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Fra autonomia, indipendenza e califfato, chi sono e che cosa vogliono i leader uiguri del Xinjiang, accusati da Pechino di terrorismo. La forza della diaspora, il sostegno turco e le ambiguità americane. Le tecniche coloniali cinesi.Articolo pubblicato su Limes 4/05 Cindia, la sfida del secolo, e on line su www.limesonline.com mercoledì 8 luglio 2009.

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1. DOPO GLI ATTENTATI DELL’11 SETTEMBRE

2001, molti governi che avevano a che fare con gruppi di opposizione islamicahanno colto l’occasione della «guerra al terrorismo» per chiudere i conti con i loroavversari. È il caso soprattutto della Cina. Pechino ha cercato da subito il placet de-gli Stati Uniti nella sua lotta contro i «secessionisti» uiguri del Xinjiang, peraltro sen-za troppo successo. Il fatto poi che il governo di Pechino sia stato, insieme allaRussia, membro fondatore prima dello «Shanghai Five» e poi dell’Organizzazionedella cooperazione di Shanghai (Osc), conferma e rafforza i leader cinesi nella de-terminazione ad applicare, da ormai quasi un decennio, le politiche repressivepreviste dalla campagna del «Colpisci duro, massima pressione» (yanda).

Teorizzata già nel 1983 e annunciata ufficialmente nell’aprile del 1996 dai duecolonnelli Qiao Liang e Wang Xiangsui, autori del celebre testo di strategia Guerrasenza limiti, tale campagna si svolse tra l’ottobre dello stesso anno ed il gennaio1999 per porre fine al clima di rivolta che aveva investito la provincia tra il 1990 (ri-volte di Baren e Aqsu) ed il 1997 (insurrezione di Yining/Gulja). Il fine dichiaratodi questa campagna è stato sin dall’inizio combattere la corruzione e le attività ille-gali. Ma nel caso specifico del Xinjiang ha finito col corrispondere alla lotta al «se-paratismo» (leggi: nazionalismo uiguro) e alle attività religiose non autorizzate dalgoverno.

Già mesi prima degli avvenimenti dell’11 settembre 2001 le operazioni militarinella regione vennero intensificate, portando all’arresto arbitrario di centinaia disemplici cittadini e all’esecuzione di 480 persone nel solo mese di aprile del 2001.In questa sua guerra Pechino si serve dei bingtuan, i famigerati corpi di produzio-ne e costruzione (Xinjiang shengchan jianshe bingtuan). Inizialmente costituiti dareparti congedati dell’esercito nazionalista e inquadrati con truppe comuniste, an-

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Fra autonomia, indipendenza e califfato, chi sono e che cosavogliono i leader uiguri del Xinjiang, accusati da Pechino di terrorismo. La forza della diaspora, il sostegno turco e le ambiguità americane. Le tecniche coloniali cinesi.

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cora oggi hanno il compito di presidiare le aree incluse a cavallo del Tian Shan, lesteppe della Zungaria e le città lungo la direttrice Ürümqi-Pechino. A queste mi-nacce per la sicurezza nazionale, il governo ha risposto erigendo un «grande murod’acciaio» contro tutti i gruppi di ispirazione islamica, attivi sia nello stesso Xinjiangche negli Stati confinanti, specie dopo il crollo dell’Unione Sovietica.

L’aspetto transnazionale dell’irredentismo del Turkestan Orientale è dovutoinfatti tanto alla presenza di comunità uigure, kazake e kirghise oltre confine (Ka-zakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Afghanistan) quanto alla comune appartenenzaculturale e linguistica dei popoli turcofoni dell’intera Asia centrale. In particolare,dopo il crollo dell’Urss molti uiguri ritenevano che fosse giunto il momento dicreare un proprio Stato sovrano, un «Uiguristan», così come esistevano un Kazaki-stan, un Kirghizistan o un Uzbekistan.

La strategia del governo di Pechino per gestire i confini etnici e limitare i movi-menti panuigurici nella Regione autonoma del Xinjiang consiste nell’alimentare ilconflitto culturale esistente tra gli uiguri delle città delle oasi ed i kazaki, presenti so-prattutto nel distretto autonomo di Ili-Kazakh, e gli altri nomadi (kirghisi e mongo-li). Dagli anni Ottanta la presenza dei kazaki nel governo locale supera di gran lun-ga quella degli uiguri, facendone, dopo questi ultimi, il più potente gruppo etnicodell’intera Regione autonoma. Di conseguenza gli uiguri hanno generalmente scar-sa fiducia verso i loro rappresentanti, mentre tutte le altre minoranze tendono adavere un grande rispetto politico per i kazaki. In questa definizione rientrano alcunigruppi accusati di voler minare l’integrità dello Stato cinese e la pacifica convivenzafra le diverse nazionalità (in cinese minzu, in uiguro millät). Con finalità talvoltamolto diverse, essi mirano a porre fine alla dominazione cinese, sviluppata attraver-so una massiccia immigrazione di genti han provenienti dalla Cina interna.

Questo processo è cominciato nel 1759, in seguito alle guerre che portaronoalla scomparsa del regime dei khoja nel Turkestan Orientale (1678-1759), per ave-re poi uno stallo tra l’emirato indipendente di Ya‘qûb Beg in Kasgharia (1864-1877)ed il 1884, quando la regione venne ribattezzata Xinjiang («Nuovo Territorio»). Tut-tavia, solo con l’annessione della regione alla Repubblica Popolare si è determina-to un flusso migratorio costante. Dopo l’annessione della Repubblica Islamica delTurkestan Orientale (1944-49) da parte della Repubblica Popolare Cinese (1° otto-bre 1949), la variazione demografica nel Xinjiang è in costante mutamento in favo-re degli han. Nel periodo 1949-85 gli immigrati han inviati in Xinjiang erano per lopiù soldati dei bingtuan.

Dal 1985 ad oggi, gli han sono diventati la seconda etnia del Xinjiang, sop-piantando i kazaki. Negli anni gli insediamenti dei bingtuan, destinati a costruireimpianti per l’irrigazione del terreno, hanno costituito la testa di ponte per la nuo-va immigrazione. Oggi, dopo decenni di vita isolata, gli han immigrati in Xinjianghanno sviluppato una propria identità, distinta da quella degli altri han, visti comeminaccia al lavoro svolto in più di cinquant’anni. Il nuovo flusso migratorio (1985-2001) ha visto passare gli han dal 6,1% del 1953 al 37,6% del 1990, contro un calogenerale delle minoranze. Ad esempio gli uiguri, considerati la minoranza più rap-

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presentativa, sono passati nello stesso lasso di tempo dal 74,7% al 47,5% della po-polazione totale di quasi 16 milioni. Ad Ürümqi, la capitale provinciale, nel solobiennio 1998-2001 gli han sono passati dal 75% al 95% della popolazione. Questasituazione fa sì che uiguri, kazaki e altre popolazioni si sentano come «stranieri nel-la propria terra».

