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LAUDATO SI’, AGENDA ONU 2030, COP 21 UN ANNO DOPO RIFLESSIONI E PROSPETTIVE Assisi, 24 Giugno 2016, ore 10.00 Palazzo Bernabei - Sede Università di Perugia in Assisi - via S. Francesco, 16 Il messaggio della «Laudato si’, mi’ Signore» Marcelo Sánchez Sorondo - Cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze “Siamo chiamati a diventare gli strumenti di Dio Padre perché il nostro pianeta sia quello che Egli ha sognato nel crearlo e risponda al suo progetto di pace, bellezza e pienezza” (§ 53) Prologo e riassunto 1. L'appello di Papa Francisco nella Laudato si’ (LS) è profondamente religioso e scientifico allo stesso tempo: parte dal Vangelo, dalla fede e dalla teologia, passa attraverso la riflessione filosofica ed etica, e assume le conoscenze specifiche delle scienze naturali e sociali. Afferma, in buona sostanza, che il pianeta su cui viviamo è la nostra comune "sorella casa" che è malata a causa dei maltrattamenti che una minoranza le infligge, mentre sono i più che ne soffrono le conseguenze negative. Ecologia deriva da due parole, eikos e logos, che in greco significano "casa" e "ordine", cioè la scienza di governare l'unica casa di tutti, la casa comune. 2. La Laudato si’ vuole risvegliare gli uomini e le donne di oggi invitando loro a prendere coscienza responsabilmente della grave situazione che stiamo attraversando, per non praticare “un’ecologia superficiale o apparente che consolida un certo intorpidimento e una spensierata irresponsabilità"(§ 59). Attento alla crisi dei più poveri generata dai cambiamenti climatici causati dall'azione umana motivata dall’avidità, Francesco ritorna al cuore del Vangelo, all'amore per le creature, alla povertà delle Beatitudini e al protocollo del Giudizio Universale, vale a dire, Matteo 25, 40 "ogni volta che avete fatto [un’opera di misericordia] a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me". La LS è un documento fondante del Magistero: iscrive per la prima volta il nuovo concetto di "ecologia integrale" nel pensiero sociale della Chiesa, a pari titolo con la dignità umana, la libertà di coscienza, la fraternità, la destinazione universale dei beni, il bene comune, la solidarietà... Significa che mentre la LS "si aggiunge al Magistero sociale della Chiesa" (§ 15), in linea con i testi precedenti (cf. §§ 3-11), il suo tema specifico è nuovo per un'Enciclica, "la cura della casa comune" o "l’ecologia" del nostro pianeta, minacciato dal collasso a causa dell'attività umana, con il conseguente aumento della povertà e dell'esclusione sociale. La "conversione ecologica" comprende l'equilibrio ecologico, la giustizia sociale, la responsabilità spirituale ed esige un'azione immediata. La visione religiosa della “sorella terra” 3. Il tema e filo conduttore della LS è un richiamo alla responsabilità di ogni essere umano a favore della terra e della giustizia sociale. Un richiamo innanzitutto profondamente religioso, perché si considera il mondo come la casa di Dio, vale a dire, un dono che Dio ha dato all'uomo, sua immagine, affinché lo ami, lo protegga e ne sviluppi le potenzialità per il bene degli uomini e delle donne di ogni tempo e luogo. Una tale visione del mondo si basa, come indicato dal titolo tratto dal Cantico delle Creature, su S. Francesco d'Assisi, che propone il Vangelo senza glosse (sine glossa), con amore per la terra come creazione di Dio e con amore per la povertà come mezzo per possedere paradossalmente la terra. Papa Francesco vuole mettere in atto questo messaggio ai nostri giorni e chiede un intervento urgente: "L’umanità è chiamata a prendere coscienza della necessità di cambiamenti di stili di vita, di produzione e di consumo" (§ 23). 4. La Laudato si' cerca di unire ciò che la modernità ha disgiunto o separato: da un lato, l'essere umano e dall'altro, la terra; da un lato, l'ecologia dell'ambiente naturale, dall'altro, l’ecologia umana; e più in generale di unire il programma misericordioso della Provvidenza di Dio con la collaborazione libera e amorevole dell'essere umano. Francesco unisce tali dimensioni orizzontali e verticali in una prospettiva di superamento e integrazione, che egli chiama "ecologia integrale". La casa che Dio ha dato agli uomini e alle donne dev’essere una casa comune "come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia: «Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba»"(§ 1). 5. La novità della visione teologica della LS risiede nel fatto che mette in evidenza non solo l'emergere delle creature dalla loro fonte divina, ma anche e principalmente il movimento evolutivo della creazione verso Dio. Egli – Dio – vuole collaborare con noi e contare sulla nostra cooperazione, ma è anche in grado di trarre il bene dal male che facciamo, perché "Lpirito Santo dispone di una inventiva infinita, propria della mente divina, capace di sciogliere i nodi degli eventi umani"(Giovanni Paolo II, Catechesi, 24 IV 1991, 6). Dio in virtù della sua onnipotenza, in qualche modo, si è voluto “autolimitare”, creando un mondo che ha bisogno di sviluppo, dove molte cose che consideriamo dei mali, dei pericoli, dei limiti, o delle fonti di sofferenza, sono in realtà parte delle doglie che ci spingono a collaborare con il Creatore (Cf. Catechismo, 310 – Papa Ratzinger). Tuttavia, Dio è presente nel più intimo (Deus est in omnibus rebus per essentiam, potentiam et praesentiam), dando l’essere ad ogni realtà senza condizionare l'autonomia della sua creatura, e questo si traduce anche nella legittima autonomia delle realtà terrene (Gaudium et spes, § 36). Questa immanenza della presenza divina, che assicura la permanenza e lo sviluppo di ogni essere, "è la continuazione dell'azione creativa" (Tommaso d'Aquino, S. Th., I, 104, 1, ad 4). Lo Spirito di Dio muove l'universo a partire dalle potenzialità o dalle "ragioni seminali" (rationes seminalis – Sant’Agostino) che permettono che, dall’interno

