l'aventure c'est l'aventure
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Risultati del corso LA NUOVA EDUCAZIONE MULTIMEDIALE. A cura di ACCADEMIA DI MAESTRIA TRIESTETRANSCRIPT
Workshop con il fotografo/graphic designCarlo Alberto Andreasi
Prima parte
L’AVENTURE C’EST L’AVENTURELa fotografia come pratica di meditazione
PREFAZIONEdi Rossella Senci
L’Itinerario Esperenziale “ LA NUOVA EDUCAZIONE MULTI-MEDIALE”, insito nel percorso del Counselor Educativo Olisti-co dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’Accademia di Maestria, è realizzazione concreta, per forma e significato, di quanto espresso nel Metodo Ponte ®e dell’Intenzione Spirituale Co-creativa dell’Accademia stessa.
Si tratta di un percorso che veicola innovativi messaggi edu-cativi/creativi e partecipa alle buone pratiche della Pedagogia dell’Essere.
Particolarmente indirizzato a tutti gli operatori olistici e ai counselor olistici che sentono /vogliono sperimentare nuove forme comunicative/espressive a sostegno dei percorsi di ri-cerca interiore attraverso il potere visivo e immaginativo indivi-duale: uno dei linguaggi privilegiati dell’Anima.
“Il Gioco Immaginativo è la vita stessa di un bambino, è autote-lico e pertanto trova motivazione in se stesso, non risponde al perché, si gioca e basta.Per Gioco e con il Gioco il bambino gioisce, sperimenta, trova le
relazioni, comprende e diviene costruttore attivo delle sue com-petenze. Esprime la sua Essenza, la sua arte, ci racconta delle sue difficoltà, ci suggerisce i comportamenti e le cure di cui ha bi-sogno. Nell’attività ludica immaginativa crea ipotesi, osserva, vie-ne a contatto con l’errore costruttivo, trae conclusioni corrette o sbagliate, può rifare i percorsi e “inventare” perfino la scrittura o le regolarità matematiche, che s’intrecciano con la visione di forme reali e ne diventano rappresentazione.Attraverso il gioco e l’immaginazione noi adulti possiamo metter-ci in ascolto e in comunicazione sottile con i Bambini.Possiamo raccontare ai bambini la realtà più complessa con il linguaggio più semplice, ma non per questo semplicistico. Così, attraverso la forma creativa, strutturata o simbolica il bambino non solo assimila, ma procede per accomodamento accrescen-do le strutture mentali/cognitive e imparando a ri-conoscere le gradazioni dei sentimenti in egoità e in alterità. E l’adulto in Pre-senza si fa ascoltatore partecipe, dialoga in un flusso condiviso di gesti, immagini, parole, suoni.Particolare valore evolutivo pensiamo inoltre vada attribuito al gioco simbolico che promuove e utilizza forme di simbolizzazione: patrimonio immaginativo prezioso da tutelare sempre, anche in età adulta nel gioco trasformativo/evolutivo”.
Tratto da: Metodo Ponte® – 2012
L’AVENTURE C’EST L’AVENTURE
Come può la pratica della fotografia conciliarsi con una visione olistica della realtà? La fotografia, con la sua anima tecnicistica, con la sua natura fram-mentatrice, non è di fatto agli antipodi di una visione del tutto nel tutto? Esiste una chiave che permetta il superamento di quest’apparente contraddizzio-ne?Sebbene si faccia risalire l’invenzione della fotogra-fia al XIX secolo, in realtà l’impianto concettuale che ne sta alla base si delinea già in epoca rinasci-mentale, frangente in cui nasce la rappresentazio-ne prospettica. Con la prospettiva il punto di vista individuale diventa espressione e rappresentazio-ne del mondo così come appare alla soglia delle nostre percezioni.
La fotografia è un atto di umiltà nei confronti del reale, ll risveglio di sè allo spazio/tempo contin-genti. La fotografia è l’atto poetico come pratica di ricettività e relazionalità all’interno della complessi-tà del mondo. Se una dinamica di espansione e la rivalutazione del rappporto con l’altro costituisco-no il sentiero che siamo invitati a tracciare nella nuova era, la fotografia si offre come strumento di AVVENTURA, ovvero della pratica deliberata di esporsi a ciò che accadrà.
