let spa

258
PER MEMORIZZARE RAPIDAMENTE LA STORIA DELLA LETTERATURA SPAGNOLA E ISPANOAMERICANA DALLE ORIGINI AI GIORNI NOSTRI. STUDIARE IN SINTESI GLI SCRITTORI, LE SCUOLE E LE CORRENTI, LE FORME E I GENERI LETTERARI. LETTERATURA SPAGNOLA Titolo concesso in licenza a fed

Upload: alessia-s

Post on 30-Jan-2016

69 views

Category:

Documents


4 download

DESCRIPTION

mmm

TRANSCRIPT

Page 1: let spa

PER MEMORIZZARE RAPIDAMENTE LA STORIA DELLA

LETTERATURA SPAGNOLA E ISPANOAMERICANA DALLE ORIGINI

AI GIORNI NOSTRI. STUDIARE IN SINTESI GLI SCRITTORI,

LE SCUOLE E LE CORRENTI, LE FORME E I GENERI LETTERARI.

LETTERATURAS PA G N O L A

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 2: let spa

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 3: let spa

SETTORE DIZIONARI E OPERE DI BASEResponsabile editoriale: Valeria CamaschellaCoordinamento redazionale: Davide BernardiniCoordinamento grafico: Marco SantiniCoordinamento tecnico: Marco Manzini

Testi: Francesca Bovone;Banca dati Opere IGDA

Realizzazione editoriale: Angelo RamellaRedazione: Nicole Montanari

Copertina: Marco Santini

ISBN 978-88-418-6940-6

© Istituto Geografico De Agostini, Novara 2007www.deagostini.itRedazione: corso della Vittoria 91, 28100 Novara

prima edizione elettronica, marzo 2011

Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo volume può essereriprodotta, memorizzata o trasmessa in alcuna forma e con alcun mezzo, elettronico, meccanico, in fotocopia, in disco o in altro modo, compresi cinema, radio, televisione, senza autorizzazione scritta dell’Editore. Le copie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del15% di ciascun volume/fascicolo di periodico dietro pagamento alla SIAE delcompensoprevisto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Le riproduzioni effettuate per finalità di carattere professionale,economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personalepossono essere effettuate solo a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da AIDRO, corso di Porta Romana n. 108, 20122 Milano, e-mail [email protected] e sito web www.aidro.org

Tito

lo c

once

sso in

lice

nza

a federica

petr

acc

a, 1369116, ord

ine Ist

ituto

Geogra

fico D

e A

gost

ini 2

78651.C

opyr

ight 2011 D

e A

gost

ini,

Nova

ra

Page 4: let spa

G li albori della storia della Penisola Iberica vedono la convivenza di tre culture: araba, cristiana e romana. La fusione di queste civiltà, l’interazione con il restod’Europa e l’apertura verso il mondo d’Oltreoceano hannoconcorso a plasmare una cultura letteraria che ha toccatovette altissime, fino a portare alla creazione del primogrande romanzo moderno. La varietà caratterizza anche la Penisola Iberica moderna, nella quale si parlano benquattro lingue: il basco, il galaico (o gallego), il catalano e il castigliano. Quest’ultimo, grazie al predominio politicoraggiunto dai re della Castiglia e alla loro assidua politica di colonizzazione, è diventato non solo la lingua nazionaledella Spagna, ma anche una delle più parlate nel mondo.Questo volume ripercorre la storia della letteraturaspagnola raccontando l’emancipazione di una nazione che è sempre stata sospesa tra due opposte tendenze:una rivolta al passato, alle tradizioni e alla mitologiaautoctona, l’altra aperta alla modernità, agli influssi e alle suggestioni esterne e desiderosa di essere al passo con il resto dell’Occidente. Tale apertura è chiaramenteravvisabile non solo nella produzione iberica, ma anche in quella dell’America Latina, che tanta parte ha avutonello sviluppo delle tendenze letterarie più recenti. Con precisione e semplicità espressiva il manualedimostra come la letteratura sia riuscita a svolgere una funzione di coesione, equilibrio e unità, innalzandosi al di sopra delle diversità e rendendole, anzi,un’inesauribile fonte d’ispirazione. L’opera è suddivisa in sezioni, ognuna delle quali analizzale caratteristiche letterarie di un secolo. Particolare rilievo è stato dato ai meravigliosi “secoli d’oro” spagnoli, alla letteratura iberica moderna e contemporanea e ai piùrecenti sviluppi del romanzo latinoamericano, i cui autori, a partire dalla metà del XX secolo, si sono impostiall’attenzione dei lettori di tutto il mondo: staccandosi dalle tendenze della madrepatria e dando adito a unaletteratura realmente autoctona, la loro opera costituisceoggi un punto di riferimento per il mondo intero.

Tito

lo c

once

sso

in lice

nza

a fe

deric

a pe

tracc

a, 1

3691

16, o

rdin

e Is

titut

o G

eogr

afico

De

Ago

stin

i 278

651.

Cop

yrig

ht 2

011

De

Ago

stin

i, Nov

ara

Page 5: let spa

4

Guida alla consultazione

218

Il romanzo del boom

Negli anni Sessanta i lettori europei scoprirono con meravigliai più recenti autori ispanoamericani, le cui opere raggiunserole vette della narrativa mondiale. I nuovi scrittori continuaro-no le tendenze iniziate prima del 1940, ma arricchendole e at-tualizzandole: approfondirono l’ampliamento tematico e trat-tarono in modo innovativo i vecchi motivi rurali. Prese piede ilcosiddetto “Realismo magico”, che grazie alla penna di GarcíaMárquez si trasformò in un vero e proprio movimento lettera-rio, destinato a creare proseliti in tutto il mondo e ad essereadattato alle culture più disparate (basti pensare a Salman Rushdie, a Gunter Grass e a John Fowles). Il notevole rinnova-mento delle tecniche narrative fu accompagnato dalla crea-zione di una nuova lingua letteraria che accoglieva sia gli in-flussi degli idiomi nazionali sia quelli di lingue diverse dallospagnolo, in particolare dell’inglese. Si assistette, e si assiste

Il superamentodei confini nazionali

Le novità del romanzodel boom

5 Dal boom ai giorni nostriDopo la Seconda Guerra Mondiale l’America Latina conosce una rapida crescita economica accompagnata dal cosiddetto “boom de la novela hispanoamericana”, testimoniato da una serie di romanzi che vedono la luce tra il 1960 e il 1967 e i cui autori oltrepassano i confini nazionali e sperimentano tecniche e strutture narrative rivoluzionariee nuovi linguaggi. Faulkner, Joyce, James e Woolf esercitano una profonda influenza. Nel contempo gli autori latinoamericani si ispirano vicendevolmente, creando così una letteratura che, pur accogliendo le influenze esterne, si caratterizza sempre più comepropriamente nazionale. Nonostante la ripresa economica, questi artistitendono ad allontanarsi dall’idea di modernità per focalizzarsi sui problemi e le ingiustizie che soffrono le popolazioni americane, nonché sui disordini politici che rappresentano ormai una triste costante in tutto il continente. Alcune opere anticipano le problematiche che caratterizzeranno gli anni Settanta e Ottanta, legate al dilagare dei regimi dittatoriali. Per quanto i nuovi autori inizino la loro carriera in senoalle avanguardie, è molto arduo inquadrarli in un unico movimento letterario:ognuno di loro evolve in modo estremamente personale e, in molti casi,finisce per creare opere che, per la loro spiccata originalità, risultanoimpossibili da catalogare o emulare.

tutt’ora, insomma, a una vera e propria apoteosi di creatività.La realtà rimase il punto di partenza di tutti questi autori, mavenne approcciata con forme esteticamente nuove che riusci-rono a renderla più comprensibile, per cui i persistenti inten-ti di denuncia e testimonianza risultarono perfettamente com-patibili con questo nuovo modo di fare letteratura.

■ Gabriel García MárquezÈ lo scrittore ispanoamericano più letto, conosciuto e amatoal mondo, tanto i che suoi lettori, e spesso anche i critici, so-no abituati a chiamarlo amichevolmente con il diminutivo “Ga-bo”. Nacque ad Aracataca (1928), un paesino vicino alla costaatlantica della Colombia a circa 80 km dalla città di Santa Mar-ta, dove fu allevato dai nonni in una casa affollata di parenti e,apparentemente, di fantasmi. Nel 1947 si iscrisse alla Facoltàdi Giurisprudenza dell’Università di Bogotá e nello stesso an-no pubblicò il suo primo racconto, La tercera resignación(La terza rassegnazione), sul giornale El Espectator. In se-guito alla chiusura dell’Università Nazionale, nel 1948 si tra-sferì a Cartagena e iniziò a collaborare regolarmente con ElUniversal, senza mancare di contribuire anche a molte altreriviste e giornali, sia americani sia europei. Iniziò a leggere au-tori come Kafka, Faulkner e la Woolf, ai quali si appassionò im-mensamente. Nel 1954 fece ritorno a Bogotá e pubblicò il suo

Nuovo modo di analizzaree descrivere la realtà

La vita

Il primo racconto

L’attivitàgiornalistica

219

5 - Dal boom ai giorni nostri

IL REALISMO MAGICO

L’ormai famoso ossimoro “Realismo magi-co” fu usato per la prima volta dal criticotedesco Franz Roh per designare un nuo-vo movimento pittorico, spesso identifica-to con il Postespressionismo, che si po-neva come obiettivo principale una rap-presentazione realistica del mondo attra-verso visioni distorte e allucinate. Questipittori rifiutavano le avanguardie e propu-gnavano il ritorno alla tradizione naziona-le prendendo le mosse dall’arte figurativarinascimentale italiana. In seguito l’e-spressione fu riferita all’ambito narrativoamericano di lingua spagnola che si svi-luppò intorno agli anni Sessanta, i cui ro-manzi mescolavano eventi ordinari a ele-menti fantastici: allontanandosi drastica-mente dalle categorie sia del Romantici-smo sia del Realismo, presentavano ardi-te sperimentazioni su contenuto, forma,stile e sequenza temporale. I personaggi

di queste opere invece di mettere in di-scussione l’elemento magico lo accettanocome facente parte della quotidianità,spiazzando così il lettore tradizionale, ilquale si trova spesso anche di fronte a inu-sitate inversioni tra causa ed effetto e allapresentazione di uno stesso evento da di-versi punti di vista. Spesso queste narra-zioni sono costruite in ambienti di mesco-lanza culturale o caratterizzati da un regi-me totalitario o coloniale. L’intento fonda-mentale della corrente è la descrizionedettagliata della realtà che, attraverso l’in-serzione di elementi magici, provoca stra-niamento, per quanto essi siano presen-tati con realismo e dovizia di particolari. Inrealtà, però, dopo lo stupore e l’incredu-lità iniziali, davanti all’aumento dei parti-colari realistici riferiti al fenomeno magi-co, anche il lettore finisce, senza quasi ren-dersene conto, per considerarlo reale.

Testo con le parole e i concettichiave evidenziati in nero

Note a margine per la rapida individuazionee memorizzazione dei temi principali

Riquadro di approfondimento

Sintesi introduttiva al capitolo

Il volume è diviso in otto sezioni corrispondenti ai periodi della storia della letteratura spagnola, dal Medioevo ai giorni nostri, e alla letteraturaispanoamericana. Ogni sezione è introdotta da una presentazione che ne espone sinteticamente i caratteri generali.

Il testo è articolato in modo da favorire la memorizzazione rapida dei tratti salienti degli autori, della loro poetica e delle opere. I capitoli sono aperti da un cappello introduttivo, che fornisce un rapido inquadramento generaledell’argomento trattato. Le frequenti note a margine permettono la rapidaindividuazione dei temi principali e agevolano la loro ricapitolazione. Nel testo sono evidenziati in carattere nero più marcato i concetti e le paroleche è particolarmente utile ricordare. I capitoli sono conclusi da schemi riassuntivi

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 6: let spa

5

■ Alejo CarpentierIl cubano Alejo Carpentier fu narratore, musicologo e giornali-sta (L’Avana 1904 - Parigi 1980). Figlio di un architetto francesee di un’insegnante russa, studiò a Parigi, dove visse molti anni,sviluppando un profondo spirito cosmopolita e partecipandoattivamente alla nascita del movimento surrealista. Attento co-noscitore dei costumi del popolo cubano, li trasformò nellamateria principale dei suoi romanzi, nei quali mise in pratica lasua teoria del “reale meraviglioso”: fu il primo scrittore ad at-tuare la fusione tra la cultura progressista e razionalista delVecchio Continente e gli elementi magici e fantastici della tra-dizione ispanoamericana. Tra i romanzi più famosi ricordiamo:Ecué-Yamba-O (1934), in cui è narrata una storia afro-cubana;El reino de este mundo (Il regno di questo mondo, 1949); Lospasos perdidos (I passi perduti, 1953); La guerra del tiempo(La guerra del tempo, 1956), che include tre racconti e un ro-manzo breve ed è il libro che meglio testimonia la complessitàdella ricerca formale di Carpentier; El recurso del método (Il ri-corso del metodo, 1974), un’accesa e acutissima satira delle dit-tature latinoamericane. Carpentier è anche autore di un librosulla musica cubana (La música en Cuba, 1956).

■ Juan RulfoIl narratore messicano Juan Rulfo (1918-1986) è stato cele-brato come una delle figure maggiormente innovatrici dellaletteratura ispanoamericana. Avendo perduto il padre anco-ra molto giovane non poté approfondire i suoi studi e fu so-stanzialmente un autodidatta. La peculiarità di questo autore consiste nel fatto che la sua con-sacrazione come uno dei maggiori protagonisti della scena let-teraria avvenne con la pubblicazione di due sole opere: una rac-colta di racconti del 1953, che intitolò El llano en llamas (Lamorte al Messico), e il celeberrimo romanzo Pedro Páramo,del 1955, che si distinse subito per la novità soprattutto strut-turale. In esso Rulfo ricreò le ambientazioni del Messico postri-voluzionario, trasformandole in un’allucinante creazione arti-stica. Il romanzo è ambientato in un paesino messicano inesi-stente, Camala, popolato da voci fantasmatiche, nel quale siconfondono la vita e la morte, l’amore, la pazzia e il sogno e icui abitanti riescono a rivivere solo attraverso i drammi del pas-sato, amareggiati e perduti nelle illusioni che tanto a lungo han-no coltivato, ma che non si sono mai avverate. Lo stesso Juan,il protagonista, finisce per morire soffocato dalle voci dei fanta-smi, a riprova del fatto che tutte le illusioni sono deleterie. Successivamente Rulfo lavorò per anni al romanzo La cor-dillera, rimasto incompiuto e inedito.

Cosmopolita e surrealista

Il “realemeraviglioso”

I romanzi principali

Le due opereche lo resero famoso

Pedro Páramo

216

4 - La nuova narrativa

217

4 - La nuova narrativa

Fino agli anni Quaranta la narrativa continua all’insegna del Realismo. Principaliesponenti dei primi vent’anni del secolo: Mariano Azuela (1873-1952), con il ro-manzo Quelli di sotto e Alcides Arguedas (1879-1946) con Razza di bronzo. Te-ma principale: affermazione nativista nei confronti dei dominatori; linguaggio ric-co di forme vernacolari e indigenismi. Tra il 1920 e il 1940 si consolidano le tendenze iniziate da Arguedas e Azuela. Itemi diventano: la lotta dell’uomo contro la natura, la miseria dei lavoranti natii,le dittature e la colonizzazione economica. Autori: José Eustasio Rivera (1889-1928), con La voragine; Ricardo Güiraldes (1886-1927) con Don Segundo Som-bra; Rómulo Gallegos (1884-1969) con Donna Barbara; Ciro Alegría (1909-1967) con I Peruviani.

Accanto ai temi rurali compaiono quelli urbani; l’attenzione non è più solo sui pro-blemi sociali, ma anche su quelli umani; la realtà viene mescolata con la fanta-sia e l’immaginazione. Si creano nuove strutture narrative, gli stili si rinnovano esi sente molto l’influenza degli autori europei e nordamericani.Jorge Luis Borges (1899-1986), argentino, inizia come avanguardista ma poi sicrea uno stile personale e unico. Compone poesie, saggi, articoli, racconti, ro-manzi. Temi e immagini ricorrenti: il labirinto, i libri, gli specchi, il doppio, le tigri el’infinito spaziale e temporale. La lingua è lo spagnolo dell’Argentina con influen-ze di idiomi stranieri, soprattutto dell’inglese. Opere principali: i saggi di Inquisi-zioni, Altre inquisizioni, Nove saggi danteschi; le poesie di Fervore di Buenos Ai-res; i racconti e i romanzi Evaristo Carriego, Finzioni, L’Aleph, Storia universale del-l’infamia, L’artefice, La rosa profonda, La moneta di ferro, Atlas, I congiurati. Miguel Ángel Asturias (1899-1974), guatemalteco, è ricordato soprattutto perdue opere: Leggende del Guatemala, nella quale denunciò la distruzione della ci-viltà precolombiana, e Il signor Presidente, denuncia della corruzione e della vio-lenza dei regimi dittatoriali. Tutte le sue opere si caratterizzano per la fusione trala fantasia dei miti antichi e invenzioni realistiche e umoristiche: Vento forte, IlPapa verde, Gli occhi che non si chiudono, Mulatta senza nome, Specchio di Li-da Sal, Maladrón.Alejo Carpentier (1904-1980), cubano, profondo conoscitore dei costumi del suopopolo. Nei suoi scritti mette in pratica la teoria del “reale meraviglioso”, ossiauna mescolanza di cultura moderna ed elementi fantastici della tradizione ispa-noamericana. Opere: Ecué-Yamba-O, Il regno di questo mondo, I passi perduti, Laguerra del tempo, Il ricorso del metodo. Juan Rulfo (1918-1986), messicano, ha raggiunto fama mondiale con due soleopere: La morte al Messico e Pedro Páramo, quest’ultimo un elogio della pampa.

SCHEMA RIASSUNTIVODALL’INIZIO DEL SECOLOAGLI ANNI QUARANTA

DAGLI ANNI QUARANTAAL 1960

1. Quali tendenze seguì il romanzo di inizio seco-lo? 208

2. Quali due romanzi fissarono le tematiche dellanarrativa realista? 208b

3. Quali furono le opere principali della narrativa trail 1920 e il 1940? 209b-210a

4. Cosa cambiò nella narrativa dopo il 1940? 212a

5. Quali temi e immagini caratterizzano tutta l’o-pera di Borges? 214a

6. Qual è l’importanza di El signor Presidente e co-me si inserisce nel panorama storico? 215a

7. Cosa si intende per “reale meraviglioso”? 216a

8. Dove ambientò Juan Rulfo il suo romanzo più fa-moso? 216b

DOMANDE DI VERIFICA

Linea ideale che divide in due parti la pagina; nella parte superiore si trovano le risposte indicate nelle domande di verifica con la lettera a; in quella inferiore le risposte suggerite con la lettera b

Domande di verifica della preparazione

Schema riassuntivo

che espongono in sintesi i lineamenti di fondo degli autori o delle scuole. Le domande di verifica consentono di controllare autonomamente la propria preparazione rimandando, con i numeri in neretto a fianco, alle pagine(ed eventualmente alla metà alta o a quella bassa) in cui si trovano gli argomentidella domanda. All’interno dei capitoli sono presenti riquadri di approfondimentoche trattano argomenti collaterali all’esposizione principale, ma importanti per la sua comprensione.

I titoli delle opere sono riportati anche in italiano, in corsivo quando il titolo è notoanche nella nostra lingua, in tondo quando si tratta di una traduzione letterale.

L’indice analitico riporta tutti gli autori citati, le scuole e i movimenti letterari.

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 7: let spa

Titolo co

ncess

o in lic

enza a

federic

a petra

cca, 1

369116, ord

ine Istitu

to G

eografic

o De A

gostini 2

78651.Copyr

ight 2011 D

e Agosti

ni, Nova

ra

Page 8: let spa

7

IL MEDIOEVO

1 Le origini: introduzione storica 112 XI e XII secolo 163 Il Duecento 224 Il Trecento 29

IL QUATTROCENTO

1 La poesia 372 La novela sentimental

e i libros de caballería 443 Il teatro e La Celestina 50

PRIMER SIGLO DE ORO

1 Tra Umanesimo e Rinascimento 59

2 Poesia religiosa e poesia profana 65

3 La novela picaresca 734 Il teatro nel XVI secolo 795 Miguel de Cervantes 83

SEGUNDO SIGLO DE ORO

1 Culteranismo e concettismo: Góngora e Quevedo 95

2 Lope de Vega, Tirso de Molinae Calderón de la Barca 103

IL XVIII SECOLO

1 La prima metà del secolo:la fine dell’epoca barocca 117

2 La seconda metà del secolo:il Neoclassicismo 120

L’OTTOCENTO

1 La prima metà del secolo:il Romanticismo 129

2 La seconda metà del secolo: il Realismo e il Naturalismo 138

IL XX SECOLO

1 Il Modernismoe la Generazione del ’98 149

2 La Generazione del ’14e le avanguardie 158

3 La Generazione del ’27 1624 Dal Dopoguerra

ai giorni nostri 168

LETTERATURA ISPANOAMERICANA

1 L’epoca coloniale 1792 Dal Neoclassicismo

al Realismo 1863 La poesia:

dal Modernismoalle avanguardie 199

4 La nuova narrativa 2085 Dal boom

ai giorni nostri 218

APPENDICI

1 Fonetica e ortografia 2452 Lo spagnolo

in America Latina 249

Indice analitico 253

Sommario

Tito

lo co

nce

sso in

licenza

a fe

derica

petra

cca, 1

369116, o

rdin

e Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Nova

ra

Page 9: let spa

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 10: let spa

IL MEDIOEVO

1Le origini:introduzione storica

2XI e XII secolo

3Il Duecento

4Il Trecento

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico D

e Agostini 278651.Copyright 2011 D

e Agostini, Novara

Page 11: let spa

Si è soliti far coincidere l’inizio della storia della letteraturaspagnola con la comparsa dell’anonimo Cantar de mio

Cid, nel periodo in cui gli stati cristiani del Nord iniziano la lotta contro gli Arabi per la Reconquista della PenisolaIberica. L’opera è considerata il più antico monumentoletterario della nazione, almeno fino alla scoperta di alcunicomponimenti arabi ed ebraici dei secoli XI-XII ( jarchas).Come tutte le letterature esordienti, anche la spagnola inizia con forme tradizionali trasmesse oralmente, i componimenti lirici del cosiddetto mester de juglaría, ai quali si affianca presto un nuovo genere di poesianarrativa, il mester de clerecía, opera di chierici, a sottolineare come la cultura sia ancora soprattuttoprerogativa dei monasteri. La prosa letteraria appare verso la seconda metà del XIII secolo, quando il volgare inizia ad avere la megliosul latino. In questo periodo è fondamentale la politicaculturale operata da Alfonso X re di Castiglia e di Léondetto il Dotto; parallelamente fiorisce la letteraturacavalleresca con il celebre romanzo Amadís de Gaula

e con la Historia del caballero Zifar. La letteratura del XIVsecolo è dominata dalla figura dell’Infante Juan Manuel,brillante e fecondo scrittore che lascia molte opere, la più famosa delle quali è il Libro de Patronio o Conde

Lucanor, che si potrebbe definire il Decamerone spagnolo. Di stampo moralista è invece l’opera di Juan Ruiz, autoredel Libro de buen amor, nel quale l’autore analizza i contrasti spirituali della sua epoca.Un’immagine delle vicende del tempo ci viene offerta da Pero López de Ayala nel suo Rimado de Palacio, che vuol essere allo stesso tempo satira morale e avvertimento dei pericoli del suo mondo.

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico D

e Agostini 278651.C

opyright 2011 De A

gostini, Novara

Page 12: let spa

11

Le prime invasioni

Anticamente la Penisola Iberica era abitata dagli Iberi, proba-bili continuatori della civiltà preistorica portata in Spagna dapopolazioni libico-africane. Intorno al 1200 a.C. ebbe luogo l’in-vasione dei Celti che, fondendosi con gli Iberi, diedero origi-ne alla popolazione mista dei Celtiberi, famosi per la capacitàdi erigere durature fortificazioni (i castros). Nel 1100 a.C. circai Fenici, attratti dalle ricche miniere di argento e di rame e dal-la florida agricoltura, occuparono la costa mediterranea e vi fon-darono numerose colonie. Tra l’VIII e il VII secolo a.C. anche iGreci installarono molte basi sulla costa orientale. A questi duepopoli va riconosciuto il merito di aver introdotto nella Peni-sola la moneta, la scrittura, nuove coltivazioni e nuovi animalida lavoro e da allevamento. Tra la Prima e la Seconda GuerraPunica (241-218 a.C.) Cartagine portò avanti la prima vera gran-de opera di colonizzazione, assicurandosi il dominio sulle co-ste orientali e meridionali. Le popolazioni spagnole si ribella-rono quasi subito agli invasori che, se inizialmente soccom-bettero, tornarono presto a imporre il loro dominio.

La Spagna romana

Nel 197 a.C., durante la Seconda Guerra Punica, Roma scon-fisse i Cartaginesi e divise la Penisola in due province: la Spa-gna Citeriore e la Spagna Ulteriore. Una volta consolidato-si il potere romano, la Spagna fu nuovamente suddivisa intre province: Lusitania, Baltica e Tarraconensis.

I Celtiberi

1 Le origini: introduzione storica

Gli albori della storia della Penisola Iberica costituiscono la base necessariaper comprenderne appieno lo sviluppo letterario e artistico. Il pluralismo

linguistico e culturale, il particolarismo e l’anarchismo che ancor oggicaratterizzano la Spagna non sono altro che la diretta conseguenza dellenumerose civiltà che hanno abitato questa terra, fondendosi con le cultureautoctone e arricchendole. L’attuale ethnos spagnolo è proprio il risultato di queste fusioni e di un lunghissimo processo di unificazione.

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 13: let spa

12

1 - Le origini: introduzione storica

Nel III secolo furono aggiunte Cartagine e la Galizia. Ebbecosì inizio il lento ma continuo processo di romanizzazio-ne della Penisola, soprattutto tramite insediamenti colo-niali. I secoli di dominio romano lasciarono molte tracce in-delebili: non solo furono diffuse la lingua latina, la leggeromana e la religione cristiana, ma venne anche instaura-to un nuovo sistema amministrativo comunale e fu attri-buito grande rilievo alla vita urbana. Sfruttando intensa-mente le risorse del Paese (metalli, vini, oli, cereali) Romatrasformò la Penisola dotandola di città meravigliose, di unafunzionalissima rete stradale, di acquedotti e di ponti. La dominazione romana, però, non riuscì mai a risolvere leprofonde differenze esistenti tra i possidenti terrieri e il po-polo. In verità un ceto intermedio ancora esisteva: quello de-gli hispani, che risiedevano nelle città. Erano funzionari, in-segnanti e uomini colti che contribuirono, anche se solo mar-ginalmente, alla produzione letteraria e al governo del Paese.Il fatto è che più che costituire un ceto, gli hispani rappre-sentavano una “mentalità” urbana, destinata a soccomberecon la decadenza delle città che si verificò durante il regno vi-sigoto. Fu in seno a questo ceto che il cristianesimo trovò unterreno fertile su cui prosperare fino a diventare un elemen-to fondamentale della cultura della Penisola. Tanto è vero che,quando la Spagna si trovò a dover fronteggiare le invasionibarbariche del V secolo, durante il declino della dominazio-ne romana, i vescovi divennero defensores civitatum. E fuproprio un vescovo, Isidoro di Siviglia (circa 560-636) il pri-mo ideologo di uno stato nazionale spagnolo. Egli contribuìalla conversione dei Visigoti al cattolicesimo e favorì la rina-scita delle lettere e della cultura spagnole. Le sue opere, pri-me su tutte le Etimologie, rappresentano un importantissi-mo tramite tra la civiltà classica e la cultura medievale e sonole prime in cui compaiano l’idea di una comunità ispanica ela volontà di sottolineare i tratti caratteristici della cultura ibe-rica rispetto a quella latino-cristiana.

I Visigoti

La crisi della dominazione romana fu innescata, all’inizio delV secolo, dalle numerose invasioni provenienti dal Nord: do-po Franchi e Teutoni, fu la volta di Vandali, Alani e Svevi (409).Nel 412 i Visigoti entrarono in terra spagnola dalla Franciameridionale e stabilirono la loro capitale a Barcellona. Ini-ziarono due secoli di lotte continue e devastanti: i Visigoti,già dilaniati da lotte interne, oltre alla resistenza degli Ispa-

Importanza del dominio romano

Gli hispani

Isidoro di Sivigliae la “comunitàispanica”

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.C

opyright 2011 De Agostini, Novara

Page 14: let spa

13

1 - Le origini: introduzione storica

noromani dovettero fronteggiare anche Bisanzio, che avevapreso possesso di gran parte del Meridione. L’unificazionedella Spagna si ebbe solo con Recaredo, convertitosi al cri-stianesimo nel 587. Fu proprio in questo periodo che Isido-ro da Siviglia iniziò a inneggiare ai Goti come simbolo diunità nazionale. La “nazione ispana” aveva intanto stabilitoa Toledo la sua capitale, attribuendo ai vescovi autorità uffi-ciale e legislativa: il clero era infatti impegnato a redigere ilLiber Iudiciorum (654) al fine di creare un sistema legisla-tivo che assicurasse l’uguaglianza tra Goti e Ispanoromani.Quella cantata da Isidoro, però, era solo un’unità teorica: lemasse erano assoggettate ai signori visigoti, veri detentoridel potere, mentre il ceto urbano e commerciale non esi-steva praticamente più. Nel complesso, i Visigoti non riu-scirono mai a superare le divisioni interne per costruirsi fon-damenta stabili: per questo soccombettero velocemente al-l’invasione musulmana.

I Mori

Una volta ultimata la conquista del Nordafrica, nel 711 i Mu-sulmani invasero la Penisola Iberica e sconfissero l’ultimo revisigoto, Roderico. In soli cinque anni arrivarono a control-lare tutti i territori compresi tra la costa occidentale e i Pire-nei. Il periodo della dominazione musulmana si suddivide intre fasi: degli emirati (711-756), del califfato di Cordova (fi-no al 1031) e infine dei taifas, piccoli regni indipendenti cheresistettero fino al 1492, quando la Reconquista fu ultimata.Il califfato raggiunse il suo massimo splendore nel X secolo,ma neppure allora riuscì a riunire tutta la Penisola sotto labandiera dell’Islam. Il popolo rimase per la maggior partecomposto da indigeni: Cristiani, Mozarabi (cristiani che, apartire dall’VIII secolo, assorbirono in parte la cultura dei do-minatori arabi) e Muladí, discendenti dell’antica borghesiaurbana del periodo pre-visigoto. I Mozarabi, tra l’altro, pos-sedevano già una loro lingua romanza, nonché una certa cul-tura: gli scrittori mozarabici in lingua latina quali Elipando diToledo, Speraindeo, Eulogio di Cordova e Álvaro Cordoveseerano molto noti. L’esistenza di una poesia in volgare a par-tire almeno dall’XI secolo, già ipotizzata a causa degli evidentiriflessi presenti nella contemporanea letteratura arabo-an-dalusa, è stata confermata dalla scoperta di numerose jar-chas (commiati o code) in idioma romanzo, inserite in liri-che in lingua araba o ebraica. Si tratta, dunque, della poesiapiù antica che si conosca in una lingua europea moderna che

Toledo capitale

Tre fasi della dominazionemusulmana

Gli scrittorimozarabici

Titolo con

cess

o in lice

nza

a fe

deric

a pe

tracc

a, 1

3691

16, o

rdine

Istitut

o Geo

graf

ico

De

Agostini 2

7865

1.C

opyr

ight

201

1 De

Agostini, Nov

ara

Page 15: let spa

oltretutto anticipa, nei temi e nella metrica, forme poetichegallego-portoghesi (o galaico-portoghesi) e castigliane piùrecenti, come le cántigas e il villancico.

La Reconquista

Prima ancora che il califfato scomparisse definitivamente, Al-Andalus (nome dato alla Spagna dai Musulmani) vennefrazionato nei suddetti taifas. Questo lasciò molto spaziod’azione ai piccoli stati cristiani sorti nel Nord, che aveva-no sempre difeso la fede contro l’Islam ed erano divenuti ipromotori della riscossa nazionale, nonché della prolifera-zione della lingua latina. Il primo regno cristiano fu quellodelle Asturie, seguito dallo staterello di Pamplona e dallaMarca Ispanica, controllata da Carlo Magno e comprensivadella contea indigena di Barcellona. Nel X secolo il regnoasturiano si estese verso la Galizia e il León. Fu così che nac-que la Castiglia, o regione dei castelli, da cui sarebbe parti-ta l’iniziativa della Reconquista. Con il frazionamento di Al-Andalus in taifas, gli staterelli del Nord riuscirono a spin-gersi fino a Toledo. Il re castigliano Ferdinando III proce-dette alla conquista dell’Andalusia ponendo fine al dominiomusulmano sulla Spagna. Soltanto il taifa di Granada resi-stette fino al 1492, per quanto in qualità di regno vassallodell’ormai potentissima Castiglia. Nel complesso, il processo della Reconquista durò circa set-tecento anni e costituì un momento cruciale della storia edella cultura spagnola. Per sette secoli le culture musulma-na e cristiana furono a diretto contatto. Grazie alla labilitàdei confini tra i vari stati, la differenza di religione non co-stituì mai un ostacolo a questa osmosi. Il leggendario rispettoche i Musulmani portavano alla cultura dei popoli sottomessiimpedì che la civiltà cristiana fosse repressa. L’influenza deiMusulmani non fu fondamentale solo per l’arte ma ancheper la scienza e la medicina spagnole, così come di tutto ilcontinente europeo.

Gli stati cristiani del Nord

Fine della Reconquista

Intescambioculturale tra musulmani e cristiani

14

1 - Le origini: introduzione storica

Tito

lo c

once

sso

in li

cenz

a a

fede

rica

petrac

ca, 1

3691

16, o

rdin

e Is

titut

o G

eogr

afic

o D

e Ago

stin

i 278

651.

Cop

yrig

ht 2

011

De

Ago

stin

i, N

ovar

a

Page 16: let spa

15

1 - Le origini: introduzione storica

1. Quali furono i principali apporti della domina-zione romana alla cultura della Penisola Iberica?12a

2. Chi erano gli hispani? 12a-b

3. Quanto tempo durò la dominazione musulma-na? 13b

4. Quando e per mano di chi ebbe inizio la Recon-quista? 14a

DOMANDE DI VERIFICA

Inizialmente abitata dagli Iberi, la Penisola Iberica subisce poi numerose invasio-ni, a partire da quelle dei Celti per arrivare ai Fenici e ai Greci. È infine la volta diCartagine, che sarà sconfitta dall’arrivo dei Romani nel 197 a.C. Con il dominio diRoma si diffondono la lingua latina e la religione cristiana; vengono costruite nuo-ve città, una rete stradale e molti ponti e acquedotti.

L’invasione dei Visigoti (409) pone fine al dominio romano in Spagna. I nuovi in-vasori stabiliscono la loro capitale a Toledo, che diventa il centro culturale dellaPenisola, e si convertono al cristianesimo. Il vescovo Isidoro di Siviglia è il pri-mo a parlare di una “nazione ispanica”.

Nel 711 inizia l’invasione musulmana e la creazione del regno di Al-Andalus. Con-temporaneamente nel Nord del Paese si sviluppano piccoli stati cristiani, dai qua-li parte la controffensiva della Reconquista, che si protrae per sette secoli. Conla conquista dell’Andalusia per mano di re Ferdinando III finisce il dominio mu-sulmano in Spagna.

SCHEMA RIASSUNTIVODALLE ORIGINIALL’IMPERO ROMANO

LE INVASIONI DAL NORD

L’IMPERO MUSULMANOE LA RECONQUISTA

Tito

lo c

once

sso in

lice

nza

a federica

petr

acc

a, 1369116, ord

ine Ist

ituto

Geogra

fico D

e A

gost

ini 2

78651.C

opyr

ight 2011 D

e A

gost

ini,

Nova

ra

Page 17: let spa

16

La lirica tradizionale

Come tutte le letterature medievali, anche quella spagnola ave-va un carattere prevalentemente orale. Le testimonianze ver-bali erano fondamentali per la società medievale, tanto chespesso assumevano un valore legale. Per questo non ci sonopervenuti documenti scritti di quell’epoca: i testi si appren-devano e si trasmettevano solo oralmente. Il popolo era in granparte analfabeta; solo pochi componenti del clero sapevanoleggere e scrivere, e la produzione e diffusione della culturasu larga scala avvenivano grazie all’attività modesta ma pre-ziosissima dei juglares (giullari, menestrelli): conservando esviluppando un patrimonio tradizionale incredibilmente am-pio, essi intrattenevano un pubblico molto eterogeneo. Chefosse esercitato nelle piazze o nei castelli, il mester de juglaríaconsisteva nell’esibirsi in acrobazie, in spettacoli con animaliammaestrati, in giochi di prestigio e in numeri musicali, cheandavano dal canto di poesie liriche alla narrazione delle vitedi eroi, i cosiddetti cantares de gesta. Per le sue spiccate qua-lità ritmiche e sonore, la lirica fu il genere letterario che pre-dominò nel Medioevo. Esistevano una lirica popolare, dellaquale però si sa pochissimo poiché non ci sono pervenuti do-cumenti, e una lirica più colta che ebbe origine in Provenza,nel Sud della Francia, e si sviluppò poi in tutta Europa.

■ Caratteristiche e temi della lirica tradizionaleLa lirica tradizionale si caratterizzava per tre elementi fon-damentali: la brevità, la semplicità e l’anonimato. Il popo-lo preferiva i componimenti brevi, semplicemente perché

Trasmissione oraledella letteratura

Juglares e mesterde juglaría

Brevità

2 XI e XII secoloIntorno all’anno Mille nascono e si sviluppano le lingue romanze derivate dal latino. A questo periodo risalgono infatti anche le prime testimonianze di una letteratura in castigliano, soprattutto in forma di poesia lirica. Come nel resto d’Europa, anche in Spagna la letteratura tradizionale ha uncarattere preminentemente orale e trae ispirazione sia da reali eventi storicisia dal sapere tramandato del popolo. La produzione letteraria spagnola iniziacon le jarchas o canzoni mozarabiche (secoli XI e XII) e con il Cantar de mio

Cid (XII secolo). Per quanto caratterizzati da brevità e grande semplicità,questi primi componimenti sono dotati di una straordinaria qualità artistica.

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 18: let spa

era più facile tenerli a mente: tutto il superfluo veniva eli-minato. La semplicità era un altro elemento irrinunciabile eriguardava sia i contenuti sia la forma. Queste liriche dove-vano rispecchiare l’espressione spontanea di sentimenti dif-fusi, quindi non facevano mai uso di artifici o di convenzio-ni. Sarebbe però sbagliatissimo pensare a questi componi-menti come a opere banali o inconsistenti: in verità eranodotati di un’incredibile consistenza poetica. Le liriche eranoconsiderate un vero e proprio patrimonio comune e, inquanto tali, erano a completa disposizione della comunità.Dopo essere state ideate da un creatore iniziale, sicuramentemolto dotato e in grado di farsi portavoce dei sentimenti delpopolo, era fatale che, in seguito al processo di trasmissio-ne orale, altri juglares intervenissero modificandole anchein modo cospicuo. La conseguenza diretta dell’anonimato edel carattere orale furono le numerosissime varianti dellostesso cantar, racconto o romance. La lirica tradizionale ruotava attorno ad alcuni temi ricor-renti. Il primo era la natura, in particolare il suo rifiorire pri-maverile, spesso simboleggiante la nascita di un nuovo amo-re. Il secondo tema era quello della celebrazione di deter-minati avvenimenti o festività. Molte canzoni furono com-poste per accompagnare il lavoro (la mietitura, la filatura, latessitura, la macinazione del grano ecc.). Le più numerose,però, erano le canzoni di tema amoroso: l’amore era pre-

17

Semplicità

Anonimato

Varianti

Temi della liricatradizionale

2 - XI e XII secolo

ORIGINI DEL CASTIGLIANO

Il castigliano è una delle lingue che si for-marono nella penisola iberica in seguito al-l’evolversi del latino parlato. Le prime pa-role scritte in castigliano comparvero nelX secolo in alcuni documenti latini com-posti nei monasteri di San Millán e di San-to Domingo de Silos. Con tutta probabilitàalcuni monaci si preoccuparono di tradur-re in lingua romanza quei vocaboli latiniche reputavano particolarmente compli-cati. Il documento più importante è costi-tuito dalle Glosas Emilianenses, nelle qua-li è stata rinvenuta un’orazione latina com-pletamente tradotta a margine. Grazie allostudio delle Glosas è stato possibile rica-vare alcune notizie sulla lingua parlata deltempo e realizzare che possedeva fonemiche sono andati perduti. Ecco due casiesemplari: una “s” sorda, che si scriveva“ss” tra vocali e “s” se collocata a inizio di

parola o tra consonanti, e una “s” sonora,scritta “s” quando intervocalica; la “b” e la“v” intervocaliche erano rispettivamenteocclusiva e fricativa. Ovviamente, l’evolu-zione non avvenne solo a livello fonetico.Dal punto di vista grammaticale bisognasottolineare che le declinazioni latine era-no già scomparse, sostituite dalle preposi-zioni, mentre il verbo haber manteneva an-cora il suo originale valore possessivo, og-gi assunto invece da tener. È anche inte-ressante notare che gli aggettivi possessi-vi erano ancora preceduti dall’articolo.Il castigliano si sviluppò soprattutto in Can-tabria, ma non dobbiamo immaginare chedurante il Medioevo esso possedesse nor-me fisse e che fosse uguale ovunque. Lalingua letteraria, quindi, non aveva ancoraalcuna uniformità: i singoli autori adottava-no la varietà idiomatica della loro zona.

Titolo

concesso in lic

enza a

federica p

etr

acca, 1369116, ord

ine Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostini 278651.C

opyright 2011 D

e A

gostini, N

ovara

Page 19: let spa

sentato come sentimento senza il quale la felicità non esi-ste. Infine, furono sicuramente composte anche canzoni de-dicate alla burla e alla satira (estribots).Nella Penisola si svilupparono tre grandi nuclei lirici di ca-rattere orale, con tre forme poetiche corrispondenti: le jar-chas (in mozarabico, ma inserite in poesie in lingua araba oebraica), i villancicos (in castigliano) e le cántigas (in ga-laico-portoghese).

■ Le jarchasLe jarchas costituiscono la più antica testimonianza di poesialirica in lingua romanza. Si tratta di brevi poemi scritti in mo-zarabe (dialetto arcaico dello spagnolo usato nelle zone di do-minio islamico) che formavano una parte delle moaxajas,composizioni poetiche ispanoarabiche strutturate in modomolto particolare: dei cinque o sei versi che componevano levarie strofe, i primi rimavano tra loro, mentre gli ultimi due ri-mavano con gli ultimi due delle altre strofe. Questi versi di ri-ma comune, detti appunto jarchas, erano in lingua volgare ro-manza, mentre il resto del poema era composto in lingua ara-bica. Alla diversità linguistica corrispondevano registri e temidiversi: il linguaggio era colto nelle moaxajas e decisamentepiù semplice nelle jarchas; le prime erano poemi dedicati aun protettore, mentre le seconde erano poesie d’amore nellequali una giovane donna, sofferente per l’assenza del suo in-namorato, se ne lamentava con la madre o con la sorella.

■ La lirica castigliana: i villancicosLa lirica tradizionale propriamente castigliana offre un’incre-dibile ricchezza di temi. In essa comparivano tutti i momentie le situazioni tipiche della vita popolare: cantava il lavoro, imatrimoni, le feste e i giochi, le nascite e le morti; racconta-va di eroi e di trionfi ed era spesso pervasa da una vena sati-rica e umoristica. Le liriche più numerose, però, erano senz’al-tro quelle di tema amoroso. Il villancico era la strofa carat-teristica della lirica castigliana tradizionale e si strutturava indue o tre versi composti da un numero variabile di sillabe.Mancando di una forma fissa, era dotato di grandissima fles-sibilità, anche se è riscontrabile una frequente tendenza alloschema ABB con versi di sei, al massimo otto sillabe. Per quan-to riguarda lo stile, come il resto della lirica tradizionale il vil-lancico era caratterizzato dalla semplicità delle parti ripe-tute, dalla mancanza di artifici e dall’espressione chiara chesembrava scaturire spontaneamente. Il vocabolario era estre-mamente essenziale e ripetitivo: gli aggettivi e le metafore era-no vere e proprie rarità e abbondavano le allitterazioni, le

Tre nuclei lirici

Jarchas e moaxajas

Struttura delle moaxajas

Ricchezza di temi

Flessibilitàstrutturale

Stile semplice e chiaro

18

2 - XI e XII secolo

Tito

lo c

once

sso in

lice

nza

a federica

petr

acc

a, 1369116, ord

ine Ist

ituto

Geogra

fico D

e A

gost

ini 2

78651.C

opyr

ight 2011 D

e A

gost

ini,

Nova

ra

Page 20: let spa

anafore, i parallelismi e le ripetizioni di parole o sintagmi, in-somma tutto ciò che poteva aiutare a memorizzare il com-ponimento. Una delle caratteristiche più sorprendenti di que-ste liriche è che, pur nella loro essenzialità, riuscivano a tra-smettere i loro contenuti con profonda intensità ed enfasi.

■ La lirica galaico-portoghese: le cántigasNei secoli XI e XII, nel Sud della Francia e in Catalogna si svi-luppò una poesia composta dai trovatori secondo i dettamidell’amore cortese. Attraverso il Cammino di Santiago, que-sta poesia arrivò fino in Galizia e influenzò le cántigas deamor e quelle de escarnio (di scherno). Ma le manifestazio-ni più importanti della lirica galaico-portoghese furono le cán-tigas de amigo (canti dell’amico o della fanciulla innamora-ta) che, per quanto composte da poeti colti, avevano originepopolare. Si trattava di poemi d’amore spesso dialogati e conritornelli destinati a un coro, nei quali la protagonista era unafanciulla innamorata che esprimeva i suoi sentimenti o la-mentava l’assenza o l’insensibilità dell’amato (l’amigo). Que-ste canzoni avevano una semplice struttura parallela: due opiù versi si ripetevano con una lieve variazione finale produ-cendo un effetto di ripetitività molto adatto al canto.

La poesia epica: i cantares de gesta

La poesia epica è uno dei generi più caratteristici del Me-dioevo. Nata con fini informativi, riusciva a raggiungere unpubblico molto vasto. Purtroppo sappiamo pochissimo de-gli interpreti della poesia epica, poiché i poemi pervenuticisono per la maggior parte anonimi. Cosa certa è che l’og-gettività e il realismo sono le due qualità che più la con-traddistinguono, insieme all’intento di difendere ed esem-plificare il trionfo di valori condivisi dalla collettività, valoridi cui i protagonisti erano portatori e che trasmettevano alpubblico grazie alla qualità drammatica della poesia epica:i frequentissimi discorsi in prima persona coinvolgevano gliascoltatori e li inducevano a condividere pensieri, sentimentie passioni degli eroi. I più antichi poemi epici in lingua ro-manza probabilmente si concentravano su un solo nucleotematico rappresentato dalla figura di Carlo Magno.L’epoca eroica castigliana coincise con le prime decadi di esi-stenza autonoma della Castiglia, intorno all’anno Mille. Quil’epos si concretizzò nei cantares de gesta (canzoni di gesta),i cui nuclei tematici erano, con tutta probabilità, tre: l’inva-sione araba, l’inizio della Reconquista e la nascita del regno

Poemi d’amoredialogati

Struttura parallela

Anonimato

Oggettività e realismo

Trionfo di valoricollettivi

Tre nuclei tematici

19

2 - XI e XII secolo

Tito

lo c

once

sso

in li

cenz

a a

fede

rica

petrac

ca, 1

3691

16, o

rdin

e Is

titut

o G

eogr

afic

o D

e A

gost

ini 2

7865

1.C

opyr

ight

201

1 D

e A

gost

ini,

Nov

ara

Page 21: let spa

indipendente di Castiglia. Anche i cantares erano poemi nar-rativi e drammatici di carattere orale che raccontavano le av-venture di un eroe. Per quanto riferissero di personaggi e fat-ti reali, non erano opere biografiche vere e proprie. Si tratta-va sempre di eroi leggendari le cui gesta venivano, per cosìdire, romanzate: gli elementi fittizi, gli anacronismi e le esa-gerazioni storiche abbondavano. Come il resto della produ-zione epica medievale, anche i cantares erano redatti nellaforma metrica della lassa: si trattava di strofe assonanti la cuilunghezza variava molto; i versi potevano essere decasillabi ododecasillabi. Alcune delle tecniche stilistiche più usate daquesti juglares erano le formule fisse, la ripetizione di versi el’uso di abbondanti dettagli descrittivi.Possediamo testimonianza diretta solo di tre cantares de ge-sta: il Cantar de mio Cid (Poema del mio Cid ), di circa 3700versi, ci è pervenuto praticamente integro in una copia del XIVsecolo; del Cantar de Roncesvalles abbiamo solo un centinaiodi versi e sappiamo che fu composto verso la fine del XIII se-colo; il Cantar de Rodrigo o Mocedades de Rodrigo (La gio-ventù di Rodrigo) risale al XIV secolo. I circa 1170 versi che ab-biamo di quest’ultimo narrano le gesta giovanili di un Cid (Ro-drigo) molto diverso dal saggio e anziano eroe del Cantar demio Cid. Le cronache storiche ci parlano di altri cantares degesta di cui, però, riportano solo pochi versi.

■ Il Cantar de mio CidIl Cantar de mio Cid è il più importante poema epico delMedioevo castigliano. Il personaggio storico le cui gesta fu-rono esaltate da questo cantar era Rodrigo Díaz de Vivar(Burgos, circa 1043 - Valenza 1099), conosciuto come il CidCampeador, soprannome in parte arabo – sidi significa “si-gnore” – e in parte spagnolo (il campeador era il “trionfato-re”). Díaz era un cavaliere castigliano che sposò Jimena, so-rella di re Alfonso VI; in conflitto con il sovrano dal 1081, fucostretto ad abbandonare la Castiglia. Con il suo esercito per-sonale (la masnada) iniziò a combattere Cristiani o Arabi, aseconda di ciò che richiedevano le circostanze. Mentre era alservizio del re musulmano di Saragozza conquistò Valenza,che governò e difese dagli Almoravidi. Poco prima di moriresi riavvicinò ad Alfonso VI. Tre anni dopo la sua morte gli Al-moravidi riconquistarono Valenza. I soldati del Cid, costrettial ritiro, ne riportarono il cadavere in Castiglia. Circa mezzosecolo dopo la morte di Rodrigo Díaz de Vivar (quindi in-torno al 1140) ignoti giullari fecero di lui l’eroe del Cantarde mio Cid, giunto a noi in un’unica copia del 1307 redattada Per Abbat. La prima pubblicazione risale al 1770 e avven-

Elementi storici ed elementi fittizi

Forma metrica

Rodrigo Díaz de Vivar, il CidCampeador

La storia del Cid

20

2 - XI e XII secolo

Titolo concesso in licenza a fe

derica petracca, 1

369116, ordine Istitu

to Geografico De Agostini 278651.Copyrig

ht 2011 De Agostini, N

ovara

Page 22: let spa

ne per opera di Tomás Antonio Sánchez. Del poema, suddi-viso in tre canti, ci sono pervenuti 3730 versi, ossia la quasitotalità del testo originale. Nel primo canto sono narrate lapartenza del Cid da Burgos per ordine di Alfonso VI e le sueprime campagne contro i capi musulmani. Nel secondo l’e-roe conquista Valenza e si riconcilia con Alfonso VI; le sue fi-glie, Sol ed Elvira, si sposano con i nobili leonesi Infanti diCarrión. Il terzo canto, infine, racconta della viltà degli In-fanti che abbandonano le giovani spose nel bosco di Corpes,la vittoria del Cid sui generi sleali e il nuovo matrimonio diSol ed Elvira con i principi reali di Navarra e d’Aragona.Il Cantar de mio Cid non è un’opera storica: i juglares ebbe-ro il merito di riuscire ad amalgamare in perfetto equilibrio fat-ti reali e inventati. Lo scopo era quello di idealizzare il Cid, tra-sformandolo in un modello per i cavalieri del tempo. Il poe-ma, in un linguaggio sobrio, preciso e diretto, da un lato esal-ta le qualità di combattente di Rodrigo Díaz, dall’altro non man-ca mai di sottolinearne l’umanità: il Cid è un uomo giusto, lea-le e generoso, guidato soprattutto dal senso dell’onore; egli èassolutamente estraneo a sentimenti quali l’avidità e il ranco-re. Più che per le sue imprese belliche, l’eroe risulta indimen-ticabile per la sua profonda umanità. Il Poema del mio Cid èun meraviglioso e prezioso affresco di vita medievale ispanicae un’opera di poesia eroica fra le maggiori di tutti i tempi.

I tre canti del Cantarde mio Cid

Il Cid come modelloper i cavalieri

La qualità principaledel Cid: l’umanità

21

2 - XI e XII secolo

Caratterizzata dall’oralità, si sviluppa grazie all’attività dei juglares. Caratteristicheprincipali: brevità, semplicità contenutistica e stilistica, anonimato. Temi più ricor-renti: celebrazione della natura, delle festività, del lavoro e dell’amore. La più anticatestimonianza di lirica in lingua romanza è costituita dalle jarchas, brevi poemi com-posti in mozarabe; i villancicos rappresentano la nascita della lirica in castigliano,mentre le cántigas sono poemi d’amore dialogati composti in galaico-portoghese.

Genere tipico del Medioevo, si distingue per l’oggettività, il marcato realismo e laqualità drammatica. È utilizzata per cantare le gesta di un eroe che rappresenta iprincipali valori del cavaliere medievale, primo su tutti l’onore. In Castiglia si con-cretizza nei cantares de gesta. Il più antico cantar pervenutoci, nonché una dellemaggiori poesie eroiche di tutti i tempi, è il Poema del mio Cid, che narra la sto-ria di Rodrigo Díaz amalgamando, in perfetto equilibrio, fatti storici e invenzione.

SCHEMA RIASSUNTIVOLA LIRICA TRADIZIONALE

LA POESIA EPICA

1. Cos’è il mester de juglaría e che ruolo ha avutonella letteratura iberica medievale? 16a-b

2. In quale lingua furono composte le prime liricheromanze di cui si abbia notizia? 18a

3. Cosa sono le cántigas? 19a

4. Quali sono i principali nuclei tematici dei canta-res de gesta? 19b-20a

5. Com’è strutturato il Poema del mio Cid? 21a

6. Qual era il fine principale dei juglares che lo com-posero? 21b

DOMANDE DI VERIFICA

Tito

lo co

nce

sso in

licenza

a fe

derica

petra

cca, 1

369116, o

rdin

e Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Nova

ra

Page 23: let spa

22

Il mester de clerecía

Agli inizi del Duecento alcuni monaci dei monasteri dellaVecchia Castiglia iniziarono la trascrizione di opere latinenarranti vite di santi. Furono questi gli esordi del cosiddet-to mester de clerecía (mestiere, professione del clero), de-finito per la prima volta nella seconda quartina del docu-mento più antico pervenutoci di questa scuola, il Libro deAlexandre (Libro di Alessandro):

Mester traigo fermoso, non es de joglaría;mester es sen pecado, ca es de clerecía:fablar curso rimado por la cuaderna víaa síllavas cuntadas, ca es gran maestría.(Il mio mestiere è bello, non è quello di juglaría;è un mestiere senza peccato, perché è di clerecía:parlare in versi rimati secondo la cuaderna vía,a sillabe contate, è cosa di gran maestria.)

I due mestieri, di juglaría e di clerecía, sono posti in contrap-posizione soprattutto da un punto di vista formale: in opposi-zione alle strofe irregolari dei juglares, la cuaderna vía pre-scrive la creazione di strofe isosillabiche. Si tratta, nello specifi-co, di quartine di versi alessandrini a rima consonante, compo-sti da quattordici sillabe con una cesura centrale. I chierici ano-nimi fautori di questa scuola erano colti e conoscevano bene illatino perché, in quanto uomini di chiesa, avevano avuto il pri-vilegio di un’educazione classica. I temi sviluppati erano per lopiù di ispirazione religiosa e avevano sempre finalità didattiche.

Definizione del mester de clerecía

La cuaderna vía

Chierici anonimi

Temi religiosi

3 Il DuecentoNel XIII secolo, mentre i poeti del mester de juglaría continuano a scrivere i cantares de gesta, nasce, grazie a monaci anonimi, un genere letterarioincentrato sulla perfezione formale e sull’insegnamento morale, il mester de

clerecía. Il suo principale esponente è Gonzalo de Berceo. Intanto, il teatro

spagnolo muove i primi passi con le rappresentazioni liturgiche. Ma questo è soprattutto il secolo dominato dalla figura di re Alfonso X, il primo monarcarealmente interessato alla cultura. Riunendo attorno a sé i saggi dell’epoca,compone e dà impulso a una sconfinata opera enciclopedica di caratterestorico, scientifico e legale. Sono i primi passi della prosa castigliana.

Tito

lo c

once

sso in

lice

nza

a federica

petr

acc

a, 1369116, ord

ine Ist

ituto

Geogra

fico D

e A

gost

ini 2

78651.C

opyr

ight 2011 D

e A

gost

ini,

Nova

ra

Page 24: let spa

Abbondavano gli artifici retorici e i riferimenti al testo latino uti-lizzato come modello, che conferiva autorità al componimen-to. I poemi del mester de clerecía che ci sono pervenuti mo-strano senza ombra di dubbio che questi autori erano dotati diuna profonda consapevolezza culturale: essi sentivano il fortedovere morale di diffondere dogmi religiosi e insegnamenti divita. Il tema sacro, però, non era l’unico: molte opere si riface-vano alla tradizione classica, oppure raccontavano la storia na-zionale. Il citato Libro de Alexandre, per esempio, narra la leg-genda di Alessandro Magno attingendo da quella materia epicatanto cara ai juglares. Di contro, i toni risultano molto elevati,soprattutto quando affronta la meditazione sulla morte e suipeccati capitali che portano alla rovina del genere umano. Unaltro importante esemplare del mester de clerecía, il Libro deApolonio (Libro di Apollonio), introduce nell’ambito della let-teratura castigliana il tema avventuroso orientaleggiante e nar-ra di tormente sul mare, di sequestri di pirati e di famiglie che,separate da una qualche sventura, alla fine si riuniscono.I poeti di clerecía non si ponevano coscientemente in op-posizione ai giullari né aspiravano a rivolgersi a un pubblicopiù colto e selezionato. Le loro opere erano semplicemen-te la testimonianza di un lento ma sicuro affermarsi di unacoscienza letteraria. I due mestieri si influenzavano a vi-cenda: quello di clerecía si serviva di molti degli espedien-ti tipici dei poemi epici, come il richiamare l’attenzione delpubblico, l’uso di ripetizioni, il riassunto di ciò che era ac-caduto prima e anticipazioni sugli eventi futuri. I chierici era-no ben consapevoli del fatto che, per quanto questi poemisi potessero leggere in privato, o al più davanti a una cerchiaristretta di ascoltatori, la loro trasmissione avveniva soprat-tutto oralmente, attraverso la recitazione o la lettura.

■ Gonzalo de Berceo Nell’ambito del mester de clerecía incontriamo il primo poetaidentificabile nella storia della letteratura spagnola, Gonzalo deBerceo. In netto contrasto con la tendenza all’anonimato delMedioevo, Berceo dimostrò sempre una profonda volontà dirender nota la sua identità, fornendoci, all’interno delle sueopere, preziose notizie sulla sua vita. Sappiamo che nacque aBerceo e fu educato prima nel monastero benedettino di SanMillán e poi nell’università di Palencia. Nel monastero tornò pertrascorrervi il resto della vita, probabilmente in qualità di sa-cerdote secolare. Conosceva il latino, ma non abbastanza dascrivere in questa lingua: le sue opere sono composte in unvolgare ricco di arcaismi. Da alcuni documenti sappiamo chenel 1252 era ancora vivo, ma non conosciamo la data esatta del-

23

Il dovere morale

Temi classici, epicie storici

Il Libro di Apollonio

Nasce la coscienzaletteraria

La vita

Opere in volgare

3 - Il Duecento

Titolo

concesso in lic

enza a

federica p

etr

acca, 1369116, ord

ine Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostini 278651.C

opyright 2011 D

e A

gostini, N

ovara

Page 25: let spa

la sua morte. Berceo si dedicò a tre tipi di opere: poemi agio-grafici, poemi dedicati alla Vergine Maria e poemi di altri sva-riati temi religiosi. Le vite di santi (Vita di San Millán da Co-golla, Vita di Santo Domingo da Silos, Il martirio di SanLorenzo e Vita di Santa Oria) miravano a istruire attraversol’esempio di personaggi che avevano camminato lungo il sen-tiero della virtù. Queste opere, per quanto pervase da vivo rea-lismo, risultano piuttosto monotonee poco movimentate, pro-babilmente perché troppo incentrate su un unico personaggio.L’opera senza dubbio più significativa di Berceo è Milagrosde Nuestra Señora (Miracoli di Nostra Signora), compo-sta da venticinque narrazioni dei miracoli della Vergine Ma-ria basate su leggende scritte in prosa latina. I racconti sonopreceduti da un’introduzione di carattere allegorico nellaquale il Paradiso è descritto come un luogo dove tutti i sen-si si intensificano e le preoccupazioni terrene finiscono peressere dimenticate. Il tema della pietà mariana era assai dif-fuso nel Medioevo: Maria, madre di Gesù, avendo accessodiretto a suo figlio, era considerata la perfetta intermedia-ria tra Cristo e gli uomini, e il suo istinto materno la por-tava a una benevolenza smisurata verso i suoi figli, che avreb-be senz’altro difeso indiscriminatamente. La fama di Berceo è stata spesso sminuita dal fatto che un’a-nalisi poco attenta delle sue opere può trasmettere l’immagi-ne di un poeta semplice e poco innovativo, che ha fatto trop-po largo uso dei luoghi comuni della tradizione letteraria e re-ligiosa dell’epoca. La verità è che uno studio approfondito del-la sua opera rivela invece che si trattava di un autore dalle spic-cate doti formali, che maneggiava con estrema maestria la nonsemplice forma poetica della cuaderna vía. Come spiegò eglistesso all’interno di alcune sue opere, la semplicità era un ele-mento poetico imprescindibile per chi, come lui, aveva comefine ultimo il farsi comprendere da tutti: da qui l’uso di unostile essenziale, accessibile e diretto, certamente molto lonta-no da quello dei manuali di teologia composti in quell’epoca.La sua scienza divina era soprattutto esistenziale, perché vo-leva essere utile all’uomo del suo tempo.

Alfonso X e la nascita della prosa

La prosa letteraria castigliana nacque nell’ambito di un’ope-ra molto intensa di traduzione, sviluppatasi soprattutto gra-zie alla Scuola dei Traduttori di Toledo. Sorta per opera diRaimundo, arcivescovo francese di Toledo, divenne prestoun importante centro di produzione e divulgazione cultura-

24

Tre tipi di poemi

Miracolidi Nostra Signora

Tema della pietàmariana

Stile semplice e diretto

Scuola dei Traduttoridi Toledo

3 - Il Duecento

Tito

lo c

once

sso in

lice

nza

a federica

petracc

a, 1369116, ord

ine Ist

ituto

Geogra

fico D

e A

gost

ini 2

78651.C

opyr

ight 2011 D

e A

gost

ini,

Nova

ra

Page 26: let spa

le. Inizialmente i testi tradotti erano quelli lasciati in ereditàdagli ultimi sovrani moreschi, che, costretti dall’avanzata del-la Reconquista ad abbandonare i loro regni, lasciarono die-tro di sé biblioteche fornitissime. I migliori conoscitori del-l’arabo erano gli Ebrei, ma l’opera di traduzione era partico-larmente complessa e prevedeva che ad ogni testo si dedi-cassero anche un arabo, un mozarabo e un sacerdote, ognu-no dei quali di solito conosceva almeno due lingue. Dalla tra-duzione dei testi arabi si passò presto a quelli scritti in lingualatina e greca. Si trattava soprattutto di raccolte di racconti:l’interscambio tra le tre culture, araba, cristiana ed ebraica,avveniva più agevolmente attraverso testi brevi come rac-conti, apologhi e sentenze. Già verso la fine del XII secolo unebreo convertito scrisse la Disciplina clericalis, un com-pendio di sentenze e pensieri di ispirazione filosofica e dibrevi racconti didattici a scopo edificante detti ejemplos, chea quell’epoca riscuotevano un enorme successo. Un altro fa-moso compendio di ejemplos fu il Calila e Dimna, una rac-colta di apologhi di origine indiana. La traduzione di questilibri divenne molto comune e influenzò profondamente l’o-pera di autori che avrebbero iniziato a scrivere di lì a breve,come don Juan Manuel e l’Arciprete di Hita.Impulso decisivo alla prosa castigliana venne da re AlfonsoX (Toledo, 1221 - Siviglia, 1284), detto el Sabio (il Dotto).Alfonso X succedette a Fernando III e governò sul regno diCastiglia per quasi tutta la seconda metà del XIII secolo. Po-liticamente è ricordato soprattutto per la sua volontà, o me-glio velleità, di diventare imperatore del Sacro Romano Im-pero, per quanto ostacolato sia dal papato sia dai nobili ca-stigliani, le cui tendenze separatiste si accentuarono di con-seguenza. Decisamente più apprezzata fu la sua politica cul-turale. Egli si circondò di una schiera di studiosi e tradutto-ri arabi, ebrei e cristiani e promosse numerosissimi proget-ti culturali, che supervisionò in prima persona. L’impresa cheAlfonso si era prefissato era colossale: voleva compilare uncompendio del sapere storico, giuridico e scientifico del suotempo. Una delle opere storiche più notevoli fu la Estoriade España, o Primera crónica general (Storia di Spagnao Prima cronaca generale), che fu poi continuata dai suoisuccessori. Come era in uso per le cronache storiche del tem-po, la Estoria de España iniziava con gli albori del mondo,per poi raccontare in modo molto dettagliato la storia dellaPenisola Iberica. Le fonti utilizzate erano la Bibbia, le leg-gende religiose e perfino alcuni cantares de gesta. Altroprogetto sconfinato, praticamente impossibile da realizzare,fu la General estoria (Storia generale), che avrebbe voluto

Traduzione dei testi arabi

Traduzioni dal latinoe dal greco

Gli ejemplos

Alfonso X il Dotto

Compendiodel sapere storico,giuridicoe scientifico

Fonti

25

3 - Il Duecento

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 27: let spa

narrare la storia degli eventi di tutto il mondo conosciuto.Ovviamente, non fu mai portata a compimento.Alfonso non si dedicò soltanto alla materia storica, per quan-to essa costituisse una sua grande passione: egli si rese con-to dell’importanza di dare una forma nazionale al diritto delsuo Paese, di mettere per iscritto le leggi sulle quali esso sifondava, fino ad allora costituite da usanze locali tramanda-te oralmente. Promosse così Las siete partidas (Le sette par-ti), una vera e propria enciclopedia relativa al diritto, al ruo-lo dei governanti e alle istituzioni giuridiche. Le “sette parti”del titolo sono quelle in cui è suddivisa l’opera e spaziano daldiritto canonico, riguardante la vita religiosa ed ecclesiastica,ai diritti e doveri dei governanti, ai contratti di ogni tipo, in-cluso il matrimonio, ai delitti e alle pene ad essi relative. Alfon-so X si interessò anche di astronomia, astrologia, caccia, mu-sica e perfino di scacchi, commissionando la produzione didiversi manuali inerenti a questi temi.La poesia non poteva ovviamente mancare tra gli interessidel monarca. Poiché la lingua castigliana non era ancora con-siderata adatta alla lirica, egli compose in galaico-portoghe-se le sue Cántigas de Santa María (Cantiche di Santa Ma-ria), una raccolta di 420 liriche in lode della Vergine, ispi-rate, come i Milagros di Berceo, alla tradizione mariana eu-ropea tipicamente medievale. Se dal punto di vista della gra-zia e della vivacità della narrazione le Cántigas risultano in-feriori all’opera di Berceo, esse possiedono una spiccata mu-sicalità coadiuvata dall’uso di numerose forme metriche erappresentano uno dei documenti chiave di tutta la poesiadel Medioevo. Alcune di queste cántigas possono essere de-finite come una versione religiosa delle cántigas de amor,ma la maggior parte di esse narra leggende legate ai mira-coli compiuti dalla Madonna e sono permeate di una fedesalda e inamovibile.La grandezza di Alfonso X come letterato deriva dal fatto che,mosso da una profonda volontà di conoscenza e di sistema-tizzazione del conosciuto, riuscì a far collaborare esponentidi religioni e culture assai diverse: Ebrei, Musulmani, Casti-gliani e Italiani lavorarono insieme in tutta libertà, dando ori-gine a una produzione di un’universalità senza precedenti.

Gli esordi del teatro spagnolo

Il teatro spagnolo nacque e fu poi condizionato nel suo svi-luppo dai rapporti tra lo Stato e la Chiesa e dall’influenzapolitica di quest’ultima, che si opponeva a qualsiasi forma

26

Enciclopediadel diritto castigliano

Alfonso Xe la poesia

Le Cantichedi Santa Maria

Universalitàdell’operadi Alfonso X

3 - Il Duecento

Tito

lo c

once

sso

in li

cenz

a a

fede

rica

petrac

ca, 1

3691

16, o

rdin

e Is

titut

o G

eogr

afic

o D

e Ago

stin

i 278

651.

Cop

yrig

ht 2

011

De

Ago

stin

i, N

ovar

a

Page 28: let spa

teatrale di puro divertimento, ossia non finalizzata all’in-dottrinamento religioso. Il teatro medievale si sviluppò in-fatti come parte della liturgia, intorno agli inizi dell’XI seco-lo. Inizialmente si trattava di semplici e brevissime opere (itropos) atte a rappresentare diversi passi del Vangelo, in par-ticolare la Passione di Gesù o altri momenti della sua vita.Erano composte in latino o in vernacolo e miravano a ren-dere più comprensibile e accessibile la liturgia. Gradualmente i temi esposti nei tropos si ampliarono e nac-quero rappresentazioni più estese e complete. L’anonimoAuto de los Reyes Magos (Auto dei Re Magi) del XII secoloè il più antico documento del teatro spagnolo pervenutoci.Il termine auto (atto, rappresentazione) designò in Spagna,dal Medioevo fino al XVI secolo, un’azione drammatica, so-prattutto di argomento religioso. L’Auto de los Reyes Magosmetteva in scena il racconto del Vangelo di Matteo ed eradestinato all’arricchimento della liturgia dell’Epifania. Ne ab-biamo un frammento di 52 righe, nel quale si racconta diquando i Re Magi, vedendo la cometa, capiscono che è na-to Dio e si mettono in cammino per andare a cercarlo, ado-rarlo e portargli i famosi tre doni (oro, incenso e mirra). Inseguito i Magi incontrano Erode, che si dimostra molto ge-loso e chiede informazioni sul bambino. Seguono un mo-nologo di Erode e l’incontro con i suoi studiosi. Il testo cheabbiamo, purtroppo, si interrompe prima della fine, ma laparte in nostro possesso è sufficiente per dedurre che si trat-tava di un’opera carica di tensione drammatica e dotata diequilibrio strutturale. Prima di assistere a un vero e propriosviluppo dell’arte drammatica in castigliano, però, bisogneràaspettare fino alla seconda metà del XV secolo.

Rappresentazioniliturgiche

I tropos

Auto dei Re Magi

Tensionedrammatica,equilibrio strutturale

27

3 - Il Duecento

Titolo concesso in licenza a fe

derica petracca, 1

369116, ordine Istitu

to Geografico De Agostini 278651.Copyrig

ht 2011 De Agostini, N

ovara

Page 29: let spa

28

3 - Il Duecento

Nasce agli inizi del Duecento per opera di monaci anonimi. Tramite una metricamolto rigorosa, basata sulla cuaderna vía, sviluppa soprattutto temi religiosi. Gli au-tori dimostrano profonda consapevolezza culturale e coscienza di un dovere mo-rale. Opere principali: Libro di Alessandro e Libro di Apollonio. L’autore conosciutopiù rappresentativo è Gonzalo de Berceo con i suoi Miracoli di Nostra Signora.

La prosa castigliana nasce grazie all’opera di traduzione inaugurata dalla Scuoladei Traduttori di Toledo. Impulso decisivo viene da re Alfonso X, che compone ecommissiona la compilazione di numerose opere storiche, scientifiche e giuridi-che. Si dedica anche alla poesia lirica, con le Cantiche di Santa Maria.

Il teatro spagnolo nasce nell’XI secolo in forma di rappresentazioni liturgiche, i tro-pos, in lingua latina o vernacolare. L’Auto dei Re magi è il più antico documento delteatro spagnolo pervenutoci: mette in scena la storia dei Re Magi ed è destinatoad arricchire e rendere più comprensibile la liturgia dell’Epifania.

SCHEMA RIASSUNTIVOIL MESTER DE CLERECÍAE GONZALO DE BERCEO

LA NASCITA DELLA PROSA

GLI ESORDI DEL TEATRO

1. Cosa si intende con mester de clerecía e di chetipo di metrica si avvaleva? 22a-b

2. Dove risiede la grande importanza di Gonzalo deBerceo? 23b-24b

3. A cosa si può far risalire l’origine della prosa ca-stigliana? 24b-25a

4. In che modo Alfonso X diede impulso alla pro-sa? 25b-26a

DOMANDE DI VERIFICATitolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto G

eografico De A

gostini 278651.Copyright 2011 D

e Agostini, N

ovara

Page 30: let spa

29

Sviluppi del mester de clerecía

Le nuove concezioni sociali che nacquero nel XIV secolo conl’emergere della borghesia imposero un adeguamento an-che alla produzione letteraria. Il mester de clerecía prose-guì la sua evoluzione, ma i temi si fecero più profani e lametrica abbandonò lo schema rigido della cuaderna vía perdivenire più elastica e irregolare. Fecero la loro apparizio-ne i versi di derivazione popolare più brevi, come gli otto-nari. Una delle testimonianze di questa evoluzione fu il Li-bro de buen amor (Libro del buon amore) di Juan Ruiz, piùnoto come Arciprete di Hita, che nei suoi scritti incarnò laparte di produzione letteraria allegra e ottimista in nettocontrasto con quella dei secoli precedenti.

■ Juan RuizSe si eccettuano alcuni documenti molto dubbi, si sa ben po-co di Juan Ruiz (circa 1283-1350). Gli unici dati che abbiamosono quelli che ci ha fornito egli stesso nella sua opera: sap-piamo che nacque ad Alcalá de Henarez, che fu arciprete diHita e che fu imprigionato dall’arcivescovo di Toledo – sem-pre che la prigione di cui parla nei suoi scritti non sia una sem-plice allegoria della condizione dell’essere umano sulla Terra.

Temi profani

Metrica irregolare

4 Il TrecentoNel ’300 la Penisola Iberica è suddivisa nei due regni di Castiglia e di Aragona. La crisi interna della Castiglia, iniziata durante il regno di Alfonso X, si acuisce. Una delle cause di questa instabilità è da ricercarsi nella nascita della borghesia,conseguente allo sviluppo delle città e del commercio, e nei conflitti tra i nuovivalori propugnati da questa classe e quelli tradizionali della nobiltà e del clero. Iniziail passaggio dalla mentalità teocentrica a quella antropocentrica che porterà,nei due secoli successivi, a una nuova valorizzazione dell’uomo, della vita e delmondo. Gli autori di questo secolo reagiscono ai cambiamenti in due modiopposti: alcuni li guardano con sospetto e pessimismo, altri si convincono che siapossibile far coesistere la religione con le nuove concezioni, che prefigurano unostile di vita più aperto, spensierato, tollerante e meno repressivo. Mentre continua

il mester de clerecía, ma con le importanti novità apportate da Juan Ruiz, laprosa, iniziata nel ’200 da Alfonso il Dotto, si sviluppa nelle opere storiche delCanciller de Ayala e nelle opere dottrinali e narrative di don Juan Manuel.

Tito

lo c

oncesso in

licenza a

federic

a p

etra

cca, 1

369116, o

rdin

e Is

tituto

Geogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Novara

Page 31: let spa

30

4 - Il Trecento

La data di composizione del Libro de buen amor (Libro delbuon amore) varia nei diversi manoscritti e ci è solo dato didedurre che fu scritto verso la fine della prima metà del ’300.Ruiz fu senz’altro un uomo colto: studiò le arti liberali e il di-ritto ed ebbe accesso a numerose opere classiche latine e vol-gari. Nel Libro de buen amor, al quale l’autore non diede maiun titolo, confluiscono molte tradizioni letterarie medievali ele fonti spaziano dalla liturgia al genere del sermone a Ovidio.L’opera possiede un chiaro intento lirico, didattico e narra-tivo. Escludendo le composizioni dedicate alla Vergine e bre-vi episodi di svariate tematiche, l’opera è così strutturata: siapre con due prologhi, uno dei quali in prosa, nei quali l’au-tore spiega le sue intenzioni; poi, utilizzando la cuaderna vía,Ruiz passa a narrare diversi casi di storie d’amore destinate al-l’insuccesso, sottolineando che all’amor loco – l’amore paz-zo, quello umano – è da preferirsi il buen amor, quello di Dio.Ai consigli di Amore e di Venere e all’intervento della mezza-na Trotaconventos segue un’avventura amorosa che si con-clude con successo: si tratta della storia più lunga e ap-profondita del libro, che vede protagonisti don Melón e la ve-dova doña Endrina. L’autore si avvia all’epilogo con un lun-go episodio simbolico: la parodia epico-allegorica della bat-taglia tra la Quaresima e il Carnevale.Nell’opera compaiono liriche sacre e profane, apologhi e fa-vole brevi (probabilmente desunte da Esopo), varie satire, ilcelebre elogio umoristico delle donne basse e molte digres-sioni ascetiche e moralistiche. Per quanto parte della criticaabbia sempre preferito leggere l’opera in chiave biografica, latendenza più moderna, che tiene in maggior conto il gustopoetico del XIV secolo, spinge per un’interpretazione alle-gorica, sottolineandone il carattere di “commedia umana”,particolarmente vivace anche grazie alla narrazione in primapersona. Dotato di una profonda conoscenza delle più sva-riate fonti (classiche e medievali, orientali ed europee), Ruizsfoggia un lessico vastissimo, attinto sia dalla letteratura siadalla lingua colorita del parlare quotidiano e infarcito di pro-verbi e allusioni. Le sue acute intuizioni psicologiche sono in-dice di una raffinata conoscenza della natura umana.

■ Pero López de AyalaPero López de Ayala (1332-1407) è meglio conosciuto comeEl Canciller de Ayala (Il Cancelliere di Ayala), poiché lavoròcome diplomatico presso molte ambasciate estere. Vivendoin prima persona il momento della difficile successione al tro-no di Alfonso X, con l’avvicendamento di diversi monarchi(Pedro I, Enrique II, Juan I ed Enrique III), sentì la necessità

Il Libro del buonamore

Tradizioni e fonticui si ispira

Struttura dell’opera

L’amor loco e il buen amor

Carattere allegorico

Tito

lo co

nce

sso in

licenza

a fe

derica

petra

cca, 1

369116, o

rdin

e Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Nova

ra

Page 32: let spa

di registrare queste vicende nelle Crónicas de los Reyes deCastilla (Cronache dei re di Castiglia), un’opera fonda-mentale per la storiografia e la letteratura dell’epoca. Ayalapartecipò a questi eventi schierandosi dalla parte del suo ce-to, la nobiltà, ma il modo in cui nelle sue opere analizzò que-ste vicende fu diverso da quello dei suoi contemporanei: lun-gi dal limitarsi a una mera esposizione dei fatti, dimostrò gran-dissima astuzia e un profondo gusto per la discussione el’analisi. Sappiamo pochissimo della sua formazione giova-nile, ma provenendo da una famiglia nobile (per quanto mo-desta) ed essendo figlio unico si esclude che avesse ricevu-to un’educazione ecclesiastica. Egli stesso si definì un letto-re accanito; è certo che conoscesse il latino e che, grazie alsuo lavoro, frequentò le corti avignonese e francese.Oltre a varie traduzioni cui si dedicò in prima persona o chepromosse, tra le quali quelle di Livio, Boezio, Gregorio Ma-gno, Isidoro di Siviglia e Boccaccio, lasciò un trattato sullacaccia, El libro de cetrería (Il libro della caccia col falco-ne) e poesie liriche, raccolte nel Cancionero de Baena. L’o-pera per la quale è ricordato, e che gli ha valso la definizio-ne di “ultimo poeta del mester de clerecía”, è il Rimado depalacio (Rime di palazzo), un lungo poema didattico-mo-rale. Consta di circa ottomila versi ed è composto per lo piùin cuaderna vía alternata a frequenti inserti lirici, alcuni deiquali in ottave, tipiche dell’arte mayor che sarà molto po-polare nel secolo successivo. L’opera è strutturata in tre par-ti: a una confessione seguono una descrizione dei peccatipiù gravi e una denuncia della corruzione del mondo. Unestratto tradotto dai Moralia di San Gregorio Magno chiu-de l’opera. Scritto in prima persona, non vi è dubbio che ilpoema contenga anche tratti autobiografici. L’autore analiz-za questioni religiose e politiche e approfondisce tematichefilosofiche e morali. La satira nei confronti del mondo con-temporaneo è decisamente pungente: con appassionataeloquenza, lucidissima ma amara, l’autore esterna tutto losdegno nei confronti della sua società, stigmatizzando, inparticolare, l’ambiente ecclesiastico protagonista del Gran-de Scisma d’Occidente.

Gli esordi del romanzo

Durante il XIV secolo la prosa castigliana iniziò a scostarsidalla tradizione orientale delle raccolte di ejemplos e sen-tenze che avevano esercitato una profonda influenza sullaproduzione del secolo passato. Comparvero le prime testi-

31

4 - Il Trecento

Le Cronachedei re di Castiglia

Traduzioni, trattati e liriche

L’ultimo poetadel mester de clerecía:le Rime di palazzo

Struttura dell’opera

Temi religiosi,politici, filosofici e morali

Titolo

con

cess

o in

lice

nza

a fe

deric

a pe

tracc

a, 1

3691

16, o

rdin

e Is

titut

o G

eogr

afico

De

Agost

ini 2

7865

1.C

opyr

ight

201

1 De

Agost

ini,

Nov

ara

Page 33: let spa

monianze del romanzo cavalleresco, che avrà larga diffusio-ne nel XVI secolo: la Gran conquista de Ultramar (Granconquista d’Oltremare) e la Historia del caballero Zifar(Storia del cavaliere Zifar). Il primo è una vastissima com-pilazione (1100 capitoli) di storia delle crociate corredatada un’ampia cronologia. Ricco di componenti fantastiche, sibasa su cantares di origine francese. Dotato di grandissimointeresse storico, sociale e culturale, si suppone che sia sta-to tradotto in spagnolo da un originale francese agli inizi delsecolo. Il secondo è considerato il vero e proprio capostipi-te della narrativa cavalleresca. Di autore anonimo, è il pri-mo nel suo genere ad essere stato composto interamente inSpagna – probabilmente da un chierico di Toledo – ed è da-tabile tra il 1299 e il 1331. Vi sono narrate, con stile sempli-ce e realistico, le avventure di Zifar e dei suoi figli Garfín eRoboán. Personaggi caratteristici sono il fedele scudiero Ri-baldo, che anticipa Sancho Panza, e alcuni altri tipi della nar-rativa picaresca. Nel Caballero Zifar confluiscono diversetradizioni sia orientali sia occidentali, ma riesposte conestrema originalità. Le fonti sono numerosissime: spazianodai libri di avventure ai manuali di educazione dei principi,alle raccolte di ejemplos. Ciò differenzia il romanzo dalle al-tre opere di questo genere e lo colloca nel pieno della tra-dizione medievale.

