lezione 7 economia dei beni culturali 7.pdf · il tema della creatività nel contesto italiano. nel...
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La creatività: introduzione.
Il Rapporto Figel considera una nuova forma di esternalità
che emana dal settore culturale, si tratta di un’esternalità
sia di produzione che di consumo, che si sostanzia
nel suo contributo alla creatività di un dato contesto
economico. Pur nella sua intangibilità, la creatività viene
descritta come un fattore determinante per il successo di
un’economia degli anni a venire. Il settore ITC (information
technology and communication) è il comparto a maggiore
crescita a livello mondiale negli ultimi anni. Il suo sviluppo è
molto legato al tasso di creatività di un dato contesto, in
vari modi. Soprattutto per questo la creatività è sempre più
importante. Il principale legame tra creatività e sviluppo del
settore ITC si sostanzia nel settore dei “contenuti”di cui
l’ITC diventa veicolo. Contenuti che sono anche e
soprattutto i prodotti delle industrie culturali. 3
CERCHI SETTORI SOTTOINSIEMI CARATTERISTICHE
CERCHIO 0:BENI ESERVIZICULTURALINONRIPRODU=CIBILISETTORE DELLACULTURA (BENINON RIPRO=DUCIBILI
Arti visive Artigianato artistico,pittura, scultura, fotografia
Attività non industriali (nonriproducibili).Gli output sono i prototipi,.Questi lavori hanno un’altadensità di creazione chepuò essere adatta alcopyright manon sono sistematicamentesotto copyright.
Arti dello spettacolo Teatro, danza, circo,
festivals
Beni culturali Musei, biblioteche, siti
archeologici, archivi
CERCHIO 1:INDUSTRIECULTURALI
Film e video Attività industriali rivolte allaproduzione di massa diprodotti culturali.Gli output sono basati sulcopyright
TV e radio
Video games
Musica
Libri e stampa
CERCHIO 2:INDUSTRIE EATTIVITA’CREATIVE
Design, moda Le attività non sononecessariamente industrialiIl copyright è importante,ma anche altri diritti diproprietàintellettuale (marchi)L’uso della creatività dàvantaggio competitivo
Architettura
Pubblicità
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Definizione di settore creativo.
• Il primo cerchio (0) è quello delle arti e dei BC. Si
caratterizza per una produzione non riproducibile,
non di massa, generalmente non coperta da
copyright.
• Il secondo cerchio ( 1) comprende le industrie
culturali, la cui produzione è di massa e protetta da
copyright. Si tratta comunque di prodotti culturali,
beni e servizi che hanno un valore per il loro
“contenuto” (significato simbolico).
• Nota che si tratta talvolta di interi settori produttivi,
più spesso di attività all’interno di altri settori (es.
l’ufficio design di una casa automobilistica)
• Il cerchio 2 è molto eterogeneo e comprende realtà
piccole e grandi.5
• Lo stesso settore culturale risulta allargato rispetto a
quello che di solito si considera. In particolare, è
ricompreso il settore dei videogiochi. Considerare o
meno i videogiochi fa una grande differenza: è l’unico
di questo cerchio ad essere in forte crescita in questi
anni.
• Esiste, oltre le attività creative, un cerchio ulteriore:
raduna i produttori di PC, MP3 players, telefoni
cellulari, ecc.
• E’ staccato dal resto: non fa parte del settore
creativo, ma se ne sottolineano le interrelazioni con
la parte sopra, in particolare perché si tratta di
prodotti tecnologici che veicolano“contenuti.6
Relazioni intrasettoriali.
Ogni cerchio si nutre di suggestioni, idee, contenuti dei
cerchi più interni rispetto a se stesso, attraverso vari
canali:
- L’uso di prodotti dei cerchi interni a mo’ di input. Il
grande stilista cita i quadri di Mondiran, la pubblicità
della Ferrarelle usa la Gioconda come icona. Dal
secondo al terzo cerchio si ha spesso il pagamento di un
diritto di copyright.
- Attraverso un travaso di personale qualificato.
