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Le Ombre del Destino

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Prima edizione in questa collana: Marzo 2015© 2002, 2015 Lodd Fantasy Factory

www.facebook.com/leombredeldestinowww.leombredeldestino.blogspot.it

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Giovanni Giuseppe Pintore

Le Ombre del Destino

Capitolo SegretoIl Bacio Argenteo

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Erogard§EditoreLodd Fantasy Factory

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Ai lettori, perché sono la componente che da vita alla narrazione.

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Premessa:Prima di iniziare, vorrei ricordarti che questo rac-

conto è disponibile anche in formatto Audiolibro.Non perderti l'occasione di rilassarti in compagniadella grande voce dell'attore Francesco Masala.

Quello che segue è un racconto breve. È da con-siderarsi come un elemento aggiuntivo del romanzo“Le Ombre del Destino: Il Cavaliere dagli occhi purpurei”.Nonostante ciò, non occorre aver letto il libro perpoter godere di questo estratto, e degli eventi conte-nuti in esso non si fa accenno, così da evitare ainuovi lettori inutili spoiler.

Ho voluto creare questo capitolo segreto, che defini-sce il motivo di una precisa scelta presa da Leirien,la protagonista, al termine del libro. Possiamo defi-nirlo un collegamento fra il primo romanzo ed il se-condo. I temi trattati hanno comunque una letturauniversale, a mio avviso. I nuovi ed i vecchi lettoripotranno apprezzarla allo stesso modo, in una vi-cenda che trova un inizio ed una fine, pur senza do-versi legare alle restanti storie.

Ti ringrazio per l'attenzione, e ti auguro una buo-na lettura!

G. G. Pintore

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Capitolo segreto

Il Bacio Argenteo

n caldo brivido le percorse le spalle, discen-dendo come un soffice formicolio giù per la

nuda schiena. Il corpo era intorpidito, statuario,mentre la mente naufragava in balia di ricordi impe-tuosi. La sua sagoma era avvolta in un limbo di fumigassosi, che aleggiavano irradiati da un soffuso fa-scio lunare. I lunghi capelli d'ebano galleggiavanotutto attorno come i raggi di un sole oscuro e dai ri-flessi profondi come l'oceano, lo stesso in cui la suasagoma appariva immersa.

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Aveva la pelle tinta d'argento dal chiarore dellaluna, e le sue levigate e sinuose forme la immortala-vano come un'antica dea intrappolata sul fondaledal proprio piedistallo. La luce esaltava le carnose epallide labbra: erano leggermente schiuse, ed avreb-bero rapito ogni uomo col desiderio di farle proprie.

Nel silenzio si udì echeggiare un sussurro, porta-

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tore di vita:«Leirien...»Le palpebre si schiusero lentamente, ridonando

vitalità a quelle iridi immortalate dal destino: purpu-ree, come ametiste fuse nel focolare. Vagavano as-sorte nella vellutata carezza dell'acqua, che purifica-va e tonificava quell'atletico corpo abbandonato alplacido riposo. Mancava dell'ossigeno per respirare,eppure non avvertì alcun dolore al petto, nessunbruciore risalire lungo la gola.

Molte erano le lune trascorse dall'ultima volta cheera riuscita a destarsi nel cuore della notte, richiama-ta dal sussurro di colui che l'aveva prescelta, benchépochi fossero i dettagli che rammentava di quei fu-gaci incontri. Un'estasiante purezza rinvigoriva lesue membra, liberandole dal fardello che la menteaveva avvertito prima del sonno. I ricordi dei sogniappena sbiaditi sfumarono in incomprensibili e fug-gevoli momenti privi di un filo narrativo.

«Leirien» echeggiò nuovamente, stavolta più nitidoe distinto.

Emerse dall'acqua sospinta da una forza invisibi-le, mentre quei fumi le danzavano attorno comesoffici turbinii d'aria calda. Era al centro esatto di unlago che rifletteva lo splendore dell'intero creato, av-volta unicamente in una toga di candide magnolie,che ora celava alla vista delle stelle quel casto fisicodalle forme artistiche, piuttosto che belliche; l'abitolasciava scoperta una spalla, aggrappandosi al senoper rimanere saldo al corpo. I capelli vennero rac-

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colti da sottili nastri di platino, liberandole il viso.I nudi piedi scivolavano dolcemente sulla tiepida

superficie dell'acqua, creando ad ogni contatto conessa dei piccoli cerchi concentrici che gradualmentevolgevano sino a riva; il suo corpo era come im-provvisamente divenuto inconsistente e leggerocome gli stessi fiori di cui era vestita.

