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L’impresa famigliareLezione 6, prima parte
La famiglia nella prospettiva chandleriana
Nella prospettiva chandleriana la visione dell’impresa famigliare non èpositiva: Considerata il primo stadio del ciclo di vita dell’impresa
Dimensioni ridotte
Tassi di crescita bassi
Attenzione a distribuzione dei dividendi (profitti della famiglia) e non ainvestimenti
Ricorso a autofinanziamento e a finanziamento bancario rispetto a mercatoazionario per evitare diluizione del controllo famigliare
Scarsa propensione a fusioni e scalate
Chiusura nei confronti di talenti esterni
Mantenimento di strutture organizzative arretrate
Rischi dell’impresa famigliare
Spesso il conflitto tra personalismo dell’imprenditore e “protezione dellalinea dinastica” da un lato e necessario processo di delega dell’autorità haindebolito anche le grandi imprese
Esempio: Ford e General Motors Nel 1919 il fondatore Henry Ford riacquista tutte le azioni e licenzia gran
parte del top management
Adotta una struttura organizzativa piatta e direttamente sottoposta a lui
Perde quote di mercato a favore della General Motors che avevaadottato una struttura multidivisionale
Solo dopo la seconda Guerra mondiale recupera grazie al figlio Edsel Fordche introduce una struttura buorocratico-manageriale
Rischi dell’impresa famigliare
Controesempio: Thyssen Nel 1871 August Thyssen fonda le acciaierie
Thyssen & Co Conquista quote di mercato grazie a una
strategia fondata su: Integrazione verticale Diversificazione correlata
I rapporti con la famiglia sono pessimi(divorzia dopo pochi anni di matrimonio e aifigli non garantisce posizioni manageriali)
Si pone come executive a capo di unastruttura manageriale
La svolta negli anni Ottanta
Le dinamiche del sistema economico favoriscono l’interesse per l’impresafamigliare: Successo delle imprese giapponesi a forte impronta famigliare
Affermarsi di distretti, reti e gruppi di imprese come alternativa alla grandeimpresa
Crisi della grande impresa conglomerata: Speculazioni finanziarie al limite della legalità
Orientamento alla massimizzazione del profitto a breve periodo per gliinvestitori (fondi pensione e fondi comuni di investimento)
Favore alla distribuzione dei dividendi e non agli investimenti
La svolta negli anniOttanta
In primo luogo si è cercato di definiremeglio il concetto
La difficoltà maggiore risiede nel fatto chel’unità produttiva/commerciale possedutae gestita congiuntamente da membri dellastessa famiglia è la forma organizzativo-proprietaria prevalente prima e durante la Prima
Rivoluzione Industriale comprende realtà molto diverse presenta un carattere di persistenza anche
dopo
La svolta negli anni Ottanta
È necessario distinguere tra:
1) impresa a proprietà famigliare: membri di una famiglia possononominare amministratore delegato o direttore generale grazie a Possesso di un numero sufficiente di azioni
Occupazione di un numero sufficiente di posizioni nel CdA
2) impresa a controllo famigliare: l’amministratore delegato o il direttoregenerale sono membri della famiglia
Per qualificare un’impresa come famigliare non è sufficiente la solapartecipazione azionaria, ma questa deve consentire il blocco di coalizioniavverse
La svolta negli anni Ottanta
In secondo luogo sono stati studiati contesti, e settori della persistenza diquesto modello:
Si adatta meglio in contesti di incertezza del mercato e scarsa efficaciadel contesto normativo Riduzione dei costi di transazione
Miglior circolazione delle informazioni
Continuità di leadership
Si afferma in settori (industria leggera e produzione flessibile) cheimplicano: Ridotte economie di scala
Mantenimento competenze artigianali
Forme organizzative semplici
La persistenza dell’impresa famigliarein Europa Imprese famigliari in Europa attorno al 2000
Paese % di imprese famigliariItalia 75-90
Spagna 70-80
Inghilterra 75
Svezia 90
Svizzera 85
Paesi Bassi 90
Germania 80
La persistenza dell’impresafamigliare in Europa
La persistenza dell’impresa famigliare è untratto che caratterizza anche la grandeimpresa: Il 15% delle prime 100 imprese in Germania
Il 30% in Svizzera Il 50% in Italia 46% delle prime 5.000 società anonime nei Paesi
Bassi In Inghilterra tra le due guerre tra le prime 200
imprese, quelle a controllo familiare passano dal55 al 70%
Sono presenti anche in settori ad alta intensitàdi capitale e contenuto tecnologico
La persistenza dell’impresa famigliarein USA
Anche negli Stati Uniti la persistenzadell’impresa famigliare nel big business èrilevante: 15% delle prime 100 corporations
Contribuiscono all’8% del PNL
Alla fine degli anni ‘60 solo il 10% delleazioni è in mano alla famiglia Ford…
… ma sono azioni di categoria B checonsentono il controllo del 40% dei voti inassemblea
Berle & Means avevano torto?
