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4 ualità Q A lta Manuale per la produzione di latte certificato alta qualità e biologico Il socio Granlatte e il mercato Le potenzialità per competere

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ualitàQAlta Manuale per la produzione di latte certificato alta qualità e biologico

Il socio Granlattee il mercato

Le potenzialità per competere

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Ind ice

Premessa: Granlatte e il Gruppo GranaroloIntroduzione

Cap. 1 Lo scenario del settore lattiero-caseario1.1 Il valore del sistema lattiero-caseario nazionale1.2 Andamento dei prezzi1.3 La struttura degli allevamenti1.4 La produzione di latte1.5 I costi di produzione1.6 La trasformazione1.7 I consumi

Cap. 2 I soci di Granlatte 2.1 La struttura produttiva e socio-anagrafica della base sociale di Granlatte

2.1.1 Il profilo dell’impresa zootecnica2.1.2 L’evoluzione dell’impresa2.1.3 Il profilo dell’imprenditore

2.2 I rapporti tra i soci e Granlatte2.2.1 L’anzianità di associazione2.2.2 La valutazione del rapporto associativo

2.3 I soci e la certificazione di filiera2.3.1 Il livello di conoscenza dei soci2.3.2 Il punto di vista dei produttori di latte Alta Qualità e Biologico2.3.3 Il punto di vista dei produttori di latte Normale

Cap. 3 Le cooperative socie di Granlatte3.1 La struttura delle cooperative socie

3.1.1 Il profilo delle cooperative3

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3.2 I rapporti tra le cooperative socie e Granlatte3.2.1 L’anzianità di associazione3.2.2 La valutazione del rapporto associativo3.2.3 Le principali aree di miglioramento3.2.4 I servizi non forniti che Granlatte dovrebbe mettere in atto

3.3 Le cooperative socie e la certificazione di filiera3.3.1 L'appartenenza al sistema di certificazione di filiera Granlatte3.3.2 I vantaggi e gli svantaggi

Cap. 4 Gli effetti della riforma della Politica Agricola Comunitaria4.1 La riforma dell’OCM latte4.2 Prezzi4.3 Pagamenti diretti4.4 Proroga delle quote latte4.5 Gli effetti sui prezzi di mercato

Cap. 5 Conclusioni

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Introduzione e finalità di questa pubblicazione

Questa pubblicazione fa parte di una collana di testi pubblicati da Granlatte negli ultimi cinque anni, che èstata fin dall’inizio dedicata al miglioramento delle conoscenze professionali degli allevatori, e che per questo scopoha affrontato nelle precedenti pubblicazioni dei temi prettamente specialistici, riguardanti il management dell’al-levamento, degli impianti, per il benessere delle vacche allevate.

Questi argomenti rappresentano solo alcuni aspetti che possono consentire all’allevatore di gestire il proprio lavo-ro, con successo e prospettiva nel futuro.

Esiste infatti un altro insieme di fattori che, se non interpretati correttamente, possono rappresentare un momen-to di smarrimento e di disorientamento per le scelte dell’imprenditore.

Il settore è stato negli ultimi 10 anni fortemente condizionato da scelte politiche della U.E. (quote latte e nuo-va PAC), dagli accordi fra U.E. e W.T.O. (inizio della Globalizzazione, apertura dei mercati), oltre che da unaaccelerazione dei processi di ristrutturazione interni al settore in ogni Paese dell’U.E. (a 25).

Occorre quindi dotarsi di informazioni, di conoscenze e di analisi, che ci aiutino ad interpretare le evoluzionidel settore nel prossimo futuro.

Occorre capire cosa succede anche all’interno del nostro “Corpo Sociale”, per tendere a razionalizzare le molteincertezze e i tanti dubbi.

La strategia di Filiera, implementata con coerente progressione dalla metà degli anni ’90 fino ad oggi dal Grup-po Granlatte/Granarolo, si basa sul concetto che:

questa strategia può essere vincente, se si instaura fra produzione agricola e produzione agro-industriale unaidentità e condivisione del progetto, da realizzare, con una riallocazione consapevole del “valore aggiunto” prodot-to lungo la filiera, dal consumo alla produzione della materia prima.

Per approfondire la conoscenza delle problematiche che investono i nostri soci e per comprendere le esigenzemanifestate dalla base sociale, Granlatte ha da tempo intrapreso un’attività di costante ricerca e periodico monito-raggio.

All’interno di questo progetto, nel corso del 2003, è stato condotto uno studio sul vissuto e sulle motivazioni delSocio Granlatte, in cui sono stati analizzati diversi aspetti, dalla struttura dell’azienda alle caratteristiche socio-anagrafiche del socio, dal rapporto con la società cooperativa alle prospettive future.

I risultati della ricerca sono presentati in questa pubblicazione, il cui scopo è fornire ai soci un’istantanea dellasituazione attuale e un panorama del contesto generale e delle dinamiche che stanno interessando il settore lattiero-caseario.

L’obiettivo finale che Granlatte si prepone, consiste nell’offrire ai soci spunti di analisi e di riflessione, necessariper comprendere il presente e progettare il futuro.

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Interrogarsi sulle proprie prospettive per elaborare strategie per l’innovazione e per lo sviluppo: il Socio sa chequesto è fondamentale per la propria crescita, e per la crescita della cooperativa, per restare sempre competitivi edattraenti verso il proprio mercato di riferimento.

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La struttura della pubblicazione

La pubblicazione è suddivisa in quattro capitoli, ognuno dei quali focalizza l’analisi su argomenti utili peruna rappresentazione di ciò che sta accadendo nel panorama che coinvolge i soci Granlatte.

Nel primo capitolo viene analizzato lo scenario del settore lattiero-caseario nazionale, e vengono forniteinformazioni riguardanti, in particolare, l’andamento dei prezzi – anche a livello europeo –, la struttura degliallevamenti e l’evoluzione futura delle aziende da latte in Italia, le dinamiche della produzione, della trasfor-mazione e del consumo di latte nel nostro Paese. Altri riferimenti al panorama nazionale sono stati inseritiall’interno del secondo e del terzo capitolo, in modo da consentire il confronto con i dati specifici relativi aisoci di Granlatte.

Il secondo e il terzo capitolo sono costituiti dalla presentazione dettagliata dei risultati della ricerca condot-ta sulla base sociale di Granlatte. Tali risultati vengono riportati dapprima relativamente ai soci singoli, e suc-cessivamente per quanto riguarda le cooperative socie di Granlatte.

Con questa ricerca, effettuata nel corso del 2003, la società cooperativa si è posta l'obiettivo di ottenereinformazioni e suggerimenti riguardanti il punto di vista dei soci in relazione a differenti aspetti del rapportosociale, alle strategie e alle politiche consortili, al fine di comprendere il livello di qualità erogato e individua-re, conseguentemente, le aree di miglioramento.

In particolare si è analizzato:� il punto di vista del Socio sulle prospettive future dell'azienda agricola da egli condotta, considerato lo sce-

nario generale, attualmente contraddistinto da diverse criticità (l’evoluzione delle quote latte, i cambiamentidella normativa comunitaria, l’ingresso di nuovi Paesi nella Comunità Europea, ecc..);

� l’opinione del Socio riguardo alle strategie di Granlatte e il livello di condivisione di tali strategie;� la percezione da parte del Socio delle modalità di coinvolgimento della base sociale sui progetti e sui risul-

tati della cooperativa;� le valutazioni del Socio delle differenti tipologie di servizi forniti da Granlatte;� il livello di condivisione del Socio rispetto alle politiche economiche attuate dalla cooperativa;� la condivisione e l'attuazione da parte del Socio in generale, dei sistemi di certificazione di filiera e di trac-

ciabilità messi in atto dalla cooperativa, al fine di analizzare e valutare il livello di espansione del sistema dalpunto di vista delle aziende agricole che l'hanno già attuato, l'atteggiamento e la disponibilità nei confron-ti del sistema dal punto di vista di chi ancora non ne fa parte e le aspettative dei soci in generale riguardantila certificazione di filiera.

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Il quarto capitolo analizza i contenuti e gli effetti per l’OCM del settore lattiero-caseario della riforma del-la Politica Agricola Comunitaria, fornendo informazioni utili per la previsione del comportamento del merca-to nei prossimi anni.

Il primo capitolo e il quarto sono stati scritti avvalendosi della collaborazione del prof. Angelo Frascarelli(Dipartimento di Scienze Economiche ed Estimative dell’Università di Perugia).

Nell’ultimo capitolo, come sintesi delle analisi e delle riflessioni effettuate nei capitoli precedenti, vienedelineato quello che dovrà essere il profilo e la fisionomia dell’Azienda Agricola nel prossimo futuro, sottoli-neando inoltre il ruolo che dovrà avere nella strategia di filiera la Società Cooperativa Granlatte, per mante-nerla nel giusto livello di competitività, ed essere attraente nei confronti della filiera Agro-Alimentare italiana.

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Granlatte e il Gruppo Granarolo

LA MISSION DI GRANLATTE

Granlatte opera nel settore lattiero-caseario per valorizzare il latte dei soci e degli aderenti alla O.P. e, inquanto O.P., contribuisce ad elevare lo standard qualitativo, professionale ed organizzativo del settore a livellonazionale.

A tal fine, si adopera per il rafforzamento della filiera del Gruppo Granarolo:

� aggregando e selezionando nuovi soci e favorendone la capacità di stare sul mercato (di essere competitivi),nel rispetto delle norme di legge ed etiche emanate dall’UE, dalla Cooperazione e dal Gruppo;

� supportando i soci nella raccolta del latte, nel miglioramento dei parametri qualitativi della materia primae nella gestione delle certificazioni di filiera;

� commercializzando prioritariamente la materia prima all’interno del Gruppo Granarolo.

Opera inoltre per sviluppare la commercializzazione del latte verso altre imprese del settore lattiero-casearioitaliano, per contribuire ad elevare il livello di affidabilità di questo segmento di mercato.

LA MISSION DI GRANAROLO

Il Gruppo Granarolo lavora per la creazione di valore per gli attori del processo di Filiera, ricercando la sod-disfazione del cliente, del consumatore, del produttore associato nella Filiera, del personale e dell’Azionista.

Inoltre, intende esprimere, con forte cultura d’impresa e con azioni concrete, l’impegno nell’etica dei rap-porti economici e sociali e verso la tutela e difesa dell’ambiente.

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IL GRUPPO

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CAPITOLO 1

Lo scenario del settorelattiero-caseario

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1.1 Il valore del sistema lattiero-caseario nazionale

Il settore lattiero-caseario è al primo posto in Italia nell’ambito del settore agroalimentare, con oltre 13,5miliardi di euro di fatturato (2003), 45.300 allevamenti (dic. 2004), 2.000 aziende di trasformazione, circa29.000 addetti. Il latte lavorato in Italia ammonta a 13 milioni di tonnellate, con una produzione di 3 milio-ni di tonnellate di latte alimentare, 1,1 milioni di tonnellate di formaggi, 265 mila tonnellate di yogurt, 137mila tonnellate di burro, 133 mila tonnellate di altri prodotti a base di latte. Tra le altre note di rilievo si segna-lano 30 formaggi DOP e 1 STG.

Il saldo commerciale nazionale è fortemente deficitario (-1,3 milioni di euro) con un valore delle importa-zioni di 2,5 milioni di euro e delle esportazioni 1,2 milioni di euro.

Il valore del settore va al di là della sua importanza economica, per il suo radicamento territoriale, per lanumerosità e diversità degli attori, nonché per la diversificazione delle produzioni che contribuiscono allo svi-luppo di molte aree rurali e all’immagine del made in Italy nel mondo.

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LA CATENA DEL VALORE DEI PRODOTTI LATTIERO-CASEARI NEL 2002 (MIO EURO)

Tra parentesi le variazioni rispetto al 2001

Fonte: AIA, ISMEA, Osservatorio Latte

Totale materia prima5.020 (0,2%)

Burro330 (3,1%)

Altri prodotti2.280 (5,0%)

Totale valoreindustriale

11.780 (1,9%)

Formaggi DOP545 (5,9%)

Altri formaggi435 (-15,5%)

Yogurt5 (5,7%)

Burro27 (-16,2%)

Altri51 (-7,5%)

Totale export1.060 (0,0%)

Altri1.310 (9,0%)

Materia prima importata496 (-18,4%)

Semilavorati36 (-36,3%)

Yogurt640 (-1,6%)

Latte alimentare2.171 (-1,9%)

Formaggi DOP2.222 (-2,1%)

Altri formaggi2.925 (1,9%)

Latte alimentare1.220 (23,0%)

Formaggi3.610 (6,6%)

Valore finale generato dalla filiera17.100 (4,4%)

Latte sfuso460 (-16,6%)

Formaggi6.962 (0,2%)

Formaggi DOP2.570 (-4,8%)

Altri formaggi4.392 (3,5%)

Latte alimentare2.540 (4,1%)

UHT1.010 (5,2%)

Fresco1.530 (3,4%)

Materia prima nazionale4.522 (2,8%)

Yogurt420 (14,3%)

Burro740 (12,2%)

Altri540 (-7,5%)

Totale catering6.530 (11,0%)

Yogurt640 (-3,0%)

Burro210 (-12,5%)

Altri1375 (9,0%)

Totale retail9.540 (0,3%)

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1.2 Andamento dei prezzi

Negli ultimi due anni, il mercato lattiero caseario è stato contraddistinto da una stagnazione dei prezzi rice-vuti dai produttori. L’analisi del mercato italiano evidenzia uno stato di crisi che ha origine nella frenata degliacquisti da parte delle famiglie e dal crescente ingresso sul nostro mercato di prodotti finiti o semilavorati delNord Europa o da mercati extra Unione Europea, attraverso la Grande Distribuzione, la Distribuzione Orga-nizzata e i Discount, con le inevitabili ripercussioni negative sul mercato agricolo alla produzione.

La situazione di mercato è piuttosto diversificata da prodotto a prodotto; per alcuni prodotti non mancanoi segni positivi, in particolare per alcuni formaggi, ma complessivamente il prezzo del latte alla produzione con-ferma una costante stagnazione che ormai perdura da oltre due anni.

IL PREZZO ALLA STALLA A tutt’oggi, come nelle precedenti tre campagne, Unalat ed Assolatte non hanno raggiunto l’accordo sul

prezzo del latte alla stalla. I contratti aziendali continuano a fare riferimento ai criteri generali di pagamentodella qualità riportati nell’ultimo accordo nazionale. Continuano ad essere firmati accordi interprofessionalilocali. L’analisi dell’evoluzione dell’indice ISMEA dei prezzi all’origine del comparto lattiero caseario nel corsodell’ultimo anno mostra un andamento sostanzialmente stabile dei prezzi, posizionati ad un livello più bassodegli ultimi tre anni.

Dopo un certo recupero dei prezzi all’inizio del 2003, si è registrata una caduta nel mese di aprile-maggio2003 che perdura tutt’ora.

INDICE DEI PREZZI DEI PRODOTTI LATTIERO-CASEARI

Numero indice 1995 = 100

Descrizione Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set ott Nov Dic Gen Feb Mar

2003 2003 2003 2003 2003 2003 2003 2003 2003 2003 2004 2004 2004

Latte Bovino 95,93 94,58 94,14 94,14 94,14 94,14 94,14 94,14 94,19 94,24 94,24 94,24 94,24

Latte di Bufala 122,39 122,39 122,39 122,39 122,39 122,39 122,39 122,39 122,39 122,39 122,39 122,39 122,39

Latte Pecora 124,94 124,94 123,94 123,94 123,94 123,94 123,94 123,94 122,46 122,46 120,46 120,46 120,46

Fonte: ISMEA

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La tendenza alla stabilizzazione dei prezzi del latte crudo alla stalla, rilevabile tramite l’analisi dell’evoluzio-ne dell’indice ISMEA, è confermata dai dati relativi al prezzo puntuale (di 100 litri di latte). Secondo i datirelativi agli anni 2003 e 2004, infatti, il prezzo è rimasto sostanzialmente stabile, assestandosi nel 2004 su unvalore medio di 33,82 Euro.

33,00

33,50

34,00

34,50

35,00

35,50

36,00

Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic

2002

2003

2004

PREZZO DEL LATTE CRUDO ALLA STALLA IN ITALIA

PREZZO DEL LATTE CRUDO ALLA STALLA

Data del rilevamento 2000 2001 2002 2003 2004

Gennaio 33,57 34,53 35,62 35,12 33,05

Febbraio 33,57 34,53 35,62 35,12 33,05

Marzo 33,57 34,53 35,62 35,12 33,05

Aprile 33,52 37,24 34,1 33,57 33,05

Maggio 33,52 37,24 34,1 33,57 33,05

Giugno 33,52 37,24 34,1 33,57 33,05

Luglio 33,85 37,85 35,4 33,57 34,08

Agosto 33,85 37,85 35,4 33,57 34,08

Settembre 33,85 37,85 35,4 33,57 34,08

Ottobre 34,53 36,97 35,4 33,57 35,11

Novembre 34,53 36,97 35,4 33,57 35,11

Dicembre 34,53 36,97 35,4 33,57 35,11

PPrreezzzzoo MMeeddiioo AAnnnnuuoo 3333,,8877 3366,,6655 3355,,1133 3333,,9966 3333,,8822

Fonte: Elaborazioni UBM Consulting su dati CLAL

e Granlatte

latte crudo: 3,7% di grasso, 3,25% di proteine;

euro per 100 lt (iva esclusa)

I dati sono relativi all’andamento dei prezzi stipu-

lati nella regione Lombardia, considerati il princi-

pale punto di riferimento per la contrattazione in

altre località.

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Alla stabilizzazione del prezzo del latte nel nostro Paese hanno contribuito sostanzialmente i seguenti fatto-ri:� L’avvio della nuova PAC e l’allargamento dell’Unione Europea da 15 a 25 Paesi.

A causa di questo evento, il prezzo ha subito una riduzione progressiva dal 2001 al 2003, e si è assestato agliattuali livelli nel corso del 2003, rimanendo stabile durante il 2004 e, si stima, anche nel 2005.

� La riduzione dei contributi all’esportazione e la riduzione dei prezzi di riferimento del latte il polvere e delburro non hanno per ora influito in maniera determinante, in quanto si è assistito ad un aumento di richie-sta sul mercato extra UE, in termini di volumi, di latte in polvere, formaggi e burro, sostenuti da una ripre-sa dell’economia e dei consumi nell’area asiatica e russa, anche per effetto dell’aumento del prezzo del petro-lio.

� La produzione di latte a livello europeo è in generale riduzione (-2,5% nel 2004-2003), nonostante l’am-pliamento dell’UE a 25 Paesi.

� La politica monetaria degli USA finalizzata al mantenimento di un Dollaro debole, rispetto all’Euro, rendepiù difficile l’esportazione extra UE delle produzioni lattiero-casearie.

Nonostante questo cambio che non favorisce le produzioni europee, il prezzo del latte in Europa e in Italiatende a stabilizzarsi specie quando è utilizzato per la produzione di latte alimentare o formaggi di qualità concertificazioni che ne attestano la provenienza, la rintracciabilità e la filiera controllata. Nel medio termine l’Eu-ro dovrebbe ritrovare un migliore equilibrio rispetto al Dollaro; ciò potrebbe contribuire a dare maggiore sta-bilità ai prezzi alla produzione del latte nell’UE per i prossimi 2-3 anni.

Pertanto si può ritenere che gli attuali livelli raggiunti dal prezzo del latte nel Nord Italia (35,11 Euro per100 litri), possano essere riferimenti medi ed attendibili anche per costruire ipotesi di budget per le AziendeAgricole nei prossimi 2-3 anni.

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IL PREZZO DEL LATTE “SPOT”Un’ulteriore indicazione dell’andamento dei prezzi può essere ricavata dalla contrattazione relativa al latte

“spot”, ovvero il latte venduto sfuso in cisterna, con franco arrivo in latteria.Nonostante sia soggetto a una notevole influenza della stagionalità, l’andamento dei prezzi del latte spot è

ritenuto indicativo delle tendenze generali che investono il mercato lattiero-caseario.I dati relativi agli anni 2002-2004 mostrano come i prezzi rilevati per i mesi di Maggio-Giugno del 2004

confermano i valori dello stesso periodo del 2003; suggeriscono dunque un andamento costante e una conte-nuta tendenza all’aumento.

Questo è un mercato a cui le imprese di trasformazione accedono per completare i propri programmi pro-duttivi, risente quindi in modo accentuato di fattori stagionali.

È pertanto un mercato che ha un carattere speculativo, sia per la domanda, che per l’offerta.

IL PREZZO DEL LATTE “SPOT” IN ITALIA (sfuso in cisterna, franco arrivo in latteria)

Fonte: Elaborazioni UBM Consulting su dati CLAL

Prezzi mensili medi del latte "spot" determinati dalla Commissione che fa riferimento alla Camera di Commercio di Lodi.

