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Lunedì, 14 Settembre 2015 www.corrieredibologna.it UOMINI, AZIENDE, TERRITORI IMPRESE EMILIA -ROMAGNA L’Emilia che fa squadra Sempre più aziende si uniscono nelle reti d’impresa per affrontare meglio il mercato globale. In regione ne sono già nate 1.171 con Bologna e Modena in pole position Dalla plastica, alla meccanica passando per l’agroalimentare, la subfornitura completa la filiera fino al prodotto finito. I casi da manuale di Racebo, Autebo, NetMade e Mondobio L’analisi La logica industriale di Mirandola di Franco Mosconi L a fusione fra l’italiana Sorin (Mirandola) e l’americana Cyberonics (Houston, Texas) è entrata in dirittura d’arrivo. Essa venne annunciata a fine febbraio con valori in gioco di assoluto rilievo: 1,3 miliardi di dollari di ricavi; 2,7 miliardi di capitalizzazione di borsa; futura quotazione al Nasdaq e a Londra. Ma la proposta di fusione subì uno stop, fra luglio e agosto, per l’opposizione dell’Avvocatura dello Stato a causa di una vecchia vicenda facente capo a quella che un tempo era la controllante di Sorin, la Snia. Ora, superata la disputa, la fusione si avvia a diventare operativa con l’assemblea convocata per il 22 settembre prossimo. Il tempo è quindi propizio per riflettere sul valore strategico dell’operazione che porterà alla nascita «LivaNova», nuovo nome della società. Cominciamo col dire che si tratta di un valore strategico elevato, e che possiamo riassumere in tre punti. Primo, gli aspetti industriali. Si uniscono due realtà che, in virtù delle rispettive specializzazioni, rafforzeranno una leadership a livello mondiale in tre ambiti applicativi quali lo «scompenso cardiaco, le apnee notturne e la sostituzione percutanea della valvola mitralica». Si tratta di specializzazioni di altissimo livello medico-scientifico, che richiedono ingenti investimenti in ricerca e sviluppo e capitale umano: investimenti «in conoscenza» che trarranno giovamento dall’aumentata scala dimensionale e dalla contaminazione fra i diversi know-how maturati fra Mirandola e Houston (e non solo). continua a pagina 15 L’intervento Guardare con nuovi occhi la soggettività mediopadana scoprendo il proprio futuro L o sviluppo degli ultimi settant’anni ci ha fatto comprendere che nessuna realtà terri- toriale è data a priori e che possono via via manifestarsi nuove e inattese soggettività. Quando parliamo di «dinamiche territoriali» intendiamo, infatti, una molteplicità di proces- si la cui intensità può ridefinire vocazioni, identità e persino i tradizionali «confini». In casi come questi nasce la necessità di una nuova denominazione indispensabile per co- municare la rinnovata identità. A questo pro- posito vale la pena richiamare il caso del «Nor- dest» che solo venticinque anni fa non esisteva come entità socioeconomica e che oggi rappre- senta tre regioni percepite, nel loro insieme, come «locomotive» dell’industria manifatturie- ra e come laboratorio sociale del Paese. La consapevolezza della grande trasformazione che in questi decenni si è realizzata lungo e intorno alla via Emilia ci ha spinti a cercare di comprendere e interpretare quella che abbia- mo definito «soggettività mediopadana». Un territorio «aperto» che non è identificabile solo con l’Emilia tradizionalmente conosciuta. Ci ri- feriamo a un’area vasta le cui potenzialità eco- nomiche, sociali, culturali e innovative potreb- bero, se opportunamente perseguite e coordi- nate, risultare largamente superiori a quelle delle singole realtà locali che la compongono. continua a pagina 15 di Mauro Severi Unione Una stretta di mano sancisce l’accordo tra due imprenditori. La location è Farete, la kermesse delle imprese che fanno sistema Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/2003 conv. L.46/2004 art. 1, c1 DCB Milano. Non può essere distribuito separatamente dal Corriere della Sera L’intervista Bruno Piraccini (Orogel): «Nuovi investimenti per crescere all’estero» 5 Lo scenario Le nove Camere di commercio al rebus delle fusioni 7 La città Il ritorno al futuro di Ferrara dopo la crisi e il terremoto 8 In primo piano

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Page 1: L'Emilia che fa squadra - corrieredibologna.corriere.it · di Ferrara dopo la crisi e il terremoto 8 ... lescenti in gita scolastica, parrocchie in pellegrinag-gio a Loreto, Cral

Lunedì, 14 Settembre 2015 www.corrieredibologna.it

UOMINI, AZIENDE, TERRITORI

IMPRESEEMILIA-ROMAGNA

L’Emilia che fa squadraSempre più aziende si uniscono nelle reti d’impresa per affrontare meglio il mercato

globale. In regione ne sono già nate 1.171 con Bologna e Modena in pole position

Dalla plastica, alla meccanica passando per l’agroalimentare, la subfornitura completa la

filiera fino al prodotto finito. I casi da manuale di Racebo, Autebo, NetMade e Mondobio

L’analisi

La logica industriale di Mirandoladi Franco Mosconi

La fusione fra l’italianaSorin (Mirandola) el’americana Cyberonics(Houston, Texas) è entrata in dirittura

d’arrivo. Essa venne annunciata a fine febbraio con valori in gioco di assoluto rilievo: 1,3 miliardi di dollari di ricavi; 2,7 miliardi di capitalizzazione di borsa; futura quotazione al Nasdaq e a Londra. Ma la proposta di fusione subì uno stop, fra luglio e agosto, per l’opposizione dell’Avvocatura dello Stato a causa di una vecchia vicenda facente capo a quella che un tempo era la controllante di Sorin, la Snia. Ora, superata la disputa, la fusione si avvia a diventare operativa con l’assemblea convocata per il 22 settembre prossimo. Il tempo è quindi propizio per riflettere sul valore strategico dell’operazione che porterà alla nascita «LivaNova», nuovo nome della società. Cominciamo col dire che si tratta di un valore strategico elevato, e che possiamo riassumere in tre punti.Primo, gli aspetti industriali. Si uniscono due realtà che, in virtù delle rispettive specializzazioni, rafforzeranno una leadership a livello mondiale in tre ambiti applicativi quali lo «scompenso cardiaco, le apnee notturne e la sostituzione percutanea della valvola mitralica». Si tratta di specializzazioni di altissimo livello medico-scientifico, che richiedono ingenti investimenti in ricerca e sviluppo e capitale umano: investimenti «in conoscenza» che trarranno giovamento dall’aumentata scala dimensionale e dalla contaminazione fra i diversi know-how maturati fra Mirandola e Houston (e non solo).

continua a pagina 15

L’intervento

Guardare con nuovi occhi la soggettività mediopadana scoprendo il proprio futuro

L o sviluppo degli ultimi settant’anni ci hafatto comprendere che nessuna realtà terri-toriale è data a priori e che possono via via

manifestarsi nuove e inattese soggettività. Quando parliamo di «dinamiche territoriali»intendiamo, infatti, una molteplicità di proces-si la cui intensità può ridefinire vocazioni,identità e persino i tradizionali «confini».

In casi come questi nasce la necessità di unanuova denominazione indispensabile per co-municare la rinnovata identità. A questo pro-

posito vale la pena richiamare il caso del «Nor-dest» che solo venticinque anni fa non esistevacome entità socioeconomica e che oggi rappre-senta tre regioni percepite, nel loro insieme,come «locomotive» dell’industria manifatturie-ra e come laboratorio sociale del Paese. Laconsapevolezza della grande trasformazioneche in questi decenni si è realizzata lungo eintorno alla via Emilia ci ha spinti a cercare dicomprendere e interpretare quella che abbia-mo definito «soggettività mediopadana». Unterritorio «aperto» che non è identificabile solocon l’Emilia tradizionalmente conosciuta. Ci ri-feriamo a un’area vasta le cui potenzialità eco-nomiche, sociali, culturali e innovative potreb-bero, se opportunamente perseguite e coordi-nate, risultare largamente superiori a quelledelle singole realtà locali che la compongono.

continua a pagina 15

di Mauro Severi

UnioneUna stretta di mano sancisce l’accordo tra due imprenditori. La location è Farete, la kermesse delle imprese che fanno sistema

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L’intervistaBruno Piraccini (Orogel):«Nuovi investimenti per crescere all’estero»

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Lo scenarioLe nove Camere di commercio al rebus delle fusioni

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La cittàIl ritorno al futuro di Ferrara dopo la crisi e il terremoto

8

In primo piano

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BO

2 Lunedì 14 Settembre 2015 Corriere Imprese

PRIMO PIANO

Una formula anticrisi che potrebbe dar vita a nuovi gruppi globali. Viaggio tra i casi scuola della regione

Reti, un fidanzamentocon promessa di nozze

C’è chi ormai è entra-to per così dire nel-la storia, e chi inve-ce tira la carretta insordina, semplice-

mente facendo lo «sporco lavo-ro che qualcuno deve pur fare».Ma tra la bolognese RaceBo, ca-so uno, e la ferrarese Bus & Fly,caso due, c’è un’altra miriade diimprese che in Emilia-Romagnaha scelto di affrontare la crisimettendo in pratica la massimadell’unione che fa la forza; dan-do vita cioè a una rete d’impre-sa. Tutte però, e sono centinaia,hanno in comune lo spirito disquadra. Infatti «il campionevince una partita, la squadravince il campionato» butta lì,citando il re del basket MichaelJordan, Ivano Corsini, titolaredella Corsini Srl e presidente diun’altra realtà bolognese, la rete

Autebo. Sotto l’acronimo che si-gnifica Automatic TechnologiesBologna si sono aggregati 13piccoli subfornitori di compo-nenti meccanici di precisioneper la Packaging valley bologne-se. Da poco si è aggiunta Plasti-center, gruppo Acp, che da solaha portato oltre i 45 milioni ilfatturato aggregato della comi-tiva, fin lì di una quindicina intutto. Stesso macro settore, macon una proiezione alla mecca-tronica, per la reggiana Preci-sionet, 9 aziende con 300 di-pendenti. Autebo è una rete«leggera». Non si è data, peresempio, soggettività giuridica,come pure consentirebbe unarecente integrazione alla leggeistitutiva delle reti. Quindi nonha bilancio unico e unica fisca-lità. Ciononostante pensa ingrande («Siamo pro-positivi»,«Non siamo ingegneri ma ci in-gegniamo» sono gli slogan chesnocciola Corsini) e nel frattem-po di reti ne ha fatta un’altra.

Si chiama 01Net, raccoglie 6imprese di elettronica dedicataall’automazione, fattura 20 mi-lioni con 100 dipendenti e ruotaattorno alla 01 Wiring sempredi Corsini. Il quale per le suedue creature immagina un futu-

ro da gruppo vero, legato in unasola società. Identico ragiona-mento lo fa Barbara Franchini,titolare della Fm Srl e managerdi rete della reggiana NetMadeche raccoglie sei medie aziendedel settore gomma-plastica con220 dipendenti e 40 milioni difatturato aggregato. «Per noi larete è un passaggio — dice —un fidanzamento in attesa delmatrimonio che potrebbe unirciin una newco». Il fidanzamentodura da quattro anni e «funzio-na — aggiunge la Franchini —pur in un rompicapo di fattura-

zioni reciproche e calcoli col bi-lancino per suddividerci costi ericavi». Tuttavia l’aggregazioneha consentito di aumentare ilgiro di clienti e mettere i fattu-rati al riparo dalla crisi. «È ilmassimo per questi tempi».

NetMade fa ricerca in due la-boratori accreditati, acquisti incomune e si presenta ai clienti(automotive, macchine automa-tiche, biomedicale) come unfornitore in grado di coprirel’intera gamma di componenti,progettarli, suggerire soluzionidi sostituzione metallo-plastica.

Anche Autebo non scherza: èla prima rete in Italia ad averottenuto la certificazione diqualità Iso 9001 e ha appena de-positato il primo brevetto, frut-to di un sistema di circolazionedei progetti che, dice Corsini,«consente a ciascuno di aggiun-gere il suo tassello di innovazio-ne». La rete è un’aggregazione ageometria variabile. Si può farerete, infatti, anche per realizzareun solo progetto. Una fierabiennale che non c’era, peresempio, come ha fatto la reteIt’s Tissue, dodici medie azien-

de del packaging tra Bologna(Pulsar e Tmc), Reggio Emilia,Lecco e Lucca che, uniche almondo, hanno organizzato unasettimana di manifestazione ingiro per la packaging valley delCentro-nord, rivolgendosi allaclientela globale.

Anche nel caso di un’altranew entry bolognese, la ReteB.a.c.o creata da Rtm, Corazza,Tgr e Duna, l’aggregazione ènata con un solo scopo: evadereuna commessa in Cina. Missio-ne circoscritta per modo di di-re: dovrà fornire programmi estrumenti di riabilitazione orto-pedica a 83 milioni di disabilicinesi. Considerando la prossi-mità con altri «santuari» delleprotesi ortopediche come Offi-cine Rizzoli, Opo e Samo, po-trebbe diventare il nocciolo du-ro di un polo internazionale bo-lognese della riabilitazione, conoltre mille dipendenti e 300 mi-lioni di fatturato.

