leopardo spensierato - piero bertolini e lo scautismo

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Piero Bertolini e lo scautismo Stefania Bertolini, Roberto Farné, Vittorio Pranzini, Federica Zampighi Leopardo spensierato

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Piero Bertolini e lo scautismo

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Page 1: Leopardo Spensierato - Piero Bertolini e lo scautismo

La collana tracce intende offrire ai capi scout e agli educatori indicazioni metodologiche e sussidi pratici per lasciare le tracce che servono ad orientare il cammino dei loro ragazzi.

€ 15,00

“Ho sempre detto a me stesso e agli amici più cari che probabilmente non sarei riuscito a fare ciò che ho fatto, o comunque che non l’avrei fatto

allo stesso modo, senza aver vissuto l’esperienza scout tanto intensamente e per tanto tempo.”

(Piero Bertolini) AA

.VV. L

eopardo spensierato Piero B

ertolini e lo scautismo

Piero Bertolini e lo scautismo

Stefania Bertolini, Roberto Farné, Vittorio Pranzini, Federica Zampighi

Leopardo spensierato

Queste pagine offrono un quadro del lungo e fecondo rapporto

fra lo scautismo e Piero Bertolini, considerato lo studioso che ha

dato una lettura del metodo scout nell’ambito della scienza pedagogica.Un rapporto iniziato da Bertolini negli

anni dell’adolescenza, con il totem di “Leopardo spensierato”,

poi continuato per tutta la vita, attraverso personali rielaborazioni

e riflessioni, come educatore e come scienziato dell’educazione.

Nello scautismo di Bertolini emerge tutta l’attualità di questo metodo

educativo e l’invito, non solo ai capi scout, ma più in generale

agli educatori e al mondo della scuola, a coglierne le grandi

potenzialità e a metterlo alla prova delle nuove sfide dell’educazione.

Page 2: Leopardo Spensierato - Piero Bertolini e lo scautismo

2 LeopardospensieratoPiero Bertolini e lo scautismo Introduzione 3

IncaricatadelComitatoeditoriale:Laura Galimberti

stampato su carta ecologica

ISBN 978-88-8054-879-9

Grafica:Studio Marabotto

Impaginazione:Giovanna Mathis

Inredazione:Maria Sole Migliari

Consulenzaeditoriale:Stefania Cesaretti

© FiordalisoSocietà cooperativaPiazza Pasquale Paoli, 1800186 Romawww.fiordaliso.it

Stefania Bertolini, Roberto Farné, Vittorio Pranzini, Federica Zampighi

Leopardo spensierato Piero Bertolini e lo scautismo

a cura di Vittorio Pranziniin collaborazione con il “Centro Studi P.Bertolini”

edizioni scout • fiordaliso

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2 LeopardospensieratoPiero Bertolini e lo scautismo Introduzione 3

IncaricatadelComitatoeditoriale:Laura Galimberti

stampato su carta ecologica

ISBN 978-88-8054-879-9

Grafica:Studio Marabotto

Impaginazione:Giovanna Mathis

Inredazione:Maria Sole Migliari

Consulenzaeditoriale:Stefania Cesaretti

© FiordalisoSocietà cooperativaPiazza Pasquale Paoli, 1800186 Romawww.fiordaliso.it

Stefania Bertolini, Roberto Farné, Vittorio Pranzini, Federica Zampighi

Leopardo spensierato Piero Bertolini e lo scautismo

a cura di Vittorio Pranziniin collaborazione con il “Centro Studi P.Bertolini”

edizioni scout • fiordaliso

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4 LeopardospensieratoPiero Bertolini e lo scautismo Introduzione 5

GLI AUTORI

StefaniaBertoliniDottore di Ricerca in Ecologia con specializzazione in Educazione Ambientale. Si occupa di te-matiche legate all’educazione per uno sviluppo sostenibile e ha realizzato numerosi progetti per Enti Locali. Collabora con l’Università di Bologna ed è autrice di pubblicazioni sulla didattica, le esperienze e le metodologie in educazione ambientale.

RobertoFarnéProfessore ordinario in Didattica generale all’Università di Bologna, insegna “Pedagogia del gioco e dello sport” nella Facoltà di Scienze motorie. È attualmente direttore del Dipartimento di Scienze dell’Educazione. I suoi studi e le sue ricerche riguardano i temi della pedagogia del gioco e della media education. Tra le sue pubblicazioni recenti: Sporteformazione (2008); Dilettoegiovamento.Leimmaginiel’educazione (2006). È direttore della rivista “Infanzia”.

VittorioPranziniPedagogista è stato direttore dell’Istituto di Rieducazione “C. Beccaria” di Milano e responsabile dei Servizi Educativi del Comune di Ravenna. Ha ricoperto incarichi regionali e nazionali nell’AGE-SCI, come Responsabile della Formazione Capi e del Comitato Editoriale. Svolge, inoltre, attività di ricerca su materiali di tradizione colta e popolare relativi alla cultura dell’infanzia e all’iconografia sacra di piccolo formato. Su questi diversi temi ha scritto numerosi saggi su riviste specializzate, cataloghi, opere individuali e in collaborazione con altri. In particolare con le Edizioni Fiordaliso ha pubblicato: ScautismooggiePedagogiascout (con P. Bertolini), Simbolismoscout(con S. Settine-ri), Scautismoincartolina, 1907- 2007, Cent’annidiscautismotrastoriametodoeattualità e, con il figlio Nicolò, Dizionarioscoutillustrato.

FedericaZampighiLaureata in Pedagogia, pedagogista presso una pubblica amministrazione nell’ambito dei servizi per l’adolescenza e la famiglia. Collabora con la Facoltà di Scienze delle Formazione dell’Università di Bologna per il corso di laurea specialistico in Pedagogia. Ha ricevuto una borsa di studio dal Dipartimento di Scienze dell’Educazione per la realizzazione del Fondo intitolato a Piero Bertolini.

INDICE

INTRODUzIONE acuradegliautori

CAPITOLO 1VittorioPranziniLo scautismo nella vita di Piero Bertolini Cronologia delle opere sullo scautismo

CAPITOLO 2StefaniaBertoliniFedericaZampighiUn inizio fortunoso per una meta serena: il Quaderno di caccia di Leopardospensierato CAPITOLO 3VittorioPranziniLa riflessione pedagogica sullo scautismo Pedagogia scoutScautismo e scuolaScautismo e tempo liberoScautismo e rieducazioneMetodo scout e sperimentazione

CAPITOLO 4RobertoFarnéPiero Bertolini: dallo scautismo alla pedagogia

7

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6669

103112119125

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GLI AUTORI

StefaniaBertoliniDottore di Ricerca in Ecologia con specializzazione in Educazione Ambientale. Si occupa di te-matiche legate all’educazione per uno sviluppo sostenibile e ha realizzato numerosi progetti per Enti Locali. Collabora con l’Università di Bologna ed è autrice di pubblicazioni sulla didattica, le esperienze e le metodologie in educazione ambientale.

RobertoFarnéProfessore ordinario in Didattica generale all’Università di Bologna, insegna “Pedagogia del gioco e dello sport” nella Facoltà di Scienze motorie. È attualmente direttore del Dipartimento di Scienze dell’Educazione. I suoi studi e le sue ricerche riguardano i temi della pedagogia del gioco e della media education. Tra le sue pubblicazioni recenti: Sporteformazione (2008); Dilettoegiovamento.Leimmaginiel’educazione (2006). È direttore della rivista “Infanzia”.

VittorioPranziniPedagogista è stato direttore dell’Istituto di Rieducazione “C. Beccaria” di Milano e responsabile dei Servizi Educativi del Comune di Ravenna. Ha ricoperto incarichi regionali e nazionali nell’AGE-SCI, come Responsabile della Formazione Capi e del Comitato Editoriale. Svolge, inoltre, attività di ricerca su materiali di tradizione colta e popolare relativi alla cultura dell’infanzia e all’iconografia sacra di piccolo formato. Su questi diversi temi ha scritto numerosi saggi su riviste specializzate, cataloghi, opere individuali e in collaborazione con altri. In particolare con le Edizioni Fiordaliso ha pubblicato: ScautismooggiePedagogiascout (con P. Bertolini), Simbolismoscout(con S. Settine-ri), Scautismoincartolina, 1907- 2007, Cent’annidiscautismotrastoriametodoeattualità e, con il figlio Nicolò, Dizionarioscoutillustrato.

FedericaZampighiLaureata in Pedagogia, pedagogista presso una pubblica amministrazione nell’ambito dei servizi per l’adolescenza e la famiglia. Collabora con la Facoltà di Scienze delle Formazione dell’Università di Bologna per il corso di laurea specialistico in Pedagogia. Ha ricevuto una borsa di studio dal Dipartimento di Scienze dell’Educazione per la realizzazione del Fondo intitolato a Piero Bertolini.