Una prominente cresta argentea avvolgeva comeuna lunga coda aguzza l'intero ambiente, delimitan-do la vista della ragazza ad una moltitudine di scul-ture arcane che gradualmente si facevano più defini-te, man mano che avanzava. Riconobbe le sagomedi importanti cavalieri e creature, tutti con grandistorie alle spalle, ma al contempo non fu in grado dirammentare i loro nomi o le vicende che li avevanoresi celebri. Ogni dettaglio appariva nitido ed offu-scato allo stesso tempo, e ciò rendeva ogni sua ri-flessione vacua.

Alto nel cielo, il più luminoso fra gli astri, in unavolta celeste definita dalle costellazioni degli antichieroi, troneggiava Elhòandar, la Stella del Nord, che leindicava la via che avrebbe dovuto seguire per giun-gere ove Egli l'aveva convocata.

Il corso del fiume da cui il lago nasceva la con-dusse all'interno di una grotta dal soffitto spiovente,ove degli argentei cristalli, vivi del bagliore lunare,mettevano in risalto un altare marmoreo. Sopra diesso brillava il piatto di una lunga spada di platinod'incantevole fattura, quasi tutt'uno con il sostegnosu cui era adagiata; l'elsa era intarsiata di rune sacre

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che la ragazza riconobbe nel linguaggio dei Draghi.Recitavano: “Onoro il sacrificio, la vita ed il trapasso. La-scito del mio fato”. Leirien pronunciò quel giuramentocon un filo di voce.

«Il Fiore Notturno è nuovamente sbocciato in uneffluvio passionale, ma inquieti sono i suoi petali,che con un tremito vorrebbero richiudersi sotto gliastri. Cosa agita il vostro sonno, Cavaliere?» doman-dò un regale timbro maschile scaturito da uno deicristalli.

«I sogni...» rivelò abbassando lo sguardo. «Mi rac-contano di un mondo soffocato in un futuro confu-so, incerto. Ho timore di ciò che ho veduto, anchese non lo rammento chiaramente. Tutto appare pri-vo di senso. Temo di star perdendo qualcosa, o dinon essere pronta quando mi sarà richiesto...» con-fessò. Si sentì incatenata da un angosciante sensod'impotenza; aveva sognato di smarrirsi e di smarri-re ciò che era.

Il dubbio non l'aveva più abbandonata da qualchenotte a quella parte. Per un breve istante aveva scor-dato quanto era accaduto pochi giorni prima. Ri-pensò a suo padre, a quegli occhi colmi di rabbia, diodio; a quell'espressione da cui trapelava un voltodell'uomo che in diciotto anni di vita non aveva maiscorto.

Il suo mondo era stato sconvolto in una manciatadi secondi; come avrebbe potuto ritornare ad ap-prezzare ciò che aveva sempre creduto essere il suopassato, ora che ogni verità appariva una sorta di

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menzogna? Come poteva rimanere salda nei propriprincipi, se ora le apparivano fondati in un passatoche mancava di concretezza, di sincerità?

«Talvolta smarriamo ciò che amiamo semplice-mente temendo di perderlo. Non fatevi sopraffareda ciò che ancora non comprendete. Impedite al so-spetto d'esser più forte della ragione: c'è sempre unaspiegazione, per quanto essa possa lasciare in eternoun grande dolore nel vostro cuore. Tutto troverà ilsuo senso, forse proprio quando crederete che nonvi sia affatto» rinnovò la propria presenza il timbroregale. Scaturì da un altro cristallo, con un bagliorestavolta più acceso. «L'importante è non smetteremai di credere che vi sia sempre un motivo per ciòche accade. Un percorso che potremo comprenderepienamente solo una volta raggiunta la sua conclu-sione».

«E si può perdere... il proprio futuro?» chiese Lei-rien con timore. Era una domanda che l'aveva dasempre tormentata.

«Certamente». La risposta giunse inaspettata. Sec-ca. La ragazza sgranò gli occhi, mentre un crescentesenso d'impotenza e d'angoscia s'impadroniva deisuoi pensieri. «Tutto può essere perduto, finché nonritroviamo il coraggio di affrontarlo. Nella vitasmarrirete molte vie, è inevitabile. Per quanto il de-stino sia scritto, in un modo o nell'altro, ognuno dinoi muterà parzialmente le proprie sorti. Non esisteun unico sentiero da percorrere: le nostre scelte, an-che le più insignificanti, influenzeranno il mondo

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che ci circonda. Perderemo delle esperienze, ma neguadagneremo altrettante. Avete ancora molto dascoprire... Passo dopo passo vi accorgerete di nonessere così sola».

