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Leguminose da granella Coltivazione antichissima Semi facilmente conservabili, molto nutrienti

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Leguminose

da granella

Coltivazione antichissima

Semi facilmente

conservabili, molto

nutrienti

Classificazione botanica

Ordine: Fabales

Famiglia: Fabaceae (Leguminosae)

Sottofamiglia: Lotoideae (Papilionateae)

- Tribù Vicieae: Vicia faba L., Cicer arietinum L.,

Lens esculenta M., Pisum sativum A.,

Lathyrus sativus L.

- Tribù Phaseoleae: Phaseolus vulgaris L.,

Soja hispida M. (Glycine max L.)

- Tribù Genisteae: Lupinus albus L., L.angustifolius L.,

L. luteus L., L. mutabilis S.

GENERALITÀ

• Quasi tutte originarie del Vecchio mondo ad esclusione di alcune specie di Phaseolus (multiflorus, vulgaris, lunatus, acutifolius) e di Lupinus (mutabilis), provenienti dal Nuovo mondo e la soia proveniente dall’Estremo oriente.

• Le specie coltivate differiscono da quelle selvatiche per:

- abito vegetativo più contenuto;

- maggiore dimensione dei frutti e dei semi;

- ridotta deiscenza dei legumi e dormienza dei semi;

- scomparsa o riduzione di sostanze tossiche o antinutrizionali dai semi;

- prevalenza della forma annuale e dell’autogamia

LEGUMINOSE

CARATTERISTICHE BOTANICHE: radice

generalmente fittonante, ramificata, con diverso sviluppo in

profondità.

il fittone ha origine dalle radici primarie seminali che in alcuni casi

tuttavia vengono sostituite da radici fascicolate avventizie che si

sviluppano dai nodi di stoloni.

spesso sono presenti tubercoli radicali il cui numero, forma e

dimensioni variano a seconda della pianta, della specie, dell’età delle

radici, della durata del ciclo, della densità nel terreno degli

azotofissatori, etc.

corona: ingrossamento delle parti basali degli steli; costituisce una

riserva importante di sostanze nutritive utilizzate dalla pianta per la

formazione di nuovi steli da gemme che da essa si sviluppano.

CARATTERISTICHE BOTANICHE: foglia alterne, raramente opposte; sono spesso composte ovvero formate da 2 o più paia di

foglioline;

possono essere:

pennate, con foglioline appaiate lungo un asse e a loro volta suddivise in:

* imparipennate, con una fogliolina terminale;

* paripennate, quando la fogliolina terminale è trasformata in viticcio;

trifogliate, sono quelle più diffuse; con foglioline picciolate, sessili o

diversamente picciolate;

semplici

alla base dei piccioli fogliari spesso si trovano le stipole, piccole appendici di varia

forma e colore.

imparipennata

semplice

paripennata

trifogliata

CARATTERISTICHE BOTANICHE: fiore

I fiori sono per lo più ermafroditi, spesso riuniti in infiorescenze a

capolino o racemo;

il pistillo è costituito da un ovario supero, quasi sempre con molti ovuli;

calice e corolla composti da 5 sepali (spesso saldati, verdi) e 5 petali (di

vario colore) che sono tipicamente papilionacei (2 ‘ali’ laterali, 1 ‘vessillo’

superiore, 1 ‘carena’ inferiore formata da 2 petali saldati alla sommità);

gli stami sono 10, spesso saldati per i filamenti (monoadelfi) o 9 saldati e

1 libero (diadelfi).

La fecondazione allogama (entomogama) o autogama.

CARATTERISTICHE BOTANICHE: fiore

Schema fiorale

Fiore papilionaceo petali saldati

carena

ala

vessillo

ala

filamenti

saldati

petali

stimma ovario stilo

pistillo

picciolo

calice

CARATTERISTICHE BOTANICHE: infiorescenza

Diversi tipi di infiorescenze

capolino capolino racemo

racemo racemo

CARATTERISTICHE BOTANICHE: frutto - seme

il frutto è un legume per lo più deiscente, con 1 o 2 suture dalle

quali si apre in due valve; può anche essere indeiscente e presentare

strozzature come nel caso del lomento.

porta uno o più semi.

può essere presente la geocarpia (es. arachide, trifoglio

sotterraneo).

il seme possiede un tegumento esterno o ‘testa’ per lo più

impermeabile (semi duri).

nel seme manca, nella maggior parte delle specie, l’endosperma e

la massa interna è costituita dall’embrione, molto sviluppato con

grossi cotiledoni fra i quali si trova l’abbozzo della radichetta, più o

meno prominente.

CARATTERISTICHE BOTANICHE: frutto - seme

presenza di un ilo cicatrice lasciata dal funicolo (peduncolo che

nell’ovario sorregge l’ovulo).

le forme e le dimensioni sono varie ma prevalgono quella globosa o

reniforme, più o meno appiattite.

la germinazione può essere ipogeica (con cotiledoni che non

emergono dal terreno – fava, pisello) o epigeica (nel caso in cui i

cotiledoni vengono portati fuori dal terreno – fagiolo, soia).

CARATTERISTICHE BOTANICHE: germinazione

germinazione

epigeica

germinazione

ipogeica

cotiledoni

cotiledoni

GENERALITÀ

• I semi (secchi o freschi) ed i legumi giovani vengono utilizzati per l’alimentazione umana e rappresentano alimenti di elevato valore nutritivo.

• Elevato contenuto proteico e, in alcune specie, anche di grassi (lupino, soia, arachidi). Composizione proteica carente di aminoacidi solforati: cisteina, metionina e triptofano, ma ricca di lisina.

• Ridotta digeribilità, presenza di fattori antimetabolici (principi antitripsinici nella soia, glucosidi, saponine, tannini, etc.), sostanze tossiche (alcaloidi nei lupini, neurotossine nella cicerchia).

• Durante la digestione danno luogo ad una fastidiosa flatulenza intestinale (fermentazione intestinale dei carboidrati)

• Per l’alimentazione del bestiame le leguminose forniscono un ottimo foraggio (da fieno, pascolo, insilato).

• Crescente uso nell’alimentazione zootecnica come concentrati proteici.

• Fertilizzano il suolo arricchendolo di N grazie alla fissazione simbiotica dovuta ai batteri azotofissatori (Rhizobium spp.), presenti nei tubercoli radicali.

• Ripresa di interesse nei sistemi colturali integrati e biologici.

GENERALITÀ

Apporti di azoto nel terreno di alcune specie leguminose

Specie Azoto fissato (kg N/ha) Referenza

Leguminose

foraggere

Erba medica (Medicago sativa)

229-290 Collison e alt. 1983

212 Karraker e alt. 1950

148 Heichel e alt. 1981

Trifoglio bianco (Trifolium repens) 128 Karraker e alt. 1950

268 Halliday e Pate 1976

Trifoglio bianco (Trifolium repens var.