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LAUDATO SI’, AGENDA ONU 2030, COP 21

UN ANNO DOPO RIFLESSIONI E PROSPETTIVE

Assisi, 24 Giugno 2016, ore 10.00

Palazzo Bernabei - Sede Università di Perugia in Assisi - via S. Francesco, 16

Il messaggio della «Laudato si’, mi’ Signore» Marcelo Sánchez Sorondo - Cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze

“Siamo chiamati a diventare gli strumenti di Dio Padre perché il nostro pianeta sia quello che Egli ha sognato nel crearlo e risponda al suo progetto di pace, bellezza e pienezza” (§ 53)

Prologo e riassunto 1. L'appello di Papa Francisco nella Laudato si’ (LS) è profondamente religioso e scientifico allo stesso tempo: parte dal Vangelo, dalla fede

e dalla teologia, passa attraverso la riflessione filosofica ed etica, e assume le conoscenze specifiche delle scienze naturali e sociali. Afferma, in buona sostanza, che il pianeta su cui viviamo è la nostra comune "sorella casa" che è malata a causa dei maltrattamenti che una minoranza le infligge, mentre sono i più che ne soffrono le conseguenze negative. Ecologia deriva da due parole, eikos e logos, che in greco significano "casa" e "ordine", cioè la scienza di governare l'unica casa di tutti, la casa comune.

2. La Laudato si’ vuole risvegliare gli uomini e le donne di oggi invitando loro a prendere coscienza responsabilmente della grave situazione che stiamo attraversando, per non praticare “un’ecologia superficiale o apparente che consolida un certo intorpidimento e una spensierata irresponsabilità"(§ 59). Attento alla crisi dei più poveri generata dai cambiamenti climatici causati dall'azione umana motivata dall’avidità, Francesco ritorna al cuore del Vangelo, all'amore per le creature, alla povertà delle Beatitudini e al protocollo del Giudizio Universale, vale a dire, Matteo 25, 40 "ogni volta che avete fatto [un’opera di misericordia] a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me". La LS è un documento fondante del Magistero: iscrive per la prima volta il nuovo concetto di "ecologia integrale" nel pensiero sociale della Chiesa, a pari titolo con la dignità umana, la libertà di coscienza, la fraternità, la destinazione universale dei beni, il bene comune, la solidarietà... Significa che mentre la LS "si aggiunge al Magistero sociale della Chiesa" (§ 15), in linea con i testi precedenti (cf. §§ 3-11), il suo tema specifico è nuovo per un'Enciclica, "la cura della casa comune" o "l’ecologia" del nostro pianeta, minacciato dal collasso a causa dell'attività umana, con il conseguente aumento della povertà e dell'esclusione sociale. La "conversione ecologica" comprende l'equilibrio ecologico, la giustizia sociale, la responsabilità spirituale ed esige un'azione immediata.

