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Lectio divina
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1. Chiamata e missione e esilio, divisione del Regno, dissidio tra i ministeri del popolo
di Dio
Siamo nella terza parte di questo che è il primo tra gli scritti
ispirati, cioè il primo dei profeti scrittori (750 a C) quasi
contemporaneo di Osea, primo rappresentante della “giustizia
sociale”. Nell’insieme il libro è diviso in tre parti: nella prima
sono ricordati i peccati di sette nazioni, nella seconda i misfatti
di Israele, e nella terza, della quale fa parte il nostro brano, il
giorno del Signore opera il giudizio. Il brano narra un episodio
della biografia del profeta che, mandriano, cioè ricco possessore
di bestiame, profeta per ispirazione divina, viene cacciato dal
santuario di Bet-el (Casa di Dio).
Amos 7, 12-15: Vattene: La maledizione, l’esilio a chi predice l’esilio,
la non sopportazione della Parola, delle parole di chi è abilitato a parlare dallo spirito di profezia:
12Amasia disse ad Amos: «Vattene, veggente, ritirati verso il paese di Giuda; là mangerai il
tuo pane e là potrai profetizzare, 13ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il
santuario del re ed è il tempio del regno». 14Amos rispose ad Amasia:
«Non ero profeta, né figlio di profeta;
ero un pastore e raccoglitore di sicomori; 15Il Signore mi prese
di dietro al bestiame e il Signore mi disse:
Và, profetizza al mio popolo Israele.
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Il salmo responsoriale (sl 84) poi dice come il Signore fa ritornare dall’esilio, giustizia e
misericordia si incontrano
La vicenda è questa: al tempo di Geroboamo, re di Israele Amasia sacerdote di Bet-el
scaccia Amos. Amos profetizza la fine del regno e l’esilio di Israele in quel santuario dal
culto antichissimo che rappresentava uno dei due luoghi di culto simbolo dell’idolatria del
popolo. Era lo stesso santuario nominato al tempo della prima chiamata fatta ad Abramo,
anche a lui la Parola di Dio aveva detto vattene, e Abramo aveva eretto un altare che aveva
Betel a occidente e Ai a Oriente (stranamente la storia di Abramo è incrociata di
benedizione (la chiamata originaria) e di maledizione, la cacciata, o l’esilio. Era poi lo
stesso santuario dove Giacobbe inciampa e fa il sogno, dove dice: “ Questa è veramente la
casa di Dio (Bet-‘el) e la porta del cielo” ,(1 Re 11-13), e finalmente il santuario era
divenuto luogo di culto importante e alternativo a Gerusalemme, insieme a Dan al
momento dello scisma politico di Israele.. Il profeta Achia aveva dato a Geroboamo 10 dei
dodici pezzi nei quali aveva stracciato il mantello nuovo, solo due (Giuda) erano rimasti
con Gerusalemme. Inizia dunque uno scisma politico che ha basi anche culturali (per
differenze di vario genere nord-sud) e che diventa scisma di fede. Geroboamo sarebbe
stato il primo dopo Salomone: ma il regno dopo l’infedeltà di Salomone non permane
unito. Si divide allora in Geroboamo e Roboamo: A Roboamo rimane la sola tribù di Giuda
(sud) e a Geroboamo il resto del paese. Inizia la storia dei due regni.
Tutto questo stabilisce un nesso evidente tra le letture in una liturgia che finisce con il
cantare le benedizione che unisce due popoli in uno: giudei e greci!
Dunque solo dal chiederci cos’è questo santuario possiamo intuire la grande linea
teologica unitaria che percorre i testi: dallo scisma all’interno di Israele, scisma politico,
culturale e di fede, all’unificazione attorno a Cristo di due popoli ben diversi, neppure solo
all’interno di Israele, ma tra Israele e l’universalità delle nazioni!
Alla fine questo è il percorso della Bibbia.
Questi capitoli del primo libro dei Re ci fanno anche intravvedere cosa significava la
profezia: Achia che strappa il mantello, un profeta senza nome che predice la fine del
santuario, Geroboamo lo minaccia, ma la sua mano si inaridisce, solo la parola dello
sconosciuto uomo di Dio gliela restituisce, ma Bet-el finirà…E simbolico anche l’incontro
tra i due profeti, il profeta anziano e il più giovane che ha ricevuto il comando di Dio di
non mangiare e non bere e di ritornare da un’altra strada (Cf. i Magi, cf. i comandi dati nel
vangelo di questa settimana, agli apostoli…!
