoria, dei ritardi della politica, o dell’inefficienza burocratica il fatto è che la dipendenza dall’esterno relativamente agli impianti si traduce, come vedremo, in un maggior costo di trattamento e smaltimento.

Siena Ambiente risulta il best performers anche per quanto riguarda l’investimento in campane e cassonetti (4 euro) seguito da ASM (3 euro) e da Publiambiente Quadrifoglio e Geofor con 2 euro ciascuno. Si distingue in questo contesto in negativo Aamps di Livorno che, non a caso, nel 2008 presenta l’età media dei cassonetti più elevata tra le gestioni analizzate (10 anni).

L’investimento in automezzi operativi vede al primo posto Quadrifoglio con 9 euro per tonnellata trattata e a seguire a distanza Aamps con 6 euro, e con 4 euro Siena Ambiente e ASM, mentre non risultano investimenti in automezzi da parte di Geofor. Anche quest’ultimo dato risulta quanto meno singolare, anche se l’età media del parco macchine operatrici risulta piuttosto contenuta e in linea con gli standard.

Tabella 1.20 INVESTIMENTI 2003-2008 PER TIPOLOGIA DI INVESTIMENTO EFFETTUATO

U. di misura AAMPS ASM Geofor* Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente Terreni, fabbricati, Costruzioni leggere € 5.794.216 3.074.831 1.624.713 2.510.693 10.757.717 2.160.218Impianti e macchinari € 18.763.843 2.662.672 12.163.892 17.277.056 24.717.213 37.441.353Automezzi € 3.601.911 4.993.658 0 3.256.495 19.533.442 3.128.548Cassonetti e/o campane € 520.885 2.917.981 2.331.807 3.268.083 3.315.877 3.107.655Immobilizzazioni Immateriali € 736.519 1.446.914 1.442.119 2.561.741 1.377.258 6.090.628Altro € 2.205.314 3.735.344 317.861 1.421.912 2.135.377 620.880TOTALE € 31.622.688 18.831.400 17.880.392 30.295.980 61.836.884 52.549.282

* Di Geofor l’ammontare degli investimenti è relativo al periodo 2004-2008 Fonte: elaborazioni IRPET su dati dei gestori

Tabella 1.21 DISTRIBUZIONE % DEGLI INVESTIMENTI 2003-2008 PER TIPOLOGIA DI INVESTIMENTO EFFETTUATO

U. di misura AAMPS ASM Geofor* Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente

Terreni, fabbricati, costruzioni leggere % 18 16 9 8 17 4Impianti e macch. % 59 14 68 57 40 71Automezzi % 11 27 0 11 32 6Cassonetti e/o campane % 2 15 13 11 5 6Immobilizz. immater. % 2 8 8 8 2 12Altro % 7 20 2 5 3 1TOTALE % 100 100 100 100 100 100

* Di Geofor l’ammontare degli investimenti è relativo al periodo 2004-2008 Fonte: elaborazioni IRPET su dati dei gestori

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Tabella 1.22

INVESTIMENTI PER TIPOLOGIA DI INVESTIMENTO EFFETTUATO PER TONNELLATA DI RIFIUTO RACCOLTO. 2003-2008

U. di misura AAMPS ASM Geofor * Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente Terreni, fabbricati, costruzioni leggere €/t 10 3 1 2 5 2Automezzi €/t 6 4 0 2 9 4Cassonetti e/o campane €/t 1 3 2 2 2 4Immobilizz. Immater. €/t 1 1 1 2 1 7Altro €/t 4 3 0 1 1 1TOTALE €/T 54 16 14 21 29 60

* Di Geofor l’ammontare degli investimenti è relativo al periodo 2004-2008 Fonte: elaborazioni IRPET su dati dei gestori

Anche per ciò che riguarda la capacità di ammortizzare gli investimenti effettuati i risultati appaiono molto eterogenei. Il best performer appare chiaramente Publiambiente -con un grado di ammortamento del 18% medio annuo tra il 2003 e il 2008- ma non si deve dimenticare che la società figura tra coloro che investono meno. Il dato estremamente elevato di Geofor (29% in media tra il 2003 e il 2008 è “drogato” dal fatto che nel 2005 la società cede i propri asset impiantistici alla “Geofor Patrimonio S.p.A.” ed aumenta in modo esponenziale la propria capacità di ammortamento delle attività restanti. Tra i maggiori investitori, Siena Ambiente e Aamps, il tasso medio di ammortamento negli anni 2003-2008 si aggira intorno all’8-9%, in linea con il dato medio italiano del settore, mentre una capacità superiore la mostra Quadrifoglio (12%), il primo investitore in termini assoluti e il terzo se teniamo contro della dimensione della gestione.

Il low performer è rappresentato da ASM che investe meno e riesce ad ammortizzare l’investimento in misura sensibilmente inferiore agli altri (5%).

Tabella 1.23 TASSO DI AMMORTAMENTO DELLE IMMOBILIZZAZIONI. 2002-2008

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente ITALIA 2002 % 6 9 15 12 10 102003 % 6 10 16 10 9 102004 % 8 5 11 18 10 9 102005 % 8 5 59 17 12 9 102006 % 9 5 47 19 13 11 92007 % 9 6 36 20 13 7 92008 % 7 5 20 15 12 6 9Media 2002-2008 % 8 5 29 18 12 9 9

Fonte: elaborazioni IRPET su banca dati Aida-Bureau Van Dick

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2. ASPETTI ECONOMICI E FINANZIARI L’analisi che segue si concentrerà in primo luogo sulla descrizione dei risultati della gestione operativa delle diverse aziende e cercherà di individuare i principali fattori tecnico-economici che concorrono a determinarla. Naturalmente sono molteplici gli elementi che influenzano i diversi livelli di efficienza delle gestioni operative: tra questi certamente la quantità e la qualità dei rifiuti prodotti da parte del territorio di competenza, le caratteristiche insediative e territoriali nelle quali si effettua la raccolta, la scelta delle modalità di raccolta e trattamento-smaltimento, l’accessibilità agli impianti di trattamento e smaltimento, la gestione diretta e/o la presenza o assenza di tali impianti sul territorio.

Vi sono poi gli aspetti squisitamente economico-organizzativi, che incidono anch’essi sulla gestione. Ad esempio la dotazione di addetti e il grado di esternalizzazione del servizio, oppure l’entità dei crediti esigibili derivanti da insoluti da parte dei clienti, e naturalmente molti altri elementi. Una parte di questi aspetti è stata in qualche misura descritta nei capitoli precedenti,

Di seguito si cercherà di individuare in modo induttivo la ricaduta di alcune di queste differenti caratteristiche sull’efficienza della gestione operativa e in seconda battuta anche sugli equilibri finanziari e patrimoniali delle imprese, partendo da una analisi dei dati di bilancio che diverrà man mano più dettagliata per verificare o smentire l’ipotesi interpretativa di fondo proposta. Tale ipotesi è sostanzialmente la seguente. In buona misura la performance complessiva dei singoli gestori dipende, al netto di tutte le peculiarità ambientali e di altra natura, che pure sono rilevanti per la gestione, dalla capacità tecnologica in capo all’azienda, ossia dal fatto che quest’ultima disponga o meno di una propria tendenziale autosufficienza impiantistica, tale da permetterle di sostenere minori costi nelle fasi cruciali di trattamento e smaltimento dei rifiuti. 2.1 L’efficienza della fase operativa Il primo elemento importante da analizzare riguarda proprio la redditività della gestione operativa delle aziende, misurata attraverso l’indice ROI (return on investment). L’analisi del ROI evidenzia alcuni caratteri strutturali e alcune tendenze di fondo.

Da un lato emergono differenze rilevanti tra i gestori sia all’inizio che alla fine del periodo considerato, 2002-2008, dall’altro tuttavia si rileva un processo virtuoso di convergenza, grazie soprattutto al miglioramento progressivo delle gestioni all’inizio meno brillanti, AAMPS in particolare, ma anche Quadrifoglio e ASM, e ai progressi di Geofor dopo la scissione societaria del 2005.

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Tabella 2.1

ROI: EFFICIENZA DELLA GESTIONE OPERATIVA. 2002-2008

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente ITALIA 2002 % -3,27 1,82 3,48 0,41 6,40 4,12003 % -5,2 2,14 3,27 1,59 4,68 3,32004 % -0,59 1,72 2,73 3,85 0,91 4,85 3,12005 % 2,26 4,02 0,32 5,39 2,54 6,94 2,12006 % 3,85 4,77 1,88 5,38 3,02 6,23 3,52007 % 3,16 6,71 4,97 9,86 3,39 5,66 3,92008 % -0,61 4,52 11,73 7,77 3,03 6,29 2,4

Fonte: elaborazioni IRPET su banca dati Aida-Bureau Van Dick

I best performers sono costituiti nel complesso da Siena Ambiente, che mantiene livelli di

redditività della gestione operativa stabilmente elevati, e Publiambiente, che invece mostra una gestione in costante miglioramento di efficienza con una punta nel penultimo anno analizzato. Queste due imprese realizzano livelli di ROI medi nel periodo molto superiori a quelli medi italiani del settore. I low performers sono invece rappresentati innanzitutto da AAMPS, che presenta un ROI negativo per i primi tre anni di gestione e il cui sensibile miglioramento sembra interrompersi nel 2008. Anche Quadrifoglio non presenta livelli di ROI operativo particolarmente brillanti e tuttavia questi ultimi migliorano decisamente dai primi anni della gestione fino a stabilizzarsi intorno al 3% dal 2006. Più alterna si dimostra invece la gestione di Geofor che soffre anche delle vicissitudini societarie della metà degli anni ‘2000, mentre ASM presenta livelli di redditività della fase operativa nel complesso sempre elevati e superiori rispetto alla media.

Come noto la redditività operativa può essere analizzata come il prodotto di due componenti: i margini di guadagno realizzati sulle vendite, (ROS, return on sale), e i volumi di queste ultime approssimati dalla velocità di rotazione del capitale operativo (TRC). L’analisi e la scomposizione del ROI evidenza la maggior importanza dei margini sulle vendite a determinare il valore del ROI, rispetto ai valori del turnover del capitale operativo, che restano piuttosto bassi, intorno ai valori caratteristici del settore.

Si distinguono per i margini sulle vendite particolarmente elevati, sopra la media italiana, Publiambiente (in crescita) e Siena Ambiente (più costante), mentre la situazione più critica appare nei primi anni quella di AAMPS con margini sulle vendite fortemente negativi, poi recuperati, e di nuovo negativi durante l’ultimo anno di gestione. Non particolarmente elevati ma nel complesso più stabili e sempre positivi appaiono i margini sulle vendite di Quadrifoglio, in miglioramento deciso a partire dal 2005. Più alterno appare l’andamento sperimentato da Geofor, che realizza viceversa, le migliori performance in termini di volumi di vendita. Piuttosto stabili, e superiori alla media italiana del settore a partire dal 2005, risultano anche i valori di ASM.

Tabella 2.2

ROS: MARGINI SULLE VENDITE. 2002-2008

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente ITALIA 2002 % -6,62 3,95 5,51 0,5 11,54 5,672003 % -12,29 3,91 5,54 1,84 8,96 4,72004 % -0,93 2,11 4,68 6,81 1,01 8,19 4,562005 % 3,43 4,53 0,24 9,12 3,12 10,02 2,92006 % 5,86 5,19 1,74 8,2 3,5 8,29 4,752007 % 4,34 6,96 3,68 12,02 4,12 9,51 5,342008 % -1,25 4,65 5,42 8,87 3,68 9,68 3,41

Fonte: elaborazioni IRPET su banca dati Aida-Bureau Van Dick

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Tabella 2.3

TRC: TURNOVER DEL CAPITALE OPERATIVO. 2002-2008

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente ITALIA 2002 €/€ 0,49 0,46 0,63 0,82 0,55 0,722003 €/€ 0,42 0,55 0,59 0,87 0,52 0,72004 €/€ 0,63 0,82 0,58 0,57 0,9 0,59 0,692005 €/€ 0,66 0,89 1,32 0,59 0,81 0,69 0,712006 €/€ 0,66 0,92 1,08 0,66 0,86 0,75 0,732007 €/€ 0,73 0,96 1,35 0,82 0,82 0,6 0,732008 €/€ 0,49 0,97 2,16 0,88 0,82 0,65 0,7

Fonte: elaborazioni IRPET su banca dati Aida-Bureau Van Dick

2.2 La struttura dei costi Una buona redditività della gestione operativa, soprattutto se determinata da adeguati margini sulle vendite rimanda a un equilibrato rapporto tra costi e ricavi, ossia in primo luogo tra i costi della produzione e le tariffe che dovrebbero andare a coprirli.

L’approfondimento dell’analisi del rapporto tra costi operativi e ricavi fa emergere bene le differenze tra le gestioni del ciclo operativo più equilibrate e quelle più in difficoltà. Tra le prime Publiambiente e Siena Ambiente, per le quali nel 2008 il rapporto tra costi e ricavi giunge rispettivamente a 0,90 e 0,91; tra le seconde, Aamps per la quale sostanzialmente durante tutto il periodo considerato il rapporto tra costi e ricavi resta superiore ad uno, anche se migliora in modo netto. Per le altre imprese, pur tra andamenti differenti, il rapporto tra costi e ricavi resta generalmente sotto la soglia di 1 e si allinea al dato medio nazionale.

Di particolare interesse risulta anche l’analisi dell’andamento nel tempo del rapporto tra le due componenti. Di Aamps abbiamo già detto. Per le gestioni più virtuose, Siena Ambiente e Publiambiente, ma anche per Quadrifoglio all’aumentare dei costi nel periodo considerato aumentano più che proporzionalmente i ricavi. Nel caso di Geofor e di ASM avviene il contrario, ciò che invia un segnale di tendenziale instabilità della loro redditività operativa.

Tabella 2.4

COSTI DELLA PRODUZIONE SU RICAVI TOTALI. 2002-2008

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena

Ambiente AGGREGAZIONE

TOTALE ITALIA 2002 €/€ 1,58 1,01 0,95 1,01 0,92 0,972003 €/€ 1,25 0,97 0,95 0,99 0,95 0,972004 €/€ 1,07 0,98 0,96 0,94 1 0,96 0,972005 €/€ 1,06 0,96 1 0,92 0,97 0,93 0,982006 €/€ 1,09 0,95 0,99 0,93 0,97 0,95 0,982007 €/€ 0,99 0,94 0,97 0,89 0,96 0,94 0,962008 €/€ 1,09 0,96 0,95 0,91 0,96 0,9 0,99Var. peso €/€ -0,48 -0,02 -0,06 -0,03 -0,05 -0,01 0,02

Fonte: elaborazioni IRPET su banca dati Aida-Bureau Van Dick

Di un certo interesse è anche la dinamica dei costi della produzione per tonnellata di rifiuto

trattato. Tutte le gestioni aumentano il costo unitario di produzione per tonnellata di rifiuto

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trattato. A nostro avviso il dato deve essere interpretato come il segno di una fase di avvio degli investimenti che inevitabilmente comporta un aumento dei costi e non una loro diminuzione, da attendersi semmai nel medio-lungo periodo. L’industrializzazione del servizio e la ricerca della riduzione degli impatti ambientali ha un costo che ricade sulla collettività. È infatti abbastanza evidente una relazione tra aumento dei costi complessivi della produzione e mole di investimenti effettuati che si traducono in ammortamenti. Siena Ambiente, Quadrifoglio e Aamps, ossia i tre gestori che investono proporzionalmente di più, risultano infatti quelli per i quali i costi della produzione a tonnellata di rifiuto aumentano in modo più consistente, intorno e oltre il 30%.

Il confronto tra le aziende in termini di ricavi per tonnellata di rifiuto trattato fa emergere chiaramente come lo squilibrio per Aamps, ma non solo, nasca sul lato dei costi, troppo elevati e non sul lato dei ricavi. I ricavi di Aamps sembrano piuttosto adattarsi alla dinamica dei costi e sono infatti sempre i più elevati tra le imprese considerate. Nel 2008 il ricavo unitario a tonnellata di rifiuto raccolto da Aamps, è pari a 420 euro, seguito a grande distanza da Quadrifoglio (326), poi Siena Ambiente (296) ASM (290) Geofor (273) e ultima Publiambiente (235). A un differenziale così marcato dei ricavi per tonnellata di rifiuto raccolto fa da riscontro una altrettanto marcata eterogeneità nei costi. In questo caso Aamps stacca tutti gli altri in modo ancora più netto con 460 euro per tonnellata contro i 314 di Quadrifoglio, i 277 di ASM, i 268 di Siena Ambiente, i 258 di Geofor, i 214 di Publiambiente. Come vedremo questa classifica dei costi verrà in parte messa in discussione quando si cercherà di capire quale sia il costo industriale sostenuto dalle aziende per ciascuna fase del servizio di igiene urbana, un costo comprensivo di tutte le componenti anche finanziarie e che non entrano nei costi della produzione. Per adesso salta agli occhi la cospicua differenza nei costi della produzione unitari di Aamps, e in secondo luogo di Quadrifoglio, rispetto agli altri.

Si procederà dunque valutando ciascuna delle componenti dei costi. Successivamente sarà analizzato il profilo patrimoniale e la gestione finanziaria delle imprese, dal momento che queste ultime rivestono un ruolo chiave nel determinare il rendimento complessivo del capitale investito (ROE).

Oltre al peso degli investimenti effettuati, un’ulteriore possibile causa determinante del maggior costo della produzione, che accomuna Aamps e Quadrifoglio, ossia le gestioni apparentemente “più costose”, è rappresentato da un superiore peso del costo del lavoro. Quest’ultimo non è compensato da un peso inferiore dei costi esterni. Ciò è vero in modo particolare per Aamps dove il costo del lavoro nel 2002 pesa per il 59% dei ricavi totali, il triplo rispetto al best performer Siena Ambiente, tutto ciò non compensato da una minore incidenza dei costi esterni che pesano per ben il 73% contro il 38% di Siena Ambiente. Da questa situazione l’azienda inizia un percorso di avvicinamento all’equilibrio gestionale che è fondato sul contenimento del costo del lavoro, che resta complessivamente invariato nel periodo, mentre i costi esterni aumentano di appena il 14% a fronte di un aumento dei ricavi del 86%. Solo nel 2007 i costi risultano inferiori ai ricavi ma nel 2008 il rapporto costi-ricavi sale di nuovo a 1,09, ben lontano comunque dai livelli insostenibili iniziali (1,58). Il recupero dell’equilibrio tra costi e ricavi delle vendite è in primo luogo il frutto dell’aumento dei ricavi e delle tariffe, ma in secondo luogo è determinato dall’aumento della produttività del lavoro, a fronte di una diminuzione del numero di persone impiegate pari al 18%. Nonostante ciò ancora nel 2008 l’incidenza del costo del personale sui ricavi resta del 33% contro il 21-22% di tutti gli altri gestori ad esclusione di Quadrifoglio. In merito a questo punto specifico per Aamps pesa, oltre al numero di addetti, anche il costo unitario del lavoro, circa 47.288 euro annui contro i 38.491 di Siena Ambiente e i circa 41.000 euro della media italiana del settore. Il maggior costo pro capite è determinato dall’elevata quota di tecnici, il 26% contro l’11-12% delle altre gestioni,

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parimenti internalizzate, di Quadrifoglio, Siena Ambiente e Publiambiente, e dei quadri , il 4% contro l’1% in media delle altre gestioni.

Tabella 2.5

I COSTI DELLA PRODUZIONE PER TONNELLATA RACCOLTA. 2002-2008

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente 2003 €/€ 310 - 235 184 230 1882004 €/€ 354 223 257 183 235 2062005 €/€ 387 236 239 193 265 1912006 €/€ 455 240 239 207 269 2302007 €/€ 430 260 249 205 282 2322008 €/€ 460 277 258 214 314 268Variaz. periodo % 30 24 10 16 34 30

Fonte: elaborazioni IRPET su banca dati Aida-Bureau Van Dick

Tabella 2.6 I RICAVI TOTALI PER TONNELLATA RACCOLTA. 2002-2008

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente 2003 €/t 249 243 194 232 1972004 €/t 330 228 268 195 236 2142005 €/t 365 247 238 210 273 2042006 €/t 418 252 243 222 278 2422007 €/t 436 278 257 231 293 2482008 €/t 420 290 273 235 326 296Variaz. periodo % 27 17 2 20 38 38

Fonte: elaborazioni IRPET su banca dati Aida-Bureau Van Dick

A conferma dell’utilizzo estensivo del fattore lavoro sta anche il rapporto tra abitanti serviti e

dipendenti in servizio, che è il più basso tra tutti i gestori considerati. 563 abitanti serviti per addetto contro i 1.009 di Siena Ambiente e i 1.461 di Publiambiente. Anche il livello dell’indicatore dei rifiuti raccolti per addetto è il più basso tra le gestioni considerate, 337 tonnellate contro 881 del best performer Publiambiente. Tutto ciò si riflette anche nell’indicatore sintetico della produttività apparente (valore aggiunto per addetto). Quest’ultimo appare particolarmente basso, nel 2008 registra il valore minimo al pari di ASM, soprattutto se si considera il basso grado di esternalizzazione dell’azienda. Ciò rimanda alla tesi centrale che vogliamo dimostrare. Aamps è un’impresa che, per ragioni derivanti dalla storia dell’azienda e in parte dalle particolari condizioni del servizio, è costretta ad utilizzare in modo estensivo il fattore lavoro. Al tempo stesso la mancanza di autosufficienza impiantistica la costringe, da un lato a investimenti cospicui, che ricadono in forma di ammortamenti elevati sui costi, e dall’altro a servirsi di servizi di trattamento e soprattutto di smaltimento esterni che impediscono di fare efficienza su questi segmenti della filiera. Tutto ciò determina costi unitari certamente più elevati rispetto a gestioni più “fortunate”.

Anche per Quadrifoglio, ma in misura certamente molto più contenuta, potrebbe essere ripetuto un simile ragionamento. Anche Quadrifoglio soffre storicamente della mancanza di autosufficienza impiantistica. Negli anni l’azienda fa investimenti cospicui e necessari, che ricadono sui costi in forma di ammortamenti, ma non riesce a fare quegli investimenti in impianti di trattamento-smaltimento (il termovalorizzatore) che le garantirebbero di poter abbattere i costi unitari in quelle fasi cruciali della filiera. È perciò costretta a servirsi di servizi

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esterni, ciò che limita la sua capacità di comprimere i costi relativi. Al tempo stesso per particolari condizioni della gestione è costretta ad un uso estensivo del fattore lavoro. Anche Quadrifoglio presenta un peso del costo del lavoro sul totale dei ricavi7 piuttosto elevato. Nel 2003 questo incide per circa il 39% sul totale dei ricavi dell’azienda mentre nel 2008 per circa il 31% contro il 21-22% delle altre gestioni. Nel tempo vi è quindi un indubbio miglioramento ma il gap rispetto ai best performers resta. Come per Aamps anche in questo caso tale maggiore incidenza non appare spiegata che in parte dal minor grado di esternalizzazione dei servizi. L’incidenza dei costi esterni è infatti paragonabile nel 2008 (39%) a quella di Siena Ambiente (43%), mentre rispetto alle altre gestioni non vi è dubbio che il grado di internalizzazione dei servizi resi e dei costi sia più elevato.

Neppure il costo unitario del personale per addetto, in linea con la media italiana del settore, interviene a spiegare la performance. Dal punto di vista della composizione del personale non emerge alcuna peculiarità. Quadrifoglio mostra anzi una percentuale di amministrativi inferiore rispetto a tutte le altre gestioni, ciò che segnala un evidente sforzo di razionalizzazione ed efficienza organizzativa in seno ad una gestione di grandi dimensioni. La percentuale di tecnici è invece in proporzione uguale alle gestioni operative più virtuose di Publiambiente e Siena Ambiente. Semmai qui una riflessione potrebbe essere fatta rispetto al fatto che Siena Ambiente e Publiambiente con la stessa proporzione di tecnici si trovano a gestire un intero ciclo completo di trattamento e smaltimento, mentre Quadrifoglio nel 2008 gestisce, oltre all’impianto di selezione e compostaggio, solo una discarica ormai in fase di chiusura. Ciò detto, niente fa pensare a inefficienze organizzative. Semmai emerge una superiore proporzione di personale operativo (78%).

È dunque il numero di addetti “sul campo” a risultare in qualche misura anomalo. Ciò è confermato se si analizzano alcuni indicatori tecnici quali il rapporto tra abitanti serviti e addetti (il più basso dopo Aamps) e i rifiuti raccolti per addetto. In particolare, mentre in termini di rifiuto raccolto per unità di superficie Quadrifoglio risulta di gran lunga la prima delle aziende considerate con 1.276 t per Km2 viceversa risulta l’impresa che ne raccoglie meno per addetto (456 t) dopo Aamps (337 t) a grande distanza dal best performers Publiambiente (881 t).

A questo utilizzo più estensivo del fattore lavoro, non ne segue tuttavia un rendimento altrettanto soddisfacente, o significativi aumenti di produttività, che invece si rivela la più bassa tra le aziende considerate.

Una spiegazione possibile di questo particolare utilizzo “estensivo” del lavoro che è comune, seppur in misura diversa, a Aamps e Quadrifoglio, può essere rintracciata nel contesto ambientale e/o nella mole e tipologia di servizi accessori che le due aziende sono tenute per contratto a svolgere. Per quanto riguarda Aamps potrebbe sicuramente trattarsi della pulizia del litorale, particolarmente labour-intensive, e/o della particolare pulizia dei portici anch’essa labour intensive, mentre per quanto riguarda Quadrifoglio si tratta in primo luogo della particolare necessità di pulizia e raccolta nel centro di Firenze, destinatario di un flusso imponente di turisti (circa 7 milioni le presenze annue ufficiali) non paragonabile in alcun modo neppure a quello che interessa Siena, e in secondo luogo di una serie piuttosto lunga di servizi accessori che qui riportiamo in nota8.

7 Il risultato non cambia anche se considerassimo come denominatore del rapporto il valore della produzione. 8 Tra i servizi accessori figurano la manutenzione delle aree a verde pubblico, i servizi di disinfestazione, derattizzazione lavaggio e disinfezione stradale, la cancellazione delle scritte, il diserbamento, la pulizia dei campi nomadi, la raccolta di carogne di animali, la gestione dei bagni pubblici, ,la pulizia cimiteri, la gestione delle caditoie e dei pozzetti stradali, il trasporto di acqua, il ripristino della sede stradale, le emergenze naturali ed ambientali, la movimentazione dei cassonetti rsu, e rd carta e cartone, la movimentazione delle campane vetro plastica lattine, movimentazione cassonetti rd verde e organico, la gestione post mortem delle discariche esaurite.

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Per quanto riguarda gli altri gestori vi sono diversi gradi di esternalizzazione del servizio. Geofor rappresenta l’esempio di una struttura fortemente esternalizzata, soprattutto a seguito della scissione societaria avvenuta nel 2005, dove il peso del costo del personale sui ricavi viene progressivamente ridotto dal 27% del 2002 al 22% del 2008, in linea con la media italiana e dei best performers del campione. D’altro canto, ce lo aspetteremmo ancora più basso dato l’elevato peso dei costi esterni (60%) in aumento negli ultimi anni, anche a seguito della riorganizzazione societaria del 2005. Da un lato l’esternalizzazione appare una strategia produttiva capace di razionalizzare la gestione mantenendo all’impresa le fasi a più alto rendimento, come testimoniato da una elevata produttività del lavoro, dall’altro, tuttavia, comporta costi esterni molto elevati per l’azienda che compensano in parte i vantaggi di un’alta efficienza produttiva interna. Anche ASM, il terzo low performer quanto a costi della produzione per t raccolta dopo Aamps e Quadrifoglio, appare un’azienda fortemente esternalizzata, che riduce nel tempo il peso del costo del lavoro, dal 26% al 21% tra il 2004 e il 2008, in linea con il dato medio italiano, ma diminuisce seppur di poco anche il peso dei costi esterni dal 59% al 58%. In termini di produttività l’azienda si pone su livelli medi se si analizzano gli indicatori tecnici quali il rapporto tra utenti e addetti e i rifiuti raccolti per addetto. Viceversa si nota una certa sfasatura tra l’elevato rendimento del fattore lavoro misurato dal rapporto tra ricavi e costo del personale e la vera e propria produttività del lavoro misurata dal valore aggiunto per addetto, che appare invece sotto i valori medi del settore e la più bassa tra le aziende toscane considerate. In questo caso il ricorso all’esternalizzazione non appare come una delega delle fasi a minor valore aggiunto ma al contrario una scelta obbligata, in buona parte per l’assenza quasi assoluta di impianti in gestione. Tutto ciò si traduce in un costo molto elevato in servizi esterni ciò che si riflette in costi più elevati soprattutto nelle fasi a valle della filiera, limitando la produzione di valore aggiunto e deprimendo la produttività dei fattori interni

Nel complesso ancora una volta le gestioni più equilibrate appaiono quelle relative a Publiambiente e Siena Ambiente. Per quanto riguarda Siena Ambiente stupisce la capacità di mantenere costanti alcuni indicatori che segnalano l’equilibrata composizione dei costi all’interno di un modello molto poco esternalizzato. L’incidenza del costo del lavoro resta sostanzialmente ferma al 20% durante tutto il periodo 2002-2008, mentre l’incidenza dei costi esterni aumenta poco, dal 38% al 43% restando tra le più basse e molto al di sotto della media italiana del settore. Naturalmente ciò è possibile a partire da una vera e propria autosufficienza impiantistica che va dal trattamento fino alle diverse forme di smaltimento finale. Per ciò che riguarda gli indicatori tecnici della produttività, nonostante che Siena Ambiente operi in un contesto oggettivamente piuttosto difficile per la raccolta dei rifiuti, ossia in un territorio molto vasto e scarsamente abitato, presenta un buon rapporto tra rifiuti raccolti e addetti e un rapporto tra abitanti serviti e addetti che è il terzo dopo Publiambiente e Geofor. Siena Ambiente presenta anche un costo del lavoro medio che è il più basso tra le gestioni considerate e una produttività apparente che nel 2008 è la più elevata dopo quella di Publiambiente.

