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Le Variabili Casuali Le Variabili Casuali Corso di Teoria dell’Inferenza Statistica 1 a.a. 2003/2004 Terzo Periodo Prof. Filippo DOMMA Corso di Laurea in Statistica – Facoltà di Economia - UniCal

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Le Variabili CasualiLe Variabili Casuali

Corso di Teoria dell’Inferenza Statistica 1

a.a. 2003/2004 Terzo Periodo

Prof. Filippo DOMMA

Corso di Laurea in Statistica – Facoltà di Economia - UniCal

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 2

:X

)(eXe

]1,0[:. rP

)(xpx

Def.8. Variabile Casuale

Una variabile casuale X è una funzione che associa ad ogni evento dello spazio campionario uno ed un solo numero reale secondo una funzione di probabilità.

Def.8. Variabile Casuale

Una variabile casuale X è una funzione che associa ad ogni evento dello spazio campionario uno ed un solo numero reale secondo una funzione di probabilità.

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 3

Dunque, una v.c. è una regola (una funzione) che permette di assegnare un valore numerico ad ogni risultato dell’esperimento.

Dalla definizione è evidente che dato uno spazio campionario è possibile costruire infinite v.c. (si osserva che tale funzione non deve essere necessariamente biunivoca).

Dunque, una v.c. è una regola (una funzione) che permette di assegnare un valore numerico ad ogni risultato dell’esperimento.

Dalla definizione è evidente che dato uno spazio campionario è possibile costruire infinite v.c. (si osserva che tale funzione non deve essere necessariamente biunivoca).

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 4

Esercizio 17.

Costruire la v.c. X così definita:

“numero di teste nel lancio simultaneo di tre monete” .

Esercizio 18.

Costruire la v.c. Y così definita:

“numero di coppie consecutive di teste, nel lancio simultaneo

di tre monete” .

Esercizio 19.

Nel lancio simultaneo di tre monete, supponiamo di associare 2 ad ogni testa e -1 ad ogni croce.

Costruire la v.c. W definita come “guadagno netto”.

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 5

N.B.: le funzioni di probabilità Pr[X(e)] e Pr(e) sono funzioni diverse ma si può passare dall’una all’altra mediante trasformazione biunivoca.

N.B.: le funzioni di probabilità Pr[X(e)] e Pr(e) sono funzioni diverse ma si può passare dall’una all’altra mediante trasformazione biunivoca.

Costruiamo una v.c. e le corrispondenti probabilità in due fasi:Costruiamo una v.c. e le corrispondenti probabilità in due fasi:

1. Ad ogni evento di si associa uno ed un solo numero reale X(e). Questa operazione definisce una v.c. X.

1. Ad ogni evento di si associa uno ed un solo numero reale X(e). Questa operazione definisce una v.c. X.

2. Ad ogni possibile valore di X(.) si associa una probabilità Pr[X]. Questa operazione definisce la distribuzione di probabilità della v.c. X.

2. Ad ogni possibile valore di X(.) si associa una probabilità Pr[X]. Questa operazione definisce la distribuzione di probabilità della v.c. X.

Si osserva che mentre la regola da adottare è arbitraria in quanto dipende da ciò che vogliamo che la v.c. interpreti, lo stesso non è vero per la determinazione della distribuzione di probabilità Pr[X] in quanto quest’ultima è legata alle probabilità degli eventi elementari Pr[e].

Si osserva che mentre la regola da adottare è arbitraria in quanto dipende da ciò che vogliamo che la v.c. interpreti, lo stesso non è vero per la determinazione della distribuzione di probabilità Pr[X] in quanto quest’ultima è legata alle probabilità degli eventi elementari Pr[e].

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 6

0)( ixf

1)(1

n

iixf

Anziché specificare le singole P[X] si cercherà, ove possibile, di determinare la relazione funzionale che lega queste probabilità, sintetizzata in una funzione f(x). Ciò sarà necessario quando la v.c. X è di tipo continuo o discreto con un numero molto elevato di valori.

Anziché specificare le singole P[X] si cercherà, ove possibile, di determinare la relazione funzionale che lega queste probabilità, sintetizzata in una funzione f(x). Ciò sarà necessario quando la v.c. X è di tipo continuo o discreto con un numero molto elevato di valori.

Posto che nel caso discreto P[X=x]=f(x), diamo la seguentePosto che nel caso discreto P[X=x]=f(x), diamo la seguente

Def. 9.. V.C. discrete.

La v.c. X è una v.c. discreta se assume un numero finito o un’infinità

numerabile di valori x1,x2,…,xn,…. con probabilità rispettivamente f(x1), f(x2),…,f(xn),…. Dove f(x) è detta funzione di probabilità (fp) e soddisfa le seguenti proprietà:

Def. 9.. V.C. discrete.

La v.c. X è una v.c. discreta se assume un numero finito o un’infinità

numerabile di valori x1,x2,…,xn,…. con probabilità rispettivamente f(x1), f(x2),…,f(xn),…. Dove f(x) è detta funzione di probabilità (fp) e soddisfa le seguenti proprietà:

1.1.

2.2.

i=1,2,…,n,...i=1,2,…,n,...