«Quindi... bisogna accettare il destino come qual-cosa d'imprevedibile? Come può un mortale viverecon la consapevolezza di poter perdere tutto ciò cheama da un momento all'altro? Come può essere feli-ce? Come può continuare a combattere per qualcosache non può controllare? Come...». Ora, la sua voceappariva più simile a quella di una bambina indifesa.«Mi sono sempre convinta che combattevo per di-fendere tutto ciò che amavo, e che così facendoavrei tenuto al sicuro il mondo... o perlomeno, ciavrei provato».

«No, Leirien. Bisogna accettare il futuro come undono. Siamo solo un granello di polvere nell'irrefre-nabile flusso del fato; e, per ogni istante che trascor-riamo nell'ammirare esso evolversi, dobbiamo rin-graziarlo per ogni singolo momento che possiamocondividere con tutto ciò che amiamo. Ricordate: leemozioni che abbiamo provato, così come le perso-ne con cui abbiamo vissuto, non possiamo cancel-larle dalle nostre menti, non possiamo alterarle enon dobbiamo scordarle; esse hanno il compito dirammentarci perché siamo esistiti» le confidò l'enti-tà. I cristalli rifulsero delle radiose tonalità dei cieliestivi. «Accade, però, che i rapporti fra le persone siraffreddino, che si prendano le distanze... nonostan-te ciò, nelle nostre menti niente è mai cambiato.

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Scavate nei vostri ricordi, troverete il valore del per-dono...».

«Ho provato. Ho fallito» ammise Leirien strin-gendo i pugni.

«Niente vi impedisce di riprovare, Cavaliere Divi-no. È ciò che vi rende diversa dagli altri mortali. Èper questo che siete stata scelta: voi fate parte di co-loro che sono indisposti alla resa, e si ergono comeguide a capo dei popoli che hanno smarrito la viadella luce!» vibrò passionalmente il timbro, riecheg-giando all'interno della grotta.

«Sono solo una ragazza... Perché proprio io? Per-ché non un sacerdote? Perché non un uomo?» do-mandò rafforzando la stretta, questa volta stringen-do con più forza anche i denti. L'intero corpo fre-meva: sentiva di volersi abbandonare a quelle rispo-ste, di voler cedere alla saggezza che come un flussodi energie positive la stava investendo. Ma dentronutriva il desiderio di altre spiegazioni.

Cercava quello stesso conforto che aveva sempretrovato nella figura di Kornelius, e che ora aveva la-sciato un immenso vuoto dentro di sé.

«Avvertite un peso tanto gravoso sulle vostrespalle, e questo è un bene. Ciò che però state scor-dando, Fiore Notturno, è che non siete l'unica pre-scelta per aiutare questo mondo. Il vostro fardello èsorretto da molti amici: avete tanti compagni checondividono le vostre stesse esperienze, dubbi e ti-mori. Trovate l'un l'altro il coraggio di andare avan-ti».

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Leirien si abbandonò alle lacrime, che calde sci-volarono sulle sue guance. Avvertì il proprio animoleggero: era felice delle risposte che aveva ottenuto,e quel muto pianto era lo sfogo di tutte le emozioniche troppo a lungo aveva represso dentro di sé, sinoad esplodere.

Riconobbe ciò che l'entità aveva premura di co-municarle indirettamente: aveva creduto di esseredebole, ma dentro di sé custodiva una forza che po-chi altri potevano vantare.

La luce all'interno della grotta era tornata fredda,inondata dal bagliore lunare che faceva brillare legore salate tracciate sulle guance del cavaliere. Untiepido abbraccio le cinse amorevolmente i fianchida dietro, come a consolarla. La strinse a sé comemai le era accaduto nella sua vita. Non si trattavadell'abbraccio affettuoso di un padre, bensì di qual-cosa di diverso, estraneo, eppure capace di renderlaistantaneamente succube di quell'avvolgente emo-zione.

Sentì l'obbligo di perdersi in quella benefica sen-sazione.

Poi, dopo averla invitata a voltarsi sfiorandole te-neramente l'orecchio destro con una mano, liberan-dole i capelli dai nastri di platino, calde labbra carez-zarono docilmente le sue, creando un'esplosione dieffluvi che inebriò i suoi sensi, mentre quell'energicastretta veniva ora ricambiata. La bocca di Leirien sibeò del sapore di menta che quel tenero incontro leinfuse. Era un tocco vellutato, nobile, quasi casto.