Ladino) 165-189 Wagner 1954

Trifoglio pratense (Trifolium pratense) 154 Karraker e alt. 1950

Melilotus alba 140 Chapman e alt. 1949

Trifoglio sotterraneo (Trifolium

subterraneum)

121-183 Phillips e Bennet 1978

207 Jones et al. 1977

Vicia villosa 110 Sprague 1936

184 Chapman e alt. 1949

Leguminose da

granella

Pisello (Pisum sativum) 17-69 Mahler et al. 1979

Fava (Vicia faba) 121-171 Rizk 1966

Lupino (Lupinus albus) 121-157 Rizk 1966

147-199 Larson et al. 1989

Cece (Cicer arietinum) 67-141 Larson et al. 1989

Lenticchia (Lens culinaris) 62-103 Larson et al. 1989

Fagiolino dall'occhio (Vigna unguiculata) 50-101 Ofori e Stern 1987

Le leguminose da granella sono alimenti

zootecnici ricchi di energia e proteine:

• Pisello (Pisum sativum): 51% di amido, 24%

di proteine sulla granella secca

• Favino (Vicia faba minor): 44% di amido,

29% di proteine

• Lupini (Lupinus albus, L. angustifolius, L.

luteus): 34-42% di proteine, 15% di grassi

• Soia (Glycine max): 39% di proteine, 20% di

grassi

Radicale trasformazione dei sistemi foraggero-zootecnici:

• semplificazione e intensificazione degli ordinamenti

colturali (omosuccessione cerealicola)

• ridimensionamento delle leguminose prative zootecniche

• sviluppo esponenziale del silomais

• specializzazione produttiva degli allevamenti e

semplificazione dei modelli alimentari (unifeed)

• significativo incremento dell’integrazione proteica nelle

diete

Politiche di contenimento dei prezzi delle proteine di soia nel

mercato internazionale.

Facile ed economica integrazione proteica.

Assenza di un piano proteico europeo.

Situazione preoccupante per la sicurezza degli

approvvigionamenti degli allevamenti.

Difficoltà di reperire prodotti proteici per filiere biologiche o

OGM free.

Le leguminose da granella rappresentano solo il 2-3%

della superficie coltivabile nell’Unione Europea. La loro

marginalizzazione negli ordinamenti colturali a favore di

colture come cereali e oleaginose è stata determinata

dall’assenza di qualunque forma di sostegno.

Un aumento di 4 volte della superficie coltivata

consentirebbe, alle attuali produzioni medie di 2.1 t/ha, di

ridurre del 50% l’importazione di farine di soia

extraeuropee.

Esistono specie leguminose adatte a tutte le aree

coltivabili europee, ma il pisello appare come la

leguminosa meglio adattata alla maggior parte dell’UE.

Obiettivo principale della ricerca è di incrementarne la

produttività e la stabilità delle rese

Circa l’85% della produzione europea di

pisello e il 58% di quella di fava e favino sono

utilizzate dall’industria mangimistica,

soprattutto in Francia, Germania e Spagna.

Si stima che almeno 3.5 M t di leguminose da

granella siano destinate all’industria

mangimistica

Il potenziale per lo sviluppo della coltivazione di leguminose

da granella è grande. Gli obiettivi di sostenibilità e salubrità

delle produzioni agricole a livello europeo sono un contesto

positivo per le leguminose, le quali forniscono diversi

benefici agli agro-ecosistemi:

• riduzione degli input (fertilizzazione azotata non necessaria;

azoto reso disponibile per la coltura successiva);

• miglioramento della struttura del terreno con reintegro dei

livelli di sostanza organica;

• minore rischio di contaminazione delle acque;

• minore rischio di contaminazione da micotossine rispetto ai

cereali

L’introduzione in semina autunnale di una coltura

proteica nei sistemi intensivi foraggero-zootecnici o

cerealicoli consente di incrementare la produzione

aziendale di proteine di elevato valore biologico che

complementa la produzione ad alto contenuto

energetico del mais da insilato.

La coltura proteica a semina autunnale apporta alla

coltura di mais in secondo raccolto un beneficio

produttivo dovuto all’effetto miglioratore

complessivo della coltura principale.

In prove colturali, si sono realizzate produzioni di proteine di

oltre 3 t/ha con una doppia coltura

(frumento + pisello trinciato) – soia.

Le leguminose sono tradizionalmente considerate difficili da

insilare per il loro basso contenuto in zuccheri solubili e

l’elevato potere tampone.

Ai fini dell’insilamento, il momento migliore per effettuare la

raccolta è quando si è verificato il completo riempimento dei

baccelli e i tessuti della pianta sono ancora verdi. A questo

stadio il tenore di sostanza secca è prossimo o superiore al

30% e ciò permette di evitare ingenti perdite per colature,

tipiche di insilati troppo umidi.

La presenza di fattori antinutrizionali (principi antitripsinici

nella soia, glucosidi, saponine, tannini, etc.) può ridurne la

digeribilità e l’assimilazione, mentre in alcune specie

possono essere presenti delle sostanze tossiche (alcaloidi

nei lupini, neurotossine nella cicerchia).

Progressi significativi sono stati ottenuti mediante il

miglioramento genetico per la qualità delle leguminose da

granella: riduzione degli inibitori della tripsina in pisello e

soia; eliminazione degli alcaloidi amari in lupino; riduzione

dei tannini ed eliminazione di vicina e convicina in fava e

favino.

soia

Contenuto proteina

38-41%

Contenuto di olio nel seme

18-21%

Origine e caratteristiche botaniche

• FAMIGLIA: LEGUMINOSAE; TRIBÙ: PHASEOLEAE

• SPECIE: GLYCINE MAX (L.) Merril, sinonimo di SOJA HISPIDA

Moench.

origine: Asia sud-orientale, dal progenitore selvatico Glycine soja, come

per l’altra specie coltivata G. gracilis. In Europa è giunta agli inizi del 1900,

come alimento dietetico, in quanto priva di amido

n° cromosomico: 2n = 40

diffusione: specie tipica di paesi a clima temperato caldo, con

abbondanti precipitazioni. Coltivata in molte parti del

mondo, è stata ed è tuttora una leguminosa di importanza

fondamentale per l'alimentazione umana.

In Italia la coltivazione è stata tentata con scarso successo

a partire dal 1940-43, ma solo negli anni 60-70 ha avuto una

significativa espansione. Oltre che per la granella, viene

impiegata anche come foraggera (fieno, insilamento, consumo

verde) e per sovescio.

SUPERFICI E PRODUZIONE IN ITALIA

Caratteri botanici e biologia

• specie annuale a ciclo primaverile-estivo.

• soffre le carenze idriche.

• radice: è un fittone dal quale si dipartono 4 palchi

di radici secondarie e da queste diverse

ramificazioni. Le radici avventizie diventano

preponderanti e possono raggiungere anche i 150

cm di profondità.

L’apparato radicale nel complesso è molto espanso;

la formazione di tubercoli radicali avviene ad opera

del Bradyrhizobium japonicum.

Emergenza

Inizio formazione baccelli

L’azoto-fissazione è il risultato di un delicato equilibrio tra la pianta ed il batterio.

