le dimensioni dell'apprendimento

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Filippo Quitadamo 1 Leducazione per la vita, cioè permanente: Lifelong, Lifewide e Lifedeep learning, le tre dimensioni dellapprendimento. 1. Lifelong learning o dimensione verticale. Apprendimento che dura tutta la vita; rappresenta il superamento della dimensione temporale dell istruzione e riguarda la lunghezza, la durata della vita. La dimensione del Lifelong Learning evidenzia che lindividuo impara durante tutta la sua vita. 2. Lifewide learning: si riferisce alla dimensione orizzontale in quanto fa riferimento a tutti i contesti di vita e rappresenta il superamento dei luoghi deputati all apprendimento, per cui oltre al contesto formale si tende a valorizzare ogni esperienza di vita (informale e non formale). Riguarda la larghezza o ampiezza della vita, cioè i vari contesti. Pertanto, lespressione completa diventa lifelong lifewide learning, con cui tempi e spazi dellapprendimento si allargano sino a comprendere ogni ambito di vita e ogni tempo del soggetto (dimensione verticale e orizzontale). La dimensione del Lifewide Learning evidenzia che l apprendimento avviene in unampia varietà di ambienti e contesti: lavoro, vita sociale, famiglia e non è solo limitato alleducazione e non è necessariamente intenzionale (Bauman, 2006; Barnett, 2010). 3. Lifedeep (vita profonda) learning: è una terza dimensione di recente discussione. Riguarda credenze, valori e orientamenti per la vita (Banks, 2007; Dewey, 1899), per partecipare pienamente alla vita della comunità. Questa dimensione sposta il focus dalla competizione economica all impegno congiunto della comunità e di ciascuna persona, per il suo pieno sviluppo (dimensione trasformativa, di profondità, apprendimento trasformativo). Riguarda la profondità, i valori della vita. Ricapitolando, le tre dimensioni dell’apprendimento sono: verticale (long); orizzontale (wide); in profondità (deep). Le condizioni - gli ingredienti base - per potere apprendere per tutta la vita sono: a) una formazione scolastica basata su sicuri ancoraggi cognitivi, affettivoemotivi e metacognitivi; b) offerte intenzionalmente formative nel territorio; c) metodologie attive e partecipate che abbiano come fine ultimo lo sviluppo e le competenze di cittadinanza attiva della persona. LEducazione Permanente è un modo dintendere leducazione, è un atteggiamento mentale verso leducazione stessa (Lengrand, 1973). Considera l educazione come un processo continuo e globale che ha luogo dalla nascita dell individuo fino alla morte, è una pratica di vita. Non è un capitaledi conoscenze a cui ricorrere alloccorrenza, ma il progressivo sviluppo della persona attraverso diverse esperienze durante il corso della vita e in alcuni momenti critici; occupa tutto il campo delle attività umane, dal tempo libero al lavoro, non si tratta di una scolarizzazione per tutta la vita. MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA ISTITUTO COMPRENSIVO S. G. BOSCO 71043 M A N F R E D O N I A – F G Via Cavolecchia, 4 – CF: 92055050717 – CM: FGIC872002 Codice Univoco ufficio (CUU): UF6AFD - Codice iPA: istsc_fgic86700e Tel.: 0884585923 Fax: 0884516827 Sito Web: www.icsangiovannibosco.edu.it PEO: [email protected] PEC: [email protected]

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Page 1: le dimensioni dell'apprendimento

Filippo Quitadamo 1

L’educazione per la vita, cioè permanente: Lifelong, Lifewide e

Lifedeep learning, le tre dimensioni dell’apprendimento.

1. Lifelong learning o dimensione verticale. Apprendimento che dura tutta la vita; rappresenta il superamento

della dimensione temporale dell’istruzione e riguarda la lunghezza, la durata della vita. La dimensione del Lifelong

Learning evidenzia che l’individuo impara durante tutta la sua vita.

2. Lifewide learning: si riferisce alla dimensione orizzontale in quanto fa riferimento a tutti i contesti di vita e

rappresenta il superamento dei luoghi deputati all’apprendimento, per cui oltre al contesto formale si tende a

valorizzare ogni esperienza di vita (informale e non formale). Riguarda la larghezza o ampiezza della vita, cioè i

vari contesti. Pertanto, l’espressione completa diventa lifelong lifewide learning, con cui tempi e spazi

dell’apprendimento si allargano sino a comprendere ogni ambito di vita e ogni tempo del soggetto (dimensione

verticale e orizzontale). La dimensione del Lifewide Learning evidenzia che l’apprendimento avviene in un’ampia

varietà di ambienti e contesti: lavoro, vita sociale, famiglia e non è solo limitato all’educazione e non è

necessariamente intenzionale (Bauman, 2006; Barnett, 2010).