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 7

)( kkr xFxXP

ki xx

ikk xfxfxfxfxF )()(...)()()( 21

In alcuni casi, sarà necessario calcolare la probabilità che X assuma un valore minore o uguale a xk, cioè

In alcuni casi, sarà necessario calcolare la probabilità che X assuma un valore minore o uguale a xk, cioè

Questa funzione è detta funzione di ripartizione (f.r.) ed è uguale a:Questa funzione è detta funzione di ripartizione (f.r.) ed è uguale a:

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 8

0)( F

1)()( FxF n

)()()( 1 iii xfxFxF

)()(lim0

xFxF nn

Proprietà della f.r. F(.):Proprietà della f.r. F(.):

1.1.

2.2.

3.3.

4.4. F(x) è per convenzione continua da destra

F(x) è per convenzione continua da destra

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 9

x 1)(0 xF

La f.r. F(x) è una funzione reale non-decrescente tale cheLa f.r. F(x) è una funzione reale non-decrescente tale che

La rappresentazione di F(x) è una “funzione a gradini”.La rappresentazione di F(x) è una “funzione a gradini”.

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 10

dxxfdxxXxPr )( 000

Una v.c. è continua se i valori che essa assume sono contenuti in un intervallo reale. In tale contesto, non è possibile elencare i valori che la v.c. X assume con le rispettive probabilità come nel caso discreto.

Il problema viene superato associando a ciascun punto dell’intervallo in cui è definita X una funzione matematica, f(x), che non è la probabilità, ma è proporzionale (a meno di un infinitesimo) alla probabilità di un intervallo <<sufficientemente piccolo>>, detta funzione di densità.

Una v.c. è continua se i valori che essa assume sono contenuti in un intervallo reale. In tale contesto, non è possibile elencare i valori che la v.c. X assume con le rispettive probabilità come nel caso discreto.

Il problema viene superato associando a ciascun punto dell’intervallo in cui è definita X una funzione matematica, f(x), che non è la probabilità, ma è proporzionale (a meno di un infinitesimo) alla probabilità di un intervallo <<sufficientemente piccolo>>, detta funzione di densità.

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 11

x 0)( xf

1)(

dxxf

x )()(

x

dxxfxF

f(x) soddisfa le seguenti proprietàf(x) soddisfa le seguenti proprietà

1.1.

2.2.

Def. 10. Una v.c. viene detta continua se esiste una funzione f(.) t.c. Def. 10. Una v.c. viene detta continua se esiste una funzione f(.) t.c.

dove F(.) e f(.) sono, rispettivamente, la f.r. e la f.d. della v.c. X.

dove F(.) e f(.) sono, rispettivamente, la f.r. e la f.d. della v.c. X.

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 12

dx

xdFxf

)()(

Si osservi che data una funzione di ripartizione F(x), la funzione di densità è uguale a

Si osservi che data una funzione di ripartizione F(x), la funzione di densità è uguale a

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 13

dxxfxXE rr )(

j

jrj

r xfxXE )(

Def. 11. Momenti semplici di ordine r.

Se X è una v.c. il momento di ordine r, con r naturale, è definito dalla seguente:

Def. 11. Momenti semplici di ordine r.

Se X è una v.c. il momento di ordine r, con r naturale, è definito dalla seguente:

Nel caso continuo.Nel caso continuo.

Nel caso discretoNel caso discreto

Si osserva che per r=1 si ottiene il valore atteso (aspettativa) di X.Si osserva che per r=1 si ottiene il valore atteso (aspettativa) di X.

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 14

dxxfXExXEXE rr )()()(

j

jr

jr xfXExXEXE )()()(

Def. 12. Momenti centrali di ordine r.

Se X è una v.c. il momento centrale di ordine r, con r naturale, è definito dalla seguente:

Def. 12. Momenti centrali di ordine r.

Se X è una v.c. il momento centrale di ordine r, con r naturale, è definito dalla seguente:

Nel caso continuoNel caso continuo

Nel caso discretoNel caso discreto

Si osserva che per r=2 si ottiene la varianza di X.Si osserva che per r=2 si ottiene la varianza di X.

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 15

tXe

0h h),(-h, t tXeE

Def. 13. Funzione generatrice dei momenti.Def. 13. Funzione generatrice dei momenti.

Sia X una v.c. con fd (o fp) f(x), l’aspettativa della funzione Sia X una v.c. con fd (o fp) f(x), l’aspettativa della funzione

È detta f.g.m. se esiste il valore atteso È detta f.g.m. se esiste il valore atteso

Verrà indicata con mX(t).Verrà indicata con mX(t).

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 16

dxxfeeEtm txtXX )()(

x

txtXX xfeeEtm )()(

Se X è continua Se X è continua

Se X è discretaSe X è discreta

L’importanza della f.g.m. risiede nel fatto che se esiste allora è possibile determinare tutti i momenti di una distribuzione.

L’importanza della f.g.m. risiede nel fatto che se esiste allora è possibile determinare tutti i momenti di una distribuzione.

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 17

dxxfexdxxfedt

d

dt

tmd txrtxr

r

rX

r

)()()(

rrtx

t

rrX

r

tXEdxxfxdxexfx

dt

tmd

)(lim)()(

lim00

Se esiste la f.g.m. è differenziabile con continuità in qualche intorno dell’origine.

Se differenziamo r- volte mX(t) rispetto a t, abbiamo:

Se esiste la f.g.m. è differenziabile con continuità in qualche intorno dell’origine.