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31

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36

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38

39

40

2002 media

2003 media

2004 media

Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic

2002

2003

2004

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L’ANDAMENTO EUROPEO DEL PREZZO DEL LATTEL’entrata nella UE dei paesi dell’est e baltici ha comportato l’allargamento del mercato lattiero caseario,

generando nuovi flussi di prodotto all’interno dell’Unione.I dati forniti dalla Commissione UE mostrano come il prezzo alla produzione del latte nei nuovi paesi entra-

ti nell’Unione siano molto inferiori a quelli mediamente registrati in Italia, Germania e Francia, creando rile-vanti minacce sull’andamento dei prezzi.

Il prezzo nei paesi storici dell’Unione a 15 è in flessione nel 2004, aumenta così il gap di costo con il latteitaliano che negli ultimi due anni è sceso più lentamente. A ciò si aggiunge che l’accesso da parte dei nuovipaesi entrati consente di migliorare la redditività dei prodotti e quindi di migliorare la remunerazione dellamateria prima ai produttori locali, favorendo l’intensificarsi di relazioni industriali fra i gruppi caseari tedeschie olandesi con il mondo agricolo e di trasformazione dei paesi dell’est e baltici.

Fonte: Istat, Onilat, Commissione UE - I dati 2004 sono stime progressive medie

latte crudo: 3,7% di grasso; euro / litro (iva esclusa)

PREZZO ALLA PRODUZIONE DEL LATTE NELL’UE (2002-2004)

0,335

0,289

0,2878

0,2573

0,2363

0,1798

0,161

0,2263

0,1985

0

Italia

Germania

Francia

Rep. Ceca

Slovacchia

Lettonia

Lituania

Estonia

Polonia

2002

2003

2004

PREZZO alla produzione del latte nell’U.E. (2002-2004)

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La scarsa tipicità e l’elevata standardizzazione delle produzioni casearie industriali europee crea le condizio-ni di ricerche di partnership con i nuovi paesi dell’est, dove le disponibilità di latte e i costi possono consenti-re recuperi di valore, oggi non realizzabili in un mercato europeo molto più rigido.

Nel medesimo tempo, il trasferimento di know how verso i paesi dell’est sta consentendo loro di appren-dere velocemente le dinamiche di mercato della UE e di acquisire quote nei caseari, utilizzando gli stessi cana-li che i partner hanno messo a disposizione.

Per questo motivo è stato maggiormente incisivo, rispetto al latte liquido, il flusso dei semilavorati indu-striali (cagliata, caseina) e dei prodotti caseari industriali (edamer, gouda), la cui competitività parte da un costodella materia prima più basso rispetto a quello dei vecchi paesi UE, da una standardizzazione di questi prodottigià perfettamente in linea con i principali competitor tedeschi e olandesi e da costi industriali e del lavoro infe-riori rispetto a quelli dell’Europa a 15.

Negli ultimi quattro anni in tutta Europa si è assistito ad una discesa del prezzo del latte alla stalla, mentreil prezzo sul libero mercato del latte di importazione è rimasto sostanzialmente sui valori del 2003, probabil-mente per l’effetto di un calo generalizzato delle produzioni nella UE, Italia inclusa.

Il motivo di questo calo produttivo sembra avere la stessa matrice in Europa che in Italia:�Nel Nord Europa, l’effetto calo prezzo del latte alla stalla combinato al maggior costo dei mangimi per l’a-

limentazione del bestiame, ha spinto gli allevatori a rispettare maggiormente le quote di produzione e aridurre, per quanto possibile, le razioni alimentari di bestiame.

� In Italia, pur rimanendo il prezzo del latte alla stalla più o meno invariato rispetto al 2003, sicuramente ilcosto dei mangimi ha inciso sui mix delle razioni alimentari.

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1.3 La struttura degli allevamenti

Il numero delle aziende detentrici degli animali da latte continua decisamente a ridursi favorendo la con-centrazione della produzione. Questa tendenza è ormai nota e consolidata: nell’arco delle due indagini cen-suarie, il 1990 e il 2000, gli allevamenti presenti a livello nazionale con vacche da latte sono scesi da 206.000a meno di 80.000.

La cessazione della produzione di latte vaccino da parte di oltre 126.000 aziende nel decennio ha compor-tato una riduzione del patrimonio bovino da latte da circa 2,6 milioni di capi del 1990 a meno di 1,8 milioninel 2000. Questo crollo mette in luce un forte miglioramento della produttività media della mandria nazio-nale e una decisa tendenza alla specializzazione della produzione con la scomparsa degli allevamenti in cui laproduzione di latte rappresentava un’attività accessoria.

Nel 2000 in Italia la media delle vacche da latte per stalla era di 22 capi (9 in più rispetto al 1990), ma sem-pre lontana dalle dimensioni medie delle aziende nord europee (con circa 33 vacche per stalla).

Le aziende presenti nelle zone di montagna sono circa il 42% del totale nazionale; il loro numero si è ridot-to meno che nelle altre zone altimetriche (pianura e collina).

Tuttavia la pianura del nostro Paese appare l’area maggiormente vocata alla produzione lattiera; questo tipodi allevamento presenta maggiori dimensioni aziendali ed è destinato a competere con quello nord europeo.

Dalle ultime rilevazioni della campagna lattiera 2003-2004, il numero delle aziende che producono latte inItalia è sceso a 58.000, con una produzione fatturata che si mantiene sostanzialmente stabile a 108 milioni diquintali.

L’EVOLUZIONE FUTURA DELLA STRUTTURA DEGLI ALLEVAMENTI DI VACCHE DALATTE IN ITALIA

La tendenza alla concentrazione della produzione, che emerge dal confronto dei dati del censimento 1990e 2000 (si veda anche più avanti, cap. 2, par. 2.1.1), è confermata dalle previsioni fornite per i prossimi anni.

Ci sarà infatti una sensibile diminuzione del numero delle aziende in produzione (si stima una variazionenegativa del 22,4% tra il 2000-2001 e il 2004-2005, e addirittura del 36% tra il 2000-2001 e il 2008-2009).

Il fenomeno, i cui sintomi sono già evidenti, interesserà in particolare le aziende la cui produzione rimaneinferiore a 5000 quintali latte commercializzato, mentre, al contrario, tenderà ad aumentare il numero delleaziende di più grandi dimensioni.

Questo dato indica che le aziende che non escono dalla produzione, decidendo di rimanere sul mercato,tendono all’aumento dimensionale.

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Alta Qual i tà

NUMERO DI AZIENDE PER CLASSI DIMENSIONALI

Classi dimensionali in Var % Var % Var %tonnellate di latte 2000-01 2001-02 2001-02 2004-05 2004-05 2008-09 2008-09commercializzato 2000-01 2000-01 2000-01

0-10 8.861 7.445 -16 7.738 -46,5 2.990 -66,3

10-20 9.576 8.344 -12,9 5.774 -39,7 3.872 -59,6

20-50 15.361 14.114 -8,1 10.982 -28,5 8.085 -47,4

50-100 11.238 10.680 -5 9.138 -18,7 7.449 -33,7

100-200 9.497 9.229 -2,8 8.451 -11 7.470 -21,3

200-500 8.062 7.990 -0,9 7.713 -4,3 7.260 -10

500-1000 3.305 3.390 2,6 3.571 8,1 3.666 10,9

1000-2000 1.422 1.481 4,1 1.654 16,3 1.856 30,5

>2000 351 386 10,1 496 41,2 643 83,3

TToottaallee aazziieennddee iinn pprroodduuzziioonnee 6677..667733 6633..006600 --66,,88 5522..551177 --2222,,44 4433..229911 --3366

Aziende 2000-01uscite di produzione 4.613 15.156 24.382

Fonte: AIA, ISMEA, Osservatorio Latte

1.4 La produzione di latte

La produzione di latte vaccino si è stabilizzata assestandosi intorno a circa 11 milioni di tonnellate (10,7milioni di tonnellate) nel periodo 2003-2004.

Questo è l’andamento della produzione del latte, secondo i dati relativi alla produzione commercializzata,in particolare tramite consegne alle latterie (escludendo quindi le vendite dirette).

Infatti, solo una piccola parte del latte vaccino viene trasformato direttamente presso l’azienda agricola: que-sto impiego risulta essere molto limitato ed in diminuzione. Le consegne di latte rappresentano la quasi tota-lità del latte munto; esse sono infatti cresciute del 15% dal 1993 al 2000 e ulteriormente incrementate dopo il2000 in poi per effetto dell’aumento di quota concessa dall’Unione europea all’Italia con Agenda 2000.

Nella campagna 2004-2005 la produzione di latte è inferiore del -3% rispetto alla campagna precedente.Analoga riduzione, anche se più contenuta (-2,5%), sta avvenendo a livello di UE.

Altro elemento da segnalare è il fatto che, negli ultimi anni, si è ulteriormente accentuata la variabilità pro-duttiva infrannuale per effetto della stagionalità.

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PRODUZIONE DI LATTE COMMERCIALIZZATA (.OOO TONNELLATE)

Consegne alle latterie

periodo 2000-2001 periodo 2001-2002 periodo 2002-2003 periodo 2003-2004

10.494 10.736 10.811 10.747

Fonte: Elaborazioni UBM Consulting

Produzione latte in Italia - Tonnellate (dati Istat - Assolatte)

Mese 2003 - 2004 2004 - 2005 Var. %

Aprile 977.454 942.576 -3,57

Maggio 999.314 947.354 -5,20

Giugno 895.005 863.085 -3,57

Luglio 901.641 842.478 -6,56

Agosto 835.723 825.974 -1,17

Settembre 829.592 808.843 -2,50

Ottobre 842.495 838.787 -0,44

Novembre 809.162 830.962 2,69

Dicembre 883.544 888.207 0,53

Gennaio 931.001

Febbraio 887.421

Marzo 954.628

Totale 10.746.980

Tonnellate

Progressivo aprile -dicembre 2003 7.973.930

Progressivo aprile -dicembre 2004 7.788.266

In Italia le regioni ove si registrano maggiori flessioni sono nel Nord Il Piemonte e il Veneto ( rispettiva-mente -2,5 e 3%), nel centro il lazio e la Toscana (-10%) e al Sud la Puglia e la Basilicata (-8 e -6%)

La Lombardia mantiene i volumi con un lieve incremento dello 0,9%.La quota produttiva assegnata all’Italia per il 2004, ha fissato i volumi in 10.530.060 tonnellate suddivise

in:�Consegne ai caseifici e latterie 10.281.025 Ton�Vendite dirette 249.035 Ton

(dati Assolatte)

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Il nostro paese resta deficitario di materia prima, con un grado di autosufficienza intorno al 65%; ciò fa per-manere il settore in uno stato di dipendenza che non favorisce nel complesso anche le produzioni lattiero casea-rie.

L’andamento, infatti, dell’import-export nel corso del 2004 ha fatto registrare un andamento a favore del-l’import che segnala la difficile tenuta competitiva della produzione lattiero casearia nazionale e quindi un peri-colo per la filiera del latte italiano.

Sono infatti aumentate le importazioni di latte sfuso del 6,8%, quelle di latte confezionato del 13,3%, quel-le di yogurt dell’8,% e quelle di formaggi del 4,2%, tutte a prezzi inferiori rispetto al 2003, tranne che per illatte sfuso per il quale si è registrato un lieve incremento (1,4%), ampiamente compensato dalla diminuzionedel 5,9% del latte confezionato.

Complessivamente, ciò ha significato un aumento dell’importazione di 2,5 milioni quintali che si sonoaggiunti ai 23 milioni di quintali già importati nel 2003.

Le esportazioni di formaggi, cresciute del 6,3%, hanno realizzato un minor valore dell’export del 3,7%,segno di una difficoltà a realizzare strategie di valorizzazione della nostra produzione all’estero.

A questo si aggiunge l’andamento poco favorevole dei consumi, la debolezza del sistema produttivo deter-minato dalla frammentarietà delle strutture produttive e di trasformazione e gli alti costi per i servizi e per ladistribuzione finale.

1.5 I costi di produzione

Il costo medio di produzione del latte a livello nazionale è in leggera diminuzione. L’Osservatorio latte del-l’Ismea rileva che il costo di produzione del latte in Italia tra il 2000 ed il 2002 è passato da 40,46 euro/100kg a 39,58 euro/100 kg. A seguito della riduzione del prezzo medio del latte alla stalla, la redditività dell’alle-vamento bovino è sostanzialmente diminuita, proseguendo una tendenza già in atto dalla seconda metà deglianni ‘90.

Dall’analisi sulla redditività realizzata dall’Osservatorio latte dell’Ismea risulta che solo l’11% degli alleva-menti montani remunera tutti i fattori della produzione a prezzi di mercato, mentre la percentuale sale al48,6% in pianura. La dimensione dell’allevamento è un elemento fondamentale; infatti si può constatare chele aziende con oltre 50 vacche ottengono un utile per circa la metà degli allevamenti osservati; tale valore cre-sce all’85% negli allevamenti con oltre 150 vacche.

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DINAMICA DEGLI INDICI DEL COSTO DI PRODUZIONE DEL LATTE

Numero indice 1995=100

Fonte: AIA, ISMEA, Osservatorio Latte

Nel corso del 2003, i costi di produzione hanno subito un generale aumento in tutto il Paese, per effettodei seguenti fattori:�Andamento stagionale: il caldo prolungato e la riduzione della piovosità ha compromesso la produzione dei

foraggi, riducendone del 30% la produttività. Inoltre, i costi di produzione del mais ceroso sono aumenta-ti per effetto dei maggiori costi di irrigazione e delle minori produzioni per ettaro.

�Nell’autunno 2003 si è rilevata una presenza elevata di aflatossina nel mais di produzione nazionale, conse-guenza anch’essa dell’andamento stagionale sfavorevole e della cattiva conservazione.La sostituzione del mais inquinato con altri cereali ha contribuito all’aumento dei costi alimentari e ha cau-

sato una minore produttività degli allevamenti.

Si può ritenere che il 2003, a causa di questa serie di fattori produttivi sfavorevoli, si sia caratterizzato comeil peggior anno dell’ultimo decennio.

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Il 2004 è stato un anno più favorevole, per quanto riguarda la produzione foraggiera e il trend climatico.Per una parte di imprese coinvolte nella Crisi Parmalat e Yomo è stato un periodo molto gravoso sotto l’a-

spetto finanziario, per effetto dell’empasse durata 4-5 mesi.Per molte Aziende Agricole sono aumentati gli oneri finanziari, a causa della maggiore esposizione verso il

sistema bancario, determinata anche dalla necessità di acquistare le Quote Latte, che dovrebbero consentire aqueste imprese un recupero di “economie di scala”, attraverso l’aumento dei volumi di produzione nei prossi-mi anni.

1.6 La trasformazione

Anche nel settore della trasformazione, si è registrato un processo di concentrazione delle unità di produ-zione; secondo l’Istat, nel 2001, nel settore lattiero-caseario operavano 2.275 unità locali, con una diminuzio-ne del 17% rispetto al 1991. Questi dati riguardano le unità locali e non le imprese.

Il cambiamento in atto è in gran parte imputabile ai raggruppamenti di imprese di una certa rilevanza che,dagli anni ’90, esprime una risposta al processo di globalizzazione e alla costituzione del mercato unico euro-peo. Molti gruppi che si sono creati, in alcuni casi sono già scomparsi; il processo di riorganizzazione delleimprese prosegue e, parallelamente, cresce il livello di competizione sia a livello nazionale che sui mercati este-ri.

Delle 2.275 unità locali attive, nel 2001, la quota principale è detenuta dai caseifici privati, con il 57,4%.Al secondo posto come importanza vengono le società cooperative con quasi il 35%; in questo raggruppamentoil processo di riduzione è in atto ormai da tempo, con una diminuzione delle società cooperative del 33% trail 1981 e il 1991 e del 40% tra il 1991 e il 2001. Al terzo posto vengono i centri di raccolta che rappresenta-no il 4,3% delle unità attive. Infine aumentano gli stabilimenti annessi alle aziende agricole che, seppure man-tengono un ruolo marginale, sono in crescita.

La localizzazione geografica degli stabilimenti, che tuttora risultano dislocati in prevalenza nel Nord Italia(57,3%) ed in particolare in Emilia Romagna (24,4%), evidenzia, ormai da diversi anni, una lenta ma costan-te perdita di importanza delle regioni settentrionali a favore di quelle meridionali dell’Italia.

Tra il 1981 e il 2001, il calo totale di circa il 36% del numero di impianti al Nord si contrappone alla cre-scita del Sud (+52,8%) e del Centro (+8,3%). I processi di concentrazione al Nord sono legati alla crescita del-le scala produttiva per fare fronte alla maggiore competitività e alle più restrittive norme sanitarie e di control-lo/sicurezza degli alimenti. L’andamento opposto nel Mezzogiorno sembra dipendere dalla opportunità disfruttare i vantaggi competitivi dell’economia locale, puntando sulla valorizzazione delle produzioni tipiche,anche a seguito degli sforzi di promozione compiuti dagli organismi pubblici che consentono agli operatori,

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seppure di piccole dimensioni, di trovare sbocchi di mercato sia a livello provinciale e regionale che al di fuo-ri di esso.

Un’ulteriore motivazione della crescita delle imprese al Centro-Sud risiede nell’avvio del regime delle quo-te latte, che ha consentito condizioni di reperimento della materia prima a prezzi più vantaggiosi rispetto alleannate precedenti.

Più che proporzionalmente, è aumentato nel Centro-Sud l’acquisto di “cagliata” di provenienza europea oextra UE, e di “caseine”.

L’uso di materia prima locale, non sempre fatturato, e l’uso crescente di cagliate, consente alle piccole impre-se casearie di recuperare competitività, anche se questo trend porterà ad un peggioramento qualitativo del “pro-dotto tipico” locale.

Questa dicotomia tra Nord e Centro-Sud dell’Italia evidenzia un tessuto estremamente ricco di spiritoimprenditoriale capace di sfruttare le diverse condizioni ambientali presenti. Le imprese devono comunqueconfrontarsi con l’inarrestabile processo di allargamento del mercato, che genera due strategie apparentemen-te contraddittorie: quella che segue la globalizzazione dei consumi che richiede economie di scala e specializ-zazione e l’altra che mira alla personificazione dei consumi che esige un forte radicamento territoriale.

Ad entrambe le strategie imprenditoriali si domanda un’offerta di beni e di servizi atte a soddisfare sia ilcliente finale che le sempre più pressanti necessità organizzative della distribuzione.

1.7 I consumi

LA TENDENZA DEI CONSUMI DI LATTE IN ITALIAIl mercato del latte, dal 1999, mostra complessivamente una crescita, che comunque rimane nel 2004,

rispetto al 2003, positiva e pari al 2,6%.I consumi, relativamente al comparto della GDO, di latte UHT manifestano un andamento pressoché

costante, con una variazione positiva del 3,2% nel 2004.Il comparto del latte fresco ha fatto registrare nel 2004 uno sviluppo dei consumi dell’1,6%. Nell’ambito

del segmento permane un trend negativo del latte intero, in continuo calo dal 1999, le cui perdite perduranoanche nel 2004, con una flessione del 14,3%.

Al contrario il latte Alta Qualità segna invece una variazione positiva dell’8,9%, manifestando la capacità diresistenza in un clima di generale rallentamento dei consumi, come pure il latte parzialmente scremato con unincremento del 4,9%.

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LA TENDENZA DEI CONSUMI DI LATTE IN ITALIA - Tonnellate (1999- 2004)

Fonte: AC Nielsen Scan Track; le variazioni sono relative al dato progressivo anno

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Alta Qual i tà

463.255 496.608 518.841 543.261 532.014 540.500

862.197 887.600925.947 954.465 985.000

917.311

0

200.000

400.000

600.000

800.000

1.000.000

1.200.000

1999 2000 2001 2002 2003 2004

Totale Latte Fresco Latte UHT

+ 1,6%

+ 3,2%

126.300

165.767

177.251181.910178.914

167.103

140.896

126.268

106.400

198.100

150.213151.123

173.700165.559

169.937

165.901

142.743157.093

100.000

110.000

120.000

130.000

140.000

150.000

160.000

170.000

180.000

190.000

200.000

1999 2000 2001 2002 2003 2004

Alta Qualità Intero Parzialmente Scremato

+8,9%

+4,9%

-14,3%

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I CONSUMI DI LATTE FRESCO IN ITALIASecondo i dati aggiornati a fine 2004, i consumi di latte rimangono costanti, a volume +1,6%.L’unica tipologia di latte che fa segnare delle variazioni molto positive rispetto al 2003 è il latte Alta Quali-

tà, che traina il mercato occupandone una quota del 36,9%.Aumentano in maniera significativa anche i consumi di Latte Parzialmente Scremato (+4,9) e il Latte a Lun-

ga Durata con un incremento del 6,5%.

