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TIRATURA 40.000 COPIE Numero ZERO dicembre 2010 Euro 0,50 COPIA OMAGGIO L’Aquila Le mani sulla città Le opere d’arte al Musè di Celano Ultime grida dall’Università Campo in erba a Paganica Colapietra: oltre ogni ipocrisia Avezzano In arrivo il termovalorizzatore; Celano 25 ettari di discarica abusiva SPECIALE all’interno DOSSIER ABRUZZO di LIBERA La fine dell’isola felice

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Page 1: L’Aquila SPECIALE di LIBERA La fine dell’isola felice Avezzano … 2010 n zero... · 2017-03-08 · Progetto C.a.s.e. per integrare perfetta - mente i quartieri (ed espanderli

tIRAtURA

40.000 COPIE

Numero ZEROdicembre 2010Euro 0,50COPIA OMAGGIO

L’AquilaLe mani sulla cittàLe opere d’arte al Musè di CelanoUltime grida dall’UniversitàCampo in erba a PaganicaColapietra: oltre ogni ipocrisia

AvezzanoIn arrivo il termovalorizzatore;

Celano25 ettari di discarica abusiva

SPECIALEall’interno

DOSSIER ABRUZZOdi LIBERA

La fine dell’isola felice

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S iamo emozionati: dopo una lungapausa SITe.it ritorna di nuovo in rotati-

va.L’ultimo numero di site.it/marsica ad esserestampato risale al 2008. Nella primavera del2009 stavamo lavorando al nuovo numeroquando è arrivato prima il sisma ...e poi ilDipartimento di Protezione civile.Abbiamo seguito gli eventi e il dispiegarsidei soccorsi dal 6 aprile. Non ci è volutomolto per capire che qualcosa non andavanel cratere. Grazie alla disponibilità diFrancesco Urbani, abbiamo aperto primauna redazione di emergenza a VillaSant’Angelo, all’interno della baracca dilegno del locale campo da rugby.Computer, gruppo elettrogeno e ciclostile:con queste semplici attrezzature - mutuan-do l’esperienza marsicana delle testatinelocali del Progetto SITe - sono nati cosìsite.it/sollevatiabruzzo, site.it/sfollatinews,site.it/zeronove, i primi fogli autoprodotti nelcratere. Grazie a sollevatiabruzzo si è forma-ta, in loco, la prima rete per informare glisfollati, raccogliere informazioni e denun-ciare quanto succedeva lontano dai rifletto-ri. Nascono così, sul campo, prima il presidiodi Libera informazione e poi di Libera.Non pensavamo, ad aprile 2009, di rimane-re così a lungo. In questi mesi e con pochimezzi, tanto è stato fatto in materia di con-trasto a infiltrazioni criminali, abusi di pote-re, cricche e comitati d’affari. Per tutto que-sto ringraziamo tutti i collaboratori e coloroche ci hanno aiutato, in particolare la fami-glia Iovenitti che ha ospitato per lunghimesi redazione e presidio nel giardino della

SItE:ItGIORNALE ON LINE, Anno XIII

EDIZIONE StAMPAtANumero zero, dicembre 2010

€ 0,50 COPIA OMAGGIO

Registrazione:Trib. Avezzano n° 147/98Editore:Aleph editriceDirettore:Angelo VentiFoto:FAT e MADRedazione:loc. Petogna, 15Luco dei Marsi (Aq)fax: 0863.52.91.00cell.: 336.400 692Email:[email protected]. online:www.site.itStampa:Rotopress internationalLoreto (Ancona)

Questo numero è statochiuso in redazionedomenica 5 dicembre2010.

Copyright:Aleph editriceE’ possibile utilizzare i contenutidi proprietà di site.it, purché non afini di lucro e citando per interofonte, testata site.it e il nome del-l’autore.

PUBBLICITÀ’ DIRETTA

Per le inserzionisu questa rivista

contattarela redazione

dicembre 2010

propria abitazione, a Paganica.Molto, però, resta da fare.SITe.it edizione stampata vuole essere prose-guendo il cammino iniziato con site.it/marsi-ca e sollevatiabruzzo, un ulteriore strumentoper informare e dare voce alle popolazionicolpite dal sisma. E per resistere.Partiamo con una tiratura di 40.000 copie.Trentamila saranno distribuite porta a portanel cratere, le rimanenti diecimila verrannodistribuite nei locali pubblici della Marsica.Ci scusiamo con i lettori perché questa rivi-sta esce ancora imperfetta: ma è il numerozero e lo vogliamo testare con tutti voi. La scelta di pubblicare da subito un insertocon il Dossier Abruzzo di Libera, l’associa-zione contro le mafie fondata da don LuigiCiotti, è insieme una scelta di campo e unadichiarazione di intenti.La rivista è gratuita, si finanzia con le inser-zioni pubblicitarie e i messaggi promozio-nali e comunicativi degli enti.Chi vuole può sostenerci con le inserzioni,aiutandoci a distribuirla o semplicementesegnalando notizie.Buona lettura.

La redazione di site.it

Editoriale

RIECCOCI! SI RICOMINCIA CON UN NUMERO ZERO

numero zero - dicembre 2010 - pag 3SIte.it giornale online - edizione stampata

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Milioni di euro sottratti alla ricostruzione vera

SOLDI NEL CESSO: L’INCHIESTA SUI BAGNI CHIMICI

SIte.it giornale online - edizione stampata Marsica

i blocchi bagno-docce in dotazione alministero dell’Interno. Sarebbero quat-tro le sezioni di polizia giudiziaria chestanno controllando la provenienza deiwc e alcuni imprenditori campani.In ogni caso i bagni presenti nel crateresarebbero stati 1.600 in più del neces-sario: oltre 3milioni e 800mila euro almese sperperati e sottratti allaricostruzione vera.Anche sul resto dei bagni noleggiati siaffacciano dubbi. La Protezione civileavrebbe ordinati 4.000 mila bagni, scesipoi a 3.200. Al prezzo di 79, 20 euro algiorno per ogni bagno, compresivi diiva e di ben 4 interventi di espurgo epulizia giornalieri. Un servizio decisa-mente eccessivo: come calcolato nel-l’articolo accanto a destra, ogni ospitedelle tendopoli poteva produrre fino a100 litri al giorno di deiezioni solide eliquide.Non si comprende il motivo logico per-chè siano stati richiesti così tanti bagnie tante pulizie. La richiesta di 4 pulizie algiorno, pone altri problemi: camion eoperazione sono rumorosi, quindi sisarebbero dovuti effettuare necessaria-mente dalle ore 7 alle ore 20, cioè quasiun intervento ogni tre ore. Ci sono fortidubbi che ciò sia avvenuto, almenonon in tutti i campi.Si pone anche un altro problema, quel-lo degli espurghi e degli smaltimentidei liquami. Con questi criteri, si dove-vano raccogliere fino a 3.200 metri cubidi liquami al giorno, con la necessità diutilizzare migliaia di camion e gliinevitabili problemi di smaltimento: dif-ficilmente i depuratori abruzzesi avreb-bero potuto accogliere un così alto cari-co di liquami. Ad ogni modo, per poterverificare la congruità delle 4 pulizierichieste basterebbe controllare i for-mulari di identificazione dei rifiuti che,secondo il contratto con la Sebach,sono documenti fiscali disciplinati dallenorme sui rifiuti, che assicurano la trac-ciabilità dalla produzione sino allosmaltimento. Solo che già dai primigiorni si sono registrati casi di mancatao falsa emissione di tali formulari e nonè ancora chiaro come la Protezionecivile abbia ovviato a tale problema:un’altra delle magie dell’emergenza?

Angelo Venti

L ’affare dei bagni chimici è di dimen-sioni colossali. Quasi 34 milioni di

euro, almeno in base ad alcuni docu-menti prima pubblicati e poi spariti dalsito della Protezione civile. Ma non èdetto che anche questa cifra, come peril Progetto Case, non sia parziale.Il costo sostenuto per i bagni è unaparte consistente delle spese dellaprima emergenza, secondo alcuniammonta a quasi un quarto dei fondiper il mantenimento delle tendopoli.Ma è anche un caso emblematico per-ché testimonia che per il rischio di infil-trazioni e malaffare, in Abruzzo, non sideve nemmeno attendere l’inizio dellaricostruzione, il pericolo è reale già congli appalti della prima emergenza.Anzi, arriva nelle prime ore insieme allaProtezione civile, con un appalto asseg-nato in tempo di pace, sul modello digestione dei Grandi eventi. Anzi, inquesto caso un contratto probabil-mente scaduto, come si evince dall’arti-colo di spalla pubblicato a destra.Le prime segnalazioni che qualcosanon andava furono raccolte dal pre-sidio di Libera già nelle primissime set-timane del post sisma. Segnalazioniche parlano di liquami smaltiti illegal-mente nei fiumi e nei canali, di bolle ditrasporto falsificate. Ma anche di ditteche si sabotano a vicenda le pompe deimezzi di espurgo per contendersi lagestione del servizio in più campi pos-sibili, oltre che di contatti tra ditte chegestiscono il servizio e funzionari dellaProtezione civile per gonfiare le fatture.Tra queste, si registra anche la presenzadi diverse ditte campane. “Quella nottestavo ritirandomi a casa dopo la seratina– racconta un giovane campano,gestore del servizio –. Appena sentitaalla radio la notizia della scossa, sonoandato al deposito dei bagni e ho chia-mato gli autisti. Alle otto eravamo già quia L’Aquila”. Chi lo ha chiamato?“Bertolaso – dice ridendo –, da anni col-laboriamo con la Protezione civile per lagestione dell’emergenza rifiuti inCampania”.Solo dopo che il presidio di Liberarende nota la notizia dell’acquisizioneda parte delle forze dell’ordine delmateriale raccolto, i bagni nei campidiminuiscono e cominciano ad arrivare

di Carlo Lancione

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SIte.it giornale online - edizione stampata

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decide però di strafare e richiede, aquanto pare, oltre alla pulizia compresanel prezzo di noleggio altri tre interventisupplementari, per una spesa aggiunti-va di altri 46,50 euro al giorno.Ricapitolando: la Protezione civile haordinato 4.000 bagni con 4 pulizie algiorno totali, per una spesa pari a 66euro al giorno per ogni bagno noleg-giato. Iva esclusa, ovviamente, altri-menti si arriva a 79,20 euro al giorno.Altro particolare: ogni bagno ha unacapienza di 200 litri, con 4 pulizie si arri-va a prelevare 800 litri al giorno perogni bagno. Moltiplicando per 4.000bagni fanno 3.200.000 litri al giorno.Se nelle tendopoli risiedevano 32milaospiti, ogni ospite poteva produrre100 litri di deiezioni liquide e solide.Al giorno, ovviamente.

S econdo i bollettini ufficiali dellaAGCoM (Autorità garante della

concorrenza e del mercato, nota comeAntitrust), il gruppo Sebach, già nel2005, controllava il 70% del mercato ita-liano del noleggio dei bagni mobili.Tale quota, nel 2009, probabilmentegrazie all’appalto durante l’emergenzaterremoto in Abruzzo, sarebbe arrivata aquota 80%.Per il servizio bagni chimici nelle tendo-poli, la Protezione civile avrebbe speso33 milioni 957.860 euro, di cui unmilione 488.960 euro alla ditta toi toiItalia srl e 32 milioni 468.900 euroall’impresa Sebach srl. I dati sono trat-ti dal libro “Protezione civile spa” diAlberto Puliafito (pag. 169). Puliafitoscrive di averli tratti da un file pdf pub-blicato sul sito della Protezione civile,documento che poi sarebbe statorimosso: una pratica, questa, che abbia-mo registrato anche noi.Non si conosce il percorso della Toi Toi,ma i noleggi Sebach derivano dal con-tratto n. 535 del maggio 2005 (Sebachfigura quale capogruppo di 6 opertori).Il contratto risulta scaduto nel 2008 e leproroghe sarebbero durate sino almarzo 2010. Due anni di proroghe chesembrerebbero in contrasto con la nor-mativa italiana ed europea in materia diappalti pubblici, che vietano le proro-ghe e i rinnovi contrattuali se nonespressamente previsti nel bando adevidenza pubblica, con cui è stato sceltoil contraente. Inutile dire che nel bandodi gara del 2004 relativo al contratto chestiamo trattando, pubblicato nella gaz-zetta ufficiale europea, non era previstaalcuna ipotesi di proroga o rinnovo.

P er l’emergenza aquilana laProtezione civile avrebbe ordinato,

già dai primi giorni del terremoto,4.000 mila bagni chimici, scesi dopoalcuni mesi a 3.200.Secondo il contratto, il prezzo di noleg-gio per ogni bagno (iva esclusa) è di19,50 euro al giorno. Il noleggio com-prende anche un intervento al giornodi pulizia, consistente nella manuten-zione, nel lavaggio toilette, nello spur-go e infine nello smaltimento dei liqua-mi (disciplinato, quest’ultimo, dalleleggi ambientali). Nel contratto era pre-visto anche il prezzo delle pulizie edegli espurghi aggiuntivi: altri 15,50euro ciascuno, sempre iva esclusa.Secondo alcuni addetti ai lavori, unapulizia e un espurgo al giorno sono piùche sufficienti. La Protezione civile

Performance aquilana: gli ospiti delle tendopoli battono ogni record

Lo sapevi? 100 litri al giorno di pipì e popò33 milioni con un contratto scaduto

« I LOVE SEBACH »

numero zero - dicembre 2010 - pag 4-5

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Il terzo termovalorizzatore (al centronella pianta a fondo pagina) è quello dellaRivalutazione trara srl, che nel 2006 riac-quistò all’asta fallimentare la vasta areadell’ex zuccherificio di Avezzano.Di quest’ultimo termovalorizzatore, dicui si è molto vociferato in questi anni,non siamo però riusciti a trovare tracciadel progetto. E’ riaffiorato di nuovo nellefrasi emerse nelle intercettazioni dellainchiesta Re Mida, in cui si intuisce unpartito dei rifiuti con base nella Marsica.Il senatore Filippo Piccone, chiamato incausa nelle intercettazioni, molto picca-to ha precisato dalle colonne de IlCentro, due cose: che della RivalutazioneTrara srl non fa parte lui ma suo padreErmanno e che non si è mai parlato ditermovalorizzatori. Entrambe le cosesono vere e per correttezza le evidenzi-amo. Ma una precisazione è d’obbligo.La realizzazione di un termovalorizza-tore – anzi di un termovalorizzatore dirifiuti – è l’essenza stessa dellaRivalutazione Trara srl (di cui, ripetiamo,è socio Piccone padre e alcuni altriimprenditori e politici coinvolti in inchi-este delicate di mafia e corruzione (vedil’allegato dossier di Libera). La società diPiccone, infatti, nel suo oggettosociale prevede: “Stoccaggio, tratta-mento e smaltimento di rifiuti – oltrealla – produzione di energia e/o caloreda fonti rinnovabili, anche mediantetrasformazione di rifiuti“.In questi giorni, dalle cronache dellainchiesta sui rifiuti, si intuisce che si stafacendo confusione tra il termovaloriz-zatore della Powercrop e quello dellaRivalutazione trara srl. In entrambi iprogetti, a vario titolo, è comunquecoinvolto il senatore nonché sindaco diCelano, Filippo Piccone.

Angelo Venti

tutti concentrati nel raggio di 500metri. Guardate in basso la cartina delNucleo, per credere.Il primo termovalorizzatore a venireallo scoperto è quello della Powercrop.Il V.I.A. regionale ha dato parerefavorevole tra due date emblematiche:le dimissioni dell’assessore regionale airifiuti, Daniela Stati – sempre contrariaalla realizzazione dei termovalorizzatori– e l’arresto dell’assessore regionaleLanfranco Venturoni, coinvolto nellainchiesta Re Mida. Indicativa una frasedella Stati, intercettata mentre spiegaallarmata al padre Ezio cosa succedecon i rifiuti in regione: “Papà, sono unabanda di veri delinquenti”.Il termovalorizzatore della Powercrop,da realizzare con i fondi di riconver-sione per la chiusura dello zuccherificiodi Celano, è però localizzato a ridossodell’ex zuccherificio… di Avezzano, (asinistra nella pianta). Tra i firmatari del-l’accordo di riconversione, in qualità disindaco di... Celano, è il senatore FilippoPiccone.Il secondo termovalorizzatore, pare abiomasse oleose, è proposto dalla VCCEnergia, società nata a Celano.Secondo il progetto, è localizzato all’in-terno del Nucleo industriale diAvezzano, vicino alla sede della tv araba(a destra nella pianta).

