lavoro e prospettive future: risultati di · dal secondo dopoguerra ad oggi, l’italia, ha vissuto...

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1 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DEL SANNIO DIPARTIMENTO DI DIRITTO ECONOMIA MANAGEMENT E METODI QUANTITATIVI Corso di Laurea in Scienze Statistiche e Attuariali TESI DI LAUREA IN DEMOGRAFIA LAVORO E PROSPETTIVE FUTURE: RISULTATI DI UN’INDAGINE SVOLTA A SAN POTITO SANNITICO (CE) Relatore Candidata Prof.ssa Paola Mancini Federica Antonuccio Matr. 671000136 Anno Accademico 2015-2016

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DEL SANNIO

DIPARTIMENTO DI DIRITTO ECONOMIA MANAGEMENT E METODI

QUANTITATIVI

Corso di Laurea in Scienze Statistiche e Attuariali

TESI DI LAUREA IN DEMOGRAFIA

LAVORO E PROSPETTIVE FUTURE: RISULTATI DI

UN’INDAGINE SVOLTA A SAN POTITO SANNITICO (CE)

Relatore Candidata

Prof.ssa Paola Mancini Federica Antonuccio

Matr. 671000136

Anno Accademico 2015-2016

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Indice

Introduzione…………...........................................................4

Capitolo 1 ………………………………………………………5

1.1 San Potito Sannitico……..............................................5

1.2 La raccolta dei dati......................................................6

1.3 Caratteristiche del collettivo…....................................9

1.4 Con chi vivi?...............................................................12

1.5 Il lavoro…………………………………………………...14

1.6 Le attività e la cultura …………………………….….…15

Capitolo 2………………………………………………….…...17

2.1 Le tabelle pivot…........................................................17

2.2 Le variabili “secondarie” ...………..……………….…21

2.3 I contratti di lavoro...................................................24

2.4 Il lavoro flessibile: contratti a termine e contratti

atipici…………………………………………………………..25

2.5 I giovani e l’emigrazione …........................................26

2.6 Chi deve occuparsi del problema della disoccupazione

giovanile?.........................................................................27

2.7 Perché non è facile trovare lavoro?...........................28

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Capitolo 3………………………………………………………30

3.1 Dati e metodi…………………..…………………………30

3.2 Analisi delle corrispondenze…..……………………….31

3.3 Variabili illustrative…………………………………..…37

3.4 Il primo “blocco”: la situazione attuale………………38

3.5 Il secondo “blocco”: il pensiero dei giovani…………41

Conclusioni.…...……………………………………………….45

Grafici ACM……………………………………………………46

Bibliografia e Sitografia……………………………………...49

Ringraziamenti………………………………………………...50

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Introduzione

Il più immediato legame tra popolazione e territorio riguarda i fenomeni di mobilità.

Dal secondo dopoguerra ad oggi, l’Italia, ha vissuto importanti fenomeni di

spostamento di popolazione sul territorio, come mai prima. In un primo momento,

dalle aree rurali a quelle metropolitane, poi, da Nord a Sud e, infine, alla volta

dell’estero. L’Italia è il paese più vecchio in Europa con più del 60% dei cittadini

over 65.

Il rischio maggiore a cui si va in contro è il malessere demografico: “Una

popolazione si trova in condizione di malessere demografico quando non è più in

grado di rigenerarsi autonomamente e, in mancanza di interventi esterni, è destinata

ad esaurirsi. I due principali studi sul malessere demografico trovano le cause in due

fenomeni storicamente importanti: spopolamento delle aree rurali; invecchiamento

della popolazione”. Come già accennato, in Italia entrambi i fenomeni sono molto

forti e, gli unici che potrebbero migliorare la situazione sono i giovani che

dovrebbero restare in Italia e controbilanciare l’invecchiamento con un elevato

livello della fecondità.

Il principale motivo di mobilità dei giovani italiani è senz’altro la mancanza di

lavoro infatti, la disoccupazione giovanile è un problema sempre più reale nella

penisola e soprattutto, nelle regioni del Sud. Il tasso di disoccupazione dei giovani

italiani tra i 19 e i 34 anni, infatti, è uno dei più alti d’Europa, secondo solo alla

Grecia e, in particolare, la Campania risulta essere la regione con più disoccupati.

L’analisi proposta in questa tesi si concentra sui giovani (19-34 anni) di San Potito

Sannitico (CE), piccolo paese campano composto, al 2016, di 1925 persone. La

fascia di età analizzata ha numerosità 371 di cui il 20%, circa, è già domiciliato

all’estero per motivi di lavoro. Il campione su cui la dissertazione è basata è

composto da 200 elementi, 103 femmine e 97 maschi. Dopo una serie di analisi

descrittive, i dati, raccolti mediante un questionario, sono stati analizzati tramite

ACM, analisi delle corrispondenze multiple.

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Capitolo 1

1.1 San Potito Sannitico

San Potito Sannitico, è un paese dell’alto casertano situato alle pendici del Monte

del Matese. Il territorio comunale si estende per 22 km2 con un’altitudine che varia

dai 120 ai 1040 metri sul livello del mare.

San Potito Sannitico conta quasi 2000 anime di cui, meno del 20% sono giovani tra

i 19 e i 34 anni.

È il ritratto di un classico paese a rischio spopolamento del Sud Italia: muoiono più

abitanti di quanti ne nascano e i pochi giovani scappano verso le città o comunque

verso la costa, dove è più facile trovare un posto di lavoro e pensare ad un futuro.

Basti pensare, infatti, che, al 2016, il 20% circa dei giovani residenti tra i 19 e i 34

anni si è dovuto trasferire altrove per motivi di lavoro.

L’economia del piccolo borgo si fonda principalmente su agricoltura, piccole attività

commerciali e turismo occasionale negli eventi organizzati da Comune e

associazioni. Non sono presenti, quindi, fonti stabili di lavoro; attività che

garantiscano ai giovani un’occupazione a lungo termine o comunque gratificanti per

chi consegue un titolo di studio medio-alto. Non esistono, comunque, dati certi sul

livello occupazionale dei residenti di questo paese, perciò la scelta di questa

indagine.

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1.2 La raccolta dei dati

Al fine di mettere in atto una prima indagine per analizzare la situazione in merito

al lavoro e alle prospettive future dei giovani di San Potito Sannitico è stato prima

costruito, poi somministrato un questionario ai soggetti interessati composto da 21

domande, sia aperte che a risposta multipla. I dati sono stati raccolti nell’arco

temporale di quattro mesi, sia tramite “intervista diretta” (forma cartacea), sia

tramite “auto-compilazione telematica” (via web)1. Nello specifico, queste due

tecniche hanno il vantaggio comune di prestarsi meglio alle indagini di tipo capillari

(es. censimento). Nel dettaglio, le variabili utilizzate, con le rispettive modalità, sono

le seguenti:

Età

Sesso

Maschio

Femmina

Vivi

da solo/con amici

in coppia

con i genitori

Titolo di studio

Licenza media

Diploma

Laurea o più

Al momento studi, lavori o sei disoccupato?

Studio

Lavoro

Sono disoccupato

Se studi, cosa studi?

Se già lavori, che tipo di lavoro fai?

Impiego nella pubblica amministrazione

Professione libera(avvocato/medico/commercialista/ecc.)