La visione religiosa della “sorella terra” 3. Il tema e filo conduttore della LS è un richiamo alla responsabilità di ogni essere umano a favore della terra e della giustizia sociale. Un

richiamo innanzitutto profondamente religioso, perché si considera il mondo come la casa di Dio, vale a dire, un dono che Dio ha dato all'uomo, sua immagine, affinché lo ami, lo protegga e ne sviluppi le potenzialità per il bene degli uomini e delle donne di ogni tempo e luogo. Una tale visione del mondo si basa, come indicato dal titolo tratto dal Cantico delle Creature, su S. Francesco d'Assisi, che propone il Vangelo senza glosse (sine glossa), con amore per la terra come creazione di Dio e con amore per la povertà come mezzo per possedere paradossalmente la terra. Papa Francesco vuole mettere in atto questo messaggio ai nostri giorni e chiede un intervento urgente: "L’umanità è chiamata a prendere coscienza della necessità di cambiamenti di stili di vita, di produzione e di consumo" (§ 23).

4. La Laudato si' cerca di unire ciò che la modernità ha disgiunto o separato: da un lato, l'essere umano e dall'altro, la terra; da un lato, l'ecologia dell'ambiente naturale, dall'altro, l’ecologia umana; e più in generale di unire il programma misericordioso della Provvidenza di Dio con la collaborazione libera e amorevole dell'essere umano. Francesco unisce tali dimensioni orizzontali e verticali in una prospettiva di superamento e integrazione, che egli chiama "ecologia integrale". La casa che Dio ha dato agli uomini e alle donne dev’essere una casa comune "come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia: «Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba»"(§ 1).

5. La novità della visione teologica della LS risiede nel fatto che mette in evidenza non solo l'emergere delle creature dalla loro fonte divina, ma anche e principalmente il movimento evolutivo della creazione verso Dio. Egli – Dio – vuole collaborare con noi e contare sulla nostra cooperazione, ma è anche in grado di trarre il bene dal male che facciamo, perché "Lpirito Santo dispone di una inventiva infinita, propria della mente divina, capace di sciogliere i nodi degli eventi umani"(Giovanni Paolo II, Catechesi, 24 IV 1991, 6). Dio in virtù della sua onnipotenza, in qualche modo, si è voluto “autolimitare”, creando un mondo che ha bisogno di sviluppo, dove molte cose che consideriamo dei mali, dei pericoli, dei limiti, o delle fonti di sofferenza, sono in realtà parte delle doglie che ci spingono a collaborare con il Creatore (Cf. Catechismo, 310 – Papa Ratzinger). Tuttavia, Dio è presente nel più intimo (Deus est in omnibus rebus per essentiam, potentiam et praesentiam), dando l’essere ad ogni realtà senza condizionare l'autonomia della sua creatura, e questo si traduce anche nella legittima autonomia delle realtà terrene (Gaudium et spes, § 36). Questa immanenza della presenza divina, che assicura la permanenza e lo sviluppo di ogni essere, "è la continuazione dell'azione creativa" (Tommaso d'Aquino, S. Th., I, 104, 1, ad 4). Lo Spirito di Dio muove l'universo a partire dalle potenzialità o dalle "ragioni seminali" (rationes seminalis – Sant’Agostino) che permettono che, dall’interno

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stesso degli esseri, possa svilupparsi sempre qualcosa di nuovo verso una consumazione finale: "La natura non è altro che la ragione di un’arte, vale a dire l'arte divina, inscritta nelle cose, per la quale le cose stesse si muovono verso un fine determinato. Come se il mastro costruttore navale potesse concedere al legno di muoversi esso stesso per prendere la forma di una barca" (Id., In Phys. Arist., II, 14).

I dati delle scienze naturali assunti e interpretati da Francesco 6. Secondo le prove fornite dalle scienze naturali, questa sorella terra è malata e piange a causa dei danni che le provochiamo per via dell’uso

irresponsabile e dell'abuso ingiusto dei beni che Dio ha posto in essa. Nella modernità – a partire da Cartesio con la sua idea di res extensa – siamo cresciuti pensando che fossimo i proprietari e padroni della natura, autorizzati a saccheggiarla senza alcuna considerazione delle sue potenzialità e leggi, come se si trattasse di un materiale inerte a nostra disposizione (cf. § 2).

7. Francesco indica, per la prima volta nel Magistero, il clima come "bene comune, di tutti e per tutti" (§§ 23 e segg.). E a livello globale lo definisce come "un sistema complesso in relazione con molte condizioni essenziali per la vita umana". Adottando per la prima volta nozioni e parole delle scienze, la LS sostiene che "Esiste un consenso scientifico molto consistente che indica che siamo in presenza di un preoccupante riscaldamento del sistema climatico".