■ Don Juan ManuelNato vicino a Toledo, don Juan Manuel (1282-1348), in quan-to nipote di Alfonso X, ebbe l’opportunità di studiare il latinoe la storia; fu uno degli uomini più colti nonché il massimoprosatore del suo tempo. Tra i personaggi politici più influentidella Spagna del periodo, si distinse soprattutto nella parte-cipazione attiva alla lotta contro i Mori.Don Juan Manuel possedeva una profonda coscienza di scrit-tore che lo indusse a porsi sempre il problema della conser-vazione dei manoscritti: si occupò personalmente di far co-piare, ordinare e catalogare tutta la sua produzione. Si può di-re che con lui nacque l’idea della “proprietà intellettuale”.Da molti considerato il continuatore dell’opera di Alfonso X,mostrò in verità differenze sostanziali con il monarca. Primadi tutto, Juan Manuel scrisse personalmente le sue opere, lequali sono infatti dotate di una spiccata coerenza e linearitàsia linguistica sia stilistica. Per quanto anch’egli si ispirasse aopere latine precedenti, non tradusse mai nulla, elaboran-do invece tutto ciò che leggeva in modo estremamente fre-sco e originale. Inoltre, se la corte di Alfonso il Dotto dimo-strò particolare predilezione per la materia storica, Juan Ma-

32

4 - Il Trecento

Prime testimonianzedel romanzocavalleresco

Il Cavaliere Zifar,capostipite della narrativacavalleresca

Le fonti

Prosatore e uomo politico

Coscienza letteraria

Continua l’operadi Alfonso X ma condifferenze sostanziali

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 34: let spa

33

4 - Il Trecento

nuel manifestò un intenso interesse per problematiche diordine morale, essendo l’educazione il suo fine ultimo. Eglirappresenta un evidente segnale della trasformazione chestava avvenendo nel Trecento nella mentalità aristocratica: inobili stavano iniziando ad abbandonare il loro isolamentodovuto a pretese di superiorità, per interessarsi maggior-mente alla vita sociale e dedicarsi allo studio. Allo stesso mo-do, scomparve lentamente la distinzione tra il cavaliere inte-so come uomo d’armi e il chierico in quanto uomo di lette-re. Queste due figure confluirono in Juan Manuel, perfetta-mente inserito nella tendenza didattico-moraleggiante delMedioevo. Possiamo rilevare una forte contraddizione tra lesue opere e gli avvenimenti politici cui partecipò: l’orgogliodi appartenenza alla nobiltà si scontrava con l’umiltà che per-meava i suoi scritti.La produzione letteraria di Juan Manuel è molto varia e vienesolitamente suddivisa in due sezioni: opere didattiche, di im-portanza relativa, e opere narrative, che invece assumonoun’enorme rilevanza nel panorama letterario del periodo. Trala produzione a sfondo didattico ricordiamo: la Crónica abre-viada (Cronaca abbreviata), una sintesi capitolo per capitolodella Estoria de España di Alfonso X; la Crónica cumplida(Cronaca completa), che nella forma ricalca invece la Cróni-ca General; il Libro de la caza (Libro della caccia), un trat-tato sulla caccia agli uccelli; De las maneras de amor (Le ma-niere dell’amore), un’analisi delle diverse forme dell’amici-zia; infine, il Tractado en que se prueba que Sancta Maríaestá en cuerpo y alma en el paraíso (Trattato che prova cheSanta Maria si trova in corpo e anima in paradiso), un’e-sposizione fredda e razionale dell’assunzione di Maria. Le ope-re narrative sono tre: il Libro del caballero et del escudero(Libro del cavaliere e dello scudiero), una sorta di enciclo-pedia comprendente nozioni di astronomia, scienze naturalie perfino teologia, strutturata in domande e risposte alle qua-li sottende un labile filo narrativo; il Libro de los Estados (Li-bro degli Stati), nel quale l’autore espone le sue concezionisocio-politiche in relazione alle tre classi sociali dell’epoca: icavalieri, i chierici e i contadini. Il capolavoro di Juan Manuelè senz’altro El Conde Lucanor o Libro de Patronio (Il Con-te Lucanor o Libro di Patronio, 1335). Fu il primo tentativo,a livello europeo, del genere novellistico, essendo preceden-te anche al Decamerone e ai Racconti di Canterbury. Nel-l’opera l’autore espone le sue idee non solo politiche, ma an-che sociali, religiose, filosofiche e letterarie. Il Libro de Pa-tronio è composto da due prologhi e cinque parti molto bendistinte. La prima parte, articolata in 51 ejemplos tutti strut-

Fine didattico e morale

Nuovamentalitàaristocratica

Orgoglio e umiltà

Opere didattiche

Opere narrative

Il Libro di Patronio:primo esempiodel generenovellistico

Struttura dell’opera

Titolo concesso in

licenza a fe

derica petra

cca, 1369116, o

rdine Istitu

to Geografic

o De A

gostini 2

78651.Copyrig

ht 2011 D

e Agostin

i, Novara

Page 35: let spa

34

turati allo stesso modo, è la più estesa e di gran lunga la piùinteressante: il giovane Conte Lucanor chiede consiglio al suoprecettore Patronio sulle varie problematiche che il governodei suoi possedimenti gli pone. Patronio, invece di risponde-re in modo diretto, per ogni questione racconta una brevestoria dalla quale estrae una morale e un insegnamento pra-tico da applicare al problema che gli aveva posto il conte. Al-la fine l’autore interviene direttamente riassumendo la mo-rale in alcuni versi. La peculiarità dell’opera consiste nel fattoche la morale di questi racconti è sempre pratica: si tratta diconsigli per avere successo nella vita, per “imparare a stare almondo”, per fuggire le tentazioni e comportarsi in modo ret-to. Don Juan Manuel sostiene qualità quali il realismo, lo spi-rito pratico, la prudenza. Ampio spazio è dato anche all’im-portanza della lealtà nell’amicizia. Le donne quasi non com-paiono, così come il tema amoroso: questo perché lo scrittoera rivolto a un pubblico maschile, al quale si limitava a ri-cordare la devozione che è dovuta a ogni uomo dalla moglie.La lingua adottata dall’autore dimostra un’estrema attenzio-ne nella scelta del lessico, che colpisce per la sua varietà. Ele-ganza, sobrietà e precisione, sostenute da uno stile grave esentenzioso, sono le note più caratteristiche di questo scrit-tore medievale.

4 - Il Trecento

Spirito pratico

Assenza dellacomponentefemminile e amorosa

Ricchezza lessicale

Stile gravema sobrio e preciso

La lirica inizia a prediligere i temi profani. Il Libro del buon amore di Juan Ruiz è laprima testimonianza delle nuove tendenze poetiche. Opera narrativa di intento di-dattico, alterna la cuaderna vía alla prosa e racconta storie d’amore. Pero Lópezde Ayala compone una cronaca storica, trattati di varia materia e le liriche raccol-te nel Canzoniere di Baena. Il suo Rime di palazzo, ultima testimonianza del mesterde clerecía, è un lungo poema didattico-morale narrato in prima persona.

Il romanzo cavalleresco ha inizio con la Grande conquista d’Oltremare, un resocontodelle crociate, e la Storia del cavaliere Zífar, nel quale confluiscono tradizioni siaorientali sia occidentali. Don Juan Manuel è il più grande prosatore del secolo e ilprimo a dimostrare una profonda coscienza come scrittore, tanto che fa copiare ecatalogare tutta la sua produzione. Considerato da molti il continuatore dell’operadi Alfonso X, dimostra in verità un forte interesse non tanto per la storia, quantoper le problematiche di ordine morale. Compone opere didattiche e narrative. Lapiù importante è il Libro di Patronio, primo esempio del genere novellistico.

SCHEMA RIASSUNTIVOSVILUPPI DELLA LIRICA

LA PROSA

1. Come si differenzia il mester de clerecía del XIVsecolo da quello del secolo precedente? 29b

2. In cosa consiste l’originalità del Libro del buonamore? 30b

3. Cos’è il Rime di palazzo? 31b

4. Com’è strutturato il Libro di Patronio? 33b

5. Quali valori intendeva trasmettere attraverso i numerosi ejemplos narrati da Patronio? 34a

DOMANDE DI VERIFICA

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 36: let spa

IL Q

UA

TTR

OC

EN

TO

1La p

oesia

2La n

ovela sen

timen

tale i lib

ros d

e caballería

3Il teatro

e LaC

elestina

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 37: let spa

Il XV secolo segna un momento di transizione fra l’etàmedievale e il Rinascimento. Il feudalesimo inizia a languire:si impongono l’urbanizzazione e la crescita degli scambicommerciali tra le città in espansione. I due regni di Aragona e Castiglia, oltre a una grave crisi economica,devono affrontare una serie di guerre civili dovute a conflittidinastici. Con l’avvento dei re cattolici questa situazione ha fine: la Reconquista viene portata a termine, il poterereale ha la meglio sulla nobiltà e inizia una vigorosa politicainternazionale con la colonizzazione d’America. L’anno cruciale è il 1464, data del matrimonio tra Isabella I la Cattolica, regina di Castiglia, e Ferdinando I re di Aragona, che sancisce la fusione tra i due regni. Lo sforzo dei due monarchi di cristianizzare la nazione si risolve con la funesta creazione del tribunaledell’Inquisizione: gli Ebrei e i Mori che rifiutano di convertirsivengono espulsi o uccisi. Grazie all’impulso dato dai refioriscono gli studi umanistici sugli esempi italiani, con traduzioni di testi classici, studi filologici ed estetici,letteratura storica, indagini religiose e liriche di raffinataeleganza “cortese”. La cultura smette di essere monopoliodella Chiesa. I principali poeti del secolo, raccolti attorno agli ambienti di corte, compongono le prime liricheamorose, conservate nei cancioneros. I poeti più rilevantisono Jorge Manrique, Juan de Mena e il Marchese di Santillana. Nasce anche l’amore per i romances,composizioni poetiche di carattere storico-narrativo, quasisempre anonime e trasmesse oralmente, anche se moltesono raccolte in antologie dette romanceros. La prosaacquisisce importanza con la novela sentimental e quella de caballería. Il teatro si apre alla secolarizzazione con i primiautori conosciuti: Juan del Encina e Lucas Fernández. Il secolo si chiude con un’opera di Fernando de Rojas a metà strada tra Medioevo e Rinascimento e tra romanzo e teatro: La Celestina.

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico D

e Agostini 278651.C

opyright 2011 De A

gostini, Novara

Page 38: let spa

37

La poesia colta

Nel XV secolo l’ambiente di corte e i palazzi dei nobili iniziaro-no a ricoprire un ruolo fondamentale nella produzione e diffu-sione della cultura: fu lì che nacque la cosiddetta poesia “colta”,che fu conservata in manoscritti chiamati cancioneros (canzo-nieri), raccolte di opere di svariati autori. La poesia colta si svi-luppò secondo due distinte direzioni formali: l’arte real (artereale) e l’arte mayor (arte maggiore). Nati sulla scia dell’amo-re cortese, i poemi di arte real erano in ottonari, spesso com-binati con versi più brevi, e si incentravano prevalentemente sul-la tematica amorosa. Nei cancioneros del XV secolo la dottrinadell’arte real diventò un mero pretesto per la creazione poeti-ca, per l’espressione ingegnosa. I poeti giocavano con le paro-le, stabilivano parallelismi o antitesi e creavano iperboli, il tuttoper esprimere pensieri sottili e ingegnosi. Era una poesia pen-sata per essere cantata o declamata nei saloni delle corti, e alpoeta interessava essere acclamato per i suoi sentimenti e perla sua capacità di esprimerli con un linguaggio pieno di artifici.I poemi di arte mayor erano costruiti con due emistichi di lun-ghezza variabile, ma sempre fondati su due sillabe toniche se-parate da due atone. L’arte mayor era utilizzata per l’esposi-zione di tematiche nobili quali vite di santi, eventi storici e so-prattutto allegorie, secondo l’esempio di Dante. La lingua eracomplessa e colta, si avvaleva di numerosi latinismi, iperbati ealterazioni dell’ordine sintattico, a imitare la struttura della fra-se latina. Due dei più grandi poeti del periodo, il Marchese diSantillana e Juan de Mena, coltivarono entrambe le arti.

■ Il Marchese di SantillanaIl nobile castigliano Iñigo López de Mendoza (1398-1458),meglio conosciuto come Marchese di Santillana, era figliodi un ammiraglio e nipote del poeta López de Ayala, che fu

Arte real

Arte mayor

1 La poesiaNel XV secolo la poesia spagnola si sviluppa in due direzioni distinte: da una parte abbiamo la poesia per così dire colta, rappresentata dalMarchese di Santillana, da Juan de Mena e da Jorge Manrique; dall’altracontinua la tradizione di una poesia popolare, che nel 1400 si identifica con la lirica tradizionale e con quella dei romanceros. Sia i poemi colti sia quelli popolari vengono raccolti nei cosiddetti cancioneros.

Tito

lo c

oncesso in

licenza a

federic

a p

etra

cca, 1

369116, o

rdin

e Is

tituto

Geogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Novara

Page 39: let spa

suo tutore. Godette di un’educazione completa e raffina-ta: la fornitissima biblioteca di famiglia era ricca di libri diogni genere e materia, inclusi i più importanti testi classi-ci. Soldato, cortigiano, uomo politico e umanista, fu un ti-pico rappresentante dell’Umanesimo e del primo Rinasci-mento spagnolo. Dopo aver conseguito diverse vittorie mi-litari contro i Mori, si ritirò nel suo splendido palazzo diGuadalajara, dove si dedicò alla produzione letteraria, cir-condandosi di alcuni tra i dotti più insigni del momento.Nella vasta e multiforme opera letteraria di Santillana – chefu la figura più influente della letteratura castigliana nellaseconda metà del XV secolo – confluirono tutte le tradi-zioni culturali del tempo, in un mirabile tentativo di sinte-si. Nella sua breve produzione in prosa particolare rilievoha il Prohemio o Carta al Condestable de Portugal (Proe-mio o Lettera al Conestabile di Portogallo, 1449), che co-stituisce il primo saggio di storia e di critica letteraria inspagnolo: l’autore offre una sintesi della sua vasta cultura,spiega la sua predilezione per l’Umanesimo italiano e for-nisce molte nozioni sulla sua concezione poetica. Con la maturità letteraria, l’allegoria venne ad assumereper Santillana una sempre crescente importanza. Non a ca-so la sua vasta produzione poetica include numerosi poe-mi allegorici di chiara derivazione italiana e francese, tracui la Coronación de Mosén Jordi (La coronazione di Mo-sén Jordi, 1430), la Defunción de don Enrique de Villena(Il decesso di don Enrique de Villena, 1434), El infierno delos enamorados (L’inferno degli innamorati, 1434), ilTriumphete de amor (Il trionfo dell’amore) e, soprattutto,la Comedieta de Ponza (Commedia di Ponza, probabil-

Tipicorappresentantedell’Umanesimo

Primo saggio in spagnolodi critica letteraria

Poemi allegorici

38

1 - La poesia

LA TRADIZIONE CORTESE

La poesia cortese fu la prima forma di liri-ca della letteratura francese scritta in lin-gua volgare. Era dominata dal tema del-l’amore, un amore disciplinato da regolerigide e ispirato da una donna virtualmen-te perfetta, e richiedeva grande raffina-tezza di vocabolario, stile e metrica. In Ita-lia la lirica cortese influenzò la scuola poe-tica del dolce stil novo e fu d’ispirazionealla poesia amorosa di Dante e Petrarca,che la rinnovarono rendendola più inte-riore e spirituale, sulla scia degli studi fi-losofici e teologici sviluppatisi con l’Uma-nesimo. La donna che ispirava la lirica cor-

tese era di solito irraggiungibile, spessoperché sposata o appartenente a una clas-se sociale superiore, tanto che il poeta sidichiarava “suo servitore”. Era una passio-ne distante, irrealizzabile, inevitabilmenteaccompagnata da dolore e destinata allasegretezza: il poeta non svelava mai il no-me della dama, la quale si mostrava spes-so disdegnosa e crudele. L’innamorato eradestinato a soffrire, che fosse in presenzao in assenza dell’oggetto del suo deside-rio. L’amore sofferto, d’altro canto, eraconsiderato mezzo necessario per innal-zare lo spirito e renderlo più nobile.

Titolo

concesso in lic

enza a

federica p

etr

acca, 1369116, ord

ine Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostini 278651.C

opyright 2011 D

e A

gostini, N

ovara

Page 40: let spa

mente 1436). Composta in versi di arte mayor, la Come-dieta descrive lo scontro tra Italiani e Aragonesi presso l’i-sola di Ponza, che si concluse con la disfatta navale subitada Alfonso V d’Aragona (1435). Tra i numerosi componi-menti didattici e moraleggianti, derivati dai classici e dalMedioevo spagnolo, troviamo il Centiloquio o Proverbiosde gloriosa doctrina y fructuosa enseñanza (Centiloquioo Proverbi di gloriosa dottrina e insegnamenti fruttuosi), ilDiálogo de Bías contra fortuna (Dialogo di Bias contro lafortuna, 1448) e il famoso Doctrinal de privados (Dottri-nale dei favoriti, 1454). Santillana compose anche raffina-te liriche d’amore, secondo il modello offerto dalla tradi-zione provenzale. Ancora giovane, aveva passato qualchetempo presso la corte di Barcellona, dove era entrato incontatto con i poeti catalani della Gaya Ciencia, che consi-deravano la poesia come la scienza più sublime. Questaesperienza fu fondamentale per la sua concezione poeticae spiega il suo interesse per la cultura italiana: egli fu il pri-mo poeta spagnolo a scrivere sonetti in castigliano, i 42Sonetos fechos al itálico modo (42 Sonetti composti allamaniera italiana), in stile petrarchesco, di contenuto amo-roso, religioso e storico. Il maggior merito di Santillana, ol-tre all’ingente opera di traduzione di testi classici che pro-mosse, sta proprio nell’aver cercato per primo di compor-re sonetti in lingua castigliana, anticipando il momento piùsignificativo delle lettere spagnole.

■ Juan de Mena Juan de Mena (Cordova, 1411 - Madrid, 1456) fu l’altro gran-de poeta e umanista spagnolo del Quattrocento: al suo tem-po fu considerato il più dotato, tanto che il linguista e filolo-go Antonio de Nebrija, nella sua importantissima Gramáti-ca en lengua castellana (Grammatica del castigliano, 1492),utilizzò quasi esclusivamente versi di Mena per esemplifica-re svariate questioni linguistiche. Juan de Mena studiò a Sa-lamanca e poi a Roma, dove entrò in contatto con la culturarinascimentale. Cronista e segretario di re Juan II, in quantopuro intellettuale (e non potente aristocratico) rappresentòal meglio quella nuova classe emergente che ebbe tanto pe-so durante il regno dei re cattolici. Appassionato studiosodella sua lingua natale, tentò di rinnovarla arricchendola dineologismi e di costruzioni latine. La sua opera maggiore fuEl laberinto de fortuna o Las trescientas (Il labirinto del-la fortuna o Le trecento, 1444), ambizioso poema allegori-co-narrativo di trecento ottave in dodecasillabi, consideratoun’opera capitale della poesia del Quattrocento ispanico.

Poesia lirica

Prime liriche in castigliano

Poeta e umanista

La vita

Rinnovamentodella lingua spagnola

Il labirinto della fortuna

39

1 - La poesia Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 41: let spa

La struttura si basa sulle tre ruote della fortuna – che rap-presentano presente, passato e futuro – e sulle sette sferecelesti che ospitano personaggi del presente e del passato.In quest’opera Mena espresse tutta la sua tormentata spiri-tualità, spingendosi persino all’aperta protesta contro lo sta-to sociale del suo tempo. La complessità di questo compo-nimento lo rende spesso oscuro: enigmatiche allegorie eimitazioni dantesche e classiche sono esposte con una sin-tassi e un lessico latineggianti. L’opera è soprattutto im-portante proprio da un punto di vista stilistico e linguistico,e in quanto espressione di una cosciente volontà di crea-zione poetica. Oltre ad alcune brevi composizioni giovanilidi tema amoroso e stile raffinato, raccolte in canzonieri deisecoli XV e XVI, Mena scrisse due poemetti allegorici e ita-lianizzanti, ispirati a Dante: Claro escuro (Chiaro scuro), abi-le e bilanciata mescolanza di linguaggio semplice da canzo-niere e oscuro stile allegorico, e La coronación del Mar-qués de Santillana (L’incoronazione del Marchese di San-tillana), un grande affresco mitologico-allegorico. Attraver-so versi ottonari con commenti in prosa, l’opera celebra lavittoria conseguita dal Marchese contro i Mori a Huelma. An-che qui troviamo una narrazione allegorica pervasa di allu-sioni classiche e congegnata tramite una complessa versifi-cazione. La sua ultima opera, che non terminò mai, fu Co-plas contra los pecados capitales (Versi contro i peccaticapitali ) nella quale l’autore intese trasmettere un mes-saggio morale e religioso a un pubblico più ampio: la formaè infatti molto semplificata rispetto alla sua produzione pre-cedente e le allegorie risultano meno oscure e più facilmenteinterpretabili. L’influenza di Juan de Mena sui poeti poste-riori si prolungò per almeno due secoli.

■ Jorge Manrique Jorge Manrique (Palencia, 1440 - Cuenca, 1479) è conside-rato il massimo esponente della poesia lirica medievale spa-gnola. Fu cavaliere di Santiago e partecipò attivamente allavita politica della Castiglia, prima a fianco di re Alfonso e poisostenendo la regina Isabella. Morì durante l’assalto al ca-stello di Garci-Muñoz. La sua produzione minore, costituitada una cinquantina di liriche amorose di tipo trovadorico, èraccolta, tra gli altri, nel Cancionero general (Canzonieregenerale, 1511) di Hernando del Castillo e nel Cancionerode Sevilla (Canzoniere di Siviglia, 1537). Tra le liriche ne com-paiono anche tre di carattere burlesco che rivelano la suafervida immaginazione e una spiccata vena satirica, oltre al-le sue grandi abilità tecniche. L’elegiaco Coplas por la muer-

Struttura dell’opera

Temi dell’opera

Influssi del latino

Massimo lirico delMedioevo spagnolo

Fervidaimmaginazionee vena satirica

40

1 - La poesia

Titolo

concesso in lic

enza a

federica p

etr

acca, 1369116, ord

ine Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostini 278651.C

opyright 2011 D

e A

gostini, N

ovara

Page 42: let spa

te de su padre (Strofe per la morte di suo padre, circa1476), poemetto di 43 strofe, è tra le più alte espressioni ditutta la poesia spagnola. Scritto in strofe di dodici versi ot-tonari, dal punto di vista contenutistico il poema viene di so-lito suddiviso in tre parti: dopo un’introduzione in cui Man-rique paragona la vita al lento scorrere dei fiumi verso il ma-re, cioè la morte, passa a considerare l’inconsistenza dellavita terrena attraverso la scomparsa di personaggi storici il-lustri, per giungere infine all’esaltazione delle virtù del pa-dre, don Rodrigo, assunto come esempio di valori spiritua-li imperituri. Espressione di una spiccata originalità, il poe-ma comunica una profonda commozione grazie alla capa-cità dell’autore di penetrare le emozioni dell’uomo. Pecu-liare è l’uso della prima persona plurale: il lettore si sentepartecipe delle emozioni del protagonista ed è portato, qua-si a sua insaputa, a meditare assieme al poeta sul significatodella vita e della morte, una morte vista non nelle sue con-seguenze di degradazione fisica, secondo la consuetudinemedievale, ma come dimostrazione che le imprese compiutein vita non saranno dimenticate. Ispirate alla Bibbia, ai Padridella Chiesa, a Boezio, a Juan de Mena, a Santillana e a Gó-mez Manrique, le Coplas rappresentano quanto di più altoe profondo ci abbia lasciato, in versi lirici, la meditazione fi-losofica medievale e contengono anche un concetto nuovodella vita, intesa come campo d’azione dell’uomo che lottaper raggiungere la gloria e la fama.

La poesia popolare

Per molto tempo si è creduto che nel Medioevo la Castiglia,a differenza di altre regioni quali la Galizia, non possedesseuna lirica cantata dal popolo. Questa credenza fu smentitaquando, nel 1948, furono scoperte le jarchas mozarabiche.L’unica reale differenza tra la lirica castigliana e quella di altreregioni della Penisola Iberica è che la prima non fu messa periscritto fino al XV secolo, quando fu raccolta in modo pres-soché sistematico nei cosiddetti cancioneros (canzonieri).Questo dimostra che nel Quattrocento era ancora viva la cor-rente lirica che trovava le sue origini nelle cántigas galaico-portoghesi, nelle jarchas e nei villancicos.

■ I cancionerosÈ solo grazie ai cancioneros, dunque, che conosciamo nonsolo i componimenti della lirica tradizionale, ma anche il no-me di molti dei suoi autori, o quanto meno trascrittori, per

Strofe per la mortedi suo padre

Struttura dell’opera

Uso della primapersona plurale

Uomo protagonistadella sua vita

41

1 - La poesia

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 43: let spa

quanto ben poco si conosca della loro biografia. I canzonierisono raccolte di liriche di diversi autori, ma ne esistono an-che di individuali, segno del fatto che nel XV secolo si sviluppòquella coscienza letteraria e autoriale propugnata nel secoloprecedente da Juan Manuel. Nel complesso conosciamo unacinquantina di canzonieri. Molti autori compaiono in più diuna raccolta, spesso anche con le medesime liriche. Una del-le prime di queste vere e proprie antologie fu il famoso Can-cionero de Baena (Canzoniere di Baena), compilato daJuan Alfonso da Baena. Raccoglie molti dei poemi compostitra la fine del XIV secolo e la prima metà del XV e, per quan-to rifletta, naturalmente, il gusto personale del Baena, costi-tuisce un importante repertorio della poesia dell’epoca. I poe-mi contenuti in questo canzoniere possono essere divisi tradecires e canciones. I primi, di contenuto dottrinale, narra-tivo o satirico, sono composti in strofe di arte mayor, cioè indodecasillabi. La canción è invece una lirica, solitamente diargomento amoroso. Inizialmente destinata al canto, è strut-turata in tre parti: una parte introduttiva, una centrale con ri-me differenti e una conclusiva che riprende le rime e a volteperfino i versi stessi dell’introduzione. La canción de amigoderiva direttamente dalle cantiche de amigo galaico-porto-ghesi, mentre le mayas sono canciones dedicate alla prima-vera in quanto stagione dell’amore. Altri canzonieri impor-tanti di questo periodo sono El cancionero de Stúñiga (Ilcanzoniere di Stúñiga), composto a Napoli verso il 1460, e ilCancionero de palacio (Canzoniere di palazzo), che rispec-chia i gusti della corte castigliana dell’epoca. Molto impor-tante è il Cancionero general (Canzoniere generale) di Her-nando del Castillo, edito per la prima volta nel 1511, ma con-tenente quasi esclusivamente poemi composti nel ’400.

■ I romancerosTra la fine del ’300 e l’inizio del ’400, mentre la poesia deicantares de gesta iniziava a decadere insieme al ricorso allacuaderna vía, fiorì il romance, il poema epico. Inizialmentedi tema prevalentemente storico, ispirandosi poi al ciclo ca-valleresco iniziò ad attingere la sua materia anche dallecanzoni di gesta francesi dei cicli bretone e carolingio. Sisuole attuare una distinzione tra romanceros viejos enuevos (vecchi e nuovi). I primi furono composti tra il XIVe il XV secolo ed erano cantati dai giullari e dal popolo.Insieme alla lirica tradizionale, costituiscono un corpus diletteratura popolare di inestimabile valore. I nuevos furonocomposti dai poeti colti dei secoli XVI e XVII, comeCervantes, Góngora, Lope de Vega e Quevedo.

Raccolte di vari autorio individuali

Il Canzoniere di Baena

I decires e le canciones

Canciones de amigo

Mayas

Nasce il poemaepico

Romanceros viejose nuevos

42

1 - La poesia

Tito

lo c

once

sso

in lice

nza

a fe

deric

a pe

tracc

a, 1

3691

16, o

rdin

e Is

titut

o G

eogr

afico

De

Ago

stin

i 278

651.

Cop

yrig

ht 2

011

De

Ago

stin

i, Nov

ara

Page 44: let spa

Per quanto riguarda l’origine del romance esistono due tesidistinte. Una, portata avanti, tra gli altri, da uno dei più illustriispanisti mai esistiti, Menéndez Pidal, è la cosiddetta tesitradizionalista, secondo la quale i romanceros derivano daframmenti di cantares de gesta. Un’altra scuola invecesostiene una tesi individualista, secondo la quale iromanceros costituirono fin dalla loro nascita un genereindipendente portato avanti da poeti sconosciuti.A seconda della tematica, i romanceros possono essere sud-divisi in diversi cicli: quelli di tema epico o nazionale ri-prendono personaggi leggendari come il Cid, gli Infanti diLara o diversi monarchi; i cosiddetti fronterizos (di frontie-ra) raccontano le lotte tra Cristiani e Mori; i romances líri-cos e novelescos (lirici e romanzeschi) sviluppano temati-che liriche; quelli di tema biblico si rifanno ai Vangeli e al-l’antichità classica; infine quelli di tema francese si ispira-no a personaggi quali Carlo Magno, Orlando, i cavalieri del-la Tavola Rotonda, Tristano e Isotta.

Due tesi sull’originedel romance

I cicli dei romanceros

43

1 - La poesia

Nasce negli ambienti nobili e di corte e sviluppa soprattutto tematiche amorose,seguendo la scia della tradizione cortese. Viene composta secondo i canoni del-l’arte real o dell’arte mayor. Tra i maggiori esponenti troviamo il Marchese di San-tillana con il suo Proemio, Juan de Mena con Il labirinto della fortuna e Jorge Man-rique con Versi per la morte di suo padre.

Deriva direttamente dalla lirica tradizionale ed è raccolta nei cosiddetti cancione-ros. I romanceros raccolgono invece i poemi epici ispirati sia a temi storici sia allecanzoni di gesta francesi dei cicli bretone e carolingio. Vengono suddivisi tra viejose nuevos e sono classificati in base al tema trattato (storico nazionale, epico, liri-co, biblico, francese).

SCHEMA RIASSUNTIVOLA POESIA COLTA

LA POESIA POPOLARE

1. Descrivi la differenza tra arte mayor e arte real.37

2. Quale opera è stata definita come il primo sag-gio di critica letteraria in spagnolo? 38b

3. Com’è strutturato Il labirinto della fortuna di Juande Mena? 39b-40a

4. Cosa sono i cancioneros? 41b-42a

5. Quali sono le origini dei romanceros? 42b

DOMANDE DI VERIFICA

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto G

eografico De A

gostini 278651.Copyright 2011 D

e Agostini, N

ovara

Page 45: let spa

44

La novela sentimental

Gli ideali della poesia di amore cortese sono rintracciabilianche in alcune opere in prosa, le novelas sentimentales(romanzi sentimentali). In verità queste novelas erano co-stituite da una combinazione di poesia e prosa, motivo percui alcuni critici preferiscono definirle libros de adventurasentimental (libri di avventura sentimentale). Se è vero chela base ideologica di queste novelas era quella dell’amorecortese, è anche vero che esse subirono molte altre in-fluenze. La materia dei libri di avventura sentimentale deri-vava in modo molto evidente dai romanzi sentimentali ita-liani, soprattutto dalla Fiammetta di Boccaccio e dalla Hi-storia duobus amantibus (Storia di due amanti) di EneaSilvio Piccolomini. L’azione esterna delle novelas presenta-va invece una palese simmetria con le opere di cavalleria,in particolare con il ciclo cosiddetto Postvulgata delle leg-gende relative a re Artù, la cui circolazione in Spagna risaleal XIV secolo. Infine, come prevedibile, continua l’influenzadella letteratura popolare, soprattutto per quanto riguardala costruzione dei personaggi.Tutte le opere del genere sentimentale hanno alcuni trattistilistico-contenutistici in comune: sono sempre relativa-mente brevi, prediligono l’analisi emozionale alla descri-zione dell’azione e sono ambientate in contesti cortigiani.L’immutabile denominatore comune di tutti questi compo-nimenti è che i contatti tra i protagonisti non avvengono maiin forma diretta, ma per mezzo di epistole. Lo schema del-l’intreccio è in apparenza piuttosto rigido: un cavaliere ama

I romanzisentimentali

Influenze: amorecortese,romanzi italiani,opere di cavalleria,letteratura popolare

Brevità,assenza di azione,ambiente cortigiano

Intreccio

2 La novela sentimentale i libros de caballería

Anche la narrativa del XV secolo subisce l’influenza degli ideali cortesi e sisviluppa secondo due tendenze: una è la novela sentimental, di cui si ricordasoprattutto Cárcel de amor di Diego de San Pedro e che si incentra su raccontidi relazioni amorose; la seconda narra, con i libros de caballería, i sognieroici e le avventure di coraggiosi cavalieri. L’opera che meglio esemplifica la seconda tendenza è l’Amadís de Gaula, che conserviamo in una versionestampata nel secolo seguente, quando il genere si svilupperà notevolmente.

Tito

lo c

oncesso in

licenza a

federic

a p

etra

cca, 1

369116, o

rdin

e Is

tituto

Geogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Novara

Page 46: let spa

una damigella che ne accetta le avances epistolari, ma chenon vuole o non può ricambiarlo per ragioni d’onore. Il ca-valiere, invano aiutato da un testimone, che è sempre anchel’autore, deve prima di tutto affrontare i numerosi preten-denti; ma, inevitabilmente respinto dall’amata, finisce conl’isolarsi dal resto del mondo e si toglie la vita. Una variantecomune è quella secondo cui il cavaliere è ricambiato dalladama; in casi come questo l’opposizione non viene dagli al-tri pretendenti ma dal padre della donna, il quale finisce perpunire con la morte o la figlia o l’innamorato, se non en-trambi. Questo schema a prima vista rigido si prestava, inrealtà, a innumerevoli variazioni, essendo dotato di una no-tevole flessibilità soprattutto nella cornice della vicenda enell’epilogo.Gli scambi epistolari sono la linfa di tutti questi libri. L’azio-ne è praticamente assente, tanto che i personaggi non parla-no, se non molto raramente: comunicano sempre solo permezzo di messaggi scritti, attorno ai quali ruotano vari inter-mediari e messaggeri. Tutti i personaggi sono dunque figureallegoriche che non vengono mai sviluppate a tutto tondo. Lostile delle epistole è sempre permeato di antitesi e paralleli-smi concettuali: le lettere hanno il compito di persuadere, ea questo fine occorrono un uso sapiente dell’arte oratoria euna particolare attenzione al destinatario assente: il lettore.

■ I prototipi della novela sentimentalIl primo esemplare del genere sentimentale si incontra nelSiervo libre de amor (Schiavo d’amore, circa 1439) del chie-rico Juan Rodríguez del Padrón o de la Cámara (? - dopo il1440). Siervo libre de amor è narrato in forma autobiografi-ca; parallelamente alla sua storia d’amore sfortunato l’auto-re ne introduce un’altra, che racconta un amore corrispostoma dal finale comunque tragico. Simile è la Sátira de la feli-ce e infelice vida (Satira della vita felice e infelice), compo-sta da Dom Pedro de Portugal (1429-1466); anche in questocaso l’autore narra la propria triste storia d’amore.

■ Diego de San Pedro e Juan de FloresGli scrittori di maggior spicco di questo genere furono Die-go de San Pedro e Juan de Flores. Di Diego de San Pedronon si sa quasi nulla. Certo è che compose due romanzi sen-timentali di larga fama: Tractado de amores de Arnalte y Lu-cenda (Trattato sull’amore di Arnaldo e Lucenda, 1491) eCárcel de amor, (Carcere d’amore, 1492) uno dei libri piùletti del XVI secolo. Si tratta di opere liriche di stampo alle-gorico e di gusto tipicamente rinascimentale. Ai facilmente

45

Scambi epistolari

Personaggi allegorici

Stile

Attenzione per il lettore

Schiavo d’amore

Autobiografia

Diego de San Pedro

Carcere d’amore

Gusto rinascimentale

2 - La novela sentimental e i libros de caballería

Tito

lo c

oncesso in

licenza a

federic

a p

etra

cca, 1

369116, o

rdin

e Is

tituto

Geogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Novara

Page 47: let spa

46

2 - La novela sentimental e i libros de caballería

riconoscibili modelli italiani (la Fiammetta di Boccaccio e laStoria di due amanti di Enea Silvio Piccolomini) si aggiun-gono evidenti elementi autobiografici, parzialmente atte-nuati da un sentimentalismo particolarmente artificioso.Carcel de amor narra la struggente storia d’amore tra Leria-no e Laureola. L’autore/narratore è anche il mediatore tra igiovani: nonostante gli assidui tentativi, non riesce a combi-nare il matrimonio tra i due, e Leriano, ignorato dall’amata,si suicida, lasciando l’autore desolato e triste.Di Juan de Flores conosciamo Grisel y Mirabella (1480) eGrimalte y Gradissa (circa 1485). Nella prima di queste no-velas i due amanti, sorpresi in flagrante, sono condannati amorte. La seconda allude esplicitamente all’opera del Boc-caccio, ma mentre Fiammetta, abbandonata, si suicida, Gra-dissa riesce a congiungersi con l’amato. La differenza più evi-dente tra Diego de San Pedro e Juan de Flores è che nel pri-mo l’amore non viene mai consumato; i personaggi del se-condo, di contro, si abbandonano al rapporto sessuale. Inentrambi il finale tragico conferma che dentro l’improntaideologica della letteratura cortese non esiste la possibilitàdi un amore felice e spensierato.Nessuno di questi autori raggiunse mai alti livelli letterari: il lo-ro merito non sta nell’aver saputo mettere in bella scritturauna serie di figure allegoriche e di luoghi comuni dei rappor-ti amorosi, ma piuttosto nell’aver sempre avuto ben presenteil tipo di pubblico cui si rivolgevano. I loro personaggi e i rap-porti tra questi simboleggiavano contenuti sociali tangibili,modelli di comportamento attuali per molte generazioni di let-tori, in particolare per la nuova nobiltà. Queste opere sono ve-re e proprie testimonianze del gusto letterario europeo di quelmomento. Assieme al romanzo cavalleresco, il racconto cor-tese e sentimentale restò infatti una delle componenti fonda-mentali della narrativa europea fino a Cervantes.

L’Amadís de Gaula e i libros de caballería

I libros de caballería, sviluppatisi nel XV secolo parallela-mente alle novelas sentimentales, hanno solo un vago le-game con il genere sentimentale, per quanto anche in essidomini la materia amorosa. La trama tipo narra di un cava-liere invincibile che per qualche tempo depone le armi perconcentrarsi sulla sua passione per una dama. È questo ilmotore delle sue avventure: le lotte contro draghi, giganti ecavalieri malvagi non sono altro che ostacoli sul camminoche porta al congiungimento con l’amata. Scompare la va-

Juan de Flores

Differenza tra San Pedroe Flores

Attenzione per il pubblico

Modelli di comportamentoper la nuova nobiltà

Trama tipica

Tito

lo c

oncesso in

licenza a

federic

a p

etra

cca, 1

369116, o

rdin

e Is

tituto

Geogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Novara

Page 48: let spa

rietà stilistica del romanzo sentimentale, con le sue epi-stole, i sermoni e le cornici allegoriche, ma rimane la ma-teria di Bretagna, con le suggestioni favolistiche, le am-bientazioni fantastiche e gli incredibili viaggi.

■ Amadís de GaulaGarci Rodríguez od Ordóñez de Montalvo (XV secolo - 1501o 1505) fu governatore di Medina del Campo sotto Ferdi-nando il Cattolico. Il suo nome è legato alla pubblicazionedi uno dei più famosi libri di cavalleria, Amadís de Gaula(Amadigi di Gaula, 1508) di cui tre letterature, la spagno-la, la portoghese e la francese, si sono a lungo contese la pa-ternità. La versione pervenutaci è quella redatta in castiglia-no e pubblicata a Saragozza nel 1508 per opera di Montalvo,il quale però affermò di aver solo corretto le prime tre par-ti di una vecchia opera; di suo pugno avrebbe aggiunto unaquarta parte e una continuazione intitolata Las sergas deEsplandián, hijo de Amadís (Le gesta di Splandiano, figliodi Amadigi, 1520). Nel romanzo sono effettivamente ravvi-sabili stili diversi, ma i dati esistenti non hanno permessodi stabilire con esattezza chi ne sia stato l’autore, o gli auto-ri. Rifacendosi a motivi del ciclo bretone, Amadís abban-dona l’ispirazione mistica e moralistica tipica dei romanzi in-centrati sulla ricerca del Santo Graal per sviluppare i temi ti-pici cortigiani e della sensualità. L’opera narra l’amore traOriana e Amadís, del quale si racconta l’esistenza dalla na-scita alle eroiche imprese della maturità. Di un certo livelloletterario sono le descrizioni degli incontri cavallereschi, do-ve alle avventure fantastiche si alternano descrizioni al-quanto realistiche di brutali scontri fra cavalieri, giganti, mo-stri e maghi. Amadigi è presentato fin dalla nascita come un“eletto” avvolto da un’aura di mistero. Nasce dall’amore se-greto tra Perión di Gaula ed Elisena d’Inghilterra, e vienequindi nascosto in una cesta e abbandonato alla corrente diun fiume. Raccolto da Gandales di Scozia, viene allevato co-me un perfetto cavaliere. Adolescente, si innamora e giuraamore eterno a Oriana, figlia del re di Gran Bretagna. È nelsuo nome che l’eroe inizia ad affrontare le più mirabolantiavventure. Intanto, riconosciuto dai genitori, viene reinte-grato nel suo nome e al trono di Gaula. L’elemento più importante di tutta la lunghissima storia ècostituito dagli ostacoli. Quasi tutte le azioni di Amadigi so-no legate alla presenza di impedimenti che ogni volta ri-mettono in gioco il mito della sua invincibilità; il loro su-peramento da parte dell’eroe testimonia e consacra la suaforza e la sua virtù. Questi non sono soltanto gli incantesi-

Dubbi sulla paternitàdell’opera

I temi

Storia di Amadigi

Gli ostacoliconfermanol’invincibilitàdell’eroe

47

2 - La novela sentimental e i libros de caballería

Tito

lo c

once

sso in

lice

nza

a federica

petr

acc

a, 1369116, ord

ine Ist

ituto

Geogra

fico D

e A

gost

ini 2

78651.C

opyr

ight 2011 D

e A

gost

ini,

Nova

ra

Page 49: let spa

mi tipici della materia cavalleresca. Qui interviene, in ap-parenza e per la prima volta, anche il caso. La gamma di pos-sibili soluzioni che ne deriva rappresenta una sorta di inte-laiatura simbolica del romanzo. Si può quasi dire che nel-l’Amadís si incontri per la prima volta la figura dell’autoreonnisciente che ha nel pubblico il suo naturale e diretto in-terlocutore. È l’autore che interviene ad arbitrare gli scon-tri e che riassume, quando necessario, gli avvenimenti pas-sati. Non è più dentro al racconto in qualità di finto perso-naggio come nel romanzo sentimentale; anzi, la sua auto-rità mediatrice gli viene proprio dal distacco con cui os-serva i fatti. Nel complesso, l’Amadís oscilla tra due polid’attrazione: da un lato, la cavalleria rappresenta il viaggionella terra dell’imprevedibilità, quella degli accadimenti fan-tastici; è un’avventura infinita che si proietta nelle forme diun vasto poema in prosa. Dall’altro, l’etica del cavaliere ten-de a compensare l’arbitrarietà dell’elemento fantastico do-nando alle azioni un ordine e una solennità che si rispec-chiano nella disciplina stilistica. Al contrario dei romanzisentimentali, che si presentavano molto snelli, l’Amadís hauna mole ponderosa (quattro libri suddivisi in 135 capito-li; ogni libro è preceduto da un lungo prologo), ma è dota-to di un disegno ben preciso. La retorica, seppur presen-te, non è più né fine a se stessa né mirata semplicemente asostenere l’azione: si fa invece pura eloquenza destinata aesplicitare l’ideologia cavalleresca.L’Amadís godette di una fortuna enorme in tutta Europa. InSpagna ne furono pubblicate numerose edizioni, imitazionie continuazioni, di cui la più nota è l’Amadigi di Grecia diFeliciano de Silva (circa 1492 - circa 1560); fu molto apprez-zato anche dal Cervantes. In Francia fu diffuso grazie alla tra-duzione di Herberay des Essarts (1540-1548). In Italia fu pub-blicato a Venezia nel 1542 per poi essere liberamente riela-borato da Bernardo Tasso nel poema Amadigi (1560). In Por-togallo ispirò l’omonima tragicommedia (1533) di Gil Vi-cente. Dalla storia dell’Amadís ha attinto anche la musica:ricordiamo la tragedia lirica di Giovanni Battista Lulli (1684)e l’opera omonima di Georg Friedrich Händel (1715).Per molti anni, però, l’Amadís rimase un esemplare unico eineguagliabile. L’originalità che Montalvo seppe infondereall’opera consisteva nell’aver dotato Amadigi delle virtù mo-rali di cui gli eroi del ciclo bretone erano sprovvisti.

Il primo autoreonniscienteche dialoga col pubblico

Autore esternoall’azione,come nei romanzimoderni

Fortuna dell’Amadís

Originalità di Montalvo

48

2 - La novela sentimental e i libros de caballería

Titolo concesso in licenza a fe

derica petracca, 1

369116, ordine Istitu

to Geografico De Agostini 278651.Copyrig

ht 2011 De Agostini, N

ovara

Page 50: let spa

49

2 - La novela sentimental e i libros de caballería

I romanzi sentimentali, detti anche libri di avventura sentimentale, costituiscono unadelle due tendenze della prosa del XV secolo. Subiscono l’influenza della poesia diamore cortese, dei romanzi sentimentali italiani, delle opere del ciclo bretone e del-la letteratura popolare. Sono molto brevi e prediligono l’analisi emozionale a scapi-to dell’azione, che viene sostituita dagli scambi epistolari. Raccontano una storiad’amore che può avere un lieto fine o finire in tragedia. I personaggi sono vere e pro-prie allegorie dei tipi della società del tempo e lo stile è sempre molto eloquente.Ricordiamo, tra le novelas più esemplificative, Schiavo d’amore di Juan Rodríguezdel Padrón e la più letta in assoluto, Carcere d’amore di Diego de San Pedro.

L’altra strada intrapresa dalla prosa spagnola nel 1400 è quella dei romanzi di ca-valleria. Domina ancora la materia amorosa, ma protagonista è un cavaliere impa-vido che affronta viaggi fantastici e avventure mirabolanti per potersi congiungerecon l’amata. Lo stile è molto meno vario rispetto ai romanzi sentimentali. Amadi-gi di Gaula è uno dei più famosi libri di cavalleria mai composti. Fanno la loro com-parsa per la prima volta l’autore onnisciente e il caso.

SCHEMA RIASSUNTIVOLA NOVELA SENTIMENTAL

I LIBROS DE CABALLERÍA

1. Qual era la base ideologica delle novelas senti-mentales? 44a

2. Quali caratteristiche accomunano tutti i roman-zi sentimentali del XV secolo? 44b

3. Per cosa è ricordato Juan Rodríguez del Padrón?45b

4. A quali modelli italiani si ispirò l’autore di Car-cere d’amore? 45b-46a

5. Descrivi la trama tipo di un romanzo di cavalle-ria. 46b-47a

6. Quali fondamentali novità introdusse l’autoredell’Amadigi di Gaula? 48a

DOMANDE DI VERIFICA

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 51: let spa

50

L’evoluzione del teatroA partire dal XV secolo ebbe inizio la secolarizzazione del tea-tro: le rappresentazioni abbandonarono le chiese per trasfe-rirsi nei saloni delle corti dei nobili e in quelli universitari, co-sì come nelle feste popolari. Comparvero i mimi (momos),spettacoli di maschere mute, e gli intermezzi (entremeses),brevi rappresentazioni che andavano in scena durante l’inter-vallo delle opere più importanti. Il tema rimaneva sempre pre-valentemente religioso.Dopo l’Auto de los Reyes Magos non vi furono importanti pro-duzioni teatrali, o almeno non di cui ci sia giunta testimo-nianza scritta. Dovremo aspettare la seconda metà del XV se-colo per un nuovo testo. Il secondo dramma spagnolo per-venutoci è la Representación del Nacimiento de NuestroSeñor (Rappresentazione della nascita di Nostro Signore)composta in versi da Gómez Manrique (Amusco, Palencia,forse 1412 - Toledo circa 1490), zio di Jorge Manrique e nipo-te del Marchese di Santillana. Aristocratico, cortigiano e uma-nista, prese anche parte attiva alle lotte civili dell’epoca. Du-rante il regno dei re cattolici fu nominato podestà di Toledo,carica che gli permise di mostrare appieno la sua saggezza,democraticità e intelligente tolleranza in campo religioso. Dalsuo Cancionero possiamo desumere che si inserì in pienonella scia letteraria del suo tempo: vi si trovano poemetti d’a-more di stampo tipicamente trovadorico, delicate poesie dicircostanza, rime di scherno e burla, canti religiosi e poe-metti didattici e moraleggianti. Il vero sentire di Manrique èmeglio rispecchiato nelle belle Coplas para el señor DiegoArias de Ávila (Versi per il signor Diego Arias di Ávila). AManrique è riconosciuto soprattutto il merito di aver ripreso,con la Representación, la tradizione del teatro liturgico me-dievale, rinnovandolo con la sua fresca creatività poetica.

Secolarizzazionedel teatro

Gómez Manrique

Saggezza,democraticitàe tolleranza

Riprende la tradizionedel teatro liturgico

3 Il teatro e La CelestinaIl XV secolo vede la rinascita della produzione teatrale spagnola, grazie a figure quali Gómez Manrique e Juan del Encina, quest’ultimounanimemente riconosciuto come il padre del teatro spagnolo. Il teatro si secolarizza: esce dalle chiese per spostarsi nei saloni dei palazzi ducali e delle università e inizia a occuparsi di tematiche non solo esclusivamentereligiose, ma anche profane. A cavallo tra il XV e il XVI secolo si colloca La Celestina (1499), una delle massime opere della letteratura spagnola.

Tito

lo c

oncesso in

licenza a

federic

a p

etra

cca, 1

369116, o

rdin

e Is

tituto

Geogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Novara

Page 52: let spa

■ Juan del EncinaIn questo contesto di secolarizzazione del teatro si inseriscecolui che è unanimemente riconosciuto il padre del teatrospagnolo, Juan del Encina (circa 1468-1529), famoso anchecome poeta e musicista. Dopo gli studi, probabilmente al-l’università di Salamanca, entrò al servizio dei duchi d’Alba,nel cui palazzo furono rappresentate le sue prime opere tea-trali: gli autos, o églogas, di carattere sia religioso, come Au-to de Navidad, de la Pasión y Resurrección, de Carnaval(Auto della Natività, della Passione e Resurrezione, del Car-nevale), sia profano (Égloga de Mingo, Gil y Pascuala). Men-tre le egloghe religiose erano opere più tradizionali, seppurinnovative per l’individualità che l’autore seppe donare aipersonaggi, quelle profane proponevano situazioni nuove,i cui nodi centrali erano l’amore e la pace: in esse, sottraen-do il teatro medievale all’influenza ecclesiastica, Encina in-trodusse un nuovo realismo, spiccatamente supportato dallinguaggio popolaresco: i personaggi, di umili origini, eranonobilitati dai loro sentimenti, per quanto si esprimesserocon un linguaggio rustico basato su una rielaborazione let-teraria del dialetto leonese. In tutte le egloghe di Encina latensione drammatica si mantiene molto alta; compaiono perla prima volta precise indicazioni di messa in scena, tra lequali la musica gioca un ruolo fondamentale; la versifica-zione utilizza molti schemi metrici della coeva poesia dei ro-manceros. Non presentano suddivisioni in atti e constanodi un cospicuo numero di versi (tra i 200 e i 550). È moltoprobabile che l’autore stesso le rappresentasse assieme adaltri cortigiani del palazzo ducale: uno dei personaggi ricor-renti di questi drammi, che a volte si chiama proprio Juan,tratta questioni che sappiamo essere state care all’autore oallude a fatti reali della vita di Encina.Alla configurazione delle situazioni e dei personaggi delle sueopere contribuì la traduzione (la prima in lingua spagnola)delle Bucoliche di Virgilio, di cui si occupò in prima perso-na. Il suo spiccato interesse per la letteratura classica è unelemento che contribuisce alla collocazione di Encina tra ipoeti del Rinascimento spagnolo. Le sue prime otto egloghedrammatiche furono pubblicate nella prima edizione delCancionero de todas las obras (Canzoniere di tutte le ope-re), nel 1496; la maggior parte delle rimanenti, dopo esserecircolate singolarmente, furono incorporate al Cancioneronelle numerose edizioni e ristampe successive, che dimo-strano la fama che l’autore conseguì nella sua epoca: non acaso la sua influenza sugli autori drammatici degli inizi delsecolo seguente fu profonda ed evidente. Intorno al 1501 En-

51

Prime produzioniteatrali

Realismoe linguaggiopopolare

Caratteristichedelle egloghe di Encina

Elementiautobiografici

Tra i poeti del Rinascimento

3 - Il teatro e La Celestina

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico D

e Agostini 278651.C

opyright 2011 De A

gostini, Novara

Page 53: let spa

cina lasciò la corte dei duchi d’Alba per trasferirsi in quellapapale, a Roma, dove si fermò vari anni e compose alcune trale sue opere di maggior respiro, caratterizzate da uno stile euna metrica marcatamente più ricercati. Ricordiamo l’este-sissima Égloga de Placida y Vitoriano oltre alla prima tra-gedia spagnola, la Égloga de Cristino y Febea. In questeopere della maturità risulta evidente l’assimilazione della let-teratura italiana coeva, che spinse l’autore ad allontanarsi dal-la poetica che aveva seguito fin allora: si tratta infatti di com-posizioni profane di tema amoroso. Di questo autore si co-noscono anche 68 composizioni musicali pubblicate postu-me nel Cancionero de los siglos XV y XVI (Canzoniere dei se-coli XV e XVI, 1890). Juan del Encina lasciò un importantis-simo patrimonio agli autori successivi, poiché riuscì a far coe-sistere la tradizione della parlata popolare e degli arcaismicon la modernità delle espressioni idiomatiche.

La Celestina

L’opera più rappresentativa di questo secolo, nonché il pri-mo capolavoro della letteratura spagnola moderna, fu LaCelestina (1499), di Fernando de Rojas.Esistono due versioni dell’opera: la prima, pubblicata a Bur-gos nel 1499, constava di sedici atti e si intitolava Comediade Calisto y Melibea; nel 1502 apparve una seconda versio-ne intitolata Tragicomedia de Calisto y Melibea che pre-sentava cinque atti in più, per un totale di ventuno, e ne co-stituiva il testo definitivo. Nel prologo leggiamo che il ma-noscritto del primo atto, redatto da uno sconosciuto, arrivòin mano del baccelliere Fernando de Rojas che, entusiasmatodalla storia, decise di continuare l’opera. Alcuni critici noncredono a questa versione, sostenendo che un’opera cosìperfetta deve essere stata composta da una sola persona. Lacritica contemporanea ha però confermato le dichiarazionidi Rojas, dimostrando che lo stile e le fonti del primo atto,offrono chiare differenze rispetto al resto dello scritto, chepuò attribuirsi senza esitazione a Fernando de Rojas. Posse-diamo alcuni dati certi su questo scrittore: nacque a La Pue-bla de Montalbán (Toledo) intorno al 1475. Fu un converso,cioè un ebreo convertito al cattolicesimo, e studiò legge aSalamanca; esercitò come giudice a Talavera de la Reina nel1538. Portatore di una cultura complessa, composita e pie-na di contrasti, come la sua opera dimostra chiaramente, co-nobbe i classici e i più importanti autori italiani e spagnoli.Lasciò una ricca biblioteca nella quale figuravano, tra gli al-

Il periodo romano

La primatragedia spagnola

Opere profane di tema amoroso

Diatriba sulla paternitàdell’opera

Fernando de Rojas

52

3 - Il teatro e La Celestina

Tito

lo c

once

sso in

lice

nza

a federica

petr

acc

a, 1369116, ord

ine Ist

ituto

Geogra

fico D

e A

gost

ini 2

78651.C

opyr

ight 2011 D

e A

gost

ini,

Nova

ra

Page 54: let spa

tri, Petrarca, Boezio, Ovidio, Juan de Mena e canzonieri delPetrarca e dei petrarchisti.La Tragicomedia de Calisto y Melibea, comunemente chia-mata La Celestina dal nome dell’indiscussa protagonistadell’opera, può essere definita come una sorta di roman-zo dialogato, troppo lungo per essere rappresentato: nel-le intenzioni dell’autore era infatti destinato alla lettura.Racconta la storia di un amore appassionato, e può esseresuddivisa in tre parti. Nella prima Calisto, il protagonistamaschile, si innamora di Melibea, una giovane donna figliadi ricchi borghesi, ma viene da lei respinto. Nella seconda,al fine di ottenere l’amore della giovane, Calisto, consigliatodal suo servo corrotto Sempronio, chiede aiuto a Celesti-na, una vecchia arpia, ex prostituta, ruffiana e fattucchiera.Questa, ottenuta la fiducia e la confidenza di Melibea, rie-sce a guadagnarsi l’accesso alla casa della giovane e cercadi convincerla dell’amore del ragazzo. Nel frattempo, Sem-pronio e Pármeno, l’altro servo di Calisto, iniziano a fre-quentare due prostitute, nonché protette di Celestina, Eli-cia e Areúsa. I due ambiziosi servi decidono che si merita-no un pezzo della collana d’oro che Calisto ha regalato aCelestina per ripagarla dei suoi servigi. La loro avidità li por-ta a uccidere l’anziana donna, ma vengono subito scoper-ti e impiccati. Nel frattempo l’amore tra Calisto e Melibeasi sviluppa senza l’intercessione di intermediari. Il giovaneriesce ad accedere all’abitazione della ragazza passandodall’orto, per mezzo di una scala. Nella terza parte le dueprostitute, per vendicarsi della morte degli amanti, scate-nano una serie di avvenimenti che portano indirettamen-te all’incidente che causa la caduta di Calisto dalla scala ela sua morte. Melibea, disperata e incapace di vivere senzal’amato, sale sul punto più alto della casa dei suoi genitorie si butta, senza spiegare a nessuno il motivo del suo ge-sto. L’opera si chiude con il lamento disperato di Pleberio,lo sventurato padre della ragazza.

■ Le fontiLa Celestina appartiene in parte al genere della commediaumanistica iniziato dal Petrarca nel XIV secolo e che avevacome modello Terenzio. Da non sottovalutare sono infatti ilegami dell’opera di Rojas con i generi letterari del suo tem-po, come la novela sentimental e la tradizione dell’amorecortese, di cui Calisto è un tipico rappresentante. La pas-sione amorosa del giovane, però, a un certo punto si tra-sforma in lussuria, allontanandolo dai canoni letterari notifino ad allora conosciuti.

Romanzo dialogato

Trama: prima parte

Seconda parte

Terza parte

Epilogo

Commediaumanistica

Romanzosentimentale

53

3 - Il teatro e La Celestina

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto G

eografico De A

gostini 278651.Copyright 2011 D

e Agostini, N

ovara

Page 55: let spa

Tipica dell’ideologia del XV secolo è anche la constatazionedell’esistenza di impedimenti causati dall’influenza delle stel-le. In tutta l’opera è implicita l’idea che Calisto non può esse-re incolpato per la sua passione e per questo non merita dimorire. La sua vera colpa è stata quella di aver chiesto l’aiutodi Celestina, ben sapendo che la donna sarebbe ricorsa a ritimagici. È bene ricordare che in quell’epoca nessuno mettevain dubbio l’esistenza e l’efficacia della magia, che aveva un ruo-lo ben più importante delle scienze. Se è pensabile che qual-cuno dubitasse dell’efficacia dei riti d’amore, è certo che nes-suno ne discuteva l’esistenza. Nel finale tragico è insita l’ideadi una giustizia poetica che premia sempre i buoni e puniscei cattivi. Ma nell’opera tutti peccano, in un modo o nell’altro,e per questo sono destinati a morire.

■ Significato, stile e lingua della CelestinaL’universalità e la trascendenza dell’opera di Rojas sono do-vute all’intensità con cui i suoi personaggi vivono le loro pas-sioni, in particolare Calisto e Melibea. Per soddisfare i lorodesideri i due giovani si mettono nelle mani di Celestina, unafigura tutt’altro che affidabile, che infatti sfrutterà a suo van-taggio il loro amore e la loro lussuria. Il personaggio di Ce-lestina ha chiare radici medievali – ricorda moltissimo la Tro-taconventos del Libro de buen amor – e incarna la passio-ne dell’avidità. Rojas è riuscito a donarle vita propria, al pun-to che è definita come uno dei personaggi più completi del-la letteratura mondiale. La sua avidità è accompagnata dauna totale mancanza di senso morale e dall’astuzia che,per quanto sia a volte sottile e a volte grossolana, risulta sem-pre e comunque spietata. Celestina dimostra di conoscerea fondo il cuore umano, con le sue forze e debolezze: è que-sto che le permette di maneggiare a suo piacimento le per-sone con cui viene in contatto.La semplice trama si sviluppa in due mondi inconciliabili:quello aristocratico e per certi versi già rinascimentale deidue amanti, reso con un linguaggio molto colto e compli-cato; quello ancora decisamente medievale di Celestina, deiservi di Calisto e delle prostitute, che si esprimono con unlinguaggio popolare. La grande astuzia di Celestina è dimo-strata dal fatto che riesce a muoversi con disinvoltura in en-trambi i mondi. Per la prima volta nella letteratura mondia-le, personaggi nobili e plebei convivono nella stessa ope-ra e assumono la medesima importanza. Proprio dimo-strando che si differenziano solo per la forma, ossia per lalingua con cui si esprimono, l’autore lascia intendere che lepiù basse passioni sono comuni a tutti gli esseri umani.

Ideologia medievale

Giustizia poeticadel finale

Il personaggiodi Celestina

I due mondidell’opera

Carattere innovativodella Celestina

54

3 - Il teatro e La Celestina

Titolo

con

cess

o in

lice

nza

a fe

deric

a pe

tracc

a, 1

3691

16, o

rdin

e Is

titut

o G

eogr

afico

De

Agost

ini 2

7865

1.C

opyr

ight

201

1 De

Agost

ini,

Nov

ara

Page 56: let spa

Rojas ha così aperto il cammino verso il Realismo in lette-ratura. È ovvio, però, che il semplice atto descrittivo dellepassioni non sarebbe sufficiente a spiegare l’alto valore let-terario dell’opera, che è dovuto alla qualità estetica del lin-guaggio. La novità introdotta dall’autore consiste nel fattoche i personaggi parlano la lingua della loro condizione so-ciale, lingua che può variare a seconda dell’umore e dellecircostanze. Calisto e Melibea si esprimono in uno stile ele-vato e colto, che nel giovane diviene spesso una retoricaampollosa e a volte perfino pedante, con la quale egli cercae spera di mascherare la sua cruda passione. Di contro, i dia-loghi tra Celestina, i servi, le prostitute e i ruffiani sono diintenso sapore popolare e di grande vivacità: gli scambi dibattute tra questi personaggi avvengono tramite frasi mol-to brevi ed esclamazioni non prive di una certa volgarità. Inparticolare Celestina, come accadrà a Sancho Panza, si ca-ratterizza per l’utilizzazione di abbondanti espressioni po-polari. Nel complesso, la lingua della Celestina è di una ric-chezza e di una varietà eclatanti, assolutamente senza pre-cedenti, e proietta l’opera verso l’imminente Rinascimento.

■ Fortuna della CelestinaNumerosissimi furono gli scrittori che si ispirarono a que-st’opera durante tutto il XVI secolo: Francisco Delicado nelRetrato de la lozana andalusa (Ritratto della gagliardaandalusa, 1528), Feliciano de Silva ne La segunda Celesti-na (La seconda Celestina, circa 1534), l’anonimo autore del-la Tragicomedia de Lisandro y Rosalía (1542), Lope de Ve-ga nella Dorotea (1632) e altri. L’opera ha cominciato ad ave-re una vita scenica solo nel ’900, in Spagna, in Francia, in In-ghilterra e in Italia, ma, ovviamente, sempre con riduzioni eadattamenti.L’originalità dell’opera di Rojas, la sua amoralità senza spe-ranza, la violenza delle passioni che vi si scatenano, la forzadella critica sociale che vi è sottesa e il realismo dei suoi per-sonaggi, oltre a farne qualcosa di artisticamente unico e ir-ripetibile, spiegano l’immensa e duratura fortuna che ebbesia nel teatro sia nella narrativa.

Realismo

La lingua

Rojas precursoredel Rinascimento

55

3 - Il teatro e La Celestina T

itolo

concesso in

licenza a

federic

a p

etra

cca, 1

369116, o

rdin

e Is

tituto

Geogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Novara

Page 57: let spa

56

3 - Il teatro e La Celestina

Alla seconda metà del XV secolo risale la seconda opera teatrale della lettera-tura spagnola: la Rappresentazione della nascita di Nostro Signore di Gómez Man-rique, che prosegue la tradizione del teatro liturgico. Juan del Encina, con le sue numerose églogas e la prima tragedia spagnola, Églo-ga de Cristino e Febea, viene definito il padre del teatro spagnolo. È il primo chesi allontana dalle rappresentazioni liturgiche per dedicarsi a tematiche profane eamorose.

La Celestina di Fernando de Rojas è l’opera più rappresentativa della lettera-tura del XV secolo, nonché il primo capolavoro spagnolo moderno. È un lungoromanzo dialogato suddiviso in tre parti e narra l’amore impossibile tra Calistoe Melibea. Fondamentale il personaggio di Celestina, uno dei più completi di tut-ta la letteratura spagnola. L’opera segue in parte le coeve tendenze letterarie,ma apporta anche importanti novità: personaggi nobili e plebei convivono per laprima volta nello stesso componimento, esprimendosi in modo diverso a se-conda della loro derivazione sociale. La qualità estetica del linguaggio non haprecedenti. Fernando de Rojas apre la strada alla letteratura rinascimentale emoderna.

SCHEMA RIASSUNTIVOIL TEATRO NEL XV SECOLO

LA CELESTINA

1. A chi si deve la continuazione della tradizionedel teatro liturgico nel XV secolo? 50b

2. Quale autore è unanimemente riconosciuto co-me il padre del teatro spagnolo e perché? 51-52a

3. Descrivi la genesi della Celestina. Quante ver-sioni ne possediamo? 52b-53a

4. Qual è il tema della Celestina? 53a

5. In che modo La Celestina è accomunabile alletendenze letterarie coeve e in che modo le tra-scende? 54-55a

6. In cosa consiste la più importante innovazionedella Celestina? 54b-55a

DOMANDE DI VERIFICA

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 58: let spa

PRIMER SIGLO DE ORO

1 Tra Umanesimo e Rinascimento

2 Poesia religiosa e poesia profana

3 La novela picaresca

4 Il teatro nel XVI secolo

5 Miguel de Cervantes

Tito

lo c

once

sso

in li

cenz

a a

fede

rica

petrac

ca, 1

3691

16, o

rdin

e Is

titut

o G

eogr

afic

o D

e Ago

stin

i 278

651.

Cop

yrig

ht 2

011

De

Ago

stin

i, N

ovar

a

Page 59: let spa

Il XVI secolo, associato al XVII nella denominazione di “secolo d’oro”, è per la Spagna un momento di aperturaall’Europa, nonché un secolo di conquiste di nuovi mondi.All’età eroica di Carlo I segue il lungo regno di Filippo II,che riporta la Spagna dalla dimensione europea a quellanazionale. Ne consegue un cresciuto interesse per la storia della lingua spagnola e per gli studi filologici in generale, culminante nella Bibbia poliglotta di Alcalá. La filosofia è fortemente influenzata dalle idee erasmiane,mentre la letteratura subisce il fascino della nuova culturaumanista con il suo antropocentrismo. Il ’500 vede inoltreaffacciarsi sulla scena europea la Riforma protestante e la Controriforma cattolica. La lirica profana ha il suomaggior cultore in Garcilaso de la Vega, autore di egloghe,canzoni ed elegie in cui si scorge chiaramente la profondaconoscenza e ammirazione del Canzoniere del Petrarca. Il trionfo di Garcilaso è preparato e facilitato dallaprogressiva italianizzazione della cultura castigliana di cui si fa interprete Juan Boscán. Suoi epigoni immediatisono Fernando de Herrera e Luis de León. Accanto alla poesia profana nasce, con poeti quali Teresa de Jesuse Juan de la Cruz, una poesia religiosa ispirataall’ascetismo e al misticismo. La produzione prosasticavede la meravigliosa innovazione portata dal romanzopicaresco con il Lazarillo de Tormes. E mentre il teatrocerca nuove forme nella rivisitazione dei temi classici e della tragedia, con Miguel de Cervantes e il suo Don Quijote nasce il romanzo moderno.

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istitu

to Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, N

ovara

Page 60: let spa

59

Il contesto storico: Carlo I e Filippo II

Dopo l’epoca dei re cattolici, due regni si succedettero du-rante il XVI secolo: quello di Carlo I (1517-1556) e quello diFilippo II (1556-1598).L’avvento di Carlo I di Spagna (Carlo V d’Asburgo) ebbe luo-go in seguito a una serie di circostanze fortuite (morti, ma-trimoni reali, follia dell’erede dei re cattolici): ancora sedi-cenne, egli si ritrovò a capo del maggiore impero della sto-ria europea, che peraltro non era mai stato governato da unmonarca straniero. All’età di 19 anni, come non bastasse,ascese al trono del Sacro Romano Impero, quale successoredel nonno paterno Massimiliano. Regnò per 40 anni, cioè fi-no a quando non lasciò le sue corone per cercare la pace ela tranquillità nel monastero di Yuste. Il suo regno coincisecon un momento drammatico della storia europea, segna-to dall’avvicendarsi di Riforma, guerre di religione, un duroscontro con la Francia di Francesco I, minaccia turca nei Bal-cani e nel Mediterraneo e guerre in Italia persino col Papa(ricordiamo il sacco di Roma del 1527). La sua ascensione altrono spagnolo diede origine a una violenta rivolta aristo-cratica contro i ministri fiamminghi (i Comuneros di Casti-glia); a questa seguirono le aspre polemiche teologico-poli-tiche scatenate dall’Illuminismo, dall’erasmismo, dai metodidi colonizzazione in America e dal concilio riformatore. Lefrequenti guerre costrinsero il monarca a un’affannosa ri-cerca di denaro liquido presso i banchieri italiani e tedeschi,nelle cui mani finivano i metalli preziosi d’America, talvolta

Carlo I

Imperatore di Spagnae del Sacro Romano Impero

Guerre

Polemicheteologico-politiche

Crisi economica

1 Tra Umanesimo e Rinascimento

I movimenti culturali dell’Umanesimo e del Rinascimento non possono essere definiti univocamente: se da un lato presentano elementi di continuità rispetto al Medioevo, dall’altro segnano anche una rotturarispetto al passato e aprono le porte all’era moderna. La Spagna vivequesto importante momento di transizione culturale sotto il dominio prima di Carlo I e poi di Filippo II. Il regno di questi due monarchi è segnato, oltreche dalle numerose guerre sia intestine sia esterne, dagli sconvolgimentireligiosi portati dalla Riforma protestante e dalla conseguente Controriforma.

Tito

lo c

once

sso in

lice

nza

a federica

petr

acc

a, 1369116, ord

ine Ist

ituto

Geogra

fico D

e A

gost

ini 2

78651.C

opyr

ight 2011 D

e A

gost

ini,

Nova

ra

Page 61: let spa

prima ancora che fossero estratti. L’immenso salasso di uo-mini e di denaro richiesto da tutte queste imprese non po-teva non ritorcersi, in definitiva, contro la Spagna, sempresull’orlo della bancarotta economica e, cosa ancora più gra-ve, radicalmente incapace di comprendere il mondo capi-talista e borghese. La politica europea di Carlo I, finita nelfallimento, si risolse fatalmente in un aggravarsi della crisieconomica. Questa situazione peggiorò ulteriormente du-rante il regno di Filippo II, il quale proseguì la guerra controla Francia, contro i Protestanti nei Paesi Baschi, contro i Tur-chi e contro l’Inghilterra (sconfitta dell’Invincibile Armatanel 1558). La Spagna di Filippo II fu inoltre attanagliata dallasollevazione dei Mori e dalla rivolta di Aragona. Il monarcaincrementò le conquiste in America e in Asia e incorporò ilPortogallo alla corona spagnola (1580). Alla fine del secolo,però, Filippo II, spaventato dal declino economico del suoimpero, contribuì drasticamente all’accentuazione del di-stacco tra “idealismo” castigliano e “realismo” etico e politi-co dell’Europa moderna. Iniziò così a muoversi verso posi-zioni più tradizionali e ortodosse: proibì di andare a stu-diare all’estero, inasprì la censura sui libri e lasciò che l’In-quisizione raddoppiasse le persecuzioni di tutte le novità chegiudicava pericolose. In questo periodo di chiusura verso l’e-sterno, verso l’altro e il diverso, fu fatale che si intensificasseanche l’intolleranza razziale verso Mori ed Ebrei. Durante il regno di questi due monarchi si consacrò l’asso-lutismo propugnato dai re cattolici precedenti. La nobiltà fustrettamente gerarchizzata; la borghesia portava avanti la suaaffermazione, ma molto più lentamente che in altri Paesi; laChiesa continuava a detenere un grande potere. A partire dal1550 la situazione delle classi popolari iniziò a peggiorare esi diffuse la mendicità, uno dei temi sociali del romanzo pi-caresco. Da un punto di vista culturale, fiorirono gli studi digeografia, cartografia e nautica. In proporzioni più ridotte sistudiarono anche le scienze naturali e la medicina. Maggiorsviluppo videro la teologia e il diritto civile o internazionale,istituito proprio in Spagna da Francisco de Vitoria.

La religione

L’Europa del XVI secolo fu attraversata da potenti ondate diagitazione portate dalla Riforma protestante e dall’Umane-simo. La Riforma causò una rottura netta dell’unità cristia-na del Medioevo, separando la Chiesa cattolica da Paesi qua-li la Germania, l’Inghilterra, la Svizzera e i Paesi Bassi. La Spa-

Filippo II

Chiusura versol’esterno

Gerarchizzazionedella nobiltà

Sviluppo culturale

La Riforma

60

1 - Tra Umanesimo e Rinascimento

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 62: let spa

gna si schierò a fianco del papato in terreno politico, tantoche indusse la convocazione del Concilio di Trento (1545-1563) per affermare la sovranità della dottrina cattolica. Co-me reazione alle nuove idee protestanti, il cattolicesimo at-tuò a sua volta una propria riforma, detta Controriforma, alfine di trovare e radicare una nuova spiritualità capace di ri-portare il cattolicesimo alla sua purezza evangelica pri-mitiva e di difenderlo dalle numerose e pericolose devia-zioni che si andavano diffondendo. Effetti diretti furono lafondazione della Compagnia di Gesù da parte di Ignacio deLoyola e la riforma dell’ordine dei carmelitani operata daTeresa de Jesús e Juan de la Cruz. In conseguenza di tuttociò l’operato dell’Inquisizione si intensificò: le aspre e ter-rificanti persecuzioni non riguardarono più “solo” il giu-daismo e l’islamismo, ma si estesero a tutte le numerosenuove e supposte eterodossie, sia di orientamento prote-stante sia di altri orientamenti.

L’Umanesimo, Petrarca ed Erasmo

In questo periodo di contrasti politici e religiosi si andavadefinendo e diffondendo il movimento umanistico, che, co-me già accennato, ebbe origine in Italia sotto l’impulso ge-niale di Francesco Petrarca (1304-1374). Petrarca scrisse siain latino sia in italiano; le sue opere latine, soprattutto quel-le di filosofia morale, furono molto lette durante il XV seco-lo; le produzioni in italiano, invece, ebbero maggiori riper-cussioni nel XVI secolo, in particolare il Canzoniere, unaraccolta di poesie d’amore senza precedenti e tutte ispirate

La Controriforma

Conseguenzedella Controriforma

L’Inquisizione

Sviluppo e diffusionedell’Umanesimo

Francesco Petrarca

61

1 - Tra Umanesimo e Rinascimento

MARTIN LUTERO E LA RIFORMA PROTESTANTE

Il monaco tedesco Martin Lutero (1483-1546) diede l’avvio a un movimento teolo-gico e politico che si prefiggeva il ritornoal “vero cristianesimo”. Egli partiva dal pre-supposto che ormai la Chiesa era com-promessa da abusi e da ipocrite interpre-tazioni della rivelazione cristiana. La rottu-ra definitiva con la Chiesa di Roma si ebbenel 1517 quando Lutero pubblicò le famo-se 95 tesi contro la vendita delle indul-genze, che denunciava come una sorta dimercificazione della grazia divina. Luteroidentificava il peccato con la mancanza difede: solo chi credeva alla parola di Dio

meritava la definizione di “uomo giusto”.Sulla base di tali premesse il monaco am-mise come unica autorità la Bibbia, che eglistesso tradusse in tedesco. La riforma pro-testante ricevette notevole impulso anchedal francese Giovanni Calvino (1509-1564)con la sua idea della predestinazione: Dio,in quanto sovrano assoluto, concedeva lagrazia e la salvezza ai prescelti al di là deiloro meriti e secondo criteri incomprensi-bili per l’uomo. Secondo Calvino i prescel-ti si potevano riconoscere per la fede as-soluta in Dio e nella sua provvidenza e perl’integrità dello stile di vita.

Titolo

con

cess

o in

lice

nza

a fe

deric

a pe

tracc

a, 1

3691

16, o

rdin

e Is

titut

o G

eogr

afico

De

Agost

ini 2

7865

1.C

opyr

ight

201

1 De

Agost

ini,

Nov

ara

Page 63: let spa

dalla sua amata, Laura. L’influenza del Petrarca e dei suoiseguaci, sui temi come sulla metrica, raggiunse i poeti spa-gnoli, francesi, inglesi e portoghesi: egli segnò l’inizio delRinascimento delle letterature in molti Paesi europei.Ciò che contraddistinse tutti gli umanisti dagli studiosi deisecoli precedenti fu il loro concentrarsi sull’impegno del-l’uomo sia nei rapporti con gli altri uomini sia nelle sue fun-zioni civili, come reazione alle grandi visioni teologico-me-tafisiche del Medioevo. In questo senso lo studio e l’educa-zione in genere venivano concepiti non come fini a se stes-si, ma come subordinati e indirizzati all’esercizio di attivitàdi valore comune: erano, cioè, il mezzo per portare allo svi-luppo armonico dell’individuo.Il rinnovato interesse per la filologia portò allo studio ap-profondito dei modelli greci e latini quali portatori di unideale di civiltà dotata di un forte senso dell’autonomia in-dividuale, della ricerca razionale e della partecipazione po-litica. Gli umanisti pensavano che questo ideale antropo-centrico fosse insito nell’antichità greco-romana. I grandi au-tori greci e latini non furono semplicemente oggetto di stu-dio e di ammirazione, ma anche di imitazione, in un dupli-ce senso: erano modelli sia di civiltà sia di creazione lettera-ria. La lingua greca e soprattutto quella latina erano percepi-te come il cammino inesorabile che conduceva al recuperodella dignità dell’uomo che gli umanisti si proponevano.Questo rinato interesse per la letteratura e per la filologiadeterminò anche un mutamento dell’idea di Verità e dei cri-teri per ricercarla. Mentre la tradizione scolastica preceden-te li individuava nella coerenza interna, logica e formale del-le singole dottrine, l’Umanesimo li sostituì con le norme del-la retorica, che, secondo l’insegnamento dei classici, si fon-dava sull’uso persuasivo della parola e del discorso. Il mo-dello aristotelico di scienza, basato sulla stringatezza delladeduzione logica, fu sostituito dall’autorità culturale deglioratori antichi, come Cicerone e Quintiliano, in quanto mi-gliori rappresentanti dell’indole più nobile della classicità. L’Umanesimo connotò la nuova età con il suo marcato inte-resse per la vita attiva. La città iniziò a essere percepita co-me un centro culturale nel quale, attraverso l’esercizio di tut-te le arti, era possibile esprimere il rinnovamento del pensie-ro e della vita conseguenti alla riscoperta e alla rilettura deiclassici. Dunque – pur senza toccare questioni religiose in mo-do diretto – il movimento impose, oltre alla concezione an-tropocentrica, anche l’idea del vitalismo. Tutto ciò che eraumano era degno di esaltazione: l’uomo era “il mezzo di tut-te le cose” e aveva la capacità di organizzare il mondo in mo-

Centralità dell’uomo

Studio dei classicigreci e latini

Antropocentrismo

Imitazione dei classici

Importanza della retoricae dell’arte oratoria

Le città comecentri culturali

62

1 - Tra Umanesimo e Rinascimento

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 64: let spa

do armonico. Si sviluppò una fortissima fiducia nel poteredella ragione per spiegare l’universo e conoscere la Verità,inclusa quella riguardante campi prima riservati alla fede. Daqui il senso critico e la curiosità che portò alle scoperte e aglisviluppi della scienza. A tutto questo, infatti, si unì una nuo-va valorizzazione della natura, le cui bellezze divennero fon-te di contemplazione, di piacere e di ispirazione.

■ Erasmo da Rotterdam e l’erasmismoL’umanista più influente del 1500 fu Erasmo da Rotterdam(1467-1536). Insieme allo studio e alla diffusione del classi-ci (non compose mai nulla in lingua tedesca), brillò per lesue capacità satiriche, soprattutto nel suo celeberrimo Elo-gio della Pazzia (1511), con il quale contrappose una su-periore “follia” evangelica alla vacuità della vita contempo-ranea. Pubblicò un’edizione critica del testo greco del Nuo-vo Testamento con traduzione latina a fronte e diverse ope-re dei Padri della Chiesa. Oltre a polemizzare con Lutero so-stenendo il valore delle opere della libertà umana, si scagliòsoprattutto contro la corruzione del mondo ecclesiastico:propugnò un cristianesimo puro, fondato più sulla spiri-tualità interiore che sulle cerimonie fastose. Molte delle ideemorali e religiose di Erasmo penetrarono profondamente inalcuni settori intellettuali spagnoli, dando origine all’era-smismo spagnolo, una filosofia che impregnò gran parte del-la letteratura della penisola iberica, per quanto ostacolatadagli ambienti religiosi più tradizionalisti.

Il Rinascimento

Con Rinascimento – termine che designa la “rinascita dellelettere classiche” – si indica il movimento culturale, che coin-volse tutta l’Europa, caratterizzato da un programma e daun progetto di “rinnovamento” spirituale, religioso, cultu-rale e politico, ispirato ai modi e alle forme di vita intellet-tuale e artistica dell’età classica. In questo senso propugna-va l’applicazione degli ideali umanistici alle attività cultura-li, dalla letteratura all’arte alla filosofia e perfino alla politi-ca. In tutti questi campi, secondo i dettami dell’Umanesimo,si adottarono modelli classici, adattandoli ai nuovi tempi.Punti di riferimento prediletti furono Omero, Teocrito, Pla-tone tra i greci e Virgilio, Orazio, Ovidio, Cicerone e Senecatra i latini. Molto stimati e apprezzati furono anche i grandiumanisti italiani, nei quali si vedeva una reincarnazione deigeni della Roma antica. Oltre a Petrarca e ai petrarchisti, su-

Fiducia nella ragione

Elogio della pazzia

Rinascita dellelettere classiche

63

1 - Tra Umanesimo e Rinascimento

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 65: let spa

scitarono particolare ammirazione, tra gli altri, Sannazaro,Ariosto e Tasso. In Europa sorsero le nazioni che aspirava-no ad essere “una nuova Roma”, ossia forti stati centrali conimpronta imperiale. Fortissimo impulso ricevette lo studiodelle lingue dei singoli stati, che erano viste come uno deimezzi più efficaci per affermare l’identità nazionale.

Nuova idea di nazione

Studio delle lingueeuropee

64

1 - Tra Umanesimo e Rinascimento

Il ’500 vede in Spagna il succedersi di due monarchi: Carlo I e Filippo II. I regni dientrambi sono finalizzati alla consacrazione dell’assolutismo dei re cattolici e carat-terizzati da furiose lotte intestine e da guerre con altri Stati europei, nonché dal suc-cedersi di sconvolgimenti religiosi.

Il movimento dell’Umanesimo ha origine in Italia con Petrarca e si diffonde poi intutta Europa, segnando l’inizio del Rinascimento. Gli umanisti sostengono lo studioe l’imitazione dei classici greci e latini, modelli di una civiltà fondata sull’antropo-centrismo, sul vitalismo e sulla fiducia riposta nella ragione umana. Il più influenteumanista del ’500 è Erasmo da Rotterdam.

Il Rinascimento rappresenta la volontà di un rinnovamento in campo artistico e let-terario attraverso l’applicazione degli ideali umanistici a ogni campo della cultura.Si ispira anch’esso all’antichità classica e porta alla nascita delle nazioni, intese co-me forti stati centralizzati di impronta imperiale, sul modello della Roma antica.

SCHEMA RIASSUNTIVOCONTESTO STORICO

UMANESIMO

RINASCIMENTO

1. Da cosa fu caratterizzato il regno di Carlo I? 59-

60a

2. In che senso il regno di Filippo II riportò la Spa-gna a una dimensione nazionale? 60b

3. Che importanza assunse per gli umanisti lo stu-dio dell’arte della retorica? 62b

4. Che cosa si intende con il termine Rinascimen-to? 63b

DOMANDE DI VERIFICATitolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 66: let spa

65

La scuola petrarchista spagnola

La prima manifestazione di un’arte spagnola realmente ri-nascimentale si produsse nella poesia lirica. L’influenza ita-liana si consolidò in seguito a un fatto preciso: nel 1526 il di-plomatico veneziano Andrea Navagiero incontrò a Granadail barcellonese Juan Boscán e lo incitò ad adottare temi e me-tri italiani. Boscán non si limitò a sperimentarli in prima per-sona, ma convinse anche l’amico Garcilaso de la Vega a fa-re lo stesso. Così, a Boscán e a Garcilaso si deve l’introdu-zione nella poesia spagnola dell’endecasillabo e delle suecombinazioni con il settenario, assieme a nuove forme me-triche, quali il sonetto, l’ottava e le terzine incatenate. Il cam-biamento delle forme della lirica si accompagnò a un cam-biamento dei contenuti che, pur continuando a riguardarel’amore, esprimevano una nuova sincerità di sentimenti. Ipoeti che seguirono questa linea formarono la cosiddettascuola petrarchista spagnola.Di Juan Boscán Almogáver (Barcellona, circa 1490-1542)sappiamo che ricevette un’educazione raffinata, probabil-mente in qualità di allievo dell’umanista italiano Lucio Mari-neo Siculo. Partecipò attivamente alla vita di corte e a mol-te imprese militari e fu il precettore del Duca d’Alba. L’ope-ra poetica di Boscán, pubblicata postuma dalla moglie, sisuddivide in tre libri: il primo contiene opere composte se-condo i metri tradizionali castigliani; il secondo poesie inmetri di derivazione italiana, cioè sonetti, canzoni e terzi-ne esplicitamente petrarcheschi; nel terzo libro si trovanopoemi più lunghi, ossia una Epístola a Mendoza, un’alle-gorica Octava rima, derivata dalle Stanze del Bembo, e una

Cambiamentodi forme e contenuti

Juan Boscán

2 Poesia religiosa e poesia profana

Come conseguenza dei nuovi ideali portati dell’Umanesimo, si verifica inSpagna, come nel resto d’Europa, una netta divisione tra letteratura sacra

e profana. Questa divisione è particolarmente evidente nella lirica, che si avvaledei nuovi metri di derivazione italiana. In Spagna, accanto ai petrarchisti, checontinuano a sviluppare il tema amoroso, nasce un gruppo di poeti religiosi

che si prefiggono di trasmettere messaggi religiosi a sfondo mistico e ascetico.

Titolo concesso in

licenza a fe

derica petra

cca, 1369116, o

rdine Istitu

to Geografic

o De Agostin

i 278651.C

opyright 2

011 De Agostin

i, Novara

Page 67: let spa

Historia de Hero y Leandro, imitazione del poemetto di Mu-seo attraverso la parafrasi di Bernardo Tasso. Boscán fu unpoeta colto e sensibile che, introducendo i metri italiani nel-la poesia castigliana, fornì un nuovo strumento espressivoai grandi poeti spagnoli del Rinascimento quali Garcilaso dela Vega, Luis de León e Juan de la Cruz.

■ Garcilaso de la VegaDi famiglia aristocratica e ricca, Garcilaso (Toledo 1503 - Niz-za 1536) fu un esempio compiuto di uomo del Rinascimen-to. Soldato valoroso, seguì l’imperatore Carlo I in molte im-prese: a Vienna e nei Balcani, a Tunisi, in Italia e infine in Pro-venza, dove perse la vita durante un combattimento. Ma piùche per le sue imprese belliche, Garcilaso è ricordato inquanto umanista raffinato, poeta, musicista e gentiluomo.La tragica morte e la pubblicazione postuma del Canzonie-re a cura dell’amico Boscán (1543) fecero di lui l’autenticomito poetico dell’intero siglo de oro spagnolo, tanto che Bal-tasar Gracián lo definì “primo cigno di Spagna”: nessun poe-ta fu più ammirato, commentato o imitato di lui. Un secolodopo, Cervantes lo chiamava “il nostro Poeta”. Il suo breveCanzoniere contiene una quarantina di sonetti, 5 canzoni,3 egloghe, 2 elegie e qualche composizione minore, fra cui3 odi latine, meno di 4500 versi in tutto. Le fonti sono notee facilmente rintracciabili: da Teocrito a Virgilio, da Orazio aTibullo, dall’amato Petrarca a Sannazaro. Ma attraverso il suogenio appassionato, la sua schiettezza e autenticità di arti-sta e la sua incredibile creatività poetica, Garcilaso riuscì adonare freschezza, novità e un’armonia senza pari ai metridei suoi modelli. Persino quando è quasi tradotto dal Pe-trarca, l’endecasillabo di Garcilaso diventa musica nuova: lasua poesia è talmente intensa e sincera che il risultato ulti-mo è di grande originalità. In virtù di questa sua genuinità,Garcilaso è riconosciuto come il fondatore della poesia mo-derna in Spagna.