Commerciante

Artigiano

Agricoltore

1 Le modalità di somministrazione di un questionario possono essere: intervista diretta (faccia a faccia), intervista telefonica, questionario postale auto-compilato, auto-compilazione con somministrazione assistita, questionario consegnato brevi manu, auto-compilazione telematica ecc.

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Musicista/attore

Imprenditore

Ricercatore/insegnante

Altro

Hai un regolare contratto?

tempo indeterminato

determinato

prestazione occasionale

no

Se attualmente sei disoccupato, che tipi di lavoro hai fatto in passato?

Se non hai mai lavorato, in che settore ti piacerebbe lavorare?

Credi che il tuo percorso di studi sia stato utile o sarà utile in futuro per trovare

l’occupazione che desideri?

Si

No

Perché non è facile trovare lavoro?

Sistema capitalistico mondiale in crisi

Nessuna pianificazione del numero e della tipologia di professioni necessarie

allo sviluppo economico del paese. Vi è, ad esempio, un esubero dei laureati

in legge, materie economiche e una domanda, invece, di laureati in ingegneria,

matematica, fisica, informatica e statistica.

Scomparsa dei mestieri artigianali e rifiuto dei giovani del lavoro manuale in

generale.

Scarsa conoscenza dell’economia del proprio paese.

Presenza di manodopera straniera sottopagata.

Poche specializzazioni nei settori agro-turistico, culturale e ambientale.

Inefficacia di enti quali Centri per l’Impiego ecc.

Salari diversi nei paesi europei per lo stesso tipo di lavoro. L’operaio e il

docente, ad esempio, in Germania guadagnano più dell’operaio e del docente

italiano o rumeno.

Chi dovrebbe battersi per il problema del lavoro dei giovani?

I genitori

I giovani

I docenti

I politici

Altro

Emigreresti per trovare lavoro?

Si

No

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8

Dove emigreresti?

Ritieni che la flessibilità del lavoro (contratti a termine e contratti atipici) aumenti

l'occupazione?

Si

No

Che lavoro, secondo te, è assente nella tua città?

Quale suggerimento daresti per risolvere il problema della disoccupazione

giovanile?

Sei impegnato in attività:

Sociali/Umanitarie

Politiche

Culturali

Sportive/Ricreative

Nessuna

Hai l'abitudine di leggere libri /settimanali /quotidiani:

Si

no

Hai hobby?

Si

No

Le variabili scelte danno la possibilità di prendere in considerazione sia le

caratteristiche anagrafiche che quelle sociali e culturali degli individui in modo tale

da restituire una fotografia chiara dei giovani nonostante la complessità del caso

data dalla molteplicità e varietà dei comportamenti individuali. Come anticipato, ai

371 soggetti iniziali (residenti tra 19 e 34 anni a San Potito Sannitico nel 2016)

sono stati sottratti circa il 20% che, per motivi di lavoro, si è già dovuto trasferire

altrove. Il campione analizzato è composto da 200 soggetti, circa il 67% della

popolazione effettivamente residente, mentre, il restante 33% non ha risposto al

questionario.

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1.3 Caratteristiche del collettivo

È interessante analizzare la composizione dei giovani che hanno risposto al

questionario. Procederemo, quindi, con una preliminare analisi del collettivo mirata

ad ottenere informazioni socio-demografiche. Nello specifico, andremo ad

analizzare come il collettivo si distribuisce per sesso, età e titolo di studio

conseguito.

Maschio; 47,5%Femmina; 52,5%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

19-24 25-29 30-34

Femmine Maschi

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Come si può notare, le donne sono il 52,5% (103) del campione intervistato e il

restante 47,5% sono uomini (97). Dividendo il campione in tre grandi fasce d’età

standardizzate2, 19-24, 25-29 e 30-34, è immediato notare che il 50% delle femmine,

facente parte del collettivo, si colloca nella prima fascia, il 20% nella seconda e il

30% nella terza; mentre, i maschi, si dimostrano quasi equi-distribuiti nelle tre classi.

Per quanto riguarda il titolo di studio, invece, come mostra il seguente grafico, si

può notare che non esistono grandi differenze di genere infatti il numero di femmine

e maschi per ogni grado di istruzione è pressoché lo stesso.

2Standardizzare significa: “uniformare, ricondurre a un modello unitario ed esemplare”. Per rendere confrontabili i dati, infatti, le percentuali sono state effettuate tenendo conto della diversa numerosità di maschi e femmine.

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

LICENZA MEDIA DIPLOMA SUPERIORE LAUREA O +

F M

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11

Date le quasi nulle differenze di genere si può analizzare la situazione nel suo

insieme: il 10% dei giovani ha conseguito una licenza media, il 68% un diploma

superiore e il 22% una laurea o più. Questi numeri rispecchiano in pieno la situazione

italiana, infatti, si stima 3 proprio che, nel nostro Paese, i giovani di età compresa tra

25 e 34 anni ad avere una laurea sono il 22% del totale. Secondo il rapporto

“Education at a Glance 2014” la media nei paesi Ocse è del 40% quasi il doppio

dell’Italia. In termini percentuali i dati parlano ancora più chiaramente: solo il 16%

della popolazione italiana in età da lavoro ha la laurea, contro i valori doppi degli

altri stati europei.

L’Anvur, Agenzia nazionale per la valutazione dell’Università e della ricerca, ci

dice anche che nel prossimo futuro il drammatico divario cognitivo con gli alti paesi

dell’Europa e dell’Ocse non diminuirà affatto, anzi tenderà addirittura ad aumentare.

4 Per quanto riguarda la percentuale di giovani che posseggono la licenza media

l’andamento è similare a quello italiano infatti, l’ISTAT5 stima l’abbandono

prematuro degli studi al 15 per cento, circa. Di conseguenza, il numero di diplomati

rispetta le percentuali nazionali.

3 Pietro Greco per MicroMega 4 L’Ocse è l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ha sede a Parigi e conta 35 paesi membri. 5 Istituto Nazionale di Statistica

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1.4 Con chi vivi?

In Italia, più dell’80% dei giovani vive ancora con i propri genitori: è quanto emerge

dall’analisi dei dati Ocse. Gli italiani si posizionano anche all’ultimo posto per

quanto riguarda la percentuale di giovani che dimora con il proprio partner.6 Per

quanto riguarda il collettivo analizzato, la situazione tra femmine e maschi risulta

molto diversa come emerge dai seguenti grafici:

6 Il sole 24 ore

0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% 35% 40% 45%

con i genitori

con amici/da solo

in coppia

30-34 25-29 19-24

0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% 35%

con i genitori

con amici/da solo

in coppia

30-34 25-29 19-24

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Il primo grafico ci descrive che le femmine tra i 19 e i 24 anni per il 40% abitano

con i genitori e per il 10% con amici o da sole. Nella fascia immediatamente

successiva, quella tra i 25 e i 29 anni, esse vivono ancora o con i genitori, per il 17%

circa, oppure da sole o con amici, per il 3% circa.