Dopo Salomone il regno è diviso: le dodici tribù di Israele sono divise
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Dopo la morte di Gesù i dodici sono 11, mancanti del traditore e proseguono la loro
missione
Nella prima lettura inoltre troviamo un interessante triangolo di ministeri e funzioni
Sacerdote/re
Amasia-Geroboamo
Sacerdote/profeta re/profeta
Amasia-Amos Geroboamo-Amos
La prima lettura ci pone davanti al fallimento delle mediazioni messianiche dell’AT:
Il sacerdote era a servizio del re e il re a sua volta avrebbe dovuto essere a servizio della
Parola di Dio a lui detta dal profeta. Ma nella lettura le tre mediazioni non sono in
accordo: il sacerdote è a servizio di un re che ha rifiutato la profezia e che ha servito gli
interessi politici. Il peccato di Geroboamo consiste anche nell’aver preso a casaccio dal
popolo i sacerdoti non traendoli più dalla tribù di Levi. Così fra i sacerdote e il profeta si
stabilisce un conflitto di competenze
La liturgia ci fa passare da Geroboamo che con lo scisma divide il popolo i Israele, a Cristo
che riunifica non solo Israele ma con lui tutti i popoli per mezzo della missione dei suoi e
ricapitola in sé le tre funzioni sacerdotale, profetica e regale che diventano anche il sigillo
di ogni battezzato.
Nel Vangelo Gesù prima chiama a sé i suoi, poi li invia (ciò significa che ogni movimento
di missione parte da una appartenenza più intimamente stretta a Cristo,) li manda in
povertà, come dice la RB, come andavano i profeti dell’At., ricchi della Parola,
dell’obbedienza alla Parola, li manda a compiere guarigioni e ad annunciare la parola
stessa. Proprio la Parola è causa dell’esilio di Amos...il popolo non poteva più sopportare,
non “conteneva” non teneva le sue parole, Amos poi è il profeta della giustizia e della
povertà personale.
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2. Chiamata, missione e invio degli apostoli del Regno
Marco 6,7-13
7Allora chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli
spiriti immondi. 8E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio:
né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa; 9ma, calzati solo i sandali, non indossassero
due tuniche. 10E diceva loro: «Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da
quel luogo. 11Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene,
scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro». 12E partiti,
predicavano che la gente si convertisse, 13scacciavano molti demòni, ungevano di olio
molti infermi e li guarivano.
É molto suggestivo leggere la RB sullo sfondo di questo vangelo di missione , a proposito
del non permettersi di mangiare fuori e sui fratelli inviati in viaggio:
Capitolo LI - I monaci che si recano nelle vicinanze
1. Il monaco, che viene mandato fuori per qualche commissione e conta di tornare in
monastero nella stessa giornata, non si permetta di mangiare fuori, anche se viene
pregato con insistenza da qualsiasi persona,
2. a meno che l'abate non gliene abbia dato il permesso.
3. Se contravverrà a questa prescrizione, sarà scomunicato.
Capitolo LV - Gli abiti e le calzature dei monaci
1. Bisogna dare ai monaci degli abiti adatti alle condizioni e al clima della località in
cui abitano,
2. perché nelle zone fredde si ha maggiore necessità di coprirsi e in quelle calde di
meno:
3. il giudizio al riguardo è di competenza dell'abate.
4. Comunque riteniamo che nei climi temperati bastino per ciascun monaco una
tonaca e una cocolla,
5. quest'ultima di lana pesante per l'inverno e leggera o lisa per l'estate;
6. inoltre lo scapolare per il lavoro e come calzature, scarpe e calze.
7. Quanto al colore e alla qualità di tutti questi indumenti, i monaci non devono
attribuirvi eccessiva importanza, accontentandosi di quello che si può trovare sul
posto ed è più a buon mercato.
Capitolo LXVII - I monaci mandati in viaggio
1. I monaci, che sono mandati in viaggio, si raccomandino alle preghiere di tutti i
confratelli e dell'abate;
2. e nell'orazione conclusiva dell'Ufficio divino si ricordino sempre tutti gli assenti.
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3. Quelli, poi, che rientrano, nel giorno stesso del loro ritorno si prostrino in coro al
termine di tutte le Ore canoniche,
4. implorando dalla comunità una preghiera per riparare le mancanze eventualmente
commesse durante il viaggio, guardando o ascoltando qualcosa di male o
perdendosi in chiacchiere.
5. E nessuno si permetta di riferire ad altri quello che ha visto o udito fuori del
monastero, perché questo sarebbe veramente rovinoso.