■ Fernando de Herrera e il ManierismoNell’epoca di Filippo II si distinse la figura di Fernando deHerrera (Siviglia, 1534-1597), che trasse ispirazione sia dal-l’amore non corrisposto per la contessa di Gelves, sia da te-mi patriottici. Herrera guidò la scuola sivigliana: in essa sipercepisce una maggiore ricercatezza di stile rispetto a Gar-cilaso e agli altri castigliani. Questa scuola rappresentò in Spa-gna il Manierismo, una tendenza europea che si distaccò dal-l’ideale di semplicità raffinata che il Rinascimento aveva ini-zialmente imposto. Herrera fu chierico nel palazzo dei con-

Soldato, umanistae letterato

Il “primo cigno di Spagna”

Il Canzoniere

Fa suoi i metriitaliani

Fondatore dellapoesia modernaspagnola

La scuola siviglianae il Manierismospagnolo

66

2 - Poesia religiosa e poesia profana

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 68: let spa

ti di Gelves e dedicò la sua vita agli studi e alle lettere. Amò,non ricambiato, Leonor, moglie del Conte de Milán. Temafondamentale della sua lirica è ancora una volta l’amore, maquesta volta espresso attraverso un linguaggio sensuale, lu-minoso e colorato, ricco di risvolti mitici, favolistici, allego-rici e di elaborate metafore che anticipano il Barocco. Herrera si dedicò anche a canzoni storico-patriottiche di to-no molto enfatico, come quelle composte per celebrare lavittoria di Lepanto e San Fernando conquistatore di Siviglia. In prosa lasciò una perduta Historia de las más notables co-sas que han sucedido en el mundo hasta la edad del em-perador Carlos V (Storia degli avvenimenti più notevoli oc-corsi nel mondo fino all’età dell’imperatore Carlo V ), unaRelación de la guerra de Chipre y suceso de la batalla deLepanto (Relazione sulla guerra di Cipro e successo dellabattaglia di Lepanto, 1572) e l’Elogio de la vida y muertede Tomás Moro (Elogio della vita e della morte di Tomma-so Moro, 1592). Particolare importanza rivestono le Anota-ciones a las obras de Garcilaso (Annotazioni alle operedi Garcilaso, 1580), uno dei più acuti commenti all’operapoetica garcilasiana che possediamo. Questo scritto, oltre acostituire un vero e proprio manifesto di poetica, prefigurala critica estetica moderna: in esso Herrera sottolineò, se-condo i dettami del Manierismo, la necessità di creare un lin-guaggio poetico sofisticato e colto, che si distinguesse siadalla prosa sia dalla lingua orale. Herrera pubblicò anche unascelta antologica della sua produzione: ad Algunas obras deFernando de Herrera (Alcune opere di Fernando de Her-rera, 1582) seguì, nel 1619, l’edizione più ampia curata daFrancisco Pacheco, che probabilmente si avvalse di mano-scritti corretti da Herrera nei suoi ultimi anni di vita.

La poesia religiosa

Con l’avvento della Riforma Protestante e della conseguenteControriforma, la Chiesa reputò necessario usufruire del-l’invenzione della stampa per divulgare il più possibile i pre-cetti del cattolicesimo anche attraverso la letteratura, a pat-to che si trattasse di scritti in grado di evocare una profondae rinnovata spiritualità. Così si formò in Spagna un gruppodi autori religiosi, i più rappresentativi dei quali furono FrayLuis de León, Santa Teresa de Ávila e Juan de la Cruz. La let-teratura religiosa seguiva due strade, quella ascetica e quel-la mistica, che in altri Paesi europei avevano raggiunto il lo-ro splendore nel secolo precedente. L’ascetica si concentra-

Poesia d’amore

Canzoni storico-patriottiche

Annotazionialle opere di Garcilaso

La via ascetica

67

2 - Poesia religiosa e poesia profana

Tito

lo c

oncesso in

licenza a

federic

a p

etra

cca, 1

369116, o

rdin

e Is

tituto

Geogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Novara

Page 69: let spa

va sugli sforzi che lo spirito deve compiere per raggiungerela perfezione morale. La mistica descriveva, sia in forma poe-tica sia prosastica, l’esperienza soprannaturale del contattodiretto con Dio: i sensi si annullavano e la gioia che allora siproduceva era talmente intensa che non poteva essere de-scritta a parole. Ovviamente le due non potevano sussisterel’una senza l’altra, poiché per raggiungere l’illuminazione eraprima necessario passare attraverso un percorso ascetico.

■ Fray Luis de LeónContemporaneo di Herrera, ma di origini castigliane, fu FrayLuis de León (Belmonte, 1527 - Ávila, 1591). Poeta religio-so, adattò le forme della lirica petrarchista a una poesia dialto valore religioso e morale. Di origini ebraiche, studiò al-l’Università di Salamanca, dove svolse poi un’intensa e grin-tosa attività come teologo ed ebraista, sostenendo la supe-riorità del testo originale ebraico della Bibbia rispetto al-la traduzione latina. Nel 1544 pronunciò i voti perpetui co-me agostiniano e nel 1565 vinse la cattedra di Sacre Scrittu-re. Nel 1571 fu denunciato all’Inquisizione per aver tradot-to in spagnolo (cosa allora ancora proibita) e commentatoil Cantico dei Cantici (1560) e per aver messo in dubbio l’at-tendibilità della Vulgata, la traduzione latina della Bibbia.Nel marzo del 1572 fu rinchiuso nelle carceri di Valladolid,dove rimase per quattro anni, durante i quali subì un lungoprocesso. Tornato a Salamanca, riprese l’insegnamento e,negli ultimi anni di vita, curò l’edizione delle opere di San-ta Teresa. Luis de León raggiunse nei suoi scritti una mera-vigliosa armonia tra lo spirito cristiano e l’umanesimo clas-sico: la sua profonda conoscenza della Bibbia si univa a unagrande passione per i classici, in particolare Orazio. Scrissevari trattati in latino; in castigliano compose opere in poe-sia e in prosa. Capolavori della sua prosa in castigliano fu-rono De los nombres de Cristo (I nomi di Cristo, 1583 e1585) e La perfecta casada (La sposa perfetta, 1583). De losnombres de Cristo, che scrisse mentre era in carcere, pre-senta tre monaci agostiniani (uno dei quali è l’autore stes-so) che, riuniti in una fattoria sulle rive del Tormes, discu-tono e meditano sul significato simbolico dei nomi e degliattributi dati a Cristo nelle Sacre Scritture. Attraverso unostile estremamente chiaro e semplice e un linguaggio puro,seppur ricchissimo e armonioso, l’autore espresse una fedeincrollabile e trasmise il suo pensiero teologico: l’opera èconsiderata uno dei capolavori della prosa castigliana. Lastessa eleganza tipicamente rinascimentale è riscontrabile inLa perfecta casada: ricca di riferimenti classici e permeata

La via mistica

Teologo ed ebraista

Equilibrio e armoniatra spirito cristiano e classicità

I nomi di Cristo

La sposa perfetta

68

2 - Poesia religiosa e poesia profana

Titolo co

ncess

o in lic

enza a fe

derica petra

cca, 1

369116, ord

ine Istitu

to Geogra

fico D

e Agosti

ni 278651.C

opyright 2

011 De A

gostini, N

ovara

Page 70: let spa

di estremo realismo, l’opera illustra l’ultimo capitolo del li-bro dei Proverbi (che descrive i doveri della moglie) e haun carattere di esortazione morale e religiosa. La produzio-ne poetica di Luis de León fu pubblicata postuma per manodi Quevedo (1631), il quale volle opporre questa poesia al-le nuove tendenze stilistiche imposte da Góngora. Oltre alle liriche originali, l’opera poetica di León compren-de traduzioni dal latino (Virgilio, Orazio, Tibullo, Seneca),dal greco (Euripide, Pindaro), dall’italiano (Petrarca, Bembo,Giovanni della Casa) e, soprattutto, versioni e parafrasi bi-bliche (Salmi, Giobbe, Cantico dei Cantici), che dimostra-no una perfetta adesione non solo ai contenuti ma anche al-lo spirito dei testi presi in esame. León compose solo 23 li-riche, ma sono più che sufficienti per collocarlo tra i mag-giori poeti spagnoli di tutti i tempi. Attraverso un’equilibra-ta sintesi dei valori umanistici e dello spirito cattolico del-la Controriforma spagnola, la sua poesia esprime temi di de-rivazione sia religiosa sia morale, ma sempre tramite la for-ma metrica della lira, modellata sugli esempi italiani: la suapadronanza degli effetti ritmici fu letteralmente insuperabi-le. Tutta la sua opera poetica esprime una visione dramma-tica dell’esistenza terrena, che l’autore cercò di superare at-traverso una vita ritirata, la ricerca della tranquillità e del si-lenzio, e la speranza del finale congiungimento con Dio.

■ Santa Teresa de JesúsSanta Teresa de Jesús, al secolo Teresa de Cepeda y Ahuma-da (Ávila, 1515 - Salamanca, 1582), fu tenace riformatrice delsuo corrotto ordine religioso e scrittrice mistica. Discendenteda una famiglia ebrea di Toledo, dopo essersi convertita sitrasferì ad Ávila e nel 1534 entrò nel convento carmelitanodell’Incarnazione, dove trascorse molti anni. Ne uscì infattisolo nel 1562, per iniziare un’energica riforma dell’ordinecarmelitano; nel ventennio successivo attraversò tutta la Spa-gna e fondò altri sedici conventi riformati. In questo perio-do dovette affrontare innumerevoli difficoltà, incluso un du-ro processo dell’Inquisizione di Siviglia. Ma il suo caratteresereno e ottimista e la sua forza interiore le permisero disuperare anche i momenti più difficili. Come pochi altri del-la sua epoca, Teresa comprese la necessità di riformare gli or-dini per adeguarli ai tempi. Non solo contò molti amici tra idiversi ordini religiosi, ma fu stimata e sostenuta anche damolti laici che continuavano coraggiosamente a coltivare leidee erasmiste nell’epoca controriformistica di un Paese chiu-so e tradizionalista come la Spagna di Filippo II. Ricevette unaformazione modesta: in gioventù lesse i romanzi cavallere-

Classicismoe realismo

Traduzioni dei classicigreci e latini

Versioni bibliche

Le liriche

Sintesi tra Umanesimoe Cattolicesimo

Effetti ritmici

Riformatrice e scrittrice

28 anni in convento

Processatadall’Inquisizione

Formazione modesta

69

2 - Poesia religiosa e poesia profana

Tito

lo co

nce

sso in

licenza

a fe

derica

petra

cca, 1

369116, o

rdin

e Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Nova

ra

Page 71: let spa

schi e poi vari testi religiosi, sia antichi sia moderni. Scrissemolte lettere (ne sono state pubblicate circa 450), quasi tut-te negli ultimi vent’anni di vita: si tratta di scritti con finalitàmolto pratiche e caratterizzati dalla cadenza tipica della lin-gua parlata. Le sue poesie (una trentina) sono in genere adat-tamenti religiosi di canzoni popolari o colte.Un giorno, quando stava per lasciare il monastero per de-dicarsi all’azione di riforma del suo ordine, confessò a dueamici che aveva avuto delle visioni mistiche e che sentivavoci celestiali. I due sentenziarono atterriti che doveva es-sere posseduta dal demonio. Fu a questo punto che, spin-ta dalla necessità di capire se stessa, iniziò a scrivere. Nac-quero così la prima e la seconda stesura del Libro de su vi-da (Libro della sua vita), pubblicato postumo da Luis deLeón nel 1588. Successivamente, mentre portava avanti lasua azione riformatrice, compose il Camino de perfección(Cammino di perfezione, 1562-1569), nel quale espose laregola della vita ascetica; seguirono Las Moradas o Castil-lo interior (Il castello interiore, 1577), un capolavoro di mi-stica, e il Libro de las Fundaciones (Libro delle fondazio-ni di Santa Teresa), un’accurata relazione del difficile per-corso della riforma del suo ordine religioso, iniziato nel1573 e finito a Burgos l’anno della sua morte. Fu canoniz-zata nel 1622. La semplicità e la sincerità che distinsero la personalità diquesta donna straordinaria ne pervadono anche l’opera. Lasua prosa, in gran parte composta in castigliano collo-quiale, emana una genuinità, una freschezza e una graziache la situano tra i maggiori prosatori della lingua spa-gnola: è un discorrere ricco di digressioni, incisi e anaco-luti e carico di sfumature umoristiche e ingenuità senti-mentali. Oltre a essere dotati di notevole rilevanza storicae religiosa, i suoi scritti hanno un altissimo valore lettera-rio: Teresa si espresse sempre in modo semplice e sponta-neo, anche quando trattò di argomenti soprannaturali; fuun’acuta osservatrice della realtà e dell’essere umano e fuletteralmente innamorata della natura, nella quale vedeval’immagine di Dio. Senza neppure esserne cosciente, Tere-sa fu una grandissima scrittrice.

■ San Juan de la CruzSan Juan de la Cruz, al secolo Juan de Yepes y Álvarez (Ávila,1542 - Jaén, 1591), proveniva da un’umile famiglia, ma graziealla protezione di don Alfonso de Toledo studiò nel collegiodei gesuiti di Medina e nel 1563 entrò nell’ordine carmelita-no. All’Università di Salamanca studiò soprattutto filosofia e

450 lettere

Lingua scrittache ricalca il parlato

Il Libro della sua vita

Cammino di perfezione

Semplicità e sincerità

La prosa

70

2 - Poesia religiosa e poesia profana

Titolo con

cess

o in lice

nza

a fe

deric

a pe

tracc

a, 1

3691

16, o

rdine

Istitut

o Geo

graf

ico

De

Agostini 2

7865

1.C

opyr

ight

201

1 De

Agostini, Nov

ara

Page 72: let spa

pedagogia. Ispirato dall’incontro, nel 1568, con Santa Teresade Jesús, impegnata nella lotta per la riforma carmelitanafemminile, fondò il primo convento dei carmelitani scalzi aDuruelo, presso Ávila. Colpita dalla profonda affinità spiritualee dalla sua fine sensibilità, unita a un forte rigore, Santa Tere-sa lo scelse come suo direttore spirituale. Anche l’opera diriforma di Cruz fu molto ardua: nel dicembre 1577 venne ar-restato e tenuto prigioniero a Toledo fino all’agosto del 1578,quando riuscì a fuggire. Il durissimo periodo di prigionia fuimportante non solo da un punto di vista spirituale, ma an-che per la sua produzione poetica. Passò gli ultimi anni in An-dalusia, dove alternò l’attività di riformatore alla composizio-ne delle sue opere, tutte di ispirazione ascetico-mistica. Scrisse in tutto solo 22 poesie, che si suole suddividere in duegruppi: tra le maggiori incontriamo Noche oscura del alma(Notte oscura), il Cántico Espiritual (Cantico spirituale,pubblicato nel 1630) e Llama de amor viva (Fiamma vivad’amore); i componimenti minori includono diversi roman-cese canzoni. I tre poemi maggiori sono accompagnati da com-menti in prosa molto estesi, nei quali l’autore cercò di spie-gare il senso dei suoi versi. Tutte le poesie furono il frutto diun’esperienza mistica, di per sé ineffabile, e per questo espres-sa tramite costrutti di difficile comprensione. Ma per l’auto-re risultava molto difficoltoso spiegare espressioni sorte daun’ispirazione non governata dalla ragione, cioè da un’illumi-nazione, da un contatto con Dio. Secondo Juan de la Cruz,quindi, le sue poesie non potevano essere illustrate con esat-tezza: egli si aspettava che ogni lettore le interpretasse in mo-do personale. La sua opera non necessitava di essere “com-presa” per poter trasmettere l’amore che l’aveva ispirata. Per-ché di questo si tratta: sono poesie d’amore, un amore cosìintenso da non poter essere paragonato a quello di nessun al-tro poeta. È l’amore che il credente sente verso Dio, il desi-derio che prova di fondersi con l’Amato. La natura è uno dei protagonisti costanti della sua opera, poi-ché è in essa che si rispecchia la bellezza di Dio. Pur essen-do stata scritta senza intenti letterari, l’opera ha un alto valo-re artistico che, paradossalmente, deriva proprio dalla diffi-coltà di esprimere l’inesprimibile: il poeta deve forzare la lin-gua, utilizzando paradossi e antitesi molto insoliti, nonchéinusitate figure retoriche. Proprio per via dell’uso che fecedel linguaggio, Juan de la Cruz è stato ammirato da tutti i cri-tici, anche laici. Da un punto di vista puramente letterario, lasua opera poetica merita senza dubbio di essere annoveratatra le maggiori di tutta la letteratura spagnola. Beatificato nel1675, Juan de la Cruz fu poi canonizzato nel 1726.

In carcere a Toledo

Opere ascetico-mistiche

Le poesie

Interpretazionenon univoca ma personale

L’amore per Dio

La natura comespecchio dellaperfezione di Dio

71

2 - Poesia religiosa e poesia profana

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 73: let spa

72

2 - Poesia religiosa e poesia profana

Nel XVI secolo la lirica spagnola subisce l’influsso, oltre che della nuova corren-te umanistica, della lirica italiana, i cui metri petrarcheschi sono “importati” nel-la Penisola Iberica dai due poeti Juan Buscán (1490-1542) e Garcilaso de la Ve-ga (1503-1536), padri della scuola petrarchista spagnola.

Garcilaso è considerato uno dei maggiori poeti della letteratura spagnola ed èricordato in particolare per il modo in cui, nelle liriche contenute nel suo Canzo-niere, riesce a fare propri i metri italiani, rivestendoli di una freschezza e di un’o-riginalità senza precedenti. Altro importante poeta profano del secolo è Fernan-do de Herrera (1534-1597): iniziatore della scuola sivigliana, crede in un lin-guaggio poetico ricercato, colto e ricco di metafore e allegorie, lo stesso che ca-ratterizzerà la poesia barocca. Nelle Annotazioni alle opere di Garcilaso, Herreraprecorre la critica letteraria moderna.

Accanto alla poesia profana di tema amoroso nasce la poesia religiosa. I metriutilizzati sono sempre quelli petrarcheschi, ma questa volta sono finalizzati allatrasmissione di messaggi religiosi a sfondo ascetico-mistico.

Fray Luis de León (1527-1591), teologo ed ebraista, ci ha lasciato uno dei capo-lavori della prosa castigliana: I nomi di Cristo. Abbiamo solo 23 liriche di questoautore, ma sono sufficienti per collocarlo tra i maggiori poeti della letteratura spa-gnola. Si tratta di una poesia perfettamente bilanciata tra i valori umanistici ecattolici e che si sviluppa, attraverso la forma metrica della lira, in effetti ritmiciunici nel loro genere.

Santa Teresa de Jesús (1515-1582) è un’altra figura cardine della poesia reli-giosa. Tenace e coraggiosa, dedica tutta la sua vita alla riforma dell’ordine reli-gioso delle carmelitane. Le sue lettere, scritte senza finalità letterarie, possie-dono in verità un altissimo valore artistico, poiché riescono a riprodurre la ca-denza della parlata castigliana. Suo capolavoro è il Libro della sua vita.

Juan de la Cruz (1542-1591), amico di santa Teresa, ne segue l’esempio fon-dando il primo convento dei carmelitani scalzi. È ricordato principalmente per trepoemi: Notte oscura, Cantico spirituale e Fiamma viva d’amore. Le sue poesie,tutte di ispirazione mistica, sono accompagnate da commenti in prosa atti a spie-garne i contenuti. La sua è una lirica d’amore, ma questa volta un amore rivoltoa Dio, la cui bellezza e perfezione si rispecchiano nella natura. Usa un linguaggioricco di antitesi, paradossi e insolite figure retoriche che ne fanno uno dei poetipiù autentici e originali della letteratura spagnola.

SCHEMA RIASSUNTIVOLA POESIA PROFANA

Garcilaso de la Vegae Fernando de Herrera

LA POESIA RELIGIOSA

Fray Luis de León

Santa Teresa de Jesús

Juan de la Cruz

1. Quale merito si attribuisce a Juan Boscán e aGarcilaso de la Vega? 65

2. Cosa si intende per Manierismo? 66b

3. Perché Herrera è considerato il padre della cri-tica letteraria moderna? 67b

4. Per cosa si caratterizza la poesia mistica e asce-tica? 67b-68a

5. In cosa consiste l’importanza di I nomi di Cristo?68b

6. Quale forma metrica usava Luis de León? 69a

7. A cosa è dovuta la grandezza delle lettere di San-ta Teresa de Jesús? 70a

8. Quali sono le tre maggiori opere poetiche di Juande la Cruz? 71a

DOMANDE DI VERIFICA

Tito

lo c

once

sso in

lice

nza

a federica

petracc

a, 1369116, ord

ine Ist

ituto

Geogra

fico D

e A

gost

ini 2

78651.C

opyr

ight 2011 D

e A

gost

ini,

Nova

ra

Page 74: let spa

73

I nuovi generi narrativi

Durante la prima metà del XVI secolo la prosa spagnola con-tinuò a essere dominata dal genere medievale di influenzafrancese dei libros de caballería. Ma verso la metà del se-colo sorsero nuovi generi romanzeschi quali la novela pa-storil (romanzo pastorale), la novela morisca (romanzomoresco), la novela bizantina (romanzo bizantino) e, piùimportante di tutte, la novela picaresca (romanzo picare-sco). Mentre i primi tre generi hanno in comune un carat-tere idealista e presentano una realtà stilizzata, abitata dapersonaggi quasi allegorici, il romanzo picaresco si con-traddistingue per un marcato realismo.La novela pastoril nacque in Italia con Jacopo Sannazaro,il cui romanzo Arcadia fu tradotto e imitato in tutta Euro-pa. Le opere del genere pastorale raccontano di pastori raf-finati che passano il loro tempo in campi bellissimi e idea-lizzati: amano, soffrono e piangono quando non sono ri-cambiati dall’amata pastorella; cantano bellissime canzoni egioiscono quando invece il loro amore è corrisposto. In que-sti romanzi l’espressione è ricercata, artificiosa e ricca di epi-teti. Più tardi il genere sarà coltivato, tra gli altri, da Cervan-tes nella Galatea e da Lope de Vega nell’Arcadia. Il primo romanzo pastorale pubblicato in Spagna fu Los sie-te libros de Diana (I sette libri di Diana) o La Diana (circa1559) dello scrittore Jorge de Montemayor (1520-1561), diorigini portoghesi ma che scrisse sempre in spagnolo.La novela bizantina fu introdotta in Spagna attraverso latraduzione del racconto Teagene e Cariclea, scritto in gre-co nel III secolo dopo Cristo dal narratore costantinopoli-tano Eliodoro. La breve narrazione descrive le avventureche due amanti separati dalla sorte devono affrontare, interre e tempi immaginari, prima di potersi riunire. Duran-te il XVI secolo furono composti diversi romanzi bizantini,

Il romanzo pastorale

La Diana

Il romanzo bizantino

3 La novela picarescaIl XVI secolo rappresenta un momento fondamentale per lo sviluppo del romanzo spagnolo. Accanto ai libros de caballería sorgono altri generiromanzeschi, come i romanzi pastorali, bizantini e moreschi. L’opera in prosa più importante del periodo è il Lazarillo de Tormes, che oltre a inaugurare il romanzo picaresco apre la strada alla narrativa moderna.

Tito

lo c

once

sso

in li

cenz

a a

fede

rica

petrac

ca, 1

3691

16, o

rdin

e Is

titut

o G

eogr

afic

o D

e A

gost

ini 2

7865

1.C

opyr

ight

201

1 D

e A

gost

ini,

Nov

ara

Page 75: let spa

ma i più riusciti risalgono al XVII secolo: il Persiles di Cer-vantes e El peregrino en su patria (Il pellegrino nella suapatria) di Lope de Vega.La novela morisca si originò all’interno della Penisola Ibe-rica e fu ispirata dalle lotte tra Cristiani e Musulmani nell’e-poca della Reconquista. La più significativa fu l’Historia delAbencerraje y de la hermosa Jarifa (Storia di Abencerrajee della bella Jarifa, 1551), di autore sconosciuto.

Il romanzo picaresco

Il più importante genere narrativo del Rinascimento spa-gnolo fu il romanzo picaresco, nato grazie alla genialità del-l’anonimo autore della Vida del Lazarillo de Tormes (Vitadi Lazarillo di Tormes, 1554). Un altro fondamentale ap-porto al genere fu la Vida del pícaro Guzmán de Alfara-che (Vita del picaro Guzmán di Alfarache), pubblicata nel1599 dal grande scrittore di Siviglia Mateo Alemán.Le principali novità di questo genere sono da rinvenirsi nel-le caratteristiche che contraddistinguono sistematicamen-te i protagonisti. Il picaro è un ragazzino che racconta la sto-ria della sua vita in modo autobiografico, partendo dall’in-fanzia per arrivare alla maturità. Per la prima volta, dunque,siamo di fronte a un protagonista non adulto. Di solito è fi-glio di genitori senza onore, cosa che dichiara fin dall’ini-zio non senza un certo cinismo. Questa condizione, insie-me all’estrema povertà della famiglia di origine, lo porta adabbandonare la sua casa ancora giovanissimo per vivere aspese della carità del prossimo, del quale si approfitta si-stematicamente. È intelligente, ma usa il suo ingegno perrubare, a volte indotto dalla fame, altre dal vizio; per giu-stificare le sue azioni si appella alla fragilità insita nella na-tura dell’essere umano. Spesso passa una buona parte del-la sua vita come servo di diversi padroni. La sua esistenzaè motivata dal vano tentativo di ascesa nella scala sociale,ma anche quando sembra essere vicino al suo scopo, gli ca-pita qualche disavventura: la fortuna e la disgrazia si alter-nano nella sua esistenza. Di solito la sua storia finisce conun matrimonio privo di onore.La vena realistica è la caratteristica chiave dei romanzi pica-reschi: il picaro racconta sempre avvenimenti reali, per quan-to deformati dalla sua personale visione dei fatti. Ciò non to-glie che queste opere offrano un affresco fedelissimo dellarealtà storica e sociale dei tempi. Non più invenzioni imma-ginarie e fantastiche, dunque, bensì argomenti inesorabil-

Il romanzo moresco

Il picaro

Realismo

Affresco dellarealtà storica e sociale

74

3 - La novela picaresca

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 76: let spa

mente legati alla realtà contemporanea, presentata spesso at-traverso una satira pungente. Con il genere picaresco nac-que la grande narrativa realista del Rinascimento e si apri-rono le porte al romanzo moderno. Per la prima volta ci tro-viamo di fronte a un genere che, per i temi e le ambienta-zioni, può essere definito genuinamente nazionale.

La Vida del Lazarillo de Tormes

La Vida del Lazarillo de Tormes apparve per la prima voltatra il 1552 e il 1553, ma ci è giunta in tre edizioni contem-poranee del 1554: una di Burgos, una di Alcalá e una di Am-beres, tutte anonime. Le esplicite critiche antiecclesiasti-che ne causarono la censura per i cinque anni seguenti, mail suo successo fu tale che continuò a essere pubblicato, pre-via la soppressione di alcuni episodi.Il breve romanzo presenta due problemi. Il primo riguardala data di composizione: per quanto contenga molte allu-sioni storiche, esse non permettono di stabilire con esat-tezza quando fu composto; i critici sono giunti a supporreche fu scritto intorno al 1550, cioè poco prima della suapubblicazione. Il secondo problema riguarda la paternitàdell’opera. Molte ipotesi sono state formulate riguardo unpossibile autore, ma nessuna è abbastanza attendibile: il La-zarillo è stato attribuito via via a Sebastián de Horozco, Die-go Hurtado de Mendoza e Fray Juan de Ortega. Secondo al-cuni critici, considerando l’abbondanza dei chierici che com-paiono nel testo e le allusioni satiriche al clero, è probabileche l’autore sostenesse la riforma dei costumi ecclesiastici;altri difendono la tesi secondo cui avrebbe potuto trattarsidi un ebreo solo in parte converso, che voleva criticare la so-cietà cristiana. Certo è che si trattava di un uomo colto, unumanista, forse un erasmiano, che aveva precisi intenti dicritica sociale e religiosa.

■ La storia e la struttura dell’operaIl Lazarillo è narrato in prima persona dal protagonista, ilche ne fa una finta autobiografia. Lazaro ci racconta la sua vitainiziando dalla nascita a Tejares (Salamanca), presso le rive delfiume Tormes. Di famiglia poverissima, è costretto a lavoraresotto vari padroni, tra i quali un mendicante cieco, un preteestremamente avaro, un hidalgo affamato e orgoglioso, unvenditore di bolle papali e un poliziotto. Infine, sposando laserva di un arciprete di dubbi costumi, si inserisce nell’ordinesociale diventando banditore pubblico di Toledo.

Satira

Genere nazionaleche dà inizio allanarrativa moderna

Data di composizione

Incerta paternitàdell’opera

Finta autobiografia

La storia

75

3 - La novela picaresca

Titolo concesso in licenza a fe

derica petracca, 1

369116, ordine Istitu

to Geografico De Agostini 278651.Copyrig

ht 2011 De Agostini, N

ovara

Page 77: let spa

L’opera è suddivisa in sette trattati. Nei primi tre domina ilmotivo della fame, che scompare a partire dal quarto, quan-do il protagonista è ormai cresciuto. Nel prologo del libro,che costituisce una parte importantissima dell’opera, un si-gnore chiede a Lazaro di raccontargli il suo matrimonio conla serva dell’arciprete. Lazaro non si limita a raccontargli que-sto episodio, ma decide di narrargli, in forma epistolare, tut-ta la sua vita. L’autore riporta il tutto per far comprendere ailettori che la povertà e la cattiva educazione sono state lecause prime del disonore del protagonista.

■ Lo stile del LazarilloDa un punto di vista stilistico, il Lazarillo de Tormes rap-presenta il massimo ideale di semplicità espressiva tipica-mente rinascimentale: chi scrive è un ragazzo semplice e pri-vo di una formazione scolastica, il cui stile deve per forza ri-sultare naturale, privo di artifici. Il suo linguaggio è vivo,spontaneo e diretto e riflette la parlata popolare dell’epoca.L’autore non si preoccupava certo dell’eleganza espressiva:Lazaro usa molto le ripetizioni, anche perché possiede un vo-cabolario estremamente limitato; i frequenti diminutivi, gliaggettivi e i modi di dire conferiscono al suo racconto unagrande espressività. L’autore eccelle nella riproduzione del-la parlata dei diversi tipi sociali che popolano l’opera, crean-do una meravigliosa polifonia linguistica. Mezzo secolo piùtardi, Cervantes trarrà questa lezione proprio dal Lazarillo ela trasferirà ad altri generi romanzeschi. L’evoluzione del romanzo picaresco vedrà un accentuarsi delcarattere satirico delle narrazioni, ma nel Lazarillo la satiraè ancora molto mitigata da un nobile calore umano: l’autoresi limita a dipingere, seppur a scopo parodistico, un quadrodella società dell’epoca.

■ Novità e importanza del LazarilloIl valore del Lazarillo de Tormes non consiste solo nell’averdato inizio al genere picaresco nella narrativa spagnola, maanche e soprattutto nel rappresentare l’esordio della narra-tiva moderna. Il romanzo espone la storia di un personag-gio a partire dalla sua infanzia, ci racconta una vita in svol-gimento. Il protagonista è in ogni momento una conseguenzadiretta delle sue azioni e delle sue scelte passate. L’ordine incui vengono situati i vari episodi è imprescindibile: i com-portamenti e i pensieri del Lazarillo non sarebbero com-prensibili senza una conoscenza del “prima”. Ma il protago-nista non è l’unico a evolversi: tutti i personaggi del libro cre-scono e cambiano, mentre fino ad allora la letteratura era

La struttura

Intento dell’autore

Semplicitàespressiva

Linguaggio popolare

Quadro della societàdell’epoca

Vita in svolgimento

Importanzadell’ordinecronologico

76

3 - La novela picaresca

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 78: let spa

stata popolata da figure psicologicamente statiche, sempreuguali a se stesse. Primo e sorprendente esempio di narra-zione moderna e realistica, il Lazarillo de Tormes ha un al-tro importantissimo merito: ci ha svelato, con implacabileironia, il vero sottofondo sociale della Spagna imperiale.

■ Guzmán de AlfaracheIl romanzo dello scrittore spagnolo Mateo Alemán, Guzmánde Alfarache, rappresenta la prima evoluzione del generepicaresco. La prima parte fu pubblicata nel 1595 e la secon-da nel 1604. È la storia, narrata in prima persona, delle av-venture e disavventure del picaro Guzmán che, attraversodiversi mestieri e innumerevoli inganni, perviene a unaprofonda comprensione della vita. Le avventure di Guzmánsono narrate con un realismo carico di cinismo e di pun-gente satira; lo stile è vivace ed efficace e il linguaggio straor-dinariamente ricco. Guzmán è un personaggio di grandecomplessità psicologica nelle cui vicissitudini si riflettonol’esperienza diretta di Alemán, le sue preoccupazioni etichee il suo pessimismo verso la società del tempo. È un anti-eroe che vive ai margini della società dei regni di Carlo V edi Filippo II: in lui sono riflessi tutti i valori che muovonoquella società. Il romanzo mette in contrapposizione l’illu-stre genealogia degli aristocratici al potere e le loro gestagloriose ai miserabili e reietti, la cui vita è invece una dura,continua e a volte patetica lotta per la sopravvivenza. Il rac-conto di Guzmán è punteggiato da numerose e lunghe di-gressioni, modellate sull’esempio tradizionale della moralecattolica; frequenti sono gli apologhi e le citazioni erudite,frutto della cultura classica dell’autore. Profonda fu l’in-fluenza che Guzmán de Alfarache esercitò su molti scritto-ri delle epoche successive, quali Quevedo e Lesage.

Evoluzionedel romanzopicaresco

Realismo, cinismo,satira

77

3 - La novela picaresca

Titolo

concesso in lic

enza a

federica p

etr

acca, 1369116, ord

ine Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostini 278651.C

opyright 2011 D

e A

gostini, N

ovara

Page 79: let spa

78

3 - La novela picaresca

La seconda metà del XVI secolo vede lo sviluppo di nuovi generi narrativi: il ro-manzo pastorale, dall’espressione ricercata, artificiosa e ricca di epiteti (La Dia-na); il romanzo bizantino, modellato sul racconto del III secolo Teagene e Cariclea,che però raggiungerà il massimo sviluppo nel XVII secolo con Cervantes e Lopede Vega; il romanzo moresco, che racconta le lotte tra Cristiani e Musulmani al-l’epoca della Reconquista (Storia di Abencerraje e della bella Jarifa).

Il romanzo picaresco è il nuovo genere narrativo di maggior successo e nascecon la pubblicazione della Vita del Lazarillo de Tormes, di autore anonimo. Il pi-caro protagonista di questi nuovi romanzi è un personaggio di umili origini che vi-ve di espedienti e che ha come fine ultimo l’ascesa nella scala sociale. La venarealistica pervade la letteratura picaresca, assieme a un marcato intento satiri-co nei confronti della società del tempo.

Pubblicato tra il 1552 e il 1554, è il romanzo che dà il via alla narrativa picaresca,nonché a quella moderna. L’autore e la data di composizione sono incerti, ma sievince che chi la compose doveva essere colto, forse un erasmiano animato dauna forte volontà di critica sociale e religiosa. Il Lazarillo è la finta autobiografiadel picaro Lazaro, che dopo molte peripezie sposa la serva di un arciprete di dub-bi costumi. Lo stile è semplice e il linguaggio vivo e spontaneo. L’autore crea, at-traverso i molti personaggi, una meravigliosa polifonia linguistica.

. Un primo sviluppo del romanzo picaresco si riscontra nel romanzo di MateoAlemán, Guzmán de Alfarache. L’opera, anch’essa una narrazione in prima per-sona, è pervasa da uno spirito satirico ben più spiccato rispetto al Lazarillo. L’au-tore attua una marcata contrapposizione tra l’aristocrazia e le classi più umili, di-pingendo un fedele affresco della società del tempo.

SCHEMA RIASSUNTIVONUOVI GENERI ROMANZESCHI

IL ROMANZO PICARESCO

Lazarillo de Tormes

Guzmán de Alfarache

1. Quali generi narrativi nacquero nella secondametà del XVI secolo? 73-74a

2. Quali sono le caratteristiche del picaro? 74a-b

3. Descrivi lo stile del Lazarillo de Tormes. 76a-b

4. Quali novità apporta il Lazarillo al genere ro-manzesco? 76b-77a

DOMANDE DI VERIFICA

Tito

lo c

oncesso in

licenza a

federic

a p

etra

cca, 1

369116, o

rdin

e Is

tituto

Geogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Novara

Page 80: let spa

79

Il teatro nella prima metà del XVI secolo

Il teatro spagnolo si sviluppò, nel XVI secolo, parallelamente al-l’espansione politica della nazione. Il suo momento di massimosplendore si ebbe nella prima metà del XVII secolo, ma già a par-tire dalla seconda metà del XVI fu evidente la ricerca di una for-ma letteraria capace di comunicare con il pubblico più di quan-to non riuscissero a fare gli altri generi letterari. La prima metàdel ’500 rimase ancora dominata dal teatro di derivazione liturgica. Tra i principali esponenti ricordiamo il salamantino Lucas Fernández (1474-1542). Cantore nella Cattedrale di Sa-lamanca e abate, nel 1522 ottenne la cattedra di Musica all’uni-versità; seguì le orme di Encina, ma senza riuscire a raggiunge-re la sensibilità tipicamente rinascimentale che il suo maestroaveva colto in Italia. La produzione drammatica di Fernández,nei cicli della Natività e della Passione, si mantenne infatti mol-to fedele alla tradizione del teatro medievale, senza apportarvialcuna novità rilevante. La sua opera principale fu l’Auto de laPasión (Auto della Passione), scritto per la Settimana Santa edotato di elementi spiccatamente realistici. In quest’opera com-pare per la prima volta il tema della confessione. L’influsso diEncina si avverte con più forza nelle Farsas y églogas al modopastoril (Farse ed egloghe alla maniera pastorale, 1514). I pa-stori protagonisti sono personaggi piuttosto rozzi e grossolani,che si servono di un linguaggio molto più “rustico” rispetto aquello dei protagonisti delle opere di Encina: sono semplici “ti-pi” che mancano di personalità e di risvolti psicologici.

■ Gil VicenteLa produzione teatrale di Gil Vicente (circa 1460-1536), porto-ghese che scrisse sia nella sua lingua madre sia in castigliano,fu molto varia. Dalle poche notizie che ci sono pervenute sul-

Teatro liturgico

Lucas Fernández

Influsso di Encina

Auto della Passione

4 Il teatro nel XVI secoloNel corso del XVI secolo il teatro spagnolo si libera definitivamente delletematiche religiose e inizia a ritagliarsi uno spazio ben delimitato nell’ambito della produzione letteraria. Accanto alle rappresentazioni religiose, e a quelle che hanno luogo nei saloni dei nobili e nelle università, prende piede una formadi teatro popolare, rappresentato negli spazi aperti offerti dalle piazze di città e paesi. Assistiamo così alla nascita del teatro nazionale spagnolo.

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 81: let spa

la sua vita sappiamo che fu anche poeta, musicista, attore e per-fino orefice. È probabile che non avesse ricevuto un’educazio-ne completa, ma, in quanto cattolico e musicista, conosceva illatino, che gli permise di leggere i classici della comicità. Le sueopere iniziarono ad essere rappresentate nel 1502 presso la cor-te di Emanuele I. A partire dal 1516, man mano che erano por-tati in scena, i suoi autos venivano stampati su fogli volanti. Luistesso iniziò a occuparsi, poco prima di morire, della cataloga-zione e della raccolta delle sue opere (Copilaçam); la compi-lazione fu terminata dal figlio Luis e stampata negli anni 1561-1562. Vicente fu il fondatore del teatro portoghese, se non ad-dirittura il più grande drammaturgo del teatro iberico primadi Lope de Vega. Le sue opere includono commedie, farse emoralità. Quest’ultimo genere, che include diversi autos, rag-giunge la massima perfezione in quella che è forse la sua ope-ra più famosa, la Trilogia das barcas (Trilogia delle barche).La trilogia rivela, nella rappresentazione dell’aldilà e del giudi-zio divino, una mentalità tipicamente medievale e influenza-ta dalla Commedia dantesca. Le anime, riunite sulle barche del-la dannazione e della salvezza, invocano misericordia dai lorotimonieri, Angelo e Diavolo. Ne risulta un acceso processo giu-diziario dal quale emergono i personaggi tipici della società del-la Lisbona dell’epoca. Tra le opere farsesche di Vicente, quelleche raggiunsero la maggiore perfezione formale furono l’Autoda Índia (1509) e la Farsa de Inês Pereira (1523). Vicente non compose mai commedie propriamente dette, masi dedicò a intrecci romanzeschi nella Comédia de Rubena,Comédia do viúvo (Commedia del vedovo) e nelle tragi-commedie Dom Duardos e Amadís de Gaula.Tutta la sua opera dipinge la società del tempo con profondorealismo. Alcuni critici sostengono che Vicente rappresentòsempre il punto di vista ufficiale, cortigiano: in effetti l’idea me-dievale dell’amore cortese e il tema della crociata contro gliinfedeli sono frequenti e molto sentiti. Ma Vicente ebbe il me-rito di presentare una visione nuova della religione, spesso vi-cina a quella proposta dal protestantesimo. Il suo umorismo,sempre realistico, unito al linguaggio vivo e al profondo sensodel palcoscenico, donò a tutta la sua produzione una spiccataspontaneità, oggetto di imitazione per molti anni.

Il teatro a partire dal 1535

Intorno al 1535 giunsero in Spagna molte compagnie tea-trali italiane, che portarono nella Penisola Iberica il loro re-pertorio e ottennero grandissimo successo di pubblico, an-

La raccolta delle sue opere

Fondatore del teatroportoghese

Gli auto

Trilogia delle barche

Le farse

Intrecci romanzeschi

Specchio dellasocietà portoghese

Temi medievali

Nuova visionedella religione

80

4 - Il teatro nel XVI secolo

Tito

lo c

once

sso in

lice

nza

a federica

petracc

a, 1369116, ord

ine Ist

ituto

Geogra

fico D

e A

gost

ini 2

78651.C

opyr

ight 2011 D

e A

gost

ini,

Nova

ra

Page 82: let spa

dando così a influenzare profondamente il teatro spagno-lo. Tra gli autori che subirono l’influsso italiano troviamoLope de Rueda. Poi, dal 1550 circa, i drammaturghi spagnoli iniziarono asentire la necessità di cercare nuove forme teatrali che av-vicinassero il genere ai gusti del pubblico, soddisfacendo-ne aspettative e desideri. Iniziò così una sistematica rivisi-tazione dei temi classici e una ripresa della tragedia. I con-tenuti si rinnovarono di conseguenza: per la prima volta ilteatro spagnolo toccò eventi storici nazionali. L’iniziatoredi questo teatro nazionale fu Juan de la Cueva.

■ Lope de RuedaSeguendo l’esempio delle compagnie italiane, Lope de Rue-da (circa 1510-1565) fondò, intorno al 1551, la prima com-pagnia teatrale spagnola, con la quale percorse la nazionein lungo e in largo rappresentando testi propri e altrui. Allostesso anno risale l’incredibile successo che riscosse a Val-ladolid e che spinse il Municipio a costruire il primo teatrodella città. La sua opera fu pubblicata postuma (1567) permano del libraio valenzano Timoneda, grazie al quale ci so-no pervenute le quattro commedie in prosa Eufemia, Ar-melina, Los engañados (Gli ingannati) e Medora, nonchéuna dozzina di pasos, opere brevissime molto simili agli in-termezzi comici che interpretava lui stesso. Rueda fu molto stimato sia dai suoi contemporanei sia daisuccessori: Cervantes provò per lui un’ammirazione since-ra, così come Juan de la Cueva e il grande Lope de Vega.

■ Juan de la CuevaJuan de la Cueva (circa 1543-1610) fu sia poeta sia dramma-turgo, ma è ricordato soprattutto come l’iniziatore del tea-tro nazionale spagnolo. A lui è attribuito il merito di averfondato un genere che, attraverso l’opera di Lope de Vega,sarebbe sfociato nel meraviglioso teatro spagnolo del Sei-cento. Oltre a una serie di mediocri tragedie di ispirazioneclassica, Juan de la Cueva compose drammi ispirati alla sto-ria e alle leggende nazionali, tra i quali il più famoso è Lossiete infantes de Lara (I sette infanti di Lara, 1579). Il dram-ma si ispira a un tema leggendario castigliano, probabil-mente basato su un fatto realmente accaduto. Si tratta del-la tragica storia dei sette nipoti di Ruy Velázquez, che furo-no spietatamente trucidati per ordine dello zio al solo sco-po di vendicarsi per un’offesa subita dalla moglie. Una delle opere più discusse e interessanti di questo auto-re è la Comedia del infamador (La commedia del calun-

Ricercadi nuove formeteatrali

I temi classici e la tragedia

Prima compagniateatralespagnola

Le commedie e i pasos

Teatro nazionalespagnolo

Drammi storici

I sette infanti di Lara

La commediadel calunniatore

81

4 - Il teatro nel XVI secolo

Tito

lo c

once

sso

in lice

nza

a fe

deric

a pe

tracc

a, 1

3691

16, o

rdin

e Is

titut

o G

eogr

afico

De

Ago

stin

i 278

651.

Cop

yrig

ht 2

011

De

Ago

stin

i, Nov

ara

Page 83: let spa

niatore, 1581), nel cui protagonista alcuni critici hanno vi-sto un precursore del famoso Don Giovanni di Tirso de Mo-lina. Le teorie drammatiche di Cueva, infine, sono espostenelle epistole Ejemplar poético (Esemplare poetico, 1606).

82

4 - Il teatro nel XVI secolo

Durante la prima metà del XVI secolo il teatro continua a seguire la tradizione deidrammi di derivazione liturgica. Il maggior esponente di questa tendenza è Lu-cas Fernández (1474-1542), famoso per il suo Auto della Passione e per le eglo-ghe pastorali.

Ben diverso e decisamente più vario è l’apporto del portoghese Gil Vicente (cir-ca 1460-1536), considerato il fondatore del teatro portoghese, nonché il mag-gior drammaturgo della Penisola Iberica prima della comparsa di Lope de Vega.Compone commedie, farse e autos. Ai temi tipicamente medievali l’autore af-fianca una nuova visione della religione, che si avvicina molto al protestantesi-mo. La sua opera maggiore è La trilogia delle barche. Tutta l’opera di Vicente èvenata da un sottile umorismo e da un linguaggio vivace e colorato e mira a rap-presentare in modo fedele e realistico la società contemporanea.

Intorno al 1535 arrivano in Spagna le compagnie teatrali italiane, il cui influsso èfondamentale per lo sviluppo del genere. Il primo a seguirne l’esempio è Lope deRueda (circa 1510-1565), che fonda la prima compagnia teatrale spagnola. È ri-cordato per le commedie in prosa e per i numerosi pasos, brevi intermezzi co-mici. Ma la nascita del teatro nazionale spagnolo si deve a Juan de la Cueva(1543-1610), che per la prima volta utilizza la storia nazionale come materia deipropri drammi, dei quali indimenticabile è I sette infanti di Lara, basato su unaleggenda probabilmente derivata da un fatto realmente accaduto. A partire da questo secolo i drammaturghi iniziano la ricerca di nuove forme tea-trali che avvicinino il genere ai gusti del popolo.

SCHEMA RIASSUNTIVOLA PRIMA METÀ DEL SECOLO

Gil Vicente

LA SECONDA METÀDEL SECOLO

1.Quali sono le tendenze del teatro spagnolo du-rante la prima metà del ’500? 79

2. In cosa consiste l’importanza della Trilogia del-le barche? 80a

3. Quale fu il merito principale di Lope de Rueda?81a

4. Perché Juan de la Cueva è considerato l’inizia-tore del teatro nazionale spagnolo? 81b

DOMANDE DI VERIFICA

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 84: let spa

83

La vita

Miguel de Cervantes Saavedra nacque ad Alcalá de Henaresnel 1547. Quarto di sette figli di un povero chirurgo, un “me-dico” senza laurea né prestigio sociale, durante l’infanziaCervantes seguì la famiglia che si spostava da una città al-l’altra, fatto che non gli permise di compiere studi regolari.Nel 1569, ricercato dalla polizia di Madrid per aver ferito unuomo durante una rissa, fu condannato in contumacia efuggì in Italia. Qui trascorse in tutto sei anni, che furono de-cisivi sia per lo sviluppo della sua coscienza letteraria sia perla sua formazione di uomo. Dopo aver vissuto per qualchetempo a Roma, decise di intraprendere la carriera militare esi unì alle truppe destinate alla campagna contro i Turchi.Imbarcato sulla galera veneziana La Marchesa, prese partealla Battaglia di Lepanto del 1571, durante la quale fu feri-to al torace e alla mano sinistra, perdendone l’uso persempre. Dopo vari mesi di degenza all’ospedale di Messinapartecipò ad altre spedizioni nel Mediterraneo, soggiornan-do, negli intervalli, a Napoli, città che gli fu sempre moltocara e dove forse lasciò un figlio illegittimo. Il 20 settembre1575 proprio da Napoli si imbarcò sulla galera El Sol, diret-to in Spagna, dove intendeva continuare la carriera militare;ma sei giorni dopo, nei pressi di Marsiglia, venne catturatodai Turchi assieme al fratello Rodrigo, e portato ad Algeri. Icinque anni di prigionia e schiavitù che seguirono furonosegnati da continue sofferenze fisiche e morali, che Cervan-tes seppe sopportare eroicamente, fortificando il suo spiri-to. Infine, nell’ottobre del 1580 tornò in patria, dove la suasorte però non migliorò. Nel 1584 sposò Catalina de Salazar

L’infanzia

La fuga in Italia

La Battaglia di Lepanto

La prigionia ad Algeri

Il ritorno in patria

5 Miguel de CervantesMiguel de Cervantes è considerato uno dei più grandi scrittori di tutti

i tempi. Vive da protagonista la fase di passaggio tra il XVI e il XVII secolo, e la sua formazione culturale si svolge in pieno clima rinascimentale. Versato in tutti i generi letterari, raggiunge la perfezione in uno dei più grandicapolavori letterari di ogni epoca, Don Chisciotte della Mancia. Grazie alla sua sensibilità e alla capacità di penetrare a fondo l’animo umano,Cervantes crea un personaggio straordinariamente umano, indimenticabile e incredibilmente moderno.

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico D

e Agostini 278651.Copyright 2011 D

e Agostini, Novara

Page 85: let spa

y Palacios, ma il matrimonio finì presto. Fino al 1600 abitò aSiviglia, percorrendo l’Andalusia come commissario per lafornitura di viveri per l’Invincibile Armata. Fu in questo pe-riodo che abitò per qualche tempo nel piccolo villaggio diEsquivias, nella “Mancia di Toledo”. Qui, accanto a pochecentinaia di poveri contadini dediti alla viticoltura, viveva unnutrito numero di hidalgos, piccoli nobili di campagna, perla maggior parte nullafacenti, dai quali trasse parzialmenteispirazione per il protagonista del suo capolavoro, Don Chi-sciotte della Mancia. In seguito Cervantes fu costretto almestiere tra i più disprezzati nella Spagna del tempo, l’esat-tore di gabelle, alle dipendenze di disonesti appaltatori. Ilfallimento di uno di essi lo coinvolse, procurandogli la sco-munica e il carcere a Siviglia nel 1602. Scarcerato, si stabilì aValladolid. Ingiustamente sospettato di aver ucciso un cava-liere, fu nuovamente incarcerato per un breve periodo, men-tre le due sorelle e la figlia Isabel furono sospettate di scar-sa moralità. Uscito di prigione si trasferì a Madrid. Qui, no-nostante gli stenti, scrisse gran parte della sua produzio-ne migliore, seppur vivendo in povertà fino alla morte, chelo colse il 23 aprile 1616: lo stesso giorno in cui si spenseWilliam Shakespeare.

L’opera

Pur non avendo compiuto studi regolari, Cervantes fu un uo-mo di vastissime conoscenze: da autodidatta approfondì lostudio della cultura umanistica e rinascimentale, sempresorretto da un irreprimibile desiderio di leggere e sapere. Isuoi primi scritti che videro la stampa furono alcuni versiche compose mentre frequentava la Scuola Municipale diMadrid, diretta dall’erasmiano López de Hoyos. Questi pre-sentò nel 1568 i primi versi di Cervantes in una raccolta de-dicata alla memoria della regina Isabella di Valois, terza mo-glie di Filippo II. Nel 1585 vide la luce La Galatea, un ro-manzo pastorale al quale Cervantes era particolarmente af-fezionato, tanto che promise in più occasioni di scriverne ilseguito, senza però mai farlo. Seppur non dotata di alto va-lore letterario, quest’opera è attraversata da momenti diprofonda intensità poetica. Uno dei motivi per cui Cervan-tes si dilettò nella novela pastoril fu la possibilità di inserir-vi delle narrazioni molto brevi, le cosiddette “novelle”, ge-nere con cui venne in contatto durante il suo soggiorno ita-liano e per il quale provò sempre un profondo interesse. Ilvalore di quest’opera minore sta soprattutto nella ricchez-

Gli anni andalusi

Toledo

Valladolid

Gli ultimi anni a Madrid

Vasta culturada autodidatta

La Galatea

La novella

84

5 - Miguel de Cervantes

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istitu

to Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, N

ovara

Page 86: let spa

za di dati e allusioni autobiografiche, e nel fatto che in es-sa l’autore formulò per la prima volta quelle idee letterarieche avrebbe poi ripreso, con ben altri esiti artistici, nelle ope-re maggiori. La prima parte del suo capolavoro, il Don Quijo-te, vide la luce nel 1605, mentre al 1613 risale la pubblica-zione delle Novelas ejemplares (Novelle esemplari), dodi-ci novelle composte intorno all’inizio del secolo. Il Viaje deParnaso (Viaggio del Parnaso), dell’anno successivo, è unpoema eroico-burlesco che tratta della condizione in cui sitrovava la poesia del suo tempo. Del 1615 sono le sue Ocho comedias y ocho entremeses(Otto commedie e otto intermezzi). Tra le commedie spic-cano quelle ispirate alla sua prigionia in Africa, come Losbaños de Argel (I bagni di Algeri), El gallardo español (Ilbaldo spagnolo) e La gran sultana. Gli intermezzi più fa-mosi sono invece El juez de los divorcios (Il giudice dei di-vorzi), El viejo celoso (Il vecchio geloso), La cueva de Sa-lamanca (La grotta di Salamanca) ed El retablo de las ma-ravillas (Il teatrino delle meraviglie). Cervantes composein tutto una trentina di opere teatrali delle quali due sole cisono pervenute, in forma piuttosto frammentaria, e la cuipubblicazione risale al 1784. Si tratta di El cerco de Nu-mancia (L’assedio di Numanzia) ed El trato de Argel (Ilmercato di Algeri). Tutte le altre sono andate perdute, e inparticolar modo spiacevole è la perdita di una a cui Cervan-tes doveva tener molto, perché vi fece spesso riferimento:La batalla naval (La battaglia navale), che con ogni pro-babilità si rifaceva alla Battaglia di Lepanto, la giornata piùgloriosa della vita dello scrittore. La qualità dei due drammi che ci sono pervenuti fa deplora-re la perdita degli altri. Cervantes fu sempre convinto di ave-re un’autentica vocazione teatrale, fin da quando frequenta-va, ancora fanciullo, il collegio dei gesuiti, che si servivanodel teatro come strumento didattico. Per le strade di Sivigliaassistette affascinato alle recite di Lope de Rueda, primo al-lievo dei comici italiani, al quale si ispirò per comporre i suoiintermezzi, opere ancora più riuscite dei suoi drammi, pro-babilmente a causa del suo spiccato interesse per la satira ela farsa. Famosa è la disputa che ebbe con Lope de Vega:Cervantes, influenzato dal teatro rinascimentale, seguiva laregola delle tre unità di tempo, luogo e azione, la quale sisvolgeva nell’arco di una giornata. Ma Lope de Vega raggiunsela fama come drammaturgo senza rispettare queste regole emescolando il tragico al comico. Anche quando Cervantescomprese che doveva seguire la strada del rivale, non otten-ne risultati soddisfacenti. Grande successo di pubblico eb-

Primo libro del Don Chisciotte

Novelle esemplarie Viaggio del Parnaso

Otto commediee otto intermezzi

Le opere teatrali

Influenzadi Lope de Rueda

Scarso successocome drammaturgo

85

5 - Miguel de Cervantes

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 87: let spa

bero invece i suoi entremeses, che compose sulla scia dei pa-sos di Lope de Rueda: opere teatrali brevissime di caratterecomico e popolare, rappresentate tra un atto e l’altro delleopere maggiori. Con i suoi intermezzi, Cervantes dipinse unritratto indimenticabile delle classi popolari della sua epoca.Nel 1615 fu pubblicata la seconda parte del Quijote, se-guita, nel 1617, dal postumo Persiles y Sigismonda, un ro-manzo bizantino che racconta, secondo i dettami del gene-re, la storia dei due innamorati Persile, erede del regno diTule, in Islanda, e Sigismonda, figlia di un re, che prima diriuscire a riunirsi e a sposarsi a Roma devono affrontare in-numerevoli persecuzioni e prigionie. Nel romanzo si incon-trano tutte le componenti del genere bizantino: i naufragi, irapimenti, il caso, le terre lontane e a volte mitiche. Ma tut-ti i momenti critici sono credibili, a conferma del fatto chel’autore ha sempre rifiutato l’eccesso immaginativo e l’im-probabile come elementi romanzeschi.La produzione di Cervantes tocca tutti i generi letterari, malo scrittore occupa un posto d’eccezione nella storia della let-teratura mondiale soprattutto grazie alle sue eccezionali do-ti di narratore. Cervantes si dilettò in tutte le categorie ro-manzesche dei suoi tempi: coltivò il genere pastorale nellasua prima opera, La Galatea; quello dei libri di cavalleria nelChisciotte; il romanzo moresco in una delle storie inserite al-l’interno del Chisciotte stesso, la Historia del cautivo (La sto-ria dello schiavo); il bizantino, infine, nella sua ultima ope-ra, Persile e Sigismonda. Non compose mai un vero e proprioromanzo picaresco: ne ammirò molto il carattere di spiccatorealismo ma non ne condivise mai la visione pessimistica del-la natura umana. Scrisse, comunque, una novella che narradi picari, ma che non può essere definita picaresca: il Rinco-nete y Cortadillo. Una costante della produzione prosasticadi Cervantes fu la ricerca della verosimiglianza, e la sua incre-dibile genialità è da ricercarsi proprio nelle opere più spicca-tamente realistiche: le Novelle esemplari e il Chisciotte.

Le Novelas Ejemplares

Cervantes entrò in contatto con il genere della novella in Ita-lia. Se ne innamorò e decise di comporre dodici raccontimolto brevi chiamandoli, per l’appunto, “novelle”, e aggiun-gendovi l’aggettivo “esemplari” perché contenevano inse-gnamenti morali. Ma questi non costituivano il fine ultimodelle novelle: esse dovevano prima di tutto intrattenere ilpubblico, secondo gli insegnamenti di Orazio, per il quale

Persile e Sigismonda

Eclettismo di Cervantes

La ricercadella verosimiglianza

Dodici Novelleesemplari

86

5 - Miguel de Cervantes

Titolo

concesso in lic

enza a

federica p

etr

acca, 1369116, ord

ine Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostini 278651.C

opyright 2011 D

e A

gostini, N

ovara

Page 88: let spa

l’arte aveva il doppio fine di istruire e dilettare. I personag-gi delle novelle di Cervantes rinnegano la loro vita e vannoalla ricerca di un’esistenza migliore, meno monotona, più in-teressante. Si suole dividere questi dodici componimenti indiversi gruppi tematici. In alcuni, come La española inglesa(La spagnola inglese), domina l’idealismo; altri uniscono vi-sioni realistiche all’idealizzazione di alcuni personaggi, comeaccade nella Gitanilla (La zingarella), che racconta la sto-ria d’amore tra una zingara e un nobile, ponendo a confron-to due mondi diametralmente opposti, quello cortigiano ecittadino e quello popolare e rurale. Le novelle più famose, e forse anche le più riuscite, sonoquelle nate dalla ricerca di realismo dell’autore. Tra questespicca per originalità El coloquio de los perros (Il dialogodei cani), una parodia dei romanzi picareschi nella quale,infatti, rinveniamo il racconto autobiografico: un protago-nista dalle oscure origini che affronta numerose avventurealle dipendenze di diversi padroni. La novella include anchemolte dissertazioni sulla lingua e sulle relazioni esistenti trala realtà e la finzione. Il tema principale è l’ipocrisia, il fattoche nel mondo contino molto di più le apparenze che larealtà. L’ironia è insita nel fatto che i due cani, che in teorianon dovrebbero possedere la ragione, sono molto più as-sennati degli uomini che, pur avendola, non sanno farne uso.

Don Quijote de la Mancha

El ingenioso hidalgo Don Quijote de la Mancha (Don Chi-sciotte della Mancia) fu pubblicato in due parti, rispettiva-mente nel 1605 e 1615. Il primo volume ebbe un immediatosuccesso, tanto che diverse edizioni comparvero in quellostesso anno e nei seguenti. Come l’autore attesta nel prolo-go, Don Chisciotte nacque come racconto breve, scritto du-rante la prigionia nel carcere di Siviglia un po’ per sfogo, unpo’ per ammazzare il tempo. E in un certo senso Don Chi-sciotte era, in primo luogo, lo specchio dell’autore stesso:un cinquantenne stanco delle ingiustizie che sperava di riu-scire a far trionfare il bene sul male, ma che finiva sempre perricevere grandi batoste. Un po’ alla volta (lo stacco è special-mente avvertibile nella seconda parte del Don Chisciotte), ilpersonaggio andò crescendo nella mente dell’autore, tra-sformandosi da buffone grottesco in un individuo la cui com-plessità psicologica evolve di pari passo con la consapevolez-za delle infinite sfaccettature della realtà e delle conseguenzecontraddittorie di molte azioni umane.

Gruppi tematici

Il dialogo dei cani

Nato come racconto breve

87

5 - Miguel de Cervantes

Tito

lo c

once

sso

in li

cenz

a a

fede

rica

petrac

ca, 1

3691

16, o

rdin

e Is

titut

o G

eogr

afic

o D

e Ago

stin

i 278

651.

Cop

yrig

ht 2

011

De

Ago

stin

i, N

ovar

a

Page 89: let spa

■ La tramaIl romanzo narra la storia di un hidalgo di mezza età che, peraver letto troppi romanzi di cavalleria, perde il senno e de-cide di diventare un cavaliere errante per far rinascere gli an-tichi ideali di bontà e giustizia della cavalleria. Si cerca cosìun’armatura e una donna da amare, Dulcinea del Toboso, eparte in groppa al cavallo Ronzinante. I suoi insuccessi ini-ziano subito: arrivato a un’osteria, la scambia per un castel-lo e si fa insignire cavaliere dall’oste. Ripreso il viaggio, ob-bliga un contadino a smettere di picchiare il suo garzone, conil risultato che, appena il “cavaliere” riparte, il contadino pic-chia il garzone con più forza di prima. Quando poi Don Chi-sciotte tenta di costringere dei mercanti a rendere omaggioalla sua dama, è lui stesso a ricevere un sacco di botte. Tor-nato al suo paese si fa curare dagli amici, il parroco e il bar-biere, i quali poi, nell’intento di farlo rinsavire, bruciano tut-ti i suoi libri, salvando solo quelli che giudicano più belli. Gua-rito, Don Chisciotte si cerca uno scudiero: ogni cavaliere de-gno di essere chiamato tale deve averne uno. Sceglie SanchoPanza, lo mette a cavallo di un asino e con lui riparte. Don Chisciotte affronta numerosissime altre avventure: lot-ta contro dei mulini a vento che crede giganti, attacca unacarrozza convinto di dover salvare la dama che viaggia in es-sa, spaventa dei frati costringendoli alla fuga e libera un grup-po di galeotti. Spesso lui e Sancho finiscono per buscarle,sempre perché Don Chisciotte prende lucciole per lanterne.Ottenuto il permesso di tornare al paese, mentre il padronesi reca “a fare penitenza” nella Sierra Morena, Sancho incon-tra il parroco, il barbiere e la bella Dorotea, protagonista diuna storia d’amore inserita tra le avventure di Don Chisciot-te, nell’osteria di Maritornes. Il curato fa passare Dorotea peruna principessa e convince Don Chisciotte a lasciare la Sier-ra Morena, spedendolo dritto verso nuove avventure... e nuo-ve bastonate. Alla fine il sacerdote, il barbiere e Sancho le-gano il “cavaliere” e lo riportano a casa. Gli ultimi capitoli del-la prima parte sono arricchiti da una serie di racconti nel rac-conto popolati dai più disparati personaggi. Nel 1614, un anno prima della pubblicazione del secondovolume, fu data alle stampe a Terragona una continuazioneapocrifa del Don Chisciotte, scritta da un autore che assun-se lo pseudonimo di Alonso Fernández de Avellaneda. Nonsi sa chi fosse in verità, ma si trattava sicuramente di un ami-co di Lope de Vega. La sua opera era meritoria, ma non res-se il paragone con l’originale. Sentendosi offeso, nella se-conda parte del suo romanzo Cervantes rese ben chiaro cheera lui l’unico vero autore del’opera.

Il primo viaggiodi Don Chisciotte

Il primo ritorno al paese

Lo scudiero Sancho Panza

Il secondo viaggio

Il secondo ritorno al paese

Fine del primovolume

Il Don Chisciotteapocrifo

88

5 - Miguel de Cervantes

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico D

e Agostini 278651.Copyright 2011 D

e Agostini, Novara

Page 90: let spa

Nel secondo libro la saggezza e insieme la pazzia di Don Chi-sciotte sono cresciute a dismisura. E, per la prima volta nel-la storia della letteratura, l’eroe di un romanzo viene identi-ficato come tale dagli altri personaggi del romanzo stesso,che lo riconoscono per aver letto il primo volume della suastoria. Il baccelliere Carrasco, per esempio, è un appassio-nato lettore delle avventure di Don Chisciotte appena stam-pate. Questi lo convince a recarsi alle giostre di Saragozza incompagnia del fedele scudiero. Carrasco aspetta Don Chi-sciotte per sfidarlo a duello travestito da Cavaliere del Bosco,sperando che, una volta sconfitto, rinsavirà e se ne torneràal paese. Invece Don Chisciotte lo batte e prosegue il viag-gio, ma deviando per Barcellona, al fine di contraddire l’au-tore della falsa continuazione delle sue avventure che rac-contava del suo viaggio a Saragozza. A Barcellona Don Chi-sciotte è sfidato dal Cavaliere della Bianca Luna, che poi è an-cora Carrasco travestito. Il duello si conclude con la sconfit-ta di Don Chisciotte che, secondo i patti, torna al paese. Quisi ammala ma, guarito di colpo, rinnega le passate imprese,prende congedo da tutti i vecchi amici e poco dopo muore.

■ I personaggi e le tematicheDon Chisciotte è un personaggio nuovo e atipico per la let-teratura spagnola dei tempi in cui fu concepito: è un vecchiopazzo, non solo perché ha letto una quantità incredibile di ro-manzi cavallereschi, ma soprattutto per averli presi per veri. Lasua dissennatezza è punteggiata da momenti di lucidità estre-ma: come i buffoni, è un moralista “mascherato”, al quale so-no permesse critiche che a un uomo “normale” non sarebbe-ro mai concesse. Sono evidenti, in questo senso, gli insegna-menti che Cervantes trasse dall’opera di Erasmo da Rotterdam,Elogio della pazzia: la pazzia letteraria del nostro eroe sarà ilmotore primo di tutte le sue azioni e delle sue avventure.Sancho, un contadino illetterato la cui cultura si fonda esclu-sivamente sul folklore e sulle credenze popolari, è la figu-ra incaricata di non far perdere al padrone il senso dellarealtà, ma è destinato a non essere ascoltato. È fedele e astu-to, ma anche molto ingenuo, tanto che fin dal principio cre-de alle promesse di ricchezza e fama del suo padrone. Du-rante la lunga narrazione, i due personaggi, perfettamentecomplementari, si influenzano l’un l’altro: la prudenza diDon Chisciotte crescerà parallelamente alla tendenza so-gnatrice di Sancho. Mentre nella prima parte è lo stesso Chi-sciotte a creare situazioni grottesche, nella seconda sono ipersonaggi attorno a lui che lo spingono ad azioni dissen-nate per poter poi ridere di lui. Gli episodi di pazzia del pri-

Il secondo volume

Il baccelliereCarrasco

Il duello con il Cavaliere del Bosco

Il duello con il Cavaliere della Bianca Luna

Morte di Don Chisciotte

Pazzia con momentidi lucidità

Influenza di Erasmo da Rotterdam

Sancho Panza

89

5 - Miguel de Cervantes

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 91: let spa

mo volume facevano ridere; ma nel secondo, quando il no-stro eroe viene ripetutamente ingannato dagli altri perso-naggi, episodi simili acquistano un significato morale cherende il riso quantomeno scomodo.Partendo dall’intento satirico nei confronti del genere ca-valleresco, l’autore crea un’opera unica, irripetibile e deci-samente moderna. Nel Don Chisciotte la realtà e l’immagi-nazione, la letteratura e la vita, si trovano continuamente aconfronto: ogni atto o avvenimento sono soggetti a diversipunti di vista, il che fa ulteriormente perdere la concezio-ne della realtà. Alcuni critici hanno visto in questo la crisi difiducia, da parte dell’autore, negli ideali rinascimentaliche vedevano un armonioso equilibrio tra l’uomo e la natu-ra e che dimostravano grande fiducia nell’agire umano inquanto guidato dalla ragione. Nel Don Chisciotte, di con-tro, regnano la confusione, l’incertezza, il disincanto. Èquesta una delle caratteristiche che rendono il romanzo tan-to attuale. Moderno proprio per la sua ambiguità, Don Chi-sciotte è molto più complicato e sfaccettato non solo rispettoa com’è presentato nei primi capitoli, ma anche rispetto aquel sublime cavaliere idealista che in lui videro i romanti-ci; è un personaggio umoristico in senso molto profondo, eper questo esemplarmente umano: ben più che un sempli-ce buffone folle, egli incarna le debolezze, le contraddi-zioni, gli impeti e gli errori della maggior parte degli uo-mini: per questo è immortale.

■ La linguaLungi dal voler raggiungere un’uniformità linguistica, Cer-vantes si servì di numerosissimi stili, creando una meravi-gliosa polifonia di voci: ogni personaggio acquista individua-lità proprio attraverso il suo modo di esprimersi. I registri so-no fondamentalmente tre. Il primo e più evidente è il regi-stro cavalleresco, utilizzato a fini parodistici; questo stile, mol-to enfatico, caratterizza soprattutto Don Chisciotte quandocostruisce i suoi discorsi sugli ideali della cavalleria. Il prota-gonista si avvale anche di un registro colto, ma solo quandoi suoi discorsi non sono direttamente relazionati al mondo ca-valleresco. In diretta contrapposizione con lo stile di Chi-sciotte è il registro popolare tipico di Sancho Panza, il qua-le si esprime tramite colloquialismi, modi di dire e detti po-polari e si serve di ripetizioni, ellissi e apostrofi. Questi tre stili, con tutte le loro possibili varianti, caratte-rizzano di volta in volta gli altri personaggi del romanzo. At-traverso la molteplicità dei mezzi espressivi, tipica del ro-manzo moderno, l’autore riproduce le voci della città e del-

Realtà e immaginazione,letteratura e vita

La modernitàdi Don Chisciotte

Un personaggio immortale

Polifonia

Tre registri linguistici

Varietà di stili tipicadel romanzo moderno

90

5 - Miguel de Cervantes

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico D

e Agostini 278651.C

opyright 2011 De A

gostini, Novara

Page 92: let spa

la campagna, dei contadini e degli aristocratici, degli intel-lettuali e degli uomini di chiesa, passando dalle costruzio-ni linguistiche più fini e sofisticate alle parlate e ai modi didire più rozzi e volgari.

■ Universalità e fortuna del Don ChisciotteNonostante il successo immediato e vastissimo che ottenneil romanzo non appena fu pubblicato, bisogna ricordare chenel XVII secolo fu letto solo come una parodia dei libri di ca-valleria, come un’opera fondamentalmente comica. NelXVIII secolo iniziò a essere considerato un classico della let-teratura e, con grande orgoglio degli Spagnoli, fu imitato intutta Europa. A partire dall’Ottocento la sua fama si intensi-ficò e le interpretazioni si moltiplicarono. I romantici vide-ro Chisciotte come il simbolo dell’uomo che lotta per i suoiideali, mentre tutto il mondo li rifiuta. In molti iniziarono acogliere distintamente la tristezza che sottende all’umori-smo di Cervantes. Da quel momento Don Chisciotte diven-ne uno dei romanzi più studiati della storia della letteraturamondiale. Gradualmente l’ingenioso hidalgo arrivò a incar-nare l’impulso ideale che in tutti gli uomini convive con il“senso comune” rappresentato da Sancho: nella modernità,Don Chisciotte è visto come un uomo mosso da senso digiustizia, ansia di libertà e volontà di amare ed essere ama-to. Visto in questa luce, l’eroe fu una diretta conseguenzadella crisi del mondo rinascimentale, crisi che portò con séil bisogno di vedere realizzate nuove condizioni esistenzia-li, nelle quali il singolo non fosse limitato dalle leggi dei rap-porti sociali, ma potesse realizzare la propria individualità.In Cervantes questa necessità si palesò con il bisogno di sco-prire il sogno, l’immaginazione, la pazzia e l’istinto, ossia tut-te le componenti oscure e ignorate dell’animo umano. DonChisciotte, idealista e pazzoide, e Sancho, realista e pieno dibuonsenso, sono le due espressioni opposte e comple-mentari di questa esigenza.

Don Chisciotteeroe romantico

91

5 - Miguel de Cervantes

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 93: let spa

92

5 - Miguel de Cervantes

Nasce ad Alcalá de Henares nel 1547 e non compie studi regolari. Nel 1569 sitrasferisce in Italia. Poi opta per la carriera militare e partecipa alla Battaglia diLepanto, durante la quale viene ferito e perde l’uso della mano sinistra. Nel 1575,imbarcatosi sulla galera El sol, viene fatto prigioniero dai Turchi e passa 5 anni diprigionia ad Algeri. Nel 1580 torna in patria, dove lavora prima come commissa-rio per la fornitura di viveri per l’Invincibile Armata e poi come esattore. Coinvol-to suo malgrado nel fallimento di un banchiere, viene nuovamente imprigionato.Liberato, si trasferisce a Siviglia, ma anche qui finisce in prigione perché so-spettato di un omicidio. Finisce i suoi giorni a Madrid, scrivendo e vivendo in po-vertà. Muore nel 1616.

Inizia con la pubblicazione di alcuni versi nel 1568. Nel 1585 pubblica il romanzopastorale La Galatea; nel 1605 esce il primo libro del suo capolavoro, Don Chi-sciotte della Mancia, parodia dei romanzi cavallereschi, seguito nel 1613 dalleNovelle esemplari, modellate sulle novelle di derivazione italiana. Dell’anno suc-cessivo è il Viaggio del Parnaso, poema eroico-burlesco. Nel 1615 vedono la lu-ce Otto commedie e otto intermezzi. Delle circa trenta opere teatrali che compo-se, ce ne sono pervenute solo due: L’assedio di Numanzia e Il mercato di Algeri.Il secondo volume del Don Chisciotte risale al 1615. Postumo è invece Persile eSigismonda, un romanzo di stampo bizantino pubblicato nel 1617.

SCHEMA RIASSUNTIVOLA VITA

LA PRODUZIONE LETTERARIA

1. Quali generi romanzeschi tocca la produzione diCervantes e con quali opere? 84b-86b

2. Perché Cervantes chiamò le sue novelle “esem-plari”? 86b

3. In cosa consiste la grande novità del personag-gio di Don Chisciotte? 89b

4. In che senso il Don Chisciotte è un romanzo mo-derno? 90a

DOMANDE DI VERIFICA

Tito

lo c

once

sso

in li

cenz

a a

fede

rica

petrac

ca, 1

3691

16, o

rdin

e Is

titut

o G

eogr

afic

o D

e Ago

stin

i 278

651.

Cop

yrig

ht 2

011

De

Ago

stin

i, N

ovar

a

Page 94: let spa

SEG

UN

DO

SIG

LO

DE O

RO

1C

ulter

anis

mo e

Conce

ttis

mo:

Góngo

ra e

Quev

edo

2Lo

pe

de

Veg

a, T

irso

de

Molina

e C

alder

ón d

e la

Bar

ca

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 95: let spa

Quando nel 1598 muore Filippo II la monarchia è ancoraintegra, ma la potenza spagnola è ormai minata: il XVIIsecolo si caratterizza infatti per una decadenza generaleaccompagnata dalla crisi economica. In questo secoloregnano Filippo III (1621-1665) e Carlo II (1665-1700). La Spagna perde la sua egemonia europea, mentrecontinuano le guerre contro i Paesi Baschi e la Francia; nel frattempo l’Olanda conquista l’indipendenza. All’interno della nazione si assiste alla rivolta dellaCatalogna e del Portogallo, che ottiene l’indipendenza nel 1640. La morte di re Carlo, che non lascia alcundiscendente, crea le premesse per la Guerra diSuccessione, con la quale si aprirà il secolo seguente.Le guerre, la povertà e la peste decimano la popolazionespagnola; parallelamente si verifica un forte declinodell’industria e dell’agricoltura. Cresce l’influenza dellaChiesa e della Controriforma, che propugnano un ritorno al teocentrismo e inibiscono il progredire delle scienze e l’esaltazione della razionalità che avevano caratterizzato la cultura rinascimentale. Paradossalmente questo periodo si contraddistingue per lo splendore artistico, tanto che il XVII secolo, in Spagna, viene definito segundo siglo

de oro, secondo secolo d’oro. Culturalmente è l’epoca del Barocco, che produce meravigliosi artisti in tutti i campi, dalla pittura, con il geniale Diego Velázquez,all’architettura, con le opere di Gomez de Mora, allascultura, con artisti come Gregorio Fernández, AlonsoCano e Martínez Montañes. In letteratura vediamoaffermarsi i grandi geni di Góngora, Quevedo, Lope de Vega, Tirso de Molina e Calderón de la Barca.

Tito

lo c

oncesso in

licenza a

federic

a p

etra

cca, 1

369116, o

rdin

e Is

tituto

Geogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Novara

Page 96: let spa

95

Il Barocco

Il XVII secolo fu caratterizzato dalla diffusione della culturabarocca. Sull’origine del termine “barocco” non esiste un’o-pinione concorde. I critici francesi e tedeschi propendonoper la derivazione dall’aggettivo francese baroque, ricavatodallo spagnolo barucco e dal portoghese baroco, quest’ul-timo indicante una perla irregolare, non sferica; gli Italianipreferiscono la derivazione dal sostantivo “baroco”, usatonella filosofia scolastica per definire un tipo di sillogismo par-ticolarmente ambiguo a causa dell’apparente logicità dellafigura e dell’effettiva debolezza del contenuto. Durante tut-to il XIX secolo il termine fu usato con significato negativo,per contrapporre l’arte rinascimentale e classica a quella ba-rocca e artificiosa del XVII secolo. La diffusione della cultura barocca fu una diretta conse-guenza del tramonto dei valori e degli ideali rinascimentali(l’amore per la vita, la visione armoniosa del mondo e dellanatura), che furono soppiantati da un senso di decadenza,scetticismo e disinganno. La crisi generalizzata della Spa-gna, che sembrò non risparmiare nessun settore, portò auna visione profondamente pessimistica dell’uomo e dellasua esistenza. La vita era concepita come una mera succes-sione di disgrazie e sofferenze: nella sua fugacità e brevità,essa non poteva essere vista se non come un lento e pro-gressivo cammino verso la morte. La sentita mancanza divalori profondi contribuì alla visione di un mondo nel qua-le le apparenze contavano molto più della realtà.Gli scrittori del secolo reagirono in modi diversissimi a questopessimismo generalizzato. Alcuni, come gli autori dei roman-zi picareschi, fecero delle loro opere un vero e proprio atto di

Origine del termine“barocco”

Contrapposizione tra Rinascimento e Barocco

Concezione baroccadella vita e dell’uomo

Riflessi sulla letteratura

1 Culteranismo e Concettismo:Góngora e Quevedo

Il tramonto degli ideali rinascimentali porta alla diffusione di un sentimento

generalizzato di delusione e disinganno che si concretizza nella culturacosiddetta barocca. Nel XVII secolo la letteratura segue due strade, quelladel Culteranismo e quella del Concettismo, rispettivamente rappresentatedalle due grandi figure di Luis de Góngora e Francisco de Quevedo.

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico D

e Agostini 278651.Copyright 2011 D

e Agostini, Novara

Page 97: let spa

protesta attraverso l’arma della satira; altri, come Quevedo, silasciarono travolgere da quest’atmosfera, cercando di ripro-durla nei loro scritti. Altri ancora cercarono consolazione nel-la religione o nella vita ascetica, che predicava l’isolamento dalcorrotto mondo esterno. In filosofia trovò fertile terreno latendenza allo stoicismo, che auspicava una serena accetta-zione della realtà, delle sofferenze e della morte e che fu par-ticolarmente coltivata nella letteratura di tematiche religio-se. Chi invece cercava l’evasione si rifugiava nell’estetica pura,componendo con il solo fine di intrattenere il pubblico, at-teggiamento che caratterizzò soprattutto i drammaturghi.La tendenza all’artificiosità è tipica delle epoche dominate daconflitti e forti limitazioni alla libertà di espressione: non po-tendo approfondire i contenuti, gli autori cercano di conferiredignità ai loro scritti attraverso la forma. Così, all’esaltazionedella natura e dell’armonia rinascimentali, il Barocco opposel’uso di artifici atti a intensificare ed estremizzare il linguaggio.

■ Culteranismo e ConcettismoNello stile letterario barocco si distinsero due tendenze: ilCulteranismo e il Concettismo. Il primo ricercava la bellez-za formale. Le tematiche avevano ben poca importanza: ciòche contava era lo stile, che doveva essere elegante, musi-cale, ricco di metafore audaci e brillanti. I culteranisti face-vano largo uso, per esempio, di allusioni mitologiche, spes-so difficilissime da identificare a causa dell’omissione dei no-mi propri dei miti cui si riferivano. Esponente principale diquesta scuola fu Luis de Góngora.Il Concettismo, di contro, sosteneva la preminenza delleidee e coltivava la profondità dei concetti e la raffinatezzadelle forme espressive. Il fine ultimo era esprimere molteidee con poche parole, da cui l’ampio uso di doppi sensi eparadossi. Il suo massimo rappresentante fu Francisco deQuevedo.Si tratta di due stili molto diversi e difficili, l’uno per la tor-tuosità della forma, l’altro per le difficili e a volte improba-bili associazioni di idee.

Luis de Góngora y Argote

Luis de Góngora y Argote (Cordova 1561-1627) provenivada una famiglia nobile e abbiente: il padre era giudice deibeni confiscati dall’Inquisizione. Fu iniziato alla carriera ec-clesiastica da uno zio, studiò a Salamanca e nel 1585 presegli ordini maggiori. Percorse tutta la Spagna settentrionale

Artificiosità del linguaggioe della forma

Culteranismo

Concettismo

La vita

96

1 - Culteranismo e Concettismo: Góngora e Quevedo

Titolo

concesso in lic

enza a

federica p

etr

acca, 1369116, ord

ine Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostini 278651.C

opyright 2011 D

e A

gostini, N

ovara

Page 98: let spa

e nel 1617 si stabilì a Madrid con l’ufficio di cappellano delre Filippo III. Ma nel 1626 scelse di tornare nella città nata-le, dove morì l’anno seguente.I critici lo descrivono come un personaggio chiuso, scon-troso e arrogante, il che gli procurò molti nemici. Il piùacerrimo fu l’altrettanto aggressivo Quevedo. Entrambi usa-rono i loro versi per insultarsi acremente. Anche Lope deVega fu suo antagonista.La passione di Góngora per la poesia superò sempre di granlunga quella per le questioni religiose. Sembra che già nel 1587il vescovo di Cordova lo avesse rimproverato per le assenzedal coro della Cattedrale e per la frequentazione di spettaco-li profani quali commedie teatrali e corride, nonché per lacomposizione di “canzonette” (coplas) che di sacro avevanoben poco. Góngora non pubblicò mai un libro di versi, ma lesue liriche circolarono ampiamente mentre era ancora in vi-ta, e questo perché aveva molti amici e ammiratori che volle-ro aiutarlo a diffondere la sua opera. Uno di questi, Juan Ló-pez de Vicuña, pubblicò nel 1627 le Obras en verso (Operein verso), definendo Góngora l’“Omero spagnolo”.

■ Il GongorismoGóngora fu il massimo esponente del Culteranismo, tanto chequesto assunse anche il nome di “Gongorismo”. Egli aggiunsea questa tendenza stilistica due elementi fondamentali: la resadelle percezioni sensoriali e una serie di originalissimi espe-dienti linguistici a puro fine ornamentale. La sua lirica è cari-ca di riferimenti mitologici, iperbati e citazioni letterarie colte,di suggestivi effetti sonori e soprattutto di nuove e inusitate me-tafore. La sua produzione viene spesso divisa in due fasi, unaantecedente al 1610 e una successiva. Nella prima il suo Cul-teranismo è meno evidente; nella seconda l’audacia degli arti-fici linguistici si intensifica al punto che la sua opera si fa piùche mai ermetica. Fino al XX secolo la critica ha elogiato il Gón-gora della prima fase e aborrito quello della seconda, definen-dolo addirittura “principe delle tenebre”. Ma i giovani poeti de-gli anni Venti hanno rivalutato la figura dell’autore nella sua to-talità, mettendo in luce l’incredibile qualità lirica dei suoi poe-mi, perfino di quelli più estesi e difficili. Dámaso Alonso, in par-ticolare, approfondì lo studio dell’opera di Góngora e curò unamagistrale edizione moderna delle Soledades.