L’immissione di forza lavoro dalle regioni interne della Cina è dunque il prin-cipale strumento usato da Pechino per l’assimilazione delle minoranze o, nei ter-mini della propaganda governativa, per creare una «madrepatria» senza distinzionietniche e sociali. Ma nonostante gli sforzi di Pechino per acculturare le minoranzeislamiche della regione, gli stessi uiguri che vivono e lavorano nelle grandi città,nonostante parlino cinese e desiderino essere equiparati ai loro colleghi cinesi, ri-tengono inconcepibile il matrimonio con una donna han.

In questo processo di assimilazione Pechino ha un prezioso alleato; gli hui odungani (han musulmani), popolazione di origine mista turco-persiana e cinesedel Gansu, che da secoli funge da tramite culturale tra il governo centrale e le po-polazioni turco-islamiche. Questa doppia identità rende gli hui invisi sia agli hanche alle popolazioni turche del Xinjiang. Gli uiguri in particolare non hanno di-menticato l’invasione della prima repubblica turco-islamica del Turkestan Orienta-le (1933-36) da parte delle truppe hui del signore della guerra del Gansu, MaZhongying.

Oggi gli hui, nonostante siano i principali sostenitori di un «islam di Stato», so-no vittime insieme alle altre minoranze islamiche della campagna per «l’aperturadell’Occidente» (xibu da kaifa), come dimostrano le recenti sommosse nella cittàdi Xi’an, nella Mongolia interna e nel Guangdong. La discriminazione economica esociale prodotta dall’immigrazione han colpisce gli interessi della popolazione lo-cale. Le poste in gioco e le partite aperte nel Xinjiang vanno dallo sfruttamento in-controllato delle immense risorse naturali (gas, petrolio e acqua) del Bacino delTarim, al degrado ambientale provocato dagli esperimenti nucleari nella regione diLop Nor, all’assimilazione culturale condotta non solo attraverso la già citata immi-grazione e la segregazione culturale, ma anche per mezzo della rilettura sinocentri-ca della storia e della riproposizione in chiave folcloristica della vita degli abitantioriginari della regione, che gli abitanti del Turkestan Orientale, soprattutto gli ui-guri, chiamano da millenni «la nostra terra, il nostro territorio».

Certo, gli uiguri di oggi non sono affatto gli stessi che fondarono il grande im-pero uiguro tra l’VIII e il IX secolo. I vari regni turco-mongoli che si alternarononella regione tra il XIV e il XVII secolo videro negli uiguri dei fratelli da convertireall’islam (erano stati infatti tra i più prolifici produttori di testi manichei, nestorianie buddhisti fino al XIV secolo, e ancora alla metà del XV erano in larga partebuddhisti). Con la conversione all’islam, il termine «uiguro» scomparve, per esseresostituito tra il XVI e il XVIII secolo da definizioni quali sart (in persiano sârt vuoldire «mercante», «carovaniere») o taranchi (termine turco chagataico indicante icontadini delle oasi del Bacino del Tarim, trasferiti nella Valle dell’Ili sotto il regnodell’imperatore Qianlong). Il termine venne riutilizzato solo a partire dal 1933,

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quando il governatore nazionalista Sheng Shicai (1933-44), su consiglio del diplo-matico sovietico Garegin Apresov, volle così designare gli abitanti del Bacino delTarim, basandosi sulle stesse formule storico-linguistiche adottate da Lenin per de-finire i popoli dell’Asia centrale negli anni Venti.

Tuttavia il termine apparve per la prima volta su un documento ufficiale du-rante una riunione dei rappresentanti degli uiguri a Tashkent nel 1921. Fino ad al-lora e per molto tempo ancora dopo quella data, la popolazione della regione(esclusi i nomadi kazaki e kirghisi e le altre minoranze) si autoidentificava in basealla città o all’oasi di provenienza, ad esempio Khotanliq (di Khotan), Turpanliq(di Turfan), Kashkaliq (di Kashgar), o in base alla categoria culturale: Turkî se si ri-feriva all’appartenenza linguistica, Taranchi o Sart-kalmuk a quella sociale.

2. I veri fattori unificanti per le genti turche che abitano il Xinjiang, a prescin-dere dalla appartenenza etnica o culturale (siano uiguri delle città o nomadi kazakio kirghisi), sembrano essere l’islam e la lingua uigura (o più correttamente turkî,ossia turca).

Coloro che si battono per uno Stato indipendente nel Turkestan Orientale sidividono in diversi gruppi e movimenti. Tra le varie versioni dell’indipendentismoturkestano se ne possono distinguere almeno quattro, talvolta presenti nello stessomovimento: panturchismo, panislamismo, autonomismo e assimilazionismo.

Il panturchismo ed il panislamismo sono tornati fare proseliti in tutto il Turke-stan in seguito al crollo dell’Unione Sovietica. La ricomparsa dell’ideologia pantur-ca si deve alla volontà politica della Turchia di sostituirsi all’Unione Sovietica nelruolo di potenza egemone in Asia centrale. Questa aspirazione, ancora oggi vivanei pensieri e nelle azioni di alcuni politici turchi, tra i quali lo stesso ministro degliEsteri Abdullah Gül, si è ridotta negli ultimi anni a progetti più pragmatici, che van-no dalla creazione di scuole e università negli Stati «fratelli» della regione alle joint-venture con le compagnie petrolifere di Stato cinesi. Anche il panislamismo si èdiffuso negli ultimi anni grazie alla propaganda di intellettuali turchi, facilitati inquesto dalla diffusione della confraternita mistica della Naqshbandiya in tutta l’A-sia centrale.

Autonomismo e assimilazionismo costituiscono invece una risposta locale al-l’aggressione politica, economica e culturale messa in atto dal governo di Pechino.L’autonomismo è visione più diffusa tra la cosiddetta «maggioranza silenziosa», os-sia coloro che non hanno i mezzi economici o culturali per potersi contrapporre aldominio sociale e culturale esercitato dagli han. Vicini a questa corrente sono glioppositori più o meno passivi, soprattutto giovani universitari, che con atti provo-catori verso le autorità cercano di coinvolgere proprio la «maggioranza silenziosa»in proteste su larga scala. La tendenza è inoltre diffusa tra numerosi movimenti cheoperano in Europa. Vi è poi una piccola percentuale di uiguri favorevole alla pro-spettiva dell’assimilazione in una provincia dominata dagli han. Sono soprattuttouomini tra i trenta e i quarant’anni, educati in cinese, che parlano il cinese nella vi-ta di tutti i giorni.