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Il suo primo bacio.Si abbandonò a quel tepore che avvertiva divam-

pare dentro di sé, facendole arrossare le guance, in-debolire le gambe e scaldare il cuore. Per un lasso ditempo indefinito sentì la testa leggera, ogni pensierodissolversi ed ogni dubbio trovò apparentemente ri-sposta.

Poi, come una valanga, un fiume di momenti maivissuti la travolse: scorse volti, luoghi e tempi cheera certa di non aver mai vissuto, ed in cuor suo al-cuni di essi sperava di non doverli mai affrontare.

La furia con cui si riversarono in lei fu tale da sfi-nirla, proprio come era accaduto prima di risvegliar-si al cospetto dell'entità. Quelle visioni nascondeva-no qualcosa che le sfuggiva: aveva l'impressione dirivedersi in terza persona, come se non fossero suoigli occhi che stavano assistendo a quegli eventi, maquelli di qualcun altro, uno scrutatore invisibile. Sta-va facendo suo, in un solo momento, il bagaglio diemozioni di una vita intera. Troppo per il suo giàprecario status emotivo.

Le labbra sfuggirono a quel morbido e bramatocontatto, mentre le gambe cedevano allo sfinimento.

Non cadde. Le purpuree iridi indugiarono sull'entità di luce

che ancora la stringeva a sé, accompagnandola dol-cemente a terra. Era priva di lineamenti, ma la suacorporatura lasciava intendere che si trattasse di unaforma maschile. Notò, o forse semplicemente im-maginò un sorriso, prima che questi svanisse come

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fumo davanti ai suoi stanchi occhi. «Non andare!» lo pregò allungando la mano de-

stra a ricercarlo, ma quel turbinio di aria calda tornòa dissipare ogni sua visione. Un'ultima lacrima ab-bandonò il duo purpureo. «Non andare...» sussurrònuovamente, mordendosi il labbro inferiore con illungo canino sinistro.

«Egli non è ancora arrivato...» riecheggiò il timbromaschile.

«Chi era?» implorò dopo essersi messa a sedere,sentendosi oramai sconfitta. I capelli celavano il suovolto addolorato da quella perdita.

«Qualcuno che ricoprirà un ruolo importante nel-la vostra vita, a seconda del percorso che scegliereted'intraprendere. Sarebbe sbagliato rivelarvi la suaidentità. Comprometterebbe irrimediabilmente levostre esperienze, e probabilmente finireste per per-derlo nello sforzo di trattenerlo a voi. L'uomo checonosce il proprio futuro può ingannarlo momenta-neamente, ma non potrà mai ingannare il suocuore» sentenziò l'entità.

«Capisco... anche se è così triste...» ammise carez-zandosi le labbra, ancora fresche di quel sapore.«Perché tutto ciò? Cosa rappresentano queste visio-ni?».

«Sono fuggevoli frammenti dei percorsi che letessitrici dell'Arcano Arciere hanno tracciato per lavostra storia, Leirien. Alternative alle vostre scelte,al destino stesso di Draakhonsgaard».

«Voi... avete scelto voi di mostrarmi ciò? Perché?

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Sapete cosa mi attende?» gli chiese intimorita.«Sì, questo è in mio potere. So che tutto ciò vi

spaventa. Avete visto nascere la vita, così comestrapparla, benché non abbiate precisamente memo-ria di quanto effettivamente scorto. Molte sono lepossibilità, e voi soltanto avete il potere, con le vo-stre azioni, di decidere ciò che sarà. Volevo checomprendeste che il futuro ha in serbo per voi moltimomenti, e che la vita non termina, fintanto che la-sciate aperta la porta della speranza» le rivelò.

«Vorrei poter seguire il percorso meno doloroso.Anche se detto ora, al vostro cospetto, potrebbe ap-parire un comportamento da vigliacca» rispose ama-ramente, senza riuscire a sollevare lo sguardo. «Hogià preso la mia decisione: consacrare la vita al be-nessere del popolo. Questo significa essere un Cava-liere Divino!» affermò ostentando sicurezza. Vacillò.