Una buona struttura del terreno, una sufficiente dotazione di Fe, Mo, B, una limitata

disponibilità di N, condizioni favorevoli allo sviluppo della coltura (clima, tec. colturale,

varietà, assenza di malattie) sono in grado di garantire una efficiente e prolungata

azoto-fissazione. Attenzione agli stress idrici. Quantità di N fissato: 60-170 kg/ha

SVILUPPO

DETERMINATO INDETERMINATO

5-8/12-14 NODI - ALTEZZA RIDOTTA

IL FUSTO TERMINA CON UN

RACEMO GRANDE

20-22 NODI - ALTEZZA 90-130 cm

IL FUSTO NON PRESENTA UN

RACEMO TERMINALE

PROVENIENZA CINA PROVENIENZA GIAPPONE

GERMINAZIONE EPIGEICA (cotiledoni visibili)

LUNGHEZZA INTERNODI 5-8 cm

FUSTO

DI NORMA COPERTO DA PELURIA DI COLORE BRUNO O GRIGIO,

QUELLO PRINCIPALE È RAMIFICATO GIÀ DAI NODI PIÙ BASSI.

SI ORIGINA NELL’ASSE EMBRIONALE, GIÀ PRESENTE NEL SEME

MATURO.

PIANTA A SVILUPPO INDETERMINATO

È il tipo coltivato in Italia, con fusto unico e poco ramificato. Caratterizzata da un

allungamento indefinito dello stelo. Lungo periodo di fioritura e di allegagione,

capaci di recuperare eventuali riduzioni di produzione dovute a condizioni climatiche

sfavorevoli, più resistenti a stress idrici. Fioritura dal basso verso l’alto.

PIANTA A SVILUPPO DETERMINATO

Lo stelo principale termina con un’infiorescenza. Adatti ad ambienti con lunga

stagione vegetativa, alte temperature, elevata fertilità del terreno, fotoperiodo

breve. Fioriscono prima i fiori apicali; periodo di fioritura breve, resistenti

all’allettamento.

Foglie Cotiledonari (emergenza epigeica)

Unifogliate: sono le prime 2, opposte e inserite al 1° nodo.

Trifogliate: sempre pubescenti, poste in modo alterno; di dimensioni varie,

la lunghezza va da 4 a 20 cm e larghezza da 3 a 10 cm (lanceolate o

romboidali). Il colore vira al giallo prima della maturazione; cadono prima

della maturazione dei legumi.

FIORE

TIPICO DELLE LEGUMINOSE. COLORE: ROSSO-

BIANCO

PICCOLI, RACCOLTI IN NUMERO DI 2-35 IN RACEMI

PEDUNCOLATI POSTI ALL'ASCELLA DELLE FOGLIE

MOLTISSIMI FIORI ABORTISCONO

(20-80%), IN GENERE I PRIMI E GLI

ULTIMI EMESSI

PERIODO DI FIORITURA

(tipi indeterminati): 3-5 SETTIMANE

BACCELLI

PICCOLI, DRITTI O LEGGERMENTE RICURVI,

COPERTI DA PELI, TENDONO AD APRIRSI A MATURITÀ.

COLORE MOLTO VARIO, DAL GIALLO AL QUASI NERO

CONTENGONO DA 1 A 5 SEMI: NORMALMENTE DA 2 A 3

IL N° DI BACCELLI PER INFIORESCENZA DA 1 A 20

PER PIANTA ANCHE SUPERIORE A 400

LE MASSIME DIMENSIONI SONO

RAGGIUNTE IN CIRCA 30 gg

E IN 40 gg IL MASSIMO PESO FRESCO

SEME

PRIVO DI ENDOSPERMA. È PRESENTE UN TEGUMENTO

SEMINALE CHE CIRCONDA UN EMBRIONE SVILUPPATO

CON DUE COTILEDONI, CHE A MATURITÀ SONO DI COLORE

GIALLO O VERDE

FORMA VARIA: DA SFERICA A APPIATTTITA E ALLUNGATA

COLORE DA GIALLO A NERO

SUL TEGUMENTO SI RISCONTRA L'ILO (ATTACCO

DEL SEME AL BACCELLO)

LE DIMENSIONI VARIANO:

1000 SEMI DA 50 A 450 g

PIÙ ALTO NEI TIPI PER

ALIMENTAZIONE UMANA

PER LA GERMINAZIONE È NECESSARIA

UN’UMIDITÀ PIÙ ALTA RISPETTO A

MAIS

ESIGENZE CLIMATICHE E

ADATTAMENTO

ABBASTANZA SIMILI A QUELLE DEL MAIS

T° MIN. DI CRESCITA 4-6°C. T° OTTIMALE 24-25°C

RISENTE MENO DEL MAIS DEGLI ABBASSAMENTI DI TEMPERATURA

AGLI STADI DI PLANTULA E DI MATURAZIONE

PIANTA BREVIDIURNA

LE CV. COLTIVATE IN ITALIA SONO “FOTOINDIFFERENTI”

PIÙ ARIDORESISTENTE DEL MAIS

PERIODI CRITICI PER L'ACQUA

GERMINAZIONE DEL SEME, SIA PER CARENZA CHE PER ECCESSO,

FIORITURA,

INIZIO FORMAZIONE BACCELLI

ULTIMA SETTIMANA DI SVILUPPO DEI BACCELLI –FORMAZIONE SEME

CRESCE PRATICAMENTE IN TUTTI I TERRENI

SCONSIGLIATI I TROPPO UMIDI, SCIOLTI, ACIDI E CALCAREI

pH ottimale 6-6,5

STADI FENOLOGICI

Vengono considerati solo i nodi del fusto principale

STADI FENOLOGICI

(dopo 3 gg)

*

*

* Simultanei nei tipi determinati

VE

V2

R3

R7

V1

R1

R4

R8

AVVICENDAMENTO

PRECESSIONE

COLTURALE

IDEALE MOTIVAZIONI

Diverse colture:

mais, frumento,

sorgo, bietola,

foraggera

È coltura con ridotte

esigenze di precessione

Almeno biennale Monosuccessione: problemi

fitosanitari Buona precessione per i cereali

ROTAZIONE

Evitare colture

che hanno paras-

siti uguali alla

soia

Girasole e colza, come soia, sono

sensibili all'attacco di

Sclerotinia sclerotiorum, quindi

distanziarli almeno due anni dalla soia

EFFETTO SOIA. La soia lascia alla coltura successiva circa 30-60 kg/ha di N

e circa 6-10 t/ha di s.s.

Il mais è la coltura che meglio sfrutta l’effetto soia

Coltura principale o intercalare (2° raccolto) dopo un cereale a paglia, o meglio

dopo una coltura da foraggio, con semina non oltre la metà di giugno

LAVORAZIONE DEL TERRENO

LA SOIA È PIANTA MOLTO PLASTICA: COMPENSA

LE EVENTUALI FALLANZE CON MAGGIORI RAMIFICAZIONI

SEMINA SU SODO*

MINIMA LAVORAZIONE* (10-15 cm)

ARATURA (meglio autunnale) MEDIA PROFONDITÀ

(25 cm)

IL SEME DI SOIA PER GERMINARE HA BISOGNO DI MOLTA ACQUA.