3. Lifedeep (vita profonda) learning: è una terza dimensione di recente discussione. Riguarda credenze, valori

e orientamenti per la vita (Banks, 2007; Dewey, 1899), per partecipare pienamente alla vita della comunità.

Questa dimensione sposta il focus dalla competizione economica all’impegno congiunto della comunità e di

ciascuna persona, per il suo pieno sviluppo (dimensione trasformativa, di profondità, apprendimento

trasformativo). Riguarda la profondità, i valori della vita.

Ricapitolando, le tre dimensioni dell’apprendimento sono:

• verticale (long);

• orizzontale (wide);

• in profondità (deep).

Le condizioni - gli ingredienti base - per potere apprendere per tutta la vita sono:

a) una formazione scolastica basata su sicuri ancoraggi cognitivi, affettivo‐emotivi e metacognitivi;

b) offerte intenzionalmente formative nel territorio;

c) metodologie attive e partecipate che abbiano come fine ultimo lo sviluppo e le competenze di cittadinanza attiva della

persona.

L‘Educazione Permanente è un modo d‘intendere l‘educazione, è un atteggiamento mentale verso

l‘educazione stessa (Lengrand, 1973). Considera l‘educazione come un processo continuo e globale che ha

luogo dalla nascita dell‘individuo fino alla morte, è una pratica di vita. Non è un “capitale“ di conoscenze a cui

ricorrere all‘occorrenza, ma il progressivo sviluppo della persona attraverso diverse esperienze durante il corso

della vita e in alcuni momenti critici; occupa tutto il campo delle attività umane, dal tempo libero al lavoro, non

si tratta di una scolarizzazione per tutta la vita.

MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA

ISTITUTO COMPRENSIVO S. G. BOSCO

71043 M A N F R E D O N I A – F G Via Cavolecchia, 4 – CF: 92055050717 – CM: FGIC872002

Codice Univoco ufficio (CUU): UF6AFD - Codice iPA: istsc_fgic86700e

Tel.: 0884585923 Fax: 0884516827 Sito Web: www.icsangiovannibosco.edu.it

PEO: [email protected] – PEC: [email protected]

Page 2: le dimensioni dell'apprendimento

Filippo Quitadamo 2

Per trasmettere-costruire conoscenza

Le informazioni non possono essere acquisite in maniera isolata e ripetitiva, vanno integrate con le

conoscenze, abilità e risorse interne del soggetto. E devono stimolare discussione, riflessione, pensiero,

immaginazione. Le competenze‐chiave per l’Apprendimento permanente sono certamente i “saperi”

disciplinari, ma devono essere anche risorse interne e competenze trasversali di cittadinanza (affettività

positiva e fiducia nella cooperazione, nei valori condivisi, nell’impegno civile).

Per realizzare il lifelong, lifewide e lifedeep learning occorrono:

• contesti educativi formali, non formali e informali che siano basati sulla dialogicità e reciprocità a

livello intergenerazionale e sociale e sul rispetto;

• valorizzazione della riflessività e immaginazione delle persone (e delle reti sociali/comunità) come

costruttrici e autrici della propria biografia (Côté, 2004).

• pensare la formazione/educazione come una possibile via alternativa o ulteriore che conduca nel luogo in cui le persone possano sentire di abitare, pienamente (Quaglino, La scuola della vita, 2011), per realizzare il diritto-dovere di cittadinanza e partecipare in modo attivo, responsabile e costruttivo al benessere comune, per creare un’autentica comunità educante.

In esse sono racchiuse le dimensioni informale, non formale e formale. La base di partenza è il “Memorandum sull’istruzione e la formazione permanente”, varato dalla Commissione delle Comunità Europee il 30.10.2000 a seguito del Consiglio Europeo di Lisbona del marzo 2000, che ritenne strategicamente essenziale per “il buon esito della transizione a un’economia e una società basate sulla conoscenza” l’istruzione e la formazione permanente (lifelong learning and lifewide learning) definite “come ogni attività di apprendimento finalizzata, con carattere di continuità, intesa a migliorare conoscenza, qualificazioni e competenze”. Dopo questa definizione il Memorandum distingue “tre diverse categorie fondamentali di apprendimento finalizzato:

Apprendimento formale: si tratta di quell’apprendimento che avviene in un contesto organizzato e strutturato (in un’istituzione scolastica/formativa), è esplicitamente pensato e progettato come apprendimento e conduce ad una qualche forma di certificazione;