Fra Bologna e la Romagna ènata Mondobio. Per ora solo unmarchio dell’agroindustria bio-logica, ma in prospettiva unafucina di innovazione perchémette insieme colossi come Al-ce Nero, Apo Conerpo, La Ce-senate Conserve e Sias semen-ti, cioè tutta la filiera dell’orto-frutta ai massimi livelli italiani.

Sempre su Bologna gravitaanche la rete Dental Hi TechNet, cordata di sette laboratoriodontoiatrici (uno abruzzese,più due associati esterni inFriuli e Toscana), 1,5 addetti inmedia, che mettono in comunei processi di «reverse enginee-ring» e tecnologie avanzate distampaggio in 3d. RaceBo, in-vece, in cinque anni di vita èdiventata la bandiera della mo-tor valley bolognese, oltre cheun caso di scuola per essere sta-ta la prima rete d’impresa mani-fatturiera in Italia. Con 11 azien-de (oggi salite a 12), tutte nella

filiera dei componenti per mo-tori ad alte prestazioni, partì nel2010 da 80 milioni di fatturatocumulato e 450 dipendenti, og-gi ha superato i 170 milioni con600 dipendenti. Ducati, Bmw,Ferrari, Maserati, McLarenhanno nel «cuore» un po’ diRaceBo. È il fiore all’occhiello diUnindustria Bologna, che l’hapromossa e da anni predica lanecessità di «cambiare unamentalità troppo individualisti-ca. La globalizzazione imponevail cambiamento, il contratto direte l’ha innescato». Sedici nesono stati firmati con l’appog-gio, anche finanziario dell’Asso-ciazione di via San Domenico.Altri sono in cantiere. In tutto252 imprese bolognesi sonopresenti in 95 reti italiane(quinta città in assoluto), men-tre Modena è la sesta in Italia,con 247 aziende presenti in 85reti. L’Emilia-Romagna nelcomplesso è la seconda regionein assoluto dopo la Lombardia,con 1.171 reti costituite. Ma quelche conta, dicono in Unindu-stria, è l’evoluzione, il puntod’arrivo; che potrebbe essereuna sola azienda dalle spallegrosse.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ivano Corsini, promotore di due reti di impresa, Autebo e 01 Net

Chi è di Massimo Degli Esposti

FranchiniUn rompicapo amministrativo, ma insieme siamo cresciuti nonostante la crisi

CorsiniCome diceva Michael Jordan, il campione vince una partita, la squadra vince il campionato

Così in Italia

Fonte: Intesa Sanpaolo-Mediocredito Italiano su dati InfoCamere

Totale, di cui:LombardiaEmilia RomagnaToscanaVenetoLazioAbruzzoPugliaPiemonteCampaniaMarcheSardegnaUmbriaFriuli-Venezia GiuliaLiguriaSiciliaCalabriaTrentino Alto AdigeBasilicataMoliseValle d'Aosta

9.1292.0191.128

982715618587456397379333265198191184175170157134

383

Numero

Imprese della regionecoinvolte in contratti di rete

in % totale

Numero di imprese coinvolte in reti di impresa per regione

Province con almeno 150 imprese coinvolte incontratti di rete (numero di imprese in rete)

Quota di contratti di rete per numero di provincecoinvolte (composizione %)

Treviso 152reti con impresedi più di 5 province 3,2

reti con impresedi 5 province 2,5

reti con impresedi 4 province 5,1

reti con impresedi 3 province 15,1

reti con impresedi 2 province 33,4

reti con impresedi 1 province 10,8

Pisa 161

Pescara 168

Torino 181

Perugia 189

Bari 201

Verona 211

Lucca 216

Chieti 227

Bergamo 233

Modena 247

Bologna 252

Firenze 258

Brescia 348

Roma 444

Milano 667

100,022,1

12,410,8

7,86,86,4

5,04,34,23,62,92,22,12,01,91,91,71,50,4

0,0

1.770556342170214227156125129106105

484460575336503219

3

Numero

Numero di reti in cui sonocoinvolte imprese della regione

in % totale100,0

31,419,3

9,612,112,8

8,87,17,36,05,9

2,72,53,43,23,02,02,81,81,10,2

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BO

3Lunedì 14 Settembre 2015Corriere Imprese

Poche 2.000 aggregazioni, qualche ritocco alla legge per promuovere il modelloLe sollecitazioni al governo di RetImpresa (Confindustria) per superare il nanismo italiano

L a si potrebbe definireuna rete «minimali-sta». Un solo obietti-vo e un solo busi-

ness, piccolo piccolo: por-tare i ferraresi all’aeropor-to Guglielmo Marconi diBologna, 50 chilometriscarsi da percorrere 15 vol-te al giorno (otto volte inbassa stagione) dalle 5 dimattina a mezzanotte, tut-ti i giorni tranne Natale.Con un pullmino da 30posti. Altro non è la reted’imprese Bus & Fly diFerrara, mini alleanza fracinque piccoli trasportato-ri dell’hinterland ferrarese,il maggiore dei quali, laCorBus, opera anche, inproprio, due linee di tra-sporto in provincia e per ilresto, con una trentina diautomezzi, scarrozza ado-lescenti in gita scolastica,parrocchie in pellegrinag-gio a Loreto, Cral aziendaliin missione «mangiata dipesce ai Lidi». Più o menolo stesso fanno gli altri:Cornacchini srl, VezzaliViaggi, Luppi Italo e An-drea Autotrasporti, Autoli-nee Sarasini.

Per una settimana almese, però, ognuno, a ro-

tazione, lancia il suo mini-bus sull’autostrada Bolo-gna-Padova, avanti e in-dietro per tutto il giorno.Questo da più di tre anni.E funziona. Nessuna litetra i soci, per il resto sem-pre concorrenti, e nem-meno un giorno «in bian-co». «Non abbiamo anco-ra raggiunto i livelli di ser-

Trasporto I mezzi di Corbus che assieme a quelli di altre 5 aziende collegano Ferrara con l’aeroporto Marconi di Bologna

Nata nel 2011 da cin-que aziende brescia-ne, come del restoindica il nome, «Fivefor foundery», la più

celebrata rete italiana raggrup-pa oggi 16 imprese del Norded è leader europeo dell’im-piantistica per fonderie, l’uni-ca a offrire un prodotto com-pleto «chiavi in mano».

Ma non è l’unica rete a ta-gliare il nastro dei cinque annidi vita con risultati record, allafaccia della crisi. Anche que-sto spiega il successo di unaformula che consente di af-frontare il mercato globalecon la forza dell’unione, senzaperdere la flessibilità dell’auto-nomia. Introdotta per legge apartire dal 2010 è oggi adottatada oltre 11.600 aziende italianeraggruppate in 2.304 aggrega-ti. Più di 230 reti coinvolgonooltre 10 aziende e 46 copronotutto il territorio nazionale,rappresentando una filiera diprodotto più che un singoloterritorio. Svariate le soluzionie gli obiettivi: dalla condivisio-ne degli acquisti agli investi-menti in marketing e R&S,dall’internazionalizzazione allaformazione, dallo sviluppo diun prodotto finito alle risorseumane. Il boom, però, è arri-vato nell’ultimo biennio: più40% fra 2013 e 2014 e +10% dal-l’inizio dell’anno; tanto che idati dell’ultimo OsservatorioBanca Intesa Sanpaolo datatonovembre 2014 risultano giàabbondantemente obsoleti.

Tuttavia l’organizzazione diConfindustria nata per pro-muovere il modello, RetImpre-sa, continua a sostenere che lepotenzialità sono ben superio-ri in un paese che conta 4,4milioni di imprese, il 99,9%delle quali con meno di 250addetti: troppo piccole per sfi-dare il mondo. E chiede al go-verno ritocchi normativi che

aumentino l’attrattività dellostrumento, ha spiegato LucaDe Vita di RetImpresa nelworkshop dedicato al busines-splan di rete organizzato nel-l’ambito di Farete, a Bologna.Le ultime novità introdotte inestate (ma non ancora operati-

ve per la mancanza dei decretiattuativi) consentono alleaziende «retiste» il reciprocodistacco dei dipendenti e lapossibilità di suddividerne glioneri contributivi. Sul frontebancario sembra invece anco-ra lontano l’obiettivo di otte-

nere un rating comune pertutte le aziende aggregate, masono stati siglati accordi consei grandi banche (Carige, Bnl,Intesa Sanpaolo, Unicredit,Banco Popolare, Cariparma eDeutsche bank) per l’adozionedi un comune criterio di valu-tazione del businessplan di re-te. Confindustria sollecita ulte-riori provvedimenti. Per esem-pio la reintroduzione della fi-scalità di vantaggio per gliutili destinati ad investimenticondivisi. O ancora l’estensio-ne delle norme ai networktransnazionali; la possibilità didepositare marchi e brevetti direte; una procedura di certifi-cazione per le reti; una leggeche regoli la responsabilità ci-vile degli amministratori . Infi-ne il consulente d’azienda Lu-ca Bernardo propone modellidi rete finalizzati ad affrontareil ricambio generazionale. Il

60% degli imprenditori, infatti,ha oggi più di 60 anni e siappresta a passare la mano al-la terza generazione; è una fa-se ad altissimo rischio nellaquale naufraga mediamentepiù dell’80% delle imprese,con un danno stimato di circa

10 miliardi e il sacrificio di 600mila posti di lavoro. Una retestudiata ad hoc, con manageresterni alle famiglie, spiegaBernardo, può superare le cri-ticità del passaggio di testimo-ne tra senior e junior.

M. D. E.© RIPRODUZIONE RISERVATA

v i z i o e d i r i s u l t a t oprefissati — dice GiulianaGuidorzi, della CorBus —ma stiamo crescendo e cicrediamo». Per il resto,nessun nuovo progetto incantiere, nessun sogno incomune nel cassetto. Finedella storia.

M. D. E.© RIPRODUZIONE RISERVATA

MisureIncentivi fiscali, norme per i network transnazionali e marchi e brevetti

Cosìs in Regione

Fonte: Intesa Sanpaolo-Mediocredito Italiano su dati InfoCamere

agro-alimentare555%

Industria in senso stretto445 40,6%

Costruzioni e immobiliari15814,4%

Servizi437 39,9%

EMILIA ROMAGNA

Bologna

Modena

Reggio-Emilia

Ravenna

Forlì-Cesena

Parma

Rimini

Piacenza

Ferrara

1.128252

247

108

103

102

92

86

80

59

Impresedella provincia

coinvoltein contratti di rete

342125

104

66

53

56

52

46

30

29

Numero di retiin cui sono

coinvolte impresedella provincia

EMILIA ROMAGNA: LA SPECIALIZZAZIONE SETTORIALE DELLE IMPRESECOINVOLTE IN CONTRATTI DI RETE

EMILIA-ROMAGNA: NUMERO DI IMPRESE COINVOLTEIN RETI DI IMPRESA PER PROVINCIA

SuccessioniUna possibile soluzione per le crisi aziendali provocate dal ricambio generazionale

«Facciamo squadra sulla parola»IsBo e 2020 City+plus, «retisti» senza contratto

C hi l’ha detto che per fa-re squadra bisogna farerete? IsBo e 2020 Ci-

ty+plus dimostrano il contra-rio. «A noi bastano idee chia-re, buon senso e fiducia reci-proca, tutto il resto è soloinutile burocrazia» taglia cor-to Stefano Sarti; con la suaMeccanica Sarti, pmi da 50dipendenti e meno di 10 mi-lioni di fatturato, guida unmanipolo di altre 9 aziendeche ha un nome e un mar-chio — IsBo appunto — unostand all’ultima edizione diFarete, una vocazione — lecostruzioni meccaniche —clienti di rango come Ima,Coesia, Maccaferri-Samp, Toyota-Cesab. Insomma, hatutto della rete d’impresa,tranne le carte bollate.

«Siamo una filiera mecca-nica che collabora fin daglianni 90. Dal 2008, però, cisiamo coordinati con un pat-to fra gentiluomini», aggiun-ge l’alleato Raffaele Tolomellidella Carpenteria Tinti e To-lomelli, 18 dipendenti. Insquadra con loro due fonde-rie (Sabar e Fonderie Atti) unlappatore (Meccanica Matta-relli) tre tornitori (Gilli, CB eFL) una lavorazione di lamie-ra (Tecnolamiera) uno studio

tecnico (Zocca). Erano partiti in 11, in 5 so-

no usciti e altri 4 entrati. Por-te girevoli, ma patti chiari:ogni commessa ottenuta dauno dei partecipanti deve es-sere condivisa con chi, nelgruppo, ha le competenze ri-chieste. «Così possiamo for-nire al cliente un prodotto disubfornitura finito anzichéun singolo componente —

spiega Sarti — Questo ci hapermesso di ottenere i primicontratti all’estero aggiun-gendo quei 4-5 milioni di fat-turato che ci hanno salvatodalla crisi».