Se differenziamo r- volte mX(t) rispetto a t, abbiamo:

Passando al limite, si ha:Passando al limite, si ha:

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 18

Esercizio 20Esercizio 20

Data la v.c. X con fd

xe);x(f con x>0 e >0

Determinare il momento primo e la varianza utilizzando la fgm.

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 19

dxxxfXE )(

dxxfxgXgE )()()(

Operatori E(.) e V(.)Operatori E(.) e V(.)

Data una v.c. X l’operatore E(.) non è altro che l’aspettativa di X.Data una v.c. X l’operatore E(.) non è altro che l’aspettativa di X.

Se g(.) è una funzione di X alloraSe g(.) è una funzione di X allora

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 20

costante C ][ CCE

costanti C,C )(][ 212121 XECCXCCE

)]([)]([)]()([ 22112211 XgECXgECXgCXgCE

costanti ,C 21 C

X di funzioni (.)(.),g 21 g

ProprietàProprietà

1.1.

2.2.

3.3.

Esercizio. Dimostrare le proprietà 1,2, e 3.

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 21

2 2 )()()()( XEXEdxxfXExXV

2 2 )()( XEXEXV

0)( CV

)(][ 2221 XVCXCCV

L’operatore V(.) definisce la varianza della v.c. X

L’operatore V(.) definisce la varianza della v.c. X

E’ il momento centrale di ordine 2. Si può scrivere come differenza tra il momento secondo e il momento primo al quadrato, cioè

E’ il momento centrale di ordine 2. Si può scrivere come differenza tra il momento secondo e il momento primo al quadrato, cioè

1.1.

2.2.

Se C è costanteSe C è costante

Se C1 e C2 sono costantiSe C1 e C2 sono costanti

Esercizio. Dimostrare le proprietà 1 e 2.

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 22

]X[EXY

0]X[E]X[E]X[EXE]Y[E

]X[V]X[EXV]Y[V

Variabile casuale ScartoVariabile casuale Scarto

Data una v.c. X con momento primo E[X] e V(X) entrambe finite, la seguente trasformazione

Data una v.c. X con momento primo E[X] e V(X) entrambe finite, la seguente trasformazione

Definisce la v.c. scarto. E’ immediato verificare che:Definisce la v.c. scarto. E’ immediato verificare che:

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 23

Esercizio 21Sia X una variabile con funzione data da:

a) determinare il valore di k affinché f(x) sia una funzione di densità;

b) calcolare i momenti semplici e centrali di ordine r=2.

3x0 kxxf 2

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 24

)X(V

]X[EXZ

0][)(

1

)(

][][

XEXEXVXV

XEXEZE

1][)(

1

)(

][][

XEXVXVXV

XEXVZV

Variabile casuale StandardizzataVariabile casuale Standardizzata

Data una v.c. X con momento primo E[X] e V(X) entrambe finite, la seguente trasformazione

Data una v.c. X con momento primo E[X] e V(X) entrambe finite, la seguente trasformazione

Definisce la v.c. standardizzata. E’ immediato verificare che:Definisce la v.c. standardizzata. E’ immediato verificare che:

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Alcune tra le più note funzioni Alcune tra le più note funzioni di probabilità e di densità.di probabilità e di densità.

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 26

x1x )1();x(f

Def. 14. Funzione di probabilità di Bernoulli.

Si dice che la v.c. X ha distribuzione di Bernoulli se la f.p.di X è data da:

Def. 14. Funzione di probabilità di Bernoulli.

Si dice che la v.c. X ha distribuzione di Bernoulli se la f.p.di X è data da:

per x=0 oppure x=1, con per x=0 oppure x=1, con

Esercizio 22. Dimostrare che Esercizio 22. Dimostrare che

]1,0[

]X[E )1(]X[V t

X e)1()t(m

Verrà indicata con B(1,)Verrà indicata con B(1,)

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 27

xnx )1(x

n),n;x(f

Def. 15. Funzione di probabilità Binomiale.

Si dice che la v.c. X ha distribuzione Binomiale se la f.p.di X è data da:

Def. 15. Funzione di probabilità Binomiale.

Si dice che la v.c. X ha distribuzione Binomiale se la f.p.di X è data da:

per x=0,1,2,..,n, conper x=0,1,2,..,n, con

Esercizio 23. Dimostrare cheEsercizio 23. Dimostrare che

]1,0[

n]X[E )1(n]X[V

ntX e)1()t(m

ee

)!xn(!x

!n

x

n

Verrà indicata B(n,)Verrà indicata B(n,)

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 28

!x

e);x(f

x

Def. 16. Funzione di probabilità di Poisson.

Si dice che la v.c. X ha distribuzione Poisson se la f.p.di X è data da:

Def. 16. Funzione di probabilità di Poisson.

Si dice che la v.c. X ha distribuzione Poisson se la f.p.di X è data da:

per x=0,1,2,.., conper x=0,1,2,.., con

Esercizio 24. Dimostrare cheEsercizio 24. Dimostrare che

0

][XE ][XV)1()(

teX etm

Verrà indicata con (). Verrà indicata con ().

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 29

Esercizio 25 E’ noto che il 30% dei pezzi difettosi prodotti in una determinata fase produttiva può essere migliorato.a. Qual è la probabilità che almeno 3 di un gruppo di 6 pezzi difettosi possono essere migliorati?b. Qual è la probabilità che nessuno dei 6 pezzi difettosi può

essere migliorato? c. Qual è la probabilità che tutti possono essere migliorati?