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Un’ulteriore distinzione va fatta tra i gruppi che conducono una lotta armata(un’esigua minoranza) e quelli che si battono invece per una soluzione pacifica.Sebbene il fine delle organizzazioni uigure sia il più delle volte la separazione delTurkestan Orientale dalla Cina, negli ultimi quindici anni, ossia dall’insurrezione diBaren (5 aprile 1990) all’attentato di Osh in Kirghizistan (8 maggio 2003), solo di ra-do gli attivisti uiguri sono ricorsi alla violenza per affermare questo principio. Da in-dagini condotte dal Dipartimento di Stato americano e dal Centro di studi interna-zionali di Shanghai oggi sappiamo che vi sono diversi gruppi armati che operanosia nel Xinjiang che negli Stati confinanti, soprattutto in Kazakistan e in Kirghizistan.

Il 21 gennaio 2002 l’Ufficio informazioni del Consiglio di Stato della Repubbli-ca Popolare Cinese pubblicò un articolo sul terrorismo in Turkestan Orientale, incui si dichiarava che «la gran parte delle esplosioni, degli assassini e degli altri attiterroristici avvenuti in Xinjiang negli ultimi anni sono correlati a queste organizza-zioni». Venivano menzionati i due movimenti terroristici considerati tra i più rap-presentativi della lotta armata contro il governo di Pechino: lo East Turkestan Isla-mic Movement e la Eastern Turkestan Liberation Organization.

Lo East Turkestan Islamic Movement (Etim; in turco Shärqiy Türkistan IslamHerekiti), noto anche come Eastern Turkestan Islamic Party (Etip; Shärqiy Türki-stan Islam Partiyesi), costituisce sicuramente il più noto esempio di movimento in-dipendentista transnazionale. Il 26 agosto 2002 il Dipartimento di Stato Usa, la Cinae le Nazioni Unite annunciarono che questo gruppo doveva essere incluso nella li-sta delle organizzazioni terroristiche internazionali. La resistenza organizzata dal-l’Etim cominciò in seguito all’insurrezione di Baren, anche se il gruppo che sembraaver guidato la rivolta venne identificato come Shärqiy Türkistan Islam Partiyesi. Larepressione attuata dal governo in seguito a questa rivolta e a quelle che seguironoper tutti gli anni Novanta costrinse numerosi attivisti uiguri della zona di Kashgar arifugiarsi in Pakistan, dove da tempo avevano contatti di carattere commerciale.Qui, negli anni tra il 1990 ed il 1996, un certo Hasan Makhsum, noto anche comeAshan Sumut, costituì l’Etim. Nell’ottobre del 1993 Makhsum venne arrestato dalleautorità cinesi con l’accusa di attività terroristiche e messo ai lavori forzati, dove ri-mase per tre anni. Riuscito a fuggire in Afghanistan nel 1998, organizzò 15 celluleterroristiche per un totale di 150 militanti. Sembra inoltre che la dirigenza dell’Etimabbia avuto stretti contatti con al-Qå‘ida e che abbia inviato agenti ed armi nelXinjiang all’inizio del 1998. Pare che lo stesso Makhsum si sia incontrato con Osa-ma bin Laden all’inizio del 1999. Tra il 1999 e il 2001, bin Laden e i taliban forniro-no circa 300 mila dollari all’Etim per finanziare le operazioni terroristiche del grup-po. Secondo rapporti del Dipartimento di Stato, in cambio del denaro, bin Ladenavrebbe richiesto che l’Etim operasse non solo nel Xinjiang, ma anche in Afghani-stan, Uzbekistan, Tagikistan e Kirghizistan. Almeno in un’occasione Makhsum sisarebbe rifugiato in Afghanistan, usando un passaporto fornitogli dai taliban. Nel-l’ottobre 2003, Hasan Makhsum sarebbe stato ucciso da militari pachistani duranteun’incursione contro un insediamento di al-Qå‘ida nella zona tribale tra Pakistan eAfghanistan.

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Il governo di Pechino ritiene che l’Etim sia una parte fondamentale dell’orga-nizzazione diretta da bin Laden, contribuendo alle sue attività con un fantomatico«Battaglione cinese». Stando ai rapporti del Dipartimento di Stato, non risultano tut-tavia attività terroristiche attribuibili a questo gruppo prima del 2002. Quando il 26agosto 2002 il vicesegretario di Stato Richard Armitage, allora in visita a Pechino,dichiarò che l’Etim costituiva il gruppo terroristico più pericoloso tra quelli attivi inAsia centrale, la notizia giunse inaspettata persino al Pacific Asia Command del mi-nistero della Difesa degli Stati Uniti, che nel suo Special Report del settembre 2001non solo non menziona l’Etim, ma sostiene che «non c’è un singolo gruppo identi-ficabile ma c’è un’opposizione violenta coordinata e forse guidata da gruppi diesuli e da organizzazioni interne al Xinjiang» e che non vi è alcuna prova che l’Etimavesse pianificato un attacco contro l’ambasciata americana a Bishkek. TuttaviaWashington ha accusato l’Etim di essere responsabile di oltre duecento atti di ter-rorismo in Cina; nel giugno 2002 sono stati identificati come appartenenti all’Etimalmeno due dei sei detenuti uiguri di Guantanamo.

Il movimento conta al suo interno otto fazioni, operanti sia negli Stati viciniche in Turchia e in Europa. Secondo alcuni analisti, tra gli obiettivi dell’Etim, unavolta liberato il Turkestan Orientale dal dominio cinese, vi sarebbe la creazione diuno Stato islamico allargato a parte del Kazakistan, del Kirghizistan e persino delPakistan.

Lo United Revolutionary Front of Eastern Turkistan (Urfet), attivo tra il 1990 eil 2001, è anch’esso considerato responsabile di numerosi attentati terroristici in Ci-na, compiuti tra il 1990 e il 1997. Guidato dall’ottuagenario Yusupbek Mukhlisi,noto anche come Modan Mukhlisi, il gruppo dichiarava più di 30 unità operantinella regione.

La Organization for the Liberation of Uyghurstan o Uyghur Liberation Organi-zation (Ulo; Uyghur Azatliq Täshkilati) è stata guidata da Ashir Vakhidi (o HashirWahidi) e opera sopratutto in Kazakistan. Stando ad alcune dichiarazioni dellostesso Vakhidi, risalenti al 1996, l’organizzazione conterebbe un milione di sosteni-tori in Xinjiang e 12 mila affiliati negli Stati confinanti. Nel marzo 1998 Vakhidi fuvittima di un attacco congiunto da parte delle forze speciali kazake e kirghise, mo-rendo pochi mesi dopo. Nel 2001 l’organizzazione si fuse con l’Urfet per dare vitaallo Uyghurstan People’s Party (Uyghurstan Khälk Partiyesi). Dalla sua base ad Al-maty, in Kazakistan, il gruppo si propone di divenire un partito transnazionale,che rappresenti tutti gli abitanti dell’Asia centrale ex sovietica.