ESSENDO EPIGEA, LA PLANTULA HA UN POTERE PERFORANTE

LIMITATO. EVITARE QUINDI LA FORMAZIONE DI CROSTE

* Idonee per colture intercalari

FABBISOGNI RESTITUZIONI ASPORTAZIONI

250 200 150 100 50 0 50 100 150 200

N = 230

P205 = 70

K20 = 122

45 185

17 53

45 77

FABBISOGNI, RESTITUZIONI E ASPORTAZIONI DELLA SOIA

(kg/ha) PER UNA PRODUZIONE DI 3,5 t/ha DI GRANELLA

CONCIMAZIONE

IL FOSFORO FAVORISCE UN MAGGIORE ACCUMULO DI PROTEINE NEL SEME.

FABBISOGNO DI P COSTANTE, CON PICCO NEI PRIMI STADI DI FORM. DEL SEME

IL POTASSIO AGISCE SULLA QUANTITÀ E QUALITÀ DELL’OLIO

CONCIMAZIONE (kg/ha)

ELEMENTO ALLA LAVORAZ. TERRENO ALLA SEMINA

N

P2O5

K2O

SOLO IN TER. POCO FERTILI O

MALE INOCULATI (100-150 kg/ha.N)

NO

70 IN TERRENI CARENTI

RIZOBIO*

50-60**

NO

* MONO- O MULTICEPPO

** LOCALIZZATA ALLA SEMINA, IN ALTERNATIVA A 70

UNITÀ IN PIENO CAMPO E IN PRESEMINA

IN TERRENI ACIDI (pH 5,5) LE CALCITAZIONI ESERCITANO UN

RUOLO IMPORTANTE PER L’UTILIZZO DEL P E DEL K

INOCULAZIONE

• Un aspetto fondamentale nella coltivazione della soia è l'inoculo del seme. Perché si ottenga la fissazione biologica dell'azoto è necessario che vi sia l'apporto di un certo numero di cellule vitali del rizobio specifico (Bradyrhizobium japonicum) sul tegumento seminale.

• Si deve apportare 1 milione di cellule vitali per ogni seme. Questa operazione viene eseguita utilizzando preparati a base di torba contenenti milioni di cellule di Bradyrizobium japonicum che vengono miscelati al seme poche ore prima della semina.

• Il commercio fornisce degli inoculanti già confezionati per questo apporto. È necessario operare il trattamento al riparo dalla luce diretta del sole ed evitare le ore più calde della giornata.

• L'inoculazione è praticamente obbligatoria per la coltivazione in terreni mai coltivati a soia o in terreni nei quali non si coltiva soia da circa cinque anni, è inoltre consigliata in terreni poco fertili o troppo acidi. Può essere evitata qualora si coltivi soia per più anni e le condizioni del terreno siano ottimali.

INOCULAZIONE

PREPARATI A BASE DI BRADYRHIZOBIUM JAPONICUM

POLVERE CONCIA UMIDA PRESEMINA

GRANULARE DISTRIBUZIONE CON I

MICROGRANULATORI SULLA

FILA

PIÙ EFFICACE

PIÙ PRATICA

NEL CASO DI INEFFICACIA, RISCONTRABILE OLTRE CHE SUI NODULI

ANCHE CON FOGLIE INGIALLITE E TAGLIA PIÙ RIDOTTA, CONCIMARE

CON N IN RAGIONE DI 80-100 UNITÀ PER ETTARO

SEMINA (seminatrici pneumatiche)

DATA DI SEMINA DA METÀ APRILE A LUGLIO

Nord Italia

INVESTIMENTO* OBIETTIVO ALLA RACCOLTA:

30-45 piante/m2

INTERFILA (cm) 45 (precoci) - 60 (tardive)

DISTANZA SULLA 5,5-6,0; 5,0 NEL CASO DI

FILA (cm) SEMINA SU SODO

PROFONDITÀ (cm) 3 (terreni pesanti); 4-5 (terreni leggeri)

*Si consigliano 80 kg/ha di seme, da aumentare con semine tardive. Evitare

eccessi per non favorire l’allettamento

VARIETÀ

DA OLIO O DA PROTEINE (SEMI GIALLI, POCO GUSTO, DIFFICILE COTTURA)

DA FORAGGIO

DA CONSUMO UMANO (SEMI GIALLO CHIARO O VERDI, FACILE COTTURA)

LUNGHEZZA DEL CICLO DA 75 a 200 gg

SUDDIVISE IN 13 GRUPPI: DA 000 (+ precoci), 00, 0, I, .......X (+ tardivi)

TRA UN GRUPPO E L'ALTRO IL CICLO AGRONOMICO AUMENTA DI

10-15 gg

VARIETÀ PRECOCI (000, 00, 0) PER LATITUDINI ELEVATE,

PRODUCONO DI PIÙ SE SEMINATE TARDIVAMENTE

VARIETÀ PIÙ TARDIVE PER LATITUDINI INFERIORI, DA SEMINARE

PRESTO PER SFRUTTARE IL LUNGO PERIODO VEGETATIVO.

DI PIÙ ELEVATA ADATTABILITÀ

AMPIA VARIABILITÀ GENETICA PER COMPOSIZIONE E FORMA

SEME, STRUTTURA PIANTA, PRODUTTIVITÀ, RESISTENZA AD

AVVERSITÀ

In Italia sono coltivate varietà tendenzialmente precoci appartenenti ai seguenti gruppi: 00 molto precoce con un ciclo di 90-100 giorni; 0 precoce “ 100-120 “ 1 semi precoce “ 120-130 “ 2 semi tardive “ 135-150 “

fioritura maturazione

-7

0

+5

-10

0

+6

soia Gruppi di precocità della soia

Gruppo 0

Gruppo 1

Gruppo 1+

IDEOTIPO

GRUPPO DI MATURAZIONE I e II PER PRIMO RACCOLTO

GRUPPO DI MATURAZIONE 0+ e I PER SECONDO

RACCOLTO

TOLLERANZA e/o RESISTENZA ALLE MALATTIE:

DIAPORTHE, SCLEROTINIA, PHYTOPHTORA

RESISTENZA ALL'ALLETTAMENTO

ELEVATO TENORE IN PROTEINE

ELEVATO VIGORE DEL SEME

VARIETÀ DISPONIBILI PREVALENTEMENTE DI ORIGINE USA.

SI COMINCIA A DISPORRE DI CV FRANCESI ED ANCHE DI

ALCUNE VARIETÀ ITALIANE

Principali infestanti

MONODICOTILEDONI

Echinocloa crus galli (Giavone)

Sorghum halepense

DICOTILEDONI

Amaranthus spp.

Chenopodium album (Farinello comune)

Solanum nigrum (Erba morella)

Abutilon theophrasti (Cencio molle)

Polygonum persicaria e P. lapathifolium

Convolvolus spp.