■ L’opera poeticaLa produzione poetica di Góngora mostra due tendenze di-stinte, una umoristica e satirica, l’altra molto più idealisti-ca. In alcune opere, come nel romance comico-burlesco

Le coplas

Opere in verso

Massimorappresentantedel Culteranismo

Due fasi

Due tendenzedella sua poetica

97

1 - Culteranismo e Concettismo: Góngora e Quevedo

Tito

lo c

once

sso in

lice

nza

a federica

petracc

a, 1369116, ord

ine Ist

ituto

Geogra

fico D

e A

gost

ini 2

78651.C

opyr

ight 2011 D

e A

gost

ini,

Nova

ra

Page 99: let spa

Fábula de Píramo y Tisbe (Favola di Piramo e Tisbe, 1618),le due tendenze si incontrano. In gioventù Góngora com-pose soprattutto romanze liriche amorose e letrillas, com-posizioni popolaresche vivacissime e molto graziose cheoscillano tra il sentimentale e il satirico. Il poeta fu moltoammirato per i suoi ottonari, che misero in luce le sue qua-lità di “concettista”. I suoi romances offrono una vasta va-rietà tematica: ne scrisse di pastorali, moreschi, d’amore emitologici. Ricordiamo, tra gli altri, Hermana Marica (So-rella Marica), Angélica y Medoro e la citata Favola di Pi-ramo e Tisbe.Fino al 1600 Góngora non utilizzò l’endecasillabo e noncompose, quindi, sonetti. Ma come molti suoi contempo-ranei era affascinato da questa forma poetica, che con la suastruttura chiusa gli permetteva di mettere in luce le sue abi-lità formali. Compose quasi duecento sonetti di svariati te-mi: dal mitologico al satirico, all’amoroso, al burlesco.

■ La Fábula e Las soledadesLe sue opere più ammirate sono il poema colto Las sole-dades (Le solitudini) e la Fábula de Polifemo y Galatea (Fa-vola di Polifemo e Galatea), nei quali la lingua spagnola rag-giunge un’impareggiabile perfezione formale.Le solitudini è il poema più celebrato, nonché il più criti-cato di Góngora. Fu scritto intorno al 1612 e rimase in-compiuto: dei quattro canti che l’autore intendeva com-porre, solo due furono ultimati, uno di 1091 versi e l’altrodi 979. Scopo del poeta era la raffigurazione di quattro “so-litudini”: della campagna, della riva del mare, dei boschi edel deserto. L’elemento narrativo è praticamente assente:la storia è quella di un giovane naufrago deluso dall’amoreche viene ospitato prima da pastori e poi da contadini, coni quali trascorre alcuni giorni, condividendo i loro pasti, imomenti di riposo e di svago. Questo debole filo narrativoè solo un pretesto per sfoggiare versi raffinati, allusioni col-te, ardite metafore e originali costrutti sintattici.La Fábula, dalla costruzione perfetta, rappresenta il massi-mo esempio di poesia barocca. Ambientata in Sicilia, nar-ra la storia del ciclope Polifemo che si innamora della nin-fa Galatea, la quale però non lo ricambia perché a sua vol-ta innamorata di un giovane. Quando Polifemo scopre la lo-ro relazione, colpisce con un macigno il povero ragazzo, ilcui sangue si trasforma in un rivolo. Secondo l’interpreta-zione di Dámaso Alonso l’opera si fonda su due idee op-poste: la luce, rappresentata da Galatea, e l’oscurità, in-carnata da Polifemo. Il tema della luce e della bellezza del-

L’opera giovanile

Gli ottonari

L’usodell’endecasillabo

Le solitudini

Assenza di un filo narrativo

Favoladi Polifemo e Galatea

Temi classici e barocchi

98

1 - Culteranismo e Concettismo: Góngora e Quevedo

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 100: let spa

la donna è di chiara derivazione petrarchista, mentre quel-lo del buio, della violenza e della mostruosità si inserisceperfettamente nel clima barocco. Tutta la grande poesia di Góngora partiva dalla realtà, ma letrame non assumevano alcuna importanza, e l’universo rea-le era rappresentato solo per mezzo di metafore atte a co-gliere insospettati rapporti fra gli esseri viventi e le cose. Daciò deriva la meravigliosa novità del linguaggio poetico gon-goriano, fatto di forme linguistiche molto condensate, co-struite attraverso la soppressione degli articoli e delle co-pule verbali, l’allusione e la stilizzazione dei miti classici, irovesciamenti sintattici, i continui neologismi e un’incredi-bile abbondanza di sostantivi.Góngora è oggi riconosciuto come uno dei primi poeti del-l’età moderna.

Francisco de Quevedo

Francisco de Quevedo y Villegas nacque a Madrid nel 1580da un importante funzionario di corte. Compì studi umani-stici (filosofia e lingue moderne) presso i gesuiti di Madride all’Università di Alcalá; a Valladolid si specializzò in teolo-gia. Nel 1606, già in possesso di una discreta fama come poe-ta, seguì la corte a Madrid; entrato nella vita politica comesegretario del duca di Osuna, lo seguì poi in Italia (1611).Nel 1616 Osuna fu nominato viceré di Napoli, ma i suoi me-todi aggressivi gli procurarono l’arresto in patria. Visto il tra-monto delle sue ambizioni politiche, Quevedo si ritirò a vi-vere in un paesino della Mancia, Torre de Juan Abad, di cuis’intitolò “signore”, traendovi ben pochi guadagni e moltiguai e liti giudiziarie. Quando nel 1621 morì Filippo III, Que-vedo, come la maggior parte degli Spagnoli, ripose moltesperanze nel nuovo monarca, Filippo IV, e nel nuovo mini-stro, il conte duca d’Olivares. Ma questi ebbe la disgrazia ditrovarsi di fronte Richelieu, e la Spagna andò incontro a unaserie di disastri economici e disfatte militari. Quevedo, av-verso al Conte Duca, fu imprigionato per quattro anni a León(1639-43) e fu liberato solo dopo la caduta del dittatore. Morìpoco dopo nella Mancia, dove si era stabilito.Considerando gli avvicendamenti della sua esistenza non ri-sulta difficile capire che, alla sua amarezza di spagnolo or-goglioso e nazionalista, dovette aggiungersi il disinganno con-seguente al fallimento politico. Da un punto di vista senti-mentale non fu più fortunato: misogino convinto, fu costret-to dalla moglie di Olivares a sposare, nel 1634, una ricca ve-

Lingua poetica

La vita

Le sfortune politiche, amorose e fisiche

99

1 - Culteranismo e Concettismo: Góngora e Quevedo

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 101: let spa

dova, per separarsene poco dopo. Come non bastasse, Que-vedo era zoppo e miope, e per quanto a volte assumesse unatteggiamento autoironico verso i suoi difetti fisici, questi si-curamente acuirono il suo risentimento. A differenza degli al-tri grandi autori a lui coevi, che trovarono conforto nella reli-gione (Calderón) e nell’arte (Lope de Vega e Cervantes), Que-vedo non riuscì a consolarsi in nessun modo: il suo astio, ildolore profondo e la mancanza di speranza pervadono tuttala sua produzione.

■ Quevedo poetaL’intenso pessimismo di Quevedo verso il suo mondo è par-ticolarmente evidente nelle poesie. All’interno della sua va-stissima produzione poetica sono ravvisabili tre filoni prin-cipali. Il primo è quello delle poesie filosofiche e morali,nelle quali si incontrano i grandi temi barocchi: la brevità ela mancanza di senso della vita, la fugacità del tempo e lamorte. Il suo profondo pessimismo esistenziale fu solo inparte alleviato dalla fede o dallo stoicismo. Nelle poesie mo-rali in particolare, il poeta sviluppa il tema della corruzionedel mondo portata dall’ipocrisia, dall’invidia e dalla bramadi ricchezza. Non mancano diretti riferimenti alla realtà spa-gnola, come nella Epístula satírica y censoria o in Memo-rial, in cui accusa apertamente la politica della sua epoca. Ilsecondo filone è quello della poesia amorosa. Quevedoscrisse più di 200 poemi d’amore, in cui l’amore comparea volte come l’unica fonte di consolazione, come un’espe-rienza che giustifica da sola tutte le sofferenze della vita ter-rena. Altre volte il sentimento amoroso è rappresentato co-me un ideale irraggiungibile, e in quanto tale come fonte diulteriori patimenti. Dal suo stesso disinganno nascono infi-ne i poemi satirici e burleschi, con i quali ridicolizzò ogniaspetto della vita, dall’amore alla morte.Quevedo coltivò tutte le forme metriche del suo tempo, pre-diligendo però il sonetto. L’attenzione per le scelte lessica-li, le immagini complesse e la concentrazione espressiva fan-no di Quevedo un poeta molto difficile; ma queste stesse ca-ratteristiche gli hanno guadagnato un meritato posto tra i li-rici più originali della Spagna, nonché tra i più significatividel multiforme quadro della poesia barocca di tutta Europa.

■ Quevedo prosatoreAnche la produzione prosastica di Quevedo è vastissima. LaHistoria de la vida del buscón llamado Don Pablos (Sto-ria della vita del paltoniere chiamato Don Pablo, 1626),scritta forse intorno al 1610, è un testo di importanza capita-

Tre filoni di poesia

Le poesie filosofiche e morali

La poesia amorosa

Poemi satirici e burleschi

Storia di Don Pablo,romanzo picaresco

100

1 - Culteranismo e Concettismo: Góngora e Quevedo

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto G

eografico De A

gostini 278651.Copyright 2011 D

e Agostini, N

ovara

Page 102: let spa

le nella storia della letteratura picaresca, pur nella sua brevità(23 capitoli in 3 libri). Scritta superbamente, con un linguag-gio tipicamente barocco, realistico e sarcastico, narra la vitadi un furfante in modo talmente crudo da far sospettare l’in-tenzione parodistica. Il testo descrive un mondo a dir pocodiabolico, pervaso da un umorismo nero che disumanizza ipersonaggi e le vicende. Al contrario del Lazarillo, non con-tiene alcuna riflessione morale. Il valore di quest’opera risie-de nell’uso che Quevedo fece delle parole, mirate a trasmet-tere una visione grottesca del mondo picaresco: nessun in-tento sociale, dunque, ma solo il conseguimento di un intensoeffetto comico. Lo scrittore aveva esclusivamente fini esteti-ci, e non era interessato a creare un personaggio verosimileche presentasse il mondo dal proprio punto di vista.Tra le satire morali e allegoriche troviamo Los sueños (I so-gni, 1627), che Quevedo iniziò a comporre intorno al 1606.Attraverso il meccanismo dei sogni, l’autore presentò una se-rie di personaggi (contadini, medici, poeti, barbieri, figure mi-tologiche ecc.) e di costumi della sua epoca. I cinque sognisono stati giudicati da molti critici il capolavoro dell’autore,per quanto dovettero subire molte modifiche, probabilmen-te a causa della censura dell’Inquisizione. Così El sueño deljuicio final (Il sogno del giudizio universale) divenne Elsueño de las calaveras (Il sogno dei teschi), El alguacil en-demoniado (Lo sbirro indemoniato) divenne El alguacil al-guacilado (Lo sbirro “sbirrato”), El sueño del Infierno (Il so-gno dell’Inferno) fu corretto in Las zahurdas de Plutón (Iporcili di Plutone); meno censurati furono i due sogni am-bientati sulla Terra, per quanto questa risulti molto simile al-l’inferno dei primi tre: El mundo por de dentro (Il mondodal didentro) ed El sueño de la muerte (Il sogno della mor-te). Ispirati forse ai quadri del fiammingo Bosch, sono com-posizioni squisitamente barocche, sia per la cupa, drammati-ca visione del mondo che racchiudono, sia per il linguaggiovertiginoso, deformato, esasperato, continuamente giocatosu grottesche deformazioni di luoghi comuni, capovolgimentiverbali, potenti invenzioni irrisorie e beffarde atte a comuni-care un totale pessimismo morale e un umorismo nero. Quevedo compose anche alcune opere ascetiche, come Lacuna y la sepoltura (La culla e la sepoltura, 1653), una ri-flessione sulla brevità della vita, e politiche, come Política deDios (Politica di Dio, 1635) e Vida de Marco Bruto (Vita diMarco Bruto, 1644), nella quale espose alcune idee generalisul governo, con specifico riferimento alla situazione spa-gnola. Come in poesia, anche nella prosa Quevedo dimostròdi essere un vero e proprio virtuoso della lingua.

I sogni, satira moralee allegorica

La lingua dei Sogni

Opere ascetiche e politiche

101

1 - Culteranismo e Concettismo: Góngora e Quevedo

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 103: let spa

102

1 - Culteranismo e Concettismo: Góngora e Quevedo

In seguito alla decadenza politica ed economica della nazione, i valori e gli idea-li rinascimentali vengono soppiantati da un senso di decadenza, pessimismo, di-singanno, testimoniato dalla diffusione della cultura barocca. Nascono due cor-renti letterarie: il Culteranismo e il Concettismo.

Góngora (1561-1627) fu antagonista di Quevedo e di Lope de Vega. Con lui, ilCulteranismo divenne “Gongorismo”: prevalenza delle percezioni sensoriali e ori-ginali espedienti linguistici a fine ornamentale. Il suo Culteranismo si accentuanella seconda fase della produzione, caratterizzata da forte ermetismo. Solo nelXX secolo la sua opera sarà pienamente apprezzata. Opera poetica: poesie umo-ristiche e satiriche; poesie idealistiche. Poemi colti: Le solitudini e Favola di Po-lifemo e Galatea. Sono caratterizzati dalla mancanza di trama e da perfezione for-male. La lingua è ricercata, ricca di insolite metafore e condensata.

Quevedo (1580-1645) ebbe un’esistenza molto travagliata, caratterizzata dalladelusione verso gli insuccessi della nazione e dall’amarezza per il fallimento del-la propria carriera politica: questi sentimenti pervadono tutta la sua produzione.Compose poesie filosofiche e morali, nelle quali dipinse un mondo corrotto dal-l’ipocrisia e dalla mancanza di valori. Le numerose poesie d’amore si fondano suun’idea duplice dell’amore: da un lato è l’unica consolazione dell’essere umano,dall’altro non fa altro che acuirne le pene. I poemi satirici e burleschi ridicolizza-no l’uomo in ogni suo aspetto. Nell’opera in prosa più famosa, la Storia della vi-ta del paltoniere chiamato Don Pablo offre una visione grottesca del mondo pi-caresco. Il suo capolavoro è I sogni, satira morale e allegorica.

SCHEMA RIASSUNTIVOIL BAROCCO

Luis de Góngora

Francisco de Quevedo

1. Da cosa è caratterizzata la cultura barocca? 95-

96a

2. Cosa si intende per “Concettismo” e “Cultera-nismo”? 96b

3. Che interpretazione diede Dámaso Alonso dellaFábula di Góngora”? 98b

4. A cosa è dovuto il barocchismo dei Sogni di Que-vedo? 101b

DOMANDE DI VERIFICA

Titolo co

ncess

o in lic

enza a fe

derica petra

cca, 1

369116, ord

ine Istitu

to Geogra

fico D

e Agosti

ni 278651.C

opyright 2

011 De A

gostini, N

ovara

Page 104: let spa

103

Il teatro nel XVII secolo

Grazie all’influenza del teatro italiano e all’iniziativa di Lopede Rueda, che fondò la prima compagnia teatrale spagnola,durante il XVII secolo sorsero moltissime compagnie teatralie furono aperti numerosi teatri stabili, i cosiddetti corrales,cortili di case nei quali veniva installato un palco per gli at-tori. Il pubblico, di solito, assisteva in piedi. Il prezzo variavaa seconda della fama della compagnia e dell’autore dell’o-pera. A poco a poco questi corrales subirono molte trasfor-mazioni per migliorare la qualità della rappresentazione, fin-ché non fu necessario creare spazi appositi ad esclusivo usodelle compagnie teatrali. Se Madrid, Valenza e Siviglia eranoil fulcro del teatro nazionale, grazie alle compagnie ambu-lanti il teatro arrivò anche nei centri minori. In seguito alle innovazioni introdotte da Lope de Vega, il tea-tro spagnolo iniziò a godere di grande libertà sia strutturale sialinguistica e formale. Le tre unità di tempo, luogo e azione fu-rono abolite, e all’interno della stessa opera potevano compa-rire le più svariate forme metriche (polimetria); in nome di unamaggiore aderenza alla vita reale, i drammi mescolavano il co-mico al tragico e affiancavano personaggi aristocratici e di umi-li origini. Tutte queste novità erano finalizzate a un adegua-mento del teatro ai gusti e alle aspettative del pubblico.La commedia era il genere che andava per la maggiore e ave-va una precisa funzione sociale, ossia quella di “divertireistruendo”: trasmetteva precisi valori politici, sociali e reli-giosi, ma allo stesso tempo voleva far dimenticare al pub-

I corrales

Nascita dei teatri

Trasformazionedel teatro

La commedia

2 Lope de Vega,Tirso de Molinae Calderón de la Barca

Nel corso del XVII secolo il teatro nazionale spagnolo raggiunge il suomassimo splendore. In contrasto con il Culteranismo e il Concettismo tipicidella poesia e della prosa del momento, il teatro cerca forme più popolari e accessibili a un pubblico il più possibile vasto. Il drammaturgo piùrappresentativo è l’impareggiabile Lope de Vega, iniziatore della commedia

spagnola. Tra i suoi discepoli occupano un posto di particolare importanzaTirso de Molina e Calderón de la Barca. Quest’ultimo arricchisce il generedella commedia con profonde riflessioni.

Tito

lo co

nce

sso in

licenza

a fe

derica

petra

cca, 1

369116, o

rdin

e Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Nova

ra

Page 105: let spa

blico le sue preoccupazioni quotidiane, immergendolo in unmondo letterario molto più sereno e allegro. I protagonistierano solitamente giovani cavalieri onesti, valorosi e capacidi profondi sentimenti, e dame pure e sincere che lottava-no insieme per superare le avversità che ostacolavano la lo-ro unione. In quasi tutte le commedie compariva la figura del gracio-so, un servo del protagonista le cui azioni erano decisive peril lieto fine della storia. Di solito il gracioso si innamoravadella serva della dama, dando luogo a storie parallele allaprincipale, altra caratteristica tipica di queste commedie. Iltema dominante era l’amore, presentato come una passio-ne nobile e pura propria di tutte le classi sociali; ma essonon doveva mai far aspirare all’ascesa nella scala gerarchi-ca, che doveva rimanere invariata per non rompere l’ordinesociale; direttamente correlato al tema amoroso era quellodell’onore, solitamente legato alla condizione della dama.

Lope de Vega

Lope Félix de Vega Carpio (Madrid 1562-1635) fu dramma-turgo, poeta e narratore e condusse un’esistenza decisa-mente turbolenta. Di umili origini, ricevette un’educazionecristiana presso i gesuiti e nelle università di Alcalá e di Sa-lamanca. Fin da giovane fu famoso per i suoi numerosi amo-ri, a partire dalla sua relazione con Elena Osorio; quandoquesta lo lasciò, lo scrittore rispose con versi diffamatori chegli costarono l’espulsione da Madrid per otto anni. Durantel’esilio sposò Isabel de Urbina e, dopo aver partecipato alladisastrosa spedizione dell’Invincibile Armata, si stabilì a Va-

Il gracioso

Tema amorosoe dell’onore

La vita

104

2 - Lope de Vega, Tirso de Molina e Calderón de la Barca

IL TEATRO EUROPEO DEL XVII SECOLO

Nel XVII secolo il teatro raggiunse il suomassimo splendore non solo in Spagna,ma anche in Francia e Inghilterra. Comenella Penisola Iberica, anche nel mondoanglosassone fu il teatro di matrice popo-lare a conoscere il maggior successo. Sor-se la comedy of manners, ossia la “com-media di costume”, il cui principale espo-nente fu William Congreve: questo gene-re teatrale si distingueva per il tono di bef-fa nei confronti di valori tipicamente bor-ghesi, quali la castità, la fedeltà nel matri-monio, l’onestà e la sincerità. I protagoni-

sti erano di solito cortigiani che si pren-devano gioco dei borghesi, dei puritani edei loro eccessi, derivanti dalla mancanzadi buon gusto e soprattutto dall’ignoran-za. Il dialogo prevaleva nettamente sullatrama. In Francia incontriamo la figura delpiù grande commediografo mai esistito:Molière. Le sue opere possedevano unaforza satirica e comica irresistibile: rivoltesoprattutto ai falsi devoti, miravano a met-tere in luce e ridicolizzare i difetti umani.Il teatro francese subì molto l’influsso diquello spagnolo.

Titolo

con

cess

o in

lice

nza

a fe

deric

a pe

tracc

a, 1

3691

16, o

rdin

e Is

titut

o G

eogr

afico

De

Ago

stin

i 278

651.

Cop

yrig

ht 2

011

De

Ago

stin

i, Nov

ara

Page 106: let spa

lenza: fu uno dei periodi più produttivi della sua vita. Nel1594, in seguito alla morte della moglie, tornò a Madrid. Quiebbe nuove relazioni amorose e sposò Juana de Guardo, fi-glia di un ricco commerciante, ma ciò non gli impedì di vi-vere con l’amante a Toledo e a Siviglia, né di avere figli daentrambe le donne. All’età di 43 anni entrò al servizio delconte di Sessa, ma il dolore per la morte della seconda mo-glie e del figlio Carlos lo indusse a farsi prete (1614). Quat-tro anni dopo conobbe Marta de Nevares (Amarilis, nella suapoesia), più giovane di lui di trent’anni, l’ultimo grande, epiù tormentato, amore della sua vita. La sfortunata Marta,però, divenne cieca e morì folle nel 1632, dopo avergli datodue figli. Angustiato dai rimorsi e dal dolore, trascorse gli ul-timi anni al servizio del duca di Sessa, sempre dedito al tea-tro e alle lettere, sfogo e conforto di un’esistenza intensa-mente vissuta, goduta e sofferta. La vita di Lope fu un’alternanza di luci e ombre, di gioie in-tense e profondi dolori. Il popolo spagnolo provò sempreuna grandissima ammirazione per lui, e si racconta che inmolte case fosse addirittura appeso il suo ritratto.

■ L’operaA dispetto delle vicende tumultuose della sua vita, la pro-duzione letteraria di Lope de Vega è a dir poco strabiliante.Le commedie pervenuteci sono circa cinquecento, ma luistesso affermò di averne scritte millecinquecento. A questesi aggiungono più di tremila liriche, tredici poemi – alcunidei quali molto estesi –, due romanzi pastorali e uno di av-venture, diverse novelle, alcuni Soliloquios (1612 e 1626)ascetici e la cosiddetta “azione in prosa” della Dorotea(1632). Le sole liriche sarebbero più che sufficienti a dare aLope de Vega un posto di primo piano nella letteratura spa-gnola. Si tratta di poesie di ispirazione sia religiosa sia pro-fana. In entrambi i casi, i temi hanno sempre forti radici au-tobiografiche: spesso si tratta di vere e proprie cronachedelle sue avventure amorose, che il pubblico leggeva con cu-riosità e passione. Particolare fama ebbero le liriche religio-se contenute nelle raccolte Rimas humanas (Rime umane,1602), Rimas sacras (Rime sacre, 1614) e nei Triunfos di-vinos (Trionfi divini, 1625). Fra i romanzi il più riuscito ècertamente Los pastores de Belén (I pastori di Belén, 1612).Molto successo ebbero anche il romanzo pastorale La Ar-cadia (1598), resoconto indiretto di vicende viste o vissutead Alba de Tormes, l’avventuroso El peregrino en su patria(Il pellegrino nella sua patria, 1604) e le Novelas a MarciaLeonarda (Novelle per Marzia Leonarda, 1621-1624), rea-

Una produzionestrabiliante

Lirica religiosa e profana

Le liriche religiose

I romanzi:I pastori di Belén

105

2 - Lope de Vega, Tirso de Molina e Calderón de la Barca

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 107: let spa

listiche e con accenni picareschi. Indubbiamente Vega erapiù dotato per la versificazione che per la prosa. I poemi nesono testimoni, in particolare quelli di tema mitologico: An-drómeda (1621), Filomena (1621) e Circe (1624). Vega com-pose anche poemi burleschi, come La Gatomaquia (La gat-tomachia, 1634), spassosa storia di gatti innamorati e gelo-si, un poema agiografico (Isidro, 1599) e il satirico-didatti-co Arte nuevo de hacer comedias en este tiempo (Arte nuo-va di fare commedie, 1609). I poemi più lunghi sono di let-tura molto più impegnativa. Ricordiamo l’ariostesco La her-mosura de Angélica (La bellezza di Angelica, 1602), La Je-rusalén conquistada (La Gerusalemme conquistata, 1609),La Dragontea (1598), sul pirata Drake, e la Corona trágica(1627), su Maria Stuart.

■ Il teatroIl prodigioso ingegno di Vega si manifestò soprattutto nel tea-tro, tanto che è stato unanimemente riconosciuto come ilcreatore della commedia spagnola. La sua produzione è tal-mente vasta che è anche difficilissimo catalogarla, per quantoalcuni critici abbiano provato a suddividerla per tematiche. Laverità è che per Vega tutto costituiva ispirazione, dalla lette-ratura alle sue esperienze personali, alla storia, alla politica;tutto, nelle sue mani, diventava teatro. Ottimo conoscitoredelle regole aristoteliche, decise comunque di superarle, con-centrandosi su quella che per lui era l’unica vera regola delteatro: intrattenere il pubblico, del quale studiava, fino a com-prenderli a fondo, i gusti e le debolezze. Niente indagini psi-cologiche, dunque, né tragicità, insegnamenti morali, impe-gno sociale o politico, per quanto accettasse le idee fonda-mentali del suo tempo, quali il cattolicesimo, la monarchia, ilrispetto della nobiltà. Parlare di un solo capolavoro è impos-sibile: Vega compose numerosi capolavori, molti dei quali so-no tuttora rappresentati. Ricordiamo alcuni tra i più celebri.Fuente Ovejuna (Il paese di Fuente Ovejuna), scritto e rap-presentato intorno al 1618, prende il titolo dal villaggio in cuiè ambientato. Lo sfondo storico è quello della lotta dei re cat-tolici contro la pretendente al trono di Castiglia, Giovanna laBeltraneja (XV secolo). In quest’atmosfera di tensione, gli abi-tanti del villaggio uccidono il tirannico governatore localeFernán Gómez, sostenitore della Beltraneja; sottoposti a pro-cesso e tortura, si assumono collettivamente la responsabilitàdell’atto. L’assoluzione del re ristabilirà l’armonia della società,turbata da un piccolo despota, colpevole di aver mancato alproprio dovere. El caballero de Olmedo (Il cavaliere di Ol-medo, 1641) è una commedia drammatica in tre atti.

I poemi mitologici

I poemi burleschi,agiografici e satirici

I poemi lunghi

Attenzione per i gustidel pubblico

Il paese di FuenteOvejuna

Il cavaliere di Olmedo

106

2 - Lope de Vega, Tirso de Molina e Calderón de la Barca

Tito

lo c

once

sso

in li

cenz

a a

fede

rica

petrac

ca, 1

3691

16, o

rdin

e Is

titut

o G

eogr

afic

o D

e Ago

stin

i 278

651.

Cop

yrig

ht 2

011

De

Ago

stin

i, N

ovar

a

Page 108: let spa

Mette in scena la storia di don Alonso, innamorato e ricam-biato da doña Inés. Ma lei è già stata promessa in sposa a donRodrigo, al quale Alonso ha salvato la vita durante una corri-da. Eppure il rivale in amore gli tende un’imboscata nella qua-le Alonso resta ucciso. Nonostante la complessità della tramae il triste finale, la commmedia è punteggiata da situazioni spas-sose e momenti di grande comicità. Peribáñez y el comen-dador de Ocaña (Peribáñez e il commendatore d’Ocaña,1613) è il primo della serie dei drammi sull’onore castiglia-no. Il contadino Peribáñez uccide il nobile e presuntuoso com-mendatore, che gli ha insidiato la moglie. Il re lo condanna amorte, ma solo per poi graziarlo e premiarlo. Bellissime le sce-ne di vita rustica e di amore coniugale tra Peribáñez e la mo-glie. La dama boba (La ragazza sciocca, 1617) è una com-media in tre atti composta nel 1613. La protagonista Finea èconsiderata da tutti poco intelligente. Il fidanzato Liseo la la-scia per la sorella, più saggia ma anche ben più povera, e losquattrinato Lorenzo inizia a corteggiarla. Grazie proprio al-l’amore, Finea diviene d’un tratto scaltra e molto saggia: quan-do Liseo torna da Finea, lei lo rifiuta e sposa Lorenzo. El mejoralcalde el rey (Il miglior giudice è il re, 1635) è una com-media drammatica in tre atti. Don Tello de Meira, signorottogaliziano del XII secolo, rapisce, imprigiona e violenta Elvira,fidanzata di un contadino. Quest’ultimo si appella a re Alfon-so VII, che costringe don Tello a sposare Elvira e a nominarlaerede di tutte le sue ricchezze. Quindi ordina la decapitazio-ne del signorotto e riconsegna la ragazza al fidanzato. Il ricor-so al re come fonte di giustizia, soprattutto da parte dei piùumili, è un tema ricorrente nell’opera di Vega.Degne di nota sono anche molte delle sue commedie religio-se, Lo fingido verdadero (Da finzione a realtà), La buenaguardia (La fedele custode), La fianza satisfecha (La fiduciasoddisfatta); le commedie pastorali, come La Arcadia; quelledi argomento storico come El castigo sin venganza (Il casti-go senza vendetta), El casamiento en la muerte (Il matrimo-nio nella morte), El rey don Pedro en Madrid (Il re don Pie-tro a Madrid), Los comendadores de Córdoba (I commenda-tori di Cordova); quelle “popolari” e di costume quali La mo-za de cántaro (La ragazza della brocca), El acero de Madrid(L’acciaio di Madrid), La hermosa fea (La bella brutta).Lope de Vega brillò sulla scena per il suo ingegno, con il concet-to di opera teatrale come puro spettacolo, creando opere dota-te di una struttura drammatica che lui stesso concepiva comeforma di comunicazione effettiva ed efficace con il pubblico. For-se la miglior definizione critica di Lope resta quella di Cervantes:el monstruo de la naturaleza (il fenomeno della natura).

Peribáñez e il commendatoredi Ocaña

La ragazza sciocca

Il miglior giudice è il re

Commedie religiose

Commedie pastorali e storiche

Commedie popolari e di costume

107

2 - Lope de Vega, Tirso de Molina e Calderón de la Barca

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 109: let spa

Tirso de Molina

Tra i numerosi seguaci di Lope de Vega, Tirso de Molina (Ma-drid circa 1584 - Soria 1648), il cui vero nome era GabrielTéllez, ottenne il successo maggiore. Le informazioni cheabbiamo sulla sua vita sono molto limitate e piene di ombre.Sappiamo che entrò nell’ordine della Mercede. Non sonochiari i rapporti che intrattenne con esso, ma fu qui che eb-be inizio la sua fama di poeta e drammaturgo. Fu denuncia-to a causa dei contenuti delle sue opere e gli fu vietato discrivere commedie per ben dieci anni. Esiliato nella lontanaSoria, vi morì. Le sue commedie furono pubblicate in cin-que Partes (parti) fra il 1627 (Siviglia) e il 1636 (Madrid). Se-condo la tradizione, ne compose più di 400 (di cui un’ot-tantina pervenuteci), oltre a due opere miscellanee – Los ci-garrales de Toledo (I villini di Toledo, 1624) e Deleitar apro-vechando (Dilettare con giovamento, 1635) – e una volu-minosa Historia general de la Orden de la Merced (Storiagenerale dell’Ordine della Mercede, 1637) unico suo testoreligioso. La scelta delle tematiche dimostra che Tirso de Mo-lina doveva essere piuttosto spregiudicato. A parte l’unicodramma a sfondo teologico, El condenado por desconfia-do (Dannato per manco di fiducia, 1636), le sue comme-die sono prive di finalità morali. Rivelano, invece, unaprofonda conoscenza degli ambienti mondani, un certogusto per le situazioni più scabrose e un’aperta predile-zione per le donne particolarmente aperte e disinibite,come in Marta la piadosa (Marta la devota) o per uominiche precorrono il futuro Don Giovanni come in El burladorde Sevilla (Il seduttore di Siviglia, 1630). Quanto alle nar-razioni in prosa, la più valida è considerata Los tres mari-dos burlados (I tre mariti burlati). Nell’uso della tecnicateatrale, Tirso de Molina dimostrò di essere un più che de-gno discepolo di Lope de Vega. Questo è specialmente evi-dente nelle commedie di spada e di costume, quali El ver-gonzoso en palacio (Il timido a corte), Don Gil de las cal-zas verdes (Don Gil dalle calze verdi), La villana de Valle-cas (La villana di Vallecas), El melancólico (Il malinconi-co) La gallega Mari Hernández (La guaglieca MariHernández). Inoltre, egli dimostrò di essere un geniale in-terprete e continuatore dello spirito di Lope, interiorizzan-dolo e arricchendolo tramite quegli elementi di dissimula-zione femminile e di burla e quella noncuranza del verosi-mile che lo distinguono anche dal maestro. Persino quandoTirso de Molina compose drammi storici come La pruden-cia en la mujer (La prudenza delle donne) o religiosi (co-

La vita

Contenuti dei drammi

I tre mariti burlati

Commedie di spada

Drammi storici e religiosi

108

2 - Lope de Vega, Tirso de Molina e Calderón de la Barca

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto G

eografico De A

gostini 278651.Copyright 2011 D

e Agostini, N

ovara

Page 110: let spa

me la trilogia Santa Juana, 1634), rimasero evidenti la sualibertà morale e artistica, assieme alla sapiente analisi psi-cologica dei personaggi, all’acuto ingegno satirico e alla gra-zia con cui seppe presentare alcune situazioni comiche.

■ Altri discepoli di Lope de VegaAltri due autori molto importanti tra i discepoli di Lope furo-no Juan Ruiz de Alarcón (1581-1639) e Guillén de Castro(1569-1631). Il primo è famoso per essere riuscito, come Tir-so, a rendere in modo effettivo il profilo psicologico dei per-sonaggi, ma spingendosi più in là come critico delle debo-lezze umane e dei vizi della società. Castro è ricordato so-prattutto per aver rivisitato il personaggio del Cid trasfor-mandolo da eroe epico a eroe drammatico e per aver com-posto diverse commedie ispirate a Cervantes, come DonQuijote de la Mancha ed El curioso impertinente.

Calderón de la Barca

Lope de Vega fu senza dubbio un artista straordinario, non so-lo per la vastità e l’eclettismo della sua produzione, ma anche,e soprattutto, per la sua qualità. Ma oltre a lui, il XVII secolovide altri geni, tra i quali spicca Calderón de la Barca, dram-maturgo barocco per eccellenza. Egli compose esclusiva-mente opere teatrali, destinandole non solo ai corrales, maanche alla strada e ai palazzi dei nobili. Sfruttò tutti i registrie i generi teatrali a sua disposizione: dal dramma filosoficoalla tragedia politica, alle commedie di cappa e spada, agli in-termezzi, agli autos. La sua concezione del teatro includevatutte le arti: il verso, la musica, la danza e perfino la pittura.

■ La vitaPedro Calderón de la Barca nacque a Madrid nel 1600 dauna famiglia molto abbiente. Compì studi umanistici, primapresso i gesuiti, poi ad Alcalá e a Salamanca. Già famoso co-me drammaturgo, a cinquant’anni fu ordinato sacerdote esi ritirò a Toledo per appartarsi da tutto ciò che di monda-no esisteva nella sua società. Nel 1653 venne nominato cap-pellano del re. Morì a Madrid nel 1681. La sua vita fu moltodiversa da quella di Lope. Non abbiamo notizia di aneddo-ti particolari né sappiamo nulla riguardo alla sua vita senti-mentale. L’unico dato certo è che ebbe un figlio, forse daun’attrice, che riconobbe ufficialmente solo quando era giàsacerdote. Si sa poco anche della sua vita militare, tranneche prese parte alla campagna di Catalogna (1640).

Analisi psicologica,satira e comicità

Drammaturgo barocco per eccellenza

109

2 - Lope de Vega, Tirso de Molina e Calderón de la Barca

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 111: let spa

La sua vocazione poetica fu precoce: pubblicò le prime com-medie all’età di soli 23 anni, ricevendo perfino gli elogi di Lo-pe de Vega. Di idee tradizionaliste e aristocratiche, fu proba-bilmente un uomo severo e piuttosto pessimista.

■ L’operaCalderón si consacrò esclusivamente al teatro. Si conserva-no 120 sue commedie, 80 autos e una ventina di opere mi-nori, come gli intermezzi. La sua produzione viene solita-mente suddivisa in due epoche: nella prima, fino ai 35-40anni circa, l’autore seguì molto da vicino il modello dellacommedia di Lope; la seconda si caratterizza per l’atten-zione che l’autore dedicò allo sviluppo dei dettagli e allarielaborazione formale, accentuando il suo barocchismo;in questa seconda fase trattò anche temi di maggioreprofondità. Tra i numerosi drammi e le commedie di argo-mento religioso ricordiamo capolavori quali La devociónde la cruz (La devozione della croce, 1624), El mágico pro-digioso (Il mago dei prodigi, 1637), El Purgatorio de SanPatricio (Il Purgatorio di San Patrizio) e Los dos amantesdel cielo (I due amanti del cielo). Tra i drammi storici spic-cano soprattutto El príncipe costante (Il principe costante)e El alcalde de Zalamea (Il sindaco di Zalamea), consi-derato uno dei suoi massimi capolavori, ispirato a un’ope-ra di Lope de Vega. In esso il sindaco di un villaggio riscat-ta l’onore della figlia catturando il capitano che l’ha violatae costringendolo a sposarla per poi farlo giustiziare. Il temadell’uomo povero costretto a farsi giustizia da sé era moltocomune; Calderón lo mutuò da Lope, che aveva sempre in-scenato la difesa dei diritti dei contadini. L’opera, però,non ha nulla di “rivoluzionario”: la piramide sociale non vie-ne intaccata e le gerarchie sono rispettate.Nelle commedie di cappa e spada Calderón riuscì a dare ec-cezionale risalto alle sue abilità di commediografo: famose pergli intrecci complicati e superbamente costruiti, esse sonosoprattutto la testimonianza di come il genio dell’autore fos-se in grado di donare freschezza e novità a situazioni più chemai note nelle trame teatrali. Tra gli esempi più eclatanti, Ladama duende (La dama fantasma), El escondido y la ta-pada (Il nascosto e la velata) e Casa con dos puertas malaes de guardar (Una casa con due porte è difficile da custo-dire). Tra le commedie di argomento cavalleresco e mito-logico, alcune sono spiccatamente romanzesche, come El ca-stillo de Lindabridis (Il castello di Lindabridis, 1660) e Lapuente de Mantible (Il ponte di Mandible); altre sono inve-ce delicatissime fiabe teatrali, come Eco y Narciso e La pur-

Vocazione poeticaprecoce

Drammi e commediereligiosi

Drammi storici

Commedie di cappa e spada

Commedie cavallereschee mitologiche

110

2 - Lope de Vega, Tirso de Molina e Calderón de la Barca

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 112: let spa

pura de la rosa (La porpora della rosa). Senza dimenticarei numerosi drammi dell’onore e della gelosia, temi cruciali perla morale spagnola del XVII secolo: El médico de su honra (Ilmedico del proprio onore), A secreto agravio secreta ven-ganza (A segreta offesa segreta vendetta), El pintor de su de-shonra (Il pittore del proprio disonore), El mayor monstruo,los celos (Il maggior mostro è la gelosia). L’altro grande ca-polavoro appartiene al gruppo delle commedie filosofiche:La vida es sueño (La vita è sogno, 1635) è una sintesi dram-matica perfettamente bilanciata delle idee morali e religiosedella Spagna barocca. L’opera affronta i temi più cari all’auto-re: quello della libertà umana, della redenzione e della pre-destinazione. È dunque una meditazione accorata sul pote-re, sul destino, sul libero arbitrio, sulla vita, sulla morte e suisogni: temi universali, di perenne attualità. La trama è moltosemplice: una profezia avvisa il re Basilio che suo figlio Sigi-smondo è destinato a compiere azioni gravissime; il re deci-de così di rinchiudere il principe in una torre. In seguito a unaserie di avvenimenti, il re decide, anni dopo, di provare a li-berare il figlio, il quale però non smentisce i sospetti del re,rivelandosi violento e perfido. Quando il padre lo rinchiudenuovamente, Sigismondo si chiede se quello che ha vissutonon sia stato, in verità, soltanto un sogno, e giunge alla con-clusione che, sogno o realtà che fosse, è sbagliato dare libe-ro sfogo alla rabbia e agli aspetti più negativi della propria per-sonalità. Alla fine Sigismondo viene liberato proprio perchédimostra di aver trovato, in seguito all’urto violento con larealtà, quella saggezza che è sempre stata insita in lui ma allaquale non aveva mai dato ascolto. Si tratta di un’opera com-pleta, ricca di sorprese e rivelazioni. I personaggi rivelano una profonda coscienza psicologica:famosissimi sono i monologhi di Sigismondo, vero e pro-prio paladino del libero arbitrio, che lascia all’uomo la pos-sibilità di scegliere, in ogni momento, il cammino che vuo-le seguire, in contrapposizione all’idea della predestinazio-ne, che non lascia alcun margine di libertà all’agire umano.Con Calderón il genere degli autos raggiunse una perfezioneformale senza precedenti. Gli 80 che ci sono pervenuti sonodrammi eucaristici altamente lirici come El nuevo hospicio depobres (Il nuovo ospizio dei poveri). Il più apprezzato rimaneEl gran teatro del mundo (Il grande teatro del mondo, 1633).Come in La vita è sogno, l’idea centrale è quella del mondo co-me un palcoscenico sul quale ogni uomo interpreta la sua par-te per essere infine giudicato da Dio. La profonda fede cristia-na si fonde con il suo radicato pessimismo stoico, dando ori-gine a uno dei momenti più alti della poesia calderoniana.

Drammi di onore e gelosia

Le commedie filosofiche:La vita è sogno

La trama

Un’opera completa

Gli autos

Il grande teatrodel mondo

111

2 - Lope de Vega, Tirso de Molina e Calderón de la Barca

Titolo

con

cess

o in

lice

nza

a fe

deric

a pe

tracc

a, 1

3691

16, o

rdin

e Is

titut

o G

eogr

afico

De

Agost

ini 2

7865

1.C

opyr

ight

201

1 De

Agost

ini,

Nov

ara

Page 113: let spa

■ La criticaA Calderón de la Barca sono sempre state criticate la man-canza di inventiva (spesso riprendeva argomenti e tramedi autori precedenti), la debole caratterizzazione dei per-sonaggi e l’assoluta aderenza alle idee della Spagna mo-narchica, palese nella rappresentazione di una societàestremamente statica. Ma queste critiche non tolgono nul-la al valore artistico e all’energia drammatica e poetica deisuoi capolavori. Il linguaggio, smaccatamente barocco, èdi un’originalità rara. Il suo merito, unanimemente ricono-sciuto, sta nell’aver dotato il genere della commedia nuo-va di una maggiore profondità e flessibilità. Il suo teatroè molto più riflessivo e filosofico di quello dei suoi prede-cessori e i suoi personaggi, seppur non nuovi, hanno unamaggiore individualità. Il suo teatro, spesso assai comples-so nel suo barocchismo, riflette le irresolubili contraddi-zioni della vita all’interno di una perfetta struttura teatrale.La vita è sogno e diversi altri suoi drammi sono riconosciu-ti come capolavori indiscussi del teatro mondiale.Considerato l’iniziatore di un vero e proprio ciclo teatrale, Cal-derón de la Barca ebbe numerosi continuatori, imitatori ed epi-goni. Ma i suoi seguaci riuscirono a emulare solo l’attenzioneper la costruzione degli intrecci e il barocchismo. Due, in par-ticolare, meritano di essere menzionati: Francisco de RojasZorrilla (1607-1648) è ricordato soprattutto per la sua operasul tema dell’onore, Del Rey abajo, ninguno (Al di sotto delre, nessuno), ma fu anche autore di deliziose commedie comeEntre bobos anda el juego (La partita si gioca tra sciocchi);Augustín Moreto (1618-1669) è famoso per le sue commedieromantiche e cariche di umorismo, come El desdén con el de-sdén (Sdegno con sdegno).

Individualitàdei personaggi

Gli epigoni

112

2 - Lope de Vega, Tirso de Molina e Calderón de la Barca

Tito

lo c

oncesso in

licenza a

federic

a p

etra

cca, 1

369116, o

rdin

e Is

tituto

Geogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Novara

Page 114: let spa

113

2 - Lope de Vega, Tirso de Molina e Calderón de la Barca

Il teatro nazionale raggiunge il massimo splendore. In contrasto con le tendenzedella poesia e della prosa, diventa un genere profondamente popolare. Nascononumerose compagnie teatrali, anche ambulanti, i corrales, e spazi appositi per lerappresentazioni teatrali.

Con Lope de Vega, genio iniziatore della commedia spagnola, il teatro si liberadalle tre unità aristoteliche, raggiunge grande libertà linguistica e formale e sidota di una funzione sociale. Lope ha una vita avventurosa, punteggiata da numerosi amori. Scrive almeno500 commedie, più di tremila liriche, romanzi e novelle, di matrice sia religiosasia profana. Le tematiche hanno sempre una radice autobiografica. Attentissi-mo ai gusti e alle aspettative del pubblico, compone moltissimi drammi immor-tali: Il paese di Fuente Ovejuna (1618), Il cavaliere di Olmedo (1641), Peribañeze il commendatore d’Ocaña (1613), Il miglior giudice è il re (1635). Tra i dram-mi religiosi spiccano: Da finzione a realtà. Tra le commedie pastorali: La Arca-dia; tra le commedie di argomento storico: Il castigo senza vendetta, Il matri-monio nella morte, Il re don Pietro a Madrid, I commendatori di Cordova; tra lepopolari: La ragazza della brocca, L’acciaio di Madrid, La bella brutta.

Maggior seguace di Lope de Vega, Tirso de Molina (circa 1584-1648) mostra unaprofonda conoscenza degli ambienti mondani, un gusto per le situazioni scabro-se e grande libertà sia morale sia artistica. Maggiore opera in prosa: I tre maritiburlati. Compone molte commedie di costume e di cappa e spada, drammi stori-ci e religiosi. Alla tecnica e all’indagine psicologica di Lope aggiunge il suo perso-nale gusto per i personaggi libertini, per la burla e per l’inverosimile. Ricordiamo,tra gli altri capolavori, Don Gil dalle calze verdi e Marta la devota; con Il sedutto-re di Siviglia, che dà vita al mito di Don Giovanni, raggiunge fama universale.Altri seguaci di Lope furono Juan Luis de Alarcón (1581-1639) e Guillén de Ca-stro (1569-1631).

Altro genio del teatro del XVII secolo, Calderón de la Barca (1600-1681) è il per-fetto rappresentante del teatro barocco e si consacrò esclusivamente all’artedrammatica, utilizzando tutti i registri e i generi a sua disposizione. Ci sono per-venute 120 commedie, 80 autos e una ventina di opere minori, tra le quali alcu-ni intermezzi. Tutta la sua opera dimostra grandissima attenzione per il dettaglioe un accurato lavoro di rielaborazione formale. Commedie religiose: Il mago deiprodigi, La devozione della croce, Il Purgatorio di San Patrizio, I due amanti delcielo; drammi storici: Il principe costante, Il sindaco di Zalamea; commedie dicappa e spada: La dama fantasma, Il nascosto e la velata, Una casa con due por-te è difficile da custodire; commedie cavalleresche e mitologiche: Il castello diLindabridis, Il ponte di Mandible, Eco e Narciso, La porpora della rosa. La vita è sogno, commedia filosofica, è considerata il suo capolavoro.

SCHEMA RIASSUNTIVOSVILUPPI DEL TEATRO

Lope de Vega

Tirso de Molina

Calderón de la Barca

1. Qual era la funzione della nuova commedia tea-trale? 103b-104a

2. Quali fondamentali novità portò al teatro Lopede Vega? 103b

3. Da dove traeva ispirazione Lope de Vega per lesue opere? 105b-106a

4. Quanti e quali generi teatrali coltivò Lope de Ve-ga? 106b-107

5. Perché Calderón de la Barca è considerato il piùgrande drammaturgo barocco? 109a-110a

6. In cosa consiste la grande importanza di La vitaè sogno? 111a

DOMANDE DI VERIFICA

Tito

lo c

oncesso in

licenza a

federic

a p

etra

cca, 1

369116, o

rdin

e Is

tituto

Geogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Novara

Page 115: let spa

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 116: let spa

IL XVIII SECOLO

1La prima metà del secolo:la fine dell’epoca barocca

2La seconda metà del secolo:il Neoclassicismo

Titolo concesso in

licenza a fe

derica petra

cca, 1369116, o

rdine Istitu

to Geografic

o De Agostin

i 278651.C

opyright 2

011 De Agostin

i, Novara

Page 117: let spa

Alla morte senza eredi di Carlo II la corona passa al suo pronipote, nonché nipote di re Luigi XVI di Francia,Filippo V di Borbone (1700-1746). L’Inghilterra, l’Austria, la Prussia, l’Olanda e altri Stati formano una coalizione per sostenere l’altro pretendente al trono, Carlo d’Asburgo,dando inizio alla Guerra di Successione spagnola (1702-1713). La politica torna filofrancese, costringendo la Spagna a ripetute guerre contro l’Inghilterra. I due regnidi Ferdinando IV e di Carlo III (1759-1788) hanno effettipositivi sulla nazione. Carlo III è considerato il migliorsovrano che la Spagna abbia mai avuto. Avvalendosi di collaboratori cautamente scelti, prima stranieri e poispagnoli, la dinastia dei Borbone sviluppa riforme intese a riordinare l’amministrazione statale e al recupero siaeconomico sia culturale. Per quanto ostacolata dalle forzepiù tradizionaliste del Paese – la Chiesa, l’Inquisizione e l’alta aristocrazia che, pur rappresentando meno di un decimo della popolazione, continua a possedere lamaggior parte delle terre –, l’azione riformatrice conseguerisultati assai positivi: vengono costruiti strade e porti, si rilanciano le province e le regioni periferiche, si rinnoval’istruzione superiore, si aboliscono le discriminazionirazziali e i privilegi dei grandi proprietari terrieri e si riducela pressione fiscale. Le uniche opere letterarie originalidella prima metà del secolo sono quelle del critico e studioso Benito Jerónimo Feijo y Montenegro, checontrasta l’ignoranza e l’ottusità dei suoi contemporaneinel nome dei nuovi valori illuministi di libertà, ragione e conoscenza scientifica. Durante il regno dell’illuminatoCarlo III l’influenza francese porta all’adozione delle formedel Neoclassicismo. Nicolás Fernández de Moratínintroduce i nuovi canoni nel teatro, seguito poi dal figlioLeandro. Tra gli autori più importanti ricordiamo José de Cadalso y Vázquez e Gaspar Melchor de Jovellanos.

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 118: let spa

117

Origini dell’Illuminismo

L’Illuminismo è un movimento culturale e filosofico nato nelXVIII secolo. Già alla fine del ’600 le credenze e le convin-zioni religiose, politiche, filosofiche e scientifiche erano sta-te messe in discussione. Nel XVIII secolo fu messo in attoun esame ancora più critico delle autorità religiose tradi-zionali, dal quale conseguì un’esaltazione delle idee laichee dei principi razionali e scientifici, nell’ottica di una tota-le emancipazione dell’uomo dalle tenebre in cui era statorelegato dall’oppressione religiosa, dall’ignoranza e dalla su-perstizione. La nuova filosofia illuministica permeò tutti icampi dell’attività umana portando al rinnovamento non so-lo delle varie discipline ma dell’intera vita sociale, della cul-tura e delle istituzioni. La principale sostenitrice del pen-siero illuminista fu la classe borghese, che trovò nei nuoviprecetti un mezzo ideale per conquistare il potere econo-mico e politico. Il movimento ebbe come principali centridi diffusione l’Inghilterra e la Francia. In Inghilterra si fecestrada l’Empirismo, che riconduceva la conoscenza all’e-sperienza dei sensi: propugnava l’attenzione per i dati em-pirici, l’uso del metodo induttivo (e non deduttivo) e lo spe-rimentalismo. In Francia Diderot e D’Alembert curarono l’e-dizione dei 37 volumi dell’Enciclopedia, un tentativo di con-vogliare tutto il sapere umano fondandosi esclusivamentesu principi razionalisti: fu, in un certo senso, la più impor-tante sintesi del pensiero illuminista, poiché combinò ar-ticoli filosofici con altri dedicati alle scienze, alle arti e allatecnica. L’idea che tutto dovesse essere comprovato dall’e-

Crisi dellecredenze religiose

L’Enciclopedia

1 La prima metà del secolo: la fine dell’epoca barocca

Durante il XVIII secolo si diffondono in tutta Europa le nuove concezioniilluministiche, che sostengono il superamento di tutte le credenze e le superstizioni del passato, sostituendole con una profonda fiducia nella ragione e nella razionalità umana. In Spagna la prima metà del secolo si caratterizza per il movimento del Postbarocchismo, volto a continuare le idee estetiche e i valori formali dell’era barocca, alla quale però molti autori si affrettano a reagire.

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto G

eografico De A

gostini 278651.Copyright 2011 D

e Agostini, N

ovara

Page 119: let spa

sperienza portò alla nascita dello scetticismo religioso, con-dizionato da importanti pensatori quali Voltaire e Rousseau:si fecero strada il deismo e l’agnosticismo, derivanti dal-l’impossibilità di provare razionalmente l’esistenza di Dio.Iniziò così a diffondersi l’idea della necessità di uno stato lai-co, mentre i governi europei praticavano il dispotismo il-luminato: il popolo doveva essere tutelato, ma senza che in-tervenisse direttamente nella vita politica della nazione.

■ L’Illuminismo in SpagnaLa nuova dinastia borbonica ebbe un ruolo fondamentalenell’introduzione delle idee illuministiche in Spagna, maqueste si diffusero anche grazie alla traduzione dei libri fran-cesi e alla nascita dei primi periodici, alla pubblicazione ditrattati sulla filosofia razionalista e deista e alle nuove ideegiuridiche che sostituirono la concezione del diritto divinocon quella del diritto naturale. Furono fondate nuove isti-tuzioni culturali, come la Biblioteca Nazionale (1712), laReal Academia Española, costituita per salvaguardare la pu-rezza della lingua castigliana, la Real Academia de la Histo-ria, per studiare e comprendere il passato della nazione, e ilMuseo del Prado (1785).

Il Postbarocchismo

Fondamentale per la modernizzazione della nazione spagno-la, il XVIII secolo non portò invece grandi novità dal punto divista letterario, soprattutto nella prima metà, che vide il pro-trarsi della letteratura barocca, come nell’opera di Diego deTorres y Villarroel (1693-1770). I 14 volumi delle sue Obras(Opere, 1752) comprendono poesie, opere teatrali popolarimolto simili agli entremeses, nonché diverse dissertazioni sul-la pietra filosofale. Lo scritto che lo rese famoso fu l’autobio-grafia, intitolata Vida, ascendencia, nacimiento, crianza yaventuras del doctor don Diego de Torres y Villarroel (Vi-ta, ascendenza, nascita, crescita e avventure del dottor donDiego de Torres y Villarroel, 1743-1758), nella quale l’autorenarrò con spregiudicatezza la propria esistenza avventurosa;pur rimanendo nella scia della letteratura picaresca, Villaroelsostituì all’amaro pessimismo del Buscón un vitalistico buo-numore. Una delle prime reazioni alla continuazione degliideali barocchi venne da Ignacio Luzán (1702-1754), precur-sore del Neoclassicismo. Con la sua Poetica (1737), seguen-do i nuovi precetti francesi e italiani (passò gran parte dellasua vita in Italia), Luzán diede forma alla prima estetica spa-

Nuove istituzioniculturali

Opere di Villarroel

Poetica di Luzán

118

1 - La prima metà del secolo: la fine dell’epoca barocca

Titolo concesso in

licenza a fe

derica petra

cca, 1369116, o

rdine Istitu

to Geografico De Agostin

i 278651.C

opyright 2

011 De Agostini, N

ovara

Page 120: let spa

gnola sistematica e di ampio respiro, nella quale sostenne lavalidità delle regole classiche e della separazione dei generiletterari. L’influsso della sua opera si avvertì però soltanto mol-ti decenni più tardi.Maggiore influenza ebbe invece il frate benedettino BenitoFeijoo y Montenegro (1676-1764), il cui obiettivo principa-le fu quello di eliminare le superstizioni popolari legate allareligione. Le sue idee liberali e anticonvenzionali lo espose-ro a polemiche e accuse, ma l’autore non smise mai di so-stenere che l’unica vera egemonia da rispettarsi era quelladell’intelligenza. La sua opera è suddivisa in due grandi rac-colte: il Teatro crítico universal (Teatro critico universale,in 8 volumi, 1726-1739) raccoglie 118 saggi che espongonoil teatro, cioè la “rappresentazione” di tutto lo scibile; i cin-que volumi delle Cartas eruditas y curiosas (Lettere eru-dite e curiose, 1742-1760) constano di 163 saggi dedicati aiproblemi e agli avvenimenti culturali più vari, europei e spa-gnoli. Feijoo trattò i temi più svariati usando una prosa estre-mamente semplice e chiara, distaccandosi così completa-mente dal Barocchismo e svelando la sua principale finalità:quella educativa. Molti dei suoi scritti scatenarono atteggia-menti anticonformisti.

Feijoo

Il Teatro

Le Lettere

119

1 - La prima metà del secolo: la fine dell’epoca barocca

Movimento culturale e filosofico che rifiuta le credenze popolari e religiose in no-me della razionalità e dell’emancipazione dell’uomo. In Spagna si diffonde graziealla circolazione di molti trattati filosofici e dei periodici. Nascono nuove istitu-zioni culturali come il Museo del Prado.

Alcuni autori, come Torres Villarroel (1693-1770), continuano sulla scia dei ca-noni barocchi.

Con Ignacio Luzán (1702-1754), invece, inizia la reazione al Barocchismo: nellasua Poetica, prima estetica spagnola, sostiene le regole classiche e la separa-zione dei generi letterari. Benito Feijoo y Montenegro (1676-1764) ebbe vasta influenza. Cercò di elimi-nare le superstizioni popolari attraverso la propagazione di idee liberali.

SCHEMA RIASSUNTIVOILLUMINISMO

Postbarocchismo

Inizio del Neoclassicismo

1. Dove ebbe origine l’Illuminismo? 117

2. In cosa consisteva il “dispotismo illuminato” pra-ticato dai sovrani europei? 118a

3. Perché Luzán è considerato il precursore delNeoclassicismo spagnolo? 118b-119a

4. Qual era l’intento delle opere di Feijoo? 119a

DOMANDE DI VERIFICA

Titolo

conce

sso in

licenza

a fe

derica p

etracc

a, 1369116, o

rdin

e Istit

uto G

eografic

o De A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2011 D

e Agost

ini,

Novara

Page 121: let spa

120

Il Neoclassicismo e il teatro

Il Neoclassicismo fu la corrente letteraria illuministica più si-gnificativa. Il rifiuto della letteratura barocca fece volgere l’at-tenzione dei giovani scrittori alla Francia dove, durante tut-to il XVII secolo, si era sviluppata una letteratura strettamentefondata sugli ideali classici di ordine e razionalità. I neo-classicisti consideravano il “poetare” un’attività inutile e in-consistente: pochissimi autori si dedicarono alla poesia, e an-che quando lo fecero si avvalsero di un linguaggio tenden-zialmente prosastico e molto poco immaginativo. La primaimportante conseguenza dell’influsso neoclassico sulla let-teratura dell’epoca si produsse nell’arte drammatica, attra-verso l’adozione delle tre unità aristoteliche di spazio, tem-po e azione e la distinzione netta tra comico e tragico. Il teatro popolare riscosse grandissimo successo, soprattut-to attraverso la produzione di Ramón de la Cruz, famoso peri suoi sainetes, opere brevi derivate dagli entremeses. Men-tre non si produssero tragedie degne di nota, la commediatrovò degna espressione in Leandro Fernández de Moratín.

■ Leandro Fernández de MoratínLa figura più rappresentativa del teatro neoclassico spagnolofu Leandro Fernández de Moratín (Madrid 1760 - Parigi 1828).Figlio di un altro famoso autore dell’epoca, Nicolás Fernán-dez de Moratín, ricevette un’educazione enciclopedica ed eb-be la possibilità di viaggiare in Francia, dove conobbe ancheCarlo Goldoni. La parte più valida della produzione di Moratínè costituita dalle sue cinque commedie, giudicate capolavori

I canoni neoclassici

Le commedie

2 La seconda metà del secolo:il Neoclassicismo

Verso la metà del XVIII secolo nasce un vero e proprio rifiuto per l’artificiosità e l’inconsistenza dell’arte barocca e si diffonde il Neoclassicismo. In Spagna questo movimento non produce particolari innovazioni letterarie,fatta eccezione per lo sviluppo di nuovi generi quali la favola e la prosa

didattica e critica. La fine del secolo vede la reazione all’ottimismo e alla razionalità del Neoclassicismo attraverso la nascita del movimentopreromantico, precursore del Romanticismo del XIX secolo.

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 122: let spa

dalla critica: El viejo y la niña (Il vecchio e la giovane, 1786),El barón (Il barone, 1803), El sí de las niñas (Il sì delle ra-gazze, 1805), La comedia nueva o el café (La commedianuova o il caffè, 1792), La mojigata (La santocchia, 1804).Nelle prime tre l’autore difese il diritto della donna di sce-gliere chi sposare; le ultime due hanno invece intenti satiricicontro i cattivi autori di drammi e la falsa religiosità. Pur es-sendo costruite con semplicità, rigoroso rispetto delle rego-le del teatro neoclassico ed espliciti intenti moralistici, que-ste commedie, grazie alla chiarezza del linguaggio privo di ba-rocchismi, alla vivacità dei dialoghi e all’attualità della satirasociale, inaugurarono il teatro moderno.

La favolistica

La diffusione dei canoni neoclassici portò alla nascita del-la favola esopiana, o apologo in versi, un genere tipica-mente illuminista che univa lo spirito critico a quello di-dattico, la filosofia alla letteratura.

■ La favola letteraria di IriarteAmmiratore degli enciclopedisti e degli illuministi francesi,Tomás de Iriarte (1750-1791) fu essenzialmente un illumina-to che credeva nel progresso e nell’identità tra scienza e poe-sia. La sua fama è legata alle Fábulas literarias (Favole let-

Struttura semplice,intenti moralistici e satirici

Identità tra scienza e poesia

Favole letterarie

121

2 - La seconda metà del secolo: il Neoclassicismo

IL NEOCLASSICISMO

Il Neoclassicismo è una corrente artisticache si sviluppò nella seconda metà del’700 ed ebbe tre cause scatenanti: il rifiu-to dell’arte barocca e della sua irregola-rità, la riscoperta dei valori etici della ro-manità e il ritorno ai concetti classici di“bello ideale” e di “arte come armonia”.L’affermazione di questo movimento do-vette molto al rinnovato interesse per gliscavi archeologici e all’entusiasmo susci-tato dal ritrovamento di preziose opered’arte riaffiorate durante gli scavi di Erco-lano, Pompei e Paestum. La poetica delNeoclassicismo fu delineata dall’archeo-logo tedesco Johann Joachim Winckel-mann (1717-1768) nella sua Storia dell’ar-te dell’antichità. Secondo Winckelmann gliartisti greci e latini avevano raggiunto il

bello ideale, consistente in un’armonicafusione di linee e volumi che, pur utiliz-zando gli elementi presenti in natura, riu-scivano a librarsi fuori dal tempo e dallospazio reali. Condizione essenziale percreare quest’arte era la libertà dello spiri-to da ogni passione o interesse terreno:l’arte classica fu concepita come un as-soluto disimpegno dal contingente e co-me occasione di pura contemplazione del-la bellezza. Il Neoclassicismo, con la vo-lontà di riesumare il passato e la sua ten-sione nostalgica verso il mondo pagano,conteneva in sé il seme del Romanticismo.In questa scia si posero infatti i grandi ro-mantici tedeschi, da Hölderlin a Goethe aSchiller, per i quali la classicità divenne ve-ra e propria “materia di sogno”.

Titolo

concesso in lic

enza a

federica p

etr

acca, 1369116, ord

ine Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostini 278651.C

opyright 2011 D

e A

gostini, N

ovara

Page 123: let spa

terarie, 1782), apologhi in versi ispirati ai più rigorosi prin-cipi estetici neoclassici. L’originalità delle sue favole è da ri-cercarsi nel fatto che limitavano l’insegnamento morale allasola letteratura: la critica era rivolta a letterati, poeti e critici,verso i quali l’autore assumeva un atteggiamento satirico, piùche didattico o pedagogico. L’opera poetica di Iriarte rivela ifondamenti della sua estetica: in difesa dei canoni della poe-tica razionalista e neoclassica l’autore criticò il principio se-condo cui conditio sine qua non del fare poesia era il “nonsapere”. Iriarte espose con molta chiarezza questo concettonella favola El burro flautista (L’asino flautista), nella qualeraccontò di un asino che, soffiando in un flauto, ottiene unanota bellissima, ma solo per caso. La morale della favola è che,se l’arte fosse priva di regole, ci sarebbero solo asinelli, che ditanto in tanto azzeccherebbero una nota, ma solo per caso.

■ La favola morale di SamaniegoIn linea con la favola esopiana si mosse Félix María de Sa-maniego (1745-1801). Di famiglia aristocratica e facoltosa,studiò in Francia, dove divenne grande ammiratore degli en-ciclopedisti. Le sue Fábulas morales (Favole morali, 1781-1784) sono di chiara ispirazione voltairiana e seguono gli in-tenti etico-didattici del tempo. Samaniego dimostrò la suagrande originalità nella ricerca di un linguaggio piacevole earguto, ma allo stesso tempo adeguato al fine educativo chesi proponeva. Tipicamente illuminista era la sua teoria se-condo cui la poesia era un mezzo per comunicare, per tra-smettere quegli stessi messaggi ch’egli discusse approfon-ditamente nella premessa alla sua opera. Il messaggio chevoleva trasmettere era legato al suo ideale di una comunitàfondata sulla cooperazione, sul lavoro e sulla pace.

La prosa critica

La prosa critica ricevette fortissimo impulso dalla nuovapoetica neoclassica, e fu forse il genere che ottenne i ri-sultati migliori nel XVIII secolo.José Cadalso (1741-1782) ebbe un’educazione raffinata non-ché l’opportunità di viaggiare in tutta Europa, entrando in di-retto contatto con i maggiori autori del momento. Morì pre-cocemente durante l’assedio di Gibilterra. Poeta e dramma-turgo, divenne famoso con un libro insolito, Noches Lúgu-bres (Notti lugubri, postumo, 1804), un’elegia in prosa nellaquale rievocò un amore sfortunato con un tono e un lin-guaggio decisamente preromantici. Ma Cadalso dovette la sua

Atteggiamento satirico verso i letterati

Anche la poesianecessita di regole

Favole morali

Linguaggio argutocon intenti educativi

Poesia come mezzoper istruire

Notti lugubri

122

2 - La seconda metà del secolo: il Neoclassicismo

Titolo

concesso in lic

enza a

federica p

etr

acca, 1369116, ord

ine Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostini 278651.C

opyright 2011 D

e A

gostini, N

ovara

Page 124: let spa

fama soprattutto a Las cartas marruecas (Lettere maroc-chine, postume, 1789), un saggio dialogato sulla storia dellaSpagna che pone Cadalso fra i precursori della migliore sag-gistica ispanica. Le lettere sono scritte da un giovane morodurante il suo viaggio attraverso la Spagna. Con questo artifi-cio l’autore si proponeva di descrivere la nazione attraversol’occhio critico di uno straniero, mettendone obiettivamentein luce i difetti e la decadenza. Al giovane moro si unisconole impressioni di un amico spagnolo, che apporta il punto divista di un illuminato. L’opera è originalissima e tra le più in-teressanti del ’700 spagnolo.

■ Gaspar Melchor de JovellanosGiurista di idee “illuminate” e progressiste, Jovellanos(1744-1811) fu una delle figure più importanti della storiacivile spagnola, formatasi nell’atmosfera di rinnovamentodell’epoca di Carlo III. Fu giudice intelligente e onesto e Mi-nistro di Grazia e Giustizia; destituito da Godoy, nel 1801 fuarrestato e deportato a Maiorca. Tornò libero allo scoppiodella guerra antinapoleonica (1808); nominato membrodella Giunta Centrale del Regno, morì mentre la guerra in-furiava. Da un punto di vista prettamente letterario la suaopera è piuttosto scarsa: compose poemi bucolici moltoconvenzionali, una tragedia neoclassica in endecasillabi, Elpelayo (Pelayo, 1772), e un dramma, El delincuente hon-rado (Il delinquente onorato, 1774), permeato da un sen-timentalismo affine alle tendenze preromantiche. Moltopiù significativa e cospicua fu la sua produzione prosastica,costituita da scritti critici e didattici di matrice politica, sto-rica, economica e filosofica. Il fine di queste opere era istrui-re, formulare critiche costruttive e proporre riforme voltea migliorare il suo Paese, anche da un punto di vista spiri-tuale. Per fare solo alcuni esempi, ricordiamo Informe enel expediente de la ley agraria (Rapporto intorno alla leg-ge agraria, 1795), nel quale propose una riforma della pro-prietà agricola, la Memoria en defensa de la Junta Central(Memoria in difesa della Giunta Centrale, 1810) e l’Elo-gio de las Bellas Artes (Elogio delle Belle Arti, 1782). L’ele-ganza e la chiarezza della sua prosa rispondevano perfet-tamente agli ideali neoclassici. Jovellanos fu un riformato-re che, secondo la prassi dell’epoca, si proponeva di mi-gliorare le condizioni del popolo, ma senza dialogare conesso e senza intaccare l’ordine sociale. I suoi scritti deno-tano una fortissima volontà di ammodernamento del suoPaese e un profondo desiderio di contribuire alla rinascitaletteraria e spirituale. Se oggi ai nostri occhi le sue riforme

Lettere marocchine

La vita

Produzione prosastica con fini didattici

Riformatore

Volontà di far emancipareil suo Paese

123

2 - La seconda metà del secolo: il Neoclassicismo

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 125: let spa

possono sembrare moderate, non dimentichiamo che aisuoi tempi fu considerato un sovversivo e che, per aver so-stenuto le sue idee con convinzione, fu imprigionato.

Il Preromanticismo

Verso la fine del secolo si intensificarono i segnali di un ri-fiuto del sereno ottimismo illuminista e si diffuse la predi-lezione per temi cupi e deprimenti, come la morte, il sui-cidio e il dolore insito nell’esistenza. Iniziò così l’era del Pre-romanticismo, che si sarebbe estesa fino agli inizi del seco-lo successivo. Gli scrittori preromantici si resero conto chel’eccessiva fiducia nella ragione espressa dagli autori neo-classici portava a ignorare interi aspetti dell’animo umano,come quelli correlati ai sentimenti e alle passioni. In so-stanza, il Preromanticismo si caratterizzava per la valorizza-zione della passione rispetto alla razionalità: il sentimen-to meritava di essere espresso liberamente, senza il pudoreimposto dalle “buone maniere” e dall’autocontrollo. Il su-blime, esemplificato dai grandi spettacoli della natura (tem-porali e tempeste) e dai sentimenti più passionali (amore egelosia), fu contrapposto al “bello”. Si verificò così un al-lontanamento dai classici, ad eccezione di Omero, e un ge-nerale rifiuto delle regole. Fu rivalutato il Medioevo, vistocome l’era in cui nacque la cristianità, e, in generale, sorseuna nuova concezione della storia, intesa come evoluzionedella civiltà e degli uomini: i preromantici, e in seguito i ro-mantici, si sentirono radicati nel loro passato e cercarono inesso una spiegazione per le vicende del presente.Un contributo fondamentale alla nascita della sensibilità pre-romantica giunse dalla Germania, dove si sviluppò il movi-mento dello Sturm und drang, di cui fecero parte scrittoriquali Goethe e Schiller, che si ribellarono ai valori della so-cietà settecentesca per rifugiarsi nell’assoluta anarchia. Decisivo fu anche l’apporto che il poeta inglese Macpher-son offrì con la riesumazione artificiosa ma geniale dei pri-mitivi canti dell’eroe Ossian (1773), nei quali dominano i to-ni cupi e le descrizioni di una natura selvaggia e disordina-ta, spesso coperta da una coltre di nebbia.

Sfiducia nella ragione

Libera espressionedel sentimento

Rivalutazione del Medioevoe nuovo sensodella storia

Anarchia

124

2 - La seconda metà del secolo: il Neoclassicismo

Tito

lo co

nce

sso in

licenza

a fe

derica

petra

cca, 1

369116, o

rdin

e Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Nova

ra

Page 126: let spa

125

2 - La seconda metà del secolo: il Neoclassicismo

Rifiuto della letteratura barocca evidente nello sviluppo del teatro: adozione del-le tre unità aristoteliche; distinzione tra comico e tragico. Moratín (1760-1828) è ricordato soprattutto per le sue commedie: strutturasemplice, rispetto delle regole neoclassiche, intenti moralistici e linguaggio li-neare. Le sue commedie inaugurano il teatro moderno.

Iriarte (1750-1791), Favole letterarie: ispirate ai rigorosi principi neoclassici, cri-ticano letterati, poeti e critici che sostengono la necessità dell’ignoranza per com-porre poesia. Samaniego (1745-1801), Favole morali: dagli intenti etico-didattici; con lin-guaggio arguto ma semplice sostengono il fine didattico della poesia.

Cadalso (1741-1782), Lettere marocchine: propongono una visione critica dellaSpagna.Jovellanos (1744-1811), prosa critica e didattica di matrice politica e con forteintento riformatore.

Inizia con la predilezione di temi cupi e il rifiuto della ragione in nome della liberaespressione dei sentimenti e delle passioni. Rivaluta il Medioevo e sviluppa un nuo-vo senso della storia come evoluzione dell’uomo.

SCHEMA RIASSUNTIVOIL NEOCLASSICISMO

Favolistica

Prosa critica

IL PREROMANTICISMO

1. Com’era vista l’attività poetica dai neoclassici-sti e perché? 120a

2. Di cosa parlano le cinque commedie di Moratín?In cosa consiste la loro novità? 121

3. Chi furono i due principali autori di favolistica?Quali erano i fini di quest’arte? 121b-122b

4. Perché Jovellanos è considerato un’importantefigura della storia civile spagnola? 123b

DOMANDE DI VERIFICA

Titolo co

ncess

o in lic

enza a fe

derica petra

cca, 1

369116, ord

ine Istitu

to Geogra

fico D

e Agosti

ni 278651.C

opyright 2

011 De A

gostini, N

ovara

Page 127: let spa

Titolo co

ncess

o in lic

enza a

federic

a petra

cca, 1

369116, ord

ine Istitu

to G

eografic

o De A

gostini 2

78651.Copyr

ight 2011 D

e Agosti

ni, Nova

ra

Page 128: let spa

L’O

TTO

CEN

TO

1La p

rima m

età del seco

lo:

il Rom

anticism

o

2La seco

nda m

età del seco

lo:

il Realism

o e il N

aturalism

o

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 129: let spa

Il XIX secolo si apre con la Guerra d’Indipendenza e la conseguente restaurazione e si chiude, nel 1898, con la sconfitta della Spagna nella guerra ispano-americana.I primi sei anni del regno di Fernando VII sono caratterizzatida un rigido assolutismo; una rivolta di militari liberali e massoni, guidata dal generale Riego, costringe il re a ripristinare la Costituzione di Cadice votata nel 1812 ma soppressa dal re nel 1814 al suo rientro in Spagna.Nel 1823 Riego lotta invano contro le truppe francesi della Santa Alleanza. Catturato a Jaén, viene consegnatoa Ferdinando VII che ne ordina l’impiccagione. Nel 1833,con l’ascesa al trono di Isabella II, inizia la Prima GuerraCarlista, alla quale seguono le tensioni politiche cheportano alla destituzione della regina, con la RivoluzioneGloriosa del 1868. Segue un periodo in cui si cercanosoluzioni politiche: prima con il generale Serrano (1869-1870), poi con il regno di Amadeo I (1870-1873) e con l’instaurazione della Prima Repubblica (1873-1874).Nel 1875 torna la monarchia borbonica con l’ascesa altrono di Alfonso XII, figlio di Isabella, che regna fino al 1902.L’Ottocento è anche il secolo delle guerre d’indipendenzadelle colonie americane: tutte, entro la fine del secolo,riusciranno a rendersi indipendenti dalla Spagna. Il secolosi caratterizza per un senso di decadenza, dovuto alla crisidella monarchia, e per marcati conflitti ideologici e sociali:le tensioni politiche tra liberali e conservatori sonofortissime. La storia letteraria del Paese vede farsi strada,fin dalla metà del XVIII secolo, la ribellione conseguentealle limitazioni neoclassiche e l’aspirazione a un ritorno alle forme letterarie dei secoli d’oro. Il Romanticismo, che pervade tutta l’Europa, nella prima metà del secoloinfluenza anche la letteratura spagnola, ma sarà prestosoppiantato dalla diffusione del Realismo, frutto dello sviluppo delle nuove idee positivistiche.

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 130: let spa

129

Origini del Romanticismo

I cambiamenti sociali e politici che si produssero durante tut-to il XIX secolo furono una delle conseguenze del nuovo mo-do di concepire la vita, l’uomo e l’arte portato dalla diffusionedel Romanticismo, un vastissimo movimento culturale, poli-tico e sociale che si manifestò non solo in Europa ma anche inAmerica e che pervase tutte le discipline. La causa scatenantefu il forte malcontento nei confronti dei valori propugnati dal-la nuova società di matrice borghese, cui si aggiunse la crisi delrazionalismo illuminato. I romantici negarono la ragione intutti i suoi aspetti, opponendole l’esplorazione dell’irraziona-le, della follia, del sogno e delle visioni. Lo scontento nei con-fronti della realtà causò un desiderio di fuga, alla ricerca del-l’esotismo di luoghi lontani da quelli di origine o di epochepassate, come il Medioevo e l’età classica. L’estetica romanti-ca si fondava sui due concetti di soggettivismo e individuali-smo: non più una sola e razionale interpretazione della natu-ra, ma tanti punti di vista quanti erano gli “io” che la osserva-vano; non più metodo e regole, ma ispirazione soggettiva egenio individuale. Una posizione estesa anche all’idea di po-polo e di nazione: in opposizione all’internazionalismo delXVIII secolo si esaltarono le peculiarità di ogni singolo Paese.Da questo atteggiamento si originarono il costumbrismo, lapreferenza per temi leggendari e storici, nonché la volontà didare dignità letteraria alle lingue vernacole. Inoltre, venutameno la fiducia nella ragione, ci fu un marcato ritorno alla fe-de e ai valori religiosi. Gli artisti romantici si opposero a qual-siasi tipo di norma estetica in nome della libertà creativa delsingolo. I drammaturghi rifiutarono le tre unità aristoteliche

Crisi del razionalismo

Desiderio di fuga

Soggettivismoe individualismo

1 La prima metà del secolo: il Romanticismo

In reazione ai precetti neoclassici, la prima metà del XIX secolo vede la diffusione del movimento romantico, le cui radici sociali sono da ricercarsinel rifiuto dei valori della nuova borghesia. Soggettivismo e individualismo

prendono il sopravvento, in contrasto con il razionalismo dell’epocaprecedente: le norme neoclassiche vengono ignorate in nome della creatività individuale.

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 131: let spa

e mescolarono il tragico al comico. Non si cercavano più equi-librio e compostezza formale ma dinamismo e intensità espres-siva, da cui l’alternanza di versi e prosa all’interno della me-desima opera e l’uso della polimetria.

■ Romanticismo tradizionalista e liberaleNei primi anni della sua diffusione il Romanticismo man-tenne caratteri fondamentalmente tradizionalisti, nel sen-so che fu proprio soprattutto della classe aristocratica, laquale anelava alla restaurazione dei valori ideologici pa-triottici e religiosi che i razionalisti avevano cercato di can-cellare, rifiutava la borghesia ed esaltava l’antico regime e ilcristianesimo. In Spagna tra gli scrittori che seguirono que-sti ideali troviamo José Zorrilla e il Duca di Rivas.Poco dopo la metà del secolo nacque un Romanticismo libe-rale. Storicamente la paternità del Liberismo (la declinazione“economica” del Liberalismo) spetta ad Adam Smith che, conla sua Indagine intorno alla natura e alle cause della ric-chezza delle nazioni, del 1776, fondava l’esaltazione della li-bertà economica sulla fiducia che un ordine naturale si sa-rebbe realizzato se l’autorità pubblica non l’avesse ostacolatocon interventi inopportuni: purché agisse in condizioni diconcorrenza, ciascun individuo, nel perseguire il proprio in-teresse, avrebbe finito con l’assicurare il benessere di tutti. Si-milmente, i romantici liberali sostennero l’esaltazione del li-bero sviluppo di ogni individuo. Ne risultò una profonda co-scienza dell’importanza dei diritti umani di libertà di espres-sione, di coscienza e di aggregazione.

■ Il Romanticismo spagnoloL’inizio del secolo vide in Spagna il perdurare degli idealineoclassici, ma solo per pochi anni: le tendenze prero-mantiche, già radicate, portarono al pieno affermarsi del Ro-manticismo. Già a partire dalla metà del secolo, però, gliideali romantici furono contrastati dall’affermarsi di un mo-vimento letterario di matrice positivistica: il Realismo. Nonostante la breve durata, il Romanticismo lasciò segni in-delebili nella storia della letteratura spagnola: nacque il ro-manzo storico e furono riabilitate le leggende, i drammieroici e i romance, ignorati durante il XVIII secolo. In poe-sia il Romanticismo portò a quell’atteggiamento soggetti-vo che la caratterizza tuttora.Alcune tematiche del movimento romantico ebbero più for-tuna di altre, come l’interesse per l’epica e la letteratura ju-glaresca dell’età medievale. Grande attenzione ricevetterogli elementi folcloristici e i costumi, legati alle numerose e

Rifiuto delle regole

Romanticismoliberale

Eredità del Romanticismo

Epica, letteraturajuglaresca, folclore,regionalismo

130

1 - La prima metà del secolo: il RomanticismoTitolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 132: let spa

diversissime realtà locali e regionali. Il tema amoroso seguìdue strade distinte: da una parte c’era l’amore passionale,inteso come un sentimento che sfuggiva a qualsiasi control-lo e che, unito alla ribellione nei confronti della società, sfo-ciava nella morte o nel suicidio; dall’altra parte c’era invecel’amore idealizzato e irraggiungibile, incentrato sulla malin-conia. Gli scrittori romantici spagnoli mostrarono anche spic-cato interesse per le questioni politiche e sociali.

La poesia romantica

La poesia romantica si caratterizzò per lo sviluppo di temi qua-li l’amarezza del vivere, la malinconia, la ribellione contro lasocietà e contro la vita stessa. L’amore occupò un posto cen-trale, soprattutto in quanto fonte di inganni e illusioni. Le at-mosfere nelle quali queste tematiche presero vita erano buiee solitarie: i cimiteri, il mare in tempesta, le tormente. La ver-sificazione si caratterizzò per la polimetria: metriche diversecorrispondevano a diversi stati d’animo. Questa libertà for-male rispecchiava l’ideale della libertà creativa e il gusto perla sperimentazione priva di schemi predefiniti.

■ José de EsproncedaEspronceda (1808-1842) è considerato il massimo esponentedel Romanticismo liberale e la sua vita anarchica, dissipata e av-venturosa ne fece il paradigma dell’uomo romantico. Nato adAlmendralejo, dedicò tutta la sua esistenza all’amore per la li-bertà. Fu cospiratore fin dall’età di 15 anni e nel 1826 lasciò laSpagna per un volontario esilio a Lisbona, Londra e Parigi, do-ve sembra che avesse preso parte attiva alla rivoluzione del 1830.Nel 1833, alla morte di Ferdinando VII, tornò a Madrid e parte-cipò attivamente alla vita politica in difesa degli ideali democra-tici. Coltivò i principali generi letterari del suo tempo: il poemaepico con El Pelayo (Pelayo, incompiuto), il romanzo storicocon Sancho Saldaña (1834) e il teatro storico con Blanca deBorbón. Tuttavia, fu in poesia che la sua arte raggiunse il mas-simo splendore. Egli stesso riunì tutta la sua opera poetica nelvolume Poesías (Poesie, 1840), che include componimenti gio-vanili, nei quali sono ancora percepibili gli influssi neoclassici, ele sue più famose poesie romantiche. Tra queste spiccano quel-le dedicate a personaggi ribelli o relegati ai margini della so-cietà, come le 5 canciones: El verdugo (Il boia), El mendigo (Ilmendicante), Canción del pirata (Canzone del pirata), Cantodel cosaco (Canto del cosacco), El reo de muerte (Il reo di mor-te). Le sue opere maggiori furono però El estudiante de Sala-

Tema amoroso

Questioni politiche e sociali

Temi della poesiaromantica

La vita

Esplorazione di piùgeneri

Poesie

Poesie romantiche

Le canzoni

131

1 - La prima metà del secolo: il Romanticismo

Tito

lo c

once

sso

in li

cenz

a a

fede

rica

petrac

ca, 1

3691

16, o

rdin

e Is

titut

o G

eogr

afic

o D

e Ago

stin

i 278

651.

Cop

yrig

ht 2

011

De

Ago

stin

i, N

ovar

a

Page 133: let spa

manca (Lo studente di Salamanca, 1833), poema narrativo dicirca duemila versi che ripropone con drammatica potenza evo-cativa la figura di Don Giovanni, ed El diablo mundo (Il dia-volo mondo, 1840) più ambizioso nella concezione ma menoarmonico nel risultato. In questo poema simbolico in 7 canti,che fu pubblicato in fascicoli a partire dal 1840 ma che rimaseincompiuto, Espronceda cercò di tratteggiare l’immagine del-l’uomo romantico lacerato dal conflitto tra il bene e il male.Tutta la sua poesia scaturì da un’acuta profondità di sentimen-ti. Le immagini che la animarono furono quelle abituali del re-pertorio romantico e rivelarono il forte influsso di Byron. La ma-linconia raffinata e profondamente lirica, trasmessa con estre-ma immediatezza dalla lettura dei suoi versi, ne fa un poeta uni-co la cui influenza avrebbe raggiunto Darío e Machado.