Il gruppo noto come Lupi di Lop Nor (Lop Nor Bozkurtlari), pur non posse-dendo un leader riconosciuto, sembra abbia rivendicato la responsabilità di alcuniattentati dinamitardi su treni e autobus compiuti a Pechino tra il 27 febbraio e il 7marzo 1997, in concomitanza delle celebrazioni per i funerali di Deng Xiaoping. Inseguito le stesse autorità cinesi rivelarono che l’attacco era stato pianificato da esuliuiguri in Kazakistan. Benché non ci siano stati incidenti o minacce contro gli im-pianti nucleari cinesi a Lop Nor, alcuni osservatori cinesi fanno notare che la città

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di Lop Nor, base dei Lupi, costituisce comunque uno dei più grandi poligoni nu-cleari della Cina.

La Eastern Turkestan Liberation Organization (Etlo; Shärqiy Türkistan AzatliqTäshkilati) è guidata dall’ex giornalista e sceneggiatore televisivo Mehmet EminHazret, fuggito in Turchia quando aveva circa quarant’anni. Almeno fino al 2003questa organizzazione era basata ad Istanbul. In un’intervista telefonica rilasciata alservizio in uiguro di Radio Free Asia, il 24 gennaio 2003, Hazret ammise che si sa-rebbe potuta rendere necessaria la creazione di un’ala militare dell’organizzazione,per colpire gli interessi cinesi. Egli tuttavia negò ogni precedente attività terroristicaed ogni legame con l’Etim, sostenendo che lo Etlo «non è stato e non sarà maicoinvolto in attività terroristiche dentro o fuori la Cina» ma che «la brutalità del go-verno cinese potrebbe costringere qualche singolo a ricorrere alla violenza».

La Home of East Turkestan Youth, nota anche come «Õamås del Xinjiang», èun gruppo radicale che ha le sue basi in Afghanistan (corridoio del Wakhan). For-mato da circa duemila membri, non si sa chi ne sia la guida.

Il Free Turkestan Movement, guidato dal noto fondamentalista islamico uiguroAbdulkasim, sembra essere tra i gruppi minori che, insieme all’Etim, hanno guida-to l’insurrezione di Baren nel 1990, procurandosi le armi, secondo le autorità cine-si, tramite i mujåhidøn afghani.

Esistono poi altre organizzazioni spesso note solo attraverso il loro nome. Al-cune di dichiarata ispirazione islamica, quali lo East Turkestan Islamic Party of Al-lah (Shärqiy Türkistan Islam Allah Partiyesi), ritenuto il gruppo ispiratore degli in-cidenti di Yining/Gulja del febbraio 1997, lo East Turkestan Islamic Party (ShärqiyTürkistan Islam Partiyesi), la Shock Brigade of the Islamic Reformist Party, gli Isla-mic Holy Warriors (Islam Müjähitläri), lo East Turkestan Opposition Party (ShärqiyTürkistan Mühaläfät Partiyesi). Altre, come lo Eastern Turkestan International Mo-vement o lo stesso Etlo, decisamente laiche e panturchiste.

Tra il 1997 ed il 2001, poi, si sono infiltrate nel Xinjiang alcune organizzazioniterroristiche straniere. Una delle principali è la Tabløghi Jamaat, organizzazionemissionaria pakistana che sembra essere responsabile dell’addestramento di nu-merosi uiguri in Pakistan ed in Afghanistan.

Lo Hizb-u ’t-Tahrør (Partito della rinascita islamica) negli ultimi otto anni si èdiffuso in tutta l’Asia centrale reclutando numerosi esuli uiguri, soprattutto in Ta-gikistan (Valle di Fergana). Da qui progetta, con l’aiuto di alcuni separatisti uiguri,di costituire un califfato esteso dal Marocco alla Cina.

La Jamaat-i-Islamø (Comunità islamica) è il più grande partito politico islamicodel Pakistan ed è guidato da Qazi Hussain Ahmad. Secondo alcuni rapporti del2001, diverse centinaia di uiguri sarebbero stati addestrati al combattimento dallaJammat nella regione tra l’Afghanistan e il Kashmir pakistano (Hunza e Gilgit).

L’Islamic Movement of Uzbekistan (Imu), legato allo Hizb-u ’t-Tahrør e ad al-Qå‘ida, fino al marzo 2002, data del suo presunto scioglimento, sembra abbia ad-destrato diverse centinaia di uiguri nei campi intorno a Mazar-i Sharif. In seguitoalla sconfitta dei taliban in Afghanistan e alla morte di Juma Namangani, leader sto-

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rico del movimento, numerosi membri dell’Imu si sarebbero uniti a dei non benprecisati «separatisti uiguri», per dar vita ad un nuovo movimento.

La stessa al-Qå‘ida ha reclutato diverse centinaia di «uiguri» (molti dei quali inrealtà erano tagiki del Xinjiang). L’organizzazione è accusata, come abbiamo visto,di aver fornito supporti logistici, armi e finanziamenti a molti dei gruppi sopracci-tati, tramite i taliban e i gruppi tribali della regione di Hunza e Gilgit.

3. I movimenti, i gruppi e le associazioni che si battono invece per una solu-zione politica di quella che essi considerano l’occupazione cinese del TurkestanOrientale costituiscono il cosiddetto Movimento di liberazione uiguro. Sebbene lalotta contro i cinesi abbia radici antiche, è solo dal 1949, ossia dalla «pacifica» entra-ta dell’esercito di Pechino nel Turkestan Orientale, che cominciarono a organizzar-si delle formazioni politiche d’opposizione.

Da allora migliaia di abitanti del Turkestan Orientale, soprattutto uiguri, kazakie kirghisi, si rifugiarono inizialmente nei paesi confinanti, dove già vivevano consi-stenti comunità dello stesso ceppo. Quelli che erano stati i dirigenti della Repub-blica Islamica del Turkestan Orientale, come Isa Yusuf Alptekin (Isa Yusup Alip-tekin) e Mehmet Emin Buãra (Muhämmäd Imin Bughra), quando non vennero ar-restati (come il nazionalista Masud Sabri), furono costretti a prendere la via dell’esi-lio, che, dopo molte disavventure, li portò in paesi come il Pakistan, l’Arabia Sau-dita, l’Egitto, la Turchia e la Germania, dando così inizio alla diaspora uigura.