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 30

Esercizio 26Il numero medio di denunce in un’ora inoltrate ad una Compagnia di Assicurazioni per smarrimenti è di 3.1. Qual è la probabilità che in una data ora vengono inoltrate:a. meno di 3 denunce?b. esattamente 3 denunce?c. almeno 3 denunce?

d. più di 3 denunce?

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 31

)ab(

1)b,a;x(f

Def. 17. Funzione di densità Uniforme (o rettangolare).

Si dice che la v.c. X ha distribuzione Uniforme se la f.d.di X è data da:

Def. 17. Funzione di densità Uniforme (o rettangolare).

Si dice che la v.c. X ha distribuzione Uniforme se la f.d.di X è data da:

perper

Esercizio 27. Dimostrare cheEsercizio 27. Dimostrare che

ba

2

ba]X[E

12

)ab(]X[V

2

t)ab(

ee)t(m

atbt

X

Verrà indicata con U(a,b). Verrà indicata con U(a,b).

bxa concon

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 32

2x

2

1

e2

1),;x(f

Def. 18. Funzione di densità Normale.

Si dice che la v.c. X ha distribuzione Normale se la f.d.di X è data da:

Def. 18. Funzione di densità Normale.

Si dice che la v.c. X ha distribuzione Normale se la f.d.di X è data da:

perper

Esercizio 28. Dimostrare cheEsercizio 28. Dimostrare che

]X[E 2]X[V 2

tt

X

22

e)t(m

Verrà indicata con N(,). Verrà indicata con N(,).

x concon 0 e

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 33

Esercizio 29. Dimostrare che la fd Normale possiede le seguenti caratteristiche:

Esercizio 29. Dimostrare che la fd Normale possiede le seguenti caratteristiche:

1. E’ simmetrica intorno a .1. E’ simmetrica intorno a .

2. E’ unimodale.2. E’ unimodale.

3. Presenta due flessi.3. Presenta due flessi.

4. Al variare di , sopposto costante, la curva si sposta lungo l’asse delle ascisse. Al variare di , supposto costante, la curva diventa leptocurtica (se diminuisce), platicurtica (se aumenta).

4. Al variare di , sopposto costante, la curva si sposta lungo l’asse delle ascisse. Al variare di , supposto costante, la curva diventa leptocurtica (se diminuisce), platicurtica (se aumenta).

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 34

Esercizio 30 Sia Z la v.c. normale standardizzata, calcolare:a) P[Z<0.42] , b) P[Z<-0.42] , c) P[Z>1.69] , d) P[Z<-1.69] ,e) P[-1.2<Z<2.1] , f) P[0.5<Z<0.8] , g) P[-1.62<Z<-0.51] .

Esercizio 31Sia Z la v.c. normale standardizzata, trovare b tale che:a) P[Z<b]=0.975 , b) P[Z<b]=0.305 , c) P[Z>b]=0.025 , d) P[Z>b]=0.8708

Esercizio 32Sia Z la v.c. normale standardizzata, trovare b tale che:a) P[-b<Z<b]=0.75 , b) P[-b<Z<b]=0.8 , c) P[-b<Z<b]=0.99 , d) P[-b<Z<b]=0.98

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 35

Esercizio 33Sia X una v.c. normale con =100 e =8, calcolare:a) P[X<107] , b) P[X<97] , c) P[X>110] , d) P[X>90],e) P[95<X<106] , f) P[103<X<114] , g) P[88<X<100] , h) P[60<X<108] .

Esercizio 34I voti ottenuti all’esame di matematica seguono una distribuzione normale. Il docente decide di dare il giudizio di “ottimo” a coloro che hanno ottenuto un voto superiore a 1.5 del risultato medio e il giudizio “insufficiente” a coloro che hanno ottenuto un risultatoinferiore a del risultato medio. Quale percentuale di studenti ha ottenuto il risultato “ottimo” e quale ha ottenuto il risultato “insufficiente”?

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 36

Esercizio 35Dopo diversi sondaggi un fabbricante di calze da donna arriva alla conclusione che la lunghezza del piede di una donna adulta segue una legge Normale con parametri =24 cm e =3 cm. Decide di utilizzare tale distribuzione per determinare le taglie e le quantità corrispondenti da mettere in produzione. Si chiede:a) in quale percentuale di casi si osserva una lunghezza di piede:

i) superiore rispettivamente a 25, 30, 36 cm;ii) inferiore rispettivamente a 15, 20, 21 cm;

b) determinare i valori di A e B tali che:i) nel 30% dei casi la lunghezza del piede sia superiore ad A;ii) nel 20% dei casi la lunghezza del piede sia inferiore a B;

c) il fabbricante decide di ripartire la produzione su 5 diverse taglie, le quali vengono determinate nel seguente modo:

si prende l’intervallo simmetrico alla media al quale si associa una probabilità del 90%; tale intervallo viene poi suddiviso in tre piccoli intervalli di uguale lunghezza.Determinare :

i) le lunghezze dei piedi che delimitano i diversi intervalli;ii) le quote percentuali messe in produzione per le diverse taglie.

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 37

x1a e)x()a(

),a;x(f

Def. 19. Funzione di densità Gamma.

Si dice che la v.c. X ha distribuzione Gamma se la f.d.di X è data da:

Def. 19. Funzione di densità Gamma.