L’AZIONE NON-AZIONE DEL FOTOGRAFO
IO SO-STAREPRATICA DEL RICORDO DI SE’NON GIUDIZIO
GENERAZIONE DI UN PUNTO DI VISTASCIOGLIMENTO DEL DUBBIO
CONDIZIONI DI RELAZIONE
AVVENTURAOVVERO LA PRATICA DIESPORSI DELIBERATAMENTEA CIO’ CHE ACCADRA’
RELAZIONEIL FOTOGRAFO MUTA LO SPAZIOCHE RAPPRESENTA PER IL SEMPLICE FATTODI ESSERCI. PRINCIPIO DI INDETERMINAZIONE.
APPARATOCAMERA, OBIETTIVO, POSAPELLICOLE, CCD, STAMPA,POSTPRODUZIONE ECC…
CONTINGENZAIL” QUI ED ORA” DEL FOTOGRAFO
AGENTISOGGETTOAPPARATOOPERATORE
GLI INGREDIENTIDELLA FOTOGRAFIA
Guardando alla slla storia della rappresenta-zione, mi pare di notare come questa sembri altalenare tra due condizioni limite: quella sim-bolica, che qui rappresento con l’arcano della Papessa e quella prospettica, esemplificata dalla carta del Carro.Ognuno di questi archetipi possiede delle qua-lità specifiche:
LA PAPESSAGestazione, attesaSapere determinato proveniente dalla divinitàSapere custodito gelosamente, esoterico, precluso ai più
IL CARROEspansioneAndare alla scoperta del mondoRealizzazione di sèL’intelletto domina i cavalli che tirano il carro, i motori sessuale ed emotivo
RAPPRESENTAZIONE SIMBOLICA
Disposizione e dimensioni dei personaggisecondo una progressione gerarchica.
La dimensione dominante è la verticalità
Assenza di un soggetto in quanto individuoreale ma unicamente a rimando di unsignificato ulteriore
Assenza di profondità
Elementi formali canonizzati
La pittura è una forma di preghiera
Il pittore un tramite tra Dio e l’uomo
Dio e la sua parola sono fuori portatae incorruttibili
RAPPRESENTAZIONE PROSPETTICA
Disposizione e dimensioni dei personaggisecondo una proiezione prospettica.Più il soggetto è lontano, minori sono le sue dimensioni lineari
La dimensione dominante è l’orizzontalità
Si struttura il soggetto in quanto individuo
Resa dell’illusione della profondità
Elementi formali come immaginedi quelli reali
La pittura è una forma di indagine
Il pittore è un ricercatore
Dio è ovunque nel mondo
LA FOTOGRAFIANASCE CONCETTUALMENTE CON LA PROSPETTIVA
Invenzione degli strumenti ottici
Invenzione di una forma di rappresen-tazione oggettiva in grado di riprodur-re correttamente i rapporti dimensio-nali
Invenzione di un punto di vistaindividuale
Invenzione di un sistema di rappresen-tazione in grado di fornire un’esperien-za visiva riproducibile
Rinascimento: nascitadell’apparato concettuale e deglistrumenti ottici
XIX secolo: invenzione deisupporti fotosensibili edelle strategie di fissaggio
Prima metà XX secolo:invenzione del formatoLeica ed emulsioniultrasensibili: praticità diutilizzo
Seconda metà XX secolo:democratizzazione spintadell’uso della fotografia.Automatismi sempre piùperfezionati
Contemporaneità: fotografiadigitale e condivisione inrete. In via di sparizione ilsupporto carta
LE FASI SALIENTIDELLO SVILUPPODELLA FOTOGRAFIA
HIROSHI SUGIMOTONella serie dei cinema, Sugimo-to sceglie di descrivere la sala di proiezione con la luce diffusa dallo schermo durante l’intera durata di uno stesso film.