N ella terra di Silone, nel disinteressegenerale, in questi anni il partito

dei rifiuti e dell’energia si è dato molto dafare. Dal 2007, nella Marsica fucense, siè assistito ad un fiorire di progetti.Discariche, come “Valle dei fiori” incomune di Gioia dei Marsi. Un impiantoche però incombe su Pescina e sullefalde acquifere di San Benedetto deiMarsi e del Fucino. Di recente Wwf e ilMartello del Fucino hanno presentatoun ricorso al Tar, e il consorzio rifiutiAciam (presiedente Luigi Ciaccia, cog-nato dell’on. Piccone) ha bloccato ilavori di realizzazione. E poi ancoracementifici e cave, sempre a Pescina,situati entrambi nelle adiacenze delladiscarica di “Valle dei fiori”.Fino ad arrivare agli impianti per la pro-duzione di biodisel come a Collarmele,impianti fotovoltaici e parchi eolici checoronano le montagne della conca delFucino. Infine i termovalorizzatori.La nostra testata si è ampiamente inter-essata di questi temi, in particolare nel2007 con il n. 12 di site.it/marsica e con 5numeri dell’inserto ciclostilatosite.it/briganti: le versioni elettroniche inpdf sono consultabili dal sitowww.site.it, sezione archivio pdf.A provocare il proliferare di impiantisimili, sono gli incentivi e i certificativerdi che lo stato accorda a chi produceenergia da fonti rinnovabili. Sempre lalegge autorizza, come combustibile,anche l’uso di rifiuti. Si rende così van-taggioso un impianto che vantaggiosonon è, tanto a pagare è sempre il cit-tadino con una quota sulle bollette.Nel solo Nucleo industriale diAvezzano, in cui è presente già una cen-trale termica della Burgo e una centralea motore della Micron, i termovalorizza-tori in progetto sono addirittura tre.

Centrale a biomasse della Powercrop

REMIDA, L’INCHIESTA SUI RIFIUTI ABRUZZESI E I TERMOVALORIZZATORI MARSICANI

SIte.it giornale online - edizione stampata

ILLUSTRAZIONE GIUSEPPE PANTALEO

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coltori si sarebbero riconvertiti allacoltivazione di pioppi. Poi sono stateindicate altre zone di produzione fuoriregione (Reatino e Frusinate). Infine èstato esibito uno studio che afferma lapossibilità generica di reperire le bio-masse nel raggio di 70 Km. ora emergeche il gruppo Maccaferri (di cui fa partela Powercrop), in virtù di un “Contratto-quadro” ex dm 12.5.2010 potrebbeusare anche biomasse prodotte a centi-naia di km. Con buona pace della ricon-versione dei terreni fucensi.Nel progetto si afferma che Avezzanoha una media annuale di 20° e si parladella qualità dell’aria fucense fornendomonitoraggi condotti a ovindoli, in altamontagna. Ma Avezzano ha una tem-peratura media di 11° e la Petogna èvicino al punto più basso della concafucense, ove l’aria è stagnante e le neb-bie sono frequenti. Nessun paragone èpossibile con i ventilati centri montani. Ma soprattutto l’impianto contestatosarebbe un colpo fatale per l’economiaagricola del Fucino, a causa dell’immis-sione nell’atmosfera di polveri sottili esostanze inquinanti, con grave dannoper la salute delle persone e per l’e-conomia locale, ponendo a rischio ilduro lavoro compiuto per il riconosci-mento dell’IGP di carota e patata locale.Desta pensiero, inoltre, il fatto che lalegge ritiene biomasse anche il com-bustibile da rifiuti (CDR), il cui uso, nelcaso in esame, non è previsto. Masarebbe sufficiente una piccola modifi-ca tecnica e una procedura semplificatao ...un’emergenza, anche indotta! Il testo del ricorso può essere scaricatosul sito web del comune: www.luco.it

A lle porte di Celano da anni è attivauna discarica abusiva di oltre 25

ettari che farebbe impallidire anche unGaetano Vassallo, il re degli imprendito-ri dello smaltimento illegale di rifiuti.L’area, in gran parte di proprietà comu-nale (vi insiste anche l’ex discarica delpaese mai bonificata), è situata tra laTiburtina e l’aviosuperficie ed è servitada quattro strade. Il rischio ambientale èelevato: nelle vicinanze scorre un ruscel-lo che alimenta i canali del Fucino. Il 18agosto 2008, la zona fu devastata da unincendio che divorò tonnellate di rifuti.Già 4 anni fa Comune e Regione furonoavvertiti ma nessuno si è mosso. Glismaltimenti illegali proseguono ancorain una zona non proprio isolata:gomme, pezzi d’auto, rifiuti edili, mate-riali plastici, vernici, olii esausti e chissàcos’altro. Non mancano nemmeno lecave abusive (all’interno vi furono rinve-nuti anche veicoli rubati e smontati),che fanno pensare anche a tombamen-ti di materiali ben più pericolosi.Pubblicammo già questa notizia nelmarzo 2009, mostrando cumuli recentidi rifiuti. La forestale dispose dei sopral-luoghi con l’Arta per le ore otto del 6aprile. Arrivò prima la scossa...

La redazione di site.itPER VISIoNARE FoTo E VIDEo:

http://www.site.it/aaa-celano-25-ettari-di-discarica-abusiva-offresi/03/2009/

I l comune di Luco dei Marsi ha pre-sentato ricorso al TAR Abruzzo con-

tro il giudizio favorevole del ComitatoV.I.A., relativo al progetto del termova-lorizzatore della Powercrop. Tale societàintende costruire una mega centrale a“biomasse” vegetali (32 MWe) a BorgoIncile, in comune di Avezzano, a confinecon la contrada luchese “Petogna”.Anche il comune di Avezzano e le orga-nizzazioni ambientaliste e agricolehanno preannunciato altri ricorsi.L’energia da biomasse è ritenuta pulita,ma occorre distinguere i piccoli impian-ti (max 1-2 Mwe) da quelli grandi, inqui-nanti e alimentati con biomasse prove-nienti da posti remoti (con aggravio diemissioni di Co2, a causa dei trasporti).Tali impianti sono già in partenza antie-conomici, a renderli redditizi (per leimprese che li gestiscono, e basta) sonosolo i famigerati certificati verdi, unapioggia di contributi che pesano sullebollette che noi cittadini paghiamo.Nel ricorso si lamenta anzitutto che ilcomune di Celano ha stipulato l’accor-do che prevede la costruzione dellacentrale ad Avezzano, a confine di Luco,e che a questi ultimi due comuni non èstata data possibilità di interloquire sul-l’utilizzo del propri territori.Nel ricorso, il comune di Luco punta ildito anche sulla superficialità dell’istrut-toria in merito alla disponibilità dellebiomasse. L’Ispettorato forestale e leoo.PP. agricole hanno dimostratol’indisponibilità nella regione delle bio-masse necessarie per la centrale.All’inizio doveva essere il bacino delFucino a fornirle: dopo la chiusura dellozuccherificio si diceva che gli ex bieti-

Centrale a biomasse della Powercrop

LUCO RICORRE AL TAR: NO AL TERMOVALORIZZATO-Discarica abusiva di 25 ettari

CELANO COME GOMORRA

numero zero - dicembre 2010 - pag 6-7

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Ripartire dai giovani

PAGANICA RUGBY

essere costretti a fare i conti.Il Fondo immobiliare AQ, il primo deiprogetti messi in campo da EuropaRisorse sgr, è andato in porto in menche non si dica, con l’avvallo dellaProtezione civile. Peccato che anziché500 appartamenti per alloggiare due-mila persone abbia potuto acquistarnesolo 380 per circa ottocento sfollati. Mail meglio di sé la struttura di operazionifinanziarie private e privatistiche inten-de darlo nella ri-Costruzione della cittàripensata e reinterpretata secondo lepiù moderne logiche del profitto.Interventi speculativi su aree delProgetto C.a.s.e. per integrare perfetta-mente i quartieri (ed espanderli inevita-bilmente); un polo universitario cheoffra servizi anche ai cittadini sull’areadella Reiss Romoli; acquisizioni di palaz-zi in centro storico da aquilani con l’ac-qua alla gola. Dulcis in fundo, il “recupe-ro” del complesso ospedaliero diCollemaggio, da trasformare in privatiz-zata pregiata succursale del centro sto-rico, in attesa che torni a essere vivibile.E’ tutto pronto: i soldi da investire litrova Europa Risorse sgr, i progetti li faEuropa Risorse sgr. Agli aquilani nonresterà che attendere la ricostruzionedi questa nuova L’Aquila e metteremano al portafoglio per ricomprarsela,una volta che la sgr dovrà venderla perportare a sé stessa e agli investitori pri-vati il giusto profitto. oppure, potrà sce-gliere di vedere a chi sarà venduta.

Marianna De Lellis

N on è vero che i soldi per ricostruireL’Aquila non ci sono. C’è chi sostie-

ne che per trovarli basta essere espertigestori del risparmio, con mente lucidae obiettivi finanziari chiari.Istituti e fondazioni bancarie, enti previ-denziali, fondi di investimento gestitidalla Fimit sgr e l’immancabile Fintecna(società interamente controllata dalMinistero dell’economia). Un unico sal-vadanaio gestito dalla Europa Risorsesgr, società privata di gestione delrisparmio, guidata dall’ing. AntonioNapoleone e che tra i soci conta laCarispaq col 4,5% (dal 14 settembre2009) e la Europa Risorse s.r.l., controlla-ta metà dalla Doughty Hanson &Co emetà dalla Bpd property developmentss.r.l., costituita a sua volta da una serie dipiccole s.r.l. del triveneto che fannoaffari anche in Lussemburgo.Un salvadanaio dinamico nel quale isoldi serviranno a creare le basi per unanuova L’Aquila, grazie a fondi immobi-liari chiusi, rigorosamente e legittima-mente speculativi, riservati a investitoriqualificati.Sono quattro i progetti presentati neltesto edito da Cedam a cura dell’onore-vole Pierluigi Mantini, dal titolo “La legi-slazione pubblica dell’emergenza e laricostruzione in Abruzzo”. Al capitolo III sileggono le accattivanti parole diNapoleone, amministratore delegato epresidente dell’Europa Risorse sgr, checon chiarezza descrive una delle realtàcon le quali gli aquilani potrebbero

Q uello del Paganica Rugby è il primocampo in erba ripristinato nel

dopo terremoto, grazie alla Guardiaforestale di Trento.Altri contributi in denaro sono statiimpiegati per il rifacimento degliimpianti di illuminazione, idrici, termici efognari delle strutture complementari.La Polisportiva Paganica Rugby nascenel 1969 e dopo un periodo di rodaggioarrivano i primi successi: promozione inSerie B nel 1978, organizzazione deisettori giovanili, vittoria della scuolamedia ai giochi della gioventù neglianni 80, promozione in serie A. Questi non sono solo ricordi ma storia,storia di un paese che con questo sportsi è fatto conoscere e rispettare.Il rispetto conquistato in ambitonazionale ha fatto sì che molte societàsportive e associazioni abbiano, dopo ilsisma, espresso la loro solidarietà conazioni concrete. La società ha cercato digestire gli aiuti al meglio e dal giornodel sisma ha accolto nella propria clubhouse più di 60 persone. Nella palestrasono stati immagazzinati e selezionatigli aiuti che man mano arrivavano eoltre 6.000 pacchi sono stati distribuiti.A fine emergenza ciò che è rimasto ingiacenza è stato devoluto ad associa-zioni umanitarie tramite la Caritas e altreassociazioni. Possono anche essere staticommessi errori ma “chi fa sbaglia” e, aldi là delle pur giuste critiche, si devonovalutare le cose positive fatte per gli altrida persone che hanno vissuto anch’essiil terremoto.Con la riconsegna del campo laPolisportiva Paganica Rugby ha ripresole attività, sta riorganizzando le under10 e 12, la under 14 è già operativa,l’under 18 sta facendo un ottimocampionato con alla guida competenzetecniche di qualità e la squadra seniorha l’obiettivo di salire di categoria e diessere un esempio sportivo per igiovani rugbisti di questa società.

L’ombra della speculazione edilizia

L’AQUILA: LE MANI SULLA CITTÀ

SIte.it giornale online - edizione stampata

In basso pubblichiamo un articolo di Marianna De Lellis, aquilana, autricedel dossier “L’Aquila in Fondo”, presentato a novembre. Il documentatissi-mo dossier della De Lellis ha acceso i riflettori sul caso dei Fondi di investi-mento privati per la ricostruzione.La notizia è stata poi rilanciata prima dal settimanale Left, poi da una inter-rogazione parlamentare, infine dal giornale online Primadanoi.it., unadelle testate più attente a quanto si muove in Abruzzo e nel cratere.«La ricostruzione in Abruzzo è ancora ferma e sulle zone colpite dal sismadello scorso sei aprile si muovono i poteri forti della finanza speculativa.Dietro questi investimenti – tuonano i parlamentari Leoluca Orlando eAugusto Di Stanislao in una nota congiunta con cui annunciano l’interro-gazione parlamentare – si cela un finanziere come Massimo Caputi, moltonoto alle cronache giudiziarie, essendo sotto inchiesta per riciclaggio, aggio-taggio e ostacolo all’attività di controllo di Consob e Bankitalia».E’ l’incertezza della ricostruzione che non parte a spingere molti abitantiad abbandonare il cratere e, soprattutto anziani, a vendere i ruderi e tro-vare nuove sistemazioni. Così gli immobiliaristi hanno gioco facile:sull’Aquila incombe l’ombra di una speculazione colossale.

La redazione

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sparenza zero» dove si leggono notizie dieccezionale gravità riguardanti appaltimilionari e assegnati dal comune diRoma quasi esclusivamente con affida-menti diretti, ovvero senza gara pubblica,che coinvolgono direttamente la citatasocietà Ecosfera spa;l’architetto Enrico Nigris, già presidentedi Ecosfera spa, nonché azionista dellacontrollante di Ecosfera spa, EcosferaGruppo spa, secondo quanto risulta agliinterroganti, da alcune settimane, sta-rebbe svolgendo attività di consulen-za per il Capo della struttura tecnica dimissione del Commissario delegatoper la ricostruzione della regioneAbruzzo, partecipando a riunioni con irappresentanti degli enti locali e redigen-do importanti documenti di particolaredelicatezza che riguardano la ricostruzio-ne della città dell’Aquila -: se siano a conoscenza di quanto descrittoin premessa e, in tal caso, quali siano statii criteri e le modalità seguiti ai fini del con-ferimento del citato incarico di consulen-za nei confronti dell’architetto EnricoNigris per la struttura tecnica di missionedel Commissario delegato per la ricostru-zione della regione Abruzzo; quali siano i motivi per i quali una strut-tura così importante, quale appunto lastruttura tecnica di missione delCommissario delegato per la ricostru-zione della regione Abruzzo, si avvalgadell’attività di consulenza da parte disoggetti al vertice di società nei con-fronti delle quali la magistratura haavviato indagini giudiziarie di partico-lare rilievo sul piano nazionale.”Insomma, con questi chiari di luna, nonè che ci sia proprio da stare tranquilli.