8. Facendo proprie le osservazioni di queste discipline la LS afferma: “Negli ultimi decenni, tale riscaldamento è stato accompagnato dal costante innalzamento del livello del mare, e inoltre è difficile non metterlo in relazione con l’aumento degli eventi meteorologici estremi, a prescindere dal fatto che non si possa attribuire una causa scientificamente determinabile ad ogni fenomeno particolare” (§ 23).

9. La LS accetta che "ci sono altri fattori (quali il vulcanismo, le variazioni dell’orbita e dell’asse terrestre, il ciclo solare)" che possono concorrere al riscaldamento globale. Tuttavia, resistendo alle forti pressioni delle lobby con il coraggio che lo caratterizza, al punto cruciale, Francesco afferma a titolo di magistero ordinario che " numerosi studi scientifici indicano che la maggior parte del riscaldamento globale degli ultimi decenni è dovuta alla grande concentrazione di gas serra (biossido di carbonio, metano, ossido di azoto ed altri) emessi soprattutto a causa dell’attività umana". Non solo, allora, la Laudato si’ parla di un problema climatico che non è naturalmente descritto nella Bibbia (che ne descrive altri del suo tempo), ma, a partire dal nuovo contributo delle scienze della terra, Francesco sostiene magistralmente che l'attività umana che utilizza "combustibili fossili" sia la causa principale del riscaldamento globale.

10. Inoltre, la LS conclude: "Ciò viene potenziato specialmente dal modello di sviluppo basato sull’uso intensivo di combustibili fossili, che sta al centro del sistema energetico mondiale" (§ 23). E adotta un'altra osservazione scientifica importante: "Ha inciso anche l’aumento della pratica del cambiamento d’uso del suolo, principalmente la deforestazione per finalità agricola".

11. Così, nella Laudato si', non solo fede e ragione, ma anche le conoscenze filosofiche e scientifiche, si amalgamano per la prima volta in un’Enciclica papale in un modo così centrale.

Perdita di biodiversità: 12. In questa parte importante la LS indica che “le risorse della terra vengono depredate a causa di modi di intendere l’economia e l’attività

commerciale e produttiva troppo legati al risultato immediato. La perdita di foreste e boschi implica allo stesso tempo la perdita di specie che potrebbero costituire nel futuro risorse estremamente importanti, non solo per l’alimentazione, ma anche per la cura di malattie e per molteplici servizi” (§ 32).

13. Le diverse specie contengono geni che possono essere risorse chiave per risolvere in futuro qualche necessità umana, per regolare un problema ambientale, o semplicemente per consentire il buon funzionamento dei meccanismi evolutivi, per i quali i geni della biodiversità sono essenziali. “Per causa nostra, migliaia di specie non daranno gloria a Dio con la loro esistenza né potranno comunicarci il proprio messaggio. Non ne abbiamo il diritto” (§ 33).

14. Non “possiamo essere testimoni muti di gravissime inequità quando si pretende di ottenere importanti benefici facendo pagare al resto dell’umanità, presente e futura, gli altissimi costi del degrado ambientale” (§ 36).

15. Non di rado la deforestazione produce deserti aridi. 16. Non si possono ignorare gli enormi interessi economici internazionali che, sotto il pretesto di preservare la biodiversità, possono “minare la

sovranità nazionale". Ci sono «proposte di internazionalizzazione dell’Amazzonia, che servono solo agli interessi economici delle multinazionali» (§38).

17. “È lodevole l’impegno di organismi internazionali e di organizzazioni della società civile che sensibilizzano le popolazioni e cooperano in modo critico, anche utilizzando legittimi meccanismi di pressione, affinché ogni governo adempia il proprio e non delegabile dovere di preservare l’ambiente e le risorse naturali del proprio Paese, senza vendersi a ambigui interessi locali o internazionali” (§ 38).

18. Gli oceani contengono non solo la maggior parte dell'acqua del pianeta, ma anche la maggior parte della vasta varietà di esseri viventi, molti dei quali ancora a noi sconosciuti e minacciati in vari modi. Inoltre, la vita nei fiumi, laghi, mari e oceani, che alimenta gran parte della popolazione mondiale, è influenzata dalla mancanza di controllo sull'estrazione delle risorse ittiche, provocando il drastico calo di alcune specie. Sono ancora impiegati metodi di pesca selettivi che provocano lo sterminio di gran parte delle specie pescate. Sono particolarmente minacciati gli organismi marini di cui non teniamo conto, come alcune forme di plancton che costituiscono una componente molto importante della catena alimentare marina, dalle quali dipendono, in ultima analisi, le specie di cui ci nutriamo (§ 40).