Datura stramonium (Stramonio comune)

Controllo delle infestanti

La coltura è molto sensibile alla competizione delle

malerbe, specialmente nei primi stadi di sviluppo.

Perdite dal 20 al 50%.

OGGI SI VA DIFFONDENDO LA TECNICA DELLE DMR

(DOSI MOLTO RIDOTTE) IN POST-EMERGENZA

VANTAGGI:

RIDOTTO IMPIEGO DI PRINCIPI ATTIVI (ECONOMICITÀ)

TRATTAMENTO DELLE INFESTANTI IN STADI PRECOCI

CONTROLLO DI INFESTANTI DIFFICILI (ES. ABUTILON)

POSSIBILE ANCHE ATTRAVERSO UNA SARCHIATURA O FRESATURA

NON TROPPO PROFONDA PER NON LESIONARE LE RADICI

Pre-emergenza: -S-metolaclor (Graminacee e alcune dicotiledoni) -Petoxamide (Graminacee e alcune dicotiledoni) -Flufenacet+Metribuzin (Graminacee e dicotiledoni) -Pendimetalin (Solanum, chenopodiacee, poligonacee, portulaca, e azione collaterale su graminacee) -Oxadiazon (Solanum, composite, chenopodiacee e altre dicotiledoni) -Metribuzin (Amarantacee, chenopodiacee, composite, crucifere) -Linuron (Crucifere, composite, chenopodiacee) -Clonazone (Abution, solanum, portulaca)

Soia

Post-emergenza: -Ciclossidim -Fluazifop-p-etile -Fluazifop-p-butile -Propaquizafop -Quizalofop-p-etile

Post-emergenza tradizionale : -Imazamox (Echinocloa, setaria, amarantacee,crucifere, poligonacee, abutilon) -Tifensulfuron-metile (Chenopodiacee e dicotiledoni sviluppate) -Bentazone (Poligonacee, amarantacee, chenopodiacee, composite, portulaca)

Post-emergenza con dosi molto ridotte (DMR) Precoce e rilevante presenza Dicotiledoni poco sviluppate Prevalenza dicotiledoni Graminacee e dicotiledoni di graminacee e dicotiledoni più sviluppate

-Imazamox+Tifensulfuron-metile Imazamox+Tifensulfuron-metile Imazamox+Tifensulfuron-metile Imazamox+Tifensulfuron-metile (Soia foglia unifogliata) (Soia 1 -2 foglia trifogliata) (Soia 1 -2 foglia trifogliata) (Soia 1 -2 foglia trifogliata) -Imazamox+Tifensulfuron-metile (Dopo 8-10 giorni)

Graminacee

Controllo dei parassiti

STADIO DI SVILUPPO DELLA COLTURA

PARASSITI

ANIMALI

R1

INIZIO

FIORITURA

R4

INIZIO

FORMAZIONE

BACCELLI

PIENA

FORMAZIONE

BACCELLI

R3

INIZIO

INGROSSAM.

SEME

R5 R6

TOTALE

INGROSSAM.

SEME

TETRANYCUS

URTICAE

PER L'ACCERTAMENTO OSSERVARE LA

PAGINA INFERIORE DELLE FOGLIE.

TRATTARE CON ACARICIDI SPECIFICI

SE SI SUPERA LA SOGLIA DI 1-3 FORME

MOBILI PER FOGLIA INTERVENENDO

NON OLTRE LA SECONDA DECADE DI

LUGLIO.

PRODOTTI A BASE DI CYHEXATIN,

DI PROPARGITE O MISCELE

DI EXITIAZON CON PROPARGITE

T° ELEVATE

SCARSA PIOVOSITÀ

Ragnetto

rosso

Controllo dei parassiti

STADIO DI SVILUPPO DELLA COLTURA

PARASSITI

ANIMALI

R1

INIZIO

FIORITURA

R4

INIZIO

FORMAZIONE

BACCELLI

PIENA

FORMAZIONE

BACCELLI

R3

INIZIO

INGROSSAM.

SEME

R5 R6

TOTALE

INGROSSAM.

SEME

NEZARA

VIRIDULA

SI RILEVA SCUOTENDO LE PIANTE

POSTE IN 2 FILE CONTIGUE PER 1 m.

TRATTARE SE SI SUPERA LA PRESENZA

DI 1-3 INDIVIDUI PER METRO LINEARE

DELL'INTERFILA.

PRODOTTI A BASE DI CARBARIL,

ENDOSULFAN, TRICLORFON

Cimice

Controllo dei parassiti

STADIO DI SVILUPPO DELLA COLTURA

PARASSITI

ANIMALI

R1

INIZIO

FIORITURA

R4

INIZIO

FORMAZIONE

BACCELLI

PIENA

FORMAZIONE

BACCELLI

R3

INIZIO

INGROSSAM.

SEME

R5 R6

TOTALE

INGROSSAM.

SEME

LEPIDOTTERI

DEFOGLIATORI

CYNTIA

CARDUI

UDEA

FERUGALIS

TEPHRINA

MURINARIA,

IFANTRIA

CUNEA

SI RICONOSCONO FACILMENTE PER LE EROSIONI

CHE PROVOCANO SULLE FOGLIE

TRATTARE SE SI SUPERA LA DISTRUZIONE DEL 35%

DELLA SUPERFICIE FOGLIARE PRIMA DELLA

PIENA FIORITURA O IL 15 % DOPO LA PIENA

FIORITURA

ENDOSULFAN; FLUVALINATE;

TRICLORFON

Malattie fungine e loro controllo

MARCIUME DA SCLEROTINIA (SCLEROTINIA SCLEROTIORUM)

I SINTOMI (marciume ricoperto di una efflorescenza cotonosa nella parte basale

del fusto) SI COMINCIANO A VEDERE ALLA FINE DELLA FIORITURA.

SOPRAVVIVE NEL TERRENO PER DIVERSI ANNI.

ATTACCA ANCHE COLZA E GIRASOLE E PIANTE ORTIVE.

LOTTA INTEGRATA:

AVVICENDAMENTO

AUMENTO DELLA DISTANZA TRA LE FILE DA 50 A 70 cm

RITARDO NELL'EPOCA DI SEMINA

IMPIEGO DI VARIETÀ TOLLERANTI

Malattie fungine e loro controllo

CANCRO DELLO STELO (DIAPORTHE PHASEOLORUM VAR. CAULIVORA)

LA MALATTIA SI INSTAURA NELLE PRIME FASI VEGETATIVE, MA SI PUÒ

OSSERVARE DURANTE LE FASI RIPRODUTTIVE.

I RESIDUI DELLE COLTURE INFETTE COSTITUISCONO FONTE DI INFEZIONE.

GLI STRESS IDRICI PREDISPONGONO AGLI ATTACCHI.

LOTTA INTEGRATA:

AVVICENDAMENTO

AUMENTO DELLA DISTANZA TRA LE FILE DA 50 A 70 cm

RITARDO NELL'EPOCA DI SEMINA

IMPIEGO DI VARIETÀ TOLLERANTI

CONCIA DEL SEME

LOTTA CHIMICA

Malattie fungine e loro controllo

MARCIUME DEL COLLETTO (PHYTOPHTHORA MEGASPERMA VAR. SOJAE)

LA MALATTIA SI INSTAURA IN OGNI STADIO DI SVILUPPO.