Isa Yusuf Alptekin (1901-1995), nato a Yängihissar, dopo essersi formato inscuole cinesi, interruppe gli studi quando si recò ad Andijan per studiare il russo.Una volta tornato lavorò come esattore delle tasse ed iniziò a studiare il turco inuna scuola cinese. Questa sua conoscenza gli permise di entrare in contatto con lacomunità islamica locale, di cui presto divenne uno dei membri di spicco. Nel1932 ebbe l’incarico di rappresentare il popolo del Xinjiang; il suo scopo era di ot-tenere dal governo centrale l’approvazione di una petizione in cui si chiedeva lapiena autonomia e l’interruzione dell’interferenza sovietica nella regione. Nel 1939venne messo a capo di una missione governativa diretta in India, Afghanistan e al-tri paesi musulmani. Fu proprio in India che si incontrò con Buãra, il quale lo aiutòa stabilire lì una sede dell’Associazione provinciale del Xinjiang; infatti nei primianni Quaranta vi erano nell’India britannica millecinquecento rifugiati uiguri e tre-mila kazaki. A partire dal 1943, Isa e Mehmet cominciarono la loro collaborazionea Qongjing. Il loro intento era, da un lato, convincere i cinesi a cambiare la loropolitica verso le minoranze e, dall’altro, creare una coscienza politica nel propriopopolo. Nella capitale di guerra entrambi lavoravano al giornale delle truppe na-zionaliste Tian-Shan Hua-pao (Giornale del Tienshan). Dal gennaio del 1944 fe-cero uscire il mensile Altay.

I due continuarono a pubblicare articoli sulla rivista e, nel 1946, ne fondaronouna sede ad Ürümqi, dove cominciarono la pubblicazione del Tian-Shan Hua-pao,della rivista sorella Tian-Shan Yue-kan e dell’Altay, pubblicato in cinese e in turkî(turco comune dell’Asia centrale). Dopo l’annessione della Repubblica indipen-

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dente Alptekin giunse in Turchia nel 1955 dall’India, nel 1961 creò ad Istanbul laAssociazione degli emigrati del Turkestan Orientale (Doãu Türkistan’ın Göçmenle-ri Kurumu), primo nucleo della futura Eastern Turkestan Foundation (Doãu Türki-stan Vakfı). Morto il 17 dicembre 1995 all’età di 94 anni, Isa Yusuf Alptekin è consi-derato in Turchia un eroe nazionale. Il suo libro più celebre, Doãu Türkistan da-vası (La questione del Turkestan Orientale) è ancora oggi un bestseller. A lui sonostate dedicate vie e parchi in tutte le più importanti città della Turchia.

Mehmet Emin Buãra (Khotan 1901-Istanbul 1965) era figlio dell’emiro locale.Una volta laureatosi all’Università islamica di Karashahr nel 1921, vi divenne pro-fessore di Civiltà islamica prima ed in seguito, negli anni 1924-31, preside dellastessa facoltà. Con la nascita della Repubblica Islamica del Turkestan Orientale, nel1933, egli ne divenne primo ministro e comandante in capo delle Forze armate,fuggendo in India all’avanzata dei volontari dell’Altay. Qui venne arrestato, nel1936, in quanto agitatore politico comunista. Quando una delegazione cinese visitòl’Afghanistan, nel 1939, Mehmet ne incontrò il capo, Isa Yusuf Alptekin. Una voltatornato a Qongjing, Alptekin convinse il Kuomintang ad acconsentire al ritorno diBuãra, in quanto alleato potenziale del partito. Con l’aiuto del rappresentante delministero degli Esteri cinese in India, Mehmet riuscì a partire per Qongjing, dove

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T I A N S H A N

X i n j i a n g

Altay

Karamay

Gulja (Yining)

K A Z A K I S T A N

K I R G H I Z I S T A N

Bishkek

P A K I S T A N

AlmatyÜrümqi

Turpan

Lop NorTAGIKISTAN

T i b e t

G a n s u

R U S S I A

Aqsu

K U N L U N S H A N

A L T U N S H A NC I N A

Kashi

Khotan

Bacinodel Tarim

Z U N G A R I A

I N D I A

M O N G O L I A

IL TURKESTAN ORIENTALE

X I N J I A N G

C I N A

Giacimenti di petrolio

Area usataper esperimenti nucleari

Il Turkestan orientale

C i n g h a i

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giunse nell’aprile del 1943. Nella capitale egli entrò a far parte della Associazionedei popoli del Xinjiang, che si batteva per il riconoscimento, da parte del governo,di uno statuto speciale per la provincia, così come la dichiarazione sulle nazionalitàdi Sun Yatsen prevedeva per la Mongolia interna e per il Tibet. Grazie ai suoi con-tatti con lo Xinjiang, Mehmet venne nominato al Comitato per l’assemblea naziona-le cinese nel 1943, continuando tuttavia ad esprimere opinioni forti sull’autonomiadel Xinjiang. A partire dall’anno seguente cominciò ad esprimere le sue idee sullepubblicazioni filogovernative della casa editrice Altay (Altay Nejuniyat Öyü), fon-data dall’amico e collaboratore Alptekin. Buãra e Alptekin lasciarono Ürümqi conun gruppo di cento persone alla fine di settembre del 1949, dopo che il governodella Repubblica aveva passato le consegne all’esercito cinese; per la fine di otto-bre raggiunsero la città di Kagarlik, seguiti da un altro migliaio di profughi. Dopoun difficile attraversamento dello Himalaya, l’11 dicembre raggiunsero il confine in-diano. Entrati in India come rifugiati, alcuni scelsero di andare a Taiwan, mentre ipiù nazionalisti, tra cui Alptekin e Buãra, scelsero la Turchia.

Nel marzo del 1952, in accordo con l’Alto Commissariato per i Rifugiati delleNazioni Unite, la Turchia concesse l’asilo politico a circa duemila rifugiati turkesta-ni orientali provenienti da India e Pakistan. L’anno seguente furono ugualmenteaccolti duecento kazaki del Turkestan Orientale provenienti dal Kashmir e sette-cento uiguri provenienti dal Pakistan. Vennero insediati in quartieri appositamentecostruiti ad Istanbul (Zeytinburnu e Küçük Çekmece).

La Eastern Turkestan Foundation (Doãu Türkistan Vakfı) venne creata ufficial-mente nel 1986, e da allora è diretta dal generale d’artiglieria a riposo Mehmet RızaBeikin (vedi intervista in appendice). La fondazione da lui presieduta costituisceoggi la più importante organizzazione indipendentista del Turkestan Orientale nel-l’area della Turchia e del Vicino Oriente, tanto che costituisce il principale referen-te anche per le varie fondazioni con sedi nei paesi arabi, come la Fondazione peril Turkestan Orientale del Regno d’Arabia Saudita. La fondazione, oltre a tenerecorsi e conferenze sulla storia e la cultura del Turkestan Orientale, offre borse distudio per gli studenti provenienti dal Xinjiang, in collaborazione con l’Universitàstatale di Istanbul Beyazıt. La fondazione pubblica anche un trimestrale, la Voce delTurkestan Orientale (Shärqiy Türkistan Avazi/Doãu Türkistan’nın Sesi). Questarivista, dichiaratamente a favore della tesi nazionalista turca, veniva inizialmentepubblicata in turco di Turchia e in uiguro, ora è disponibile anche in arabo e in in-glese. La fondazione ha anche curato stampa e diffusione del libro di propagandaanticinese Doãu Türkistan’nın Tarihi (Shärqiy Türkistan Tarikhi, Storia del Turke-stan Orientale).