QUOTE A VOLUME DEL LATTE FRESCO, 2004

Fonte: AC Nielsen Scan Track

LA TENDENZA DEI CONSUMI DI LATTE IN ITALIA – Tonnellate (1999- 2004)1999 2000 Var % 2001 Var % 2002 Var % 2003 Var % 2004 Var %

2000/99 2001/00 2002/01 2003/02 rispetto2003

Alta Qualità 126.300 150.213 18,9 165.767 10,4 177.251 6,9 180.569 1,9 198.100 9,7%

Intero 178.914 167.103 -6,6 151.123 -9,6 140.896 -6,8 126.268 -10,4 108.200 -14,3%

Parzialmente Scremato 142.743 157.093 10,1 165.901 5,6 169.937 2,4 165.559 -2,6 173.700 4,9%

Lunga Durata 1.717 4.602 168,1 12.607 173,9 30.920 145,3 34.664 12,1 36.930 6,5%

Biologico 1.302 3.651 180,4 8.230 125,4 9.630 17,0 12.004 24,7 12.060 0,5%

Scremato 5.572 8.092 45,2 10.108 24,9 10.610 5,0 9.599 -9,5 8.210 -14,5%

Base Latte 3.683 2.553 -30,7 2.184 -14,5 1.649 -24,5 1.743 5,7 1.700 -2,5%

Arricchiti 3.025 3.300 9,1 2.922 -11,4 2.368 -19,0 1.610 -32,0 1.600 -0,6%

Totale Latte Fresco 463.255 496.608 7,2 518.841 4,5 543.261 4,7 532.014 -2,1 540.500 1,6%

Latte UHT 862.197 887.600 2,9 917.311 3,3 925.947 0,9 954.465 3,1 985.000 3,2%

Totale UHT + Fresco 1.325.452 1.384.208 4,4 1.436.152 3,8 1.469.208 2,3 1.486.479 1,2 1.525.500 2,6%

Fonte: AC Nielsen Scan Track

ParzialmenteScremato

32,5%

Intero1 9,8%

Alta Qualità36,9%

Lunga Durata6,7%

Biologico2,3% Base Latte

0,4%

Scremato1 ,5%

CONSUMI A VOLUME DI LATTE FRESCO, 2004

VVoolluummee

ttoonnnneellllaattee vvaarr %%

22000044//22000033

Altà Qualità 198.100 +8,9

Intero 106.400 -14,3

Parzialmente Scremato 173.700 +4,9

Altri 62.300 +4,0

Totale 540.500 +1,6

Fonte: AC Nielsen Scan Track

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I CONSUMI DEI PRODOTTI LATTIERO-CASEARI IN ITALIASecondo i dati aggiornati a Maggio 2004, i consumi dei principali prodotti lattiero-caseari sono in crescita.I consumi di Mozzarella, Mascarpone, Stracchino, ma soprattutto Ricotta fanno registrare dati positivi,

mentre il Burro mostra un tendenziale calo.Il mercato dello Yogurt e del Probiotico cresce del 5,6%, ma tale trend risulta da due tendenze in atto: da

una parte cresce il Probiotico, arrivando al +25,4% del Probiotico “al cucchiaio” (+12,7%), dall’altra il tradi-zionale leader di mercato, lo yogurt intero standard, che ne occupa il 2,1%, mostra una perdita dell’1,6%.

QUOTE A VOLUME DELLO YOGURT E DEL PROBIOTICO(E VARIAZIONI RISPETTO AL 2003)

Fonte: AC Nielsen Scan Track

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Alta Qual i tà

52,1 %

1 0,9%7,7%

7,2%22,2%

+12,7%

-1.6%

+8,4

+25,4%

InteroStandard

Probiotico da bere

Probioticoal cucchiaio

Magro

Altri

I CONSUMI DEI PRINCIPALI PRODOTTI LATTIERO-CASEARI (A VOLUME), 2004

VVoolluummee

ttoonnnneellllaattee vvaarr %%

22000044//22000033

Mozzarella 31.782 3

Stracchino 8.138 8,5

Burro 15.961 0,3

Mascarpone 3.409 6,1

Ricotta 7.047 22,1

Yogurt 116.380 4,1

Fonte: AC Nielsen Scan Track

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LE QUOTE DI MERCATO DETENUTE DAL GRUPPO GRANAROLO

LATTE FRESCONel mercato del latte fresco, in generale, il Gruppo Granarolo detiene una quota di mercato pari al 32%

(2004).Il mercato in cui Granarolo sta incrementando le proprie quote, avviandosi a possederne quasi il 50%, è

quello del Latte Alta Qualità, nel quale il principale competitor, Parmalat, occupa soltanto il 24%.Nel comparto del Biologico, il Gruppo Granarolo si conferma leader indiscusso del mercato (2004).Anche nel mercato del Latte Parzialmente Scremato, Granarolo occupa una posizione di rilievo, mante-

nendone una quota del 27% circa.Nel corso del 2004 Granarolo ha lanciato una campagna di comunicazione sul proprio latte parzialmente

scremato chiamato “Piacere Leggero”.Questa campagna di comunicazione sta producendo un notevole incremento nel consumo di questo tipo

di latte, purtroppo sempre a scapito del Latte Fresco Standard Intero, del quale Granarolo occupa una quotapari al 13,7%.

I punti di forza del Latte Fresco Granarolo si stanno focalizzando su tre tipologie di prodotto:– Latte Alta Qualità;– “Piacere Leggero” parzialmente scremato;– Latte Biologico.

Esclusivamente nel segmento del Latte Lunga Durata il Gruppo Granarolo, pur detenendo il 22,7% dellequote di mercato, non è leader, infatti la Parmalat, che nel corso del 2004 ha perso il 16,8 % dele quote dimercato, mantiene una quota del 39,8%.

LATTE UHTNel mercato del Latte a Lunga Conservazione Granarolo mantiene una quota del 17,5%, con un incre-

mento del 1,2%.

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31

Alta Qual i tà

LE QUOTE DI MERCATO DETENUTE DAL GRUPPO GRANAROLO - LATTE FRESCO E LATTE UHT (2004)

Fonte: AC Nielsen Scan Track

30,0%0,4%

24,0%

45,6%

Parmalat

Gruppo Granarolo

AltriPrivateLabels

LATTE ALTA QUALITÀ

26,7%28,1 %

0,2%

45,0%

PrivateLabels

Gruppo Granarolo

Altri

Parmalat

LATTE PARZIALMENTE SCREMATO

5,4%

32,1 %

39,8% 22,7%Gruppo GranaroloParmalat

Altri

PrivateLabels

LATTE LUNGA DURATA

1 7,5%

22,9%1 8,6%

41 ,0%

PrivateLabels

Altri Gruppo Granarolo

Parmalat

LATTE UHT

56,2%

0,5%29,6%

1 3,7%Gruppo Granarolo

Altri

ParmalatPrivate label

LATTE INTERO

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Alta Qual i tà

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PRODOTTI FRESCHIAttualmente, il Gruppo Granarolo detiene significative quote di mercato sia nei diversi segmenti dei for-

maggi freschissimi che nel mercato dello Yogurt e dei Probiotici.La copertura è in crescita nei primi mesi del 2004 per quanto riguarda i comparti della Mozzarella, dello

Stracchino e delle Crescenze; mentre rimane stabile per il Burro e per il Mascarpone. L’unico calo di quote dimercato interessa la Ricotta.

Nel comparto dello Yogurt (e dei Probiotici), secondo i dati fino alla fine del 2004, Granarolo conferma leproprie posizioni, ma alla sua quota di mercato va ad aggiungersi quella della Yomo, attualmente in fase diacquisizione dal Gruppo Granarolo. Grazie a questa operazione, la copertura del Gruppo arriva al 11,0%,facendolo balzare al terzo posto, alle spalle di Muller e del leader Danone (sia per Muller che per Danone ilmercato dello Yogurt rappresenta il core-business).

Per quanto riguarda i formaggi freschissimi, i dati fino a Maggio 2004 indicano le principali tendenze.Nel mercato del Burro e dello Stracchino, il Gruppo detiene il 9,5% delle quote, configurandosi come lea-

der, insieme a Prealpi, nel Burro, e come terzo player per quanto riguarda lo Stracchino e le Crescenze, dietroa Galbani e Invernizzi.

Vicina al 9% anche la quota occupata nel mercato del Mascarpone; mentre per la Ricotta, la quota si asse-sta al 6,8%, che, nonostante il distacco dal principale competitor, attuale leader di questo segmento (Galbani,con Vallelata e Santa Lucia), fa ottenere al Gruppo Granarolo la seconda posizione nel mercato.

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LE QUOTE DI MERCATO DETENUTE DAL GRUPPO GRANAROLO - PRODOTTI FRESCHI (2004)

33

Alta Qual i tà

1 0,9%

35,0%

1 7,7%

25,4%

1 1 ,0%

Gruppo Granarolo

Muller

Danone

PrivateLabels

Altri

YOGURT + PROBIOTIO

9,4%9,6%

2,8%

26,7%45,5%

3,3%

2,7%

Gruppo Granarolo

Altri

PrivateLabels

Casalingo

Giglio

GalbaniPrealpi

BURRO

5,3%

1 4,0%

3,8%

1 8,6%

4,1 %

8,9%

36,6%

8,7%

Gruppo Granarolo

Optimus Locatelli

Fiorello

Sterilgarda

PrivateLabels

GalbaniAltri

MASCARPONE

21 ,7%

0,1 %

1 3,4%

1 0,8%

6,6%

37,9%

9,5% Gruppo Granarolo

Altri

PrivateLabels

Merlo

InvernizziNonno Nanni

Galbani

STRACCHINO + CRESCENZE

0,6%

0,8%

20,7%

1 6,1 %

1 ,4%

53,6%

6,8%

Gruppo Granarolo

PrivateLabels

Sterilgarda

Locatelli

Pettinicchio

Altri

Galbani(+ Santa Lucia+ Vallelata)

RICOTTA

5,3%1 ,7%

1 7,7%

1 4,4%

6,5%

50,4%

4,0%

Gruppo Granarolo

Altri

PrivateLabels

Pettinicchio

InvernizziValdinievole

Galbani(+ Santa Lucia+ Vallelata)

MOZZARELLA

FORMAGGI FRESCHISSIMI

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Alta Qual i tà

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Alta Qual i tà

CAPITOLO 2

I soci di Granlatte

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2.1 LA STRUTTURA PRODUTTIVA E SOCIO-ANAGRAFICADELLA BASE SOCIALE DI GRANLATTE

2.1.1 Il profilo dell'impresa zootecnica

LA SUPERFICIE AGRICOLAL’impresa zootecnica del socio Granlatte è caratterizzata da una superficie agricola pari a 53 Ha, di cui 24

Ha sono dedicati alla coltivazione di foraggio, che occupa quindi il 50% della SAU totale a disposizione. Ildato, medio, riguarda la base sociale operante sia nelle regioni del Nord Italia che in quelle del Sud.

In particolare, nelle aziende ubicate sul territorio della Regione Emilia Romagna, la SAU totale è pari a 61Ha (maggiore di quella dei soci delle aree del Nord e del Sud Italia), di cui 23 Ha dedicati al foraggio (38%della SAU).

Questo dato mostra un significativo aumento della SAU dell’impresa socia rispetto alla rilevazione fatta nel1988: l’incidenza delle aziende con una SAU superiore a 26 Ha è passata da 43% al 55%, mettendo in evi-denza un ampliamento strutturale.

SAU TOTALE (Ha)

Em . Rom. Nord Sud Totale

SAU totale (media) 61 Ha 38 Ha 50 Ha 53 Ha

di cui a foraggio (media) 23 Ha 1 9 Ha 26 Ha 24 Ha

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Alta Qual i tà

LO SCENARIO NAZIONALE: LA STRUTTURA DELLE AZIENDELa spinta all’ampliamento strutturale mostrata dall’impresa socia di Granlatte è in linea con la tendenzarilevata dai dati del 5° censimento nazionale dell’agricoltura, del 2000.Infatti, rispetto alle rilevazioni del 1990, il numero di aziende con SAU è diminuito del 14,2% nellamedia nazionale; tale fenomeno è stato più intenso nelle classi tra 1 e 20 ettari, mentre è stato sensibil-mente più contenuto nelle classi di maggiori dimensioni. Di conseguenza, tra il 1990 e il 2000, la dis-tribuzione di SAU per classi di superficie si è modificata nettamente.In particolare, la quota di SAU appartenente alle aziende che coltivano più di 20 ettari è aumentata inmisura significativa, passando dal 51,2% al 55,3%.Questo aumento dimensionale interessa soprattutto le aziende delle regioni settentrionali e di quelle cen-trali, evidenziando una dinamica di espansione delle realtà imprenditoriali più rilevanti e produttive, col-legate alle imprese di maggiore superficie.

Fonte: Elaborazioni UBM Consulting su dati ISTAT

51 ,2%

1 9,7%

25,0%

55,3%

27,2%

21 ,5%

0%

1 0%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

meno di 5 Ha tra 5 e 20 Ha più di 20 Ha

1990

2000

Distribuzione della SAU per classi di superficie

Ripartizione geografica della SAU nelle aziende con almeno 20 Ha

43,5%

58,8%

69,5%

54,0%

44,9%

54,2%

57,6%

46,4%

54,2%

57,0%

0%

1 0%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

Nord-Ovest Nord-est Centro Sud Isole

1 990

2000

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L'incidenza della SAU dedicata a foraggio, rispetto alla dimensione totale dell'azienda agricola, tende adessere maggiore nelle regioni meridionali. In queste zone, infatti, si registrano sensibili scostamenti rispetto allamedia sia per le aziende che dedicano a foraggio tra il 67% ed il 99% della superficie totale (34% circa), siaper quelle che a tale coltura dedicano l'intera superficie aziendale (10%).

In particolare nel Nord (40%), ma anche in Emilia Romagna (27% circa), si registra un aumento rispettoalla media di aziende che dedicano a foraggio meno di un terzo della loro superficie coltivabile.

LA DIMENSIONE DELL’ALLEVAMENTOL'allevamento medio dei soci di Granlatte, è costituito da 87 capi: la dimensione della stalla è superiore nel-

le aziende agricole del Nord, mentre è leggermente inferiore in Emilia Romagna e nel Sud del paese, dove rima-ne sostanzialmente in linea con il valore medio nazionale.

La composizione dell’allevamento medio è per il 18% di vitelle, per il 29% di manze e per il 53% di vac-che da latte. Rispetto a quest'ultimo dato, si registrano valori sensibilmente diversi in Emilia Romagna, dovegli allevamenti, per il loro orientamento prevalente a produzione di latte destinato a Parmigiano Reggiano,sono mediamente costituiti per il 24% da vitelle, per il 25% da manze e per il 57% da vacche da latte.

Alta Qual i tà

38

21 %

46%

28%

5%

0% 20% 40% 60%

< 33%

33% - 66%

66% - 99%

1 00%

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Alta Qual i tà

In base alla dimensione della stalla non si registrano variazioni percentuali sensibili nella composizione del-l'allevamento.

All'aumentare del numero totale di capi allevati, si nota una tendenza all'aumento della percentuale di man-ze presenti nell'allevamento.

L’aumento della percentuale delle manze, registrato in allevamenti superiori alle 100 vacche, che passa dal27% al 32%, è un indice negativo che pone in relazione l’incremento anche della produttività dei maggioriallevamenti, con una notevole riduzione del numero dei parti che in media una vacca sostiene nella sua car-riera produttiva.

La riduzione della carriera produttiva (a volte inferiore a 2,5 parti per vacca) incide molto sul costo di pro-duzione del latte (indicativamente 0,03 - 0,04 Euro al litro), e rappresenta uno degli indici più significativi pervalutare il livello di redditività e di capacità gestionale, abbinato al livello medio di stalla delle cellule somati-che (ottimale se inferiore a 220.000).

I CAPI ALLEVATI IN AZIENDA PER DIMENSIONE DELLA STALLA

Tipologia animale NUMERO TOTALE DI CAPI

<25 25 - 50 51 - 100 >100

N° (media) % N° (media) % N° (media) % N° (media) %

Vitelle 4 22% 6 17% 15 19% 35 15%

Manze 4 22% 9 25% 21 27% 73 32%

Vacche da latte 10 56% 21 58% 42 54% 122 53%

Totale 18 100% 36 100% 78 100% 230 100%

IL NUMERO DI CAPI ALLEVATI IN AZIENDA

L'ALLEVAMENTO MEDIO

T ip o a n im a le N¡ c a p i %

Vite lle 1 6 1 8%

M a n ze 25 29%

Va cch e d a la tte 46 53%

T o t a le 8 7 1 0 0 %

74

40

45

50

20

26

27

1 9

1 3

Nord

EmiliaRomagna

Sud

Vitelle

Manze

Vacche da latte

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Alta Qual i tà

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LO SCENARIO NAZIONALE: LA DIMENSIONE DEGLI ALLEVAMENTI Nelle aziende di produzione di latte italiane il numero medio di vacche lattifere è di circa 22 capi.La Lombardia è la regione con il più alto numero di animali destinati alla produzione di latte, (più di 45capi per azienda), seguita dall’Emilia Romagna (36), dalla Sardegna (28) e dal Piemonte (25).Le aziende che allevano mediamente un numero di vacche da latte inferiore a 10 sono situate in Liguria(regione che, con 4,8 capi per azienda, registra il dato più basso d’Italia) in Molise (9), in Campania (8,2)e in trentino Alto Adige (9,9).

Numero di vacche da latte per regione nel 2000

Aziende con vacche da latte Numero di vacche da latte

numero totale per azienda

Valle d'Aosta 1.414 19.707 13,9

Piemonte 6.706 170.867 25,5

Lombardia 12.291 559.913 45,6

Trentino alto Adige 10.013 99.317 9,9

Veneto 10.605 195.417 18,4

Friuli Venezia Giulia 2.596 44.146 17,0

Liguria 745 3.588 4,8

Emilia Romagna 7.637 274.606 36,0

Toscana 1.036 15.348 14,8

Umbria 404 9.365 23,2

Marche 463 8.981 19,4

Lazio 3.522 77.817 22,1

Abruzzo 1.728 21.793 12,6

Molise 2.624 20.030 7,6

Campania 8.368 68.439 8,2

Puglia 3.284 66.077 20,1

Basilicata 1.727 22.083 12,8

Calabria 1.282 16.928 13,2

Sicilia 2.254 43.587 19,3

Sardegna 1.193 33.430 28,0

TToottaallee 7799..889922 11..777711..443399 2222,,22

Fonte: Elaborazioni UBM Consulting su dati ISTAT

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IL TIPO DI STABULAZIONE UTILIZZATA PER GLI ANIMALI NELLA STALLAIl 64% delle stalle delle aziende agricole socie della cooperativa presentano la stabulazione libera mentre, per

il restante 36%, la stabulazione è fissa. � La presenza di una stalla a stabulazione fissa è più frequente al diminuire del numero dei capi allevati, all'au-

mentare dell'età del socio conduttore e all'aumentare del periodo di associazione a Granlatte. Questo tipodi stabulazione risulta inoltre maggiormente presente nelle stalle in cui viene prodotto latte alimentareNormale e in Emilia Romagna.

� La stalla a stabulazione libera, al contrario, si registra con maggiore frequenza all'aumentare del numero deicapi allevati, al diminuire dell'età del socio conduttore e del periodo di associazione alla cooperativa. La sta-bulazione libera si presenta più spesso nelle stalle in cui viene prodotto latte certificato (sia Biologico cheAlta Qualità) e nelle regioni meridionali.

IL TIPO DI STABULAZIONE DELLA STALLA

41

Alta Qual i tà

Stabulazione fissa36%

Stabulazione libera64%

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In particolare :� la stabulazione fissa si riscontra più spesso nelle stalle dell'Emilia Romagna, negli allevamenti di minore

dimensione e che producono latte alimentare Normale;� la stabulazione libera si trova più frequentemente nelle regioni del Sud Italia, quando le stalle sono più gran-

di e producono latte certificato (Alta Qualità e Biologico).