La situazione, invece, cambia per le donne tra i 30 e 34 anni che, a meno di un 2%

che vive con amici o da solo, si distribuisce interamente nella classe “in coppia” per

il 28% circa delle donne complessive. Per i maschi, come accennato, la situazione

risulta essere diversa: nella fascia 19-24, il 30% vive con i genitori, il 3% con amici

o da solo e il 5% in coppia; i giovani di 25-29 anni per il 29% vivono con i genitori,

per il 5% con amici o da solo, e per il 7% in coppia; nell’ultima classe, invece, il

13% vive con i genitori, il 4% con amici/da solo e il 3% in coppia.

In sintesi, se è vero che la maggior parte dei giovani, seguendo il trend italiano vive

con i genitori, il 64% del collettivo, questi sono perlopiù maschi. D’altro canto, le

donne dai 30 anni in su vivono quasi totalmente in coppia.

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1.5 Il lavoro

La variabile fondamentale di questa indagine, senz’altro, è la situazione lavorativa

del collettivo. Infatti se è vero, come accennato nell’introduzione, che la Campania

ha il maggior numero dei disoccupati d’Italia lo stesso trend avrebbe dovuto

assumere questa analisi essendo stata sviluppata su un piccolo paese campano.

F M

Lavoro 28% 57%

Studio 31% 22%

sono disoccupato 33% 13%

studio e lavoro 8% 8%

La tabella precedente è stata costruita in base ai dati raccolti con il questionario

suddivisi per sesso. Essendo i dati standardizzati, è possibile effettuare un confronto

tra le percentuali.

Si può notare che a parità di individui che, contemporaneamente, studiano e

lavorano (8%), i maschi lavorano più delle femmine (57% contro 28%) che, invece,

studiano di più (31% contro 22%). Le femmine sono anche numericamente “più

disoccupate” con il 33% contro, il solo, 13% degli uomini.

In valori assoluti, ossia senza distinzione di sesso, quindi, possiamo affermare che

la distribuzione risulta essere la seguente:

Lavoro 41,5%

Studio 25,5%

sono disoccupato 24,5%

studio e lavoro 8,5%

Basandoci sulla sola tabella possiamo solo definire la numerosità dei disoccupati,

occupati e studenti ma per dare informazioni più complete bisogna analizzare una

serie di fattori culturali e sociologici, come vedremo in seguito.

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1.6 Le attività e la cultura

Per avere un quadro completo dei giovani di San Potito Sannitico è interessante

valutare anche gli aspetti culturali e sociali.

FAI ATTIVITA’? HAI L’ABITUDINE DI LEGGERE LIBRI/QUOTIDIANI?

HAI HOBBY?

Nei tre grafici precedenti sono state analizzate le risposte alle domande:

1. Sei impegnato in attività?

2. Hai l’abitudine di leggere quotidiani/settimanali/libri?

3. Hai hobby?

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

si no

F M

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

si no

F M

0%

20%

40%

60%

80%

100%

120%

si no

F M

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16

Le risposte sono state suddivise, come di consueto, per sesso. Nel primo caso, il 46%

delle femmine risponde di fare attività e il 54% no. I maschi, invece, rispondono per

il 59% di sì e per il 41 di no. Le attività a cui si fa riferimento sono: culturali,

sportive/ricreative, sociali/umanitarie e politiche.

Analizzando la totalità del collettivo quasi il 50% ha risposto di non fare alcuna

attività, circa il 30% di essere impegnato in attività sportive/ricreative, il 10%,

invece, dichiara di svolgere attività culturali. Per quanto riguarda, poi, il secondo

grafico ben il 70% del totale dichiara di leggere libri, quotidiani o settimanali

abitualmente. Suddividendo per sesso: il 77% delle donne e il 60% degli uomini.

Queste percentuali ci portano al di sopra della media nazionale; l’ISTAT stima

infatti, i giovani che leggono abitualmente al 50%. Il terzo e ultimo grafico descrive

il comportamento del collettivo rispetto all’avere o meno un hobby. I maschi per il

97% e le femmine per l’86% hanno risposto in maniera affermativa.

In sintesi: i maschi dichiarano di avere hobby e di essere impegnati in qualche attività

a discapito della lettura seppure al di sopra della media nazionale; le femmine

dichiarano di leggere ma sono meno impegnate in attività e hobbies.

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Capitolo 2 In questo capitolo si cercheranno le relazioni, attraverso un’analisi descrittiva, tra le

variabili descritte nel capitolo precedente e le altre variabili analizzate nel

questionario.

2.1 Le tabelle pivot

Per descrivere le relazioni tra le variabili in maniera chiara e diretta, si sono utilizzate

delle “tabelle pivot” 7. Sono state sviluppate tenendo sempre come variabili di

riferimento quella del sesso e dell’età, in particolare dell’età media.

Etichette di riga Età media

Con amici/da solo 24,07

Femmina 22,67

Maschio 25,83

Con i genitori 25,16

Femmina 24,73

Maschio 25,51

In coppia 29,80

Femmina 29,34

Maschio 30,67

Totale complessivo 26,03

In questa prima tabella si è andata a calcolare l’età media di maschi e femmine in

relazione alla variabile “vivi”. L’età media dell’intero collettivo è 26,03 anni; chi

vive con amici o da solo ha un’età media di 24,07 anni; chi vive con i genitori 25,16;

chi vive in coppia 29,8 anni.

7 Una tabella pivot è uno strumento analitico e di reporting necessario alla creazione di tabelle riassuntive. (Wikipedia)

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La seconda tabella esprime l’età media, per maschi e femmine, per titolo di studio.

In media, chi possiede la licenza media ha 26,6 anni; chi ha un diploma ha 25,28

anni; e chi ha una laurea o più ha 28,24 anni.

Etichette di riga Età media Disoccupato 27,85

Femmina 27,56

Maschio 28.62

Studio e lavoro 25,18

Femmina 23,75

Maschio 26,44

Lavoro 27,29

Femmina 27,17

Maschio 27,35

Studio 22,72

Femmina 22,97

Maschio 22,33

Totale complessivo 26,03

Nella tabella precedente si definisce l’età media per impiego: 27,85 anni per i

disoccupati; 25,18 per chi studia e lavora contemporaneamente; 27,29 anni per chi

lavora e 22,72 anni per chi studia.

Etichette di riga Età media Diploma 25,28

Femmina 24,87

Maschio 25,70

Laurea o più 28,24

Femmina 27,39

Maschio 29,26

Licenza media 26,6

Femmina 28,22

Maschio 25,27

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Etichette di riga Età media

I giovani 25,39

Femmina 24,74

Maschio 25,97

I politici 26,80

Femmina 26,85

Maschio 26,74

Tutti 25,35

Femmina 24,9

Maschio 25,85

La tabella sopra riportata risponde alla domanda “Chi dovrebbe battersi per la

disoccupazione giovanile?”. È stata creata sempre l’età media per sesso per le varie

modalità di risposta: “i giovani”, “i politici”, “tutti”. Nessuno ha infatti scelto le

modalità, presenti nel questionario, “i docenti” e “i genitori”.

Interessante ai fini della nostra indagine è il risultato in merito alla variabile

“Emigreresti per trovare lavoro?”. Anche in questo caso, attraverso la costruzione di

una tabella pivot, abbiamo calcolato l’età media per sesso e per modalità di risposta

che, nella fattispecie erano: “si”, “no”. In caso di risposta negativa l’età media è di

27 anni circa, al contrario, in caso di risposta affermativa, è di 25,56 anni.