SI MANIFESTA SPECIALMENTE IN TERRENI PESANTI CON SCARSO DRENAGGIO.

IL FUNGO PUÒ VIVERE A LUNGO NEL TERRENO

LOTTA INTEGRATA:

AVVICENDAMENTO

IMPIEGO DI VARIETÀ TOLLERANTI

TENERE CONTO DELE DIVERSE RAZZE DEL PATOGENO

LOTTA CHIMICA:

CONCIA DEL SEME

FUNGICIDI NEL SOLCO DI SEMINA

Altre malattie fungine

• MACULATURA BATTERICA (Pseudomonas syringae)

Trasmesso da seme, in Italia lievi danni

• PERONOSPORA (Peronospora manshurica)

Può essere controllata con la concia del seme.

• ANTRACNOSI (Glomerella glycines)

Può essere controllata con la concia del seme ed anche con arature profonde e ampi avvicendamenti (no leguminose).

• RIZOTTONIOSI (Rhizoctonia solani)

Può essere controllata con la concia del seme ed anche con arature profonde, avvicendamento, varietà resistenti.

• VIRUS DEL MOSAICO (Soybean mosaic virus)

Arresto dell’accrescimento e semi decolorati; cv a seme grande più suscettibili

• NEMATODI

Radici poco attive, attacco favorito da scarsa fertilità e siccità

Altre avversità

• La grandine causa notevoli danni in

quanto la defogliazione nel periodo di

riempimento del seme provoca rilevanti

diminuzioni di produzione.

• Anche l'allettamento provoca spesso

perdite in quanto durante la trebbiatura

rimangono sul terreno numerosi baccelli.

IRRIGAZIONE

NELL' ITALIA SETTENTRIONALE, IN PRIMO RACCOLTO, LA COLTURA

PUÒ ESSERE FATTA SENZA IRRIGAZIONE IN TERRENI FRANCO-

ARGILLOSI,

NECESSITA DI INTERVENTI IRRIGUI IN QUELLI PIÙ SCIOLTI

BUONA DISPONIBILITÀ IN FIORITURA INCREMENTO DEL N° DEI FIORI

BUONA DISPONIBILITÀ IN GRANIGIONE INCREMENTO DEL PESO UNITARIO

RISPOSTA OTTIMALE ALL'INGROSSAMENTO DEI SEMI (R5, inizio ingrossamento seme)

PER IL SECONDO RACCOLTO L’IRRIGAZIONE È INDISPENSABILE

RACCOLTA

MOMENTO: LA COLTURA HA PERSO LE FOGLIE E I BACCELLI SONO

DI COLORE BRUNO

UMIDITÀ 14-20 %

MIETITREBBIE CON:

TESTATA DA GRANO

TESTATA DA GRANO TRASFORMATA, CON UNA LAMA

DI TAGLIO AD ELEVATA FLESSIBILITÀ

LA GRANELLA DI SOIA VIENE COMMERCIALIZZATA CON NORME STANDARD DI

9% UMIDITÀ E 2% IMPURITÀ

PERDITE: PER DEISCENZA DEI BACCELLI PRIMA DELLA RACCOLTA

SEMI O BACELLI PERDUTI O ROTTI PER AZIONE DELL’ASPO

BACCELLI NON SGUSCIATI

PIANTE INTERE ALLETTATE

PER RIDURRE LE PERDITE OCCORRE ABBASSARE LA BARRA FALCIANTE E DIMINUIRE

LA VELOCITÀ

QUALORA NECESSARIO SI RICORRE ALL’ESSICCAZIONE.

CARATTERISTICHE QUALITATIVE

PROTEINE: 44-49%

OLIO: 20-25%

PROTEINA BEN BILANCIATA IN AMINOACIDI ESSENZIALI,

POVERA IN METIONINA E TRIPTOFANO, RICCA IN LISINA E LEUCINA

ACIDI SATURI (PALMITICO E STEARICO) 12-14 %;

ACIDI INSATURI: OLEICO (20-35%), LINOLEICO (44-56%), LINOLENICO° (5-10%)

°Facilmente ossidabile, problemi gustativi e di stoccaggio

Esistono cv a basso linolenico <2%

e ad alto oleico >80%

ESTRAZIONE :

PER PRESSIONE (estrazione totale)

SOLVENTI (estrazione non completa, ne rimane ca. 4%)

(più usato)

UTILIZZAZIONE

DELLA

SOIA

PRINCIPALI PRODOTTI ALIMENTARI A

BASE DI SOIA

• SEMI INTERI, secchi o immaturi

• SEMI GERMINATI, germogli di soia

• LATTE DI SOIA, ottenuto facendo bollire in

acqua la soia macinata

• SALSA DI SOIA, ottenuta per lunga

fermentazione di un infuso di soia bollita e

farina di frumento

• FORMAGGIO DI SOIA, ottenuto per

coagulazione delle proteine del latte di soia.

ESTRAZIONE DELL’OLIO CON SOLVENTI

• Schiacciamento del seme, per staccare i tegumenti e rompere i cotiledoni

• Trattamento a caldo (63-74°C) ad umidità del 10-11% per inattivare i fattori antinutrizionali

• Macinazione farina con 49% di proteina, utilizzata t.q. o per produrre concentrato di soia (70% proteina), o isolati proteici (90% proteina).

• Estrazione olio dalla farina. La farina sgrassata viene utilizzata come alimento zootecnico

• Con gli isolati si possono produrre alimenti simili alla carne di pollo o vitello, integrativi della panificazione, o altri prodotti (soyfoods)

Gli isolati hanno utilizzazione anche non alimentare (adesivi, carta)

L’impiego diretto per uso zootecnico della granella o dello

sfarinato di soia tal quale è impedito dalla presenza di

fattori antinutrizionali, che inibiscono la completa

utilizzazione della proteina da parte degli animali e

dell’uomo. In particolare, sono presenti due fattori inibitori

della proteasi (il Kunitz trypsin inhibitor, o SBTI-A2, e il

Bowman-Birk inhibitor) che agiscono nei confronti della

tripsina e della chimotripsina. Questi fattori, presenti nel

seme crudo, vengono però eliminati col trattamento

termico.

OLIO DI SOIA

• L’olio grezzo ha un sapore sgradevole, scarsa stabilità, colore scuro.

• Dall’olio grezzo, mediante trattamenti, si separa la lecitina di soia e l’olio degommificato.

• La lecitina è usata come agente emulsionante e stabilizzante.

• L’olio degommificato, sottoposto a raffinazione, decolorazione, deodorazione, viene reso adatto al consumo (condimento, cottura, preparazione maionese e margarina) o usi non alimentari (saponi, cosmetici, inchiostri, materie plastiche, linoleum, etc.)

