lezione 10. la crisi attuale e le prospettive dello sviluppo: austeritÀ e politiche economiche (1)...

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Corso di Economia dello Sviluppo Internazionale Lezione 10. Lezione 10. LA CRISI ATTUALE E LE PROSPETTIVE DELLO LA CRISI ATTUALE E LE PROSPETTIVE DELLO SVILUPPO: SVILUPPO: AUSTERITÀ AUSTERITÀ E POLITICHE ECONOMICHE (1) E POLITICHE ECONOMICHE (1) Pier Giorgio Ardeni Dipartimento di Scienze Economiche 1

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Page 1: Lezione 10. LA CRISI ATTUALE E LE PROSPETTIVE DELLO SVILUPPO: AUSTERITÀ E POLITICHE ECONOMICHE (1) Corso di Economia dello Sviluppo Internazionale Lezione

Corso di Economia dello Sviluppo Internazionale

Lezione 10. Lezione 10. LA CRISI ATTUALE E LE PROSPETTIVE DELLO SVILUPPO: LA CRISI ATTUALE E LE PROSPETTIVE DELLO SVILUPPO:

AUSTERITÀAUSTERITÀ E POLITICHE ECONOMICHE (1) E POLITICHE ECONOMICHE (1)

Pier Giorgio ArdeniDipartimento di Scienze Economiche

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Page 2: Lezione 10. LA CRISI ATTUALE E LE PROSPETTIVE DELLO SVILUPPO: AUSTERITÀ E POLITICHE ECONOMICHE (1) Corso di Economia dello Sviluppo Internazionale Lezione

Sul concetto di austerità Ci sono idee basate più su convinzioni che su ragionamenti e teorie

logicamente fondate. Le convinzioni spesso sono basate su pregiudizi e sono quindi soggette a cambiare, come le mode

Oggi, ad esempio, c'è consenso (è convinzione accettata) su quella che viene chiamata austerità (fiscale) – concetto quanto mai improprio: cosa c’è di «austero» in un taglio della spesa? È importante la storia! La austerity degli anni ’70 fu altro…

Secondo questa convinzione ora sarebbe il momento di tagliare la spesa (pubblica), nonostante l'economia sia in crisi (cioè non cresce)

Questo è un esempio di convinzione basato su pregiudizio in quanto non è basata su nessuna analisi convincente e seria e su nessun dato empirico a supporto 2

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Sul concetto di austerità In realtà, la convinzione si basa più su i desiderata dei «bonds

vigilantes» (vigilanti dei titoli di stato) e su una "fiera" delle convenienze (vanity fair)

I vigilantes dei bonds sono investitori che a loro piacimento vendono titoli pubblici nel momento in cui li ritengono "pericolosi"

Ma perché spendere oggi dovrebbe aumentare il pericolo, ovvero diminuire la capacità di ripagare il debito? La teoria, e la logica, dicono infatti che se spendi oggi per aiutare l'economia questa si porterà ad un livello maggiore (crescerà) e sarà così più facile ripagare il debito... o no? La spesa pubblica non ha forse una natura espansiva?

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Sul concetto di austerità Trichet (2010): “The idea that austerity measures could trigger

stagnation is incorrect: confidence-inspiring policies will foster and not hamper economic recovery.”

Ma su quali presupposti è basata la convinzione che una contrazione fiscale è espansiva?!? Forse perché migliora la "fiducia" degli investitori?!? Gli esempi degli ultimi anni sembrano tutti mostrare il contrario: Irlanda, Lituania, Estonia, Grecia, Portogallo...

“The boom, not the slump, is the right time for austerity”, dichiarò Keynes 75 anni fa. Tagliare la spesa pubblica non fa che aumentare la depressione, non la fa diminuire!!! Che logica è quella che vede i governi tagliare quando l'economia ha bisogno di iniezioni di denaro...? 4

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Sul concetto di austerità La logica è basata su una cattiva metafora e su un rivelazione delle

vere intenzioni di chi propugna questa tesi La cattiva metafora: il debito di una nazione è come il debito di una

famiglia. Se il debito è troppo alto, bisogna stringere la cinghia. Ma un'economia non è come una famiglia: il debito di una economia sono soldi che i suoi membri si devono a vicenda (your spending is my income, my spending is your income). Se tutti tagliano la spesa, cosa succede? Il reddito di tutti cala, e il (problema del) debito peggiora!!!

Se i privati cercano di ripagare il loro debito, il pubblico dovrebbe spendere di più, non di meno, perché così il reddito complessivo non diminuisce. Inoltre, bilanciamo l'economia quando questa cresce, non quando cala!!!

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Sul concetto di austerità Qual'è la rivelazione delle vere intenzioni di chi propugna questa

tesi? Che con l'austerità si diminuisce la spesa pubblica e il ruolo dello Stato!