Anche 2020 City +plus, ul-tima creazione dell’urbanistaLuca Biancucci, non è una re-te in senso stretto. Però haappena ottenuto dal Comune

di Bologna il primo contrat-to: un progetto di valorizza-zione dell’area Nord, dal Pila-stro a Fico. È nata per fornireagli enti locali progetti chiaviin mano di città intelligente.Ne fanno parte ComuniChia-mo, inventore dell’app chepermette al cittadino di se-gnalare disfunzioni in città;MenoRifiuti, che progetta si-stemi complessi per la ge-stione della raccolta differen-ziata e il riciclo; Res che pro-getta soluzioni per energierinnovabili e risparmio ener-getico; Eurocube che inter-cetta finanziamenti europei evaluta la sostenibilità econo-mica dei progetti; Mab, sedea Barcellona ma fondata daun architetto italiano, che re-alizza social houses sosteni-bili. «L’idea — spiega Bian-cucci — è tenere insiemequalità urbana, sostenibilità,inclusione e sviluppo econo-mico sociale. Il contratto conil Comune di Bologna è il no-stro primo banco di prova eper ora ci siamo concentratisu quello. Alla veste giuridicapenseremo poi». Morale: sipuò fare rete anche senza re-te.

M. D. E.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Immagine Il logo di IsBo

Il caso 1 Il caso 2

Se in cinque si guida meglioLa ferrarese Bus & Fly fa cordata e si divide i passeggeri

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5Lunedì 14 Settembre 2015Corriere Imprese

Ottanta milioni di euro di investimentispalmati su tre anni a partire dall’annoprossimo: 62 per i nuovi impianti diCesena, gli altri 18 per quello di Ficaro-lo (Veneto), che porteranno 80 assun-

zioni di personale altamente specializzato. «Male dico una cosa: ogni nuovo ingegnere da noiassunto corrisponde all’impiego di due nuovilavoratori nei nostri campi». Bruno Piraccini sa-bato ha presentato a Expo le novità messe incampo per la sua Orogel, società di fresco esurgelati che ad agosto è arrivata a coprire il26,65% del mercato, prima di Findus e Nestlé.

Piraccini negli ultimi 8 mesi siete cresciutidel 7%, dopo queste 80 assunzioni ne arrive-ranno altre vero?

«In Basilicata abbiamo uno stabilimento a Po-licoro: qui abbiamo un progetto da 15 milioni dieuro per nuovi magazzini del freddo e reparti diconfezionamento che avrà inizio nel triennioprossimo. I 250 dipendenti presenti là cresce-ranno a 300 e ci sarà un aumento anche deibraccianti avventizi».

Sono dunque confermate le nuove coltiva-zioni di carciofi da 1.000 ettari in Basilicata equelle di asparagi da 300 in Puglia?

«Confermate e in aumento. Abbiamo una for-te crescita nelle vendite di questi prodotti: circail 15%. Oggi abbiamo una produzione di carciofiche si attesta intorno a 20.000 quintali e in untriennio arriveremo a 3.000; per gli asparagipasseremo da 5.000 a 10.000».

I nuovi impianti che sorgeranno in Roma-gna e in Veneto saranno a impatto zero. Comemai un’attenzione così spiccata per le temati-che green?

«Perché sono importanti. Inoltre stiamo alle-stendo un consorzio con Hera e con altre azien-de del territorio per fare ricerca sull’ambiente e,in funzione di una maggior tutela della salute,per assicurare continuità alla nostra attività. Ilfuturo presenta lati di assoluta incertezza, daquesto punto di vista la sana alimentazione èimportante: facendo grandi investimenti di que-sto tipo abbiamo ritenuto che il cibo, la salute eil risparmio di energia avranno sempre più citta-dinanza e successo».

Come si chiamerà il consorzio? «Verrà presentato a giorni, si chiamerà S2A,

cioè “sostenibilità”, “salute”, “ambiente”».Insieme ad altri grandi gruppi del Cesenate,

come Technogym e Amadori, formate una retedi aziende più unica che rara, capace di pren-dersi cura del territorio.

«Abbiamo costituito “Romagna iniziative”, unconsorzio di 13 aziende per avviare i giovaniall’attività sportiva e sostenerli in questa passio-ne. Sosteniamo ad esempio le società dilettanti-stiche. Supportiamo anche eventi culturali comeil Plautus festival: riteniamo che per le aziendesia una garanzia per il futuro avere una gioventùsana e che cresce di intelletto. Poi c’è “Romagnasolidale”, una fondazione costituita da 70 impre-se che ogni anno destinano ciò che possono inun fondo comune per appoggiare attività socialie solidali, come l’Irst di Meldola. Il territoriocesenate viene aiutato ogni anno con 500.000mila euro».

In un mercato mondiale dove le «commodi-ties» la fanno da padrone, come può Orogelsperare di distinguere i suoi prodotti?

«Be’ Orogel ha preso una strada precisa: nonvendere “prodotti”, ma “ricette”. Quello che pro-poniamo potrà essere anche “commodities”, maquando lo presentiamo al consumo si caratteriz-za per qualità, sicurezza e una precisa garanzia.Sono verdure miste e le proprietà nutrizionali diogni singolo ortaggio si sommano tra loro por-tandole a un valore superiore di quello del sin-golo prodotto. Ce lo conferma persino uno stu-dio che abbiamo condotto assieme all’Universitàdi Bologna. Ed è questo l’elemento che cattural’attenzione dei nostri clienti».

In un momento in cui il cibo è diventato dimoda, con un marketing del genere riusciretead arrivare anche in nuovi Paesi.

«Abbiamo avviato una politica di maggior at-

tenzione sui mercati esteri facendo affidamentoproprio su questi prodotti che hanno loro ricet-te, quindi sì, puntiamo a crescere oltreconfine.Riteniamo che la nostra crescita non sarà rapidaed esponenziale, ma graduale nel tempo. Se losviluppo fosse troppo veloce, e ci chiedessero diprodurre il 30% in più, perderemmo la nostraqualità caratteristica, e saremmo costretti a farecome altre aziende che compongono i loro pro-dotti prendendo a destra e a sinistra».

Puntate a Russia e Stati Uniti?«Con gli Stati Uniti abbiamo rapporti limitati

a prodotti specifici. Stavamo iniziando una rela-zione interessante con la Russia, che però si èarenata con la crisi degli ultimi tempi e l’embar-go. Stiamo poi ottenendo risultati interessantinel campo delle erbe aromatiche e del pomodo-ro a Nord dell’Europa dove abbiamo contattiormai storici».

Le strategie per i prossimi anni, dunque?«Dobbiamo crescere ogni anno del 3-4% con

investimenti ottenuti non da aumenti di capita-le, ma da risorse autoprodotte e senza elevare gliindebitamenti, che devono rimanere bassi. Ilreddito prodotto da Orogel va reinvestito al 100%per dare maggior possibilità di coltivazione, sti-pendi garantiti agli addetti ed eliminare ecce-denze di mercato».

Ben 328 milioni di fatturato nel 2014, cre-sciuto del 30% negli ultimi 10 anni; 1.800 soci,2.500 dipendenti. Con questi numeri poteteancora definirvi una società cooperativa?

«Guardi, bisogna parlare di cooperative in for-ma moderna rispetto a quella che è stata l’inter-pretazione originaria. Noi sappiamo che la pro-prietà è dei produttori: il vantaggio che abbiamoavuto è che la nostra base cooperativa ha affida-to la gestione a un sistema manageriale cheaveva tutti i poteri di conduzione dell’azienda,ma che doveva rendere conto dei risultati. Tuttequelle coop con il socio che doveva interessarsidell’acquisto hanno dimostrato che non poteva-no fare strada, perché prevalevano gli interessidel singolo produttore piuttosto che quelli del-l’intera realtà aziendale cooperativa. Occorre checi sia allora una certa capacità di scelta deimanager e molta onestà di chi vi opera. Si deveespellere chi va fuori dal seminato. Noi poi, nelcaso il mercato ortofrutticolo non andasse bene,abbiamo anche la capacità di accogliere uneventuale partner che ci possa aiutare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’azienda

Nato con un ministroil colosso dell’ortofrutta che tifa Cesena

L’ ultima grande operazio-ne di comunicazione diOrogel è stata intitolarsi

lo stadio del Cesena tramiteun originale contratto disponsorizzazione che ha cre-ato la nuova denominazione«Orogel Stadium-Dino Ma-nuzzi». È il secondo caso inItalia dopo il Mapei Stadiumdel Sassuolo di Squinzi. Mala passione per il calcio è du-ra a morire nel gruppo ro-magnolo, risale infatti ai pri-mi anni 90 il sostegno pub-blicizzato sulla maglia deibianconeri, durato sei anni.Segno comunque dell’attac-camento al territorio di que-sta società cooperativa leadernella produzione di surgelatie pronto fresco che cominciòa muovere i primi passi a Ce-sena nel 1967, quando 11agricoltori costituirono la co-operativa ortofrutticola Copa.Sullo slancio di quest’espe-rienza nacquero altre coop(Capor, Apora, Apa), in se-guito anche Granfrutta Zanied Arpor , che portarono allacostituzione nel 1969 delConsorzio Fruttadoro di Ro-magna. Dopo una fase diconsolidamento l’attività delConsorzio si allargò studian-do nuovi comparti agroali-mentari come surgelazione eliofilizzazione, per gestire leeccedenze produttive. Ed ec-co che nel 1976 fu costruito ilprimo stabilimento di surge-lazione: a posare la primapietra fu il ministro del-l’Agricoltura Giovanni Mar-cora. Due anni dopo nacqueOrogel come Società di pro-duzione, di vendita e di di-stribuzione dei prodotti sur-gelati ottenuti nello stabili-mento di Cesena. Bruno Pi-r a c c i n i n e d i v e n t òl’amministratore delegato.Sul finire degli anni 80 venneavviata l’attività di produzio-ne di confetture e mousse difrutta a marchio Orofrutta.Nel 1990 Orogel arrivò a pro-muovere internamente una«Scuola di Cucina» per dif-fondere la cultura enogastro-nomia e nel 1995, con lo svi-luppo ulteriore dell’attività del Gruppo, il ConsorzioFruttadoro assunse il ruolodi Holding e Bruno Piraccinine fu eletto presidente, purmantenendo la carica, a oggiancora ricoperta, di ammini-stratore delegato di Orogel.L’anno scorso il gruppo hachiuso il bilancio con 328milioni di euro di fatturato,di cui 180 per il settore sur-gelati (+3%) e 148milioni perOrogel Fresco. I quantitatividi prodotti surgelati vendutinel 2014 sono pari a 90.000tonnellate (+2% rispetto al2013). A oggi la società pos-siede tre stabilimenti: unoCesena, uno a Ficarolo (Ve-neto) e uno a Policoro (Basi-licata). Dà lavoro a 2.500 di-pendenti e consta di 1.800soci, curando l’ortofrutta daicampi agli scaffali o al free-zer.

A. Rin.© RIPRODUZIONE RISERVATA

La storia

di Andrea Rinaldi

Orogel esce dal freezer

La nostra base cooperativa ha affidato la gestione a un sistema manageriale che doveva rendere conto dei risultatiDobbiamo crescere ogni anno del 3-4% con investimenti ottenuti non da aumenti di capitale, ma da risorse autoprodotte

L’INTERVISTA

Bruno PiracciniL’ad annuncia nuovi investimenti al Sud oltre a quelli già presentati a maggio per internazionalizzarsi e crescere Consorzio con Hera per la ricerca su ambiente e salute

Chi è

Bruno Piraccini, cesenate, classe 1944, è amministratoredelegato di Orogel dal 1978

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6 Lunedì 14 Settembre 2015 Corriere Imprese

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BO

7Lunedì 14 Settembre 2015Corriere Imprese

Da nove a quattro,massimo cinque. LeCamere di commer-cio dell’Emilia-Ro-magna saranno di-

mezzate. Solo Bologna, perdimensioni e per il fatto dicoincidere con la città me-tropolitana, resterà intatta.Le altre dovranno trovar mo-glie (o marito) e in Romagnasi profila una grande «fami-glia allargata».

Il giro d’affari del sistemacamerale emiliano-romagno-lo è (o era) di 120 milioni dieuro fino allo scorso anno,l’ultimo prima della riduzio-ne dei diritti camerali, cheammontavano a 95 milionidi euro. Il resto proviene daservizi e diritti di segreteria,soprattutto quelli resi dal Re-gistro delle imprese, ma an-che dalle aziende speciali.Che si tratti di vera spendingreview non è poi così sicuro.Ma il passaggio è importantee produrrà frutti nel tempo,sul piano dell’efficienza e deicosti generali.

Il colpo decisivo lo ha dato

l ’articolo 10 della legge 124/2015 di riforma dellaPubblica amministrazione, lacosiddetta «Madìa», appro-vata dopo un lungo esameparlamentare e in vigore dafine agosto. È una delega algoverno, che ha un anno ditempo per adottare un de-creto legislativo (e poi un al-tro anno per eventuali ritoc-chi).