■ Gustavo Adolfo BécquerNato a Siviglia nel 1836, Gustavo Adolfo Bécquer rimase or-fano in tenera età e fu educato dalla ricca e colta madrina,nella cui biblioteca lesse i maggiori autori romantici. Nel1854 si trasferì a Madrid dove si guadagnò da vivere con pic-cole collaborazioni giornalistiche e teatrali. Nel 1858 com-parvero i primi sintomi della tubercolosi, di cui sarebbemorto nel 1870, appena trentaquattrenne. A Madrid diven-ne amico di alcuni intellettuali e conobbe Casta Esteban,che sposò nel 1861, e la misteriosa Elisa, che rappresentòper Bécquer la più importante esperienza amorosa e cheavrebbe ispirato la figura femminile di tutte le sue poesie.L’aggravarsi della malattia spinse il poeta a rifugiarsi nel mo-nastero abbandonato di Viruela, dove nel 1864 iniziò a fareil corrispondente per il giornale conservatore El Contem-poráneo. Le lettere che ne risultarono furono raccolte nel-le bellissime Cartas desde mi celda (Lettere dalla mia cel-la), che contengono suggestive descrizioni del paesaggio einteressanti relazioni sui costumi e sulle leggende del luo-go. La sua opera poetica è raccolta nel volume Rimas (Ri-me, 1859-1870) contenente una novantina di composizionipoetiche scaturite dalla meditazione sulla creazione poeti-ca, sull’illusione che amore e vita rappresentano e da sen-tite considerazioni sulla solitudine, la malinconia, la soffe-renza e la morte. L’altra sua grande raccolta, Leyendas (Leg-gende, 1871), fu pubblicata postuma dai suoi amici. Si trat-ta di affascinanti narrazioni liriche nelle quali prevale l’in-teresse per la tradizione (non solo spagnola, ma anche nor-dica e orientale) e per un mondo fantastico e incantato. Tutta l’opera di Bécquer si caratterizza per lo stile semplicee leggero, per il rigore formale e per le tematiche intimi-

Lo studente di Salamanca

Il diavolo mondo

Conflitto tra benee male

La vita

Lettere dalla mia cella

Rime

Tematiche

Leggende

Lo stile

132

1 - La prima metà del secolo: il Romanticismo

Tito

lo c

once

sso

in li

cenz

a a

fede

rica

petrac

ca, 1

3691

16, o

rdin

e Is

titut

o G

eogr

afic

o D

e A

gost

ini 2

7865

1.C

opyr

ight

201

1 D

e A

gost

ini,

Nov

ara

Page 134: let spa

stiche. Cronologicamente Bécquer si situa nel periodo post-romantico, ma la concezione dell’individuo, dell’amore e del-la natura lo inserisce nel pieno Romanticismo. La sua poesiaesercitò un’enorme influenza su grandi poeti quali Machado,Jiménez e tutti i rappresentanti della Generazione del ’27.

■ Rosalía de CastroRosalía de Castro (1837-1885) nacque a Santiago de Compo-stela. Figlia illegittima, ebbe una vita difficile e tormentata. Co-minciò a scrivere a soli undici anni. Nel 1858 sposò lo scrittoreManuel Murguía, col quale si recava sovente a Madrid, ma nonle venne mai meno la passione per la sua terra natale: ne ama-va profondamente la tradizione celtica e i paesaggi malinconici,di cui fu la più squisita interprete moderna. La de Castro com-pose soprattutto narrazioni in castigliano di ispirazione ro-mantica, come La hija del mar (La figlia del mare, 1859), Fla-vio (1861), Ruinas (Rovine, 1866), El caballero de las botasazules (Il cavaliere dagli stivali azzurri, 1867). La sua fama èlegata in particolare a tre volumi di poesia, due in galiziano –Cantares gallegos (Canti galiziani, 1863) e Follas novas (Fo-glie nuove, 1880) – e uno in castigliano, En las orillas del Sar(Sulle rive del Sar, 1884). Quest’ultimo è considerato uno deilibri capitali nella storia della lirica castigliana: i poemi che locompongono, brevi e in rima assonante, sono una tormenta-ta confessione di sentimenti intimi, della concezione dell’amo-re, della solitudine e del dolore. Insieme a Bécquer, la de Castroè la voce più alta della poesia spagnola del secondo Ottocento.

La prosa romantica

La prosa del periodo romantico si divide in tre generi: l’arti-colo giornalistico, il costumbrismoe il romanzo storico. Que-st’ultimo genere giunse in Spagna per impulso del grande ro-manziere scozzese Walter Scott, ma non raggiunse risultati dirilievo e non ottenne grande successo. L’unica opera degna dinota fu El señor de Bembibre (Il signore di Bembibre, 1844)di Enrique Gil y Carrasco, ambientata in epoca medievale.

■ Larra e l’articolo giornalisticoL’Ottocento segnò la nascita della stampa moderna. Appar-vero le prime pubblicazioni stampate per mezzo di una tec-nologia ormai avanzata che permetteva, tramite la tecnica del-l’incisione, l’arricchimento dei testi con illustrazioni. Molti de-gli autori del secolo furono anche giornalisti e composero so-prattutto articoli di costume. L’autore che più contribuì alla

La vita

Le narrazioniromantiche

La poesia

Tre generi

133

1 - La prima metà del secolo: il Romanticismo

Tito

lo co

nce

sso in

licenza

a fe

derica

petra

cca, 1

369116, o

rdin

e Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Nova

ra

Page 135: let spa

diffusione dei periodici fu Mariano José de Larra (Madrid1809-1837). Figlio di un medico bonapartista esiliato in Fran-cia, fu educato secondo i precetti dell’Illuminismo e del Neo-classicismo. Nel 1826 si stabilì a Madrid e nel ’28, a soli 18 an-ni, fondò il suo primo periodico, El duende satírico (Il follet-to satirico, 1828-1829). Tra il 1832 e il 1837 pubblicò altri arti-coli satirici con lo pseudonimo di El Pobrecito Hablador (1832-1833) e con quello famosissimo di Fígaro. Nel 1835 partì perun viaggio che lo avrebbe portato in Portogallo, Francia, In-ghilterra e Belgio. Rientrato in patria, riprese l’attività di scrit-tore e fu giornalista di successo. Si suicidò, forse in seguito auna delusione amorosa o forse a causa della profonda ama-rezza e del pessimismo che lo accompagnarono sempre.Larra scrisse più di duecento articoli, che per la maggior par-te esprimevano un’aspra critica nei confronti della società spa-gnola e un attacco al carlismo e all’assolutismo con ironia in-telligente ed estrema lucidità e attraverso una prosa incisiva emodernissima nella sua semplicità. Tutti i suoi scritti testimo-niano una profonda passione civile e un alto impegno mo-rale e sono l’espressione di un marcato individualismo. I gustineoclassici della sua formazione non lo abbandonarono mai,mentre si dimostrò avverso alle esagerazioni romantiche. L’at-titudine ribelle e la ferma fiducia nella libertà creativa furonoinvece frutto diretto dei suoi tempi. Larra è stato riconosciutomaestro e iniziatore della modernità dagli scrittori della Gene-razione del ’98, nonché da molti contemporanei.

■ Il costumbrismoIl genere del cosiddetto “quadro di costume” nacque in Franciae fu la manifestazione più importante della prosa spagnoladell’800, nonché il seme del futuro romanzo realista. I romanzidi costume si concentravano sull’osservazione del quotidiano esulle descrizioni di modi di vivere e tipi popolari, rivelando l’in-teresse romantico per tutto ciò che poteva essere rappresenta-tivo dei caratteri nazionali. Figura di spicco del romanzo co-stumbrista fu Cecilia Böhl de Faber (1796-1877) che in La Ga-viota (Il gabbiano, 1849) narrò la storia del matrimonio fallitotra la figlia di un pescatore e un medico tedesco; abbondano lescene popolari, descritte con intenso sapore locale.

Il teatro romantico

La forma teatrale più importante dell’epoca romantica spagno-la fu il dramma. Nella prima metà del secolo la produzione tea-trale si caratterizzò per l’abolizione delle unità aristoteliche,

La vita

Critica sociale

Gusto neoclassico

Iniziatoredella prosa moderna

L’osservazione e la descrizione del quotidiano

Cecilia Böhl de Faber

134

1 - La prima metà del secolo: il Romanticismo

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 136: let spa

per l’utilizzo del verso alternato a brani in prosa e per l’ab-bandono degli intenti didattici e pedagogici. Acquistò moltaimportanza l’apparato scenografico, talvolta addirittura impo-nente. Le tematiche erano per lo più di derivazione storica. L’e-stetica romantica fu inizialmente introdotta nel teatro spagno-lo dallo scrittore Francisco Martínez de la Rosa attraverso la suaopera maggiore, La conjuración de Venecia (La congiura diVenezia, 1834): dramma storico-romantico, composto sull’e-sempio dei drammi romantici francesi, fu rappresentato per laprima volta a Madrid il 23 aprile 1834 con immediato successo.

■ Il Duca di RivasAd Ángel de Saavedra, duca di Rivas (1791-1865), si deve l’ap-plicazione definitiva dei canoni romantici al teatro spagnolo.Nato a Cordova da una famiglia abbiente, studiò nel Reale Se-minario dei Nobili a Madrid. Giovanissimo, partecipò alla Guer-ra di Indipendenza contro i Francesi (1809). Nel 1823 fu con-dannato a morte per la sua ostilità all’assolutismo monarchi-co e dovette rifugiarsi per alcuni mesi a Londra: qui lesse Shake-speare, Scott, Byron e iniziò a entusiasmarsi per la letteraturamedievale spagnola e per il “secolo d’oro”. Tornato in Spa-gna, ed ereditata la fortuna della famiglia, si orientò verso ilconservatorismo e venne eletto Ministro degli Interni, ma nel1838 fu esiliato dal governo liberale. In seguito si reinserì nel-la vita pubblica del suo Paese come ambasciatore, presidentedella Real Academia Española (1862) e del Consiglio di Stato(1863). Dopo le prime opere poetiche, ancora legate al Neo-classicismo, e alcune tragedie di gusto alfieriano, aderì sem-pre più all’estetica romantica fino a comporre il dramma DonÁlvaro o la fuerza del sino (Don Álvaro o la forza del de-stino, 1835), la maggiore creazione teatrale del Romantici-smo ispanico. L’opera fu scritta con l’esplicito intento di scan-dalizzare. È la storia di un meticcio peruviano, buono, bello ericco, che si trova costretto ad affrontare i pregiudizi della so-cietà spagnola, che non gli permette di unirsi con la sua ama-ta. Il personaggio è perseguitato da un destino crudele e im-perscrutabile che lo porta al suicidio. L’opera evoca un mon-do assurdo nel quale l’uomo si batte senza speranza di vit-toria: è un dramma anticristiano che non ammette alcuna pos-sibilità di redenzione. Il tema del destino che trionfa sull’amorecaratterizzerà peraltro molte tragedie romantiche.

■ José ZorrillaJosé Zorrilla (Valladolid 1817 - Madrid 1893) fu l’ultimo deigrandi drammaturghi romantici, nonché il più rappresenta-tivo e dotato. Dopo aver abbandonato gli studi, nel 1836 si

Caratteri del teatroromantico

Martínez de la Rosa

La vita

Don Álvaroo la forza del destino

La vita

135

1 - La prima metà del secolo: il Romanticismo

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 137: let spa

trasferì a Madrid, dove collaborò ai periodici più importan-ti e strinse amicizia con molti scrittori coevi come Espron-ceda. Dal 1855 al 1867 visse in Messico; tornato in patria, nel1882 entrò nella Real Academia e nel 1889 fu incoronato Poe-ta a Granada. Abile improvvisatore e scrittore molto produttivo, diede ilmeglio di sé nei drammi. La sua opera maggiore, che eclis-sò il resto della sua produzione, fu Don Juan Tenorio (1844),tuttora uno dei drammi più rappresentati in Spagna. Di ispi-razione religiosa e fantastica, offre un’esposizione fresca eoriginale del tema del Don Giovanni. La novità più impor-tante introdotta da Zorrilla è la redenzione finale di DonGiovanni attraverso l’amore e il pentimento, raggiunto gra-zie alla fede nella misericordia divina.Oltre ad alcune commedie di cappa e spada, quali Ganarperdiendo (Vincere perdendo, 1839) e Cada cual con surazón (Ciascuno con la propria ragione, 1839), Zorrilla die-de al teatro opere storico-leggendarie come El zapatero yel rey (Il ciabattino e il re, 1840), su Pietro il Crudele, re diCastiglia, e Traidor, inconfieso y mártir (Traditore, incon-fesso e martire, 1848), giudicato da alcuni critici il suo mi-gliore lavoro. Zorrilla lasciò anche molte poesie di carattere drammatico-narrativo, nelle quali cantò l’amore, la patria, la religione. Ilgenere che gli fu più congeniale in assoluto fu quello delleleyendas (leggende), composizioni basate su fonti medie-vali nelle quali fece rivivere la poesia del romancero: A buenjuez, mejor testigo (A buon giudice, miglior testimonio), Lapasionaria (La passionaria, 1841), La leyenda del Cid (Laleggenda del Cid, 1882). Alle leyendas si devono aggiungere i Cantos del trovador(Canti del trovatore, 1840) e le Vigilias del estío (Vigilie del-l’estate, 1842), sempre di stampo tradizionale. Completanola produzione di Zorrilla il poema Granada (1852), in cuiè cantata la conquista della città da parte dei re cattolici, eil libro di memorie Recuerdos del tiempo viejo (Ricordi deltempo antico, 1880-1883).

Don Juan Tenorio

La produzione teatrale

Poesie drammatiche

Leggende

136

1 - La prima metà del secolo: il Romanticismo

Titolo

concesso in lic

enza a

federica p

etr

acca, 1369116, ord

ine Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostini 278651.C

opyright 2011 D

e A

gostini, N

ovara

Page 138: let spa

137

1 - La prima metà del secolo: il Romanticismo

1. Quando e in reazione a cosa si sviluppò il movi-mento romantico? 129

2. Cosa si intende per romanticismo tradizionalistae liberale? 130

3. Quali sono le due opere più significative diEspronceda? 131b-132a

4. Perché le leyendas di Bécquer sono considera-te opere tipicamente romantiche? 132b

5. Chi fu il più grande giornalista del XIX secolo?133b-134b

6. Per cosa si caratterizzò il teatro romantico e chine furono i maggiori esponenti? 134b-135

DOMANDE DI VERIFICA

Movimento culturale, politico e sociale diffusosi in reazione ai valori borghesi, al-la crisi del razionalismo illuminato e al bisogno di un’espressione letteraria inti-ma e soggettiva.

Maggior esponente della poesia romantica è José de Espronceda (1808-1842),famoso soprattutto per le sue poesie dedicate a personaggi ribelli o ai marginidella società. Forte influsso di Byron, profondo sentimento di malinconia. Gustavo Adolfo Bécquer (1836-1870) è famoso per i suoi articoli giornalistici,le Lettere dalla mia cella, le Rime e le Leggende. Rosalía de Castro (1837-1885) è ricordata per le sue narrazioni dai temi tipica-mente romantici e per le sue poesie. Scrisse sia in galiziano sia in castigliano.

Tre generi di prosa: articolo giornalistico, romanzo di costume, romanzo storico.Solo il genere giornalistico raggiunge notevoli livelli letterari.Mariano José de Larra (1809-1837) più di chiunque altro contribuisce alla dif-fusione dei periodici in Spagna. Scrive oltre duecento articoli, nei quali esprimeuna forte critica nei confronti della società e del governo. Rifiuta gli eccessi ro-mantici e non abbandona i gusti neoclassici. Firma i suoi articoli con lo pseudo-nimo di Fígaro ed è animato da profonda passione civile, senso storico e doveremorale. Muore suicida.

Maggior esponente del teatro romantico: il Duca di Rivas (1791-1865). Del 1835è il suo capolavoro, Don Álvaro o la forza del destino, nel quale trasmette l’idea chel’uomo viva in un mondo assurdo nel quale a nulla vale lottare per i propri sentimentie in cui il destino ha sempre la meglio sull’amore.José Zorrilla (1817-1893) è l’ultimo grande drammaturgo romantico. Il suo Don JuanTenorio presenta una nuova interpretazione del tema del Don Giovanni, secondo laquale la fiducia nella misericordia divina può salvare anche le anime più corrotte.Zorrilla compone anche commedie, opere storico-leggendarie e poesie drammati-co-narrative.

SCHEMA RIASSUNTIVOIL ROMANTICISMO

LA POESIA

LA PROSA

IL TEATRO

Tito

lo co

nce

sso in

licenza

a fe

derica

petra

cca, 1

369116, o

rdin

e Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Nova

ra

Page 139: let spa

138

Il Realismo e il Naturalismo

Durante la seconda metà del XIX secolo si produsse il gra-duale passaggio dal Romanticismo al Realismo. In tutta Eu-ropa questo processo coincise con il consolidamento dellaborghesia. Lo sviluppo dell’industria e il trionfo delle mac-chine portò all’arricchimento della classe borghese, che ab-bandonò le sue posizioni liberali, si avviò al conservatorismoe diede il via al capitalismo economico. La società occiden-tale si modificò radicalmente e nacque il nuovo ceto del pro-letariato industriale. Parallelamente si affermarono nuovecorrenti filosofiche e scientifiche. Il Positivismo fu caratte-ristico di questo momento storico: opponendosi all’ideali-smo romantico, ammise come vero solo ciò che poteva es-sere direttamente osservabile e sperimentabile. Nelle scien-ze furono propugnati il metodo sperimentale (Claude Ber-nard), lo studio dell’ereditarietà biologica (Mendel) e le teo-rie sull’evoluzione delle specie (Darwin). Tutte queste nuo-ve tendenze influenzarono anche la letteratura.Il Realismo toccò tutti i generi letterari, ma trovò nel ro-manzo il suo miglior mezzo di espressione. Il primo passosi produsse in Francia con Stendhal, per il quale il romanzodoveva essere un vero e proprio specchio della realtà. ConBalzac e la sua Commedia Umana e con Madame Bovarydi Gustave Flaubert il movimento si consolidò definitiva-mente. Obiettivo di questi scrittori fu trasformare l’operad’arte in una creazione immune dall’impronta soggettivadell’autore. L’impersonalità teorizzata da Flaubert consi-steva nella rinuncia alla voce autoriale in favore di quella deipersonaggi. Per il Realismo la realtà era l’unico materiale su

Sviluppodell’industria

Nasce il proletariato

Il Positivismo

Il Realismo francese

2 La seconda metà del secolo:il Realismo e il Naturalismo

Esauritosi intorno alla metà del secolo il movimento propriamente romantico, la letteratura si avvia verso un chiaro ridimensionamento e una ripresa

di contatto con la realtà. Alla mancanza di voci di spicco nella narrativaromantica, la Spagna della Restaurazione, sorta dal contrasto di ideologiepolitiche e dalla Guerra Civile, oppone un eccellente romanzo realista, avolte venato di cinica satira, altre volte di preoccupazioni di carattere sociale.

Tito

lo c

once

sso

in li

cenz

a a

fede

rica

petrac

ca, 1

3691

16, o

rdin

e Is

titut

o G

eogr

afic

o D

e Ago

stin

i 278

651.

Cop

yrig

ht 2

011

De

Ago

stin

i, N

ovar

a

Page 140: let spa

cui lo scrittore doveva lavorare; non più realtà storica, però,perché il romanzo doveva avere per oggetto il vero di cuil’autore aveva esperienza diretta: il materiale doveva esseredesunto dalla contemporaneità storica, dalla nuova situa-zione sociale. Lo scrittore, come uno scienziato, doveva do-cumentarsi, attuare ricerche sul campo, prendere appunti,studiare i comportamenti, le usanze, i costumi dei luoghi edelle persone che voleva descrivere. Al centro del Realismostavano infatti l’osservazione rigorosa della realtà e la ri-produzione fedele della vita.Non è corretto dire che il Realismo rappresentò l’antitesi delRomanticismo, perché, se da un lato si negarono il soggetti-vismo, il fantastico e gli eccessi sentimentali, dall’altro si ap-profondirono elementi quali l’interesse per la natura, per ilregionale e per il sociale.Il Naturalismo fu, per così dire, un’estremizzazione del Rea-lismo. La letteratura naturalista fu inaugurata da Émile Zo-la (1840-1902) nel suo Romanzo sperimentale (1880). Se-condo Zola l’autore, in un primo momento, doveva limitar-si all’osservazione della realtà e fotografarla fedelmente; inseguito doveva intervenire direttamente per sperimentaree interpretare i fatti e i personaggi descritti. I naturalisti ap-plicarono alla letteratura i metodi dell’analisi scientifica, e inuovi romanzi si caratterizzarono per l’introduzione di tut-ti quegli aspetti del reale che prima venivano ignorati per-ché non considerati “belli”: la ricerca del vero rese necessa-rio descrivere anche il brutto, l’immorale e il ripugnante.Una forte presa sui romanzieri ebbe il proletariato: le con-dizioni di vita di questa classe rappresentavano la reale e di-retta conseguenza dell’industrializzazione.

Realismo e Naturalismo in Spagna

La letteratura spagnola vantava una tradizione realista senzapari: basti pensare a Cervantes e alla letteratura picaresca. Sen-za considerare che, proprio in corrispondenza del periodo ro-mantico, nacque un genere che anticipò molte tematiche del-le nuove correnti, il costumbrismo. È dunque facile capire co-me il Realismo e il Naturalismo abbiano trovato nella Peniso-la Iberica un fertile terreno. In Spagna ebbe grande influenzaanche il Krausismo, un movimento filosofico e culturale chesi diffuse negli anni ’60 grazie all’opera di Julián Sanz del Río,seguace delle teorie del tedesco kantiano Karl Krause (1781-1832). Per i krausisti al centro della realtà storica e della spe-culazione filosofica c’era l’uomo nella sua interezza, corpo e

Attenzioneper il contingente

Lo scrittore realista

Il Naturalismo

Analisi scientificaapplicata al romanzo

La tradizionerealistica spagnola

Il Krausismo

139

2 - La seconda metà del secolo: il Realismo e il Naturalismo

Tito

lo c

once

sso

in li

cenz

a a

fede

rica

petrac

ca, 1

3691

16, o

rdin

e Is

titut

o G

eogr

afic

o D

e Ago

stin

i 278

651.

Cop

yrig

ht 2

011

De

Ago

stin

i, N

ovar

a

Page 141: let spa

spirito. Queste due componenti dell’essere umano merita-vano pari considerazione e dignità: il corpo, in particolare, do-veva essere rivalutato attraverso la soppressione delle umi-liazioni che aveva subito nei secoli precedenti a causa del-l’imperante cultura religiosa. La letteratura realista spagnola predilesse alcune tematiche ri-spetto ad altre. I nuovi romanzi raccontavano amori impossi-bili, come quello tra fratelli o di un prete per una donna; piùspesso ancora narravano le vicende di coppie incompatibili so-cialmente o ideologicamente. Il motivo del dualismo ideolo-gico, del confronto tra opposte visioni del mondo, caratterizzògran parte di questa letteratura; tale duplicità a volte si esteseall’opposizione tra città e campagna. Spesso compariva ancheil tema dell’adulterio, condannato socialmente, soprattutto sea commetterlo era una donna.Stilisticamente i realisti spagnoli si avvalsero della narrazio-ne onnisciente. Al fine di rendere avvincente l’esposizionedei fatti e di contrastare la monotonia, i romanzieri usaronomoltissimo il dialogo, spesso punteggiandolo di colloquia-lismi. Le descrizioni dei personaggi e degli ambienti eranoaccurate e minuziose. Il Realismo spagnolo produsse mol-tissimi romanzieri di qualità, ma trovò la sua massima espres-sione nelle opere di Galdós e Clarín.

■ Benito Pérez GaldósGaldós è considerato all’unanimità il maggior romanziererealista dell’Ottocento spagnolo. Nato a Las Palmas nel 1843,compì i suoi studi nella terra natia per poi trasferirsi a Ma-drid e frequentare la Facoltà di Giurisprudenza. Ma la suapassione per la scrittura ebbe la meglio e non si laureò mai.Conquistato dall’idea di Balzac di rappresentare l’immensa“commedia umana” del contingente, non lasciò mai la capi-tale, perché con le sue continue trasformazioni costituivauna materia ideale per la sua arte. Inizialmente moderato inpolitica, si spostò poi verso le posizioni della sinistra anti-clericale, senza però mai sviluppare astio nei confronti del-la sua patria e della sua cultura. Esordì dopo la rivoluzionedel 1868 con il romanzo storico La fontana de oro (La fon-tana d’oro, 1867-1868), ambientato nel triennio liberale1820-1823, iniziando la ricostruzione dell’800 spagnoloche egli riteneva indispensabile per comprendere il presen-te. Tra il 1873 e il 1875 compose i dieci romanzi della pri-ma serie degli Episodios nacionales (Episodi nazionali),dedicati alla Guerra di Indipendenza (1805-1812) combat-tuta contro gli eserciti napoleonici e al regno di FernandoVII. In questi romanzi l’autore presentò sia la vita quotidia-

Nuova concezionedell’essere umano

Affresco dei dualismiideologici e sociali

Narrazione onnisciente

La vita

Madrid come paradigma dellacontemporaneità

La fontana d’oro

Episodi nazionali,la prima serie

140

2 - La seconda metà del secolo: il Realismo e il Naturalismo

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 142: let spa

na e pubblica sia quella intima e privata dei protagonisti. Purmantenendo separati i personaggi storici da quelli fittizi,Galdós raggiunse un mirabile equilibrio tra storia e inven-zione. Lo spirito degli Episodios è quello di un liberale spa-gnolo conscio delle grandezze e delle miserie della sua pa-tria, e l’arte è già quella di un narratore potente e origina-lissimo: almeno due di questi primi dieci romanzi, Zarago-za e Gerona, sono autentici capolavori. Fra il 1875 e il 1879apparve la seconda serie: altri dieci romanzi sui fatti storicidel 1813-1835 che narravano le lotte politiche tra assolutistie liberali terminate con la morte di Fernando VII. Preso dalla necessità di rappresentare il contemporaneo,Galdós interruppe la composizione degli Episodios per af-frontare il tema delle terribili conseguenze dell’ipocrisia,dell’intolleranza e del fanatismo religioso in una serie di ro-manzi che si aprì con la pubblicazione di Gloria (1876-1877)e Doña Perfecta (Donna Perfecta, 1876). In essi l’autorerappresentò lo scontro tra punti di vista ideologici opposti,tra personaggi progressisti e aperti e rappresentanti di unamentalità tradizionalista e ottusa. Galdós riprese quindi gliEpisodios nacionales: nella terza serie illustrò la storia spa-gnola dalla Prima Guerra Carlista all’avvento di Isabella I; ilregno di quest’ultima fu illustrato nella quarta serie, men-tre nella quinta l’autore si concentrò sulla Restaurazione. Tra il 1881 e il 1889 Galdós compose quelli che la critica de-finisce suoi capolavori: le Novelas españolas contemporá-neas (Romanzi spagnoli contemporanei). I 24 romanzi co-stituiscono una pietra miliare della storia del romanzo mon-diale e un fedelissimo affresco di Madrid e della Spagna diquel momento. Protagonisti sono tutte le classi sociali, non-ché tutti i sentimenti umani, dai più nobili ai più bassi. Sen-za rinunciare allo spirito critico, in queste opere Galdós as-sunse un atteggiamento di maggiore comprensione dell’es-sere umano accompagnato da un’analisi più profonda eaperta del suo animo. L’influsso naturalista è riscontrabilenella descrizione degli aspetti più sordidi della realtà, mamancano il pessimismo e il determinismo. L’opera massimadi questo periodo, nonché capolavoro assoluto di Galdós,fu Fortunata y Jacinta (Fortunata e Giacinta, 1887), cheracconta l’amore tra Fortunata, una popolana, e Juanito, ilquale però è sposato a Jacinta, appartenente invece al cetomedio. Per mezzo di questi personaggi l’autore presenta lavita quotidiana della Madrid dell’epoca, toccando tutti gliambienti sociali, dal più basso e povero al più elevato. La ge-nialità dell’opera si può riscontrare in diversi aspetti: le in-dimenticabili figure dei protagonisti, la ricchissima galleria

La seconda serie

I romanzi sul fanatismo religioso

La terza serie

Le ultime due serie

Romanzi spagnolicontemporanei

Fortunata e Giacinta

141

2 - La seconda metà del secolo: il Realismo e il Naturalismo

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto G

eografico De A

gostini 278651.Copyright 2011 D

e Agostini, N

ovara

Page 143: let spa

dei personaggi secondari, la grande varietà degli episodi el’ampio panorama sociale in cui sono inseriti. L’azione si svi-luppa tra il 1869, anno della proclamazione della Costitu-zione liberale, e il 1876, anno della Costituzione della re-staurazione monarchica, molto più conservatrice della pre-cedente. Tra le altre opere di questa serie ricordiamo La de-sheredada (La diseredata, 1881), Lo prohibido (Il proibito,1885), Miau (1888) e gli splendidi Nazarín (1895) e Mise-ricordia (1897).Galdós iniziò piuttosto tardi a dedicarsi al teatro e la maggiorparte delle sue opere drammatiche sono adattamenti dei suoiromanzi, come nel caso di Realidad (Realtà, 1892) e SantaJuana de Castilla (1918). Alcuni di questi scritti, come El abue-lo (Il nonno, 1904), riscossero un successo internazionale.Con un’ottantina di romanzi e una ventina di drammi, sen-za contare diverse opere minori, Pérez Galdós non fu sol-tanto uno dei più fecondi autori della letteratura dell’Otto-cento, ma anche e soprattutto uno dei suoi creatori più ori-ginali e potenti. Si distinse dai suoi contemporanei soprat-tutto per il superamento del costumbrismo regionale e perla conseguente maggior attenzione alla storia nazionale.Galdós riuscì a fornire un quadro completo della comples-sa società del suo tempo e dimostrò un’abilità straordinarianel presentare la psicologia dei suoi personaggi, scopren-done i pensieri e i sentimenti più profondi. È considerato ilpiù grande romanziere spagnolo dopo Cervantes.

■ ClarínLeopoldo Alas (Zamora 1852 - Oviedo 1901) firmò tutte le sueopere con lo pseudonimo di Clarín, tratto da La vida es sueñodi Calderón. Visse quasi sempre a Oviedo, dove fu docente didiritto. Dopo una gioventù trascorsa a sostenere i canoni po-sitivisti, si fece assertore di una profonda religiosità. Ammiròprofondamente Balzac, Flaubert e Zola. La vastissima culturache possedeva si palesò negli innumerevoli articoli, molti dicritica letteraria, che pubblicò tra il 1879 e il 1892 e che furo-no poi raccolti in diversi volumi, come Solos de Clarín (Asso-li di Clarín, 1898), Folletos literarios (Opuscoli letterari,1886-1899), Paliques (Chiacchiere, 1893). In essi si batté perla diffusione delle idee europee in Spagna. Compose più disettanta racconti e romanzi brevi, nei quali dimostrò una gran-de sensibilità nei confronti delle classi più deboli: ¡Adiós cor-dera! (Addio agnellina!, 1893), di ispirazione bucolica, Cuen-tos morales (Racconti morali, 1896), El gallo de Sócrates (Ilgallo di Socrate, 1901), carico di simbolismo, El sombrero delseñor cura (Il cappello del signor parroco, 1901). Scrisse due

La produzioneteatrale

Storia nazionale,non solo regionale

Acuta indagine psicologica

Dal Positivismoalla religione

Gli articoli

La prosa narrativa

142

2 - La seconda metà del secolo: il Realismo e il Naturalismo

Tito

lo c

once

sso

in li

cenz

a a

fede

rica

petrac

ca, 1

3691

16, o

rdin

e Is

titut

o G

eogr

afic

o D

e Ago

stin

i 278

651.

Cop

yrig

ht 2

011

De

Ago

stin

i, N

ovar

a

Page 144: let spa

soli romanzi: Su único hijo (Il suo unico figlio, 1890) e La re-genta (La presidentessa, 1885), uno dei migliori romanzi spa-gnoli dell’800. Ana Ozores è sposata con il presidente del tri-bunale di Vetusta, don Víctor Quintanar. La perenne insoddi-sfazione della presidentessa la fa oscillare tra una religiositàquasi sentimentale e una sensualità romantica. La fine vedrà lamorte del povero marito in seguito al duello con Álvaro, undongiovanni di provincia privo di scrupoli; Ana sarà abbando-nata da tutti, vittima di una società implacabile. La semplicetrama non può rendere conto della complessità e della ric-chezza dell’opera: la penetrazione psicologica dei personagginon ha eguali nella letteratura del secolo; il panorama socialedi Vetusta (una trasposizione di Oviedo) riassume quello ditutta la Spagna dell’epoca. La visione di Clarín è implacabile:l’aristocrazia è corrotta, il clero materialista e la borghesia vol-gare. Incredibile è la forza con cui l’autore riesce a trasmette-re l’idea del condizionamento sociale e delle pressioni chequesto può esercitare. Infine, la struttura è pressoché perfet-ta: dopo i primi 15 capitoli nei quali l’autore ci presenta l’am-biente e i personaggi, siamo immessi nel vivo dei conflitti cheporteranno al tragico epilogo. Quella di Clarín è un’arte nar-rativa molto precisa nella quale le descrizioni si integrano per-fettamente al racconto dei fatti.

■ Gli altri romanzieri Tra gli altri romanzieri della seconda metà del XIX secolo spic-ca la figura di Juan Valera (1824-1905). Di nobile famiglia elaureato in giurisprudenza (1846), prese parte alla vita politi-ca spagnola per cinquant’anni, soprattutto in qualità di di-plomatico, ed ebbe così la possibilità di viaggiare moltissimo,sia in Europa sia in America. Liberale moderato, scettico neiriguardi della religione, fu un uomo di mondo, raffinato e ne-mico degli eccessi. In possesso di una vastissima cultura uma-nistica e cosmopolita, scrisse romanzi, racconti e saggi filo-sofici, letterari e storici. Degne di nota sono anche le sueopere teatrali, nelle quali dimostrò un acuto spirito di osser-vazione. Il suo primo, nonché più celebre, romanzo, PepitaJiménez, vide la luce nel 1874. È la storia di un seminarista,Luis de Varga, la cui vocazione viene messa a dura prova dal-la bellezza della protagonista. La continua lotta interiore trareligiosità e passione è descritta attraverso uno scambio epi-stolare tra il giovane e lo zio ed è riportata con grande acu-tezza e sensibilità. Il romanzo si conclude con il felice matri-monio tra i due. Negli anni successivi Valera pubblicò altri set-te romanzi, tra cui: Las ilusiones del doctor Faustino (Le il-lusioni del dottor Faustino, 1875), analisi fin troppo sottile di

La presidentessa

L’analisi psicologica

Tema delle pressioniesercitate dalla società

Juan Valera

Scetticismo religioso

Pepita Jiménez

Gli altri romanzi

143

2 - La seconda metà del secolo: il Realismo e il Naturalismo

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 145: let spa

una frustrazione giovanile, El comendador Mendoza (Il com-mendator Mendoza, 1877), velatamente autobiografico, chesi impone per la verità umana dei personaggi, Doña Luz (Don-na Luz, 1879), in cui è ripresa con maggiore profondità psi-cologica la situazione di Pepita Jiménez e Juanita la Larga(Juanita la Lunga, 1895), il più realistico, pur se non trascu-ra lo studio della vita interiore dei personaggi. Nei suoi ro-manzi Valera presentò una visione idealizzata della realtà, ri-fuggendo volutamente dall’ambientazione storica e sociale:la sua Andalusia non ha nulla di folcloristico ma è anche al difuori del tempo, concepita come luogo ideale per la nascitadi impulsi genuini e di passioni misurate, dove non trova po-sto la dimensione tragica del dolore. Notevole anche l’opera saggistica, raccolta nei volumi Estu-dios críticos sobre literatura (Studi critici sulla letteratura,1864) e Disertaciones y juicios literarios (Dissertazioni e giu-dizi letterari, 1878). Interessante inoltre il ricchissimo episto-lario, forse la miglior prova del finissimo stile di Valera, men-tre meno riuscite sono le opere teatrali, più adatte alla lettu-ra che alla rappresentazione. Il realismo di Valera fu soprattutto orientato verso la psicolo-gia: egli era molto dotato per l’analisi sottile dell’animo uma-no, in particolare dei personaggi femminili. Il suo tema ca-ratteristico fu il conflitto tra gli impulsi umani e l’amore e il ri-spetto per i dogmi religiosi. Perseguendo l’ideale della sem-plicità e della perfezione si distinse per uno stile lucido, ele-gante e attento, supportato dall’acutezza, dalla grazia e dal-l’intelligenza che emanano dalla sua prosa.Pedro Antonio de Alarcón (Guádix 1833 - Madrid 1891)svolse un’intensa opera giornalistica e partecipò attiva-mente alla vita politica. Dapprima anticlericale e ostile a Isa-bella II, divenne poi cattolico e conservatore e visse gli ul-timi anni amareggiato per l’indifferenza che gli dimostra-rono le nuove generazioni. Scrisse ricordi di viaggio, poe-sie e un dramma, ma la sua fama è legata ai romanzi. Il piùcelebre è El sombrero de tres picos (Il cappello a tre pun-te, 1874), breve romanzo di costume ispirato a un tema po-polare, notevole per la vivacità narrativa e la grazia argutadi cui è pervaso.Armando Palacio de Valdés (1853-1938) nei suoi romanzipiegò la tecnica naturalistica a una visione essenzialmenteottimistica della vita. Tra le sue migliori opere, scritte in unaprosa limpida e vivace, si segnalano Riverita (1886), di ca-rattere semiautobiografico, La hermana San Sulpicio (SuorSan Sulpicio, 1889), storia dell’amore di una monaca e diun medico poeta, e La fe (La fede, 1892), sulla falsa religio-

Luoghi fuori dal tempo

I saggi

Lo stile

Alarcón

Valdés:naturalismo e ottimismo

144

2 - La seconda metà del secolo: il Realismo e il Naturalismo

Tito

lo co

nce

sso in

licenza

a fe

derica

petra

cca, 1

369116, o

rdin

e Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Nova

ra

Page 146: let spa

sità. Tra le opere autobiografiche: Papeles del doctor Angé-lico (Carte del dottor Angelico, 1911) e Testamiento litera-rio (Testamento letterario, 1929).Vicente Blasco Ibañez (1867-1928) fu il romanziere che più siavvicinò ai precetti naturalistici, tanto che fu detto “lo Zola spa-gnolo”. Nelle sue opere dimostrò infatti un certo gusto per glielementi cupi, gli ambienti sordidi, la crudezza dei temi e unacerta preoccupazione per le tare ereditarie. A questo aggiunsel’amore per i paesaggi della sua terra valenzana, che fece rivive-re nei famosi Flor de mayo (Fiore di maggio, 1895), sui pesca-tori, e La barraca (La capanna, 1898), sul mondo contadinonei dintorni di Valenza. Celeberrimi, per via degli adattamenticinematografici, sono Sangre y arena (Sangue e arena, 1908),sulla vita dei toreri, e il suo maggior successo, Los cuatro jine-tes del Apocalipsis (I quattro cavalieri dell’Apocalisse, 1916),scritto a Parigi e ispirato alla Prima Guerra Mondiale.

Il teatro e la poesia

Come già detto, il movimento realista trovò il suo migliormezzo di espressione nel romanzo. Sul teatro, dove perdu-rarono i canoni romantici, il Realismo influì imponendo te-mi contemporanei e un linguaggio più sobrio. I principalidrammaturghi del secolo furono, a parte Galdós, José deEchegaray (1832-1916) e Adelarso López de Ayala (1828-1879). Il primo fu autore di numerose commedie e drammidall’esasperato romanticismo, che però contribuirono alrinnovamento del teatro spagnolo allineandolo con quello diIbsen. Nel 1904 ottenne, insieme a Frédéric Mistral, il pre-mio Nobel. Tra le sue opere ricordiamo: O locura o santi-dad (Pazzia o santità, 1877), La muerte en los labios (Lamorte sulle labbra, 1880) e il suo capolavoro, El gran ga-leoto (Il grande galeotto, 1881). Ayala portò sulla scena gli ambienti borghesi della sua epo-ca, dominati dall’ideale di una vita tranquilla e conforme aiprecetti morali o dal denaro. È ricordato soprattutto per l’o-pera Consuelo, del 1878.Va rilevato che alla seconda metà del secolo appartiene la pro-duzione di poeti eccezionali quali Rosalía de Castro e Bécquer.La mentalità borghese e realista certo non favorì il lirismo, in-fatti la produzione poetica prese un andamento prosastico, ri-scontrabile soprattutto nell’opera di Ramón de Campoamor(1817-1901). Politico e funzionario statale, raggiunse la famacon Fábulas morales (Favole morali, 1845), Doloras (1848),Pequeños poemas(Poemetti, 1873-1892) e Humoradas(1886).

Ibañez

Sangue e arena

I quattro cavalieridell’Apocalisse

Cambiano la lingua e i temi

Echegaray

Premio Nobelnel 1904

Ayala

145

2 - La seconda metà del secolo: il Realismo e il Naturalismo

Titolo

con

cess

o in

lice

nza

a fe

deric

a pe

tracc

a, 1

3691

16, o

rdin

e Is

titut

o G

eogr

afico

De

Ago

stin

i 278

651.

Cop

yrig

ht 2

011

De

Ago

stin

i, Nov

ara

Page 147: let spa

146

2 - La seconda metà del secolo: il Realismo e il Naturalismo

La diffusione della filosofia positivistica porta alla nascita del Realismo letterario,nato in Francia e poi diffusosi in tutta Europa. Basato su impersonalità dell’ope-ra d’arte e aderenza alla realtà, il Naturalismo si spinge oltre, propugnando l’ap-plicazione del metodo scientifico alla creazione letteraria.

In Spagna Realismo e Naturalismo si integrano con il Krausismo, che rivaluta l’uo-mo nella sua interezza. I romanzi raccontano soprattutto storie di contrasti ideolo-gici e sociali.Galdós (1843-1920) è il principale romanziere dell’epoca: cinque serie degli Episodinazionali; romanzi contro il fanatismo religioso (Gloria, Donna Perfecta, Nazarín); 24Romanzi spagnoli contemporanei. Capolavoro: Fortunata e Giacinta.Clarín (1852-1901) è l’altro grande romanziere dell’epoca: scrive molti articoli dicritica letteraria, oltre settanta tra racconti e romanzi brevi e due romanzi: Il suounico figlio e La presidentessa.Altri romanzieri significativi dell’epoca: Juan Valera (1824-1905); Pedro Antoniode Alarcón (1833-1891); Armando Palacio de Valdés (1853-1938); Vicente BlascoIbañez (1867-1928).

SCHEMA RIASSUNTIVOIL REALISMO

IL ROMANZO REALISTASPAGNOLO

1. Dove si originò il movimento del Realismo? 138b

2. Qual è la differenza fondamentale tra Realismoe Naturalismo? 139b

3. Quali sono le tre tematiche principali dell’operadi Galdós? 140b-141

4. Di cosa parla La presidentessa di Clarín? 143a

5. Quale, tra le opere di Valera, è considerata il suocapolavoro? 143b

6. In che modo il Realismo influì sul teatro del se-condo Ottocento? 145b

DOMANDE DI VERIFICA

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 148: let spa

IL XX SECOLO

1 Il Modernismo e la Generazione del ’98

2 La Generazione del ’14 e le avanguardie

3 La Generazione del ’27

4 Dal Dopoguerra ai giorni nostri

Tito

lo co

nce

sso in

licenza

a fe

derica

petra

cca, 1

369116, o

rdin

e Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Nova

ra

Page 149: let spa

All’inizio del XX secolo la Spagna deve affrontare un periodo di decadenza e di gravi problemi interni. La nazione è nettamente divisa fra tradizionalisti e progressisti, la destra e la sinistra. Il secolo si apre con il regno di Alfonso XIII (1902-1931), che continua la politica conservatrice del secolo precedente, causandol’aumento delle tensioni sociali. Dal 1923 al 1930 il potere è in mano al dittatore Primo de Rivera, che non è in grado di risolvere i conflitti politici. Torna così sul trono AlfonsoXIII, ma per poco tempo: il 14 aprile 1931 ha inizio laSeconda Repubblica, ma neppure questo governo riescea porre fine alla crisi, acuita dall’opposizione delle classipiù potenti e dall’ingente aumento delle masse popolari.La situazione sfocia nella Guerra Civile del 1936-1939. Gli anni che vanno dal 1939 al 1975 vedono la dittaturadel generale Francisco Franco: le disastrose conseguenzedel Dopoguerra si acuiscono a causa della sua politicarepressiva, che limita le fondamentali libertà dell’individuo,e per il dilagare della povertà. Bisognerà aspettare gli anniSessanta per assistere all’inizio di uno sviluppo economicoe di un lento processo di liberalizzazione. La fine delregime si ha con la morte del dittatore e l’ascesa al tronodell’amatissimo re Juan Carlos I. Con il governo di AdolfoSuarez inizia il processo di democratizzazione del Paese,che sfocia nella Costituzione del 1978.Tutti i maggiori scrittori spagnoli del secolo si fannoportavoce dei molteplici problemi della loro nazione, daimodernisti agli esponenti delle varie generazioni (del ’98,del ’14 e del ’27). Il secolo vede l’alternarsi di numerosimovimenti letterari, nonché la comparsa di alcune tra le figure più significative della letteratura mondiale, come Machado, Lorca, Jiménez, Unamuno, Azorín e Valle-Inclán, solo per citare alcuni tra i nomi più significativi.

Titolo

concesso in lic

enza a

federica p

etr

acca, 1369116, ord

ine Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostini 278651.C

opyright 2011 D

e A

gostini, N

ovara

Page 150: let spa

149

Il Modernismo

Tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX si diffuse in Spa-gna il movimento modernista, portato in Europa dal poetanicaraguese Rubén Darío. Inizialmente vennero chiamati“modernisti” tutti gli scrittori che si proponevano di rinno-vare il linguaggio, i metri e le forme ribellandosi alla retori-ca e all’ampollosità, al Romanticismo, al Classicismo, al Na-turalismo, alle frasi fatte e ai sentimenti borghesi che aveva-no caratterizzato la letteratura precedente. In Spagna vennecreata l’etichetta di “Generazione del ’98” per designare co-loro che, sempre nell’ambito del Modernismo, si interessa-vano dei problemi contingenti del loro Paese, dando la pre-cedenza alle questioni umane.La grande poesia modernista spagnola fu influenzata in mo-do preponderante dai simbolisti e dai parnassiani france-si, dei cui canoni gli autori iberici attuarono una sintesi, in-tegrandoli con le influenze mutuate da scrittori nazionaliquali Manrique e Bécquer. Alla ricerca del “bello” i poeti ibe-rici aggiunsero la tensione alla musicalità e al colore: oltrealle corrispondenze e alle associazioni sinestetiche dei sim-bolisti, essi si avvalsero, tipicamente, dell’allitterazione edella ripetizione dei suoni.

■ Temi e metrica del ModernismoI poeti modernisti riuscirono a fondere, nella loro opera, duearee tematiche fin allora considerate incompatibili: l’este-riorità sensibile e l’interiorità soggettiva. L’esteriorità era

Rinnovamentodel linguaggio

Attenzioneal contemporaneo

Due aree tematiche

1 Il Modernismo e la Generazione del ’98

L’inizio del XX secolo vede la decisa reazione ai movimenti letteraridell’Ottocento, espressa nella volontà di rinnovamento di metriche, linguaggi e contenuti. In seguito all’influenza esercitata da Simbolismo e Parnassianesimo si diffonde, in tutta Europa, il Modernismo, rappresentato in Spagna da Rubén Darío, Juan Ramón Jiménez e dai poetidella Generazione del ’98. Questi, presa coscienza della crisi nazionaleconseguente al disastro del ’98, ricercano la vera hispanidad nella Castigliae ne fanno l’oggetto di tutta la loro opera.

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 151: let spa

tutto ciò che di bello circondava il poeta: i paesaggi, la na-tura in generale e le donne. Ma quando il mondo esternonon era sufficiente a soddisfare il bisogno estetico del poe-ta, ecco che egli evadeva nel tempo e nello spazio, alla ri-cerca di mondi mitizzati, come il medievale e il classico; l’e-vasione spaziale lo portava a Parigi, capitale del cosmopoli-tismo. Il mondo interiore, non di rado permeato di tristez-za, malinconia e nostalgia, fu l’altro grande tema della poe-sia modernista, concretizzato in immagini cupe, crepusco-lari, spesso angosciose e decadenti.La ricerca della musicalità portò a un considerevole am-pliamento delle forme metriche: i poeti modernisti conti-nuarono a usare l’endecasillabo e l’ottonario, ormai classi-ci, ma il loro verso più caratterizzante fu l’alessandrino.

Rubén Darío

Félix Rubén García Sarmiento, in arte Rubén Darío, nacquein Nicaragua nel 1867. In gioventù aderì a posizioni pro-gressiste nei confronti dei problemi dell’America. Inse-gnante, impiegato e giornalista, prima in patria e quindi inCile e in Argentina, nel 1892 si trasferì in Europa come cor-rispondente del giornale La Nación di Buenos Aires e vitornò nel 1898, già in possesso di una notevole fama comepoeta. Intrapresa la carriera diplomatica, a partire dall’iniziodel ’900 risiedette a Parigi, che lasciò nel 1908 per andare aricoprire la carica di ministro plenipotenziario in Spagna. La-sciò definitivamente l’Europa per gli Stati Uniti nel 1914, ma,precocemente invecchiato per l’abuso di alcolici, volle tor-nare nel piccolo paese natio, dove spirò nel 1916.

Evasione temporalee spaziale

La vita

150

1 - Il Modernismo e la Generazione del ’98

PARNASSIANESIMO E SIMBOLISMO

Furono i due movimenti letterari francesiche ebbero maggior influenza sulla poesiamodernista. Il Parnassianesimo si formò inseguito alla pubblicazione, nel 1886, delParnaso contemporaneo ed ebbe inTéophile Gautier il principale teorico, conla sua definizione di “arte per l’arte”. I par-nassiani erano animati dal rifiuto del senti-mentalismo, cui contrapponevano la ricer-ca della perfezione formale, il culto dellabellezza, l'erudizione, l'oggettività; privile-giavano il tema mitologico, l’evocazione deitempi passati e le ambientazioni esotiche.

I poeti simbolisti (Verlaine, Rimbaud, Mal-larmé e Baudelaire), oltre a ricercare an-ch’essi la perfezione formale e la bellezzaesteriore, tentarono di spingersi oltre il sen-sibile: partendo dal presupposto che larealtà nascondeva significati e corrispon-denze misteriosi, questi poeti si propose-ro di captarli tramite i simboli, ossia imma-gini del mondo fisico che suggerivanoqualcosa di non materialmente percepibi-le, e le associazioni sinestetiche, ovverol’accostamento di termini riferiti a sferesensoriali diverse.

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 152: let spa

■ L’operaDarío attuò una perfetta sintesi tra Parnassianesimo e Sim-bolismo inserendoli in un contesto tematico vastissimo checopriva il pagano, l’esotico, il leggendario, il cosmopolitismononché la tristezza interiore. Allo stesso tempo il suo stilepoteva assumere diversissime tonalità: seppe essere frivolocome meditativo ed esaltò tanto il sensualismo quanto il pa-triottismo, senza che venisse mai meno il controllo totaledelle forme cui affidava i suoi temi.La sua vocazione poetica non tardò a palesarsi: all’età di soliventun anni pubblicò Azul (Azzurro, 1888), una raccolta diliriche e poemi in prosa il cui titolo si ispirava a un verso diVictor Hugo: «l’Art c’est l’Azur». Palesemente influenzata daiparnassiani e da Baudelaire, l’opera presentava già quelle in-novazioni tematiche e formali che si sarebbero realizzate nel-le raccolte successive. La sua estetica si consolidò a partire daProsas profanas (Prose profane, 1896), che raccoglieva al-cune tra le sue creazioni più brillanti, dinamiche, vivaci e vi-talistiche, tutte, nonostante il titolo ingannevole, in poesia.Le opere della maturità hanno un valore poetico ed esteticoben superiore, in particolare Cantos de vida y esperanza(Canti di vita e di speranza, 1905). In essi gli argomenti ispa-nici sostituirono quelli francesi: il poeta dedicò molte poesie aCervantes, Góngora, Velázquez e Goya. Svariati componimen-ti trattavano inoltre temi politici quali quelli desunti dalla disa-strosa guerra con gli Stati Uniti del ’98. All’estetismo subentròdunque un processo di profonda umanizzazione, legato allapreoccupazione per il destino del suo popolo. A questo volu-me vengono di solito affiancate le raccolte Canto errante(1907), Poema del otoño (Poema d’autunno, 1910) e Cantoa la Argentina (1910), che rappresentano il trionfo del Mo-dernismo poetico in lingua spagnola. Temi ricorrenti sono ilcontrasto tra corpo e spirito, la ricerca della bellezza, il ti-more della morte e l’affermazione di una coscienza ispano-americana. Darío pubblicò anche molte raccolte di articoli gior-nalistici e alcuni saggi autobiografici.

Juan Ramón Jiménez

Nato in Andalusia nel 1881, Jiménez sviluppò molto presto unaprofonda vocazione poetica e nel 1900 si trasferì a Madrid conl’intenzione di “lottare per il Modernismo”. Dopo alcuni viag-gi e un periodo trascorso in clinica, visse per alcuni anni in so-litudine a Moguer. Nel 1916 si recò negli Stati Uniti, dove spo-sò Zenobia Camprubí, traduttrice di Tagore. Dallo scoppio del-

Varietà del suo stile

Azzurro

Prose profane

Canti di vita e di speranza

I temi ricorrenti

La vita

151

1 - Il Modernismo e la Generazione del ’98

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 153: let spa

la Guerra Civile spagnola visse in esilio, insegnando in diver-se università. Nel 1956 fu insignito del premio Nobel; nellostesso anno morì la moglie. Il poeta si spense nel 1958 a SanJuan, nel Portorico.

■ L’operaJiménez ebbe una concezione quasi religiosa della poesia,alla quale si dedicò sempre con passione e amore, facen-dola aderire alle sue esperienze di vita. Fu un uomo ten-denzialmente depresso e di una sensibilità intensa. La sua vastissima produzione poetica consta di due fasi: quel-la giovanile, segnata dall’adesione al Modernismo e al Sim-bolismo, e quella della maturità, caratterizzata da un’espres-sione poetica sempre più semplice ed essenziale, depuratada ogni aneddotica, ch’egli stesso definì in Poesía: «Oh pa-sión de mi vida, poesía desnuda, mía para siempre!» (Oh poe-sia nuda, passione della mia vita, ora mia per sempre!). Nellapoesía desnuda scomparvero il lessico modernista, l’agget-tivazione sensoriale e i ritmi sonori, per lasciare posto alla con-centrazione concettuale ed emotiva: era una poesia nuova,molto personale e al di sopra di qualsiasi moda o tendenza. Alla prima fase appartengono Ninfeas (Ninfee, 1900), Almas devioleta (Anime di violetta, 1900), Rimas (1902), Arias tristes(Arie tristi, 1903), Jardines lejanos (Giardini lontani, 1904),Elegías puras (1908), Elegías intermedias (1909), Olvidanzas(Dimenticanze, 1909), Elegías lamentables (Elegie tristi, 1910),Baladas de primavera (1910), La soledad sonora (La solitu-dine sonora, 1911), Pastorales (Pastorali, 1911), Poemas má-gicos y dolientes (Poemi magici e dolenti, 1911), Melancolía(Malinconia, 1912), Laberinto (Labirinto, 1913), Sonetos espi-rituales (1914-1915) ed Estío (Estate, 1915), oltre a un capola-voro lirico in prosa, Platero y yo (Platero ed io, 1914-1917),dolcissima elegia a un asinello compagno del poeta fanciullo neisuoi vagabondaggi per i campi di Moguer, paese rimpianto co-me simbolo della purezza spirituale. Pubblicato in versione de-finitiva nel 1917, divenne subito un classico della prosa spagnoladel Novecento. Racconto di una semplicità quasi infantile, è inrealtà una meravigliosa trasfigurazione lirica delle realtà profon-de che il poeta coglie al di là del caos insito nelle cose. All’epo-ca più matura, quella in cui la poesia si fece sempre più profon-da e assunse toni quasi metafisici, appartengono il Diario de unpoeta recién casado (Diario di un poeta sposato da poco,1916), misto di versi e prose liriche, Eternidades (Eternità,1917), Piedra y cielo (Pietra e cielo, 1918), Poesía (1917-1923),Belleza (Bellezza, 1917-1923), La estación total (La stagionetotale, 1946) e Animal de fondo (Animale di fondo, 1949).

Premio Nobel nel 1956

Due fasidella produzionepoetica

La poesía desnuda

Opere della prima fase

Platero ed io

Opere della seconda fase

152

1 - Il Modernismo e la Generazione del ’98

Titolo

concesso in lic

enza a

federica p

etr

acca, 1369116, ord

ine Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostini 278651.C

opyright 2011 D

e A

gostini, N

ovara

Page 154: let spa

Le sue molte prose critiche, lezioni e conferenze sono in par-te raccolte in volumi quali Política poética (Politica poeti-ca, 1936), Cuadernos de Juan Ramón Jiménez (Quadernidi Juan Ramón Jiménez, postumo, 1960) e El modernismo(Il modernismo, postumo, 1962). Jiménez fu considerato unmaestro da ben tre generazioni di poeti. Tutta la sua produ-zione dimostra com’egli seppe rinnovare la poesia superan-do le tendenze contingenti, proiettandosi ben oltre i suoicontemporanei e anticipando la poesia più recente.

La Generazione del ’98

Così il poeta Azorín denominò, nel 1913, un gruppo di scrit-tori spagnoli che intorno al 1898 – data dello scontro disa-stroso con gli Stati Uniti, che si concluse con la perdita del-le ultime colonie spagnole d’oltremare – presero coscien-za della crisi nazionale e del bisogno di una rinascita spiri-tuale e civile del Paese: Unamuno, Machado e Azorín stessone furono i maggiori esponenti. Animati da un senso di pro-testa e di ribellione verso le generazioni precedenti e i va-lori che rappresentavano, individuarono l’essenza piùprofonda del Paese nell’unica vera culla della hispanidad: laCastiglia. Rifiutarono la politica contemporanea esaltandouna Spagna più spontanea, che identificarono nel paesaggiocastigliano e nella vita dei popolani. La Generazione del ’98dimostrò sempre grande apertura alla cultura europea.

■ Miguel de UnamunoMassimo esponente della Generazione del ’98, nacque nel1864 a Bilbao, dove trascorse infanzia e adolescenza, e il cuiassedio e bombardamento da parte dei carlisti (1874) de-scrisse nel romanzo Paz en la guerra (Pace nella guerra,1897). Nel 1891 ottenne la cattedra di Greco all’Università diSalamanca, dove trascorse tutta la vita, fatta eccezione per isette anni (1924-1930) in cui fu costretto all’esilio per essersiapertamente opposto alla dittatura di Primo de Rivera. I duepoli del suo pensiero furono la Spagna e il senso della vita.In tutta la sua opera si avverte il fortissimo desiderio di so-pravvivere alla morte unito alla rivendicazione di una con-creta e spiccata individualità. Se da un lato la ragione affer-ma l’impossibilità del vivere in eterno, dall’altro l’ansia vitalelo fa sembrare plausibile: dall’inconciliabilità tra ragione efede nascono la concezione di una lotta agonica e il senti-mento tragico della vita. Unamuno sviluppò la sua filosofia inuna serie di saggi, tra cui En torno al casticismo (Intorno al

Prose critiche

La Castiglia

Apertura versola cultura europea

La vita

Due poli tematici

I saggi filosofici

153

1 - Il Modernismo e la Generazione del ’98

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 155: let spa

tradizionalismo, 1895), La vida es sueño (La vita è sogno,1898), Vida de Don Quijote y Sancho (Vita di Don Chisciottee Sancho, 1905), appassionato e personalissimo commentoal capolavoro del Cervantes, e Come se hace una novela (Co-me si fa un romanzo, 1927). Unamuno coltivò tutti i generiletterari e in ognuno espresse i suoi grandi temi. Come nar-ratore, dopo Paz en la guerra, di matrice realistica, compo-se opere i cui personaggi incarnano la tragicità dell’esistenza.Il romanzo più esemplare da questo punto di vista è senz’al-tro Niebla (Nebbia, 1914), nel quale un problematico Augu-sto Pérez, non riuscendo a trovare un senso alla sua esisten-za immersa nella nebbia, se la prende con l’autore che l’hacreato. Tra gli altri romanzi: Abel Sánchez (1917), La tía Tula(La zia Tula, 1921), San Manuel Bueno mártir (1933). I suoi drammi teatrali non ottennero un gran successo, for-se perché la forma delle sue idee non si adattava alla rap-presentazione scenica. Neppure la sua produzione poeticafu particolarmente apprezzata, ma col passare del tempo ri-cevette una crescente attenzione. Espressione di uno scrittore isolato e ai margini delle espe-rienze europee, la poesia di Unamuno è dotata di forte ritmi-cità. Tra le raccolte: Poesías (1907), il poema El Cristo de Veláz-quez (Il Cristo di Velázquez: poema, 1920), Rimas de dentro(Rime da dentro, 1923), Romancero del destierro (Romance-ro dell’esilio, 1928), Cancionero, diario poético (Canzoniere,diario poetico, postumo, 1953) e Cinquenta poesías inéditas1899-1927 (Cinquanta poesie inedite, postumo, 1958). Laprofonda umanità di Unamuno rende la lettura della sua ope-ra sempre appassionante. Nessuno seppe esprimere con pariintensità le inquietudini della sua generazione, senza contareche fu uno dei fondatori del castigliano moderno.

■ AzorínJosé Martínez Ruiz (Alicante, 1874 - Madrid 1967) si dedicò giàmolto giovane al giornalismo militante in difesa di ideali anar-chici e rivoluzionari e fu il principale animatore degli autoridella Generazione del ’98. Dopo una breve partecipazione at-tiva alla vita politica (1907-1916) si consacrò interamente allaletteratura, assumendo lo pseudonimo di Azorín, nome delprotagonista di un suo romanzo (1903). Fin dal primo libro del-la maturità, El alma castellana (L’anima castigliana, 1900),Azorín fece della sua nazione l’oggetto di un’indagine sottile edettagliata considerandone con passione la storia, i paesaggi ei personaggi più significativi. Dipinse gli scenari della Castigliae della Mancia in Castilla (1912) e in La ruta de Don Quijote(L’itinerario di Don Chisciotte, 1905); il suo Levante fece da

Nebbia

Gli altri romanzi

Il teatro

La poesia

La vita

L’anima castigliana

La prosa

154

1 - Il Modernismo e la Generazione del ’98

Titolo

con

cess

o in

lice

nza

a fe

deric

a pe

tracc

a, 1

3691

16, o

rdin

e Is

titut

o G

eogr

afico

De

Agost

ini 2

7865

1.C

opyr

ight

201

1 De

Agost

ini,

Nov

ara

Page 156: let spa

sfondo alla trilogia narrativa, in gran parte autobiografica, com-posta da La voluntad (La volontà, 1902), Antonio Azorín,(1903) e Las confesiones de un pequeño filósofo (Le confes-sioni di un piccolo filosofo, 1904); dei suoi scrittori preferitiraccontò nei saggi letterari Clásicos y modernos (Classici e mo-derni, 1913), Al margen de los clásicos (Al margine dei classi-ci, 1915), Rivas y Larra (1916). Compose anche alcune bio-grafie immaginarie, come El licenciado Vidriera (Il laureatoVidriera, 1915), ispirata all’omonimo personaggio cervantino,e memorie autobiografiche come Tiempos y cosas (Tempo ecose, 1945) e Pensando en España (Pensando alla Spagna,1948). Le sue opere teatrali – Old Spain (Vecchia Spagna, 1926),Brandy, mucho brandy (Brandy, molto brandy, 1927) e altre –non essendo finalizzate a rappresentare vicende realistiche maa delineare stati d’animo, non furono portate in scena con fre-quenza. Fine ultimo di Azorín fu sempre trasmettere la sua pas-sione per la Spagna attraverso uno stile il più possibile nitido,semplice, chiaro, preciso e conciso.

■ Antonio Machado y RuizNato a Siviglia nel 1875, si trasferì a Madrid con la famiglia nel1883. Dopo una serie di studi irregolari e alcuni viaggi a Pa-rigi si dedicò all’insegnamento del francese. Nel 1931 tornòa Madrid ma, in quanto fermo sostenitore della Repubblica,nel ’39 si esiliò volontariamente in Francia, dove morì doposolo pochi giorni. Se inizialmente la sua poesia fu votata al tardo Romanticismo eal Simbolismo, presto il poeta sentì la necessità di creare versiche, oltre ad esprimere il sensoriale e il sonoro, trasmettesseroi moti più profondi del suo spirito. In seguito si propose disemplificare il suo linguaggio poetico alla ricerca di un’espres-sione condensata ed essenziale. Le tematiche ricorrenti sonoquelle dei ricordi di gioventù, dell’amata moglie Leonor, deltempo, della morte e della ricerca di Dio. La raccolta poeticaSoledades, galerías y otros poemas (Le solitudini, 1907), distampo modernista, riporta un monologo interiore svolto conun linguaggio ancora simbolico e metaforico. In Campos de Ca-stilla (Campi di Castiglia, 1912), il suo capolavoro, l’evocazio-ne del paesaggio castigliano sgorga da emozioni tragiche e con-crete. Alla descrizione lirica della terra tanto amata il poeta ag-giunse una critica sociale rivolta alle condizioni di povertà in cuiversava il suo popolo. All’ultima epoca appartengono le NuevasCanciones (Nuove canzoni, 1924), caratterizzate dai versi sem-plici della poesia popolare. Negli ultimi anni della sua vita Ma-chado si creò due alter ego, i filosofi-poeti Abel Martín e Juande Mairena, che “firmarono” le sue meditazioni filosofiche.

Il teatro

La vita

L’idea di poesia

I temi

Le solitudini

Campi di Castiglia

155

1 - Il Modernismo e la Generazione del ’98

Tito

lo co

nce

sso in

licenza

a fe

derica

petra

cca, 1

369116, o

rdin

e Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Nova

ra

Page 157: let spa

■ Ramón del Valle-InclánRamón Valle Peña, in arte Ramón del Valle-Inclán, nacque aPontevedra nel 1866. Prima ancora di terminare gli studi digiurisprudenza viaggiò in Messico per saziare la sua sete diavventura. Tornato a Madrid, in seguito a una ferita riporta-ta in una rissa, perse il braccio sinistro. Morì a Santiago deCompostela nel 1936.La sua produzione abbracciò tutti i generi letterari e accompa-gnò l’evoluzione delle sue posizioni politiche, che da tradizio-naliste si fecero marcatamente rivoluzionarie. Da un Moderni-smo nostalgico la sua opera si volse lentamente a una critica so-ciale accesa, con uno stile radicalmente nuovo: l’esperpento. Laniña Chole (La bambina Chole, 1893) fu la sua prima opera si-gnificativa, a cui seguirono nel 1895 Femeninas (Femminili),sei racconti d’amore di matrice decadente. Questa prima faseculminò in Sonatas (Sonata di Primavera, d’Estate, d’Autun-no e d’Inverno), un lungo racconto in quattro episodi, presun-te memorie letterarie di un dongiovanni, il marchese Bradomín.Del 1908 sono le Comedias bárbaras (Commedie barbare,1907-1908), di ambientazione rurale, e la trilogia sulla guerracarlista – Los cruzados de la causa (I crociati della causa,1908), El resplendor de la higuera (Il bagliore del falò, 1908),Gerifaltes de antaño (Falchi d’altri tempi, 1909) – che sottoli-nea il contrasto tra l’eroismo e la brutalità della guerra. Il perio-do modernista di Valle-Inclán si chiuse con la pubblicazione dellibro di saggi La lámpara maravillosa (La lampada meravi-gliosa, 1916). La sua nuova estetica si consolidò nel 1920 con lapubblicazione di Luces de Bohemia (Luci di Boemia), sottoti-tolato Esperpento. Con questa parola, il cui significato letteraleè “persona o cosa stravagante o assurda”, l’autore designò ope-re basate sulla deformazione o degradazione espressionistadel-la realtà, conseguenza della sua visione amara della vita. Affiniagli esperpentos furono il dramma Divinas palabras (Parole di-vine, 1920) e gli ultimi romanzi, quali Tirano Banderas (Ti-ranno Banderas, 1926), grottesca parodia del dittatore ispa-noamericano, e la trilogia satirica El ruedo ibérico (Arena ibe-rica, 1927-1933). A tutta l’opera di Valle-Inclán sottende una vi-sione del mondo, e della Spagna in particolare, amara e di-sperata. Quasi dimenticato dopo la morte, è oggi un autore mol-to studiato e rappresentato, grazie all’attualità della sua opera.

■ Altri scrittoriLa Generazione del ’98 contò altri autori di spicco, tra cui PíoBaroja y Nessi (1872-1956), famoso soprattutto per le seriedi romanzi Lucha por la vida (Lotta per la vita, 1904-1905),Memorias de un hombre de acción (Memorie di un uomo

La vita

Il periodo modernista

Il periododegli esperpentos

Tiranno Banderas

156

1 - Il Modernismo e la Generazione del ’98

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 158: let spa

d’azione,1913-1931) e Ramiro de Maeztu (1875-1936). Capodi un partito di estrema destra, fu fucilato durante la GuerraCivile. È ricordato soprattutto per le opere di saggistica e dicritica letteraria, tra le quali Hacia otra España (Verso unaSpagna nuova,1889), La crisis del Humanismo (La crisi del-l’Umanesimo, 1919), Don Quijote, Don Juan y la Celestina(Don Chisciotte, Don Giovanni e la Celestina, 1926) e De-fensa de la Hispanidad (Difesa dell’Ispanità, 1934).

157

1 - Il Modernismo e la Generazione del ’98

Movimento diffusosi in Europa tra il XIX e il XX secolo per opera del poeta nicara-guese Rubén Darío. Si oppone alle tendenze precedenti e propone il rinnovamento diforme, metri e linguaggio. Subisce l’influenza del Simbolismo e del Parnassianesimo.

Rubén Darío (1867-1916) attua la sintesi tra Parnassianesimo e Simbolismo ed esal-ta il sensualismo. Prima raccolta: Azzurro (1888); seguono le Prose profane (1896).Opere della maturità, che rappresentano il trionfo del Modernismo: Canti di vita e disperanza (1905): argomenti ispanici, temi politici, umanizzazione del poeta; Canto er-rante (1907); Poema d’autunno (1910). Temi: contrasto tra corpo e spirito, ricercadella bellezza, timore della morte, affermazione della coscienza ispanoamericana.

Juan Ramón Jiménez (1881-1958) aderisce in gioventù al Modernismo per poi svi-luppare una poesia semplice ed essenziale, che chiama poesía desnuda. Tra le ope-re moderniste: Ninfee (1900), Rime (1902), Giardini lontani (1904), Elegie pure (1908),Elegie intermedie (1909), Dimenticanze (1909), Elegie tristi (1910), Pastorali (1911),Poemi magici e dolenti (1911), Malinconia (1912), Labirinto (1913) ed Estate (1915);Platero ed io (1914-1917) è il capolavoro di questa fase. Opere della maturità, piùspirituali e metafisiche: Diario di un poeta sposato da poco (1916), Eternità (1917),Pietra e cielo (1918), Poesia (1917-23), Bellezza (1917-23), La stagione totale (1946)e Animale di fondo (1949). Scrive anche opere in prosa, lezioni e conferenze.

Gruppo di poeti che prende coscienza della crisi nazionale spagnola; è animatoda un senso di protesta verso le generazioni anteriori e dalla ricerca della verahispanidad, di cui la Castiglia viene considerata la culla. Principali esponenti: Miguel de Unamuno (1864-1936): Nebbia, 1914; Azorín(1874-1967): L’anima castigliana (1900), Castiglia (1912), L’itinerario di Don Chi-sciotte (1905); Antonio Machado (1875-1939): Campi di Castiglia (1912); Val-le-Inclán (1866-1936): Luci di Boemia-Esperpento (1920).

SCHEMA RIASSUNTIVO

IL MODERNISMO

Rubén Darío

Juan Ramón Jiménez

LA GENERAZIONE DEL ’98

1. Quali tematiche svilupparono gli autori moder-nisti? 149b-150a

2. Quale fu il merito principale di Darío? 151a

3. Per cosa si caratterizzò la prima fase della pro-duzione poetica di Jiménez? 152a

4. Cosa si intende per Generazione del ’98? 153b

5. Di cosa tratta il romanzo di Unamuno Nebbia?154a

6. Da cosa fu principalmente ispirato Azorín? 154b

7. Quale fu l’opera più tipicamente modernista diMachado? 155b

8. Cosa si intende per esperpento? 156b

DOMANDE DI VERIFICA

Tito

lo c

once

sso

in li

cenz

a a

fede

rica

petrac

ca, 1

3691

16, o

rdin

e Is

titut

o G

eogr

afic

o D

e A

gost

ini 2

7865

1.C

opyr

ight

201

1 D

e A

gost

ini,

Nov

ara

Page 159: let spa

158

I novecentisti

Immediatamente successiva alla Generazione del ’98, ma distampo molto diverso, fu la Generazione del ’14, i cui au-tori vennero denominati novecentistas. Questi scrittori si di-stinsero per il definitivo superamento del Modernismo, al-l’insegna di un’espressione più sobria e semplice. Senza ne-gare i problemi della loro nazione, scelsero di affrontarli inmodo molto più sereno rispetto ai loro predecessori, deiquali rifiutarono la visione drammatica e tragica del destinodella Spagna. La loro maggiore preoccupazione era volta al-la bellezza espressiva e alla meditazione. In campo lettera-rio non emersero però figure di grande spicco. In poesia si distinsero due tendenze: una postmodernista,rappresentata da autori quali Tomás Morales ed Enrique dela Mesa, e una già vicina alle avanguardie, incarnata da LeónFelipe. Il romanzo seguì linee tradizionaliste, fatta eccezio-ne per i romanzi di tono umoristico di Wenceslao Fernán-dez Flórez. Spiccano due romanzieri in particolare: GabrielMiró (1879-1930) con i suoi famosissimi Figuras de la pa-sión (Figure della passione, 1916), Nuestro padre San Da-niel (Nostro padre San Daniele, 1921), El obispo leproso (Ilvescovo lebbroso, 1926) e Años y leguas (Anni e leghe, 1928);Ramón Pérez de Ayala (1881-1962), rappresentante del “ro-manzo intellettuale”, ricordato soprattutto per i romanziTroteras y danzaderas (Vagabonde e ballerine, 1913), Be-lamino y Apolonio (Beniamino e Apollonio, 1921) e TigreJuan (Giovanni Tigre, 1926). Il teatro del momento subivaancora gli influssi del dramma modernista e delle comme-die di costume. Autori di spicco di commedie e sainetes fu-rono Carlos Amiches e i fratelli Álvarez, Serafín e Joaquín

Superamentodel Modernismo

Il Novecentismoletterario

2 La Generazione del ’14e le avanguardie

Intorno al 1914, quando modernisti e novantottisti hanno già raggiunto i massimi risultati, appare in Spagna un nuovo gruppo di scrittori, i cosiddettinovecentistas, che contribuiscono al rinnovamento del pensiero filosoficospagnolo. Anche i primi influssi delle avanguardie europee non tardano a farsi sentire, portando profonde innovazioni in campo letterario.

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico D

e Agostini 278651.C

opyright 2011 De A

gostini, Novara

Page 160: let spa

Quintero. Ma fu in campo filosofico e saggistico che questaGenerazione si distinse: i maggiori rappresentanti dei no-vecentisti furono filosofi e pensatori. Oltre alla figura im-ponente di Ortega y Gasset, ricordiamo i saggisti Eugeniod’Ors (1883-1954) e Gregorio Marañón (1887-1954), en-trambi acuti osservatori che nei loro scritti trattarono temiumani, culturali e storici.

■ José Ortega y GassetConsiderato il maggior esponente della filosofia spagnola delprimo Novecento, Ortega y Gasset (1883-1955) fu la guidadella Generazione del ’14. Studiò in Spagna e in Germaniae nel 1908 vinse la cattedra di Metafisica all’Università di Ma-drid. Nel 1923 fondò la Revista de Occidente, che diresse fi-no al 1936, rendendola una delle più lette in Europa. Emi-grato in Francia allo scoppio della Guerra Civile (1936), vis-se poi in Argentina e Portogallo, per tornare in patria nel 1945. L’opera di Ortega si concentra su tre grandi tematiche: la fi-losofia, la critica letteraria e d’arte e le meditazioni socio-politiche. Più che in una dottrina, la sua filosofia consistevain un sistema di pensiero aperto incentrato sull’uomo e sulsuperamento della dicotomia tra realismo e idealismo at-traverso concetti quali “concettismo” e “circostanza”. Que-ste idee furono sviluppate in Meditaciones del Quijote (Me-ditazioni del Chisciotte, 1914), España invertebrada (Spa-gna invertebrata, 1921) e La rebelión de las masas (La ri-bellione delle masse, 1930), nelle quali la filosofia e la teo-ria politica confluivano nella storia nazionale. Le sue rifles-sioni sull’arte e sulla letteratura, esposte in Ideas sobre lanovela (Sul romanzo) e La deshumanización del arte (Ladisumanizzazione dell’arte), entrambe del 1925, furonofondamentali per le avanguardie spagnole.

Le avanguardie

Con il termine “avanguardia” si designano tutti quei movi-menti che, opponendosi con decisione al passato, cercanol’innovazione artistica, spesso con esplicito intento provo-catorio. Durante il Novecento gli “ismi” si succedettero inEuropa e in America a un ritmo davvero serrato. Le princi-pali correnti d’avanguardia furono il Futurismo, il Dadai-smo, l’Irrazionalismo poetico e il Surrealismo. L’opera di Ortega y Gasset La disumanizzazione dell’artefu fondamentale per lo sviluppo delle avanguardie spagno-le. L’autore cercò di dare una spiegazione storica dei nuovi

Il novecentismo filosofico

La vita

Tre aree tematiche

L’opera

Principali avanguardie

Ortega, puntodi riferimentoper le avanguardie

159

2 - La Generazione del ’14 e le avanguardie

Tito

lo c

once

sso

in li

cenz

a a

fede

rica

petrac

ca, 1

3691

16, o

rdin

e Is

titut

o G

eogr

afic

o D

e Ago

stin

i 278

651.

Cop

yrig

ht 2

011

De

Ago

stin

i, N

ovar

a

Page 161: let spa

movimenti e della loro arte anti-popolare che solo il letto-re accorto e istruito era in grado di comprendere. L’artista,per Ortega, doveva rinunciare a qualsiasi manifestazionesoggettiva e ricercare l’originalità e la spontaneità, soprat-tutto tramite l’uso della metafora, espressione suprema del-la “disumanizzazione”.Altro importante pensatore d’avanguardia fu Gómez de la Ser-na (1888-1963). In coerenza con il suo marcato individualismoe con la sua visione del mondo come entità in via di dissolu-zione, rifiutò sempre ogni impegno nel sociale. Tutta la sua va-sta produzione – circa ottanta titoli in tutto – si basa sulla gre-guería (schiamazzo), genere narrativo che inventò egli stessointorno al 1910: per esprimere “quello che gridano le cose”,l’autore utilizzava frasi brevi e istantanee e paradossi che ge-neravano metafore umoristiche e grottesche. Serna composeanche numerosi racconti brevi, novelle, romanzi, opere tea-trali d’avanguardia, saggi, memorie e biografie.

■ Le avanguardie spagnoleIn Spagna, il Futurismo e il Dadaismo non costituirono maiuna scuola vera e propria, ma furono alla base del movi-mento dell’Ultraismo, che si caratterizzò per la volontà dispingersi oltre le tendenze artistiche del Novecento, esa-sperando l’antisentimentalismo e la disumanizzazione.

Gómez de la Serna

La greguería

Ultraismo

160

2 - La Generazione del ’14 e le avanguardie

LE AVANGUARDIE EUROPEE

Futurismo: apparve in Italia nel 1909 conil Manifesto Futurista di Filippo TommasoMarinetti. Aveva chiari intenti sovvertitorinei confronti dell’arte e delle tradizionipassate e inneggiava al progresso mec-canico, alla macchina, alle conquiste del-la tecnica. Dadaismo: nacque nel 1916 aZurigo; il nome evocava l’insensatezzadei versi dei neonati (da-da). I dadaisti ri-fiutavano ogni atteggiamento razionalisti-co e attribuivano valore estetico all'og-getto di uso quotidiano, che, tolto dal suocontesto abituale, assumeva valenza arti-stica. Partendo dal rifiuto di una societàguerrafondaia, proponevano una ribellio-ne contro la logica e le convenzioni e l’e-saltazione della fantasia tramite l’uso diun linguaggio incoerente. Irrazionalismopoetico: accomunò molti movimenti d’a-vanguardia. Constava nella ribellione allatirannia della ragione e delle convenzioni

attraverso il rifiuto della logica e l’esalta-zione dell’assurdo; voleva dare libero sfo-go all’immaginazione e al linguaggiospontaneo. Surrealismo: fu la rivoluzioneartistica più importante del XX secolo evenne definita da André Breton nel Mani-festo del 1924. Il movimento proponevauna rivoluzione non solo estetica, ma ditutti i campi del sapere. In esso conflui-vano idee di Freud e Marx. Il fine ultimoera la liberazione totale dell’uomo, chedoveva disfarsi degli impulsi repressi(Freud) e delle convenzioni imposte dallaborghesia (Marx). La “sovra-realtà” insitanell’uomo doveva essere aiutata a venirea galla. I surrealisti difendevano la libertàcreativa e immaginativa a fronte della lo-gica e si battevano per la liberazione dellinguaggio: si diffusero tecniche compo-sitive quali la scrittura automatica e la tra-scrizione dei sogni.

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 162: let spa

In campo poetico gli ultraisti si avvalsero di una particola-re disposizione dei versi sulla pagina al fine di creare sofi-sticati effetti visivi. La corrente poetica ispanoamericana del Creazionismo nonsi propose di imitare o riflettere alcuna realtà, bensì di crear-ne una nuova nella poesia. Suo massimo rappresentante fuGerardo Diego. Il Surrealismo si diffuse in Spagna con caratteristiche leg-germente diverse rispetto al movimento originale e con-traddistinse soprattutto la Generazione del ’27. Se i poetispagnoli non arrivarono agli estremi della creazione inco-sciente, proposero nella loro opera la “liberazione delle im-magini”, arricchendo in modo significativo l’espressionepoetica. Inoltre i surrealisti spagnoli si opposero all’idea didisumanizzazione, sostenendo invece che l’arte non potevaprescindere dall’umano, dal sociale e dalla politica.

Creazionismo

Surrealismo

161

2 - La Generazione del ’14 e le avanguardie

Generazione del ’14: preoccupazione per la bellezza della frase e per l’espres-sione sobria. Si sviluppa attraverso l’opera di filosofi, in particolare di Ortega yGasset, con la sua Disumanizzazione dell’arte (1925).

Avanguardie europee: Futurismo (Italia); Dadaismo (Svizzera); Surrealismo (Fran-cia), tutte basate sull’irrazionalismo poetico. Avanguardie spagnole: Ultraismo,Creazionismo (Gerardo Diego), Surrealismo.

SCHEMA RIASSUNTIVOI NOVECENTISTI

LE AVANGUARDIE

1. Cosa differenziò l’atteggiamento della Genera-zione del ’14 rispetto ai modernisti? 158a

2. Quale fu l’idea centrale della filosofia di Ortegay Gasset? 159a

3. Cosa accomunò tutte le avanguardie europee?159b

4. Quali furono i principali movimenti d’avanguar-dia spagnoli? 160b-161a

DOMANDE DI VERIFICA

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 163: let spa

162

La “generazione dell’amicizia”

Secondo la definizione che ne danno gli storici, il termine “ge-nerazione” designa un gruppo di artisti nati nello stesso pe-riodo (non hanno più di quindici anni di differenza) che con-dividono problemi e inquietudini. Sono accomunati anche daltipo di educazione che hanno ricevuto e spesso si conosconoe si frequentano con regolarità. Nel caso degli scrittori di cuiparleremo, il termine, benché entrato nell’uso, non risulta peròcorretto, poiché si tratta, più propriamente, di un gruppo al-l’interno di una generazione che include molti altri artisti. In occasione del terzo centenario della morte di Góngora,nel 1927, alcuni poeti si riunirono per organizzare una com-memorazione del grande autore spagnolo: fu la nascita delGruppo del ’27. Tra gli altri, erano presenti Rafael Alberti, Dá-maso Alonso, Jorge Guillén, Gerardo Diego, Federico GarcíaLorca, Pedro Salinas, Vicente Aleixandre, Luis Cernuda ed Emi-lio Prados. Si trattava di un gruppo molto compatto, unito nonsolo dalla vocazione poetica, ma anche da rapporti di sinceraamicizia. Molti di loro vivevano insieme nella Residenza degliStudenti di Madrid, lavoravano al Centro di Studi Storici e col-laboravano con le stesse riviste letterarie. Testimonianza del-l’unità del gruppo fu l’Antología composta e pubblicata daGerardo Diego nel 1931, nella quale raccolse le opere più si-gnificative di questi autori. Tutti i membri del gruppo senti-rono inizialmente l’influenza del Postmodernismo e svilup-parono una poetica incentrata sulla purezza formale più chesui contenuti umani. In seguito alla Guerra Civile, che vide,tra l’altro, l’uccisione di Lorca da parte dei franchisti e l’esilioforzato di molti poeti, la poesia di ogni singolo elemento delgruppo seguì una personalissima traiettoria di umanizzazio-ne che mutuò molti dei suoi elementi dal Surrealismo.Tutti questi poeti condivisero la forte ammirazione per gli au-tori classici e medievali come Manrique, Garcilaso, Lope, Luisde León, Quevedo, nonché per Góngora, esaltato come arti-

Il concetto di “generazione”

La nascita del Gruppo

L’Antologia

3 La Generazione del ’27Nel segno delle nuove avanguardie si forma in Spagna, intorno al 1927, un gruppo di poeti di eccezionale talento, che dà il via alla nuova età d’oro

della poesia spagnola. Federico García Lorca e Rafael Alberti sono i principali esponenti della nuova poesia.

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto G

eografico De A

gostini 278651.Copyright 2011 D

e Agostini, N

ovara

Page 164: let spa

sta unico e raffinato, maestro della parola, del verso e della me-tafora. Tutti, inoltre, dimostrarono profonda passione e inte-resse per la poesia popolare e tradizionale dei romancerose dei cancioneros. Tra i poeti cronologicamente più vicini, su-birono il fascino di Unamuno, Machado, Jiménez e Darío.La novità fondamentale apportata da questi poeti riguardòil linguaggio poetico, il cui strumento principale, sulla sciadi Ramón de la Serna e delle avanguardie, fu la metafora.Dal punto di vista della metrica, assieme alle forme classi-che e tradizionali, si assiste alla comparsa del verso libero.La Generazione del ’27 non ebbe mai una vera e propria gui-da. Federico Garcia Lorca e Rafael Alberti esercitarono tut-tavia, in un certo senso, il ruolo di “capi carismatici” per tut-ti gli altri componenti: la loro opera, espressione di perso-nalità molto forti e dotata di una spiccata universalità, è pa-radigmatica di quella di tutti gli altri poeti.