Alta Qual i tà

42

LEGENDA

Stabulazione libera

Stabulazione fissa

1 8%

62%

82%

38%

70%

30%

Sud

Em iliaRom agna

N ord

LA STABULAZIONE PER AREA TERRITORIALE

68%

47%

1 9%

32%

53%

81 %

92%

8%

< 25

25 - 50

51 - 1 00

> 1 00

LA STABULAZIONE PER N. CAPI ALLEVATI

22%

42%

67%

78%

58%

33%

Lattealim entareBiologico

Lattealim entare Alta

Q ualità

Lattealim entare

N orm ale

LA STABULAZIONE PER TIPOLOGIA DI LATTE

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IL TIPO DI ALIMENTAZIONE UTILIZZATA PER GLI ANIMALI NELLA STALLAL’alimentazione utilizzata dalle aziende zootecniche associate è prevalentemente orientata verso i mangimi

finiti (94% del totale) e il foraggio proprio (92%). Le diverse tipologie di alimenti somministrati al patrimo-nio bovino sono correlate alle dimensioni della stalla e al territorio: ciò riflette specifiche realtà in linea con lenormali pratiche vigente nell’ambito della zootecnia italiana.

In particolare, rispetto ai seguenti alimenti i soci hanno i seguenti comportamenti:� Foraggio proprio: mediamente, l'incidenza di aziende che usano solo foraggio proprio è pari al 50% del

totale della base sociale. Questa percentuale tende ad aumentare nell’ambito di stalle con un numero di capiminore;

� Foraggio acquistato: al contrario, l'incidenza delle aziende che comprano una parte del foraggio che utiliz-zano, cresce all'aumentare della dimensione della stalla;

�Mangimi fatti in azienda: l'incidenza percentuale di aziende che fanno i mangimi autonomamente è supe-riore al dato medio in Emilia Romagna (14%), mentre è minore nelle altre regioni settentrionali (0%) edin quelle meridionali (7% circa);

�Mangimi finiti: usano mangimi finiti soprattutto le aziende del Nord (100%) e quelle con meno di 25 capitotali (100%);

�Mangimi insilati: l'incidenza di chi usa questo tipo di mangime aumenta nelle regioni del Nord Italia (40%circa in Emilia Romagna e 100% nelle altre zone settentrionali), diminuisce invece al Sud del paese (12%circa). Inoltre, si nota che sono soprattutto le aziende agricole che hanno più di 100 capi ad utilizzare i man-gimi insilati (75%).

43

Alta Qual i tà

TipologiaUso: incidenza %

sul numero totale di aziendeQuantità: incidenza %

sul totale di alimenti nell’azienda *

Solo foraggio proprio

In parte foraggio acquistato

Mangimi fatti in azienda

Mangimi finiti

Mangimi insilati

92

12%

9

94

30

50

23

27

36

40

* NB: media delle aziendein cui la tipologia dialimento è presente

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IL TIPO DI LATTE ALIMENTARE PRODOTTO Il tipo di latte alimentare prodotto con maggiore frequenza dalle aziende agricole socie (anno 2003) è quel-

lo cosiddetto “Normale” (prodotto dal 67% dei soci intervistati), seguito dal latte “Alta Qualità” (30%). Ilrimanente 3% delle aziende producono, invece, latte “Biologico”.� Latte alimentare “Normale”: Il profilo dell’impresa che produce latte alimentare è caratterizzato da un

numero di capi inferiore ai 50 e da un conduttore che, rispetto alla media, ha una minore fiducia nel pro-prio futuro (il 74% ritiene che la propria azienda fra 5/10 anni non sarà più funzionante).Il numero delle aziende che producono questo tipo di latte è maggiore nel Sud (83% circa), rispetto alle

altre aree del Paese.� Latte alimentare “Alta Qualità”: è prodotto principalmente dalle aziende del Nord (70%); questa inciden-

za aumenta al crescere della dimensione della stalla. Inoltre, si nota che chi effettua tale tipo di produzionevede con maggiore frequenza la stalla ancora funzionante in futuro: ciò denota, e conferma, la caratteristi-ca di produzione “del futuro” per l’azienda zootecnica italiana.

� Latte alimentare “Biologico”: i produttori di latte Biologico intervistati sono il 3%, prevalentemente ubica-ti in Emilia Romagna, hanno stalle medio grandi, con un numero di capi compreso tra 51 e 100, e hannoun passato “sociale” in Granlatte importante (sono soci da più di 5 anni). Ciò denota una particolare atten-zione nella scelta della produzione di latte biologico, soprattutto da parte di quelle imprese che hanno avu-to la possibilità di crescere in ambiti favorevoli, per cultura e iniziative della pubblica amministrazione, avalorizzare prodotti che necessitano di una significativa trasformazione produttiva nella stalla.

IL TIPO DI LATTE ALIMENTARE PRODOTTO DALL'AZIENDA

In particolare:� il latte alimentare Normale viene pro-

dotto principalmente al Sud, nelle stal-le di piccola dimensione e da allevatoricon meno di 34 anni;

� il latte alimentare Alta Qualità è pro-dotto soprattutto al Nord, all'aumenta-re del numero di capi presenti nella stal-la e da allevatori tra i 35 ed i 54 anni;

� il latte Biologico è prodotto in EmiliaRomagna nelle stalle con un numero dicapi compreso tra 51 e 100. Non si

Alta Qual i tà

44

Latte alim entareA lta Q ualità

30%

Latte alim entareBiologico

3%

Latte alim entareNorm ale

67%

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registrano variazioni rilevanti, invece, rispetto all'età del socio conduttore. (Questi dati sono riferiti all’in-dagine svolta sui soci nel 2003. Nel corso del 2004 hanno aderito altri produttori provenienti dalla Lom-bardia con dimensioni aziendali superiori ai 100 capi).

45

Alta Qual i tà

LEGENDA

Latte alimentare Biologico

Latte alimentare Alta Qualità

Latte alimentare Normale

83%

53%

30%

1 7 %

40%

70%

7%

0%

0%

Sud

Em iliaRom agna

N ord

IL TIPO DI LATTE PER AREA TERRITORIALE

59%

25%75%

83%

95%

5%

1 7%

30%

0%

1 1 %

0%

0%

< 25

25 - 50

51 - 1 00

> 1 00

IL TIPO DI LATTE PER N. CAPI ALLEVATI

7 8%

61 %

71 %

67%

1 7 %

39%

25%

5%

4%

5%28%

0%

< 34 anni

35 - 54 anni

55 - 65 anni

> 65 anni

IL TIPO DI LATTE PER ETÀ DEL SOCIO

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Alta Qual i tà

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2.1.2 L'evoluzione dell'impresa

La base sociale di Granlatte ha una visione sostanzialmente positiva del proprio futuro: il 43% dei soci ritie-ne che la propria azienda nei prossimi anni sarà più grande, e il 30% prevede che rimarrà dell’attuale dimen-sione. Questa previsione, se confrontata con analoghe rilevazioni effettuate nel passato, mette in evidenza chela fiducia è maggiore fra coloro che sono ubicati nel Nord e nel Sud Italia, mentre è inferiore fra i soci dellaRegione Emilia Romagna (complessivamente il 65%, contro il 73%).

Questo aspetto è correlato al tipo di zootecnia e alla struttura socio-anagrafica del conduttore. In EmiliaRomagna la base sociale ha una struttura dimensionale “ottimale” e le condizioni di sviluppo sono, con ogniprobabilità, meno favorevoli.

Si riscontra, al contrario, una visione allo sviluppo nelle aree in cui la Società Cooperativa è entrato da menotempo, come il Sud Italia, dove le politiche e le strategie di Granlatte stanno incentivando la voglia di crescitadelle imprese.

Rispetto alla conduzione dell’impresa, i soci dichiarano che saranno soprattutto gli attuali titolari coloro chela gestiranno nei prossimi 5-10 anni (93%) e solo un’esigua minoranza di aziende saranno gestite dai loro figli(7%).

Coloro che, invece, hanno una visione più problematica del proprio futuro costituiscono il 21% della basesociale: essi ritengono che la loro azienda nei prossimi 5/10 anni non sarà più funzionante e avranno cessatol’attività di allevamento zootecnico.

Questa incidenza è significativamente più elevata fra i soci emiliano-romagnoli, ove questa incidenza è parial 35%, e conferma una tendenza già rilevata dalle passate indagini e dai dati del recente Censimento dell’A-gricoltura.

In ogni caso, emerge un quadro evolutivo in cui, all’interno della base sociale di Granlatte, la dismissioneha già interessato almeno il 10-15% delle imprese, e chi rimane non prevede una riduzione delle attività: insostanza, le aziende o mantengono in vita l’allevamento e investono, o dismettono.

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LA PROIEZIONE DELLA STALLA TRA 5/10 ANNI

Rispetto alla ricerca svolta nel 1998 si osserva come l’incidenza dei soci con intenzioni di sviluppo della stal-la sia aumentata, passando da 2/3 a 3/4 del totale intervistati.

Tale dato rilevato a distanza di 5 anni (seppur indicativo, in quanto la rilevazione nei due periodi non è sta-ta fatta su campioni completamente omogenei) rappresenta una proiezione coerente dell’evoluzione delleaziende associate: a distanza di tempo tendono a comporre la base sociale le aziende in fase di sviluppo.

E’ presumibile che nei prossimi anni tale fenomeno prosegua, portando ad un ulteriore rafforzamento strut-turale della base associativa di Granlatte.

Di particolare interesse nella ricerca del 2003, il dato per cui nessuno degli intervistati ha risposto che pre-vede di ridurre la stalla.

47

Alta Qual i tà

6%

21 %

30%

43%

0% 1 0% 20% 30% 40% 50%

N on sa / N on risp on d e

N on fu n zion a n te

U g u a le a d a d e sso

Pi ù g ra n d e

7 %

9 3 %

0% 25% 50% 75% 1 00%

I m iei fig li

I o

Chi pensa la condurrà

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Alta Qual i tà

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L’EVOLUZIONE DELLA PROIEZIONE DELLA STALLA TRA 5/10 ANNI RISPETTO ALLA RICERCA DEL 1998

PROIEZIONE DELL’AZIENDA FRA 5/10 ANNI NEL 1998

Piùgrande

Uguale adadesso

Piùpiccola

Nonfunzionante

PROFILO DEI SOCI INSVILUPPO

PROFILO DEI SOCI NON INSVILUPPO/DISMISSIONE

2/3 Totale Soci 1/3 Totale Soci

PROIEZIONE DELL’AZIENDA FRA 5/10 ANNI NEL 2003

Piùgrande

Uguale adadesso

Nonfunzionante

PROFILO DEI SOCI INSVILUPPO

PROFILO DEI SOCI NON INSVILUPPO/DISMISSIONE

3/4 Totale Soci 1/4 Totale Soci

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Alta Qual i tà

LO SCENARIO NAZIONALE: LA SOPRAVVIVENZA DELLE IMPRESENello scenario del settore lattiero-caseario a livello nazionale, secondo i dati forniti dall’Osservatorio suiprodotti lattiero-caseari, si prevede per i prossimi 10 anni la sopravvivenza dell’88% delle imprese attual-mente operanti.In particolare, il fenomeno della dismissione, interesserà nei prossimi anni soprattutto le aziende con-dotte da imprenditori di età superiore ai 60 anni e con un numero di capi piuttosto modesto (meno di16).Al diminuire dell’età dell’imprenditore e all’aumentare del numero dei capi allevati, si prevede una mag-giore sopravvivenza delle imprese; mentre la destinazione del latte non risulta essere un fattore determi-nante.

Fonte: AIA, ISMEA, Osservatorio Latte

La sopravvivenza delle imprese

Stallamantenuta

88%

Stalla chiusa12%

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Rispetto alla tipologia di latte prodotto, si prevede un ulteriore sviluppo del latte Alta Qualità.In particolare, fra le diverse categorie si osserva che ritengono di mantenere l'attuale produzione i produt-

tori del Nord, sia dell’Emilia Romagna (86%) che delle altre regioni settentrionali (90%), con stalle con menodi 25 capi (90%). Questa previsione è maggiormente presente nei soci di età più elevata rispetto ai soci “gio-vani”, in cui prevale la volontà di modificare la produzione attuale.

Coloro che ritengono, invece, di passare alla produzione di latte Alta Qualità sono soprattutto i produttoridel Sud (27% circa), i soci che hanno stalle “grandi” e con età inferiore ai 54 anni.

IL N° DI IMPRESE PER PRODUZIONE DI LATTE ODIERNA

IL N° DI IMPRESE PER PREVISIONE DI PRODUZIONE

Latte alim entare AltaQualità

30%

Latte alimentareBiologico

3%

Latte alime n ta reNormale

67 %

1 %

2%

7 6%

1 8%

3%

0% 25% 50% 75%

Non sa / Non risponde

Passare al latteBiologico

Passare al latteNorm ale

Passare al latte A ltaQ ualità

M antenere l'attualeproduzione

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Alta Qual i tà

Sulla base dei dati esposti sopra, si prevede un aumento di produttori di latte Alta Qualità, che raggiunge-rà, per numero di aziende, il 45% della produzione totale. Questo aumento è dovuto alla diminuzione di alle-vatori che produrranno latte alimentare Normale: infatti, la quota di aziende che produrranno tale tipo di lat-te sarà destinata ad attestarsi intorno al 50%.

La tte a lim e n ta re Alta

Q u a litˆ45%

N on sa / N onrisp o n d e

1 %

La tte a lim e n ta reBio lo g ico

4%

La tte a lim e n ta re

N orm a le50%

La tte a lim e n ta re AltaQ u a litˆ

30%

La tte a lim e n ta reBio log ico

3%

La tte a lim e n ta reN orm a le

67 %

LA PRODUZIONE DI LATTE ODIERNA

PER NUMERO DI AZIENDE

LA PRODUZIONE DI LATTE PREVISTA

PER NUMERO DI AZIENDE

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Rispetto alla ricerca svolta nel 1998, nonostante l’allargamento del territorio di riferimento di Granlatte, siconferma il trend di penetrazione del latte Alta Qualità fra le aziende associate, mentre risulta apparentemen-te meno consolidato lo sviluppo, fra i soci, della produzione del latte Biologico.

I FATTORI CONDIZIONANTI LO SVILUPPOTra i fattori che possono condizionare lo sviluppo della stalla, è emerso che la struttura familiare e l’esito

economico dell’attività produttiva (il prezzo del latte) sono gli aspetti che maggiormente incidono e incide-ranno sulle decisioni di investimento complessivo a supporto dello sviluppo della impresa.

Altrettanto importanti appaiono, per il sostegno dell’impresa, gli incentivi per la produzione di latte ad altaqualità e le prospettive del settore. A queste sono strettamente collegate le politiche della cooperativa, che devo-no essere coerenti con tali aspetti prioritari.

I soci di Granlatte danno inoltre una valutazione media (tra il 6,9 ed il 7,4) a tutti i fattori legati alle poli-tiche comunitarie, alle risorse economiche e all'efficienza della stalla. Vengono mediamente considerati menocondizionanti (tra il 5,3 ed il 6,1) gli aspetti legati alla gestione dei terreni e alle normative urbanistiche.

Alta Qual i tà

52

INCIDENZA DELLE AZIENDE PERTIPOLOGIA PRODUTTIVA: 1998

%AziendeLatte Alimentare Alta Qualità 16%Latte Alimentare Biologico 9%Latte Alimentare Normale 75%

PER IL FUTURO SI STIMA CHE:

produrrà latte alimentare Alta Qualità 45%-55%produrrà latte alimentare Biologico 15%-25%

INCIDENZA DELLE AZIENDE PERTIPOLOGIA PRODUTTIVA: 2003

%AziendeLatte Alimentare Alta Qualità 30%Latte Alimentare Biologico 3%Latte Alimentare Normale 67%

PER IL FUTURO SI STIMA CHE:

produrrà latte alimentare Alta Qualità ca. 45%produrrà latte alimentare Biologico ca. 5%

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Rispetto alle variabili territoriali e dimensionali dell’impresa associata, emergono alcune differenze signifi-cative nella valutazione dei fattori condizionanti lo sviluppo della stalla, specialmente per ciò che riguarda l’e-voluzione delle quote latte al Sud; al contrario, nel Nord, questo fattore risulta essere meno condizionante.Infatti, in funzione delle già consistenti dimensioni raggiunte dalle imprese, risultano più importanti e meri-tevoli di attenzione i fattori economici e le potenziali minacce collegate all’ingresso dei paesi dell’Est Europeonell’UE, ingresso che potrebbe favorire una mortificazione dei prezzi di vendita, e quindi dei margini reddi-tuali.

53

Alta Qual i tà

7 ,2

8 ,2

8 ,2

9 ,4

9,0

7 ,4

5 ,5

7 ,2

8,1

5 ,3

6,1

6 ,9

7 ,2

5,0 6,0 7,0 8,0 9,0 1 0,0

V a lu t a zio n e m e d ia

La mia famiglia

Il prezzo del latte

Il livello di incentivi per i prodotti di qualità

La politica della cooperativa

Le prospettive del settore

Il livello di efficienza della stalla

L'apertura ai paesi PECO

Le norme comunitarie

Le risorse economiche

L'evoluzione delle quote latte

I terreni in gestione

Le normative urbanistiche

La possibilità di scaricare i liquami sul terreno

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Da un confronto con i risultati della ricerca svolta nel 1998 sulla base sociale di Granlatte (si ricorda,comunque, che il campione era differente e che gli aspetti da valutare e i criteri di valutazione erano diversi),si nota che:� la famiglia rimane il fattore che maggiormente condiziona lo sviluppo delle aziende agricole associate;� la politica della cooperativa viene considerata più importante oggi rispetto al passato;� le risorse economiche, l'evoluzione delle quote latte e le normative urbanistiche sono oggi considerate meno

condizionanti;� le prospettive del settore e i terreni in gestione mantengono circa lo stesso livello di importanza nel condi-

zionare lo sviluppo dell'impresa.

Alta Qual i tà

54

1. La mia famiglia

2. Il prezzo del latte

3. Il livello di incentivi per i prodotti di qualità

4. La politica della cooperativa

5. Le prospettive del settore

6. Il livello di efficienza della stalla

7. L'apertura ai paesi PECO

8. Le norme comunitarie

9. Le risorse economiche

10. L'evoluzione delle quote latte

11. I terreni in gestione

12. Le normative urbanistiche

13. La possibilità di scaricare i liquami sul terreno

1. La mia famiglia

2. Le risorse economiche

3. Le prospettive del settore

4. L'evoluzione delle quote latte

5. Le normative urbanistiche

6. La politica della cooperativa

7. I terreni in gestione

I FATTORI CONDIZIONANTI LO SVILUPPO DELL'AZIENDA AGRICOLA

Ricerca 2003 Ricerca 1998

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2.1.3 Il profilo dell'imprenditore

L'ETA' DEL SOCIO CONDUTTORE

Il socio Granlatte è un imprenditore in età adulta con una famiglia composta mediamente da 4 persone,con figli che studiano e che solo parzialmente lavorano nell’azienda. L’azienda è condotta dal socio e dallamoglie, a questi si aggiungono un altro familiare e salariati per un totale di 3,6 persone.

E’ quindi un’impresa a carattere prevalentemente familiare, con un numero limitato di salariati. Questo valesoprattutto per le aziende di minore dimensione, nel Sud e in Emilia Romagna.

La distribuzione per classi di età del conduttore dell’impresa associata mostra un socio con una età media-mente inferiore ai 54 anni (63% del campione); i soci più “anziani” (>65 anni) rappresentano il 16% , men-tre coloro che si collocano a ridosso dei 55-65 anni sono il 23%.

Il socio risulta decisamente più giovane al Sud (l’81% con età inferiore ai 55 anni), mentre nelle aree delNord sono più numerosi i soci con età superiore ai 55 anni (50%).

< 34 anni1 6%

35-54 anni47%

55-65 anni21 %

> 65 anni1 6%

L'età del socio perAREA TERRITORIALE

5%

27%

50%

35%

54%

1 0%

35%

1 4%

40%

25%

5%

0%

0% 25% 50% 75% 1 00%

Nord

Em ilia R om a gna

Sud

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2.2 I RAPPORTI TRA I SOCI E GRANLATTE

2.2.1 L'anzianità di associazione

L’anzianità associativa della base sociale di Granlatte riflette la storia e l’evoluzione dello sviluppo sul terri-torio della cooperativa. Il radicamento nel mondo produttivo zootecnico è confermato dalla durata del rap-porto associativo: il 65% circa della base sociale di Granlatte è socia, infatti, da oltre 5 anni, il 29% circa daun periodo compreso tra 1 e 5 anni, mentre il 7% circa da meno di un anno.

Le regioni del Sud, area di recente sviluppo per Granlatte, registrano la maggiore incidenza di soci nuovi:14% circa da meno di un anno e 48% circa tra 1 e 5 anni, mentre, al contrario, le zone settentrionali e l'Emi-lia Romagna sono quelle in cui si registra l'incidenza maggiore di soci legati alla cooperativa da un lungo perio-do: l'80% dei soci del Nord e il 98% circa di quelli emiliano-romagnoli sono associati da più di 5 anni.