Sugli accorpamenti le Ca-mere di commercio hannonicchiato a lungo, in passato,poi l’anno scorso sono statetravolte: diritti annuali ridot-ti di un terzo per decreto leg-ge nel 2015, poi del 40% einfine della metà dal 2017;

Registro delle imprese (cheper la verità è gestito benis-simo) secondo l’originariodisegno di legge «confisca-to» e attribuito al ministerodello Sviluppo economico;accorpamento obbligatorioma senza criteri definiti.L’anticamera della soppres-sione.

A quel punto il sistema hareagito e ha tirato fuori dalcassetto un progetto di auto-riforma con il sostanziale di-mezzamento delle Camere. IlParlamento ha «restituito» ilRegistro delle imprese, haindicato in 65 il numeromassimo di camere post-ri-forma, e — con molte ecce-

zioni per le zone montane edi confine — in 75.000 il nu-mero minimo di imprese(incluse però le unità locali)per evitare il matrimonioforzoso. E si è anche impe-gnato a tener conto degli ac-corpamenti già deliberati almomento dell’entrata in vi-gore. Se ne contano una doz-zina, tra 25 Camere di com-mercio, ma non in Emilia-Romagna.

L’Unioncamere regionaleaveva già formulato una pro-posta per anticipare la rifor-ma, con due matrimoni euna unione plurima: Parmae Piacenza, che allora rap-presentavano quasi 70.000imprese attive (oggi scese a68.500) e quasi 85.000 com-prese le unità locali (uffici,magazzini, impianti produt-tivi separati dalla sede lega-le); Modena e Reggio Emilia,che oggi hanno oltre 116.000imprese (140.000 con le uni-tà locali); la Romagna (este-sa) con Ferrara, Ravenna, Ri-mini e Forlì-Cesena, oggicon oltre 140.000 imprese,

Nove enti camerali in cerca di gemellaggioLe iscrizioni al Registro delle imprese per provincia - luglio 2015

Società di capitale

Società di persone

Imprese individuali

Altre società

Piacenza

4.639

501

5.042

16.940

27.122

Ravenna

5.693

877

7.444

21.772

35.786

Parma

9.384

986

7.673

23.381

41.424

Forlì-Cesena

6.097

988

8.653

22.350

38.088

Reggio Emilia

9.410

1.375

9.836

29.199

49.820

Rimini

6.026

661

9.124

18.720

34.531

Modena

16.446

1.395

13.301

35.538

66.680Bologna

20.292

1.838

16.241

47.138

85.509

Ferrara

4.680

945

5.837

21.406

32.868

82.667

83.151

236.444

9.566

EmiliaRomagna

411.828

1.035.132

840.857

3.144.844

128.207

ITALIA

5.149.040

oltre 170.000 con le unità lo-cali.

Che sia questo il punto diarrivo è possibile, ma non èancora detto. Modena, intan-to, potrebbe far da sé. Que-sto potrebbe spostare gliequilibri lungo la via Emilia,asse al quale potrebbe oraguardare Ferrara, più che allitorale adriatico vocato so-prattutto al turismo. Intantoin Regione è in corso unadiscussione per definire le«aree vaste», i territori a cuicedere funzioni regionali o acui attribuire quelle finorasvolte dalle province. Questoprocesso, seguito con atten-zione dal mondo delle im-prese e dalle camere di com-mercio, potrebbe influenzarele decisioni finali.

Bisogna però vedere conquale ritmo si muoverà il go-verno, che potrebbe precede-re tutti perché la scrittura del decreto legislativo sem-bra già in fase avanzata. E,tra l’altro, dovrà affrontare un punto non secondario,quello delle partecipazioni

Saranno troppe nove Camereper la famiglia allargata del commercio Solo Bologna (e forse Modena)sopravviverà alla riforma Madìa.Parma e Piacenza presto sposeFerrara incerta tra la via Emiliae la Romagna. Il nodo partecipate

azionarie delle Camere dicommercio, che la riformaintende ridurre in modoanalogo a quello degli entiterritoriali.

«Le partecipazioni societa-rie — dispone la legge —saranno limitate a quelle ne-cessarie per lo svolgimentodelle funzioni istituzionalinonché per lo svolgimentodi attività in regime di con-correnza (…) eliminandoprogressivamente (quelle)gestibili secondo criteri diefficienza da soggetti priva-ti».

La Camera di commerciodi Bologna dovrà vendere lamaggioranza relativa (oltreun terzo) dell’AeroportoMarconi, quotato da appenadue mesi? La stessa Camera,nel Piano di razionalizzazio-ne approvato a primavera,non la considera strategica enon lo esclude. Ma non sonooperazioni che si improvvi-sano, tanto più quando c’è dimezzo il mercato azionario.

Angelo Ciancarella© RIPRODUZIONE RISERVATA

Unioncamere punta alla macroregione con Veneto e LombardiaIl segretario generale Claudio Pasini è scettico sui risparmi ma crede all’integrazione

C laudio Pasini è segreta-rio generale dell’Unioneregionale delle cameredi commercio dell’Emi-

lia-Romagna solo da un anno.All’apparenza. Lo era già statodal 1993 al 2002 e, pur tra moltialtri incarichi, è nel mondo ca-merale da più di 30 anni, conuna parentesi importante allapresidenza di Manageritalia,l’associazione-sindacato dei di-rigenti del commercio e del ter-ziario. In tempi non sospetti silaureò in Scienze politiche aBologna, relatore Romano Pro-di.

Dottor Pasini, il governoprima vi ha tolto l’ossigeno(diritti ridotti del 35%) poi haimposto per legge gli accorpa-menti...

«Se qualcuno pensa che da-gli accorpamenti deriveranno

risparmi significativi nel breveperiodo può toglierselo dallatesta. A meno di non ridurreall’improvviso il personale, maquesto non è previsto dalla leg-ge né intendono farlo le singolecamere di commercio. Certo,nel lungo periodo anche il per-sonale si ridurrà con le usciteper anzianità. Per ora non sonoprevisti né finanziati pre-pen-sionamenti e mobilità».

Le risorse comunque cala-no e il riordino istituzionale èinevitabile.

«Assolutamente sì. Ed era giàin atto, anche a livello di unioniregionali, che hanno funzionidi coordinamento. L’integrazio-ne consente di fare meglioquello che ognuno fa già. Lanostra logica è quella della ma-croregione Lombardia-Emilia-Romagna-Veneto. Abbiamo giàsottoscritto un protocollo su trefunzioni essenziali: l’internazio-nalizzazione, per la quale ha

una particolare esperienza laLombardia; l’ufficio studi, incui in Emilia-Romagna abbia-mo buone competenze (Pasinilo ha diretto dal 1987 al ’92,ndr); la valorizzazione dei pro-getti europei, nella quale è bra-vissimo il Veneto».

Ma i servizi e la presenzasul territorio diminuiranno?

«Questo cercheremo di evi-tarlo, ma la situazione non èfacile. Abbiamo già contenutomolte spese generali e altro an-cora faremo. Metà dei dirittiannuali, circa 46 milioni di eu-ro, sono finora spesi per il so-stegno diretto alle imprese: 11milioni per i consorzi di garan-zia fidi, 7 per l’internazionaliz-zazione, 14 per il sostegno alleinnovazioni, 11 per lo sviluppoterritoriale, 3 in altre forme dipromozione. Non diminuiremogli sportelli, che oltre alle novesedi attuali sono presenti anchein altre città: il decentramento

è un presidio del territorio. Na-turalmente decidono le singolecamere, e dove potranno mette-re a reddito il patrimonio im-mobiliare, certamente lo faran-no».

Il Registro delle imprese èil vostro fiore all’occhiello eavete rischiato di perderlo.Ora la riforma parla di coordi-namento affidato al ministerodello Sviluppo economico, inaggiunta al tribunale. È ne-cessario?

«Il rischio lo ha corso il pae-se. Il Registro è un modello difunzionalità, è totalmente infor-matizzato, e da qualsiasi partedel mondo si possono ottenerei documenti societari, anchetradotti, a costi modesti e infe-riori agli altri sistemi europei.Ben venga il coordinamento, sepuò favorire l’omogeneità degliorientamenti dei conservatori,oggi difformi in alcuni ambiti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ai vertici Claudio Pasini, 61 anni, è il segretario regionale dell’Unioncamere Emilia-Romagna

di Angelo Ciancarella

MONOPOLI

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8 Lunedì 14 Settembre 2015 Corriere Imprese

Reginetta in campagnae cenerentola in fab-brica, ultimo vagone diun treno, l’Emilia-Ro-magna, che pian piano

accelera, trainandola, Ferrara èuna città in cerca di un suopercorso per tornare al futuro.Fotografata all’uscita del tun-nel la si può vedere in duemodi. Così come uno dei suoisimboli industriali, il Petrol-chimico dove Giulio Natta in-ventò il Moplen, per tutti «LaMontedison»: di giorno, semiabbandonato com’è, assomi-glia al Bronx; ma di nottequello skyline illuminato«sembra una Manhattan im-maginaria, felliniana» dice unispirato Riccardo Maiarelli,presidente degli industriali edella Fondazione CariFe.

Ferrara-Bronx è ingombradi macerie. Non solo per il ter-remoto che fece strage di ca-pannoni nel Centese, cuore in-

dustriale della provincia, enon solo per la recessione. Al-la periferia Sud, per esempio,il Palazzo degli Specchi va insfacelo dal 1989, quando fu ul-timato e subito sequestrato,con i suoi 60.000 metri qua-drati costati 120 miliardi d’al-lora al clan di mafiosi che lofinanziò. Ogni anno il Comunene annuncia il recupero ma in-tanto le vetrate a specchio van-no in frantumi una a una, in-ghiottendo nel degrado l’inte-ro quartiere. Lo realizzò CoopCostruttori di Argenta, fallitanel 2003 con un buco di 1,2miliardi di euro. Poco prima,però, ebbe ancora l’appalto peril nuovo ospedale di Cona,odiato dai ferraresi. Consegna-

tore di Oracle per tutta Italia.Altre macerie? Al Petrolchi-

mico lavorano in 2.000 controi 5.700 dell’era Natta. Alla Ber-co di Copparo sono spariti 600posti su 2.000. Tassinari Bi-lance ha chiuso dopo 104 annidi storia. Faceva sofisticati lettibilancia per ospedali e pese

industriali. Cantieri navaliEstensi in liquidazione è pas-sata a imprenditori brescianiche vorrebbero rilanciarla, maforse lontano da Ostellato do-ve furono prodotti 500 lussuo-si lobster boats. Ma la madredi tutte le catastrofi è CariFe,la «banca dei ferraresi» che,

Ferrara ritorna al futuro dopo aver fatto i conti con la crisi e il terremotoRestano molte macerie: Palazzo degli Specchi, Coop Argenta e CariFe. Ma l’arrivo di nuovi investitori alimenta la speranza

TaglianiUn centro storico che si rianima: spuntano nuove vetrinee quest’anno il saldo fra aperture e chiusure sarà in attivo

L’EMILIA-ROMAGNA DEI CAMPANILI

Il casoBieticoltura rasa al suolo: gli zuccherifici erano 18 vent’anni fa e ora ne è rimasto uno

to vent’anni dopo, nel 2102,costò 300 milioni di euro, ildoppio del previsto. Acquapassata? Mica tanto. Il crac diArgenta ha travolto centinaiadi aziende dando il là al «casoFerrara». L’edilizia non si è piùripresa. «È l’unico settore cheancora non dà segni di vita»ammette Paolo Govoni, presi-dente della Camera di Com-mercio sfogliando i dati delprimo trimestre 2015. Il prede-cessore e attuale presidente diCariCento Carlo Alberto Ron-carati scommetteva sull’effet-to ricostruzione post sisma.«Ma l’impatto è stato menopositivo del previsto. Si sonomosse le imprese, non i priva-ti scoraggiati dalla burocrazia.Fatto sta che nelle costruzioniil disagio è ancora profondo».Sempre Maiarelli ricorda chevent’anni fa nel ferrarese era-no attivi 18 zuccherifici. Oggine resta uno solo. In uno sta-bilimento ex Eridania, tra l’al-tro, ha sede proprio il gruppodi Maiarelli, la Icos, distribu-

La città ai raggi X

AVVIAMENTI TEMPOINDETERMINATO

TRASFORMAZIONITEMPO INDETERMINATO

Ferrara

Medio Ferrarese

Basso Ferrarese

Alto Ferrarese

TOTALE

2014201520162017

-0,3

0,6

0,2

1,1

1,8 1,7

0,7

1,5 1,41,5 1,5

-0,8

FERRARA Emilia Romagna Italia

1.045

394

269

404

2.112

2014

1.245

524

382

500

2.651

2015

200

130

113

96

539

Var.ass.14/15

19,1

33,0

42,0

23,8

25,5

Var.%14/15

283

84

77

91

535

2014

313

83

66

175

637

2015

30

-1

-11

84

102

Var.ass.14/15

10,6

-1,2

-14,3

92,3

19,1

Var.%14/15

CentroImpiego

Scenari e previsioni (Prometeia, Unioncamere Emilia Romagna - Valore aggiuntototale var.%)

I comparti produttivi (andamenti tendenziali 1˚ trimestre 2015 rispetto allo stessoperiodo dell'anno precedente)