Il personaggio più importante della diaspora uigura oggi è Erkin Alptekin, fi-glio di Isa Yusuf Alptekin. Nato a Lanzhou, nella Provincia del Gansu, il 4 luglio1939, quando le truppe comuniste presero possesso del Xinjiang, Erkin Alptekinfuggì col padre in India, dove frequentò la scuola dei padri irlandesi a Srinagar.Nel 1955, anno della creazione della Provincia autonoma del Xinjiang-Uyghur (incinese Xinjiang-Weiweur Zizhiqu), giunse con il padre ad Istanbul, dove lavorò al-

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la Gümüsmotör insieme al futuro primo ministro Necmettin Erbakan, legato an-ch’egli alla confraternita della Naqshbandiya. Nel 1970 si recò a Monaco di Bavieraper lavorare a Radio Liberty, l’equivalente per la Cina di Radio Free Europe. Dive-nuto responsabile della programmazione in uiguro, aiutò numerosi universitari emilitanti uiguri ad ottenere asilo politico, facendoli passare per rifugiati uzbeki. Inquei primi anni scrisse anche il suo libro più noto: I turchi uiguri (Uygur Türkleri).Nel 1979, in seguito alla normalizzazione dei rapporti tra Stati Uniti e RepubblicaPopolare Cinese, il servizio in uiguro venne chiuso. Nel 1983, insieme ad altri esuliprovenienti dalla Turchia, Alptekin fondò la East Turkestan Union of Europe, al fi-ne di dare voce alla piccola ma influente comunità uigura presente in Germaniagià dagli anni Cinquanta. La East Turkestan Union of Europe venne da allora pre-sieduta da Asgar Can, fratello del celebre Enver Can.

Il 6 dicembre 1992 Erkin Alptekin, insieme a Mehmet Rıza Bekin, organizzò adIstanbul il primo Congresso nazionale uiguro. Alptekin è stato inoltre tra i fondato-ri e presidente della Unrepresented Nations and Peoples Organization (Unpo), no-ta anche come le «Nazioni Unite» dei popoli senza Stato. Oggi l’Unpo è una tra leorganizzazioni più accreditate internazionalmente nel sostegno alla causa delTurkestan Orientale. Si è sempre pronunciata per una soluzione politica dei con-trasti tra Repubblica Popolare Cinese e uiguri.

Lo East Turkestan (Uyghuristan) National Congress (Etnc) – Shärqiy Türkistan(Uyghurstan) Milliy Qurultiyi – fondato a Monaco di Baviera il 16 ottobre 1999, è ilrisultato dell’unione di diciotto organizzazioni della diaspora uigura, tra le quali laEast Turkestan Union of Europe di Asgar Can. L’Etnc ha svolto un ruolo fonda-mentale nella diffusione di notizie sull’oppressione degli uiguri in TurkestanOrientale. Ha organizzato fra l’altro una conferenza presso la sede del Parlamentoeuropeo, con la collaborazione del Partito radicale transnazionale. Alla conferen-za, tenutasi il 17-18 ottobre 2001, oltre allo stesso Can parteciparono diversi rap-presentanti di associazioni e partiti transnazionali, tra cui lo stesso Erkin Alptekin,causando una protesta formale da parte di Pechino. Tra i molti punti della risolu-zione conclusiva vennero fortemente condannati gli attentati terroristici dell’11 set-tembre; fu ricordato che la lotta per la libertà che il popolo uiguro combatteva dapiù di cinquant’anni non aveva nulla a che fare con il terrorismo internazionale;venne condannato il «terrorismo di Stato» perpetrato da Pechino in TurkestanOrientale e infine si auspicò la creazione di un programma di aiuto per lo sviluppodelle comunità uigure di alcuni Stati dell’Asia centrale (Kazakistan, Kirghizstan eUzbekistan), la cui amministrazione sarebbe stata affidata allo Etnc.

Un’altra importante organizzazione degli ultimi anni è il World Uyghur YouthCongress, nato a Monaco di Baviera in seguito ad una conferenza che tra il 9 e il12 novembre del 1996 ha visto la partecipazione di 51 rappresentanti dei giovaniesuli uiguri, provenienti da 19 paesi. Al termine della conferenza venne eletto pre-sidente del Congresso un certo Dolkun Isa (Dolqun Isa), attivista uiguro fuggitodal Xinjiang nel dicembre del 1996 e accolto in Germania come rifugiato il feb-braio seguente. Egli dichiarò che il gruppo respingeva la violenza come mezzo di

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lotta politica. Arrestato dalla polizia svizzera il 6 aprile 2005 in quanto privo di do-cumenti validi, Dolkun Isa è oggi ritenuto dalle autorità cinesi uno dei più perico-losi terroristi uiguri.

Il 16 aprile 2004 a Monaco di Baviera, lo Etnc ed il World Uyghur Congress sisono fusi nello World Uyghur Congress (Dunya Uyghur Qurultayi), di cui ErkinAlptekin è stato nominato presidente ed Enver Can vicepresidente. Obiettivo di-chiarato di questa nuova importante organizzazione è denunciare le violazioni deidiritti umani perpetrate contro gli uiguri dal governo di Pechino e dai regimi re-pressivi del Kazakistan e del Kirghizistan. Tra le battaglie sostenute da questa orga-nizzazione vi è quella contro il cosiddetto «genocidio culturale» messo in atto daPechino in seguito alla rivoluzione culturale (1969-77) e applicato in questi ultimiquindici anni con metodo scientifico, investendo non solo la libertà religiosa, maanche il diritto fondamentale di parlare la propria lingua.

L’11 settembre 2004 Erkin Alptekin si recò a Washington per dichiarare che lecause degli uiguri e dei tibetani potevano entrambe trovare una soluzione pacifica.Il 14 settembre, sulla Capitol Hill di Washington venne proclamata la nascita delgoverno del Turkestan Orientale in esilio, con Ahmet Egamberdi presidente.

Un’altra organizzazione che da anni denuncia le politiche repressive cinesi èlo Eastern Turkestan Information Center (Etic). Diretto da Abduljelil Karakash (Ab-duljälil Qaraqash) sin dalla sua fondazione nel 1999, con i suoi siti Internet e la suastazione radio inneggianti all’indipendenza del Turkestan Orientale, è la più strut-turata tra le organizzazioni che hanno sede in Europa (Monaco di Baviera). Harappresentanze in tutti i paesi del mondo, dagli Stati Uniti all’Australia e all’ArabiaSaudita. La sua associazione è stata accusata dal governo cinese di ricevere finan-ziamenti da al-Qå‘ida.