Si dice che la v.c. X ha distribuzione Gamma se la f.d.di X è data da:

perper

Esercizio 36. Dimostrare che Esercizio 36. Dimostrare che

a]X[E 2

a]X[V

a

X t)t(m

Verrà indicata con G(a,). Verrà indicata con G(a,).

0x concon 0 e 0a

0

w1a dwew)a(dovedoveè la funzione matematica Gammaè la funzione matematica Gamma

>t>t

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 38

xe);x(f

Def. 20. Funzione di densità Esponenziale (negativa).

Si dice che la v.c. X ha distribuzione Esponenziale se la f.d.di X è data da:

Def. 20. Funzione di densità Esponenziale (negativa).

Si dice che la v.c. X ha distribuzione Esponenziale se la f.d.di X è data da:

perper

Esercizio 37. Dimostrare cheEsercizio 37. Dimostrare che

1

][ XE 2

1][

XV

ttmX

)(

Verrà indicata con Exp(). Verrà indicata con Exp().

0x concon 0

Osservazione: se nella fd Gamma si pone a=1 si ottiene la fd Esponenziale. Cioè Exp()=G(1,)

Osservazione: se nella fd Gamma si pone a=1 si ottiene la fd Esponenziale. Cioè Exp()=G(1,)

>t>t

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 39

1q1p )x1(x)q,p(B

1)q,p;x(f

Def. 21. Funzione di densità Beta.

Si dice che la v.c. X ha distribuzione Beta se la f.d.di X è data da:

Def. 21. Funzione di densità Beta.

Si dice che la v.c. X ha distribuzione Beta se la f.d.di X è data da:

perper

Esercizio 38. Dimostrare cheEsercizio 38. Dimostrare che

qp

p]X[E

)1qp()qp(

pq]X[V

2

Verrà indicata con B(p,q). Verrà indicata con B(p,q).

]1,0[x concon 0q e 0p

Dove B(p,q) è la funzione matematica Beta così definita:

Dove B(p,q) è la funzione matematica Beta così definita:

)qp(

)q()p(dx)x1(x)q,p(B

1

0

1q1p

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 40

Funzioni di densità (o di probabilità) congiunte.Funzioni di densità (o di probabilità) congiunte.

Nel caso in cui su uno stesso spazio campionario si definiscono più funzioni allora si è in presenza di v.c. multiple.

Nel caso in cui su uno stesso spazio campionario si definiscono più funzioni allora si è in presenza di v.c. multiple.

Dato uno spazio campionario , riferito ad un dato esperimento, supponiamo di costruire:

- una prima regola, X, che associa ad ogni elemento di un numero reale, x;

- una seconda regola, Y, che associa ad ogni evento di un numero reale, y;

successivamente, calcoliamo le probabilità del contemporaneo verificarsi delle coppie (x,y).

Dato uno spazio campionario , riferito ad un dato esperimento, supponiamo di costruire:

- una prima regola, X, che associa ad ogni elemento di un numero reale, x;

- una seconda regola, Y, che associa ad ogni evento di un numero reale, y;

successivamente, calcoliamo le probabilità del contemporaneo verificarsi delle coppie (x,y).

:X :Y)(eXe )(eYe yYxXPr ,

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 41

YX

y1 y2 …. yj ….. yr

x1 p11 p12 …. p1j …. p1r p1

x2 p21 p22 …. p2j …. p2r p2

…. …. …. …. …. …. …. ….xi pi1 pi2 …. pij …. pir pi

…. …. …. …. …. …. …. ….xs ps1 ps2 …. psj …. psr ps

p1 p2 …. pj …. pr 1

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 42

jirij yY;xXPp dovedove

r

jiji pp

1

s

iijj pp

1

Inoltre,Inoltre,

Sono le probabilità marginali, rispettivamente, di X e di Y.Sono le probabilità marginali, rispettivamente, di X e di Y.

È la probabilità del contemporaneo verificarsi della coppia di modalità (xi,yj).

È la probabilità del contemporaneo verificarsi della coppia di modalità (xi,yj).

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 43

Def. 22. Si chiama funzione di probabilità congiunta delle v.c. discrete X ed Y la funzione

Def. 22. Si chiama funzione di probabilità congiunta delle v.c. discrete X ed Y la funzione

yYxXPyxf r ,),(

Che soddisfa le seguenti proprietà Che soddisfa le seguenti proprietà

y)(x, 0y)f(x, )1

1y)f(x, )2x y

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 44

Da f(x,y) è possibile determinare le f. di p. marginali di X e di Y, cioè Da f(x,y) è possibile determinare le f. di p. marginali di X e di Y, cioè

y

yxfxf ),()( x

yxfyf ),()(

E quelle condizionateE quelle condizionate

)(

),()/(

yf

yxfyxf

)(

),()/(

xf

yxfxyf

0)( yf

0)( xf

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 45

Def. 23. Si chiama funzione di densità congiunta delle v.c. continue X ed Y la funzione

Def. 23. Si chiama funzione di densità congiunta delle v.c. continue X ed Y la funzione

),( yxf

avente le seguenti proprietà avente le seguenti proprietà

y)(x, 0y)f(x, )1

1dxdyy)f(x, )2x y

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 46

Condizione di indipendenzaCondizione di indipendenza

Def. 24. Due v.c. X ed Y sono indipendenti se e solo se una delle seguenti condizioni è soddisfatta