T ra 1 e 5 anni28%

Più di 5 anni

65%

M eno di 1 anno7%

1 4%

47%

2%

20%

98%

0%

0%

80%

39%

S u d

E m iliaRom ag n a

N ord

P iù d i 5 an n i

T ra 1 e 5 an n i

M en o d i 1 an n oIl periodo di associazione per

AREA TERRITORIALE

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2.2.2 La valutazione del rapporto associativo

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NOTA METODOLOGICA

LA VALUTAZIONE DEGLI ASPETTI RIGUARDANTI LE STRATEGIE E LE POLITICHE DI GRANLATTEIl metodo di valutazioneLa valutazione del livello d'importanza e di soddisfazione, nel questionario, è stata effettuata dal socio intervistato mediante l'in-dicazione di un voto da 1 a 10 ad ogni fattore o aspetto, relativamente alle strategie della cooperativa ed al rapporto tra la coope-rativa e l'azienda agricola socia.L'interpretazione dei voti, necessaria per valutare in particolare il livello di soddisfazione, è la seguente:� quando è inferiore a 6 si intende dire che ciò che si è ricevuto è insufficiente;� quando è superiore a 6 ma inferiore a 7 vuol dire che ciò che si è ricevuto è sufficiente;� quando è superiore a 7 ma inferiore a 7,5 significa che c'è "qualcosa" di qualificante nel prodotto o nel servizio ricevuto;� quando è superiore a 7,5 ma inferiore a 8 significa che quanto si è ricevuto si distacca significativamente da quanto è possi-

bile avere da altri soggetti del mercato. C'è un segnale di distinzione e di qualità già superiore alla media;� quando è superiore a 8 significa che quanto si è ricevuto è eccellente, superiore alla media

LA MATRICE DI ORIENTAMENTO E POSIZIONAMENTO DEGLI ASPETTICARATTERIZZANTI LA COOPERATIVALa matrice di orientamento e posizionamento dei singoli aspetti caratterizzanti la cooperativa rappresenta la sintesi delle valuta-zioni che i soci danno di Granlatte.Tale matrice posiziona gli aspetti peculiari della vita consortile (strategie, modalità di coinvolgimento della base, servizi forniti,politiche economiche e assistenza tecnica) in funzione delle due dimensioni rappresentate lungo gli assi: il livello di importanzagenerale per il singolo aspetto ed il livello di soddisfazione del socio, nei confronti di Granlatte, rispetto a tale fattore caratteriz-zante.I soci della cooperativa hanno attribuito, ad ogni aspetto loro sottoposto, una valutazione da 1 a 10: 1 esprime la più bassa con-siderazione sia per importanza che per livello di soddisfazione mentre 10 è, al contrario, la migliore valutazione possibile sia perlivello d'importanza che per livello di soddisfazione.Ogni punto rappresentato all’interno della matrice è espressione della media del livello di importanza dell’item e della sua valu-tazione per Granlatte.La matrice è suddivisa in 4 aree la cui delimitazione è stata effettuata considerando il valore medio totale calcolato per tutti gliitem, sia per il livello d'importanza dell'aspetto (la cui media è pari a 7,87), sia per il suo livello di soddisfazione (la cui media èpari a 7,53).La matrice ricostruita di seguito identifica la visione dei soci di Granlatte, ed è quindi da considerare rappresentativa del lorolivello di soddisfazione rispetto ai diversi aspetti.

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Le aree identificate all’interno della matrice sono le seguenti:1) Area degli aspetti qualificanti: gli item che si trovano all’interno di questa area hanno dei valori superiori alla media sia per

livello di importanza, sia per livello di soddisfazione nei confronti di Granlatte. Rappresentano i veri e propri punti di forzadella cooperativa e le azioni su questi aspetti dovrebbero riguardare il mantenimento del posizionamento raggiunto ed even-tualmente valutare una migliore “calibratura” del rapporto fra livello di servizio raggiunto ed i costi da sostenere (per i casiin cui il livello di qualità fosse nettamente superiore a quanto necessario)

2) Area degli aspetti da sviluppare: si trovano in quest’area tutti gli aspetti valutati superiori alla media per importanza genera-le ed inferiori come valutazione di Granlatte. Possono rappresentare al tempo stesso aree di criticità e punti di forza poten-ziali pertanto, le azioni su tali aspetti, dovrebbero essere mirate al raggiungimento di un migliore livello di qualità con il con-seguente spostamento nel quadrante dei servizi qualificanti

3) Area degli aspetti da mantenere: all’interno dell’area in esame si trovano tutti gli item la cui valutazione è superiore alla mediacome livello di soddisfazione ed inferiore per importanza. Rappresentano sostanzialmente aree caratterizzanti Granlatte divalutazione specifica e le azioni su questi aspetti possono riguardare interventi di comunicazione e condivisione (per innal-zare il livello di importanza) o di mantenimento, con una particolare attenzione alla “calibratura” del rapporto fra livello diservizio raggiunto e costi da sostenere (per evitare dispersione di risorse)

4) Area degli aspetti marginali: nell’area in esame si trovano gli item risultati inferiori alla media, sia per livello d'importanzache per valutazione media della cooperativa. Rappresentano sostanzialmente servizi secondari e non caratterizzanti Granlat-te, su cui non necessariamente devono essere rivolti significativi investimenti inoltre, le eventuali azioni di sviluppo su que-sti servizi devono tenere conto delle contemporanee esigenze di crescita sia in termini di priorità, sia per quanto concerne illivello offerto.

Liv

ello

di i

mp

ort

anza

Valore medio:

7,87

1,001,00

10,00

10,00

Valore medio: 7,53

Livello di soddisfazione

Area degliaspetti da

mantenere

Area degliaspetti

marginali

Area degliaspetti dasviluppare

Area degliaspetti

qualificanti

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La verifica sui soci delle strategie e delle politiche della Società Cooperativa Granlatte è determinante, ai finidel miglioramento complessivo dell’attività sul territorio e nei confronti dei risultati che gli imprenditori siattendono dal loro essere associati.

Per avere un quadro attendibile dei punti di vista dei soci in merito alle strategie e alle politiche, la ricercaha previsto la richiesta di una valutazione, sulla base di un voto da 1 a 10, di una serie di iniziative, attività,servizi effettuati dalla cooperativa verso la base sociale.

I risultati emersi dalla ricerca evidenziano, da parte dei soci, un livello di valutazione, in assoluto, positivonei confronti dei diversi aspetti indagati, con valutazioni medie superiori al 7,5, ovvero con un livello apprez-zamento e di soddisfazione significativo e distintivo rispetto alla percezione media di qualità che la base socia-le ha nei confronti dei rapporti con la Società Cooperativa.

In particolare, risultano eccellenti le valutazioni riguardanti lo sviluppo del sistema Alta Qualità Granlattee l’introduzione del sistema di Certificazione di filiera. Questi aspetti, dato l’elevato livello di importanza attri-buito, hanno un risvolto decisivo all’interno delle relazioni con la base sociale, così come sulle iniziative cheriguardano le modalità di coinvolgimento per il potenziamento delle conoscenze e delle competenze necessa-rie alla gestione tecnica della stalla.

Le criticità maggiori sono invece individuate fra i fattori identificativi il rapporto economico, ovvero l’ade-guatezza degli incentivi e delle modalità di remunerazione del capitale sociale. Questi, infatti sono ritenuti suf-ficienti (la votazione media è fra 6,6 e 6,8) in termini di soddisfazione, anche in considerazione del fatto che,sul piano della scala di importanza relativa, viene loro dato un livello relativo inferiore.

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Tabella riassuntiva delle valutazione espresse dai Soci sugli aspetti delle Strategie e politiche di Granlatte

AArreeaa AAssppeettttoo LLiivveelllloo LLiivveellllooIImmppoorrttaannzzaa SSooddddiissffaazziioonnee

Strategie Sviluppo della produzione Alta Qualità 9,1 8,3

di Granlatte Introduzione della certificazione di filiera 8,8 8,0

Sviluppo del portale AgriOK 7,5 6,5

Acquisizioni 7,9 7,5

Adeguatezza della quota trattenuta 7,1 6,7

Adeguatezza della remunerazione del capitale sociale 7,2 6,6

Ampliamento della base sociale 7,8 7,6

Modalità di Riunioni di zona 7,6 7,3

coinvolgimento Assemblea generale dei soci 7,7 7,4

della base Bilancio sociale 7,6 7,5

sociale Presenza di un responsabile di zona 7,3 7,7

Corsi sulla gestione della filiera 7,9 7,9

Corsi sulla gestione della stalla 7,9 7,9

Corsi sull'alimentazione degli animali 7,9 8,0

Seminari tecnico - scientifici 7,9 8,0

Servizi forniti Pubblicazione di testi 7,9 7,8

da Granlatte Gestione delle quote latte 8,0 7,8

Assistenza ed invio dati tramite Internet 7,9 7,7

Tempi di invio dati tramite Internet 8,0 7,6

Chiarezza dei dati ricevuti tramite Internet 8,0 7,7

Politiche degli Differenziazione costi di raccolta 7,5 7,0

incentivi Differenziazione del prezzo per trimestri 7,3 7,2

economici Modalità di pagamento 8,0 7,8

Adeguatezza degli incentivi basati sulla qualità 7,9 6,8

Incentivi per chi fa parte del sistema di certificazione di filiera 8,2 7,4

Premi per chi fa parte del sistema di certificazione di filiera 8,2 7,4

Assistenza tecnica Modalità di prelievo dei campioni per i controlli qualitativi 8,1 7,8

Efficacia degli interventi di assistenza tecnica 8,0 7,7

Tempestività degli interventi di assistenza tecnica 8,0 7,6

VVaalloorrii mmeeddii ccoommpplleessssiivvii 77,,99 77,,55

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Alta Qual i tà

Gli aspetti del rapporto

Livello di soddisfazione

LEGENDA

Strategie della cooperativa

Modalità di coinvolgimento della base

Servizi forniti dalla cooperativa

Politiche degli incentivi economici

Assistenza tecnica

5

1 0

5 1 0

S v ilu p p o p o rta le Ag riO K

Ad e g u a te zza re m u n e ra zio n e

ca p ita le so cia le

Ad e g u a te zza q u o ta

tra tte n u ta

S v ilu p p o Alta Q u a lità

I n tro d u zio n e ce rtif ica zio n e

A d e g u a te zza in ce n tiv i p e r

la q u a lità

I n ce n tiv i p e r la ce rtif ica zio n e

P re m i p e r la ce rtif ica zio n e

Dif fe re n zia zio n e co sti ra cco lta

D if fe re n zia zio n e p re zzo la tte

P re se n za re sp o n sa b ile

d i zo n a

7,87

7,53

Live

llo d

i im

port

anza

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Strategie della cooperativa

Rispetto alle Strategie di Granlatte, la base sociale indica come qualificanti il rapporto fra i soci e la coope-rativa lo sviluppo della produzione Alta Qualità e l’introduzione della certificazione di filiera. Questi aspettihanno una netta prevalenza rispetto agli altri aspetti e indicano in modo chiaro che la direzione intrapresa ègiusta e soddisfacente. Altrettanto importante e qualificante, anche se si colloca sui valori medi complessivi, lastrategia di espansione e rafforzamento della cooperativa sul territorio: l’ampliamento della base sociale e leacquisizioni trovano consenso sia sul piano dell’importanza strategica che del risultato ottenuto, sottolineandoche il fattore dimensionale dell’impresa ha, e può avere nel futuro, un ruolo importante nella sfida competiti-va nell’ambito del mercato lattiero-caseario.

Più marginali, rispetto al complessivo, i fattori economici (adeguatezza della quota trattenuta e della remu-nerazione del capitale sociale) e lo sviluppo del portale AgriOK. Considerando la loro posizione di importan-za e soddisfazione, non devono essere considerati come fattori ininfluenti, piuttosto aspetti che la base socia-le mette, in scala di priorità, su un piano di importanza meno decisiva nell’ambito della qualità complessivadel rapporto con la cooperativa.

Su queste valutazioni possono pesare sia un’oculata e apprezzata politica economica che, per ciò che con-cerne il portale AgriOK, la minor conoscenza derivata dalla recente introduzione e diffusione della culturainformatica e delle relative strumentazioni all’interno della base sociale.

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Alta Qual i tà

Le Strategie della cooperativa

Livello di soddisfazione

7,53

7,87

5

1 0

5 1 0

2

1

3

4

56

7

Live

llo d

i im

port

anza

Aspetto Numero

Sviluppo della produzione Alta Qualità 1Introduzione della certificazione di filiera 2Sviluppo del portale AgriOK 3Acquisizioni 4Adeguatezza della quota trattenuta 5Adeguatezza della remunerazione del capitale sociale 6Ampliamento della base sociale 7

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Modalità di coinvolgimento della base sociale

Rispetto alle modalità di coinvolgimento, la base sociale mette in evidenza che, pur essendo tutte le inizia-tive della cooperativa di rilevante importanza (valori compresi fra 7,3 e 7,9), alcune di queste hanno un minortasso di priorità (assemblea generale e riunioni di zona), mentre sembrano molto più qualificanti i Corsi e iSeminari tecnico scientifici dedicati al potenziamento delle conoscenze e delle competenze degli allevatori asso-ciati.

Questa indicazione ha un carattere di rilevante uniformità, in quanto tutte le voci riguardanti queste moda-lità di coinvolgimento hanno assunto valori sostanzialmente identici per importanza e, come soddisfazione,hanno riscosso una altrettanto univoca valutazione positiva. Inoltre, questa valutazione indica che la stradaintrapresa per il coinvolgimento deve svilupparsi intorno a temi che hanno più a che fare con il sapere, qualeelemento strategico per rendere più competitiva la base sociale e la cooperativa.

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Alta Qual i tàLi

vello

di i

mpo

rtan

za

Livello di soddisfazione

7,53

7,87

5

1 0

5 1 0

8

91 0

1 1

1 2 , 1 31 4 , 1 5

Aspetto Numero

Riunioni di zona 8Assemblea generale dei soci 9Bilancio sociale 10Presenza di un responsabile di zona 11Corsi sulla gestione della filiera 12Corsi sulla gestione della stalla 13Corsi sull'alimentazione degli animali 14Seminari tecnico - scientifici 15

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Servizi forniti dalla cooperativa

Nei confronti dei servizi forniti dalla cooperativa, la base sociale mette in evidenza che tutte le iniziative del-la cooperativa sono di rilevante importanza (valori compresi fra 7,3 e 8,0) e con livelli di soddisfazioni supe-riore alla media.

I più qualificanti appaiono la pubblicazione di testi tecnici e la gestione delle quote latte, ma anche l’assi-stenza ricevuta tramite Internet è nel complesso positiva.

La concentrazione delle valutazioni conferma il valore della qualità percepita dai soci rispetto ai servizi ero-gati da Granlatte, soprattutto per ciò che concerne la gestione delle quote latte, tema sicuramente rilevante peri risvolti che esse hanno all’interno delle relazioni con il mondo produttivo del latte.

Inoltre si sottolinea l’apprezzamento dell’utilizzo di internet quale strumento per comunicare rapidamentecon la cooperativa i dati relativi all’assistenza tecnica e sui dati delle produzioni, che risultano chiare e tempe-stive.

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Alta Qual i tàLi

vello

di i

mpo

rtan

za

Livello di soddisfazione

7,53

7,87

5

1 0

5 1 0

1 6

1 7

1 8

1 92 0

Aspetto Numero

Pubblicazione di testi 16Gestione delle quote latte 17Assistenza ed invio dati tramite Internet 18Tempi di invio dati tramite Internet 19Chiarezza dei dati ricevuti tramite Internet 20

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Alta Qual i tà

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Politiche degli incentivi economici

Un quadro importante dei rapporti fra socio e Granlatte riguarda le politiche degli incentivi economici.Rispetto agli aspetti indagati emerge chiaramente che questi fattori non tutti sono ugualmente importanti eche il livello di soddisfazione ha premiato in modo più differenziato gli stessi.

In particolare il fattore che è vissuto come più qualificante è la modalità di pagamento del latte conferito,aspetto questo che, nel panorama attuale attraversato da tensioni derivanti dai recenti fatti avvenuti nel mon-do lattiero caseario, ha rilevanza strategica per i produttori e per la qualità delle relazioni con la cooperativa.

Da sviluppare e migliorare sono invece gli incentivi e i premi per i produttori che fanno parte del sistemadi certificazione di filiera e, più in generale, sulla produzione di qualità. Ciò riveste importanza in un’ottica dimedio periodo per il mantenimento di una tensione positiva dei soci rispetto alle strategie di Granlatte chevedono nella Alta Qualità e nella certificazione di filiera, come si è visto precedentemente, un fattore decisivodi distinzione e di successo.

In ultimo, ma non per questo ininfluente, la valutazione sulla relativa marginalità emersa circa le politichedi differenziazione dei costi di raccolta e della differenziazione del prezzo per trimestri; espressione questa chemostra, probabilmente un minor “appeal” per iniziative che tendono a ridurre la certezza del prezzo nel tem-po.

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Livello di soddisfazione

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5

1 0

5 1 0

2 1

2 2

2 32 4

2 5 , 2 6

Politiche degli incentivi economici

Aspetto Numero

Differenziazione costi di raccolta 21Differenziazione del prezzo per trimestri 22Modalità di pagamento 23Adeguatezza degli incentivi basati sulla qualità 24Incentivi per chi fa parte del sistema di certificazione di filiera 25Premi per chi fa parte del sistema di certificazione di filiera 26

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Assistenza tecnica

L’Assistenza tecnica nel suo complesso viene vissuta presso la base sociale come qualificante, per il livello disoddisfazione dichiarato in presenza di pesi di importanza superiori alla media.

Questa indicazione ha un carattere di rilevante uniformità in quanto tutte le voci riguardanti l’Assistenzatecnica hanno assunto valori sostanzialmente convergenti.

In particolare primeggia la modalità con cui vengono effettuati i prelievi dei campioni per i controlli qua-litativi e l’efficacia e la tempestività degli interventi effettuati dal personale tecnico della cooperativa a favoredei soci.

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Livello di soddisfazione

7,53

7,87

5

1 0

5 1 0

2 7

2 8

2 9

Aspetto Numero

Modalità di prelievo dei campioni per i controlli qualitativi 27Efficacia degli interventi di assistenza tecnica 28Tempestività degli interventi di assistenza tecnica 29

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La necessità di interventi di assistenza tecnica hanno interessato il 60% dei soci, in particolare nelle aree delNord e in stalle di medio grandi dimensioni. Questi interventi sono stati nella totalità richiesti dalla coopera-tiva sulla base degli esiti dei dati di produzione del latte.

C 'è s tata la

necess ità diinterventi tecnic i

60%

Non c'è s tata la

necess ità diinterventi tecnic i

40%

TUTTI GLI INTERVENTITECNICI (100%), SONOSTATI RICHIESTI DALLACOOPERATIVA

La necessità di interventitecnici per

AREA TERRITORIALE

62%

38%

49%

1 0%

90%

51 %

S u d

E m iliaR o m ag n a

N o rd

50%

59%

63%

70%

50%

41 %

37%

30%

< 25

25 - 50

51 - 1 00

> 1 00

La necessità di interventitecnici per

NUMERO DI CAPI

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Alta Qual i tà

2.3 I SOCI E LA CERTIFICAZIONE DI FILIERA

2.3.1 Il livello di conoscenza dei soci

La ricerca evidenzia che il livello di conoscenza della sistema di certificazione di filiera è tuttora limitato: il44% del campione non ha risposto alla domanda e pertanto, presumibilmente, è del tutto all'oscuro delle carat-teristiche che distinguono il sistema di certificazione di filiera attuato da Granlatte.

Tra coloro che, invece, hanno risposto al quesito, il 70% sa che aderiscono al sistema di certificazione difiliera solo i produttori di latte alimentare Alta Qualità e Biologico. Al contrario, è piuttosto scarsa la cono-scenza riguardo all'obbligatorietà o meno dell'adesione stessa: il 65% ha risposto che può essere volontariamentre solo il 35% ha risposto esattamente, cioè che l'adesione è obbligatoria per coloro che producono lattealimentare Alta Qualità e Biologico.

Non hanno

ris pos to44%

Hanno

rispos to56%

...solo chiproduce AltaQualità e Bio

70%

...volontaria65%...obbligatoria

35%

Secondo chi ha risposto,aderisce al sistema di

certificazione di filiera....

Secondo chi ha risposto,l'adesione al sistemadi certificazione è....