Negli Stati Uniti sono presenti diverse associazioni e gruppi di sostegno allacausa uigura. La Uighur American Association (Uaa) venne fondata il 23 maggio1998 a Washington in seguito al primo Congresso uiguro americano. La crescenteimmigrazione di uiguri negli Stati Uniti è alla base dei congressi tenutisi fino ad og-gi. Il 26 maggio 2002 venne nominato presidente Alim Seitoff, giornalista giuntonegli Stati Uniti dal Kazakistan nel 2000, dal 2004 direttore generale.

Lo Eastern Turkestan National Freedom Center (Etnfc), con sede a Washing-ton, è diretto da Anwar Yusuf Turani, nato in un campo di lavoro ad Artush, nel1962. Dopo aver trascorso alcuni anni in Turchia (fu ospite dell’Associazione degliemigrati del Turkestan Orientale tra il 1983 ed il 1986), al suo ritorno in Xinjiang fuaccusato di attività controrivoluzionarie. Dopo essere tornato in Turchia, nel 1988giunse negli Stati Uniti, dove ottenne lo status di rifugiato politico. Nel 1995 fondòl’Etnfc, un’organizzazione che si propone di «istruire il pubblico americano sullastoria, la cultura e l’attuale situazione politica del popolo uiguro nel TurkestanOrientale». Il 4 giugno 1999 Turani si incontrò con l’allora presidente degli StatiUniti Bill Clinton, in occasione del decimo anniversario del massacro di piazza Tia-nanmen.

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Quella è terra turcaConversazione con Mehmet Rıza BEKIN, leader dei turkestani orientali, a cura diFederico DE RENZI

L’ INTERVISTA È STATA REALIZZATA NEL-

l’ufficio del generale d’artiglieria a riposo Mehmet Rıza Bekin, presidente della Ea-stern Turkestan Foundation (Doãu Türkistan Vakfı), con sede ad Istanbul, all’in-terno del complesso della moschea di Damat Ibrahim Pasa, nei pressi dell’Univer-sità Statale di Beyazıt. Il generale, già presidente onorario dello East TurkestanNational Congress, dall’aprile 2004 parte del World Uyghur Congress insieme alWorld Uyghur Youth Congress, da decenni si batte per il riconoscimento delTurkestan Orientale. È inoltre nipote di colui che fu il primo presidente della Re-pubblica Turco-Islamica del Turkestan Orientale del 1933-34: l’ultimo emiro diKhotan, Mehmet Emin Buãra (Muhämmäd Imin Bughra). Mehmet Rıza Bekin,nato a Khotan nel 1925, nel 1934 si rifugiò con la famiglia a Kabul, per sfuggirealle armate dei Dungani di Ma Zhongying. Il signore della guerra del Gansu trail giugno del 1931 ed il giugno del 1933 conquistò quasi tutto lo Xinjiang, co-stringendone i leader a fuggire all’estero. Date le ottime relazioni diplomatiche al-lora esistenti tra la Turchia e l’Afghanistan, Mehmet Rıza Bekin, grazie all’inte-ressamento del console Memduh Sevket Esendal, amico dello zio, venne inviato inTurchia nel 1938. Dopo aver frequentato con profitto il Liceo militare di Maltepe,l’Accademia militare e la Scuola d’artiglieria, una volta diplomatosi nel 1948, trail 1950 ed il 1953 ha servito come ufficiale d’artiglieria in Corea, ricevendo lamedaglia del Ghazi. Tra il 1959 ed il 1973 ha svolto corsi di perfezionamento inGermania e negli Stati Uniti. Tra il 1959 ed il 1961 è stato addetto militare pressol’ambasciata della Repubblica di Turchia a Teheran. Brigadiere generale dal1973, lo stesso anno venne assegnato alla Cento Military Planning HeadquartersOperation Presidency. Durante l’invasione sovietica dell’Afghanistan è stato con-sulente generale del Centro d’addestramento delle Nazioni Unite per lo smina-mento ad Islamabad (1979-1982). Dal 1986, anno della creazione della fonda-zione, è presidente del Doãu Türkistan Vakfı.

LIMES Qual è lo scopo principale della vostra organizzazione?

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BEKIN L’obiettivo della Eastern Turkestan Foundation (Doãu Türkistan Vakfı) è far sìche si riconosca che esiste il Turkestan Orientale e non lo Xinjiang. Il TurkestanOrientale è una terra storica, con più di duemila anni di storia. È un’antica terra tur-ca, centro della civiltà in Alta Asia. Una terra che sfortunatamente venne occupatadagli imperatori cinesi nel 1759, e da allora è ancora occupata dai cinesi. La popo-lazione del Turkestan Orientale non è cinese. Non c’è nessuna relazione, nessunlegame con la Cina. È un paese totalmente differente. Per lungo tempo la gente delTurkestan Orientale ha vissuto in buoni rapporti di vicinato con la Cina, ma dopol’occupazione i rapporti sono peggiorati. La popolazione del Turkestan Orientale èdi origini turche. Sono turchi (uiguri, kazaki, kirghizi, uzbeki eccetera), tutti popolidello stesso ceppo. Noi riconosciamo la nostra terra come la terra madre turca. Di conseguenza cer-chiamo di far riconoscere il nostro paese, la nostra nazione. Noi siamo un diversopaese, una diversa nazione rispetto alla Cina. Il primo scopo di questa fondazioneè far sì che si riconosca – nel mondo islamico, in Europa, in tutto il mondo – il no-stro paese, la nostra gente. Per istruire la gente abbiamo quindi creato delle borsedi studio. Ogni anno quasi venti studenti vengono invitati dal Turkestan Orientalein Turchia. Vengono ospitati dalle università, dove usufruiscono delle borse di stu-dio offerte dallo Stato. Pubblichiamo inoltre un quadrimestrale, la Voce del Turke-stan Orientale (Shärqiy Türkistan Avazi/Doãu Türkistan’nın Sesi). Questo trime-strale era inizialmente pubblicato in turco e in uiguro, ora anche in arabo e in in-glese Mano a mano abbiamo cominciato a pubblicare libri e a organizzare attivitàsociali, con conferenze in altri paesi sulla situazione che vive la popolazione delTurkestan Orientale e sulle sue origini. LIMES Quanti rifugiati del Turkestan Orientale vivono oggi in Turchia?BEKIN Non possiamo dare nessuna cifra perché la Turchia è per noi una secondapatria. A più riprese sono venuti qui in Turchia diversi profughi, in seguito all’oc-cupazione comunista del 1949. In Turchia vivono oggi circa 5 mila turkestani. Maspesso dopo essere giunti in Turchia sono andati in Arabia Saudita, in Europa onegli Stati Uniti. Molti miei amici vivono in Europa. Non conosciamo l’esatta entitàdella presenza uigura al di fuori del Turkestan Orientale. Quando lo scorso settem-bre il corrispondente del Financial Times venne a trovarmi, mi chiese quanti uigu-ri vivevano in Turchia. Gli risposi che in Turchia vivevano settantacinque milionidi uiguri, perché per noi la Turchia è una seconda patria. Noi cerchiamo di dare aiuto ai rifugiati attraverso questa fondazione. Ad esempio,gli studenti che vengono qui con una borsa di studio non devono pagare niente. E,una volta accolti, come prima cosa ricevono il permesso di soggiorno. LIMES Gli uiguri che sono giunti e giungono in Turchia dal Kazakistan, dal Kirghizi-stan e dagli altri Stati dell’area, una volta qui riescono a mantenere delle relazioni,anche politiche, con i loro fratelli rimasti in patria?BEKIN Gli uiguri provenienti dal Kazakistan, dal Kirghizistan, dall’Uzbekistan e daglialtri Stati vicini vivono una situazione molto difficile nei loro paesi, a causa dei lo-