Fatturato OrdinativiPRODUZIONE

* Valori non significativi

0,3

0,8

1,8

4,4

-0,7

1,9

2,7

-1,0

-0,6

-5,1

6,6

Alimentarie bevande

Tessile, abbigliamentoe calzature

Legno-mobili, carta,stampa, editoria

Industriedei metalli

Macchine elettricheed elettroniche

Meccanica e mezzidi trasporto

Altreindustrie

TOTALE INDUSTRIAMANIFATTURIERA

>= 10 dipendenti

1-9 dipendenti

di cui artigianato

Totale

1,3

-6,1

1,1

0,7

5,5

5,6

0,7

1,7

2,2

-0,3

-0,2

Estero

2.8

-1.4

*

1.5

*

5.7

-1.7

2.6

2,7

-0,3

-1.7

Estero

3,2

-4,5

*

1,5

*

5,0

-1,7

2,0

2,2

-1,2

-3,3

Totale

2,0

-5,2

0,7

2,6

4,2

4,8

-2,7

1,5

2,3

-1,2

-0,6

di Massimo Degli Esposti

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9Lunedì 14 Settembre 2015Corriere Imprese

coinvolta anche nel crack diArgenta, è finita in dissestodopo aver bruciato i risparmidi 3.000 piccoli azionisti, 150milioni di aumento di capitalee tutto intero il suo patrimo-nio. Due anni di commissaria-mento non l’hanno risanata ea fine mese il Fondo interban-

cario che l’ha rilevata per 300milioni nominerà un suo cda,di fatto estromettendo la città.Resta a secco anche la Fonda-zione che «d’ora in poi — diceMaiarelli — non potrà più da-re il suo supporto ai concitta-dini». «Impossibile essere ot-timisti — commenta il sinda-

co Tiziano Tagliani — Auspi-co almeno che il futuro,attraverso alleanze con realtàvicine, non escluda il territo-rio e le sue esigenze». Mal’unica candidata, la gemellaCariCento, si è sfilata. «Abbia-mo studiato l’aggregazione —conferma Roncarati — ma

l’onere per noi sarebbe statoinsostenibile». «Il crollo diCarife? Un colpo mortale. Conla tempesta perfetta della crisiha disintegrato lo spirito deinostri imprenditori» dice Giu-lio Barbieri, che inonda ilmondo di tensostrutture, co-perture industriali e ora anchestazioni di ricarica elettriche.Sul suo quartier generale, afianco del tricolore che tuttipossono ammirare transitan-do sulla Padova-Bologna, orasventola, un po’ più piccola,un’altra bandiera. «È quelladel mio nuovo socio, un im-portante investitore di AbuDhabi che ci aprirà il mercato

degli Emirati». Qui si affaccia la Ferrara-

Manhattan. È quella che vedePatrizio Bianchi, copparese,ex Rettore di UniFe e ora asses-sore regionale con delega allosviluppo. «Abbiamo salvatoBerco e trattenuto il centro ri-cerche sui polimeri di Lyon-dellBasell. Vuitton ha investitomilioni nel nuovo calzaturificioBerluti di Gaibanella creando90 nuovi posti. Altri 100 an-dranno a raddoppiare la pro-duzione della Lte-Toyota aOstellato, Fiat-Vm va benissi-mo e assume, il gruppo Fava èun punto di riferimento nel-l’impiantistica per pastifici. Forse le multinazionali hanno

colto meglio di noi le potenzia-lità del nostro territorio». «Chiha continuato ad innovare rac-coglie i frutti — spiega Ronca-rati — negli anni di crisi Vmnon ha mai messo a casa unosolo dei suoi 200 progettisti-ri-cercatori».

Al sindaco basta un’occhiatadalle finestre del Municipioper vedere «un centro storicoche si rianima: spuntano nuo-ve vetrine e quest’anno il saldofra aperture e chiusure sarà inattivo». Anche Govoni sentenell’aria «la possibilità di unsalto di qualità, se istituzioni eimprese collaboreranno». Vedeinfatti un «forte aumento dellerichieste di finanziamento perinvestimenti e tanta innovazio-ne nell’agroalimentare e nelturismo, due mestieri antichiper Ferrara ancora buoni per ilfuturo». Per il sindaco «gliobiettivi di oggi non possonopiù essere quelli di ieri. Peròogni città deve essere coerentecon le sue vocazioni, sempreinnalzando il segmento dimercato. Chimica, meccanica eagroalimentare lo stanno fa-cendo e noi li sosterremo».L’evento dell’anno è l’investi-mento di big come De Bene-detti, Cremonini, Dompè, Ga-vio, riuniti nella finanziariaSbtf dell ’ex presidente diConfagricoltura Federico Vec-

I dati forniti dalla Camera di Commercio di Ferrara mostrano un quadro lievemente ottimista. Le previsioni per il valore aggiunto sono riviste al rialzo e poi stabili per i prossimi due anni meglio che nel resto della regione e d’Italia. Bene anche le trasformazioni e gli avviamenti dei contratti a tempo indeterminato, mentre rispetto al 2014 si nota la sofferenza del comparto tessile, abbigliamento e calzaturiero.

Economia

Il dissesto della CassaMaiarelli: la fondazione è senza risorse non potrà più sostenere l’economia della città

chioni, in Bonifiche ferraresi,la più grande azienda agricolaeuropea con i suoi 5.400 ettari.Un segnale importante per ilsindaco e per tutti i nostri in-terlocutori. Ma un esperto co-me Paolo Bruni, ex managerdi Confcooperative e ora presi-dente del Centro servizi orto-frutticoli, va oltre e spiega cheil progetto dei nuovi proprieta-ri è sviluppare a Jolanda nuovefiliere biologiche e sostenibili.Torneranno zootecnia, riso, noci, melograno. Intanto la Biadi Argenta è leader nel couscous e Conserve Italia di Pom-posa, con 1000 addetti e unflusso giornaliero di 500 tir, è

il primo centro di trasforma-zione ortofrutticola d’Europa.Secondo Bruni la novità è che«ora vengono le grandi azien-de a valorizzare le filiere». Tut-te, immancabilmente, elogianol’eccellente competenza e lesolerti istituzioni. «Se questeeccezioni diventassero la rego-la ricominceremmo ad investi-re anche noi ferraresi» puntua-lizza Maiarelli. «L’amministra-zione fa la sua parte con tutti— replica Il sindaco — Ma Ma-iarelli ha perfettamente ragio-ne: pur nel rispetto di normemolto complesse, l’efficienzadelle istituzioni deve essere laregola».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

RinascitaL’agroalimentare rialza la testa tra innovazione e nuovi progetti per Bonifiche Ferraresi

La città ai raggi X

AVVIAMENTI TEMPOINDETERMINATO

TRASFORMAZIONITEMPO INDETERMINATO

Ferrara

Medio Ferrarese

Basso Ferrarese

Alto Ferrarese

TOTALE

2014201520162017

-0,3

0,6

0,2

1,1

1,8 1,7

0,7

1,5 1,41,5 1,5

-0,8

FERRARA Emilia Romagna Italia

1.045

394

269

404

2.112

2014

1.245

524

382

500

2.651

2015

200

130

113

96

539

Var.ass.14/15

19,1

33,0

42,0

23,8

25,5

Var.%14/15

283

84

77

91

535

2014

313

83

66

175

637

2015

30

-1

-11

84

102

Var.ass.14/15

10,6

-1,2

-14,3

92,3

19,1

Var.%14/15

CentroImpiego

Scenari e previsioni (Prometeia, Unioncamere Emilia Romagna - Valore aggiuntototale var.%)

I comparti produttivi (andamenti tendenziali 1˚ trimestre 2015 rispetto allo stessoperiodo dell'anno precedente)

Fatturato OrdinativiPRODUZIONE

* Valori non significativi

0,3

0,8

1,8

4,4

-0,7

1,9

2,7

-1,0

-0,6

-5,1

6,6

Alimentarie bevande

Tessile, abbigliamentoe calzature

Legno-mobili, carta,stampa, editoria

Industriedei metalli

Macchine elettricheed elettroniche

Meccanica e mezzidi trasporto

Altreindustrie

TOTALE INDUSTRIAMANIFATTURIERA

>= 10 dipendenti

1-9 dipendenti

di cui artigianato

Totale

1,3

-6,1

1,1

0,7

5,5

5,6

0,7

1,7

2,2

-0,3

-0,2

Estero

2.8

-1.4

*

1.5

*

5.7

-1.7

2.6

2,7

-0,3

-1.7

Estero

3,2

-4,5

*

1,5

*

5,0

-1,7

2,0

2,2

-1,2

-3,3

Totale

2,0

-5,2

0,7

2,6

4,2

4,8

-2,7

1,5

2,3

-1,2

-0,6

Esempi virtuosiIl polo meccanico centese cresce. Vuitton e Toyota puntano sulla «Bassa»

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10 Lunedì 14 Settembre 2015 Corriere Imprese

Camminando per i vialidei parchi Disney o diMilano; attraversandoil Canal Grande di Ve-nezia. Imbattersi in

uno dei manufatti in ghisa re-staurati o creati dalla Neri diLongiano, in provincia di Forlì-Cesena, è impresa semplice.Che siano lampioni, edicole opanchine, i lavori che hannofatto di questa impresa tuttaromagnola uno dei principaliriferimenti al mondo sono unesempio della migliore indu-stria manifatturiera italiana.

L’azienda è familiare, dà la-voro a circa 100 dipendenti esta crescendo rapidamente so-prattutto guardando all’estero.Stati Uniti, ma anche Paesi Ara-bi ed Europa. La Neri conta tregenerazioni al servizio di unmateriale, la ghisa, che ai primidell’Ottocento, quando conob-be una prima larga diffusione,veniva considerato «ferraccio»perché meno pregiato e malle-abile rispetto all’acciaio dolce.Ma se in un primo tempo fuusata solo per arsenali bellici,con i primi processi di inurba-mento la ghisa divenne uno deisimboli della nascita delle cittàmoderne.

La Neri ha sempre guardatoal passato come fonte di ispira-zione per costruire prodotti ingrado di resistere al futuro: «Ilriferimento culturale a quel cheè stato prima di noi è semprestato fondamentale», spiega ilpatron Antonio Neri, classe1951, figlio del fondatore Do-menico, classe 1924, e padre diIsacco, 38 anni, grazie al qualenel 2012 i Neri sono ritornati inpossesso della loro azienda fa-miliare dopo una decina d’anniin cui, entrati nel gruppo Tar-

getti di Firenze, erano stati ac-quisiti dalla danese Poulsen.

Oltre all’industria, nel corsodei decenni i Neri hanno allar-gato la già notevole collezionedi manufatti in ghisa di Dome-nico, che raccoglieva modelli per studiarli e quindi riprodur-li. «Di anno in anno abbiamochiesto questi manufatti aglienti pubblici: li individuavamospesso nei magazzini comuna-li, li chiedevamo alle variegiunte che ce li donavano». Ne-gli anni 80 la collezione diventatalmente importante da spin-gere l’azienda a creare nel ‘91un vero e proprio Museo della

ghisa. Raffella Bassi, che di An-tonio è la moglie, ne è direttri-ce.

Oggi l’Associazione è diven-tata la Fondazione Neri: «Cipermette di entrare in contattocon varie amministrazioni. Ciòci porta ad essere interpellatisu manufatti già esistenti, op-pure chiediamo noi se hannoqualcosa nei magazzini. Viag-giamo molto, ci imbattiamosovente in pali o lampioni indisuso, magari dimenticati neigiardini. Li richiediamo e poi liesponiamo, di fatto salvando-li».

Ma non di solo passato si

nutre la vena creativa dei desi-gner dell’azienda di Longiano.Nel caso del lavoro commissio-nato a Neri grazie alla partner-ship con Enel per Expo, adesempio, l’azienda romagnola ha collaborato col famoso desi-gner giapponese Makio Ha-suike. Insieme hanno dato vitaai 4 totem luminosi posizionatidi fronte al palco dell’Open airTheater di Expo2015, cioè illuogo riservato agli spettacoli ealle cerimonie ufficiali.

A un mondo tutto da inven-tare, invece, quello delle fiabe,gli artigiani della Neri devonoispirarsi quando la Disney si ri-

La ghisa a regola d’arte della Neri di Longiano Quando la luce si ricama sul «ferraccio»I titolari dell’azienda romagnola hanno anche creato una fondazione per proteggere questi manufatti

Sul webPotete leggere gli articoli di Corriere Imprese, condividerli e lasciare commenti su www.corrieredibologna.it

AMARCORD

Al tempo di internet, c’èchi resiste con i lavoriartigianali, come si fa-ceva più di 100 anni fa.È il caso di Gambettola,

in provincia di Forlì-Cesena.Punte di diamante di questa eco-nomia sono le due storichestamperie Pascucci e Bertozzi: laprima è attiva sul territorio dal1826, la seconda dal 1920.