19. “È necessario investire molto di più nella ricerca, per comprendere meglio il comportamento degli ecosistemi e analizzare adeguatamente le diverse variabili d’impatto di qualsiasi modifica importante dell’ambiente. Poiché tutte le creature sono connesse tra loro, di ognuna dev’essere riconosciuto il valore con affetto e ammirazione, e tutti noi esseri creati abbiamo bisogno gli uni degli altri. Ogni territorio ha una responsabilità nella cura di questa famiglia, per cui dovrebbe fare un accurato inventario delle specie che ospita, in vista di sviluppare programmi e strategie di protezione, curando con particolare attenzione le specie in via di estinzione” (§ 42).

Creatività, potere e limiti della tecnologia

20. La rivoluzione scientifica, la tecnica e in generale la razionalità applicata, hanno apportato benefici notevoli all'umanità, trovando una cura a innumerevoli mali che nuocevano e limitavano gli esseri umani. Non possiamo non apprezzare e riconoscere il progresso tecnico, in particolare nel campo della medicina, dell'ingegneria e delle comunicazioni. Tuttavia, esso diventa causa pericolosa e costituente della crisi ecologica e della povertà crescente, quando vengono ignorati i suoi limiti (Guardini) – e la tecnologia diventa "paradigma tecnocratico" – o quando la tecnica e la sua ideologia (tecnocrazia) passano dall’essere "mezzo all’essere fine", rendendo l'umanità una funzione di se stessa (cfr §§ 106-113). "Ciò che sta accadendo ci pone di fronte all’urgenza di procedere in una coraggiosa rivoluzione culturale" (§ 114). Dobbiamo evitare che la conoscenza umana sia ridotta a una scienza puramente strumentale, dimenticandoci dell’etica. Le nuove sfide rendono necessaria una nuova visione e una nuova responsabilità.

21. “La politica non deve sottomettersi all’economia e questa non deve sottomettersi ai dettami e al paradigma efficientista della tecnocrazia. Oggi, pensando al bene comune, abbiamo bisogno in modo ineludibile che la politica e l’economia, in dialogo, si pongano decisamente al servizio della vita, specialmente della vita umana” (§ 189).

Il sapere delle scienze sociali assunto ed interpretato dall’Enciclica

22. Ciò che è nuovo per un’Enciclica sociale è la visione di fondo. Uno dei cardini che sostiene e attraversa tutta la Laudato si' è il rapporto intimo tra la fragilità del pianeta e i poveri del mondo (che siano singole persone o popoli). La povertà non è una questione collaterale del

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problema ecologico, è parte integrante dello stesso. L’“inequità planetaria" occupa un’intera parte della descrizione della situazione mondiale (§§ 48-52), e l'"opzione preferenziale per i poveri" è trasversale. Non pretende abrogare la "proprietà privata" (§ 93) o il "mercato" (§ 210). Richiede, tuttavia, il contrappeso morale dell’imperativo della giustizia sociale e il " primo principio di tutto l'ordinamento etico e sociale". Pertanto, il diritto universale di utilizzare i beni è una "regola d'oro" del comportamento sociale e il "primo principio di tutto l'ordinamento etico e sociale" (cfr §§ 93 e segg.), valido anche per regolare il mercato.

23. Si tratta della convinzione profonda di origine tomista (§ 240) che nel mondo "tutto è collegato" (cfr §§ 16, 57, 91,117, 138, e 240), interconnesso e con-causato, e "correlato a tutto" (cfr §§ 23, 70, 92, 120, 137 e 142), ad immagine e per partecipazione delle relazioni sussistenti delle Persone divine (cfr § 240). In molti contesti si parla di sistema intendendo questa realtà relazionale di reciproca appartenenza tra gli esseri. Inoltre appaiono tre parole tipiche dall’autore mutuate dal pensiero moderno – interpretazione (§ 139), auto-referenzialità (§§ 204 e 208) e governance (§§ 18, 174, 175) – che sembrano suggerire un nuovo ordine mondiale basato sulle Beatitudini del Vangelo. In altre parole: i cambiamenti climatici sono un problema globale di serie dimensioni sociali, ambientali, economiche, distributive e politiche, nazionali e internazionali, e rappresentano una delle più grandi sfide attuali per l'umanità. L'Enciclica non pretende di essere ecologica nel senso romantico di “verde”, ma vuole soprattutto essere un appello alla giustizia sociale di cui uno sviluppo integrale della terra è parte integrante.