Federico García Lorca

Federico García Lorca nacque a Fuentevaqueros, Granada,nel 1898. Figlio di un facoltoso proprietario terriero, seguìstudi abbastanza regolari fino alla laurea in Legge; studiòanche lettere, senza laurearsi, e musica. Coltivò inoltre di-segno e pittura, ma sempre da autodidatta. A partire dal1919 visse molti anni nella Residenza degli Studenti di Ma-drid, dove strinse amicizia con diversi scrittori e artisti. Fi-no a quel momento Lorca aveva pubblicato ben poco: unaraccolta di prose giovanili, Impresiones y paisajes (Impres-sioni e paesaggi, 1918), e un Libro de poemas (Libro di poe-sie, 1921), passati inosservati. In essi si nota una poetica invia di formazione; dalle tematiche molto varie, sono en-trambi dominati da un profondo malessere interiore. Ave-va inoltre tentato un primo esperimento teatrale, El male-ficio de la mariposa (Il maleficio della farfalla, 1920), chefu un fiasco completo, e un secondo con il dramma stori-co-romantico Mariana Pineda (1924), anch’esso di scarsosuccesso. Ma andava intanto componendo e recitando agliamici della Residenza le liriche delle Canciones (Canzoni,1927), del Poema del cante jondo (Poema del canto profon-do, 1931) e del Romancero gitano: tre opere capitali di cuil’ultima, una raccolta di 18 romances composti fra il 1924e il 1927 e apparsa nel 1928, diede al poeta un’improvvisafama nazionale. Riprendendo con piena coscienza artisticail genere tradizionale del romancero, e rispettandone in so-stanza la metrica e lo stile, Lorca lo rinnovò, interpretando

Nuovo linguaggiopoetico

La vita

Le prime opere

Il Romancero gitano

163

3 - La Generazione del ’27

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 165: let spa

con originalità leggende, superstizioni e “archetipi colletti-vi” dei gitani andalusi. Preponderante è la presenza del te-ma del destino tragico. In questo stesso periodo iniziò la forte crisi depressiva del-lo scrittore, che sfociò nella ricerca di nuove vie poetiche enel soggiorno newyorchese del 1929-1930. Tornato in Spa-gna, nel 1932 fondò il gruppo La Barraca che doveva diffon-dere il teatro classico nei villaggi più sperduti.La personalità di Lorca era duplice: vitale, giocosa e simpaticada un lato, tendente alla depressione e a un malessere intimodall’altro. Il tema che sottese a tutta la sua opera fu infatti quel-lo della tragicità del destino dell’uomo e della frustrazione. Loscoppio della Guerra Civile stroncò assurdamente l’esistenzadel poeta, fucilato a Viznar il 19 agosto 1936, a soli 38 anni.

■ L’opera e la poetica La poetica di Lorca si basava su un’idea centrale: la creazione èil frutto dell’ispirazione unita al lavoro duro e deve recare insé l’umano e la purezza formale, il popolare e il colto.Fondamentale per la formazione della sua coscienza di scritto-re fu il soggiorno newyorchese, durante il quale compose le li-riche di Poeta en Nueva York (Poeta a New York, pubblicatopostumo nel 1940). Nell’opera la vita nella metropoli america-na è presentata come un inferno permeato di odio e dispera-zione; queste poesie, dominate dai temi del potere del denaro,della disumanizzazione e dell’ingiustizia sociale, sono un gridodi protesta e di dolore, con il quale il poeta si fece portavoce dimolti altri uomini. Il mondo assurdo è descritto tramite versibrevi, immagini allucinate e con un linguaggio violento.Tornato in Spagna, Lorca iniziò un periodo di intensa pro-duzione letteraria, quasi presagisse la sua fine vicina, e pub-blicò moltissime liriche, tra le quali il celebre Llanto porIgnacio Sánchez Mejías (Pianto per Ignacio Sánchez Mejías,1935), meravigliosa elegia in memoria di un amico torero,che resta il suo capolavoro poetico assoluto. Il Llanto è unasorta di sonata in 4 tempi: La cogida y la muerte (La cor-nata e la morte), scandito dall’ossessionante ritornello «A lascinco de la tarde» (Alle cinque della sera); La sangre derra-mada (Il sangue sparso), che ruota intorno al verso «Que noquiero verla!» (No, non voglio vederlo!); Cuerpo presente(Corpo presente) e Alma ausente (Anima assente). Nel 1936 scrisse il Diván de Tamarit (Il divano del Tamarit,postumo, 1940), una raccolta di poemi tristi ispirati alla poesiaarabico-andalusa; allo stesso anno risalgono anche i Sonetos delamor oscuro (Sonetti dell’amore oscuro, 1936), nei quali ilpoeta diede voce a un amore glorioso quanto doloroso.

Duplice personalità

Destino tragicoe frustrazione

Idea centrale della poetica

Poeta a New York

Pianto per Ignacio Sánchez Mejías

164

3 - La Generazione del ’27

Titolo

concesso in lic

enza a

federica p

etr

acca, 1369116, ord

ine Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostini 278651.C

opyright 2011 D

e A

gostini, N

ovara

Page 166: let spa

■ Il teatro Il legame con le avanguardie ispirò a Lorca esperienze teatralidi rottura. L’espressione più genuina del suo teatro è prean-nunciata da La zapatera prodigiosa (La calzolaia prodigio-sa, 1920) e raggiunge la maturità nei quattro drammi Bodasde sangre (Nozze di sangue, 1933), Yerma (1934), Doña Ro-sita la soltera (Donna Rosita nubile, 1935) e La casa de Ber-narda Alba (La casa di Bernarda Alba, 1936). Nozze di san-gue è la tragedia di una festa di nozze dominata dall’odio im-placabile che divide due famiglie e dalla passione che lega lafutura sposa a un uomo sposato. Si conclude con la morte delfidanzato e dell’adultero e con il lamento delle donne rima-ste sole. Per la prima volta, l’opera teatrale di Lorca fu rap-presentata anche all’estero, a Buenos Aires, Parigi e Roma.Yerma porta in scena il caso di una donna che, non potendoaver figli, finisce con l’uccidere il marito. La campagna spa-gnola fa da cornice alle tematiche della sterilità e dell’emar-ginazione femminile, trattati con semplicità e incredibile for-za espressiva. In Donna Rosita nubile l’autore descrive lacondizione di inferiorità sociale cui vengono costrette le don-ne non sposate. La casa di Bernarda Alba è un dramma inprosa in tre atti nel quale viene rappresentata l’Andalusia del-le superstizioni e delle passioni violente. Queste sono rifles-se nella storia d’amore che sboccia in una casa abitata da so-le donne e dominata dall’opprimente personalità della ma-dre, Bernarda Alba. Portato sulle scene l’8 marzo 1945 al Tea-tro Avenida di Buenos Aires, il dramma fu ripetutamente rap-presentato in molti Paesi europei. Con queste opere Lorca siscostò dai motivi folcloristici per abbandonarsi alla passiona-lità di temi quali l’odio, l’isolamento e il mito dell’onore.Tra gli scrittori del Gruppo del ’27 Lorca fu la figura eminente.Egli seppe donare alle poetiche avanguardistiche del periodoun’originalità che lo ha reso un vero “classico” del XX secolo. Leriedizioni delle sue opere non sono mai cessate, assieme allecontinue riprese dei suoi lavori teatrali. La critica è concordenell’affermare che la sua fama mondiale è più che meritata.

Rafael Alberti

Rafael Alberti fu uno dei maggiori lirici del Novecento spa-gnolo. Nacque a Puerto de Santa María, presso Cadice, nel1902 e a quindici anni si trasferì a Madrid con la famiglia.Lasciò l’università per dedicarsi alla pittura, ma presto la suavocazione poetica si fece sentire con prepotenza. Nel 1927una crisi profonda gli fece perdere la fede e nel 1931 si iscris-

I drammi

Nozze di sangue

Yerma

Donna Rosita nubile

La casa di Bernarda Alba

La fortuna critica

La vita

165

3 - La Generazione del ’27

Titolo

con

cess

o in

lice

nza

a fe

deric

a pe

tracc

a, 1

3691

16, o

rdin

e Is

titut

o G

eogr

afico

De

Agost

ini 2

7865

1.C

opyr

ight

201

1 De

Agost

ini,

Nov

ara

Page 167: let spa

se al Partito Comunista. Durante la Guerra Civile visse tral’Argentina e l’Italia e tornò in Spagna solo nel 1977, dovemorì nel 1999, all’età di 97 anni.Dopo aver esordito come pittore, nel 1925 ottenne il PremioNacional de Literatura per la raccolta poetica Marinero entierra (Marinaio a terra, 1924), nel quale il poeta si riface-va sia alla tradizione popolare andalusa sia a quella colta deicanzonieri del ’500. Al centro della raccolta era la nostalgiaper la terra natale. I ritmi popolari caratterizzarono anche leraccolte immediatamente successive: La amante (1925) e Elalba del alhelí (L’alba della violacciocca, 1927).Sobre los ángeles (Sugli angeli, 1928) è il suo capolavoro. Laprofonda crisi che lo portò ad abbandonare la religione fu laprincipale ispirazione per questo lungo poema morale. Ca-ratterizzato da una rottura con il linguaggio poetico prece-dente, presenta immagini libere e tipicamente surrealiste. Ilpoeta, espulso dal Paradiso, si trova in un mondo caotico eprivo di sentimenti, circondato da esseri strani simboleg-gianti la tristezza, il dolore, la disperazione e la morte: sono,appunto, gli angeli.La poesia che seguì questa raccolta fu di stampo decisamen-te diverso. In seguito alla partecipazione alla Guerra CivileAlberti mise la sua creatività al servizio della politica. La rac-colta più significativa, in questo senso, fu El poeta en la cal-le (Il poeta nella strada, 1936), caratterizzata da versi sem-plici e brevi, molto diretti e meno attenti alla forma rispettoai precedenti. Dello stesso stampo sono De un momento aotro (Da un momento all’altro, 1936), Capital de la gloria(Capitale della gloria, 1937) e Romancero de la guerra ci-vil (Romancero della guerra civile, 1937-1938).Il lungo esilio che seguì questa fase della sua vita fece volge-re il poeta a tematiche molto diverse: riapparvero le formetradizionali e classiche, dominate dal senso di nostalgia perla patria. Tra le altre raccolte ricordiamo Entre el clavel y laespada (Fra il garofano e la spada, 1940), Pleamar (Altamarea, 1944), Ora maritima (Riva marittima, 1953). La più riuscita tra le sue opere teatrali fu senz’altro El adefe-sio (in italiano significa “spauracchio”; è del 1946). A Roma,dove visse dal 1963 al 1977, compose i Sonetos romanos (So-netti romani, 1965), Roma, peligro para caminantes (Ro-ma, pericolo per i viandanti, 1968) e Canciones del alto val-le del Aniene (Canzoni dell’alta valle dell’Aniene, 1972). Nel1983 gli fu assegnato il prestigioso premio letterario Cer-vantes. In seguito pubblicò altre brevi raccolte di poesie e icinque volumi delle sue memorie, La arboleda perdida (Via-le senza fine, 1996).

Gli esordi

Sugli angeli

Il poeta nella strada

Le poesie dell’esilio

Il periodo romano

Il Premio Cervantes

166

3 - La Generazione del ’27

Titolo

conce

sso in

licenza

a fe

derica p

etracc

a, 1369116, o

rdin

e Istit

uto G

eografic

o De A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2011 D

e Agost

ini,

Novara

Page 168: let spa

167

3 - La Generazione del ’27

La Generazione (Gruppo) del ’27 nasce in occasione del terzo centenario dellamorte di Góngora. Gli autori di questo gruppo sono molto amici e condividonol’amore per gli autori classici e medievali, per la poesia popolare e per i moder-nisti. Creano un nuovo linguaggio poetico fondato sull’uso della metafora e sulverso libero.

Federico García Lorca (1898-1936). Vive per parecchi anni nella Residenza degliStudenti di Madrid, dove diventa amico di molti autori coevi. Fin dalle prime ope-re (Libro di poesie, 1921) traspare il suo profondo malessere interiore. Raggiun-ge la fama nazionale con Romancero gitano (1928). Poeta a New York (1940) rap-presenta la sua esperienza poetica nel segno del Surrealismo. Le sue più famo-se opere teatrali sono Nozze di sangue, Yerma, La casa di Bernarda Alba e Don-na Rosita nubile, nelle quali Lorca abbandona la tradizione per sviluppare temipassionali quali l’odio, l’amore, l’isolamento della donna.

Rafael Alberti (1902-1999) esordisce come pittore, ma già nel 1925 vince il suoprimo premio letterario con la raccolta poetica Marinaio a terra (1924). Capolavoro: Sugli angeli (1928), ispirato dalla sua personale perdita di fede. Rom-pe con il linguaggio poetico precedente dando risalto a immagini surrealiste diun mondo caotico e privo di senso. La partecipazione alla Guerra Civile lo fa vol-gere a tematiche politiche: Il poeta nella strada (1936). Durante il lungo esilio vo-lontario sviluppa un forte senso nostalgico, che esprime con forme tradizionali eclassiche.

SCHEMA RIASSUNTIVOGENERAZIONE DEL ’27

LORCA

ALBERTI

1. Spiega il concetto di “generazione letteraria”.162a

2. Cosa accomunò tutti gli esponenti del Gruppodel ’27? 162b-163a

3. In quale genere letterario e con quali opere si di-stinse particolarmente Lorca? 165

4. Come si intitola e di cosa tratta il capolavoro diRafael Alberti? 166a

DOMANDE DI VERIFICA

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 169: let spa

168

Il romanzo

Con la fine della Guerra Civile, conclusasi nel 1939 con la vit-toria del generale Franco, iniziò per la Spagna un periodo dicensura serrata e di quasi totale mancanza di libertà di espres-sione che si sarebbe protratto per molti decenni. Tuttavia lanarrativa riuscì a ritagliarsi i suoi spazi indipendenti e conte-statari. A un’iniziale ricerca di nuove tecniche narrative se-guì, negli anni Quaranta e Cinquanta, l’intento di rispecchiarenei romanzi la realtà sociale dell’epoca. Ma il Realismo ebbevita relativamente breve e gli anni Sessanta videro la crescentenecessità di un arricchimento artistico, che sfociò nello spe-rimentalismo. Profondo impatto ebbe anche il Realismo ma-gico latinoamericano (Gabriel García Márquez: Cent’annidi solitudine, 1967). Negli ultimi anni alcuni autori hannocontinuato a scrivere nel segno dello sperimentalismo, men-tre altri, stanchi della continua ricerca di novità tecniche, so-no tornati a forme narrative tradizionali.

■ Camilo José CelaCamilo José Cela (1916-2002) iniziò la sua carriera letterariascrivendo poesie ispirate alla lezione di Alberti e Neruda, mafinì per trovare nel romanzo la sua forma più congeniale di

Rinascita dellanarrativa spagnola

La vita

4 Dal Dopoguerra ai giorni nostri

Con la fine della Guerra Civile inizia in Spagna l’era della dittatura del generaleFranco, che influenza tutti gli aspetti della vita spagnola, inclusa la letteratura.Il Paese si trova emarginato dal resto del mondo e costretto all’immobilismoeconomico e industriale. La ripresa avviene soltanto a partire dagli anni ’50.La letteratura del periodo è dominata da tematiche esistenziali e religiose.Dopo il boom economico la produzione letteraria si indirizza verso il Realismo sociale, al quale segue l’era della sperimentazione. A partire dal 1975, anno che segna la fine della dittatura, gli aspetti sperimentalivengono attutiti fino, in alcuni casi, al ritorno a forme tradizionali

e a contenuti umani ed esistenziali. È impossibile ravvisare tendenze che accomunino gli scrittori più recenti: ognuno di essi sembra avere un orientamento che esula da scuole e tendenze e rifiuta la catalogazione.

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico D

e Agostini 278651.C

opyright 2011 De A

gostini, Novara

Page 170: let spa

espressione. Dopo aver ricevuto il Premio Nacional de Litera-tura nel 1984, nel 1989 fu insignito del Premio Nobel. All’in-terno della sua produzione è possibile distinguere alcuni trat-ti ricorrenti, primo tra tutti la visione negativa del mondo,verso il quale si pose sempre come spettatore esterno e conatteggiamento di burla ma anche di tristezza. Notevole fu il suoeclettismo stilistico: ogni romanzo presenta una tecnica nar-rativa differente.La sua prima opera, La familia de Pascual Duarte (La fami-glia di Pascual Duarte, 1942), truce confessione di un assas-sino che attende di essere giustiziato, avviò la rinascita dellanarrativa spagnola. Con il suo scarno e crudo realismo, il libroricorda Baroja ma anche la tradizione picaresca. I due romanzi successivi, entrambi del ’44, furono di stampo de-cisamente diverso: Pabellón de reposo (Padiglione di riposo) èambientato in un sanatorio e manca di azione, mentre Nuevasandanzas y desventuras de Lazarillo de Tormes (Nuove av-venture e disavventure del Lazarillo de Tormes) rappresentauna ricostruzione letteraria di grande ricchezza lessicale. Con La colmena (L’alveare, 1951), Cela inaugurò un’altra fa-se della sua produzione romanzesca. L’alveare rappresentò unnuovo e ambizioso esperimento dell’autore: è un affresco vio-lento e grottesco della Madrid del Dopoguerra le cui pagine so-no popolate da più di 300 personaggi, a ognuno dei quali so-no dedicate solo poche righe. In un certo senso quest’operaprelude al Realismo sociale degli anni ’50. Tutti i romanzi cheseguirono furono composti all’insegna dello sperimentalismo.Ricordiamo Mrs. Caldwell habla con su hijo (Mrs. Caldwellparla con suo figlio, 1953) e La catira (La bionda, 1955). Cela si dedicò anche alle narrazioni brevi, che caricò di reali-smo e umorismo, e ai resoconti di viaggio. Pubblicò inoltreuna raccolta di fiabe illustrate, La sima de las penúltimas ino-cencias (L’abisso delle penultime innocenze, 1993), due rac-colte di racconti, La dama pájara (La donna uccello, 1994),Historias familiares (Storie familiari, 1999) e un raffinato ecuratissimo Diccionario geográfico popular de España (Di-zionario geografico popolare della Spagna, 1998).

■ Miguel DelibesMiguel Delibes è nato a Valladolid nel 1920. Ha studiato eco-nomia e commercio e giurisprudenza; avvocato, professore egiornalista, si è fatto conoscere come romanziere nel 1947,quando ha ricevuto il Premio Nadal con il romanzo La sombradel ciprés es alargada (La lunga ombra dei cipressi, 1957).Ha sempre professato, in forte contrasto con i tempi, un uma-nesimo cristiano unito a un amore profondo per la natura e

Premio Nobelnel 1989

La famigliadi Pascual Duarte

L’alveare

Realismo socialee sperimentalismo

Premio Nadal

Amore per la natura

169

4 - Dal Dopoguerra ai giorni nostri

Tito

lo co

nce

sso in

licenza

a fe

derica

petra

cca, 1

369116, o

rdin

e Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Nova

ra

Page 171: let spa

per la semplicità d’animo e a un’amara critica verso i valori delmondo borghese: la borghesia provinciale e l’ambiente rura-le sono sempre stati al centro della sua opera. Con Aún es dedía (È ancora giorno, 1949) e El camino (Il cammino, 1950)inizia il suo avvicinamento al mondo contadino. In Mi idola-trado hijo Sisí (Il mio idolatrato figlio Sisí, 1954), ambientatosubito prima dello scoppio della Guerra Civile, compare per laprima volta l’ambiente borghese provinciale. In Diario de uncazador (Diario di un cacciatore, 1955), considerato una del-le sue opere più riuscite, Delibes fece ricorso al genere episto-lare e dimostrò un’incredibile capacità di riprodurre la parlatapopolare. Nel romanzo 377A, madera de héroe (377A, la stof-fa dell’eroe, 1987), lo scrittore affrontò, in pagine di ferma im-parzialità morale, il tema della Guerra Civile del 1936-1939. Al-tra opera molto conosciuta e studiata è Cinco horas con Ma-rio (Cinque ore con Mario, 1966), il monologo interiore di unamoglie che veglia il marito, dal quale emergono sensazioni,emozioni e pensieri legati alla vita privata ma anche alla situa-zione socio-politica; il romanzo è stato oggetto di diversi adat-tamenti teatrali. Ricordiamo alcuni tra i testi principali dagli an-ni Settanta in poi: El príncipe destronado (Il principe destitui-to, 1973), La guerra de nuestros antepasados (La guerra deinostri antenati, 1975), El disputado voto del señor Cayo (Il vo-to conteso del signor Caio, 1978), Los santos inocentes (I san-ti innocenti, 1981), Castilla habla (Parla la Castiglia, 1986), Miquerida bicicleta (La mi amata bicicletta, 1988), Mi vida al ai-re libre (La mia vita all’aria aperta, 1989), Señora de rojo sobrefondo gris (Signora in rosso su fondo grigio, 1991).Delibes ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra i qua-li l’ambito Premio Cervantes (1993). La sua produzione più re-cente comprende He dicho (Ho detto, 1997), raccolta di breviscritti di argomento vario, ed El hereje (L’eretico, 1999), ro-manzo ambientato nella Valladolid dell’epoca di Carlo V e ap-passionata difesa della tolleranza e della libertà di coscienza.

■ Rafael Sánchez FerlosioTra i principali esponenti del romanzo degli anni Cinquantaè Rafael Sánchez Ferlosio (Roma, 1927), figlio del roman-ziere Rafael Sánchez Mazas. Dopo Industrias y andanzas deAlfanhui (Imprese e vagabondaggi di Alfanhui, 1951), ha ot-tenuto un grande successo con il romanzo El Jarama (Il Ja-rama, 1955), per il quale gli è stato conferito il Premio Na-dal. Opera originalissima, centrata non sull’intreccio narra-tivo, ma piuttosto sulla scrittura e sulla struttura linguistica,ha aperto la via a una narrativa neorealista e ha costituitoun importante riferimento per i romanzieri posteriori. È la

Critica alla borghesia

Cinque ore con Mario

Premio Cervantes

Il Jarama

170

4 - Dal Dopoguerra ai giorni nostri

Tito

lo c

once

sso

in lice

nza

a fe

deric

a pe

tracc

a, 1

3691

16, o

rdin

e Is

titut

o G

eogr

afico

De

Ago

stin

i 278

651.

Cop

yrig

ht 2

011

De

Ago

stin

i, Nov

ara

Page 172: let spa

cronaca di una giornata festiva passata da un gruppo di ra-gazzi madrileni sulle rive del fiume Jarama e terminata conuna morte accidentale. I dialoghi sono così abbondanti chea volte la presenza dell’autore diventa impercettibile e la lin-gua parlata è riprodotta con incredibile vividezza. Dopo un lungo periodo di silenzio, nel 1974 Sánchez Ferlosiopubblicò i saggi dal titolo Las semanas del Jardín (Le settima-ne del giardino). Nel 1986 scrisse El testimonio de Yarfoz (Latestimonianza di Yarfoz), una sorta di cronaca leggendaria oepico-allegorica, ricca di reminiscenze letterarie, soprattutto daBorges e Calvino. Successivamente si dedicò alla saggistica, col-laborando anche a giornali e periodici. Frutto di tale attività so-no i libri Campo de Marte, La homilía del ratón (L’omelia deltopo) e Mientras no cambien los dioses nada ha cambiado(Se non cambia Dio nulla può cambiare), tutti del 1986, due vo-lumi di Ensayos y artículos (Saggi e articoli, 1992) e Vendránmás años malos y nos harán más ciegos (Relitti, 1994).

■ Luis Martín SantosPrincipale esponente del romanzo sperimentale, nacque aLarache (Marocco) nel 1924, ma si trasferì con la famiglia aSan Sebastián nel 1929. Qui studiò medicina e diresse finoalla morte, avvenuta in seguito a un incidente automobilisti-co nel 1964, il sanatorio psichiatrico di San Sebastián. Autore di saggi specialistici sulle infermità mentali, con Tiempode silencio (Tempo di silenzio, 1962), romanzo in cui tracciòun panorama spietato dei diversi strati sociali di Madrid, è unodegli scrittori più significativi della letteratura spagnola con-temporanea. Rompendo con la tradizione neorealista senza ve-nir meno agli intenti del romanzo sociale, raccolse molte sug-gestioni del romanzo contemporaneo mondiale, in particolarequelle dell’Ulisse di Joyce e di autori come Kafka e Faulkner.

■ Gli ultimi anniLa via dello sperimentalismo conduce necessariamente a unpunto di stallo, nel quale la forma arriva ad avere la meglio suicontenuti: a questo punto nasce l’anti-romanzo, l’evoluzione siferma, la sperimentazione si esaurisce e si aprono nuove stra-de. Intorno al 1975 lo sperimentalismo cessa di essere di modae compaiono nuovi scrittori che inaugurano un’epoca nella qua-le le correnti sono indistinguibili e ogni autore cerca il suostile personale. La narrativa dell’ultimo periodo è dominata dauna grandissima varietà di forme e contenuti. Uno degli autoripiù significativi degli ultimi 25 anni è senz’altro stato ManuelVázquez Montalbán. Nato a Barcellona nel 1939, oltre che scrit-tore fu giornalista e grande esperto di cucina spagnola e inter-

I saggi

La cronaca leggendaria

Tempo di silenzio

La fine dellosperimentalismo

Manuel VázquezMontalban

171

4 - Dal Dopoguerra ai giorni nostri

Tito

lo c

oncesso in

licenza a

federic

a p

etra

cca, 1

369116, o

rdin

e Is

tituto

Geogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Novara

Page 173: let spa

nazionale. Esordì in campo letterario pubblicando i saggi Infor-mación sobre la información (Informazione sull’informazio-ne, 1963) e Antología de la nova cançó catalana (Antologiadella nuova canzone catalana, 1968) e i libri di poesia Educa-ción sentimental (Educazione sentimentale, 1967) e Movi-mientos sin éxito (Movimenti senza risultato, 1969). Approdòalla narrativa, genere in cui conseguì i maggiori successi, con Re-cordando a Dardé y otros relatos (Ricordando Dardé e altri rac-conti, 1969), a cui fecero seguito opere come Happy end (1974),El pianista (Il pianista, 1985), Los alegres muchachos de At-zavara (Gli allegri ragazzi di Atzavara, 1987), El estrangula-dor (Lo strangolatore, 1994), Reflexiones de Robinsón ante unbacalao (Riflessioni di Robinson davanti a un baccalà, 1995).Raggiunse fama mondiale grazie ai romanzi polizieschi chehanno come protagonista il celeberrimo detective privato PepeCarvalho. Tra i numerosi titoli della serie, ricordiamo Asesinatoen el Comité Central (Assassinio al Comitato Centrale, 1981)e El delantero centro fue asesinado al atardecer (Il centra-vanti è stato assassinato verso sera, 1988). Montalbán fu ancheautore di importanti biografie, come quella fittizia sul generaleFranco, Autobiografía del general Franco (Io, Franco, 1992). Oltre ai numerosi saggi di sociologia, politica, attualità e let-teratura pubblicò moltissimi articoli per giornali spagnoli enon. Al 2002 risale Erec y Enide (Erec e Enide. La gioia dellacorte), romanzo filosofico-cavalleresco sul tema della coppia edei sentimenti; nel 2003 uscì postumo La aznaridad, ritrattodell’allora primo ministro spagnolo José María Aznar.

La poesia

La poesia del Dopoguerra iniziò con la costituzione della Ge-nerazione del ’36, composta da giovani poeti nati intorno al1910. L’opera di questi poeti viene di solito suddivisa in duegruppi: la cosiddetta poesía arraigada (poesia radicata) espri-meva ottimismo e attaccamento verso la realtà attraverso com-postezza formale e un profondo senso della religione; la poesíadesarraigada (poesia sradicata) era animata da un senso di ma-lessere nei confronti di un mondo caotico e doloroso. Tra i prin-cipali esponenti della Generazione del ’36 ricordiamo Luis Ro-sales, Luis Felipe Vivanco, Eugenio de Nora e Victoriano Cré-mer. Intorno al 1955 nacque una scuola poetica che si fece por-tavoce di una nuova concezione della funzione della poesia, vi-sta come uno strumento per trasformare il mondo. Era la co-siddetta poesia sociale, che si avvalse di un linguaggio estre-mamente chiaro e semplice con il fine di essere compresa da

Pepe Carvalho

Le biografie

I saggi e gli articoli

La Generazione del ’36

Gli esponenti

La poesia sociale

172

4 - Dal Dopoguerra ai giorni nostri

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 174: let spa

un pubblico molto ampio. Le preoccupazioni formali passaro-no in secondo piano e la poesia assunse un andamento per lopiù prosastico. Si inserirono in questa tendenza molti esponentidella poesia desarraigada. Negli anni Sessanta i poeti inizia-rono a comprendere l’utopia insita nell’idea della poesia comemezzo per cambiare il mondo e si fece strada un certo scettici-smo, accompagnato da un intimismo che sfociò nella “poesiadell’esperienza”. Tra gli altri si distinsero Jaime Gil de Biedma,Francisco Brimes e Claudio Rodríguez. Gli anni Settanta vide-ro l’affermarsi di quei poeti che non vissero la Guerra Civile inprima persona, crebbero in pieno boom economico e subiro-no la nuova influenza della cultura massificata. Molto più inte-ressati allo stile che alle tematiche, questi autori si dedicaronoallo sperimentalismo linguistico seguendo i precetti del Sur-realismo. La poesia degli ultimi anni ha registrato un ritorno aicontenuti “umani” e alle forme tradizionali, ma le profonde di-versità degli autori non permettono catalogazioni precise.

■ Blas de OteroMaggiore esponente della poesia sociale, Blas de Otero (Bilbao1916 - Madrid 1979) iniziò la carriera di poeta con una poesia diforte valenza religiosa, Cántico espiritual, (Cantico spirituale,1942). Dopo molti anni di silenzio approdò a una posizione ditotale impegno umano con Ángel fieramente humano (Ange-lo fieramente umano, 1950) e Redoble de consciencia (Replicadi coscienza, 1951), riuniti poi in Ancia (1958). Presto si ag-giunsero anche tematiche e intenti sociali e politici, come in Pi-do la paz y la palabra (Chiedo la pace e la parola, 1955), Encastellano (In castigliano, 1959), Hacia la immensa mayoría(Verso l’immensa maggioranza, 1962), Esto no es un libro (Que-sto non è un libro, 1963), Que trata de España (Che parla del-la Spagna, 1964), Expresión y reunión (Espressione e riunione,1969), Mientras (Mentre, 1970) e País (Paese, 1974). Con l’e-volversi della sua poetica, il tema della Spagna prese il soprav-vento: l’autore la contemplò in paesaggi e volti, la vide come lacausa del suo personale dolore esistenziale e la dipinse con to-ni sarcastici e accusatori. Otero compose anche bellissime pro-se narrative, venate di una visione molto personale, come le Hi-storias fingidas y verdaderas (Storie false e storie vere, 1970).

■ Jaime Gil de BiedmaIl breve percorso poetico di Biedma (1929-1990) è un esempiolampante del passaggio che negli anni ’50 si ebbe da una poe-sia sperimentale a una meditazione sulle esperienze personali.Superata la fase di ricerca, cui appartiene Compañeros de viaje(Compagni di viaggio, 1959), l’autore iniziò a concepire la poe-

Gli anni Sessanta:la poesia dell’esperienza

Gli anni Settanta:i mass media

Gli ultimi anni

La vita

L’impegno umano,sociale e politico

La Spagna

Le prose narrative

173

4 - Dal Dopoguerra ai giorni nostri

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico D

e Agostini 278651.C

opyright 2011 De A

gostini, Novara

Page 175: let spa

sia come uno sforzo atto all’autoconoscenza al quale sotten-dono temi come il trascorrere del tempo, i miti personali e ilrapporto con i lettori, espressi con uno stile conversazionale,semplice e scorrevole. Le sue principali raccolte furono Mora-lidades (Moralità, 1966) e Poemas póstumos (Poesie postume,1970), nelle quali Biedma analizzò non solo la sua vita, ma an-che i modelli della società che lo circondava. Nel 1960 pubblicòun saggio su Guillén e nel 1989 l’antologico Volver (Tornare).

■ Pedro GimferrerNato a Barcellona nel 1945, Gimferrer è stato l’autore di unadelle opere più significative degli ultimi anni, Arde el mar (Ar-de il mare, 1966), compendio di tutte le nuove tendenze poe-tiche: culturalismo, ermetismo e tradizione popolare. Dopo al-tre due raccolte poetiche in castigliano, il poeta ha esordito incatalano con Els Miralls (Gli specchi, 1970), primo segno diuna rinascita della poesia regionale. Sono seguite Hora foscant(L’ora del tramonto, 1972), Foc cec (Fuoco cieco, 1973), il gran-de poema L’espai desert (Lo spazio deserto, 1976) e tutte lepoesie del decennio 1970-1980, insieme agli inediti Aparicions(Apparizioni) e Com un epíleg (Come un epilogo), raccolti nelvolume Mirall, espai, aparicions nel 1981. Nel 1983 ha pub-blicato Fortuny, biografia romanzata di un pittore catalano, duevolumi di un diario poetico e acuti saggi critici come Cine y li-teratura (Cinema e letteratura, 1987). Nel 1989 è tornato allapoesia catalana con El vendaval (La tormenta), tradotto poi incastigliano da poeti amici. Autore di vastissima cultura e di gu-sti moderni (considera suoi maestri Mallarmé, Valéry, Eliot ePound), Gimferrer è considerato un perfetto avanguardista eun vero maestro del suono della parola poetica. Attualmentedirige la casa editrice barcellonese Seix Barral. Negli anni No-vanta ha pubblicato le preziose raccolte di saggi Valéncies (Va-lenze, 1993) e Mascarada (Mascherata, 1996).

Il teatro

Durante la Guerra Civile il teatro divenne semplice strumentodi propaganda o propose commedie di pura evasione, moltoamate dal pubblico borghese. Soltanto nel 1949 si assistette aun rinnovamento della scena teatrale spagnola, soprattutto gra-zie al trionfo di Historia de una escalera (Storia di una sca-la, 1949) di Antonio Buero Vallejo (1916). L’opera descrive inun arco di ventotto anni la vita di quattro famiglie operaie abi-tanti nello stesso palazzo. Il Realismo proposto da Buero Val-lejo trovò eco in molte altre opere del periodo. Negli anni Cin-

La poesia come autoconoscenza

La produzione in catalano

I saggi

Storia di una scala

174

4 - Dal Dopoguerra ai giorni nostri

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico D

e Agostini 278651.C

opyright 2011 De A

gostini, Novara

Page 176: let spa

quanta il teatro si volse al sociale, soprattutto sotto l’impulsodell’opera – fortemente penalizzata dalla censura del regime –di Alfonso Sastre (1926), militante politico, fondatore di grup-pi teatrali, saggista e teorico del teatro. La sua opera maestra, Lataberna fantástica (La taverna fantastica, 1986), è stata tra-dotta in moltissime lingue. Negli anni Sessanta il teatro realistae sociale continua il suo sviluppo affiancato da una tendenza alrinnovamento dell’espressione drammatica, ispirata dall’in-flusso di autori stranieri quali Brecht e Artaud. Le opere che nerisultano, pur continuando nella linea di protesta contro la dit-tatura, sono nuove soprattutto nella forma, che sostituisce alletecniche realistiche simboli, metafore e parabole, e si avvale dielementi non convenzionalmente teatrali, quali la musica, le im-magini, la danza. Gli autori di questa scuola incontrarono unaforte opposizione politica e spesso non riuscirono a far rappre-sentare le loro opere. Merita particolare attenzione FernandoArrabal (1932). Nato in Spagna ma trasferitosi a Parigi nel 1958,è lo scrittore d’avanguardia più significativo e discusso del Do-poguerra. Molti critici hanno cercato di etichettarlo comeesponente del teatro dell’assurdo, ma egli ha sempre rifiutatoquesta definizione. Tra le opere più conosciute, tutte in fran-cese, ricordiamo Fando et Lis (1955) e L’architecte et l’empé-reur d’Assyrie (L’architetto e l’imperatore d’Assiria, 1966).

■ Gli ultimi anniL’avvento della democrazia ha aperto nuove strade al teatro,ma pochi autori hanno raggiunto risultati degni di nota. Tra que-sti, Alonso de Santos e José Sánchis Sinisterra. Alonso de San-tos (1942) è l’autore popolare per eccellenza degli anni Ottan-ta e Novanta. Ha ottenuto grande successo con testi che rivisi-tano il sainete, come La estanquera de Vallecas (La tabaccaiadi Vallecas, 1981) e Bajarse al moro (Inchinarsi al moro, 1985). Autore drammatico e regista, José Sánchis Sinisterra (1940)è il fondatore del Teatro Fronterizo (Teatro di Frontiera),importante centro di sperimentazione teatrale. Le sue ope-re più caratteristiche sono liberi adattamenti di famose ope-re letterarie mirati a sottolineare il contrasto fra teatro enarrazione. Ha raggiunto la fama con Naque o de piojos yactores (Naque, o di pidocchi e attori, 1980) e Moby Dick(1982-1983). Ay, Carmela! (Elegia di una guerra civile indue atti e un epilogo, 1986) ha rappresentato la sua defini-tiva consacrazione.Il teatro sperimentale ha visto sorgere due formazioni or-mai famosissime anche fuori dalla Spagna: Els Comedianse La Fura dels baus. Entrambe le compagnie hanno sceltodi esibirsi in strada per incitare il pubblico all’interazione.

Il teatro sociale

Le novità formali

Fernando Arrabal

Alonso de Santos

José Sanchis Sinisterra

Il teatro sperimentale

175

4 - Dal Dopoguerra ai giorni nostri

Titolo

concesso in lic

enza a

federica p

etr

acca, 1369116, ord

ine Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostini 278651.C

opyright 2011 D

e A

gostini, N

ovara

Page 177: let spa

Nato nel 1972, il gruppo degli Els Comedians si rivolge prin-cipalmente a un pubblico infantile, proponendo spettacolicarichi di sorprese e capaci di suscitare un vivo coinvolgi-mento da parte del pubblico giovane, incantato dalle ma-schere tradizionali e dall’atmosfera magica. Sorto come cooperativa rurale nel 1979, dal 1982 il gruppoLa Fura dels baus (letteralmente “la furia dei tori”) propo-ne spettacoli che non utilizzano quasi per niente il lin-guaggio verbale, per concentrarsi su quello corporeo. L’e-nergia che trasmettono i bravissimi componenti del grup-po è opprimente e quasi violenta, tanto che lo spettatorevive spesso un senso di angoscia: il mondo proposto da Lafura è abitato da un uomo continuamente minacciato dallafollia di un universo sempre più tecnologico.

Els Comedians

La Fura dels baus

176

4 - Dal Dopoguerra ai giorni nostri

Camilo José Cela (1916-2002) inizia come poeta ma raggiunge il successo conil romanzo La famiglia di Pascual Duarte (1942), che inaugura la rinascita dellanarrativa spagnola. Con L’alveare (1951) apre la strada al romanzo sociale, men-tre i lavori degli ultimi anni si volgono allo sperimentalismo. Vince il premio No-bel nel 1989. Miguel Delibes (1920) è ricordato soprattutto per Cinque ore con Mario (1966),nel quale confluiscono tematiche intimistiche e socio-politiche. Rafael Sánchez Ferlosio (1927) apre la via alla narrativa realistica con Il Jara-ma (1955). Luis Martín Santos (1924) in Tempo di silenzio del 1962 rompe con il Realismo.Manuel Vázquez Montalbán (1939-2003), lo scrittore più significativo degli ul-timi anni, ha raggiunto fama mondiale con i romanzi polizieschi incentrati sulla fi-gura del detective Pepe Carvalho.

Nella Generazione del ‘36 si distinguono due poetiche: arraigada e desarraigada.Negli anni Cinquanta nasce la poesia sociale, caratterizzata dall’andamento pro-sastico. Poi si sviluppa una poesia più intimistica, detta “dell’esperienza”. Auto-ri più significativi: Blas de Otero (1916-1979), Jaime Gil de Biedma (1929-1990),Pedro Gimferrer (1945).

Si rinnova solo a partire dagli anni Cinquanta, quando si fa realistico e tratta te-mi sociali. Negli anni Sessanta nasce un teatro formalmente nuovo, che si av-vale di un linguaggio meno diretto, fondato sulla metafora e sul simbolo. Gli ulti-mi anni vedono lo sviluppo dello sperimentalismo.

SCHEMA RIASSUNTIVOIL ROMANZO

LA POESIA

IL TEATRO

1. A cosa si dovette la rinascita della narrativa spa-gnola negli anni Quaranta? 168b

2. In che cosa Delibes si differenziò da tutti i ro-manzieri a lui contemporanei? 169b-170a

3. Cosa sostenevano gli esponenti della poesia so-ciale? 172b-173a

4. Qual è la caratteristica fondamentale del teatrosperimentale degli ultimi anni? 175b-176a

DOMANDE DI VERIFICA

Titolo

concesso in lic

enza a

federica p

etr

acca, 1369116, ord

ine Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostini 278651.C

opyright 2011 D

e A

gostini, N

ovara

Page 178: let spa

LETTERATURAISPANOAMERICANA

1 L’epoca coloniale

2 Dal Neoclassicismo al Realismo

3 La poesia: dal Modernismoalle avanguardie

4 La nuova narrativa

5 Dal boom ai giorni nostri

Tito

lo c

oncesso in

licenza a

federic

a p

etra

cca, 1

369116, o

rdin

e Is

tituto

Geogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Novara

Page 179: let spa

Le origini della cultura latinoamericana risalgono a tre antichissime civiltà: nahuati, maya e quechua. L’invasione dei conquistadores europei cancella quasi tuttele testimonianze di queste culture: una perdita gravissimaper il continente americano e per il mondo intero. Per almeno tre secoli la letteratura altro non è che unospecchio di quella spagnola ed europea, risultando priva di tratti distintivi e autonomi. Non si può parlare di produzione letteraria propriamente ispanoamericana fino agli inizi del XX secolo, quando il continente conquistal’indipendenza dalla madrepatria. Con l’avvento delModernismo gli autori, ormai consci delle peculiaritàculturali che li distinguono dai coevi scrittori europei,sentono il bisogno di creare forme letterarie che afferminopienamente la loro personalità e la loro cultura. La nuovaletteratura resta comunque espressione di un’immensavarietà di paesaggi naturali e umani e le figure letterarie che produce sono incredibilmente varie. Nonostante ciòesistono tratti che accomunano tutte le regioni: l’immensitàdei paesaggi, il meticciato culturale, la compresenza di tradizioni autoctone e straniere, le acute disuguaglianzesociali e l’instabilità politica. Quel che conta è chel’indipendenza dalla Spagna viene affermata, in letteratura,sul piano sia formale sia tematico. Questo non significa che l’espressione letteraria ispanoamericana si chiuda sullerealtà indigene; al contrario, sviluppa un’apertura senzaprecedenti a tutte le influenze esterne, che si integranoportando alla creazione di forme poetiche e prosastiche di un’originalità quasi disorientante. A partire dal 1960 è soprattutto nella narrativa che gli autori ispanoamericaniriescono ad affermare l’autonomia e la dignità della loroopera: i loro romanzi iniziano a essere letti in tutto il mondoe a esercitare una profonda influenza sulla letteratura di molti Paesi. È la naturale e meritata rivalsa di una culturache, nonostante sia stata soffocata per secoli, alla fine trova il modo di esprimersi e diffondersi in tutto il suo splendore.

Titolo

concesso in lic

enza a

federica p

etr

acca, 1369116, ord

ine Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostini 278651.C

opyright 2011 D

e A

gostini, N

ovara

Page 180: let spa

179

Le prime manifestazioni letterarie

Prima della colonizzazione la cultura del continente sudameri-cano si sviluppò in seno a tre civiltà antichissime: nahuati (Mes-sico), maya (America Centrale) e incaica o quechua (Perú). L’ar-rivo dei conquistadores fu disastroso per queste civiltà, le cuimitologie, leggende, inni e qualsiasi tipo di espressione cultu-rale furono soffocati e letteralmente spazzati via dagli invasori:la perdita delle prime manifestazioni letterarie di queste civiltànon sarà mai rimpianta a sufficienza. L’ondata delle conquiste,fortunatamente, non riuscì a cancellare anche lo spirito indi-geno né il ricordo delle tradizioni autoctone, che rimasero vi-vi nei popoli del continente: molti missionari europei ne com-presero il valore e iniziarono a raccogliere nei loro scritti le te-stimonianze dirette dei nativi.

■ La cronacaLe prime manifestazioni letterarie del continente latinoameri-cano furono dunque opera di autori spagnoli, a volte lettera-ti al seguito degli eserciti, altre volte esploratori e missionari.I loro scritti erano legati al tema della conquista e mostravanol’incanto dinanzi alle meraviglie offerte dalla natura di questaterra immensa. Frequente era la tematica dei difficili rapportitra gli Spagnoli invasori e le popolazioni delle Americhe.Le lettere di Cristoforo Colombo a Ferdinando V e a Isabella Ie quelle del conquistatore del Messico Hernán Cortés a CarloV sono veri e propri classici del periodo. Di notevole valore let-terario fu anche l’opera dello storico Bernal Díaz del Castillo(1492-1581), che partecipò alla spedizione di Cortés e narrò laconquista del Messico in Historia verdadera de la conquistade la Nueva España (Vera storia della conquista della Nuo-va Spagna, postuma, 1632), nella quale valorizzò sia la figura diCortés e degli altri conquistadores sia i condottieri messicani,primo su tutti l’imperatore azteco Montezuma.

Principali cultureprecolombiane

Opere della conquista

I resocontidei conquistadores

Bernal Díaz del Castillo

1 L’epoca colonialeIn origine la produzione letteraria ispanoamericana è opera di scrittori spagnolitrapiantati e segue le tendenze europee. Nel ’600, seppur sempre sulla sciadelle influenze d’oltreoceano, si sviluppa una coscienza culturale nazionaleche vede sorgere figure della statura di Garcilaso de la Vega e Sor Juana

Inés de la Cruz, prime espressioni di letteratura barocca in America Latina.

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico D

e Agostini 278651.Copyright 2011 D

e Agostini, Novara

Page 181: let spa

■ Bartolomé de las CasasBartolomé de las Casas (1474-1566) era un frate domenica-no originario della Spagna che nel 1502 si recò in America alseguito del governatore Nicola de Ovando per amministrarele piantagioni del padre a Santo Domingo. Dotato di un ani-mo estremamente sensibile, capì subito le terribili condizio-ni in cui versavano i lavoratori natii: iniziò così una strenua di-fesa degli indigeni americani, schiavizzati dai conquistatori eu-ropei, chiedendo leggi che garantissero libertà e ugua-glianza di diritti con i bianchi. Proprio a tale scopo rientrò inSpagna nel 1516, ma i suoi tentativi fallirono e si vide costrettoa continuare la sua battaglia attraverso la predicazione e la re-dazione di alcuni scritti, nonché un progetto di riforma cheebbe un vero successo: la Junta Magna di Valladolid, che ema-nava leggi per le Indie, redasse su tale proposta le Nuove Leg-gi per le Indie, ratificate da Carlo I, con le quali venivano abo-lite le encomiendas, territori molto estesi concessi a conqui-statori o a coloni dal re di Spagna. Il colono (encomendero)si impegnava a garantire la protezione degli indigeni e la lorocristianizzazione, ottenendo in cambio il diritto allo sfrutta-mento della terra e della manodopera indigena; ma gli enco-menderos manifestarono ben presto la tendenza alla costitu-zione di veri e propri feudi ereditari. Carlo I fu tra i re checercarono invano di limitare questo fenomeno. Le enco-miendas erano comunque destinate a entrare in crisi a causadella decimazione della popolazione indigena per le malattieportate dagli europei e per le continue violenze subite. Tornato in America, Casas compose la Brevísima relaciónde la destrucción de las Indias (Brevissima relazione del-la distruzione delle Indie, pubblicata nel 1552) e nel 1544 funominato vescovo del Chiapas (Messico). Accusato ingiu-stamente di eresia, tornò in Spagna per sostenere le sue ideecontro Juan Ginés de Sepúlveda, che affermava la naturaleschiavitù degli indigeni americani. Lasciò anche una Histo-ria de las Indias (Storia delle Indie, postuma, 1875) e l’A-pologética historia sumaria (Storia apologetica somma-ria, postuma, 1909).

■ L’inizio della tradizione epicaLa prima testimonianza di una tradizione epica nata in Ame-rica Latina fu La Araucana, poema epico del poeta e solda-to madrileno Alonso de Ercilla (1533-1594), che giunse nelcontinente al seguito del principe Filippo. Iniziato con tuttaprobabilità durante l’invasione del Cile, il poema, pubblicatoin tre parti (1569, 1578 e 1589), racconta la resistenza eroicaopposta dagli indios araucani, per i quali l’autore dimostrò

La difesa degli indigeni

Il progetto di riforma

Primo tentativo di abolirele encomiendas

Le cronache

Prima epicalatinoamericana

180

1 - L’epoca coloniale

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 182: let spa

non solo una profonda comprensione umana ma anche unasmisurata ammirazione. Secondo le tendenze umanistichedella letteratura iberica del tempo, nell’opera sono chiara-mente riscontrabili influssi dei grandi poeti classici (Omero,Virgilio e Lucrezio), dell’Ariosto e del Tasso. Il poema con-serva però una propria originalità, soprattutto grazie al reali-smo con cui vengono descritti i costumi e gli avvenimenti cuil’autore aveva assistito in prima persona. La Araucana è il piùimportante documento poetico delle conquiste spagnole d’A-merica e dei sentimenti che le ispirarono e segnò l’inizio, gra-zie alla sua impronta esotica, di una letteratura creola.Tra i primi autori autoctoni che portarono avanti la tradizioneepica troviamo Garcilaso de la Vega (Cuzco 1539 - Cordova1616), detto El Inca perché discendente diretto degli Inca daparte di madre; il padre era un conquistatore spagnolo. Vissein Perú fino a ventun anni, dopodiché si trasferì in via definiti-va in Spagna. In tutta la sua opera è evidente l’influsso della suacondizione di meticcio conoscitore e partecipe di due culture,quella rinascimentale europea e quella americana. Iniziò a scri-vere a cinquant’anni, quando tradusse in modo eccelso i Dia-loghi d’amore di Leone Ebreo (1590). Poi si volse al tema sto-rico contemporaneo della conquista del continente america-no. Nel 1605 videro la luce La Florida, resoconto della tragicaspedizione di Hernando de Soto, e la sua opera più significati-va, Comentarios reales de los Incas (Commentari reali de-gli Inca), che fu pubblicata in due parti. Nella prima l’autoredescrisse le origini, i costumi e il dominio degli Inca, offrendouna visione idilliaca della mitica età dell’oro incaica, che evocòcon nostalgia tramite una prosa che rifletteva il pieno dominiodel castigliano letterario. L’opera è un’appassionata e coloritarievocazione delle antiche grandezze dell’impero incaico e deitragici avvenimenti che condussero al suo crollo. In questa pri-ma parte confluirono cronache, leggende e tradizioni, spessotrasmessegli oralmente negli anni dell’infanzia, e ricordi per-sonali. La seconda parte, uscita postuma col titolo Historia ge-neral del Perú (Storia generale del Perú, 1617) narra la sco-perta, la conquista e le guerre civili peruviane.

La letteratura barocca

Il clima di guerra, di invasione e di schiavitù che caratterizzòil ’500 latinoamericano non fu certo propizio alla creazionelirica, tanto che, come abbiamo visto, la produzione lettera-ria fu esclusivamente dedicata alla cronaca, fatta eccezioneper il genere teatrale. La Chiesa, infatti, aveva contribuito

Influsso dell’Umanesimo

Realismo dell’opera

Garcilaso de la Vega,El Inca

Le epiche storiche

Prima partedei Commentari

Seconda partedei Commentari

181

1 - L’epoca coloniale

Titolo

concesso in lic

enza a

federica p

etr

acca, 1369116, ord

ine Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostini 278651.C

opyright 2011 D

e A

gostini, N

ovara

Page 183: let spa

notevolmente al meticciato culturale, non solo tramite l’im-piego di artigiani indigeni nella costruzione di edifici e nel-le arti decorative, ma anche con la formazione del clero lo-cale e con l’uso, sia pure a scopo didattico e di divulgazio-ne dei dogmi religiosi, di rappresentazioni e danze legate al-la tradizione indigena. Il teatro fiorì per tutto il XVI secolocome elemento costante delle feste religiose e profane.Nel XVII secolo sorsero due nuovi importanti centri di di-vulgazione culturale nell’odierna Città del Messico e a Li-ma. Se la produzione letteraria ispanoamericana del Cin-quecento era stata influenzata dall’Umanesimo europeo,nel secolo successivo giunse oltreoceano l’influsso del pen-siero barocco, evidente in modo particolare nella produ-zione di suor Juana Inés de la Cruz. In campo teatrale, sul-la scia delle grandi figure di Góngora, Calderón de la Barcae Francisco de Quevedo, ebbe grandissima importanza l’o-pera di Juan Ruiz de Alarcón, mentre Carlos de Sigüenzay Góngora inaugurò la nuova stagione della prosa autoc-tona. Insieme ad altri, questi autori, per la maggior partecreoli, rappresentarono l’inizio di una coscienza letterariaamericana autonoma.

■ Suor Juana Inés de la CruzSuor Juana Inés de la Cruz (al secolo Juana de Asbaje y Ramí-rez, 1648 o 1651-1695), messicana, fu la maggiore figura let-teraria del periodo coloniale. Famosa per la sua bellezza ol-tre che per l’intelligenza precocissima, fu introdotta a corteancora molto giovane e divenne la favorita della moglie delviceré. Nel 1667 entrò in convento, probabilmente per ave-re la possibilità di continuare a coltivare la sua passione perla letteratura e per soddisfare la sua sete di conoscenza: inuna parola, per amore della libertà. Fu una scrittrice eclet-tica: compose commedie, poesie, lettere, autos sacramen-tales, villancicos, sonetti e romances. Di scuola gongoria-na e concettista, fu completamente autodidatta e sviluppòuna filosofia personale improntata alla razionalità che lenta-mente la discostò dall’influenza spagnola. Le due opere perle quali è principalmente ricordata sono la Respuesta a lamuy ilustre sor Filotea de la Cruz (Risposta a suor Filoteade la Cruz, 1691) e il poemetto El sueño (Il sogno, 1690).Nell’epistola, indirizzata in realtà al vescovo di Puebla, si di-fese dalle accuse di essersi troppo allontanata dalla religio-ne per via del suo eccessivo attaccamento agli studi profa-ni. Questo scritto mostra che Inés de la Cruz fu un vero eproprio spirito libero nel pieno del periodo dell’Inquisizio-ne e della Controriforma, e lo fu a maggior ragione se si con-

Impulso dato dalla Chiesaal teatro

L’influsso del Barocco

Maggiore figura letterariadel periodo coloniale

Produzione eclettica

Risposta a suor Filoteade la Cruz

182

1 - L’epoca coloniale

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico D

e Agostini 278651.Copyright 2011 D

e Agostini, Novara

Page 184: let spa

sidera che era una donna. Una donna insolita e molto forteche ebbe il coraggio di rivendicare la sua autonomia e ilsuo diritto all’attività intellettuale. La bellissima epistolatraccia un ritratto autobiografico dal quale si desume che ledifficoltà e le incomprensioni che incontrò furono la basedelle sue radicate idee liberali. Il poemetto El sueño (conosciuto anche col titolo di Primersueño) costituisce un altro altissimo momento della sua pro-duzione. Il modello furono i grandi poeti spagnoli, special-mente i mistici come San Juan de la Cruz e i barocchi Cal-derón de la Barca e Góngora. Si tratta di un lungo poema(più di mille strofe) nel quale la poetessa descrisse l’espe-rienza solitaria dello spirito che, staccatosi dal corpo dor-miente, ascende verso la conoscenza per poi ricadere sullaterra. Il tema è uno dei più stimolanti e al contempo fru-stranti della filosofia: l’impossibilità di accedere alla cono-scenza totale, la vanità del tentativo di raggiungere la veritàsuprema, la piccolezza dell’anima di fronte alla conoscenza.Di stampo barocco fu anche il suo teatro, sia sacro sia pro-fano. Fra gli autos sacramentales, El divino Narciso (Il di-vino Narciso, 1690) è considerato il migliore. Le due com-medie di intreccio, Los empeños de una casa (Gli impegnidi una casa) e Amor es más laberinto (Amore è più labirin-to), risentono dell’influenza di Alarcón.

■ Juan Ruiz de Alarcón y MendozaJuan Ruiz de Alarcón y Mendoza (1581-1639) nacque a Cittàdel Messico, discendente di nobili famiglie di origine spa-gnola. Con Lope de Vega, Tirso de Molina e Calderón de laBarca fu tra i massimi autori teatrali del siglo de oro. Nel 1600si trasferì in Spagna per completare gli studi di giurispru-denza a Salamanca, dopodiché esercitò l’avvocatura a Sivi-glia. Nel 1608 tornò a Città del Messico, dove continuò la suaprofessione; nel 1613 decise di far ritorno in Spagna, si sta-bilì a Madrid e iniziò a dedicarsi all’attività letteraria. La suaproduzione teatrale è assimilabile a quella di Tirso per l’at-tenzione agli aspetti psicologici, ma Alarcón si distinse daicontemporanei per la comprensione delle debolezze uma-ne e per la critica sociale. Il suo teatro fu molto più attentoai valori intellettuali e morali che all’estetica; si interessòmolto più alla verità che all’arte. Le commedie di Ruiz deAlarcón y Mendoza, genere nel quale eccelse, pur seguendole linee generali della struttura lopiana sono caratterizzateda una trama molto semplice e lineare che rifiuta le forza-ture e i colpi di scena. Il linguaggio è logico e ingegnosopiù che poetico. A parte alcuni casi isolati, come El Anticri-

Il sogno

Tematiche del poema

La produzione drammatica

La vita

Differenzacon i contemporanei

Le commedie

183

1 - L’epoca coloniale

Tito

lo c

oncesso in

licenza a

federic

a p

etra

cca, 1

369116, o

rdin

e Is

tituto

Geogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Novara

Page 185: let spa

sto (L’Anticristo), le sue opere sono altresì caratterizzate dal-l’assenza di lirismo. Alarcón scrisse soltanto una ventina dicommedie, tra le quali emergono quelle a sfondo moraleg-giante come La verdad sospechosa (La verità sospetta),considerata il suo capolavoro, sull’importanza del non diremenzogne; La prueba de las promesas (La prova delle pro-messe), sull’ingratitudine; Mudarse por mejorarse (Cam-biare per migliorare), sull’incostanza in amore; Ganar ami-gos (Guadagnare amici), esaltazione della generosità.

■ Carlos de Sigüenza y GóngoraCarlos de Sigüenza y Góngora (Città del Messico 1645-1700)entrò molto giovane nel collegio dei gesuiti. Nipote del gran-de Luis de Góngora, ne adottò il cognome proprio per sot-tolineare il suo barocchismo. Dallo zio mutuò la passioneper la letteratura, in particolare per la poesia. Compose lesue prime opere a soli 17 anni. Nel 1667 lasciò i gesuiti perlaurearsi in Teologia e Matematica. Nel 1672, ottenuta la cat-tedra presso l’Università Reale e Pontificia di Città del Mes-sico, fu ordinato sacerdote.Sigüenza è stato spesso definito un precursore del pensie-ro illuministico del secolo seguente: studiò a fondo astro-logia e scrisse diverse opere in prosa di stampo matema-tico-scientifico nelle quali dimostrò anche uno spiccatosenso critico, decisamente in anticipo sul suo tempo. Ri-cordiamo, a questo proposito, il Manifiesto filosófico con-tra los cometas (Manifesto filosofico contro le comete,1680) e la Libra astronómica. Alcuni critici lo consideranoanche il precursore del romanzo ispanoamericano, so-prattutto in riferimento alla sua opera La Relación de losinfortunios de Alonso Ramírez (Le disgrazie di AlonsoRamírez, 1690), ricca di spunti realistici, carica di satira so-ciale e vicina al genere picaresco. Matematico, astrologo,geografo, esploratore e cosmografo, incarnò, anche se inmodo diverso da Inés de la Cruz, l’inizio di una letteraturapropriamente americana.

La vita

Precursore dell’Illuminismoe del romanzo

184

1 - L’epoca coloniale

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 186: let spa

185

1 - L’epoca coloniale

Le prime manifestazioni letterarie sono costituite dai resoconti delle guerre diconquista di personaggi stranieri, come le lettere di Cristoforo Colombo e diHernán Cortés. Bernal Díaz del Castillo (1492-1581) compose una Vera storiadella conquista della Nuova Spagna (1632). Nella figura di Bartolomé de las Casas (1474-1566) vediamo nascere la consa-pevolezza delle ingiustizie compiute verso gli indigeni americani: propone un pro-getto di riforma per una nuova legislatura e scrive diverse cronache, come la Bre-vissima relazione della distruzione delle Indie (1552).

Con Alonso de Ercilla (1533-1594) inizia la tradizione epica ispanoamericana: LaAraucana (tre parti, 1569, 1578, 1589) racconta la resistenza eroica opposta da-gli indios araucani. Garcilaso de la Vega (1539-1616) è invece ricordato per i Commentari reali de-gli Inca e per la Storia generale del Perú.

Inizia con l’opera di Sor Juana Inés de la Cruz (1648 o 1651-1695). Lotta per lalibertà delle donne e per il loro diritto allo studio e all’indipendenza intellettuale.Risposta a suor Filotea de la Cruz (1691); Il sogno (1690); è anche autrice di ope-re teatrali.Juan Luis de Alarcón y Mendoza (1581-1639) compone molte commedie ca-ratterizzate dalla trama semplice, dal linguaggio lineare e dall’assenza di lirismo:La verità sospetta. Carlos de Sigüenza y Góngora (1645-1700) è considerato il precursore dell’Il-luminismo e del romanzo ispanoamericani. Manifesto filosofico contro le come-te (1680); Le disgrazie di Alonso Ramírez (1690).

SCHEMA RIASSUNTIVOLA CRONACA

LA TRADIZIONE EPICA

LETTERATURA BAROCCA

1. Qual è la tematica predominante nelle primeopere composte in America Latina? 179b

2. Quale fu l’importanza del progetto di riforma diCasas? 180

3. Quale scrittore era soprannominato El Inca?181a

4. Chi fu la maggiore figura letteraria indigena del-l’America Latina del ’600? 182b

DOMANDE DI VERIFICA

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 187: let spa

186

Il periodo neoclassico

Il XVIII secolo vide l’ascesa al trono spagnolo della dinastiadei Borbone, evento che segnò l’inizio dell’influenza fran-cese sulla cultura delle colonie americane, che ne assorbiro-no i principi neoclassici e illuministici. In Spagna acquistaro-no grande peso generi letterari quali la satira, la saggistica, lafavolistica e tutti i testi in prosa a sfondo morale e didattico.Una posizione di spicco all’interno di questo nuovo panora-ma letterario fu occupata dai gesuiti: essi furono tra i primi,in tutto il mondo, a recepire gli insegnamenti classici uma-nistici nelle loro strutture scolastiche. Oltre alla religione, lescuole gesuite si distinsero per l’insegnamento di latino, gre-co, letteratura classica, poesia e filosofia. La loro modernitàfu soprattutto palese nel saggio storico e in poesia. Le ideeilluminate dei gesuiti, che si batterono strenuamente per ladifesa dei diritti umani e si opposero all’imposizione forzatadel cattolicesimo, causarono la rottura con la monarchia, chefinì per ordinare l’espulsione degli esponenti della Compa-gnia di Gesù dal continente (1767). Tra questi ebbe partico-lare risalto la figura di Rafael Landívar. Poeta gesuita guate-malteco (Santiago de los Caballeros de Guatemala 1731 - Bo-

I Borbone

L’Illuminismo

I gesuiti

Rafael Landívar

2 Dal Neoclassicismoal Realismo

Nel ’700 le tendenze letterarie europee, direttamente derivate dalla nuovafilosofia illuminista, si propagano oltreoceano fino a diffondersi anche in America Latina; il processo è aiutato anche dall’influenza che nel continenteesercitano i gesuiti con le loro idee liberali e la volontà di combattere le ingiustizie sociali. Nel XIX secolo molte colonie si guadagnanol’indipendenza attraverso lotte lunghe e sanguinose. All’inizio della secondametà dell’800, quando in Europa la nuova avanguardia è già rappresentata dal Realismo, attraverso l’influenza spagnola e francese arriva in Sudamericaanche il Romanticismo. Una delle espressioni più affascinanti derivate dalladiffusione della corrente romantica sarà la letteratura gauchesca. Sulla scia dell’attenzione ai problemi sociali caratteristica dell’ultimoRomanticismo continua la letteratura realista e naturalista che,come in Europa, produce i migliori risultati nel romanzo.

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 188: let spa

logna 1793), fu educato in Messico e si recò in Italia dopo l’e-spulsione dell’ordine. La sua opera Rusticatio mexicana(1781), scritta in esametri latini di evidente ispirazione virgi-liana, descrive i costumi e il paesaggio messicani. Con la Ru-sticatio Landívar si è guadagnato la definizione di primogrande maestro del paesaggio del Nuovo Mondo: ruppeinfatti con le convenzioni rinascimentali e scoprì i tratti piùcaratteristici della natura americana.I gesuiti non furono gli unici a diffondere la nuova menta-lità libertaria: mentre i precetti umanistici attecchivano congrande velocità sul suolo americano, le idee che avrebberoportato alle lotte per l’indipendenza iniziarono ad esserepropagate anche dai molti enciclopedisti del periodo.

■ Francisco Javier Eugenio de Santa Cruz y EspejoEugenio Espejo nacque a Quito nel 1747. Studiò nel collegio-seminario dei domenicani e all’Università di San Tomás, spe-cializzandosi in Teologia. L’esperienza cardine per lui fu la re-sidenza presso il vecchio Ospedale della Misericordia di No-stro Signore, dove, spinto dal padre, studiò le scienze posi-tive. Nel 1767 ottenne il titolo di dottore in Medicina e nell’83si laureò anche in Giurisprudenza. Raccolse le sue operescientifiche in volumi quale El nuevo Luciano o desperta-dor de los ingenios (Il nuovo Luciano o la sveglia degli in-gegni, 1779). Il suo talento non si manifestò solo nelle scienze ma anche incampo teologico, giornalistico e nel diritto. In El retrato deun golilla (Ritratto di una gorgiera, 1781) Espejo criticòaspramente il monarca Carlos III, il che gli costò l’espulsionedall’Ecuador. Durante l’esilio compose Defensa de los curasde Riobamba (Difesa dei sacerdoti di Riobamba) in difesa diquei sacerdoti che furono ingiustamente accusati di riscuo-tere tributi alle feste degli Indios. A quest’epoca risalgono an-che le Cartas riobambenses (Lettere di Riobamba, 1787), nel-le quali mise in discussione la struttura socioeconomica im-posta dai dominatori; per l’argomento trattato e per la formadi diario, sono considerate dalla critica il primo accenno distruttura romanzesca nella letteratura latinoamericana. Perseguitato senza tregua dalle autorità, soprattutto a causadel Retrato, fu imprigionato nel 1787 e dal carcere scrisse lasua autodifesa, nella quale si scusava con il re. Fu rilasciato ecostretto all’esilio in Colombia, ma poiché le accuse mosse-gli non furono comprovate, gli fu concesso di tornare a Qui-to (1791). Qui iniziò un’accesa attività politica e la pubbli-cazione del giornale Primicias de la cultura de Quito (Pri-mizia della cultura di Quito), negli articoli del quale Espejo

La vita

Opere scientifiche

Ritratto di una gorgiera

Prima operacon struttura romanzesca

187

2 - Dal Neoclassicismo al Realismo

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, N

ovara

Page 189: let spa

incitava le colonie alla presa di coscienza della loro auto-nomia e alla lotta per la libertà. Così nel 1795 fu di nuovo im-prigionato con l’accusa di cospirazione contro il regime co-loniale e morì in carcere lo stesso anno.

■ José Joaquín Fernandez de LizardiJosé Lizardi (Città del Messico 1776-1827) passò l’infanzia a Te-potzotlán, dove suo padre esercitava come medico, e si lau-reò in Filosofia, sviluppando una particolare predilezione perl’enciclopedismo. Acceso liberale, iniziò molto giovane la suaattività di polemista, soprattutto tramite articoli che pubblicòsu svariati periodici dell’epoca. La fondazione della rivista Elpensador mexicano (1812-1814) gli costò sei mesi di deten-zione. Con le sue Noches tristes (Notti tristi, 1818), romanzodialogato, fu un vero e proprio anticipatore del Romanticismoin America Latina. Volendo continuare la linea polemica, scelse un’altra formaletteraria: nel 1816 pubblicò El periguillo sarniento (Il pap-pagallino rognoso), nel 1818 La Quijotita y su prima (LaChisciottina e sua cugina) e nel 1823 compose Don Catrínde Fachenda, che fu pubblicato postumo tra il 1831 e il 1832.Durante gli ultimi anni di vita si volse nuovamente al gior-nalismo politico.El periguillo sarniento è considerato il primo romanzo del-la letteratura ispanoamericana. I primi tre volumi usciro-no nel 1816, mentre il quarto, censurato, fu distribuito solonel 1830. Si tratta di un’opera satirica che ruppe nettamen-te con le tematiche caratteristiche della prosa precedente,in gran parte dedicata a questioni religiose, e propose perla prima volta un punto di vista individuale e personale sul-la vita nelle colonie. Il romanzo, di stampo realistico e pica-resco, è un importantissimo documento storico sulle tra-dizioni e il folclore messicani.

■ Francisco Javier ClavijeroClavijero nacque nel 1731 a Veracruz. Il padre lavorava per ilgoverno della corona spagnola, per cui la famiglia dovettespostarsi molto spesso da un paese all’altro, quasi sempre inregioni con una forte presenza autoctona. Fin da piccolo Cla-vijero imparò numerose lingue indigene tra cui la náhuatule l’otomí, ed ebbe la possibilità di conoscere a fondo le po-polazioni indigene e le loro tradizioni e usanze. Ancora mol-to giovane entrò nel seminario gesuita di Tepotzotlán, dovestudiò materie sia umanistiche sia scientifiche. Intorno al1755 fu ordinato sacerdote gesuita e da allora non smise maidi insegnare e di dedicarsi alla ricerca. Divenne un professo-

Incita alla lotta per la libertàdelle colonie

Articoli di stampo liberale

Precursoredel Romanticismo

Il pappagallino rognoso

La vita

188

2 - Dal Neoclassicismo al RealismoTitolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 190: let spa

re illustre, soprattutto per i suoi innovativi metodi di inse-gnamento della filosofia e della letteratura. In seguito all’e-spulsione dei gesuiti si trasferì a Bologna, dove scrisse il suocapolavoro, la Historia Antigua de México (Storia anticadel Messico), pubblicato in italiano nel 1780. Clavijero lavoròa quest’opera per molti anni, avvalendosi dei testi disponi-bili nelle biblioteche italiane e della corrispondenza con ami-ci ancora residenti in Messico. L’opera finale constava di 10volumi nei quali l’autore descrisse la realtà culturale dellasua nazione prima della conquista spagnola; seppur com-posta in spagnolo, passarono molti anni prima che fosse pub-blicata in questa lingua. Alla sua uscita la Storia antica ot-tenne immediatamente un grande successo, tanto che fu qua-si subito tradotta in inglese e tedesco. L’interesse suscitatoera dovuto al fatto che in Europa non si sapeva quasi nulladella cultura latinoamericana pre-conquista e l’autore forni-va dettagliate informazioni su religione, vita culturale, orga-nizzazione sociale, tradizioni e costumi. La sua Historia dela Antigua o Baja California (Storia di Antigua o Baja Ca-lifornia), altrettanto famosa, fu pubblicata postuma.

L’indipendenza e il Romanticismo

L’esperienza delle rivoluzioni americana e francese, con laconseguente diffusione degli ideali che le avevano animate,unita allo sviluppo delle letterature nazionali e dell’organiz-zazione sociale, culturale ed economica delle colonie, resesempre più insopportabile la dipendenza dalla Spagna e fe-ce nascere un forte desiderio di emancipazione politica,nonché la coscienza di un’identità nazionale ben distinta daquella della madrepatria. Verso la fine del Settecento vide la luce un gran numero discritti patriottici, soprattutto in poesia. La narrativa, che ave-va iniziato il suo sviluppo con il romanzo di Lizardi, conti-nuò sulla scia della denuncia della società coloniale. Tra il 1810 e il 1830 la maggior parte delle colonie con-quistò l’indipendenza. Le figure chiave del periodo furonoil generale Simon Bolívar e José de San Martín, i quali siguadagnarono il titolo di libertadores. L’epoca delle guerrecoincise in pieno con il diffondersi dei dogmi romantici a so-stegno dei valori liberali e della fiducia nella sovranità na-zionale. Il Romanticismo europeo, con la sua attenzione peril regionalismo, portò con sé anche l’esaltazione della natu-ra americana, l’idealizzazione dell’indio, il popolarismo (cul-minante nella letteratura gauchesca) e l’attenzione per le

Storia antica del Messico

Coscienza di una peculiareidentità nazionale

Bolívar e San Martín,i libertadores

Diffusionedel Romanticismo

189

2 - Dal Neoclassicismo al Realismo

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 191: let spa

voci indigene e vernacolari. Nella concezione della natura,però, il Romanticismo ispanoamericano si distinse da quel-lo europeo: se in Europa la natura rappresentava un rifugiodalla civiltà, per gli scrittori americani era temibile e im-mensa, una forza di fronte alla quale l’uomo era totalmenteimpotente. Le radici di questa differenza sostanziale sono daricercarsi nel fatto che il continente europeo era già in pie-na rivoluzione industriale, mentre le colonie avevano an-cora un’economia preminentemente rurale. Gli scrittori americani cercarono, proprio attraverso i nuo-vi ideali romantici, di staccarsi anche culturalmente dallaSpagna creando una letteratura nuova, diversa, autonoma,nella forma come nel linguaggio, che fu arricchito da ame-ricanismi e da parole derivanti dagli idiomi autoctoni. Tutti gli autori del periodo parteciparono attivamente allevicende politiche dei loro Paesi, e la loro opera appare mol-to impegnata anche dal punto di vista sociale.All’interno della corrente romantica propriamente latinoa-mericana si svilupparono diverse tendenze. La prima fuquella costumbrista, caratterizzata dal forte realismo nellaresa di ambienti e personaggi e dalla predominanza data al-la descrizione delle diverse classi sociali, spesso usata co-me mezzo di denuncia delle condizioni di vita in cui versa-va la popolazione meno abbiente. Nel periodo romantico il romanzo diventò la forma predi-letta dai letterati, i quali iniziarono a preferirlo alla cronacastorica e alla poesia. Enorme diffusione ebbe il romanzo sto-rico, poiché offriva la possibilità di trattare temi nazionali-stici e politici senza incorrere nella censura.L’introduzione del Romanticismo nel continente sudameri-cano avvenne, in origine, per opera dell’argentino EstebanEcheverría.

■ Esteban EcheverríaEsteban Echeverría (Buenos Aires 1805 - Montevideo 1851)fu scrittore e uomo politico. Figlio di un’argentina e di unospagnolo basco, perse la madre ancora bambino. Abbando-nati gli studi universitari, decise di concluderli in Europa. AParigi seguì corsi delle materie più disparate ed entrò in con-tatto con le tendenze letterarie del momento. Tornò in pa-tria in possesso di una vastissima cultura romantica, sia let-teraria sia enciclopedica, che diffuse nel suo Paese insiemealla dottrina del liberalismo politico con tutte le preoccu-pazioni sociali che lo caratterizzavano anche in Europa. Pubblicò i primi versi, Consuelos (Consolazioni), nel 1834, se-guiti nel 1837 dalla raccolta Rimas (Rime), contenente il suo ca-

Concezione romanticaispanoamericanadella natura

Costumbrismo

La vita

190

2 - Dal Neoclassicismo al Realismo

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 192: let spa

polavoro, il poemetto epico-narrativo La cautiva (La prigio-niera), destinato a divenire il simbolo del primo Romanticismoargentino. Quest’opera ebbe il grandissimo merito di narrareuna storia locale, ambientata nella pampa, attraverso ottonariricchi di malinconia e di vaste descrizioni paesaggistiche. Im-portantissimo fu anche il racconto El matadero (Il mattatoio,1838), descrizione gelida e disperata del massacro di un giova-ne liberale nel mattatoio di Buenos Aires. Questo racconto se-gnò la nuova tendenza realistica di Echeverría, che lo avrebbeaccompagnato fino alla fine dei suoi giorni di scrittore. In politica fu un deciso oppositore del dittatore Rosas e fondòla società segreta Joven Argentina; a causa della sua militanzapassò gli ultimi anni della sua vita in prigione.

■ Andrés BelloNacque a Caracas (Venezuela) nel 1781. Patriota fervente,nel 1810 accompagnò Bolívar e López Méndez in una mis-sione diplomatica a Londra, dove rimase, vivendo di lezio-ni di latino e spagnolo, fino al 1829. Tradusse Hugo e Byron e aderì alla poetica romantica, an-che se mai in modo totale. A Londra scrisse due silvas (dal-le silvae latine) ancora di stampo neoclassico, sul modellovirgiliano: Alocución a la Poesía (Allocuzione alla Poesia,1823) e A la agricoltura en la zona tórrida (All’agricoltu-ra nella zona torrida, 1826), una sentimentale rievocazionedel paesaggio americano. Questi due poemi costituironouna decisa asserzione dell’indipendenza letteraria ispa-noamericana, incitando alla costruzione della pace e all’e-splorazione dello spirito americano. Tornato in America, fissò in Cile la sua dimora. Scrisse unaGrammatica castellana (Grammatica castigliana), ancora og-gi considerata utile strumento di lavoro e di studio per gli spe-cialisti. Il suo ultimo scritto, Filosofía del entendimiento (Filo-sofia della comprensione), è considerato il primo passo versola costituzione di una filosofia propriamente americana. Le sueopere furono raccolte nei 15 volumi delle Obras completas(Opere complete, 1881-1893). Morì a Santiago del Cile nel 1865. Tutti i componenti della sua generazione lo consideraronoun condottiero intellettuale dell’indipendenza del conti-nente, ed è tuttora annoverato tra i maestri delle genera-zioni moderne.

■ Juan Bautista AlberdiJuan Bautista Alberdi (1810-1884) fu sia scrittore sia uomo po-litico. Nativo di Tucumán, entrò fin da giovane in contatto conle principali figure del movimento rivoluzionario argentino.

La prigioniera

La vita

Le silvas

Grammaticacastigliana

La vita

191

2 - Dal Neoclassicismo al Realismo

Tito

lo c

once

sso in

lice

nza

a federica

petr

acc

a, 1369116, ord

ine Ist

ituto

Geogra

fico D

e A

gost

ini 2

78651.C

opyr

ight 2011 D

e A

gost

ini,

Nova

ra

Page 193: let spa

Nel 1840, subito dopo essersi laureato in Giurisprudenza, partìper l’Europa; dopo tre anni tornò in America e si stabilì a Val-paraíso, dove praticò come avvocato. Trasferitosi a Montevídeo,iniziò a lavorare a un’opera di diritto pubblico, Bases y puntode partida para la organización política de la República Ar-gentina (Basi e punti di partenza per l’organizzazione poli-tica della Repubblica Argentina), pubblicata nel 1852, che servìda falsariga alla Costituzione argentina promulgata nel 1853. L’o-pera è considerata il più importante trattato americano in ma-teria di diritto pubblico. In questo scritto l’autore si preoccupòprincipalmente di rispecchiare i desideri del popolo argentino,che anelava all’unione di tutte le province del Paese secondouna precisa organizzazione costituzionale. Alberdi fu anche am-basciatore a Parigi, Madrid, Washington e Londra. Della sua opera di narratore ricordiamo La peregrinaciónde Luz del Día (Il pellegrinaggio di Luce del Giorno, 1871),un romanzo allegorico sulla vita politica del suo Paese.

■ Domingo Faustino SarmientoFigura di primo piano nella storia politica e culturale del suoPaese, Sarmiento (San Juan de Cuyo, Argentina, 1811 - Para-guay, 1888) fu un liberale convinto. Combatté contro Juan Fa-cundo Quiroga, il più famoso dei caudillos che lottò accanita-mente per impedire l’unificazione delle province argentine, fi-nendo ucciso in un’imboscata organizzata dal dittatore Rosas.Per essersi opposto a Quiroga, Sarmiento fu fatto prigionieroe condannato a morte. Sfuggito alla fucilazione, si rifugiò in Ci-le (1831), dove fu insegnante, commesso e minatore. Nel 1837tornò a San Juan, fece costruire una scuola e fondò un giorna-le, El Zonda. Ma non avendo cessato la sua opposizione al re-gime di Rosas, finì in prigione. Nel 1840 fuggì nuovamente inCile, dove insegnò e compose il suo capolavoro, il Facundo oVida de Juan Facundo Quiroga: civilización y barbarie (Vi-ta di Juan Facundo Quiroga: civilizzazione e barbarie, 1845).Nel Facundo l’autore denunciò la dittatura di Rosas attraversoil racconto della vita del caudillo Quiroga, offrendo allo stes-so tempo, con una serie di quadri tipicamente costumbristi, ladescrizione dei modi di vita argentini nei decenni immediata-mente seguenti l’indipendenza. L’opera costituisce anche unacritica all’Argentina stessa, al fatto che la nazione non è stata ingrado di affrontare debitamente i problemi che hanno accom-pagnato il suo sviluppo, non riuscendo mai a colmare il diva-rio tra la “barbarie” americana e la “civiltà” europea. Dopo un lungo viaggio di studio in Europa e negli Stati Uniti,nel 1848 Sarmiento tornò in Cile e nel 1851 in Argentina, dovepartecipò alla battaglia che portò alla destituzione di Rosas. Nel

Le Basi

La narrativa

La vita

Il Facundo, racconto costumbrista

192

2 - Dal Neoclassicismo al Realismo

Tito

lo c

oncesso in

licenza a

federic

a p

etra

cca, 1

369116, o

rdin

e Is

tituto

Geogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Novara

Page 194: let spa

1855 iniziò una brillante carriera politica: fu senatore, ministro,ambasciatore a Washington (1865-1868) e infine presidentedella Repubblica (1868-1874), succedendo a Mitre. Pur nonavendo alle spalle un partito politico ben definito, riuscì ad ap-portare notevoli miglioramenti alla situazione scolastica ar-gentina: durante il suo mandato furono costruite molte scuo-le e l’istruzione primaria divenne obbligatoria. Sarmiento fondòanche numerose istituzioni culturali, tra le quali la BibliotecaNazionale dei Maestri, l’Osservatorio Astronomico, La ScuolaNavale, il Collegio Militare e l’Università Nazionale di San Juan.Terminato il mandato fu nuovamente senatore e ministro, e ne-gli ultimi anni di vita lavorò in qualità di sovrintendente gene-rale delle scuole argentine: fu in questa veste che, nel 1881,fondò il periodico El monitor de la educatión común, puntodi riferimento fondamentale per la didattica argentina. Sarmiento fu uno scrittore molto prolifico (abbiamo in tutto 52volumi) ed ebbe sempre come fine ultimo la divulgazione difondamentali principi pedagogici e politici. Per quanto la suaopera non sia sempre stata giudicata valida da un punto di vi-sta strettamente artistico, il suo valore di documentazione sto-rica è innegabile. E comunque, non mancano pagine di alta let-teratura: è sicuramente il caso del citato Facundo, ma anchedei Recuerdos de provincia (Ricordi di provincia, 1850), dicarattere autobiografico.

■ Romanticismo sociale e realistaAll’interno della corrente romantica, oltre alla tendenza co-stumbrista se ne svilupparono anche una sociale e una realista.Gli esponenti del Romanticismo cosiddetto “sociale” segui-rono la strada dei costumbristi, ma accentuando molto l’a-spetto ideologico. Questi scrittori composero principalmenteromanzi storici nei quali il passato coloniale, analizzato da unpunto di vista apertamente liberale e nazionalistico, era criti-cato duramente. Il Romanticismo “realista” si distinse dalle al-tre due tendenze per il fatto che insisteva sulla necessità di pre-sentare i fatti reali senza romanzarli minimamente: ne deriva-rono descrizioni molto crude e personaggi accuratamente de-lineati sia dal punto di vista fisico sia da quello psicologico.Il principale esponente del Romanticismo sociale fu il ro-manziere, poeta e uomo politico argentino José Mármol(Buenos Aires 1817-1871). Dopo aver partecipato ai moti li-berali del 1839 fu imprigionato; liberato, si rifugiò a Monte-video, dove compose la maggior parte delle sue opere. Allacaduta del dittatore Rosas tornò nella città natale, dove, de-dicatosi alla politica, fu eletto senatore (1854) e divenne di-rettore della Biblioteca Nazionale (1858). Scrisse diverse ope-

La carriera politica

Attenzione per il sistemaeducativo argentino

Il valore storicodella sua opera

Romanticismo sociale

Romanticismo realista

Descrizioni oggettive

José Mármol

193

2 - Dal Neoclassicismo al Realismo

Tito

lo c

oncesso in

licenza a

federic

a p

etra

cca, 1

369116, o

rdin

e Is

tituto

Geogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Novara

Page 195: let spa

re poetiche, tra le quali l’ampio poema autobiografico Can-tos del peregrino (Canti del pellegrino, 1847), un’originaledescrizione della lussureggiante natura della sua terra, e Ar-monías (Armonie, 1851-1854), versi permeati da una profon-da passione per la libertà e da un radicato odio nei confron-ti del dittatore. Scarso successo ebbero i suoi drammi El poe-ta (Il poeta, 1842) e El cruzado (Il meticcio, 1851), mentreAmalia (1851-1855) è considerato il primo romanzo impor-tante dell’America Latina. Composto dopo la caduta di Ro-sas, è una descrizione cupa della vita nella capitale argentinadurante il regime. I protagonisti partecipano e sono testi-moni di vicende cruente, la cui descrizione palesa le inten-zioni politiche dell’autore. Il romanzo, fortemente realista,costituisce un importantissimo documento storico e si ca-ratterizza per i vivaci dialoghi e il dinamismo del racconto.Il Romanticismo realista vede due figure di spicco: AlbertoBlest Gana e Jorge Isaacs. Pur ancora inserito in un contestoromantico, Gana (1830-1920), spesso definito il “Balzac cileno”,è da considerarsi il più grande romanziere realista del suoPaese e uno dei maggiori esponenti della letteratura naturali-sta ispanoamericana. Il suo capolavoro è Martín Rivas (1862),nel quale, narrando la storia di un arrampicatore sociale, l’au-tore dipinse un efficace quadro della società borghese cilena.Altri romanzi sono El ideal de un calavera (L’ideale di unoscavezzacollo, 1863), Durante la reconquista (Durante la ri-conquista, 1896) e Los trasplantados (I trapiantati, 1904).Jorge Isaacs (1837-1895), originario della Colombia, fu giorna-lista, commerciante, esploratore, console e rivoluzionario, eprodusse opere in poesia e in prosa. Esordì con il libro di ver-si Poesías (Poesie, 1846), ma raggiunse fama mondiale con ilromanzo María, del 1867. Considerata tra i capolavori della let-teratura ispanoamericana, l’opera è palesemente legata al Ro-manticismo europeo. Il romanzo narra la relazione amorosa tradue giovani, Efraín e María, la quale, rimasta orfana, viene ac-colta dalla famiglia del ragazzo. I due si innamorano, ma prestosi scopre che la giovane è affetta da una malattia incurabile chela porterà alla morte. Il paesaggio, forse vero protagonista delromanzo, fa sempre da sfondo ai sentimenti dei personaggi, ri-specchiandoli in ogni loro più intima sfaccettatura.