La crisi si è fatta sentire anchein questa zona, ma l’economiafamiliare delle due aziende haretto bene fino a ora anche per-ché, come dice Riccardo Pascuc-ci, titolare dell’omonima azienda,«la clientela è affezionata ai no-stri prodotti e non è stato riscon-trato alcun calo».

Pascucci ammette che c’è me-no liquidità in giro, ma il fattura-to dell’azienda, di soli 12 dipen-denti, rimane ancorato tra i 400e i 500.000 euro l’anno. Il merca-to si estende prevalentemente inItalia e gli articoli più vendutisono tovaglie e canovacci: «Lestampe fatte a mano sono comeambasciatrici della nostra terra ecultura — va orgoglioso il pro-prietario — per questo teniamo afare sempre dei veri capolavori.Sono prodotti unici e non ripro-

ducibili». E infatti tra gli artistiche hanno collaborato figuranoTonino Guerra, Cesare Padovanie Tinin Mantegazza.

La stampa avviene in manieratradizionale, nulla è cambiato in6 generazioni. Oltre 3.000 stampiintagliati a mano su legno di pe-ro vengono destinati a fare damatrice per le stampe. Su que-st’ultime vengono applicate pastecolorate fino a raggiungere il co-lor ruggine, dato dalla reazione

chimica con l’ossido di ferro. Vie-ne poi aggiunta farina e aceto. Laricetta precisa, però, è un segretotramandato di padre in figlio. Lapressione sulla tela viene fattadall’uomo. Si poggia lo stamposul tessuto e viene poi battutocon un martelletto (il mazzuolo)per far imprimere bene il pig-mento. Una volta finito, c’è ilprocesso di asciugatura che durauna notte intera, poi il fissaggioe la stiratura con un argano «su

cui è ancora incisa la data di co-struzione, 1826» sottolinea il tito-lare. Lo strumento, totalmente inlegno, è costituito da un cassonecon dentro sassi di fiume. Azio-nato manualmente da un torniofunge da pressa e stira la tela.

Come per i Pascucci, anche illavoro dei Bertozzi si tramandadi padre in figlio. Tutto ha iniziocon Luigi per poi passare al figlioPierpaolo, padre di Gianluigi, at-tuale proprietario. Manualità, ma

Ruggine, mazzuolo e tovaglie secolariA Gambettola le famiglie Pascucci e Bertozzi realizzano stampe a mano come generazioni fa

anche innovazione. Un occhio alpassato e uno al futuro, ribadiscelui stesso nel video di presenta-zione sul sito internet dellastamperia. L’utilizzo di grandicontenitori per l’asciugatura e lastiratura a vapore sostituisce glistrumenti antichi, ma gli artigia-ni sono i veri demiurghi a suondi mazzuolo e stampi intagliatinel legno.

Alessio Chiodi© RIPRODUZIONE RISERVATA

volge a loro per arredare i suoiparchi a tema, da Orlando aShangai fino a Hong Kong.«Parliamo coi progettisti e fac-ciamo prodotti ad hoc, perchéessendo un lavoro ispirato allafantasia abbiamo bisogno diistruzioni precise in base alleloro necessità: lampioni chenon si limitino a illuminare,ma che abbiano magari deglialtoparlanti per emettere suo-ni. L’arredamento incontraquindi la tecnologia, l’illumino-tecnica, ma anche il design»,conclude il patron.

Claudio Zago© RIPRODUZIONE RISERVATA

ArteIn alto a destra Tonino Guerra all’opera su una tovaglia della StamperiaPascucci 1826. A sinistra un’altra creazione della famiglia artigiana di Gambettola

Chi è

StoriaA sinistra l’interno del Museo della ghisa - Fondazione Neri a Longiano, dove sono custoditi 60 esemplari di lampioni realizzati da grandi fonderie ottocentesche e firmati, in alcuni casi, da artisti come Duilio Cambellotti e Ernesto Basile. Sopra il particolare di una lanterna

Antonio Neri, classe 1951, ha aperto l’azienda di famiglia all’internazionalizzazione. Comelui, prima il papà Domenico e poi il figlio Isacco, si sono dedicati alla conservazione della ghisa

Riccardo PascucciLe stampe fatte a mano sono come ambasciatrici della nostra terra e cultura. Per questo teniamo a fare sempre dei veri capolavori. Sono prodottiunici e non riproducibili

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11Lunedì 14 Settembre 2015Corriere Imprese

Anche Francois Nuyts,amministratore dele-gato di Amazon perl’Italia e la Spagna,confessa di aver letto

«Il cigno nero», il saggio eco-nomico di Nassim Taleb cheJeff Bezos impone a tutti i suoidipendenti. Ma, dice, preferi-sce i romanzi. E non sono soloquelli che stanno facendo cre-scere il business del colosso diSeattle nel nostro Paese. Per di-re, Amazon ha raggiunto unacapitalizzazione di 250 miliardidi dollari, a giugno ha superatoWalmart nelle vendite negliUsa. E tornando in Italia, neiprimi sei mesi del 2015 ha as-sunto la bellezza di 300 perso-ne a tempo indeterminato. Co-me trovare una fonte nel deser-to di questi tempi.

Mister Nuyts, 300 nuove as-sunzioni in soli sei mesi. Senon è crescita questa...

«Sì, stiamo crescendo moltovelocemente. Dall’apertura diAmazon.it ognuno ha lavoratonegli ultimi 5 anni per quelloche interessa ai clienti: abbia-mo aumentato la selezione deiprodotti in vendita (le catego-rie sono passate da 5 a più di20). Abbiamo migliorato il ser-

vizio di consegna, come le spe-dizioni gratuite per i Prime(prima ci volevano 2-3 giorni,ora sono scesi a uno) o quellodi consegna nello stesso gior-no nell’area milanese (ordinientro le 13.15 e ricevi il giornodopo entro mezzogiorno). Tut-to questo impegno ha convintogli italiani a fidarsi di Amazone la cosa ci ha fatto crescere.Amazon globalmente è passatada circa 28.000 dipendenti cin-que anni fa a più di 180.000oggi».

Non sarà stato un annun-cio per rispondere all’inchie-sta del New York Times?

«No per niente. Amazon haaperto il Centro di Distribuzio-ne a Castel San Giovanni (Pia-cenza) 4 anni fa assumendo150 persone. Oggi i dipendentiin Italia sono oltre 1.250, di cui270 a Milano, 250 a Cagliari e750 proprio a Castel San Gio-vanni. Abbiamo altre 60 posi-zioni aperte a Milano. Divente-remo sempre più grandi e iclienti a risparmiare denaro. Semiglioriamo l’esperienza d’ac-quisto dobbiamo per forza svi-lupparci».

Quali sono le prospettive inEmilia-Romagna?

«Il futuro della nostra cresci-ta significherà anche maggioriinvestimenti a Piacenza, matendiamo a non fare commentisugli sviluppi dei prossimitempi. Possiamo solo dire cheabbiamo grandi prospettive inItalia e che vogliamo allargarciin fretta».

Avete assunto queste 300persone con il Jobs act?

«Abbiamo creato molti posti

di lavoro perché abbiamo in-crementato lo shop online econtinueremo a fare così. Il re-cruitment varia a seconda del-l’aumento del settore dell’e-commerce. Quanto al Jobs act,aiuta, ma non nel nostro caso».

Quali sono le città della re-gione più fedeli ad Amazon?

«Bologna sicuramente poi inordine Cesena, Piacenza, Mo-dena, Rimini, Ferrara, Parma,

Amazon mette il turbo a Piacenza: «Nuovi investimenti e altre assunzioni»Il numero uno in Italia Nuyts: «Cresciamo e daremo spazio alle vostre aziende del food»

Reggio Emilia e Ravenna. Ci so-no alcune grandi differenze trale città, ma anche molte cosein comune. Al primo posto intutte c’è la scheda GoogleChromecast, poi i filtri Brita e ilcopriasse, ma ad esempio aFerrara e Parma spunta la mac-china per caffè decalcificante».

Come sta andando la ven-dita di cibo? Dopo Barilla eConserve Italia, stanno arri-vando altre aziende?

«Sta andando bene, abbia-mo anche qui una vasta sele-zione, i clienti possono acqui-stare migliaia di prodotti ali-mentari a lunga conservazionee per la cura della casa. E stia-mo aprendo la piattaforma adaziende emiliano-romagnole così che possano vendere i loroprodotti tipici su Amazon. Citopoi gli esempi della romagnolaCalzature&Sport, che vende inGermania così come la reggia-na Fitmax».

Ci saranno nuove assunzio-ni?

«Decisamente sì. Ne faremoper la stagione natalizia per icentri di Cagliari e Piacenza».

Chi state cercando?«Abbiamo posizioni aperte

per il settore finanziario, vendi-te, come chief account mana-ger e buyer, nel team legale,nell’operation team e per siste-misti e ingegneri».

Farete nuove migliorie alleconsegne?

«Certo, ma non le posso sve-lare. Recentemente però abbia-mo allungato di 50 minuti iltempo possibile per ordinarecon la spedizione “Mattino” ericevere il giorno dopo entro le12».

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PIANETA LAVORO

I numeri del lavoroCrescita del numerodei dipendenti in Italia

Ripartizioni sedi Amazonin Italia

Incremento del numero dei dipendentiCentro di Distribuzione Castel S. Giovanni

20142013 20152011 2012

20142013 20152011 2012

950

150340

CAGLIARI CASTEL S. GIOVANNIMILANO

250

750

270

1.270

457

239

750

65155

Le città più fedeli al nostro e-commerce? Bologna sicuramente poi in ordine Cesena, Piacenza, Modena, Rimini, Ferrara, Parma, Reggio Emilia e Ravenna

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12 Lunedì 14 Settembre 2015 Corriere Imprese

Expo ci siamo, al via la settimana d’EmiliaDal 18 al 24 settembre a Milano la nostra regione sarà protagonista dentro Palazzo ItaliaUn viaggio tra Innovazioni tecnologiche, startup agroalimentari, cooperazione e Pellegrino Artusi

Dal 18 al 24 settembre la Regione Emilia-Romagna sarà protagonista a Expo negli spazi di Palazzo Italia. Ci sarà uno spazio espositivo di circa 200 metri con momenti di presentazione multimediale di iniziative, progetti e programmi. Il 18 il Sistema Confindustria Emilia-Romagna contribuirà al palinsesto delle iniziative organizzando un evento dedicato all’economia e all’industria della nostra regione

L’evento Le innovazioni tecnologi-che in campo agroali-mentare, la cooperazionecome modello di svilup-po, i progetti per realiz-

zare un’economia sostenibili ela difesa delle bellezze del terri-torio. Sono alcuni dei temi cheverranno affrontati durante la«Settimana di protagonismo»della regione Emilia-Romagnaall’Expo di Milano. Dal 18 al 24settembre i visitatori di PalazzoItalia potranno osservare il la-voro svolto in questi anni lungola via Emilia. I temi al centrodel calendario degli appunta-menti giornalieri riguarderan-no la ricerca e l’innovazionetecnologica, l’agroalimentare, laformazione e il turismo. In mo-do da incentivare investitori no-strani ed esteri a scegliere que-sto territorio come modello daimitare o su cui puntare per ilfuturo.

A presentarsi per primi ai vi-sitatori di Expo quattro startupattive nel campo delle biotec-nologie e della stampa 3d: Fa-mosa, Alga e zyme factory,Agromet srl e Mark one. E cheAster, la società che promuovel’innovazione del sistema pro-duttivo regionale, ha seleziona-to come vincitrici del premioExpo 2015 tra le aziende iscrittea EmiliaRomagnaStartUp.

Durante la prima giornatad’incontri si parlerà anche dimanifatturiero e di cooperazio-ne agroalimentare attraversol’analisi dei risultati raggiuntisia in ambito regionale che fuo-ri dei propri confini grazie allacollaborazioni con comunitàrurali organizzate in cooperati-ve in Africa e in Brasile. Il gior-no dopo il tema sarà l’educazio-ne e la formazione degli stu-denti delle scuole superiori, inun percorso alla riscoperta del-la tradizione e del sapere dellacultura enogastronomica emi-liano-romagnola con «Formatiqui, famosi in tutto il mondo!»,

un incontro con 400 studentidegli istituti superiori tecnici eprofessionali a indirizzo agrarioed enogastronomico e con «Ar-tusi: Cooking Time» un video-gioco che è un’interpretazionedelle più famose ricette realiz-zate dal gastronomo PellegrinoArtusi. Gli appuntamenti dellasettimana consentiranno diproseguire il viaggio affrontan-do il tema della tutela dell’am-biente e del rispetto dell’ecosi-stema con l’incontro «Gli alberisono vivi perché fanno le mele,le foglie, il vento», dove si di-scuterà di una corretta educa-zione alimentare e ambientale.