Def. 24. Due v.c. X ed Y sono indipendenti se e solo se una delle seguenti condizioni è soddisfatta

y)(x, )()(),( )1 yfxfyxf

y)(x, )()/( )2 xfyxf

y)(x, )()/( )3 yfxyf

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 47

Momenti misti di ordine k+mMomenti misti di ordine k+m

Def. 25. Siano X ed Y due v.c. con fd ( o fp) congiunta f(x,y), è chiamato momento misto di ordine k+m la quantità:

Def. 25. Siano X ed Y due v.c. con fd ( o fp) congiunta f(x,y), è chiamato momento misto di ordine k+m la quantità:

dxdyyxfyxYXE mkmkmk ),(,

x y

mkmkmk yxfyxYXE ),(,

nel caso continuo.nel caso continuo.

nel caso discreto.nel caso discreto.

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 48

Analogamente, i momenti misti della v.c. scarto sonoAnalogamente, i momenti misti della v.c. scarto sono

mkmk YEYXEXE )()(,

dxdyyxfyx mk ),()()( 0110

nel caso continuo. nel caso continuo.

mkmk YEYXEXE )()(,

x y

mk yxfyx ),()()( 0110

nel caso discreto.nel caso discreto.

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 49

Si osservi cheSi osservi che 10,0 kk XE 0, mm YE ,0

XV 0,2 YV 2,0

Se X ed Y sono indipendenti alloraSe X ed Y sono indipendenti allora mkmk ,00,,

dxdyyxfyxYXE mkmkmk ),(,

dxdyyfxfyx mk )()( mkmk dyyfydxxfx 00,)()(

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 50

Def. 26. Valore Atteso Condizionato.

Sia (X,Y) una v.c. bidimensionale con fd congiunta f(x,y) e sia g(.,.) una funzione di due variabili. Il valore atteso condizionato di g(X,Y) dato che X=x è definito dalla seguente

Def. 26. Valore Atteso Condizionato.

Sia (X,Y) una v.c. bidimensionale con fd congiunta f(x,y) e sia g(.,.) una funzione di due variabili. Il valore atteso condizionato di g(X,Y) dato che X=x è definito dalla seguente

dyxyfyxgxXYXgE )/(),(/),(

N.B. Dato che effettuiamo l’integrale definito rispetto a y tale quantità è funzione di x.

N.B. Dato che effettuiamo l’integrale definito rispetto a y tale quantità è funzione di x.

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 51

Def. 27. Varianza Condizionata.

La varianza di Y dato X=x è definita da:

Def. 27. Varianza Condizionata.

La varianza di Y dato X=x è definita da:

22 /// xXYExXYExXYV

Dove si è posto nella definizione precedente g(X,Y)=Y2 e g(X,Y)=Y per definire, rispettivamente, il momento secondo ed il momento primo di Y dato che X=x.

Dove si è posto nella definizione precedente g(X,Y)=Y2 e g(X,Y)=Y per definire, rispettivamente, il momento secondo ed il momento primo di Y dato che X=x.

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 52

Teo. 10. Sia (X,Y) una v.c. bidimensionale con fd congiunta f(x,y) alloraTeo. 10. Sia (X,Y) una v.c. bidimensionale con fd congiunta f(x,y) allora

xXYgEEYgE X /)()(

in particolare in particolare

xXYEEYE X /

Dimostrazione.Dimostrazione.

dxxfxXYgExXYgEEX )(]/)([/)(

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 53

dxxfdyxyfyg )()/()(

dxdyxfxyfyg )()/()(

dxdyxyfyg ),()(

dydxxyfyg ),()(

)()()( YgEdyyfyg

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 54

Teo. 11.Teo. 11. X/YEVX/YVE)Y(V X

Dimostrazione.Dimostrazione.

22XX X/YEX/YEEX/YVE

2X

2X X/YEEX/YEE

2X

2 X/YEEYE

22X

22 YEX/YEEYEYE

2X2

X X/YEEX/YEEYV

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 55

PostoPosto X/YEh

2X

2XX )h(EhE)Y(VX/YVE

2X

2X )h(EhE)Y(V

X/YEV)Y(VhV)Y(V

)/()(/ XYEVYVXYVEX

X/YEVX/YVE)Y(V X Da cuiDa cui

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 56

CovarianzaCovarianza

La covarianza è una misura della strettezza del legame lineare tra due v.c. X ed Y. Supposto che esistano sia i momenti primi di X e di Y che il momento primo misto, la covarianza è definita da

La covarianza è una misura della strettezza del legame lineare tra due v.c. X ed Y. Supposto che esistano sia i momenti primi di X e di Y che il momento primo misto, la covarianza è definita da

dxdy)y,x(f)y)(x()Y,X(Cov 1,00,1

x y

1,00,1 )y,x(f)y)(x()Y,X(Cov

Nel caso continuoNel caso continuo

Nel caso discretoNel caso discreto

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 57

Teo. 12. La covarianza si può scrivere come differenza tra il momento primo misto e il prodotto dei momenti primi.

Teo. 12. La covarianza si può scrivere come differenza tra il momento primo misto e il prodotto dei momenti primi.