INDICE

INTRODUzIONE acuradegliautori

CAPITOLO 1VittorioPranziniLo scautismo nella vita di Piero Bertolini Cronologia delle opere sullo scautismo

CAPITOLO 2StefaniaBertoliniFedericaZampighiUn inizio fortunoso per una meta serena: il Quaderno di caccia di Leopardospensierato CAPITOLO 3VittorioPranziniLa riflessione pedagogica sullo scautismo Pedagogia scoutScautismo e scuolaScautismo e tempo liberoScautismo e rieducazioneMetodo scout e sperimentazione

CAPITOLO 4RobertoFarnéPiero Bertolini: dallo scautismo alla pedagogia

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INTRODUzIONE

Quando Piero Bertolini ci ha lasciato, il 16 settembre 2006, un gruppo di suoi allievi e più stretti collaboratori, dai più anziani ai più giovani, si è posto il problema di come proseguire un cammino di studio e di ricerca nel campo della pedagogia, mettendo a frutto i suoi insegnamenti, non solo nei termini di un “ricordo” da mantenere vivo, ma in quelli ben più impegnativi di un lascito culturale e scientifico su cui investire, nella convinzione che si tratti di un sostanzioso patrimonio che può continuare a dare buoni frutti.

Questo libro vuole essere un contributo in questa direzione e si caratterizza, soprattutto, per due aspetti: la scelta di un tema specifico e la peculiarità degli autori. Relativamente al tema abbiamo voluto ripercorrere il rapporto di Bertolini con lo scautismo, dalle prime esperienze giovanili fino alle sue ultime riflessioni, per sottolineare l’importanza della sua “pedagogia scout” nell’ambito, non solo nazionale, di questo movimento giovanile.

Per quanto riguarda gli autori si tratta di persone legate a Piero da rapporti differenti: la figlia Stefania, anch’essa studiosa di problematiche educative e custode assieme ai fratelli, delle memorie paterne; Roberto, uno dei suoi allievi e poi collaboratore come docente ed ora direttore del Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna; Federica, una delle ultime allieve e sua collaboratrice in quella che si può considerare l’ultima “avventura” formativa di Piero: il seminario residenziale sul tema “Impariamo a fare politica”; infine Vittorio, suo allievo, come studente lavoratore fin dall’inizio della

TESTIMONIANzEAndreaCanevaroPiero Bertolini costruttore di ragioni di ottimismoGiovanniCattiSaper vivere e saper perdere: sempre con stile

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INTRODUzIONE

Quando Piero Bertolini ci ha lasciato, il 16 settembre 2006, un gruppo di suoi allievi e più stretti collaboratori, dai più anziani ai più giovani, si è posto il problema di come proseguire un cammino di studio e di ricerca nel campo della pedagogia, mettendo a frutto i suoi insegnamenti, non solo nei termini di un “ricordo” da mantenere vivo, ma in quelli ben più impegnativi di un lascito culturale e scientifico su cui investire, nella convinzione che si tratti di un sostanzioso patrimonio che può continuare a dare buoni frutti.

Questo libro vuole essere un contributo in questa direzione e si caratterizza, soprattutto, per due aspetti: la scelta di un tema specifico e la peculiarità degli autori. Relativamente al tema abbiamo voluto ripercorrere il rapporto di Bertolini con lo scautismo, dalle prime esperienze giovanili fino alle sue ultime riflessioni, per sottolineare l’importanza della sua “pedagogia scout” nell’ambito, non solo nazionale, di questo movimento giovanile.

Per quanto riguarda gli autori si tratta di persone legate a Piero da rapporti differenti: la figlia Stefania, anch’essa studiosa di problematiche educative e custode assieme ai fratelli, delle memorie paterne; Roberto, uno dei suoi allievi e poi collaboratore come docente ed ora direttore del Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna; Federica, una delle ultime allieve e sua collaboratrice in quella che si può considerare l’ultima “avventura” formativa di Piero: il seminario residenziale sul tema “Impariamo a fare politica”; infine Vittorio, suo allievo, come studente lavoratore fin dall’inizio della

TESTIMONIANzEAndreaCanevaroPiero Bertolini costruttore di ragioni di ottimismoGiovanniCattiSaper vivere e saper perdere: sempre con stile

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cattedra bolognese, e che lo ha sostituito alla direzione dell’istituto di rieducazione “C. Beccaria” di Milano, continuando per tutta la vita una collaborazione professionale e un’amicizia caratterizzata da una condivisione dei valori dello scautismo.Ognuno di loro, sulla base delle rispettive competenze e interessi, ha sviluppato una parte del libro con senso di continuità con le altre: innanzitutto alcuni elementi biografici relativi ai rapporti fra Piero e lo scautismo, con la bibliografia completa degli scritti su questo tema; la presentazione del suo Quaderno di caccia, una preziosa e curiosa testimonianza degli anni dell’adolescenza; la raccolta, per grandi temi, delle principali opere sullo scautismo, dai libri ai saggi e agli articoli sulle riviste specializzate; il percorso fatto da Bertolini dallo scautismo alla pedagogia, per costruire nel tempo la propria identità scientifica e professionale.Concludono il libro le testimonianze di Andrea Canevaro e Giovanni Catti, entrambi legati oltre che da una lunga amicizia e collaborazione nel settore della ricerca educativa anche da un comune interesse per lo scautismo.

Ringraziamo, inoltre, Adolfo zavelani, amico e compagno scout di Bertolini, per aver reperito le belle fotografie che illustrano il libro.

Bertolini era uno straordinario “conservatore”, nel senso che tendeva a conservare tutto ciò che di materiale caratterizzava il suo lavoro: tabulati e questionari di ricerche già pubblicate (ma su cui c’erano indicazioni scritte a mano, sottolineature, commenti ecc.); quaderni e fogli sparsi di appunti presi nelle più diverse riunioni e negli innumerevoli convegni a cui partecipava (con annotati i nomi delle persone che di volta in volta intervenivano…), documenti e lettere riferiti ai più vari aspetti istituzionali in cui è stato coinvolto nel corso della sua carriera ecc.Tutti questi materiali, oltre ai libri, riempivano i numerosi scaffali dello studio nel quale Bertolini lavorava a casa propria e di quello all’Università, secondo un “ordine” che rispondeva a criteri che lui conosceva e che ad altri poteva apparire piuttosto un dis-ordine.

Senza asportare alcunché dal suo studio domestico, si è deciso, con il consenso della famiglia, di continuare a far “vivere” quello spazio, come una sorta di ambiente di ricerca, nella convinzione che lì, tra faldoni e raccoglitori, in cassetti e scatole traboccanti di carte, sfogliando cartelle tenute insieme con elastici, ci fosse ancora molto da conoscere e da imparare, per chi già aveva da lui imparato molto.

Il Centro Studi Piero Bertolini, a cui hanno dato vita i suoi allievi e gran parte di coloro che si trovavano periodicamente con lui intorno alla rivista Encyclopaideia, ha messo a disposizione del Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna, per due anni, una borsa di studio con lo scopo di realizzare un inventario e successivamente un’archiviazione dei materiali di lavoro significativi e di tutte le pubblicazioni di Piero Bertolini, per la costituzione di un “Fondo” a lui dedicato. È nel corso di queste fasi di lavoro che è “emerso” (il termine è quello giusto) un Quadernodicaccia relativo alle sue esperienze scout in un arco di tempo di circa 4 anni a partire dal 1948, quando Bertolini aveva 17 anni. Leopardospensierato è il nome che compare sul quaderno, perché quello era il suo “totem” nell’ambiente scout.

A distanza di oltre sessant’anni, quel ritrovamento ha avuto due esiti: il primo è stato quello dell’emozione (fortemente condivisa dagli stessi famigliari di Piero, che di quel quaderno non conoscevano l’esistenza) per il contatto diretto con una delle esperienze che più hanno segnato la formazione di Bertolini. Un’esperienza tutt’altro che ignota: lui stesso ne ha parlato e ne ha scritto molto, esibendola spesso come una sorta di “materiale didattico” a cui ricorreva nelle sue lezioni per dare concretezza esemplificativa a certi “discorsi” sull’educazione. Attraverso quel quaderno si era come di fronte allo scout Piero Bertolini, non al pedagogista che “traduce” la sua esperienza scout. Come scrivono Stefania Bertolini e Federica zampighi nel loro capitolo in questo libro: «Giovane è la sua esperienza, giovane è la sua età, ma il quaderno sembra già distinguere come quella lì riportata non sia una semplice e comune

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cattedra bolognese, e che lo ha sostituito alla direzione dell’istituto di rieducazione “C. Beccaria” di Milano, continuando per tutta la vita una collaborazione professionale e un’amicizia caratterizzata da una condivisione dei valori dello scautismo.Ognuno di loro, sulla base delle rispettive competenze e interessi, ha sviluppato una parte del libro con senso di continuità con le altre: innanzitutto alcuni elementi biografici relativi ai rapporti fra Piero e lo scautismo, con la bibliografia completa degli scritti su questo tema; la presentazione del suo Quaderno di caccia, una preziosa e curiosa testimonianza degli anni dell’adolescenza; la raccolta, per grandi temi, delle principali opere sullo scautismo, dai libri ai saggi e agli articoli sulle riviste specializzate; il percorso fatto da Bertolini dallo scautismo alla pedagogia, per costruire nel tempo la propria identità scientifica e professionale.Concludono il libro le testimonianze di Andrea Canevaro e Giovanni Catti, entrambi legati oltre che da una lunga amicizia e collaborazione nel settore della ricerca educativa anche da un comune interesse per lo scautismo.