- In modo indiretto. La stessa presenza dei cerchi più
interni crea un clima diffuso di creatività che costituisce
il “substrato sociale” di una certa produzione
caratterizzata da creatività. E’ il tema della creatività
come “soft location factor”7
Creatività come “soft location factor”.
• Già sono molti i casi di contesti urbani europei in
decadenza che sono stati riconvertiti in centri
dell’economia creativa (Bilbao, Newcastle), creando
un clima diffuso di creatività che permea e
caratterizza con un’identità nuova le comunità che vi
risiedono.
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“Glocalisation”.
Glocalisation = globalizzazione che va di pari passo con
la Distrettualizzazione. Florida afferma che la “classe
creativa” è più mobile del resto della popolazione, e
tende a riunirsi in uno stesso luogo.
Per essa, i fattori di attrattività di un dato contesto
urbano sono anche elementi intangibili (soft) quali la
qualità e lo stile di vita, un’offerta culturale ricca e
diversificata.
Greffe afferma che il fatto che le industrie creative
tendano a localizzarsi non lontano le une dalle altre ha
anche a che fare con il fatto che esse si caratterizzano
per una domanda particolarmente volatile (mode) ed
essere vicini aiuta la circolazione delle informazioni su
dove va la domanda.9
Creatività, industrie culturali e ITC.• L’avvento di internet ha modificato profondamente il
modo di consumare i beni prodotti dalle industrie
culturali (soprattutto musica e film), ed ha determinato
seri problemi per il comparto per i mancati pagamenti
dei diritti di copyright (pirateria).
• Le potenzialità di sviluppo di questo tipo di consumi
grazie alle nuove tecnologie è enorme. Infatti internet,
azzerando i costi di distribuzione e magazzino, rende
profittevole vendere prodotti che non saranno dei best-
sellers, ma le cui nicchie in aggregato valgono quanto il
mkt dei block-busters (teoria della long tail).
• Sviluppo di ITC e delle “content industries” vanno di pari
passo, perché, ad es., l’acquisto dell’MP3 diventa tanto più
interessante per il consumatore tanta più buona musica è
acquistabile online!10
L’edutainment.
• Un genere di “content good” per cui si prospetta un
grande sviluppo futuro è per es. quello
dell’edutainment = il libro, programma TV o
videogioco finalizzato all’apprendimento (education)
attraverso l’intrattenimento od il divertimento
(entertainment). Il settore museale potrebbe
diventare protagonista, in collaborazione con le
industrie culturali, di tale nuovo segmento di
mercato.
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Politiche per la creatività.
Con l’Agenda di Lisbona la UE si poneva l’obiettivo di
rendere l’Europa il contesto geografico più competitivo
entro il 2010.
Il modo con cui raggiungere tale obiettivo veniva
individuato nella crescita degli investimenti nel settore
ITC.
Il Rapporto Figel sottolinea come puntare sul settore
“creativo” rientri a pieno titolo in tale strategia, e la
potenzi.
Ma cosa significa ciò?
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Principalmente:
- Continuare a finanziare con risorse pubbliche le
attività del primo cerchio, altrimenti sottoprodotte
(analogia con l’impegno a finanziare la ricerca scientifica
di base)
- Rendere la formazione di chi si vuole indirizzare
verso il settore creativo più orientata ad aspetti anche
economici.
- Aiutare a superare il problema della ricerca dei
finanziamenti presso il settore bancario.
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Creatività e crescita: mancanza di verifiche
empiriche.
• Ma cos’è, in fondo, la creatività? E come si misura? La
domanda rileva perché se l’idea che la creatività
conta per la crescita economica, dovremmo
osservare che i paesi più creativi sono quelli che
crescono di più. Gli economisti non danno una
risposta univoca, e spesso ne estendono il significato
ad intendere l’attitudine all’innovazione.
• Florida parla di tre T:
– talent,
– technology,
– tolerance.
Anche questa è una definizione molto, troppo ampia.14
Ci sono alcuni tentativi di misurare la creatività e fare
una classifica delle nazioni in base alla loro creatività,
così come la si fa per la loro capacità di innovazione
tecnica (numero brevetti, laureati in materie scientifiche
ecc.). Finora tuttavia non si è imposta nessuna misura
convincente.