Berle & Means definiscono un’impresa: Privata quando la famiglia controlla più di 4/5 delle azioni con diritto di voto
A controllo di maggioranza quando la percentuale è tra il 50% e l’80%
A controllo minoritario quando la percentuale è tra il 20% e il 50%
Con questi criteri in effetti tra le grandi imprese è quasi impossibile trovarne difamigliari
Philip Burch invece considera famigliare un’impresa in cui la famiglia: Detiene una quota di capitale azionario tra il 4 e il 5% e/o
Presenta un suo membro in CdA
Con questi criteri la tesi delle continuità del controllo famigliare tra le topcorporations americane è verificata
Confronto tra criteri di definizione
Berle & Means(prime 200imprese USA1963)
Burch (prime 300imprese a proprietàazionaria diffusa -“Fortune” 1965)
Famiglia detienealmeno il 10% dellequote (prime 500imprese - “Fortune”1967”)
Controllopienamentemanageriale
80% 41% 70%
Compresenza di grande impresa eimpresa famigliare
Il motivo della persistenza dell’impresa risiede nella sua capacità di porsicome una delle forma di impresa nel continuum tra mercato egerarchia
In determinati contesti e settori industriali costituisce una sorta di «ottimorelativo»
Questa coesistenza è dimostrata da Philip Scranton in due studisull’industria USA nell’Otto e Novecento : 1)sul sistema specializzato di produzione di macchine per la grande impresa
2) sugli sviluppi dell’industria tessile del Nord-Est del Paese
Industria tessile nel Nordest americano
Lowell e valle delMerrimac (Massachusetts) Sistema Lowell-Waltham Integrazione delle fasi produttive
con conseguenti economie discala
Produzione di massastandardizzata
Concorrenza basata sul prezzo
Lavoro despecializzato
Philadelphia e Paterson Distretto marshalliano Produzione di qualità competitiva
con i prodotti inglesi
Unità operative di dimensioni ridotte
Divisione del lavoro tra gli opifici
Organizzazione artigianale
Manodopera specializzata
Prevalenza di un capitalismopersonale
Sintesi della prima parte della lezione
Argomento FocusImpresa famigliare e paradigmachndleriano
Impresa famigliare come primo stadio del ciclo di vitadell’impresa
Rischi dell’impresa famigliare Ford e ThyssenLa svolta negli studi Crisi della conglomerate e scoperta delle alternativeDefinizione Proprietà e controllo famigliarePersistenza: contesti e settori Incertezza del mercato e inefficienza del quadro
normativoIndustria leggera tradizionale e produzione flessibile
Persistenza in Europa e USABerle e Means avevano torto? Confronto tra criteriCompresenza di grande impresa eimpresa famigliare
Il caso del tessile nel Nordest americano tra Otto eNovecento
Bibliografia
P.A. Toninelli, Storia d’impresa, Bologna, Il Mulino, 2012, II edizione: capitoloIII, paragrafo 2.
Per approfondimenti: A. Colli , Capitalismo famigliare, Bologna, Il Mulino, 2006: capitolo I e III.