La letteratura gauchesca

La letteratura gauchesca consta del complesso di operepoetiche, narrative e drammatiche aventi come protagoni-sta il gaucho (buttero della pampa). Fiorì soprattutto nei

L’opera poetica

Amalia

Alberto Blest Gana

Martín Rivas

Jorge Isaacs

Maria

L’importanza del paesaggio

Il gaucho

194

2 - Dal Neoclassicismo al Realismo

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico D

e Agostini 278651.C

opyright 2011 De A

gostini, Novara

Page 196: let spa

Paesi del Río de la Plata a partire dagli inizi del XIX secolosotto la spinta delle lotte per l’indipendenza, delle quali igauchos furono spesso protagonisti. Lo stereotipo del gau-cho lo dipingeva come un mandriano solitario e talora se-miselvaggio, analfabeta e naturale nemico delle leggi e del-le regole del vivere sociale, ma dotato anche di una perso-nalissima sensibilità musicale e poetica, e a modo suo filo-sofo e amante della bellezza. Tutte le opere basate sulla figura del gaucho ebbero cometema centrale il conflitto fra l’individuo e la norma civile,fra la morale del singolo e quella della società. Al tipico lin-guaggio popolare e campesino di questi romanzi si unì latradizione orale del romancero spagnolo e dei canti po-polari indigeni, dando origine a un particolarissimo pasti-che linguistico. Questa letteratura fu la manifestazione piùoriginale della cultura ispanoamericana di quell’epoca. Pen-sata per un pubblico illetterato che partecipava attivamen-te alle lotte militari, fu animata dal desiderio di differenziarsidalla letteratura europea. Il primo a introdurre il linguaggio tipicamente gauchesconei suoi scritti fu Bartolomé Hidalgo (1788-1822): nei suoiDiálogos patrióticos (Dialoghi patriottici, 1820) e nei Cie-litos (1822), scritti in forma dialogica, i gauchos commen-tano dal loro punto di vista e con ingenuità e spontaneitàgli avvenimenti storico-politici di cui sono protagonisti.Altro iniziatore della poesia gauchesca fu il poeta argenti-no Hilario Ascasubi (1807-1875). La sua opera più ambi-ziosa fu il poema Santos Vega (1850-1872), avente comeprotagonista un famoso gaucho payador (poeta improvvi-satore e chitarrista) realmente esistito, che apparve in al-meno una cinquantina di composizioni poetiche, narrativee teatrali, sia popolari sia colte.Il gauchismo raggiunse il suo culmine letterario nell’operapoetica Martín Fierro (1872) di José Hernández (1834-1886), un assoluto capolavoro della letteratura argentina. Ilpoema, che narra il difficile adattamento del protagonistaalla civiltà moderna, è divenuto un classico della letteratu-ra nazionale. Hernández lo pubblicò a Buenos Aires in dueparti: la prima, col titolo El gaucho Martín Fierro (Il gau-cho Martín Fierro), nel 1872, e la seconda, col titolo Lavuelta de Martín Fierro (Il ritorno di Martín Fierro), nel1879. Consta di 46 canti in ottonari legati in sestine o inquartine, per un totale di 7210 versi. Il protagonista rac-conta la sua storia in prima persona, sulla scia della tradi-zione picaresca spagnola: arruolato nell’esercito forzata-mente, diserta e si riduce a vagabondare e a rubare, per poi

Il tema centrale

La linguadella letteraturagauchesca

Bartolomé Hidalgo

Hilario Ascasubi

José Hernandeze il Martín Fierro

Due volumi

La struttura

La storia

195

2 - Dal Neoclassicismo al Realismo

Titolo concesso in

licenza a fe

derica petra

cca, 1369116, o

rdine Istitu

to Geografic

o De Agostin

i 278651.C

opyright 2

011 De Agostin

i, Novara

Page 197: let spa

rifugiarsi presso gli Indios. Dopo anni di vita selvaggia, de-cide di tornare alla sua famiglia, cambia nome e si dedica auna vita improntata all’onestà e al lavoro dignitoso. Lo scrit-tore conclude il poema affermando che la storia di Martínè paradigmatica di quella di molti suoi fratelli. Scritto in unlinguaggio creolo, ma non gergale, il poema rappresenta l’e-popea del gaucho prima della grande immigrazione euro-pea di fine secolo. In pochissimo tempo l’opera si trasmisedagli ambienti letterari a quelli popolari, dove venne impa-rata a memoria e tramandata oralmente. In seguito i temigaucheschi avrebbero raggiunto anche il dramma e la nar-rativa in prosa.

Realismo e Naturalismo

Il romanzo realistico e naturalistico sorto in America Latinanella seconda metà dell’800 continuò a sviluppare premi-nentemente tematiche sociali, abbandonando però i ca-noni letterari romantici. Infatti, se la narrativa romantica eravista soprattutto come un mezzo per emancipare e miglio-rare la società, quella realistica (e naturalistica) fu intesa co-me mera analisi sociale. Nell’America ispanica, oltre alle te-matiche tipiche degli autori realisti europei, vennero svi-luppati temi propri del continente, quali le discriminazio-ni razziali, l’opposizione tra lo straniero e il nativo, loscontro tra l’uomo e la natura imponente e la fortissimainstabilità politica. L’autore europeo che esercitò maggio-re influenza fu Zola, per quanto in America rifiutassero leconclusioni negative e il fatalismo per sostituirli con la vo-lontà di dare una possibilità di redenzione ai personaggi. Al-tra tematica preminente fu il maschilismo, una vera e pro-pria piaga sociale che costringeva le donne a una posizionerelegata all’interno della società e ne limitava enormemen-te l’autonomia e l’espressione.Tra gli scrittori di spicco della corrente incontriamo l’ar-gentino d’adozione Paul Groussac (1848-1929). Quest’au-tore si preoccupò soprattutto di raccontare la storia colo-niale argentina con gli Estudios de historia argentina (Stu-di di storia argentina, 1918); fu anche critico letterario e nar-ratore con Fruto vedado (Frutto proibito, 1884) e Relatosargentinos (Resoconti argentini, 1922) e infine coltivò il ge-nere del dramma storico con La divisa punzó (La divisarosso vivo, 1923). Il messicano José López Portillo y Rojas (1850-1923) fu nar-ratore, poeta e saggista. Esponente del naturalismo regio-

Il messaggio

Differenza tra narrativaromantica e realistica

Le tematiche

Paul Groussac

José Portillo

196

2 - Dal Neoclassicismo al Realismo

Tito

lo c

oncesso in

licenza a

federic

a p

etra

cca, 1

369116, o

rdin

e Is

tituto

Geogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Novara

Page 198: let spa

nalista, scrisse romanzi di ampio respiro, tra i quali il piùriuscito fu La parcela (L’appezzamento), del 1898. Am-bientato nella campagna messicana, il libro narra lo scon-tro tra due latifondisti che si contendono un appezzamen-to di terra; la loro lotta mette a repentaglio il matrimoniotra i loro figli, che fanno di tutto per appianare il conflittotra i padri. Seppur non si riscontri nel romanzo una volontàdi analisi sociale, è un importante documento delle condi-zioni di vita della classe rurale e della corruzione dilagante.Tra gli altri romanzi ebbero particolare successo Los pre-cursores (I precursori, 1909) e Fuertes y débiles (Forti e de-boli, 1919); discreta fama raggiunsero anche i misurati e ori-ginali racconti riuniti in Cuentos completos (Tutti i raccon-ti, postumi, 1952). Portillo fu anche autore di un libro di ver-si, Armonías fugitivas (Armonie fuggevoli, 1892), di studie saggi storici e di un volume di Impresiones de viaje (Im-pressioni di viaggio, 1873).Eugenio Cambaceres (1843-1888) è considerato il primovero romanziere dell’Argentina moderna. Figlio di un chi-mico francese stabilitosi in Argentina, nacque a Buenos Ai-res nel 1843. Laureatosi in Legge, fu eletto deputato dellalegislatura della provincia di Buenos Aires. In queste vestipresentò un progetto di separazione tra Stato e Chiesa chesuscitò grande scalpore. Dal 1876 decise di ritirarsi dalla vi-ta pubblica per dedicarsi interamente alla scrittura dei suoiquattro romanzi: Potpourri (1881), Música sentimental(Musica sentimentale, 1884), Sin rumbo (Senza meta,1885) e En la sangre (Nel sangue, 1887). Morì nella capi-tale argentina nel 1889. Nel sangue è considerato il suo ca-polavoro, nonché un sommo esempio di romanzo natura-lista sudamericano. È infatti volto allo studio e alla medita-zione sull’eredità genetica. Racconta la vita di Genaro, fi-glio di immigrati italiani destinato a crescere in un ambien-te di miseria e avarizia. Alla morte di suo padre ne ereditatutti i beni ma, come il genitore, conduce una vita insigni-ficante e mirata al solo possedimento di beni materiali, a di-mostrazione del fatto che i soldi non sono l’unica cosa cheha ereditato.Tra gli altri autori realisti e naturalisti del periodo meritanomenzione anche il messicano Emilio Rabasa (1856-1930)con Novelas mexicanas (Romanzi messicani), una de-nuncia del potere politico e della stampa che gli è compli-ce, e il colombiano Tomás Carrasquilla Naranjo (1858-1940), famoso per il romanzo storico La marquesa de Yo-lombó (La marchesa di Yolombó), ambientato durante laguerra d’indipendenza colombiana.

L’appezzamento

Eugenio Cambaceres

I quattro romanzi

La storia

Altri autori

197

2 - Dal Neoclassicismo al Realismo

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 199: let spa

198

2 - Dal Neoclassicismo al Realismo

Le idee illuministiche, e quindi i canoni letterari neoclassici, vengono diffusi nelcontinente in gran parte grazie all’opera dei gesuiti. Tra essi spicca Rafael Landí-var (1731-1793) con la Rusticatio mexicana. Altri esponenti: Eugenio Espejo (1747-1795), Il nuovo Luciano o la sveglia degli ingegni (1779), Ritratto di una gorgiera(1781); José de Lizardi (1776-1827), Notti tristi (1818), Il pappagallino rognoso(1816); Francisco Clavijero (1731-1787), Storia antica del Messico (1780).

Il Romanticismo si diffonde in concomitanza con le lotte per l’indipendenza dal-la corona spagnola. Maggior esponente e primo autore romantico ispanoameri-cano: Esteban Echeverría (1805-1851), le cui Rime (1837) contengono il capo-lavoro La prigioniera, poemetto epico-narrativo; importantissimo anche il rac-conto Il mattatoio (1838), che inizia la narrativa realistica. Andrés Bello (1781-1865) comincia l’esplorazione dello spirito americano, as-serendo l’indipendenza letteraria del continente: Grammatica castigliana e Filo-sofia della comprensione. Juan Bautista Alberdi (1810-1884): le sue Basi (1852) serviranno, appunto, dabase per la Costituzione argentina del 1853. Domingo Sarmiento (1811-1888), liberale convinto si oppose al regime di Rosas;Facundo (1845): aperta critica al dittatore, narra in chiave satirica la vita del caudil-lo Quiroga. Sarmiento fu presidente della Repubblica Argentina dal 1868 al 1874. Romanticismo sociale: José Marmol (1817-1871) con Amalia (1851-1855) com-pose il primo romanzo importante dell’America Latina. Romanticismo realista: Alberto Blest Gana (1830-1920), Martín Rivas (1862);Jorge Isaacs (1837-1895), Maria (1867).

Manifestazione più originale della letteratura ispanoamericana dell’ultimo Ro-manticismo, mette in scena il conflitto tra l’individuo e la norma civile impostadai conquistadores. Inizia con Bartolomé Hidalgo (1788-1822), Dialoghi patriot-tici (1820) e Cielitos (1822). Altro importante esponente: Hilario Ascasubi (1807-1872) con Santos Vega (1850-72). Maggior rappresentante: José Hernandez(1834-1886) con Martín Fierro (1872), poema in prima persona che racconta ledifficoltà ad adattarsi alla civiltà moderna.

Mira a un’analisi dei problemi sociali peculiari dell’America Latina: discriminazioni raz-ziali, scontro tra straniero e indigeno e tra uomo e natura, instabilità politica. Autori piùrappresentativi: Paul Groussac (1848-1929); José Portillo (1850-1923), esponentedel Naturalismo regionalista; Eugenio Cambaceres (1843-1888), iniziatore del romanzoargentino moderno; Emilio Rabasa (1856-1930); Tomás Naranjo (1858-1940).

SCHEMA RIASSUNTIVONEOCLASSICISMO

ROMANTICISMO

LETTERATURA GAUCHESCA

REALISMO

1. Che ruolo ebbero i gesuiti nell’evoluzione cultu-rale dell’America del ’700? 186b

2. Quali furono i maggiori esponenti del Neoclas-sicismo in America Latina? 187b-189a

3. In cosa si differenziò il Romanticismo ispanoa-mericano da quello europeo? 189b-190a

4. Quale fu il maggior merito di Sarmiento? 193a

5. Perché La prigioniera è il simbolo del primo Ro-manticismo argentino? 191a

6. Chi era il gaucho? 194b-195a

7. Qual era il messaggio insito nel Martín Fierro?196a

8. Quali furono i temi principali della letteratura rea-lista del continente ispanoamericano? 196a

DOMANDE DI VERIFICA

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico D

e Agostini 278651.Copyright 2011 D

e Agostini, Novara

Page 200: let spa

199

La poesia modernista

Negli anni Ottanta del XIX secolo si diffuse il Modernismo,un vastissimo movimento di rinnovamento letterario che,in America Latina, fu caratterizzato dallo stato di pace e pro-sperità conseguente al consolidamento economico e poli-tico delle neo-repubbliche. Sulla scia dell’influenza france-se dei simbolisti e dei parnassiani, il Modernismo esaltavagli aspetti puramente artistici e formali della letteratura,negandole ogni funzione pratica. Ma i rappresentanti ispa-noamericani del movimento, lungi dal limitarsi alla pura imi-tazione delle mode europee, diedero vita a modi espressi-vi di una coscienza latinoamericana ormai pienamente par-tecipe del contemporaneo. I messicani Manuel Gutiérrez Nájera e Díaz Mirón, il co-lombiano José Asunción Silva e i cubani José Martí e Ju-lián del Casal furono i precursori di questa corrente; il cul-mine si ebbe con la pubblicazione delle opere di RubénDarío, la cui influenza, come abbiamo visto, raggiunse an-che gli autori spagnoli ed europei. Questi scrittori, e tutticoloro che seguirono le loro orme, integrarono le influen-ze europee e nordamericane con gli elementi autoctoni. Siimpegnarono in studi filologici e grammaticali e rilancia-rono la traduzione come genere letterario a sé. Per la pri-ma volta si sviluppò negli intellettuali la volontà di espri-mere la propria identità non solo come parte integrante del-la realtà sociale, ma anche come entità artistica autonoma:gli intellettuali superarono i confini delle singole nazioniper elevarsi allo stato di cittadini di tutta l’America Latina.

I precursori del Modernismoispanoamericano

Il superamentodei confini nazionali

3 La poesia: dal Modernismo alle avanguardie

Più che una scuola, in America Latina il Modernismo è una vera e propriaepoca che produce grandissimi poeti difficili da catalogare, i quali danno il via a una letteratura finalmente indipendente e universale, slegata dalle tendenze europee e precorritrice della grande produzione letteraria che caratterizzerà il XX secolo. A partire dagli anni Venti del ’900 si fa moltosentire l’influsso delle avanguardie europee, in particolare del Surrealismo,che generano un cambiamento radicale nel modo di fare poesia.

Titolo concesso in

licenza a fe

derica petra

cca, 1369116, o

rdine Istitu

to Geografic

o De Agostin

i 278651.C

opyright 2

011 De Agostin

i, Novara

Page 201: let spa

■ Manuel Gutiérrez NájeraManuel Gutiérrez Nájera (Città del Messico 1859-1895) dedicòquasi tutta la sua esistenza al giornalismo. Utilizzando diver-si pseudonimi, tra i quali il più conosciuto fu forse El duqueJob, firmò innumerevoli cronache di carattere sociale, notedi viaggio e critiche letterarie, tutti scritti fondamentali perla diffusione del Modernismo nel suo Paese, alla quale con-tribuì notevolmente anche attraverso la Revista Azul, chefondò nel 1894 insieme a Díaz Dufoo. La sua prosa è caratte-rizzata da una delicata vena elegiaca e da un sottile umorismo,come si rileva nei Cuentos frágiles (Racconti fragili, 1883). Uomo profondamente religioso e dotato di una sensibilitàessenzialmente romantica, si accostò alla concezione ro-mantico-simbolista della poesia opponendosi fermamente alRealismo e al Positivismo imperanti e affermando che l’artepoetica doveva abbandonare gli intenti morali e le preoc-cupazioni umane e sociali: nella sua poetica accolse piena-mente la concezione di “arte per l’arte” diffusa in Europa daGautier. In un saggio del 1894, El cruzamiento en literatu-ra (Gli incroci letterari), propugnò l’apertura culturale e let-teraria tipica di tutto il movimento modernista. La sua rac-colta Poesías (Poesie, 1896) contiene tutti i temi che sotte-sero alla sua produzione poetica: tristezza e rassegnazioneunite all’invito a godersi i piaceri della vita; sentimento tra-gico del tempo accompagnato a una ricerca incessante delsignificato nascosto della realtà. Per quanto non abbia pro-dotto un rinnovamento vero e proprio delle forme poetiche,seppe dare vita a versi carichi di sonorità e di colore.

■ Salvador Díaz MirónFiglio del giornalista e uomo politico Manuel, che fu anchegovernatore del Messico, Díaz Mirón (Veracruz 1853 - Cittàdel Messico 1928) seguì le orme del padre, unendo però al-la vocazione politica una fortissima inclinazione per la let-teratura. Tra i maggiori esponenti del Modernismo messi-cano, si dedicò, oltre che alla letteratura, al giornalismo, di-rigendo alcune tra le riviste più popolari del suo Paese, e al-la vita politica (fu eletto deputato nel 1878). La sua poetica viene solitamente divisa in tre tappe. La pri-ma fu la cosiddetta “fase romantica” (1874-1896) e coincisecon opere quali Oda a Victor Hugo (Ode a Victor Hugo),Gloria, Voces interiores (Voci interiori), e con la sua primaraccolta di poesie, Poesías (1896), dominata da un tono ap-passionato e da una forza drammatica di tipica derivazioneromantica. La seconda tappa (1897-1901) si caratterizzò perla pubblicazione del volume Lascas (Vantaggi), nel quale

L’attività giornalistica

Revista Azul

Poesia romantico-simbolista

Poesiee le sue tematiche

Giornalista e letterato

Tre tappe della poetica

200

3 - La poesia: dal Modernismo alle avanguardieTitolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 202: let spa

prevalgono le atmosfere limpide e musicali del parnassia-nesimo. La terza fase (1902-1928) si distinse per l’attenzio-ne crescente che l’autore rivolse alla ricerca formale, al rit-mo e all’accentuazione dei versi. A questo periodo appar-tengono le opere Astillas (Schegge) e Triunfos (Trionfi). Nel1941 furono pubblicate postume le sue Poesías completas.Del 1954 sono invece le sue prose, raccolte nel volume Pro-sas, anch’esse di apprezzabile valore tecnico ed espressivo.

■ José Asunción SilvaDi famiglia agiata, José Asunción Silva (Bogotá 1865-1896) eb-be l’opportunità di viaggiare in Europa, dove venne in con-tatto con i movimenti letterari dell’epoca, e in Venezuela, mapassò la maggior parte della sua esistenza nella provinciale echiusa Bogotá. Morì suicida non ancora trentunenne, in se-guito a una serie di dolori e sventure: i continui insuccessicommerciali nell’attività di famiglia, la morte dell’amatissi-ma sorella Elvira (alla quale dedicò il suo Nocturno) e la per-dita di gran parte dei manoscritti in un naufragio al suo ri-torno in America. La produzione poetica che è giunta fino anoi, seppur molto limitata, lo colloca tra i precursori del Mo-dernismo. Tra le liriche di Silva particolarmente significativesono quelle del celebre Nocturno (Notturno), limpido e ac-corato, e le poesie Día de difuntos (Giorno dei defunti), Ron-da (Girone) e Muertos (Morti), nate da una disperazione sen-za conforto. Il suo breve canzoniere, apparso postumo nel1908 con il titolo Poesías e con una prefazione di Miguel deUnamuno, ebbe una profonda influenza sui poeti successivi,soprattutto per l’uso sapiente di forme metriche di una mu-sicalità esemplare, prima sconosciuta alla poesia in lingua spa-gnola. Silva ignorò molte delle tendenze poetiche del suo tem-po: non fu toccato né dal Parnassianesimo né dalla ricerca del-la perfezione formale che tanto preoccupò i suoi contempo-ranei; evidente nella sua poesia è invece l’influenza simboli-sta. All’estetica del Simbolismo, con la sua predilezione per leatmosfere misteriose e vaghe e per la musicalità dei versi, so-no ascrivibili i suoi versi migliori. La tensione elegiaca di tut-te le sue opere è dominata da temi quali l’ossessione per iltempo, il ricordo e la morte. La sua intima convinzione chetutte le azioni degli esseri umani fossero solo degne di esse-re parodiate lo portò alla composizione dell’opera Gotasamargas (Gocce amare): all’angoscia e alla delusione, Silvaaggiunse l’acre ironia. Seppur non particolarmente significa-tivi da un punto di vista poetico, questi scritti possiedono unagrande rilevanza storica, essendo precursori della correnteantipoetica che caratterizzò il XX secolo ispanoamericano.

La vita

Le sventure e il suicidio

Notturno

Poesie

Influenza del Simbolismo

I temi

Gocce amare

201

3 - La poesia: dal Modernismo alle avanguardie

Tito

lo c

oncesso in

licenza a

federic

a p

etra

cca, 1

369116, o

rdin

e Is

tituto

Geogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Novara

Page 203: let spa

■ José MartíUomo politico, scrittore e giornalista figlio di spagnoli, José Martí(L’Avana 1853 - Dos Ríos 1895) cospirò fin da giovanissimo perl’indipendenza di Cuba. Esiliato in Spagna, vi pubblicò diciot-tenne il suo primo libro, El presidio político en Cuba (Il pre-sidio politico a Cuba) sulla rivista El diablo cojuelo. In seguitovisse tra Messico, Guatemala, Cuba (in un breve periodo di am-nistia nel 1878), Parigi, Venezuela e New York, senza mai smet-tere di cospirare e di adoperarsi, anche attraverso i suoi scritti,per l’isola natia. Fu ucciso a Cuba durante un combattimento asoli 42 anni, appena tre anni prima del trionfo della lotta per l’in-dipendenza. La sua patria lo considera un eroe nazionale. Im-portantissima fu la sua opposizione al coinvolgimento degli Sta-ti Uniti nella guerra per l’indipendenza di Cuba. Di vasta cultura e molto aggiornato sulle tendenze letterarie eu-ropee e nordamericane, Martí compose liriche apparentemen-te semplici, a volte cantabili, ma sempre dense di significato. Lesue raccolte poetiche principali furono Versos libres (Versi li-beri, 1878-1882), Ismaelillo (1882) e Versos sencillos (Versisemplici, 1891). Da una delle poesie di Versos sencillos fu trat-ta Guantanamera, la più famosa canzone cubana. Anche la suacopiosa produzione in prosa è di grande importanza: articoligiornalistici, saggi politici e critici, il magnifico epistolario, unasorta di romanzo, Amistad funesta (Amicizia funesta, 1885), eil dramma Amor con amor se paga (Amore, 1875).

■ Amado NervoAmado Nervo (1870-1919) fu il più importante e maturo espo-nente del Modernismo messicano. Iniziò i suoi studi in semi-nario, ma presto li abbandonò per dedicarsi al giornalismo e al-la critica letteraria a Città del Messico. Dal 1898 al 1911 diresseLa revista moderna, da lui fondata. La sua prima opera pubbli-cata fu il romanzo naturalista El bachiller (Il baccelliere, 1895);a partire dal 1898 iniziò a dedicarsi alla poesia. Nel 1900, invia-to dal giornale El Imparcial all’Esposizione di Parigi, divenneamico di Darío e per qualche tempo ne condivise lo stile di vi-ta bohémien. Dal 1905 al 1918 visse come diplomatico in Spa-gna; nel 1919 divenne ministro plenipotenziario per l’Argenti-na e l’Uruguay e nello stesso anno morì a Montevideo. Nella sua vasta produzione poetica figurano Perlas negras y mí-sticas (Perle nere e mistiche, 1898) e Los jardines interiores (Igiardini interiori, 1905), di gusto modernista; le raccolte suc-cessive, En voz baja (A voce bassa, 1909), Serenidad (Serenità,1912), Elevación (Elevazione, 1917) ed El estanque de los lo-tos (Lo stagno dei loti, 1919), sono pervase da una sorta di pan-teismo inquieto e da una religiosità scettica e tormentata. La

Prima opera

Principali raccoltepoetiche

Il baccelliere

Le poesie moderniste

202

3 - La poesia: dal Modernismo alle avanguardie

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico D

e Agostini 278651.Copyright 2011 D

e Agostini, Novara

Page 204: let spa

morte dell’amatissima compagna Ana Cecilia Daillez gli ispiròi versi di La amada inmóvil (L’amata immobile, postumo,1920). Fra le opere in prosa si ricordano il romanzo regionali-sta Pascual Aguilera, i racconti simbolisti della raccolta Cuen-tos misteriosos (Racconti misteriosi, postumo, 1921) e un belprofilo di Juana Inés de la Cruz, Juana de Asbaje, del 1910.

■ Julián del CasalNato all’Avana nel 1863, Julián del Casal ebbe un’infanzia assaitriste a causa della morte della madre nel 1868. Si iscrisse allaFacoltà di Legge, ma presto la abbandonò per dedicarsi alla let-teratura. Esordì con la raccolta Hojas al viento (Foglie al ven-to, 1890), ispirata al romanticismo europeo; a questa seguiro-no i versi di stampo parnassiano di Nieve (Neve, 1892) e le poe-sie e le prose raffinate e musicali di Bustos y rimas (Busti e ri-me, 1893), per le quali è collocato tra i maggiori iniziatori delModernismo ispanoamericano. Morì il 21 ottobre 1893.

Il superamento del Modernismo

Già verso il 1910 si diffuse in America Latina un sentimen-to di noia e insofferenza nei confronti del Modernismo, lacui ricercatezza tecnica e formale iniziò a lasciare il posto aforme poetiche più semplici e umane e, quasi contempo-raneamente, alla poesia d’avanguardia.Gabriela Mistral (1898-1957) fu la principale esponente del-la poesia cosiddetta “umana”. Con questo termine si defi-nisce una poesia che dà preminenza ai temi autoctoni o in-timistici e all’espressione semplice e garbata.La Mistral fu insegnante di scuole primarie e secondarie in va-rie località del Cile fino al 1925, quando divenne console e rap-presentò il suo Paese in Italia, Spagna e in altri stati d’Europa ed’America. La sua attività diplomatica si caratterizzò per la co-stante lotta per la pace e per il rispetto incondizionato diogni religione. Il suicidio dell’uomo amato ispirò la sua primaopera poetica, i Sonetos de la muerte (Sonetti di morte, 1909),ancora attraversata da toni modernisti. Desolación (Desola-zione, 1922), avente anch’essa come tema l’amore tragico, ri-velò una scrittrice originale, matura e sensibile. Il superamen-to del Modernismo portò questa raffinata poetessa cilena ver-so un linguaggio alquanto lineare e comprensibile, finalizzatoall’esposizione di immagini quasi elementari. Dopo Desola-zione la Mistral si volse all’esaltazione dell’amore materno, chepoté solo immaginare e sognare, e prese a dedicare particola-re e accorata attenzione ai derelitti e alla sua terra, sempre ani-

La prosa

Foglie al vento

Busti e rime,raccolta modernista

Fine del Modernismo

Gabriela Mistrale la “poesia umana”

L’attività diplomatica

Il superamentodel Modernismo

Temi: l’amore materno e la fede

203

3 - La poesia: dal Modernismo alle avanguardie

Tito

lo c

once

sso

in lice

nza

a fe

deric

a pe

tracc

a, 1

3691

16, o

rdin

e Is

titut

o G

eogr

afico

De

Ago

stin

i 278

651.

Cop

yrig

ht 2

011

De

Ago

stin

i, Nov

ara

Page 205: let spa

mata da una fede salda e profondissima. Videro così la luce i li-bri Ternura (Tenerezza, 1924 e 1945), dedicato all’infanzia e alsentimento materno, Tala (Taglio d’alberi, 1938), dominatodal ricordo della patria, l’importante Antología (1941) e Lagar(Torchio, 1954). Molte altre poesie apparvero postume. I sen-timenti di desolazione e tenerezza che permearono tutta lasua produzione poetica trovarono voce lirica soprattutto nelleultime opere. Apparentemente priva di riferimenti all’attualitàpolitica e sociale, la poesia di Taglio d’alberi e Torchio è in ve-rità l’espressione dell’angoscia provata innanzi al mondo im-pazzito e pieno di insensata violenza della Seconda Guerra Mon-diale. Nel 1945 fu insignita del Premio Nobel.

La poesia d’avanguardia

Il pioniere dell’avanguardia poetica ispanoamericana fu il ci-leno Vicente Huidobro (1893-1948). Di famiglia aristocratica,ricevette una solida formazione culturale. A sedici anni, in viag-gio a Parigi, conobbe i maggiori poeti contemporanei ed entròin contatto diretto con il clima avanguardista del Dadaismo edel Surrealismo. Dopo una breve collaborazione alla rivistaNord-Sud, formulò una nuova concezione della lirica chechiamò creazionismo, teoria che postulava l’autonomia del-l’opera d’arte e la libertà assoluta dell’atto creativo. Tutta la poe-sia di Huidobro si basò sulle metafore più ardite, sul rifiuto delnesso logico e sulla creazione di originalissimi neologismi. Trale sue opere si ricordano Horizon carré (Orizzonte quadra-to, 1918) e Tout à coup (1925), composte in francese; in spa-gnolo pubblicò Espejo en el agua (Specchio nell’acqua, 1916),Ecuatorial (Equatoriale, 1918), Vientos contrarios (Venti con-trari, 1926), Poema en siete cantos (Poema in sette canti, 1931),El ciudadano del olvido (Il cittadino dell’oblio, 1941) e Últi-mos poemas (Ultime poesie, postumo, 1948). Huidobro scris-se anche alcuni romanzi, tra i quali Sátiro o el poder de las pa-labras (Satiro o il potere delle parole, 1939) e il saggio biogra-fico Mío Cid Campeador (Il mio Cid Campeador, 1929).Molti poeti d’avanguardia ebbero un discreto successo, ma ledue figure determinanti per l’emancipazione della poesia dal-le forme moderniste furono quelle di Pablo Neruda e CésarVallejo, entrambi fortemente influenzati dal Surrealismo.

■ Pablo NerudaPablo Neruda, il cui vero nome era Ricardo Neftalí Reyes Ba-soalto, nacque a Parral, in Cile, nel 1904. Dopo gli studi nel pae-se natio si iscrisse all’Università di Santiago, ma non si laureò

Premio Nobel nel 1945

Vicente Huidobro

Il creazionismo

Opere in francese

Opere in spagnolo

Opere in prosa

La vita

204

3 - La poesia: dal Modernismo alle avanguardie

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 206: let spa

mai. Dal 1934 al 1938 fu console a Madrid, dove strinse amiciziacon molti poeti della Generazione del ’27. La testimonianza di-retta della Guerra Civile spagnola fece nascere in lui una fortecoscienza politica che lo spinse a iscriversi al Partito Comunista(1945). Nel 1971 ricevette il Premio Nobel. Morì in Cile nel1973, pochi giorni dopo il golpe del generale Augusto Pinochet.Neruda fu un poeta incredibilmente prolifico, motivo per cuici limiteremo a delineare le tappe fondamentali della sua evo-luzione artistica. La prima, non particolarmente originale, rac-colta di liriche, Crepusculario, pubblicata nel 1923, rivelavaforme neosimboliste e ancora legate al Modernismo. Il capo-lavoro del periodo giovanile fu Veinte poemas de amor y unacanción desesperada (Venti poesie d’amore e una canzonedisperata, 1924), le cui poesie esprimono un amore ancoragiovane ma appassionato e il cui tono profondamente uma-no indica il deciso superamento dei modi poetici moderni-sti. Agli anni 1924-1927 risalgono le raccolte di prose lirico-nar-rative Anillos (Anelli) ed El habitante y su esperanza (L’abi-tante e la sua sperazna, 1926). Durante un soggiorno in Estre-mo Oriente come console produsse una delle sue opere piùsignificative, Residencia en la tierra (Residenza sulla terra),suddivisa in tre parti, le prime due risalenti agli anni 1933 e1935 e la terza nata dopo l’esperienza della Guerra Civile spa-gnola e pubblicata nel 1947. Il primo volume, di evidente ma-trice surrealista, esprime un forte senso di solitudine e di di-sperazione interiore; il secondo segna un riavvicinamentodel poeta alle vicende esterne; il terzo contiene poemi già se-gnati dalla passione politica come España en el corazón (Spa-gna nel cuore) che non lo avrebbe mai più abbandonato. L’a-desione al Partito Comunista coincise con l’inizio della com-posizione di un grande poema, Canto general (Canto gene-rale, 1950), un’appassionata esaltazione della natura e dellastoria dell’America Latina culminante nel celeberrimo inno “Al-le alture di Machu Picchu”. Il tono di questi componimenti èepico, vibrante, a volte quasi combattivo e il linguaggio è de-cisamente più sincero e diretto rispetto alla produzione pre-cedente. Negli ultimi due decenni della sua vita, molto pro-duttivi, Neruda pubblicò più di venti raccolte poetiche. Fraqueste spiccano Odas elementales (Odi elementari, in tre vo-lumi, 1954-1957), animate da un tono esaltato e ottimista,Estravagario (Stravagario, 1958), Cien sonetos de amor(Cento sonetti d’amore, 1959), il vasto Memorial de Isla Ne-gra (Memoriale di Isla Negra, in 5 volumi, 1964), Fin de mun-do (Fine del mondo, 1969) e Las piedras del cielo (Pietre delcielo, 1970), ricca di rievocazioni. Postume apparvero le suememorie, Confieso que he vivido (Confesso che ho vissuto,

Premio Nobel nel 1971

La prima raccolta

Capolavorodell’epoca giovanile

Le prose lirico-narrative

Residenza sulla terra

Influenza surrealista

Canto generale

Le ultime raccolte

Le memoriee l’autobiografia

205

3 - La poesia: dal Modernismo alle avanguardieTitolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 207: let spa

1974), un libro di carattere autobiografico, Para nacer he na-cido (Per nascere son nato, 1977) e diverse raccolte poetiche. Neruda scrisse anche un’opera teatrale Fulgor y muerte deJoaquín Murieta (Splendore e morte di Joaquín Murieta,1967), nonché alcuni componimenti in prosa.Neruda è tutt’oggi considerato un maestro sia dai poeti chesi orientano verso tematiche sociali e politiche sia da coloroche prediligono temi personali.

■ César VallejoIl peruviano César Vallejo (Santiago de Chuco 1893 - Parigi 1938)nacque in un piccolo paese delle Ande da un’umile famiglia me-ticcia. Dopo brevi studi in campo letterario, iniziò a sentire for-te attrazione per la politica di contestazione e nel 1923 andò esu-le in Francia, dove visse fino alla morte, salvo due parentesi nel-l’amatissima Spagna repubblicana (1930-1932 e 1937) e due viag-gi in Russia (1928-1929), da dove tornò comunista convinto. Il primo libro di versi, Los heraldos negros (Gli araldi neri,1918), con il suo stile essenziale, profondo e quasi conversa-zionale, segna il superamento dei modi modernisti. I temi ti-picamente americani e familiari sono spesso il veicolo di unatristezza intensa. La raccolta Trilce (1922) è considerata un mo-mento fondamentale nel rinnovamento del linguaggio poeticoispanoamericano: in essa si assiste all’allontanamento dai mo-delli tradizionali e all’utilizzo di alcune novità dell’avanguardia.I Poemas humanos (Poemi umani, 1939), che racchiudonotutta la produzione poetica parigina, rappresentano la chiavedi tutta la sua evoluzione poetica: Vallejo realizzò un’angoscio-sa e sconcertante immersione negli abissi della dolorosa con-dizione umana, prima di allora raramente esplorati con similesensibilità. Il linguaggio di queste poesie, per quanto meno au-dace rispetto a quello di Trilce, è ricco di alterazioni sintattiche,di incoerenze – ma solo apparenti – e di immagini e metaforeinsolite, paradossalmente trasmesse con tono colloquiale. Du-rante la Guerra Civile spagnola compose la famosissimaEspaña, aparta de mí este cáliz (Spagna, allontana da mequesto calice), nella quale cantò la lotta popolare e il suo amo-re per la Spagna. Alcune narrazioni, come Fabla salvaje (Fa-vola selvaggia, 1923), storia di una nevrastenia allucinatoria, eEl Tungsteno (Il Tungsteno, 1931), romanzo di propaganda ri-voluzionaria e antiamericana, contribuiscono a chiarire le ten-denze di Vallejo. Le esperienze moderniste e quelle delle avanguardie euro-pee, soprattutto francesi, furono il suo punto di partenza,ma agirono insieme a una sostanza spirituale e umanissimadi dolore esistenziale derivante dalla sua condizione di me-

Universalitàdelle sue tematiche

Origini meticcie

Gli araldi neri

Trilce

Poemi umani

La prosa

206

3 - La poesia: dal Modernismo alle avanguardie

Titolo

concesso in lic

enza a

federica p

etr

acca, 1369116, ord

ine Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostini 278651.C

opyright 2011 D

e A

gostini, N

ovara

Page 208: let spa

ticcio emarginato, di latinoamericano espatriato ma semprelegato alla sua terra . La grandezza di questo poeta è proprioinsita nel suo aver saputo coniugare i contenuti umani alrigore formale.

207

3 - La poesia: dal Modernismo alle avanguardie

Movimento di profondo rinnovamento letterario diffuso dall’opera di Rubén Darío.Manuel Gutiérrez Nájera (1859-1895) dà forte impulso alla diffusione del Mo-dernismo soprattutto con la sua opera giornalistica (Revista Azul); famose anchele sue Poesie (1896). Díaz Mirón (1853-1928) è giornalista e uomo politico. La sua produzione poeti-ca viene divisa in tre fasi: romantica (1874-1896), parnassiana (1897-1901) epre-modernista (1902-1928), quest’ultima rappresentata dalle opere Schegge eTrionfi. Di José Asunción Silva (1856-1896) restano purtroppo poche opere, poiché mol-ti suoi manoscritti sono andati perduti durante un naufragio. Il suo canzoniere,Poesie, pubblicato nel 1908, ha una forte influenza sui poeti successivi, soprat-tutto per l’uso sapiente delle forme metriche modulato da un’intensa musicalità. José Martí (1853-1895) è scrittore, politico e giornalista. Compone liriche den-se di significato ma molto orecchiabili (Versi liberi, Ismaelillo, Versi semplici). Lot-ta per tutta la vita allo scopo di far ottenere l’indipendenza a Cuba ed è consi-derato dal suo Paese un eroe nazionale. Amado Nervo (1870-1919) si dedica al giornalismo e all’attività letteraria. Lesue raccolte poetiche includono: Perle nere e mistiche (1898), I giardini interiori(1905), A voce bassa (1909), Serenità (1912), Elevazione (1917), Lo stagno deiloti (1919) e L’amata immobile (1920). Julian del Casal (1863-1893), con la raccolta Busti e rime (1893) si colloca trai maggiori precursori del Modernismo.

Un primo superamento del Modernismo in poesia si ha con l’opera di Gabriela Mi-stral (1898-1957); Premio Nobel nel 1945, iniziatrice della “poesia umana”, caratte-rizzata da semplicità e temi intimistici. Opere fondamentali: Sonetti di morte (1909),Desolazione (1922), Tenerezza (1924 e 1945), Taglio d’alberi (1938), Torchio (1954). A Vicente Huidobro si deve l’introduzione della poesia d’avanguardia in AmericaLatina e l’ideazione della corrente del creazionismo; opere principali: Specchio nel-l’acqua (1916), Ecuatorial (1918), Venti contrari (1926), Poema in sette canti (1931),Il cittadino dell’oblio, (1941) e Ultime poesie (postumo, 1948).Pablo Neruda (1904-1973), Premio Nobel nel 1971, è poeta fecondissimo; operepoetiche rappresentative della sua evoluzione poetica: Venti poesie d’amore e unacanzone disperata (1924); Residenza sulla terra (in tre parti: 1933, 1935, 1947);Canto generale (1950). Cesar Vallejo è l’altro grande rappresentante della nuova poesia ispanoamerica-na; opere fondamentali: Gli araldi neri (1918), Trilce (1922), Poemi umani (1939) eSpagna, allontana da me questo calice.

SCHEMA RIASSUNTIVOIL MODERNISMO

LA POESIA D’AVANGUARDIA

1. Per cosa si caratterizza la poesia dei poeti pre-cursori del Modernismo? 199

2. Cosa si intende con l’espressione “poesia uma-na”? 203b

3. Chi fu il primo poeta d’avanguardia ispanoame-ricano? 204a

4. Quali opere rappresentano le tappe fondamen-tali della poetica di Neruda? 205

DOMANDE DI VERIFICA

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 209: let spa

208

La narrativa di inizio secolo

Durante i primi trent’anni del XX secolo il Modernismo e leavanguardie portarono la letteratura ispanoamericana a unamaturità tale da renderla un importante punto di riferimentoper tutto il mondo letterario di lingua spagnola. Questoprofondo rinnovamento, però, riguardò soprattutto la poesia,mentre il romanzo continuò a seguire le tendenze della finedel secolo precedente: il Realismo dominò la narrativa alme-no fino agli anni Quaranta, e in seno ad esso si sviluppò il co-siddetto Criollismo. Il nome di questo movimento, già vivodurante il ’700, deriva da criollo (creolo), con cui si definivachi era nato in America Latina da genitori europei. Inizialmenteil movimento veniva identificato con un vivo sentimento di af-fermazione nativista nei confronti dei dominatori europei. Apartire dal XIX secolo si definì criollista tutta quella letteratu-ra, non priva di influssi romantici, che trattava argomenti tipi-camente americani attraverso un linguaggio ricco di formevernacolari e di indigenismi e che era popolata da protago-nisti locali, come il gaucho o il campesino.Tra il 1919 e il 1920 comparvero alcuni romanzi che avreb-bero spianato la strada alla narrativa successiva. Particolar-mente importanti furono Los de abajo (Quelli di sotto,1916) di Mariano Azuela, sulla Rivoluzione Messicana, e Ra-za de bronce (Razza di bronzo, 1919) di Alcides Arguedas,sullo sfruttamento degli Indios. Queste opere fissarono iprincipali campi tematici del romanzo realista: l’indigeni-smo, l’attenzione per questioni politiche e sociali e la co-stante presenza della natura.

Il Criollismo

I temi e la lingua

I romanzi chiavedella letteraturarealista

4 La nuova narrativaFino agli anni Quaranta del ’900 la narrativa ispanoamericana rimane legataalle tendenze realiste sviluppatesi alla fine del XIX secolo. Per un effettivorinnovamento del romanzo bisognerà aspettare gli anni Sessanta, ma il periodo immediatamente precedente è fondamentale per comprenderecome si arriva al cosiddetto “boom”. Infatti, dopo il 1940 gli autoriispanoamericani iniziano a sperimentare nuove tecniche narrative

con le quali trattare tematiche già conosciute e argomenti nuovi. La caratteristica più distintiva di questo rinnovato modo di raccontare è la fusione di elementi realistici e fantastici.

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 210: let spa

Il narratore messicano Mariano Azuela (1873-1952) fu il pri-mo a scrivere un romanzo avente come tema centrale la Ri-voluzione Messicana. Laureato in Medicina, già prima del-la Rivoluzione (1910) aveva scritto María Luisa (1907), Losfracasados (I falliti, 1908) e Mala yerba (Erba grama,1909), che documentavano un mondo di diseredati e umi-liati. La partecipazione diretta alla rivoluzione gli ispirò i ro-manzi più importanti, tra i quali il suo capolavoro, Los deabajo. Fortemente venato di pessimismo – come gran par-te della narrativa che trattava la Rivoluzione –, il romanzoportava all’amara constatazione che il popolo, vero prota-gonista della lotta, risultava in definitiva l’unico sconfitto. Fragli altri romanzi di Azuela ricordiamo: Los caciques (I ca-cicchi, 1917), La malhora (La disgrazia, 1923), giudicatodalla critica americana l’opera migliore di Azuela, La luciér-naga (La lucciola, 1932), Pedro Moreno el insurgente (Pe-dro Moreno il ribelle, 1935), centrato sulla figura del ribel-le illuminato, Sendas perdidas (Sentieri perduti, 1949) edEsa sangre (Questo sangue, 1956). Azuela fu anche autoredi opere teatrali e del volume Cien años de novela mexi-cana (Cento anni di romanzo messicano, 1958).Il boliviano Alcides Arguedas (1879-1946) si dedicò sia allascrittura sia alla vita politica del suo Paese. Si fece inizialmen-te conoscere con Pueblo enfermo: contribución a la psico-logía de los pueblos hispanoamericanos (Popolo malato:contributo alla psicologia dei popoli ispanoamericani,1909-1910), in cui analizzò nel dettaglio e con molto acume iproblemi della Bolivia. Con Raza de bronce, in cui denunciòmolto apertamente la crudeltà dei bianchi verso gli Indios,Arguedas si affermò come uno dei più coraggiosi e vigorosinarratori dell’America Latina. Altre sue opere famose furonoWata Wara (1904) e Vida criolla (Vita creola, 1905).

Sviluppi del romanzo realista

Tra il 1920 e il 1940 le tendenze iniziate con Azuela e Arguedassi consolidarono. I temi principali diventarono la lotta dell’uo-mo contro la natura, la miseria dei campesinos, le dittaturee la colonizzazione economica. I personaggi più tipici eranogli Indios sfruttati – a volte sottomessi, altre volte ribelli –, il gau-cho, il padrone privo di scrupoli e il tiranno crudele. A questoperiodo si ascrivono tre romanzi immortali: La vorágine (1924)del colombiano José Eustasio Rivera, ambientato nella forestaamazzonica; Don Segundo Sombra (1926), di stampo costum-brista, sulla pampa e sul gaucho, dell’argentino Ricardo Güiral-

Mariano Azuela

Quelli di sotto

Il popolo come il vero sconfitto della rivoluzione

Altre opere di Azuela

Alcides Arguedas

Razza di bronzo

Le tematiche

I personaggi

La voragine

Don Segundo Sombra

209

4 - La nuova narrativa

Tito

lo c

oncesso in

licenza a

federic

a p

etra

cca, 1

369116, o

rdin

e Is

tituto

Geogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Novara

Page 211: let spa

des; Doña Bárbara (Donna Barbara, 1929) del venezuelanoRómulo Gallegos: un affresco delle terre venezuelane, centratosulla figura di una donna molto forte. Importante fu anche Elmundo es ancho y ajeno (I Peruviani, 1941), di Ciro Alegría,storia di Indios spossessati della loro terra.

■ José Eustasio RiveraIl romanziere e poeta colombiano José Eustasio Rivera (1889-1928) iniziò la sua carriera come avvocato. Gli incarichi ufficialiche gli furono assegnati dal suo governo lo portarono a viag-giare molto: visitò Cuba, il Messico e gli Stati Uniti (morì a NewYork). In qualità di ispettore dei giacimenti petroliferi e in quan-to membro di una commissione per la delimitazione dei confi-ni geografici, Rivera conobbe a fondo la regione amazzonica,percorrendo le terre dell’Orinoco, del Río Negro e del Casi-quiare e visse per qualche tempo tra gli Indios. In queste terrecontrasse una grave malattia e fu durante la convalescenza checompose il suo capolavoro, il romanzo epico-lirico La vorági-ne, tra i più affascinanti e conosciuti della letteratura latinoa-mericana. Si tratta di un’esaltazione della natura delle pianuredell’Orinoco e dell’Amazzonia che vede come protagonista as-soluto il popolo di quelle terre: è un meraviglioso libro di av-venture e di denuncia sociale. La vita degli Indios e le disuma-ne fatiche cui sono costretti i caucheros (raccoglitori di cauc-ciù) sono descritte con profonda emozione lirica, ma anche convigoroso realismo. Lo stesso destino di morte incombe sia su-gli innocenti oppressi sia sugli spietati oppressori, tutti acco-munati da un imprescindibile senso di solitudine.

■ Ricardo GüiraldesL’argentino Ricardo Güiraldes (Buenos Aires 1886 - Parigi1927), dopo lunghi viaggi in Europa e in Asia esordì nel 1915con la pubblicazione di un libro di poesie, El cencerro de cri-stal (Il campano di vetro) e uno di racconti, Cuentos de muer-te y de sangre (Racconti di morte e di sangue). Nei romanziche seguirono (Raucho, 1917; Rosaura, 1917; Xaimaca,1923) iniziò a manifestarsi il tema centrale della sua opera, os-sia l’oscillare tra l’avanzata cultura europea e il mondo ge-nuino della pampa, espresso attraverso uno stile elaborato emusicale di decisa derivazione modernista. Güiraldes pubblicò il suo capolavoro, Don Segundo Sombra,nel 1926, poco prima di morire. Il romanzo narra la storia diun ragazzo di città che, figlio illegittimo, non riceve un’edu-cazione adeguata e sembra destinato alla rovina. Viene sal-vato e rieducato da un gaucho, don Segundo Sombra, il qua-le lo porta nella sua pampa, che diventa una vera e propria

Donna Barbara

I Peruviani

La vita

La voragine

Tema di tutta la sua opera

Don Segundo Sombra

210

4 - La nuova narrativa

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico D

e Agostini 278651.Copyright 2011 D

e Agostini, Novara

Page 212: let spa

scuola di serietà, di responsabilità e di coraggio. Postumi ap-parvero Poemas místicos (Poesie mistiche, 1928), Poemas so-litarios 1921-1927 (Poesie solitarie 1921-1927, 1928), Seis re-latos (Sei racconti, 1929), El sendero (Il sentiero, 1932), Elpájaro blanco (Il passero bianco, 1952) e Pampa (1954).

■ Rómulo GallegosQuesto scrittore e uomo politico venezuelano (Caracas 1884-1969) dimostrò fin dagli esordi della sua carriera una spicca-ta sensibilità verso i problemi sociali e culturali della sua na-zione: il suo impegno si concretizzò nella fondazione del par-tito Acción Democrática (1941), che esercitò un ruolo fon-damentale nella storia moderna del Venezuela. Nel 1947 fueletto Presidente della Repubblica, ma dopo 10 mesi di man-dato fu costretto all’esilio dal colpo di stato militare che portòal potere il dittatore Pérez Jiménez. Tornò in patria solo allacaduta di quest’ultimo, nel 1958.Gallegos fu uno scrittore estremamente prolifico e tutta la suaopera ebbe come epicentro il popolo venezuelano, raccon-tato con una ricchezza descrittiva di stampo tipicamente re-gionalista. Il romanzo che gli guadagnò fama mondiale, DoñaBárbara, racconta, attraverso la descrizione dell’ambiente, lavita, i costumi, le superstizioni e la psicologia dei primitivi lla-neros, la storia del Venezuela in chiave simbolica: le vicen-de dei guajiros, dei latifondi venezuelani, sono paradigmati-che di quelle della nazione intera. In questo romanzo, comein tutti quelli che seguirono, la natura ricca e selvaggia fa dasfondo allo scontro tra barbarie e civiltà. Ricordiamo anche iromanzi Cantaclaro (Cantachiaro, 1934) e La brizna depaja en el viento (Il filo di paglia al vento, 1952).

■ Ciro AlegríaIl peruviano Ciro Alegría (Huamachuco 1909 - Lima 1967) fugiornalista, politico e narratore. Figlio di un meticcio di ori-gini spagnole-irlandesi fu un attivista dell’APRA (Alianza Po-pular Revolucionaria Americana), un movimento politico pe-ruviano che si adoperò per istituire i primi sindacati contadi-ni e operai, guadagnando i consensi di intellettuali, masse con-tadine e Indios. L’APRA fu oggetto di feroci repressioni mili-tari e lo stesso Alegría fu imprigionato ed esiliato (1932-1933).Tutta la narrativa di questo autore racconta di lavoratori econtadini che si battono coraggiosamente contro la bru-tale repressione padronale, spesso motivata da puro razzi-smo. Il suo capolavoro, El mundo es ancho y ajeno, de-scrive, da un punto vista che è spesso stato definito “antro-pologico”, la lotta per la sopravvivenza di una tribù di Indios

Le opere postume

La vita

Donna Barbara

Altre opere

La vita

Il tema della sua opera

I Peruviani

211

4 - La nuova narrativa

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico D

e Agostini 278651.C

opyright 2011 De A

gostini, Novara

Page 213: let spa

sita sull’altopiano peruviano, destinata purtroppo allo ster-minio. L’energico realismo di quest’autore si fonda sulle espe-rienze dei lavoratori peruviani, ch’egli paragonò al nuovoproletariato urbano. Anche il resto della produzione roman-zesca, tra cui La serpiente de oro (Il serpente d’oro, 1935) eLos perros hambrientos (I cani affamati, 1939), rispecchiale sofferenze e i problemi degli Indios.

La narrativa fino al 1960

Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale molti scritto-ri, sia spagnoli sia europei, furono costretti all’esilio e tanti scel-sero di trasferirsi in America Latina. L’arrivo dei nuovi intellet-tuali europei e il ritorno di autori ispanoamericani che avevanoscelto di risiedere nel Vecchio Continente portò un arricchi-mento del panorama letterario. A partire dagli anni Quarantagli autori latinoamericani iniziarono a cercare e sondare nuovetecniche e nuove tematiche, o semplicemente pensarono a co-me presentare i vecchi temi, ai quali ancora tanto tenevano, conmodalità innovative. Accanto agli antichi motivi rurali fecero co-sì la loro comparsa quelli urbani, uniti all’attenzione per i pro-blemi umani oltre che sociali. La realtà non fu più analizzata edescritta solo per come si presentava, ma venne reinterpretatadalla fantasia e dall’immaginazione, usate come strumenti percomprendere ancora più a fondo il reale. Crebbe, inoltre, la vo-lontà di creare nuove strutture narrative e nuovi stili, in parteanche a causa dell’influenza esercitata dai grandi romanzieri eu-ropei e nordamericani.

■ Jorge Luis BorgesPoeta e narratore argentino (Buenos Aires 1899 - Ginevra 1986),Borges attraversò e sperimentò con coraggio e intraprenden-za praticamente tutte le tendenze e le epoche letterarie del se-colo, prima di giungere, con i suoi scritti, a un’altezza e un’ori-ginalità artistiche uniche e indiscutibili. Ha pubblicato raccoltedi poesie, racconti, saggi critici e articoli di ogni genere.Dopo un soggiorno in Europa (1914-1921), durante il qualecompletò la sua già ampia formazione culturale, aderì all’Ul-traismo spagnolo e pubblicò varie traduzioni e i primi versi dicarattere avanguardista. Le poesie di Fervor de Buenos Aires(Fervore di Buenos Aires), del 1923, e i saggi di Inquisiciones(Inquisizioni) del ’25 raccolgono tutto ciò che l’autore avevapubblicato nelle riviste Proa (1922-1925) e Martín Fierro (1924-1927), principali organi dell’Ultraismo argentino. Spinto da un’i-nesauribile ansia di rinnovamento, Borges superò presto la sua

Altri romanzi

Novità tecniche, stilistichee tematiche

L’eclettismodella sua produzione

L’inizio all’insegnadelle avanguardie

Le prime raccoltepoetiche e i primi saggi

212

4 - La nuova narrativa

Titolo co

ncess

o in lic

enza a

federic

a petra

cca, 1

369116, ord

ine Istitu

to G

eografic

o De A

gostini 2

78651.Copyr

ight 2011 D

e Agosti

ni, Nova

ra

Page 214: let spa

fase avanguardista, distinguendosi sempre più attraverso unaproduzione estremamente personale. Nel 1930 pubblicò la pri-ma opera in prosa, Evaristo Carriego, biografia del poeta ar-gentino nonché riflessione su altri temi legati alla sua nazione:i quartieri di Buenos Aires – che a quell’epoca stava diventan-do la principale metropoli dell’America Latina –, la sua popola-zione e la sua lingua. L’autore vedeva l’identità culturale degliArgentini come unica nel panorama ispanoamericano, soprat-tutto a causa delle cospicue immigrazioni dall’Europa. Questitemi riapparvero anche nelle opere successive, nelle quali Bor-ges consolidò il suo status di scrittore universale e di creatoredi personaggi e ambienti che potrebbero essere tipici di qual-siasi epoca o Paese del mondo. Tutti i suoi scritti, dagli anni Tren-ta in poi, sono permeati dalla convinzione che le frontiere del-le letterature nazionali siano un’assoluta assurdità. Nel rac-conti di Ficciones (Finzioni, 1944), uno dei suoi libri più letti eammirati, Borges postulò un avvicinamento letterario e lingui-stico ai grandi problemi filosofici del mondo. Tale tendenza fuaccentuata nei racconti di El Aleph (L’aleph, prima edizione1949; seconda edizione, ampliata, 1952). L’aleph, prima letteradell’alfabeto ebraico, è vista come il punto dello spazio che con-tiene tutti i punti, che Borges situò in uno scantinato della Cal-le Garay di Buenos Aires, in un racconto realistico-fantastico esottilmente ironico, degno – come tutti gli altri della raccolta –di maestri del genere quali Poe e Kafka. Questi racconti di-struggono la letteratura dall’interno per poi ricostruirla, mi-scelando in mirabile equilibrio e armonia cultura, invenzione eumorismo, nonché reale e surreale. Sono testi nei quali Borgesè immediatamente riconoscibile soprattutto per lo stile, che hacome base la lingua e la sintassi argentine, ma contagiate da al-tri idiomi, in particolare l’inglese.Agli inizi degli anni Cinquanta fu pubblicata un’edizionecompleta delle sue poesie, insieme alla Historia universalde la infamia (Storia universale dell’infamia, 1935), un vo-lume di brevi racconti biografici composti all’inizio della suacarriera letteraria.Alla caduta del regime peronista, al quale si oppose semprecon vigore, fu nominato direttore della Biblioteca Naziona-le, mentre la sua fama, in casa e all’estero, cresceva di giornoin giorno. Borges non smise mai di comporre poesia, così co-me non si stancò, fino alla fine, di scrivere prose di ogni ge-nere. Ricordiamo altre sue opere famose: El hacedor (L’arte-fice, 1960), raccolta di versi misti a prose, La rosa profunda(La rosa profonda, 1975), La moneda de hierro (La monetadi ferro, 1976), Atlas (1984) e Los conjurados (I congiurati,1985). Tra le numerosissime opere di saggistica sono di par-

Superamentodella fase avanguardista

Le tematicheargentine

Finzioni

L’Aleph

La lingua

Storia universaledell’infamia

Altre opere

213

4 - La nuova narrativaT

itolo

conce

sso in

lice

nza

a federica

petr

acc

a, 1369116, ord

ine Ist

ituto

Geogra

fico D

e A

gost

ini 2

78651.C

opyr

ight 2011 D

e A

gost

ini,

Nova

ra

Page 215: let spa

ticolare interesse Otras inquisiciones (Altre inquisizioni,1952) e Nueve ensayos dantescos (Nove saggi danteschi,1982); da non dimenticare che spesso scrisse in collaborazio-ne con altri autori, in particolare con Adolfo Bioy Casares. Trale antologie ricordiamo infine Libro de sueños (Il libro dei so-gni, 1976) e Biblioteca personal (Biblioteca personale, po-stumo, 1988). Tutta l’opera di Borges, nel suo incredibile eclettismo, recal’impronta di quello stile inconfondibile che ne ha fatto unodei maggiori scrittori del nostro tempo, ma il suo essere e sen-tirsi prima di tutto uomo di lettere non gli impedì di oppor-si a ogni forma di dittatura, a cominciare da quella di Perón.Le sue liriche e i suoi racconti nascevano di solito da fatti oaneddoti d’attualità o storici, o più spesso da fonti lettera-rie, che nelle sue mani si trasformavano subito in sogni ap-parentemente allucinati ma in verità sapientemente mano-vrati dal suo genio: ne risultano inquietanti labirinti fatti di li-bera fantasia e di lucido raziocinio. E proprio il labirinto è unadelle immagini ricorrenti in Borges, insieme ai libri e alle bi-blioteche, agli specchi, alle rose, agli scacchi, alle tigri e al-l’idea del doppio e dell’infinito spaziale e temporale.Borges ha lasciato un’eredità indelebile in tutti i campi della cul-tura moderna e contemporanea e sono moltissimi gli scrittoriche si sono ispirati alle sue opere o alla sua figura, tra cui Ju-lio Cortázar, Italo Calvino, Leonardo Siascia, Philip Dick e PaulAuster. Umberto Eco, nelle Postille a Il nome della rosa, ha spe-cificato che il nome di un personaggio chiave del romanzo, Jor-ge da Burgos, richiama direttamente Borges. Ma l’influenza diquesto autore si è spinta ben oltre la letteratura propriamentedetta: troviamo i suoi influssi in fumettisti quali Alan Moore eGrant Morrison, nonché nei testi delle canzoni di cantautoriquali Francesco Guccini, Roberto Vecchioni ed Elvis Costello.Borges ricevette numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Cer-vantes (1979), ma, nonostante la considerazione universale cheraggiunse la sua opera, non fu mai insignito del Premio Nobel.

■ Miguel Ángel AsturiasPremio Nobel per la letteratura nel 1967, Asturias (Città delGuatemala 1899 - Madrid 1974), narratore e poeta, fu tra i mas-simi esponenti del romanzo sudamericano. Negli anni univer-sitari si unì alla lotta studentesca contro il dittatore Estrada Ca-brera. In seguito al golpe militare si trasferì a Parigi, dove tra-dusse in francese il Popul Vuh, il libro sacro degli Indios Qui-ché. Egli stesso affermò che questa traduzione era stata per luiil modo di far rivivere, anche dentro se stesso, il grande impe-ro maya. Sempre a Parigi scrisse le celeberrime Leyendas del

Le fonti delle sue opere

Le immagini e i temi ricorrenti

L’eredità

Premio Nobel nel 1967

214

4 - La nuova narrativa

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.C

opyright 2011 De Agostini, Novara

Page 216: let spa

Guatemala (Leggende del Guatemala, 1923-1928), nelle qua-li interpretò in chiave poetica la civiltà precolombiana e ne de-nunciò aspramente la distruzione da parte dei conquistadores,rivendicando l’orgoglio e la dignità morale e spirituale del po-polo indio. Il tutto attraverso un complesso apparato linguisti-co costruito su parallelismi, onomatopee e allitterazioni che dan-no spesso origine a immagini di un surrealismo quasi barocco. Tornato in Guatemala nel 1933, continuò la lotta alla dittatu-ra. Nel 1946 pubblicò il romanzo El señor Presidente (Il si-gnor Presidente), che insieme alle Leyendas costituì il puntopiù alto della sua produzione. Il libro è un’acuta denuncia del-la corruzione e della violenza caratterizzanti la dittatura; l’o-pera contribuì a dare una sinistra fama letteraria alla figura deldittatore e fu d’ispirazione per numerosi altri scrittori latino-americani avversi alle dittature dilaganti nel continente. Ma ilromanzo è un atto d’accusa rivolto non solo al dittatore Ca-brera, al quale non viene del resto mai fatto riferimento diret-to, così come non vengono mai citati un luogo o un tempoparticolari; è una critica a tutte le dittature, è il romanzo deltradimento, della viltà e dell’oppressione. La narrazione è per-meata da un’atmosfera di terrore e da un’ossessiva e brutalepaura, ma quando il dittatore entra in scena, egli è in verità so-lo una maschera, un’entità priva di personalità e di carattere.La maggior parte delle altre sue opere ha come protagonisti gliIndios: in Hombres de maíz (Uomini di mais, 1949) ne descri-ve miti e leggende; nella trilogia Viento fuerte (Vento forte, 1950),El Papa verde (Il Papa verde, 1954), Los ojos enterrados (Gliocchi che non si chiudono, 1960) predomina un interesse so-ciologico verso i problemi irrisolti delle popolazioni autoctone.Week-end en Guatemala (1956) ruota attorno all’invasione delGuatemala finanziata dalla United Fruit Co. Asturias coltivò i te-mi indigeni anche in Mulata de tal (Mulatta senza nome,1963),nei racconti di Espejo de Lida Sal (Specchio di Lida Sal, 1967)e nell’incisivo romanzo Maladrón (1969), ambientato sulle An-de. In tutte queste opere l’autore attuò una fusione tra la fan-tasia dei miti antichi e invenzioni realistiche e umoristiche ecreò ingegnosi pastiche linguistici. Asturias si dedicò anche al-la poesia e al teatro. Tra le raccolte poetiche ricordiamo Sien dealondra (Tempia di allodola, 1949) e lo straordinario poemaClarivigilia primaveral (Clarivigilia primaverile, 1965). Leopere teatrali includono Chantaje (Ricatto), Dique seco (Ba-cino secco), Soluna e La audiencia de los confines (Il tribu-nale dei confini), raccolte in volume nel 1964; Torotumbo futratta da un racconto dello stesso Asturias e fu rappresentata perla prima volta a Venezia nel 1970. Nel 1972 Asturias pubblicò ilsuo ultimo romanzo, Viernes de dolores (Venerdì dei dolori).

Leggende del Guatemala

Il signor Presidente

Gli altri romanzi

Le opere poetiche e teatrali

215

4 - La nuova narrativaTito

lo co

nce

sso in

licenza

a fe

derica

petra

cca, 1

369116, o

rdin

e Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Nova

ra

Page 217: let spa

■ Alejo CarpentierIl cubano Alejo Carpentier fu narratore, musicologo e giornali-sta (L’Avana 1904 - Parigi 1980). Figlio di un architetto francesee di un’insegnante russa, studiò a Parigi, dove visse molti anni,sviluppando un profondo spirito cosmopolita e partecipandoattivamente alla nascita del movimento surrealista. Attento co-noscitore dei costumi del popolo cubano, li trasformò nellamateria principale dei suoi romanzi, nei quali mise in pratica lasua teoria del “reale meraviglioso”: fu il primo scrittore ad at-tuare la fusione tra la cultura progressista e razionalista delVecchio Continente e gli elementi magici e fantastici della tra-dizione ispanoamericana. Tra i romanzi più famosi ricordiamo:Ecué-Yamba-O (1934), in cui è narrata una storia afro-cubana;El reino de este mundo (Il regno di questo mondo, 1949); Lospasos perdidos (I passi perduti, 1953); La guerra del tiempo(La guerra del tempo, 1956), che include tre racconti e un ro-manzo breve ed è il libro che meglio testimonia la complessitàdella ricerca formale di Carpentier; El recurso del método (Il ri-corso del metodo, 1974), un’accesa e acutissima satira delle dit-tature latinoamericane. Carpentier è anche autore di un librosulla musica cubana (La música en Cuba, 1956).

■ Juan RulfoIl narratore messicano Juan Rulfo (1918-1986) è stato cele-brato come una delle figure maggiormente innovatrici dellaletteratura ispanoamericana. Avendo perduto il padre anco-ra molto giovane non poté approfondire i suoi studi e fu so-stanzialmente un autodidatta. La peculiarità di questo autore consiste nel fatto che la sua con-sacrazione come uno dei maggiori protagonisti della scena let-teraria avvenne con la pubblicazione di due sole opere: una rac-colta di racconti del 1953, che intitolò El llano en llamas (Lamorte al Messico), e il celeberrimo romanzo Pedro Páramo,del 1955, che si distinse subito per la novità soprattutto strut-turale. In esso Rulfo ricreò le ambientazioni del Messico postri-voluzionario, trasformandole in un’allucinante creazione arti-stica. Il romanzo è ambientato in un paesino messicano inesi-stente, Camala, popolato da voci fantasmatiche, nel quale siconfondono la vita e la morte, l’amore, la pazzia e il sogno e icui abitanti riescono a rivivere solo attraverso i drammi del pas-sato, amareggiati e perduti nelle illusioni che tanto a lungo han-no coltivato, ma che non si sono mai avverate. Lo stesso Juan,il protagonista, finisce per morire soffocato dalle voci dei fanta-smi, a riprova del fatto che tutte le illusioni sono deleterie. Successivamente Rulfo lavorò per anni al romanzo La cor-dillera, rimasto incompiuto e inedito.

Cosmopolita e surrealista

Il “realemeraviglioso”

I romanzi principali

Le due opereche lo resero famoso

Pedro Páramo

216

4 - La nuova narrativa

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 218: let spa

217

4 - La nuova narrativa

Fino agli anni Quaranta la narrativa continua all’insegna del Realismo. Principaliesponenti dei primi vent’anni del secolo: Mariano Azuela (1873-1952), con il ro-manzo Quelli di sotto e Alcides Arguedas (1879-1946) con Razza di bronzo. Te-ma principale: affermazione nativista nei confronti dei dominatori; linguaggio ric-co di forme vernacolari e indigenismi. Tra il 1920 e il 1940 si consolidano le tendenze iniziate da Arguedas e Azuela. Itemi diventano: la lotta dell’uomo contro la natura, la miseria dei lavoranti natii,le dittature e la colonizzazione economica. Autori: José Eustasio Rivera (1889-1928), con La voragine; Ricardo Güiraldes (1886-1927) con Don Segundo Som-bra; Rómulo Gallegos (1884-1969) con Donna Barbara; Ciro Alegría (1909-1967) con I Peruviani.

Accanto ai temi rurali compaiono quelli urbani; l’attenzione non è più solo sui pro-blemi sociali, ma anche su quelli umani; la realtà viene mescolata con la fanta-sia e l’immaginazione. Si creano nuove strutture narrative, gli stili si rinnovano esi sente molto l’influenza degli autori europei e nordamericani.Jorge Luis Borges (1899-1986), argentino, inizia come avanguardista ma poi sicrea uno stile personale e unico. Compone poesie, saggi, articoli, racconti, ro-manzi. Temi e immagini ricorrenti: il labirinto, i libri, gli specchi, il doppio, le tigri el’infinito spaziale e temporale. La lingua è lo spagnolo dell’Argentina con influen-ze di idiomi stranieri, soprattutto dell’inglese. Opere principali: i saggi di Inquisi-zioni, Altre inquisizioni, Nove saggi danteschi; le poesie di Fervore di Buenos Ai-res; i racconti e i romanzi Evaristo Carriego, Finzioni, L’Aleph, Storia universale del-l’infamia, L’artefice, La rosa profonda, La moneta di ferro, Atlas, I congiurati. Miguel Ángel Asturias (1899-1974), guatemalteco, è ricordato soprattutto perdue opere: Leggende del Guatemala, nella quale denunciò la distruzione della ci-viltà precolombiana, e Il signor Presidente, denuncia della corruzione e della vio-lenza dei regimi dittatoriali. Tutte le sue opere si caratterizzano per la fusione trala fantasia dei miti antichi e invenzioni realistiche e umoristiche: Vento forte, IlPapa verde, Gli occhi che non si chiudono, Mulatta senza nome, Specchio di Li-da Sal, Maladrón.Alejo Carpentier (1904-1980), cubano, profondo conoscitore dei costumi del suopopolo. Nei suoi scritti mette in pratica la teoria del “reale meraviglioso”, ossiauna mescolanza di cultura moderna ed elementi fantastici della tradizione ispa-noamericana. Opere: Ecué-Yamba-O, Il regno di questo mondo, I passi perduti, Laguerra del tempo, Il ricorso del metodo. Juan Rulfo (1918-1986), messicano, ha raggiunto fama mondiale con due soleopere: La morte al Messico e Pedro Páramo, quest’ultimo un elogio della pampa.

SCHEMA RIASSUNTIVODALL’INIZIO DEL SECOLOAGLI ANNI QUARANTA

DAGLI ANNI QUARANTAAL 1960

1. Quali tendenze seguì il romanzo di inizio seco-lo? 208

2. Quali due romanzi fissarono le tematiche dellanarrativa realista? 208b

3. Quali furono le opere principali della narrativa trail 1920 e il 1940? 209b-210a

4. Cosa cambiò nella narrativa dopo il 1940? 212a

5. Quali temi e immagini caratterizzano tutta l’o-pera di Borges? 214a

6. Qual è l’importanza di El signor Presidente e co-me si inserisce nel panorama storico? 215a

7. Cosa si intende per “reale meraviglioso”? 216a

8. Dove ambientò Juan Rulfo il suo romanzo più fa-moso? 216b

DOMANDE DI VERIFICA

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto G

eografico De A

gostini 278651.Copyright 2011 D

e Agostini, N

ovara

Page 219: let spa

218

Il romanzo del boom

Negli anni Sessanta i lettori europei scoprirono con meravigliai più recenti autori ispanoamericani, le cui opere raggiunserole vette della narrativa mondiale. I nuovi scrittori continuaro-no le tendenze iniziate prima del 1940, ma arricchendole e at-tualizzandole: approfondirono l’ampliamento tematico e trat-tarono in modo innovativo i vecchi motivi rurali. Prese piede ilcosiddetto “Realismo magico”, che grazie alla penna di GarcíaMárquez si trasformò in un vero e proprio movimento lettera-rio, destinato a creare proseliti in tutto il mondo e ad essereadattato alle culture più disparate (basti pensare a Salman Rushdie, a Gunter Grass e a John Fowles). Il notevole rinnova-mento delle tecniche narrative fu accompagnato dalla crea-zione di una nuova lingua letteraria che accoglieva sia gli in-flussi degli idiomi nazionali sia quelli di lingue diverse dallospagnolo, in particolare dell’inglese. Si assistette, e si assiste

Il superamentodei confini nazionali

Le novità del romanzodel boom

5 Dal boom ai giorni nostriDopo la Seconda Guerra Mondiale l’America Latina conosce una rapida crescita economica accompagnata dal cosiddetto “boom de la novela hispanoamericana”, testimoniato da una serie di romanzi che vedono la luce tra il 1960 e il 1967 e i cui autori oltrepassano i confini nazionali e sperimentano tecniche e strutture narrative rivoluzionariee nuovi linguaggi. Faulkner, Joyce, James e Woolf esercitano una profonda influenza. Nel contempo gli autori latinoamericani si ispirano vicendevolmente, creando così una letteratura che, pur accogliendo le influenze esterne, si caratterizza sempre più comepropriamente nazionale. Nonostante la ripresa economica, questi artistitendono ad allontanarsi dall’idea di modernità per focalizzarsi sui problemi e le ingiustizie che soffrono le popolazioni americane, nonché sui disordini politici che rappresentano ormai una triste costante in tutto il continente. Alcune opere anticipano le problematiche che caratterizzeranno gli anni Settanta e Ottanta, legate al dilagare dei regimi dittatoriali. Per quanto i nuovi autori inizino la loro carriera in senoalle avanguardie, è molto arduo inquadrarli in un unico movimento letterario:ognuno di loro evolve in modo estremamente personale e, in molti casi,finisce per creare opere che, per la loro spiccata originalità, risultanoimpossibili da catalogare o emulare.

Tito

lo co

nce

sso in

licenza

a fe

derica

petra

cca, 1

369116, o

rdin

e Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Nova

ra

Page 220: let spa

tutt’ora, insomma, a una vera e propria apoteosi di creatività.La realtà rimase il punto di partenza di tutti questi autori, mavenne approcciata con forme esteticamente nuove che riusci-rono a renderla più comprensibile, per cui i persistenti inten-ti di denuncia e testimonianza risultarono perfettamente com-patibili con questo nuovo modo di fare letteratura.

■ Gabriel García MárquezÈ lo scrittore ispanoamericano più letto, conosciuto e amatoal mondo, tanto i che suoi lettori, e spesso anche i critici, so-no abituati a chiamarlo amichevolmente con il diminutivo “Ga-bo”. Nacque ad Aracataca (1928), un paesino vicino alla costaatlantica della Colombia a circa 80 km dalla città di Santa Mar-ta, dove fu allevato dai nonni in una casa affollata di parenti e,apparentemente, di fantasmi. Nel 1947 si iscrisse alla Facoltàdi Giurisprudenza dell’Università di Bogotá e nello stesso an-no pubblicò il suo primo racconto, La tercera resignación(La terza rassegnazione), sul giornale El Espectator. In se-guito alla chiusura dell’Università Nazionale, nel 1948 si tra-sferì a Cartagena e iniziò a collaborare regolarmente con ElUniversal, senza mancare di contribuire anche a molte altreriviste e giornali, sia americani sia europei. Iniziò a leggere au-tori come Kafka, Faulkner e la Woolf, ai quali si appassionò im-mensamente. Nel 1954 fece ritorno a Bogotá e pubblicò il suo

Nuovo modo di analizzaree descrivere la realtà

La vita

Il primo racconto

L’attivitàgiornalistica

219

5 - Dal boom ai giorni nostri

IL REALISMO MAGICO

L’ormai famoso ossimoro “Realismo magi-co” fu usato per la prima volta dal criticotedesco Franz Roh per designare un nuo-vo movimento pittorico, spesso identifica-to con il Postespressionismo, che si po-neva come obiettivo principale una rap-presentazione realistica del mondo attra-verso visioni distorte e allucinate. Questipittori rifiutavano le avanguardie e propu-gnavano il ritorno alla tradizione naziona-le prendendo le mosse dall’arte figurativarinascimentale italiana. In seguito l’e-spressione fu riferita all’ambito narrativoamericano di lingua spagnola che si svi-luppò intorno agli anni Sessanta, i cui ro-manzi mescolavano eventi ordinari a ele-menti fantastici: allontanandosi drastica-mente dalle categorie sia del Romantici-smo sia del Realismo, presentavano ardi-te sperimentazioni su contenuto, forma,stile e sequenza temporale. I personaggi

di queste opere invece di mettere in di-scussione l’elemento magico lo accettanocome facente parte della quotidianità,spiazzando così il lettore tradizionale, ilquale si trova spesso anche di fronte a inu-sitate inversioni tra causa ed effetto e allapresentazione di uno stesso evento da di-versi punti di vista. Spesso queste narra-zioni sono costruite in ambienti di mesco-lanza culturale o caratterizzati da un regi-me totalitario o coloniale. L’intento fonda-mentale della corrente è la descrizionedettagliata della realtà che, attraverso l’in-serzione di elementi magici, provoca stra-niamento, per quanto essi siano presen-tati con realismo e dovizia di particolari. Inrealtà, però, dopo lo stupore e l’incredu-lità iniziali, davanti all’aumento dei parti-colari realistici riferiti al fenomeno magi-co, anche il lettore finisce, senza quasi ren-dersene conto, per considerarlo reale.

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico D

e Agostini 278651.C

opyright 2011 De A

gostini, Novara

Page 221: let spa

primo romanzo, nonché uno dei suoi capolavori, La hojara-sca (Foglie morte). Con esso Márquez fondò la realtà lettera-ria di Macondo, paese immaginario che ricorda molto la natiaAracataca. Il titolo si riferisce con tutta probabilità ai rifiuti del-la società che giunsero nel paesino in seguito all’arrivo dellacompagnia bananiera e lo trasformarono in qualcosa di com-pletamente diverso da ciò che era prima. Il punto di vista èquello degli abitanti originari e dei loro discendenti; il raccontodel processo peggiorativo delle condizioni di vita è affidato aimonologhi interiori di tre personaggi, un ragazzo, sua madree suo nonno, e ruota attorno al funerale del medico morto sui-cida: un tempo era l’unico dottore di Macondo, ma con l’arri-vo della compagnia perse tutti i pazienti.Nel 1955 Márquez trascorse alcuni mesi a Roma, dove seguìdei corsi di regia, e si trasferì poi a Parigi. Durante il sog-giorno parigino Macondo continuò a crescere nella sua im-maginazione e iniziarono a prendere vita molti dei perso-naggi che sarebbero comparsi in tutta la sua produzione suc-cessiva. Nella capitale francese scrisse El coronel no tienequien le escriba (Nessuno scrive al colonnello), pubblica-to in rivista nel 1958 e in volume nel 1961. È l’unico libro nelquale Márquez utilizza il presente narrativo, e racconta di unvecchio colonnello che vive in una Macondo calda e immo-bile. Reduce della guerra civile, aspetta il riconoscimento deisuoi servizi nella forma di una pensione che non arriva mai.Dopo che il suo unico figlio è stato ucciso perché distribui-va stampa clandestina, la sola gioia rimasta al colonnello èun meraviglioso gallo da combattimento: nonostante la suavendita lo compenserebbe per la pensione che non arriva,egli si rifiuta di separarsene, perché sarebbe come «vende-re il suo onore».Tornato in patria, nel 1958 Márquez sposò Mercedes Bar-cha e, dopo la conquista del potere da parte di Fidel Castro,visitò Cuba e iniziò a lavorare, prima a Bogotá e poi a NewYork, per l’agenzia Prensa Latina, fondata dallo stesso Ca-stro. A Città del Messico, nel 1962, scrisse e pubblicò i rac-conti di Los funerales de la Mamá Grande (I funerali del-la Mamá Grande) e La mala hora (La mala ora), nei qua-li si delineò ulteriormente l’universo di Macondo. La pienarealizzazione del mitico paese avvenne nel suo capolavoro,Cien años de soledad (Cent’anni di solitudine, 1967), unodei capisaldi della letteratura contemporanea. Il romanzo èinsieme la storia di Macondo e della famiglia Buendía, del-la quale si assiste all’avvicendarsi di varie generazioni, il tut-to inquadrato in una cornice storica che vede la drammati-ca realtà di un Paese in perenne guerra civile, dove conti-

Il primo romanzo:Foglie morte

Nessuno scriveal colonnello

I funerali dellaMamá Grande e La mala ora

Cent’anni di solitudine

220

5 - Dal boom ai giorni nostri

Tito

lo c

once

sso

in lice

nza

a fe

deric

a pe

tracc

a, 1

3691

16, o

rdin

e Is

titut

o G

eogr

afico

De

Ago

stin

i 278

651.

Cop

yrig

ht 2

011

De

Ago

stin

i, Nov

ara

Page 222: let spa

nue rivoluzioni provocano massacri e odi irreprimibili esenza fine. Macondo può essere una qualsiasi località del-l’America Latina, come Aracataca, ma è anche la trasfigura-zione dell’intero continente. Assistiamo alla sua fondazio-ne, al suo sviluppo, allo sfruttamento da parte di una com-pagnia bananiera nordamericana, alle rivoluzioni e contro-rivoluzioni e, infine, alla sua distruzione. Il Realismo magi-co raggiunge in quest’opera il suo culmine: quando il let-tore meno se lo aspetta, succede che la realtà, che a volteappare anche troppo cruda, viene attraversata da forze ma-giche, soprannaturali, che, paradossalmente, riescono achiarirne il significato. La fusione dei due elementi, il ma-gico e il reale, è attuata con un equilibrio talmente perfet-to che a volte chi legge non si rende neppure conto del pas-saggio dal reale al mitico e si trova ad assistere – e a giudi-care normale e comune – a quello che normalmente riter-rebbe impossibile. L’immaginazione creativa è ovviamen-te alla base di tutta l’opera di Gabo, insieme alle sue incre-dibili qualità di cantastorie. La prosa è ricchissima, fluida,spesso lirica e umoristica. Sulla stessa linea si collocano anche le opere successive: ivolumi di racconti La increible y triste historia de la can-dida Eréndira y de su abuela desalmada (L’incredibile etriste storia della candida Eréndira e della sua nonna sna-turata, 1972) e Ojos de perro azul (Occhi di cane azzur-ro, 1974); i romanzi El otoño del patriarca (L’autunno delpatriarca, 1975), una cupa satira della dittatura che segnaun altro vertice della narrativa di Márquez, Crónica de unamuerte anunciada (Cronaca di una morte annunciata,1981), dal quale è stato tratto un film, ed El amor en lostiempos del cólera (L’amore al tempo del colera, 1985). Nel 1982 Márquez fu insignito del Premio Nobel. Con El general en su laberinto (Il generale nel suo labi-rinto, 1989) l’autore si cimentò per la prima volta nella de-scrizione di un personaggio storico, Simón Bolívar, raccon-tato nell’amara solitudine dei suoi ultimi giorni di vita. Digrande valore artistico anche le più recenti raccolte di rac-conti, 12 cuentos peregrinos (Dodici racconti raminghi,1992) e il romanzo Del amor y otros demonios (Dell’amo-re e di altri demoni, 1994). Nel 2002 Márquez ha pubblica-to Vivir para contarla (Vivere per raccontarla), memoriedella sua infanzia e gioventù, e nel 2004 il romanzo Memo-rias des mis putas tristes (Memorie delle mie puttane tri-sti). In margine ai grandi lavori narrativi, l’abbondante pro-duzione giornalistica è stata classificata e raccolta in quattrovolumi: Textos costenos (Scritti costieri, 1948-1952), Entre

Culminedel Realismomagico

Lo stile

Le opere successive

Premio Nobel nel 1982

Il generalenel suo labirinto

La produzione giornalistica

221

5 - Dal boom ai giorni nostri

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico D

e Agostini 278651.C

opyright 2011 De A

gostini, Novara

Page 223: let spa

cachacos (Gente di Bogotá, 1954-1955), Europa y América(Dall’Europa e dall’America, 1955-1960) e Notas de pren-sa (Taccuino di cinque anni, 1980-1984). Nel 2003 è uscitaun’altra raccolta di articoli: Obra periodística 4: Por la libre,1974-1995 (A ruota libera, 1974-1995).