I media hanno parlato poco diTempera, frazione dell’Aquila distrut-

ta completamente dal sisma. Ci sonostate 8 vittime perché tante persone alle3.32 già dormivano in auto. Sono vivoper miracolo perché prima della scossala mia cagna Agnes, mi ha svegliatograttandomi il viso, poi mi ha fatto stra-da nel tunnel di macerie della chiesacrollata. Se vedete la zona rossa diTempera, vi chiederete come ho fatto asalvarmi: www.parrocchiatempera.itLa ricostruzione, a 20 mesi, è ancoraferma: perchè? Hanno riparato soltantole case con danni lievi e realizzato lecase antisismiche provvisorie. Nonrespiriamo ancora l'aria della normalità! Ho vissuto in tenda per sei mesi e, oravivo insieme a una famiglia nel ProgettoCase. Quattro persone in 50 metri qua-dri: sempre meglio di una tenda o con-tainer. Ma tutti i miei parrocchiani chevivono in questi condomini realizzatidal governo si chiedono quando potran-no rivedere le loro case risorgere in unaricostruzione pulita e senza mafie.Anch'io urlo con fede e un po' di rabbia:Quando? Non voglio fare il polemicodistruttivo, bensì voglio chiarezza edeterminazione da parte delle istituzio-ni senza colori o divisioni politiche.

don Giovanni Gatto

P rima le contestazioni per la nomina avicecommissario per la ricostruzione

di Antonio Cicchetti, già destinatario diuna condanna definitiva della Corte deiConti. ora alla Struttura tecnica di mis-sione diretta da Gaetano Fontana.Istituita nel dicembre 2009 per supporta-re Chiodi «nella definizione delle strategiedi ricostruzione – la struttura ha anche ilcompito di – garantire trasparenza e con-formità delle attività da svolgere“.Braccio destro di Fontana è Enrico Nigris,su cui da giugno pende una interrogazio-ne a risposta scritta (la n.4-07503) presen-tata dagli onorevoli Barbato, Di Virgilio,zazzera e Formisano. Questo il testo:“Esosfera spa è una società di servizi diconsulenza della pubblica amministra-zione che, per molti anni, ha svolto, concontinuità, attività di assistenza tecnicanei confronti del Dipartimento per il coor-dinamento dello sviluppo del territoriodel Ministero delle infrastrutture e dei tra-sporti («Di.Co.Ter»); come si evince dalla lettura di diversiorgani di stampa, la predetta società edalcuni suoi azionisti sono stati e conti-nuano ad essere attualmente oggetto didiverse indagini condotte dalla magistra-tura sia in relazione a presunti legamicon organizzazioni di stampo mafio-so, sia in relazione ad un loro presuntocoinvolgimento nell’ambito dell’inchiestache è stata avviata nei confronti dell’expresidente del Consiglio superiore deilavori pubblici, Angelo Balducci, e dell’im-prenditore Diego Anemone;in data 20 aprile 2010 è apparso sul quo-tidiano la Repubblica Cronaca di Romaun articolo recante il titolo «la superlob-by di Alemanno affari milionari e tra-

Dopo le polemiche sul vicecommissario Cicchetti, ora è bufera su Enrico Nigris

SONO QUESTI GLI «STRUMENTI PER RIPARTIRE»?Voci delle parrocchie: Tempera

E LA RICOSTRUZIONE?

numero zero - dicembre 2010 - pag 8-9

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dell’alluvione di Alessandria, tanto per taci-tare anche i leghisti) rischiano di renderevani gli sforzi finora sostenuti.Bisogna però riconoscere che L’Aquila non èimmobile come a volte qualcuno vorrebbefar credere. È anzi una città in fermento cheha visto sorgere diverse realtà imprendito-riali endogene ed ha registrato il desiderio dimolti di “fare qualcosa”.E qualcosa è stato fatto, molti commerciantihanno riaperto in posti improbabili solo dueanni fa, molte industrie hanno colto l’occa-sione di un marketing territoriale senza pre-cedenti per entrare in mercati prima proibi-tivi, molti artigiani si sono ingegnati percreare un “Made in L’Aquila” prima moltoaleatorio e molta gente con elevate capacitàmanuali si è trasformata in artigiani con ideee realizzazioni di tutto rilievo.Anche l’industria culturale e dello spettaco-lo, nonostante l’inesistenza di luoghi possi-bili, si è messa in moto con un fermentosenza pari, portando spesso il nome dellacittà lì dove è ormai conosciuta solo per lasofferenza ed il dolore.Ma in tutto ciò c’è un unico comune deno-minatore: chi ha fatto qualcosa lo ha fattocon i suoi propri mezzi.In questo la grande macchina dell’emergen-za e della ricostruzione ha fallito miseramen-te tanto che oggi, alla soglia dei 20 mesidalla tragedia, si continua a discutere delleazioni più idonee da mettere in campo per“salvare” l’economia aquilana.Sono stati inascoltati i nostri appelli a creareuna ordinanza che raggruppasse e riepilo-gasse quanto possibile per le imprese, leproroghe all’ultimo momento delle tassehanno solo reso il panorama incerto e nebu-loso, l’habitat peggiore per chi volesse inve-stire, ed addirittura il comparto edile, nellazona da tutti considerata il più grande can-tiere d’Europa, boccheggia in modo preoc-cupante.Già, l’edilizia, il vero motore della ripresa.Pochissime imprese locali (2) hanno potutopartecipare al famigerato Progetto C.A.S.E.;qualcuna di più, grazie ad un’azione di forzadell’allora prefetto Franco Gabrielli, è statacoinvolta nelle operazioni di puntellamentoche hanno però subìto un tale ritardo neipagamenti da mettere in serissima difficoltàquesti stessi imprenditori.Ancora oggi la percentuale di pagamentoper lavori svolti entro il settembre 2009oscilla intorno al 70%, situazione difficilmen-te sostenibile da imprese che vengono dafuori, impossibile per imprese locali che, inmolti casi, non hanno altri cantieri a sostene-re il lungo periodo di attesa.

P arlare della situazione delle impresecoinvolte nel terremoto del 6 aprile

non è facile e non è un esercizio di brevedurata. La complessità della situazione,unità ad una condizione preesistente già diper sé complicata rende questa disaminamolto articolata ma che, in fondo, merita unapprofondimento perché ciò che è accadu-to a noi, per avere un senso più alto, nondebba ripetersi in futuro. Mai.Guardando le macerie della sede diApindustria L’Aquila ricordo di aver pensatoa quando sarebbe stato possibile rivederegli uffici in fermento e subito ho avvertito lanecessità di ripartire, con qualsiasi mezzo.Abbiamo attivato subito un cellulare per leemergenze e due settimane dopo un’azien-da associata completava gli allacci di trecontainer nel nostro piazzale, lì dove erava-mo prima della catastrofe. Si ripartiva.In verità pensavo che con tutto quello chec’era da fare nessun imprenditore sarebbevenuto a trovarci ed invece è esploso il viavai.Serviva tutto, dalla possibilità di trovaredenaro per ripartire (richiesta che ha visto inostri Confidi, proprio quelli che l’assessoreCastiglione sta cercando di demolire,rispondere al meglio), alla necessità di capi-re come muoversi, dall’analisi delle ordinan-ze che cominciavano a susseguirsi ad unamera azione di conforto. Di tutto.Un’esperienza lavorativa irripetibile in con-dizioni normali.Da allora, nonostante un impegno colossa-le da parte nostra e di diverse (non tutte)associazioni di categoria in maniera con-giunta, per le imprese è stato fatto pochissi-mo, quasi nulla.Il sostegno agli imprenditori in difficoltà si èinizialmente limitato a 800 euro al mese pertre mesi, poi basta. Le aziende che hannosubìto danni si sono immediatamente (edinevitabilmente) attivate per ripararli eripartire, ma a loro il Comune dell’Aquila staerogando gli indennizzi solo in questi gior-ni mentre la Regione, attraverso una misuradell’Unione Europea, ha potuto soddisfarealcuni rimborsi solo dal settembre scorso,ben 17 mesi dopo il terremoto.La cassa integrazione in deroga e i normaliammortizzatori sociali hanno mascherato lareale situazione tamponando i danni mag-giori all’occupazione ma non è auspicabileun’economia che si sostenga con questistrumenti.La ripresa delle tasse a luglio 2010 e la pre-vista restituzione di quelle non pagate finoad allora già dal prossimo gennaio (contro idieci anni di Umbria-Marche, del Molise e

Anche la ricostruzione cosiddetta “leggera”,quella delle case A (agibili), B e C (danneg-giate sensibilmente ma non nelle struttureportanti) ha visto un ritardo insostenibile neipagamenti tanto che in estate, nel periodomigliore per le costruzioni, molti cantierisono stati fermati.Il costo di questa situazione è stato decisa-mente maggiore rispetto a quello da soste-nere con un flusso costante di denaro, chead esempio una tassa di scopo avrebbegarantito, perché moltissime famiglie nonsono potute tornare nelle loro case restandocosì a carico dello Stato in strutture di emer-genza o negli alberghi.Nel frattempo i centri storici distrutti e chiu-si ai soli residenti, dato che ladri e topiimperversano indisturbati senza che la tele-visione ne faccia menzione, restano lì, inattesa che qualcuno (Comuni? Regione?Governo?) prenda le necessarie decisionidel caso.Questa è parte della situazione citata all’ini-zio ma non è esaustiva di un ben più compli-cato dedalo di iniziative ed azioni possibilitanto che il Comitato Attività Produttive,uno strumento di cui ci si è voluti dotare, for-mato da tutte le componenti (associazionidi categoria, sindacati, ABI, ecc.) presentinella Camera di Commercio dell’Aquila,dopo aver a lungo partecipato alle varie fasie proposto già due documenti condivisi, loscorso ottobre ha integrato il tutto con undocumento di proposta articolato e di spes-sore proposto a tutte le Autorità.Il commissario Chiodi, il vicepresidente DeMatteis, il sindaco Cialente ed il ministroTremonti, al quale è stato consegnato diret-tamente dalla Regione Abruzzo, hannoavuto modo di visionarne i contenuti (che diseguito riportiamo) trovandolo coerente efunzionale anche se, in molti casi (a loroparere) di difficile realizzazione data la diffi-coltà del momento legata alla crisi congiun-turale.Questo però non cambia la sostanza dellecose, il documento è rispondente alle neces-sità e merita un approfondimento ancheperché non si dica più che questo territorioè in grado solo di protestare ma non di fareproposte.Le proposte ci sono e, in realtà, non sonomai mancate nemmeno nei momenti discontro più aspro, adesso la palla sta a chi didovere che dovrà risponderne non solo adun elettorato oggi svilito ed esautorato daun sistema di nomina senza preferenza, manei confronti della storia che è spessoapprossimativa ma sempre impietosa.

APINDUStRIA L’Aquila

Il Segretario generale di APINDUSTRIA L’Aquila, Massimiliano Mari Fiamma

LA SITUAZIONE DELLE IMPRESE DEL CRATERE

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Tamburini che chiarisce, in parte, l’arcano, esgombera il campo da tante illazioni: «LaProtezione civile prese contatti con l’ufficiourbanistico del Comune e io, spinto daCialente, partecipai ad alcune riunioni. Inverità la struttura comunale era formatasolo da un dirigente e da tre funzionari edera sempre stata scavalcata [...] Anche perle CASE il nostro apporto fu minimo. Forseabbiamo evitato che si adottassero alcunelocalizzazioni più sciagurate, ma le relazionifra noi e loro non erano affatto formalizzate[...] Decidevano tutto Dolce e Calvi. E a uncerto punto io ho abbandonato le riunioni».Nel momento in cui ci si duole autorevol-mente (Clementi) del sogno infranto di unacittà ordinata incarnato dal piano regolato-re (che proprio il professor Tamburini sareb-be stato chiamato a ridisegnare), si comin-ciano ad intravedere fenomeni di valorizza-zione dei terreni (legati alle connesse operedi urbanizzazione e servizi delle new towns)e si adombra il prepotente ritorno dell’edili-zia contrattata e della speculazione, ritenia-mo non sia oziosa richiesta quella di cono-scere quali siano state le parole vergate dalsindaco Cialente sulle localizzazioni dellenew towns, ovvero cosa abbia detto ilprimo cittadino aquilano in ordine al pro-cesso di ridisegno di quella città in cuidovremo vivere per tutto il tempo a venire.E’ solo trasparenza.

Franco Massimo Botticchio

I l sisma del 6 aprile 2009 ha sfigurato unintero territorio e portato ad un rapido e

traumatico cambiamento nello stile di vitadelle popolazioni che lo abitavano.A quelle persone, ai loro affetti e alle loroquotidianità, è destinato il progetto“Topografia della Memoria” che mira ad ana-lizzare il sistema di relazioni che qualificanouna società civile e che rappresentano laforza dei valori dell’identità e dell’apparte-nenza ad un gruppo. Con questo progetto,realizzato dall’Associazione Carta Giovani,vogliamo tratteggiare una piantina stratifi-cata della città attraverso i ricordi, i racconti,le foto di chi vive ed ama queste terre,vogliamo contribuire a ricostruire la memo-ria delle città e dei paesi cambiati, delle rela-zioni tra le persone. Le memorie perdute eda recuperare aiuteranno ad immaginare unpercorso possible per il un futuro nucleosociale. Il progetto si propone come luogo emotivo di incontro per favorire ed incorag-giare il confronto, lo scambio di esperienzetra le generazioni sulle differenti modalità dirisposta al dolore, e sulle strategie che ognu-no ha dovuto adottare per far fronte ad unnuovo inizio. Le modalità per prendere parte a questoprogetto sono molteplici: le testimonianzeinserite direttamente ed autonomamentesul sito web www.topografiadellamemoria.it;la raccolta realizzata grazie al contributodegli studenti dell’Università dell’Aquila, chein qualità di giornalisti saranno sul territorioper incontrare le persone e le loro storie; gliincontri aperti al pubblico, programmati peril terzo venerdì dei mesi di gennaio e marzoe precisamente il: 21 gennaio 2011 (Facoltàdi Psicologia Aula D2.25, a partire dalle ore16.00) ed il 18 marzo 2011.

(PROGETTO FINANZIATO DAL MINISTERO LAVORO E POLITICHE SOCIALI –DIREZIONE GENERALE PER IL VOLONTARIATO, L’ASSOCIAZIONISMO E LE FOR-

MAZIONI SOCIALI AI SENSI DELLA L. 383/2000, ART. 12, COMMA 3, LETT.F – DIRETTIVA ANNO 2009)

t ra dicembre 2009 e marzo 2010 questatestata, con diversi interventi on line,

rimasti senza il minimo riscontro, ha solleci-tato il sindaco di L’Aquila, Cialente, a rende-re pubblico il contenuto dei pareri (rispetti-vamente del 9 maggio 2009, del 24 agosto2009 e del 24 settembre 2009 - tutti e treindicati senza protocollo nei decreti espro-priativi del Commissario Bertolaso) da egliforniti, ai sensi del decreto Abruzzo, in ordi-ne alla localizzazione dei siti destinati adospitare quelli che il comunicato delConsiglio dei Ministri del 23 aprile 2009descriveva quali «moduli abitativi destinatiad una utilizzazione durevole», alias ilProgetto C.A.S.E.La richiesta – quando gran parte della pub-blicistica si interrogava soprattutto sugliaspetti tecnici delle costruzioni poi effetti-vamente realizzate in diciannove diversezone del Comune capoluogo, ed altri riflet-tevano sulle ricadute urbanistiche e socioantropologiche di tale epocale intrapresanonché sui connessi lavori ed appalti – trae-va origine dalla circostanza che, mentre ilfamoso decreto n. 6 dell’11 maggio 2009attestava si fosse sentito, sulla congruitàdelle aree individuate, il sindaco Cialente, lostesso, «dichiara[va] ai microfoni diAbruzzo24ore di non aver ancora visto qualisono le aree individuate» (15 maggio 2009).Nondimeno, lo stesso decreto n. 6 dava attodel fatto che il lavoro preparatorio «ai finidella localizzazione delle predette aree ediretto ad accertare l’idoneità delle stesse»fosse stato «svolto da un gruppo di tecnicidella struttura commissariale e di tecnicicomunali», partecipazione che anche inepoca successiva, enfaticamente rilanciatadalla Protezione civile in più interventi (daBertolaso a Calvi a Spaziante), veniva inspie-gabilmente sottaciuta dal Comune diL’Aquila.In un recente testo di Francesco Erbani èriportato un intervento del professor Giulio

La domanda è sensata

LA LOCALIZZAZIONE DELLE NEW TOWNSProgetto associazione Carta giovani

TOPOGRAFIA DELLA MEMORIA

numero zero - dicembre 2010 - pag 10-11

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area in via Ficara, il Dipartimento diProtezione civile impegna una dona-zione che copre le spese per i lavori diurbanizzazione primaria e la realizza-zione dei basamenti delle strutture, ela Provincia contribuisce agli allaccidelle utenze.Nel frattempo ciascuna associazionesi è attivata per raccogliere i fondinecessari alla realizzazione delle sedi,con reti di solidarietà nazionale einternazionale (inclusi enti locali dialtre regioni) capaci di mobilitarerisorse economiche e lavoro volonta-rio.Il tutto per un obiettivo comune: farrivivere le esperienze di ogni singolaassociazione, dar vita a nuove iniziati-ve e sinergie e, soprattutto, creare unluogo di aggregazione per la rinascitadel tessuto sociale.Insomma, ritrovare gli spazi per ripar-tire in un luogo collettivo, con intelli-genze collettive, come in una piazza,anzi, una “Piazza d’Arti”.Una piazza nuova e provvisoria, aspet-tando di essere riabbracciati dallanostra città.Per raggiungerci si può far riferimentoa via dei Medici: prima rotonda per chipercorre la statale SS17 uscendodall’Aquila, poi proseguire seguendole indicazioni per l’ospedale).