L'andamento dell'economia dimostrerebbe che è tutta colpa dello Stato e della spesa pubblica...

Ma è proprio così? La Svezia, l'Austria, stanno benissimo... e allora? Non sono quelle economie con una larga spesa pubblica? L'Irlanda, in compenso, sta malissimo...

Cosa dicono i dati degli ultimi anni? Diamo un’occhiata…

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La crisi economica recente La crisi dei sub-prime in USA portò alla crisi bancaria e finanziaria

alla fine del 2007 (es. fallimento di Lehman Bros) – la crisi finanziaria ebbe subito un effetto devastante sui mercati finanziari e del credito e quindi sull’economia reale

In USA, il governo intervenne per salvare le banche, dopo aver lasciato fallire la Lehman Bros, perché erano «troppo grosse per fallire» (gli effetti a catena sul resto del sistema sarebbero stati considerevoli)

Nel 2008 e, soprattutto nel 2009, la crisi finanziaria ha portato ad un crollo del PIL in tutta Europa – i governi sono comunque dovuti intervenire massicciamente per salvare banche sull'orlo del fallimento

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La crisi economica recente La Commissione Europea si inventò la «procedura speciale» –

ovvero possibilità di sforamento del 3% deficit/PIL. La Banca Centrale Europea ha disegnò poi lo strumento. Per salvare le banche è stato concesso un deficit fino al 30% del PIL ad un solo paese (come all'Irlanda), per poi, certo, vedere nel giro di due anni il suo debito pubblico raddoppiare.

La «procedura speciale» è stata applicata con il beneplacito dei tedeschi che hanno tenuto d'occhio l'andamento dei mercati, perché l'economia tedesca export-driven non subisse troppi contraccolpi (e perché le sue banche, così esposte sui debiti sovrani, non avessero a soffrire troppo). Queste comunque ci hanno guadagnato in rendimenti, comprando a prezzi stracciati (e rendimenti altissimi) e vendendo dopo che era passata la bufera.

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La crisi economica recente La crisi ha poi messo in ginocchio le economie di mezzo mondo

(ma questo, in apparenza, non ha contato più di tanto agli occhi della CE e della BCE).

La disoccupazione è un fenomeno ciclico, dicono (loro), quando l'economia si riprenderà quella tornerà a calare. Se il debito è aumentato per via dei movimenti sui debiti sovrani (vendo di qua e compro di là, variano i rendimenti) e per salvare le banche poco importa, il deficit di bilancio e i vincoli di Maastricht non si devono comunque toccare. [p.s. cosa sono i vincoli di Maastricht?]

Per rientrare dal debito si deve tagliare. Dove? Forse dove si è speso? No, si deve tagliare la spesa «improduttiva», la spesa sociale, come se fosse quella la ragione dell'indebitamento crescente. 9

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La crisi economica recente Tuttavia, una procedura speciale per uscire dalla crisi con politiche

espansive non è stata concessa! Quelle non lo meritano (aggiungo io, e questa è ipocrisia).

Salvare le banche dal fallimento, sì, too big to fail (o forse, come ha detto qualcuno, too big to jail), aiutare le economie in crisi, no, non fa parte delle opzioni possibili. E però, quelle masse di milioni di disoccupati, precari, pensionati alla fame, quelle no, quelle non sono anch'esse il segno di un fallimento davvero too big.

Perché mai, allora, l'economia dovrebbe adesso uscire dalla crisi? È stata forse affrontata e risolta una sola delle ragioni che hanno portato alla crisi? E quali responsabilità hanno la spesa sociale, la spesa per sanità, istruzione e protezione sociale, nell'avere portato ai livelli d'indebitamento attuali? 10

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La crisi economica recente Se il debito sovrano è oggi nelle mani degli investitori – i.e. che

fanno profitti comprando e vendendo – al punto che ne possono decretare d'un soffio il fallimento, non sarebbe forse più oculato mettere quel debito al riparo?

I nostri leader non sanno che stringersi nelle braccia pensando che "stanno facendo la cosa giusta" aderendo alle regole di Maastricht e che se l'economia non riparte, se le industrie non creano posti di lavoro loro non ci possono fare nulla. E sì che potrebbero! Come si posero i Roosevelt di fronte alla Grande Depressione, forse guardando al loro vincolo di bilancio? E non siamo forse di fronte ad una deprimente grande recessione che vede progressivamente accentuarsi le disparità e diminuire gli standard di vita per la maggioranza della popolazione? I nostri Governanti attuali, sanno solo sperare che l'economia si riprenda...

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La crisi economica recente Presi per il collo dai famosi investitori – "ora che la crisi è passata,

dovete ridurre il debito, altro che aumentare la spesa pubblica!" – i nostri Governanti europei si affidano al mantra dell'austerity confidando nella buona sorte. Non è tanto la BCE da prendere per il bavero, quanto i signori della Commissione, gli avvocati del rigore e gli eterni sostenitori del laissez faire.