Publiambiente presenta un buon equilibrio complessivo tra costi e ricavi, che migliora ulteriormente durante gli anni di gestione. Anche in questo caso si registra un efficiente utilizzo del fattore lavoro ed un grado di esternalizzazione dei servizi al di sotto della media italiana delle aziende del settore, esattamente uguale a quello di Siena Ambiente. Anche in questo caso incide come è ovvio la sostanziale autosufficienza impiantistica dell’azienda. Dal punto di vista della produttività Publiambiente si pone come il best performer tra le gestioni analizzate, in termini di rifiuti raccolti, di abitanti serviti e di valore aggiunto per addetto. L’autosufficienza impiantistica di cui l’azienda è dotata permette di sfruttare al meglio i fattori della produzione e di limitare i costi. E tuttavia, rispetto a Siena Ambiente Publiambiente investe molto meno sia in termini assoluti, circa 30 milioni contro i 52 di Siena Ambiente, ma soprattutto in termini

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relativi circa 21 euro a tonnellata raccolta contro i 60 di Siena Ambiente, in modo particolare negli impianti di trattamento-smaltimento, 12 euro contro 43 euro di Siena Ambiente. Publiambiente è, inoltre, orientata verso un pattern di trattamento-smaltimento tutto incentrato sulle discariche, il cui orizzonte temporale di vita utile è molto breve, circa 3,5 anni a partire dal 2008. In questione è pertanto la limitata sostenibilità nel futuro del suo modello di smaltimento. Un ulteriore aspetto riguarda la mancanza di accantonamento, al contrario di quanto fanno Siena Ambiente e Quadrifoglio, di fondi per la gestione delle discariche post-mortem. Tutto ciò potrebbe tradursi in un immediato futuro nella incapacità a far fronte all’esigenza crescente di smaltimento o nella necessità di aumentare in modo molto repentino le tariffe.

Tabella 2.7

COSTI DEL PERSONALE SU RICAVI TOTALI. 2002-2008

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente ITALIA 2002 % 59 25 27 20 282003 % 53 22 25 39 21 282004 % 40 26 21 23 37 22 262005 % 36 23 24 22 33 22 262006 % 31 23 22 22 33 22 252007 % 31 22 20 21 33 22 252008 % 33 21 21 22 32 21 21Variazione % -26 0 -3 -5 -7 2 -6

Fonte: elaborazioni IRPET su banca dati Aida-Bureau Van Dick

Tabella 2.8 COSTI ESTERNI SU RICAVI TOTALI. 2002-2008

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente ITALIA 2002 % 73 54 41 38 452003 % 50 54 45 41 44 462004 % 48 59 55 45 44 46 502005 % 54 60 60 50 40 43 512006 % 55 60 65 48 39 48 502007 % 44 59 61 47 38 44 502008 % 54 58 60 48 39 43 54Variazione % -19 -1 5 7 -2 5 9

Fonte: elaborazioni IRPET su banca dati Aida-Bureau Van Dick

Tabella 2.9 GRADO DI INTERNALIZZAZIONE DEL SERVIZIO: VALORE AGGIUNTO/VALORE DELLA PRODUZIONE. 2002-2008

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente ITALIA 2002 % 43 40 51 52 46 412003 % 47 39 47 51 40 412004 % 47 35 39 46 49 40 382005 % 45 34 33 43 50 41 372006 % 46 34 29 41 51 40 372007 % 50 35 30 46 50 44 372008 % 44 34 31 45 51 45 34

Fonte: elaborazioni IRPET su banca dati Aida-Bureau Van Dick

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Tabella 2.10

COSTO DEL LAVORO PRO CAPITE. 2002-2008

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente ITALIA 2002 € 38.604 32.889 32.900 28.110 34.7222003 € 32.918 32.851 28.180 48.3772004 € 46.129 39.152 45.754 40.093 39.762 35.929 45.5942005 € 46.137 39.609 47.176 40.715 41.111 35.369 43.4782006 € 46.938 41.368 45.060 44.340 42.561 36.927 2007 € 47.375 41.974 44.641 43.223 40.736 37.119 41.8162008 € 47.288 41.309 47.543 43.806 42.975 38.491 Var. periodo % 22 6 45 33 8 37

Fonte: elaborazioni IRPET su banca dati Aida-Bureau Van Dick

Tabella 2.11 ALCUNI INDICATORI DELLA PRODUTTIVITÀ DEL LAVORO. 2008

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente Rifiuti raccolti/abitante t/ab. 598 863 590 603 720 611Rifiuti raccolti/addetti t/addetto 337 657 813 881 456 617Rifiuti raccolti / KM2 t/Km2 918 538 184 135 1.278 43Abitanti serviti/addetti Ab./addetti 563 762 1.377 1.461 633 1009

Fonte: elaborazioni IRPET su banca dati Aida-Bureau Van Dick

Tabella 2.12 DISTRIBUZIONE % DEGLI ADDETTI PER QUALIFICA. 2008

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente* Quadrifoglio Siena Ambiente Dirigenti % 1 2 1 0,40 1 1Quadro % 4 2 1 1 0,40 2Amministrativi % 15 13 26 8 17 13Tecnici % 26 6 3 12 11 11Operativi % 54 78 70 78 70 74

* dati al 2007 Fonte: elaborazioni IRPET su banca dati Aida-Bureau Van Dick

Tabella 2.13 NUMERO DI ADDETTI. 2002-2008

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente ITALIA 2002 n. 346 344 303 124 2003 n. 377 351 150 2.7332004 n. 282 282 265 261 777 161 4.0172005 n. 275 279 266 261 783 201 4.5132006 n. 273 282 265 265 784 233 2007 n. 283 288 262 279 848 240 5.1582008 n. 287 296 264 293 847 267 Var. nel periodo % -17 2 -23 -3 9 115

Fonte: elaborazioni IRPET su banca dati Aida-Bureau Van Dick

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Tabella 2.14

VALORE AGGIUNTO PRO CAPITE. 2002-2008

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente ITALIA 2002 €/addetto 42.011 56.388 63.186 66.724 52.4532003 €/addetto 32.818 58.828 55.353 74.9742004 €/addetto 57.669 53.275 85.604 80.486 52.158 64.533 69.7102005 €/addetto 64.073 57.454 65.479 81.773 61.958 64.994 68.3042006 €/addetto 81.695 60.634 59.060 85.387 65.312 67.912 2007 €/addetto 78.326 66.256 64.644 95.045 61.251 75.192 72.0302008 €/addetto 67.123 66.421 68.319 90.373 69.901 82.690 Media 2002-2007 €/addetto 59.432 59.405 65.001 81.175 60.170 65.785 67.494Variazione % 60 25 21 43 34 24 37

Fonte: elaborazioni IRPET su banca dati Aida-Bureau Van Dick

Tabella 2.15 RENDIMENTO DEI DIPENDENTI (RICAVI VENDITE + ALTRI RICAVI / COSTO PERSONALE). 2002-2008

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente ITALIA 2002 €/€ 1,7 4,1 3,8 2,6 5,1 3,62003 €/€ 1,9 4,6 4 2,6 4,8 4,22004 €/€ 2,5 3,9 4,9 4,3 2,7 4,5 4,12005 €/€ 2,8 4,3 4,2 4,6 3 4,5 4,52006 €/€ 3,3 4,3 4,6 4,6 3 4,6 nd2007 €/€ 3,2 4,5 4,9 4,8 3 4,6 4,62008 €/€ 3 4,7 4,7 4,6 3,2 4,7

Fonte: elaborazioni IRPET su banca dati Aida-Bureau Van Dick

2.3 I costi delle diverse fasi della filiera Il paragrafo tenta di mettere a confronto in modo critico i costi delle imprese relativamente alle diverse fasi della filiera: costi di spazzamento e lavaggio strade, i costi della raccolta, il costo della fase di trattamento e smaltimento9. In più si è cercato di confrontare anche la diversa incidenza dei costi di trasporto e dei costi per le diverse indennità ed eco-tasse pagate dalle diverse aziende. Ciò al fine di capire se e quanto l’autosufficienza impiantistica influisca sul risultato della gestione caratteristica. L’operazione si è rivelata tutt’altro che semplice e riuscita solo parzialmente. La difficoltà principale è stata quella di rendere omogenee tra le aziende le grandezze confrontate, a partire dalle voci di costo inserite all’interno di ciascun centro di costo analizzato. Ciò per la ragione semplice che ciascuna azienda ha un diverso sistema di controllo di gestione che compone e scompone in modo diverso le voci della contabilità industriale. In secondo luogo, non tutti i gestori hanno voluto o potuto rendere noti dati relativi ai loro costi unitari per ciascuna fase della filiera.

Per tutte queste ragioni, mentre con molta fatica in larga misura si è ottenuto un dataset confrontabile per i gestori Siena Ambiente, Publiambiente, Quadrifoglio, ASM e Aamps, viceversa non siamo riusciti a rendere confrontabili che pochi dati per centro di costo relativi all’azienda Geofor S.p.A.. Pertanto ci limiteremo a commentare i dati che riteniamo confrontabili. 9 Nella presente ricerca i costi per termovalorizzazione sono stati intesi come facenti parte dei costi di smaltimento.

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Per ognuno dei dati relativi alle fasi di: lavaggio e spazzamento, raccolta, trattamento, smaltimento, sono compresi, oltre ai costi caratteristici del centro di costo da contabilità analitica, i relativi costi comuni, gli ammortamenti e le svalutazioni, gli accantonamenti, le imposte, le sopravvenienze, i costi di struttura generali e ausiliari. Non sono dunque confrontabili i Costi della produzione per tonnellata trattata come da bilancio e la somma dei costi per ciascuna fase della filiera.

Tabella 2.16

I COSTI DI SPAZZAMENTO E LAVAGGIO. 2008

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente Costi spazzamento e lav. per t raccolta €/t 60,5 37 15,2 28,3 60 39,4Costi di spazzamento e lav. per abitante €/ab. 36,2 29,6 8,9 17,2 40,5 24Presenze turistiche n. 328.272 504.430 2.274.135 1.960.194 7.920.305 4.676.272Presenze turistiche annuali per Km2 n./Km2 3.128 1.381 1.895 1.054 28.723 1.224Presenze turistiche nel capoluogo n. 328.272 172.643 1.700.034 179.892 7.148.118 873.398Presenze turistiche per abitante n./ab. 2 2,1 6,2 4,7 16,2 17,4% turisti nel capoluogo/ intera gestione* % 100 34 75 9 90 19Flussi pendolari in entrata nel capoluogo* n. 70.055 94.755 80.597 43.555 240.701 40.884

* per Publiambiente il comune capoluogo di provincia è Pistoia Fonte: elaborazioni IRPET su dati dei gestori

• I costi dello spazzamento e del lavaggio strade La semplice osservazione delle prime due righe della tavola conferma ciò che si è sostenuto a proposito della dotazione e dell’utilizzo della forza lavoro da parte delle diverse aziende. Le successive righe ne danno qualche ulteriore spiegazione. Quadrifoglio appare l’azienda che sostiene i costi di spazzamento unitari, sia per tonnellata raccolta che per abitante, maggiori. Questo fatto è spiegato dalle particolari caratteristiche del contesto socio economico e urbanistico dell’area metropolitana fiorentina. In primo luogo dal maggiore afflusso dei pendolari e ancor più dei turisti nella provincia e dalla loro particolare concentrazione nel capoluogo. È chiaro poi che il centro storico di Firenze, destinazione della grandissima maggioranza dei flussi turistici, presenta un pregio e una delicatezza tali da necessitare di particolari attenzioni, che si traducono nella necessità di uno spazzamento meccanico e manuale praticamente continuo di vaste aree, ciò che impone più manodopera e determina costi più elevati. Si pensi semplicemente al confronto con Siena: solo il 19% delle presenze turistiche in provincia di Siena nel 2007 si è concentrato nella città, ovvero appena 873.000 persone contro i ben 7.148.000 di Firenze. Anche solo questo dato, al netto dei maggiori flussi pendolari in entrata nel capoluogo fiorentino spiega rende giustizia dei maggiori costi unitari.

Per quanto riguarda invece Aamps una possibile spiegazione dei maggiori costi può essere rintracciata qualora si pensi, come già detto, alla tipologia di servizio effettuata dall’azienda, ad esempio la pulizia del litorale, o la particolare pulizia dei portici, un’operazione particolarmente labour intensive che può chiaramente incidere sui costi unitari.

Complessivamente il best performer appare Publiambiente ma le condizioni nelle quali l’azienda svolge il servizio non sono immediatamente confrontabili con quelle delle altre aziende e in particolare di Siena Ambiente, che opera in un conteso caratterizzato da tanti piccoli centri ma ha la presenza di un centro storico che da solo attrae circa 873.000 presenze turistiche l’anno e che necessita di una particolare cura, mentre complessivamente il territorio provinciale oggetto di gestione vede una presenza di 4,7 milioni circa di presenze turistiche annue. Anche ASM presenta un costo di spazzamento piuttosto contenuto, in linea con Siena.

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Anche nel caso di Prato, infatti, l’estensione di territorio costituita da centri urbani è di gran lunga inferiore a Firenze e anche i flussi turistici non sono paragonabili.

I dati relativi a Geofor non sono nel complesso confrontabili congli altri. Non solo perché con tutta probabilità non contengono tutte le componenti di costo extracaratteristiche già citate, ma anche perché Geofor svolge il servizio di spazzamento e lavaggio delle strade in soli 4 comuni. • I costi della raccolta Una prima notazione necessaria riguarda la limitata confrontabilità dei dati relativi ai costi unitari della raccolta porta a porta. Ciò per diversi ordini di ragioni. In primo luogo perché la raccolta porta a porta si suddivide in due grandi tipologie, porta a porta domestico, e porta a porta non domestico. Come è ovvio le due tipologie hanno costi estremamente differenziati. Dunque una analisi puntuale avrebbe avuto la necessità di scorporare i costi delle due diverse tipologie di raccolta, ma ciò non è stato possibile. Inoltre, Siena Ambiente ha dichiarato di non contabilizzare esattamente i flussi di raccolta porta a porta e dunque i relativi costi unitari. Non solo ma ha dichiarato di non essere in grado di fornire dati relativi a costi unitari per le diverse tipologie di raccolta.

Ciò detto il semplice dato del costo complessivo unitario delle diverse tipologie di raccolta mette in evidenza le differenti realtà gestionali prese in considerazione. Il best performer in questo caso è ASM (63 € a t) seguito a stretto giro da Quadrifoglio (70 € a t). Si tratta di due gestioni caratterizzate da un elevato grado di urbanizzazione e da una grande densità abitativa e da ampie zone industriali nelle quali la raccolta è effettuata in modo meccanico riuscendo a realizzare notevoli economie di densità.

Da questo punto di vista non stupisce il dato più elevato, relativo a Publiambiente e Siena Ambiente, due realtà caratterizzate da una scarsa densità abitativa e da un territorio molto vasto. Nel complesso appare meno giustificabile in questi termini il costo unitario piuttosto elevato (98 € a t) di Aamps, una gestione tutta interna a un tessuto urbano in parte, anche se non del tutto, simile a quello di Firenze e Prato. Ciò che fa lievitare il costo unitario della raccolta per Aamps è la frazione delle raccolte differenziate, che ha un costo unitario molto elevato (167 € a t raccolta ), simile a quello di Publiambiente (152 € a t raccolta).

L’analisi dei due sottogruppi della differenziata e delle indifferenziata evidenzia ancor meglio come le realtà più urbane riescano a contenere al massimo i costi della raccolta indifferenziata meccanizzata che risultano quasi identici tra loro per Aamps (41 €/t) Asm (52 €/t) e Quadrifoglio(52 €/t), mentre un costo di raccolta più elevato lo sostiene Publiambiente, ciò che non stupisce vista la maggiore dispersione degli abitati e la scarsa densità abitativa. Ciò è vero altresì per la raccolta differenziata che vede ancora una volta come best performers Quadrifoglio e ASM ossia le realtà più urbane, mentre Aamps mostra un costo molto più elevato, le cui ragioni possono in parte essere individuate nella particolare frequenza della raccolta, delle varie frazioni, quasi giornaliere. Il maggior recupero di materia realizzato da Aamps, anche attraverso una frequenza particolarmente elevata del servizio di raccolta, ha evidentemente un costo rilevante.

Come accennato in apertura del paragrafo il confronto tra i costi del porta a porta è viziato dalle diverse composizioni tra porta a porta domestico e non domestico nelle singole gestioni. Ad esempio è chiaro che il basso costo del porta a porta effettuato da ASM trova spiegazione nel fatto che esso è costituito esclusivamente dalla componente non domestica e che probabilmente parti delle prime operazione di raccolta sono effettuate dalle aziende stesse. Così non è per Quadrifoglio per il quale la componente domestica della raccolta porta a porta è il 29% e con tutta probabilità neppure per Publiambiente, per la quale tuttavia non è disponibile il

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dettaglio. Il costo unitario elevato sostenuto da AAMPS non è immediatamente confrontabile perché al denominatore del costo sta il numero di utenze produttive e non le persone coinvolte.

Infine, a conferma dell’importanza e dell’eterogeneità dei contesti ambientali nei quali si effettua la raccolta e delle ricadute sul lato dei costi, il costo per carburante a tonnellata di rifiuto raccolta è per Siena Ambiente oltre il 50% superiore rispetto alle altre gestioni.

Tabella 2.17

I COSTI DELLA RACCOLTA. 2008

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente Costi della raccolta per t raccolta €/t 98 63 nd 114 70 95Costi della raccolta indifferenziata/ tonn. Racc indiff €/t 41 52 nd 78 52 -Costi della raccolta differenziata / t racc. differenziata €/t 167 74 nd 152 79 -Costi della raccolta porta a porta/t raccolta €/t 573 16 nd 432 62 Costo porta a porta per abitante/utenza coinvolta €/ utente 342 57 nd 167 158 Rifiuti raccolti/abitante t/ab. 0,598 0,8 0,59 0,603 0,72 0,611Rifiuti raccolti / KM2 t/Km2 919 538 180 135 1.280 43Densità abitativa Ab/ Km2 1.535 673 305 224 1.777 71% di popolazione in case sparse % 0,70 1,90 7,40 11,80 1,60 11,50Costo del carburante per t di rifiuto raccolta €/t 7 6 7 8 12

Fonte: elaborazioni IRPET su dati dei gestori

• I costi di trattamento e smaltimento L’analisi relativa ai costi unitari di trattamento e smaltimento dei rifiuti sembra confermare in pieno la tesi sin qui sostenuta della centralità della dotazione impiantistica delle imprese nel determinarne la funzione di costo.

Il punto è che le gestioni che non hanno una propria autosufficienza impiantistica (Aamps Quadrifoglio e ASM) realizzano costi di trattamento e smaltimento a tonnellata raccolta superiori in media del 54% alle gestioni (Publiambiente e Siena Ambiente) che invece possiedono questa autosufficienza. Il differenziale non cambia molto se si analizza il costo unitario del trattamento-smaltimento per t di rifiuto indifferenziato raccolto (50%). Risulta invece molto superiore se si analizza il solo costo di smaltimento per t di rifiuto indifferenziato raccolto (+82%). Ciò significa che è proprio in quella fase che si concentrano le maggiori criticità e le scarsità (in termini di capacità di smaltimento) che determinano costi più elevati e d’altra parte probabili “rendite”.

Tabella 2.18 COSTI DI TRATTAMENTO E SMALTIMENTO. 2008

Unità di misura Gestioni non autosufficienti *

Gestioni autosufficienti ** Diff. % non aut/aut

Costo di trattamento e smaltimento/ t raccolta €/t 127,4 82,7 54Costo di trattamento e smaltim. / t di indiff. raccolta €/t 195,2 129,7 50Costo di smaltimento per t di indiff. raccolta €/t 133,4 73,1 82

* ASM, Aamps, Quadrifoglio ** Siena Ambiente, Publiambiente

Fonte: elaborazioni IRPET su dati dei gestori

Per quanto riguarda le singole aziende il costo di trattamento-smaltimento per t di rifiuto

indifferenziato raccolta sostenuto da Aamps è il più elevato tra le gestioni considerate, circa 253 euro a t. Il dato in parte stupisce dal momento che Aamps possiede un termovalorizzatore nel

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quale l’azienda tratta/smaltisce circa il 26% del rifiuto raccolto. Vero è, d’altra parte, che nel 2008 l’azienda ha potuto utilizzare il termovalorizzatore solo al 47% circa della sua potenzialità e, non disponendo di impianti di trattamento per la frazione organica, è costretta a inviare fuori una percentuale non indifferente di rifiuto. Che il problema principale sia costituito dalla fase di trattamento lo si evince dal confronto tra i costi di smaltimento, nel quale Aamps non è più al primo posto ma al secondo posto dopo ASM, che non possiede alcun impianto di smaltimento.

Tra le gestioni non autosufficienti Quadrifoglio emerge come quella che in qualche misura sostiene costi inferiori nel trattamento-smaltimento Ciò può in parte trovare una spiegazione nel fatto che Quadrifoglio ha in questi anni effettuato investimenti negli impianti di selezione e trattamento che le permettono di gestire questa fase in autonomia. Ciò la differenzia da gestioni come Aamps e ASM che, sprovviste di impianto di compostaggio, sono costrette a conferire ad altri (Publiambiente in particolare) la loro frazione organica.

In secondo luogo dal punto di vista dello smaltimento ancora nel 2008 Quadrifoglio smaltisce il 33% dei rifiuti all’interno della discarica in gestione di Case Passerini. Viceversa né Aamps né ASM gestiscono discariche. In ogni caso, se si analizza il solo costo di smaltimento per tonnellata smaltita, il differenziale di costo di Quadrifoglio rispetto a Aamps è piuttosto ridotto - Aamps non a caso smaltisce nel 2008 nel termovalorizzatore il 26% dei rifiuti raccolti - mentre il differenziale rispetto alle imprese più virtuose è più elevato (il costo è oltre il doppio).

Ancora più elevato è il livello dei costi di smaltimento di ASM. La spiegazione di ciò ha più ragioni. Da una parte l’impresa smaltisce in impianti fuori dal proprio controllo circa il 100%, del rifiuto raccolto, non disponendo di alcun impianto di smaltimento. Dall’altra dispone di un solo impianto di trattamento che produce CDR. L’impresa è in qualche misura “costretta” a impiegare su larga scala questo tipo di trattamento e a esportare gran parte di questo rifiuto “speciale” fuori toscana a prezzi evidentemente non convenienti per l’impresa stessa. Se al momento in cui è stato fatto l’investimento nell’impianto di produzione di CDR questa tipologia di combustibile appariva richiesta sul mercato, oggi il suo smaltimento costa alle aziende molto più di prima. Anche questa può essere dunque una componente di costo che va ad appesantire i costi unitari di smaltimento. Tutto ciò rimanda al tema, centrale ma non trattato dalla presente ricerca, dell’esistenza e della stabilità dei mercati di trattamento e recupero delle raccolte differenziate.

Per quanto riguarda i best performers, Publiambiente e Siena Ambiente, è doveroso ricordare come i costi di quest’ultima azienda siano nel 2008 quasi certamente superiori a quelli a regime. Nel 2008 infatti il termovalorizzatore di Pian de Foci non ha funzionato se non limitatamente, per circa due mesi. I dati relativi al 2009 ci restituirebbero dunque una realtà ancor più virtuosa in termini di costi. Dall’altra è altrettanto necessario sottolineare come il costo unitario di smaltimento di Publiambiente è con buona probabilità sottovalutato, dal momento che l’azienda non sta accantonando almeno dal 2004 risorse per la gestione post-mortem delle proprie discariche (si veda al proposito la relativa voce di bilancio).

Tabella 2.19

I COSTI DI TRATTAMENTO E SMALTIMENTO. 2008

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente Costo di trasporto/ t raccolta €/t 9 n.d. 2 9 3Costo di trattamento e smaltimento/t raccolta €/t 163 130 n.d. 80 115 86Costo di trattamento e smaltim./t indifferenziata raccolta €/t 253 211 n.d. 129 169 130Costo di trattamento e smaltim./t smaltita (dati flusso) €/t 259 231 n.d. 100 166 127Costo di smaltimento/t raccolta €/t 93 108 n.d. 52 73 37Costo di smaltimento/t racc. indiffer. €/t 144 175 n.d. 84 107 57Costo di smaltimento per t smaltita (dati aziende) €/t 154 179 n.d. 66 132 64

Fonte: elaborazioni IRPET su dati dei gestori

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• I costi di trasporto e l’incidenza delle indennità e eco-tasse Anche questi ultimi due aspetti evidenziano l’importanza della pianificazione e della realizzazione degli impianti sui costi di gestione. Le gestioni autosufficienti da un punto di vista impiantistico limitano infatti a 2-3 euro a tonnellata raccolta i costi di trasporto dei rifiuti dal primo punto di stoccaggio post-raccolta agli impianti di trattamento e smaltimento. Quadrifoglio e Aapms presentano invece un costo unitario tra le 3 o 4 volte superiore.

L’analisi dei costi relativi a indennità e ecotasse pagate ai gestori e ai diversi enti locali sede di impianto per il conferimento dei rifiuti mette in evidenza la disparità di trattamento tra le gestioni che conferiscono i rifiuti in territori compresi nel proprio alveo o all’interno del proprio ambito territoriale ottimale e le gestioni che (Quadrifoglio e ASM) viceversa conferiscono a territori esterni. In particolare Quadrifoglio spicca come l’azienda di gran lunga più penalizzata da quest’aspetto, con una incidenza tutt’altro che irrilevante (7%) sul totale dei costi della produzione.

Tabella 2.20

I COSTI PER INDENNITÀ E ECO-TASSE. 2008

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente Costi per indennità e ecotasse € 258.087 2.168.375 1.677.931 6.074.000 1.188.810

Costi per indennità e ecotasse a t smaltita (dati aziende)

€/t 4 18 n.d. 8 30 11

Costi per indennità e ecotasse a t smaltita (dati flusso)

€/t 4 20 n.d. 8 26 11

Costi per indennità e ecotasse a t raccolta €/t 3 11 n.d. 7 20 7

Costi per ecotasse e indennità/costi operativi % 1 5 n.d. 3 7 3

Fonte: elaborazioni IRPET su dati dei gestori

2.4 Le tariffe A una spiccata eterogeneità nei costi unitari tra le aziende corrispondono tariffe altrettanto eterogenee negli importi e nella suddivisione del peso complessivo tra aziende e famiglie.

Un confronto tra le tariffe risulta tutt’altro che banale per due ordini di motivi. Le tariffe si differenziano infatti tra utenze domestiche e non domestiche e presentano scaglioni tariffari in ragione dei metri quadri dell’abitazione o del fondo commerciale utilizzato, e del numero di componenti del nucleo familiare/tipologia di esercizio commerciale. Un confronto puntuale per tutti i comuni all’interno di ciascuna gestione risulterebbe perciò praticamente impossibile. Per analizzare le tariffe si è scelto di utilizzare una spesa teorica di una famiglia di tre persone che abita in un appartamento di 80 metri quadrati, residente nella città capoluogo compresa nella gestione (per Publiambiente invece si è scelto Empoli e per Geofor Pontedera, dal momento che Pisa risultava ancora a TARSU) e per le utenze non domestiche si considera la spesa teorica di un bar di 80 metri quadri. Si tratta naturalmente di una scelta opinabile e anche per questo si è ritenuto di completare l’analisi con i dati raccolti dal CNEL relativi alle tariffe dei capoluoghi toscani calcolate per diversi scaglioni tariffari e pubblicati sul proprio sito internet

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• I dati forniti dalle aziende Le tariffe domestiche Le tariffe domestiche più elevate risultano senza alcun dubbio quelle applicate a Livorno (€ 278), circa il 44% superiori rispetto alla media dei gestori considerati. A seguire anche Prato (€ 214) presenta una tariffa domestica piuttosto elevata (+12% rispetto alla media). Più simili tra loro risultano, nell’ordine, le tariffe applicate a Pontedera (€ 180), Empoli (€ 170), Siena (€ 162) e Firenze(€ 153) che presenta la tariffa più bassa.

In termini evolutivi l’aumento delle tariffe domestiche percentualmente più rilevante lo si riscontra a Siena, dove il gestore Siena Ambiente in particolare si avvale tra il 2003 e il 2008 di un aumento medio delle tariffe dell’8,9% annuo contro il 4,9% di Publiambiente a Empoli, il 3,6% di Geofor a Pontedera, il 3,5% di ASM a Prato e l’1,7% di Quadrifoglio a Firenze. Spicca in questo caso, sia il dato molto contenuto di Firenze, sia la diminuzione della tariffa a Livorno tra il 2006 e il 2008, ma come partendo dai livelli tariffari assoluti più elevati.

Grafico 2.21

TARIFFE DOMESTICHE IN ALCUNE CITTÀ TOSCANE: FAMIGLIA DI 3 PERSONE IN 80 M2. 2008

0

100

200

300

Empoli Firenze Siena Pontedera Prato Livorno 

Fonte: elaborazioni IRPET su dati dei gestori

Tabella 2.22 TARIFFE DOMESTICHE: 3 COMPONENTI IN 80 M2. 2003-2008

U. di misura AAMPS

Livorno ASM Prato

Geofor Pontedera

Publiambiente Empoli

Quadrifoglio Firenze

Siena AmbienteSiena

2003 € 132 1052004 € 138 1302005 € 190 147 143 1392006 € 289 193 162 160 143 1392007 € 279 211 167 166 143 1492008 € 278 216 180 170 153 162Variazione % -4 14 11 29 7 54Variaz. media annua % -1,3 3,5 3,6 4,9 1,7 8,9

Fonte: elaborazioni IRPET su dati dei gestori

Le tariffe non domestiche Anche per ciò che riguarda le tariffe non domestiche Livorno mostra quella più elevata e una diminuzione del 2,3% annuo tra il 2006 e il 2008. Segue, ma a grande distanza in termini assoluti, la tariffa di Firenze (Quadrifoglio), che aumenta poco (+2,6% medio annuo) e a breve distanza quella di Prato che aumenta un po’ di più (+3,5% medio annuo). A seguire tariffe più

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basse risultano quella di Pontedera (Geofor) e di Siena (Siena Ambiente). In termini evolutivi la prima cresce circa il doppio rispetto a Firenze (5%) la seconda cresce molto di più il 16,5% annuo, raddoppiando nel periodo considerato. La tariffa in assoluto più bassa risulta quella applicata da Publiambiente a Empoli (€ 856 nel 2008).