Etichette di riga Età media

No 27,08

Femmina 26,48

Maschio 27,61

Si 25,56

Femmina 25,43

Maschio 25,71

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A questa tabella se ne può subito collegare un’altra: dove emigrerebbero i giovani

di San Potito Sannitico?

In conclusione, possiamo affermare che in questo paragrafo ci siamo soffermati a

descrivere in funzione dell’età media, le variabili ritenute più esplicative dell’analisi

ma, in seguito, saranno descritte anche quelle variabili che sono meno

immediatamente riconducibili al problema centrale della nostra indagine, al fine di

descrivere un quadro completo della società intervistata.

Ovunque 21,7%

Resto d'Europa 50,0%

Nord Italia 5,1%

Resto del mondo 23,2%

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2.2 Le variabili “secondarie”

Nei paragrafi precedenti ci siamo soffermati ad analizzare le variabili che

esplicitamente indicavano valori circa il problema oggetto di studio. In questa

seconda fase, è importante analizzare tutte le variabili connesse alle prime al fine di

completare la descrizione descrittiva dell’analisi.

Abbiamo parlato, nel paragrafo 1.5, della distribuzione del collettivo in base

all’impiego attuale: “studio”, “lavoro”, “sono disoccupato”, “studio e lavoro”. Ci

siamo, a questo punto chiesti, cosa, i giovani, studiassero o quale lavoro facessero

o, ancora, nel caso in cui fossero disoccupati quale lavoro avessero svolto in passato.

Di seguito sono riportati i risultati:

54%35%

4%

7%

Cosa studi?

materie scientifiche materie umanistiche scuole professionali non rispondono

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La maggior parte degli individui facenti parte dell’analisi quindi lavorano

attualmente o hanno lavorato come operai/impiegati, risultato coerente con quanto

descritto nel paragrafo 1.1 in merito alle opportunità lavorative presenti nel paese.

Per quanto riguarda, poi, le aspettative sul lavoro futuro dei giovani si può affermare

che chi studia spera, ovviamente, di riuscire nell’ambito lavorativo per cui sta

studiando mentre chi è disoccupato confida nei lavori di manovalanza o artigianato.

La maggior parte di chi ha un titolo di studio medio basso (circa il 30% degli

intervistati), inoltre, afferma che il suo percorso di studi non sia stato utile o sarà

utile in futuro per trovare l’occupazione desiderata.

Sono, infine, altre due le variabili interessanti da commentare:

Che lavoro, secondo te, è assente nella tua città?

Quale suggerimento daresti per risolvere il problema della disoccupazione

giovanile?

Essendo queste due domande di tipo “aperto”, le risposte estratte dal questionario

risultano essere molto eterogenee. Si è tentato, pertanto, al fine di rendere immediato

il pensiero del collettivo, di raggruppare, opportunamente, in classi le modalità di

risposta per poi rappresentarle in tabelle con le relative frequenze percentuali.

6%9%

85%

Se attualmente sei disoccupato, che tipi di lavoro hai fatto in passato?

non rispondono nessuno operaio/impiegato

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Alla prima domanda, i giovani, hanno così risposto:

Tutto 27,5%

Artigianato/Agricoltura/Prodotti e aziende km0 18%

Fabbriche/Industrie 14%

Commercio/Negozi/Turismo 11,5%

Libere professioni 17%

Nessuno/Non lo so 12%

Alla seconda invece:

Abbassamento dell’età pensionistica 13%

Meno tasse alle imprese 22,5%

Riorganizzazione dell'istruzione 13,5%

Imitare altre strutture governative/Assumere secondo meritocrazia 34%

Adattamento dei giovani ad ogni tipo di lavoro 17%

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2.3 I contratti di lavoro

La Campania, oltre ad avere il primato per il maggior numero di disoccupati, sale

sul podio, al secondo posto, per il numero di lavoratori “a nero”. Il lavoro irregolare

è una vera e propria piaga sociale italiana infatti, in tutto il Paese sono presenti oltre

3 milioni di lavoratori a nero. Negli ultimi anni, il lavoro nero è aumentato

considerevolmente anche nella cosiddetta “economia flessibile”, ossia in quei lavori

in cui l’utilizzo della tecnologia rende più complesso il controllo e la scoperta delle

irregolarità. In quest’ultimo gruppo di lavoratori rientrano principalmente i giovani,

i quali, essendo ai primi approcci con il mondo del lavoro, si trovano in una

posizione di debolezza contrattuale.8 In merito all’argomento abbiamo chiesto ai

componenti del collettivo se, chi lavora, ha un regolare contratto. Di seguito i

risultati:

Questo grafico a torta ci mostra che ben il 35% dei lavoratori (la maggior parte degli

intervistati) dichiara di non avere un regolare contratto mentre il 20% viene pagato

mediante voucher, avendo un contratto a prestazione occasionale. Il 34% ha un

regolare contratto a tempo indeterminato e l’11% a tempo determinato.

8 Lavoroinregola.it/lavoro_sommerso.html

35%

34%

11%

20%

no tempo indeterminato determinato prestazione occasionale

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2.4 Il lavoro flessibile: contratti a termine e

contratti atipici

Una tematica molto discussa e molto attuale è quella del lavoro flessibile ossia,

quello maggiormente composto da contratti atipici e contratti a termine. Il concetto

di contratto atipico comprende tutte le manifestazioni di lavoro fuori

dall’inquadramento formale nei modelli previsti dal legislatore. Il lavoro atipico più

diffuso è il lavoro a tempo determinato.9

Abbiamo chiesto agli intervistati se ritenessero che il lavoro flessibile potesse

aumentare l’occupazione. Le risposte sono state:

SI 46,5%

NO 53,5%

9 www.informagiovani-italia.com

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2.5 I giovani e l’emigrazione

Già nell’introduzione abbiamo parlato dell’importante fenomeno della mobilità.

Sempre più giovani, infatti, sono obbligati a spostarsi, ad andarsene dall’Italia, alla

ricerca di un lavoro che appaghi gli studi fatti o le ambizioni personali.

Sia a causa della crisi economica che a causa dell’aumento del tasso di

disoccupazione. Oggi, l’emigrazione non riguarda più solo i cosiddetti cervelli in

fuga ma una fascia di popolazione dalla formazione più eterogenea che, messa a dura

prova dalla crisi, cerca altrove le opportunità che in Italia non trova.10

Anche nella nostra indagine abbiamo chiesto ai giovani di San Potito Sannitico cosa

pensano in merito. La prima domanda è: “Emigreresti?”

Come si vede da questo grafico, ben il 69% risponde “si”. Per rendere completa

l’informazione, abbiamo chiesto, a chi ha dato risposta affermativa, “dove

emigreresti”? Di seguito i risultati.

Ovunque 21,7%

Resto d'Europa 50,0%

Nord Italia 5,1%

Resto del mondo 23,2%

10 www.tesionline.it

69%

31%

Emigreresti?

si no

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2.6 Chi deve occuparsi del problema della

disoccupazione giovanile?