)Y)(X(E)Y,X(Cov 1,00,1

)Y(E)X(E)XY(E

1,11,00,11,1

Dimostrazione. EsercizioDimostrazione. Esercizio

Osservazione: Osservazione: 0Y)Cov(X, YX se

Y X 0Y)Cov(X, se generale,In

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 58

Esercizio 31. Dimostrare che se W=a+bX e se Z=c+dY allora Esercizio 31. Dimostrare che se W=a+bX e se Z=c+dY allora

)Y,X(bdCov)Z,W(Cov

Teo. 13. Disuguaglianza di Cauchy-Swartz.

Siano X ed Y due v.c. con momenti secondi finiti, allora

Teo. 13. Disuguaglianza di Cauchy-Swartz.

Siano X ed Y due v.c. con momenti secondi finiti, allora

)Y(V)X(V)Y,X(Cov 2

Dimostrazione. Esercizio. Dimostrazione. Esercizio.

Inoltre,Inoltre, )Y(V)X(V)Y,X(Cov 2

Se e solo se tra X ed Y vi è una perfetta relazione lineare.

Se e solo se tra X ed Y vi è una perfetta relazione lineare.

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 59

)Y(V)X(V)Y,X(Cov)Y(V)X(V

Dalla dis. Di C-S si costruisce l’indice di correlazioneDalla dis. Di C-S si costruisce l’indice di correlazione

1)Y(V)X(V

)Y,X(Cov1 1)Y,X(1

Esercizio 32. Dimostrare che se W=a+bX e se Z=c+dY alloraEsercizio 32. Dimostrare che se W=a+bX e se Z=c+dY allora

)Y,X()Z,W(

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 60

Esercizio 39 La v.c. doppia (X,Y) segue una distribuzione di probabilità discreta rappresentata dalla tavola seguente:

X Y

1 2 3

2 1/12 1/6 1/12 1/3 3 1/6 0 1/6 1/3 4 0 1/3 0 1/3 1/4 1/2 1/4 1

Calcolare :f(x); f(y); f(x/y=2); f(x/y=3); f(x/y=4); f(y/x=1); f(y/x=2); f(y/x=3);E(X); E(Y); E(X/Y=2); E(X/Y=3); E(X/Y=4); E(Y/X=1); E(Y/X=2); E(Y/X=3); V(X); V(Y); V(X/Y=2); V(X/Y=3); V(X/Y=4); V(Y/X=1); V(Y/X=2); V(Y/X=3); Cov(X,Y); (X,Y).Verificare se X ed Y sono indipendenti.

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 61

Esercizio 40La v.c. doppia (X,Y) ha fd data da:

altrove 0

0<y e 0< xke)y,x(f

)yx(

a) determinare il valore della costante k;b) Calcolare le fd marginali e condizionali;c) Verificare se le v.c. X ed Y sono tra loro indipendenti.

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 62

Esercizio 41La v.c. doppia (X,Y) ha come fd congiunta:

altrove 0

1<y<0 1,<x<0 xy4y,xf

a) calcolare E(X), E(Y), V(X), V(Y), V(X/Y), V(Y/X);b) calcolare la Cov(X,Y) e (X,Y).c) dire se X e Y sono indipendenti.

Esercizio 42Se X=Z+W e Y=T+W, essendo le v.c. Z,T,W tra loro incorrelate e con varianza costante, si dimostri che (X,Y)=1/2.

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 63

Normale Bi-dimensionale.Normale Bi-dimensionale.

Def. 28. Si dice che la v.c. (X,Y) ha distribuzione Normale Bidimensionale se presenta la seguente fd congiunta

Def. 28. Si dice che la v.c. (X,Y) ha distribuzione Normale Bidimensionale se presenta la seguente fd congiunta

2yx

yxyx12

1),,,,;y,x(f

2

y

y

y

y

x

x

2

x

x2

yyx2

x

)1(2

1exp

concon[-1,1] e 0 ,0 , , yxyx

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 64

Caratteristica importante di tale distribuzione è la seguente: Caratteristica importante di tale distribuzione è la seguente:

YX 0)Y,X( se

Dimostrazione. Se r=0 la fd congiunta si riduce a Dimostrazione. Se r=0 la fd congiunta si riduce a

yxyxyxyxf

2

1),,,;,(

22

2

1exp

y

y

x

xyx

Quest’ultima coincide con la fattorizzazione delle fd marginali di X e di YQuest’ultima coincide con la fattorizzazione delle fd marginali di X e di Y

),;(),,( yyxx yfxf

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 65

Si dimostra che data una v.c. normale bivariata (X,Y), le fd marginali sono ancora normali, cioè:

Si dimostra che data una v.c. normale bivariata (X,Y), le fd marginali sono ancora normali, cioè:

),;(),,,,;,( xxyxyx xfdyyxf

),;(),,,,;,( yyyxyx yfdxyxf

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 66

Nello stesso contesto, anche le distribuzioni condizionate di X dato che Y=y e di Y dato che X=x sono normali con parametri, rispettivamente, dati da

Nello stesso contesto, anche le distribuzioni condizionate di X dato che Y=y e di Y dato che X=x sono normali con parametri, rispettivamente, dati da

)(/ yy

xx yyYXE

)1(/ 22 xyYXV

)(/ xx

yy xxXYE

)1(/ 22 yxXYV

ee

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 67

In altri termini, abbiamoIn altri termini, abbiamo

)(

),()/(

yf

yxfyxf

)1( ),(~/ 22xy

y

xx yNyYX

)(

),()/(

xf

yxfxyf

)1( ),(~/ 22yx

x

yy xNxXY

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 68

Teo. 14. Siano X ed Y due v.c. con fd (o fp), rispettivamente pari a f(x) e f(y), dotate di fgm mx(t) e mY(t). Se mx(t)=mY(t) allora le v.c. X ed Y hanno fd (o fp) uguali.