■ Octavio PazFiglio di un diplomatico, il poeta, traduttore e saggista mes-sicano Octavio Paz (Città del Messico 1914-1998) seguì le or-me del padre e visse molti anni all’estero, soprattutto in Eu-ropa e in India. Lasciò la carriera diplomatica nel 1968, in se-gno di protesta contro la tristemente famosa e cruenta re-pressione che il governo messicano esercitò in Plaza de lasTres Culturas, a Tlatelolco, nei confronti di una manifesta-zione di studenti, uccidendone a decine. A partire dagli an-ni Trenta, Paz fondò diverse riviste legate alle avanguardieletterarie e iniziò la sua lunga carriera di traduttore di poe-ti nordamericani e inglesi. Nel 1933 pubblicò le prime poe-sie nel volume Luna silvestre, e nel 1937, dopo un soggiornonella Spagna repubblicana in guerra, diede alla stampa an-che la raccolta Raíz del hombre (Radice dell’uomo). I duelibri sono la testimonianza del suo legame con le avanguar-die europee e con il Romanticismo tedesco: fin dall’iniziodella sua produzione Paz intese infatti la poesia come unostrumento di rottura e liberazione intellettuale, creato tra-mite un linguaggio che doveva essere lo specchio della to-tale libertà creativa dell’autore. Nel 1960 pubblicò la sua intera opera poetica col nuovo tito-lo di Libertad bajo palabra (Libertà sulla parola), una con-ferma del fatto che Paz fu un esemplare esponente della nuo-va letteratura ispanoamericana: cosmopolita, attento alle ten-denze letterarie di tutto il mondo, molto colto e aperto ai gran-di dibattiti culturali, politici e letterari. Le raccolte seguenti se-gnarono l’avvicinamento a una poesia sempre più ermetica eframmentaria. Le più significative furono Salamandra (1962),Ladera Este (Versante Est, 1968), Pasado en claro (Ritorno,1975), El fuego de cada día (Il fuoco di ogni giorno, 1989) eil poema Ejercicio de tiro (Esercizio di tiro, 1995), una vastameditazione sul linguaggio, sull’amore e sulla morte. Negli anni della maturità Paz si dedicò sempre più all’attivitàsaggistica, iniziata nel 1950 con il capolavoro El laberinto dela soledad (Il labirinto della solitudine), dedicato all’argo-mento che sempre gli fu più caro, l’identità messicana. Ellaberinto costituisce un’evocativa analisi della realtà storicadel Messico, dall’epoca dei conquistadores fino all’età con-temporanea: l’autore vi passò in rassegna tutte le stratifica-

La vita

Il legamecon le avanguardie

Le prime raccoltepoetiche

La concezione della poesia

Le raccolte successive

La saggistica:Il labirinto della solitudine

222

5 - Dal boom ai giorni nostri

Titolo

con

cess

o in

lice

nza

a fe

deric

a pe

tracc

a, 1

3691

16, o

rdin

e Is

titut

o G

eogr

afico

De

Agost

ini 2

7865

1.C

opyr

ight

201

1 De

Agost

ini,

Nov

ara

Page 224: let spa

zioni della cultura e le peculiarità linguistiche del suo Paese.La produzione saggistica continuò con El arco y la lira (L’ar-co e la lira, 1956), Corriente alterna (Corrente alterna,1967), El ogro filantrópico (L’orco filantropico, 1979) eTiempo nublado (Tempo nuvoloso, 1983). Nel 1993 ha pub-blicato La llama doble (La doppia fiamma) e nel 1995 Vislumbre de la India (Barlume dell’India). Nel 1990 è stato insignito del Premio Nobel per la letteratura.

■ Julio Cortázar Julio Cortázar (Bruxelles 1914 - Parigi 1984) nacque in Bel-gio e si trasferì in Argentina con i genitori a quattro anni. Di-plomatosi, iniziò gli studi all’Università di Buenos Aires, chedovette abbandonare per motivi economici. Lavorò in qua-lità di insegnante in diverse cittadine dell’entroterra argen-tino e nel 1951 fu costretto ad abbandonare il Paese a causadelle sue posizioni antiperoniste. Si stabilì in Francia, dovelavorò tutta la vita come traduttore indipendente per l’U-NESCO, viaggiando senza sosta per l’Europa e visitando an-che altri continenti. Nel 1938 pubblicò un volumetto di poesie, Presencia (Pre-senza). Del 1949 è invece la sua prima opera drammaticaLos reyes (I re). Due anni dopo, Cortázar avrebbe trovato ilsuo genere ideale nel racconto e nel romanzo. Nel 1951 die-de infatti alla stampa il suo meraviglioso Bestiario, che lo ri-velò come un particolarissimo sperimentalista: i nuovi mon-di presentati in questi racconti toccavano ogni dimensione,dall’onirica alla fantastica alla psicanalitica, al fine di offrireuna visione molteplice della realtà. A questa raccolta se-guirono Final del juego (Fine del gioco, 1956), Las armassecretas (Le armi segrete, 1959), Historias de Cronopios yFamas (Storie di cronopios e di fama, 1963). Il romanzoRayuela (Rayuela, il gioco del mondo, 1963), suo indi-scusso capolavoro, è un affascinante pastiche narrativo cheunisce lo sperimentalismo linguistico a una visione del mon-do ambigua, incomprensibile, labirintica e frammentaria. Lameditazione sui temi fondamentali dell’esistenza e sulla na-tura stessa del genere romanzesco viene esposta a due tipidiversi di lettore: quello “passivo” e quello “compartecipe”,che offre un’interpretazione più profonda degli eventi pre-cedentemente narrati. A questo romanzo seguirono il Librode Manuel (Libro di Manuel, 1972), Alguien que anda porahí (Qualcuno che passa di qui, 1977), la raccolta di rac-conti, poesie e disegni Territorios (Territori, 1978) e il sag-gio politico Nicaragua tan violentamente dulce (Nicara-gua tanto violentemente dolce, 1983).

Altre raccoltedi saggi

Premio Nobel nel 1990

La vita

La prima raccoltadi poesie e il primodramma

Bestiario

Le altre raccolte

Rayuela,il gioco del mondo

Le tematiche di Rayuela

Le ultime opere

223

5 - Dal boom ai giorni nostri

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 225: let spa

■ José Lezama LimaFigura massima della letteratura cubana, Lima nacque e morìall’Avana (1910-1976) e raramente se ne allontanò. Fu poeta,narratore e saggista. Si iscrisse all’università ma dovette ab-bandonarla durante la dittatura del generale Gerardo Macha-do, il cui governo durò fino al 1933, quando fu destituito inseguito a una rivoluzione popolare. Esercitò per qualche tem-po l’avvocatura e in seguito fondò e diresse varie riviste. Lasmisurata cultura di Lima derivava dalle innumerevoli lettureda autodidatta in biblioteca.Le sue raccolte di poesie, profondamente metafisiche, lo col-locano a metà tra le avanguardie e un personalissimo Neo-barocchismo. Tra esse ricordiamo Muerte de Narciso (Mor-te di Narciso, 1937), Enemigo rumor (Nemico rumore, 1941),Aventuras sigilosas (Avventure discrete, 1945), Fijeza (Fis-sità, 1949) e Dador (Datore, 1960). Di notevole interesse èanche la sua produzione saggistica: Analecta del reloj (Ana-lessi dell’orologio, 1953), La expresión americana (L’e-spressione americana, 1957), Tratados en la Habana (Trat-tati all’Avana, 1958), La cantidad hechizada, (La quantità fat-tualizzata, 1970) e Introducción a los vasos órficos (Intro-duzione ai vasi orfici, 1971). Questi libri testimoniano la suavastissima cultura e il fatto che il suo sistema poetico si com-poneva di elementi culturali e di influenze di diversissima pro-venienza che miravano a costruire una nuova concezionepoetica dell’universo. Ma la fama di Lima è dovuta principalmente a un romanzo chescrisse e pubblicò in età matura, Paraíso (Paradiso, 1967). Diispirazione autobiografica, è oggi considerato un classicodella letteratura ispanoamericana e mostra la ricchezzaespressiva e di immagini metaforiche di cui era capace que-sto grande autore. Il libro rappresenta un modo di scoprire ecomprendere il mondo caraibico, la cui storia è riflessa in quel-la di una famiglia che vive l’importante momento storico du-rante il quale l’isola si liberò dei residui coloniali. Simbolo diquella società è il giovane protagonista, la cui evoluzione fupoi raccontata da Lima nel romanzo successivo, Oppiano Li-cario, pubblicato postumo nel 1977.

■ José María ArguedasIl peruviano José María Arguedas (Apurimac 1911 - Lima 1969)fu narratore, etnologo e antropologo. Nato e cresciuto sulleAnde, la sua lingua madre fu il quechua, ma paradossalmentenessun altro scrittore è mai riuscito a far rivivere la cultura diqueste terre attraverso la lingua spagnola con altrettanta vivi-dezza. Questo meraviglioso narratore è stato una figura chia-

La vita

Le raccolte poetiche

Le raccolte di saggi

Paradiso

Oppiano Licario

224

5 - Dal boom ai giorni nostriTitolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 226: let spa

ve tra coloro che hanno cercato, sulla scia di Ciro Alegría, diincorporare la civiltà indigena alla letteratura peruviana incastigliano. La questione fondamentale proposta da tutti isuoi scritti fu la divisione tra la cultura andina di origine que-chua e quella urbana di matrice europea. Arguedas sogna-va e auspicava l’integrazione delle due tradizioni, a creareun’unica e armonica cultura meticcia. Frequentò l’Università San Marcos di Lima, sforzandosi diconformarsi alla vita della capitale senza ignorare le sue ori-gini. Ma questo processo di adattamento non si compì maicompletamente in Arguedas, il quale visse l’esperienza comeun vero e proprio trauma, che, unito alla grave crisi nazio-nale iniziata nel 1968, lo spinse infine al suicidio. Fin dalle prime opere fu palese la volontà di dare una de-scrizione il più possibile autentica della vita nella sua terranatale. Arguedas sostituì all’intento di denuncia della lette-ratura indigenista precedente una visione molto personaledelle stesse problematiche, creando un tipo di narrativa uni-ca nel suo genere. Tra le prime opere ricordiamo i raccontidi Agua (Acqua, 1935) e il romanzo Yawar fiesta (Festa disangue, 1941) nei quali, senza mitizzare la figura dell’indio,Arguedas ne sottolineò l’atteggiamento positivo e ottimistaverso la vita. Il suo capolavoro, Los ríos profundos (I fiumiprofondi), risale al 1956: il romanzo – autobiografico – pre-senta con profonda liricità il mitico mondo andino, la sua vi-ta basata sull’unione armonica con la natura e la continuitàdelle sue intramontabili tradizioni magiche. Tra le altre opere della maturità ricordiamo Todas las san-gres (Tutte le stirpi, 1964), Amor mundo y todos los cuen-tos (Amore mondo e tutti i racconti, 1967) e El zorro de ar-riba y el zorro de abajo (La volpe di sopra e la volpe di sot-to, postumo, 1971), romanzo-diario troncato dalla morte.

■ Juan Carlos OnettiJuan Carlos Onetti (Montevideo 1909 - Madrid 1994) è rico-nosciuto come il più importante narratore uruguaiano delXX secolo. Visse tra Montevideo e Buenos Aires fino alla metàdegli anni Cinquanta, quando la dittatura del suo Paese locostrinse a lasciare il continente e a stabilirsi a Madrid. Onet-ti inventò uno spazio letterario mitico, la città di Santa María,nel quale sono ambientate gran parte delle sue storie; entroi suoi confini si muovono personaggi tipicamente dotati diuna mente lucida e razionale, isolati dal resto del mondo,privi di speranza, introversi, infelici e in possesso di un pas-sato misterioso che non viene mai completamente svelato.Il suo primo romanzo, El pozo (Il pozzo, 1939), fu precur-

Il tema centraledella sua opera

Le prime opere

I fiumi profondi

Altre opere della maturità

Santa María,la città mitica

Il pozzo

225

5 - Dal boom ai giorni nostri

Titolo

concesso in lic

enza a

federica p

etr

acca, 1369116, ord

ine Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostini 278651.C

opyright 2011 D

e A

gostini, N

ovara

Page 227: let spa

sore della rottura stilistica che avrebbe caratterizzato tuttala narrativa latinoamericana della seconda metà del secolo.Dopo Tierra de nadie (Terra di nessuno, 1941) e Para estanoche (Per questa notte, 1943), nel 1950 Onetti pubblicò Lavida breve (La vita breve), in cui costruì due piani testua-li, quello del romanzo vero e proprio e quello della sceneg-giatura cinematografica commissionata al protagonista, an-ticipando le tendenze intertestuali che caratterizzerannotanta parte della letteratura successiva, non solo ispanoa-mericana. Seguirono Los adioses (Gli addii, 1954), Unatumba sin nombre (Per una tomba senza nome, 1959), Elastillero (Il cantiere, 1961), Juntacadáveres (Raccattaca-daveri, 1964), La muerte y la niña (La morte e la bambi-na, 1973) e Dejemos hablar el viento (Lasciamo che parliil vento, 1979). Anche le sue raccolte di racconti ottennero un grande suc-cesso: Cuentos completos (Racconti completi, 1967 e 1974);Novelas cortas (Romanzi brevi, 1968) e il romanzo breveCuando entonces (Quando allora, 1987), che pubblicò do-po molti anni di silenzio. Nel 1994 è stato dato alla stampa ilvolume che raccoglie tutti i suoi racconti. Tra gli ultimi lavori si segnala il romanzo Cuando ya no im-porte (Quando ormai più nulla importa, 1993). Nel 1995sono stati raccolti nel volume Confesiones de un lector (Con-fessioni di un lettore) anche gli articoli che aveva scritto perquotidiani e riviste dal 1976 al 1991.

■ Augusto Roa BastosIl narratore paraguaiano Roa Bastos (Asunción, 1917-2005)fu noto come giornalista, poeta, narratore, saggista e sce-neggiatore cinematografico. Esule in Argentina per motivipolitici, fu corrispondente in Europa durante la SecondaGuerra Mondiale. La sua prima raccolta poetica, El naranjal ardiente (L’a-ranceto in fiamme, 1960), lo rivelò come abilissimo poetapostmoderno. Ma Roa Bastos si è imposto soprattutto nellevesti di narratore, fin dalla pubblicazione dei 17 racconti diEl trueno entre las hojas (Il tuono tra le foglie, 1953) e deiromanzi Hijo de hombre (Figlio d’uomo, 1960), Yo, el Su-premo (Io, il Supremo, 1974) ed El Somnámbulo (Il son-nambulo, 1976), tutti miranti a descrivere e analizzare ildramma storico del Paraguay. Dal 1983, per diversi anni, Roa Bastos lavorò al romanzo Elfiscal (Il fiscale), che avrebbe dovuto chiudere la trilogia ini-ziata con Hijo de hombre e Yo, el Supremo. In seguito, però,dichiarò di averlo bruciato commettendo una sorta di suici-

La vita breve:l’intertestualità

I romanzi successivi

I racconti

La raccolta degli articoli

La poesia postmoderna

I primi racconti e i romanzi

226

5 - Dal boom ai giorni nostri

Titolo co

ncess

o in lic

enza a fe

derica petra

cca, 1

369116, ord

ine Istitu

to Geogra

fico D

e Agosti

ni 278651.C

opyright 2

011 De A

gostini, N

ovara

Page 228: let spa

dio creativo. Continuò a scrivere romanzi, ma senza pubbli-carli, affermando di voler aspettare che i tempi fossero piùpropizi. Per molti anni si dedicò ufficialmente solo all’attivitàgiornalistica. Nel 1989 gli fu conferito il Premio Cervantes. Nel 1992 tornò sulla scena letteraria con un romanzo, La vi-gilia del Almirante (La veglia dell’ammiraglio), su Cri-stoforo Colombo e la scoperta dell’America. Nell’anno suc-cessivo, con grande sorpresa di tutti, presentò El fiscal, cheevidentemente non aveva affatto bruciato. Tra gli ultimi scritti si segnalano Contravida (Controvita,1995), una narrazione d’ispirazione autobiografica nella qua-le rievocò il mondo della sua infanzia, e Madama Sui (1996),storia della favorita di un dittatore paraguaiano corrotto. Mol-to particolare fu anche il suo Metaforismos (Metaforismi,1997), una raccolta di aforismi, giochi concettuali e metafo-re tratti dai suoi testi precedenti.

■ José DonosoIl cileno José Donoso (Santiago del Cile, 1925-1996) fu unodei maggiori rappresentanti del boom del romanzo latinoa-mericano degli anni Sessanta. Proveniente da una famigliadell’alta borghesia, crebbe a Santiago, ma come tanti altri suoicontemporanei visse molti anni all’estero, in particolare ne-gli Stati Uniti e in Spagna. I temi e i personaggi della sua ope-ra seguirono di pari passo l’evoluzione storica del suo Paesee le sue personali esperienze. Così i primi due romanzi, Co-ronación (Incoronazione, 1958) ed Este domingo (Questadomenica, 1966), descrivono la crisi e la decadenza econo-mica e morale dell’alta società cilena. Appassionato ricercatore di ciò che sta oltre le apparenze,dell’occulto e del misterioso, nelle opere successive accen-tuò l’aspetto grottesco della realtà e l’analisi della violenzainsita in tutte le relazioni sociali. Nel 1967 pubblicò El lugarsin límites (Il posto che non ha confini), mentre del 1970 fuEl obsceno pájaro de la noche (L’uccello osceno della not-te, 1971), uno dei punti più alti della sua produzione. Il libro,che ebbe quasi subito risonanza mondiale, descrive l’am-biente allucinante e caotico di un antico convento popolatoda spettri e streghe. La struttura è estremamente comples-sa, a causa di un io narrante che si frantuma in un intrec-cio di voci, ognuna delle quali racconta la storia del conventodal suo punto di vista. In seguito al golpe di Pinochet, Donoso si trasferì in Spagna,dove pubblicò una serie di opere aventi come tema centralel’esilio e i simboli del potere: Tres novelitas burguesas (Treromanzetti borghesi, 1973), Casa de campo (La dimora di

Premio Cervantesnel 1989

Il fiscale

Le ultime opere

La vita

I primi romanzi

L’uccello oscenodella notte

Le opere dell’esilio

227

5 - Dal boom ai giorni nostri

Titolo

con

cess

o in

lice

nza

a fe

deric

a pe

tracc

a, 1

3691

16, o

rdin

e Is

titut

o G

eogr

afico

De

Agost

ini 2

7865

1.C

opyr

ight

201

1 De

Agost

ini,

Nov

ara

Page 229: let spa

campagna, 1979), La misteriosa desaparición de la mar-quesita de Loria (La misteriosa scomparsa della marchesadi Loria, 1980) ed El jardin de al lado (Il giardino accan-to, 1982). Tornato in patria dopo il lungo esilio, si dedicò so-prattutto all’attività di pubblicista. Fra le sue opere successi-ve ricordiamo Cuatro por Delfina (Quattro per Delfina,1982) e La desesperanza (La disperanza, 1986), romanzoin parte autobiografico sulle drammatiche vicende cilene de-gli anni Ottanta. Premio Nazionale 1990 per la Letteratura nelsuo Paese, negli ultimi anni della sua vita compose altri dueromanzi di successo: Donde van a morir los elefantes (Do-ve vanno a morire gli elefanti, 1995) ed El Mocho (Il Mocho,1996), pubblicato poche settimane dopo la sua morte.

Il panorama contemporaneo

Dopo il boom, il romanzo latinoamericano ha continuato ilsuo sviluppo definendosi sempre più come tra i più origina-li del nostro pianeta. Negli ultimi anni si è assistito alla cre-scita della notorietà di numerosissimi autori, tutti di famamondiale. Come abbiamo visto è impossibile catalogare que-sti romanzieri sotto il nome di un’unica scuola ed è proprioquesta, forse, la fonte del fascino che esercitano sui lettori ditutto il mondo.

■ Mario Vargas LlosaIl narratore Mario Vargas Llosa è nato in Perú, ad Arequipa,nel 1936. Dopo aver frequentato l’università a Lima e a Ma-drid visse a lungo in Europa, tra Parigi, Londra e Barcello-na. Già molto giovane svolse un’assidua attività giornalisti-ca per numerosi periodici, trattando l’attualità culturale, so-ciale e politica e distinguendosi soprattutto come polemi-sta. La sua prima pubblicazione risale al 1952: si tratta diun’opera teatrale dal titolo La huida (La fuga), alla qualeseguì, nel 1958, la raccolta di racconti Los jefes (I capi). Var-gas Llosa raggiunse fama internazionale con la pubblicazio-ne del suo primo romanzo, La ciudad y los perros (La cittàe i cani, 1963), tradotto in ben quattordici lingue. I cani deltitolo sono gli alunni del primo anno del collegio militareLeoncio Prado di Lima, messi a dura prova dagli anziani in-segnanti. Ma protagonista assoluta è la città o, ancor me-glio, l’intera società peruviana, rappresentata da una vastagalleria di personaggi. Il tema peruviano è una costante del-l’opera di questo autore: i suoi romanzi ci hanno racconta-to il Perú in tutta la sua varietà geografica, da Lima alla fo-

La disperanza

Gli ultimi due romanzi

L’attivitàgiornalistica

Il primo drammae i primi racconti

La città e i cani

Il tema centraledi tutta la sua opera

228

5 - Dal boom ai giorni nostri

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 230: let spa

resta amazzonica al mondo andino, senza risparmiarsi, nelcontempo, frequenti incursioni in terre adiacenti, in parti-colare Brasile e Repubblica Dominicana. Le opere succes-sive di Vargas Llosa hanno confermato le sue doti stilistichee narrative e messo in risalto un’eccezionale versatilità tec-nica. Nei suoi romanzi l’autore ha utilizzato tecniche nar-rative di per sé non innovatrici: il monologo interiore, laframmentazione temporale e la perenne riflessione sullarealtà sociale. Ma il realismo che ne consegue non ha nullaa che vedere con quello del Costumbrismo o del Naturali-smo di fine Ottocento. Il lettore di Llosa si ritrova immersonella realtà dei personaggi e non può fare a meno di matu-rare gli atteggiamenti più disparati nei loro confronti, sem-pre guidato, per quanto inconsapevolmente, dal narratore-demiurgo che opera nell’ombra. Tra i tanti romanzi che se-guirono il suo primo successo ricordiamo La casa verde(1965) e Conversación en la catedral (Conversazioni nel-la cattedrale, 1969). In Pantaleón y las visitadoras (Pan-taleon e le visitatrici, 1973) Llosa si servì del registro co-mico e satirico, mentre in La tía Julia y el escribidor (Lazia Julia e lo scribacchino, 1977) è la natura stessa delloscrivere a offrirsi come fulcro tematico della narrazione.Quest’ultimo romanzo è particolarmente originale, inquanto vediamo l’autore abbandonare il suo schema tradi-zionale per dedicarsi a un racconto completamente auto-biografico: il Varguitas protagonista non è altri che lo stes-so Llosa in età adolescenziale, che inizia a frequentare gliambienti giornalistici della sua città e del quale si raccontala prima cotta: quella per sua zia Julia. Dopo La guerra del fin del mundo (La guerra della fine delmondo, 1981), ¿Quién Mató a Palomino Molero? (Chi ha uc-ciso Palomino Molero?, 1986) e l’Elogio de la madrastra(Elogio della matrigna, 1988), Vargas Llosa si è dedicato so-prattutto alla saggistica, pubblicando, nel 1990, La verdadde las mentiras (La verità delle menzogne), dove sono riu-niti venticinque prologhi a romanzi moderni, e i tre volumidi Contra viento y marea (Contro vento e marea, 1983, 1986e 1990). Nel 1990, sconfitto alle elezioni presidenziali nel suo Paese,Llosa ha scelto di stabilirsi in Spagna, ma questo non ha si-gnificato l’abbandono dei temi peruviani, come hanno te-stimoniato, tra gli altri, El pez fuera del agua (Il pesce fuo-ri dall'acqua, 1991) ed El pez en el agua (Il pesce nell’ac-qua, 1994). Nel 1997 ha pubblicato Los cuadernos de donRigoberto (I quaderni di don Rigoberto, 1997) e La fiestadel Chivo (La festa del caprone, 2000). Del 2003 è il romanzo

Lo stile

Altri romanzi famosi

La zia Juliae lo scribacchino

I romanzi degli anni Ottanta

La saggistica

Le opere recenti

229

5 - Dal boom ai giorni nostri

Titolo

concesso in lic

enza a

federica p

etr

acca, 1369116, ord

ine Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostini 278651.C

opyright 2011 D

e A

gostini, N

ovara

Page 231: let spa

El paraìso en la otra esquina (Il paradiso è altrove), men-tre il Diario de Iraq (La libertà selvaggia) risale al 2004. L’ultima pubblicazione di Llosa, Travesuras de la niña ma-la (Marachelle della bimba cattiva) è del 2006.

■ Ernesto SábatoErnesto Sábato è nato a Rojas (Buenos Aires) nel 1911 da im-migrati italiani. Dopo aver ottenuto il dottorato in Fisica eseguito i corsi di filosofia all’Università di La Plata, si dedicòalla ricerca sulle radiazioni atomiche finché, nel 1945, nondecise di dedicarsi interamente alla letteratura. Tutta la suaopera ruota attorno alle crisi esistenziali che dominano ilnostro tempo e alle motivazioni che portano una persona asvolgere l’attività letteraria. Sábato iniziò con la pubblica-zione di Uno y el universo (Uno e l’universo, 1945), cheavrebbe poi integrato con numerosi altri saggi. Tre anni do-po diede alla stampa il breve romanzo El túnel (Il tunnel),visione dall’interno di un delitto assurdo. I due romanzi cheseguirono, Sobre héroes y tumbas (Sopra eroi e tombe,1961) e Abaddón el exterminador (L’angelo dell’abisso,1974), lo confermarono come uno dei più originali scrittoridell’America Latina contemporanea. Con Itinerarios, l’auto-antologia del 1969, l’autore decise di concludere la sua car-riera letteraria. Della vasta produzione saggistica ricordiamo Hombres y en-granajes (Uomini e ingranaggi, 1951), Heterodoxia(1953), Tango (1962), El escritor y sus fantasmas (Lo scrit-tore e i suoi fantasmi, 1963), Sartre contra Sartre (1968),La cultura en la encrucijada nacional (La cultura nelcrocevia nazionale, 1973) e Apologías y rechazos (Apolo-gia e rifiuti, 1979). Nel 1985 Sábato pubblicò Nunca más(Mai più), una raccolta di documenti sul dramma dei de-saparecidos argentini. Dopo anni di silenzio, nel 1998 Sábato ha scritto un’auto-biografia, Antes del fin (Prima della fine, 2000). Le ossessioni attorno alle quali ruota tutta la produzione diSábato sono ben note al lettore d’oggi, ma è ormai palesech’egli è riuscito a metterle a fuoco come nessuno prima.

■ Carlos FuentesCarlos Fuentes è nato a Città del Messico nel 1928 ed è fa-moso soprattutto per la sperimentazione di nuove tecni-che narrative atte all’espressione di stati onirici e alluci-nati. Esordì nel 1954 con i racconti Los días enmascarados(I giorni mascherati), ma fu con il romanzo La muerte deArtemio Cruz (La morte di Artemio Cruz, 1962) che rivelò

La formazione scientifica

Le tematiche

I primi saggi

Sopra eroi e tombe; L’angelo dell’abisso

Le raccolte di saggi

Prima della fine

La morte di Artemio Cruz

230

5 - Dal boom ai giorni nostri

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 232: let spa

appieno le sue doti narrative, oltre alla capacità di penetra-re a fondo le dinamiche alla base della decadenza dellasocietà messicana. La stessa tematica caratterizzò Cambiode piel (Cambio di pelle, 1967), Zona sagrada (Zona sa-cra, 1967) e Terra nostra (1975). Le opere principali deglianni Ottanta includono Una familia lejana (Una famiglialontana, 1980), El gringo viejo (Il gringo vecchio, 1985),ricostruzione immaginaria della morte del bizzarro scritto-re nordamericano Ambrose Bierce e Cristóbal Nonato(Cristóbal neonato, 1987), con il quale l’autore tornò al te-ma messicano. A questi romanzi seguirono, fra gli altri, LaCampana (1990) e Diana: la cazadora solitaria (Dianao la cacciatrice solitaria, 1994). Tra i racconti e i romanzi brevi, magistrali sono l’ormai clas-sico Aura (1962) e Agua quemada (Acqua bollente, 1981).Come saggista ha pubblicato Geografia de la novela (Geo-grafia del romanzo, 1993) e Los años con Laura Diaz (Glianni di Laura Diaz, 1999). Degli ultimi anni sono Instinto de Inez (L’istinto di Inez,2004), En esto creo (In questo io credo, 2005) e Todas las fa-milias felices (Tutte le famiglie felici, 2006). Fuentes è anchegiornalista e critico letterario; è stato inoltre professore a Har-vard e ambasciatore del Messico in Francia.

■ Isabel AllendeLa scrittrice cilena (peruviana di nascita) Isabel Allende, è na-ta a Lima nel 1942 ed è la nipote dell’allora presidente cile-no Salvador Allende. Morto lo zio nel golpe di Pinochet, lascrittrice si è trasferita prima in Venezuela e poi negli StatiUniti. Il suo primo romanzo, La casa de los espirítus (La ca-sa degli spiriti, 1982), caratterizzato da una sorta di polifonianarrativa in cui si alternano varie voci narranti, racconta la sa-ga della famiglia Traba, nella quale si rispecchia la storia del-l’intero popolo cileno. A questo romanzo di grande succes-so hanno fatto seguito De amor y de sombra (D’amore ed’ombra, 1984), un’appassionata storia d’amore che si evol-ve all’ombra della dittatura, i racconti di Eva Luna (1988) eCuentos de Eva Luna (Eva Luna racconta, 1990), El planinfinito (Il piano infinito, 1991) e Paula (1994), commo-vente ricordo della figlia prematuramente scomparsa. Dopo un periodo di silenzio, alla fine degli anni Novanta Al-lende è tornata a scrivere, pubblicando Afrodita (Racconti,ricette e altri afrodisiaci, 1998) e La hija de la fortuna (Lafiglia della fortuna, 1999). Retrato en sepia (Ritratto in sep-pia), del 2000, narra la storia di una coraggiosa fotografa del-l’Ottocento. Nel 2002 ha pubblicato La ciudad de las be-

Il tema centrale

Cristóbal neonato

I raccontie i romanzi brevi

Le raccolte di saggi

Gli ultimi anni

La casa degli spiriti

D’amore e d’ombra

Gli anni più recenti

231

5 - Dal boom ai giorni nostri

Tito

lo c

oncesso in

licenza a

federic

a p

etra

cca, 1

369116, o

rdin

e Is

tituto

Geogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Novara

Page 233: let spa

stias (La città delle bestie), un’accorata difesa del popolo in-dio. Sono seguiti Mi país inventado (Il mio paese inventa-to, 2003), El bosque de los pigmeos (La foresta dei pigmei,2004) e El Zorro. Comienza la leyenda (Zorro, l’inizio del-la leggenda, 2005). Il suo romanzo più recente, Inés del al-ma mía (Inés dell’anima mia), è del 2006.

■ Luis SepúlvedaLuis Sepúlveda è nato in Cile nel 1947. Dopo gli studi didrammaturgia a Mosca, nel 1970 si arruolò nell’Esercito diLiberazione per poi entrare a far parte della guardia perso-nale di Allende. Nel 1973, dopo il golpe di Pinochet, Sepúl-veda fu arrestato e per sette mesi sottoposto a interroga-tori e terribili torture: l’esperienza sarà al centro del ro-manzo La frontera extraviada (La frontiera scomparsa,1994). Nel 1976, grazie all’intervento di Amnesty Interna-tional, gli furono concessi gli arresti domiciliari. Successiva-mente condannato all’esilio, decise comunque di non la-sciare la sua terra e iniziò un lungo viaggio per il continen-te che lo portò a vivere per sette mesi nella foresta amazzo-nica con una tribù di indios. Nuovamente minacciato, deci-se di recarsi in Europa, ad Amburgo, dove divenne attivistadi Greenpeace. Attualmente vive tra Amburgo e Parigi. Il suoimpegno civile a favore dell’ambiente e dei diritti umanitraspare da tutte la sue opere. Tra gli scritti di maggiore successo ricordiamo i romanzi Elviejo que leía novelas de amor (Il vecchio che leggeva ro-manzi d’amore, 1992), Mundo del fin del mundo (Il mon-do alla fine del mondo, 1994), Diario de un killer senti-mental (Diario di un killer sentimentale, 1997), Nombre detorero (Un nome da torero, 1998) e Jacaré (1999); i raccontidi viaggio Patagonia Express (1995); le raccolte di raccontiDesencuentros (Incontro d’amore in un paese in guerra,1997) e il racconto di grande successo Historia de una ga-viota y del gato que le enseñó a volar (Storia di una gab-bianella e del gatto che le insegnò a volare). Nel 2002 Sepúl-veda ha diretto il film Nowhere; del 2004 sono Raccontare,resistere. Conversazioni con Bruno Arpaia e Moleskine,apuntes y reflexiones (Una sporca storia). Tra le opere recenti: Los peores cuentos de los hermanosGrim (I peggiori racconti dei fratelli Grim, 2005), El po-der de los sueños (Il potere dei sogni, 2006), critica alle ini-quità del suo Paese e del mondo in generale, e Los calzon-cillos de Carolina Huechuraba y otras crónicas (Crona-che dal cono sud, 2007), altra opera di denuncia, ma conrisvolti più ottimisti.

La vita

Le tematiche

I romanzi

I racconti

Le ultime opere

232

5 - Dal boom ai giorni nostri

Titolo co

ncess

o in lic

enza a fe

derica petra

cca, 1

369116, ord

ine Istitu

to Geogra

fico D

e Agosti

ni 278651.C

opyright 2

011 De A

gostini, N

ovara

Page 234: let spa

■ Francisco ColoaneLo scrittore cileno Francisco Coloane (1910-2002) è stato de-finito uno dei più grandi romanzieri del XX secolo, tanto chemolti critici lo hanno paragonato ad autori della statura di Jo-seph Conrad ed Herman Melville. Il leitmotiv di tutta la suaopera è la Patagonia, pervasa dal senso della potenza invin-cibile della natura e della sconfinata solitudine dei deserti edell’oceano. Coloane perse entrambi i genitori quando aveva soltantoquindici anni, e fu così costretto ad abbandonare gli studi ea lavorare come marinaio sulle barche e come contadino nel-la pampa australe. Intorno agli anni Trenta si trasferì a San-tiago del Cile alla ricerca di migliori opportunità di lavoro.Iniziò come redattore per il quotidiano Las Últimas Noticiase di lì a breve pubblicò i primi racconti su diversi giornali eriviste. Nelle sue opere Coloane ha raccontato i suoi nu-merosissimi viaggi (in Cina, nell’Antartide, nelle Galapagos)e la vita degli esseri umani più semplici e umili, impegna-ti in una lotta per la sopravvivenza immersa in ambientazio-ni tra il leggendario e magico e il reale. Nelle sue paginepossiamo leggere anche la storia del Cile, delle dittature, del-le persecuzioni politiche e degli esili forzati. Tra le operemaggiori ricordiamo: El último grumete de la Baquedano(L’ultimo mozzo della Baquedano, 1941); Cabo de Hornos(Capo Horn, 1941); Los conquistadores de la Antartida(I conquistatori dell’Antartide, 1945); El camino de la ba-lena (La scia della balena, 1962); Tierra del Fuego (Terradel Fuoco, 1963); El guanaco blanco (Il guanaco bianco,1981); Tierra del olvido (Terra dell’oblio, 1987); Los pasosdel hombre (Una vita alla fine del mondo, 2001). Galapa-gos è uscito postumo nel 2005.

■ Carlos Martínez MorenoCarlos Martínez Moreno (1917-1986) nacque a Colonia delSacramento, in Uruguay, dall’unione dei rappresentanti del-le due opposte culture della nazione: la famiglia paterna, diMontevideo, faceva parte del liberale Partito Colorato, men-tre quella materna simpatizzava per il conservatore PartitoBianco. Studiò giurisprudenza a Montevideo e divenne unfamoso avvocato penalista, anche se preferì sempre esseredefinito scrittore, prima che avvocato. Scrisse la sua primapoesia a sei anni; a vent’anni iniziò a pubblicare racconti sudiverse riviste universitarie e nel 1944 vinse il primo con-corso letterario. Durante la dittatura del 1973 Moreno as-sunse la difesa di moltissimi prigionieri politici, senza maichiedere in cambio nessun compenso. L’avvocatura, insie-

Le ambientazioni

La vita

Le tematiche

L’opera

La famiglia e la vita

L’avvocatura

Gli esordi come scrittore

233

5 - Dal boom ai giorni nostri

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 235: let spa

me ai numerosi articoli e saggi a contenuto fortemente cri-tico, lo resero un personaggio scomodo per il regime, chelo costrinse all’esilio, prima a Buenos Aires e poi a Barcel-lona, dove visse facendo il redattore e traducendo dal fran-cese. Tornò nel suo continente nel 1978, quando, grazie al-l’intervento di amici come Carlos Fuentes, gli fu offerta lacattedra di Scienze Politiche e Sociali all’Università Nazio-nale Autonoma del Messico. Morì poco prima di tornare nelsuo amato Uruguay.Tra le numerose narrazioni di Martínez Moreno risaltano leraccolte di racconti Los días por vivir (I giorni da vivere,1960), Los aborigenes (Gli aborigeni, 1964), Las cuatro (Lequattro, 1967), Los prados de la conciencia (I prati della co-scienza, 1968). Tra i romanzi, ricordiamo El Paredón (Il Pa-redón, 1963), che racconta il trionfo della rivoluzione cuba-na, La otra mitad (L’altra metà, 1966) e Tierra en la boca(Terra nella bocca, 1974). La sua ultima opera, El color queel infierno me escondiera (Quel color che l’inferno mi na-scose, 1981) è stata la più apprezzata sia dal pubblico sia dal-la critica ed è stata definita il miglior romanzo mai scritto sul-la dittatura uruguayana. Ambientata nell’Uruguay degli an-ni Settanta, racconta una dittatura violenta, spietata e re-pressiva. Il romanzo è una raccolta di testimonianze dellevittime del regime, dai guerriglieri ai semplici cittadini ai dis-sidenti politici, che in quel decennio subirono soprusi e vio-lenze di ogni genere. Ogni episodio è scandito da citazionidalla Commedia dantesca, come testimonia il titolo, che èun verso del primo canto del Purgatorio. Ai testimoni è da-to di riscoprire «quel color che l’inferno mi nascose», cioèdi nutrire nuove speranze e trovare nuove prospettive.

■ Mario BenedettiIl vero nome dello scrittore uruguayano Mario Benedetti (Pa-so de los Toros, 1920) è Mario Orlando Hamlet Hardy Bren-no Benedetti Farugia. All’età di due anni si trasferì con la fa-miglia a Tucuarembó; qui, però, i genitori furono vittime diuna truffa in seguito alla quale decisero di stabilirsi a Monte-video. Mario riuscì a completare gli studi solo privatamentee in età avanzata, a causa dei problemi economici della fa-miglia. Dopo aver lavorato tre anni a Buenos Aires in un’im-presa di ricambi per automobili (1938-1941), tornò in patriae trovò lavoro come redattore in molti periodici e come di-rettore della rivista letteraria Marginalia. Nel 1948 pub-blicò il volume di saggi Peripecía y novela (Peripezia e ro-manzo). In seguito iniziò a dedicarsi anche al giornalismomilitante, soprattutto in opposizione al trattato militare con

L’esilo

Le raccolte di racconti

I romanzi

Quel color chel’inferno mi nascose

Il tema

La vita

L’inizio dell’attivitàgiornalistica

234

5 - Dal boom ai giorni nostri

Tito

lo c

oncesso in

licenza a

federic

a p

etra

cca, 1

369116, o

rdin

e Is

tituto

Geogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Novara

Page 236: let spa

gli Stati Uniti. Benedetti si è sempre preoccupato della realtàpolitica e sociale e le sue opere nascono proprio dal modoin cui questa realtà si rispecchia nell’ambiente urbano. Criti-co implacabile della mentalità piccolo-borghese, come testi-moniano i romanzi La tregua (La tregua, 1960) e Graciaspor el fuego (Grazie per il fuoco, 1965), ha raggiunto famainternazionale con le sue numerose raccolte poetiche, ca-ratterizzate da un linguaggio semplice, essenziale e molto col-loquiale, e soprattutto con le raccolte di racconti brevi Estamañana (Questa mattina, 1949), La muerte y otras sorpre-sas (La morte e altre sorprese, 1968), Con y sin nostálgia(Con e senza nostalgia, 1977), Geografías (Geografie, 1984),Recuerdos olvidados (Ricordi dimenticati, 1988), Depistes yfranquezas (Depistaggi e franchezze, 1989), Buzón de tiem-po (Cassetta delle lettere del tempo, 1999) ed El porvenir demi pasado (L’avvenire del mio passato, 2003). Mario Benedetti è noto anche come autore di drammi e rac-colte di saggi.

■ Álvaro MutisIl poeta e narratore colombiano Álvaro Mutis (Bogotá, 1923)nacque in Colombia ma passò gran parte della sua infanziain Belgio a causa del lavoro del padre. Nel 1932, alla mortedel genitore, tornò in Colombia. Nel 1942, senza aver termi-nato gli studi, iniziò a lavorare come giornalista per la sta-zione radiofonica Nuevo Mundo. In seguito, dopo aver cura-to per alcuni anni le relazioni pubbliche per aziende quali Es-so, Standard Oil, Panamerican e Columbia Pictures, iniziò l’at-tività di poeta: la prima raccolta, La Balanza (La bilancia),apparve nel 1948. Nel 1956 si stabilì a Città del Messico. Dopo essersi con-quistato una posizione di spicco nella poesia ispanoameri-cana, Mutis si dedicò alla narrativa, partendo da un perso-naggio mitico, il gabbiere Maqroll, nel quale il poeta si eraprecedentemente identificato al punto di intitolare Summade Maqroll el Gaviero il corpus della sua poesia compostafra il 1947 e il 1970. Senza abbandonare del tutto la poesia – del 1985 è La crónica regia de alabanza del Rey (Crona-ca regia dell’elogio del Re) –, si dedicò con passione alla scrit-tura di racconti e romanzi, soprattutto di fantasia, che, perla loro delicatezza e carica lirica, sembrano quasi fiabe. So-no nati così La nieve del almirante (La neve dell’ammira-glio, 1986) e Ilona llega con la lluvia (Ilona arriva con lapioggia, 1988), cui sono seguiti La última escala del TrampSteamer (L’ultima scala del Tramp Steamer) e Un bel morir(Un bel morire), entrambi del 1989.

I primi romanzi

I racconti

La vita

Gli esordi poetici

La narrativa

I primi romanzi

235

5 - Dal boom ai giorni nostri

Tito

lo c

once

sso in

lice

nza

a federica

petr

acc

a, 1369116, ord

ine Ist

ituto

Geogra

fico D

e A

gost

ini 2

78651.C

opyr

ight 2011 D

e A

gost

ini,

Nova

ra

Page 237: let spa

Il ciclo di romanzi con protagonista il gabbiere Maqroll si èampliato con Amirbar (1990), avventura del mitico mari-naio, Abdul Bashur, soñador de navíos (Abdul Bashur, so-gnatore di vascelli, 1991) e Empresas y tribulaciones de Maqroll el gaviero (Imprese e disavventure del gabbiere Ma-qroll, 1993). In essi Maqroll acquista sempre maggior spes-sore psicologico e si rivela come personaggio paziente e vir-tuoso. Nel 1997 sono comparsi in Italia Triptico de mar ytierra (Trittico di mare e di terra) e La casa de Araucaíma(La casa di Araucaíma).

■ Osvaldo SorianoLo scrittore argentino Osvaldo Soriano (Mar del Plata 1943- Buenos Aires 1997) raggiunse grande popolarità sia nelsuo Paese sia al di fuori. Molte delle narrazioni hanno co-me sfondo la Patagonia argentina, un paesaggio arido e dif-ficile nel quale i personaggi tentano con impeto, seppur in-vano, di ricreare il loro legame con il mondo esterno. In al-tre opere cercò di rappresentare la difficile realtà di Bue-nos Aires, con le sue complesse situazioni sociali e politi-che. Soriano si impegnò sempre attivamente nella politicaargentina: nel 1971 entrò a far parte del nascente quotidia-no La Opinión, giornale che si rivolgeva alla borghesia li-berale e di sinistra. Le vicende del quotidiano si intrecciarono ben presto conquelle politiche e la direzione cercò di eliminare dallo stafftutti i collaboratori di sinistra. In seguito al colpo di stato del1976 Soriano partì per Parigi, dove visse fino al 1983. Torna-to in patria vi morì prematuramente, dopo aver ripreso l’at-tività giornalistica e aver sostenuto strenuamente le Madresde Plaza de Mayo che reclamavano notizie sui loro cari de-saparecidos. Soriano esordì con il romanzo Triste, solitarioy final (Triste, solitario e finale, 1973), omaggio al cinemacomico americano, in particolare all’attore Stan Laurel. La crisi argentina fu il tema dei successivi romanzi: No ha-brá más pena ni olvido (Mai più pene né oblio, 1980) eCuarteles de invierno (Quartieri d'inverno, 1987). Con Asus plantas rendido un león (Ai suoi piedi si è arreso unleone, 1987) lo sguardo indagatore dell’autore analizzò e os-servò il mondo delle multinazionali, mentre con Una som-bra ya pronto serás (Un’ombra ben presto sarai, 1992) siaddentrò nell’universo individuale del singolo alle prese conla sua vera natura e identità. La ricerca del sé continuò nel-l’ultimo romanzo, La hora sin sombra (L’ora senz’ombra,1996), considerato da molti il migliore. In esso lo scrittoresi cimentò nella ricerca del padre lungo una triplice dimen-

Le opere più recenti

Le ambientazioni

L’impegno politico

L’esilio

I romanzi

L’ora senz’ombra

236

5 - Dal boom ai giorni nostriTi

tolo

con

cess

o in

lice

nza

a fe

deric

a pe

tracc

a, 1

3691

16, o

rdin

e Is

titut

o G

eogr

afico

De

Ago

stin

i 278

651.

Cop

yrig

ht 2

011

De

Ago

stin

i, Nov

ara

Page 238: let spa

sione: quella spaziale dell’Argentina e dei suoi paesaggi,quella temporale dei suoi ricordi e quella immaginaria delsuo scritto, volto a raccontare la storia dei suoi antenati. Un posto a parte occupano i libri di racconti dedicati al mon-do del calcio, sua antica passione: Fútbol, postumo del 1998,e Cuentos de los años felices (Pensare con i piedi, 1995).Dopo la sua morte fu pubblicato Piratas, fantasmas y di-nosaurios (Pirati, fantasmi e dinosauri, 1998), un libro incui sono stati raccolti numerosi articoli che Soriano avevapubblicato sul quotidiano Pagina/12 e racconti inediti.

■ Marcela SerranoMarcela Serrano è nata in Cile nel 1951. Figlia della scrittri-ce Elisa Pérez Walker e del saggista Horacio Serrano, si è di-plomata in incisione. Ha sempre partecipato attivamente al-la vita politica del suo Paese militando nella sinistra ed èun’accesa paladina delle rivendicazioni femministe. In se-guito al golpe si trasferì a Roma; tornata in Cile nel 1977, en-trò in contatto con molti gruppi artistici. La sua prima espo-sizione avvenne agli inizi degli anni Ottanta. Ha lavorato indiversissimi ambiti delle arti visuali, in particolare nella bodyart. Per quanto abbia iniziato a scrivere ancora giovanissima,ha pubblicato il suo primo romanzo, Nosotras que nos que-remos tanto (Noi che ci vogliamo così bene), soltanto nel1991. L’opera si guadagnò la definizione di “miglior roman-zo ispanoamericano scritto da una donna” e vinse il PremioSor Juana Inés de la Cruz. Da allora l’autrice ha continuatoa dedicarsi assiduamente alla scrittura, pubblicando nume-rosi romanzi e alcuni racconti quali Para que no me olvides(Il tempo di Blanca, 1993), Antigua, vida mia (Antigua, vi-ta mia, 1995), El albergue de las mujeres tristes (L’albergodelle donne tristi, 1997), Nuestra señora de la soledad (No-stra signora della solitudine, 1999), Un mundo raro. Dosrelatos mexicanos (Un mondo raro. Due racconti messica-ni, 2000), Lo que está en mi corazon (Quel che c’è nel miocuore, 2001) e Hasta siempre, mujercitas (Arrivederci pic-cole donne, 2004).L’albergo delle donne tristi e Quel che c’è nel mio cuoresono forse i due romanzi più elogiati dalla critica. Il primoracconta la storia di donne completamente diverse acco-munate dalla sofferenza procurata loro dagli uomini, uo-mini spesso già legati ad altre donne e che non riescono ascegliere l’amore vero solo per paura di infrangere stantieconvenzioni religiose o sociali. La Serrano descrive comequeste sofferenze portino spesso alla perdita di fiducia inse stesse e nelle proprie potenzialità. Ma la speranza non

La passione per il calcio e le opere postume

La vita

Noi che ci vogliamocosì bene

L’albergo delledonne tristi

237

5 - Dal boom ai giorni nostri

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 239: let spa

svanisce mai: a un certo punto destino vuole che arrivi sem-pre qualcuno in grado di riaccendere la fiducia e ridare vo-glia di vivere. Quel che c’è nel mio cuore è invece incentrato sulla diffi-coltà di un’esistenza colpita dal totalitarismo e dalla violenzadelle dittature. La protagonista del romanzo vive il suodramma in pieno regime dittatoriale, tra le carceri di Pino-chet: inizialmente inerme di fronte ai soprusi, finisce con ilrivelare a se stessa e agli altri un’incredibile forza interiore.

■ Paco Ignacio Taibo IINato in Spagna nel 1949, Francisco Ignacio Taibo Mahojo èmeglio conosciuto come Paco Ignacio Taibo II. Il nonno pa-terno era un dirigente socialista che aveva partecipato al-l’insurrezione del 1934 e alla Guerra Civile del ’36, mentreil prozio era il direttore del quotidiano socialista El Avance.A causa delle loro idee e attività politiche furono entrambirinchiusi nelle prigioni franchiste. La famiglia, non riuscen-do a sopportare di vivere in regime dittatoriale, si trasferì inMessico nel 1958, quando il piccolo Paco non aveva ancoradieci anni. È dunque assai facile spiegarsi da dove arrivinole due grandi passioni di Paco Ignacio Taibo, la politica ela scrittura. In Messico il padre lavorò inizialmente comegiornalista televisivo, ma in seguito alla sanguinosa repres-sione del Movimento Studentesco si sentì troppo limitatonella libertà d’espressione e decise di lasciare per sempre latelevisione per dedicarsi alla stampa. Intanto il giovane Pa-co iniziava la sua attività politica e il mestiere di giornali-sta, che non avrebbe mai abbandonato, come anche l’ama-tissima Città del Messico, nella quale sono ambientati mol-tissimi suoi racconti. Attualmente Taibo è attivista politico, giornalista, scrittore diracconti e romanzi, dirige alcune riviste e insegna alla Fa-coltà di Storia e Antropologia. Si è distinto soprattutto co-me scrittore di romanzi e racconti polizieschi, molti deiquali hanno come protagonista l’ormai famoso detectiveHéctor Belascoarán Shayne. La sua carriera come scrittore conta numerosissimi titoli, al-meno cinquanta, pubblicati in più di venti Paesi. Tra i più si-gnificativi ricordiamo Héroes convocados: manual para latoma del poder (Eroi convocati, 1982), La vida misma (Co-me la vita, 1987), Cuatro manos (A quattro mani, 1990),La lejanía del tesoro (La lontananza del tesoro, 1992), Labicicleta de Leonardo (La bicicletta di Leonardo, 1993),Arcángeles. Doce historias de revolucionarios herejes delsigno XX (Arcangeli, 1998).

Quel che c’è nel mio cuore

La vita e la famiglia

La politica e la scrittura

L’amore per lacapitale messicana

Le opere più significative

238

5 - Dal boom ai giorni nostri

Tito

lo c

oncesso in

licenza a

federic

a p

etra

cca, 1

369116, o

rdin

e Is

tituto

Geogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Novara

Page 240: let spa

■ Rafael CourtoisieRafael Courtoisie è nato nel 1958 a Montevideo, dove vive elavora tuttora. È poeta, narratore, giornalista e docente diLetteratura e di Scrittura Cinematografica. Ha insegnato let-teratura ispanoamericana, narrativa e sceneggiatura pressol'Università Cattolica di Montevideo ed è stato Visiting Pro-fessor nella Florida State University e nella Birmingham Uni-versity. La sua precoce carriera è iniziata nel 1981, quando,a soli 23 anni, ricevette il premio della Fiera Nazionale delLibro di Montevideo per la sua raccolta poetica Tiro de gra-cia (Tiro di grazia, 1981). Courtoisie si è guadagnato famainternazionale con tre romanzi: Vida de perro (Vite di ca-ni, 1997), Tajos (Sfregi, 1999) e Caras extrañas (Facce sco-nosciute, 2001). Tutta l’opera del giovane scrittore, che in-clude anche raccolte di poesie, racconti, articoli giornalisti-ci e originalissimi saggi di critica letteraria, ha come sfondol’America Latina del XX secolo con i colpi di stato, le ditta-ture, le guerre civili, le guerriglie e il clima di incertezza,paura e confusione che tutti questi eventi hanno creato econtinuano a nutrire. In Tajos l’autore accennava già al ter-rorismo e alla dittatura uruguayani, inaugurati dal colpo distato del 1973. Il libro è diviso in due parti: la prima contie-ne un romanzo breve (che dà il titolo al volume) e la secondaraccoglie alcuni racconti scritti in precedenza. La tematica del colpo di stato è al centro di Caras extrañas.I personaggi, come il protagonista di Tajos, sono vittime diun trauma che finisce per isolarli ed estraniarli; perdono lafiducia nella società, in se stessi e nel prossimo e vedonoogni sogno di miglioramento come un’utopia ingenua esenza speranza. Con questo romanzo l’autore ha datoun’impronta molto personale al suo stile: il linguaggio èestremamente preciso, essenziale, a volte perfino scarno, ei periodi sono molto brevi, incisivi, spezzati, quasi fram-mentari. Questo stile assai particolare lo distingue da tuttii suoi contemporanei del romanzo del boom, che hanno in-vece sempre preferito le descrizioni dettagliate e l’abbon-danza lessicale.

Gli esordi

Le opere maggiori

Il tema

Sfregi

Facce sconosciute

Il pessimismo dei personaggi

239

5 - Dal boom ai giorni nostri

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 241: let spa

240

5 - Dal boom ai giorni nostri

Gabriel García Márquez (1928), colombiano, vince il Nobel nel 1982. Massimo espo-nente del Realismo magico ispanoamericano. Capolavoro: Cent’anni di solitudine. Al-tri romanzi e raccolte di racconti: Foglie morte, Nessune scrive al colonnello, I fune-rali della Mamá Grande, La mala ora, L’autunno del patriarca, Cronaca di una morteannunciata, Il generale nel suo labirinto, Memorie delle mie puttane tristi. Octavio Paz (1914-1998), messicano, è noto come poeta e saggista. Tra le raccol-te poetiche: Luna silvestre, Radice dell’uomo, Libertà sulla parola, Salamandra. Lasaggistica: Il labirinto della solitudine, L’arco e la lira, Corrente alterna, L’orco filantro-pico, Tempo nuvoloso, La doppia fiamma, Barlume dell’India. Premio Nobel nel 1990.Julio Cortázar (1914-1984), argentino, inizia come poeta e drammaturgo ma si af-ferma come narratore: Bestiario, Rayuela, il gioco del mondo, Libro di Manuel, Qual-cuno che passa di qui.José Lezama Lima (1910-1976) massimo autore cubano del XX secolo. Inizia co-me poeta, ma si afferma con il romanzo Paradiso, seguito da Oppiano Licario.José María Arguedas (1911-1969), peruviano di origini quechua. I romanzi: Ac-qua, Festa di sangue, I fiumi profondi, Tutte le stirpi, Amore mondo e tutti i rac-conti, La volpe di sopra e la volpe di sotto.Juan Carlos Onetti (1909-1994), uruguaiano, crea lo spazio mitico di Santa María.Tra i romanzi: Il pozzo, Terra di nessuno, La vita breve, Raccattacadaveri. Pubblicaanche raccolte di racconti e articoli.Augusto Roa Bastos (1917-2005), paraguaiano, esordisce come poeta con L’aranceto in fiamme. Si impone come narratore con: Il tuono tra le foglie, Figliod’uomo e Io, il Supremo. José Donoso (1925-1996) è ricordato soprattutto per L’uccello osceno della not-te e La disperanza.

Mario Vargas Llosa (1936), narratore e polemista peruviano, raggiunge fama in-ternazionale con il romanzo La città e i cani. Seguono, tra gli altri: Conversazioni nel-la cattedrale, La zia Julia e lo scribacchino e i saggi di La verità delle menzogne.Ernesto Sábato (1911), argentino di formazione scientifica, è famoso per i ro-manzi Il tunnel, Sopra eroi e tombe, L’angelo dell’abisso. Pubblica molte raccol-te di saggi e un’autobiografia, Prima della fine.Carlos Fuentes (1928), messicano, raggiunge la fama con il romanzo La mortedi Artemio Cruz e i racconti Aura e Acqua bollente. Raccolte di saggi: Geografiadel romanzo e Gli anni di Laura Díaz. Isabel Allende (1942), cilena, nipote di Salvador Allende. Si impone con La casa de-gli spiriti, cui seguono: D’amore e d’ombra, Eva Luna, Il piano infinito, Paula, La figliadella fortuna, Ritratto in seppia, Inés dell’anima mia.Luis Sepúlveda (1947), narratore e saggista cileno, diviene famoso con i romanziIl vecchio che leggeva romanzi d’amore, Il mondo alla fine del mondo, Diario diun killer sentimentale, Un nome da torero. Francisco Coloane (1910-2002), cileno, nelle sue opere, quasi tutte ambienta-te in Patagonia, racconta i suoi numerosi viaggi e la storia del Cile: L’ultimo moz-zo della Baquedano, Capo Horn, Terra del Fuoco, Galapagos.Carlos Martínez Moreno (1917-1986), uruguayano, dopo aver iniziato come av-vocato penalista difensore di prigionieri politici, è costretto all'esilio. La sua ope-ra più famosa, Quel color che l’inferno mi nascose, è stata definita il miglior ro-manzo mai scritto sulla dittatura uruguayana. Mario Benedetti (1920), uruguayano, inizia la sua carriera prima come redatto-

SCHEMA RIASSUNTIVOIL BOOM

GLI AUTORI CONTEMPORANEI

Tito

lo c

oncesso in

licenza a

federic

a p

etra

cca, 1

369116, o

rdin

e Is

tituto

Geogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Novara

Page 242: let spa

241

5 - Dal boom ai giorni nostri

1. Cos’è il Realismo magico e come l’ha svilup-pato Márquez? 219b-220a

2. Come concepì la poesia Octavio Paz? 222a

3. In cosa consiste lo sperimentalismo di Cortá-zar? 223b

4. Qual era il sogno di Arguedas? 225a

5. Quali sono i tratti distintivi dei personaggi diOnetti? 225b-226a

6. Qual è il tema dell’opera di Llosa? 228b

7. Cosa rappresenta la storia della famiglia Trabanel romanzo La casa degli spiriti? 231b

8. Quali sono i temi dell’opera di Sepúlveda?232a

9. Quale romanzo è considerato il migliore che siamai stato scritto sulla dittatura uruguayana?234b

10. Chi è Maqroll? Cita almeno un titolo nel qualecompaia questo personaggio. 235b-236a

11. Quali sono i due poli tematici attorno ai qualiruota l'opera di Marcela Serrano? 237a

12. Con quali tre romanzi ha trovato la fama RafaelCourtoisie? 239

DOMANDE DI VERIFICA

re e poi come direttore di diverse riviste letterarie. Scrive romanzi, racconti, ope-re drammatiche e saggi. Tra i romanzi: La tregua, Grazie per il fuoco; tra le rac-colte di racconti: Questa mattina, Geografie, Ricordi dimenticati, L’avvenire delmio passato.Alvaro Mutis (1923), colombiano, esordisce come poeta per poi dedicarsi allanarrativa, componendo romanzi e racconti fantastici nei quali sviluppa la figuradel leggendario gabbiere Maqroll: Imprese e disavventure del gabbiere Maqroll,Amirbar, Abdul Bashur, sognatore di vascelli, Trittico di mare e di terra, La casadi Araucaína.Osvaldo Soriano (1943-1997), romanziere argentino, ambienta le sue opere inPatagonia e a Buenos Aires: Triste, solitario e finale, Mai più pene né oblio, Quar-tieri d’inverno, Un’ombra ben presto sarai, L’ora senz’ombra.Marcela Serrano (1951), cilena, prende parte attiva alla vita politica del suo Pae-se e difende le rivendicazioni femministe: Noi che ci vogliamo così bene, L’al-bero delle donne tristi, Il tempo di Blanca, Nostra signora della solitudine, Quelche c’è nel mio cuore.Paco Ignacio Taibo II (1949), nato in Spagna da famiglia messicana, torna inMessico nel 1958. Si appassiona sia alla politica sia alla scrittura, distinguendo-si soprattutto con romanzi e racconti polizieschi: Eroi convocati, Come la vita, Labicicletta di Leonardo, Arcangeli.Rafael Courtoisie (1958), urugayano, diventa famoso grazie a tre romanzi, Vitedi cani, Sfregi e Facce sconosciute, nei quali analizza le conseguenze che unadittatura può avere sulla psiche degli uomini.

segue

Titolo

concesso in lic

enza a

federica p

etr

acca, 1369116, ord

ine Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostini 278651.C

opyright 2011 D

e A

gostini, N

ovara

Page 243: let spa

Titolo concesso in

licenza a fe

derica petra

cca, 1369116, o

rdine Istitu

to Geografic

o De Agostin

i 278651.C

opyright 2

011 De Agostin

i, Novara

Page 244: let spa

APPEN

DIC

E

1Fo

netica e o

rtografia

2Lo

spagn

olo

in A

merica Latin

aTitolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 245: let spa

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 246: let spa

245

L’alfabeto spagnolo si compone di 29 lettere:

◆ cinque vocali: a, e, i, o, u;

◆ ventiquattro consonanti: b (be), c (ce), ch (che), d (de), f (efe), g (ge), h (hache), j (jo-ta), k (ka), l (ele), ll (elle), m (eme), n (ene), ñ (eñe), p (pe), q (cu), r (erre), s (ese), t (te),v (uve), w (uve doble), x (equis), y (i griega), z (zeta).

PronunciaLe vocali si pronunciano come in italiano. Anche le consonanti, in genere, si pronuncia-no come in italiano, con alcune avvertenze.

◆ b, v quando si trovano tra due vocali hanno lo stesso suono bilabiale (ottenu-to socchiudendo le labbra); se poste in inizio di parola o precedute da mo n si pronunciano entrambe come la b in italiano.

◆ c davanti alle vocali e, i si pronuncia come l’inglese th, cioè come una t pro-nunciata con la lingua spinta in avanti fino a toccare i denti e con espira-zione (nell’alfabeto fonetico internazionale questo suono è indicato conil simbolo θ). Seguita dalle vocali a, o, u si pronuncia come in italiano (cdura), come nelle parole cárcel (carcere) e corazón (cuore).

◆ cc è un gruppo consonantico in cui le due lettere si pronunciano separata-mente come k-c, come nella parola acción (azione), che si pronuncia ak-thión.

◆ ch questo gruppo è considerato una sola consonante che ha suono c dolce,come nell’italiano “cielo”.

◆ d in fine di parola, come nei termini libertad (libertà) e humedad (umidità),ha un suono debole e si tende a non pronunciarla.

◆ g, j la g quando è seguita da e, i e la j davanti a tutte le vocali hanno suono aspi-rato come l’h inglese. Ad esempio, gitano (gitano) si pronuncia hitano ejardín (giardino) si pronuncia hardín.

◆ gn si pronunciano divise; g ha suono gutturale come nell’italiano gatto.

◆ gue, gui si pronunciano come ghe, ghi in italiano.

1 Fonetica e ortografia

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 247: let spa

246

1 - Fonetica e ortografia

◆ güe, güi si pronunciano come gue, gui in italiano.

◆ h è sempre muta.

◆ j in fine di parola ha suono molto più debole che all’inizio o all’interno.

◆ k ha il suono della c dura, ma è poco frequente.

◆ ll è consonante unica e pertanto indivisibile; si pronuncia come la sillabaitaliana gli. Ad esempio, llave (chiave) si pronuncia gliave.

◆ ñ si pronuncia come la sillaba italiana gni. Ad esempio, muñeca (bambola)si pronuncia mugneca.

◆ que, qui si pronunciano come le sillabe italiane che, chi. Ad esempio, queso (for-maggio) si pronuncia cheso.

◆ r ha suono dolce quando non è all’inizio di parola; forte (come una dop-pia r) quando è all’inizio di parola o è preceduta da l, n, s. Ad esempio,rabo (coda) si pronuncia rrabo. La doppia r tra due vocali è indivisibile.

◆ s ha il suono della s sorda italiana, come nella parola “sala”.

◆ sc davanti alle vocali e, i si pronunciano con due suoni separati (la divisio-ne sillabica è s-c).

◆ v vedi b.

◆ x si pronuncia come il gruppo gs in italiano.

◆ y è considerata consonante quando si trova in principio di parola o tra duevocali, come nel termine payaso (pagliaccio); è considerata vocale quan-do si trova in fine di parola o quando è congiunzione, come nel termineley (legge) o nell’espressione Mauricio y yo (Maurizio e io).

◆ z si pronuncia come l’inglese th. Nell’alfabeto fonetico internazionale que-sto suono è indicato con il simbolo θ, utilizzato anche per la lettera c.

Oltre alla r, possono essere doppie la c e la n.

Dittonghi e trittonghi

Le vocali si dividono in deboli (i, u) e forti (a, e, o).

◆ Il dittongo è formato dall’incontro di una vocale forte tonica con una debole atona odi una debole atona con una forte tonica; nella pronuncia l’accento cade sulla forte.Ad esempio, causa (causa) si pronuncia cáusa; viento (vento) si pronuncia viénto.

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 248: let spa

247

1 - Fonetica e ortografia

◆ Costituisce dittongo anche l’unione di due vocali deboli; in questo caso l’accento ca-de sulla seconda delle due. Ad esempio, ruido (rumore) si pronuncia ruído.

◆ Non si ha dittongo quando la vocale debole è tonica; in questo caso (hiato) questaporterà l’accento grafico. Ad esempio, país (paese), día (giorno).

◆ Non si ha dittongo neppure quando si ha l’unione di due vocali forti. Ad esempio,océano (oceano), héroe (eroe).

◆ Il trittongo risulta dall’unione di due vocali deboli con una forte. Ad esempio, conti-nuéis (continuate), despreciéis (disprezziate).

AccentoL’accento (sempre acuto) deve essere scritto in una serie precisa di casi:

◆ su tutte le parole sdrucciole (accento sulla terzultima sillaba), come ad esempio bár-ba-ro, lí-ne-a, es-tú-pi-do;

◆ sulle parole piane che finiscono con una consonante diversa da n, s oppure che han-no una i accentata nella penultima sillaba, come ad esempio a-zú-car, már-mol, com-pa-ñí-a;

◆ sulle parole tronche (accento sull’ultima sillaba) che finiscono per vocale o per n, s,come ad esempio cor-tés, na-ción, ma-má;

◆ sui monosillabi che hanno due accezioni diverse:

el (art.) él (pron.)

tu (agg.) tú (pron.)

mi (agg.) mí (pron.)

de (prep.) dé (verbo dar)

mas (avv.) más (quantità)

te (pron.) té (nome)

se (pron.) sé (verbo saber o ser)

si (condizionale) sí (affermazione, pron.)

este (agg.) éste (pron.)

ese (agg.) ése (pron.)

aquel (agg.) aquél (pron.)

solo (agg.) sólo (avv.)

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 249: let spa

248

1 - Fonetica e ortografia

Nelle frasi esclamative e interrogative, sia dirette che indirette, vanno accentate questeparole: cuál, cuán, cuándo, cuánto, cómo, dónde, qué, quién.

L’aggiunta di una sillaba nel plurale, che può far diventare piana una parola tronca, esdrucciola una piana, può far scomparire l’accento grafico (melón/melones;canción/canciones) o lo può far comparire (especimen/especímenes).In alcuni casi l’accento tonico, e se necessario quello grafico, cambia sillaba tra singo-lare e plurale: carácter/caracteres (pronuncia caractéres); régimen/regímenes.

Conservano l’accento grafico dell’aggettivo componente gli avverbi che terminano in -mente, come ágilmente (agilmente), hábilmente (abilmente).

Divisione sillabica

◆ I gruppi ch, ll, rr sono considerati un solo suono e risultano quindi indivisibili. Si tro-vano sempre all’inizio della sillaba. Ad esempio, cuchillo (coltello) si sillaba cu-chi-llo;correo (posta) si sillaba co-rre-o.

◆ I gruppi gn, sc, st e le doppie cc e nn si scindono nelle due componenti. Ad esempio,ostracismo (ostracismo) si sillaba os-tra-cis-mo; ascensor (ascensore) si sillaba as-cen-sor.

◆ La s davanti a consonante va posta alla fine della sillaba che la precede, mentre davantia vocale si comporta come in italiano. Ad esempio, estudio (studio) si sillaba es-tu-dio;casado (sposato) si sillaba ca-sa-do.

◆ I dittonghi e i trittonghi sono indivisibili. Ad esempio, viuda (vedova) si sillaba viu-da; continuéis (continuate) si sillaba con-ti-nuéis.

Punteggiatura

◆ La dieresi (diéresis) si applica sulla u delle sillabe gue, gui (güe, güi) quando la u deveessere pronunciata.

◆ Nello spagnolo moderno l’apostrofo non esiste.

◆ Le frasi interrogative ed esclamative vogliono all’inizio il rispettivo punto interrogati-vo o esclamativo rovesciato. Ad esempio, ¿Quién ha llegado? (Chi è arrivato?), ¡Quécansancio! (Che stanchezza!).

◆ Gli altri segni d’interpunzione si usano come i corrispondenti segni italiani.

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto G

eografico De A

gostini 278651.Copyright 2011 D

e Agostini, N

ovara

Page 250: let spa

249

Il castigliano diffusosi in America dopo la conquista e la colonizzazione spagnola nonpresenta differenze rilevanti rispetto a quello parlato in Spagna; tuttavia vi sono alcunediversità fonetiche, morfologiche, lessicali e sintattiche, soprattutto nella lingua parlata.

Particolarità fonetiche

◆ seseo (pronuncia di c e z come s, fenomeno diffuso in tutta l’Ispanoamerica)cerrar ➔ serrar chiuderecaza ➔ casa caccia

◆ yeísmo (pronuncia di ll come y)pollo ➔ poyo pollo

◆ pronuncia di ll e y come la j francese, (soprattutto in Argentina e Uruguay)llorar ➔ jorar piangereapoyo ➔ apojo appoggio

◆ aspirazione della s in fine di parola o quando è intervocalicamosca ➔ mohca moscaojos ➔ ojoh occhidespués ➔ dehpuéh dopo

◆ scambio tra r e l, che in fine di parola spesso si perdonopierna ➔ pielna gambacolmillo ➔ cormillo dente caninoseñor ➔ seño signorecandil ➔ candí lume

◆ aspirazione della h- iniziale derivante dalla f- iniziale latinahilo ➔ h’ilo filo

◆ riduzione dei gruppi consonantici a consonanti sempliciindirecto ➔ indireto indirettoindigno ➔ indino indegno

◆ caduta della d intervocalicapedazo ➔ peaso pezzosoldado ➔ soldao soldato

◆ aspirazione della r in fine di sillabacarne ➔ cahne carnecomerlo ➔ comehlo mangiarlo

2 Lo spagnolo in America Latina

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 251: let spa

250

2 - Lo spagnolo in America Latina

Particolarità morfologiche

◆ estensione del plurale¿Qué hora es? ➔ ¿Qué horas son? Che ora è?Las once ➔ Las onces Le undiciHace tiempo ➔ Hace tiempos Tempo fa

◆ frequente avverbializzazione dell’aggettivoElla viste bien ➔ Ella viste lindo Lei veste beneSubía sin problemas ➔ Subía fácil Saliva senza problemi

◆ anteposizione del possessivoHijo mío ➔ Mi hijo Figlio mio Amigos míos ➔ Mis amigos Amici miei

◆ uso di yo con preposizioneA mí ➔ A yo A meDe mí ➔ De yo Di meConmigo ➔ Con yo Con me

◆ preferenza per l’uso del passato remoto (canté) al posto del passato prossimo (hecantado)Hoy he estado con ella ➔ Hoy estuve con ella Oggi sono stato con lei

◆ voseo (uso di vos, forma arcaica di cortesia dello spagnolo, al posto di tú e ti)Tú tienes ➔ Vos tenés Tu haiA ti ➔ A vos A teContigo ➔ Con vos Con te

◆ uso di ustedes per la seconda persona plurale al posto di vosotrosVosotros estáis ➔ Ustedes están Voi state

Particolarità sintattiche

◆ costruzioni particolariHablamos mucho con él

Parliamo lui e ioHablamos él y yo (castigliano)Fuimos con vos

Siamo andati tu e ioFuimos tú y yo (castigliano)

◆ uso delle congiunzioniCada que habla me enojo

Quando parla mi arrabbioCuando habla me enojo (castigliano)Vuélvete cosa que te vean

Girati affinché ti vedanoVuélvete para que te vean (castigliano)

◆ la forma passiva si usa ancora meno che in SpagnaSe alquila casas (impersonale)

Si affittano caseSe alquilan casas (passiva, castigliano)

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 252: let spa

251

2 - Lo spagnolo in America Latina

◆ uso delle preposizioniIngresar al ejército

Entrare nell’esercitoIngresar en el ejército (castigliano)Estaba arriba de la mesa

Era sopra il tavoloEstaba encima de la mesa (castigliano)

Particolarità lessicali

Il lessico ispanoamericano ricalca quello castigliano, ma esistono espressioni utilizzate inAmerica Latina e sconosciute in Spagna. Ad esempio l’autobus (in castigliano autobús)viene chiamato in Messico camión, a Cuba guagua e in Argentina colectivo.

Indigenismi

Il contatto del castigliano con le lingue indigene del continente americano e delle Antilleha portato a un arricchimento del lessico. Dalle lingue dei nativi derivano ad esempio:

canoa canoa cacao cacaotabaco tabacco chocolate cioccolatoají peperoncino piccante hamaca amacabemba labbra bilongo malocchio

Arcaismi e neologismi

◆ Quando una lingua si espande, si osserva in genere che le aree più lontane dal centrosono le più conservatrici; questo spiega perché in America si adoperino numeroseparole che ormai non si usano più in Spagna (arcaísmos).CASTIGLIANO ISPANOAMERICANO

mirar ➔ catar guardareligero ➔ liviano leggeromanta ➔ frazada copertaoscuro ➔ prieto scurobonito ➔ lindo bello

◆ Lo spagnolo d’America è più permeabile di quello di Spagna ai neologismi, dato che sitratta di un’area linguistica confinante con regioni in cui si parlano altre lingue, come ilportoghese e l’inglese, e anche a causa dell’immigrazione dall’Europa. Per questo l’A-merica Latina ha accolto nel suo vocabolario, modificate o meno, molte parole straniere.CASTIGLIANO ISPANOAMERICANO

cuenta ➔ adición (dal francese) contopequeño ➔ petiso (dal portoghese) piccolocremallera ➔ zipper (dall’inglese) cerniera lampotrabajo ➔ laburo (dall’inglese) lavoro

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 253: let spa

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara

Page 254: let spa

AAlarcón, Pedro Antonio de 144

Alarcón, Juan Ruiz de 109Alarcón y Mendoza, Juan Ruiz de 183-184

Alas, Leopoldovedi Clarín

Alberdi, Juan Bautista 191-192

Alberti, Rafael 162, 163, 165-166

Alegría, Ciro 211-212

Aleixandre, Vicente 162Alemán, Mateo 74, 77Alfonso X il Dotto 24-26

Allende, Isabel 231-232

Alonso, Dámaso 97, 98, 162, Amadís de Gaula 46-48

Amiches, Carlos 158Arguedas, Alcides 208, 209

Arguedas, José María 224-225

Arrabal, Fernando 175arte mayor 31, 37

arte real 37

Ascasubi, Hilario 195

Asturias, Miguel Ángel 214-215

Auto de los Reyes Magos 27, 50avanguardie 159-161, 203Avellaneda, Alonso Fernández de 88Ávila, Santa Teresa de

vedi Jesús, Santa Teresa de Ayala, Adelarso López de 145Ayala, Pero López de 30-31, 37Ayala, Ramón Pérez de 158Azorín 153, 154-155

Azuela, Mariano 208-209

BBaena, Juan Alfonso 42Barca, Calderón de la 100, 109-112

Barocco 95-96, 182Baroja y Nessi, Pío 156

Bécquer, Gustavo Adolfo 132-133, 149Bello, Andrés 191

Benedetti, Mario 234

Berceo, Gonzalo de 23-24

Biedma, Jaime Gil de 173-174

Blest Gana, Alberto 194

Borges, Jorge Luis 212-214

Boscán Almogáver, Juan 65-66

Brimes, Francisco 173Buero Vallejo, Antonio 174

Ccaballería, libros de 44, 46-47

Cadalso, José 122-123

Calila e Dimna 25Calvino, Giovanni 61Cambaceres, Eugenio 197Campoamor, Ramón de 145canciones 42

Cancioniero de Baena 31, 42

cancionieros 37, 41-42

Cantar de mio Cid 20-21

Cantar de Roncesvalles 20Cantar de Rodrigo 20cantares de gesta 16, 19-20, 25cántigas 18, 19

Carpentier, Alejo 216

Casal, Julián del 199, 203

Casas, Bartolomé de las 180

Castillo, Bernal Díaz del 179

Castillo, Hernando del 42Castro, Guillén de 109Castro, Rosalía de 133

Cela, Camilo José 168-169

Cepeda y Ahumada, Teresa devedi Jesús, Santa Teresa de

Cernuda, Luis 162Cervantes Saavedra, Miguel de 42, 73, 74,

76, 81, 83-91, 100

253

IndiceSono indicate in neretto le pagine in cui l’autore o il concetto sono trattati in modo specificoT

itolo

conce

sso in

licenza

a fe

derica

petra

cca, 1

369116, o

rdin

e Istitu

to G

eogra

fico D

e A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2

011 D

e A

gostin

i, Nova

ra

Page 255: let spa

Cid Campeador 20Clarín 140, 142-143

Clavijero, Francisco Javier 188-189

Coloane, Francisco 233

Colombo, Cristoforo 179Comedians, Els 175-176Concettismo 96Controriforma 61Cortázar, Julio 223

Cortés, Hernán 179costumbrismo 139, 190Courtoise, Rafael 239

creazionismo 204

Crémer, Victoriano 172Criollismo 208

Cruz, Juan de la 61, 66, 67, 70-71

Cruz, suor Juana Inés de la 182-183

Cruz, Ramón de la 120cuaderna via 22, 29Cueva, Juan de la 81-82

Culteranismo 96

DDadaismo 159, 160

Darío, Ruben 132, 149, 150-151, 163, 199decires 42Delibes, Miguel 169-170

Delicado, Francisco 55Díaz Mirón, Salvador 199, 200-201

Diego, Gerardo 161, 162Disciplina clericalis 25Donoso, José 227-228

D’Ors, Eugenio 159

EEchegaray, José de 145Echeverría, Esteban 190-191

Encina, Juan del 51-52, 79Erasmo da Rotterdam 63

Ercilla, Alonso de 180-181

Espejo, Eugenio 187-188

Espronceda, José de 131-132

ejemplos 25, 31

FFaber, Cecilia Böhl de 134Feijoo y Montenegro, Benito 119

Ferlosio, Rafael Sánchez 170-171

Fernández, Lucas 79

Flores, Juan de 45, 46

Fuentes, Carlos 230-231

Fura dels baus 175-176Futurismo 159, 160

GGaldós, Benito Pérez 140-142

Gallegos, Rómulo 211

Garcilasovedi Vega, Garcilaso de la

gauchesca, letteratura 194-196

gaucho 194-195, 208Generazione del ’98 149, 153-157

Generazione del ’14 158-159

Generazione del ’27 161, 162-166

Generazione del ’36 172gesuiti 186-187

Gil y Carrasco, Enrique 133Gimferrer, Pedro 174

Góngora, Luis de 42, 69, 96-99, 162Gongorismo 97gracioso 104Groussac, Paul 196Guillén, Jorge 162Guzmán de Alfarache 77

Güiraldes, Ricardo 209, 210-211

HHernández, José 195

Herrera, Fernando de 66-67

Hidalgo, Bartolomé 195

hispani 12

Hita, Arciprete divedi Ruiz, Juan

Huidobro, Vicente 204

IIbañez, Vicente Blasco 145

Illuminismo 117-118

Iriarte, Tomás de 121-122

Irrazionalismo poetico 159, 160

Isaacs, Jorge 194

Isidoro di Siviglia 12, 13

Jjarchas 13, 18

Jesús, Santa Teresa de 61, 67, 69-70, 71

254

Indice analitico

Tito

lo c

once

sso in

lice

nza

a federica

petr

acc

a, 1369116, ord

ine Ist

ituto

Geogra

fico D

e A

gost

ini 2

78651.C

opyr

ight 2011 D

e A

gost

ini,

Nova

ra

Page 256: let spa

Jiménez, Juan Ramón 133, 151-153, 163

Jovellanos, Gaspar Melchor de 123

juglares 16, 17, 21

KKrausismo 139-140

LLandívar, Rafael 186-187

Larra, Mariano José de 134

Lazarillo de Tormes 75-77

León, Luis de 66, 67, 68-69, 162Lezama Lima, José 224

Libro de Alexandre 22Lizardi, José 188, 189Lope

vedi Vega, Lope de Lorca, Federico García 162, 163-165

Loyola, Ignacio de 61Lutero, Martin 61

Luzán, Ignacio 118-119

MMachado y Ruiz, Antonio 132, 133, 153,

155, 163Maeztu, Ramiro de 157Manierismo 66, 67Manrique, Gómez 50

Manrique, Jorge 40-41, 149, 162, Manuel, don Juan 32-34

Marañón, Gregorio 159Mármol, José 193

Márquez, Gabriel García 218, 219-222

Martí, José 199, 202

Mena, Juan de 37, 39-40, 53Mendoza, Iñigo Lopez de

vedi Santillana, marchese di mester de clerecía 22, 23, 29mester de juglaría 16, 22Miró, Gabriel 158Mistral, Gabriela 203-204

moaxaja 18Modernismo 149-150, 199Molina, Tirso de 108-109

Montalbán, Manuel Vázquez 171-172

Montalvo, Garci Rodríguez de 47-48

Montemayor, Jorge de 73Moratín, Leandro Fernández de

120-121

Moreno, Carlos Martínez 233-234

Moreto, Augustín 112Mutis, Álvaro 235

NNájera, Manuel Gutiérrez 199, 200

Naranjo Carrasquilla, Tomás 197Naturalismo 138-140, 145, 196Naturalismo regionalista 196Navagiero, Andrea 65Neoclassicismo 120-121, 186-187Neruda, Pablo 204-206

Nervo, Amado 202-203

Nora, Eugenio de 172novecentisti

vedi Generazione del ’14 novela sentimental 44-45, 46, 53novela bizantina 73novela morisca 73, 74novela pastoril 73novela picaresca 73, 74-77

OOnetti, Juan Carlos 225-226

Ortega Y Gasset, José 159

Otero, Blas de 173

PPadrón, Juan Rodríguez del 45Parnassianesimo 149, 150

Petrarca, Francesco 61-62, 65, 66Pidal, Menéndez 43poesía arraigada 172poesía desarraigada 172, 173Portillo y Rojas, José López 196-197Portugal, Dom Pedro de 45Positivismo 138Postbarocchismo 118-119

Prados, Emilio 162Preromanticismo 124

QQuevedo y Villegas, Francisco de 42, 69,

77, 96, 97, 99-101, 162Quintero, Álvarez, Serafín e Joaquín 158

255

Indice analitico

Titolo

conce

sso in

licenza

a fe

derica p

etracc

a, 1369116, o

rdin

e Istit

uto G

eografic

o De A

gostin

i 278651.C

opyrig

ht 2011 D

e Agost

ini,

Novara

Page 257: let spa

RRabasa, Emilio 197Realismo 138-140, 145, 196, 208, 209Realismo magico 168, 218-219, 221Riforma protestante 60, 61Rinascimento 62, 63-64

Rivas, duca di 130, 135

Rivera, José Eustasio 209, 210

Roa Bastos, Augusto 226-227

Rodríguez, Claudio 173Rojas, Fernando de 52-55

romanceros 42-43, 51Romanticismo 129-131, 133, 189-190

Romanticismo sociale 193Romanticismo realista 193, 194romanzo bizantino

vedi novela bizantinaromanzo moresco

vedi novela moriscaromanzo pastorale

vedi novela pastorilromanzo picaresco

vedi novela picarescaRosales, Luis 172Rueda, Lope de 81, 85Ruiz, José Martínez

vedi Azorín Ruiz, Juan 29-30

Rulfo, Juan 216

SSábato, Ernesto 230

Salinas, Pedro 162Samaniego, Félix María de 122

San Pedro, Diego de 45Sannazaro, Jacopo 73Sanz del Río, Julián 139Santos, Alonso de 175Santos, Luis Martín 171

Santillana, marchese di 37-39

Sarmiento, Domingo Faustino 192-193

Sastre, Alfonso 175scuola petrarchista 65-66

Sepúlveda, Luis 232

Serna, Gómez de la 160Serrano, Marcela 237-238

Sigüenza y Góngora, Carlos de 184

Sinisterra, José Sanchis 175Silva, Feliciano de 55Silva, José Asunción 199, 201

Simbolismo 149, 150

Soriano, Osvaldo 236-237

Surrealismo 159, 160, 161, 173

TTaibo II, Paco Ignacio 238

Teatro Fronterizo 175Torres y Villaroel, Diego de 118tropos 27

UUltraismo 160Umanesimo 61-63, 186Unamuno, Miguel de 153-154, 163

VValdés, Armando Palacio de 144

Valera, Juan 143

Valle-Inclán, Ramón del 156

Vallejo, César 206-207

Vargas Llosa, Mario 228-230

Vega, Garcilaso de la 65, 66, 67, 162Vega, Garcilaso de la, El Inca 181

Vega, Lope de 42, 55, 73, 74, 81, 85, 100,103, 104-109, 162

Vicente, Gil 79-80

villancicos 18-19

Vivanco, Luis Felipe 172

YYepes y Álvarez, Juan de

vedi Cruz, Ramón de la

ZZola, Émile 139Zorrilla, Francisco de Rojas 112Zorrilla, José 130, 135-136

256

Indice analitico

Titolo concesso in licenza a fe

derica petracca, 1

369116, ordine Istitu

to Geografico De Agostini 278651.Copyrig

ht 2011 De Agostini, N

ovara

Page 258: let spa

TUTTO lett spagnola ok 04-10-2007 08:13 Pagina 1

Colori compositi

TUTTO LETTERATURA SPAGNOLA

UN OPERA PER INFORMARSI, STUDIARE, RIEPILOGARE

Titolo concesso in licenza a federica petracca, 1369116, ordine Istituto Geografico De Agostini 278651.Copyright 2011 De Agostini, Novara