Si è descritto ampiamente il problema della disoccupazione in Italia che porta alla

migrazione dei giovani verso paesi in grado di offrire più possibilità. Chi dovrebbe

fermare questo fenomeno? Nel questionario somministrato al collettivo era presente

una domanda a scelta multipla su questo tema. Le modalità di risposta erano:

I politici;

I giovani;

I genitori;

I docenti;

Altro.

I risultati sono riassunti in un grafico:

La modalità “tutti” è stata inserita a posteriori, in quanto, nel questionario,

compariva con frequenza significativa. Al contrario, nessuno ha scelto le modalità

“i docenti” e “i genitori”.

28%

29%

43%

Tutti i giovani i politici

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2.7 Perché non è facile trovare lavoro?

Altra domanda interessante posta all’interno del questionario è “Perché non è facile

trovare lavoro?” questa era una domanda “a scelta multipla” con otto modalità di

risposta:

Sistema capitalistico mondiale in crisi

Nessuna pianificazione del numero e della tipologia di professioni necessarie

allo sviluppo economico del paese. Vi è, ad esempio, un esubero dei laureati

in legge, materie economiche e una domanda, invece, di laureati in ingegneria,

matematica, fisica, informatica e statistica.

Scomparsa dei mestieri artigianali e rifiuto dei giovani del lavoro manuale in

generale.

Scarsa conoscenza dell’economia del proprio paese.

Presenza di manodopera straniera sottopagata.

Poche specializzazioni nei settori agro-turistico, culturale e ambientale.

Inefficacia di enti quali Centri per l’Impiego ecc.

Salari diversi nei paesi europei per lo stesso tipo di lavoro. L’operaio e il

docente, ad esempio, in Germania guadagnano più dell’operaio e del docente

italiano o rumeno.

Abbiamo raggruppato queste modalità, passando da 8 a 5:

Incentivare il settore primario;

Nessuna pianificazione del numero e della tipologia di professioni necessarie

allo sviluppo economico del paese;

Crisi economica;

Differenziali salariali;

Presenza di manodopera straniera sottopagata;

La riduzione delle modalità ha fine di rendere più chiara l’analisi riducendo al

minimo la perdita di informazioni. Di seguito il grafico:

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Il parere degli intervistati appare, da questo grafico, quasi equi-distribuito nelle

cinque modalità. Leggermente superiore è la percentuale di chi ritiene che il

problema sia la presenza di manodopera straniera sottopagata; subito a seguire

troviamo la necessità, secondo i giovani, di incentivare il settore primario.

25,0%

29,0%18,0%

12,5%

15,5%

Perchè non è facile trovare lavoro?

Incentivare il settore primario

Nessuna pianificazione del numero e della tipologia di professioni necessarie allo sviluppoeconomico del paese.

Crisi economica

Differenziali salariali

Presenza di manodopera straniera sottopagata.

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Capitolo 3

3.1 Dati e metodi

Data la numerosità delle variabili e la loro appartenenza a diverse dimensioni del

fenomeno da indagare, procederemo ora, ad effettuare una più approfondita analisi

del fenomeno oggetto di studio, tramite il ricorso a tecniche multidimensionali che

ci permetteranno di sintetizzare i risultati precedentemente ottenuti con la

“tradizionale” analisi fondata su un approccio descrittivo.

Vista la preponderanza di variabili qualitative sarà svolta un’Analisi delle

Corrispondenze Multiple (ACM), un importante strumento statistico in grado di

studiare le corrispondenze, ovvero tutte le possibili associazioni, che possono esserci

tra le modalità delle variabili attive considerate (variabili strutturali) e quelle delle

variabili supplementari categoriche (variabili relative al fenomeno oggetti di studio).

Obiettivo dell’analisi è quello di trovare poche dimensioni in grado di riprodurre la

maggior parte dell’associazione presente fra le variabili analizzate in un ridotto

numero di fattori, ovvero riassume l’intreccio delle relazioni di “interdipendenza”

tra le variabili prese in esame in un più ristretto numero di variabili dette fattori

dell’ACM. Partecipano alla determinazione dei fattori le variabili attive, mentre le

variabili che non partecipano all’elaborazione sono analizzate in qualità di variabili

illustrative.

Grazie a questa analisi è quindi possibile delineare i comportamenti, dei giovani di

San Potito Sannitico. Individuare, dunque, quelle che possono essere gli eventuali

profili dei disoccupati, degli occupati e degli studenti.

Per l’ACM faremo ancora riferimento ai dati precedentemente utilizzati riguardanti

i 200 individui di età compresa tra i 19 e i 34 anni.

L’ACM è stata condotta utilizzando il software R: The R Project for Statistical

Computing.

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3.2 Analisi delle corrispondenze

La prima scelta da fare per applicare l’analisi delle corrispondenze ai dati è la

distinzione tra variabili attive e variabili supplementari.

Le variabili attive, con le rispettive modalità, che contribuiscono alla formazione

degli assi fattoriali, inserite nella nostra ACM sono:

Sesso

Maschio

Femmina

Età

19-24

25-29

30-34

Con chi vivi?

Con i genitori

Con amici/da solo

In coppia

Al momento:

Studio

Lavoro

Sono disoccupato

Studio e lavoro

Titolo d’istruzione

Licenza media

Diploma

Laurea o più

Hai hobby?

Si

No

Fai attività? (politiche, culturali, sportive/ricreative, sociali/umanitarie)

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Si

No

Leggi? (quotidiani/libri/settimanali)

Si

No

Nello specifico, in totale sono state considerate 8 variabili attive con 20 modalità

associate e come si può notare, rispetto al questionario, le modalità sono state

raggruppate in classi (es. l’età) o fatte diventare variabili dicotomiche (es. le attività)

per permettere una più facile lettura dei grafici prodotti dall’ACM.

Il passo successivo alla scelta delle variabili riguarda la scelta del numero di fattori

da utilizzare nell’analisi.

Tale scelta, può essere effettuata ricorrendo a due diversi metodi: il primo è un

metodo analitico (basato sull’analisi degli autovalori); il secondo è un metodo

grafico (basato sull’osservazione dello scree plot). Secondo il primo metodo di

scelta, il criterio Guttman-Kaiser Joliffe, è opportuno considerare solo quei fattori il

cui autovalore risulta essere superiore alla media di quest’ultimi. Poiché, però,

nell’ACM gli autovalori hanno un’intensità piuttosto bassa tale criterio porterebbe a

considerare un numero troppo elevato di fattori, pertanto si ricorre alla correzione di

Benzecrì, che tiene conto della reale dimensione della matrice originaria dei dati,

dell’inerzia associata alla matrice di Burt e del numero di variabili considerate

nell’analisi. Infatti, prima della correzione i primi due fattori spiegavano

relativamente il 16,59% e il 12,12% dopo, la variabilità spiegata è arrivata al 70,93%

e al 17,61%. Una variabilità totale spiegata, quindi, dell’88,54%. Risultato molto

soddisfacente ai fini della nostra analisi, motivo per il quale si sceglieranno i primi

due fattori.

Anche il metodo grafico di Cattel, che consiste nell’individuare nello Scree plot i

gruppi lineari di diversa pendenza che formano il cosiddetto “gomito”, ci porta a

considerare i primi due fattori.