6. Se poi qualcuno si provasse a farlo, sia sottoposto al castigo previsto dalla Regola.
7. Allo stesso modo sia punito chi osasse oltrepassare i confini del monastero o andare
in qualunque luogo o fare qualsiasi cosa, sia pur minima, senza il consenso
dell'abate.
Didaché:
Ogni apostolo sia ricevuto come il Signore, ma resterà un solo giorno, se rimane tre giorni
è un falso profeta…
3. La benedizione: il giubilo di Paolo apostolo delle genti che canta la pienezza della
benedizione tornata a Israele e sovrabbondata sulle genti; disegno di salvezza che
ricompone l’unità in Cristo, Re, Sacerdote e Profeta
La benedizione della vocazione degli apostoli che compiono la vocazione delle dodici
tribù di Israele è visibile nel brano degli Efesini: benedizione nella creazione, nella
redenzione, nella quale i dodici sono istituiti, e nella missione di annunciare il regno di
Cristo fino ai confini della terra.
- dallo scisma all’unità universale
- dalla maledizione alla benedizione
- dalla chiamata alla missione
- imitazione di Cristo in parole e atti
- Cristo compie ciò che le mediazioni sacerdotale profetica e regale dell’AT
non avevano potuto compiere e le consegna come identità a ogni battezzato
Ef 1, 3-14 Benedizione: il brano può essere facilmente diviso in chiamata, istituzione,
missione di noi, del nuovo popolo benedetto che è la chiesa
chiamata I3Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, I prima benedizione: che ci ha
benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo.
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4In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, II seconda benedizione
per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, 5predestinandoci a essere suoi figli adottivi III terza benedizione
per opera di Gesù Cristo, 6secondo il beneplacito della sua volontà.
E questo a lode e gloria della sua grazia,
che ci ha dato nel suo Figlio diletto; 7nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, IV
la remissione dei peccati
secondo la ricchezza della sua grazia. 8Egli l'ha abbondantemente riversata su di noi
con ogni sapienza e intelligenza, 9poiché egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, V
secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui prestabilito 10per realizzarlo nella pienezza dei tempi:
il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose,
quelle del cielo come quelle della terra.
istituzione 11In lui siamo stati fatti anche eredi, VI
essendo stati predestinati secondo il piano di colui
che tutto opera efficacemente conforme alla sua volontà, 12perché noi fossimo a lode della sua gloria,
noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo.
missione
13In lui anche voi, VII la pienezza della benedizione
dopo aver ascoltato la parola della verità,
il vangelo della vostra salvezza
e avere in esso creduto, avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo
che era stato promesso, 14il quale è caparra della nostra eredità,
in attesa della completa redenzione di coloro
che Dio si è acquistato, a lode della sua gloria.
E questi tre passaggi, chiamata, istituzione e missione possiamo facilmente reperirli nei tre
episodi di Marco in cui il Signore prima chiama, poi istituisce gli Apostoli come gruppo,
poi li invia
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1, 16-20 sul mare..ll vede, li chiama, lasciano tutto e lo seguono, li chiama nella situazione
concreta in cui sono e la trasforma
3, 13-19 sul monte: li porta sul luogo che è tradizionalmente il luogo dell’incontro con Dio,
il monte li costituisce per stare con lui, per mandarli per aver potere sui demoni
6, 7, 13 lunga la via mentre passa per i villaggi insegnando: li associa alla sua stessa
missione inviandoli.
Li chiama, li forma, li invia: son le tappe formative del gruppo degli apostoli
E finalmente: 6,30 Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che
avevano fatto e insegnato, come i fiumi vanno al mare, ritornano alla sorgente che li ha
inviati e rendo o coto del loro operare.
Chiamata Istituzione Missione
GESU’
1, 14-15
Postquam traditus est Joanne
Venit Jesue in Galileam
Praedicans evangelium regni
Dei
Ed dicens
Quondam impletum est tempus
Et appropinquavit regnum Dei
Marco 1,14-15
Dopo che Giovanni fu arrestato,
Gesù si recò nella Galilea
predicando il vangelo di Dio e
diceva: «Il tempo è compiuto e il
regno di Dio è vicino;
convertitevi e credete al
vangelo».
Chiamata dei primi quattro
discepoli
Marco 3,7-12
Gesù intanto si ritirò presso il
mare con i suoi discepoli e lo
seguì molta folla dalla Galilea.