Ringraziamo, inoltre, Adolfo zavelani, amico e compagno scout di Bertolini, per aver reperito le belle fotografie che illustrano il libro.

Bertolini era uno straordinario “conservatore”, nel senso che tendeva a conservare tutto ciò che di materiale caratterizzava il suo lavoro: tabulati e questionari di ricerche già pubblicate (ma su cui c’erano indicazioni scritte a mano, sottolineature, commenti ecc.); quaderni e fogli sparsi di appunti presi nelle più diverse riunioni e negli innumerevoli convegni a cui partecipava (con annotati i nomi delle persone che di volta in volta intervenivano…), documenti e lettere riferiti ai più vari aspetti istituzionali in cui è stato coinvolto nel corso della sua carriera ecc.Tutti questi materiali, oltre ai libri, riempivano i numerosi scaffali dello studio nel quale Bertolini lavorava a casa propria e di quello all’Università, secondo un “ordine” che rispondeva a criteri che lui conosceva e che ad altri poteva apparire piuttosto un dis-ordine.

Senza asportare alcunché dal suo studio domestico, si è deciso, con il consenso della famiglia, di continuare a far “vivere” quello spazio, come una sorta di ambiente di ricerca, nella convinzione che lì, tra faldoni e raccoglitori, in cassetti e scatole traboccanti di carte, sfogliando cartelle tenute insieme con elastici, ci fosse ancora molto da conoscere e da imparare, per chi già aveva da lui imparato molto.

Il Centro Studi Piero Bertolini, a cui hanno dato vita i suoi allievi e gran parte di coloro che si trovavano periodicamente con lui intorno alla rivista Encyclopaideia, ha messo a disposizione del Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna, per due anni, una borsa di studio con lo scopo di realizzare un inventario e successivamente un’archiviazione dei materiali di lavoro significativi e di tutte le pubblicazioni di Piero Bertolini, per la costituzione di un “Fondo” a lui dedicato. È nel corso di queste fasi di lavoro che è “emerso” (il termine è quello giusto) un Quadernodicaccia relativo alle sue esperienze scout in un arco di tempo di circa 4 anni a partire dal 1948, quando Bertolini aveva 17 anni. Leopardospensierato è il nome che compare sul quaderno, perché quello era il suo “totem” nell’ambiente scout.

A distanza di oltre sessant’anni, quel ritrovamento ha avuto due esiti: il primo è stato quello dell’emozione (fortemente condivisa dagli stessi famigliari di Piero, che di quel quaderno non conoscevano l’esistenza) per il contatto diretto con una delle esperienze che più hanno segnato la formazione di Bertolini. Un’esperienza tutt’altro che ignota: lui stesso ne ha parlato e ne ha scritto molto, esibendola spesso come una sorta di “materiale didattico” a cui ricorreva nelle sue lezioni per dare concretezza esemplificativa a certi “discorsi” sull’educazione. Attraverso quel quaderno si era come di fronte allo scout Piero Bertolini, non al pedagogista che “traduce” la sua esperienza scout. Come scrivono Stefania Bertolini e Federica zampighi nel loro capitolo in questo libro: «Giovane è la sua esperienza, giovane è la sua età, ma il quaderno sembra già distinguere come quella lì riportata non sia una semplice e comune

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documentazione, ma la traccia di un’identità già pedagogicamente orientata». In altri termini, quello di Leopardo spensierato ci è apparso non come un normale Quaderno di caccia tipico degli Esploratori, per lui doveva avere qualche significato in più. Forse lui stesso ne era consapevole e forse proprio per questo lo ha conservato facendolo arrivare fino a noi.

Il secondo esito è stato quello di sollecitare una rilettura critica dell’esperienza e della pedagogia scout di Bertolini, a partire dal suo quaderno che diventava così un eccellente pre-testo per riflettere su questa dimensione, assumendola in tutte le sue declinazioni: quella biografica personale ascrivibile alla sua formazione, quella del suo impegno testimoniato dal ritornare periodicamente a riflettere e a scrivere su e di scautismo, quella infine dello scautismo come segno che ha caratterizzato in forme esplicite o implicite la sua ricerca in pedagogia.

Questo libro, nel tentativo di dare conto di questi differenti registri, non intende affatto “ridurre” allo scautismo la figura di Piero Bertolini. Nella pedagogia italiana dell’ultimo mezzo secolo Bertolini è una figura difficilmente riducibile ad una sola dimensione, come è ampiamente testimoniato dal suo lavoro di educatore e di ricercatore, di filosofo dell’educazione e di professore universitario. Chi lo ha conosciuto direttamente, o indirettamente attraverso la sua produzione scientifica, sa che lo scautismo è stato parte significativa della sua formazione pedagogica, ma sa che Bertolini è andato ben oltre quell’esperienza, senza sconfessarla ma anche senza farne il tratto distintivo della “sua pedagogia”. Egli peraltro tendeva a sfuggire da ogni tentativo di incasellamento all’interno di determinate “categorie” ideologiche o scientifiche, rivendicando il valore di una laicità che comprendeva in sé il tratto epistemologico (ed esistenziale) della complessità, della ricerca di “verità” a condizione di assumerle con la “v” minuscola.Ci siamo accorti che lo scautismo nel lavoro e nella riflessione di

Piero Bertolini non è affatto un percorso semplice, descrivibile attraverso la linearità di un’esperienza vissuta e la riproposizione riproduzione di un metodo e delle sue tecniche. Bertolini, in un certo senso, si appropria dello scautismo, lo rielabora come dispositivo pedagogico in contesti altri da quelli che gli sono propri, lo mette continuamente alla prova dei fatti e delle teorie. Lo scautismo di Piero Bertolini si carica di una complessità, di risvolti critici, di punti di vista che lo rendono tutt’altro che “facile” e scontato come esperienza educativa; forse, proprio per questo, mantiene la sua suggestione pedagogica.

Con questo spirito l’affidiamo agli educatori di oggi e, specialmente, ai capi educatori impegnati in questo grande movimento, affinché, come desiderava e auspicava Piero Bertolini, si rendano sempre più conto delle grandi potenzialità di questo metodo educativo, che, ormai ultracentenario, continua a sfidare il tempo, con la sua attualità e capacità di rispondere ai bisogni dei giovani e alla loro formazione.

StefaniaBertolini,RobertoFarné,VittorioPranzini,FedericaZampighi

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10 LeopardospensieratoPiero Bertolini e lo scautismo Introduzione 11

documentazione, ma la traccia di un’identità già pedagogicamente orientata». In altri termini, quello di Leopardo spensierato ci è apparso non come un normale Quaderno di caccia tipico degli Esploratori, per lui doveva avere qualche significato in più. Forse lui stesso ne era consapevole e forse proprio per questo lo ha conservato facendolo arrivare fino a noi.

Il secondo esito è stato quello di sollecitare una rilettura critica dell’esperienza e della pedagogia scout di Bertolini, a partire dal suo quaderno che diventava così un eccellente pre-testo per riflettere su questa dimensione, assumendola in tutte le sue declinazioni: quella biografica personale ascrivibile alla sua formazione, quella del suo impegno testimoniato dal ritornare periodicamente a riflettere e a scrivere su e di scautismo, quella infine dello scautismo come segno che ha caratterizzato in forme esplicite o implicite la sua ricerca in pedagogia.