Grafico 2.23

TARIFFE NON DOMESTICHE: BAR DI 80 M2. 2008

0

500

1.000

1.500

2.000

2.500

Siena Pontedera Prato Firenze Empoli Livorno 

Fonte: elaborazioni IRPET su dati dei gestori

Tabella 2.24 TARIFFE NON DOMESTICHE: BAR DI 80 M2. 2003-2008

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente 2003 € 1146 5272004 € 1203 6312005 € 1097 1333 1287 6792006 € 2430 1119 931 1447 1316 7232007 € 2342 1221 984 1505 1333 9652008 € 2262 1250 1071 1540 1420 1050Variazione % -6,9 13,9 15,0 34,3 10,3 99,2Variaz. media annua % -2,3 3,5 5,0 5,7 2,6 16,5

Fonte: elaborazioni IRPET su dati dei gestori

• I dati forniti da CNEL Data la non completezza dei dati a nostra disposizione si sono confrontati i nostri risultati con i dati forniti dal CNEL e relativi alle tariffe domestiche “minime”, applicate a una famiglia di 1 persona che abita in 65 metri quadri, e alle tariffe domestiche “massime”, applicate a famiglie di tre persone abitanti in 100 metri quadri. Per quanto riguarda Geofor i dati relativi a Pisa non sono immediatamente confrontabili con gli altri in quanto si tratta di una realtà ancora caratterizzata dalla TARSU e dunque con possibilità di finanziamento dei costi del servizio attraverso mezzi non più consentiti ai comuni a tariffa.

Per quanto riguarda le utenze non domestiche si sono invece confrontate la spesa per la tipologia di utenza con il coefficiente di spesa minimo e la tipologia di utenza con il coefficiente di spesa massimo, entrambe calcolate per 100 metri quadri di superficie.

Il risultato non cambia nella sostanza ma è interessante perché mette in evidenza strategie molto eterogenee tra loro.

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Utenze domestiche I risultati confermano l’analisi precedente, ma introducono alcuni ulteriori importanti dettagli. Se si analizzano le tariffe per le utenze domestiche Firenze (Quadrifoglio) risulta la città meno cara seguita a breve distanza da Pistoia (Publiambiente). Firenze si pone infatti al penultimo posto, dopo Siena, per quanto riguarda la tariffa minima analizzata e all’ultimo per quanto riguarda la tariffa massima. Siena adotta invece una politica tariffaria con un range molto elevato tra scaglioni minimi e massimi, che penalizza in modo evidente le famiglie più numerose che abitano in abitazioni più grandi. Per queste ultime la tariffa risulta la più elevata, quasi il doppio rispetto al valore medio sintetico calcolato dal CNEL, mentre appare privilegiare i nuclei familiari di una persona in piccole abitazioni per i quali la tariffa è la più bassa tra i capoluoghi toscani. Pistoia si pone al terzultimo posto quanto a tariffa minima e al penultimo quanto a tariffa massima. Livorno (Aamps) si conferma come una tra le tariffe più elevate in Toscana, quinta come tariffa minima e terza dopo Siena e Viareggio quanto a tariffa massima. Prato (ASM) e Pisa (a TARSU) praticano invece tariffe intermedie.

Tabella 2.25

TARIFFE DOMESTICHE: 3 COMPONENTI. 2008

Comune U. di misura 65 metri 100 metri Rank min. Rank max. Min/max Arezzo € 119 240 8 8 50%Carrara € 173 267 3 7 65%Firenze € 85 157 11 12 54%Grosseto € 178 274 2 5 65%Livorno € 145 309 5 3 47%Lucca € 118 270 9 6 44%Massa € 191 293 1 4 65%Pisa € 145 223 6 10 65%Pistoia € 102 219 10 11 46%Prato € 124 237 7 9 52%Siena € 80 407 12 1 20%Viareggio € 173 331 4 2 52%Valore Sintetico € 136 269 51%

Fonte: elaborazioni IRPET su dati CNEL

Grafico 2.26 TARIFFE DOMESTICHE: 65 M2 1 PERSONA E 100 M2 3 PERSONE

0

90

180

270

360

450

Siena Viareggio Livorno Massa Grosseto Lucca Carrara Arezzo Prato Pisa Pistoia Firenze

65 metri 100 metri

Fonte: elaborazioni IRPET su dati CNEL

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Utenze non domestiche L’analisi delle tariffe non domestiche mette in primo luogo in evidenza la strategia di ripartizione del carico tariffario di Firenze e Prato, volta a privilegiare le utenze domestiche rispetto alle non domestiche, mentre l’opposto pare avvenire a Siena.

Anche tra le utenze non domestiche appaiono range di variazione interna molto difformi. Spicca in particolare Livorno per la quale il differenziale tra le imprese che pagano meno e quelle che pagano di più è veramente molto elevato. In ogni caso in termini medi Livorno resta la città più cara, seguita da Firenze, i cui pubblici poteri operano evidentemente una redistribuzione del carico tariffario favorevole agli utenti domestici, e da Prato che anch’essa seppur in misura meno netta appare privilegiare l’utenza domestica a carico dell’utenza di carattere industriale e commerciale. Del resto si tratta di due realtà produttive nelle quali, per ragioni in parte simili e in parte diverse (si pensi soltanto alle caratteristiche produttive del distretto tessile pratese, o al flusso di turisti a Firenze) la produzione di rifiuti assimilabili agli urbani da parte delle medie e piccole imprese è tra le più elevate della regione e forse d’Italia. È dunque ragionevole che una parte consistente del carico tariffario ricada su quel tessuto economico in parte non irrilevante responsabile della iper-produzione e raccolta di rifiuto dell’area. In termini di tariffe medie a Firenze e Prato seguono Siena, e Pistoia gestita da Publiambiente. Infine Pisa, comune ancora gestito a TARSU da Geofor, risulta la città con gli importi medi per attività non domestiche nettamente inferiori tra i gestori analizzati, anche se analizzando invece i valori minimi e massimi questi non si discostano di molto rispetto a quelli relativi a Siena.

Tabella 2.27

TARIFFE NON DOMESTICHE: 3 COMPONENTI TIPOLOGIA DI ATTIVITÀ MENO E PIÙ COSTOSA 100M2. 2008

U. di misura Minima Media Massima Rank min. Rank max. Arezzo € 113 386 1.243 7 11Carrara € 75 469 1.305 9 10Firenze € 313 1.085 3.043 1 4Grosseto € 104 355 558 8 12Livorno € 57 1.190 7.926 10 2Lucca € 161 617 1.834 5 7Massa € 9 680 2.022 11 6Pisa € 141 484 1.548 6 8Pistoia € 178 743 2.758 4 5Prato € 269 945 4.192 2 3Siena € 223 830 1.486 3 9Viareggio € 7 1.698 25.039 12 1

Fonte: elaborazioni IRPET su dati CNEL

2.5 Le politiche commerciali L’analisi del ciclo commerciale delle imprese mette in evidenza uno dei problemi principali delle aziende di igiene urbana e più in generale di pubblica utilità, ossia la difficoltà a riscuotere crediti crescenti derivanti da un elevato livello di elusione e evasione della tariffa. Ciò si traduce in politiche commerciali non ottimali e soprattutto a partire dagli ultimi anni in una svalutazione progressiva dei crediti ormai non più esigibili, ciò che pesa in modo non irrilevante sui costi

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della gestione. A questo problema corrisponde l’esigenza non sempre soddisfatta di aggiornare definitivamente le anagrafi elettroniche degli utenti.

La durata e il segno del ciclo commerciale possono far pensare a politiche commerciali favorevoli. In realtà queste ultime si fondano sull’aumento rilevante dei tempi di saldo dei debiti da parte delle imprese gestrici, a fronte di tempi di riscossione dei crediti che si allungano in modo altrettanto rilevante.

I crediti verso clienti non riscossi vengono di anno in anno riportati in bilancio nello stato patrimoniale e ogni anno vengono in parte svalutati in relazione alla loro presumibile non esigibilità. Il totale dei crediti verso i clienti entro l’esercizio nel 2008 ammonta per Quadrifoglio a oltre 79 milioni, per Publiambiente a oltre 42 milioni, per Siena Ambiente a oltre 27 milioni 23 milioni per Geofor 25 milioni per ASM e 12 milioni per AAMPS. L’incidenza di tali crediti non riscossi sui costi della produzione è davvero notevole e in media si aggira intorno al 58% con punte per Quadrifoglio e Publiambiente intorno al 72% e 79% rispettivamente.

Mentre tra il 2002 e il 2006 tali crediti venivano sostanzialmente riportati di bilancio in bilancio senza essere svalutati in modo sostanziale, invece durante gli anni 2007 e soprattutto nel 2008 le imprese hanno cominciato a svalutare in parte rilevante questi crediti evidentemente ritenuti non più esigibili. Ciò ha condotto nel 2008 a una incidenza negativa sui costi della produzione piuttosto rilevante, particolarmente per aziende già in parziale difficoltà come Aamps (6% dei costi) ma anche per aziende molto più in salute come Publiambiente (6,1%) o Siena Ambiente (6,7%) contribuendo a diminuirne la redditività.

Tabella 2.28 CREDITI VERSO CLIENTI ENTRO L’ESERCIZIO. 2002-2008

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente 2002 € 1.557.670 32.600.692 17.573.961 9.231.1302003 € 2.077.436 33.628.885 33.685.785 8.678.834 10.438.3322004 € 1.741.035 20.990.200 35.474.123 46.161.522 10.323.937 10.210.0252005 € 2.321.443 20.352.948 35.804.466 49.876.115 50.871.565 15.574.5912006 € 8.491.297 18.989.698 45.989.679 53.667.020 58.215.980 24.300.5612007 € 11.137.736 22.139.618 34.509.319 43.940.459 72.848.104 26.333.1242008 € 12.191.708 25.222.307 23.289.453 42.420.315 79.346.953 27.106.590Variaz. periodo % 683 20 -29 141 814 194Utenti 2008 n. 161.095 245.742 366.192 416.380 489.870 269.473Crediti per utente al 2008 € 76 103 64 102 162 101

Fonte: elaborazioni IRPET su banca dati Aida-Bureau Van Dick

Tabella 2.29 SVALUTAZIONE DEI CREDITI SU COSTI DELLA PRODUZIONE. 2002-2008

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente ITALIA 2002 % 0,30% 0,10% 0,30% 0,20% 0,30% 0,30%2003 % 0,10% 0,10% 0,40% 0,20% 0,30% 0,40%2004 % 0,50% 0,20% 0,10% 0,60% 0,10% 0,20% 0,70%2005 % 0,00% 1,70% 0,20% 0,60% 3,50% 0,30% 1,20%2006 % 5,30% 1,60% 1,80% 0,50% 2,10% 0,30% 0,90%2007 % 5,90% 2,60% 3,10% 2,70% 0,80% 0,30% 1,20%2008 % 6,00% 4,20% 2,30% 6,10% 3,10% 6,70% 3,90%

Fonte: elaborazioni IRPET su banca dati Aida-Bureau Van Dick

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Tabella 2.30

LA DURATA DEL CICLO COMMERCIALE. 2002-2008

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente ITALIA 2002 gg. -2.212 -2.012 -1.215 -1.474 -1.448 -5362003 gg. -2.285 -1.904 -1.098 -1.158 -2.221 -7432004 gg. -1.190 -3.241 -1.440 -1.010 -1.504 -1.985 -7032005 gg. -1.627 -2.116 -2.391 -1.619 -1.247 -1.095 -7272006 gg. -1.850 -1.914 -2.074 -1.130 -1.204 -1.582 -7062007 gg. -1.564 -1.767 -1.909 -1.210 -1.219 -2.612 -6802008 gg. -2.134 -1.363 -1.193 -1.564 -1.097 -1.803 -809

Fonte: elaborazioni IRPET su banca dati Aida-Bureau Van Dick

Tabella 2.31 LA DURATA MEDIA DEI CREDITI. 2002-2008

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente ITALIA 2002 gg. 25 258 171 60 189 1132003 gg. 32 233 284 55 186 1422004 gg. 20 180 220 371 55 142 1322005 gg. 24 157 249 370 201 179 1422006 gg. 74 138 306 359 218 225 1622007 gg. 95 148 221 277 254 233 1652008 gg. 110 161 144 261 251 203 153

Fonte: elaborazioni IRPET su banca dati Aida-Bureau Van Dick

Tabella 2.32 LA DURATA MEDIA DEI DEBITI. 2002-2008

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente ITALIA 2002 gg. 2.297 2.343 1.397 1.588 1.643 7512003 gg. 2.394 2.204 1.387 1.258 2.422 9952004 gg. 1.287 3.503 1.745 1.386 1.608 2.136 9832005 gg. 1.786 2.360 2.716 2.000 1.492 1.281 1.0082006 gg. 2.047 2.128 2.466 1.546 1.481 1.858 9792007 gg. 1.772 2.013 2.255 1.548 1.520 2.872 9652008 gg. 2.371 1.612 1.441 1.881 1.394 2.026 1.076

Fonte: elaborazioni IRPET su banca dati Aida-Bureau Van Dick

2.6 La condizione finanziaria e patrimoniale L’evoluzione dell’attivo patrimoniale mette in evidenza come tutte le imprese, tranne Geofor che conosce una vicenda peculiare, aumentino le proprie attività nel periodo considerato in modo consistente, di almeno il 25%. Il best performer in questo caso è costituito da Siena Ambiente i cui investimenti portano l’attivo a crescere di ben il 167%. A seguire la realtà in maggior crescita (+47,7%) è costituita da Quadrifoglio, che in termini assoluti è grande almeno il doppio rispetto a tutte le altre imprese analizzate, che invece risultano per dimensione piuttosto simili tra loro.

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Tabella 2.33 ATTIVO. 2002-2008

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente 2002 € 53.406.068 104.009.106 62.287.951 33.915.8702003 € 63.254.381 102.197.759 78.341.476 112.589.490 42.657.3202004 € 59.094.150 57.608.170 111.082.984 85.701.809 113.220.578 47.775.5102005 € 61.585.087 59.576.037 46.256.965 89.006.340 141.815.435 49.604.4572006 € 71.255.169 60.670.230 57.031.611 89.847.734 138.545.957 56.325.9352007 € 66.266.191 62.582.309 48.551.833 77.277.185 148.646.303 73.469.0212008 € 68.502.521 73.772.286 34.078.237 78.773.249 166.264.502 90.652.952Variaz. % 28,3 28,1 -67,2 26,5 47,7 167,3

Fonte: elaborazioni IRPET su banca dati Aida-Bureau Van Dick

Dal punto di vista del profilo patrimoniale e di gestione finanziaria le imprese mostrano

caratteristiche e comportamenti molto diversi tra loro. I due comportamenti più difformi, in qualche misura estremi, sono costituiti da Publiambiente da un lato e Quadrifoglio dall’altro.

Publiambiente presenta infatti una solidità patrimoniale a prima vista critica, con un rapporto tra capitale proprio ed attività, stabilmente intorno al 10%, di gran lunga il più basso tra le imprese analizzate e ben al di sotto della media nazionale e della soglia del 33%. Ha dunque uno scarso grado di indipendenza finanziaria e fa largo ricorso al debito soprattutto di breve periodo. Mostra quindi un elevato profilo di rischio finanziario della gestione, sintetizzato dal basso valore di copertura delle immobilizzazioni tecniche. A ciò fa da pendant un costo del debito che appare piuttosto elevato e di conseguenza un elevato peso sia degli oneri finanziari, ma anche complessivamente dei debiti finanziari sul fatturato con valori che, unici tra le imprese analizzate, eccedono il valore soglia di 1.

Se teoricamente una tale situazione patrimoniale finanziaria configurerebbe un disequilibrio tale da avvicinarsi al cosiddetto “punto di non ritorno” in realtà il giudizio va molto sfumato per due ragioni.

In primo luogo perché stiamo parlando di una azienda di pubblica utilità caratterizzata da un elevato valore delle immobilizzazioni. In secondo luogo perché grazie ad una redditività complessiva della gestione operativa buona la leva del debito risulta sempre positiva ed infine perché, anche grazie a ciò, l’indice di liquidità dell’azienda risulta sempre molto elevato e superiore alle altre imprese ed alla media nazionale e la posizione finanziaria netta dell’impresa anch’essa risulta positiva, la migliore tra le imprese analizzate.

Potremmo dunque definire Publiambiente come una macchina con un buon motore spinto a velocità elevata, che sfrutta, scegliendo un profilo di rischio finanziario alto ma calcolato, la leva del debito per aumentare la propria redditività complessiva. In realtà qualche dubbio resta. In particolare il peso degli oneri finanziari è eccessivo e tale da ridurre la redditività complessiva più di quanto non contribuisca ad espanderla. A conferma di ciò l’incidenza negativa del saldo tra proventi e oneri finanziari sul risultato operativo dell’azienda oscilla intorno al 70% tra il 2002 ed il 2006 (mentre successivamente si porta intorno al 48-50%), un valore molto elevato e molto superiore, tranne singole eccezioni, rispetto alle altre imprese nell’intervallo temporale analizzato. Il ruolo negativo della gestione finanziaria è confermato dall’analisi della redditività complessiva dell’impresa (ROE), che appare meno elevata del ROI ma soprattutto appare meno elevata rispetto a quasi tutte le altre imprese analizzate. Resta dunque da capire se il profilo finanziario dell’impresa è il risultato di una scelta o di una necessità e quali ne siano le ragioni.

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Tabella 2.34

INDICE DI INDIPENDENZA FINANZIARIA

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente ITALIA 2002 % 25,8 12,1 14,8 47,1 17,1 282003 % 18,1 12,8 11,9 46,9 21,2 20,52004 % 24,8 23,2 12,5 10,9 43,3 19,4 22,32005 % 24 22,7 13,2 10,5 35,8 22,2 21,92006 % 21 27,7 8,1 10,5 37,7 20,5 72,12007 % 23 27 9,6 12,4 35,8 16,9 21,92008 % 22,5 30,5 14,3 12,5 38,4 15,5 22,5

Fonte: elaborazioni IRPET su banca dati Aida-Bureau Van Dick

Tabella 2.35 DEBT/EBITDA RATIO

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente ITALIA 2002 €/€ 16,5 7 3,8 0,6 2,2 2,52003 €/€ -197,7 5,4 5 0,8 2,5 4,22004 €/€ 6,2 5,9 5 5,3 0,7 3 3,52005 €/€ 5 4,1 1,5 4,7 1,4 2,2 3,12006 €/€ 3,4 3 5,4 4,6 1,5 2,2 0,62007 €/€ 3 2,5 2,1 2,6 1,9 2,8 2,82008 €/€ 4,9 2,7 0,7 2,9 1,7 3 2,5

Fonte: elaborazioni IRPET su banca dati Aida-Bureau Van Dick

Tabella 2.36 TASSO DI INTENSITÀ DELL'INDEBITAMENTO: DEBITI FINANZIARI /FATTURATO

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente ITALIA 2002 €/€ 0,86 1,06 0,91 0,07 0,47 0,322003 €/€ 1,09 0,84 1,09 0,08 0,42 0,332004 €/€ 0,62 0,35 0,82 1,17 0,07 0,47 0,292005 €/€ 0,7 0,4 0,13 1,02 0,21 0,37 0,282006 €/€ 0,75 0,31 0,35 0,91 0,21 0,32 0,272007 €/€ 0,61 0,32 0,17 0,66 0,25 0,45 0,282008 €/€ 0,68 0,35 0,06 0,66 0,26 0,7 0,29

Fonte: elaborazioni IRPET su banca dati Aida-Bureau Van Dick

Tabella 2.37 INDICE DI LIQUIDITÀ DELLE AZIENDE

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente ITALIA 2002 €/€ 0,53 0,93 0,8 1,76 1,67 1,022003 €/€ 0,5 0,88 1,01 1,67 1,26 1,012004 €/€ 0,61 0,83 0,84 1 1,61 1,58 0,962005 €/€ 0,79 0,82 1,23 1 1,56 1,51 1,082006 €/€ 0,82 0,85 1,23 0,96 1,68 1,47 0,042007 €/€ 0,73 0,9 1,4 0,91 1,77 1,15 1,162008 €/€ 0,63 0,84 1,27 1,02 1,85 1,21 1,06

Fonte: elaborazioni IRPET su banca dati Aida-Bureau Van Dick

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Tabella 2.38

ONERI FINANZIARI SU FATTURATO Soglia 5%

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente ITALIA 2002 % 3,1 3,6 4,5 0,3 1,5 2,32003 % 5 2,8 3,9 0,3 1,9 2,72004 % 3,3 1,8 2,2 5,1 0,2 1,3 2,52005 % 2 1,6 1,7 5,6 0,3 1,6 2,32006 % 2,6 2,1 1,1 5,4 0,6 1,5 02007 % 3,3 2,2 2 5,4 1,1 2,5 2,82008 % 3,6 2,1 1,4 4,6 1,2 3,9 2,5

Fonte: elaborazioni IRPET su banca dati Aida-Bureau Van Dick

Tabella 2.39 ONERI FINANZIARI SU DEBITI FINANZIARI

Costo del credito

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente ITALIA 2002 % 3,6 3,4 4,9 3,7 3,1 7,32003 % 4,5 3,4 3,6 4,3 4,4 5,52004 % 5,3 5,2 2,7 4,4 3,2 2,8 6,62005 % 2,9 4 12,9 5,5 1,5 4,4 6,42006 % 3,5 6,9 3,2 5,9 2,7 4,6 7,32007 % 5,5 6,8 11,8 8,3 4,3 5,5 7,12008 % 5,3 5,9 23,5 7 4,7 5,6 8,6

Fonte: elaborazioni IRPET su banca dati Aida-Bureau Van Dick

Tabella 2.40 INCIDENZA PARTE FINANZIARIA SU RISULTATO OPERATIVO

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente 2002 % -36 -42 -77 -162003 % -38 -33 -74 -17 -312004 % -225 -65 -25 -76 -22 272005 % -61 -38 604 -65 50 212006 % -45 -46 -79 -71 41 242007 % -69 -34 -52 -48 17 352008 % -216 -44 -18 -50 8 37

Fonte: elaborazioni IRPET su banca dati Aida-Bureau Van Dick

Tabella 2.41 TAVOLA INDICE DI COPERTURA DELLE IMMOBILIZZAZIONI TECNICHE

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente ITALIA 2002 % 35 24 24 93 36 672003 % 25 24 27 91 52 482004 % 35 41 25 31 81 48 522005 % 35 42 200 33 85 53 592006 % 33 48 252 37 86 56 1322007 % 35 53 311 40 90 37 622008 % 35% 56% 195% 37% 98% 30% 35%

Fonte: elaborazioni IRPET su banca dati Aida-Bureau Van Dick

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Tabella 2.42

INCIDENZA PARTE STRAORDINARIA SU RISULTATO OPERATIVO U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente 2002 % -4 0 6 52003 % 65 -15 -2 -93 12004 % -15 325 -22 -1 -1.098 152005 % 95 115 19 -23 0 02006 % -26 121 -530 0 1 -42007 % 98 -434 47 -35 3 172008 % 152 -188 -35 -2 -1 0

Fonte: elaborazioni IRPET su banca dati Aida-Bureau Van Dick

Per certi versi opposta è la condizione nella quale sembra versare Quadrifoglio S.p.A., che

risulta un azienda ben capitalizzata che, nonostante uno spread positivo tra ROI e costo del debito migliore di Publiambiente, tuttavia sfrutta pochissimo la leva finanziaria. L’azienda è dunque caratterizzata da indici di disponibilità liquida più elevati della media, si indebita poco e prevalentemente a breve. Un dato interessante è costituito dal saldo tra proventi e oneri finanziari. Mentre questo è negativo per tutte le altre imprese analizzate per Quadrifoglio risulta positivo in quattro anni su sei, e incide positivamente sul risultato operativo in modo rilevante, rispettivamente per il 50%, 41%, 17% , 8% tra il 2005 e il 2008.

Il saldo finanziario concorre dunque in modo decisivo al risultato complessivo della gestione. Nei primi anni a un saldo negativo della gestione finanziaria corrisponde un ROE negativo, mentre tra il 2005 ed il 2007 il saldo positivo tra proventi ed oneri finanziari concorre in modo determinante al risultato positivo del ROE.

La ragione di questo saldo positivo risiede sostanzialmente nei proventi finanziari della vendita dei certificati verdi derivanti dal recupero di biogas prodotto dalla discarica di Case Passerini. Si tratta pertanto di un provento finanziario solo nominalmente e che invece potrebbe entrare a buon diritto, visto che è anche il frutto di investimenti mirati, a far parte dei proventi della gestione caratteristica dell’impresa. Sennonché tali proventi, differentemente da quelli tipici di un tratto core dell’impresa, non sono ripetibili nel tempo, ed anzi tendono a ridursi di anno in anno con l’invecchiamento della discarica ormai chiusa. In secondo luogo anche da un punto di vista normativo appare abbastanza chiaro che nel giro di pochi anni tali proventi rischieranno di diminuire drasticamente. Una interpretazione plausibile della particolare capitalizzazione dell’impresa può invece essere avanzata pensando al fatto che Quadrifoglio è una grande azienda ben capitalizzata allo scopo di realizzare investimenti in impianti di smaltimento e trattamento, che in parte sono stati ritardati a causa di ragioni politico amministrative che escono dal proprio controllo. Ciò le permette di limitare l’indebitamento finanziario e il suo costo.

Anche Siena Ambiente mostra nel complesso una gestione economico-finanziaria equilibrata e virtuosa tra le imprese analizzate. Ad una patrimonializzazione non elevata ma in linea con la media delle aziende italiane del settore, fa da contraltare un rapporto di indebitamento equilibrato, inferiore alla soglia di pericolo, un peso degli oneri finanziari sul fatturato ben al di sotto della soglia del 5% e una limitata incidenza dei debiti finanziari sul fatturato che oscilla tra il 30% ed il 47%.

Si tratta di una gestione finanziaria molto prudente. L’azienda nonostante presenti il miglior spread tra rendimento della gestione operativa e costo del denaro ha un rapporto debt/equity quasi sempre di poco superiore ad 1; sfrutta in modo molto prudente la leva del debito per ampliare la redditività del capitale investito, garantendo un ROE sempre piuttosto elevato senza

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correre eccessivi rischi finanziari. Architrave dell’equilibrio economico finanziario resta la buona redditività della gestione operativa, fondata su un virtuoso rapporto tra costi e ricavi, frutto della buona pianificazione e della realizzazione degli investimenti, che ha determinato l’integrazione del ciclo e l’autosufficienza impiantistica.

Il caso di Geofor somiglia, solo per certi aspetti, a quello di Publiambiente. Anche in questo caso l’impresa sembra soffrire di una scarsa patrimonializzazione e di conseguenza affronta un certo grado di rischio finanziario. Il rapporto tra debito e capitale proprio è elevato, oltre il valore soglia 2 nei primi tre anni. Ad esso, tuttavia, non fa da contraltare una redditività della gestione operativa tale da garantire una leva sufficiente a compensare il peso degli oneri finanziari. Ciò aumenta il profilo del rischio. Il peso degli oneri finanziari (vicino al 5%) e dei debiti finanziari sul fatturato risulta eccessivo nei primi tre anni della gestione. Nel 2005 con la scissione del ramo di impresa Geofor Patrimonio S.p.A., che acquisisce la parte impiantistica, l’attivo si riduce di oltre il 50%, e il grado di indebitamento si abbassa. Dal 2005 si rileva un percorso di recupero dell’equilibrio economico finanziario che si consolida negli anni recuperando redditività della gestione operativa e reddività generale degli investimenti fatti. I ROE nel 2008 sale al 4,5%.

A seguito della cessione di alcuni assett tra il 2005 e il 2007 si riduce il grado di indebitamento a lungo, aumenta in modo consistente la liquidità disponibile anche se si riduce ulteriormente il già troppo basso grado di indipendenza finanziaria dell’impresa. La redditività generale dell’impresa mostra pertanto un andamento alterno con un picco negativo nel 2006 ma con un recupero nel 2007 che si consolida nel 2008 (ROE al 4,2%). In realtà dal punto di vista del rapporto tra costi e ricavi, ossia della gestione operativa è il 2005 l’anno più critico con un rapporto tra costi e ricavi pari a 1,07. Nel 2005 tuttavia la cessione di una parte dell’impresa sembra determinare proventi finanziari (1,576 milioni di euro) tali da riequilibrare decisamente il risultato finale della gestione. Si tratta tuttavia di una posta straordinaria. L’anno successivo il bilancio tra proventi e oneri finanziari torna decisamente negativo (-578.000 euro circa) e in più si presentano circa 819 mila euro di oneri straordinari, ciò che determina un ROE pesantemente negativo (-31,9%). Questo a fronte di un efficienza della gestione operativa, rappresentata dal rapporto tra costi e ricavi, che migliora decisamente e continua a migliorare l’anno successivo.

Come si è già osservato analizzandone la gestione operativa AAMPS presenta un profilo double face, pessimo nei primi tre anni analizzati e decisamente migliore tra il 2005 ed il 2007, mentre nel 2008 la redditività operativa torna ad essere negativa (anche a causa del peso della svalutazione dei crediti inesigibili per circa 2,6 milioni di euro, pari al 14% del valore aggiunto prodotto) e si riduce anche il ROE che pure resta in terreno positivo (+1%).

Dal punto di vista del profilo patrimoniale emergono alcune caratteristiche di fondo. In primo luogo anche AAMPs appare tendenzialmente sotto capitalizzata, con un indice di indipendenza finanziaria inferiore al 33% e tuttavia in linea con Siena Ambiente e la media delle aziende italiane del settore e migliore rispetto a Geofor e Publiambiente. Il rapporto debt/equity solo in due anni ( 2003 e 2006) supera, di poco, la soglia critica di 2.

Il problema di AAMps risiede nella gestione operativa, in un disastroso rapporto tra costi e ricavi, ben superiore ad 1 fino al 2006 e di nuovo nel 2008, che si riflette dal punto di vista finanziario in una scarsa creazione di liquidità a disposizione dell’azienda. La leva del debito, ossia la differenza tra il rendimento del capitale investito nella gestione caratteristica ed il suo costo è sempre negativa nei primi tre anni. Il peso dell’indebitamento sulla gestione viene perciò amplificato, determinando risultati estremamente negativi del complesso della gestione tra il 2002 ed il 2004.