E siste l’Italia di chi prova a reagireall’indifferenza e alla sfiducia sce-

gliendo di non essere solo spettatorema di impegnarsi.Questa Italia esiste anche a L’Aquila.Così, nell’estate 2009, associazioni dipromozione sociale, artistiche e divolontariato si sono incontrate.Soggetti diversi che si mettono insie-me intorno a un tavolo e discutono unprogetto comune di ricostruzionedelle rispettive sedi associative.Nasce così “Piazza d’Arti”, per iniziativadi 18 associazioni aquilane:Comitato Arci Provinciale, Scout CNGEI,Arci Servizio Civile L’Aquila, RicostruireInsieme - servizi all’immigrazione,Artisti Aquilani e Teatrabile, Mu.Sp.A.C -Museo Sperimen-tale d’ArteContemporanea, CSI - Centro SportivoItaliano, Abruzzo Crocevia, I SolistiAquilani, Genitori si Diventa onlus,APTDH - Associazione per laPromozione e la Tutela dei Dirittinell’Handicap, Comunità XXIV Luglio -handicappati e non onlus, Circolo ArciQuerencia, Il Sicomoro - CommercioEquo e Solidale, AISM - AssociazioneItaliana Sclerosi Multipla eLegambiente.Dopo non poche vicissitudini, nel-l’aprile 2010 il Comune dell’Aquila for-malizza l’assegnazione di una vasta

A l maestro Francesco Fina, marsica-no, il premio della sezione

Direzione per il “notevole impegno cultu-rale e artistico e per la fondazione e lamagistrale direzione della fisorchestraHesperion“.Questi gli altri premiati: per la cultura loscrittore Vincenzo Cerami; AngeloBucarelli per l’arte; Giancarlo Plantaper il cinema; Paolo Arcà per il teatro;Carlo Freccero per la televisione; EzioCerasi per il giornalismo; padre ValerioDi Carlo per l’opera di missionario inAmazzonia e pace nel mondo; GabrielLucci per l’industria cinematografica.“Il premio – ha detto il dott. FrancescoDi Nisio dell’associazione Corfiniumonlus – mira a promuovere la storia e lacultura italica nella terra dove, ventuno

Corfinium Onlus:DIECI TROFEI PER LA QUINTA EDIZIONE DEL “PREMIO AQUILA D’ORO”

secoli fa, valorosi guerrieri lottarono per laconquista dei diritti di tutti gli uomini.Non dobbiamo dimenticare – ha conti-nuato Di Nisio – che all’epoca dellaGuerra Sociale (91-88 a.C.), Corfinium fuchiamata ITALIA e scelta come capitaledai popoli italici insorti contro Roma”.Il “Premio Aquila d’oro” è promosso dallaAssociazione Corfinium onlus con ilpatrocinio del comune di Corfinio, delconsorzio Polo universitario di Sulmona edell’Agenzia di promozione CulturaleRegione Abruzzo.Quest’anno ad assegnare i dieci trofei,consegnati presso la Multisala Igiolanddi Corfinio, è stata una giuria presiedutadal prof. Fabrizio Politi, preside dellaFacoltà di Economia dell’Universitàdell’Aquila.

Una idea di 18 associazioni aquilane che diventa realtà

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Buongustaio

E’ a lui che gli studenti si sono rivolti peravere spiegazioni sull’imbarazzantesituazione attuale, all’assenza di unreale diritto allo studio, ottenendo peròrisposte lacunose, non proprio daesperto in materia.Non è la prima volta che Gatti balza aglionori della cronaca e sempre in meritoa decisioni riguardanti i giovani. Già dal-l’ultimo Governo Prodi erano stati stan-ziati dei fondi a favore delle iniziativegiovanili. Dopo il sisma l’attuale gover-no ha semplicemente deciso di desti-nare buona parte di tali fondi(2.800.000 euro circa) in favore deiragazzi aquilani. La gestione e l’asse-gnazione del denaro è di competenzadella Regione. Ecco spuntare però laproposta di Gatti: affidare la gestionedei fondi ad un secondo intermediario,un’associazione, una onlus (Giovani perl’Abruzzo), di cui è egli stesso fondatore.Gatti sottoscrive così con il MinistroMeloni un protocollo d’intesa che pre-vede l’utilizzo dei fondi, attraverso laonlus, per realizzare un villaggio dellagioventù, non quindi una loro auspica-bile assegnazione attraverso bandipubblici. Il consigliere regionaleMaurizio Acerbo chiede quantomenospiegazioni, la proposta di Gatti vieneripetutamente bloccata dal consiglio,che altrimenti verrebbe di fatto scaval-cato in merito alla gestione delle politi-che giovanili. Nel frattempo i giovani residenti nelcratere non beneficiano degli aiuti, difatto bloccati, e gli studenti dell’Ateneo(una ricchezza per la città) dovrannocontinuare, fantozzianamente, ad“arrangiarsi con mezzi propri”.

E ’ un omag-gio a

L’Aquila e allasua storia,un’incitazionea rinasceredalle maceriedel terremoto.E’ il primo cddegli artisti Alessandro Tarquini, DiegoSebastiani e Francesco Tarquini del“Trio99” (“TRIo99 Vol.1”, edizioni CinikRecords), presentato con un convegnoda esponenti illustri del mondo cultura-le aquilano, il 5 dicembre scorso,all’Auditorium Sericchi. Dieci canzoni indialetto aquilano, alcune tratte dalrepertorio tradizionale delle corali aqui-lane: ad esempio “Te vojo revetè” e“Novantanove”, rielaborate per renderlesimpaticamente «fruibili», spiegano imusicisti, «ad ascoltatori di qualsiasietà». Altre sono testi originali su musi-che composte ex novo, come la roman-tica “Ju repassu”. Base documentale è “Lozibaldone aquilano” di Mario Lolli; l’ispi-razione musicale viene invece dallaCorale Novantanove, fondata nel 1977da Mario Tarquini, prozio di Alessandroe Francesco. Non è un remake dei testioriginali, ma un’opera sui generis: «l’al-bum è un progetto nato per valorizzare lanostra storia e identità – spiegano i musi-cisti – spaziando fra influenze musicalinapoletane, messicane, romanesche»,evidenti soprattutto negli inediti“Serenata dispettosa”, “Taranta aquila-na”, “Ajj’Abbbruzzu”. Quest’ultima “unarrivederci cinematografico per pro-muovere il territorio”.

Marianna Gianforte

N on si ferma la protesta degli stu-denti dell’Ateneo aquilano.

zero copertura delle borse di studio perl’anno in corso; in parole poverel’Azienda per il diritto allo studio (ADSU)stila le graduatorie dei beneficiari delleborse, ma non ci sono soldi.Neppure le nuove mense – quasi ulti-mate – sono attive. Ciò sarebbe dovutoanche ad una indecisione sindacale:non ci sono mezzi a sufficienza, qualemensa riattivare per prima? Quali lavo-ratori far rientrare e quali lasciare a casa?Nel frattempo gli studenti pagano finoa 6 euro per un pasto in strutture priva-te. Si aggiunga a tutto ciò la non troppochiara scelta di Chiodi di affidare allaCuria la gestione della nuova casa dellostudente, scavalcando di fatto le gra-duatorie di merito stilate dall’ente com-petente (ovvero l’ADSU, ovvero laRegione stessa) in base alle quali veni-vano prima assegnati i posti disponibili.Chiodi sostiene che, data la situazioned’emergenza, non c’era tempo per agiresecondo i criteri ordinari, e che, a benguardare, l’affidamento a terzi dellagestione della Casa dello studente, ren-derebbe quest’ultimi “liberi di sceglie-re” la propria sistemazione. Una rispostaquesta che richiede notevoli sforzisemiotici ed interpretativi.Si tenga poi conto che, al decorrere diun termine di 30 anni, la struttura diver-rà di fatto proprietà della Curia stessa,che ha messo a disposizione il terreno.Qualcuno potrebbe a questo puntochiedersi: “ma che c’entrano i gatti?”Eccovi accontentati. Paolo Gatti è asses-sore regionale alle Politiche per il lavo-ro, con delega al Diritto allo studio.

Sandro Coletti

DIRITTO ALLO STUDIO? SONO... GATTI DA PELAREMusica per rinascere

TRIO99 VOL. 1

numero zero - dicembre 2010 - pag 12-13

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tà di Lettere. Se Atene piange, Spartanon ride: disservizi e mancanza di luo-ghi per gli studenti sono problemicomuni a tutte le facoltà, anche a quel-le che, come Medicina, in questo 2010-2011, hanno ricevuto moltissimedomande di immatricolazioni.A dimostrazione del generale stato didifficoltà c’è la recente protesta del 17novembre: un migliaio di studentihanno assediato per un’intera mattina-ta il palazzo della Regione per denun-ciare l’insostenibilità della congiunturafra i problemi dell’università italiana equelli del post terremoto. A preoccupa-re maggiormente è stato l’annunciodella decurtazione di 3 milioni di eurodal Fondo di finanziamento ordinarioche era invece stato bloccato con unaccordo fra il rettore Di orio e vialeTrastevere dopo il terremoto. L’allarmesembra rientrato ma nell’assenza dicomunicazioni ufficiali (al momento incui si scrive) si teme per i fondi per ildiritto allo studio che vedono laRegione Abruzzo precipitata ormaiall’ultimo posto in Italia per stanzia-menti per studenti.La lista delle richieste presentate daimanifestanti – alunni, docenti e perso-nale – è lunga: mense e bar universitari,risorse per le borse di studio, intensifi-cazione del trasporto dedicato, rimo-dulazione dei criteri per il Contributoautonoma sistemazione per gli univer-sitari e tanto altro. È forse ancora troppopresto per tirare le somme e capire se leistituzioni abbiano tenuto fede alle pro-messe del post sisma nelle quali siimpegnavano a tutelare e rilanciarel’ateneo, riconoscendolo come spinadorsale della città, ma 20 mesi sonosicuramente abbastanza per comincia-re a rispondere con i fatti alle richieste,almeno a quelle più semplici.

Elisa Cerasoli

H a gli occhi lucidi il preside Di Tom-maso quando parla della “sua”

facoltà: “Eravamo al 18esimo posto inItalia, ora siamo scesi in fondo alla classi-fica delle facoltà italiane di Lettere”.Alla facoltà, che aveva le sue sedi nelcentro storico, il 6 aprile 2009 ha toltomolto, forse più che alle altre. Eppure,erano fiduciose e energiche le paroledel preside Di Tommaso nel primosenato accademico post sisma: se gliaquilani avessero mostrato serietà,dignità, trasparenza, non sarebbe man-cato il sostegno dell’Italia intera e conquello sarebbe stato facile trasformarela ricostruzione in un esempio virtuoso.Poi i giorni delle manifestazioni perottenere una sede consona e semi-cen-trale, le rassicurazioni degli enti interlo-cutori e la delusione per gli impegnidisattesi. E subito la ricerca di altri localiadatti e l’allestimento degli spazi. ora lafacoltà di Lettere e filosofia si trova inun capannone nell’area industriale diBazzano, la sistemazione è dignitosa,certo, ma la zona è povera di servizi edifficile da raggiungere.“L’importante era cominciare l’annoaccademico 2009-2010, ripartire nono-stante tutto” sospira Di Tommaso.Nonostante i servizi che mancano, leistituzioni che fanno spallucce, il desi-derio di alcuni professori di andare inpensione e l’impossibilità di chiamarnedi nuovi, il dover lottare anche peravere un autobus diretto che copra latratta Collemaggio-Bazzano pagandolocon 40 mila euro prelevati dalle giàsguarnite casse della facoltà. Il lavoro èancora durissimo e, nonostante tuttol’impegno dei docenti e del personaleamministrativo, gli studenti sonoschiacciati fra le mancanze di unAteneo che non è messo nelle condi-zioni di offrire servizi basilari – la mensa,trasporti efficienti, posti letto, perfinouna biblioteca, fondamentale per unafacoltà umanistica – e le deficienze diuna città che non è più in grado di offri-re i luoghi necessari per la vita extrauniversitaria. “Durissima – confida il pre-side - continuare nonostante siano uncentinaio le immatricolazioni in menorispetto allo scorso anno accademico”. Illusorio pensare che questo lungoelenco di difficoltà riguardi la sola facol-

SOSBIBLIOTECA

Dopo le tristi vicissitudiniconnesse con le note vicende

del sisma del 6 aprile 2009,la nostra Biblioteca

sta finalmenteriacquistando

la sua funzione vitaleper la Facoltà,

mediante la collocazionedei suoi numerosie preziosi voluminelle scaffalature

predisposte nei capannoniadiacenti alla sede

della Facoltà, a Bazzano. Al fine di accelerare

la sua fruibilitàper studenti e docenti,

è utile e necessarioanche il tUO contributo.

Tutti gli studenti e tuttele persone di buona volontà

affezionate alla nostraBiblioteca, disposte

a dedicare un po’ del lorotempo e delle loro energie

a questa nostraimportante Istituzione,

sono invitate a contattarela Responsabile della

Biblioteca,dott.ssa Maria Elisa Equizi,

al fine di concordarecon lei tempi e modalità

di collaborazione.UN GRAZIE ANtICIPAtO

a tutti coloro che,con il loro impegno,

renderanno più rapidii tempi per tornare a godere

del piacere di consultarei nostri libri, contribuendo

così alla rinascitadi una struttura culturale

al servizio non solodella Facoltà,ma dell’intera

CIttà DELL’AQUILA

Il Preside FacoltàLettere e Filosofia

GIANNINO DI tOMMASO

Proteste di presidi, docenti e studenti

SUSSURRI E GRIDA DALL’UNIVERSITÀ

SIte.it giornale online - edizione stampata MarsicaSIte.it giornale online - edizione stampata

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curata la massima sicurezza negli edificiscolastici: “Abbiamo ottenuto quantochiedevamo – spiega Marco Correntedello scientifico – ora vogliamo che lascuola pubblica sia salvata e che si tengapresente che alcune norme previste dallariforma Gelmini per L’Aquila non possonoancora essere adottate. Come fanno,tanto per fare un esempio, gli studentiaquilani che abitano ancora fuori città eche pendolano quotidianamente a nonavere problemi con l’irrigidimento degliorari previsto dalla riforma?”.Qualche risultato è stato ottenuto: pro-prio mentre le scuole erano occupate, ilComune dell’Aquila ha annunciato ilprogetto “Scuole aperte” previsto nel-l’ambito del nuovo Piano di interventosociale. Istituti aperti anche nelle orepomeridiane fruibili per attività didatti-che, culturali e sociali. L’iniziativadovrebbe essere sostenuta da unaparte dei 2 milioni e mezzo di euro chela Regione ha ottenuto dal ministro perle Attività giovanili, Giorgia Meloni. Ma i problemi non sono certo risolti.Altri istituti medi secondari sono anco-ra in agitazione, come l’Itas, ad esem-pio, che rischia di perdere le classi delcorso biologico-sanitario che dovreb-bero essere accorpate ad un altro istitu-to, l’Itis. I ragazzi dovrebbero cambiarescuola e professori perdendo punti diriferimento. “Sfollati due volte” c’erascritto su un cartellone durante la loroprotesta del 20 novembre. Solidali iprofessori, come conferma la docentedi lettere Lombardi che parla di “unsecondo terremoto, per i ragazzi”.