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Pertanto, dopo aver analizzato entrambi i metodi, saranno considerati solo i primi

due fattori che come abbiamo detto spiegano l’88,54% della varianza totale con un

contributo maggiore del primo fattore. Attraverso l’utilizzo di questi due fattori

siamo in grado di semplificare l’analisi dei dati con una perdita di informazioni

minima.

Al fine di interpretare gli assi fattoriali d’interesse occorre valutare quali modalità

abbiano contribuito maggiormente alla loro determinazione. In tal senso, la

caratterizzazione dell’asse in base alle modalità deve tener conto dell’effettivo

contributo che le modalità forniscono all’asse. Si passa, allora, a considerare i

contributi e i coseni delle modalità in relazione a ciascuno dei due fattori scelti.

Utilizzando la regola di Cochran, saranno considerate soltanto quelle variabili i cui

contributi e coseni quadro superano un valore soglia dato dal rapporto tra 1 e il

numero di modalità considerate nell’analisi, 20). Osservando la tabella successiva,

dove sono riportati i contributi e i coseni quadrati, emerge che le variabili che

contribuiscono maggiormente a spiegare il primo asse (F1) sono:

Età

Vivi

Impiego

Attività

Mentre, per il secondo asse la variabile che maggiormente contribuisce è:

Sesso

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Contributi coseni quadrati

F1 F2 F1 F2

19-24 6,490 1,642 0,246 0,045

25-29 0,109 6,697 0,003 0,147

30-34 11,741 0,965 0,357 0,021

Totale età 18,340 9,304 0,605 0,213

Femmina 0,303 19,067 0,013 0,613

Maschio 0,315 19,846 0,013 0,613

Totale sesso 0,618 38,913 0,027 1,227

con amici/da solo 5,576 4,341 0,139 0,079

con i genitori 1,224 3,578 0,074 0,159

in coppia 14,020 2,581 0,388 0,052

Totale vivi 20,820 10,500 0,601 0,290

Diploma 0,182 0,209 0,013 0,011

Laurea 0,198 0,478 0,005 0,010

Media 3,761 5,891 0,089 0,101

Totale titolo di studio 4,141 6,578 0,107 0,122

Disoccupato 4,895 6,209 0,138 0,128

studio e lavoro 2,652 0,256 0,062 0,004

Lavoro 4,280 11,659 0,159 0,317

Studio 14,388 2,802 0,422 0,060

Totale impiego 26,215 20,927 0,781 0,509

Fai attività_no 8,417 0,572 0,349 0,017

Fai attività_si 7,769 0,528 0,349 0,017

Totale attività 16,186 1,100 0,698 0,035

Leggi_no 3,495 5,014 0,110 0,115

Leggi_si 1,607 2,306 0,110 0,115

Totale leggi 5,102 7,320 0,220 0,231

Hai hobby_no 7,849 4,903 0,185 0,084

Hai hobby_si 0,729 0,455 0,185 0,084

Totale hobby 8,578 5,359 0,370 0,169

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Osservando ora, il piano fattoriale e tenendo presente quanto è stato detto in

riferimento ai contributi, è ben visibile come, per quanto riguarda il primo asse le

variabile che vi incidono sono: “attività” che si trova nelle sue due modalità, si e no,

a destra e sinistra del grafico; “età” che abbiamo diviso in tre classi, 19-24 25-29 30-

34, che si posizionano sul piano in alto, a destra 30-34 e a sinistra 19-24 e in basso

25-29; anche la variabile “vivi” contribuisce a spiegare il primo asse infatti si

distribuisce molto similarmente all’età con una modalità in basso (con i genitori) e

le altre due in alto, rispettivamente a destra (in coppia) e a sinistra(con amici/da

solo); ultima variabile importante per il primo asse è l’impiego che anche in questo

caso segue la posizione delle precedenti con “disoccupato” in alto a destra, “lavoro”

in basso, “studio” e “studio e lavoro” in alto a sinistra. Per quanto riguarda, invece,

il secondo asse molta influenza possiede la variabile “sesso”, infatti, le femmine

sono molto in alto rispetto ai maschi che si trovano all’estremo opposto, in basso.

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Si può affermare, quindi, che il primo asse rappresenta la situazione socio-culturale

dei giovani in quanto maggiormente descritto da “vivi”, “età” e “attività” mentre il

secondo asse rappresenta la variabile “sesso”.

La contrapposizione delle modalità sugli assi è ben visibile e ci permette di

suddividere il piano in quattro quadranti:

In alto a destra sono posizionati gli individui tra i trenta e i trentaquattro anni,

prevalentemente femmine, disoccupate, che vivono in coppia e non sono impegnate

in attività e non hanno hobby.

Nella parte bassa a destra del piano fattoriale si concentrano coloro che, invece,

lavorano ma non leggono ed hanno un titolo di studio basso (licenza media),

prevalentemente maschi.

In basso a sinistra troviamo i maschi tra i 25 e i 29 anni che vivono con i genitori e

fanno attività e hanno hobby.

Infine, in alto a sinistra si posizionano gli individui, per lo più femmine, che studiano

o lavorano e studiano contemporaneamente, hanno un’età compresa tra 19 e 24 anni,

leggono e vivono con amici o da soli.

Procederemo adesso, ad analizzare le associazioni più interessanti tra le varie

modalità che si possono osservare sul piano fattoriale come ad esempio:

“Femmina” e “disoccupato”

“Maschio” e “lavoro”

“Femmina” e “in coppia”

“Maschio” e “con i genitori”

“Maschio” e “25-29”

“Femmina” e “30-34”

Quindi, dovendo commentare in maniera generale il piano fattoriale basandoci sulle

associazioni venute fuori dall’analisi possiamo dire che le femmine nella prima

fascia d’età per la maggior parte studiano, vivono con amici o da sole, leggono e

alcune hanno anche un lavoro contemporaneamente agli studi. Nella fascia d’età più

alta, invece, le femmine vivono in coppia, sono disoccupate e non sono impegnate

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in attività o hobby questo perché, probabilmente si occupano della famiglia. Per

quanto riguarda i maschi invece, quelli tra 25 e 29 anni vivono con i genitori, sono

interessati ad attività (maggiormente sportive/ricreative) e hanno hobby. Questi

ultimi lavorano, come l’ultimo gruppo di individui che andremo a descrivere: sono

i maschi che lavorano, non leggono e hanno la licenza media.

In sintesi: le donne vivono di più da sole o in coppia, studiano e leggono di più ma

non amano impegnarsi in attività o hobby. Gli uomini, all’opposto, lavorano di più,

vivono con i genitori, per la maggior parte, e sono molto impegnati in attività e

hobby.

3.3 Variabili illustrative

Dopo aver svolto l’analisi delle corrispondenze è utile proiettare sugli assi le

variabili non utilizzate nell’analisi, cioè le così dette variabili illustrative o

supplementari, per le quali ci interessa sottolineare eventuali interdipendenze con le

variabili attive, al fine di una migliore interpretazione degli assi. Data l’elevata

numerosità di tali variabili procederemo raggruppando le medesime in blocchi,

ciascuno tale da descrivere un aspetto del fenomeno oggetto di studio, ed

effettueremo un’analisi per ciascun blocco.