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Tabella 2.43

DEBT-EQUITY RATIO

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente ITALIA 2002 €/€ 1,4 3,9 3,7 0,1 1,4 0,72003 €/€ 2,2 3,4 5,1 0,1 1 1,52004 €/€ 1,4 1,1 3,5 5,7 0,1 1,3 1,22005 €/€ 1,7 1,4 1,1 5,4 0,4 1,1 1,22006 €/€ 2,1 0,9 4,2 5,2 0,4 1,1 12007 €/€ 1,7 1 2,1 4 0,5 1,5 1,32008 €/€ 1,8 0,9 0,7 4 0,5 2,4 0,9

Fonte: elaborazioni IRPET su banca dati Aida-Bureau Van Dick

Pur risultando anch’essa sotto capitalizzata ASM Prato presenta un grado di indipendenza

finanziaria appena sotto la soglia critica e superiore alla media italiana delle aziende del settore. Pur presentando in tre dei quattro anni analizzati una leva del debito positiva l’impresa adotta un profilo di rischio piuttosto prudente. Presenta infatti indici di indebitamento a breve e a lungo in linea con la media delle aziende italiane del settore, e conseguentemente il peso degli oneri finanziari e dei debiti sul fatturato resta entro limiti accettabili con valori simili a quelli di Siena Ambiente. Tutto ciò contribuisce a garantire una redditività complessiva del capitale investito moderata ma costante. Il fattore che limita fortemente la redditività dell’impresa sono i costi di trattamento-smaltimento (i più elevati tra i gestori considerati) che l’azienda deve sostenere a causa della mancanza di autosufficienza impiantistica. Fortunatamente ad essi fanno da contraltare bassi costi dello spazzamento e della raccolta, possibili grazie a uno sforzo organizzativo indubbio da parte dell’impresa, che riesce a sfruttare le economie di densità di un tessuto fortemente urbanizzato e industrializzato quale quello del territorio della provincia di Prato.

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3. UN GIUDIZIO COMPLESSIVO SULLE IMPRESE Le analisi svolte riguardanti la dotazione tecnologica e l’efficienza della gestione operativa e del ciclo commerciale, la struttura patrimoniale ed il profilo di rischio finanziario delle imprese ci consentono di commentare adesso più agevolmente l’evoluzione della redditività complessiva delle aziende riassunta nel ROE. Nel commentare l’indice giova innanzitutto ricordare che imprese di pubblica utilità a maggioranza pubblica, pur rimanendo società per azioni, non hanno come scopo primario il raggiungimento di una redditività particolarmente elevata. L’obbiettivo della redditività, che è desiderabile in quanto rappresenta uno stimolo all’efficienza gestionale e all’equilibrio economico-finanziario, deve infatti essere contemperato innanzitutto con l’efficacia e la qualità del servizio reso, e non dovrebbe essere fonte di sovrapprofitti, trattandosi di beni di merito e di servizi essenziali alla comunità.

Ciò detto certamente non sembra sostenibile la presenza di sovrapprofitti in nessuna delle gestioni analizzate.

In ogni modo la redditività complessiva delle imprese analizzate risulta coerente con le caratteristiche descritte nei paragrafi precedenti.

Complessivamente sembra emergere un best performer rappresentato da Siena Ambiente

che garantisce una adeguata e costante remunerazione di tutti i fattori coinvolti nell’impresa grazie innanzitutto a una efficiente gestione operativa, frutto di un equilibrato e favorevole rapporto tra costi e ricavi che genera margini adeguati sulle vendite. Ciò è possibile perché è stata messa in atto una pianificazione di ambito capace di garantirne l’autosufficienza e dunque costi inferiori nella fasi di trattamento e smaltimento, attraverso adeguata potenzialità di trattamento e adeguati sistemi di smaltimento dei rifiuti. In particolare Siena Ambiente si vale della presenza sul territorio di un termovalorizzatore, che è stato di recente ristrutturato ed ampliato e che garantisce la chiusura del ciclo dei rifiuti ed un orizzonte temporale di sostenibilità del modello, adeguato a pianificare nuovi investimenti per il futuro. La vita utile delle discariche di Siena Ambiente è infatti al 2008 di circa 11 anni. Tutto ciò permette anche di mantenere un livello tariffario medio piuttosto contenuto, nonostante l’aumento nel tempo delle tariffe sia stato particolarmente accentuato, anche a causa degli investimenti portati avanti negli anni, che sono, d’altra parte, alla base della sostenibilità del modello Siena Ambiente.

Anche la gestione di Publiambiente mostra di avere una buona capacità di remunerare tutti i

fattori coinvolti e di riuscire a mantenere un livello tariffario contenuto. Publiambiente presenta un’efficienza operativa paragonabile se non superiore a quella di Siena Ambiente, frutto anch’essa di un buon rapporto tra costi e ricavi in cui ancora una volta si inserisce quale fattore di spiegazione determinante, anche se non esclusivo, l’autosufficienza impiantistica frutto dell’attuazione di quanto pianificato. Il modello di Publiambiente appare però gravato da alcune incognite circa la propria sostenibilità nel futuro data la dipendenza dalla modalità di smaltimento in discarica. Ciò si riflette in una vita utile delle discariche piuttosto breve, 3,5 anni al 2008, forse insufficiente per poter pianificare adeguatamente uno sviluppo gestionale equilibrato. Oltre a ciò l’impresa appare gravata da eccessivi oneri finanziari connessi a una decisa sotto-capitalizzazione. Questi contribuiscono notevolmente a ridurre il risultato gestionale finale in termini di ROE, che potrebbe certamente essere migliore.

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Dal punto di vista ambientale la dipendenza esclusiva dal metodo di smaltimento in discarica pone per il futuro non pochi problemi di sostenibilità.

La frazione di rifiuti complessivamente recuperata (23%) è inferiore rispetto alla media delle altre gestioni, ma in questo senso l’azienda sta operando uno sforzo ulteriore nella direzione dell’estensione del Porta a Porta ad altre realtà comunali gestite.

Geofor presenta una redditività nel complesso sempre positiva ed elevata tranne che

nell’anno 2006, quello seguente alla scorporazione di alcuni importanti asset fisici dell’impresa. A tale scorporazione si giunge nel 2005 dopo vicende diverse ma probabilmente anche a seguito di un eccessivo indebitamento della gestione precedente. La gestione precedente vede l’impresa assumere elevati rischi finanziari a fronte di una redditività della gestione operativa che determina una leva nel primo anno negativa e negli altri due positiva del debito.

Nel caso di Geofor un giudizio più certo e determinato è impedito dalla limitata confrontabilità dei dati relativi ai costi per fase della filiera.

A fronte del servizio reso Geofor riesce a mantenere tariffe piuttosto contenute. Anche ad un primo sguardo, tuttavia, risulta chiaro come da questo punto di vista Geofor risulti avvantaggiata dalla presenza sul proprio territorio di tutti gli impianti di trattamento e smaltimento di cui l’azienda necessita, in particolare dalla presenza di un termovalorizzatore nel quale l’azienda brucia rifiuti indifferenziati tal-quali, ciò che le permette di mantenere i costi di trattamento smaltimento non troppo elevati, a fronte della necessità di conferire a Belvedere S.p.A. circa il 63% dei rifiuti. Nel complesso l’impresa appare fortemente esternalizzata. La strategia di esternalizzazione garantisce effettivamente una elevata produttività interna dei fattori, ma riduce la redditività complessiva.

Dal punto di vista del ciclo tecnologico si nota, in negativo, il grande ammontare di rifiuti smaltiti in discarica senza selezione (60%), la ridotta percentuale di rifiuti avviati al recupero, rispetto agli altri gestori (17%) e una scadenza piuttosto ravvicinata dei contratti con Belvedere S.p.A., ciò che potrebbe rappresentare un rischio per la sostenibilità nel futuro del modello di smaltimento.

Anche Quadrifoglio presenta nel complesso una redditività positiva, se si esclude il biennio

2003-2004, nel quale l’andamento negativo è determinato in primo luogo dalla presenza di partite di carattere straordinario Si tratta, in particolare nel 2004, di una minusvalenze iscritte a bilancio per la dismissione (e rinnovo) di beni relativi a vecchi impianti e macchinari presso l’impianto di selezione e compostaggio. Nei primi anni l’andamento altalenante del ROE risponde anche a un difficile equilibrio tra costi e ricavi dell’azienda, che va tuttavia migliorando progressivamente nel corso della gestione. In particolare si assiste a una capacità di mantenere basso il costo unitario del lavoro a fronte della necessità che ha l’azienda, per le particolari condizioni della propria gestione, di utilizzarlo in maniera più intensa rispetto ad altri. Ciò a fronte di una buona capacità di investimento, in mezzi operativi e impianti di trattamento, sia in assoluto che in rapporto alle tonnellate di rifiuti trattate. Vi è insomma uno sforzo di razionalizzazione della gestione che sembra dare i propri frutti in termini di recupero dell’efficienza operativa della gestione. Ciò si riflette, ad esempio, nei più bassi costi unitari della raccolta e nel contenimento di un pur elevato costo di spazzamento. Ciò che penalizza Quadrifoglio è, viceversa, la mancata autosufficienza impiantistica nella fase di smaltimento dei rifiuti. Ciò determina elevati costi di smaltimento nei quali incidono in modo più rilevante rispetto a tutte le altre gestioni i costi relativi a indennizzi e eco-tasse a enti pubblici e enti locali sedi di impianto. Quadrifoglio è infatti “costretta” a smaltire in impianti esterni circa il 77% dei rifiuti raccolti sul proprio territorio e ciò non può non avere un costo, anche in termini di minor

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capacità contrattuale. La ravvicinata scadenza dei contratti in essere con le principali discariche utilizzate rimanda, anch’essa, ad una complessiva precarietà del modello di smaltimento dell’azienda, a fronte dell’impossibilità, sino ad oggi, di costruire il previsto termovalorizzatore. Dal punto di vista ambientale va segnalata d’altra parte la buona capacità di avvio al recupero delle raccolte differenziate (intorno al 30%).

Infine Quadrifoglio appare penalizzata in misura superiore rispetto alla media delle altre imprese dal peso dei crediti verso clienti (162 euro ad utente nel 2008) che nel periodo 2003-2008 sono aumentati di oltre l’800%, e che solo negli ultimi anni l’azienda ha cominciato a scontare10. Ciò rimanda probabilmente alla necessità di compiere un ulteriore sforzo in termini di investimenti da dedicare al recupero del credito e alla lotta all’elusione e all’evasione della tariffa.

Il tema dei mancati investimenti sembra caratterizzare anche il profilo patrimoniale dell’impresa. Quadrifoglio appare rispetto alle altre imprese e alla media nazionale del settore un’impresa addirittura sovra-capitalizzata dal momento che non riesce, per ragioni esogene alla propria capacità decisionale, a fare tutti gli investimenti previsti dai piani di ambito

L’elevata capitalizzazione limita d’altra parte il suo profilo di rischio finanziario e i relativi oneri.

La redditività complessiva di ASM si mantiene nel complesso sempre positiva riducendosi

nel tempo sino quasi ad annullarsi nel 2008 (0,6%). Questo andamento è determinato da un andamento sostanzialmente piatto dell’utile netto, che si mantiene costante a fronte di un aumento dell’investimento complessivo effettuato nell’azienda (patrimonio netto).

L’analisi interna dei costi mette in evidenza un bilanciamento tra costi di raccolta e di spazzamento e lavaggio molto contenuti, frutto di uno sforzo organizzativo che riesce a sfruttare al meglio le potenzialità rappresentate dalle particolari caratteristiche del territorio e del contesto economico della provincia di Prato, e dall’altra elevati costi di trattamento e smaltimento, determinati dalla mancanza di autosufficienza impiantistica e dalla necessità di esportare il 100% dei rifiuti fuori dal proprio territorio e presso altri gestori per farli smaltire. Ciò si riflette anche nell’incidenza dei costi di trasporto e per indennità e eco-tasse, che contribuiscono a appesantire il bilancio dell’azienda diminuendo il flusso di cassa della gestione operativa.

A ciò si combina un profilo patrimoniale tutto sommato equilibrato anche se tendenzialmente sotto-capitalizzato e un atteggiamento prudente per ciò che riguarda il profilo di rischio finanziario scelto dal management A limitare la redditività dell’impresa sembra quindi intervenire il peso di una esternalizzazione pronunciata cui non sembra corrispondere un rendimento delle risorse interne all’altezza delle aspettative.

Dal punto di vista ambientale deve invece sottolinearsi la particolare capacità di intercettazione e avvio al recupero (39%) delle raccolte differenziate e il limitato utilizzo della discarica da parte dell’azienda (34%) che invia circa il 14% dei rifiuti in termovalorizzatore. D’altra parte, da questo punto di vista non è possibile non sottolineare gli inevitabili impatti ambientali costituiti dai viaggi che i rifiuti sono costretti a fare, nel caso dello smaltimento di CDR in termovalorizzatori in buona misura situati fuori dalla regione.

La gestione di Aamps mostra l’andamento più critico, fortemente negativo nei primi tre anni

a causa in primo luogo di uno squilibrio forte tra costi e ricavi. Questo viene nel tempo

10 Tale aumento è in qualche misura fisiologico al passaggio di alcuni comuni tra i quali Firenze da Tarsu a Tia. In regime di Tarsu, infatti, all’azienda veniva fatturato quanto dovuto da parte del Comune indipendentemente dal livello di evasione/elusione. Con il passaggio a tariffa la gestione diretta dei clienti passa invece al gestore e dunque cominciano a accumularsi i crediti nei confronti dei clienti.

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riassorbito tenendo fermo l’impiego del fattore lavoro a fronte di un sostanziale aumento della sua produttività. Ciò conduce a un progressivo miglioramento del ROE che culmina nel 2007 con un +2%. Nel 2008 la redditività torna a ridursi ma si mantiene in terreno positivo.

La gestione mostra in generale un rapporto molto critico tra costi e ricavi, determinato da molteplici fattori. Un primo fattore è certamente l’impiego particolarmente estensivo di manodopera che solo in parte può essere ricondotto alle necessità peculiari del territorio gestito (la presenza del litorale). L’impresa mostra costi molto elevati in quasi tutte le fasi della filiera ad eccezione della raccolta dell’indifferenziato nella quale i costi unitari si allineano a quelli dei best performers. Molto elevati in particolare risultano i costi delle raccolte differenziate cui corrisponde una frequenza di raccolta superiore rispetto a tutte le altre gestioni. A ciò corrisponde una più elevata capacità di intercettare rifiuto differenziato e di avviarlo al recupero (41%) pur non giovandosi di caratteristiche socio-economiche paragonabili a quelle di territori come Prato e Firenze. Ciò si traduce in un costo unitario di raccolta differenziata più elevato, anche se non molto distante da quello di Publiambiente.

La fase della filiera più critica per Aamps è tuttavia costituita dal trattamento-smaltimento dei rifiuti. I costi unitari sono i più elevati tra i gestori considerati insieme ad ASM. Come nel caso di Quadrifoglio anche nel caso di Aamps pesa a determinare un innalzamento dei costi la mancata attuazione della pianificazione, per lo più causata da ritardi ed ostacoli alla concessione delle autorizzazioni da parte degli enti pubblici preposti. In particolare emerge il problema costituito dall’assenza di un impianto di compostaggio e di smaltimento dell’umido in loco, la mancanza di un impianto di selezione ad hoc per le frazioni differenziate, e la mancanza di una discarica auto-gestita. Tutto ciò contribuisce a elevare i costi di trattamento e smaltimento.

Nel complesso la gestione di Aamps appare dunque la più costosa, e la più cara in termini di tariffe, ma ciò non può essere spiegato semplicisticamente riconducendolo a inefficienze dell’azienda, che anzi, dal punto di vista gestionale e della capacità di investimento mette in campo uno sforzo notevole verso l’efficienza e l’equilibrio gestionale. In termini patrimoniali la relativa sottocapitalizzazione dell’impresa contribuisce ad appesantire il risultato operativo dei primi anni amplificato da una leva del debito negativa. A partire dal 2005 tuttavia la leva del debito diviene positiva e l’impresa comincia a generare un flusso di cassa che allevia il peso degli oneri finanziari contribuendo all’equilibrio economico-finanziario.

Tabella 3.1

ROE. 2002-2008

U. di misura AAMPS ASM Geofor Publiambiente Quadrifoglio Siena Ambiente ITALIA 2002 % -19,3 2,5 0,4 0,3 11,4 32003 % -62,8 3,3 0,6 -1,8 2,5 -4,62004 % -12,2 1,2 6,3 0,3 -7,8 2,5 -0,32005 % 0,5 1,1 2,9 0,7 3,6 5,7 2,12006 % 1,4 0,8 -31,9 0,9 2,6 4,6 02007 % 2 0,8 0,7 1 2 6,7 4,92008 % 1 0,6 4,5 2,8 2,2 11,5 -5,6

Fonte: elaborazioni IRPET su banca dati Aida-Bureau Van Dick

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Parte seconda IL SERVIZIO IDRICO INTEGRATO

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4. ASSETTO GESTIONALE E DOTAZIONE INFRASTRUTTURALE 4.1 I gestori del servizio idrico integrato Le aziende analizzate coprono una parte largamente maggioritaria del servizio idrico integrato della Regione Toscana. Si tratta di imprese nate dalla fusione di gestioni territorialmente molto frammentate, preesistenti alla promulgazione della Legge n.36/94, solitamente monobusiness di media dimensione, operanti negli Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) di riferimento. Soltanto nel caso di ASA Livorno è stato adottato il modello multi utility (servizi idrici, gas).

Tutti i gestori in esame hanno avuto l’affidamento in gestione in forma diretta essendo nati come società pubbliche, aprendo successivamente il capitale alla partecipazione di soci privati di minoranza scelti tramite gara, tranne Gaia S.p.A. ancora interamente pubblica. Tale operazione ha determinato l’ingresso nel mercato idrico toscano di importanti players nazionali ed internazionali. Con la gara a evidenza pubblica è stato selezionato per ciascun gestore un partner industriale-finanziario (solitamente un’associazione temporanea di imprese con una mandataria fortemente maggioritaria) che ha acquisito il 40-46% delle quote delle società tramite aumento di capitale. Negli obiettivi originari, tale operazione avrebbe dovuto da un lato sostenere finanziariamente l’ingente investimento previsto in ciascun Piano d’Ambito, dall’altro contribuire alla costruzione di un’azienda con caratteristiche tipicamente industriali. La maggioranza pubblica rimarrebbe quindi a garanzia delle finalità tipiche di un servizio di pubblica utilità in regime di monopolio naturale. In questa cornice sono stati definiti gli accordi di partnership pubblico-privata per la costruzione e gestione di impresa.

Figura 4.1

IL TERRITORIO GESTITO DALLE AZIENDE TOSCANE

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Acque S.p.A. È la società che gestisce il servizio idrico integrato dell’ATO n. 2 del Basso Valdarno, in un territorio di 2.894 km2 a cavallo di 5 province e distribuito su 57 comuni, tra cui Pisa e Empoli, con una popolazione di 776.250 abitanti ed una densità media di 268 ab/km2. Acque S.p.A. è sorta dalla concentrazione di Gea S.p.A., Publiservizi S.p.A., Cerbaie S.p.A., Coad S.p.A. ed Aquapur S.p.A, oltre ad una piccola parte di gestioni in economia. L'Autorità dell'Ambito Territoriale Ottimale - ATO 2 ha affidato, a partire dal 1 gennaio 2002, la gestione del servizio idrico integrato del Basso Valdarno. Successivamente la società ha completato l’iter di trasformazione con una gara ad evidenza pubblica per la scelta del partner privato con l’individuazione del raggruppamento di imprese costituito da Acea S.p.A., Suez Environnement S.A., Monte dei Paschi S.p.A., Vianini S.p.A., Degrémont S.p.A., C.T.C. Consorzio Toscano Costruzioni S.c.ar.l.. La componente pubblica rimane proprietaria del 55% delle quote azionarie. Acquedotto del Fiora S.p.A. Gestisce il servizio idrico integrato di 56 comuni delle province di Grosseto e Siena che compongono ATO n. 6 Ombrone. Con un’estensione di 7.586 chilometri quadrati è il territorio gestito più vasto della regione, con una popolazione residente pari a 401.362 abitanti ed una densità media di 53 ab/km2, largamente la più bassa tra le aziende toscane oggetto di studio. Acquedotto del Fiora è una società a prevalente capitale pubblico (60% del capitale sociale), dove il socio privato, che detiene il restante 40%, è costituito da un raggruppamento così suddiviso: ACEA S.p.A., Acque Toscane S.p.A., Monte dei Paschi S.p.A., SILM Società Italiana per Lavori Marittimi, C.T.C. Consorzio Toscano Costruzioni S.c.ar.l., C.C.C. Consorzio Cooperative di Costruzioni S.c.ar.l., COMIT S.c.r.l., CITIS S.c.ar.l. ASA S.p.A. Gestisce il servizio idrico integrato in tutti i comuni dell’ATO n. 5 Toscana Costa, in un territorio di 2.414 km2 e per una popolazione residente di 372.618. ASA gestisce il servizio in 33 comuni appartenenti alle province di Livorno e Pisa e con un solo comune ricadente nella provincia di Siena. La densità media di popolazione nei comuni gestiti è pari a 154 ab/km2. ASA S.p.A. ha assunto dal 1 gennaio 2002 il ruolo di Gestore Unico per il Ciclo Integrato delle Acque dell’ATO. L’Azienda Servizi Ambientali è una Società per Azioni a prevalente capitale pubblico (60%), dove il partner privato è costituito dalla società AGA S.p.A. (Iride Acqua Gas S.p.A., Galva S.p.A. e Aquamet S.p.A.) che nel 2004 ne ha acquisito il 40% delle azioni. È l’unica azienda multiutility che opera sia nella gestione del servizio idrico integrato che nella distribuzione del gas metano, oltre che nel settore della produzione energetica da fonti rinnovabili. Gaia S.pA. Gaia gestisce 44 comuni con una popolazione residente di 418.593 abitanti in un territorio di 2.290 km2, con una densità media pari a 183 ab/km2. Gaia S.p.A. è una società per azioni completamente pubblica in cui sono confluite le precedenti gestioni e le società AMIA S.p.A., SEA Acque S.p.A., SeVer Acque S.p.A., VEA S.p.A. A Gaia S.p.A. l'AATO 1 ha affidato, a partire dal 1 gennaio 2005, la gestione del servizio idrico integrato di 44 dei 51 comuni dell’ATO 1 Toscana Nord.

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Nuove Acque S.p.A. Nuove Acque S.p.A. gestisce il servizio idrico integrato in 36 dei 37 comuni dell’ATO 4 Alto Valdarno, di cui 31 della provincia di Arezzo e 5 della provincia di Siena. Il territorio gestito ha una superficie di 3.106 km2 ed una densità media di 101 ab/km2. Quella di Arezzo è stata la prima esperienza italiana di applicazione della Legge 36/94 sulla gestione integrata dei servizi idrici. Il capitale azionario di Nuove Acque è diviso tra soci pubblici (53,8%) e il socio privato Intesa Aretina S.c.ar.l. (46,2%), costituito da Suez Environnement S.A., da Iride Acqua e Gas S.p.A., dalla Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio e dal Monte dei Paschi S.p.A. Publiacqua S.p.A. Gestisce il servizio idrico integrato in 49 comuni con una superficie complessiva pari a 3.380 chilometri quadrati. I comuni serviti sono 49 rispetto ai 53 dell’ATO 3 Medio Valdarno, suddivisi in 4 province (Firenze, Prato, Pistoia e Arezzo) e con una popolazione residente di 1.259.997 abitanti ed una densità media di 373 ab/km2, la più alta tra le aziende toscane. Publiacqua è una società per azioni a prevalente capitale pubblico con un partner privato al 40% del capitale sociale rappresentato da Acque Blu fiorentine S.p.A., società formata da Acea S.p.A., da Suez Environnement S.A. e dal Monte dei Paschi S.p.A.

Di seguito sono riassunti i principali dati relativi ai gestori analizzati.

Tabella 4.2 I PRINCIPALI GESTORI TOSCANI DEL SERVIZIO IDRICO INTEGRATO

U. di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove acque Publiacqua ATO di appartenenza N. n.2 Basso Valdarno n.6 Ombrone n.5 Toscana Costa n.1 Toscana Nord n.4 Alto Valdarno n.3 Medio ValdarnoSuperficie territorio gestito Km2 2.894 7.586 2.414 2.290 3.106 3.380Abitanti residenti N. 776.250 401.362 372.618 418.593 313.117 1.259.997Densità abitativa Ab/ Km2 268 53 154 183 101 373Comuni gestiti N. 57 56 33 44 36 49Data inizio gestione 1/1/2002 1/1/2002 1/1/2002 1/1/2005 21/05/1999 1/1/2002Assetto societario S.p.A. mista S.p.A. mista S.p.A. mista S.p.A. pubblica S.p.A. mista S.p.A. mistaSocio privato % 45 40 40 - 46 40Servizi gestiti SII SII SII - Gas SII SII SIIAddetti N. 346 347 54111 350 204 657

Fonte: Gestori del SII

4.2 La dotazione infrastrutturale L’analisi della dotazione infrastrutturale di ciascun gestore ci dà una prima idea, unitamente alle caratteristiche del territorio gestito, della complessità del sistema e delle principali problematiche presenti in termini di qualità del servizio e costi della gestione. • Copertura del servizio Uno dei parametri più significativi riguarda la copertura del servizio, ovvero la percentuale di abitanti residenti allacciati ai servizi di acquedotto, fognatura e depurazione.

11 Di cui 405 per il solo SII.

74

Tabella 4.3

LA COPERTURA DEI SERVIZI DI ACQUEDOTTO, FOGNATURA E DEPURAZIONE

U.m. Acque Acq. Fiora ASA GAIA Nuove Acque Publiacqua Abitanti residenti comuni serviti12 n. 776.250 401.362 372.618 418.593 313.117 1.259.997Abitanti residenti in case sparse % 9.3 13,2 6,4 4,9 14,2 5,8Abitanti residenti acquedotto n. 746.61313 401.362 372.618 348.65214 313.117 1.259.997Abitanti serviti da acquedotto n. 677.012 n.d. 369.299 345.763 242.000 1.209.982Copertura acquedotto % 91 99 99 77 96Abitanti residenti fognatura n. 776.250 401.362 372.618 418.593 313.117 1.259.997Abitanti serviti da fognatura n. 667.937 n.d. 361.576 348.099 206.000 1.144.249Copertura fognatura % 86 97 83 66 91Abitanti residenti depurazione n. 776.250 401.362 372.618 418.593 313.117 1.259.997Abitanti serviti da depurazione n. 603.648 n.d. 345.833 317.012 185.000 904.972Copertura depurazione % 78 93 76 59 72

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

Il dato della copertura è influenzato da molteplici aspetti. Il primo è, spesso, rappresentato

dalla dispersione territoriale della popolazione. Infatti normalmente la percentuale dei residenti allacciati al servizio diminuisce laddove è alta l’incidenza di case sparse. Questo fenomeno è tipico dei comuni montani, che risultano di difficile e spesso oneroso allacciamento, ma anche laddove storicamente la presenza di pozzi privati utilizzati per l’approvvigionamento idrico è stata rilevante e continua ad esserlo (si vedano per esempio, i comuni della piana lucchese). Tale aspetto pesa non solo per l’acquedotto, ma anche, e forse in misura maggiore, per il servizio di fognatura, per cui è frequente la possibilità che l’utente sia dotato di una forma autonoma di smaltimento dei reflui.

D’altra parte, accanto ai vincoli di natura morfologica ed insediativa, vanno considerati gli indirizzi passati e presenti di pianificazione del servizio. Privilegiare un’integrazione delle utenze intorno ad un sistema di adduzione delle acque potabili o di collettamento delle acque reflue è una scelta rilevante che comporta una precisa visione del servizio pubblico e uno spostamento di risorse economiche anche molto considerevoli, in generale non coperte dai possibili nuovi introiti da tariffa.

Va, inoltre, sottolineato nella lettura dei dati della tabella 4.3 che nel confronto fra la copertura dei servizi di acquedotto e fognatura possono essere presenti modeste disomogeneità dovute alla non coincidente distribuzione dei comuni gestiti nei tre servizi. Questo fatto ha in realtà qualche peso solo per Gaia, che gestisce per il Comune di Massa solo i servizi di fognatura e depurazione, essendo il servizio di acquedotto erogatto da altro gestore salvaguardato.

Analizzando i dati di copertura di acquedotto, si nota che ASA e Gaia presentano una copertura pressoché completa (99% della popolazione residente), seguite da Publiacqua (96%) e Acque (91%). Il valore più basso tra le aziende toscane è appannaggio di Nuove Acque con il 77% della popolazione residente allacciata, a causa di una popolazione essenzialmente residente in piccoli centri e con la più alta percentuale media di case sparse (14,2%). Infatti se escludiamo Arezzo, emblematico è l’esempio del secondo comune gestito più popoloso, Cortona, che presenta una popolazione residente di quasi 23 mila abitanti, di cui oltre 6.700 in case sparse

12 Sono stati considerati gli abitanti residenti dei comuni gestiti in cui è svolto almeno uno dei tre servizi (acquedotto, fognatura e depurazione). 13 Il servizio di acquedotto dei comuni di Montecatini Terme e Ponte Buggianese è gestito da Acque Toscane S.p.A. 14 Il servizio di acquedotto del Comune di Massa è gestito da Enel Rete Gas S.p.A.

75

(30,5% del totale). L’ottima correlazione fra copertura del servizio e la percentuale dei residenti in case sparse, sembra indicare proprio in questo aspetto il fattore di maggiore influenza.

Grafico 4.4 LA COPERTURA DEL SERVIZIO DI ACQUEDOTTO

91

N.d.

99 99

77

96

0

30

60

90

120

Acque Acq. Fiora ASA Gaia Nuove Acque PubliAcqua

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

Grafico 4.5 CORRELAZIONE COPERTURA DEL SERVIZIO DI ACQUEDOTTO ED ABITANTI RESIDENTI IN CASE SPARSE

0

30

60

90

120

0 2 4 6 8 10 12 14 16Residenti in case sparse [%]

Cope

rtura

acqu

edott

o [%

]

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

Per quanto riguarda il servizio di fognatura le copertura variano dal 97% di ASA al 66% di Nuove Acque, con Publiacqua al 91% e con Acque e ASA rispettivamente 86 e 83%.