Opere citate nella lezione P. Scranton, Proprietary capitalism. The textile manufacture in Philadelphia 1800-
1855, Cambridge, Cambridge University Press, 1983
P. Scranton, Endless novelty. Production and American industrialization 1865-1925, Princeton (N.J.), Princeton University Press
P.H. Burch Jr, The managerial revolution reassesed. Family control in America’slarge corporations, Lexington (D.C.), Heath & Co, 1972
La grande impresamanagerialeLezione 6, seconda parte
Introduzione
Perché lo sviluppo delle ferrovie è correlato all’emergere della grande impresa? La loro costruzione comporta ingente impiego di materie prime: sviluppo attività
industriali a monte (backward linkages)
Una volta in funzione consentono taglio dei tempi di percorrenza e facilità dimovimentazione di merci e persone: si sviluppano le attività a valle grazie allapossibilità di raggiungere mercati più ampi (forward linkages)
Le ferrovie sono loro stesse il primo esempio di big business moderno:
Impianti di grande dimensione
Organizzazione complessa con separazione proprietà/controllo e presenza digerarchia manageriale
Finanziamento tramite indebitamento che incentiva pratiche collusive per garantiremaggior redditività
La mano visibile e il paradigmachandleriano Le caratteristiche economiche, demografiche e geografiche degli USA
spiegano lo sviluppo della grande impresa americana nell’Ottocento: Scarsità di forza lavoro ricerca di tecnologie labour saving e
meccanizzazione
Ricchezza di capitale e risorse naturali investimenti in tecnologie capitalintensive
Si afferma il c.d. American system of manufacturing in diversi settori (es.legno, meccanica, alimentare, gomma) fondato su: Standardizzazione
Intercambiabilità delle parti
La mano visibile e il paradigmachandleriano
Si afferma la tendenza all’internalizzazione di operazioni e transazioni primagovernate dal mercato
Perché? Il mercato non sembra garantire le esigenze connesse a economie di scala e ampiezza
e il reperimento di risorse all’esterno dell’impresa
soprattutto in caso di processi e prodotti nuovi
e tecnologie complesse
La nuova organizzazione implicava poi una separazione sempre più netta: fra funzioni (finanza e produzione soprattutto) e
fra proprietà e controllo
Invisible hand Visible hand
(mercato, A. Smith) (gerarchie manageriali, A. Chandler)
La mano visibile e il paradigmachandleriano
La grande impresa manageriale integrata si afferma nei settoricaratterizzati da: Elevato tasso di cambiamento tecnologico
Domanda in rapida espansione
Emergono quindi due gruppi di industrie dinamicamente attive Settori alimentare, del tabacco e della meccanica leggera
Settori del petrolio, della chimica, dell’elettromeccanica pesante, dellagomma e poi dell’automobile
La mano visibile e ilparadigma chandleriano
Alimentare, tabacco e meccanicaleggera
Processo di crescita interno conintegrazione a monte e a valle,
grazie a risorse finanziarie proprie garantite da elevato cash flow generato
da produzione e distribuzione di massa
La mano visibile e il paradigmachandleriano Petrolio, chimica, elettromeccanica pesante,
gomma e automobile Crescita attraverso integrazione orizzontale per
controllo di prezzi e produzione
Segue un processo di ristrutturazioneorganizzativa e produttiva e spesso daun’ulteriore integrazione verticale
Si ricorre al mercato dei capitali per sostenere iprocessi di ristrutturazione, consolidamento efusione
Economie di scala e diversificazione: i«first movers»
In ogni caso si tratta di imprese «first movers», cioè le prime ad effettuare iltriplice investimento in: economie di scala e di scopo per rafforzare la produzione,
organizzazione della distribuzione per facilitare il collegamento impresa-mercato,
struttura manageriale di coordinamento e controllo delle attività precedenti