Elisa Cerasoli

AL’Aquila, il18 dicembre, verrà inau-gurato il Museo permanente di arte

contemporanea all’interno dell’edificoche ospita il liceo Scientifico “A. Bafile”:23 artisti di fama internazionale hannodonato una loro opera alla scuola elavorano dalla fine di ottobre con glialunni per l’allestimento.Il progetto “Polvere negli occhi, nellamente sogni” nasce dall’idea dell’artistae docente Licia Galizia ed è stato forte-mente sostenuto da tutto il liceo.“Dobbiamo aiutare i ragazzi a non assor-bire il brutto della città”, spiega LuisaNardecchia vice preside e docente diLettere del Liceo scientifico. “L’obiettivolo scorso anno era lavorare, coinvolgere iragazzi nello studio, nelle attività, nonlasciare spazio alla disperazione.Abbiamo fatto della scuola un faro tenen-dola aperta tutti i pomeriggi”.ora, passata l’emergenza c’è un nuovocompito: “I ragazzi assorbono come spu-gne e dobbiamo evitare che si abituino albrutto, alle macerie, alle crepe. Vogliamoche sentano il bisogno del bello, che locerchino nell’arte, nella musica, nei libri,nella scoperta. Se riusciremo a stimolarein loro questo bisogno, avremo anchedato un futuro a questa città”.

Elisa Cerasoli

t agliare ancora sulla scuola pubbli-ca, significa oramai, eliminare ciò

che è necessario: insegnanti di soste-gno e aperture scolastiche oltre gli oraridi lezione, per esempio.Ci sono dei momenti e dei luoghi in cuisimili tagli possono avere effetti piùgravi che altrove, come all’Aquila, dovela scuola è per gli adolescenti un puntodi incontro fondamentale nel caosgenerale.Come tutti i loro colleghi italiani, anchegli studenti delle medie secondarieaquilane hanno alzato la voce controquesti tagli, ma la loro protesta ha unpeso diverso. “I tagli portano licenzia-menti, e questi significano scuola chiusadi pomeriggio e chiusura dei laboratori.Abbiamo già perso molto, non toccatecila scuola, un punto di riferimento troppoimportante in questa città dispersa”.Con queste parole alcuni studenti delliceo classico “A. Cotugno” hanno spie-gato la loro scelta di occupare la loroscuola. Chiare le richieste: “Attenzioneper la nostra condizione in una città chenon ha spazi e abrogazione della Legge133”. A cominciare è stato il liceo classi-co “A. Cotugno”, il 2 novembre, seguitodallo scientifico “A. Bafile” e dall’Istitutoper Geometri. A seguire i “corsi alterna-tivi” è stata la quasi totalità degli alunni:lezioni di spagnolo, pasticceria, cinefo-rum, writing e letteratura, fotografia,prevenzione della droga, musica, dise-gno e – guarda un po’ – momenti diapprofondimento sulle questioni lega-te alla ricostruzione e incontri dedicatialle personalità aquilane di spicco.Lo scorso anno, appena tornati in classeavevano manifestato perché fosse assi-

Istituti superiori: i perché delle occupazioni

LE MACERIE DELLA GELMINI NELLE SCUOLE DEL CRATERELiceo scientifico A. Bafile

VOGLIA DI RICOMINCIARE

numero zero - dicembre 2010 - pag 14-15

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stato contro il disastro diBussi ma anche per impe-dire che le uniche due pro-poste istituzionali in pistaci portino alla privatizza-zione. Una è quella delgoverno regionale che silimita a chiedereall’Authority una derogaper mantenere la gestionein house: se tale deroga

non passerà, i nostri sistemi idrici finiran-no nelle mani delle multinazionali del-l’acqua. L’altra proposta è quella del PDper la quale le società quotate in borsaentreranno dalla porta d’ingresso vistoche prevede la gestione di acqua e rifiutiattraverso un azienda pubblico-privata.Abbiamo quindi molto da fare inAbruzzo ed in tutto il Paese affinché lagestione dell’acqua divenga effettiva-mente e definitivamente pubblica epartecipata. Perché il referendum siavalido dovranno andare a votare 25milioni di italiani: un obiettivo non facilema possibile. Come sempre dipenderàda tutti noi cittadini, forze sociali, chiese,enti locali, comitati e movimenti. Perchè“si scrive acqua e si legge democrazia”.

RENAtO DI NICOLA-ABRUZZO SOCIAL FORUM

per informazioni: 338.1195358e-mail: [email protected]

nale di movimenti eambientalisti, la gestionedell’acqua è rimasta pub-blica, anche se ”in house”.Le “house” sono società digestione pubbliche, senzapartecipazione di privati,dove i soci sono i comuniricompresi nei vari Ato(Ambito territoriale otti-male), che stabilisconotariffe e piani di gestione.Benchè tali gestioni in house sono simi-li a quelle di società commerciali votateal profitto, perlomeno qui in Abruzzo lemultinazionali non erano riuscite a pas-sare. Purtroppo, lo scorso anno con laLegge Ronchi si sono accelerati i pro-cessi di privatizzazione.Così il Foro Italiano dei Movimenti perl’Acqua, di cui siamo tra i fondatori, perabrogare questa legge ha realizzato lapiù grande raccolta di firme: oltre 1milione e 400 mila. ora, in attesa divotare il referendum in primavera, chie-diamo una moratoria dei processi diprivatizzazione. Il 4 di dicembre, in favo-re della moratoria in ogni regione sisono tenute manifestazioni, a Pescaraabbiamo promosso “water street para-de”: una marcia allegra, partecipata etrasparente, come l’acqua. Si è manife-

I n Abruzzo il disinteresse di molti, l’in-competenza delle istituzioni e l’inte-

resse clientelare del partito dell’acqua(che come quello di rifiuti, energia o cli-niche, è trasversale e senza iscritti)hanno reso sempre più inquinato,depauperato e commercializzato ilbene comune acqua.Molte falde profonde non sono più uti-lizzabili, le discariche tossiche comequelle di Bussi e del Saline o gl’inquina-menti come quelli dell’Alento e delTordino sono davanti agli occhi di tutti.Da anni la Val Pescara beve acqua tossi-ca, chi poteva non ha mosso un dito perdifendere la nostra salute. Mentre piùdel 50% dell’acqua si disperde nellecondotture si costruiscono depuratorida milioni di euro, inutilizzabili perchél’acqua dei fiumi è troppo inquinata(vedi depuratore di San Martino).Si investono ingenti risorse per grandiopere come quella per far bere acquapotabilizzata del lago di Campotostoagli aquilani: 91 milioni di euro, il piùgrande e costoso investimento idrico inAbruzzo deciso dal Commissario straor-dinario Goio: un piccolo Bertolaso cheda anni ha poteri straordinari e che simuove ignorando popolazioni, entilocali, associazioni, movimenti.In Abruzzo, grazie all’impegno decen-

Coordinamento associazioni di volontariatoRICOSTRUIRE INSIEME UNA SOCIETÀ INTERCULTURALE

R icostruire è ormai, per noi aquilanie aquilane, una parola abituale. Lo

è anche per chi vuole ricostruire le rela-zioni sociali, partendo dal  riconosci-mento dell’altro.Nasce cosi, nell’aprile 2009, il coordina-mento Ricostruire Insieme –attualmen-te costituito da Caritas e Arci dell’Aquila,Rindertimi, Iris, Pralipè, Inti Raymi, “Unmondo in una stanza”, il circolo ArciLuco - che nella post-emergenza si èimpegnato per la tutela sociale deimigranti e per favorire gl’incontri inter-culturali. Ha come strumento di rifles-sione ed analisi i risultati della ricerca“Immigrati e Italiani dopo il terremoto nelterritorio aquilano, ricerca sui bisognisociali, educativi e sullo stato della convi-venza” curata dal prof. AlessandroVaccarelli e finananziata dal ministerodell’Interno (per averne copia scrivere a:

[email protected]). Dalla ricercaemerge che per gli stranieri residenti aL’Aquila, oltre la preoccupazione dellacasa e del lavoro (come per gli italiani),si sente la necessità di reti sociali e disolidarietà tra pari. Dalla ricerca emergeche l’atteggiamento degli italiani versogli immigrati è di diverse gradazioni,che vanno dall’accoglienza all’ostilità. Laloro presenza prima era quasi non per-cepita, ora viene vissuta come unaminaccia rispetto alle risorse esigue.Non sono pochi gli episodi di razzismo edi insofferenza per una presunta con-correnzialità tra gruppi sociali rispetto abisogni essenziali. C’è poi un altro feno-meno nuovo: tanti stranieri lavorano neicantieri della ricostruzione, altri, non piùdi un centinaio, venuti per cercare lavo-ro nel “cantiere più grande d’Europa”.In un contesto che genera stress sociale

l’ostilità verso “il diverso” diventa palesee impone un piano di intervento socialeed educativo. Il post-terremoto e’ un’oc-casione per “ricostruire” in direzioneinter-culturale. Dal coordinamento,dalle istituzioni e dall’associazionismodeve svilupparsi una progettualitànuova che abbia come prospettiva l’in-terculturalismo e che sia orientata ad unmodello di integrazione in cui italiani eimmigrati riescano a far incontrare abi-tudini, stili di vita, tempi e spazi dellavita sociale ed economica, promuoven-do occasioni, scambi, nuove conoscen-ze, legami, e, soprattutto, rispetto estima reciproca.

ALAGGIO MARIO E NDAyAMBAjE jEAN-PIERRE

COORDINAMENtO RICOStRUIRE INSIEME

Per informazioni:[email protected]

Il tempo dell’acqua e della democrazia

L’ACQUA È UN BENE COMUNE, IMPEDIAMO CHE FINISCA IN MANO AI PRIVATI

SIte.it giornale online - edizione stampata numero zero - dicembre 2010 - pag 16

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L ’Aquila e l’intera regione rischianodi precipitare nelle mani della cri-minalità organizzata e di cricche e

comitati d’affari locali e nazionali. Quelloche preoccupa è che l’Abruzzo, finora, nonha dato prova di essere attrezzato perfronteggiare fenomeni di questa natura.Fenomeni destinati ad accentuarsi a causadegli affari legati al post terremoto, cometestimoniano le inchieste sugli appaltidella Protezione civile, dal ConsorzioFederico II ai puntellamenti, dai bagni chi-mici nelle tendopoli agli isolatori sismicidel Progetto Case.A parlare per la prima volta di «corruzioneendemica», nel gennaio 2010, è il magi-strato antimafia olga Capasso, quandomanifesta le sue preoccupazioni per gliappalti per la ricostruzione che stanno perpassare agli enti locali. Legami tra politica,amministrazione, mafie, massoneria, cric-che e comitati d’affari locali e nazionali.Preoccupano anche le presenze della cri-minalità organizzata che, nella regione, –è bene ricordarlo – sono precedenti al ter-remoto. A provarlo diverse inchieste diquesti mesi, come ad esempio quelledella procura di Napoli sulla presenza deicasalesi o quella della procura di ReggioCalabria dove emerge un filone che con-duce a contatti tra ‘ndrangheta e impren-ditori aquilani. E poi i ritiri di alcuni certifi-cati antimafia, come all’impresa Di Marco,il cui titolare era legato agli imprenditoridi Tagliacozzo accusati di aver riciclatonella Marsica parte del tesoro di don VitoCiancimino. Un caso che fa emergere unquadro allarmante sullo stato di penetra-zione e sulle reti di relazioni stabilite, benprima del sisma del 6 aprile, con impren-

ditori e politici del luogo.Nonostante tutti i segnali, a lasciare inter-detti è la perspicacia con cui in questi annile istituzioni e le forze politiche localihanno negato – e in molti continuano anegare – il fenomeno, preferendo coltiva-re il sogno di Abruzzo isola felice. Questoatteggiamento è ancora più marcato inprovincia dell’Aquila: forse non è un casoche quasi tutte le inchieste legate al terre-moto siano state avviate da procure difuori provincia, dalle segnalazioni del poolantimafia creato dalla DNA pochi giornidopo il sisma oppure sono partite inseguito a inchieste giornalistiche. Poche ledenunce di cittadini.Nell’ultimo anno, a L’Aquila e in Abruzzo,quando si discute sugli argomenti piùvari, gli interlocutori si trovano spesso adistinguere tra il “prima del terremoto” eil “dopo il terremoto”. Il sisma del 6 aprilerappresenta, in maniera consapevole ono, un evento traumatico che ha segna-to e segnerà la storia della regione per i

prossimi decenni. E segnerà in manieramarcata anche la storia criminale e delmalaffare.Così, anche in questo dossier, ci ritroviamoa fare questa distinzione: Prima del 6 aprilee Dopo il 6 aprile. Perché la scossa che alle3.32 ha devastato l’Aquila non ha prodot-to solo lutti e macerie. Ha spazzato viaanche quel velo di ipocrisia che coprivachi si ostinava a parlare ancora di Abruzzoisola felice. E già nella prima emergenza enei primi mesi del post terremoto, è emer-so chiaramente che la regione èimpreparata e disarmata per affrontare inuovi rischi che gli si pongono davanti. Lastoria delle infiltrazioni criminali, dellecricche, dei comitati d’affari e della cor-ruzione nel terremoto dell’Aquila saràlunga ed è ancora tutta da scrivere.Una cosa però è già chiara: il territorio saràinvestito da ulteriori assalti che non pos-sono più essere affrontati solo come unproblema di polizia. La situazione è tal-mente grave che la società civile – sinda-cati, partiti, organi d’informazione, associ-azioni di categoria e di volontariato, par-rocchie, singoli cittadini – dovrà decidersia scendere in campo e concertareun’azione comune.Come Libera, associazione nomi e numericontro le mafie, pensiamo che per megliocomprendere quale sia la posta in giocotra le montagne dell’Abruzzo interno, puòessere utile descrivere lo scenario, fissarealcuni punti fermi, analizzare gli episodiemblematici, sensibilizzare la popo-lazione. Questo dossier, realizzato con ilcontributo e l’impegno del presidio LiberaL’Aquila, è un primo passo in questadirezione.

DOSSIER ABRUZZO

CREPE6 aprile 2009ore 3.32

La finedell’isola felice

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LIBERA. ASSOCIAZIONI, NOMI E NUMERI CONTRO LE MAFIE

INSERTO di SITe.it giornale online - Reg. Tribunale Avezzano n. 147/98 - Edizione stampata, numero zero, dicembre 2010

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Mentre vigili del fuoco, volontari,colonne regionali soccorrono ericoverano le popolazioni colpite

ed estraggono i morti da sotto le macerie,il presidente del Consiglio dichiara lo statod’emergenza. Nel pomeriggio il Consigliodei ministri nomina Commissario per ilterremoto Guido Bertolaso e comenuovo prefetto dell’Aquila, FrancoGabrielli.Il Dipartimento nazionale di Protezionecivile trasferisce nel cratere dirigenti emezzi e, all’interno della Scuola dellaGuardia di finanza a Coppito, istituisce laDicomac, la cosiddetta direzione dicomando e controllo. Tale struttura vieneutilizzata operativamente per la primavolta a L’Aquila: non è normata da alcunalegge e i suoi compiti e le sue funzionisono regolate solo da ordinanze delDipartimento. Sarà l’organismo chegestirà tutta la fase dell’emergenza e ilProgetto Case, con una spesa che super-erà di molto il miliardo di euro.