Uno dei cristalli emanò un improvviso bagliore,costringendola a proteggersi gli occhi con un brac-cio. Si creò una colonna argentea, alta sino al soffit-to della caverna; dal fascio venne fuori un uomo inabiti alabastri, con un lungo mantello che strisciavasull'irregolare pavimento roccioso. Le sue iridi eranocariche del temperamento dei ghiacci, con la pupillaschiacciata verticalmente. I suoi lineamenti vaga-mente esotici erano esaltati da zigomi alti incorni-ciati da un lungo crine argentato. Esordì con voceprofonda:

«Vigliacca? No, non direi. Umana, penso sia iltermine più appropriato. Siamo ciò che scegliamo di

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essere, dopotutto; questo è parte di ciò che non èancora scritto».

Leirien s'inginocchiò, chinando il capo in segnodi profondo rispetto. La mano destra corse sul cuo-re, piegando parzialmente verso l'interno il mignolo,l'anulare ed il pollice, a formare un'ala. Il suo inter-locutore emanava un'aura positiva che superava digran lunga quella di qualsiasi cavaliere e sacerdoteavesse mai avuto modo d'incontrare in vita, persinoquella di Lioner stesso. Era palese che si trovassedavanti a qualcosa di più che un semplice uomo: egliera un'emanazione dello stesso Dio Drago Edheor-th.

«Ma dubitare... non è da Cavaliere Divino....» ri-spose con la voce spezzata dalla vergogna.

«Forse» si pronunciò, affiancandola. Una manodal tocco gelido le carezzò il mento, invitandola asollevare lo sguardo. Un sincero sorriso marcava lelabbra dell'entità, infondendole grande coraggio eserenità. Riprese senza staccare le sue ammaliantiiridi da quelle purpuree della ragazza: «Forse per unCavaliere Divino all'apice della propria carriera, miadolce Leirien. Il vostro percorso è appena iniziato, egià molto i vostri occhi hanno dovuto affrontare,molto più di quanto ai comuni cavalieri sia solita-mente imposto. Dubitare della propria forza è lecitoper la vostra crescita: dovreste pur conoscere ciòche provano le persone, affinché possiate aiutarle infuturo. Siete in parte umana, oltre che divina; e solosconfiggendo da voi quel sentimento avrete il pote-

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re di scacciarlo dal cuore dei popoli ammorbati dallapaura e dallo sconforto. Il vostro spirito è relativa-mente giovane, ma ha la forza di chi ha vissuto mol-te vite. Non abbiate mai paura di mettervi in discus-sione. Il Fervore dei Giusti vi accompagna».

«Mio signore...» ebbe solo la forza di esalare.«No, Leirien. Non sono chi credete che io sia.

Siamo fratelli, figli di un padre che veglia costante-mente su di noi. La nostra battaglia va avanti da se-coli, e tu sarai colei che condurrà il nostro stendar-do ove a lungo abbiamo bramato di giungere. Vor-rei potervi consentire di restare, di conoscere ciòche vi aspetta, ma il vostro spirito è ancora troppodebole per permettervi di indugiare oltremodo alcospetto di Elhòandar» le confidò chinandosi su dilei per posare le sue gelide labbra sulla fronte dellaragazza. «Andate, Fiore della Notte. Anche se man-cherete della volontà per rimembrare questo sogno,inconsciamente esso sarà sempre parte di voi».

«Attenderò il momento del nostro futuro incon-tro, fratello mio» sussurrò Leirien nello stesso istan-te in cui si percepì sprofondare nella roccia, d'untratto non più solida, ma liquida. Ogni dettaglio del-la grotta assunse forme indefinite, offuscate da unadensa bruma argentea. Poi, sopraggiunse l'oscurità,il nulla assoluto, e con esso un profondo senso di ri-storo.

Schiuse le palpebre lentamente, quasi fossero pre-giati scrigni che custodivano quelle due preziosegemme purpuree, ora illuminate da nuova ragione.

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Fissavano un punto impreciso del soffitto, mentreun flebile sorriso prendeva vita sulle carnose labbra.

«Portare speranza...» sospirò, felice.

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Si ringraziano Marta Simula e Simone Muzzoni perla correzione delle bozze.

Ringrazio Costantino Nieddu per l'illustrazione di copertina.Vuoi scoprire altri lavori dell'illustratore? Il blog contiene molte sue opere!

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Ringrazio infine Francesco Masala per aver prestatola sua voce alle mie storie, e per aver realizzato la versione alternativa in Audiolibro. Potete scoprire tutti i suoi altri lavori sul suo canale Youtube:

http://m.youtube.com/channel/UCDiwBGKdYrn-yKEfdRnyDVw

Grazie per aver dedicato il tuo tempo a questa lettura.

Sùilad!

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