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3.4 Il primo “blocco”: la situazione attuale

Il primo “blocco” ha lo scopo di rappresentare la situazione attuale della popolazione

giovanile di San Potito Sannitico. Con tale intento, sono state analizzate tutte le

domande poste nel questionario che potessero soddisfare tale richiesta. Alla fine, le

domande che abbiamo ritenuto rappresentative sono:

1. Emigreresti?

2. Dove?

3. Credi che il tuo percorso di studi sia stato o sarà utile per trovare il lavoro che

desideri?

4. Se studi, cosa studi?

5. Se già lavori, che tipo di lavoro fai?

6. Hai un regolare contratto?

7. Se attualmente sei disoccupato, che tipi di lavoro hai svolto in passato?

Queste sette domande sono state raggruppate per rendere più visibile il risultato

finale proiettato sul grafico. In particolare, le domande “Emigreresti?” e “Dove?”

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sono diventate la variabile “X1”; le domande “Se studi, cosa studi?” e “Se già lavori,

che tipo di lavoro fai?” sono diventate la variabile “X3”; le domande “Hai un

regolare contratto?” e “Se attualmente sei disoccupato, che tipi di lavoro hai svolto

in passato” sono diventate la variabile “X4”. Quindi, da 7 variabili siamo passati a 4

senza avere perdita d’informazione.

Bisogna precisare che, dal punto di vista tecnico, le variabili supplementari si

costruiscono proiettando sul piano fattoriale iniziale (dove già sono state proiettate

le variabili attive) le nuove variabili. In questo caso, le variabili attive sono state

cancellate per agevolare la lettura del grafico, ma come abbiamo spiegato in

precedenza i profili degli individui in ogni quadrante del piano fattoriale risultano

essere abbastanza delineati. Per descrivere al meglio questo grafico ricordiamo che

nel primo quadrante (in alto a destra) si erano posizionate le donne di 30-34 anni,

disoccupate e che vivono in coppia. Procedendo in senso orario troviamo i maschi

con la licenza media; in seguito, poi, i maschi di 25-29 anni che lavorano e vivono

con i genitori e, infine, coloro che studiano e vivono da soli o con amici.

Ultimo passo, prima di passare alla descrizione vera e propria del piano fattoriale è

definire le modalità delle variabili utilizzate. Nella prima variabile “Emigreresti e

dove” sono presenti 5 modalità:

1. No;

2. Nord Italia;

3. Resto d’Europa;

4. Resto del mondo;

5. Ovunque.

Nella seconda variabile “Credi che il tuo percorso di studi sia stato o sarà utile in

futuro per trovare il lavoro che desideri?” ci sono due modalità:

1. Si;

2. No;

“Se studi, cosa studi? /Se già lavori, che lavoro fai?” ha otto modalità:

1. Materie scientifiche;

2. Materie umanistiche;

3. Disoccupato;

4. Entrambi (studio e lavoro);

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5. Operaio/impiegato;

6. Artigiano/commerciante/agricoltore;

7. Libera professione;

8. Altro.

L’ultima variabile “Hai un regolare contratto di lavoro? /Se sei disoccupato, che tipi

di lavoro hai svolto in passato?” è composta da sette modalità:

1. Studio;

2. No (non ho un contratto);

3. Prestazione occasionale;

4. Tempo determinato;

5. Tempo indeterminato;

6. Nessuno (non ho svolto nessun lavoro prima);

7. Operaio/impiegato.

Chiarito questo punto, possiamo passare alla descrizione del primo grafico di

variabili supplementari.

È molto immediato vedere che, nel primo quadrante (in alto a destra), c’è una forte

relazione tra “disoccupato” e “operaio/impiegato” ciò significa che gli individui

presenti in quel quadrante, le donne tra 30-34 anni, che adesso sono disoccupate

prima erano operai o impiegati.

Nel secondo quadrante, in basso a destra, ci sono gli individui che lavorano avendo

la licenza media come titolo di studio. Si può notare come in questa parte del piano

fattoriale ci siano i vari tipi di contratto: “no” (lavoro a nero), tempo determinato e

indeterminato. Questi soggetti dichiarano di lavorare attualmente o come operai e

impiegati o come artigiani, commercianti e agricoltori. Infine, non emigrerebbero e

ritengono che il loro percorso di studi non sia o sarà utile a trovare l’occupazione

desiderata.

Per quanto concerne il terzo quadrante, troviamo gli individui che lavorano con un

contratto di prestazione occasionale o al più praticano la libera professione.

Nell’ultimo quadrante sono presenti coloro che studiano o studiano e lavorano sia

materie scientifiche che umanistiche. In questo caso si aspettano di trovare il lavoro

desiderato grazie al percorso di studi intrapreso. Questi giovani sono disposti ad

emigrare per trovare lavoro.

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3.5 Il secondo “blocco”: il pensiero dei giovani

In questo secondo “blocco” abbiamo scelto di analizzare le variabili:

Perché non è facile trovare lavoro?

Chi dovrebbe battersi per il problema del lavoro dei giovani?

Emigreresti per trovare lavoro?

Dove?

Ritieni che la flessibilità del lavoro (contratti a termine e contratti atipici)

aumenti l'occupazione?

Che lavoro, secondo te, è assente nella tua città?

Quale suggerimento daresti per risolvere il problema della disoccupazione

giovanile?

Quindi, abbiamo analizzato tutte quelle domande del questionario che si riferissero

al pensiero dei giovani. Anche in questo caso le variabili attive sono state cancellate

per agevolare la lettura del grafico, ma come abbiamo spiegato in precedenza i profili

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degli individui in ogni quadrante del piano fattoriale risultano essere abbastanza

delineati. Possiamo, allora, passare a descrivere il grafico delle variabili illustrative.

Importante è definire le modalità di ogni variabile illustrativa. Nella prima variabile,

“perché non è facile trovare lavoro”, sono presenti 5 modalità:

1. Incentivare il settore primario;

2. Nessuna pianificazione del numero e della tipologia di professioni necessarie

allo sviluppo economico del paese;

3. Crisi economica;

4. Differenziali salariali;

5. Presenza di manodopera straniera sottopagata;

Nel grafico, al fine di non creare confusione, le modalità sono state indicate,

rispettivamente, con “A”, “B”, “C”, “D”, “E”.

La seconda variabile, “Chi dovrebbe battersi per il problema del lavoro dei giovani”,

è composta da tre modalità:

1. I politici;

2. I giovani;

3. Tutti.

Le due variabili successive, la terza e la quarta, sono state raggruppate in un’unica

variabile (indicata con X6). In particolare, per chi ha risposto “no” alla domanda

“Emigreresti” la modalità associata è rimasta “no”; per chi, invece ha risposto “sì”

alla prima domanda, si è indicato direttamente “dove”. Le modalità associate a

questa variabile sono quindi 5:

1. No;

2. Resto d’Europa;

3. Nord Italia;

4. Resto del mondo;

5. Ovunque;

La quinta variabile, riguarda la domanda “Ritieni che la flessibilità del lavoro

(contratti a termine e contratti atipici) aumenti l'occupazione?”, nel grafico è indicata

con “X3” ed ha due modalità: si; no.