Questo libro, nel tentativo di dare conto di questi differenti registri, non intende affatto “ridurre” allo scautismo la figura di Piero Bertolini. Nella pedagogia italiana dell’ultimo mezzo secolo Bertolini è una figura difficilmente riducibile ad una sola dimensione, come è ampiamente testimoniato dal suo lavoro di educatore e di ricercatore, di filosofo dell’educazione e di professore universitario. Chi lo ha conosciuto direttamente, o indirettamente attraverso la sua produzione scientifica, sa che lo scautismo è stato parte significativa della sua formazione pedagogica, ma sa che Bertolini è andato ben oltre quell’esperienza, senza sconfessarla ma anche senza farne il tratto distintivo della “sua pedagogia”. Egli peraltro tendeva a sfuggire da ogni tentativo di incasellamento all’interno di determinate “categorie” ideologiche o scientifiche, rivendicando il valore di una laicità che comprendeva in sé il tratto epistemologico (ed esistenziale) della complessità, della ricerca di “verità” a condizione di assumerle con la “v” minuscola.Ci siamo accorti che lo scautismo nel lavoro e nella riflessione di

Piero Bertolini non è affatto un percorso semplice, descrivibile attraverso la linearità di un’esperienza vissuta e la riproposizione riproduzione di un metodo e delle sue tecniche. Bertolini, in un certo senso, si appropria dello scautismo, lo rielabora come dispositivo pedagogico in contesti altri da quelli che gli sono propri, lo mette continuamente alla prova dei fatti e delle teorie. Lo scautismo di Piero Bertolini si carica di una complessità, di risvolti critici, di punti di vista che lo rendono tutt’altro che “facile” e scontato come esperienza educativa; forse, proprio per questo, mantiene la sua suggestione pedagogica.

Con questo spirito l’affidiamo agli educatori di oggi e, specialmente, ai capi educatori impegnati in questo grande movimento, affinché, come desiderava e auspicava Piero Bertolini, si rendano sempre più conto delle grandi potenzialità di questo metodo educativo, che, ormai ultracentenario, continua a sfidare il tempo, con la sua attualità e capacità di rispondere ai bisogni dei giovani e alla loro formazione.

StefaniaBertolini,RobertoFarné,VittorioPranzini,FedericaZampighi

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12 LeopardospensieratoPiero Bertolini e lo scautismo 1.LoscautismonellavitadiPieroBertolini 13

1.Lo scautismo

nella vita di Piero Bertolini

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12 LeopardospensieratoPiero Bertolini e lo scautismo 1.LoscautismonellavitadiPieroBertolini 13

1.Lo scautismo

nella vita di Piero Bertolini

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14 LeopardospensieratoPiero Bertolini e lo scautismo 1.LoscautismonellavitadiPieroBertolini 15

Lo scautismo nella vita di Piero BertoliniVittorioPranzini

Gliannidelloscautismoattivo

Fra le circostanze più caratteristiche e più significative della vita personale, culturale e professionale di Piero, la prima, come lui stes-so ci rivela (v. M. Tarozzi, a cura di, Direzionedisenso.Studi inonorediP.Bertolini, CLUEB, Bologna, 2006, p.400) è rappresen-tata dall’aver partecipato per 13 anni al movimento scout, al quale lo aveva indirizzato suo padre. Ma, come lui stesso riferisce, la scelta di impegnarsi a tutto campo in quel movimento non fu conseguente solo alla spinta paterna in quella direzione, ma alla constatazione che gli ideali scout collimavano in modo sorprendente con alcune convinzioni o esigenze che era andato maturando sul piano dei va-lori. Tra questi sottolinea l’importanza che il movimento scout dava alla responsabilità e alla libertà personale, alla consapevolezza che un’autentica vita comunitaria può rappresentare una ricchezza per gli individui che vi partecipano; alla possibilità di soddisfare certe esigenze religiose che, malgrado tutto, gli si affacciavano alla men-te ma che mal sopportavano qualsiasi atteggiamento di sudditanza acritica; alla certezza che l’impegno sociale rappresentava un fine irrinunciabile e per di più condotto al di fuori di qualsiasi irreggi-mentazione spersonalizzante.D’altra parte, è sempre stato convinto e l’ha sempre ripetuto, come si può vedere in tutti i suoi scritti sul tema, che lo scautismo costitu-isce la più importante e riuscita metodologia per quanto attiene non solo all’occupazione del tempo libero, ma anche e forse soprattutto, per lo sviluppo integrale della personalità umana.

Per queste ragioni e tenuto conto che gli anni dell’adolescenza e del-la prima giovinezza, legati all’esperienza scout, hanno inciso pro-fondamente e indelebilmente sulla sua vita ritengo sia importante ri-percorrerli, se pur brevemente, con l’aiuto della documentazione che mi è stato possibile raccogliere nell’archivio storico dello scautismo italiano presso il Centro Studi e Documentazione scout “M. Mazza” di Genova, costituita prevalentemente dai fogli dei censimenti del Gruppo scout dell’ASCI (Associazione Scautistica Cattolica Italia-na), di cui faceva parte.L’esperienza scout di Piero, nato a Torino nel 1931, è iniziata nel 1945, come Esploratore, all’età di 14 anni, nel Gruppo ASCI Milano IV “Veritas”, che era stato fondato l’anno prima, nel 1944, quando la città era ancora occupata dai tedeschi. In quegli anni lo scauti-smo, soppresso dal fascismo nel 1928, stava tentando di risorgere in molte città a cominciare da quelle del sud, man mano che venivano liberate, con l’aiuto materiale e tecnico degli alleati. Questo Gruppo, fondato da don Guido Aceti, presso la parrocchia di San Gregorio,

Moduli del censimento del Reparto ASCI Milano IV, 1946

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14 LeopardospensieratoPiero Bertolini e lo scautismo 1.LoscautismonellavitadiPieroBertolini 15

Lo scautismo nella vita di Piero BertoliniVittorioPranzini

Gliannidelloscautismoattivo

Fra le circostanze più caratteristiche e più significative della vita personale, culturale e professionale di Piero, la prima, come lui stes-so ci rivela (v. M. Tarozzi, a cura di, Direzionedisenso.Studi inonorediP.Bertolini, CLUEB, Bologna, 2006, p.400) è rappresen-tata dall’aver partecipato per 13 anni al movimento scout, al quale lo aveva indirizzato suo padre. Ma, come lui stesso riferisce, la scelta di impegnarsi a tutto campo in quel movimento non fu conseguente solo alla spinta paterna in quella direzione, ma alla constatazione che gli ideali scout collimavano in modo sorprendente con alcune convinzioni o esigenze che era andato maturando sul piano dei va-lori. Tra questi sottolinea l’importanza che il movimento scout dava alla responsabilità e alla libertà personale, alla consapevolezza che un’autentica vita comunitaria può rappresentare una ricchezza per gli individui che vi partecipano; alla possibilità di soddisfare certe esigenze religiose che, malgrado tutto, gli si affacciavano alla men-te ma che mal sopportavano qualsiasi atteggiamento di sudditanza acritica; alla certezza che l’impegno sociale rappresentava un fine irrinunciabile e per di più condotto al di fuori di qualsiasi irreggi-mentazione spersonalizzante.D’altra parte, è sempre stato convinto e l’ha sempre ripetuto, come si può vedere in tutti i suoi scritti sul tema, che lo scautismo costitu-isce la più importante e riuscita metodologia per quanto attiene non solo all’occupazione del tempo libero, ma anche e forse soprattutto, per lo sviluppo integrale della personalità umana.

Per queste ragioni e tenuto conto che gli anni dell’adolescenza e del-la prima giovinezza, legati all’esperienza scout, hanno inciso pro-fondamente e indelebilmente sulla sua vita ritengo sia importante ri-percorrerli, se pur brevemente, con l’aiuto della documentazione che mi è stato possibile raccogliere nell’archivio storico dello scautismo italiano presso il Centro Studi e Documentazione scout “M. Mazza” di Genova, costituita prevalentemente dai fogli dei censimenti del Gruppo scout dell’ASCI (Associazione Scautistica Cattolica Italia-na), di cui faceva parte.L’esperienza scout di Piero, nato a Torino nel 1931, è iniziata nel 1945, come Esploratore, all’età di 14 anni, nel Gruppo ASCI Milano IV “Veritas”, che era stato fondato l’anno prima, nel 1944, quando la città era ancora occupata dai tedeschi. In quegli anni lo scauti-smo, soppresso dal fascismo nel 1928, stava tentando di risorgere in molte città a cominciare da quelle del sud, man mano che venivano liberate, con l’aiuto materiale e tecnico degli alleati. Questo Gruppo, fondato da don Guido Aceti, presso la parrocchia di San Gregorio,