Il vantaggio competitivo conseguente ha costituito barriere all’entrata apotenziali concorrenti dando al mercato caratteristiche oligopolistiche: Concorrenza su miglioramenti di prodotto, processo, del marketing e della
distribuzione e sulla capacità di istaurare buoni rapporti con manodopera e fornitori
Necessità di produrre nuove conoscenze tecnologiche, manageriali e organizzative(laboratori di R&D per alimentare le proprie capabilities)
Economie di scala e diversificazione: i«first movers»
Strategie difensive: protezione degli investimenti effettuati Integrazione orizzontale: unione o acquisizione di imprese con metodi produttivi simili per
produrre lo stesso prodotto per lo stesso mercato
Integrazione verticale: assorbimento di imprese coinvolte in attività a monte o a valle delproprio processo produttivo
Strategie offensive: entrata in nuovi mercati o nuove attività Espansione geografica: tipica delle multinazionali
Diversificazione produttiva correlata: espansione in linee di prodotto vicine (per caratteristiche produttive, tecnologiche,
distributive o di marketing)
non correlata: espansione in linee di prodotto lontane
La diversificazione non correlata è stata adottata soprattutto dalle conglomerate
Distribuzione settoriale delle prime 200 imprese (%)1915 ca 1950 ca 1973 ca
USA UK Germania Italia USA UK Germania Italia USA UK Germania Italiaalimentare, bevande etabacco 17.5 32 13.5 14 16 29.5 11 11 12.5 18.5 15 8tessile e abbigliamento 4.5 13 8 32 4 9.5 13.5 16 1.5 5 2 5concia, pelle e cuoio 2 0.5 1 1 1- 1 0.5 1.5 0.5-legno e prodotti in legno 1.5- 0.5 0.5 1 0.5- 0.5 2 1- -carta, stampa, editoria 3.5 4 2 3 4 6.5 1.5 3.5 5 7 4 6.5petrolio 11 1.5 2.5 0.5 11 1.5 3 11.5 11 4 4 13.5chimica 10.5 7 15 11 12 9 12.5 14 16 12 16 14gomma e materieplastiche 2.5 1.5 2 2.5 1 2.5 1.5 2.5 3 1.5 1.5minerali non metalliferi 2.5 1 3.5 4.5 3 4 3 3.5 3.5 8 7.5 6.5metallurgia 21 20.5 27 10.5 14.5 16 22.5 16.5 12 10.5 16.5 15meccanica 8.5 3.5 12.5 5 11.5 5 14 3 8 13 14.5 9macchine elettriche eottiche 2.5 3 4.5 3 3.5 5.5 5 9.5 6.5 7 10.5 13mezzi di trasporto 12 11.5 8 13 14.5 10.5 9 8.5 9.5 8 7 6.5altre industrie 0.5 1- 2 1.5 1.5 1.5 0.5 0.5 0.5 0.5 0.5conglomerate - - - - - - - - 9.5 1 0.5 1
Economie di scala e diversificazione: i«first movers»
In generale si può affermare che ladinamica USA si ripete anche negli altri paesi
In particolare è evidente il peso delleindustrie alimentari, del tabacco e dellebevande
Ci sono tuttavia delle differenze nonmarginali fra i vari paesi NB: il confronto con l’Italia ha dei limiti
soprattutto per la prima rilevazione; si consideriad esempio che la 200esima maggioreimpresa americana avrebbe occupato il 7moposto del ranking italiano
0
5
10
15
20
25
30
35
1915 ca 1950 ca 1973 ca
Imprese del settore alimentare, bevande etabacco sulle prime 200 imprese (%)
USA UK Germania Italia
Economie di scala e diversificazione: i«first movers»
1915 ca: In UK prevale nettamente il settore alimentare, bevande e tabacco, mentre sono marginale i
settori alla frontiera tecnologica (chimica, meccanica e industria petrolifera)
Le grandi imprese italiane si concentrano nei settori tradizionali del tessile edell’abbigliamento e in misura minore dell’alimentare
1950 ca Fra i vari paesi si assiste a una convergenza nei settori del tessile, alimentare, minerali non
metalliferi
Minore è la convergenza osservata nella meccanica e nell’industria petrolifera (in questocaso soprattutto fra USA e Italia)
1973 ca Emergono le conglomerate in maniera già rilevante negli USA, in maniera meno pronunciata
altrove
Le imprese multinazionali
Sono imprese che adottano strategie di espansione geografica tramite investimenti direttiall’estero per sfruttare il vantaggio competitivo offerto dalle proprie capabilities