...chi produce sia Alta Qualità,sia Bio, sia Normale

30%

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2.3.2 Il punto di vista dei produttori di latte Alta Qualità e Biologico

I vantaggi e l’utilità della certificazione di filieraIn termini generali i soci della cooperativa che producono latte alimentare Alta Qualità e Biologico riten-

gono che la certificazione di filiera comporti vantaggi per tutti coloro che ne sono coinvolti. In particolare è condiviso, con un grado di accordo superiore all’80%, che la maggiore utilità derivante dal-

l’adozione del sistema di certificazione di filiera sia collegata alla relazione con il mercato.I soci ritengono, infatti, che il sistema sia:

� utile per dare garanzie al consumatore (100% di accordo) e quindi fornire fiducia sul livello di sanità delprodotto e di autenticità della provenienza dello stesso;

�migliori sia l’immagine del prodotto sul mercato (100% di accordo), della marca (100%) e dell’azienda agri-cola che lo produce (87%)

� sia fondamentale per rimanere sul mercato (95%)� accresca la forza contrattuale dell’impresa sul mercato (77%)

La convergenza dei punti di vista porta a ritenere, quindi, che il fine principale sia quello di accrescere lareputazione, l’affidabilità, la credibilità del sistema produttivo Granlatte con una elevata enfasi sul rapportoprodotto - consumatore e con la consapevolezza che ciò consenta un ritorno di immagine non solo per la mar-ca Granarolo ma anche per il socio produttore che ha partecipato attivamente alla realizzazione del sistema dicertificazione.

Altrettanto importanti risultano essere i vantaggi sociali (82%) e ambientali (69%) e organizzativo gestio-nali per l’impresa (63%). In questo senso si conferma quanto la certificazione possa contribuire a rafforzare nelvissuto collettivo l’eticità del sistema e la diretta utilità non solo per l’impresa produttrice ma per la società nelsuo insieme.

Gli aspetti meno vantaggiosi, sui quali emerge anche una diversa valutazione all’interno dell’area di accor-do, sono quelli collegati alle modalità attuative e all’utilità economica.

Su questi infatti, il 63% dei soci ritiene che il sistema incida favorevolmente sui conti dell’azienda e il 58%dichiara che sia di semplice attuazione.

Ciò conferma, peraltro, quanto già espresso a proposito del livello di soddisfazione in merito agli aspetti del-le politiche della cooperativa laddove si sottolineava che i fattori sui quali intervenire in termini di migliora-mento erano gli aspetti economici e gli incentivi alla certificazione di filiera.

NOTA BENE: gli aspetti sotto riportati richiamano le frasi sottoposte all'intervistato in cui si evidenziano diverse aree dei van-taggi/utilità della certificazione di filiera. Per ciascuna di esse sono stati evidenziati i differenti gradi di accordo espressi.

Alta Qual i tà

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IL GRADO DI ACCORDO SUI VANTAGGI/UTILITÀ DELLA CERTIFICAZIONE DI FILIERA

Le motivazioni alla certificazione di filieraRispetto alle motivazioni per cui è vantaggioso per l’impresa essere certificata, si confermano le indicazioni

forniti nelle pagine precedenti, in questo caso, però con un livello di accordo più differenziato fra coloro chedichiarano di essere molto d’accordo con le motivazioni proposte, e coloro che sono abbastanza d’accordo conesse.

In particolare i soci ritengono che il sistema: �migliori la sicurezza dei prodotti (92% di accordo) ;�migliori i rapporti con la società civile e i consumatori (89% di accordo);�migliori la qualità del prodotto (76%);

Rispetto al miglioramento dell’organizzazione della stalla, i prezzi e i premi alla produzione, i soci esprimo-no sì un accordo elevato (superiore o uguale al 70%), ma differenziato fra coloro che sono molto (45 - 50%)e chi lo è abbastanza (19 - 29%), mentre in riferimento alla capacità del sistema di migliorare i costi aziendalisi afferma un limitato accordo (24%).

75

Alta Qual i tà

1 00% 97% 95%84%

67%

51 %45%

37% 34%

3%

3%

1 0%28%

1 8%

1 8%26%

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8%

3%

1 5%1 3%

26%

1 6% 1 6% 24%

5% 2%8% 5% 5%

21 % 21 % 1 8%

54%

82%

5%

1 3%

0 %

2 0 %

4 0 %

6 0 %

8 0 %

1 0 0 %

5% 2% 8% 5% 5% 21 % 21 % 1 8%8% 3% 1 5% 1 3% 26% 1 6% 1 6% 24%

3% 5% 3% 1 3% 1 0% 28% 1 8% 1 8% 26% 24%1 00% 97% 95% 84% 82% 67% 54% 51 % 45% 37% 34%

Per niente d’accordo

Poco d’accordo

Abbastanza d’accordo

Molto d’accordo

Garanzieal cons.

Immagineprodotto

Immaginemarca

Immagineazienda

Imp. per ilmercato

Forzacontratt.

Utilitàsociale

Utilitàambient.

Gestioneoperativa

Costiaziendali

Semplicitàdi attuazione

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Ciò fa ritenere che su questi fattori sia necessario intervenire per favorire una adesione più forte e convintaal sistema di certificazione di filiera.

Rispetto alle relazioni fra i soci e la cooperativa (69% di accordo) e fra i soci della cooperativa (55%), i pun-ti di vista mantengono un differenziale significativo di accordo, anche se nel complesso positivo, così come ilfatto che il sistema possa aumentare le possibilità di accesso ai finanziamenti (64%).

NOTA BENE: gli aspetti sotto riportati richiamano le frasi sottoposte all'intervistato in cui si evidenziano diverse aree di miglio-ramento per cui si effettua la certificazione di filiera. Per ciascuna di esse sono stati evidenziati i differenti gradi di accordo espressi.

IL GRADO DI ACCORDO SULLE MOTIVAZIONI PER CUI SI EFFETTUA LA CERTIFICAZIONE DI FILIERA

89%81 %

71 %

50%45%

37% 36%

1 9%

3%

8%

1 9%23% 24%

1 8%28%

5%

8%8%

1 8% 8% 1 6% 1 8%

29% 1 4%

43%

3%8%

1 3%1 8% 1 6% 1 3% 1 6%

22%33%

45%45%

5%

29%

1 6%

0 %

2 0 %

4 0 %

6 0 %

8 0 %

1 0 0 %

P er niente d 'acco rd o 3 % 8 % 1 3 % 1 8 % 1 6 % 1 3 % 1 6 % 2 2 % 3 3 %

P o co d 'acco rd o 8 % 8 % 1 6 % 1 8 % 8 % 1 6 % 1 8 % 2 9 % 1 4 % 4 3 %

A b b as tanza d 'acco rd o 3 % 8 % 5 % 1 9 % 2 9 % 2 3 % 2 4 % 1 8 % 2 8 % 5 %

M o lto d 'acco rd o 8 9 % 8 1 % 7 1 % 5 0 % 4 5 % 4 5 % 4 5 % 3 7 % 3 6 % 1 9 %

S icurezzaR ap p o rti

co n s o c. eco ns.

Q ualitˆ O rg anizz . P rezzi P remiR ap p o rti

co lco ns o rzio

R ap p o rtifra s o ci

P o s s ib ilitˆd i finanz. C o s ti

89%81 %

71 %

50%45%

37 % 36%

1 9%

3%

8%

1 9%23% 24%

1 8%28%

5%

8%8%

1 8% 8% 1 6%1 8%

29% 1 4%

43%

3%8%

1 3%1 8% 1 6% 1 3% 1 6%

22%

33%

45%45%

5%

29%

1 6%

0 %

2 0 %

4 0 %

6 0 %

8 0 %

1 0 0 %

P er n ie n te d 'a c c o rd o 3 % 8 % 1 3 % 1 8 % 1 6 % 1 3 % 1 6 % 2 2 % 3 3 %

P o c o d 'a c c o rd o 8 % 8 % 1 6 % 1 8 % 8 % 1 6 % 1 8 % 2 9 % 1 4 % 4 3 %

A b b a s ta n z a d 'a c c o rd o 3 % 8 % 5 % 1 9 % 2 9 % 2 3 % 2 4 % 1 8 % 2 8 % 5 %

M o lto d 'a c c o rd o 8 9 % 8 1 % 7 1 % 5 0 % 4 5 % 4 5 % 4 5 % 3 7 % 3 6 % 1 9 %

S ic u re z z aR a p p o rt i

c o n s o c . ec o n s .

Q ua lità O rg a n iz z . P re z z i P rem iR a p p o rt i

c o lc o n s o rz io

R a p p o rt if ra s o c i

P o s s ib ilitàd i f in a nz . C o s ti

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2.3.3 Il punto di vista dei produttori di latte Normale

Oltre la metà dei produttori di latte alimentare Normale (55%) non esprime un'idea riguardo all'utilità dimettere in pratica metodologie o procedure per attuare la rintracciabilità del loro tipo di latte.

Chi si esprime, ossia il 45% degli intervistati che producono il latte Normale, considera generalmente uti-le (molto utile per il 41% del campione, abbastanza utile per il 47%), l'attuazione delle procedure necessarieper garantire la rintracciabilità del latte da loro prodotto.

UTILITÀ DELLE PROCEDURE DI RINTRACCIABILITÀ

I vantaggi e l’utilità della certificazione di filiera

In termini generali, i soci della cooperativa che producono latte alimentare Normale, e quindi non coinvoltiattualmente nel sistema, ritengono che la certificazione di filiera possa generare vantaggi e utilità per chi ne faparte.

In particolare è condivisa, con un grado di accordo superiore all’90%, l’opinione che la maggiore utilitàderivante dall’adozione del sistema di certificazione di filiera possa risiedere nel rapporto con il mercato.

Questi soci ritengono, infatti, che il sistema possa:�migliorare l’immagine della marca e del prodotto e dare garanzie ai consumatori (100% di accordo);� aumentare la forza contrattuale dell’impresa sul mercato (97%) ed essere fondamentale per rimanere sul

mercato (93%) C’è quindi una convergenza, anche se con scale di priorità leggermente differenti rispetto a quanto hanno

affermato i soci che già fanno parte del sistema di certificazione, sul fatto che il fine principale sia quello diconferire maggiore forza alla marca, al prodotto e all’impresa e dare sicurezza al consumatore.

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Alta Qual i tà

Si esprime45% Chi si esprime, considera

la rintracciabilità....

Non si esprime55%

...per niente utile12%

...molto utile41%

...abbastanza utile47%

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Alta Qual i tà

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Rispetto agli altri fattori, nei soci produttori di latte Normale, c’è una percezione positiva di utilità ancheper ciò che riguarda i vantaggi sociali (93%) e ambientali (68%), ma soprattutto per una ricaduta favorevolesui conti dell’azienda agricola (89% ai accordo) e per l’attuazione che si ritiene possa essere semplice (83%) eutile per la organizzazione gestionale dell’impresa (74%).

NOTA BENE: gli aspetti sotto riportati richiamano le frasi sottoposte all'intervista-to in cui si evidenziano diverse aree dei vantaggi/utilità della certificazione di filiera. Perciascuna di esse sono stati evidenziati i differenti gradi di accordo espressi da chi consi-dera molto o abbastanza utile la rintracciabilità anche per i produttori di latte Normale.

IL GRADO DI ACCORDO SUI VANTAGGI/UTILITÀ DELL'EVENTUALE CERTIFICAZIONE DI FILIERA

...molto utile

...abbastanzautile

90% 89% 86% 83%79%

68%

54% 50% 48%

1 0% 1 1 %1 4%

1 4%21 %

21 %

29%

1 8% 26%

3%4% 7% 4% 1 1 %

1 7%

21 %1 5%

3% 3%1 1 % 1 1 %

72%82%

1 4% 1 1 %

0 %

2 0 %

4 0 %

6 0 %

8 0 %

1 0 0 %

P er niente d'acco rdo 3% 3% 1 1 % 1 1 %

P o co d'acco rdo 3% 4% 7% 4% 1 1 % 1 7% 21 % 1 5%

A bbas tanza d'acco rdo 1 0% 1 1 % 1 4% 1 4% 1 1 % 1 4% 21 % 21 % 29% 1 8% 26%

M o lto d'acco rdo 90% 89% 86% 83% 82% 79% 72% 68% 54% 50% 48%

Im m aginem arca

Im m aginepro do tto

G aranz ieal co ns .

F o rzaco ntratt.

Im p. per ilm ercato

Im m agineaz ienda

U tilitàs o ciale

C o s tiaz iendali

S em plic itàdi

attuaz io ne

U tilitàam bient.

G es tio neo perativa

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Alta Qual i tà

Le motivazioni alla certificazione di filiera

Rispetto alle motivazioni per cui sarebbe vantaggioso per l’impresa essere certificata, i soci produttori di lat-te normale hanno la percezione che il sistema possa:�migliorare i rapporti con la società civile e i consumatori (100% di accordo);�migliorare la sicurezza dei prodotti (100% di accordo) ;

Sono altresì convinti che il sistema possa migliorare prezzi e premi alla produzione (rispettivamente 96% e89%), la qualità del prodotto (82%), e, più in generale, possa consentire una più positiva gestione dell’orga-nizzazione (71%), dei costi (70%) e dei rapporti fra i soci e la cooperativa e all’interno della cooperativa stes-sa.

NOTA BENE: gli aspetti sotto riportati richiamano le frasi sottoposte all'intervista-to in cui si evidenziano diverse aree di miglioramento per cui si effettua la certificazionedi filiera. Per ciascuna di esse, sono stati evidenziati i differenti gradi di accordo espressida chi considera molto o abbastanza utile la rintracciabilità anche per i produttori di lat-te Normale.

...molto utile...abbastanzautile

...per nienteutile

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IL GRADO DI ACCORDO SULLE MOTIVAZIONI PER CUI SI EFFETTUEREBBE LA CERTIFICAZIONE DI FILIERA

Infine, fra i soci che producono latte alimentare Normale e che considerano poco o per niente utile l'attua-zione di procedure per garantire la rintracciabilità (8% del totale dei soci Granlatte), gli svantaggi della certifi-cazione di filiera e le motivazioni per cui non la effettuano sono principalmente legati alla convinzione che ilsistema non possa permettere di trasferire utilità alla società e all’ambiente, e che non consenta un migliora-mento dei costi e della gestione operativa della stalla in quanto di difficile attuazione.

Alta Qual i tà

80

93% 89%81 % 7 8%

59% 56% 52%48%

7%1 1 %

1 1 %

1 9%1 5%

1 1 % 1 9%22%

4% 1 5%

7%1 2%

1 8%1 8% 1 9%

7 % 3%

1 5% 1 5% 1 5% 1 1 % 1 1 %

58%67 %

1 5%

1 5%

4%

0 %

2 0 %

4 0 %

6 0 %

8 0 %

1 0 0 %

P er niente d 'a c c o rd o 7 % 3 % 1 5 % 1 5 % 1 5 % 1 1 % 1 1 %

P o c o d 'ac c o rd o 4 % 4 % 1 5 % 7 % 1 2 % 1 8 % 1 8 % 1 9 %

A b b as tanz a d 'a c c o rd o 7 % 1 1 % 1 5 % 1 1 % 1 5 % 1 9 % 1 5 % 1 1 % 1 9 % 2 2 %

M o lto d 'a c c o rd o 9 3 % 8 9 % 8 1 % 7 8 % 6 7 % 5 9 % 5 8 % 5 6 % 5 2 % 4 8 %

R a p p o rt ic o n s o c . e

c o ns .S ic urez z a P rez z i P rem i Q ua lità

R a p p o rtic o l

c o ns o rz io

R a p p o rt if ra s o c i

P o s s ib ilitàd i f ina nz . O rg a n iz z . C o s ti

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Alta Qual i tà

CAPITOLO 3

Le cooperative sociedi Granlatte

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3.1 LA STRUTTURA DELLE COOPERATIVE SOCIE

3.1.1 Il profilo delle cooperative

La dimensione delle cooperative coinvolte nella ricerca varia da un minimo di 13 aziende agricole associatead un massimo di 300.

Il numero totale di aziende socie delle 16 cooperative intervistate è di circa 1900.Quindi, ogni cooperativa ha mediamente 118 aziende agricole associate. Rispetto a questo dato, risultano in media più piccole le cooperative che operano nelle regioni centro-meri-

dionali (esclusa la zona di Roma), dove la media di aziende associate alle cooperative che aderiscono a Gran-latte è pari a 70. Molto simile al valore medio, invece, il dato delle regioni del Nord (112), mentre risultanosensibilmente più grandi le cooperative della zona di Roma (si registrano mediamente 199 aziende socie).

IL NUMERO DI AZIENDE ADERENTI ALLE COOPERATIVE SOCIE

Il 58% della produzione giornaliera delle cooperative socie è di latte alimentare Normale, il 38% di latte ali-mentare Alta Qualità ed il 4% di latte alimentare Biologico.

Rispetto ai valori medi si evidenzia:� Latte alimentare Normale: l'incidenza di questa tipologia di produzione è maggiore nelle cooperative del

Nord (61%).� Latte alimentare Alta Qualità: l'incidenza maggiore è presso le cooperative del Centro Sud (49%) e nell'a-

rea romana (40%).� Latte alimentare Biologico: le cooperative che producono tale tipologia di latte alimentare sono al Nord (la

cui incidenza percentuale sul totale della produzione è pari al 5%) e nella zona di Roma (incidenza del 4%).

Alta Qual i tà

82

T o t a le M e d ia

No r d 673 1 1 2

R o m a 794 1 99

A lt r e C e n t r o S u d 422 70

I T A L I A 1 8 8 9 1 1 8

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Alta Qual i tà

IL TIPO DI LATTE ALIMENTARE PRODOTTO PER QUANTITÀ GIORNALIERA

Latte alim entareA lta Q ualità

38%

Latte alim entareBiologico

4%

Latte alim entareNorm ale

58%

H l/ g g % H l/ g g % H l/ g g % H l/ g g %

Norma le 1 0459 58% 5732 61 % 4004 56% 723 51 %

A lta Q ua lità 6774 38% 3203 34% 2880 40% 691 49%

Biolog ico 803 4% 487 5% 31 6 4% 0 0%

T o t a le 1 8 0 3 6 1 0 0 % 9 4 2 2 1 0 0 % 7 2 0 0 1 0 0 % 1 4 1 4 1 0 0 %

A lt r e C e n t r o S u dT ip o d i la t t e

p r o d o t t oT o t a le No r d R o m a

P R O D U Z I O NE G I O R NA L I ER A ( H l/ g g )

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3.2 I RAPPORTI TRA LE COOPERATIVE SOCIE E GRANLATTE

3.2.1 L'anzianità di associazione

Delle 16 cooperative che hanno fatto parte della ricerca, 2 (13% circa) sono socie di Granlatte da meno di1 anno, 10 (62% circa) si sono associate tra 1 e 5 anni fa e 4 (25%) sono socie da più di 5 anni.

Dall'analisi dei dati, emergono delle differenze tra le diverse aree territoriali:� le 6 cooperative del Nord si sono associate a Granlatte in periodi differenti tra loro, 1/3 di esse è infatti socia

da meno di 1 anno, 1/3 tra 1 e 5 anni ed il restante 1/3 da più di 5 anni;� le 4 cooperative della zona di Roma, invece, sono socie da più di 1 anno, infatti, il 50% di esse ha aderito

a Granlatte da un periodo compreso tra 1 e 5 anni e il restante 50% da più di 5 anni;� le 6 cooperative delle altre zone del Centro Sud si sono tutte (100%) associate a Granlatte tra 1 e 5 anni fa.

T ra 1 e 5 anni62%

Più di 5 anni25%

M eno di 1 anno1 3%

0%

1 00%

50%

33%

50%

33%

0%

33%

0%A ltre C en tro

S u d

Rom a

N ord

P iù d i 5 an n i

T ra 1 e 5 an n i

M en o d i 1 an n oIl periodo di associazione per

AREA TERRITORIALE

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3.2.2 La valutazione del rapporto associativo

I risultati riportati qui di seguito evidenziano una maggiore variabilità del livello di valutazione da parte del-le Cooperative rispetto ai soci singoli, sia in termini di importanza che di soddisfazione. In particolare, è mag-giore la forbice fra il dato d'importanza (mediamente più alto rispetto ai soci singoli) e quello di soddisfazione(mediamente più basso rispetto ai soci singoli).

Inoltre, all’interno delle Cooperative, assumono maggiore importanza gli aspetti legati all’assistenza tecnicae ai servizi forniti da Granlatte.

Per contro, sono più basse le valutazioni, sia in termini di importanza che di soddisfazione, per molti degliaspetti che riguardano le aree delle modalità di coinvolgimento della base sociale e delle politiche degli incen-tivi.

Ulteriori e più approfondite osservazioni sugli aspetti indagati derivano dall’analisi comparata del livello diimportanza e soddisfazione, sviluppata con le matrici di orientamento e posizionamento delle pagine successi-ve.