Moduli del censimento del Reparto ASCI Milano IV, 1946

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16 LeopardospensieratoPiero Bertolini e lo scautismo 1.LoscautismonellavitadiPieroBertolini 17

iniziò la propria attività in modo clandestino, con squadriglie, campi estive, attività scout, avendo come sola precauzione, l’uso simbolico dei calzettoni bianchi al posto dell’uniforme scout.I colori del fazzoletto e della fiamma del gruppo, azzurro e oro, furono scelti come simboli del cielo in cui volano delle aquile d’oro, ricordo del periodo delle “Aquile Randagie” noto Gruppo di scauti-smo clandestino dell’ASCI milanese che operò continuamente dal-la soppressione dello scautismo nel 1928 fino alla sua rinascita nel 1944 (v. V. Cagnoni C. Verga, LeAquileRandagie.Scautismoclan-destino lombardo nel periodo della “giungla silente” 1928-1945, Fiordaliso, Roma, 2005).Ho fatto questo breve riferimento storico per mettere in evidenza come la sua prima esperienza scout si sia svolta in un contesto par-ticolarmente problematico, caratterizzato da un forte entusiasmo per la rinascita del movimento scout, ma anche da obiettive diffi-coltà di carattere organizzativo ed economico, in una realtà socio-economica che non era ancora uscita dalla guerra. Sono gli anni in cui l’ASCI stava faticosamente ricostituendo le strutture nazionali e regionali, cercando di recuperare i quadri e i capi impegnati prima della soppressione, e di impartire le prime direttive a livello nazio-nale, con particolare riferimento anche agli aspetti organizzativi ma soprattutto a quelli metodologici, per evitare pericolose deviazioni.Dopo alcuni mesi di noviziato nel Reparto, Piero pronuncia la Pro-messa il 31 dicembre del 1945, in un Gruppo che conta, fra Lupetti, Esploratori e Rover, 48 soci, come risulta dai moduli dei censimenti.Questi documenti sono una preziosa fonte in quanto contengono, oltre ai dati personali, numerose informazioni sulle attività: cosi apprendiamo che nel 1946 si sono svolte riunioni settimanali - dei capi, delle squadriglia e del Reparto - e numerose attività all’aper-to - 21 uscite di mezza giornata, 15 di una giornata intera e 14 uscite con pernottamento - oltre ai numerosi campi di due o più giorni - accantonamento invernale, festa della primavera per S. Giorgio, campo di Pasqua e campo estivo - con una frequenza oggi impensabile, almeno per la maggior parte dei Reparti attualmente funzionanti in Italia. (Per una migliore conoscenza degli aspetti

storici e della ricca terminologia scout si veda: Vittorio e Nicolò Pranzini, Dizionarioscoutillustrato.Ilgrandegioco innovecentoparole, Fiordaliso, Roma, 2007). Nel 1947 Piero risulta essere vice capo della squadriglia “Gatti” ed ebbe, indubbiamente, dei capi molto bravi oltre che colti - un medi-co, alcuni insegnanti e studenti universitari - che, insieme all’Assi-

Piero Bertolini, il secondo da sinistra, durante un campo estivo

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iniziò la propria attività in modo clandestino, con squadriglie, campi estive, attività scout, avendo come sola precauzione, l’uso simbolico dei calzettoni bianchi al posto dell’uniforme scout.I colori del fazzoletto e della fiamma del gruppo, azzurro e oro, furono scelti come simboli del cielo in cui volano delle aquile d’oro, ricordo del periodo delle “Aquile Randagie” noto Gruppo di scauti-smo clandestino dell’ASCI milanese che operò continuamente dal-la soppressione dello scautismo nel 1928 fino alla sua rinascita nel 1944 (v. V. Cagnoni C. Verga, LeAquileRandagie.Scautismoclan-destino lombardo nel periodo della “giungla silente” 1928-1945, Fiordaliso, Roma, 2005).Ho fatto questo breve riferimento storico per mettere in evidenza come la sua prima esperienza scout si sia svolta in un contesto par-ticolarmente problematico, caratterizzato da un forte entusiasmo per la rinascita del movimento scout, ma anche da obiettive diffi-coltà di carattere organizzativo ed economico, in una realtà socio-economica che non era ancora uscita dalla guerra. Sono gli anni in cui l’ASCI stava faticosamente ricostituendo le strutture nazionali e regionali, cercando di recuperare i quadri e i capi impegnati prima della soppressione, e di impartire le prime direttive a livello nazio-nale, con particolare riferimento anche agli aspetti organizzativi ma soprattutto a quelli metodologici, per evitare pericolose deviazioni.Dopo alcuni mesi di noviziato nel Reparto, Piero pronuncia la Pro-messa il 31 dicembre del 1945, in un Gruppo che conta, fra Lupetti, Esploratori e Rover, 48 soci, come risulta dai moduli dei censimenti.Questi documenti sono una preziosa fonte in quanto contengono, oltre ai dati personali, numerose informazioni sulle attività: cosi apprendiamo che nel 1946 si sono svolte riunioni settimanali - dei capi, delle squadriglia e del Reparto - e numerose attività all’aper-to - 21 uscite di mezza giornata, 15 di una giornata intera e 14 uscite con pernottamento - oltre ai numerosi campi di due o più giorni - accantonamento invernale, festa della primavera per S. Giorgio, campo di Pasqua e campo estivo - con una frequenza oggi impensabile, almeno per la maggior parte dei Reparti attualmente funzionanti in Italia. (Per una migliore conoscenza degli aspetti

storici e della ricca terminologia scout si veda: Vittorio e Nicolò Pranzini, Dizionarioscoutillustrato.Ilgrandegioco innovecentoparole, Fiordaliso, Roma, 2007). Nel 1947 Piero risulta essere vice capo della squadriglia “Gatti” ed ebbe, indubbiamente, dei capi molto bravi oltre che colti - un medi-co, alcuni insegnanti e studenti universitari - che, insieme all’Assi-

Piero Bertolini, il secondo da sinistra, durante un campo estivo

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18 LeopardospensieratoPiero Bertolini e lo scautismo 1.LoscautismonellavitadiPieroBertolini 19

stente ecclesiastico, una persona-lità certamente di grande valore, seppero trasmettergli, come ab-biamo visto, i valori dello scau-tismo mediante una intensa vita all’aperto, caratterizzata dal gio-co, dall’esplorazione e dall’avven-tura, elementi tutti che ritroviamo non solo nelle sue successive at-tività professionali ma anche nei suoi scritti, con particolare riferi-mento alla scuola dell’infanzia e alla scuola a tempo pieno. Una traccia molto precisa della qualità educativa e metodologica delle attività che ha potuto svol-gere durante i primi anni della sua esperienza scout la possiamo dedurre dalle pagine del suo Qua-dernodicaccia, che firma con il suo totem, Leopardospensierato, ritrovato di recente fra le sue car-te: queste pagine costituiscono un documento di grande interes-

se per comprendere meglio alcuni aspetti della sua personalità, il grande entusiasmo per lo scautismo e il tipo di esperienze vissute, fra apprendimento di tecniche e vita spirituale, aspetti che vengono attentamente esaminati e descritti in altra parte del libro.Dal 1949, compiuti i 18 anni, lascia il Reparto ed entra nel Clan, ini-zialmente come novizio e poi, dal 1950, come Rover fino al 1953, anno nel quale diventa iunior scout, svolgendo il ruolo di aiuto capo Reparto. Nel 1954, come senior scout, diventa capo Reparto, servizio educativo che ricoprirà fino al 1957, prima di lasciare lo scautismo attivo per la direzione dell’Istituto di rieducazione “C. Beccaria” di Milano.Come si può vedere Piero ha seguito, in modo continuativo per 13

PieroBertoliniconl’amicoscout

A.Zavellani

FogliociclostilatoconsuggerimentiaPierorelativiallavitascout

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stente ecclesiastico, una persona-lità certamente di grande valore, seppero trasmettergli, come ab-biamo visto, i valori dello scau-tismo mediante una intensa vita all’aperto, caratterizzata dal gio-co, dall’esplorazione e dall’avven-tura, elementi tutti che ritroviamo non solo nelle sue successive at-tività professionali ma anche nei suoi scritti, con particolare riferi-mento alla scuola dell’infanzia e alla scuola a tempo pieno. Una traccia molto precisa della qualità educativa e metodologica delle attività che ha potuto svol-gere durante i primi anni della sua esperienza scout la possiamo dedurre dalle pagine del suo Qua-dernodicaccia, che firma con il suo totem, Leopardospensierato, ritrovato di recente fra le sue car-te: queste pagine costituiscono un documento di grande interes-

se per comprendere meglio alcuni aspetti della sua personalità, il grande entusiasmo per lo scautismo e il tipo di esperienze vissute, fra apprendimento di tecniche e vita spirituale, aspetti che vengono attentamente esaminati e descritti in altra parte del libro.Dal 1949, compiuti i 18 anni, lascia il Reparto ed entra nel Clan, ini-zialmente come novizio e poi, dal 1950, come Rover fino al 1953, anno nel quale diventa iunior scout, svolgendo il ruolo di aiuto capo Reparto. Nel 1954, come senior scout, diventa capo Reparto, servizio educativo che ricoprirà fino al 1957, prima di lasciare lo scautismo attivo per la direzione dell’Istituto di rieducazione “C. Beccaria” di Milano.Come si può vedere Piero ha seguito, in modo continuativo per 13

PieroBertoliniconl’amicoscout

A.Zavellani

FogliociclostilatoconsuggerimentiaPierorelativiallavitascout

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anni, nello stesso Gruppo, i vari livelli: da novizio Esploratore fino al ruolo di responsabilità, come capo Reparto, durante gli anni del-la sua adolescenza e della giovinezza, che si possono considerare certamente molto importanti, come lui stesso ha dichiarato, per la formazione della sua personalità e l’influenza che hanno avuto nella sua riflessione pedagogica e nella vita professionale.