Non si è sufficientemente consapevoli che i cambiamenti climatici generino migrazioni, inquinamento e altri mali che colpiscono i poveri, moltiplicando la loro povertà e provocando la loro morte

24. Non si è sufficientemente consapevoli del fatto che i cambiamenti climatici diano luogo anche a migrazioni di animali e piante che non sempre riescono ad adattarsi, e questo a sua volta influenza le risorse produttive dei più poveri, che si vedono costretti anch’essi a migrare, con grande incertezza per il loro futuro e quello dei loro figli. È drammatico l’aumento dei migranti in fuga dalla povertà esacerbata dal degrado ambientale, che non sono riconosciuti come rifugiati dalle convenzioni internazionali e sopportano il peso della loro vita, abbandonati senza alcuna protezione normativa (cfr § 26).

25. Esistono inoltre forme di inquinamento che colpiscono quotidianamente le persone. L'esposizione a inquinanti atmosferici produce una vasta gamma di effetti sulla salute, in particolare dei più poveri, causando milioni di morti premature.

26. Solitamente non vi è una presa coscienza sufficientemente chiara e attiva del fatto che i problemi del clima colpiscano particolarmente i poveri e gli esclusi, moltiplicando, di conseguenza, la povertà e l'esclusione. Poveri, rifugiati ed esclusi costituiscono la maggior parte della popolazione del pianeta: si tratta di miliardi di persone. Solo i rifugiati oggi sono oltre 125 milioni. Raramente queste persone sono presenti nei dibattiti politici ed economici internazionali, e quando lo sono i loro problemi il più delle volte sono messi in appendice, come una questione da aggiungere quasi per obbligo o marginalmente, se non addirittura considerandola un mero danno collaterale. Difatti, quando si tratta di intraprendere un'azione concreta, spesso questa viene messa all’ultimo posto. Ciò è dovuto in parte al fatto che molti professionisti, opinion maker, agenzie stampa e centri di potere si trovano lontano da loro, in aree urbane isolate ed esclusive, senza prendere contatto diretto con loro (§ 48).

27. Non bisogna neanche perdere di vista lo stato di abbandono e incuria in cui versano anche alcune persone nelle zone rurali, che non sono raggiunte dai servizi essenziali, dove a volte i lavoratori sono ridotti in situazioni di schiavitù, senza diritti né aspettative di vita migliori (154).

I cambiamenti climatici creano un terreno fertile per le nuove forme estreme di esclusione

28. Tutte queste situazioni drammatiche di povertà e di esclusione sociale, principalmente causate o peggiorate dal riscaldamento globale, creano anche un terreno fertile per le nuove forme di esclusione estrema, come ad esempio le nuove forme di schiavitù e la tratta di esseri umani, sotto forma di lavoro forzato, prostituzione, vendita di organi, tossicodipendenza, che sono veri e propri crimini contro l'umanità. È chiaro che la piena occupazione e la piena scolarizzazione, la famiglia, la casa, e l'amore per la terra, rappresentano l'antidoto e la migliore prevenzione contro la povertà, la prostituzione, la tossicodipendenza e il traffico di droga.

Il legame indivisibile tra ecologia e povertà, e viceversa 29. Nel mondo globalizzato non possiamo non riconoscere che un vero e proprio approccio sociale è legato a quello ecologico e che, viceversa,

un vero approccio ecologico si converte sempre in un approccio sociale che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull'ambiente. È necessario “ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri” (§ 49).

30. Si può dire quindi che la prima globalizzazione è quella ambientale, provocata dal riscaldamento della terra attraverso l'atmosfera e la biosfera, l'aria e gli oceani. Diventa perciò evidente che il riscaldamento causato dall’enorme consumo di energia di alcuni paesi ricchi ha ripercussioni nei luoghi più poveri della terra, soprattutto in Africa, dove l'aumento della temperatura accompagnato dalla siccità mette in grave pericolo la resa dei raccolti. A questo si aggiungono i danni causati dalle esportazioni di rifiuti solidi e liquidi tossici verso i paesi in via di sviluppo, e l'attività inquinante delle aziende che fanno nei paesi meno sviluppati ciò che è proibito nei paesi che forniscono loro il capitale (cfr. § 51).