In questo caso la correlazione fra il dato dei residenti in case sparse e quello della copertura del servizio appare peggiore. È quindi lecito immaginare che fattori esterni ai vincoli di natura insediativa abbiano giocato un ruolo rilevante.

Per quanto riguarda l’analisi dei dati relativi alla copertura del servizio di depurazione, come era logico aspettarsi, i valori sono più bassi rispetto ai tre servizi analizzati. Anche in questo caso è ASA il gestore che presenta il servizio più capillare (93% dei residenti), seguito da Acque (78%), Gaia (76%) Publiacqua (72%), il cui valore risente dell’ancora incompleta depurazione del Comune di Firenze. Anche in questo caso, Nuove Acque gestisce il territorio con il valore di copertura più basso, pari al 59% della popolazione residente.

76

Grafico 4.6

CORRELAZIONE COPERTURA DEL SERVIZIO DI FOGNATURA ED ABITANTI RESIDENTI IN CASE SPARSE

0

20

40

60

80

100

0 2 4 6 8 10 12 14 16Residenti in case sparse [%]

Cope

rtura

fogn

atura

[%]

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

In questo caso è interessante confrontare la copertura della depurazione con quella della

fognatura. Dalla figura che segue appare evidente il dato out-layer di Publiacqua (indicatore di colore viola). Nonostante la copertura del servizio di fognatura sia elevata (91%), la seconda fra le aziende considerate, la depurazione serve solo poco più del 70% dei residenti. Sebbene il depuatore di S.Colombano sia completato, l’attuale mancanza di depurazione di parte della città di Firenze è dovuta ai ritardi nella costruzione di una parte del collettamento verso l’impianto. Gli impatti di natura ambientale dei ritardi della depurazione dei reflui, ancorché raccolti in pubblica fognatura, sono evidentemente immaginabili.

Grafico 4.7

CORRELAZIONE TRA GLI ABITANTI SERVITI DAI SERVIZI DI FOGNATURA E DEPURAZIONE

0

20

40

60

80

100

0 20 40 60 80 100 120

Densità [Ab/km2]

N. pr

o-ca

pite c

aptaz

ioni*1

0.000

 Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

77

Grafico 4.8

LA COPERTURA DEL SERVIZIO DI FOGNATURA

86

N.d.

9783

66

91

0

25

50

75

100

Acque Acq. Fiora ASA Gaia Nuove Acque PubliAcqua 

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

Grafico 4.9 LA COPERTURA DEL SERVIZIO DI DEPURAZIONE

78

N.d.

9376

5972

0

25

50

75

100

Acque Acq. Fiora ASA Gaia Nuove Acque PubliAcqua 

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

• Opere di captazione Per captazioni abbiamo inteso le opere di approvvigionamento idrico utilizzate a scopo idropotabile indipendentemente dalla loro tipologia e gestite direttamente dal gestore. Rientrano in tale categoria sia le opere di presa da acque sotterranee (pozzi e sorgenti) che quelle da acque superficiali (fiume e lago/invaso). Il numero di captazioni gestite è variabile da un minimo di 577 per l’Acquedotto del Fiora ad un massimo di 1.696 per Publiacqua.

La tabella che segue riporta i valori relativi al numero di captazioni utilizzate per l’approvvigionamento idrico.

Tabella 4.10

LE OPERE DI CAPTAZIONE

Indicatore Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove acque Publiacqua N. captazioni n 929 577 614 801 904 1.696N. fonti approv. in cat. ≤ A3 n 15 2 5 1 4 19N. pro capite delle captazioni n*104/ab 14 Nd 10 23 37 14

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

Se si rapporta il numero complessivo delle opere agli abitanti serviti, tuttavia, si nota che la

maggior dispersione dell’approvvigionamento idrico è presente per Nuove Acque, che ha un

78

valore di 37 captazioni ogni 10.000 abitanti serviti, più che tripla rispetto ad ASA, che con il valore di 10 risulta essere l’azienda con la maggiore concentrazione delle fonti di approvvigionamento idrico. Valori piuttosto bassi sono presenti anche per Acque e Publiacqua (14 captazioni ogni 10.000 abitanti residenti), mentre Gaia ne presenta 23.

Grafico 4.11 INDICE DI DISPERSIONE DELLE CAPTAZIONI

14

N.d.

10

23

37

14

0

10

20

30

40

Acque Acq. Fiora ASA Gaia Nuove Acque PubliAcqua 

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

Si tratta di numeri molto importanti su cui una certa riflessione può essere opportuna. La

figura che segue mette a confronto la dispersione delle opere di captazione con la densità di popolazione dei territori gestiti.

Grafico 4.12

CORRELAZIONE TRA NUMERO DI CAPTAZIONI E DENSITÀ ABITATIVA

0

20

40

60

80

0 50 100 150 200 250 300 350 400

Densità [Ab./km2]

N. pr

o cap

ite ca

ptazio

ni*10

.000

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

La correlazione è blanda ma l’andamento mostra una diminuzione delle fonti di

approvvigionamento all’aumentare della densità abitativa. Il dato che sorprende maggiormente è quello di Publiacqua (indicatore di colore viola). Nel caso dell’azienda fiorentina, la presenza di due grandi impianti di potabilizzazione (Anconella e Mantignano) con prelievo dal fiume Arno, pur servendo un territorio fortemente popolato quale l’area metropolitana di Firenze, non è sufficiente a contrastare la frammentazione delle fonti di approvvigionamento tipica del territorio toscano. Questo elemento determina un’indubbia vulnerabilità del sistema, sia dal punto di vista della protezione ambientale che da quello tipicamente economico-gestionale. La concentrazione delle fonti di approvvigionamento per ASA (indicatore di colore rosso), al di sotto di quanto ci si aspetterebbe, può essere invece in parte spiegata dalla presenza di

79

un’elevata densità del Comune di Livorno (1.533 ab/km2, contro una media di 155 dell’intero territorio di ASA) che da solo racchiude il 43% dell’intera popolazione servita e in parte anche da una situazione atipica come quella dell’Isola d’Elba, il cui approvvigionamento è primariamente garantito da un’unica fonte collegata alla tubazione sottomarina che la alimenta dalla terraferma.

Le fonti di approvvigionamento classificate in categoria A3 o sub-A3 danno un’indicazione qualitativa della risorsa utilizzata, sono individuate dalla Regione e oltre a presentare un livello qualitativo scadente, presentano importanti ripercussioni dal punto di vista impiantistico, poiché in base alle caratteristiche fisiche, chimiche e microbiologiche, delle diverse categorie di appartenenza A1, A2, A3, corrispondono i conseguenti trattamenti appropriati di potabilizzazione: - categoria A1: Trattamento fisico semplice e disinfezione; - categoria A2: Trattamento fisico e chimico normale e disinfezione; - categoria A3: trattamento fisico e chimico spinto, affinazione e disinfezione.

Le acque che presentano caratteristiche fisiche chimiche e microbiologiche inferiori a quelle della categoria A3 sono classificate in categoria sub-A3 e possono essere utilizzate, in via eccezionale, solo nel caso in cui non sia possibile ricorrere ad altre fonti idriche alternative e a condizione che le stesse siano sottoposte all'opportuno trattamento che consenta di rispettare le norme di qualità dell'acqua destinate al consumo umano.

Publiacqua e Acque sono le aziende che utilizzano maggiormente fonti di approvvigionamento classificate come A3 o sub A3 (rispettivamente 19 e 15), mentre le altre aziende hanno valori inferiori a 5 con il minimo di 1 per Gaia. • Le reti Analizzando le infrastrutture a rete invece, si evince che il gestore con la maggiore estensione di rete acquedottistica risulta essere l’Acquedotto del Fiora con 7.540 km, dato derivante da una elevata dispersione territoriale dei centri abitanti sul territorio più ampio tra le varie aziende toscane e con la presenza di estesi sistemi di adduzione. Per lunghezza delle reti di acquedotto si intende la somma delle reti di adduzione e distribuzione, mentre per reti fognarie è stata considerata la somma di reti di collettamento e raccolta. Segue poi Publiacqua che, con i suoi 6.785 km, rappresenta il territorio più popolato e il cui valore è principalmente imputabile al maggior numero di abitanti serviti. Gli altri gestori presentano valori compresi tra i 5.515 km di Acque ed i 3.013 km di Nuove Acque.

Tabella 4.13

LE RETI IDRICHE E FOGNARIE

Indicatore Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua Lunghezza reti di acquedotto Km 5.515 7.540 3.249 3.692 3.013 6.785Lunghezza reti di fognatura Km 3.213 3.100 1.114 1.470 1.416 4.253Lunghezza pro capite delle reti acquedotto m/ab ser 8,1 Nd 5,2 10,7 12,5 5,6Lunghezza pro capite delle reti di fognatura m/ab ser 4,8 Nd 3,1 4,2 6,9 3,7

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

La situazione delle reti fognarie evidenzia invece un’estensione maggiore per Publiacqua

rispetto ad Acquedotto del Fiora (4.253 km contro 3.100). L’azienda con il minor numero di km fognari è ASA con 1.114 km censiti.

80

Al di là dei valori assoluti, risulta particolarmente significativo il confronto basato sulla lunghezza pro capite delle reti per i vari servizi, lunghezza rapportata cioè alla popolazione effettivamente allacciata. Tale indicatore è utile per stabilire il livello generale di infrastrutturazione e le sue ripercussioni economico-gestionali, essendo le reti la tipologia impiantistica che richiede i maggiori investimenti di manutenzione straordinaria fra le varie infrastrutture esistenti.

Grafico 4.14 LUNGHEZZA PRO CAPITE DELLE RETI

8,1

Nd

5,2

10,712,5

5,64,8

Nd

3,14,2

6,9

3,7

0

3

6

9

12

15

Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua

ml/ab

. ser

vito

Acquedotto Fognatura

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

Nuove Acque è il gestore che presenta la maggior estensione pro capite con 12,5 m/ab. servito di acquedotto e 6,9 m/ab. di fognatura, ciò che conferma la forte dispersione territoriale dei centri della Toscana orientale. L’estensione pro-capite della rete risulta elevata anche nel caso di Gaia -soprattutto per l’acquedotto (10,7 m/ab.), mentre sono più bassi i valori relativi alla fognatura (4,2 m/ab.)- e di Acque, 8,1 m/ab. per l’acquedotto e 4,8 m/ab. per la fognatura. Presentano valori più contenuti ASA e Publiacqua, caratterizzate da un territorio servito con un capoluogo di grandi dimensioni (Livorno da una parte e l’area metropolitana di Firenze, in cui si può includere anche Prato e Pistoia dall’altra) in un territorio relativamente ristretto. • La depurazione delle acque reflue La componente infrastrutturale legata alla depurazione indica, unitamente al grado di copertura del servizio, lo sforzo operato dai gestori verso gli aspetti sanitari e della salvaguardia ambientale in generale. Nell’indagine sono stati considerati quegli impianti che presentano una certa complessità impiantistica, tralasciando opere quali le fosse imhoff o settiche o in generale i trattamenti di sola sedimentazione che, sebbene operino un’importante azione depurativa per piccole realtà abitative, non possono essere messi a confronto con gli impianti di più grande dimensione e complessità impiantistica.

Anche in questo caso la prima osservazione deve essere fatta sul numero dei depuratori. Anche avendo trascurato dal censimento le opere minori (che pure necessitano di interventi) la quantità degli impianti è molto elevata. Ad oltre 30 anni dall’uscita della legge Merli (L. 319/76) circa l’obbligatorietà del trattamento dei reflui civili, il tema è lontano da una sua soluzione razionale. Se da un lato aree molto importanti della Regione non trattano ancora percentuali rilevanti di cittadini allacciati alla pubblica fognatura, ora appare in tutta la sua dimensione la farraginosità del sistema depurativo, discendente in molti casi dalle gestioni frammentate preesistenti.

81

Tabella 4.15

LA DEPURAZIONE DELLE ACQUE REFLUE

Indicatore Unità di misura

Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove acque

Publiacqua

N. depuratori N. 135 123 79 151 50 80N. pro capite dei depuratori N.*105/ab. 2 Nd 3 5 3 1Abitanti residenti depurazione N. 776.250 401.362 372.618 418.593 313.117 1.259.997Somma AE di progetto dei depuratori AE 722.325 600.000 624.320 728.412 308.230 1.198.893Somma AE di progetto dei depuratori dotati di rimozione di N e P AE 525.270 416.500 356.000 675.800 223.815 958.00.00% AE di progetto dei depuratori dotati di rimozione di N e P rispetto al totale % 73 69 57 93 73 80Somma AE di progetto dei depuratori con digestione anaerobica funzionante AE 296.770 N.d. 277.500 188.290 90.000 663.000% AE di progetto dei depuratori con digestione anaerobica funzionante rispetto al totale % 41 N.d. 44 26 29 55Somma AE di progetto dei depuratori dotati di sistemi di controllo dei processi AE 261.770 441.500 0 489.280 221.050 720.000% AE di progetto dei depuratori dotati di sistemi di controllo dei processi rispetto al totale % 36 74 0 67 72 60Somma AE di progetto dei depuratori destinati al riuso delle acque reflue AE 0 0 89.750 0 0 0

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

Si tratta nella maggior parte dei casi di impianti biologici, che necessitano quindi di attente

pratiche di gestione e personale specializzato, indipendentemente dalla dimensione dell’opera. È quindi evidente che il numero elevato di installazioni renda diseconomica la gestione e renda complesso l’esercizio in forma coerente con i limiti di scarico imposti dalla normativa.

Una possibile soluzione potrebbe essere quella di incrementare i sistemi di controllo remoti o comunque elevare i livelli di automazione. Colpisce che Acque S.p.A. abbia solo il 36% degli AE di progetto dotati di sistemi di controllo, ma anche gli altri gestori che oscillano fra il 60 ed il 75%, non possono ritenersi soddisfatti poiché è lecito attendersi che tali risultati siano conseguiti con gli impianti di maggiore dimensione, che incidono parecchio in questo indicatore. Il controllo di processo potrebbe inoltre ridurre i costi energetici, un aspetto che risulta importante non solo dal punto di vista economico, ma anche da quello strettamente ambientale.

Nella linea del recupero energetico potrebbe essere vista la digestione anaerobica, presente, tranne gli impianti gestiti da Publiacqua, in forma largamente minoritaria rispetto ad altre forme di stabilizzazione dei fanghi, prevalentemente di tipo aerobico.

Questa scelta si è sicuramente concretizzata per molte ragioni: maggiore complessità impiantistica della digestione anaerobica, oneri di costruzione, presenza di impianti di ridotte dimensioni, tipologia del processo di trattamento della linea acque. Tale situazione rende comunque ulteriormente pesante il consumo energetico degli impianti.

Un ultimo aspetto rilevato nella depurazione è la presenza o meno di processi di rimozione dei nutrienti (azoto e fosforo). Il dato ha una grossa variabilità comparando le aziende: si va da solo il 57% per gli impianti gestiti dall’ASA di Livorno a circa il 93% per Gaia. Considerando che l’Arno è stato dichiarato da tempo area sensibile ai processi eutrofici è possibile che la situazione non sia sufficiente rispetto agli obiettivi richiesti.

Infine il tema del riuso: tranne ASA nessuna azienda ha impianti destinati al riuso delle acque reflue. ASA ha stabilito, allo scopo, rapporti in campo industriale con la Solvay Chimica Italia S.p.A. (industria chimica di Rosignano) e la Lucchini Siderurgica (acciaierie di Piombino).

82

L’esperienza di riuso agricolo è invece molto limitata e riguarda unicamente in estate il depuratore di Populonia verso una cooperativa agricola locale. Ad oggi ASA, su circa 29 milioni di mc/anno di acque scaricate e trattate, ne destina 4,9 al riutilizzo agricolo ed industriale (Progetto Aretusa, Bassa Val di Cecina e Progetto Fenice, Val di Cornia) lungo la fascia costiera.

Il dato delle altre aziende sorprende se pensiamo che la Regione Toscana presenta molte aree con risorse idriche sovrasfruttate, con presenza di usi civili, industriali ed agricoli che competono sugli stessi acquiferi. Le ragioni di tale situazione possono essere molteplici, la stessa norma sul riuso porta a gravare sugli utenti del servizio idrico una parte consistente delle spese di post-trattamento scoraggiando in questo modo le Autorità di Ambito dall’inserire tale pratica nei Piani di Investimento. Si ricordi tuttavia che la Toscana con l’acquedotto industriale di Prato è stata una delle antesignane del riuso delle acque reflue nel territorio nazionale.

Grafico 4.16

COMPONENTI DEGLI IMPIANTI DI DEPURAZIONE

73 6957

93

7380

41

N.d.

44

26 29

81

36

74

0

67 7260

0

20

40

60

80

100

Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua

% A

E di

prog

etto r

ispett

o al to

tale

Rimozione di N e P Digestione anaerobica Sistemi di controllo dei processi

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

• Perdite idriche L’importanza economica ancor prima che ambientale del problema perdite è notevole, poiché si utilizza risorsa pregiata o si trasforma la risorsa originaria in risorsa di qualità elevata (acqua potabile) sostenendo costi importanti, per poi perderne parti rilevanti lungo il percorso. Per questo motivo tale parametro rappresenta un importante indice di efficacia ed economicità del servizio. Le perdite rappresentano i volumi che il gestore immette in rete, ma che non raggiungono l’utente per varie ragioni, alcune tecniche, altre gestionali. Sebbene il dato più corretto per il calcolo delle perdite sarebbe il volume erogato, cioè quanto effettivamente consegnato alle utenze, è possibile utilizzare anche il dato del volume fatturato (sicuramente più certo), che sebbene non sia completamente corretto, permette ugualmente di fare delle valutazioni sull’ordine di grandezza dei volumi prodotti che non riescono ad arrivare all’utente. La differenza tra erogato e fatturato oscilla infatti in qualche punto percentuale.

La situazione delle perdite nelle aziende rilevate, e quindi in Toscana, è allarmante e generalizzata. Queste sono racchiuse in un intervallo compreso tra il 34% di Nuove Acque e il 43% di Publiacqua. I valori minori si riscontrano in Nuove Acque (34%) e ASA (35%), mentre sia Acque che Gaia perdono intorno al 40% del volume immesso in rete.

83

Grafico 4.17 LE PERDITE

40

Nd

3540

34

43

0

10

20

30

40

50

Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua

% ris

petto

al V

imme

sso i

n rete

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

Studi di settore evidenziano come il dato delle perdite sia influenzato da una serie di

parametri, alcuni di natura tecnica, altri di natura gestionale, essenzialmente legati alla mancata fatturazione dei volumi consegnati (consumi pubblici non contabilizzati, derivazioni abusive, strumenti di misurazione inefficienti, ecc.). Si ritiene che le perdite gestionali siano generalmente comprese in un intervallo variabile tra il 10 e il 15% del valore totale. Le rimanenti perdite, considerate perdite fisiche, sono imputabili anch’esse a vari fattori (come le perdite di processo degli impianti o gli sfiori ai serbatoi), ma senza dubbio l’aspetto più significativo riguarda gli eventi di rottura delle tubazioni, intimamente connessi con il loro stato di conservazione, a sua volta dipendente in massima parte dalla loro età.

Grafico 4.18

LE PERDITE PER KM DI RETE

5.492 Nd 5.134

2.935

9.564

0

3.000

6.000

9.000

12.000

Acque Asa Gaia Nuove Acque PubliacqualPer

dite p

er km

di re

te [m

c/km]

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

Ancora più interessante può essere il confronto delle perdite espresse come m3 per Km di

rete acquedottistica. In questo modo è infatti possibile tenere conto dell’influenza dovuta all’estensione delle tubazioni che è ragione naturale dell’incremento delle perdite. In questo caso la grave situazione di Publiacqua appare in tutta la sua rilevanza con valori sostanzialmente doppi rispetto alla media delle altre aree esaminate.

Normalmente questo andamento è ben correlato con l’età delle reti. A causa dell’assenza di quest’ultimo dato per 3 gestori su 6, non è stato possibile verificarlo. Già la mancanza di questa informazione è tuttavia significativa dell’età.

84

Tabella 4.19

LE PERDITE E LA DOTAZIONE PRO CAPITE

Indicatore U. di misra Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua Volume immesso in rete m3/anno 76.286.111 n.d. 44.532.972 47.594.893 25.700.000 151.904.466Volume fatturato m3/anno 45.999.992 n.d. 29.078.704 28.640.042 16.855.612 87.010.009Perdite m3/anno 30.286.119 n.d. 15.454.268 18.954.851 8.844.388 64.894.457Perdite (rispetto al V immesso in rete) % 40 n.d. 35 40 34 43Dotazione pro capite lorda (calcolata sul V immesso in rete) l/ab/g 309 n.d. 221 377 291 344Dotazione pro capite netta (calcolata sul V fatturato) l/ab/g 186 n.d. 144 227 191 197

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

• Dotazione pro capite La dotazione pro capite rappresenta convenzionalmente il volume giornaliero attribuito a ciascun abitante servito e nei volumi si considerano tutti quelli erogati, compresi quindi quelli destinati alle attività pubbliche, commerciali e alla componente fluttuante (turismo e pendolarismo). Questo è un aspetto di estrema importanza quando si voglia fare analisi sulla propensione o meno degli utenti al contenimento dei consumi e quando si voglia confrontare il dato con altre realtà dove magari le modalità di rilevazione sono differenti.

Con il termine dotazione lorda si intende specificatamente la dotazione pro capite calcolata sul volume immesso in rete (e quindi è al lordo delle perdite) mentre per quella netta si utilizza il volume effettivamente erogato (o fatturato in mancanza del dato dell’erogato).

La dotazione pro capite lorda varia da un massimo di 377 l/ab./g di Gaia ad un minimo di 221 l/ab./g per ASA. Il dato al netto delle perdite, più significativo, evidenzia sempre un valore massimo per Gaia (227 l/ab./g), nel quale assumono un ruolo determinante i forti consumi turistici della Versilia e forse, in parte minore, anche il livello tariffario sensibilmente inferiore a quello degli altri gestori toscani. Il valore più basso appartiene ad ASA (144 l/ab./g). Risultano più o meno allineate le dotazioni dei gestori Acque (186 l/ab./g), Nuove Acque (191 l/ab./g) e Publiacqua (197 l/ab./g).

Sorprende la dotazione pro capite netta di Publiacqua, grosso modo pari ad Acque e Nuove Acque, a fronte della forte presenza di turisti e pendolari che gravitano sull’area metropolitana.

Una qualche spiegazione dell’andamento di questi valori può essere trovato proprio nella politica tariffaria. È infatti ben noto che laddove si sono manifestati incrementi tariffari si è determinata un contenimento del consumi da parte degli utenti.

Grafico 4.20 LA DOTAZIONE PRO CAPITE NETTA

186

N.d.

144

227

191 197

0

50

100

150

200

250

Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua

l/ab/g

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

85

Grafico 4.21

CORRELAZIONE TRA DOTAZIONE PRO CAPITE NETTA E TARIFFA REALE MEDIA (TRM)

0

50

100

150

200

250

0 0,5 1 1,5 2 2,5TRM [Euro]

Dotaz

ione p

ro-ca

pite [

l/ab/g

]

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

Nel grafico precedente è stata messa a confronto la tariffa media con la dotazione pro capite netta. Pur essendo presenti alcuni scostamenti è ben evidente la tendenza che conferma l’ipotesi di una diminuzione dei consumi all’aumentare dei costi. Sulle conseguenze che questo comporta torneremo più avanti commentando i dati economico-finanziari.

86

87

5. STATO DELLE INFRASTRUTTURE E INVESTIMENTI 5.1 Conservazione e funzionalità delle infrastrutture Uno dei temi maggiormente rilevanti per i gestori del servizio idrico integrato riguarda lo stato di conservazione e la funzionalità delle opere esistenti. Un buono stato di conservazione ed una funzionalità adeguata garantiscono: ‐  soddisfacimento dei requisiti di funzionamento; ‐  migliori standard di servizio; ‐  riduzione delle interruzioni di erogazione del servizio; ‐  migliore protezione ambientale e della salute degli utenti; ‐  inferiori oneri di gestione e manutenzione ordinaria.

Per valutare lo stato delle infrastrutture si è deciso di indagare quello delle reti di acquedotto e fognatura. Le reti rappresentano normalmente la quota maggioritaria del valore patrimoniale delle opere del servizio idrico integrato, sono presenti in maniera diffusa su tutto il territorio gestito e rappresentano il veicolo che lega le zone di produzione con l’utente finale. Il loro stato di conservazione è inoltre strettamente correlato alla qualità del servizio offerto all’utenza. Per tutte queste ragioni si sono ritenute un ottimo indicatore dello stato complessivo delle infrastrutture gestite dalle Aziende.

Il rinnovo del parco infrastrutturale passa attraverso un adeguato piano di manutenzione straordinaria programmata delle opere e delle loro componenti. Tra gli scopi del piano degli interventi, all’interno della pianificazione di Ambito , c’è appunto quello di garantire adeguati standard di funzionalità delle infrastrutture nel tempo per garantire un efficiente ed efficace servizio all’utenza ed una gestione economica attraverso la minimizzazione degli interventi di riparazione.

Molto spesso nel Piano degli investimenti sono privilegiati invece gli interventi di costruzione di nuove opere, la cui necessità è legata ad obblighi normativi o all’opportunità di ampliare le aree servite. Purtroppo il grande parco di opere costruito nel passato più o meno recente per garantire il servizio idrico necessita di interventi di mantenimento e sostituzione la cui impellenza incrementa con il passare del tempo. Ridurre gli interventi di sostituzione programma delle infrastrutture che hanno ormai superato il ciclo di vita atteso può determinare nell’immediato una riduzione degli impatti sulla tariffa, ma sul lungo periodo comporta un incremento dei costi di gestione ed un peggioramento della qualità del servizio. Come vedremo dai dati rilevati si va progressivamente verso tariffe con una componente crescente di costi operativi, rispetto a quelli capitali. Nel tempo ciò rischia di comportare un incremento delle tariffe pari, probabilmente, a quelle realtà che hanno privilegiato gli investimenti ma con una differenza fondamentale: chi ha avuto la lungimiranza di sostituire le opere vetuste disporrà di un servizio efficace ed efficiente, in grado quindi di soddisfare gli utenti e proteggere l’ambiente. Chi ha seguito invece la strada del contenimento dei costi capitali disporrà di un servizio altrettanto costoso, ma largamente peggiore dal punto di vista della qualità.

88

5.2 La situazione delle reti idriche e fognarie Lo stato di conservazione delle reti idriche e fognarie è direttamente proporzionale all’età delle tubazioni. Convenzionalmente alle tubazioni viene attribuito un valore di vita utile, ovvero un’età al di sotto della quale le reti riescono a svolgere il loro compito in condizioni soddisfacenti, anche se potrebbero essere necessari sporadici interventi di manutenzione. La vita utile dipende in maniera rilevante dalla tipologia dei materiali utilizzati (ghisa e acciaio hanno normalmente una durata maggiore dei materiali plastici come PVC e PEAD), le modalità operative di messa in opera (materiali troppo rigidi in terreni plastici tendono a rompersi facilmente o la mancanza di un’adeguata protezione catodica per le tubazioni in acciaio le rende vulnerabili alle correnti vaganti) e le condizioni ambientali (tubazioni in terreni franosi o sotto strade soggette ad un forte traffico veicolare pesante sono maggiormente soggetti a rotture).

Quando l’opera ha superato la sua vita utile (in altre parole quando l’opera è vecchia), la probabilità di rottura aumenta in maniera crescente in forma esponenziale.

L’analisi dell’età media delle tubazioni di acquedotto e fognatura per i vari gestori evidenzia una situazione di vetustà generalizzata. Ricordando che i valori riportati nella tabella che segue sono mediati in funzione della lunghezza delle tubazioni, si può affermare che mediamente le reti toscane presentano un’età media intorno ai 40 anni, molto prossima alla vita utile. A fronte di reti giovani realizzate negli ultimi anni, sono quindi presenti tubazioni oggi già vetuste che avrebbero necessità di essere sostituite.

Tabella 5.1

L’ETÀ DELLE RETI IDRICHE E FOGNARIE

Indicatore Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua Lunghezza reti di acquedotto Km 5.515 7.540 3.249 3.692 3.013 6.785Età media reti acquedotto anni 40 Nd 29 35 Nd NdPerdite (rispetto al volume immesso in rete) % 40 Nd 35 40 34 43Lunghezza reti di fognatura Km 3.213 3.100 1.114 1.470 1.416 4.253Età media reti di fognatura anni 43 Nd 34 40 Nd Nd

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

Le reti più vecchie risultano essere quelle di Acque (40 anni), seguite da Gaia (35 anni). Le

reti più giovani sono invece quelle di ASA, con un’età media di 29 anni, il gestore che presenta un valore delle perdite tra i più bassi (34%). Non forniscono indicazioni circa l’età delle tubazioni i gestori Nuove Acque e Publiacqua. Sebbene la bontà di tali dati non sia direttamente verificabile, il fatto che alcuni gestori non riescano ad estrarre questo dato in maniera attendibile evidenzia comunque una scarsa conoscenza delle reti e la mancanza di un censimento puntuale in grado di restituire tutte le informazioni tecniche e funzionali delle opere.

Le fognature risultano generalmente di qualche anno più vecchie rispetto alle reti di acquedotto. In particolare le opere di Acque presentano un’età media di 43 anni, che scende a 40 per Gaia e 34 per ASA.

89

Grafico 5.2

ETÀ MEDIA DELLE RETI DI ACQUEDOTTO E FOGNATURA

40

N.d.

2935

N.d. N.d.

43

N.d.

3440

N.d. N.d.0

10

20

30

40

50

Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua

Età m

edia

delle

reti

Reti di acquedotto (ADD+DIS) Reti fognarie (RAC+COL)

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

5.3 Gli investimenti del servizio idrico integrato Di seguito viene riportata la serie storica degli investimenti sostenuti per il servizio idrico integrato nel quinquennio 2003-2007 per ciascun gestore analizzato. Tali valori sono da considerarsi al netto dell’eventuale finanziamento pubblico.