Gliannidellacollaborazioneesternaconilmovimentoscout

Una volta uscito dallo scautismo attivo ha però continuato a rimane-re legato a questo movimento con forme di collaborazione esterna partecipando a convegni e seminari di studio, oppure scrivendo ar-ticoli per le riviste scout o, più semplicemente, partecipando ad ini-ziative locali o di qualche Gruppo dove veniva chiamato in veste di esperto, dimostrando sempre la massima disponibilità, nonostante i

gravosi impegni professionali.Naturalmente non è possibile ripercorrere tutte le numerose tappe di questo percorso, caratterizzato da un sentimento di gratitudine uni-to alla consapevolezza di poter ancora essere d’aiuto alla riflessio-ne sul metodo, con particolare riferimento alla sua attualità. Questi contatti, inoltre, permettevano a Piero di rimanere costantemente aggiornato sulla situazione del movimento scout in Italia, vivendone a pieno timori e successi nella sua evoluzione nel panorama educa-tivo italiano. Posso qui riprendere le iniziative più impegnative e documentate, certamente incomplete, che, comunque, sono indicative di questa affettuosa partecipazione, con specifica e qualificata competenza educativa, alla vita dello scautismo italiano.

Consulta del Metodo

Come prima collaborazione segnalo la sua partecipazione alla Consulta del Metodo, istituita dall’ASCI, nel novembre del 1957, un organo posto alle dirette dipendenze del Capo Scout, composto sia da esperti interni allo scautismo che da personalità del mon-do universitario, con il compito non solo di svolgere una funzione di controllo di fronte a possibili deviazioni in campo teorico o in ap-plicazione del metodo, ma anche di costitui-re un centro di studio destinato a fornire agli organismi responsabili (Consiglio Generale e Comitato Centrale) un materiale accurata-mente predisposto e vagliato per la soluzione di quei problemi che si presentavano, di volta in volta, nella vita dell’Associazione. Dai verbali degli incontri si può notare una partecipazione di Piero attiva ed appassio-

PieroBertolinialcampo,

inaltaquota,coniragazzi

del“Beccaria”,1959

PieroBertoliniduranteuncampoinvernale

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anni, nello stesso Gruppo, i vari livelli: da novizio Esploratore fino al ruolo di responsabilità, come capo Reparto, durante gli anni del-la sua adolescenza e della giovinezza, che si possono considerare certamente molto importanti, come lui stesso ha dichiarato, per la formazione della sua personalità e l’influenza che hanno avuto nella sua riflessione pedagogica e nella vita professionale.

Gliannidellacollaborazioneesternaconilmovimentoscout

Una volta uscito dallo scautismo attivo ha però continuato a rimane-re legato a questo movimento con forme di collaborazione esterna partecipando a convegni e seminari di studio, oppure scrivendo ar-ticoli per le riviste scout o, più semplicemente, partecipando ad ini-ziative locali o di qualche Gruppo dove veniva chiamato in veste di esperto, dimostrando sempre la massima disponibilità, nonostante i

gravosi impegni professionali.Naturalmente non è possibile ripercorrere tutte le numerose tappe di questo percorso, caratterizzato da un sentimento di gratitudine uni-to alla consapevolezza di poter ancora essere d’aiuto alla riflessio-ne sul metodo, con particolare riferimento alla sua attualità. Questi contatti, inoltre, permettevano a Piero di rimanere costantemente aggiornato sulla situazione del movimento scout in Italia, vivendone a pieno timori e successi nella sua evoluzione nel panorama educa-tivo italiano. Posso qui riprendere le iniziative più impegnative e documentate, certamente incomplete, che, comunque, sono indicative di questa affettuosa partecipazione, con specifica e qualificata competenza educativa, alla vita dello scautismo italiano.

Consulta del Metodo

Come prima collaborazione segnalo la sua partecipazione alla Consulta del Metodo, istituita dall’ASCI, nel novembre del 1957, un organo posto alle dirette dipendenze del Capo Scout, composto sia da esperti interni allo scautismo che da personalità del mon-do universitario, con il compito non solo di svolgere una funzione di controllo di fronte a possibili deviazioni in campo teorico o in ap-plicazione del metodo, ma anche di costitui-re un centro di studio destinato a fornire agli organismi responsabili (Consiglio Generale e Comitato Centrale) un materiale accurata-mente predisposto e vagliato per la soluzione di quei problemi che si presentavano, di volta in volta, nella vita dell’Associazione. Dai verbali degli incontri si può notare una partecipazione di Piero attiva ed appassio-

PieroBertolinialcampo,

inaltaquota,coniragazzi

del“Beccaria”,1959

PieroBertoliniduranteuncampoinvernale

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nata, sempre in posizione di atten-zione al rinnovamento in relazione alla realtà giovanile, rispetto alle posizioni più tradizionaliste. L’attività di questa consulta, che non ebbe sempre vita facile a causa di continue frizioni sulle compe-tenze, si concluse nel 1968, prati-camente esautorata da nuovi orga-nismi, come il Centro Studi e la Commissione Delegata, istituite in quegli anni dal Consiglio Generale.

Partecipazione a Convegni

Nel novembre del 1956 partecipa a Roma, in qualità di relatore, al 3° Congresso Generale dei Capi e Assistenti dell’ASCI , “ Funzione e presenza dello scautismo oggi in Italia”, nel quale, a poco più di die-ci anni dalla ripresa si voleva fare,

da un lato, una prima verifica, a livello nazionale, della vitalità del movimento e dall’altro rilanciarlo nel suo rapporto con l’esterno, mettendolo al servizio della famiglia, della società e della chiesa. In questo contesto a Piero venne chiesto di trattare, come capo, il tema “Collaborazione fra scuola e scautismo” la cui relazione, alla quale faccio riferimento in altra parte, fu pubblicata sulla rivista ufficiale dell’ASCI, “Estote Parati”.Tre anni dopo, nell’aprile del 1959, l’ASCI organizza, presso la Fa-coltà di Magistero di Salerno, un convegno di studio sul “Contributo che lo scautismo è in grado di offrire al mondo della scuola”con la partecipazione di esperti di varie discipline, fra cui lo psicologo Renzo Canestrari. A Bertolini, che pochi giorni prima aveva conse-

guito la libera docenza in pedagogia, viene affidato ancora il tema del rapporto fra lo scautismo e la scuola, con particolare riferimento al valore educativo del metodo scout. Anche il contenuto di questa relazione, notevolmente ampliata, sarà oggetto di un saggio sulla rivista “Ricerche didattiche”, al quale ho dedicato un approfondi-mento in una delle parti successive.Nel novembre del 1964 partecipa a Modena, in qualità di relatore, al convegno promosso dal Centro Studi dell’ASCI, sul tema “Il pro-blema dei sedicenni”, un argomento molto sentito in quegli anni nei quali l’associazione stava cercando di dare un’identità metodologica più precisa alla terza Branca, quella Rover, con particolare riferi-mento ai delicati anni di passaggio degli adolescenti dal Reparto degli Esploratori al Clan dei Rover.Nel marzo del 1969 troviamo Bertolini a Reggio Emilia come re-latore in un altro convegno promosso dall’ASCI, “I presupposti, le possibilità e le condizioni per la penetrazione dello scautismo nelle periferie, nelle zone di recente inurbamento e nei piccoli e medi cen-tri italiani”, dove svolge una relazione sul tema “Le organizzazioni del Tempo Libero: lo scautismo”. Nel 1986, l’AGESCI della Lombardia organizza a Milano un semi-nario sul tema “Sperimentare il metodo scout”, per riflettere sull’at-tualità della sua proposta educativa in una realtà in continua trasfor-mazione, rispetto all’ambiente socio-educativo in cui lo scautismo nacque. Negli atti (E. Ripamonti, a cura di, Sperimentareilmetodoscout, Cappelli, Bologna, 1987) appare l’intervento di Bertolini sul quale riferisco in altra parte.Nell’ottobre del 1988 l’AGESCI promuove un convegno nazionale di studio, presso l’Università del S. Cuore di Castelnuovo Fogliani (PC), dal suggestivo titolo “ Dagli 8 agli 11: una vita da bambino”, con l’obiettivo di far riflettere i propri capi e tutti coloro che in qualche modo erano interessati ai problemi educativi, sulla condi-zione in cui il bambino viveva in quegli anni. In questa occasione fu particolarmente intenso l’impegno di Bertolini, sia nella fase preparatoria che durante il convegno al quale parteciparono, in veste di relatori, diversi suoi colleghi, docenti dell’Università di

PieroBertolini

conlamoglieAnnamaria

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nata, sempre in posizione di atten-zione al rinnovamento in relazione alla realtà giovanile, rispetto alle posizioni più tradizionaliste. L’attività di questa consulta, che non ebbe sempre vita facile a causa di continue frizioni sulle compe-tenze, si concluse nel 1968, prati-camente esautorata da nuovi orga-nismi, come il Centro Studi e la Commissione Delegata, istituite in quegli anni dal Consiglio Generale.