31. Pertanto, qualsiasi approccio ecologico dovrebbe incorporare una prospettiva sociale, geopolitica e politica, nazionale ed internazionale, che tenga conto dei diritti fondamentali dei più emarginati, e viceversa ogni considerazione sociopolitica dovrebbe avere una dimensione ecologica integrale (§ 93). La globalizzazione fisica è anche morale, e viceversa. Una sana globalizzazione deve considerare, quindi, sia il punto di vista fisico che quello morale.

Le soluzioni per un’ecologia integrale: siamo ancora in tempo 32. Non tutto è perduto, perché gli esseri umani, capaci di degradarsi all’estremo, riescono anche a superarsi e a tornare a scegliere il bene e

rigenerarsi, al di là di tutti i condizionamenti mentali e sociali loro imposti (§ 205). 33. L’intervento umano che dà un impulso allo sviluppo prudente del creato rappresenta la forma più adeguata di salvaguardarlo, perché

implica il disporsi come strumento di Dio per contribuire a rivelare il potenziale che Egli stesso ha messo sulle cose: «Il Signore ha creato medicamenti dalla terra, l’uomo assennato non li disprezza» (Sir 38,4 – § 124). Salvaguardare la terra non significa prendersene cura come in un museo dove occorre solo fare la guardia, pulire e conservare nel migliore dei modi le opere d'arte che non hanno vita biologica. Salvaguardare la terra significa anche svilupparla secondo le sue possibilità vitali, secondo quelle potenzialità che Dio ha posto in essa e che sta allo scienziato, specialmente a quello cristiano, scoprire e attivare per il bene comune dell’umanità, per lo sviluppo sostenibile del nostro pianeta, con solidarietà generazionale e intergenerazionale, cioè a favore delle nuove generazioni a cui dobbiamo lasciare in eredità una terra più sana di quella che abbiamo fatto ammalare.

Per uno sviluppo integrale e sostenibile secondo le potenzialità degli esseri viventi 34. Se consideriamo il sistema energetico mondiale, il punto fondamentale è la necessità urgente di de-carbonizzare l'energia per non inquinare

l'atmosfera, la stratosfera, l'aria e gli oceani, interrompendo il ciclo dell'acqua.

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35. Insieme ad esso, salvaguardare un’ecologia integrale significa eliminare nel più breve tempo possibile l'esclusione e l’emarginazione sociale, in particolare la povertà e le nuove forme di schiavitù, che sono oggi il business più redditizio di trafficanti e sfruttatori. Significa anche penalizzare i "consumatori" che creano il mercato scandaloso di questi crimini contro l’umanità.

36. Molti polmoni del pianeta o riserve di biodiversità e di acqua sono diventati "parchi nazionali", cioè aree protette con uno status giuridico che obbliga a proteggere e a conservare il patrimonio della loro flora e fauna. In questa e altre soluzioni analoghe si è separato l'essere umano dall'area protetta che è considerata quasi come un museo, dove è conservata la regione. Ma conservare non significa salvaguardarne lo sviluppo sostenibile.

37. La soluzione proposta, per esempio da Amazonas Sustentável nello stato dell’Amazzonia in Brasile, integra l'essere umano nel suo habitat naturale che è la Madre Terra, creando nel contempo inclusione sociale e miglioramento del clima, vale a dire, risolvendo allo stesso tempo le due emergenze contemporanee dell’esclusione e del riscaldamento globale. Si tratta di qualcosa di nuovo il cui antecedente più prossimo, se me lo si concede, sono le riduzioni dei Gesuiti tra il 1600 e il 1700. Oggi dobbiamo diffondere il modello di Amazonas Sustentável, e non solo in America Latina.

Per una nuova educazione, visione del bene comune e stile di vita: l'alleanza tra umanità e ambiente 38. “Nelle condizioni attuali della società mondiale, dove si riscontrano tante “inequità” e sono sempre più numerose le persone che vengono

scartate, private dei diritti umani fondamentali, il principio del bene comune si trasforma immediatamente, come logica e ineludibile conseguenza, in un appello alla solidarietà e in una opzione preferenziale per i più poveri” (§ 158).

39. In definitiva, dato che il mercato tende a creare un meccanismo consumistico compulsivo per vendere i suoi prodotti, dobbiamo puntare ad un altro stile di vita che potrebbe arrivare ad esercitare una pressione sana su coloro che detengono il potere politico, economico e sociale (§§ 203-206).