I PRIMI GIORNI DELL’EMERGENZAIn poco più di una settimana nell’interocratere si assiste a una progressiva milita-rizzazione del territorio, gli enti locali ven-gono esautorati di fatto dei loro poteri e leforze dell’ordine disarticolate nelle lorofunzioni. Il territorio viene svuotato dibuona parte dei suoi abitanti: sono 35milagli sfollati trasferiti negli alberghi sullacosta e altrettanti vengono ospitati in 171tendopoli. A causa dell’emergenza, difatto si assiste alla sospensione dello statodi diritto, almeno per come lo abbiamoconosciuto fino ad oggi. In questo quadrosi avvia il Progetto Case: è la prima volta,in Italia, che la Protezione civile si occupadi ricostruzione. E lo fa a suon di ordi-nanze e decretazione d’urgenza. Il motivoè sempre lo stesso: l’emergenza.La Protezione civile, che risponde solo alpresidente del Consiglio, una volta chequesti dichiara l’emergenza può contare,giustamente, su tre strumenti: il potere diordinanza, il potere di deroga e, di fatto,sull’assenza dei controlli e dei vincoli ordi-nari. Con il potere di ordinanza può prati-camente farsi le regole in modo autore-ferenziale, senza passaggi parlamentari,nemmeno il Consiglio dei ministri. Con ilpotere di deroga, può invece agire in

deroga a tutte le altre norme, compresequelle sugli appalti, purché sulle ordi-nanze emesse si indichino le leggi a cui siintende derogare. Sulle ordinanze, difatto, i due organismi di controllo delloStato – Corte dei Conti e Corte costi-tuzionale – non possono intervenire, laConsulta può essere chiamata in causasolo nel caso di conflitto di attribuzioni traenti locali e Protezione civile. Come risultaevidente, si tratta di un sistema di poteriche, se non viene maneggiato con curaoppure è posto nelle mani sbagliate, puòportare al libero arbitrio e produrre il di-sastro.Indicativa di questi pericoli è la memoriadel Procuratore generale presso la Cortedei Conti, Maria Giovanna Giordano, insede di giudizio sul rendiconto generaledello stato per l’esercizio 2006: «[…] inmolti casi gli interventi sono stati attuati,talvolta sovrapponendosi rispetto agli stru-menti propri dell’intervento ordinario, con ilricorso all’emergenza tramite gli strumentiacceleratori della Protezione civile, la cuitrasparenza gestionale veniva peraltrocompromessa da eccessive semplificazionicontabili e di controllo. Le modalità esposi-tive periodiche delle risultanze gestionali,infatti, sono di norma estremamente caren-ti». Anche l’allora commissario per ilMercato interno dell’Ue, Frits Bolkestein,che nel 2004 aprì una procedura diinfrazione nei confronti dell’Italia, si eraaccorto che spesso con le ordinanze sibypassava «la normativa italiana di traspo-sizione delle direttive comunitarie in mate-ria di appalti e concessioni». I pericoli,insomma, erano già noti e si conta una

lunga serie di precedenti, come nell’appli-cazione dell’emergenza anche ai grandieventi.I casi sospetti, a L’Aquila, si registrano giàdai primi giorni. Secondo alcunedichiarazioni pubbliche di funzionari dellaProtezione civile, le sole tendopoli sareb-bero costate un milione di euro al giorno:l’emergenza nelle tendopoli è durata daaprile quasi fino a ottobre. Non si hanotizia di altre inchieste sulle forniturenelle tendopoli, per gli sfollati alloggiatinegli alberghi o sulle spese della macchi-na della Protezione civile nell’emergenzaAbruzzo. Citiamo due casi indicativi. Ilprimo è relativo al servizio di bagni chimi-ci installati nei campi, una inchiesta parti-ta anche grazie al materiale raccolto dalpresidio di Libera. Il secondo è quellodella gestione delle macerie.

L’ORO DEI BAGNI CHIMICIL’affare è di dimensioni colossali. Il costosostenuto per i bagni chimici è una parteconsistente delle spese della prima emer-genza, quasi un quarto dei fondi per ilmantenimento delle tendopoli. E’ un casoemblematico perché testimonia che per ilrischio di infiltrazioni e malaffare, inAbruzzo, non si deve attendere l’iniziodella ricostruzione, il pericolo è reale giàcon gli appalti della prima emergenza.Anzi, arriva nelle prime ore insieme allaProtezione civile, con un appalto assegna-to in tempo di pace, sul modello di ges-tione dei Grandi eventi. Un appalto cherisalirebbe al maggio 2005, scaduto nelmaggio 2008 e prorogato per quasi dueanni, fino al marzo 2010, pare in vio-lazione alla legge nazionale e comunitariasugli appalti pubblici. Su questo punto,una ditta concorrente ha presentatodenunce e ricorsi.Le segnalazioni raccolte nelle prime setti-mane dal presidio di Libera parlano diliquami smaltiti illegalmente nei fiumi enei canali e di bolle di trasporto falsificate;di ditte che si sabotano a vicenda lepompe dei mezzi di espurgo per con-tendersi la gestione del servizio in piùcampi possibili; di contatti tra ditte chegestiscono il servizio e funzionari dellaProtezione civile per gonfiare le fatture.Tra di esse, diverse imprese che da annicollaboravano con la Protezione civile per

6 APRILEday after

LIBERA - DOSSIER ABRUZZO - L’ISOLA FELICE2

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la gestione dell’emergenza rifiuti inCampania.Nelle tendopoli si conteranno circa 3.600bagni chimici, ognuno al prezzo di 79euro al giorno, per una spesa di oltre 8 mi-lioni al mese: e l’emergenza nelle ten-dopoli è durata sei mesi. Solo dopo che ilpresidio di Libera rende nota la notiziadell’acquisizione da parte delle forze del-l’ordine del materiale raccolto, i bagni neicampi diminuiscono e cominciano adarrivare i blocchi bagno-docce indotazione al ministero dell’Interno.Sarebbero quattro le sezioni di poliziagiudiziaria che stanno controllando laprovenienza dei wc e alcuni imprenditoricampani. In ogni caso i bagni presenti nelcratere sarebbero stati 1.600 in più delnecessario: oltre 3milioni e 800mila euroal mese sperperati e sottratti allaricostruzione vera.Anche sul resto dei bagni noleggiati siaffacciano altri dubbi. La Protezionecivile avrebbe ordinati 4.000 mila bagni,scesi poi a 3.200. Secondo il contratto, ilprezzo di noleggio giornaliero per ognibagno è di 19,50 euro (iva esclusa), com-preso di una pulizia. La Protezione civileha richiesto però altre tre pulizie edespurghi supplementari, per un totale dialtri 46,50 euro al giorno, sempre ivaesclusa. Su ogni bagno, quindi, si sareb-bero dovuti effettuare ben 4 interventi diespurgo e pulizia giornalieri, per un massi-mo di 800 litri di liquami al giorno. Il calco-lo è semplice: moltiplicando per i 4.000bagni richiesti e dividendo per il numerodegli ospiti delle tendopoli (la punta mas-sima è stata di 35mila), risulta che ogniospite doveva produrre giornalmentequasi 100 litri di deiezioni liquide e solide.L’inchiesta è ancora in corso, intanto laProtezione civile ha emesso il bando digara per i prossimi 3 anni. Dopo che èstato selezionato l’unico concorrenteammesso, sempre la ditta precedente, è

stato previsto il prezzo a base d’asta: ildoppio del bando del 2005.

AFFAIREMACERIEIl 13 aprile 2009, giorno di Pasquetta, ilpresidio di Libera fotografa ruspe ecamion che trasportano macerie dallazona rossa (interamente militarizzata echiusa anche agli abitanti) a Piazzad’Armi, zona militare interamente recinta-ta. All’interno le macerie e ogni sorta diarredi ed effetti personali, vengono maci-nati dentro due macchine tritasassi cheriducono tutto a ghiaia. Gli autistidichiarano che le macerie provenivanodalla Casa dello studente e altri palazzicrollati in via XX settembre: sono gli stessiedifici per i quali la Procura di L’Aquila,due giorni prima, ha annunciato l’apertu-ra di inchieste per crolli sospetti. Dopo ledenunce sulla stampa, la triturazioneviene bloccata, spariscono le tritasassi e laProcura sequestra quanto resta degliimmobili. Il procuratore capo Rossini, cheannuncia un’inchiesta su Piazza d’armi,dichiara esplicitamente: «Abbiamo ilsospetto che qualcuno possa portare via ciòche resta degli edifici crollati.Apparentemente si tratta di macerie senzavalore, ma per le nostre indagini potrebberoessere fondamentali». La Procura apriràeffettivamente un’inchiesta, ma sulla pos-sibile presenza di amianto nel materialetriturato. Resta ancora da capire chi, inun’area della città interamente militarizza-ta, sia riuscito a prelevare indisturbato emacinare migliaia di metri cubi di macerieoggetto d’indagine. Il 22 aprile 2009, durante verifiche sullaradioattività e lo stato in cui versano lecave dismesse prima che vengano riem-pite, il presidio di Libera controlla vicinoPaganica l’ex cava teges, inattiva da moltianni. Fotografa un’auto con i contrassegnidel Servizio sisma Abruzzo e documen-ta i lavori di preparazione della cava per

poter accogliere le macerie. In particolare,fotografa una macchina tritasassi. E unadelle due che otto giorni prima era statafotografata a Piazza d’Armi.Il 25 aprile, Sollevatiabruzzo pubblica duefoto con solo questa didascalia:«Paganica, discarica Teges: lavori in corsoper ospitare le macerie». Immediatamente ilavori di preparazione si bloccano, la tri-tasassi rimane sul luogo almeno fino al 24maggio, poi scompare dalla scena.Sempre a maggio la Protezione civileinveste del problema macerie il Comunedell’Aquila, che assegna l’appalto perdiverse decine di milioni di euro alla t&Psrl: la ditta è inattiva, ed è proprietariaproprio della ex cava Teges. Scatta l’inchi-esta – è la seconda sulle macerie –, ilComune revoca l’appalto e così la ges-tione dell’affare torna di nuovo nelle manidella Protezione civile, che affida lapreparazione del sito al genio militare e aivigili del fuoco: ad essere utilizzata, però, èsempre l’ex cava Teges. Tiriamo le somme:in ballo un appalto da decine di milioni dieuro, due inchieste sullo smaltimentomacerie invece di una, la stessa macchinatritasassi come filo conduttore, sempre laProtezione civile come primo attore, sullosfondo l’ex cava Teges come unico ele-mento fisso.Quello dello smaltimento macerie è unproblema che ipoteca seriamente l’iniziodella ricostruzione vera, senza risolverlonon può partire, tutto è fermo. L’Italia siaccorgerà della sua esistenza quandoesplode in tutta la sua drammaticità ecrudezza. Il 10 febbraio 2010, migliaia dicittadini esasperati, violano la zona rossaed entrano in centro storico, iniziando larimozione delle macerie: inizia così quelloche dai media verrà ribattezzato come ilmovimento delle carriole. Il governo li neu-tralizza promettendo di rimuoverle inpoche settimane, ma oltre i proclami, icumuli di pietre restano immobili e anco-

LIBERA - DOSSIER ABRUZZO - L’ISOLA FELICE 3

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Il primo coordinamento locale di Libera inAbruzzo nasce nella Marsica, a Tagliacozzo, periniziativa di Giuseppe La Pietra, nel 2007.Intorno al gruppo si stringono alcuni membridella redazione di Site.it e delle testatine localiciclostilate, ad essa collegate.Tra le iniziative di denuncia e sensibilizzazionedella popolazione sui temi della legalità, si ricor-da, già nel 2007, una serie di incontri e convegni,tra cui quelli con il giudice Prestipino e l’on.Lumia. Un impegno che ha portato anche allapresentazione di diverse interrogazioni sui rein-vestimenti mafiosi in Abruzzo.

Subito dopo il 6 aprile 2009, nasce il presidio diLibera informazione e poi quello di LiberaL’Aquila, che catalizzano le informazioni su quan-to succede nel cratere, grazie alla creazione diuna redazione di emergenza munita di ciclostile

(con il quale si sono stampati i primi fogli del cra-tere: sollevatiabruzzo, sfollatinews e zeronove).Tra le attività svolte si ricordano le iniziative disensibilizzazione nelle scuole e di sostegno esolidarietà alle popolazioni colpite. Dalla distri-buzione di aiuti ai campi spontanei alla parteci-pazione alla realizzazione della struttura diBiblipaganica. Il presidio si è distinto particolar-mente nel campo dell’informazione, sia racco-gliendo dati e diffondendo notizie, sia svolgendoun ruolo di apprezzato supporto agli inviati distampa, tv e documentaristi accorsi a raccontareil terremoto aquilano

PRESIDIO LIBERA L’AQUILAc / o Biblipaganica, campo sportivo via Onna

Paganica (L’Aquila)338.32 48 616 - [email protected]

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ra non viene trovata una soluzione.Proprio il problema macerie è uno deipochi casi, se non l’unico, per la cuisoluzione la Protezione civile non ricorreai suoi ampi poteri di ordinanza e lasciatutto in eredità agli enti locali.Ma lo smaltimento è anche un affarecolossale, da decine di milioni di euro esuscita gli appetiti di speculatori, comitatid’affari e criminalità. Anche la storia delladitta che detiene la proprietà della exTeges, la T&P srl, contribuisce a far sorgerealtre domande. Nel giugno 2009 la t&Pvede l’ingresso di un nuovo socio conlegami con diverse altre società, tra cuil’aquilana Abruzzo inerti srl, partecipataa sua volta dalla romana Sicabeton spa,grossa azienda con interessi in Italia eall’estero. Personaggi e società del gruppoSicabeton sono stati indagati dai cara-binieri di Palermo e figurano in un rappor-to consegnato nel 1991 al giudiceFalcone. Inoltre, la Sicabeton spa risul-terebbe inserita nell’elenco delle impresea rischio della DNA, mentre altre sue soci-età collegate figurerebbero nei subappaltidel Progetto Case.