OLIO DI SOIA

Il miglioramento genetico ha consentito la selezione di

cv. a basso contenuto in ac. palmitico (4,4%), usate

nella produzione di olio da condimento.

Sono state selezione anche cv. a più basso contenuto in

ac. linolenico (4%), che consentono di ridurre il sapore

sgradevole ed una migliore conservazione dell’olio.

Mediante selezione genetica sono state

identificate cv. a più alto contenuto in ac. saturi

(palmitico e stearico), destinate alla produzione

della margarina.

MIGLIORAMENTO GENETICO

AUTOGAMA

STESSE TECNICHE IMPIEGATE PER LE ALTRE AUTOGAME

Selezione genealogica, ricorrente, SSD.

OBIETTIVI:

ALTA PRODUZIONE CON ELEVATO CONTENUTO IN OLIO E/O PROTEINE

ADATTAMENTO ALLE DIVERSE AREE DI PRODUZIONE (resistenza siccità)

RESISTENZA ALL'ALLETTAMENTO

RESISTENZA ALLA SGRANATURA (baccelli indeiscenti)

RESISTENZA ALLE MALATTIE

RESISTENZA A DISERBANTI TOTALI COME IL GLIFOSATE (varietà GM)

MIGLIORE QUALITÀ DELL'OLIO (ad alto oleico 35-40% o basso palmitico 3,5%)

MIGLIORE QUALITÀ DELLA PROTEINA (LISINA, METIONINA)

IDEOTIPO

CONFORMAZIONE DELLA PIANTA TALE DA CONSENTIRE

UN’UNIFORME PENETRAZIONE DELLA LUCE

FOGLIE PIÙ PICCOLE, CON PORTAMENTO ASSURGENTE

ALTEZZA NON ELEVATA

PRIMO NODO FIORIFERO INSERITO ALTO

MIGLIORAMENTO GENETICO

QUALITÀ

DIMINUZIONE DEL CONTENUTO DI SOSTANZE ANTINUTRIZIONALI

Iscritte varietà con un’attività antitriptica dimezzata (10-12 mg/g di farina

integrale di SBTI-A2 rispetto a > 22 mg/g delle comuni varietà commerciali).

Biologie

Pisello (Pisum sativum)

Non si conoscono i progenitori selvatici del pisello, che

risulta essere coltivato fin dal Neolitico (7000 a.C.).

Probabilmente la specie è originaria delle zone a nord

dell’India.

È coltivato in tutto il mondo, in particolare nei paesi asiatici

(India, Cina).

La produzione è orientata sul pisello fresco, da consumo

diretto, sul pisello da pieno campo per l’industria conserviera

(inscatolamento, surgelazione), e sul pisello per granella

secca per alimentazione umana o zootecnica (‘pisello

proteico’).

Il pisello è usato largamente anche come foraggera da erbaio.

Il pisello è caratterizzato da un elevato

contenuto in amido, con un buon valore

energetico, e da una proteina specialmente

ricca in lisina che ben complementa le

proteine dei cereali

Specie diploide (2n=14), annuale, glabra e glauca, con un solo

stelo cilindrico sottile e debole, di lunghezza variabile da 0.30 a

3 metri (piselli nani, seminani o rampicanti).

Nei piselli rampicanti da orto lo sviluppo è indeterminato, dando

luogo ad una fruttificazione continua e protratta nel tempo.

Quelli nani hanno portamento semi-eretto e sono a sviluppo

determinato, per cui la fioritura e la maturazione dei vari palchi

fiorali avvengono in un tempo alquanto breve.

La gracilità dei fusti ha come effetto che le colture di pisello

tendono a prostrarsi a terra, a meno che non siano fornite di

sostegni (frasche, reti) come nella coltura ortiva.

Radice. Fittone (fino a 0.80 m) con numerose ramificazioni.

Foglie pennate, composte (2-4 paia di foglioline grandi; uno o più paia di

foglioline trasformate in cirri; un cirro terminale ramificato e molto sviluppato; un

paio di stipole di dimensioni simili o più grandi, delle vere foglioline).

Fiori lungamente peduncolati, da 1 a 4 su racemi ascellari emergenti dai nodi

mediani e superiori dello stelo.

Corolla grande e vistosa, di solito bianca o rosso-violetto

Fecondazione autogama.

Baccello liscio, quasi cilindrico, contenente numerosi semi (4-10).

Germinazione ipogeica.

Semi variabili per forma, colore, dimensione.

Semi lisci (presente prevalentemente amido) o semi grinzosi (amido e zuccheri

solubili).

Per la surgelazione: seme grande, verde scuro e grinzoso

Per l’inscatolamento: seme piccolo, verde chiaro e liscio

Per la granella secca: seme piccolo e ricco di proteina e amido.

Peso di 1000 semi: 100-500 g.

Pianta microterma.

In Italia, la semina è autunnale nelle regioni a inverno mite (centro-meridionali),

mentre in quelle settentrionali la semina autunnale può essere adottata solo

con varietà resistenti al freddo; in caso contrario, si può seminare solo dopo

l’inverno.

Il pisello germina con accettabile prontezza con temperature del terreno intorno

a 4 °C, mentre la temperatura ottimale per il compimento del ciclo vitale è

compresa tra 15 e 18 °C.

La resistenza al freddo del pisello è limitata, ma varia molto con il grado di

sviluppo della pianta e con la varietà. La fase di massima resistenza è lo stadio

di 4-5 foglie, in cui sopporta senza danno temperature fino a –8 °C. Allo stadio

di fioritura, anche gelate leggere sono dannose.

Maggiore intolleranza verso le alte temperature (soprattutto per i tipi da

raccogliere freschi: pregiudizio per la qualità).

Teme moltissimo i ristagni di umidità che rendono il terreno freddo e asfittico.

Non ha esigenze particolari riguardo al terreno: i terreni più adatti sono quelli

piuttosto sciolti, caldi, ben aerati, con moderato contenuto di calce e pH

compreso tra 6.5 e 7.5, di buona capacità idrica.

L’ideotipo è diverso a seconda che la destinazione del prodotto sia il mercato

orticolo (richieste precocità e scalarità di maturazione) oppure l’industria

conserviera (granella immatura) o mangimistica (granella secca; insilato).

Pisello da pieno campo per l’industria conserviera: completa meccanizzazione

fino alla raccolta (unica). Varietà nane, a maturazione contemporanea, a bassa

‘velocità di maturazione’ (si mantengono teneri e dolci anche in caso di raccolta

ritardata).

Per la coltura da granella secca: alto contenuto proteico dei semi, seme

piuttosto piccolo, portamento eretto delle piante a maturità e resistenza

all’allettamento (riduzione delle perdite). Varietà con eccezionale sviluppo dei

cirri fogliari: dette leafless o afile perché hanno trasformate in cirri tutte le foglie

vere, così che solo le grandi stipole conservano il loro aspetto fogliaceo

VARIETÀ ‘AFILA’ (Leafless) DI PISELLO PROTEICO

‘Convenzionale’

(allettato)

‘Afile’

Anche per le colture da insilato, sia in purezza che in

consociazione con un cereale vernino, è importante

che la varietà di pisello sia ad abito eretto, di taglia alta

e di tipo afilo, per garantire una buona tolleranza

all’allettamento e, in caso di associazione col cereale,

una maggiore capacità di competizione.