Il tema della creatività nel contesto italiano.
Nel 2007 il MBAC commissiona una ricognizione del
settore creativo in Italia, fino ad allora assente.
Nel 2009 esce quindi il “Libro Bianco sulla creatività”, a
cura di Santagata, il quale, dopo l’accoglienza del tutto
fredda ai risultati esposti da parte del ministro Bondi, si
dimette da ogni incarico presso il MIBAC!
Il tema è quindi del tutto sparito dall’agenda del
ministero.15
Il Libro Bianco e la definizione di settore creativo
La tesi del libro è in parte diversa da quella del Rapporto
Figel. La creatività viene vista come input essenziale:
• per l’economia della conoscenza: fa riferimento al
legame tra creatività e sviluppo del settore “contenuti
+ ITC”, visto come un tutt’uno (ed incluso nel settore
creativo)
• per la qualità sociale: fa riferimento al legame tra
creatività e sviluppo degli aspetti immateriali dei beni di
consumo materiale che dà vantaggio competitivo. Per
questo anche la cosiddetta “filiera del gusto” è inclusa
nel settore creativo. Essa include tutto ciò che ha a che
fare con i prodotti DOC e similari, dalla produzione
alla commercializzazione, al turismo enogastronomico.16
Software e filiera del gusto dentro?• La giustificazione all’inclusione del software (ed anche
dell’hardware) nel novero delle attività creative deriva dal
fatto che l’innovazione di questo settore è condizionata
moltissimo dalle esigenze e dagli spunti dell’industria dei
contenuti.
• Di fatto non si tratta di due settori distinti!
• Quanto alla filiera del gusto: innanzi tutto, si sottolinea il
carattere innovativo e creativo del comparto, spesso il
richiamo ad una tradizione è solo suggestivo! Oltre al
legame tra potenziamento del significato simbolico di beni
di consumo prima solo materiale e vantaggio competitivo,
si sottolinea anche il collegamento con il tema “cultura
come soft location factor”. Viene dato ampio spazio al
successo internazionale del movimento Slow Food.
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Cultura come “soft power”: punti di forza e
criticità.
Dal punto di vista della cultura come soft power in
politica estera non siamo messi male. Ci sono molte
iniziative a lungo termine, specie scavi archeologici in
paesi del Medio Oriente.
Ci sono poi eventi più estemporanei legati alla politica del
commercio estero, qui talvolta però il rischio è che il
consumo sia di tipo “iconico” o “auratico”, inoltre spesso
ci sono questioni legate alla tutela che suggeriscono di
non far fare lunghi viaggi ai nostri capolavori.
Il punto dolente sono gli Istituti Culturali Italiani
all’estero, gestiti in modo inefficiente dai consolati (Min.
degli Esteri); ciò in contrasto con quanto avviene in UK,
ESP, D !18
Europa-USA - un confronto.
Europa e Usa si caratterizzano come realtà molto
diverse culturalmente parlando: diversificata la prima,
omogenea la seconda.
• La diversità europea è però all’interno di un sistema
di valori in massima parte condiviso che sta alla base
della stessa costruzione politica dell’Unione Europea.
Tali valori sono solo in parte gli stessi del contesto
americano. Si pensi al tema della pena di morte!
• L’egemonia culturale americana si misura soprattutto
sulla base della capacità di penetrazione del cinema
americano a livello mondiale. La frammentazione, in
Europa, ha significato finora debolezza.
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• La diversità potrebbe essere invece utilmente sfruttata
in un nuovo contesto distributivo, quello ingenerato
dalla rivoluzione dell’ITC, in cui il mkt diventa un
insieme di nicchie. L’intera Europa dovrebbe impegnarsi
maggiormente in politiche culturali atte a favorire la
percezione della comune appartenenza all’Europa
stessa come contesto unitario.
• Si pensi agli esiti dei referendum sulla Costituzione
Europea!
I BC sono una miniera di spunti in questo senso.
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