Apprendimento non formale: è l’apprendimento connesso ad attività pianificate, ma non esplicitamente progettate come apprendimento (quello che non è erogato da una istituzione formativa e non sfocia normalmente in una certificazione, ad esempio una giornata di approfondimento su un problema lavorativo nella propria professione); si svolge al di fuori delle principali strutture d’istruzione e di formazione e, di solito, non porta a certificati ufficiali. L’apprendimento non formale è dispensato sul luogo di lavoro o nel quadro di attività di organizzazioni o gruppi della società civile (nei luoghi di lavoro, nelle organizzazioni, nei gruppi della società civile, nelle chiese, nelle associazioni giovanili, sindacati o partiti politici). Può essere fornito anche da organizzazioni o servizi istituiti a complemento dei sistemi formali (quali corsi di istruzione artistica, musicale e sportiva o corsi privati per la preparazione ad esami);

Apprendimento informale: le molteplici forme dell’apprendimento mediante l’esperienza risultante dalle attività della vita quotidiana legate al lavoro, alla famiglia, al tempo libero, al vicinato, al gioco, al mercato, alla biblioteca, al mondo dell’arte e dello spettacolo, ai mass-media, agli hobby e alle attività del tempo libero, agli artigiani. Non è organizzato o strutturato e non conduce alla certificazione (ad esempio un’appartenenza associativa). Corollario naturale alla vita quotidiana. Contrariamente all’apprendimento formale e non formale, esso non è necessariamente intenzionale e può, pertanto, non essere riconosciuto, a volte dallo stesso interessato, come apporto alle sue conoscenze e competenze”. Consiste nell'imparare facendo (learning by doing).

Nelle Linee Guida del Cedefop vengono definiti come:

Apprendimento Formale “l’apprendimento erogato in contesto organizzato e strutturato (per esempio, in un istituto di istruzione o di formazione o sul lavoro), appositamente progettato come tale (in termini di obiettivi di apprendimento e tempi o risorse per l’apprendimento). L’apprendimento formale è intenzionale dal punto di vista del discente. Di norma sfocia in una convalida e in una certificazione”.

Apprendimento Informale “l’apprendimento risultante dalle attività della vita quotidiana legate al lavoro, alla famiglia o al tempo libero. Non è strutturato in termini di obiettivi di apprendimento, di tempi o di risorse per l’apprendimento.

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Nella maggior parte dei casi non è intenzionale dal punto di vista del discente. L’apprendimento informale è detto anche apprendimento “esperienziale” o “fortuito” o casuale”.

Apprendimento Non Formale “l’apprendimento erogato nell’ambito di attività pianificate, che non sono sempre esplicitamente definite come apprendimento (in termini di obiettivi, di tempi o di risorse), pur comportando importanti elementi di apprendimento. L’apprendimento non formale è intenzionale dal punto di vista del discente. Talvolta l’apprendimento non formale è denominato “apprendimento semi-strutturato”.

BIBLIOGRAFIA

Bourdieu P. (1986). The forms of capital in J.G. Richardson (Ed.), Handbook for Theory and Research for the Sociology of Education. New York: Greenwood Press. Castells M. (1996), La nascita della società in rete, Milano: Egea- Università Bocconi (2002). Coleman, J. (1988), Social capital in the creation on human capital, American Journal of Sociology, 94 (Supplement), 95-110. Donati P., Colozzi I. (2006).(Eds.). Capitale sociale delle famiglie e processi di socializzazione. Milano: FrancoAngeli. Eraut M. (2000). Non-formal learning and tacit knowledge in professional work, British Journal of Educational

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Psichology, March, pp.113-136. Galliani, L. (2003) (a cura di), Educazione versus Formazione. Napoli: ESI-Edizioni Scientifiche Italiane. Galliani, L. (2010). Prefazione a Petrucco C., Didattica dei social software e del web 2.0. Lecce: Pensa Multimedia. Midoro, V. (2003) (a cura di), Dossier U-Learn. Insegnanti pionieri: un fattore chiave nell’innovazione della scuola, TD-Tecnologie Didattiche, III, 203. Scribner, S. & Cole, M. (1973). Cognitive Consequences of Formal and Informal Education, Science, 182, 553-559. Pavan, A. (2003), Formazione continua. Dibattiti e politiche internazionali. Roma: Armando. Werquin, P. (Ed) (2010). Recognising non Formal and Informal Learning. Outcomes, Policies and Practices. Paris : OCSE.