Partecipazione a Convegni

Nel novembre del 1956 partecipa a Roma, in qualità di relatore, al 3° Congresso Generale dei Capi e Assistenti dell’ASCI , “ Funzione e presenza dello scautismo oggi in Italia”, nel quale, a poco più di die-ci anni dalla ripresa si voleva fare,

da un lato, una prima verifica, a livello nazionale, della vitalità del movimento e dall’altro rilanciarlo nel suo rapporto con l’esterno, mettendolo al servizio della famiglia, della società e della chiesa. In questo contesto a Piero venne chiesto di trattare, come capo, il tema “Collaborazione fra scuola e scautismo” la cui relazione, alla quale faccio riferimento in altra parte, fu pubblicata sulla rivista ufficiale dell’ASCI, “Estote Parati”.Tre anni dopo, nell’aprile del 1959, l’ASCI organizza, presso la Fa-coltà di Magistero di Salerno, un convegno di studio sul “Contributo che lo scautismo è in grado di offrire al mondo della scuola”con la partecipazione di esperti di varie discipline, fra cui lo psicologo Renzo Canestrari. A Bertolini, che pochi giorni prima aveva conse-

guito la libera docenza in pedagogia, viene affidato ancora il tema del rapporto fra lo scautismo e la scuola, con particolare riferimento al valore educativo del metodo scout. Anche il contenuto di questa relazione, notevolmente ampliata, sarà oggetto di un saggio sulla rivista “Ricerche didattiche”, al quale ho dedicato un approfondi-mento in una delle parti successive.Nel novembre del 1964 partecipa a Modena, in qualità di relatore, al convegno promosso dal Centro Studi dell’ASCI, sul tema “Il pro-blema dei sedicenni”, un argomento molto sentito in quegli anni nei quali l’associazione stava cercando di dare un’identità metodologica più precisa alla terza Branca, quella Rover, con particolare riferi-mento ai delicati anni di passaggio degli adolescenti dal Reparto degli Esploratori al Clan dei Rover.Nel marzo del 1969 troviamo Bertolini a Reggio Emilia come re-latore in un altro convegno promosso dall’ASCI, “I presupposti, le possibilità e le condizioni per la penetrazione dello scautismo nelle periferie, nelle zone di recente inurbamento e nei piccoli e medi cen-tri italiani”, dove svolge una relazione sul tema “Le organizzazioni del Tempo Libero: lo scautismo”. Nel 1986, l’AGESCI della Lombardia organizza a Milano un semi-nario sul tema “Sperimentare il metodo scout”, per riflettere sull’at-tualità della sua proposta educativa in una realtà in continua trasfor-mazione, rispetto all’ambiente socio-educativo in cui lo scautismo nacque. Negli atti (E. Ripamonti, a cura di, Sperimentareilmetodoscout, Cappelli, Bologna, 1987) appare l’intervento di Bertolini sul quale riferisco in altra parte.Nell’ottobre del 1988 l’AGESCI promuove un convegno nazionale di studio, presso l’Università del S. Cuore di Castelnuovo Fogliani (PC), dal suggestivo titolo “ Dagli 8 agli 11: una vita da bambino”, con l’obiettivo di far riflettere i propri capi e tutti coloro che in qualche modo erano interessati ai problemi educativi, sulla condi-zione in cui il bambino viveva in quegli anni. In questa occasione fu particolarmente intenso l’impegno di Bertolini, sia nella fase preparatoria che durante il convegno al quale parteciparono, in veste di relatori, diversi suoi colleghi, docenti dell’Università di

PieroBertolini

conlamoglieAnnamaria

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24 LeopardospensieratoPiero Bertolini e lo scautismo 1.LoscautismonellavitadiPieroBertolini 25

Bologna, come F. Frabboni, A. Canevaro, M. Callari Galli e altri esperti di diverse discipline.In particolare l’attenzione fu rivolta all’età compresa fra gli otto e gli undici anni, un periodo della vita generalmente poco conside-rato, a giudicare anche dalla scarsa letteratura esistente al riguar-do, ma certamente importante per la formazione della personalità; un periodo al quale lo scautismo rivolge la sua prima proposta con la metodologia adottata dalla Branca Lupetti/Coccinelle. Bertolini, in questo contesto, svolse una delle relazioni introduttive, “Per una qualità della vita del bambino”, tema a lui particolarmente caro in quegli anni sul quale condusse diverse ricerche e scrisse vari saggi, specialmente sulla rivista “Infanzia”. Il testo della relazione fu pub-blicata negli atti del convegno, (F. Colombo A. D’Aloia V. Pranzini, a cura di, Dagli8agli 11:unavitadabambino, Borla, Milano, 1990).Nel 1998 accettò di presiedere la commissione per l’assegnazione di una borsa di studio, messa a disposizione dall’AGESCI e dalla Casa Editrice Scout “Nuova Fiordaliso”, per una tesi di laurea sul metodo educativo dello scautismo. Risultò vincitrice Maria Luisa Bottani, dell’Università di Milano, con la tesi “L’educazione ambientale tra pensiero laico e pensiero cattolico: l’esperienza dello scautismo” che fu pubblicata dalla stessa Fiordaliso nel 2000, con la presentazio-ne di Bertolini (M.L. Bottani, Educazioneambientale:l’esperienzadelloscautismo, Fiordaliso, Roma, 2000).

Collaborazioni con riviste scout

Lunga è stata la collaborazione di Piero con le riviste ufficiali, prima dell’ASCI e poi dell’AGESCI (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani), iniziata con un primo articolo del 1957 e terminata con l’ul-timo nel 2005, per un periodo di quasi 50 anni, naturalmente con una notevole discontinuità, dovuta anche ai suoi rilevanti impegni profes-sionali. Nel complesso ha firmato 16 articoli su argomenti diversi, come è possibile vedere nella sua bibliografia, relativi soprattutto all’attualità del metodo scout in relazione al contesto socio-educativo. Per diversi

anni, a partire dal 1981 e per circa un decennio, ha anche fatto parte della redazione di “Scout-Proposta educativa”, la rivista per i capi, per contribuire alla linea editoriale che, proprio in quegli anni, si stava rin-novando. In particolare ha curato, negli anni Ottanta, la redazione di alcuni numeri monografici rivolti prevalentemente ai genitori.

Altre collaborazioni

Prima di concludere questa parte desidero fare riferimento all’ultima prestigiosa collaborazione scientifica che venne chiesta a Piero, pochi giorni prima che ci lasciasse in modo così repentino. Come è noto nel 2007, lo scautismo mondiale ha festeggiato il Centenario della propria fondazione, prendendo come punto di riferimento storico il primo cam-po sperimentale che Baden-Powell organizzò nel 1907, in Inghilterra, nell’isola di Brownsea. Nell’ambito delle manifestazioni, promosse da WOSM (Organizzazione Mondiale del Movimento Scout), oltre al tradizionale Jamboree, l’incontro degli scout di tutto il mondo, venne

PieroBertoliniduranteunfuocodibivacco

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Bologna, come F. Frabboni, A. Canevaro, M. Callari Galli e altri esperti di diverse discipline.In particolare l’attenzione fu rivolta all’età compresa fra gli otto e gli undici anni, un periodo della vita generalmente poco conside-rato, a giudicare anche dalla scarsa letteratura esistente al riguar-do, ma certamente importante per la formazione della personalità; un periodo al quale lo scautismo rivolge la sua prima proposta con la metodologia adottata dalla Branca Lupetti/Coccinelle. Bertolini, in questo contesto, svolse una delle relazioni introduttive, “Per una qualità della vita del bambino”, tema a lui particolarmente caro in quegli anni sul quale condusse diverse ricerche e scrisse vari saggi, specialmente sulla rivista “Infanzia”. Il testo della relazione fu pub-blicata negli atti del convegno, (F. Colombo A. D’Aloia V. Pranzini, a cura di, Dagli8agli 11:unavitadabambino, Borla, Milano, 1990).Nel 1998 accettò di presiedere la commissione per l’assegnazione di una borsa di studio, messa a disposizione dall’AGESCI e dalla Casa Editrice Scout “Nuova Fiordaliso”, per una tesi di laurea sul metodo educativo dello scautismo. Risultò vincitrice Maria Luisa Bottani, dell’Università di Milano, con la tesi “L’educazione ambientale tra pensiero laico e pensiero cattolico: l’esperienza dello scautismo” che fu pubblicata dalla stessa Fiordaliso nel 2000, con la presentazio-ne di Bertolini (M.L. Bottani, Educazioneambientale:l’esperienzadelloscautismo, Fiordaliso, Roma, 2000).