Dalla Giudea e da Gerusalemme
e dall'Idumea e dalla
Transgiordania e dalle parti di
Tiro e Sidone una gran folla,
sentendo ciò che faceva, si recò
da lui. Allora egli pregò i suoi
discepoli che gli mettessero a
disposizione una barca, a causa
della folla, perché non lo
schiacciassero. Infatti ne aveva
guariti molti, così che quanti
avevano qualche male gli si
gettavano addosso per toccarlo.
Gli spiriti immondi, quando lo
vedevano, gli si gettavano ai piedi
gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!».
Ma egli li sgridava severamente
perché non lo manifestassero.
Marco 6,6-6
(E si meravigliava della loro
incredulità.)
Gesù andava attorno per i
villaggi, insegnando.
DISCEPOLI
Marco 1,16-20
Passando lungo il mare della
Galilea, vide Simone e Andrea,
fratello di Simone, mentre
gettavano le reti in mare; erano
infatti pescatori. Gesù disse loro:
«Seguitemi, vi farò diventare
pescatori di uomini». E subito,
lasciate le reti, lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide
sulla barca anche Giacomo di
Zebedèo e Giovanni suo fratello
mentre riassettavano le reti. Li
chiamò. Ed essi, lasciato il loro
padre Zebedèo sulla barca con i
garzoni, lo seguirono.
Gesù insegna a Cafàrnao e
guarisce un indemoniato
Marco 3,13-19
Salì poi sul monte, chiamò a sé
quelli che egli volle ed essi
andarono da lui. Ne costituì
Dodici che stessero con lui e
anche per mandarli a predicare e
perché avessero il potere di
scacciare i demòni.
Costituì dunque i Dodici: Simone,
al quale impose il nome di Pietro;
poi Giacomo di Zebedèo e Gio-
vanni fratello di Giacomo, ai quali
diede il nome di Boanèrghes, cioè
figli del tuono; e Andrea, Filippo,
Bartolomeo, Matteo, Tommaso,
Giacomo di Alfeo, Taddeo,
Simone il Cananeo e Giuda
Iscariota, quello che poi lo tradì.
Marco 6,7-13
Allora chiamò i Dodici, ed
incominciò a mandarli a due a
due e diede loro potere sugli
spiriti immondi. E ordinò loro
che, oltre al bastone, non
prendessero nulla per il viaggio:
né pane, né bisaccia, né denaro
nella borsa; ma, calzati solo i
sandali, non indossassero due
tuniche. E diceva loro: «Entrati
in una casa, rimanetevi fino a
che ve ne andiate da quel
luogo. Se in qualche luogo non
vi riceveranno e non vi
ascolteranno, andandovene,
scuotete la polvere di sotto ai
vostri piedi, a testimonianza per
loro». E partiti, predicavano che
la gente si convertisse,
scacciavano molti demòni,
ungevano di olio molti infermi e
li guarivano.
Efesini 1,3-14
3Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo.
CHIAMATA
4In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo,
per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità,
5predestinandoci a essere suoi figli adottivi
per opera di Gesù Cristo,
6secondo il beneplacito della sua volontà.
E questo a lode e gloria della sua grazia,
che ci ha dato nel suo Figlio diletto;
7nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue,
la remissione dei peccati
secondo la ricchezza della sua grazia.
8Egli l'ha abbondantemente riversata su di noi
con ogni sapienza e intelligenza,
9poiché egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà,
secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui prestabilito
10per realizzarlo nella pienezza dei tempi:
il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose,
quelle del cielo come quelle della terra.
ISTITUZIONE
11In lui siamo stati fatti anche eredi,
essendo stati predestinati secondo il piano di colui
che tutto opera efficacemente conforme alla sua volontà,
12perché noi fossimo a lode della sua gloria,
noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo.
MISSIONE
13In lui anche voi,
dopo aver ascoltato la parola della verità,
il vangelo della vostra salvezza
e avere in esso creduto, avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo
che era stato promesso,
14il quale è caparra della nostra eredità,
in attesa della completa redenzione di coloro
che Dio si è acquistato, a lode della sua gloria.
""PPrreeddiiccaarree iill RReeggnnoo ddii DDiioo,, sseennzzaa eesssseerree pprreeooccccuuppaattii ddii aavveerree
ssuucccceessssoo""
Omelia pronunciata da Benedetto XVI a Frascati (domenica, 15 luglio 2012)
Cari fratelli e sorelle!