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cali regimi repressivi, tanto più che questi regimi hanno ottime relazioni con la Ci-na. Nei loro paesi vivono in un continuo stato di ansia. È quindi naturale che cer-chino di venire in Turchia, dove non sono visti come rifugiati, ma solo come nuovivenuti (göçmenler), dove sanno di ottenere facilmente un permesso di soggiorno esono liberi di lavorare. Una volta qui noi li aiutiamo a mantenere i contatti attraver-so le nostre pubblicazioni. È ovvio che non possono avere contatti diretti, data lasituazione politica nei loro paesi.LIMES Secondo lei quanto pesano le differenze sociali tra i tre gruppi sociali delladiaspora uigura, ossia intellettuali, mercanti e gente comune?BEKIN Gli uiguri provenienti dal Kazakistan e dal Kirghizistan sono le persone con ilpiù alto livello culturale tra i cittadini dei loro paesi, a differenza di coloro che pro-vengono dal Turkestan Orientale. Nonostante queste differenze tra i vari livelli cul-turali, una volta giunti in Turchia non notano una gran differenza con la gente cheabita qui, neanche se si tratta degli abitanti dei villaggi dell’Anatolia. Infatti, nono-stante il Turkestan Orientale sia molto lontano dalla Turchia, ogni abitante di que-sto paese impara a conoscere, sin dalla scuola, la storia del Turkestan Orientale, isuoi antichi testi, come il Divân-i Lügat-i Türk di Mahmud di Kashgar, il QutadghuBilig o i testi mistici di Ahmed Yesevi. Grazie anche alle trasmissioni televisive e ra-diofoniche, ogni turco conosce le tradizioni e la vita degli abitanti del TurkestanOrientale, come la cucina o l’abbigliamento.LIMES Che cosa pensa dunque delle politiche di colonizzazione del TurkestanOrientale, in particolare di regioni come il bacino del Tarim o di città come Ürümqio Altay, messe in atto dal governo cinese?BEKIN Quando lo scorso settembre venne a trovarmi il corrispondente del Finan-cial Times, Christian Tyler, mi disse che non vi era nemmeno un portiere uiguro.In tutta la città non incontrò che pochissimi uiguri. Da quello che so, piùdell’90% della popolazione di Ürümqi oggi è cinese. In Cina molti disperati pro-venienti dalle regioni interne, persino ex galeotti, vengono incoraggiati, ancheattraverso sovvenzioni statali, a recarsi in Turkestan Orientale, divenendo così lamaggioranza della popolazione cittadina. Il vero pericolo è costituito dalla assi-milazione che il governo mette in atto attraverso gli immigrati, sostenendo i ma-trimoni misti, così da poter realizzare il processo di assimilazione senza troppisforzi. L’immigrazione dalla Cina interna ha poi portato la diffusione di malattiecome la Sars e l’Aids. La nostra terra ha oggi purtroppo il più alto tasso di conta-gio da Hiv di tutta la Cina.LIMES Che cosa pensa quindi del fatto che nelle città come Ürümqi o Khotan lapopolazione tra i sei ed i quattordici anni conosca e parli solamente il cinesehan?BEKIN È una situazione drammatica. Del resto, oltre ai matrimoni misti, il governonon solo impedisce che nelle scuole superiori si parlino le lingue native, come l’ui-guro, ma per accedere alle università e dunque per entrare nel mondo del lavoro ènecessario conoscere il cinese. A chiunque non conosca la lingua ufficiale del pae-se è preclusa ogni possibilità di avere un futuro.

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LIMES Date queste premesse, cosa crede che accadrà nei prossimi anni in TurkestanOrientale?BEKIN Noi crediamo che il regime comunista non durerà ancora a lungo, dato che icinesi democratici che vivono e operano al di fuori della Cina (mi riferisco alle co-munità cinesi degli Usa e a Taiwan) stanno dimostrando come gli stessi cinesi sia-no contrari al regime comunista, che è repressivo prima di tutto verso gli stessi ci-nesi. L’unica speranza è che si verifichi una svolta democratica dal basso, portataavanti dal popolo cinese.LIMES L’opposizione democratica cinese e le altre voci di dissenso interne ed ester-ne alla Cina, come gli esuli tibetani o i rifugiati della Mongolia Interna, come vedo-no la creazione, nell’aprile dello scorso anno, del World Uyghur Congress?BEKIN Tutti coloro che si oppongono al regime di Pechino hanno sempre sostenutole 17 associazioni e gruppi che si battono per l’indipendenza del Turkestan Orien-tale, ora riunite nel World Uyghur Congress. LIMES Quanto gli attentati dell’11 settembre 2001 hanno fatto sì che si aggravasse lasituazione dei diritti umani in Turkestan Orientale? Ci riferiamo in particolare allacampagna del «colpisci duro, massima pressione», tuttora in atto in TurkestanOrientale. Quali crede saranno le conseguenze per le popolazioni non ancora in-vestite dal processo di assimilazione?BEKIN Ogni giorno migliaia di persone vengono arrestate in ogni parte del Turke-stan Orientale solo perché manifestano la loro identità culturale con gesti comel’andare in moschea o il ritrovarsi nelle piazze per celebrare le tradizioni popolaridel Turkestan, con antiche canzoni e danze (mäshräplär). Alla fine del 2001 unastudiosa americana di mia conoscenza venne a trovarmi e descrivendomi la situa-zione che aveva trovato in città come Gulja, Turfan o Khotan si mise a piangere.Nella regione di Lop Nor le operazioni militari nel quadro della campagna del «col-pisci duro, massima pressione» e gli esperimenti nucleari hanno letteralmente deci-mato la popolazione. Temo che se non avverrà il cambiamento politico sperato, lapopolazione del Turkestan Orientale, uiguri, kazaki e tutte le altre minoranze, spa-rirà in quanto popolo distinto entro pochi anni.

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