Si analizzi in primo luogo il valore degli investimenti pro-capite, al fine di rendere confrontabile il comportamento dei diversi gestori. Sul complesso del quinquennio analizzato 2003-2007, si rileva come sia Acque l’azienda che presenta il valore medio degli investimenti-procapite più elevato (45 €/ab), seguita da Nuove Acque e Publiacqua, rispettivamente (38 e 37 €/ab). I valori più bassi sono invece quelli relativi a Gaia15 e ASA, entrambi con 24 €/ab. Durante l’ultimo anno di gestione si nota come per l’anno 2007 Acque mostri il valore più elevato (79 €/ab), seguito da Nuove Acque (54 €/ab). Di ordine di grandezza decisamente inferiore sono gli investimenti sostenuti da Publiacqua (27 €/ab) e Gaia (26 €/ab). ASA nel 2007 ha investito per il servizio idrico integrato appena 16 €/ab. servito.

Grafico 5.3

ANDAMENTO DEGLI INVESTIMENTI. 2003-2007

0

20.000.000

40.000.000

60.000.000

80.000.000

2003 2004 2005 2006 2007

Euro

Acque Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

15 Per quanto riguarda Gaia il dato si riferisce agli investimenti pro-capite effettuati nel trennio 2005-2007.

90

Tabella 5.4

GLI INVESTIMENTI SOSTENUTI AL NETTO DEL FINANZIAMENTO PUBBLICO

Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove acque Publiacqua Anno 2003 € 24.997.002 Nd 8.292.102 7.425.443 59.099.327Anno 2004 € 32.788.219 Nd 10.991.794 10.282.694 46.036.897Anno 2005 € 23.024.733 Nd 10.566.000 (32.096.052)16 10.450.169 53.783.335Anno 2006 € 34.233.348 Nd 8.553.022 9.207.431 15.002.963 39.465.568Anno 2007 € 61.025.843 Nd 5.942.443 10.843.180 16.919.044 34.281.861Media annua € 35.213.829 Nd 8.869.072 10.025.306 12.016.063 46.533.398

Fonte: Gestori del SII

Una ulteriore considerazione riguarda il trend degli investimenti nel tempo. Nuove Acque

mostra un notevole dinamismo durante tutto il quinquennio analizzato, con un andamento degli investimenti in costante crescita e che registra per l’anno 2007 un valore più che doppio rispetto al 2003. In contenuta crescita è anche l’andamento degli investimenti effettuati da Gaia limitatamente al biennio 2006-2007, essendo il 2005 il primo anno di gestione, con un valore che comprende anche il riscatto dei rami aziendali dei gestori precedenti. Altalenante nei primi tre anni, dal 2005 l’andamento degli investimenti effettuati da Acque è decisamente positivo: il gestore ha investito nel 2007 ben 61 milioni di euro, registrando un incremento quasi doppio rispetto all’anno precedente. Presentano invece un andamento decrescente sia Publiacqua che ASA, con una riduzione progressiva degli investimenti negli ultimi anni.

Tabella 5.5

GLI INVESTIMENTI PRO CAPITE AL NETTO DEL FINANZIAMENTO PUBBLICO

Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua Anno 2003 €/ab 32 Nd 22 24 47Anno 2004 €/ab 42 Nd 29 33 37Anno 2005 €/ab 30 Nd 28 33 43Anno 2006 €/ab 44 Nd 23 22 48 31Anno 2007 €/ab 79 Nd 16 26 54 27Media annua €/ab 45 Nd 24 24 38 37

Fonte: Gestori del SII

Grafico 5.6 INVESTIMENTI PRO CAPITE

79

Nd16

26

54

2745

Nd

24 2438 37

0

20

40

60

80

100

Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua

Euro

/ab. s

ervit

o

Anno 2007 Media 2003-2007

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

16 E’ incluso il valore di riscatto dei rami aziendali dei gestori precedenti pari a circa 26,6 M€.

91

L’andamento degli investimenti dovrebbe essere direttamente connesso con quanto stabilito nei Piani di Ambito. Normalmente questo prevede una forte crescita nei primi 8-10 anni di Piano in cui si tende a realizzare quegli interventi che permettono il raggiungimento degli standard previsti, essenzialmente nuove opere, soprattutto in ambito fognario e depurativo. Dopo tale periodo, sono generalmente previsti interventi di manutenzione straordinaria delle opere, con una riduzione degli importi previsti rispetto al primo decennio.

Se da una parte il Piano di Ambito stabilisce l’ammontare degli investimenti che il gestore è tenuto a sostenere e che ha come corrispettivo la tariffa sostenuta dall’utente, di fatto il reale ammontare degli interventi e la sua distribuzione nel tempo dipende da una serie di fattori, tra cui il più significativo risulta essere l’accesso al credito da parte del gestore.

Infatti la tariffa consente ogni anno l’integrale remunerazione dei costi di gestione, a meno della percentuale di miglioramento dell’efficienza che il gestore è chiamato a operare, ma garantisce il completamento della copertura del costo di investimento solo in un orizzonte temporale di lungo periodo, che si estende fino al termine della vita utile fiscale delle opere, poiché la tariffa riconosce annualmente solo la quota di investimento che corrisponde all’ammortamento. Ciò determina quindi la necessità di accedere al credito bancario per sostenere gli investimenti. Le limitazioni e le garanzie imposte dal sistema bancario nel suo complesso sul piano industriale sono determinanti sulla possibilità di finanziamento. In questo concorrono molteplici aspetti: remuneratività di impresa, scadenza della concessione, quadro normativo di riferimento, ecc. Molto spesso il Piano di Ambito, che costituisce il riferimento oggettivo del piano industriale e l’impianto normativo legislativo non consente di soddisfare i requisiti di bancabilità dell’operazione finanziaria.

L’alternativa potrebbe essere quella di far fronte con mezzi propri di capitale. Ciò si scontra tuttavia con l’effettiva possibilità da parte dei soci di capitalizzare ulteriormente le Aziende, specie per quanto riguarda i soci di pubblici.

La difficoltà di accessibilità al credito quindi va di fatto a limitare gli investimenti da realizzare.

La situazione di Acque è da questo punto di vista emblematica. Con l’avvenuto finanziamento del proprio piano economico-finanziario, l’azienda ha potuto raddoppiare la mole degli interventi rispetto agli anni precedenti; l’attuale mancanza di accesso al credito a lungo termine sta invece limitando gli interventi di Publiacqua e di quei gestori che utilizzano essenzialmente le risorse derivanti dai loro flussi di cassa e del capitale proprio.

Gli investimenti sostenuti dai gestori sono stati classificati secondo due distinte categorie: opere esistenti, che incorporano gli interventi relativi alla manutenzione straordinaria, nonché al rinnovo e al ripristino di infrastrutture esistenti e nuove opere, necessarie ad ampliare e completare la dotazione infrastrutturale.

Tabella 5.7

RIPARTIZIONE DEGLI INVESTIMENTI PER TIPOLOGIA DI INTERVENTO

Tipologia intervento Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua Nuove opere % 43 N.d. 51 n.d. 79 36Manutenzioni % 57 N.d. 49 n.d. 21 64

Fonte: Gestori del SII

92

Grafico 5.8

TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI

57 4921

64

43

N.d.

51

N.d.

79

36

0%

20%

40%

60%

80%

100%

Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua

Nuove opere Manutenzioni

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

Quest’ultima tipologia di investimento caratterizza gli Ambiti con un servizio ancora in fase

di sviluppo, mentre la prevalenza di spesa per manutenzioni straordinarie appare come il riflesso o di una mancanza di risorsa sufficiente a realizzare i nuovi interventi o di una situazione di vetustà di infrastrutture già realizzate che hanno necessità di rilevanti interventi a garanzia del loro funzionamento.

Tra le aziende analizzate solo Nuove Acque si contraddistingue per una forte impegno verso la realizzazione di nuove opere (79% del totale), mentre le altre gestioni (Acque, ASA) presentano un rapporto più bilanciato tra nuove opere e manutenzioni straordinarie. L’azione di Publiacqua è volta invece ad una prevalenza degli interventi sull’esistente, nella misura di 2/3 dell’impegno totale sostenuto.

Disaggregando i dati degli investimenti nei vari comparti del servizio idrico integrato (acquedotto, fognatura, depurazione e altri investimenti) emerge come nel quinquennio 2003-2007 circa la metà degli interventi realizzati abbia interessato il solo servizio di acquedotto (con un valore massimo per ASA pari al 68% del totale). Della restante metà, poco meno del 40% è ripartita in maniera pressoché analoga tra i servizi di fognatura e depurazione, con una leggera prevalenza del comparto fognario su quello depurativo (Nuove Acque, Publiacqua e Gaia). Gli interventi relativi agli “altri investimenti del servizio idrico integrato” variano da un minimo del 4% per ASA ad un massimo del 14% per Publiacqua, con un valore medio pari a circa il 10% degli investimenti complessivi.

Tabella 5.9

RIPARTIZIONE DEGLI INVESTIMENTI (MEDIA PERIODO 2003-2007) PER SETTORE17

Settore Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua Acquedotto % 50 n.d. 68 53 49 54 Fognatura % 19 n.d. 16 18 21 18 Depurazione % 19 n.d. 12 19 17 14 Altri investimenti SII % 12 n.d. 4 10 13 14 TOTALE % 100 n.d. 100 100 100 100

Fonte: Gestori del SII

17 Per Gaia il periodo considerato è 2006-2007.

93

Grafico 5.10

INVESTIMENTI PER SETTORE

5068

53 49 54

19

16

18 21 18

1912

19 17 14

12 4 10 13 14

Nd0%

20%

40%

60%

80%

100%

Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua

Acquedotto Fognatura Depurazione Altri investimenti SII

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

Per valutare se gli investimenti sostenuti dai gestori risultano sufficienti al rinnovo del parco

delle infrastrutture, è stata stimata per ciascun gestore la spesa teorica di rinnovo delle reti acquedottistiche.

Considerando un costo medio di sostituzione delle tubazioni di acquedotto pari a 250 € per metro lineare di tubazione comprensivo di tutti gli oneri di messa in opera e progettazione, in funzione della lunghezza complessiva della rete acquedottistica è stato ricavato il valore a nuovo delle reti di acquedotto.

Considerando una vita media delle reti acquedottistiche di circa 50 anni (vita utile o durata funzionale), età al di sopra della quale le tubazioni non garantiscono più adeguati standard funzionali e sono soggette a rotture sempre più frequenti, è stata calcolata la spesa teorica annua di sostituzione programmata delle reti che risulta pari ad 1/50 del valore dell’opera a nuovo. Tale piano di manutenzione programmata prevede, nell’arco dei 50 anni della vita utile, il completo rinnovamento di tutte le tubazioni. Questa valutazione è fortemente riduttiva degli investimenti necessari in quanto presuppone che si parta da uno stato attuale ottimale, cosa non vera, come ci dimostrano i valori delle perdite.

In queste ipotesi la spesa teorica di sostituzione prevista varia da un massimo di 33,7 M€ per Acquedotto del Fiora, che è il gestore con la maggiore estensione della rete, ad un minimo di 15,1 M€ per Nuove Acque. Il confronto tra il fabbisogno di investimento così calcolato e il valore medio di investimento relativo al quinquennio 2003-2007 per l’intero comparto acquedottistico che include non solo le reti ma anche gli impianti (potabilizzatori, serbatoi, sollevamenti e opere di captazione), mostra come l’attuale spesa complessiva per tutti i gestori sia largamente inferiore al solo fabbisogno di sostituzione programmata delle reti. Fra l’altro gli investimenti realizzati comprendono anche le realizzazioni di nuove opere nella misura di circa un 50%. Sulla base di quanto elaborato l’ammontare di investimenti sulla rete acquedottistica corrisponde a mantenere un ciclo di vita delle tubazioni fra 100 e 200 anni (cui si dovrebbe anche sommare l’attuale età delle reti).

Al di là dei valori numerici che rappresentano un puro esercizio metodologico, quello che colpisce è la distanza tra gli investimenti reali e il loro fabbisogno teorico. Conseguenza di tale situazione è che gli attuali tassi di investimento non solo non sono in grado di determinare un rinnovamento delle infrastrutture, come era lecito attendersi, ma porteranno ad un progressivo

94

invecchiamento delle infrastrutture con il conseguente scadimento della qualità del servizio ed un incremento dei costi operativi.

Tabella 5.11 STIMA DELLA SPESA TEORICA ANNUA DI SOSTITUZIONE DELLE RETI DI ACQUEDOTTO

U.m. Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua Lunghezza delle reti idriche (add+dist) km 5.515 7.540 3.249 3.692 3.013 6.785Costo medio di sostituzione della rete €/ml 250Valore delle reti a nuovo M€ 1.379 1.885 812 923 753 1.696Vita utile media delle reti di acquedotto anni 50Spesa teorica annua di sostituzione sole reti acq. M€ 27,6 37,7 16,2 18,5 15,1 33,9Spesa media annua di tutto il comparto acquedottistico (2003-2007) M€ 18,3 Nd 6,0 4,4 5,8 25,2

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

Il tema degli investimenti è evidentemente un aspetto complesso, diversi fattori concorrono

infatti ad una limitazione del suo ammontare rispetto al fabbisogno reale: - il meccanismo tariffario in vigore, che è soggetto ad un “price cap” o limite di prezzo,

determina l’impossibilità a prevedere forti investimenti per l’impossibilità della crescita indiscriminata della tariffa (vincolata ad un incremento massimo del 5% rispetto all’anno precedente);

- la possibilità di utilizzo massiccio di risorse extra tariffa (finanziamento pubblico) attualmente è fortemente limitata, per questioni contingenti di disponibilità di spesa e per l’indirizzo verso altri settori o specifiche opere pubbliche ritenute più utili;

- la difficoltà di accesso a finanziamenti a lungo termine riduce la capacità di indebitamento dei gestori e quindi la loro possibilità di spesa, anche al di sotto dei valori consentiti dal metodo tariffario e previsti dal Piano di Ambito. Il tema necessiterebbe pertanto di un approfondimento di grande respiro su livelli di

responsabilità politica locale, nazionale e probabilmente comunitaria.

95

6. ASPETTI ECONOMICO-FINANZIARI 6.1 Gli addetti Uno degli aspetti fondamentali nell’analisi delle gestioni è il dimensionamento delle aziende e la tipologia degli addetti, parametri che hanno una diretta e importante ripercussione sui costi della gestione, anche se tale parametro risente del livello di esternalizzazione dei servizi.

Confrontando l’andamento del numero degli addetti nel quinquennio 2003-2007, si notano due differenti trend: da una parte le aziende che riducono il numero degli addetti e dall’altra quelle che li incrementano. Publiacqua ha subìto in 5 anni una continua contrazione del personale con una riduzione di 64 unità, mentre Acque dopo una sostanziale stabilizzazione nel periodo 2003-2006, lo ha ridotto nell’ultimo anno di 34 unità. Risultano invece in crescita gli altri gestori, da un minimo di 14 unità per Nuove Acque fino ad un massimo di 94 addetti per Acquedotto del Fiora.

Grafico 6.1

ANDAMENTO DEGLI ADDETTI. 2003-2007

0

200

400

600

800

2003 2004 2005 2006 2007

Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

A parziale spiegazione di tale trend c’è da rilevare comunque che tra il 2004 e il 2005 ASA ha aumentato i comuni gestiti di 8 unità, passando da 25 agli attuali 33 e Acquedotto del Fiora nel 2007 ha esteso il servizio a 3 nuovi comuni rispetto all’anno precedente.

Il panorama toscano è caratterizzato da una più grande azienda che è Publiacqua, con 688 addetti e da altre 4 aziende con un numero di personale comparabile, oscillante tra i 405 addetti di ASA e i 346 di Acque.

L’azienda più piccola è invece Nuove Acque, con 204 dipendenti.

96

Tabella 6.2

NUMERO DI ADDETTI

Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa18 Gaia Nuove Acque Publiacqua Anno 2003 n 380 253 344 190 721Anno 2004 n 377 327 370 194 711Anno 2005 n 374 322 391 329 200 709Anno 2006 n 380 345 404 349 205 693Anno 2007 n 346 347 405 350 204 657Differenza 2003-200719 n -34 +94 +61 +21 +14 -64

Fonte: Gestori del SII

La scomposizione degli addetti in funzione del loro inquadramento contrattuale è riportata

nella tabella che segue.

Tabella 6.3

SCOMPOSIZIONE TIPOLOGICA DEGLI ADDETTI. 2007

Tipologia di addetto Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua Dirigenti n 7 1 6 7 1 7Quadro n 6 0 10 6 11 15Impiegati Amministrativi n 117 117 32Impiegati Tecnici n 34 162 84 100 44 331Operai n 182 184 188 237 116 304TOTALE 346 347 405 350 204 657

Fonte: Gestori del SII

In percentuale, gli inquadramenti più elevati (dirigenti e quadro) riguardano poco meno 4%

dell’intero personale aziendale. Risultano in questo senso anomali i dati di Acquedotto del Fiora (1 solo dirigente e nessun quadro) mentre Nuove Acque presenta un solo dirigente ma con un numero superiore di quadro rispetto alla media (11 unità).

Gli addetti impiegatizi variano da un minimo del 29% in Gaia ad un massimo del 50% in Publiacqua, con un valore medio del 45%; per i tre gestori che forniscono il dettaglio, si ha una netta prevalenza del personale amministrativo per Acque e ASA, mentre in Nuove Acque prevale invece il personale tecnico di 12 unità. La presenza di un ridotto numero di personale tecnico può essere imputabile all’esistenza di società di ingegneria direttamente controllate dalle aziende che svolgono principalmente la progettazione degli interventi, direzione lavori e collaudi. È questo per esempio il caso di Acque e di Publiacqua, anche se quest’ultima non dichiara la scomposizione tipologica dei propri impiegati.

18 Essendo ASA un’azienda multi servizi (acqua, gas), il dato rappresenta un’attribuzione interna della quota parte di personale impiegato per il solo SII. L’andamento complessivo di personale dell’azienda è il seguente: 508 (2003); 501 (2004); 561 (2005); 550 (2006); 541(2007). 19 Per Gaia la differenza riguarda gli anni 2005-2007.

97

Tabella 6.4

SCOMPOSIZIONE PERCENTUALE DEGLI ADDETTI PER TIPOLOGIA. 2007

Tipologia di addetto Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua Dirigenti % 2,0 0,3 1,5 2,0 0,5 1,1Quadro % 1,7 0,0 2,5 1,7 5,4 2,3Impiegati (Ammin. + Tecnici) % 43,6 46,7 49,6 28,6 37,3 50,4Operai % 52,6 53,0 46,4 67,7 56,9 46,3TOTALE % 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Fonte: Gestori del SII

Grafico 6.5 SCOMPOSIZIONE DEGLI ADDETTI

2 0,3 1,5 2 0,5 1,11,7 0 2,5 1,7 5,4 2,3

43,6 46,7 49,6

28,637,3

50,452,6 53,046,4

67,7

56,9

46,3

0

20

40

60

80

Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua

Dirigenti Quadro Impiegati (Ammin + Tecnici) Operai

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

La percentuale di operai è variabile da un minimo del 46% per ASA e Publiacqua, fino ad un

massimo del 68% per Gaia, con un valore medio pari al 59% dell’intero personale. Nel dimensionamento delle aziende va tenuto comunque conto il processo di origine delle

stesse. Dobbiamo infatti ricordare che nascono dall’aggregazione delle gestione pubbliche originarie, con tutto quello che consegue in termini di obblighi contrattuali e garanzie di impiego.

Nella tabella che segue il numero degli addetti viene rapportato ad una serie di parametri indice del servizio (Km complessivi di rete gestita, volumi fatturati ed abitanti serviti) in grado di fornire informazioni qualitative circa il dimensionamento dei gestori.

Dall’analisi dei dati emerge come Acque sia l’azienda maggiormente ottimizzata in termini di personale, con bassi valori per tutti e tre i parametri considerati, mentre ASA presenta un numero di addetti ogni 1.000 km di rete gestita quasi triplo (92,8) della precedente azienda. Anche gli addetti per milione di m3 fatturati e ogni 1.000 abitanti serviti vedono l’azienda livornese con i valori più alti tra i vari gestori toscani, anche se, essendo ASA l’unica azienda multiservizi (acqua, gas), la ripartizione tra il personale afferente al servizio idrico integrato e al gas è frutto di una stima interna e potrebbe contenere dei margini di incertezza.

98

Tabella 6.6

INDICATORI DI DIMENSIONAMENTO AZIENDALE

Indicatore Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove acque Publiacqua Add/km rete(A+F) n/km*103 39,6 32,6 92,8 67,8 46,1 59,5Add/ m3 fatturati n/m3*106 7,5 Nd 13,9 12,2 12,1 7,6Add/ab. serviti n/ab*103 0,5 Nd 1,1 1,0 0,8 0,5

Fonte: Gestori del SII

6.2 La tariffa La Tariffa Reale Media (TRM) è calcolata come rapporto tra ricavi e volumi fatturati ed identifica il costo medio al metro cubo di acqua pagata dagli utenti indipendentemente dalla tipologia di utenza e dai relativi scaglioni tariffari. La prima considerazione riguarda il confronto tra i differenti valori tariffari.

Tabella 6.7

ANDAMENTO DELLA TRM

Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua Anno 2003 €/m3 1,21 1,23 1,23 1,69 1,15Anno 2004 €/m3 1,27 1,32 1,29 1,77 1,22Anno 2005 €/m3 1,39 1,34 1,65 1,15 1,92 1,37Anno 2006 €/m3 1,46 1,43 1,74 1,15 2,00 1,46Anno 2007 €/m3 1,53 1,53 1,81 1,11 2,11 1,60Incremento 2003-200720 €/m3 +0,32 +0,30 +0,58 -0,04 +0,42 +0,45Incremento 2003-2007 % +20,9 +19,6 +32,0 -3,6 +19,9 +28,1

Fonte: Autorità di Ambito

Nel primo anno di rilevamento dello studio, ovvero il 2003, si rileva un valore tariffario

pressoché uniforme per i vari gestori toscani, con una TRM compresa tra 1,15 €/m3 di Publiacqua e 1,23 €/m3 di Acquedotto del Fiora e ASA. Solo Nuove Acque presenta una tariffa decisamente più alta (1,69 €/m3), giustificabile in parte con l’assunzione della gestione dell’ATO 4 Alto Valdarno in regime di Piano di Ambito già nel 1999, precedentemente agli altri gestori toscani (Nuove Acque è stato il primo gestore italiano operante secondo la L. n.36/94).

20 Per Gaia l’incremento riguarda gli anni 2005-2007.

99

Grafico 6.8

ANDAMENTO DELLA TRM

0,5

0,9

1,3

1,7

2,1

2,5

2003 2004 2005 2006 2007

Euro

Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua

Fonte: elaborazioni da Autorità di Ambito

Rispetto all’anno 2007, Gaia è l’azienda che presenta il valore tariffario più basso (1,11

€/m3), frutto sia dell’aver assunto il servizio solo nel 2005, ma soprattutto delle vicende politico-istituzionali dell’ATO 1 Toscana Nord che hanno fatto si che le tariffe rimanessero bloccate nel triennio 2005-2007. La debole riduzione della TRM per l’anno 2007 è dovuta sia alla stabilizzazione della tariffa che alla concomitante contrazione del volume fatturato.

Valori tariffari confrontabili si hanno invece per Acque e Acquedotto del Fiora (1,53 €/m3) e Publiacqua (1,60 €/m3), mentre si discostano i più alti valori di ASA (1,81 €/m3) ma soprattutto di Nuove Acque (2,11 €/m3).

Analizzando l’andamento della TRM nel tempo, emerge una crescita generalizzata delle tariffe per tutti i gestori toscani, con valori percentuali compresi tra il 19,6% di Acquedotto del Fiora e il 32% di ASA. I più bassi incrementi tariffari si rilevano in Nuove Acque (19,9%) che però partiva da un valore decisamente più alto degli altri gestori e in Acque (20,9%), mentre Publiacqua ha incrementato in 5 anni le proprie tariffe del 28,1%.

Grafico 6.9 INCREMENTO TARIFFARIO NEL PERIODO 2003-2007 (2005-2007 PER GAIA)

0,32 Nd 0,58 -0,04 0,42 0,45

20,9% 19,6%

32,0%

-0,4 %

19,9%

28,1%

-10

0

10

20

30

40

Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua

euro

/mc

Incremento assoluto 2003-2007 Incremento percentuale 2003-2007

Fonte: elaborazioni da Autorità di Ambito

100

Scomponendo la TRM per le varie componenti di costo per l’anno 2007, si nota come i costi operativi siano la componente maggioritaria, variabile da un minimo del 72% per Acque ad un massimo dell’89% della TRM per Gaia, con un valore medio pari al 79%. Gli ammortamenti pesano invece nella TRM per un 11%, con un valore massimo per Acque (16%) ed un minimo per Gaia (5%) mentre la remunerazione del capitale investito è mediamente del 10%, con punte del 12% (Acque e Publiacqua) ed un minimo sempre in Gaia (5%).

Grafico 6.10

SCOMPOSIZIONE DELLA TRM. 2007

16 126 5

12 13

7278

88 8977 76

12 10 7 511 12

0

20

40

60

80

100

Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua

di cui Ammortamenti di cui Costi operativi di cui Remunerazione del capitale investito

Fonte: elaborazioni da Autorità di Ambito

Le tariffe tra i vari gestori della Toscana risultano differenziate in tipologia, nome, nonché

nella scomposizione delle varie fasce di consumo. La comparazione tra i differenti livelli tariffari per le varie aziende si riferisce al confronto

della tariffa domestica residenti, definita da Gaia “Utenza domestica residente e assimilato a residente”, da Acque e Nuove Acque “Utenza domestica residente”, da Publiacqua ed ASA “Uso domestico” e da Acquedotto del Fiora “Utenza domestica prima casa”; tali valori sono messi a confronto nella tabella che segue.

C’è inoltre da rilevare la diversificazione tariffaria tra i comuni gestiti da Gaia, suddivisi in montani (-19% rispetto alla tariffa media) e di pianura (+4% rispetto alla tariffa media), che risulta essere un caso isolato nel panorama toscano.

Le tariffe di Gaia risultano infatti anomale rispetto agli altri gestori della Toscana in virtù delle vicende politico-istituzionali legate al ricorso al T.A.R. Toscana n. 80/2005 in cui si autorizzava GEAL S.p.A. a continuare la gestione del SII nel Comune di Lucca con conseguente successiva revisione del Piano di Ambito rispetto alla formulazione originaria, che ha comportato la provvisorietà delle tariffe, bloccate negli anni 2006 e 2007 sui valori del 2005.

In linea di massima i gestori tendono a premiare il contenimento dei consumi nell’utenza attraverso tariffe più basse per le fasce agevolate (generalmente per consumi inferiori a 70-80 m3 all’anno); Gaia presenta inoltre per i primi 44 m3 consumati, un’ulteriore fascia economica rispetto agli altri, denominata “Essenziale”.

Vengono invece penalizzati i consumi domestici più elevati, con tariffe che crescono mediamente intorno ai 2,5 €/m3 per consumi superiori a 200 m3 annui (pari a circa 183 l/ab/g), con il valore di Publiacqua che sale addirittura a 3,64 €/m3.

101

In realtà con questo tipo di ripartizione delle fasce si penalizzano anche le famiglie più numerose in cui l’utente-famiglia, evidentemente, si trova a consumare nella zone di costo al metro cubo più alte; solo Gaia infatti presenta delle agevolazioni per famiglie numerose.

Tabella 6.11

SCAGLIONI TARIFFARI

Scaglione tariffario Acque Acq. del Fiora Asa m3 € m3 € m3 € Essenziale Agevolata 0 - 80 1,16 0 - 70 1,11 0 - 80 1,09 Base 81 - 200 1,55 71 - 130 1,40 81 - 150 1,64 I Eccedenza 201 - 300 2,11 131 - 200 1,93 151 - 200 2,27 II Eccedenza > 300 2,53 200 - 350 2,59 > 200 3,03 III Eccedenza > 350 4,05 Quota fissa - 21,78 17,50 20,00 Scaglione tariffario Gaia21 Nuove Acque Publiacqua m3 € m3 € m3 € Essenziale 0-44 0,57 / 0,73Agevolata 45-88 0,64 / 0,82 0 - 50 1,06 0 - 80 0,93 Base 89-131 0,83 / 1,07 51 - 100 1,24 81 - 150 1,61 I Eccedenza 132-197 1,14 / 1,47 101 - 150 1,37 151 - 200 2,64 II Eccedenza 198-263 1,75 / 2,25 151 - 250 2,35 > 200 3,64III Eccedenza > 263 3,02 / 3,88 > 250 2,88 Quota fissa - 12,15 / 15 45,59 - 21,90

Fonte: Gestori del SII

La quota fissa annuale risulta variabile tra i 12,15 e i 15 € di Gaia e i 45,59 € di Nuove

Acque, con valori degli altri gestori del tutto confrontabili, compresi tra 17,50 e 21,90 €. L’incidenza della quota fissa di Nuove Acque risulta particolarmente gravosa per i nuclei

monofamiliari determinando, per un consumo di 50 m3 annui, un incremento medio di spesa di circa il 25% (108 €/m3) rispetto ai valori delle altre gestioni (Gaia esclusa), che oscillano tra i 75 e gli 88 €/m3.

Tabella 6.12

SPESA ANNO 2007 PER NUCLEO MONOFAMILIARE (1 PERSONA, 150 L/AB/G, TARIFFA DOMESTICA RESIDENTI) PER UN CONSUMO DI 50 M3

IVA inclusa

Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua Anno 2007 €/m3 88 80 82 46/57 108 75

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

Per il calcolo della spesa per il servizio idrico integrato delle varie utenze, comprensivo

quindi della tariffa di acquedotto, fognatura e depurazione, oltre al costo per fascia di consumo e alla quota fissa annuale, al totale deve essere aggiunto anche il valore dell’IVA nella misura del 10%.

21 Esiste una differenziazione tariffaria tra i comuni di montagna (importo minore) e quelli di pianura (importo maggiore).

102

Grafico 6.13

SPESA PER NUCLEO MONOFAMILIARE (1 PERSONA, 150 L/AB/G, TARIFFA DOMESTICA RESIDENTI) PER UN CONSUMO DI 50 M3. 2007 IVA inclusa

8880 82

4657

108

75

0

20

40

60

80

100

120

Acque Acq. Fiora Asa Gaia (mont) Gaia (pian) Nuove Acque Publiacqua

euro

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

Confrontando la spesa media di una famiglia tipo, costituita da tre componenti a cui viene attribuito un consumo medio di 150 l/ab/g, che determina un consumo annuo di 164 m3, salta subito agli occhi il basso costo di Gaia rispetto agli altri gestori, che presentano invece valori del tutto confrontabili.