Sono molto lieto di essere oggi in mezzo a voi per celebrare questa Eucaristia e per condividere
gioie e speranze, fatiche e impegni, ideali e aspirazioni di questa Comunità diocesana. Saluto il
Signor Cardinale Tarcisio Bertone, mio Segretario di Stato e titolare di questa Diocesi. Saluto il
vostro Pastore, Mons. Raffaello Martinelli, e il Sindaco di Frascati, ringraziandoli per le cortesi
parole di benvenuto con cui mi hanno accolto a nome di tutti voi. Sono lieto di salutare il Signor
Ministro, i Presidenti della Regione e della Provincia, il Sindaco di Roma, gli altri Sindaci presenti
e tutte le distinte Autorità. E sono molto felice di celebrare oggi con il vostro vescovo questa Messa.
Come egli ha detto è stato per più di venti anni per me un fedelissimo e molto capace collaboratore
nella Congregazione per la Dottrina della Fede, dove ha lavorato soprattutto nel settore del
catechismo e della catechesi con grande silenzio e discrezione: ha contribuito al Catechismo della
Chiesa cattolica e al Compendio del Catechismo. In questa grande sinfonia della fede anche la sua
voce è molto presente.
Nel Vangelo di questa domenica, Gesù prende l’iniziativa di inviare i dodici Apostoli in missione
(cfr Mc 6,7-13). In effetti il termine «apostoli» significa proprio «inviati, mandati». La loro
vocazione si realizzerà pienamente dopo la risurrezione di Cristo, con il dono dello Spirito Santo a
Pentecoste. Tuttavia, è molto importante che fin dall’inizio Gesù vuole coinvolgere i Dodici nella
sua azione: è una specie di «tirocinio» in vista della grande responsabilità che li attende. Il fatto che
Gesù chiami alcuni discepoli a collaborare direttamente alla sua missione, manifesta un aspetto del
suo amore: cioè Egli non disdegna l’aiuto che altri uomini possono recare alla sua opera; conosce i
loro limiti, le loro debolezze, ma non li disprezza, anzi, conferisce loro la dignità di essere suoi
inviati. Gesù li manda a due a due e dà loro istruzioni, che l’Evangelista riassume in poche frasi. La
prima riguarda lo spirito di distacco: gli apostoli non devono essere attaccati al denaro e alla
comodità. Gesù poi avverte i discepoli che non riceveranno sempre un’accoglienza favorevole:
talvolta saranno respinti; anzi, potranno essere anche perseguitati. Ma questo non li deve
impressionare: essi devono parlare a nome di Gesù e predicare il Regno di Dio, senza essere
preoccupati di avere successo. Il successo lo lasciano a Dio.
La prima Lettura proclamata ci presenta la stessa prospettiva, mostrandoci che gli inviati di Dio
spesso non vengono accolti bene. Questo è il caso del profeta Amos, mandato da Dio a profetizzare
nel santuario di Betel, un santuario del regno d’Israele (cfr Am 7,12-15). Amos predica con grande
energia contro le ingiustizie, denunciando soprattutto i soprusi del re e dei notabili, soprusi che
offendono il Signore e rendono vani gli atti di culto. Perciò Amasia, sacerdote di Betel, ordina ad
Amos di andarsene. Egli risponde che non è stato lui a scegliere questa missione, ma il Signore ha
fatto di lui un profeta e lo ha inviato proprio là, nel regno d’Israele. Pertanto, sia che venga accettato
sia che venga respinto, egli continuerà a profetizzare, predicando ciò che Dio dice e non ciò che gli
uomini vogliono sentirsi dire. E questo rimane il mandato della Chiesa: non predica ciò che
vogliono sentirsi dire i potenti. Il loro criterio è la verità e la giustizia anche se sta contro gli
applausi e contro il potere umano.
Similmente, nel Vangelo, Gesù avverte i Dodici che potrà accadere che in qualche località vengano
rifiutati. In tal caso dovranno andarsene altrove, dopo aver compiuto davanti alla gente il gesto di
scuotere la polvere sotto i piedi, segno che esprime il distacco in due sensi: distacco morale – come
dire: l’annuncio vi è stato dato, siete voi a rifiutarlo – e distacco materiale – non abbiamo voluto e
non vogliamo nulla per noi (cfr Mc 6,11). L’altra indicazione molto importante del brano
evangelico è che i Dodici non possono accontentarsi di predicare la conversione: alla predicazione
si deve accompagnare, secondo le istruzioni e l’esempio Gesù, la cura dei malati. Cura dei malati
corporale e spirituale. Parla delle guarigioni concrete delle malattie, parla anche dello scacciare i
demoni, cioè purificare la mente umana, pulire, pulire gli occhi dell’anima che sono oscurati dalle
ideologie e perciò non possono vedere Dio, non possono vedere la verità e la giustizia. Questa
duplice guarigione corporale e spirituale è sempre il mandato dei discepoli di Cristo. Quindi la
missione apostolica deve sempre comprendere i due aspetti di predicazione della parola di Dio e di
manifestazione della sua bontà con gesti di carità, di servizio e di dedizione.