GLI StRUMENtI DI CONtRAStOCon il varo del decreto Abruzzo n. 39 del 28aprile 2009 (poi convertito nella legge n.77 del 24 giugno 2009), è già chiaro che isoldi per ricostruire la città e i centri storicinon ci sono e non si vogliono trovare. Lesoluzioni che si delineano per dare untetto agli sfollati stravolgeranno il territo-rio e distruggeranno l’economia locale ele comunità. Su L’Aquila si creano così ipresupposti per una speculazione ediliziasenza precedenti che segnerà per sempreil futuro ambientale, economico e socialedell’intero cratere. Con il decreto si avviaanche il più grande cantiere d’Europa e, inderoga alla legge nazionale sugli appalti,si innalza la percentuale delle opere sub-appaltabili dal 30% al 50%. Si prevedono,tra tante altre cose, anche alcuni strumen-ti di contrasto alla criminalità organizzata.All’art. 16 comma 4, il decreto «dispone, alfine di prevenire le infiltrazioni della crimi-nalità organizzata negli interventi perl’emergenza e la ricostruzione delle zone ter-remotate, permeanti controlli antimafiasui contratti pubblici e sui successivisubappalti e subcontratti aventi ad ogget-to lavori, servizi e forniture».Al comma successivo dispone che «talicontrolli siano da effettuarsi con l’osservan-za delle linee guida indicate dal “Comitatodi coordinamento per l’alta sorveglianzadelle grandi opere” – e che – per garantirel’efficacia dei controlli antimafia nei contrat-

ti pubblici e nei successivi subappalti e sub-contratti aventi a oggetto lavori, servizi eforniture e nelle erogazioni e concessioni diprovvidenze pubbliche, è prevista la trac-ciabilità dei relativi flussi finanziari». Inmerito a tale tracciabilità, per comeespressa in ultimo dalle «Linee guida anti-mafia di cui all’articolo 16, comma 4» ema-nate dal ministero dell’Interno l’8 luglio2009 (pubblicato nella G.U. della stessadata) si contempla pure l’obbligo, in capoalla Prefettura di L’Aquila, di realizzare,anche ai fini del raccordo delle informa-zioni con GICER e SDI, la «istituzione dellawhite list delle “imprese oneste” cui possonorivolgersi i soggetti aggiudicatari per il con-ferimento di subappalti e altri affidamentiper l’esecuzione delle opere e dei lavori con-nessi alla ricostruzione». E’ evidente chedetta white list rappresenterebbe unindubbio elemento di garanzia e di tra-sparenza anche per le ditte appaltatriciche sono costrette a subappaltare ad altreimprese fino al 50% dei lavori a causa deiristretti tempi di esecuzione delle operecosì come fissati nelle gare di appalto.Questo quanto si decretava ad aprile, evi-dentemente non tutto è filato. Proprio suquesti temi, a dicembre 2009 e quindi alavori del Progetto Case quasi ultimati,l’onorevole Laura Garavini, membrodella commissione antimafia, presentaalla Camera una interrogazione parla-mentare a risposta scritta (n. 4-05378). LaGaravini chiede al presidente del consiglio«quali siano i provvedimenti sinora messi inatto e quali si intendano prendere nel pros-simo futuro, per celermente costituire, pres-so il Prefetto di L’Aquila, l’anagrafe informa-tica di elenchi di fornitori e prestatori di ser-vizi, non soggetti a rischio di inquinamentomafioso, cui possono rivolgersi gli esecutoridei lavori oggetto del decreto Abruzzo, inossequio all’art. 15., co. 5, di detto decreto; setale compito non costituisca, nonostante ledifficoltà applicative, una priorità per ilGoverno, anche perché consentirebbe dicompletare il quadro già offerto dal sitodella Prefettura aquilana con il censimentodelle ditte affidatarie dei lavori – invero diassai minore entità e rilevanza – in capo aglienti locali e al Provveditorato delle Operepubbliche (cosiddetta “OperazioneFiducia”)». L’interrogazione, per cui erastato delegato a rispondere il 21 dicembre2009 il ministro dell’Interno, malgrado unsollecito del giugno 2010, è ancora senzarisposta. Per la cronaca, il decreto sullatracciabilità dei flussi finanziari e la whitelist sono entrati in vigore solo nel settem-bre 2010, quasi un anno dopo la fine pre-vista dei lavori del Progetto Case. In

tempo per l’Expo di Milano, ma non per ilterremoto dell’Aquila.Stessa sorte anche per una seconda inter-rogazione (la n. 4-05377) presentata sem-pre a dicembre 2009 dall’on. Garavini. Inessa si chiede conto della costituzionedella Sezione specializzata che dovreb-be operare a supporto del prefetto diL’Aquila, nonché della costituzione delGICER, ovvero il Gruppo interforze centraleper l’emergenza e ricostruzione. Il decretoAbruzzo di aprile, per questi due organi-smi, rimandava a un successivo decreto«da adottarsi entro 30 giorni dalla data dientrata in vigore del decreto». Tale decretoè stato emanato il 3 settembre 2009 maalmeno fino ad ottobre risulta giacentepresso la Corte dei Conti per la registrazio-ne e fino alla fine del 2009 non risultavaancora pubblicato sulla Gazzetta ufficiale,sebbene fonti di stampa e movimenti dipersonale ne attestassero la costituzione.La Garavini rende noto che «nei siti inter-net istituzionali del Ministero dell’internocome in quello della prefettura di L’Aquila, aoggi, non vi sia alcuno spazio dedicato aidue organismi, dei quali, in pratica, non sirinviene cenno – quindi chiede alPresidente del Consiglio – se detti organi-smi si siano effettivamente insediati e sianostati convenientemente provvisti di perso-nale, mezzi e strutture in grado di renderlioperativi ed efficienti per il contrasto aipaventati e allarmanti fenomeni di infiltra-zione che sono istituzionalmente chiamatia combattere». La Garavini, e l’opinionepubblica, ancora attendono la rispostaanche a questa seconda interrogazione.

PROGEttO C.A.S.E.: SOLDI E CEMENtOA gestire il cantiere più grande d’Europa èil Dipartimento di Protezione civile: è laprima volta nella storia delle catastrofi ita-liane che la Protezione civile si occupa diricostruzione, sostituendosi agli enti localie alle popolazioni colpite. Il Progetto Caseè già pronto e l’uomo giusto per gestirlo ègià al lavoro dai primi giorni post sisma:Gian Michele Calvi, docente d’ingegner-ia strutturale a Pavia, capo dell’Eucentre.Quello degli alti costi del Progetto Case èun capitolo ancora aperto, non si hannodati completi delle spese effettive e non viè accordo sui costi reali da conteggiare.Differenze sostanziali tra il costo edilizio equelli urbanistici, sociali e ambientali. Peril momento, il dibattito ruota tutto sui solicosti edilizi. Secondo la rivistaProgettazione Sismica (diretta dallo stessoCalvi), l’importo totale è di soli 655 milionidi euro. Per la stessa Protezione civile, datifebbraio 2010, il progetto è già costato

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778 milioni. In ogni caso, a giugno 2010, siapprende che la Procura nazionale anti-mafia e la DDA abruzzese stanno inda-gando per accertare se i «2.700 euro ametro quadrato pagati sono rispondentialla qualità delle realizzazioni».Ma anche sui soli costi edilizi, c’è chi con-testa proprio la scelta di porre gli isolatorisismici su pilastri di acciaio, invece dipoggiarli direttamente su cubi di calces-truzzo o di ricorrere alle tecniche anti-smiche più tradizionali. Scelte progettualidiverse che, a parità di sicurezza antismi-ca, farebbero scendere i costi fino a unterzo di quanto speso. Nel Progetto Casegli edifici prefabbricati sono poggiati al disopra di un sistema costituito, dal bassoverso l’alto, da una platea di fondazione,da pilastri in acciaio, dagli isolatori sismici,dalla piastra superiore su cui poggiano glialloggi prefabbricati. Tra le varie tecnichecostruttive, a L’Aquila, si è scelta così quel-la più costosa. Si arriva cioè al paradossoche i costi degli alloggi provvisori sonomolto superiori – secondo alcuni metodidi calcolo risultano quasi tre volte più alti– di quelli delle abitazioni definitive.Nell’estate aquilana, è quasi impossibiletenere sotto controllo quanto gira vorti-cosamente nel cratere, complice lospopolamento e la militarizzazione delterritorio e l’assenza quasi completa ditrasparenza del Dipartimento, restio senon reticente nel fornire informazioni allapubblica opinione, in particolare dati enomi delle ditte subappaltatrici al lavoronei blindatissimi cantieri del ProgettoCase.Per il G8 tutto si risolve con l’apposizionedel segreto di Stato sui lavori in corsonell’aeroporto di Preturo e nella Scuoladella finanza, scelta come sede del ver-tice. Ma i cantieri aperti legati alla primafase dell’emergenza sono moltissimi: 19del Progetto Case (per un totale di circa4.500 alloggi), 31 quelli dei Moduli abita-tivi provvisori (Map), 53 quelli dei Moduliuso scolastici provvisori (Musp): alla finearrivano anche quelli dei Moduli ecclesi-astici provvisori (Mep). Per il Dipartimento, nel Progetto Case, sisarebbero spesi 778 milioni, 232 per iMap, 80 per i Musp e 596mila euro per iMep, ma queste cifre risulteranno alla finesicuramente parziali e incomplete.Sarebbe superiore al miliardo e settecen-to milioni la cifra spesa solo per la ges-tione della prima fase dell’emergenza (peril Sole 24ore, a gennaio di quest’anno, ilbudget della Protezione civile è arrivato a3,5 miliardi di euro).Una montagna di denaro su cui in tanti

provano a mettere le mani: criminalitàorganizzata, cricche e comitati d’affarilocali e nazionali, speculatori. Ed è diffi-cilissimo tenere tutto sotto controllo: contutti i cantieri aperti, a fronte di un pugnodi imprese che si aggiudicheranno gliappalti, si registrerà la presenza di oltre unmigliaio di ditte al lavoro, che acquisi-scono in subappalto e senza gara la metàdei lavori. Grazie anche all’innalzamentodelle opere subappaltabili previsto con ildecreto Abruzzo e agli strumenti di con-trollo non attivati per tempo, come ildecreto sulla tracciabilità dei flussifinanziari o la white list.

IMPRESA DI MARCO: A VOLtE RItORNANOArriva a giugno 2009 il primo episodio chefa materializzare i timori sulla effettiva effi-cacia dei controlli nell’assegnazione degliappalti e dei subappalti. Nei pressi diBazzano, lungo la statale 17 che daL’Aquila porta a onna, si lavora giorno enotte per poter dimostrare ai grandi chedurante il G8 percorreranno questa stradache la ricostruzione è finalmente partita.Ma è proprio il cartello per i «lavori relativiagli scavi e ai movimenti di terra lotto 7S»ad attirare il 22 giugno l’attenzione delpresidio di Libera. Il movimento terra èstato aggiudicato a diverse imprese mar-sicane riunite in Ati. E alcune hanno unnome che non suona nuovo.La capogruppo è la PRS Produzione eservizi srl di Avezzano, mentre le impresemandanti sono la Idio Ridolfi e figli srl diAvezzano (che si è vista al lavoro ancheper l’adeguamento dell’aeroporto diPreturo per il G8); la Codisab srl di Carsoli;la Ingg. Emilio e Paolo Salsiccia srl diTagliacozzo e, infine, la Impresa Di Marcosrl di Carsoli. Ed è proprio quest’ultimasocietà a concentrare l’attenzione.All’inizio si pensa ad un caso di omonimia,ma un rapido controllo alla Camera di

commercio toglie gli ultimi dubbi: l’am-ministratore unico è Dante Di Marco e lasede è a Carsoli, via Tiburtina km. 70, lastessa della Marsica plastica srl. Di Marcofa subito tornare alla mente l’operazioneAlba d’oro, che gli stessi inquirentidefinirono come il «primo caso conclama-to di presenza mafiosa in Abruzzo» [VEDISCHEDA ALBA D’oRo A PAG. 14 ].La notizia della presenza dell’impresa DiMarco fu rilanciata con grande evidenzada Attilio Bolzoni su la Repubblica del29 giugno 2009, con l’articolo «L’Aquila, leamicizie pericolose all’ombra della primanew town». Alle porte del G8, mentre igrandi della terra stanno per arrivare nelcratere, l’incipit dell’articolo di Bolzonismonta tutte le rassicurazioni sull’efficien-za dei controlli nel più grande cantiered’Europa: «nel primo cantiere aperto perricostruire L’Aquila c’è un’impronta siciliana– e poi prosegue senza peli sulla lingua –.L’ha lasciata un socio di soci poco rispetta-bili, uno che era in affari con personaggi fini-ti in indagini di alta mafia. I primi lavori deldopo terremoto sono andati a un imprendi-tore abruzzese in collegamento conprestanome che riciclavano, qui aTagliacozzo, il “tesoro” di Vito Ciancimino.Comincia da questa traccia e con questaombra la “rinascita” dell’Abruzzo devastatodalla grande scossa del 6 aprile 2009 ».Ma le reazioni all’articolo di Repubblicasono ancora più sconcertanti: lo stessogiorno il prefetto Franco Gabrielli convo-ca presso la Dicomac una conferenzastampa. Lo scopo dichiarato è chiarire lenotizie sull’impresa Di Marco. Il prefettoprova anche a difendere la ditta, spingen-dosi a sostenere che «i controlli che ha dis-posto avranno sicuramente esito negati-vo» e che la cifra appaltata alla ditta è tal-mente irrisoria che non può interessare lamafia: «Su 426 milioni di euro appaltati –scandisce – i lavori eseguiti dalla impresaDi Marco ammontano a soli 128milaeuro». E così il prefetto, che aggiunge altriparticolari sulla gestione degli appalti,invece di dissolvere le prime timideombre finisce per far aumentare ledomande. Dichiara che a essere state con-trollate, finora, sono solo le imprese che sisono aggiudicate gli appalti, mentre sulleditte che si sono unite in associazioni tem-poranee di impresa (Ati), i controlli, devonoancora essere eseguiti. Il prefetto si è trova-to in difficoltà proprio sulla scarsatrasparenza nei lavori di ricostruzione.Stretto all’angolo, rende noto che i control-li sui contratti e sui subappalti stanno avve-nendo a lavori in esecuzione e che i con-tratti, relativi ad esempio alla Di Marco, non

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sono stati ancora firmati. E l’assenza inmolti cantieri, o la sparizione e sosti-tuzione – dopo gli articoli sulla vicenda –dei cartelli che per legge devono essereesposti con l’indicazione di tutte le ditteesecutrici, alimentano più di qualche dub-bio sulla trasparenza. Alla fine, si dovran-no aspettare 70 giorni, invece dei 40canonici, prima che alla impresa Di Marcola prefettura ritiri il certificato antimafia.Intanto, uomini e mezzi dell’impresa, il 3 diagosto, sono ancora al lavoro nel cantieredi Paganica 2.E il certificato antimafia è stato ritiratoalmeno a un’altra ditta componente l’Atidi cui faceva parte l’impresa Di Marco nelcantiere di Bazzano: si tratta dell’Impresacostruzioni ingg. Emilio e PaoloSalsiccia srl, di Tagliacozzo. Nel mirino isubappalti per la realizzazione dei lavori diurbanizzazione dei cantieri di Coppito 2,Coppito 3 e Roio di Poggio. E dubbi siaddensano anche sulla PRS Produzione eservizi srl di Avezzano.Gli intrecci sul caso Alba d’oro, ricostruiti epubblicati nel 2007 da site.it, evocano altrinomi che rivedremo coinvolti negli affaridel Progetto Case e della ricostruzione eche suggeriscono le relazioni sottili chelegano, in Abruzzo, politica e affari. DanteDi Marco figura anche in un’altra società,la Rivalutazione trara srl: i soci sonoDante Di Marco, Esseci srl, ErmannoPiccone, Venceslao Di Persio eDomenico Contestabile.Anche qui vanno fatte alcune pre-cisazioni: la Esseci è interamente sotto ilcontrollo dell’onorevole Pdl SabatinoAracu, membro del Comitato giochi delMediterraneo, finito sotto inchiesta, tra lealtre cose, anche per la sanitopoliabruzzese. Ermanno Piccone è il padredel senatore Filippo, parlamentare, sinda-co di Celano, coordinatore regionale delPdl che avrà un ruolo fondamentale nellaelezione a presidente della Provincia, nelmarzo 2010, del compaesano AntonioDel Corvo. Destinatario a sua volta disostanziosi subappalti nel Progetto Case,attraverso la Korus, il nome di Piccone èrecentemente spuntato anche nelle inter-cettazioni dell’inchiesta Re Mida per loscandalo rifiuti, sospettato di brigare conaltri politici per la realizzazione di un ter-movalorizzatore proprio nell’area dellaRivalutazione Trara srl, di cui il padre èsocio. Venceslao Di Persio, anche lui nelComitato giochi del Mediterraneo, com-pare anche nella Iniziative commercialidel Mediterraneo srl, che a Celano dove-va realizzare un grande centro commer-ciale, promosso da società palermitane e

oggetto d’indagini. Infine DomenicoContestabile, figura come amministra-tore unico e socio di maggioranza nellaPRS Produzioni e servizi srl, cioè l’impresacapogruppo che si è aggiudicata, in Atianche con l’impresa Di Marco, l’appaltoper il movimento terra nel cantiere diBazzano e almeno quelli di Sant’Elia 2 ePaganica sud.Con il clamore suscitato dal caso Di Marco,i senatori Mascitelli, Lannuti e Carlino, il7 luglio 2009 presentano un’inter-rogazione (n. 4-01720) in cui citano gliintrecci societari pubblicati nel 2007 dasite.it e chiedono al Presidente del con-siglio e al Ministro delle infrastrutture disapere: «quali siano i nomi delle società chehanno concorso per l’aggiudicazione degliappalti e subappalti per la ricostruzione neiterritori colpiti dal terremoto in Abruzzo e sesiano stati effettuati i dovuti controlli sullacompatibilità delle stesse. […] Se non riten-ga urgente, alla luce di quanto emerso,intervenire nelle opportune sedi al fine divalutare la compatibilità della societàImpresa Di Marco, con i lavori per la realiz-zazione della new town che sorgerà sotto lacollina di Bazzano, opera prima dellaricostruzione del dopo terremoto».