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NOTA METODOLOGICA

LA VALUTAZIONE DEGLI ASPETTI RIGUARDANTI LE STRATEGIE E LE POLITICHE DI GRANLATTEIl metodo di valutazioneLa valutazione del livello d'importanza e di soddisfazione, nel questionario, è stata effettuata dal rappresentante della cooperati-va socia seguendo la medesima metodologia adoperata nella parte di ricerca relativa ai soci singoli.

LA MATRICE DI ORIENTAMENTO E POSIZIONAMENTO DEGLI ASPETTICARATTERIZZANTI LA COOPERATIVAAnche per quanto riguarda la costruzione della matrice di orientamento e posizionamento degli aspetti caratterizzanti la coope-rativa, si è seguita la stessa metodologia adoperata nella ricerca condotta sui soci singoli.La delimitazione delle aree in cui è suddivisa la matrice è stata effettuata anche in questo caso considerando i valori medi totalicalcolati per tutti gli item, dunque, nel caso delle valutazioni attribuite dai rappresentanti delle cooperative, il livello d’impor-tanza medio per gli aspetti è risultato 8,29, mentre il livello di soddisfazione medio ottenuto è stato 6,48.

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Tabella riassuntiva delle valutazione espresse dalle Cooperative Socie

sugli aspetti delle Strategie e politiche di Granlatte

AArreeaa AAssppeettttoo LLiivveelllloo LLiivveellllooIImmppoorrttaannzzaa SSooddddiissffaazziioonnee

Strategie Sviluppo della produzione Alta Qualità 9,1 7,6

di Granlatte Introduzione della certificazione di filiera 8,6 7,1

Sviluppo del portale AgriOK 5,6 5,0

Acquisizioni 9,1 7,1

Adeguatezza della quota trattenuta 8,2 6,5

Adeguatezza della remunerazione del capitale sociale 8,3 6,5

Ampliamento della base sociale 7,9 6,0

Modalità di Riunioni di zona 8,2 6,0

coinvolgimento Assemblea generale dei soci 7,8 6,3

della base sociale Bilancio sociale 7,4 6,3

Presenza di un responsabile di zona 6,3 6,3

Corsi sulla gestione della filiera 8,8 6,8

Corsi sulla gestione della stalla 7,4 5,4

Corsi sull'alimentazione degli animali 7,3 4,7

Seminari tecnico - scientifici 7,4 5,5

Servizi forniti Pubblicazione di testi 7,8 6,3

da Granlatte Assistenza ed invio dati tramite Internet 9,4 7,7

Tempi di invio dati tramite Internet 9,5 7,3

Chiarezza dei dati ricevuti tramite Internet 9,5 7,5

Politiche degli Differenziazione costi di raccolta 7,1 5,5

incentivi Differenziazione del prezzo per trimestri 6,0 5,2

economici Modalità di pagamento 9,6 8,4

Adeguatezza degli incentivi basati sulla qualità 9,5 7,1

Incentivi per chi fa parte del sistema di certificazione di filiera 9,4 5,5

Premi per chi fa parte del sistema di certificazione di filiera 9,4 5,7

Assistenza tecnica Modalità di prelievo dei campioni per i controlli qualitativi 9,7 7,7

Efficacia degli interventi di assistenza tecnica 8,7 6,8

Tempestività degli interventi di assistenza tecnica 9,1 7,6

VVaalloorrii mmeeddii ccoommpplleessssiivvii 88,,33 66,,55

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Aspetto Numero

Sviluppo della produzione Alta Qualità 1Introduzione della certificazione di filiera 2Sviluppo del portale AgriOK 3Acquisizioni 4Adeguatezza della quota trattenuta 5Adeguatezza della remunerazione del capitale sociale 6Ampliamento della base sociale 7Riunioni di zona 8Assemblea generale dei soci 9Bilancio sociale 10Presenza di un responsabile di zona 11Corsi sulla gestione della filiera 12Corsi sulla gestione della stalla 13Corsi sull'alimentazione degli animali 14Seminari tecnico - scientifici 15Pubblicazione di testi 16Assistenza ed invio dati tramite Internet 17Tempi di invio dati tramite Internet 18Chiarezza dei dati ricevuti tramite Internet 19Differenziazione costi di raccolta 20Differenziazione del prezzo per trimestri 21Modalità di pagamento 22Adeguatezza degli incentivi basati sulla qualità 23Incentivi per chi fa parte del sistema di certificazione di filiera 24Premi per chi fa parte del sistema di certificazione di filiera 25Modalità di prelievo dei campioni per i controlli qualitativi 26Efficacia degli interventi di assistenza tecnica 27Tempestività degli interventi di assistenza tecnica 28

Gli aspetti del rapporto

Livello di soddisfazione

6,48

8,29

Live

llo d

i im

port

anza

4,5

1 0

4,5 1 0

1 , 2 82

3

4

5

6

7

8

1 0

1 1

1 2

1 3

1 4

1 59 , 1 6

1 7

1 81 9

2 0

2 1

2 22 3

2 42 5

2 6

2 7

LEGENDA

Strategie della cooperativa

Modalità di coinvolgimento della base

Servizi forniti dalla cooperativa

Politiche degli incentivi economici

Assistenza tecnica

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Strategie della cooperativaRispetto alle Strategie di Granlatte, le cooperative indicano, come qualificanti, il rapporto fra loro e la

Società Cooperativa, lo sviluppo della produzione Alta Qualità, le acquisizioni e l’introduzione della certifica-zione di filiera. Questi aspetti hanno una netta prevalenza rispetto agli altri aspetti, e indicano in modo chiaroche la direzione intrapresa è giusta e soddisfacente. Altrettanto importanti e qualificanti, anche se collocati suvalori medi complessivi, sono i fattori economici (adeguatezza della quota trattenuta e della remunerazione delcapitale sociale).

L’ampliamento della base sociale è un fattore di minore importanza, mentre risulta ancora marginale lo svi-luppo del portale AgriOK.

Quest’ultimo aspetto è probabilmente da interpretare come difficoltà delle cooperative di essere collettoridi informazioni e di gestione delle stesse in ambito informatico, e quindi può essere interpretato come unsegnale di limitata conoscenza e di esigenza, conseguentemente, di maggiore coinvolgimento.

Live

llo d

i im

port

anza

Livello di soddisfazione

6,48

8,29

4,5

1 0

4,5 1 0

1

2

3

4

5

6

7

Aspetto Numero

Sviluppo della produzione Alta Qualità 1Introduzione della certificazione di filiera 2Sviluppo del portale AgriOK 3Acquisizioni 4Adeguatezza della quota trattenuta 5Adeguatezza della remunerazione del capitale sociale 6Ampliamento della base sociale 7

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Modalità di coinvolgimento della base socialeRispetto alle modalità di coinvolgimento, Le cooperative evidenziano che i corsi sulla gestione della filiera

rappresentano l’aspetto più qualificante, mentre tutte le altre, seppur con differenti livelli di importanza e sod-disfazione, hanno un ruolo più marginale.

Si distinguono fra queste, le riunioni zona che appaiono come uno dei fattori tendenzialmente da svilup-pare per il contenuto di coinvolgimento e di informazione fra le cooperative socie e Granlatte.

Questa indicazione segnala, peraltro, che alcune di queste iniziative sono anche realizzate dalle cooperativemaggiori, e che comunque non sembrano avere un peso rilevante per il coinvolgimento della base sociale.

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Live

llo d

i im

port

anza

Livello di soddisfazione

6,48

8,29

4,5

1 0

4,5 1 0

8

9

1 0

1 1

1 2

1 31 41 5

Aspetto Numero

Riunioni di zona 8Assemblea generale dei soci 9Bilancio sociale 10Presenza di un responsabile di zona 11Corsi sulla gestione della filiera 12Corsi sulla gestione della stalla 13Corsi sull'alimentazione degli animali 14Seminari tecnico - scientifici 15

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Servizi forniti dalla cooperativaNei confronti dei servizi forniti dalla cooperativa, le cooperative evidenziano che l’assistenza ricevuta tra-

mite Internet è giudicata come fattore qualificante il rapporto con Granlatte, mentre la pubblicazione di testiè ritenuta più marginale.

Il dato positivo emerso conferma il valore della qualità percepita dai soci rispetto al servizio via Internet,quale strumento per comunicare rapidamente con la Società Cooperativa, scambiando dati relativi all’assisten-za tecnica e alle produzioni, informazioni che risultano chiare e tempestive.

Live

llo d

i im

port

anza

Livello di soddisfazione6,48

8,29

4,5

1 0

4,5 1 0

1 6

1 7

1 81 9

Aspetto Numero

Pubblicazione di testi 16Assistenza ed invio dati tramite Internet 17Tempi di invio dati tramite Internet 18Chiarezza dei dati ricevuti tramite Internet 19

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Politiche degli incentivi economiciUn quadro importante nei rapporti fra le Cooperative e Granlatte riguarda le politiche degli incentivi eco-

nomici. Rispetto agli aspetti indagati emerge chiaramente, come si è già visto per i soci ma con maggior diffe-renziazione, che questi fattori non sono tutti ugualmente importanti e soddisfacenti.

In particolare il fattore che è vissuto come più qualificante è la modalità di pagamento del latte conferito e,con egual importanza, l’adeguatezza degli incentivi basati sulla qualità, che confermano la forza del rapportoesistente fra Granlatte e la propria base sociale.

Da sviluppare e migliorare sono invece gli incentivi e i premi per i produttori che fanno parte del sistemadi certificazione di filiera. Infine, vengono giudicati come marginali le politiche di differenziazione dei costi diraccolta e della differenziazione del prezzo per trimestri.

Live

llo d

i im

port

anza

Livello di soddisfazione

6,48

8,29

4,5

1 0

4,5 1 0

2 0

2 1

2 2

2 32 4

2 5

Aspetto Numero

Differenziazione costi di raccolta 20Differenziazione del prezzo per trimestri 21Modalità di pagamento 22Adeguatezza degli incentivi basati sulla qualità 23Incentivi per chi fa parte del sistema di certificazione di filiera 24Premi per chi fa parte del sistema di certificazione di filiera 25

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Assistenza tecnicaL’Assistenza tecnica, nel suo complesso, viene vissuta dalle cooperative come qualificante, per il livello di

soddisfazione dichiarato in presenza di pesi di importanza superiori alla media. Questa indicazione ha un carattere di rilevante uniformità, in quanto tutte le voci riguardanti l’Assistenza

tecnica hanno assunto valori sostanzialmente convergenti. In particolare, primeggia la modalità con cui vengono effettuati i prelievi dei campioni per i controlli qua-

litativi e l’efficacia e la tempestività degli interventi effettuati dal personale tecnico della cooperativa a favoredei soci.

Live

llo d

i im

port

anza

Livello di soddisfazione

6,48

8,29

4,5

1 0

4,5 1 0

2 8

2 6

2 7

Aspetto Numero

Modalità di prelievo dei campioni per i controlli qualitativi 26Efficacia degli interventi di assistenza tecnica 27Tempestività degli interventi di assistenza tecnica 28

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3.2.3 Le principali aree di miglioramento

Gli intervistati per le cooperative hanno espresso una valutazione anche circa i possibili miglioramenti neidiversi aspetti già indagati, precedentemente, in termini di importanza e soddisfazione. A una valutazione piùelevata corrisponde un bisogno maggiore.

In generale, gli aspetti per i quali si ritiene possano essere apportati i principali miglioramenti, riguardanol’area delle politiche degli incentivi economici, in particolare i premi per chi fa parte del sistema di certifica-zione di filiera.

Fra gli altri aspetti, la valutazione su possibili miglioramenti è massima per ciò che riguarda la presenza diun responsabile di zona.

Per quello che riguarda le aree dei servizi forniti dalla Società Cooperativa e l’assistenza tecnica non si rile-vano particolari bisogni o possibilità di miglioramenti.

3.2.4 I servizi non forniti che la cooperativa dovrebbe mettere in atto

L’opinione delle Cooperative si differenzia in base alla loro ubicazione territoriale.Nelle cooperative del Nord (Como, Milano, Mantova e Udine), i servizi sono meno necessari, salvo quelli

altamente specialistici, gli altri sono generalmente realizzati dalle Cooperative, mentre è maggiormente sentital’esigenza di avere incontri con il CdA di Granlatte per la conoscenza e il confronto sulle strategie e sulle poli-tiche della cooperativa.

Nelle Cooperative dell’area di Roma, si richiedono, soprattutto, incontri per la diffusione della conoscenzadelle iniziative tecniche e sociali e partecipazione alla vita della Cooperativa: l’esigenza manifestata è quella diessere considerati come soci, e non solo come fornitori di latte.

Nelle Cooperative del Centro Sud (Viterbo, Latina, Frosinone, Boiano, Cosenza), si richiedono, maggior-mente, servizi per la diffusione della cultura della Alta Qualità e dell’immagine di Granarolo, in quanto per talicooperative, il problema emergente è la crescita e la valorizzazione del latte fornito.

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3.3 LE COOPERATIVE SOCIE E LA CERTIFICAZIONE DI FILIERA

3.3.1 L'appartenenza al sistema di certificazione di filiera Granlatte

In generale, tra le aziende agricole che costituiscono le 16 cooperative coinvolte nella ricerca, il 13% appar-tiene al sistema di certificazione di filiera, mentre il restante 87% non vi fa parte.

Per le differenti aree territoriali, si nota che le cooperative del Nord Italia e quelle della zona di Roma han-no dei valori molto simili a quelli nazionali, mentre nel Centro Sud aumenta l'incidenza di aziende che appar-tengono al sistema di certificazione di filiera Granlatte: il valore passa infatti dall'8 - 12% delle altre zone al32%.

Secondo i referenti intervistati, il livello di conoscenza del sistema di certificazione è elevato per i soci pro-duttori di latte alimentare Alta Qualità e Biologico.

Tuttavia, anche fra coloro che hanno adottato il sistema, specie nell’area Roma e Centro Sud, si denotanocomunque una limitata e scarsa conoscenza del sistema.

Alta Qual i tà

94

La certificazione perAREA TERRITORIALE

32%

68%

92%

88%

1 2%

8%

A ltre C en troS u d

Rom a

N ord

N on certificati

C ertificatiNon appartiene al sistemadi certificazione di filiera

87%

Appartiene al sistemadi certificazione di filiera

13%

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3.3.2 I vantaggi e gli svantaggi

I vantaggi della certificazione di filieraLe motivazioni relative all’adozione della certificazione di filiera da parte dei soci delle cooperative sono in

generale di segno positivo, in particolare si ritiene che l’utilità ed i vantaggi riguardino i seguenti aspetti:

� per il Produttore: Nel medio/lungo termine, il produttore si attende una differenziazione del prodotto e una difesa nei con-

fronti di prodotti più indifferenziati. Il fine è sia economico che tecnico produttivo; oltre ad una maggior remunerazione del latte prodotto e una

maggiore forza contrattuale, si ritiene che la certificazione di filiera grazie alla sistematicità del metodo, con-senta di ottenere garanzie per l’alimentazione delle bovine, qualità delle materie prime e una rapida individua-zione dei problemi inerenti la gestione complessiva della stalla.

� per Granlatte:Potenziamento della propria immagine sul mercato e una maggiore forza contrattuale nel rapporto con la

trasformazione e la commercializzazione. E’ opinione diffusa che la certificazione consenta di aumentare lequote di mercato di Granarolo e, conseguentemente, di favorire l’aumento della produzione di latte alta Qua-lità.

� per il Consumatore:E’ prevalente la percezione che la certificazione di filiera offra la possibilità di dimostrare al consumatore la

sicurezza alimentare del latte prodotto e dia le garanzie che si aspetta dal mondo della produzione.

Gli svantaggi della certificazione di filieraGli svantaggi nell’adozione della certificazione di filiera riguardano sostanzialmente, per il produttore, il

limitato riconoscimento economico, quale risultante fra il differenziale del prezzo e gli incentivi e i tempi-costinecessari per gestire le procedure necessarie.

Pur riconoscendo che questo aspetto è legato alla fase di avvio che i soci delle cooperative stanno vivendo,si teme che la diffusione della certificazione di filiera su altri competitori non consenta quella differenziazionedi qualità che oggi, per prima, Granlatte ha conseguito e che, quindi, occorra comunicarla intensamente per-ché sia compresa al meglio dal consumatore finale.

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CAPITOLO 4

Gli effetti della riformadella Politica Agricola Comunitaria

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4.1 La riforma dell’OCM latte

L’approvazione da parte dei ministri dell’Agricoltura europei della riforma della Pac, avvenuta il 26 giugno2003, porta con sé un’importante riforma dell’OCM del settore lattiero-caseario, che, entrata in vigore nel2004, comporta importanti novità per gli allevatori:� riduzione dei prezzi istituzionali

–25% prezzo di intervento del burro, –15% prezzo d’intervento del latte scremato in polvere;

� abolizione del prezzo indicativo;� introduzione di un nuovo sistema di pagamenti diretti;� disaccoppiamento dei pagamenti diretti dal 2006;� proroga delle quote al 31.03.2015.

La nuova riforma del latte è un elemento di grande portata politica e finanziaria. In fase negoziale, sia il Par-lamento europeo sia alcuni importanti Paesi, come la Francia, si erano dichiarati contrari a qualsiasi riduzionedei prezzi istituzionali, se non espressamente richiesta dal WTO. Il varo della riforma non era assolutamentescontato, a causa del notevolissimo impatto sia dal punto di vista aziendale che dal punto di vista del bilanciocomunitario.

4.2 Prezzi

L’elemento più innovativo della proposta di riforma è la riduzione dei prezzi istituzionali e l’introduzione diuna compensazione tramite pagamenti diretti ai titolari di quota latte.

Il prezzo indicativo per il latte è stato abolito. Gli altri prezzi istituzionali subiranno una diminuzione gra-duale in quattro anni (a partire dal 1° luglio 2004 ovvero dalla campagna di commercializzazione 2004/2005)e precisamente:� prezzo d’intervento del burro: -25%;� prezzo d’intervento del latte scremato in polvere: -15%.

Gli acquisiti all’intervento del burro saranno limitati a quantitativi prefissati: 70.000 ton nel 2004, 60.000ton nel 2005, 50.000 ton nel 2006, 40.000 ton nel 2007 e 30.000 ton nel 2008 in poi.

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LA RIDUZIONE DEI PREZZI ISTITUZIONALI DEL LATTE E DEI PRODOTTI LATTIERO-CASEARI

Campagna di commercializzazione Prezzo d'intervento per il burro Prezzo d'intervento per il latte

(1° luglio - 30 giugno) scremato in polvere

euro/100kg Var. % euro/100kg Var. %

2003/2004 328,20 - 205,52 -

2004/2005 305,23 -7% 195,24 -5%

2005/2006 282,44 -14% 184,97 -10%

2006/2007 259,52 -21% 174,69 -15%

2007/2008 e succ. 246,39 -25% 174,69 -15%

4.3 Pagamenti diretti

La diminuzione dei ricavi generata dalla riduzione dei prezzi istituzionali sarà compensata, parzialmente,dall’introduzione dei pagamenti diretti.

I pagamenti diretti sono suddivisi:� premio base;� pagamento supplementari.

PREMIO BASE TEORICOOgni produttore di latte riceverà una compensazione (ovvero un pagamento diretto), pari alla quota latte

disponibile al 31 marzo di ogni anno, moltiplicata per l’importo del pagamento diretto previsto dal Reg. Ce1782/2003, pari a:� 8,15 euro/ton per l’anno civile 2004;� 16,31 euro/ton per l’anno civile 2005;� 24,49 euro/ton per l’anno civile 2006 e successivi.

PREMIO BASE EFFETTIVOIl Reg. 1782/2003 stabilisce che i pagamenti diretti saranno elargiti nei limiti della quota nazionale dispo-

nibile (QNG) nel 1999/2000). Qualora la sommatoria delle quote singolarmente attribuite superasse il QNG,lo Stato membro dovrà provvedere a riportare la sommatoria delle singole assegnazioni entro il QNG1999/2000, ai soli fini dei pagamenti diretti. Siccome l’attuale QNG italiana è superiore a quella 1999/2000,per effetto dell’aumento di quota ottenuta in Agenda 2000, per ogni produttore questa clausola si traduce inuna riduzione dei pagamenti diretti pari a circa il 6%.

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100

Di conseguenza, l’importo effettivo del pagamento diretto (base) è pari a:� 7,69 euro/ton per l’anno civile 2004;� 15,38 euro/ton per l’anno civile 2005;� 23,09 euro/ton per l’anno civile 2006 e successivi.

PAGAMENTI SUPPLEMENTARIAl premio base si aggiungerà un pagamento supplementare, da assegnare agli allevatori secondo criteri sta-

biliti dagli Stati membri, fino alla concorrenza di un massimale nazionale (enveloppe) assegnato ad ogni Statomembro. All’Italia è stata assegnata un’enveloppe di 109,33 milioni di euro a regime (2006 e anni successivi).