Tabella 6.14

SPESA ANNUA PER FAMIGLIA TIPO (3 PERSONE, 150 L/AB/G, TARIFFA DOMESTICA RESIDENTI) PER UN CONSUMO DI 164 M3 IVA inclusa

Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia22 Nuove Acque Publiacqua Anno 2003 € 206 195 235 234 189Anno 2004 € 232 213 248 251 201Anno 2005 € 236 235 263 149/186 268 218Anno 2006 € 252 250 267 149/186 275 235Anno 2007 € 269 269 279 149/186 284 271Incremento 2003-200723 €/m3 +63 +74 +44 0 +50 +82Incremento 2003-2007 % +23,4 +27,5 +15,8 0,0 +17,6 +30,3

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

22 Esiste una differenziazione tariffaria tra i comuni di montagna (€149) e quelli di pianura (€186). 23 Per Gaia l’incremento riguarda gli anni 2005-2007.

103

Grafico 6.15

SPESA ANNUA PER FAMIGLIA TIPO (3 PERSONE, 150 L/AB/G, TARIFFA DOMESTICA RESIDENTI) PER UN CONSUMO DI 164 M3 IVA inclusa

70

140

210

280

350

2003 2004 2005 2006 2007

Euro

Acque Acq. Fiora Asa Gaia (mont) Gaia (pian) Nuove Acque Publiacqua

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

La spesa media per famiglia tipo è risultata nel 2007 compresa tra di 269 €/m3 di Acque e

Acquedotto del Fiora e i 284 €/m3 di Nuove Acque. L’incremento tariffario più contenuto è stato quello di ASA (15,8%) in controtendenza rispetto all’incremento della TRM, segno di una maggior incidenza delle utenze non domestiche nel valore medio complessivo. L’incremento maggiore di spesa nel tempo è rilevabile invece a Publiacqua, con un aumento tariffario del 30,3% in 5 anni.

Grafico 6.16

SPESA ANNO 2007 PER FAMIGLIA TIPO (3 PERSONE, 150 L/AB/G, TARIFFA DOMESTICA RESIDENTI) PER UN CONSUMO DI 164 M3 IVA inclusa

269 269 279

149186

284 271

0

60

120

180

240

300

Acque Acq. Fiora Asa Gaia (mont) Gaia (pian) Nuove Acque Publiacqua

euro

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

6.3 I ricavi e i costi Scegliendo il valore della produzione come fattore discriminante per la definizione dei gruppi dimensionali, è possibile ripartire le aziende in 5 classi, in funzione del proprio fatturato: 1. Sono considerate top le società con fatturato superiore ai 150 Mln€;

104

2. Sono considerate grandi le società con fatturato compreso tra 150 e 80 Mln€; 3. Sono considerate medio-grandi le società con fatturato compreso tra 80 e 30 Mln€; 4. Sono considerate medio-piccole le società con fatturato compreso tra 30 e 10 Mln€; 5. Sono considerate piccole le società con fatturato inferiore ai 10 Mln€.

Il panorama toscano relativo al servizio idrico integrato è caratterizzato quindi un gestore top (Publiacqua) con un fatturato di quasi 167 M€, uno grande (Acque), con quasi 107 M€ e 4 medio-grandi (ASA, Acquedotto del Fiora, Gaia e Nuove Acque), con fatturati oscillanti tra circa i 39 e i 74 M€.

Tabella 6.17 I RICAVI

Ricavi Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua Valore della produzione € 106.579.715 63.488.814 73.857.403 62.111.846 38.924.562 168.993.344Ricavi totali da bilancio24 € 96.535.911 60.320.212 72.030.001 56.306.912 36.944.863 161.629.132Ricavi da tariffa € 82.698.551 48.660.193 55.830.557 50.069.347 32.201.920 147.248.586Valore produzione/m3 fatturati €/m3 2,32 Nd 2,54 2,17 2,31 1,94Ricavi tariffa/m3 fatturati €/m3 1,80 Nd 1,92 1,75 1,91 1,69Valore produzione/ab servito €/ab 157 Nd 200 180 161 140Ricavi tariffa/ab servito €/ab 122 Nd 151 145 133 122

Fonte: Gestori del SII

Dai dati raccolti, emerge un panorama dei gestori variegato in relazione alla situazione

economico finanziaria: il valore della produzione rispetto al volume fatturato definisce un livello medio di 2,26 €/m3, con una certa dispersione intorno a tale valore variabile da un minimo di 1,94 €/m3 per Publiacqua ad un massimo di 2,54 €/m3 di ASA.

Analizzando unicamente i ricavi provenienti dalla tariffa del servizio idrico integrato, escludendo quindi gli extra ricavi quali allacciamenti, depurazione dei bottini, e quant’altro non afferente al servizio idrico integrato, rimangono invariati i gestori che presentano i valori estremi, anche se diminuisce la variabilità dei dati, con un valore medio di 1,81 €/m3: Publiacqua registra il minimo di 1,69 €/m3 e ASA il massimo, pari a 1,92 €/m3,praticamente equivalente al valore di Nuove Acque (1,91 €/m3).

Grafico 6.18

VALORE PRODUZIONE E RICAVI DA TARIFFA SUI VOLUMI FATTURATI

2,3

N.d.

2,52,2 2,3

1,91,8

N.d.

1,9 1,8 1,91,7

0,0

0,6

1,2

1,8

2,4

3,0

Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua

Euro

/mc f

attur

ato

Valore produzione Ricavi da tariffa

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

24 Definiti come somma di Ricavi delle vendite + Altri ricavi.

105

Grafico 6.19

VALORE PRODUZIONE E RICAVI DA TARIFFA SUGLI ABITANTI SERVITI

157

N.d.

200180

161140

122

N.d.

151 145 133 122

0

40

80

120

160

200

Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua

Euro

/ab. s

ervit

o

Valore produzione Ricavi tariffa

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

Rapportando invece il valore della produzione agli abitanti serviti da acquedotto, non si

hanno grandi scostamenti rispetto alle valutazioni precedenti: ASA mantiene sempre il valore massimo (200 €/ab) e Publiacqua il minimo (140 €/ab), con un valore medio tra le aziende pari a 168 €/ab. Per i ricavi da tariffa si hanno i valori più contenuti in Publiacqua e Acque, entrambi con 122 €/ab, mentre ASA presenta i ricavi unitari maggiori pari a 151 €/ab.

Sul fronte dei costi si segnala una significativa variabilità nei dati relativi ai singoli gestori: i costi unitari della produzione rispetto al volume fatturato restituiscono un valore medio di 2,04 €/m3, con il valore minimo, che riguarda Publiacqua, a 1,73 €/m3 ed il massimo che interessa invece ASA, con 2,50 €/m3. Analizzando unicamente i costi che sono riconosciuti in tariffa, escludendo quelli relativi ad attività che non rientrano nella definizione di Servizio Idrico Integrato, come ad esempio, gli scarichi industriali, gli extraflussi e le prestazioni accessorie, si ottiene una media di 1,39 €/m3. Acque e Gaia presentano i costi minori rispetto al volume fatturato (rispettivamente 1,17 e 1,19 €/m3), mentre è sempre ASA ad avere il valore massimo, decisamente più elevato rispetto agli altri gestori (1,95 €/m3).

Grafico 6.20

COSTI SUI VOLUMI FATTURATI

1,9

N.d.

2,5

2,0 2,01,7

1,2

N.d.

2,0

1,2 1,3 1,3

0,0

0,5

1,0

1,5

2,0

2,5

Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua

Euro

/mc f

attur

ato

Costi della produzione Costi in tariffa

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

106

Grafico 6.21

COSTI SUGLI ABITANTI SERVITI

131

N.d.

197

168

141124

79

N.d.

154

99 93 95

0

40

80

120

160

200

Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua

Euro

/ab. s

ervit

o

Costi della produzione Costi in tariffa

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

Se rapportiamo i costi della produzione rispetto al numero degli abitanti serviti da

acquedotto, è Publiacqua l’azienda che ottiene la migliore prestazione (124 €/ab), mentre ASA continua ad avere i costi più alti (197 €/ab). Rispetto ai costi riconosciuti in tariffa è invece Acque l’azienda con il valore più basso pari a 79 € per abitante servito, mentre ASA ottiene un costo unitario quasi doppio del precedente, di 197 €/ab. I rimanenti gestori presentano un costo unitario di qualche centesimo inferiore ad 1 euro.

Tabella 6.22

I COSTI

Costi Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua Costi della produzione € 88.616.436 58.968.333 72.842.102 58.098.281 34.224.265 150.631.141Costi riconosciuti in tariffa € 53.662.494 54.866.513 56.706.719 34.060.310 22.429.096 114.988.665Costi produzione/m3 fatturati €/m3 1,93 n.d. 2,50 2,03 2,03 1,73Costi in tariffa/m3 fatturati €/m3 1,17 n.d. 1,95 1,19 1,33 1,32Costi produzione/ab servito €/ab 131 n.d. 197 168 141 124Costi in tariffa/ab servito €/ab 79 n.d. 154 99 93 95

Fonte: Gestori del SII

Tabella 6.23 IL RAPPORTO COSTI-RICAVI

Ricavi e costi Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua Ricavi totali da bilancio € 96.535.911 60.320.212 72.030.001 56.306.912 36.944.863 161.629.132Costi della produzione € 88.616.436 58.968.333 72.842.102 58.098.281 34.224.265 150.631.141Costi/ricavi % 92 98 101 103 93 93

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

Rapportando costi della produzione e i ricavi totali da bilancio, emerge come il miglior

rapporto costi/ricavi sia quello di Acque con il 92%, seguito da Nuove acque e Publiacqua

107

(93%). Valori più elevati si riscontrano in Acquedotto del Fiora (98%), mentre ASA e Gaia hanno i costi della produzione di poco superiori ai ricavi totali da bilancio, rispettivamente 101% e 103%.

Grafico 6.24

COSTI DELLA PRODUZIONE SU RICAVI TOTALI DA BILANCIO Valori %

92 98 101 10393 93

0

30

60

90

120

Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

Analizzando altri costi significativi, tra cui personale ed energia elettrica, si nota come il

primo, ha un’incidenza compresa tre il 18% di Acque ed 26% di ASA rispetto al costo totale della produzione, con un valore medio del 21%. Il costo medio per addetto, risulta pari a 42.984 €/addetto. Questo ha oscillato nel 2007 dai 34.265 € per addetto di Gaia e 36.374 € di Acquedotto del Fiora fino ai 48.636 € di Publiacqua.

Tabella 6.25

IL COSTO DEL PERSONALE

Costo del personale Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove acque Publiacqua Costo del personale € 15.697.736 12.621.797 18.727.416 11.992.676 8.256.793 31.953.534Costo personale/costo produzione % 18 21 26 21 24 21Addetti n 346 347 405 350 204 657Costo del personale per addetto € 45.369 36.374 46.241 34.265 40.474 48.636

Fonte: Gestori del SII

Grafico 6.26 COSTO DEL PERSONALE PER ADDETTO

45.36936.374

46.241

34.26540.474

48.636

0

15.000

30.000

45.000

60.000

Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua

Euro

/adde

tti

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

108

I costi energetici invece evidenziano le aziende maggiormente dipendenti dall’energia, in relazione principalmente alla conformazione strutturale delle reti e degli impianti.

L’incidenza dei costi energetici rispetto ai costi totali risulta essere piuttosto uniforme e compresa in un intervallo che va dal 10 al 15% del costo della produzione. I valori più elevati sono quelli di Acquedotto del Fiora (15%) e Acque (14%), mentre Gaia presenta la spesa percentuale più bassa (10%).

Tabella 6.27

I COSTI ENERGETICI

Costi energetici Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua Costo energia elettrica € 12.370.162 9.130.595 9.062.269 5.683.985 4.072.637 15.873.821Costo energia elettrica/Costo produzione % 14 15 12 10 12 11Consumo energia elettrica kW/anno 91.953.463 69.989.414 44.528.405 32.372.924 131.001.022Costo unitario di energia €/kW 0,13 Nd 0,13 0,13 0,13 0,12Consumo energetico/m3 fatturati kW/m3 2,0 Nd 2,4 1,6 1,9 1,5

Fonte: Gestori del SII

Il costo unitario di energia per il servizio idrico integrato è invece del tutto allineato tra i vari

gestori, ed è pari a 0,13 €/kW; di un solo centesimo inferiore agli altri è il costo di Publiacqua (0,12 €/kW).

Se si rapporta il consumo energetico ai volumi fatturati, si ottiene un importante parametro che mostra l’incidenza dei consumi rispetto ai volumi venduti all’utenza. ASA è l’azienda con i consumi unitari più elevati (2,4 kW/m3), mentre Publiacqua è quella che presenta i consumi unitari più contenuti (1,5 kW/m3). Il valore medio tra le varie aziende risulta essere di 1,9 kW/m3.

Grafico 6.28

CONSUMO ENERGETICO PER MC FATTURATO

1,51,9

1,6

2,4

Nd

2

0,0

0,6

1,2

1,8

2,4

3,0

Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua

kW/m

c fatt

urato

Fonte: elaborazioni da Gestori del SII

6.4 Gli indicatori economico-finanziari • Analisi della redditività della gestione operativa Uno sguardo iniziale alla redditività complessiva del capitale investito nelle diverse gestioni mette in evidenza risultati eterogenei.

109

Il best performer appare nel complesso Acque, che realizza un ROE sempre positivo ed elevato, in crescita pressoché costante a partire dal 2003. Il ROE a due cifre di Acque risulta particolarmente alto sia rispetto alle altre gestioni, sia rispetto alla media del campione delle imprese del settore analizzato. Anche Nuove Acque presenta una redditività complessiva sempre positiva ma su valori ben più contenuti, sempre sotto la media nazionale del campione, che si attesta nel 2007 intorno al 3,1%. Publiacqua presenta un andamento del ROE più alterno con due anni centrali nei quali il rendimento è praticamente pari a 0 (2005 e 2006) e un 2007 (3,7%) che ritorna ai livelli del 2004 (3,1%).

La situazione complessivamente più critica appare quella di ASA che presenta un ROE negativo durante tutta la gestione tranne il 2006 (0,2%) con una punta particolarmente negativa nel 2007 (-51,4%).

Acquedotto del Fiora presenta invece una gestione nei primi anni 2002-2004 particolarmente difficile ma con una capacità di recupero notevole negli ultimi tre anni analizzati (2005-2007). Infine Gaia presenta anch’essa una redditività complessiva negativa nel primo anno di gestione del Servizio Idrico Integrato (2005), che tuttavia migliora nei due anni successivi, seppur con un andamento alterno piuttosto spiccato.

Tabella 6.29

ROE

Anno Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua ITALIA 2002 % 58,9 -249,6 -1,2 0,0 1,3 83,7 3,42003 % 1,9 7,2 -21,4 0,0 2,3 3,82004 % 8,6 -31,4 -4,1 0,0 3,5 3,1 5,22005 % 13,8 1,4 -17,6 -62,7 0,1 4,32006 % 19,0 7,4 0,2 10,0 3,3 0,0 4,42007 % 12,8 9,6 -51,4 2,7 1,9 3,7 3,1

Fonte: elaborazioni da Bilanci dei Gestori del SII

La redditività della gestione operativa delle imprese riflette solo in parte quella generale.

L’evoluzione degli indici appare molto più graduale nei valori, soprattutto durante i primi anni, nei quali gli aspetti extra caratteristici della gestione incidono evidentemente in modo rilevante a determinarne il risultato complessivo. Analizzeremo in seguito quali sono gli elementi che più rilevano in tal senso, la parte fiscale, straordinaria o finanziaria della gestione.

L’analisi del ROI conferma il ruolo di best performer di Acque che presenta la gestione caratteristica più efficiente con valori quasi sempre più elevati delle altre imprese e largamente sopra la media del campione nazionale.

Tabella 6.30

ROI Anno Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua ITALIA 2002 % 5,7 -5,6 -1,3 1,7 3,6 3,42003 % 3,3 -0,2 -0,8 4,4 3,82004 % 5,3 -1,0 4,9 5,0 3,9 3,52005 % 7,1 2,1 3,2 2,2 3,4 3,82006 % 6,9 4,8 3,4 4,1 5,8 4,3 5,32007 % 7,5 5,5 1,0 3,7 6,4 5,7 4,2Media % 6,0 0,9 1,7 3,3 4,7 4,2 4,0

Fonte: elaborazioni da Bilanci dei Gestori del SII

110

Anche Nuove Acque e Publiacqua presentano una redditività della gestione operativa sempre positiva, con valori quasi sempre superiori alla media nazionale e in crescita evidente dal primo all’ultimo anno di gestione, segno di uno sforzo teso all’efficienza operativa. Le gestioni complessivamente meno efficienti sul piano operativo risultano quella di Acquedotto del Fiora ed ASA. La prima, dopo aver sperimentato una redditività negativa nei primi tre anni di gestione, sembra aver decisamente imboccato la via del recupero dell’efficienza produttiva, realizzando un ROI positivo costantemente in crescita a partire dal 2005. La seconda dopo due anni negativi conosce risultati positivi ma alterni e presenta un ROI che, elevato nel 2004, tende a ridursi costantemente fino al risultato non proprio brillante e largamente sotto la media nazionale del 2007 (1%).

Infine, Gaia versa in una condizione intermedia ma tendenzialmente di equilibrio della gestione operativa, con un ROI sotto la media nazionale ma sempre positivo. • La scomposizione del ROI nelle sue componenti principali: ROS e TRC Se si eccettuano i due primi anni di gestione 2002-2003, nei quali tutte le imprese presentano margini sulle vendite inferiori rispetto alla media del campione, emergono differenze rilevanti tra un gruppo di tre aziende leader, Acque, Nuove Acque e Publiacqua, che tra il 2004 e il 2007 presentano margini sulle vendite cospicui e spesso ben al di sopra della media nazionale e le altre tre, ASA, Gaia e anche Acquedotto del Fiora (se si esclude l’ultimo anno), che negli ultimi anni continuano a mostrare margini decisamente inferiori sulle vendite.

In conclusione, la miglior redditività della gestione operativa evidenziata dalle gestioni “più in salute” sembra dipendere molto di più dai margini sulle vendite di quanto non dipenda dalla velocità/volume di queste ultime. La velocità di turnazione del capitale operativo risulta, infatti, più basso proprio tra i best performers. Tale risultato è, del resto, pienamente confermato dalla precedente analisi del rapporto tra costi della produzione e ricavi complessivi delle aziende (da bilancio).

Tabella 6.31

ROS

Anno Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua ITALIA 2002 % 6,3 -7,9 -3,7 3,6 6,9 8,22003 % 6,4 -0,4 -1,4 9,2 9,62004 % 11,3 -2,1 7,7 11,5 11,6 8,82005 % 15,7 4,2 5,6 3,6 11,1 8,92006 % 16,8 9,9 5,9 7,5 16,7 13,9 12,22007 % 20,8 12,9 1,9 7,9 19,5 17,5 10,7

Fonte: elaborazioni da Bilanci dei Gestori del SII

Tabella 6.32 TRC (TURNOVER DEL CAPITALE OPERATIVO)

Anno Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua ITALIA 2002 % 0,90 0,71 0,34 0,47 0,52 0,422003 % 0,52 0,49 0,57 0,47 0,402004 % 0,47 0,45 0,63 0,44 0,34 0,402005 % 0,45 0,49 0,57 0,61 0,30 0,432006 % 0,41 0,48 0,58 0,54 0,35 0,31 0,442007 % 0,36 0,42 0,54 0,47 0,33 0,33 0,40

Fonte: elaborazioni da Bilanci dei Gestori del SII

111

La migliore performance della gestione operativa e dei margini di vendita origina, per i tre gestori più virtuosi da un miglior rapporto costi/ricavi e in particolare appare generarsi sul lato dei costi. Anche in questo caso ai primi anni critici segue un miglioramento e il raggiungimento dell’equilibrio gestionale.

Il lato dei ricavi sembra tutto sommato essere poco rilevante nello spiegare la dinamica dell’efficienza produttiva dei gestori. Non vi è una correlazione stretta tra dinamica dei ricavi e equilibrio economico. Anzi, se escludiamo ASA, la correlazione tra aumento dei ricavi e efficienza complessiva della gestione operativa appare negativa. Tutti, tranne ASA (-19%) aumentano i propri ricavi di una misura che va dal 45% circa di Acque e Nuove Acque al 51% di Publiacqua al 68% di Acquedotto del Fiora. Mentre Gaia in tre anni realizza un aumento dei ricavi del 20%.

Differentemente rispetto a quanto avviene per Publiacqua e Nuove Acque, per quanto riguarda Acque il miglior rapporto costi ricavi pare dipendere soprattutto dalla componente dei ricavi extra vendite. Se infatti poniamo al denominatore dell’indicatore solo i ricavi delle vendite dei servizi il best performer nel rapporto costi/ricavi appare decisamente Nuove acque, seguito da Publiacqua, mentre l’indicatore Costi/ricavi appare fermo a 1,03 dal 2005 per quanto riguarda Acque.

Se invece si considera, più correttamente, il complesso dei ricavi, Acque mostra certamente la miglior performance in rapporto ai costi sostenuti per realizzarli, e una performance in costante miglioramento. Lo scostamento tra i segnali dei due indicatori potrebbe dipendere dal fatto che Acque riesce a trarre redditività da attività esterne al SII, che non vanno a confluire nella tariffa. Viceversa il rapporto tra costi operativi e ricavi totali resta più critico per le altre tre gestioni con valori che restano al di sopra della media nazionale e superiori all’unità per Gaia e ASA, ciò che segnala l’incapacità dei ricavi di coprire i costi necessari all’attività.

Tabella 6.33

COSTI DELLA PRODUZIONE/RICAVI DELLE VENDITE

Anno Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua ITALIA 2002 €/€ 1,10 1,14 1,10 1,08 1,02 1,052003 €/€ 1,09 1,07 1,11 1,01 1,032004 €/€ 1,05 1,10 1,02 1,00 0,98 1,022005 €/€ 1,03 1,03 1,08 1,09 1,02 1,022006 €/€ 1,03 1,01 1,02 1,08 0,96 1,00 1,012007 €/€ 1,03 1,03 1,05 1,11 0,94 0,97 1,04

Fonte: elaborazioni da Bilanci dei Gestori del SII

Tabella 6.34 COSTI DELLA PRODUZIONE /RICAVI TOTALI DA BILANCIO (RICAVI DELLE VENDITE + ALTRI RICAVI)

Anno Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua ITALIA 2002 €/€ 1,03 1,10 1,06 1,04 0,97 0,972003 €/€ 1,03 1,04 1,08 0,99 0,952004 €/€ 0,98 1,07 1,00 0,98 0,95 0,952005 €/€ 0,95 1,00 1,00 1,03 0,98 0,952006 €/€ 0,93 0,96 0,98 1,00 0,94 0,96 0,952007 €/€ 0,92 0,98 1,01 1,03 0,93 0,93 0,97

Fonte: elaborazioni da Bilanci dei Gestori del SII

112

Tabella 6.35

COSTI ESTERNI SU RICAVI DELLE VENDITE

Anno Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua ITALIA 2002 % 0,67 0,86 0,24 0,56 0,60 0,392003 % 0,68 0,70 0,26 0,52 0,502004 % 0,63 0,62 0,29 0,50 0,47 0,532005 % 0,59 0,61 0,31 0,54 0,45 0,532006 % 0,58 0,60 0,28 0,54 0,49 0,55 0,552007 % 0,56 0,60 0,27 0,55 0,47 0,50 0,63

Fonte: elaborazioni da Bilanci dei Gestori del SII

Tabella 6.36 COSTO DEL PERSONALE SU RICAVI DELLE VENDITE

Anno Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua ITALIA 2002 % 0,29 0,15 0,26 0,30 0,24 0,212003 % 0,25 0,23 0,37 0,27 0,192004 % 0,24 0,27 0,36 0,26 0,24 0,182005 % 0,22 0,25 0,38 0,31 0,25 0,172006 % 0,21 0,24 0,35 0,28 0,23 0,23 0,162007 % 0,18 0,22 0,36 0,29 0,23 0,21 0,17

Fonte: elaborazioni da Bilanci dei Gestori del SII

Tabella 6.37 COSTO PER MATERIE PRIME SU RICAVI DELLE VENDITE

Anno Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua ITALIA 2002 % 0,10 0,07 0,41 0,09 0,13 0,292003 % 0,06 0,08 0,23 0,08 0,182004 % 0,06 0,07 0,14 0,08 0,17 0,172005 % 0,05 0,06 0,16 0,16 0,18 0,182006 % 0,05 0,06 0,19 0,16 0,07 0,05 0,192007 % 0,06 0,06 0,19 0,19 0,07 0,03 0,10

Fonte: elaborazioni da Bilanci dei Gestori del SII

Tabella 6.38 COSTO PER ONERI DIVERSI DI GESTIONE SU RICAVI DELLE VENDITE

Anno Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua ITALIA 2002 % 0,7 0,9 11,9 0,3 3,9 2,72003 % 1,0 1,0 14,8 0,5 2,52004 % 1,9 0,9 14,3 0,8 1,8 2,52005 % 1,6 1,2 15,3 1,8 1,8 2,52006 % 1,9 1,2 14,4 2,0 0,6 2,6 2,42007 % 1,6 1,0 14,7 2,0 0,9 2,4 2,3

Fonte: elaborazioni da Bilanci dei Gestori del SII

L’analisi della composizione dei costi mette in evidenza alcune peculiarità interessanti.

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ASA si staglia con un profilo della composizione dei costi assolutamente peculiare, nel quale si evidenzia in primo luogo una bassa incidenza dei costi esterni, non giustificata dal grado di esternalizzazione del servizio, testimoniato dal rapporto tra valore aggiunto e valore della produzione che invece è assolutamente in linea con gli altri gestori toscani. Tale incidenza aumenta peraltro durante la gestione di circa il 10%, restando tuttavia quasi la metà rispetto agli altri gestori. A ciò fanno da contraltare: un peso del costo del personale maggiore, in media, di oltre il 10%, causato da una evidente sovra-dotazione di addetti. Tale caratteristica è confermata da un rapporto tra dipendenti ed abitanti serviti che nel 2007 è di circa il 76% superiore alla media dei gestori e un rapporto tra addetti e km di rete di circa il 57% superiore alla media. In termini evolutivi l’azienda non riesce a contenere l’incidenza del costo del personale anche perché il numero assoluto dei dipendenti aumenta in modo considerevole, di circa il 10%. Tale aumento è d’altra parte da mettere in relazione anche con l’assunzione in gestione dei comuni dell’Isola d’Elba la cui popolazione pesa per il 16% rispetto al totale. I comuni dell’Isola d’Elba presentano, inoltre, problemi particolari sia per quanto riguarda l’approvvigionamento, che per i volumi e la distribuzione annua del consumo, condizionati dall’afflusso dei turisti nella stagione estiva. Anche il peso del costo per materie prime sulle vendite appare ben superiore rispetto a tutti gli altri gestori accetto Gaia, oscillando intorno al 20% negli ultimi due anni, contro valori che vanno dal 3 al 7% per Acque, Publiacqua, Nuove Acque e Acquedotto del Fiora. Infine, ancora più sorprendente appare il peso degli oneri diversi di gestione, che si aggira per tutto il periodo analizzato intorno al 15% contro l’1-2% degli altri gestori.

Complessivamente il peso del costo del personale, per materie prime e per oneri diversi di gestione più che compensa il minor peso dei costi esterni determinando il precario equilibrio tra costi e ricavi. Un’altra riflessione possibile su ASA riguarda il ruolo giocato sui costi dalla presenza turistica stagionale, che impone elevati consumi di picco e dunque probabilmente anche costi conseguenti in termini di capacità potenziale non utilizzata.

L’analisi della composizione dei costi della produzione relativamente a Acquedotto del Fiora ci consente di evidenziare abbastanza nettamente la criticità che interessa il gestore e che riguarda l’eccessivo peso dei costi esterni in particolare dei costi per servizi, cui non fa da contraltare, come ci potremmo aspettare, un minor peso del costo del personale, che risulta invece in linea con quello degli altri gestori. Il peso del costo del personale è peraltro il risultato di un costo procapite stranamente più basso rispetto agli altri e di una dinamica occupazionale estremamente pronunciata che tra il 2002 e il 2007 conduce a un aumento del 94% del numero di addetti.

Il rapporto tra addetti e abitanti residenti (dei comuni serviti) risulta nel 2007 più elevato rispetto alle gestioni più virtuose, ciò che compensa il minor costo unitario del lavoro sopportato. Tale minor costo unitario appare determinato da una anomala distribuzione dei dipendenti per livelli di qualifica, che vede nel complesso un solo dirigente e l’assenza di quadri-funzionari.

Anche Gaia presenta, pur in misura minore rispetto ad ASA, elevati costi del personale e per le materie prime che contribuiscono in maniera decisiva a deprimere l’efficienza della gestione operativa complessiva. In termini evolutivi Gaia non diminuisce in modo rilevante il costo del personale, piuttosto elevato, mentre aumenta di poco il peso dei costi esterni (+1%) e delle materie prime (+3%).

Per quanto riguarda le gestioni che presentano una più elevata efficienza operativa, Acque, Publiacqua e Nuove Acque, si nota nei primi due lo sforzo coronato da successo di contenimento del peso del costo del personale attraverso una politica di riduzione dei dipendenti del 9% tra il 2003 e il 2007 a fronte di un aumento della popolazione di circa il 5%.

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Per quanto riguarda Nuove Acque si raggiunge comunque il contenimento dell’incidenza del costo del personale (-7%) limitando la crescita degli addetti al 7%, a fronte di una crescita del 5% della popolazione.

Tutti e tre i gestori più virtuosi riescono viceversa a diminuire l’incidenza dei costi esterni di circa il 10-11%. • La dinamica della produttività del lavoro e del capitale Legati al rapporto tra costi e ricavi risultano gli indicatori relativi alla produttività ed al rendimento dei fattori produttivi.