40. È necessaria una nuova educazione per realizzare l'alleanza tra l'umanità e l'ambiente, in grado di attribuire una "cittadinanza ecologica". Una buona educazione scolastica in età precoce getta semi che possono produrre effetti nel corso di tutta la vita (§ 213). Alla famiglia, alle varie associazioni, alla politica compete uno sforzo per aumentare la consapevolezza della popolazione. La Chiesa, inoltre, nei seminari, nelle case religiose, nelle università e nelle parrocchie, deve educare all'austerità responsabile, alla contemplazione grata del mondo, alle cure per la fragilità dei poveri e dell'ambiente (cf. 214).

41. Occorre una conversione ecologica, che implica apertura verso le conseguenze dell'incontro con Gesù Cristo nei rapporti con il mondo che ci circonda. Vivere la vocazione di protettori dell’opera di Dio è parte essenziale di una vita virtuosa, non è un optional o un aspetto secondario dell'esperienza cristiana. La conversione ecologica necessaria a creare una dinamica di cambiamento duraturo dev’essere una conversione comune con forti reti sociali (§§ 218-9).

42. La spiritualità cristiana propone un metodo alternativo di comprendere la qualità della vita e incoraggia uno stile di vita profetico e contemplativo, capace di gioire ed essere in pace profondamente, senza l’ossessione dal consumismo (cfr § 222). La sobrietà e l'umiltà non hanno goduto di una valorizzazione in positivo nel secolo scorso. Ma quando si indebolisce in maniera generalizzata l'esercizio di qualsiasi virtù nella vita personale e sociale, si finisce per causare molteplici squilibri, anche ambientali (cfr § 224).

Una nuova politica e cittadinanza sono improrogabili e fattibili 43. L'amore, pieno di piccole cure reciproche, è anche civile e politico, e si manifesta in tutte le azioni che cercano di costruire un mondo

migliore. L'amore per la società e l'impegno per il bene comune sono una forma altissima di carità e in qualche modo un atto che partecipa dell’eroico e del divino (cfr §§ 228 e segg.).

44. L'universo e tutte le cose ci parlano della creazione di Dio e della redenzione di Cristo, e i sacramenti sono un modo privilegiato di come la natura venga assunta da Dio divenendo mediazione della vita della grazia. Attraverso il culto siamo invitati ad abbracciare il mondo a un diverso livello, completando la natura con la grazia. Nell'Eucaristia il creato trova la sua massima elevazione. La grazia, che tende a manifestarsi in modo sensibile, raggiunge un’espressione sorprendente quando Dio stesso, fatto uomo, arriva ad essere mangiato dalla sua stessa creatura, non dall'alto, ma dall'interno della materia stessa transustanziata, in modo da poterlo incontrare nel nostro mondo (cfr §§ 235 e segg.).

L’atteggiamento umano e cristiano fondamentale nel segno delle Beatitudini

45. Possiamo affermare che la regola d'oro (cfr § 93), alla base di tutte le civiltà e le tradizioni religiose, "non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te", o in positivo, "Fai agli altri ciò che vuoi che facciano a te" (Mt 7, 12), oggi si dovrebbe articolare secondo le Beatitudini di Matteo 5, e secondo il protocollo con il quale saremo giudicati in Matteo 25, dove c’è un incontro con l'altro, col più bisognoso ed emarginato, con lo scartato dalla società, nella sua situazione esistenziale e reale di sofferenza.

46. Quest’opzione delle Beatitudini e dei poveri, di coloro che soffrono, di coloro che piangono, di coloro che hanno un cuore puro, dei miti, dei misericordiosi, di coloro che amano la giustizia e di coloro che sono perseguitati per aver cercato di realizzarla, degli operatori di pace e degli uomini e delle donne di pace, va al di là della regola d'oro, troppo astratta per venire incontro alla sofferenza degli altri e dei più bisognosi. La pratica delle Beatitudini implica realizzare il principio della destinazione comune dei beni della terra, ma, come Papa Francesco ha cercato di esprimere nell’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium, richiede di considerare innanzitutto l'immensa dignità dei poveri e di coloro che soffrono alla luce delle più profonde convinzioni civili e tradizioni religiose. Pertanto Francesco conclude: "Basta osservare la realtà per comprendere che oggi questa opzione è un’esigenza etica fondamentale per l’effettiva realizzazione del bene comune" (§ 158).

47. A coloro che camminano nella verità seguendo le Beatitudini, Gesù Cristo ha promesso che possederanno la terra, di essere figli di Dio e vedere Dio. Siano benvenuti perciò coloro che oggi nei diversi ambiti della società sono testimoni della vita di grazia, sapendo ripensare il mondo, creare sistemi e organizzare le istituzioni, ispirandosi al sermone della montagna di Gesù Cristo.