Cari fratelli e sorelle, rendo grazie a Dio che mi ha mandato oggi a ri-annunciarvi questa Parola di
salvezza! Una Parola che è alla base della vita e dell’azione della Chiesa, anche di questa Chiesa
che è in Frascati. Il vostro Vescovo mi ha informato circa l’impegno pastorale che maggiormente
gli sta a cuore, che è in sostanza un impegno formativo, rivolto prima di tutto ai formatori: formare i
formatori. E’ proprio quello che ha fatto Gesù con i suoi discepoli: li ha istruiti, li ha preparati, li ha
formati anche mediante il «tirocinio» missionario, perché fossero in grado di assumere la
responsabilità apostolica nella Chiesa. Nella comunità cristiana, questo è sempre il primo servizio
che i responsabili offrono: a partire dai genitori, che nella famiglia compiono la missione educativa
verso i figli; pensiamo ai parroci, che sono responsabili della formazione nella comunità, a tutti i
sacerdoti, nei diversi campi di lavoro: tutti vivono una prioritaria dimensione educativa; e i fedeli
laici, oltre al ruolo già ricordato di genitori, sono coinvolti nel servizio formativo con i giovani o gli
adulti, come responsabili nell’Azione Cattolica e in altri movimenti ecclesiali, o impegnati in
ambienti civili e sociali, sempre con una forte attenzione alla formazione delle persone.
Il Signore chiama tutti, distribuendo diversi doni per diversi compiti nella Chiesa. Chiama al
sacerdozio e alla vita consacrata, e chiama al matrimonio e all’impegno come laici nella Chiesa
stessa e nella società. Importante è che la ricchezza dei doni trovi piena accoglienza, specialmente
da parte dei giovani; che si senta la gioia di rispondere a Dio con tutto se stessi, donandola nella via
del sacerdozio e della vita consacrata o nella via del matrimonio, due vie complementari che si
illuminano a vicenda, si arricchiscono reciprocamente e insieme arricchiscono la comunità. La
verginità per il Regno di Dio e il matrimonio sono entrambe vocazioni, chiamate di Dio a cui
rispondere con e per tutta la vita. Dio chiama: occorre ascoltare, accogliere, rispondere. Come
Maria: Eccomi, avvenga di me secondo la tua parola (cfr Lc 1,38).
Anche qui, nella comunità diocesana di Frascati, il Signore semina con larghezza i suoi doni,
chiama a seguirlo e a prolungare nell’oggi la sua missione. Anche qui c’è bisogno di una nuova
evangelizzazione, e per questo vi propongo di vivere intensamente l’Anno della Fede che inizierà
ad ottobre, a 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II. I Documenti del Concilio contengono
una ricchezza enorme per la formazione delle nuove generazioni cristiane, per la formazione della
nostra coscienza. Quindi leggetelo, leggete il Catechismo della Chiesa cattolica e così riscoprite la
bellezza di essere cristiani, di essere Chiesa di vivere il grande «noi» che Gesù ha formato intorno a
sé, per evangelizzare il mondo: il «noi» della Chiesa, mai chiuso, ma sempre aperto e proteso
all’annuncio del Vangelo.
Cari fratelli e sorelle di Frascati! Siate uniti tra voi e al tempo stesso aperti, missionari. Rimanete
saldi nella fede, radicati in Cristo mediante la Parola e l’Eucaristia; siate gente che prega, per
rimanere sempre legati a Cristo, come tralci alla vite, e al tempo stesso andate, portate il suo
messaggio a tutti, specialmente ai piccoli, ai poveri, ai sofferenti. In ogni comunità vogliatevi bene
tra voi, non siate divisi ma vivete da fratelli, perché il mondo creda che Gesù è vivo nella sua
Chiesa e il Regno di Dio è vicino. I Patroni della Diocesi di Frascati sono due Apostoli: Filippo e
Giacomo, due dei Dodici. Alla loro intercessione affido il cammino della vostra Comunità, perché
si rinnovi nella fede e ne dia chiara testimonianza con le opere della carità. Amen.