Collaborazioni con riviste scout

Lunga è stata la collaborazione di Piero con le riviste ufficiali, prima dell’ASCI e poi dell’AGESCI (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani), iniziata con un primo articolo del 1957 e terminata con l’ul-timo nel 2005, per un periodo di quasi 50 anni, naturalmente con una notevole discontinuità, dovuta anche ai suoi rilevanti impegni profes-sionali. Nel complesso ha firmato 16 articoli su argomenti diversi, come è possibile vedere nella sua bibliografia, relativi soprattutto all’attualità del metodo scout in relazione al contesto socio-educativo. Per diversi

anni, a partire dal 1981 e per circa un decennio, ha anche fatto parte della redazione di “Scout-Proposta educativa”, la rivista per i capi, per contribuire alla linea editoriale che, proprio in quegli anni, si stava rin-novando. In particolare ha curato, negli anni Ottanta, la redazione di alcuni numeri monografici rivolti prevalentemente ai genitori.

Altre collaborazioni

Prima di concludere questa parte desidero fare riferimento all’ultima prestigiosa collaborazione scientifica che venne chiesta a Piero, pochi giorni prima che ci lasciasse in modo così repentino. Come è noto nel 2007, lo scautismo mondiale ha festeggiato il Centenario della propria fondazione, prendendo come punto di riferimento storico il primo cam-po sperimentale che Baden-Powell organizzò nel 1907, in Inghilterra, nell’isola di Brownsea. Nell’ambito delle manifestazioni, promosse da WOSM (Organizzazione Mondiale del Movimento Scout), oltre al tradizionale Jamboree, l’incontro degli scout di tutto il mondo, venne

PieroBertoliniduranteunfuocodibivacco

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26 LeopardospensieratoPiero Bertolini e lo scautismo 1.LoscautismonellavitadiPieroBertolini 27

organizzato un congresso scientifico internazionale sul tema: “L’edu-cazione dei giovani del mondo alla diversità, alla partecipazione e al cambiamento -Il contributo dello scautismo in 100 anni di educazione”. Il presidente del comitato promotore di questo importante evento, il francese Dominique Bénard, responsabile al Metodo di WOSM venne a Bologna da Ginevra, assieme al componente italiano del Comitato Mondiale, Gualtiero zanolini, per incontrare Bertolini e chiedere la sua disponibilità a presiedere il Comitato Scientifico del Congresso, composto da docenti universitari di vari Paesi. Il motivo di tale richiesta, della quale fu molto sorpreso e nello stesso tempo onorato, era dovuta al fatto che Piero era considerato, a livello in-ternazionale, il pedagogista che aveva, più e meglio di altri, appro-fondito il metodo educativo dello scautismo che, grazie a lui, aveva assunto dignità scientifica ed era entrato nelle aule universitarie a pieno titolo, senza complessi d’inferiorità. Naturalmente rimase non solo sorpreso di questa richiesta ma, an-che, gratificato, e rispose positivamente con la consueta generosità quando si trattava di scautismo ma, purtroppo, come sappiamo, non gli fu possibile portare a termine questo ultimo impegno. Avrebbe voluto, come anticipò in quell’incontro, riprendere i temi del conve-gno non in modo celebrativo ma proiettati nel futuro, sottolineando la necessità e l’importanza che lo scautismo prendesse sempre più consapevolezza, in tutto il mondo, del proprio grande potenziale educativo soprattutto per la formazione dei giovani alla responsabi-lità, alla cittadinanza, alla vita sociale e alla pace. In sintesi all’edu-cazione alla politica, un impegno formativo di grande importanza ed attualità, che lo aveva visto, ancora un’ultima volta, poche ore prima di lasciarci, maestro amatissimo, in mezzo ai giovani, duran-te un seminario residenziale che aveva organizzato su questo tema partecipando al quale, come suo collaboratore, ho avuto il grande privilegio di essergli vicino nei suoi ultimi giorni di vita.L’AGESCI gli ha attribuito, nel 2001, l’onorificenza scout “Riconosci-mento di Benemerenza” come segno di gratitudine e di grande stima per l’attività pedagogica e la sua lunga vicinanza al movimento.Ricordo infine che, su invito della famiglia e delle autorità acca-

demiche dell’Università di Bologna, la presidente della FIS (Fe-derazione Italiana dello Scautismo), Chiara Sapigni, ha rivolto un breve saluto, a nome dello scautismo italiano, durante i solenni funerali che si sono svolti a Bologna nella Cappella dei Bulgari dell’Archiginnasio.In particolare, con questa sua presenza, ha voluto sottolineare la vicinanza continua di Bertolini allo scautismo, per la comunanza di valori da lui più volte dichiarata pubblicamente e la sua bella testi-monianza di docente, maestro di vita per tante giovani generazioni.

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26 LeopardospensieratoPiero Bertolini e lo scautismo 1.LoscautismonellavitadiPieroBertolini 27

organizzato un congresso scientifico internazionale sul tema: “L’edu-cazione dei giovani del mondo alla diversità, alla partecipazione e al cambiamento -Il contributo dello scautismo in 100 anni di educazione”. Il presidente del comitato promotore di questo importante evento, il francese Dominique Bénard, responsabile al Metodo di WOSM venne a Bologna da Ginevra, assieme al componente italiano del Comitato Mondiale, Gualtiero zanolini, per incontrare Bertolini e chiedere la sua disponibilità a presiedere il Comitato Scientifico del Congresso, composto da docenti universitari di vari Paesi. Il motivo di tale richiesta, della quale fu molto sorpreso e nello stesso tempo onorato, era dovuta al fatto che Piero era considerato, a livello in-ternazionale, il pedagogista che aveva, più e meglio di altri, appro-fondito il metodo educativo dello scautismo che, grazie a lui, aveva assunto dignità scientifica ed era entrato nelle aule universitarie a pieno titolo, senza complessi d’inferiorità. Naturalmente rimase non solo sorpreso di questa richiesta ma, an-che, gratificato, e rispose positivamente con la consueta generosità quando si trattava di scautismo ma, purtroppo, come sappiamo, non gli fu possibile portare a termine questo ultimo impegno. Avrebbe voluto, come anticipò in quell’incontro, riprendere i temi del conve-gno non in modo celebrativo ma proiettati nel futuro, sottolineando la necessità e l’importanza che lo scautismo prendesse sempre più consapevolezza, in tutto il mondo, del proprio grande potenziale educativo soprattutto per la formazione dei giovani alla responsabi-lità, alla cittadinanza, alla vita sociale e alla pace. In sintesi all’edu-cazione alla politica, un impegno formativo di grande importanza ed attualità, che lo aveva visto, ancora un’ultima volta, poche ore prima di lasciarci, maestro amatissimo, in mezzo ai giovani, duran-te un seminario residenziale che aveva organizzato su questo tema partecipando al quale, come suo collaboratore, ho avuto il grande privilegio di essergli vicino nei suoi ultimi giorni di vita.L’AGESCI gli ha attribuito, nel 2001, l’onorificenza scout “Riconosci-mento di Benemerenza” come segno di gratitudine e di grande stima per l’attività pedagogica e la sua lunga vicinanza al movimento.Ricordo infine che, su invito della famiglia e delle autorità acca-

demiche dell’Università di Bologna, la presidente della FIS (Fe-derazione Italiana dello Scautismo), Chiara Sapigni, ha rivolto un breve saluto, a nome dello scautismo italiano, durante i solenni funerali che si sono svolti a Bologna nella Cappella dei Bulgari dell’Archiginnasio.In particolare, con questa sua presenza, ha voluto sottolineare la vicinanza continua di Bertolini allo scautismo, per la comunanza di valori da lui più volte dichiarata pubblicamente e la sua bella testi-monianza di docente, maestro di vita per tante giovani generazioni.