Eppure, studi della stessa CE, già riportano che «coordinated austerity in euro-area countries has stifled economic recovery and deepened the crisis across the currency bloc» [Jan in 't Veld, "Fiscal consolidations and spillovers in the Euro-area periphery and core", Economic papers, DG Economic and Financial Affairs, October 2013]

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La relazione tra debito (pubblico) e crescita La spesa pubblica (componente della domanda aggregata) ha

funzioni espansive, ma comporta un aumento del debito pubblico Non vi è una relazione teorica né una relazione empirica

dimostrata tra aumento del debito e aumento o diminuzione del PIL (mentre vi è una relazione dimostrata tra aumento della spesa pubblica e aumento del PIL)

Persino al FMI ultimamente si sono convinti che la relazione tra debito e PIL non è univoca

Pescatori, Sandri e Simon «Debt and Growth: Is There a Magic Threshold?”, IMF, Feb. 2014 :"non troviamo evidenza che vi sia una particolare soglia di debito oltre la quale le prospettive di crescita di medio termine siano compromesse". Ovvero, non sarebbe vero che più ci si indebita, più si allontana la possibilità di fare crescere l'economia.

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La relazione tra debito (pubblico) e crescita Baldacci, Mulas e Mulas-Granados «Debt Reduction, Fiscal Adjustment, and

Growth in Credit-Constrained Economies”, IMF, Nov. 2013: "gli aggiustamenti fiscali basati sulla riduzione della spesa possono rallentare la crescita mentre misure basate su un mix di riduzioni di spesa e maggiori entrate possono sostenere la crescita del prodotto, riducendo il debito pubblico. In tale contesto, proteggere gli investimenti pubblici è critico per la crescita di medio termine tanto quanto la messa a punto di riforme atte a migliorare la produttività dal lato dell'offerta".

Jeff Frankel li chiama "pro-ciclicisti" — coloro che affermano che le politiche di consolidamento fiscale devono essere pro-cicliche, ovvero espansive quando l'economia cresce e restrittive quando l'economia si contrae –.

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La relazione tra debito (pubblico) e crescita Jeff Frankel – Non è l'austerity che deve essere pro-ciclica, ma la

politica fiscale (il mix tra maggiori o minori entrate e maggiori o minori spese): "Quando l'economia si espande, il governo deve essere in surplus, quando l'economia è in recessione, il governo deve essere in deficit", [Voxeu.org, agosto 2012]. La politica fiscale deve essere pro-ciclica così da "mettere in granaio maggiore spesa e minori entrate nelle fasi espansive e fare il contrario nelle fasi recessive«

E nel mondo? Guardiamo all’evidenza:Isabel Ortiz, Matthew Cummins, The Age of Austerity - A Review of

Public Expenditures and Adjustment Measures in 181 Countries, Institute for Policy Dialogue, March 2013

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La relazione tra debito (pubblico) e crescita Ortiz-Cummings confrontano 4 periodi: 2005-07 (pre-crisi), 2008-

09 (fase I della crisi di espansione fiscale), 2010-12 (fase II, inizio della contrazione fiscale) and 2013-15 (fase III: intensificazione della contrazione fiscale). Poi discutono le minacce che le politiche di austerity pongono.

Fase I (2008-09) – molti governi adottarono stimoli fiscali, aumentando spesa pubblica e coordinando le politiche tra paesi

Fase II (2010-12) – spesa pubblica comincia a diminuire [sostenitori dell’austerity spingono per riduzione spesa a scopo «espansivo»!] – fasce vulnerabili cominciano a sentire il peso, welfare viene attaccato un po’ ovunque

Nel 2013 – la riduzione della spesa impatta sul PIL in 119 paesi (132 nel 2015) – il trend continuerà fino al 2016 16

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La relazione tra debito (pubblico) e crescita La contrazione della spesa è severa in 68 paesi in via di sviluppo –

3.7% media riduzione della spesa (quota sul PIL) Nei paesi ad alto reddito, riduzione della spesa attuale è 2.2% (su

PIL) – in confronto alla fase pre-crisi, un quarto dei paesi nel mondo stanno tagliando la spesa a livelli minori di prima della crisi

Quali misure addottano i paesi: Taglio sussidi, in agricoltura e altri settori (100 paesi) Taglio salari e stipendi, particolarmente pubblico impiego, scuola, sanità (98

paesi) Riduzione safety nets (80 paesi) Riforme pensioni (86) e tagli alla sanità e welfare (37) Ulteriore flessibilizzazione lavoro (32)

Le misure di austerità vengono applicate anche fuori d’Europa! 17

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La relazione tra debito (pubblico) e crescita L’applicazione delle misure di consolidamento fiscale e austerità

aumenteranno disoccupazione, povertà, indigenza, riduzione dei servizi per i più vulnerabili

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