Questo tipo di pianta consente di realizzare, in

purezza, rese superiori a 8 t/ha di sostanza secca di

trinciato integrale, limitando al massimo la

contaminazione col suolo al momento della raccolta

Il tipo di pianta di pisello più interessante, anche per

la semina autunnale negli ambienti continentali

italiani, è quello primaverile (cioè seminato in

primavera nell’Europa centro-settentrionale) ma

dotato di elevata tolleranza alle basse temperature,

perché il suo ciclo più precoce permette di limitare i

danni dello stress idrico di fine ciclo rispetto al tipo

autunnale

Il pisello è una precessione ottima per il frumento

in quanto libera presto il terreno, lo lascia assai

rinettato dalle malerbe e lascia un buon residuo

di azoto, stimabile nell’ordine di 40-60 kg/ha.

Esso è quindi coltivabile tra due cereali

autunnali.

È buona norma prevedere un intervallo di

almeno 4 o 5 anni prima di far tornare il pisello

sullo stesso terreno, a causa delle malattie a cui

può essere soggetto.

La concimazione minerale più importante è quella

fosfatica, sempre necessaria nella misura di 60-80 kg/ha

di P2O5.

Potassio somministrato solo in caso di carenza.

Preparazione del terreno simile a quella per il frumento.

Affinamento superficiale non particolarmente spinto,

data la grande dimensione del seme. Importante il

livellamento e la regolarizzazione superficiale dei campi,

per rendere più agevole il successivo lavoro della

mietitrebbiatrice.

L’epoca di semina più comune nelle regioni del Centro-Nord, dove la

coltivazione del pisello da granella è attualmente più diffusa, è in febbraio,

appena la temperatura del terreno è risalita a 5-6 °C.

Ove si disponga di varietà abbastanza resistenti al freddo, la semina autunnale

è da preferire, anche se va fatta in tempo perché all’arrivo dei freddi le piantine

siano arrivate almeno allo stadio di 3-4 foglie (max resistenza al freddo).

La semina autunnale anticipa il ciclo in primavera (maggiore quantità di

radiazione intercettata e maggiore quantità di fotosintetati accumulati nel

seme).

La fioritura anticipata consente di ridurre i rischi di stress da siccità ed alte

temperature.

La semina autunnale espone però le piante al rischio di basse temperature e di

malattie che colpiscono l’apparato arereo, particolarmente aggressive sulle

piante sofferenti per lo stress termico (Ascochyta, etc.).

In genere l’epoca di semina è fine ottobre – inizi novembre nel Nord Italia e

novembre nel Centro-Sud (qualche giorno prima del frumento).

Nel caso di colture per l’industria, le semine si eseguono scalarmente, in modo

da prolungare il periodo di raccolta per la trasformazione.

La semina in pieno campo a file distanti 18-25 cm

(competizione verso le erbe infestanti e facilitazione

della raccolta meccanica).

70-100 semi/m2 per avere da 50 a 70 piante/m2. La

coltura riesce a compensare difetti di densità mediante

la ramificazione della pianta.

A seconda del peso medio dei semi, da 150 a oltre 250

kg/ha di seme. Profondità di 5-7 cm.

Seminatrici universali da frumento.

Pisello

Pre-emergenza: -Pendimetalin (Solanum, chenopodiacee, poligonacee e azione collaterale su graminacee) -Clomazone -Pendimetalin+Aclonifen

Post-emergenza: -Fluazifop-p-butile -Propaquizafop -Quizalofop-p-etile

Graminacee

Pre-emergenza e post (3-4 foglie vere) -Imazamox -Bentazone Graminacee e dicotiledoni

Il pisello da industria va raccolto ad un giusto grado di

maturazione, definito dalla tenerezza del seme valutata in gradi

tenderometrici. Il grado di maturazione più conveniente (per

l’industria) è di 110 gradi.

Raccolta del pisello da industria prevalentemente con ‘pettina-

sgranatura’, con macchina semovente che stacca i baccelli e

sgrana solo questi (velocità di esecuzione: 1 ora/ha, maggiore

rispetto falcia-andanatura in campo e sgranatura in stabilimento,

o falcia-sgranatura in campo).

I piselli secchi raccolti con mietitrebbiatrici da frumento, evitando

di attendere che i baccelli e i semi si dissecchino troppo (forti

perdite per sgranatura).

Buone produzioni ordinarie: 4-4.5 t/ha di semi freschi sgranati di

pisello da industria; 3.5-4 t/ha di granella secca.

Principali avversità: l’antracnosi, la peronospora e

la fusariosi.

Antracnosi. Insieme di sintomatologie causate da

funghi del complesso Ascochyta, di cui spesso si

riscontrano due o tre specie sulla stessa pianta:

Ascochyta pisi, A. pinodes (o Mycosphaerella

pinodes, forma perfetta) e A. pinodella (indicata

anche come Phoma medicaginis var. pinodella).

Sintomi. Macchie su foglie, baccelli, steli, stipole

e fiori, o imbrunimento dello stelo e marciume del

piede (danni alla produzione e alla qualità).

Funghi endemici nelle zone di coltivazione del pisello; si

conservano nei residui colturali o nel terreno. A primavera, le

spore sono portate dal vento o dalla pioggia, causando infezioni

primarie sulle colture.

Lotta.

•uso di seme sano

•trattamento del seme con concianti (benzimidazolici e

ftalamidici),

•interramento dei residui colturali subito dopo la raccolta per

evitare la dispersione delle spore fungine

•rotazione delle colture

•(uso di varietà resistenti).

Peronospora (Peronospora pisi). Si manifesta in periodi freddi e

piovosi. Sulle foglie e sui baccelli macchie prima traslucide poi

brune, che producono quindi un’efflorescenza di colore bruno-

biancastro (conidiofori e conidi).

Lotta: disinfezione del seme con prodotti sistemici (Metalaxil o

Cimoxanil), eliminazione dei residui colturali, trattamenti

eradicanti precoci con prodotti sistemici (fenilammidi e altri), e uso

di varietà resistenti.

Fusariosi (funghi del genere Fusarium , in particolare F.

oxysporum f. sp. pisi).

Necrosi del colletto e conseguente ingiallimento e avvizzimento

rapido delle piantine.

Lotta: utilizzazione di varietà resistenti

Gli afidi verde (Acyrthosiphon pisum) e nero (Aphis

fabae) formano colonie sulle foglie causando il

deperimento delle piante e diffondono le virosi del pisello

(Pea Enation Mosaic Virus, PEMV e Pea Mosaic Virus,

PMV). In certe annate può rendersi necessario

effettuarne il controllo chimico.

I semi sono molto soggetti ad essere attaccati dal

tonchio (Bruchus pisorum), che alla fine della fioritura

depone le uova sui piccoli baccelli nei cui semi le larve

poi passano e si sviluppano.