SI tratta quindi di imprese che controllano operazioni e attività che generano reddito inpiù paesi
Motivazioni: Politiche doganali di un paese per aumentare il prezzo di prodotti fabbricati all’estero
Differenziale nel costo del lavoro
Volontà di sfruttare nuovi mercati potenziali
Prevenire la concorrenza su nuovi mercati
Implementare strategie di differenziazione di prodotto o marca per incrociare le esigenze locali
Per valutare l’evoluzione delle imprese multinazionali su scala globale si ricorre all’analisidegli investimenti diretti all’estero (Foreign Direct Investment – FDI)
Le imprese multinazionali
Nel 1914 circa l’80% degli FDI provenivadall’Europa
Le destinazioni maggiori erano Asia (21%) eSudamerica (33%)
I settori principali erano le risorse naturali(55%)
Queste multinazionali europee non avevanotuttavia caratteri molto chandleriani
Si trattava delle c.d. free standingcompanies: Venivano registrate nella madrepatria, ma di
fatto operavano in un unico paese estero
UK, 45
USA, 14
Germania,14
Francia, 11
Paesi Bassi,5
Resto delmondo, 6
Altri paesidell'EuropaOccidental
e, 5
Le imprese multinazionali
Negli anni ‘20 il fenomeno delle free standing companies si affievolisceed emergono le multinazionali vere e proprie nei settori: Manifatturiero a tecnologia avanzata
Produzione e commercio di materie prime coloniali
Industria petrolifera (1926 AGIP prima multinazionale italiana)
Negli anni ‘30 le difficoltà economiche e la chiusura dei mercatirallentano lo sviluppo degli FDI con l’eccezione del petrolio Si affermano cartelli internazionali di produttori per il controllo di specifici
mercati
Le imprese multinazionali
Negli anni ‘50 il flusso dei FDIriprende quintuplica fino agli anni’80 (prevalenza USA)
Le destinazioni sono areeeconomicamente avanzate(Europa 36%)
Il settore principale è ilmanifatturiero (più del 50%)
USA, 40
UK, 15Francia, 4
Altri paesidell'Europaoccidental
e, 10
Giappone,7
Germania,8
Paesibassi, 8
Restodel
mondo, 8
Le imprese multinazionali A partire dagli anni ‘80 la crescita annua dei
FDI tocca il 15%
Il peso relativo degli USA viene ridimensionato
L’Italia partecipa al fenomeno dellaglobalizzazione grazie alle c.d. multinazionalitascabili (es. Candy, Mapei) che occupanonicchie di mercato di dimensione mondiale
I paesi di destinazione negli anni ‘90 sonoquelli europei (43%) e gli USA (21%), ma iniziaad emergere anche l’area asiatica (13%)soprattutto grazie alla Cina
Il settore principale di destinazione è quellodei servizi (più del 50%)
USA, 26
Germania,9
Altri paesidell'Europ
aoccidental
e, 10
Francia, 9
Giappone,13
Resto delmondo ,
14
Paesibassi, 7
UK, 12
Sintesi della seconda parte dellalezione
Argomento FocusFerrovie e grande impresa Backward e forward linkages, ferrovie come primo esempio di big
business moderno
Mano invisibile eparadigma chandleriano
Caratteri geo-economici degli USA e American System ofManufacturingPassaggio da invisble a visible handProprietà e controllo famigliareI due settori di affermazione del big business
Economie di scala ediversificazione: i «firstmovers»
Triplice investimento e caratteri oligopolistici del mercatoStrategie difensive (integrazione verticale e orizzontale) e offensive(diversificazione correlata e non correlata, espansione geografica)Convergenza dei modelli nazionali
Imprese multinazionali Definizione e motivazioniAndamento dei FDI nel ‘900
Bibliografia
P.A. Toninelli, Storia d’impresa, Bologna, Il Mulino, 2012, II edizione: capitoloIII, paragrafo 3.
Per approfondimenti: F. Amatori (a cura di), L’impresa. Una prospettiva storica, Egea, Milano, 2000:
capitolo 1.
(F. Amatori, «Forme di impresa in prospettiva storica», in S. Zamagni (a cura di),Imprese e mercati, Torino, UTET, 1991, pp. 123-154)