I criteri per la distribuzione dell’enveloppe sono stati decisi dal Ministero delle Politiche Agricole e Foresta-li con Decreto Ministeriale del 23 aprile 2004, che prevede una distribuzione in modo lineare sulla base dellaproduzione consegnata durante la campagna entro il limiti del QRI (quantitativo di riferimento individuale =quota latte aziendale).

IMPORTI A DISPOSIZIONE DEGLI STATI MEMBRI PER I PAGAMENTI SUPPLEMENTARI (MILIONI DI EURO)

Stato membro 2004 2005 2006 e successivi

Belgio 12,12 24,30 36,45

Danimarca 16,31 32,70 49,05

Germania 101,99 204,53 306,79

Grecia 2,31 4,63 6,94

Spagna 20,38 40,86 61,29

Francia 88,70 177,89 266,84

Irlanda 19,20 38,50 57,76

Italia 36,34 72,89 109,33

Lussemburgo 0,98 1,97 2,96

Paesi Bassi 40,53 81,29 121,93

Austria 10,06 20,18 30,27

Portogallo 6,85 13,74 20,62

Finlandia 8,81 17,66 26,49

Svezia 12,09 24,24 36,37

Regno Unito 53,40 107,09 160,64

UE 15 430,07 862,47 1293,73

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PAGAMENTI DIRETTI TOTALISulla base della decisione in merito al criterio di ripartizione dell’enveloppe, gli allevatori (che consegnano

interamente il loro QRI) possono contare su un importo totale dei pagamenti diretti pari a:� 11,14 euro/ton per l’anno civile 2004;� 22,30 euro/ton per l’anno civile 2005;� 33,48 euro/ton per l’anno civile 2006 e successivi.

Il calcolo del pagamento diretto in ogni azienda è molto semplice. Ipotizziamo un’azienda con un QRI di900 tonnellate, che viene consegnato integralmente; i pagamenti diretti per il 2004 saranno pari a:

Quota latte (in ton) x 11,14 euro/ton = pagamento diretto 2004900 ton x 11,14 euro/ton = 10.026,00 euro

OCM LATTE: PAGAMENTI DIRETTI (A PARTIRE DAL 2004)

Pagamenti diretti 2004 2005 2006 e successivi

Premio base teorico euro/ton 8,15 16,31 24,49

Premio base effettivo euro/ton 7,69 15,38 23,09

Pagamento supplementare euro/ton 3,45 6,92 10,38

Totale pagamenti diretti euro/ton 11,14 22,30 33,48

BENEFICIARI DEI PAGAMENTI DIRETTII beneficiari dei pagamenti diretti sono i titolari di quota latte sulla base del QRI disponibile in ogni sin-

gola azienda al 31 marzo di ogni anno. Nel caso in cui la quota sia stata ceduta in affitto, essa si considera disponibile nell’azienda del cessionario

(affittuario), quindi il pagamento diretto sarà percepito da quest’ultimo.

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4.4 Disaccoppiamento

DISACCOPPIAMENTOTutti i pagamenti diretti, sia il premio base sia il pagamento supplementare, rimarranno accoppiati fino al

2005, mentre saranno disaccoppiati dal 2006 e rientreranno nel pagamento unico per azienda. Dal 2006, quin-di, l’allevatore storico potrà abbandonare la produzione, vendere le quote e mantenere nella propria azienda ilpagamento diretto.

Il Reg. 1782/2003 concedeva agli Stati membri la possibilità di attuare il disaccoppiamento nel 2005 o 2006o 2007; su questo punto gli Stati membri dovevano pronunciarsi entri il 1° agosto 2004. Il Governo italiano,con Decreto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali n. 1787 del 5 agosto 2004, ha deciso di attuareil disaccoppiamento dei pagamenti del settore lattiero-caseario dal 2006.

Nell’ambito dell’Ue-15, 8 Stati membri hanno deciso il disaccoppiamento dei pagamenti diretti del settorelattiero-caseario nel 2005 e 7 nel 2006.

DATA DI PARTENZA DEL DISACCOPPIAMENTO DEI PAGAMENTI DIRETTI NEL SETTORE LATTIERO-CASEARIO

NEI VARI STATI MEMBRI

2005 2006

Regno Unito Spagna

irlanda Finlandia

Germania Olanda

Danimarca Francia

Svezia Grecia

Austria Belgio

Lussemburgo Italia

Portogallo

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DISACCOPPIAMENTO DAL 2006Le scelte nazionali sul disaccoppiamento del pagamenti diretti del settore lattiero sono di estremo interesse

per gli allevatori.Con la decisione di applicare il disaccoppiamento dei premi per i prodotti lattiero-caseari dal 2006, il dis-

accoppiamento sarà calcolato sulla base delle quote lattiere possedute al 31 marzo 2006: in caso di affitti diquote, il pagamento disaccoppiato spetta all’affittuario. E’ evidente l’impatto che questa decisione genera sul

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mercato delle quote lattiere. Le quote acquistate nel 2004 potranno generare i pagamenti disaccoppiati all’acquirente, in quanto saran-

no disponibili presso l’allevatore al 31 marzo 2006. Le quote acquistate dal 2005 consentono all’acquirente il“diritto a produrre”, mentre il pagamento disaccoppiato rimane a beneficio del venditore.

In base al principio del disaccoppiamento, dal 2006, l’allevatore storico potrà abbandonare la produzione,vendere le quote e mantenere nella propria azienda il pagamento disaccoppiato. E’ facile prevedere che, per lacampagna lattiera 2005/2006, ci sarà un blocco del mercato degli affitti.

4.5 Proroga delle quote latte

Le quote latte sono prorogate fino al 31 marzo 2015; non è previsto nessun aumento di quota rispetto adAgenda 2000.

La decisione di prorogare le quote fino al 2015 è indubbiamente il provvedimento più rilevante per l’equi-librio del settore lattiero-caseario. Per altri 11 anni la produzione lattiera sarà contingentata. Le quote sono unostrumento indispensabile per limitare il divario tra l’offerta e la domanda nel mercato del latte e dei prodottilattiero-caseari, per evitare le eccedenze strutturali e per conseguire un migliore equilibrio di mercato.

Gli allevatori che hanno puntato la loro strategia nel fallimento del sistema delle quote e nel sistematicorifiuto della normativa, sono stati smentiti e saranno costretti ad una rapida regolarizzazione.

La riforma comunque potrebbe condurre ad una maggiore mobilità delle quote: la riduzione dei prezzi isti-tuzionali e la parziale compensazione dei pagamenti diretti dovrebbe generare una riduzione della redditivitànelle aziende meno efficienti, che potrebbero essere spinte ad abbandonare la produzione, immettendo sul mer-cato le loro quote che saranno appannaggio delle aziende che intendono migliorare la loro efficienza amplian-do la loro produzione.

I QUANTITATIVI NAZIONALI GARANTITINon sono stati concessi aumenti di quota nazionale, ad eccezione di quelli già accordati con Agenda 2000.

L’Italia aveva già beneficiato dell’aumento di quota nazionale nel 2000-2002.

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QUOTE LATTIERE (tonnellate)

Stati membri QUOTA AUMENTO SPECIFICO AUMENTO QUOTA QUOTA Aumento

NAZIONALE AUMENTO AUMENTO NAZIONALE complessivo

1999/2000 periodo periodo SPECIFICO PRO-RATA (+1,5%) AUMENTO dal 2008/09 in %

2000/2001 2001/2002 periodo a partire TOTALE al 2014/15

2000/2002 dal periodo

2006/2007 (*)

Belgio 3.310.431 49.656 49.656 3.360.087 1,5%

Danimarca 4.455.348 66.828 66.828 4.522.176 1,5%

Germania 27.864.816 417.972 417.972 28.282.788 1,5%

Grecia (**) 630.513 44.800 25.200 70.000 120.000 190.000 820.513 30,1%

Spagna 5.566.950 350.000 200.000 550.000 550.000 6.116.950 9,9%

Francia 24.235.798 363.537 363.537 24.599.335 1,5%

Irlanda 5.245.764 96.000 54.000 150.000 150.000 5.395.764 2,9%

Italia 9.930.060 384.000 216.000 600.000 600.000 10.530.060 6,0%

Lussemburgo 269.049 4.035 4.035 273.084 1,5%

Paesi Bassi 11.074.692 166.122 166.122 11.240.814 1,5%

Austria 2.749.401 41.241 41.241 2.790.642 1,5%

Portogallo (***) 1.870.461 78.089 78.089 1.948.550 4,2%

Finlandia 2.407.003 36.066 36.066 2.443.069 1,5%

Svezia 3.303.000 49.545 49.545 3.352.545 1,5%

Regno Unito 14.590.047 12.608 7.092 19.700 218.850 238.550 14.828.597 1,6%

Unione Europea 117.503.333 887.408 502.292 1.389.700 1.611.942 3.001.642 120.504.975 2,6%

(*) Aumento dello 0,5% per tre campagne, a partire dal periodo 2006/2007. Non ne hanno diritto gli Stati membri che hanno usufruito dell'aumento speci-

fico nel 2000/2001 e 2001/2002.

(**) La Grecia ha ottenuto un ulteriore aumento specifico di 120.000 tonnellate.

(***) Aumento specifico di 50.000 tonnellate per attribuzione esclusiva ai produttori delle Azzorre.

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4.6 Gli effetti sui prezzi di mercato

Il settore del latte aveva mantenuto fino ad oggi un alto livello di sostegno, anche grazie al sistema delle quo-te che ha evitato la formazione di elevate eccedenze strutturali.

I produttori si trovano oggi nella condizione di dover valutare gli effetti di questa riforma nelle loro azien-de. Il quesito più stringente riguarda il prezzo di mercato del latte dopo la riforma.

La riduzione dei prezzi istituzionali, a regime (2007), dovrebbe teoricamente generare un’analoga riduzionedei prezzi di mercato (-25%).

La riduzione dei prezzi del latte alla stalla, derivante dalla riduzione dei prezzi istituzionali, sarà più marca-ta ed evidente nelle aree e nei Paesi dove si destina molto latte alla produzione di latte in polvere e burro.

Nel nostro Paese, dove è nulla la quantità destinata alla “polverizzazione”, l’effetto di riduzione del prezzodel latte si potrà avere, ma in modo indiretto, e quindi più attenuato.

Infatti, i meccanismi che si attivano nei Paesi dove si destinano le eccedenze produttive al latte in polvereoppure al burro, sono i seguenti:

� Prioritariamente, il latte è inviato sui segmenti di produzione e mercato a “maggior Valore Aggiunto”(per il nord Europa sono i formaggi e lo yogurt per il mercato e il consumo interno).� Successivamente si destina il latte al conferimento come latte pastorizzato o latte UHT, per il mercato inter-

no.�Di seguito si producono formaggi, yogurt e latte alimentare per l’export verso altri Paesi dell’UE ed extra

UE.�Alle condizioni di realizzo del segmento di tali prodotti (formaggi, yogurt e latte alimentare) si è disponibi-

li a vendere latte crudo o termizzato “in cisterna”.� Infine, il latte che non trova adeguata collocazione in tutti i segmenti di mercato elencati, viene destinato

alla produzione di latte in polvere e burro, e realizza il prezzo d’intervento degli organismi dell’UE, con lariduzione nei prossimi anni del 25%.

Pertanto, anche nei Paesi produttori di eccedenze, la riduzione del prezzo del latte alla stalla avverrà solo inproporzione alla quota parte di latte che viene destinata al latte in polvere.

Analogamente, per il nostro Paese, la flessione del prezzo potrà essere condizionata dalla riduzione dellasoglia di convenienza, che però tocca solo una quota parte di latte destinato nel nostro Paese alla produzionedi “comodity”, come L’UHT e i formaggi a pasta filata di tipo industriale (mozzarella, provola, scamorza, ecc.da prezzo).

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Da questo punto di vista, va ricordato che il 70% della produzione italiana è indirizzato alla produzione diformaggi e il 9,5% al latte fresco, mentre il 20,5% è destinato alla produzione di latte alimentare UHT, comecomodity e formaggi a pasta filata. Da queste considerazioni emerge chiaramente che la riforma avrà un impat-to economico sicuramente minore in Italia rispetto ai grandi Paesi comunitari produttori di latte (Germania,Francia, Olanda).

L’UE, con 25 Paesi aderenti, rappresenta il più importante produttore a livello mondiale di latte e di pro-dotti lattiero-caseari, quindi rappresenta anche un importante operatore nel commercio mondiale. Per questomotivo, un fattore molto importante nella definizione del trend del prezzo del latte risulta essere il rapporto dicambio fra Euro e Dollaro.

Infatti, con un ’Euro “forte” rispetto al Dollaro, i prodotti europei sono meno competitivi sui mercati este-ri, e il mercato interno si appesantisce, riducendo il prezzo del latte. Quando si ristabilisce una situazione diparità tra Euro e Dollaro, le esportazioni sono molto agevolate, e il mercato interno può mantenere prezzi dellatte più sostenuti.

Sicuramente la riforma porterà a prezzi più volatili ed incerti, soprattutto per le imprese che operano sulleforniture a latterie e caseifici privati, che possono approvvigionarsi sui mercati europei.

La riduzione di prezzo sarà compensata parzialmente dall’erogazione dei pagamenti diretti. A regime, i paga-menti diretti riconoscono una compensazione di 33,48 euro/ton (pari a 65 lire/kg). Dal 2006 i pagamentidiretti saranno disaccoppiati, per cui l’azienda può continuare a percepirli, anche nel caso decida di cessare laproduzione di latte.

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Produzione nazionale di latte vaccino

Difendibile : 75 - 80 % A rischio : 20 - 25 %

• Formaggi Dop• Latte e prodotti freschi e Bio• Altri formaggi e derivati legati a latte di origine locale, rintracciabile a filiera controllata

• Altri prodotti indifferenziati privi di indicazioni sui componenti e origine

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Questo scenario potrebbe comportare una forte ristrutturazione delle aziende produttrici di latte, con ulte-riore fenomeno di riduzione del numero di aziende e concentrazione della produzione in poche stalle efficien-ti.

Pertanto, anche nei Paesi produttori di eccedenze, la riduzione del prezzo del latte alla stalla avverrà solo inproporzione alla quota parte di latte che viene destinata al latte in polvere.

Analogamente, per il nostro Paese, la flessione del prezzo potrà essere condizionata dalla riduzione dellasoglia di convenienza, che però tocca solo una quota parte di latte destinato nel nostro Paese alla produzionedi “comodity”, come L’UHT e i formaggi a pasta filata di tipo industriale (mozzarella, provola, scamorza, ecc.da prezzo).

Da questo punto di vista, va ricordato che il 70% della produzione italiana è indirizzato alla produzione diformaggi e il 9,5% al latte fresco, mentre il 20,5% è destinato alla produzione di latte alimentare UHT, comecomodity e formaggi a pasta filata. Da queste considerazioni emerge chiaramente che la riforma avrà un impat-to economico sicuramente minore in Italia rispetto ai grandi Paesi comunitari produttori di latte (Germania,Francia, Olanda).

L’UE, con 25 Paesi aderenti, rappresenta il più importante produttore a livello mondiale di latte e di pro-dotti lattiero-caseari, quindi rappresenta anche un importante operatore nel commercio mondiale. Per questomotivo, un fattore molto importante nella definizione del trend del prezzo del latte risulta essere il rapporto dicambio fra Euro e Dollaro.

Infatti, con un ’Euro “forte” rispetto al Dollaro, i prodotti europei sono meno competitivi sui mercati este-ri, e il mercato interno si appesantisce, riducendo il prezzo del latte. Quando si ristabilisce una situazione diparità tra Euro e Dollaro, le esportazioni sono molto agevolate, e il mercato interno può mantenere prezzi dellatte più sostenuti.

Sicuramente la riforma porterà a prezzi più volatili ed incerti, soprattutto per le imprese che operano sulleforniture a latterie e caseifici privati, che possono approvvigionarsi sui mercati europei.

La riduzione di prezzo sarà compensata parzialmente dall’erogazione dei pagamenti diretti. A regime, i paga-menti diretti riconoscono una compensazione di 33,48 euro/ton (pari a 65 lire/kg). Dal 2006 i pagamentidiretti saranno disaccoppiati, per cui l’azienda può continuare a percepirli, anche nel caso decida di cessare laproduzione di latte.

Questo scenario potrebbe comportare una forte ristrutturazione delle aziende produttrici di latte, con ulte-riore fenomeno di riduzione del numero di aziende e concentrazione della produzione in poche stalle efficien-ti.

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CAPITOLO 5

Conclusioni

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Dal quadro che risulta grazie a queste ricerche emergono i tratti che contraddistinguono lo sce-nario del settore lattiero-caseario attuale, e si delineano i contorni del panorama futuro.

In particolare, i fenomeni rilevati sono:

��Stagnazione dei prezzi al consumo, a causa della crisi economica e della conseguente frenatadegli acquisti da parte delle famiglie;

��Tendenza alla stabilizzazione del prezzo alla produzione del latte crudo;��Progressiva concentrazione della produzione;��Diminuzione generale del numero delle aziende in produzione, con una accentuazione della

diminuzione delle aziende che producono meno di 500 tonnellate di latte all’anno;��Accentuata tendenza all’aumento dimensionale delle realtà imprenditoriali più rilevanti e pro-

duttive, collegate alle imprese di maggiore superficie (più di 20 ettari di SAU) o la cui produ-zione di latte supera le 500 tonnellate;

��Moderato calo della produzione nazionale di latte, con tendenza al rientro nella quota naziona-le assegnata;

��Riduzione del numero e tendenza al raggruppamento delle imprese di trasformazione;��Ulteriore accentuazione della tendenza verso la riduzione del numero delle aziende in produ-

zione e verso la concentrazione della produzione, effetto causato dalle nuove normative comu-nitarie e dalla proroga delle quote latte fino al 2015.

Ne conseguono le seguenti considerazioni, di carattere generale:

��È evidente che le aziende che decidono di non uscire dalla produzione e di rimanere sul merca-to tendono verso l’aumento dimensionale, e a collocarsi nelle filiere produttive con maggioreValore Aggiunto sul prodotto finito.

��Per ridurre l’impatto economico del regime delle quote latte nel nostro Paese, occorre fare levasu una produzione di latte qualitativamente sicura e su prodotti di alta qualità, prodotti in filie-ra controllata (come DOP e IGP, latte Alta Qualità e Biologico).

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Quali sono, a questo punto, le risposte a tali fenomeni da parte del Socio Granlatte?Come si pone il Socio nei confronti della Cooperativa, e come ne percepisce le strategie, volte a

fronteggiare le dinamiche del settore lattiero-caseario?

Dallo studio, i cui risultati sono stati presentati nel secondo e nel terzo capitolo, emerge il pro-filo del Socio Granlatte di oggi e di domani:

��è un allevatore giovane e dinamico��ha una visione costruttiva del futuro della propria azienda, di cui vuole aumentare le dimensio-

ni ��sceglie di non uscire dalla produzione e esprime una decisa intenzione volta allo sviluppo e

all’innovazione��sa utilizzare al meglio tutte le informazioni e le occasioni di comunicazione che il sistema Gran-

latte gli offre��migliora continuamente, non solo la qualità del latte, ma anche la carriera produttiva della man-

dria e tutto ciò che concorre all’ottimizzazione dei costi di produzione��prevede di investire per questo sforzo di crescita, soprattutto nella produzione di Alta Qualità��crede nel Sistema di Certificazione di Filiera, come reazione strategica alle dinamiche del mer-

cato e del settore��è consapevole dell’influenza delle norme comunitarie, e considera determinanti per il proprio

sviluppo la tendenza dei prezzi del latte e la strategia degli incentivi sulla qualità��ha fiducia nelle politiche della Cooperativa volte ad incentivare le produzioni di qualità��è convinto dell’importanza delle attività di formazione e di aggiornamento riguardanti compe-

tenze tecnico-scientifiche e della necessità di un sostegno e di un impulso verso l’innovazionetecnologica

��sa che nel rapporto col mercato costituisce un vantaggio competitivo fornire qualità e prodottisicuri al consumatore e comunicare e valorizzare l’immagine del prodotto, della marca e dell’a-zienda produttrice

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Ringraziamenti

Ringraziamo per avere attivamente partecipato alla realizzazione di questa pubblicazione il dott. AlessandroPizzirani della Società UBM Consulting, il dott. Angelo Frascarelli dell’Università di Perugia e il dott. Corra-do Cosi responsabile Marketing di Granarolo S.p.A.

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Finito di stampare

nel mese di maggio 2005

da Tipografia Altedo

Altedo (Bo)