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“Che lavoro, secondo te, è assente nella tua città?”, sesta variabile illustrativa,

possiede 6 modalità:

1. Tutto;

2. Artigianato/Agricoltura/Prodotti e aziende km0;

3. Fabbriche/Industrie;

4. Commercio/Negozi/Turismo;

5. Libere professioni;

6. Nessuno/Non lo so.

L’ultima variabile analizzata in questo primo blocco è: “Quale suggerimento daresti

per risolvere il problema della disoccupazione giovanile?”. In questo caso, sono

presenti 5 modalità:

1. Abbassamento dell’età pensionistica;

2. Meno tasse alle imprese;

3. Riorganizzazione dell'istruzione;

4. Imitare altre strutture governative/Assumere secondo meritocrazia;

5. Adattamento dei giovani ad ogni tipo di lavoro.

Descritte, dunque, nello specifico, le variabili e le rispettive modalità possiamo

descrivere questo primo grafico delle variabili illustrative. Come abbiamo

specificato all’inizio, tutte le variabili si riferiscono al pensiero dei giovani del

collettivo analizzato e fanno sempre riferimento ai profili degli individui descritti

nel grafico delle variabili strutturali. Anche in questo caso descriveremo il grafico

per quadranti partendo da quello in alto a destra e procedendo in senso orario.

Troviamo, nel primo quadrante, individui che alla domanda sull’emigrazione hanno

risposto “Italia”. Ciò è coerente con quanto descritto nell’analisi delle variabili

strutturali in quanto, essendo, in quel quadrante, donne che per lo più vivono in

coppia (si ipotizza, quindi, abbiano una famiglia) è più difficile che esse vogliano

spostarsi oltre i confini nazionali in quanto dovrebbe farlo anche il rispettivo partner.

Queste stesse donne hanno dato la colpa della mancanza di lavoro alla crisi

economica e reputano che nel paese manchi ogni tipo di lavoro. Consigliano, infine,

per sopperire alla mancanza di lavoro, l’abbassamento dell’età pensionistica.

Procedendo sul piano fattoriale, dove erano posti gli individui con licenza media che

lavorano, possiamo affermare che si trovano in questo quadrante individui

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sicuramente “avversi” all’emigrazione data la presenza della modalità “no”. Essi,

inoltre, ritengono che per diminuire la disoccupazione dovrebbero intervenire i

politici diminuendo le tasse alle imprese. Affermano, poi, che a San Potito Sannitico

mancano fabbriche e industrie e reputano difficile trovare lavoro per la “presenza di

manodopera straniera sottopagata” e perché bisognerebbe “incentivare il lavoro nel

settore primario”.

I maschi tra i 25 e i 29 anni, invece, reputano che basterebbe che i giovani stessi si

battessero per il problema della disoccupazione e che si adattassero a qualsiasi

possibilità lavorativa. Emigrerebbero nel resto del mondo, quindi al di fuori dei

confini europei, e affermano che nel paese manchi sia il commercio con negozi e

turismo e sia l’artigianato, l’agricoltura e i prodotti a km0.

Nell’ultimo erano presenti studenti (per la maggior parte femmine) che vivono con

amici o da soli. Questi ultimi, sono molto propensi ad emigrare sia in Europa sia

“ovunque”. Credono che per risolvere il problema della disoccupazione giovanile

tutti dovrebbero interessarsene e bisognerebbe riorganizzare l’istruzione e imitare

strutture governative di altri paesi. Credono, inoltre, che il motivo della difficoltà di

trovare lavoro sia la mancanza di una pianificazione del numero e delle professioni

necessarie allo sviluppo economico del paese ma anche i differenti salari che un

professionista può ricevere, per lo stesso lavoro, in due parti diverse del mondo.

Infine ritengano che a San Potito Sannitico manchi l’opportunità di esercitare libere

professioni.

Per quanto riguarda il lavoro flessibile, la modalità associata al primo quadrante è

“no”; quella associata al terzo è “si”.

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Conclusioni

In conclusione, è stato svolta una indagine preliminare sui giovani di San Potito

Sannitico tra i diciannove e i trentaquattro anni. I dati sono stati raccolti mediante

un questionario e analizzati sia con metodi descrittivi che con tecniche di analisi dei

dati. Entrambe le metodologie ci consentono di affermare che si può dividere la

popolazione in quattro gruppi:

I giovani che fanno parte della fascia d’età 19-24 anni sono per lo più studenti

universitari che puntano a diventare professionisti e sono disposti a lasciare San

Potito ma anche l’Italia e l’Europa pur di avere un lavoro che li gratifichi.

I facenti parte della fascia d’età compresa tra i 25 e i 29 anni, a meno dei pochi

studenti, puntano al lavoro di ogni genere, emigrerebbero ma preferiscono adattarsi

a quello che offre il paese. Nella maggior parte dei casi vivono con i propri genitori.

Le donne (maggiormente) della fascia di età compresa tra i 30 e i 34 anni vivono in

coppia, sono disoccupate e hanno un passato da operaie/impiegate non

emigrerebbero o al massimo si sposterebbero in qualche altra parte d’Italia.

In fine, ci sono i giovani che hanno il titolo di studio più basso, la licenza media.

Loro lavorano come artigiani, commercianti, agricoltori, operai o impiegati con vari

tipi di contratti. Non emigrerebbero. Tra di essi c’è qualche disoccupato che non ha

nessuna esperienza lavorativa.

Tutto ciò è abbastanza coerente con la realtà quindi, essendo questa solo una prima

indagine ci riteniamo soddisfatti del risultato conseguito.

Nelle pagine seguenti inseriamo i grafici ACM commentati nel capitolo 3 in formato

A4 per facilitarne la lettura e la visualizzazione delle variabili e delle modalità

descritte precedentemente.

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Grafici ACM

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Bibliografia e Sitografia

Pietro Greco per MicroMega

Istat

Wikipedia

Il sole 24 ore

www.lavoroinregola.it/lavoro_sommerso.html

www.informagiovani-italia.com

www.tesionline.it

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Ringraziamenti

Desidero ringraziare in primis la Professoressa Paola Mancini per gli indispensabili

consigli e la pazienza dimostratami durante l’ideazione e la stesura della tesi.

I miei genitori per avermi supportato e sopportato durante il periodo universitario e

per avermi fatta diventare ciò che sono lasciandomi libera di scegliere in ogni

contesto.

Mio fratello per avermi sempre strappato un sorriso, per essere il mio orgoglio.

La mia famiglia perché consapevolmente o no ha contribuito a farmi raggiungere

questo obbiettivo.

Zio Angiolo, per il supporto, la dedizione e la passione dimostratami per questo

lavoro.

Salvatore per i tutorati, per le risate e perché “love” Di Caprio.

Giuseppe per l’empatia tra fuorisede, per la sua umiltà e sincerità.

Francesco compagno di Casio e di studi.

Valeria compagna di ansia, di caffè, di pranzi.

Christian per i confronti, le critiche e le discussioni costruttive; per essere così

diversi ma così simili.

Emilio per il grande aiuto datomi per la realizzazione di questa tesi.

Michela che ha portato la luce in una casa buia.

A te: il tuo pensiero mi ha perennemente accompagnato in questi anni e dato la

forza necessaria per raggiungere questo traguardo.

I miei amici di sempre e quelli nuovi che in un modo o nell’altro mi sono stati

vicini in questo percorso.

Tutti coloro che mi hanno aiutato in questa tesi anche solo rispondendo al

questionario.