DENIS ROCHE
L’opera do Roche si caratteriz-za per la moltiplicazione dei piani di rappresentazione con l’ausilio di riflessioni, rifrazioni o scelte di ordine concettuale. La macchina fotografica è vista come un ap-parato in grado di avere una vi-sione propria, quasi indipendente dall’operatore.
GUIDO GUIDIPer Guidi è importante far traspa-rire la progressione del pensiero creativo in termini di segni e trac-ce, residui di dubbio e potenziali revisioni
Ho chiesto ai partecipanti al corso di uscire per realizzare una breve sequenza di fotografie, ognuno con il mezzo che preferisce.La sola condizione era che venissero stabilite delle regole di ripresa a cui attenersi, regole che sarebbero andate a comporre il senso stesso del lavoro. Queste regole potevano essere sta-bilite a priori o “scoperte” in fase di realizzazio-ne.Successivamente il lavoro di ognuno è stato condiviso e discusso, ponendo l’accento sulla
possibilità di rilevare in ognuno una particolare attitudine al mondo, frutto delle regole stesse.Mi sono proposto come obiettivo di sperimen-tare la fotografia come possibile ambito di inda-gine su di sé in una prospettiva diversa.Uscendo dal cliché della fotografia come apo-logia della memoria e degli stati inconsci e pro-fondi è urgente riscoprire un tipo di postura ri-volta all’esterno, in una dimensione di ascolto e di percezione attiva dello spazio.
ESTELLA BESSARIONE
Ho scelto come soggetto “le mani”, foto-grafando con il cellulare mentre cammina-vo. Un’inquadratura costante ma intuitiva, dettata anche dalla scelta di non volermi per forza relazionare con il soggetto..
Ho voluto fotografare le mie mani in rela-zione ai quattro archetipi del fuoco, dell’ac-qua, della pietra e degli esseri viventi.
Benché la mia intenzione fosse di prendere letteralmente in mano gli elementi, mi sono accorta che il risultato finale parla piuttosto di una relazione metaforica, di un’intenzio-ne non completata con un agire conseguente.
Voglio imparare a chiedere ciò che mi spetta.
ROSSELLA SENCI
Ho scelto di fotografare dall’alto il terreno concentrandomi sull’apparire degli ango-li mantenendo un’inquadratura perfetta-mente a bolla.
La mia postura esistenziale è molto ordinata e sistematiz-zata. Sento a volte il bisogno imperioso di trasgredire alla rigidità che mi sono auto-imposta.
LUCILLA PALAZZETTI
Camminando, ad intervalli regolari misu-rati sui miei passi, ho ripreso un’immagine del terreno con le mie scarpe e del cielo.Succssivamente ho sovrapposto le singo-le immagini creando un dittico terra/cie-lo sviluppato nel tempo e nello spazio.
Qualsiasi cosa accada, vado sempre avanti!
CARMEN STOCH
Ho fotografato uno specchio d’acqua, fa-cendo attenzione che comparisse con-temporaneamente ciò che sta sommerso e cio che invece emerge. Il reale appare così come riflesso mentre il sommerso si disvela come reale.
BARBARA GOINA
Ho scelto di sfruttare la caratteristica del cellulare di fare facilmente foto dal basso all’alto, in perfetta verticale, appoggiando-lo semplicemente a terra, solo intuendo l’inquadratura.
Sono stata molto attinente alle regole che mi sono data.,pur cercando soluzioni formali diverse. Sono sempre molto di-ligente in quello che faccio.
ELISA CORUBOLO
Ho fotografato alcuni palazzi in verticale, con la macchina fotografica quasi appog-giata al muro, in modo che “l’orizzonte” si situase sempre nel primo quarto superio-re dell’inquadratura.
Mi sono stupito nel considerare che questi paesaggi ver-ticali sono perfettamente plausibili anche se immaginati in prospettiva orizzontale
CARLO ANDREASI
Siamo andate alla ricerca di uno spazio che si prestasse al nostro proposito di fare qualcosa assieme.Barbara e Carmen si sono posizionate spalla a spalla, ruotando ad ogni scatto di 90 gradi. Elisa ha scelto di comparire come soggetto.
BARBARA GOINACARMEN STOCHELISA CORUBOLOLavoro di gruppo