La produttività del lavoro segnala, ancora una volta, le performance dei tre gestori più in salute. Acque risulta il gestore con la miglior produttività apparente del lavoro sia in termini statici nel 2007, che in termini dinamici (+128%). In termini assoluti seguono Publiacqua e Nuove Acque, entrambe al di sopra della media del dataset italiano del settore, e a distanza ASA, Acquedotto del Fiora, e Gaia. In termini evolutivi a seguire rispetto ad Acque (+128%), Acquedotto del Fiora realizza una buona performance relativa (+71%), seguita da Publiacqua (+66%) e da Nuove Acque (+43%), mentre Gaia aumenta del 20% la propria produttività.

La performance di ASA risulta in questo contesto particolarmente preoccupante, realizzando addirittura una diminuzione del livello di produttività, seppur contenuta (-4%), allontanandosi nel tempo ancora di più rispetto ai best performers.

Tabella 6.39

VALORE AGGIUNTO PER DIPENDENTE

Anno Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua ITALIA 2003 €/ad 65.902 43.064 79.974 64.762 90.5372004 €/ad 80.054 46.881 84.006 73.558 75.317 108.9152005 €/ad 99.724 53.460 84.678 53.548 84.391 106.9512006 €/ad 113.545 61.159 78.985 61.475 83.079 94.926 100.9912007 €/ad 149.957 73.496 76.750 64.146 92.927 124.111 92.852Differenza 2003-2007 % 128 71 -4 20 43 65 3

Fonte: elaborazioni da Bilanci dei Gestori del SII

La produttività del capitale investito, rappresentata dal Valore aggiunto sulle

immobilizzazioni materiali al lordo dell’ammortamento, appare minima per Acque e massima per l’acquedotto del Acquedotto del Fiora e a seguire per ASA. L’Indicatore sembra pertanto essere fortemente influenzato dal peso del denominatore e costituirebbe pertanto più una misura inversa dell’entità degli investimenti effettuati che non della loro produttività.

Tabella 6.40

VALORE AGGIUNTO/IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI E AMMORTAMENTI RELATIVI

Anno Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua ITALIA 2002 €/€ 1,28 0,69 0,12 0,64 0,82 0,312003 €/€ 0,54 0,95 3,01 0,65 0,312004 €/€ 0,37 0,86 1,89 0,64 0,42 0,272005 €/€ 0,36 0,79 0,62 0,46 0,39 0,272006 €/€ 0,33 0,78 0,54 0,46 0,47 0,40 0,272007 €/€ 0,28 0,61 0,49 0,41 0,42 0,48 0,27

Fonte: elaborazioni da Bilanci dei Gestori del SII

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Si analizza ora la dinamica del reddito lordo della gestione caratteristica, la sua incidenza sui ricavi delle vendite e la sua capacità di coprire il complesso dell’investimento fatto, nonché i debiti finanziari.

L’osservazione dei dati restituisce ancora una volta l’immagine di eterogeneità rappresentata sinora. Vi sono tre gestioni, Acque, Publiacqua e Nuove Acque che generano un flusso di cassa consistente e soprattutto crescente lungo tutto l’intervallo temporale analizzato, capace di coprire una parte consistente delle attività messe in campo dall’impresa e dei suoi debiti finanziari.

Particolarmente consistente appare il flusso di cassa generato dalle gestioni di Publiacqua e Acque, capaci rispettivamente di coprire il 10% e il 13% delle attività messe in campo e il 48% e il 29% dei debiti finanziari contratti dall’azienda, contribuendo così un modo decisivo a garantirne la solvibilità e la liquidità. Molto favorevole appare anche l’evoluzione del più contenuto flusso di cassa generato da Nuove Acque, mentre Acquedotto del Fiora dopo tre anni iniziali estremamente problematici aumenta in modo consistente i flussi generati, tanto da raggiungere livelli di copertura dell’attivo non distanti da quelli raggiunti da Nuove Acque.

Nel complesso ancora una volta la situazione più critica appare quella di ASA soprattutto se si osserva l’evoluzione negli ultimi tre anni, nei quali si ha una riduzione progressiva del flusso di cassa lordo generato dalla gestione caratteristica, che in teoria potrebbe, se continuasse, determinare una crisi di liquidità dell’impresa.

Tabella 6.41

MARGINE OPERATIVO LORDO

Anno Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua ITALIA 2002 € 4.859 -983 1.178 2.198 9.698 599.7842003 € 6.873 1.248 3.612 4.088 15.600 769.4812004 € 12.591 1.868 8.196 5.152 21.501 974.8282005 € 19.124 4.639 8.722 3.687 6.393 24.864 1.079.9322006 € 23.850 8.295 7.862 7.303 7.633 32.764 1.167.0792007 € 34.927 11.227 5.427 6.982 9.555 45.801 1.008.970

Fonte: elaborazioni da Bilanci dei Gestori del SII

Tabella 6.42 MOL/ATTIVO

Anno Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua ITALIA 2002 % 9,7 -1,5 0,8 5,8 5,1 6,82003 % 7,0 1,7 3,4 8,2 6,92004 % 9,1 3,1 7,4 9,0 5,3 6,42005 % 11,5 5,0 6,5 5,1 5,7 6,32006 % 12,0 7,4 5,6 7,4 8,8 6,9 6,52007 % 13,2 8,9 4,1 5,8 9,3 9,8 6,0Differenza 2002-2007 % 3,5 10,4 3,3 5,8 3,5 4,7 -0,8

Fonte: elaborazioni da Bilanci dei Gestori del SII

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Tabella 6.43

MOL/DEBITI FINANZIARI

Anno Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua ITALIA 2002 % 26,5 -2,7 3,6 93,7 17,2 40,12003 % 19,7 2,5 9,7 58,6 38,62004 % 25,1 6,3 21,2 35,2 16,0 43,42005 % 30,4 10,9 19,3 13,8 16,6 37,72006 % 30,8 15,8 15,9 16,6 25,0 30,4 38,52007 % 29,9 18,8 11,7 16,8 23,8 48,1 28,3

Fonte: elaborazioni da Bilanci dei Gestori del SII

• Le politiche commerciali Le politiche commerciali si inseriscono in modo coerente rispetto al quadro sinora tracciato. Ad un primo sguardo tutte le imprese appaiono virtuose, caratterizzate da una durata negativa consistente del circolante commerciale che origina da un saldo negativo tra durata dei crediti e tempo di rimborso dei debiti. In termini dinamici particolarmente virtuose appaiono Publiacqua, Nuove Acque, Acquedotto del Fiora e Acque che aumentano la durata negativa del ciclo commerciale in modo rilevante. Un’analisi più approfondita fa emergere invece differenze di qualche importanza circa le ragioni di tale performance. Per quanto riguarda Publiacqua la gestione delle politiche commerciali dell’azienda ne espande la liquidità durante almeno tre intervalli temporali su cinque, gli ultimi, coincidenti con l’entrata del socio privato ACEA. In particolare si riduce in modo consistente la durata di riscossione dei crediti che nel 2004 risultava la più elevata delle gestioni analizzate (516 giorni). Nel caso dell’acquedotto del Acquedotto del Fiora l’espansione della liquidità si evidenzia per quattro intervalli temporali consecutivi, ma ciò dipende quasi soltanto dal ritardo costantemente in aumento nel pagamento dei debiti, ciò che, letto insieme alla scarsa liquidità generata dalla gestione operativa e a disposizione dell’azienda, potrebbe essere anche interpretato come un segnale di debolezza più che di forza. Per quanto riguarda Acque la gestione del ciclo commerciale genera un ampliamento della liquidità nell’intervallo temporale 2002-2003 e 2004-2005-2006. Qui la dinamica appare diversa. Mentre tra il 2003 e il 2007 la durata dei debiti resta sostanzialmente ferma è il tempo di riscossione dei crediti che tende a ridursi sino a livelli secondi soltanto a Nuove Acque, ciò che segnala un incremento di efficienza nella bollettazione e di conseguenza nella gestione delle politiche commerciali. Nel caso di Nuove Acque l’espansione della liquidità, a seguito dell’incremento dello spread negativo della durata di crediti e debiti, si verifica in quattro dei cinque intervalli analizzati. Tale tendenza è generata da una costante riduzione del tempo di riscossione dei crediti, in assoluto il tempo più breve tra tutti i gestori analizzati e un aumento costante a partire dal 2003 del tempo di rimborso dei debiti contratti.

ASA e Gaia presentano il ciclo commerciale negativo più breve e dunque meno favorevole. Per quanto riguarda ASA il suo ciclo commerciale genera liquidità in 4 intervalli temporali su cinque. Tale andamento origina tuttavia soltanto dall’espansione del tempo di rimborso dei debiti contratti, ma è limitato dal contemporaneo aumento progressivo del tempo di riscossione dei crediti. Una dinamica del tutto simile, anche se limitata a soli tre anni e due intervalli temporali riguarda Gaia.

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Tabella 6.44

DURATA CICLO COMMERCIALE

Anno Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua ITALIA 2002 gg -948 -1.959 -13 -895 -1.315 -1752003 gg -1.938 -1.621 -149 -837 -2862004 gg -1.883 -2.172 -566 -1.141 -546 -3582005 gg -1.924 -2.693 -849 -485 -623 -2952006 gg -1.925 -2.696 -603 -609 -1.337 -2.953 -4482007 gg -1.829 -3.810 -704 -765 -1.575 -4.489 -838

Fonte: elaborazioni da Bilanci dei Gestori del SII

Tabella 6.45 DURATA MEDIA DEI CREDITI AL LORDO IVA

Anno Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua ITALIA 2002 gg 236 325 169 133 328 1582003 gg 330 487 190 124 1612004 gg 26 369 236 122 516 1552005 gg 26 347 203 267 513 1502006 gg 232 366 253 346 106 400 1802007 gg 190 279 286 377 96 354 179

Fonte: elaborazioni da Bilanci dei Gestori del SII

Tabella 6.46 DURATA MEDIA DEI DEBITI AL LORDO IVA

Anno Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua ITALIA 2002 gg 1.317 2.399 220 1.145 1.830 3852003 gg 2.393 2.245 383 1.072 5552004 gg 2.057 2.655 860 1.334 1.148 6112005 gg 2.136 3.142 1.096 805 1.219 5272006 gg 2.423 3.154 888 1.001 1.503 3.559 7152007 gg 2.246 4.186 1.024 1.191 1.754 5.003 1.225

Fonte: elaborazioni da Bilanci dei Gestori del SII

• Analisi patrimoniale e della gestione finanziaria Un primo dato da sottolineare è il fatto che le imprese toscane sono più grandi rispetto alla media del campione sia in termini di numero di dipendenti che in termini di attività messe in campo per impresa. Publiacqua è l’azienda di gran lunga più grande con un attivo doppio rispetto ad Acque e almeno triplo rispetto alle altre imprese. In termini di dipendenti, invece, Publiacqua risulta solo il 35% più grande di ASA, che appare un’azienda sovradotata di personale, e oltre due volte più grande rispetto alle altre. Dal punto di vista patrimoniale tutte le imprese appaiono tendenzialmente sottocapitalizzate anche se Publiacqua e Nuove Acque presentano un grado di indipendenza finanziaria da terzi che sta intorno alla soglia di accettabilità del 33%. Le altre imprese sono tutte molto sottocapitalizzate.

La scarsa capitalizzazione si riflette nell’ampio ricorso al debito per finanziare l’attività. L’intensità dell’indebitamento è elevata per tutti i gestori ma in modo particolare per Acque, Nuove Acque e Acquedotto del Fiora. In termini dinamici solo Publiacqua ha cercato con

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successo di ridurre negli ultimi anni il peso dell’indebitamento ASA e Gaia appaiono relativamente meno indebitate, probabilmente perché meno capaci di reggere il peso dell’indebitamento attraverso i flussi di cassa generati dalla gestione operativa. In tal senso è importante l’analisi dell’indice di liquidità e dell’indice di disponibilità finanziaria, che confermano la peggior situazione relativa di queste due aziende.

Tabella 6.47

INDICE DI INDIPENDENZA FINANZIARIA

Anno Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua ITALIA 2002 % 2,1 3,0 49,4 55,2 4,5 44,52003 % 18,3 1,9 17,2 53,0 41,02004 % 17,0 15,5 18,1 45,9 22,6 40,92005 % 17,1 15,6 14,7 1,4 20,0 38,62006 % 16,4 15,2 14,7 2,0 33,6 31,4 37,92007 % 13,3 13,4 9,3 1,7 30,5 31,0 34,8

Fonte: elaborazioni da Bilanci dei Gestori del SII

Tabella 6.48 INTENSITÀ DELL’INDEBITAMENTO: DEBITI FINANZIARI SU FATTURATO

Anno Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua ITALIA 2002 €/€ 0,44 0,84 0,75 0,13 0,59 0,462003 €/€ 0,72 1,37 0,71 0,30 0,512004 €/€ 0,80 1,12 0,66 0,60 1,00 0,422005 €/€ 0,87 0,95 0,68 0,63 1,15 0,452006 €/€ 0,98 0,99 0,69 0,85 1,04 0,74 0,442007 €/€ 1,25 1,14 0,72 0,76 1,22 0,64 0,58

Fonte: elaborazioni da Bilanci dei Gestori del SII

Tabella 6.49 INDICE DI LIQUIDITÀ

Anno Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua ITALIA 2002 €/€ 0,94 1,06 0,70 1,32 0,86 1,142003 €/€ 1,23 1,12 1,22 1,16 1,082004 €/€ 0,91 1,38 1,13 0,57 0,80 1,212005 €/€ 0,83 1,32 1,03 0,70 0,84 1,142006 €/€ 1,53 1,05 0,87 0,70 1,45 1,14 1,072007 €/€ 1,20 0,90 0,78 0,66 1,43 0,92 1,16

Fonte: elaborazioni da Bilanci dei Gestori del SII

Un altro segnale dell’eccessivo indebitamento è costituito dal fatto che per tutte le imprese

analizzate, ad eccezione di ASA che tuttavia presenta valori di poco inferiori, il peso degli oneri finanziari sul fatturato va oltre la soglia di pericolo del 5%. Di più, tale peso tende a crescere nel tempo per tutte le imprese analizzate ed è sempre superiore al valore medio italiano, che resta invece saldamente inferiore al valore soglia del 5%.

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Il costo del debito appare crescente anch’esso negli ultimi tre anni per quasi tutte le imprese considerate. Quest’ultimo risulta inferiore nel 2007 alla media italiana, tranne nel caso di Publiacqua (9,1%) e Gaia (6,8%).

Tabella 6.50

ONERI FINANZIARI SU FATTURATO

Anno Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua ITALIA 2002 % 0,56 1,68 3,62 0,86 0,27 2,232003 % 1,46 3,52 5,85 1,23 1,752004 % 3,28 4,66 2,14 1,73 4,59 1,952005 % 3,19 3,46 2,17 1,99 5,02 2,252006 % 3,92 6,63 2,94 4,17 5,15 5,00 2,702007 % 5,77 5,02 4,18 5,16 6,45 5,79 3,70

Fonte: elaborazioni da Bilanci dei Gestori del SII

Tabella 6.51 COSTO DEL DEBITO: ONERI FINANZIARI SU DEBITI FINANZIARI

Anno Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua ITALIA 2002 % 1,3 2,0 4,8 6,5 0,5 4,92003 % 2,0 2,6 8,2 4,1 3,42004 % 4,1 4,1 3,2 2,9 4,6 4,72005 % 3,7 3,6 3,2 3,2 4,4 4,92006 % 4,0 6,7 4,3 4,9 5,0 6,7 6,22007 % 4,6 4,4 5,8 6,8 5,3 9,1 6,4

Fonte: elaborazioni da Bilanci dei Gestori del SII

L’analisi della leva finanziaria ci permette di capire quali sono le aziende per le quali il

debito può avere un effetto moltiplicativo della redditività della gestione e quelle per le quali invece il rischio può essere quello di aumentarne l’indebitamento.

In primo luogo è da sottolineare che la leva del debito appare negli ultimi tre anni di gestione positiva per tutte le aziende considerate, ad eccezione di ASA nell’ultimo anno. Da questo punto di vista ancora una volta si distinguono in positivo le gestioni di Acque su tutte le altre e a seguire di Nuove Acque e Publiacqua, che, grazie alla maggiore efficienza della gestione caratteristica, sono in grado di sfruttare la leva del debito per aumentare la propria redditività. Viceversa la dinamica della leva finanziaria di ASA, che si riduce fino a diventare negativa nel 2007 racconta di una situazione critica in via di peggioramento. Acquedotto del Fiora si conferma una gestione che dopo i primi anni di difficoltà riesce, grazie a una ritrovata efficienza operativa, a generare flussi di cassa tali da poter effettivamente cominciare a sfruttare positivamente anche la leva del debito. Infine per Gaia lo spread nei primi tre anni di gestione è positivo ma nel 2007 ancora abbastanza ridotto per poter costituire una leva finanziaria davvero efficace.

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Tabella 6.52

LA LEVA DEL DEBITO: ROI – ROD

Anno Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua ITALIA 2002 % 4,76 -6,61 -3,40 0,79 3,33 1,52003 % 2,28 -1,92 -4,13 3,05 2,32004 % 3,33 -3,37 2,68 3,54 1,88 2,02005 % 5,16 0,04 1,50 0,93 1,43 1,92006 % 4,83 1,00 1,24 1,72 3,04 2,00 3,02007 % 4,96 2,94 -1,34 1,20 3,27 2,92 1,8

Fonte: elaborazioni da Bilanci dei Gestori del SII

Una volta analizzata la leva del debito resta da capire in quale misura questa venga o meno

sfruttata per aumentare la redditività complessiva della gestione. Delle tre gestioni più efficienti soltanto Acque pare sfruttare a fondo la leva del debito per aumentare la propria redditività, mentre sia Publiacqua che Nuove Acque, le due società più capitalizzate, ne fanno un uso complessivamente molto più prudente. Superano invece la soglia di sicurezza standard di “2” nel rapporto tra capitale di debito e capitale proprio le gestioni per le quali lo spread tra redditività caratteristica e costo del denaro è più esiguo e incerto nel segno, in primo luogo ASA. Appare poi degno di nota e di una qualche richiesta di spiegazione l’eccessivo valore dell’indice nel caso di Gaia, sempre oltre quota 20. Anche il caso di Acquedotto del Fiora appare interessante. Il rapporto debt/equity si riduce infatti dai valori troppo elevati dei primi due anni (18,9 e 33,7 rispettivamente) a valori sempre elevati ma più ragionevoli, proprio quando migliora la redditività della gestione operativa.

Tabella 6.53

RAPPORTO DEBT/EQUITY

Anno Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua ITALIA 2002 % 17,6 18,9 0,5 0,1 6,6 0,382003 % 1,9 33,7 2,0 0,3 0,432004 % 2,1 3,2 1,9 0,6 1,5 0,362005 % 2,2 2,9 2,3 25,6 1,7 0,442006 % 2,4 3,1 2,4 22,0 1,0 0,7 0,442007 % 3,3 3,5 3,8 20,3 1,3 0,7 0,61

Fonte: elaborazioni da Bilanci dei Gestori del SII

• Le gestioni extra-caratteristiche Se il rapporto tra efficienza operativa e sfruttamento della leva finanziaria spiega in parte la redditività complessiva delle imprese, quest’ultima appare nel complesso determinata anche da altre componenti estranee alla gestione caratteristica. La loro incidenza appare forse non casualmente rilevante soprattutto nelle imprese la cui fase operativa appare meno stabile ed efficiente. Ad esempio, per quanto riguarda Acquedotto del Fiora nel secondo anno il ROI appare positivo soltanto grazie al saldo positivo tra proventi e oneri straordinari pari a 2,7 milioni di euro circa, mentre il risultato operativo risulta ampiamente negativo. Negli ultimi tre anni il risultato operativo torna positivo per il recupero di efficienza della gestione operativa ma il ROE complessivo viene ulteriormente rafforzato dal contributo estremamente rilevante dei proventi straordinari (+568% e +389% in rapporto al risultato operativo). Per quanto riguarda ASA, nel primo anno di gestione (2002) il risultato operativo fortemente negativo, cui si

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aggiunge il saldo negativo tra proventi e oneri finanziari, viene fortemente mitigato dal contributo positivo proveniente dalla parte straordinaria (4,8 milioni di euro) pari al 99% del risultato operativo. L’anno successivo, la mancanza di una posta straordinaria così rilevante a mitigare una gestione caratteristica che genera ancora perdite seppur in misura inferiore, spiega viceversa il peggioramento ulteriore del ROE (-21,4%). Nel 2007, infine, mentre la redditività della gestione caratteristica si riduce rispetto al 2006, ma si mantiene positiva, il saldo negativo proventi/oneri finanziari incide negativamente per ben il 154% del risultato operativo e la parte straordinaria per un ulteriore 70%. Oltre a ciò un contributo negativo di altri 4,5 milioni di euro, pari al 440% del risultato operativo, proveine dalle rettifiche delle attività finanziarie. Soltanto così si spiega il ROE eccezionalmente negativo del 2007 (-51,4).

Nel 2002 Nuove Acque realizza un risultato operativo esiguo ancorché positivo sui cui incide in senso negativo sia il saldo proventi/oneri finanziari, sia la parte straordinaria della gestione. Si determina pertanto un risultato prima delle imposte pari a meno 589 mila euro circa, che viene ribaltato in utile netto positivo grazie alla restituzione di imposte.

Questi pochi esempi inducono ad usare una notevole cautela nel commentare i dati relativi al ROE in una troppo stretta correlazione con la redditività della gestione operativa e con l’uso della leva finanziaria, e suggeriscono l’opportunità di porre alcune domande precise ai gestori riguardo alla compilazione dei bilanci. Ad esempio, il contributo della voce Rettifiche delle attività finanziarie appare molto rilevante durante quasi tutta le gestione di ASA e quasi soltanto per questa azienda. Ciò induce a qualche domanda circa l’utilizzo di questa posta di bilancio da parte dell’impresa.

Tabella 6.54

INCIDENZA % NEGATIVA DEL SALDO (PROVENTI-ONERI FINANZIARI) SUL RISULTATO OPERATIVO

Anno Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua ITALIA 2002 % -9 -18 -38 -217 -3 52003 % -24 -174 -111 -25 112004 % -31 -51 -9 -25 -48 32005 % -23 -130 -16 -61 -49 42006 % -6 -80 -21 -45 -44 -35 -12007 % -22 -46 -154 -69 -44 -8 -16Intervallo temporale analizzato % -19 -351 -103 -58 -40 -28 0,4

Fonte: elaborazioni da Bilanci dei Gestori del SII

Tabella 6.55 INCIDENZA DELLA PARTE STRAORDINARIA DELLA GESTIONE SUL RISULTATO OPERATIVO

Anno Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua 2002 % 0 -3 99 -432 02003 % 1 121 -10 -102004 % 5 -35 -24 47 202005 % 1 568 -137 0 -262006 % 0 389 14 -4 26 -202007 % -9 66 -70 17 -1 -4

Fonte: elaborazioni da Bilanci dei Gestori del SII

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Tabella 6.56

INCIDENZA NEGATIVA DELLE RETTIFICHE DELLE ATTIVITÀ FINANZIARIE SULL'UTILE NETTO

Anno Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua ITALIA 2002 % 0,0 0,0 33 0 0 92003 % 1,7 20,4 16 0 12004 % 0,0 0,9 35 0 3 72005 % 0,0 2,4 2 0 0 162006 % 0,0 0,0 1.845 0 0 206 52007 % 0,0 0,0 64 40 0 -2 3

Fonte: elaborazioni da Bilanci dei Gestori del SII

Tabella 6.57 INCIDENZA DELLE GESTIONI EXTRA-CARATTERISTICHE SUL RISULTATO OPERATIVO. 2002-2007

Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua ITALIA Proventi/oneri finanziari % -18,7 -350,7 -102,8 -58,0 -40,0 -27,7 0,4Proventi/oneri straordinari % -1,6 274,9 -6,0 1,4 5,6 -4,1 9,0Imposte % -45,1 -239,5 -163,3 -48,0 -31,2 -40,2 -47,3Rettifiche attività finanziarie % 0,0 -3,1 -110,0 -0,3 0,0 -0,5 1,6

Fonte: elaborazioni da Bilanci dei Gestori del SII

Per poter dare una valutazione più sintetica e comprensibile dell’influenza delle gestioni

extracaratteristiche sui bilanci delle imprese nell’intervallo temporale preso in considerazione, anche al fine di metterne in evidenza gli aspetti più strutturali è forse opportuno commentare il valore dell’incidenza delle singole voci della gestione extra-caratteristica sul Margine operativo Lordo, che qui possiamo considerare come il flusso di cassa lordo generato dalla gestione operativa.

L’analisi consolidata sul complesso del periodo 2002-2007 mette in evidenza innanzitutto l’anomala incidenza, in assoluto e rispetto alla media italiana, del saldo negativo tra proventi e oneri finanziari, conseguente alla scarsa capitalizzazione e all’eccessivo indebitamento delle imprese. Anche in questo caso si apprezzano differenze rilevanti tra le imprese più virtuose e in salute e quelle più in difficoltà Acquedotto del Fiora ed ASA, ma anche Gaia. Altrettanto singolare ed importante in senso negativo appare il peso delle rettifiche delle attività finanziarie per ASA. Infine si conferma molto importante per Acquedotto del Fiora l’incidenza positiva della gestione straordinaria. Per ciò che riguarda le imposte, Nuove Acque e a seguire Publiacqua appaiono le imprese per le quali le imposte sembrano incidere sensibilmente meno sulla liquidità creata dalla gestione operativa, mentre anche in questo caso ASA appare l’azienda più svantaggiata dal rapporto con la fiscalità.

Tabella 6.58

INCIDENZA DELLE GESTIONI EXTRA-CARATTERISTICHE SUL MOL. 2002-2007)

Unità di misura Acque Acq. Fiora Asa Gaia Nuove Acque Publiacqua ITALIA Proventi/oneri finanziari % -10,3 -33,1 -18,7 -29,4 -16,6 -12,5 0,2Proventi/oneri straordinari % -0,9 25,9 -1,1 0,7 2,3 -1,8 3,8Imposte % 24,9 22,6 29,7 24,3 12,9 18,2 20,1Rettifiche attività finanziarie % 0,0 -0,3 -20,0 -0,1 0,0 -0,2 0,7

Fonte: elaborazioni da Bilanci dei Gestori del SII

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• Sintesi finale Complessivamente nell’ordine Acque, Nuove Acque e Publiacqua emergono come imprese con un sufficiente equilibrio economico finanziario della gestione, raggiunto nel tempo innanzitutto migliorando l’efficienza della gestione operativa. Tale equilibrio è ricercato da una parte aumentando i ricavi attraverso l’aumento delle tariffe e dall’altra limitando i costi operativi, in particolare quelli relativi al personale ma anche i costi esterni per servizi. Le imprese più efficienti attraverso il recupero di più ampi margini sulle vendite e attraverso il generale miglioramento delle politiche commerciali sono capaci di generare un flusso di cassa tale da garantire la liquidità dell’impresa e alleviare il peso del debito. Il peso di quest’ultimo è elevato ed è causato in primo luogo della scarsa capitalizzazione di cui soffrono anche le imprese più efficienti, seppur in misura minore. La differenza tra le imprese più efficienti sta nel profilo di rischio finanziario assunto. Nuove Acque e Publiacqua fanno minor ricorso al debito perché sono imprese più capitalizzate e anche perché presentano una leva finanziaria positiva ma più limitata. Acque, che presenta un grado di indipendenza finanziaria assolutamente più basso, ma uno spread più ampio tra costo del denaro e suo rendimento nella gestione caratteristica, fa invece un largo uso della leva del debito e riesce a generare una espansione della liquidità che le permette comunque di far fronte al peso degli oneri finanziari. In sostanza sceglie un profilo di rischio certamente più elevato, ma questa sinora appare una scelta vincente.

Viceversa le difficoltà in cui versano le imprese meno efficienti ASA e Acquedotto del Fiora e Gaia derivano in primo luogo da un più precario equilibrio tra costi e ricavi, che nel caso di ASA e Gaia perdura sino agli ultimi anni della gestione, mentre nel caso di Acquedotto del Fiora pare far posto ad una ritrovata efficienza economica.

Per quanto riguarda ASA le difficoltà della fase operativa nascono dall’eccessivo peso del costo complessivo del personale derivante dalla sua numerosità, e dal peso molto elevato del costo delle materie prime e degli oneri diversi di gestione. Nel caso di Acquedotto del Fiora invece è l’eccessivo peso dei costi esterni durante i primi anni della gestione, cui non fa da contraltare un minor peso del costo del personale. In sostanza l’azienda non appare esternalizzata al punto da giustificare un tale peso dei costi per servizi acquistati. Un ragionamento simile vale per Gaia, pur nella difficoltà di una analisi che abbraccia solo tre anni di gestione. A ciò si aggiungano politiche commerciali non particolarmente efficaci, soprattutto dal lato della capacità di incassare per tempo i crediti. Dal punto di vista patrimoniale queste imprese appaiono fortemente sottocapitalizzate e fanno un largo ricorso al debito, soprattutto di breve periodo. Ma al contrario delle imprese più efficienti lo spread tra costo del denaro e rendimento del suo impiego nella gestione caratteristica è assai limitato quando non negativo. Di conseguenza sull’intero periodo considerato 2002-2007 l’incidenza del saldo negativo tra proventi e oneri finanziari sul flusso di cassa lordo generato dalla gestione caratteristica è particolarmente elevata, sia per ASA (18,7%) che per Acquedotto del Fiora (33,1%) e Gaia (29,4%). Più elevato rispetto alle imprese più efficienti ma anche e soprattutto rispetto alla media del dataset di imprese italiane del settore (+0,4%) che presenta addirittura un contributo positivo del saldo tra proventi e oneri finanziari. Inoltre per ASA va aggiunto il peso negativo, rilevante per tutto l’intervallo considerato, delle rettifiche delle attività finanziarie: dunque, la somma del saldo proventi/oneri finanziari e delle rettifiche delle attività finanziarie pesa negativamente per ben il 39% circa sulla liquidità potenziale o lorda generata dalla gestione caratteristica.

In conclusione tra il 30 e il 40% della liquidità lorda generata dalla gestione caratteristica di queste tre imprese tra il 2002 e il 2007 è assorbita dal peso della finanza e del debito.

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ISBN 978-88-6517-023-6

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L’industria dell’acquae dei rifiuti in ToscanaAnalisi dei principali gestori dei servizi idrici e di igiene urbana

Enrico ContiGiuseppe Cocchi Claudio Lubello

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