Sempre nella giornata del 20 cisarà anche spazio per la solida-rietà con un’iniziativa di raccol-ta fondi destinata alla popola-zione del Nepal colpita dal ter-remoto dell’aprile scorso. LaProtezione civile di Emilia-Ro-magna, Lombardia e Veneto al-lestirà delle cucine da campodove preparerà dei pasti cheverranno distribuiti ai visitatori.A fare da cornice a tutto ciòl’iniziativa internazionale delWorld food research and inno-vation forum, un progetto stra-tegico regionale che dall’Expoha l’obiettivo di creare una piat-taforma internazionale che par-

tendo dalla ricerca nel settorealimentare rappresenti un assetstrategico per la competitivitàdelle imprese e delle filiereproduttive per l’Italia e l’UnioneEuropea sui mercati mondiali.All’interno della settimana diprotagonismo verrà poi conse-gnato il premio della prima edi-zione del Bologna Award — In-ternational Substainability andfood award. A riceverlo sarannoSalvatore Ceccarelli, per aver sviluppato nel centro Icarda diAleppo, oggi distrutto dall’Isis,il metodo di participatory bree-ding che consente di coltivarenuove varietà di cereali adattateagli ambienti siccitosi, e la Nor-thwest atlantic marine alliance,un organizzazione no profitfondata da pescatori Usa chepromuove il patrimonio marinocome bene comune del piane-ta. Uno spazio particolare nellegiornate conclusive del 23 e 24settembre sarà invece riservatoal turismo e alle bellezze dellaregione con l’evento «Borghid’eccellenza aperti», dove a es-sere protagonisti saranno 15borghi storici che si presente-ranno al pubblico internaziona-le di Expo con laboratori arti-gianali, rievocazioni storiche incostume e musica.

Dino Collazzo© RIPRODUZIONE RISERVATA

FOOD VALLEY

In mostraIn alto a sinistra le sfogline che preparano la pasta all’uovo tipica emiliana. A destra il Delta del Po spiegato ai bambini

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13Lunedì 14 Settembre 2015Corriere Imprese

Acquisti al dettaglio di frutta in ItaliaValore (1000 €), volume (tonnellate) e prezzo medio (€/Kg)

Acquisti al dettaglio di ortaggi in ItaliaValore (1000 €), volume (tonnellate) e prezzo medio (€/Kg)

Fonte: elaborazioni CSO su dati GFK Italia

Valore Valore Valore Valore ValoreVolume Volume Volume Volume Volume

Valore Valore Valore Valore ValoreVolume Volume Volume Volume Volume

Mele Arance Banane Pere Clementine

Patate Pomodori Insalate Zucchine Finocchi

1,34 1,291,16 1,13

1,45 1,46

1,38 1,39

1,79 1,79

0,89 0,82

2,00 2,013,09 3,05

1,59 1,621,34 1,33

1˚ semestre 2015 1˚ semestre 2014

1˚ semestre 2015 1˚ semestre 2014

AziendeSono le imprese emiliano-romagnole che grazie alle loro innovazioni in campo agricolo verranno premiate al Macfrut

13

In regione

Il biologico fa boomCon oltre 800 aziende di trasformazione siamo i primi in Italia

S i concluderà domani aBologna la 27esima edi-zione del Sana, il salone

internazionale del naturale ela chiusura consente bene difare il punto su un settore inregione che sta rivelando sor-prese. La realtà bio in Emilia-Romagna racconta infatti unaproduzione cresciuta del 14%,grazie alla bellezza di 3.876 imprese, che la collocano alquinto su scala nazionale. Èinvece al primo posto per nu-mero di ditte che operano nel-la trasformazione: sono 867.

«Siamo la quinta regioned’Italia nel biologico — ha ri-cordato l’assessore regionaleall’Agricoltura, Simona Caselli— e la prima del Nord. Per ilpiano di sviluppo rurale ab-biamo 100 milioni di euro, il30% è andato agli operatoridel bio, semplicemente per-ché sono bravi: l’80% di questeimprese in Emilia-Romagnaottiene infatti i contributi».

Oggi in Italia oltre 55.000operatori investono nel natu-rale l’11% della superficie agri-cola nazionale (1,4 milioni diettari), e collocano l’Italia tra iprincipali leader internaziona-li del metodo biologico. Ac-canto alla crescita produttivac’è anche quella «a tavola»,con le vendite di prodotti bioche aumentano ormai ininter-rottamente dal 2006, dimo-strando un andamento deltutto «anticiclico». Se infattinell’ultimo anno i consumialimentari italiani si sono ri-dotti dello 0,2%, l’apprezza-mento delle famiglie per i cibibiologici non si è arrestato,tanto che il valore della spesabio è cresciuto dell’11%.

Maria Centuori© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il trend

Parola d’ordine «interna-zionalizzazione». Pergli organizzatori delle32esima edizione diMacfrut, la fiera della

filiera ortofrutticola, in pro-gramma dal 23 al 25 settembrea Rimini, non ci sono dubbi.«Su oltre 1.000 espositori, il20% proviene da 25 Paesi diver-si, di cui 7 presenti per la pri-ma volta — spiega Renzo Pi-raccini, presidente di CesenaFiera — già 350 buyer stranierihanno confermato la propriaadesione alla tre giorni. Dai su-permercati degli Emirati Arabialle principali catene ortofrutti-cole coreane e cinesi, alla com-pagnia di import-export Al Ja-zeera dell’Arabia Saudita». Peruna delle principali kermessedi settore internazionali, orga-nizzata quest’anno a Rimini enon a Cesena (dove sono incorso una serie di lavori di ri-qualificazione del quartiere fie-ristico) saranno tre giorni didibatti, visite e convegni sul-l’intera filiera ortofrutticola,che rappresenta la seconda vo-ce dell’export agro-alimentareitaliano con 4,1 miliardi di eu-ro. «Inoltre — aggiunge il pre-sidente — il marchio Macfrutdiventerà ancor più internazio-nale, perché sarà la base di unaccordo con la Spagna, che ciporterà a presentare assieme inostri prodotti al Cairo dal 4 al7 maggio 2016 e poi in SudAmerica e nell’area asiatica».

«In Italia la produzione orto-frutticola si aggira attorno ai 12miliardi — continua — siamoi leader europei nel settore deikiwi, dell’uva da tavola, dellemele, delle pesche nettarine edei carciofi». Secondo il rap-porto Nomisma-Unaproa 2015sono 491.000 le aziende italia-ne ortofrutticole per oltre unmilione di ettari coltivati e unaproduzione di 10 milioni difrutta e 6 milioni di ortaggiall’anno. E se, come sottolineaPiraccini, Italia e Spagna sonole leader indiscusse su frutta everdura, il nostro Paese è se-condo solo nel campo del-l’export, grazie anche all’Emi-lia-Romagna. «La filiera non èsolo produzione, ma a montec’è tutto un processo di lavora-zione e sistemi tecnologici in

cui siamo i primi. Soprattuttoin Romagna, dove si è creatoun vero e proprio distretto or-tofrutticolo con alcune tra leditte più importanti del mon-do, conosciute per i loro mac-chinari comprati anche dai no-stri rivali spagnoli». Innovazio-ne e tecnologiasaranno pre-miate anche durante il primoconcorso nazionale Macfrut In-novation Award 2015 per il fu-turo della filiera, organizzatoin partnership con L’Informa-tore Agrario. Tra le 23 inven-zioni, 13 delle quali emiliano-romagnole e 2 straniere, chesaranno premiate venerdì 25settembre nell’area Macfrut In-novation ci sono un kiwi a pol-pa rossa prodotto a Ferrara; unlampone di un’azienda di Forlì-Cesena che si conserva fino a 11giorni dalla raccolta; un «trat-

torino» radiocomandato col-laudato a Ferrara che spostanel campo le casse di frutta;sensori ottici creati a Cesenaper lo smistamento e la cernitadella frutta; carrelli elevatorielettrici a quattro ruote, natinei laboratori di Ravenna, conopzione gprs per riconoscere iguasti e sistema di localizzazio-ne.

«Si tratta — spiega AntonioBoschetti, direttore de L’Infor-matore Agrario — di una nuo-va dimostrazione della grandedinamicità del comparto in Ita-lia, che oggi affila le armi dellatecnologia per competere consuccesso sui mercati interna-zionali». Oltre alla possibilitàdi conoscere più di mille espo-sitori, i visitatori di Macfrut po-tranno anche partecipare ai 13workshop tecnici gratuiti sulle

tematiche di maggiore attualitàdel momento, organizzati dal-l’Informatore agrario. Dalle retimultifunzionali alle novità va-rietali, dal frutteto sostenibilealla gestione delle resistenze aifungicidi. Inoltre, sempre du-rante la kermesse, per la primavolta le giornate saranno ani-mate dai tele-chef star comeGiorgio Barchiesi, in arte Gior-gione, Hirohiko Shoda che rea-lizzeranno show cooking dedi-cati a frutta e verdura, a cui siaggiungeranno momenti edu-cational organizzati dalle Scuo-le del Gambero Rosso per pre-sentare contenuti e modalità dipreparazioni ideali per l’orto-frutta. «L’obiettivo di Macfrut— ricorda Piraccini — è l’inno-vazione in un settore dalleenormi potenzialità. Abbiamocolto l’opportunità di avere inFiera il Gambero Rosso Chan-nel per rendere l’ortofrutta pro-tagonista su media di calibronazionale e contribuire così astimolare i consumi e presen-tare l’offerta italiana nella suamassima valenza di qualità».

Francesca Candioli© RIPRODUZIONE RISERVATA

Tra kiwi rossi e trattori radiocomandatiIl Macfrut prepara lo sbarco a RiminiLa fiera ortofrutticola inaugurerà il 23 settembre e punta all’internazionalizzazione

Stagione per stagione

di Barbara Bertuzzi

Prataioli, porcini o nuova varietà «shitake»Il tempo dei funghi non scade mai

Si avvicina l’autunno, è tempo di funghi.Ma non è così per i fungicoltori emiliano-romagnoli che, prevalentemente nella zo-na di Rimini e tra Bologna e Modena,coltivano tutto l’anno prataioli (champi-

gnon) bianchi di dimensioni tendenzialmentepiccole, 4-8 cm di diametro (3,9-4,2 euro/kgsullo scaffale della Gdo-Grande distribuzione;fonte: Cso) e quelli crema fino ai 12 cm, piùsaporiti (4,3-4,9 euro/kg). I Portobello detti an-che «funghi cappella» da fare farciti (5,5-6,7 eu-ro/kg) e i pleurotus o sfiandrine per la griglia ei risotti (4,6 euro/kg). Circa un quinto della pro-duzione italiana proviene dalla nostra regioneossia 15 milioni di chili su 80.

«Li coltiviamo riproducendo in ambiente con-trollato quello che succede in natura», spiegaLoredana Alberti da quasi quarant’anni alla guidadella Fungar di Coriano (Rimini), oltre 15.000metri quadri di fungaia e 3 milioni di chili pro-

dotti ogni anno. «Prepariamo prima il substrato— spiega — partendo da una base di paglia dicereali che viene pastorizzata. Dopo 45 giorniinoculiamo il micelio (la pianta del fungo) man-tenendo l’ossigenazione a 27 gradi e al secondomese, abbassiamo la temperatura avvicinandola aquella dei boschi e bagniamo adeguatamente.Nel giro di sette giorni procediamo con la raccol-ta». Vende mediamente sui 2-3 euro/kg eccetto ilPleurotus che prezza 3,4 euro/kg: «È più diffici-le, la sua produttività non è costante». Però ag-giunge: «Lo scarto in cucina è nullo». In futuro?«Pensiamo alla coltivazione dello shitake, un fun-go medicinale dalle numerose virtù preventive eterapeutiche. Molto buono — dice — ma biso-gna farlo conoscere al consumatore italiano».

Specializzata in prataioli anche biologici, Va-lentina Borghi è la linfa giovane dell’azienda chea Minerbio (Bologna) porta il suo nome, fondatadal padre agricoltore quando nell’Ottanta «ormai

stanco della volatilità delle rese nei campi» deci-se di cambiare rotta. «Ci sono trenta stanze coltu-rali — e racconta la trentottenne — 120 addettisi cimentano nella raccolta a mano (vendita di-retta con prezzi a partire dai 2 euro/kg). Atten-zione alla qualità in primis e costanti investimen-ti in moderni sistemi di climatizzazione per offri-re un prodotto fresco e buono con la voglia disorprendere e creare sempre nuovi trasformati».Nasce proprio in questi giorni una speciale lineadi funghi «raw food» sull’onda della filosofia delcrudismo. Particolarità: sono essiccati a tempera-ture inferiori a 42 gradi.

Per chi invece vuole dedicarsi alla raccolta delfungo selvatico, l’Emilia Romagna è la culla delFungo Porcino Igp di Borgotaro (Parma). Bastacliccare su fungodiborgotaro.com per conoscerela crescita del micete e reperire la mappa deisentieri.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

La raccoltaI funghi sono un gruppo di organismi viventi, paragonabili a vegetali molto atipici: infatti, a differenza di questi ultimi, sono sprovvisti di clorofilla. Quello che si raccoglie come «fungo» è la fruttificazione, limitata e temporanea, di quella intricata ed invisibile rete di filamenti sotterranei chiamati micelio

PiracciniSu oltre 1.000 espositori, il 20% proviene da 25 Paesi diversi, di cui 7 presenti per la prima volta350 buyer stranieri hanno confermato la loro adesione

L'agenda 14 settembreA Bologna la società Scinthilla organizza dalle 16 alle 19.30 il workshop gratuito «Scinthilla» in cui favorire un incontro di idee e progetti con potenziali collaboratori

14 settembreL’Auditorium di Confindustria Modena alle 9 ospita il covegno “licenziamenti individuali: ragioni oggettive e soggettive”

16 settembreAlla Bologna Business School dalle 15.30 alle 18.30 tavola rotonda dal titolo «L’ Agenda Digitale Regionale e lo standard Fiware come acceleratori dello sviluppo: le opportunità per le imprese e il territorio».