Teo. 14. Siano X ed Y due v.c. con fd (o fp), rispettivamente pari a f(x) e f(y), dotate di fgm mx(t) e mY(t). Se mx(t)=mY(t) allora le v.c. X ed Y hanno fd (o fp) uguali.

Esempio.Esempio.

),1(~ BWi i=1,…,n, i.i.d. con i=1,…,n, i.i.d. con tW etmi

)1()(

Determinare la distribuzione diDeterminare la distribuzione di

n

iiWY

1

n

i

tWWt

tYY

i

n

ii

eEeEeEtm1

1)(

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 69

ntn

i

tn

i

tW eeeE i

)1()1(11

Quest’ultima coincide con la fgm della Binomiale quindi, sulla base del teorema precedente, concludiamo che

Quest’ultima coincide con la fgm della Binomiale quindi, sulla base del teorema precedente, concludiamo che

),(~ nBY

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 70

Esempio.Esempio.)(~ ExpiX

I=1,…,n, i.i.d. conI=1,…,n, i.i.d. con

t

tmiX )( >t>t

n

iiXY

1

Vogliamo determinare la distribuzione diVogliamo determinare la distribuzione di

nn

i

n

i

tXtYY tt

eEeEtm i

11

)(

n),G( ~ 1

n

iiXY

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 71

Def. 29. Valore atteso.

Sia (X1,…,Xk) una v.c. k-dimensionale con densità f(x1,…,xk). Il valore atteso di una funzione g(.,…,.) della v.c. (X1,…,Xk) è definito da:

Def. 29. Valore atteso.

Sia (X1,…,Xk) una v.c. k-dimensionale con densità f(x1,…,xk). Il valore atteso di una funzione g(.,…,.) della v.c. (X1,…,Xk) è definito da:

kkkk dxdxxxfxxgXXgE ...),...,(),...,(....),...,( 1111

Teo. 15. Siano X1,…,Xn n v.c. e siano gj(X1,…,Xn), j=1,…,m, m funzioni delle n v.c., allora

Teo. 15. Siano X1,…,Xn n v.c. e siano gj(X1,…,Xn), j=1,…,m, m funzioni delle n v.c., allora

m

jkjj

m

jkjj XXgEcXXgcE

11

11 ),...,(),...,(

dove c1,…,cm sono costanti reali.dove c1,…,cm sono costanti reali.

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 72

Corollario. Corollario.

m

jjj

m

jjj XEcXcE

11

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 73

Teo. 16. Siano X1,…,Xn n v.c., alloraTeo. 16. Siano X1,…,Xn n v.c., allora

n

1

n

1j1

2

1

),(jii

jiji

n

iii

n

iii XXCovccXVcXcV

Corollario. Se le Xi, i=1,…,n sono indipendenti alloraCorollario. Se le Xi, i=1,…,n sono indipendenti allora

n

iii

n

iii XVcXcV

1

2

1

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 74

Proprietà Riproduttiva.Proprietà Riproduttiva.

Siano X1,…,Xn n v.c. indipendenti (ma non identicamente distribuite) con fd f(x;1),…,f(x;n) e supponiamo che le fgm esistano finite m(t;1),…,m(t;n).

Siano X1,…,Xn n v.c. indipendenti (ma non identicamente distribuite) con fd f(x;1),…,f(x;n) e supponiamo che le fgm esistano finite m(t;1),…,m(t;n).

n

iiXX

1

Si dice che la v.c.Si dice che la v.c.

È riproduttiva rispetto al parametroÈ riproduttiva rispetto al parametro

n

ii

1

Se la corrispondente fgm è del tipoSe la corrispondente fgm è del tipo

);(...);();();( 21 ntmtmtmtm

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 75

Teorema Limite CentraleTeorema Limite Centrale

Siano X1, X2,…,Xn,… una successione di v.c. iid con valore atteso e varianza finite, la v.c.

Siano X1, X2,…,Xn,… una successione di v.c. iid con valore atteso e varianza finite, la v.c.

n

ii

n

nnn X

nSV

SESZ

1

)(1

dovedove

n

iin XS

1

al divergere di n, converge in distribuzione alla v.c. N(0,1), cioè

al divergere di n, converge in distribuzione alla v.c. N(0,1), cioè

02

200

2

1)(lim

z u

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duezzZP

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F. DOMMA Teoria dell'Inferenza 76

Riferimenti Bibliografici.

- G. Cicchitelli (1984), “Probabilità e Statistica”. Maggioli Editore. Rimini. [C].

- A.M.Mood, F. Graybill e D.C. Boes (1988), “Introduzione alla Statistica”, McGraw-Hill, Milano. [MGB].

- D. Piccolo e C. Vitale (1984), “Metodi Statistici per l’analisi economica”. Il Mulino, Bologna. [PV].

- R. Orsi (1985), “Probabilità ed Inferenza Statistica”, Il Mulino, Bologna. [O].

- D. Piccolo (2000), “Statistica”, il Mulino, Bologna. [P].