17 settembreAlla Fondazione Aldini Valeriani di Bologna alle 17 incontro sulle tecnologie additive attualmente disponibili nella fabbricazione di componenti metallici

19 settembreAll’Università di Parma dalle 10 alle 13 l’incontro di biotecnologia e cibo «Cosa abbiamo in tavola?» con Nelson Mamiroli

FOOD VALLEY

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14 Lunedì 14 Settembre 2015 Corriere Imprese

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BO

15Lunedì 14 Settembre 2015Corriere Imprese

L’analisi

La logica industriale di Mirandola

SEGUE DALLA PRIMA

Secondo, la vitadel distretto delbiomedicale diMirandola. Nonsi sottolineerà

mai abbastanza l’eccezio-nale capacità di reazionedimostrata nel post-ter-remoto dal distretto mi-randolese. Ebbene, conquesta operazione, chestabilisce un asse direttocol più innovativo capita-lismo mondiale (quelloamericano), siamo entra-ti nel pieno di una nuovafase evolutiva. Di più:quella fra Sorin e Cybe-ronics è, al momento,solo l’ultima di una seriedi operazioni che, stradafacendo, hanno portato ainvestire rilevanti capitalistranieri nel distretto diMirandola. Non acciden-talmente, è presente inforze sul territorio anchel’altro grande modellodel capitalismo mondia-le: quello renano o ger-manico (si pensi alla B.Braun Avitum, che inau-gurò il nuovo stabili-mento neppure un annodopo il terremoto del2012).

Terzo, la crescita delleimprese per «via ester-na». Storicamente, fusio-ni e acquisizioni (M&A)rappresentano una dellegrandi vie con le qualifar crescere l’impresa,accanto alla «crescita in-terna» (via nuovi investi-menti). Certo, sono ope-razioni che a volte appa-iono tutte giocate sugliaspetti finanziari. Non èquesto il caso, come s’èvisto, di cui stiamo par-lando. E non è stato que-sto il caso delle noteoperazioni, diciamo così,«tedesco-bolognesi» nel-l’automotive e nel packa-ging; ma anche nella chi-mica, settore di cui si èparlato con riferimentoallo stabilimento dellaBasf (ex Ciba) di Pontec-chio Marconi nel corsodella recente Assembleadi Unindustria Bologna.In tutte queste operazio-ni è la logica industrialeche prevale; insomma, èla capacità manifatturie-ra ciò che conta prima diogni altra cosa. E’, que-sta, una caratteristica as-sai positiva del nostro«modello emiliano»,troppo frettolosamente dato per superato anchenel campo dell’econo-mia.

Franco Mosconi© RIPRODUZIONE RISERVATA

OPINIONI

& COMMENTI

Il controcanto di Andrea Rinaldi

IL DIGITALE PROVA A DARE SPRINT A GARANZIA GIOVANI

«Ci vuole tempo, è partito piano, ma poi viricrederete». Patrizio Bianchi, assessore regio-nale alla scuola, formazione professionale euniversità tradisce sempre un certo fastidioquando gli si ricordano i frutti che tardano adarrivare del piano Garanzia giovani. Per inci-so, 74,2 milioni di euro conferiti dal governoper formazione, bonus occupazionali e tirociniextra-curriculari.

Mentre attendiamo la completa maturazionedei frutti di cui prima, c’è da segnalare un’al-tra novità sul tema. È stata annunciata la

scorsa settimana a Roma e si chiama «Cresce-re in digitale», frutto di una pensata a tre traMinistero del Lavoro, Unioncamere e Google. Èaperto ai 700.000 disoccupati iscritti a Garan-zia Giovani che potranno seguire gratuitamen-te alcuni training sulle competenze digitali.Già oggi ci sono 500 aziende pronte ad acco-gliere almeno un tirocinante e di queste 21stanno in Emilia-Romagna.

Ma cosa potranno fare in concreto questiragazzi di cui si è detto tutto e il contrario ditutto da imprenditori, ministri e cacciatori di

teste? Potranno accedere al percorso di forma-zione disponibile sulla piattaforma www.cre-scereindigitale.it, realizzata da Google. Impa-rando a gestire un cloud, una strategia perl’impresa online e a creare un sito web o permobile ad esempio usando piattaforme comeGoogle My Business (d’altronde se il partner èGoogle....).

Chiaramente non finisce qui. Occorre supe-rare un test, a conclusione del seminario, e aquel punto si verrà selezionati per accedere ailaboratori sul territorio e agli incontri con leimprese per i tirocini formativi, organizzatianche in collaborazione con il mondo delle as-sociazioni di categoria. Tutti i tirocini sarannoretribuiti (500 euro al mese) e avranno unadurata di 6 mesi. Le aziende, dal canto loro,beneficeranno di incentivi fino a 6.000 euro nelcaso decidessero di assumere questi ragazzi.

In regione ci sono ditte e società dove Garan-zia Giovani funziona. Lo abbiamo raccontatoanche su queste pagine. Ma in un Paese con ladisoccupazione giovanile al 40% e che qui ècontinuato a crescere, forse la pazienza dell’at-tesa manca perché abbiamo perso troppo tem-po nel dare un futuro a chi ha lungamentestudiato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

P oco meno di 150 anni di storia caratteriz-zano la vita delle Bonifiche Ferraresi, checoltiva e vende prodotti agricoli. Dal gra-no al mais e al riso, ma anche zucchero

e, più recentemente, girasoli. Per finire con uvae olive. Un impegno a tutto campo, in effetti.Obiettivo del consiglio di amministrazione èraccogliere capitali, al fine di dar vita aun’espansione dell’attività decisa a fine scorsoanno. Il primo semestre di quest’anno ha vistoi ricavi salire a poco meno di 4,5 milioni dieuro. Erano 4 milioni nel primo semestre 2014.Il risultato è positivo per circa 700.000 euro.Ma è interessante rilevare che è miglioratol’indebitamento finanziario per oltre un milio-ne di euro.

In realtà, l’aspetto che riportò alla ribaltal’azienda fu la decisione di vendere il pacchettodi maggioranza detenuta dalla Banca d’Italia,60,3%. La prima proposta d’acquisto venne boc-ciata dall’Istituto d’emissione, perché non pre-vedeva il passaggio dell’intera quota in suopossesso. Lo stesso gruppo, organizzato e di-retto da Federico Vecchioni, ora amministrato-

re delegato, l’ha spuntata successivamente. Bo-nifiche Ferraresi Holding, 135 milioni di eurodi capitale, possiede ora una realtà di 5-400ettari di superficie, la maggiore azienda agrico-la del Paese. Gruppo Gavio, Carlo De Benedetti,Sergio Dompé, imprenditori che amano diver-sificare i propri investimenti, Fondazione Cari-plo, principale azionista, Fondazione Cassa Ri-sparmio di Lucca, ma anche Gruppo Cremoni-ni, tra gli altri soci. La sede legale da Roma aJolanda, in provincia di Ferrara, anche se diimprenditori del luogo non ve ne sono. Ora siattendono possibili acquisizioni di aziende, in-vestimenti in strutture e piantagioni per fardecollare uno strumento operativo di grandipotenzialità. Ottima opportunità nell’anno del-l’Expo milanese. L’azione viene scambiata inborsa a 24 euro circa: quotazione massima aottobre 2014 a 29,90 e minima a 22,04 a dicem-bre stesso anno. Gli scambi giornalieri sonomolto modesti, ma una prospettiva di prezzi inascesa non è da escludere, alla luce della nuovacompagine azionaria.

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SEGUE DALLA PRIMA

I dati dell’area mediopadana— con l’esclusione dellanuova area metropolitana

bolognese, che per dimen-sioni e status fa storia a sé— indicano che poco più di2 milioni e 700.000 abitanticonseguono risultati da pri-mato. L’export — per limi-tarci a un solo indicatore —supera i 39 miliardi di euro.Un dato straordinario pari altriplo delle esportazioni rea-lizzate dall’area metropolita-na bolognese e superiore diquasi di 2 miliardi al valoredell’esportazioni dell’area metropolitana milanese. I si-stemi territoriali di Piacenza,Parma, Reggio Emilia e Mo-dena, ai quali si potrebberoaggiungere Mantova e Cre-mona, sono gli «inconsape-voli» protagonisti di questarealtà che chiede di essereinterpretata e valorizzata. I

diversi sistemi locali richia-mati devono dunque ap-prendere a connettersi perdefinire in maniera condivi-sa gli obiettivi d’area vasta,gli strumenti per raggiun-gerli e le conseguenti azionidi lobbying. Tutto ciò man-tenendo integre la proprieidentità e le rispettive auto-nomie. Il fatto che questa vi-sione innovativa sia propostadagli imprenditori e dalle lo-ro associazioni è la confermadi quanto, in una realtà terri-toriale di piccole e medieimprese organizzate in di-stretti e filiere, l’intreccio traproduzione, innovazione, so-cietà ed enti locali sia ormaiuna necessità. In altri termi-ni è finita l’epoca nella qualechi produceva pensava solo aprodurre e chi amministravapensava solo ad amministra-re, determinando, in tal mo-do, logiche parallele con-dannate a non incontrarsi

mai.Guardare con nuovi occhi

la soggettività mediopadanasignifica far si che ciascunattore, amministrativo, eco-nomico e sociale, inizi aconsiderare i propri vicininon come competitori, macome parte di sé, del propriofuturo e del proprio destino.La logistica di Piacenza è unvalore d’area vasta; la Stazio-ne dell’alta velocità di ReggioEmilia e l’aeroporto di Parmasono infrastrutture medio-padane condivise; i poli uni-versitari e quelli della ricercapossono e devono diventarei nodi di una rete di compe-tenze mediopadana.

Nell’augurarci che il futu-ro assetto amministrativodell’Emilia (la ridefinizionedelle province) tenga contodi queste considerazioni cisentiamo impegnati per con-tribuire a dar senso, obiettivie traiettoria alla soggettivitàmediopadana.

Mauro SeveriPresidente Unindustria

Reggio Emilia© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’interventoGuardare con nuovi occhi la soggettività mediopadana scoprendo il proprio futuro

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Direttore responsabileLuciano Fontana

Piazza Affari di Angelo Drusiani

La nuova vita di Bonifiche Ferraresi

Fatti e scenari

Traguardi raggiuntiLa stampante 3d di case è realtàSarà svelata a Massa Lombarda

M assimo Moretti lo aveva detto ad aprile2013 al Corriere di Bologna: «Vogliamocreare una stampante alta 10 metri per

fare case». Bene, c’è riuscito e venerdì prossi-mo a Massa Lombarda (Ravenna), svelerà lasua invenzione: una stampante 3d di 12 metrid’altezza per realizzare case in argilla. Morettil’ha costruita con la sua Wasp, azienda raven-nate leader nel mondo dell’artigianato digitale.Tant’ è che la vocazione del gruppo è manife-sta già nel nome: l’acronimo sta infatti perWorld’s Advanced Saving Project. La presenta-zione della BigDelta – così si chiama la stam-pante gigante – avverrà all’interno di un radu-no della durata di tre giorni in cui l’apparecchidiventerà palcoscenico e scenografia dellospettacolo teatrale «Shamballa», presentatodal Teatro Rigodon, scritto e diretto da Ales-sandro Cavoli.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Da Piacenza l’Italia che fa sistemaUna fattoria da 25 milioni in KenyaRota Guido a capo del progetto

C’ è un’Italia che fa sistema nel settore alimen-tare e l’esempio questa volta viene da Piacen-za. È in fatti un’azienda della città emiliana

la capofila di una cordata che costruirà una fattoriadotata di tecnologie innovative e completamenteautosufficiente in Kenya per produrre circa 30.000litri di latte e 1,2 tonnellate di carne (25 milioni dieuro il valore del piano). Si chiama Rota Guido edè una pmi specializzata nella progettazione di alle-vamenti e di impianti di biogas: con lei prenderan-no parte al progetto un’altra impresa emiliana, laCasella Macchine Agricole, e poi la lodigiana Sivam,le vicentine Faresin Industries e Reda, la brescianaTdm Group, l’umbra Ipi, la marchigiana Mancini, lamantovana Zanotti, la romana Gruppo Prandi e lasiciliana Cappello Alluminio. Il progetto è frutto diuno studio sulle potenzialità della filiera lattiero-ca-searia italiana nel mercato africano condotto nel-l’ambito del programma Frontier Markets di Sace.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Abitazioni La struttura di Wasp per la stampa edilizia

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16 Lunedì 14 Settembre 2015 Corriere Imprese