LE MANI SUGLI APPALtITra le ditte aggiudicatarie del ProgettoCase figurano, spesso in Ati con altre ditte,diverse aziende abruzzesi appartenentialla galassia di società che ruotanointorno al Gruppo Edimo: il totale degliappalti supererà i 50 milioni di euro. Nataa Poggio Picenze, uno dei comuni terre-motati, come ditta edile a conduzionefamiliare, alcuni anni fa la Edimo ha regis-trato un’improvvisa quanto repentinacrescita, giungendo anche ad aggiudicar-si sostanziosi appalti per l’aeroporto diMalpensa e aprire sedi e almeno 9 societàin Italia e all’estero, dalla Romania allaLibia. Una delle società del gruppo Edimo,la taddei spa, insieme alla Maltaurocostruzioni (la società di cui si è parlatoper la villa di Berlusconi nell’isola diAntigua) ha costituito la Edimal, aggiudi-cataria a sua volta di appalti nel ProgettoCase: a una sua ditta subappaltrice, la Icgdi Gela, nell’estate 2009 è stato ritirato ilcertificato antimafia.Dopo il caso Di Marco, si parla di oltre 300tra imprese siciliane, calabresi, pugliesi,napoletane e abruzzesi da accertare, com-prese diverse con sede al nord ma intes-tate a figli o a nipoti di mafiosi o camorristidi seconda e terza generazione. Sonomolte, infatti, le dichiarazioni allarmantilanciate dai magistrati della DNA, del pool

antimafia che segue il terremoto e dellastessa Procura, che si aggiungono leprime inchieste giornalistiche e alle inter-rogazioni parlamentari, come quelle diPisanu e Toto (Pdl). A luglio, l’on.Giuseppe Lumia, chiede al Ministro del-l’interno se «risulta che un’impresa di Gela,priva dei requisiti antimafia rilasciati dallaPrefettura di Caltanissetta, stia invecelavorando in Abruzzo».Indicativo della scarsa trasparenza èquanto accaduto ad ottobre 2009, inseguito alla visita della Commissioneparlamentare antimafia a L’Aquila.Pisanu tiene una conferenza stampa, incui gli viene chiesto se era possibile averegli elenchi delle ditte al lavoro per consen-tire alla stampa di fare controlli diretta-mente. Pisanu risponde: «Faccio partedella Commissione parlamentare antima-fia, non è nelle mie funzioni disporre di que-gli elenchi». Alcuni giorni dopo ilDipartimento fa finalmente pubblicare daun quotidiano regionale, per la primavolta, una prima parte degli elenchi delleditte subappaltrici.Sui rischi di infiltrazioni criminali anche ledichiarazioni dei magistrati e della DNA,che seguono con attenzione quanto simuove nel cratere, sono preoccupate. Adare la misura è Olga Capasso, pm dellaDirezione Nazionale Antimafia, che aimicrofoni del tg3 regionale il 25 gennaio2010 dichiara: «non ci sono solo i casalesima anche la mafia e ‘ndrangheta. Mi sem-bra che tra i problemi legati alla lotta allacriminalità organizzata quello dell’Aquilasia uno dei nodi più grossi a livellonazionale». Per la Capasso occorrono piùforze dell’ordine e più sostituti: «il quadroè già allarmante con l’emergenza, figuri-amoci con la ricostruzione durante laquale oltretutto gli appalti sono dati aicomuni e dal momento che in Abruzzo lacorruzione è endemica, c’è anche questopericolo. C’é il rischio che vengano asse-gnati appalti senza la certificazione anti-mafia». Per la pm «sono tantissime leaziende in odore di criminalità organizza-ta che hanno operato in questa fase». Ilprefetto Gabrielli prima condivide l’aller-ta, ma poi aggiunge: «sulla base dei dati inpossesso di questa Prefettura, non si puòparlare di un allarme generalizzato né diun nuovo sacco della città compiuto dallacriminalità organizzata. Proprio il numerocircoscritto dei casi finora emersi dimostracome alcuni sbarramenti posti dal legisla-tore abbiano sortito un primo effettodeterrente». Allarmi del pool antimafia, daun lato. Il rappresentante del governo, expoliziotto, ex capo del Sisde, che getta

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acqua sul fuoco, dall’altro. In mezzo la ges-tione di miliardi di euro.Nell’aprile 2010, la Direzione DistrettualeAntimafia fa sapere che sta passando alsetaccio gli appalti, i subappalti e gli affi-damenti relativi al Progetto Case. Il peri-colo maggiore deriverebbe da tentativi di‘ndrangheta, mafia e camorra. «Di infil-trazioni ce ne sono ovunque – spieganodalla Procura – ma sono ben nascoste inquanto sono società incastrate, vere e propriescatole cinesi che coprono con una infinità dipassaggi quella sporca. Ci stiamo lavorandoinsieme alle altre istituzioni, e la nostra atten-zione è indirizzata principalmente al proget-to CASE, visto che il resto della ricostruzionenon è partita». In ogni caso, a giugno 2010,si apprende che la Procura nazionale anti-mafia, con la distrettuale abruzzese, staestendendo le indagini anche alla congrui-tà dei costi di 18 dei 19 insediamenti delProgetto Case: si intende accertare, dopoun esposto di alcuni imprenditori esclusi,se i 2.700 euro a metro quadrato pagatisono rispondenti alla qualità delle realizza-zioni. In particolare, si sta verificando laregolarità dei controlli.

ISOLAtORI SISMICI SOttO INCHIEStASui 7.300 isolatori sismici, costati oltre 13milioni di euro, è in corso un’inchiestadella magistratura, in quanto «privi dei cer-tificati di omologazione e attestati di quali-ficazione». Il reato ipotizzato è «frode nellepubbliche forniture», ma non è escluso chealtre sorprese potrebbero emergere dal-l’inchiesta, ormai in dirittura di arrivo. Lasquadra mobile aquilana ha acquisitodocumentazione negli uffici dellaProtezione civile e il video A prova disisma trasmesso nell’ottobre scorso darainews24. Sentiti anche diversi esperti,eseguito sopralluoghi e cercato riscontrialle ipotesi di reato presentate in unadenuncia fatta da un imprenditore esclu-so dall’appalto.A gennaio di quest’anno, il caso approdain parlamento, quando il senatoreGiuseppe Astore, con un’interrogazione(la n. 4-02594), chiede se alla gara d’appal-to siano state invitate anche ditte statuni-tensi dotate di tali certificazioni e «se nonsi rilevi l’esistenza di un eventuale conflittodi interessi qualora il professor Calvi ricopraeffettivamente il duplice incarico di direttoredei lavori del progetto CASE e direttoredell’Eucentre di Pavia». Astore sottolineaanche che «se gli isolatori dovessero risulta-re inefficaci, le costruzioni isolate simica-mente sarebbero meno sicure di quelle rea-lizzate con fondazioni convenzionali».L’inchiesta, in particolare, riguarderebbe

l’assenza di certificazioni o certificazionicarenti, dunque. Ma si sospettano anchepagamenti di fatture per un numerosuperiore di isolatori rispetto a quelli real-mente installati. Un altro aspetto pocochiaro è quello relativo ai test cui dovreb-bero essere sottoposti, per legge, il 20%degli isolatori prima dell’istallazione: sem-bra che tutti i laboratori esistenti in Italianon sarebbero stati sufficienti per testareun così alto numero di dispositivi in cosìpoco tempo. A far aumentare i dubbi sul-l’effettiva effettuazione di questi test cipensa il Ministro per i rapporti con il parla-mento, Elio Vito. Rispondendo a un’altrainterrogazione sugli stessi temi trattati dalsenatore Astore, presentata alla Cameradall’on. Gianluca Benamati (n. 4-03891),Vito afferma: «[…] Inoltre un quarto delleprove di accettazione, che riguardano com-plessivamente il 20 per cento, rispetto al 5per cento richiesto dalle Pren 15129, deidispositivi messi in opera, sono eseguite incondizioni dinamiche, anziché statiche, rap-presentando le condizioni minimali, secon-do le norme tecniche nazionali. Il laborato-rio presso il quale vengono eseguite le provedi qualificazione e di accettazione dinami-che è quello dell’università di Pavia-Eucentre, dotato delle attrezzature necessa-rie alla corretta esecuzione delle prove».L’affermazione del ministro Vito poneperò altri due problemi, non di pococonto: ammette che per le prove di accet-tazione è stato utilizzato un solo laborato-rio; rende noto che l’unico laboratorio uti-lizzato per i test è quello che fa capo aGian Michele Calvi, il progettista delProgetto Case.Altre fonti sostengono che, sempre per iltempo limitato, non sarebbe stato nemme-no possibile realizzare tutti gli isolatorisismici utilizzati. Una voce alimentataanche dalla scelta improvvisa, a febbraio, dicoprire alla vista tutti i dispositivi, con una

spesa aggiuntiva di svariati milioni di euro.Motivazione: la polvere potrebbe bloccarlie neutralizzare l’effetto antisismico.Le preoccupazioni crescono anche tra gliospiti degli alloggi antisismici, così il 30novembre 2010 la Protezione civile, com-mentando alcune notizie «sulle indaginirelative a presunte irregolarità nell’appaltodegli isolatori del progetto Case, che posso-no indurre dubbi sulla sicurezza sismica delsistema di isolamento degli edifici» con uncomunicato rassicura e ribadisce: « le abi-tazioni del progetto Case sono sicure».

L’ORDINANZA CANCELLA REAtIQuello messo in piedi in Abruzzo apparecome un sistema opaco che permettenon solo di aggirare le regole e i controlli,ma anche cancellare le prove raccolteeliminando retroattivamente i reati.Quella che segue è la cronaca di un abusodel potere di ordinanza che lascia allibitiper le modalità in cui è avvenuto e per lereazioni che ha – o meglio: che non ha –provocato. Il 12 novembre 2009 ilDipartimento emana l’ennesima ordinan-za sull’emergenza terremoto in Abruzzo,la n. 3820. Tra le pieghe del provvedimen-to infila il primo comma dell’art. 2 con cuidi fatto si elimina retroattivamente il reatodi subappalto non autorizzato.Ma per capire bene cosa significa bisognafare un passo indietro, fino alle prime set-timane del post sisma. Il decreto Abruzzoaveva fissato una serie di deroghe allalegge nazionale degli appalti, tra cui l’au-mento dal 30 al 50% delle opere subap-paltabili. Su questa base il Dipartimentoindice la gara per realizzare 4.450 alloggidel Progetto Case, appalti che vengonoassegnati a un numero ristretto di ditte.Queste, a loro volta, subappaltano a oltremille altre imprese fino alla metà deilavori, con affidamento diretto. Ma nono-stante le numerose deroghe, al potenteufficio consulenze legali del Dipartimentohanno dimenticato qualcosa: resta invigo-re l’obbligo per le ditte aggiudi-catarie di comunicare alla stazione appal-tante – cioè la Protezione civile – nomi edocumentazione delle ditte a cui inten-dono subappaltare. A sua volta laProtezione civile ha 30 giorni di tempo perfare i controlli, comunicare l’accettazionee autorizzare la ditta ad iniziare i lavori.Quest’ultimo passaggio non è sempreavvenuto. Può sembrare solo una vio-lazione formale ma non lo è. È utile ricor-dare che il Dipartimento ha elaborato ilProgetto Case e disposto il bando di garaa cui hanno potuto rispondere solo pocheditte, non solo per le particolarità tecniche

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delle opere da realizzare ma anche per itempi strettissimi di realizzazione. Unavolta assegnati gli appalti, però, le ditteaggiudicatarie hanno fatto un ricorsomassiccio alla pratica del subappalto percentinaia di milioni di euro. Si apre cosìuna falla enorme e controllare tutti diven-ta pressoché impossibile. La Protezionecivile, malgrado i continui appelli allatrasparenza e le reiterate richieste di datisulle ditte al lavoro, non fornisce docu-mentazione sufficiente.A luglio succede l’imprevisto: le forze dipolizia arrestano un latitante all’interno diuno stabilimento di una grande aziendalocale aggiudicataria di un cospicuoappalto. Si accerta che il latitante lavoraper un’altra impresa collegata alla prima,al lavoro nei cantieri ma non destinatariaperò di subappalti autorizzati. Sorge ildubbio che il fenomeno sia molto piùesteso, così da settembre le forze dell’or-dine dispongono accessi in due dei 19cantieri del Progetto Case, quelli diPreturo e di Bazzano. Decine di cara-binieri, poliziotti, finanzieri e forestaliidentificano oltre 1.500 persone, control-lano centinaia di mezzi e poi tirano le reti:ben 132 ditte risultano non in regola esi dispongono accertamenti per il reato disubappalto non autorizzato. Sei im-prese vengono deferite direttamenteall’Autorità giudiziaria e segnalate alDipartimento di Protezione civile che,quale stazione appaltante, ha l’obbligo dicontrollare la catena di subappalti. IlDipartimento, però, revoca il subappaltosolo a una di esse. Gli investigatori dellaDIA scoprono che 13 dei 26 dipendentidell’azienda e due dei tre amministratoriavevano precedenti penali, tra cui un col-laboratore di giustizia e un ex compo-nente della stidda. E’ la Icg di Gela, ogget-to a luglio dell’interrogazione di Lumia,subappaltatrice della Edimal, comparte-cipata da una società del gruppo Edimo e

dalla Maltauro.La previsione di accessi di questo tipoanche negli altri 17 cantieri del ProgettoCase, nei 31 dei Map (Moduli abitativiprovvisori/ permanenti) e nei 53 dei Musp(edilizia scolastica), rischia di far crollaretutto il castello di appalti e subappalti.Così a metà novembre il Dipartimentocorre ai ripari e inserisce nell’ordinanza3820 un semplice comma che recita: «Leautorizzazioni rilasciate dal Dipartimentodella Protezione civile per il subappalto deilavori relativi alle strutture abitative e sco-lastiche realizzate o in corso di realizzazione[…], hanno efficacia dalla data di presen-tazione delle relative domande […]».Così con una ordinanza la Protezionecivile cancella uno dei capisaldi della nor-mativa che regola la concessione di sub-appalti, dove spesso si annidano impresedalla dubbia origine. E agli inquirenti sisottraggono sotto il naso le prove già rac-colte. Quello che sorprende è che nem-meno il prefetto Franco Gabrielli – che hail compito istituzionale di vigilare sugliappalti nonché quello del coordinamentodelle forze dell’ordine – interviene a difesadel prezioso lavoro svolto dai suoi uomini.Anzi fa di più. Il 4 dicembre emette un

comunicato stampa in cui attacca dura-mente il giornalista autore di un articoloche riporta proprio questa notizia e in cuisi evidenziano i ritardi nell’attivazionedegli strumenti di contrasto della crimi-nalità organizzata, già previsti nel decretoAbruzzo. Nel comunicato prefettizio – daltono decisamente intimidatorio – siaccusa il giornalista di diffondere notiziefalse e «quindi destabilizzanti per l’infor-mazione corretta dell’opinione pubblica».Forse non è un caso che ad oggi le im-prese escluse da appalti e subappaltisiano poche, complice l’opacità della ges-tione e i continui ostacoli posti alla diffu-sione di dati, atti e informazioni. Fino adarrivare alla mancata indicazione delleditte subappaltatrici sui cartelli posti all’in-gresso dei cantieri, indicazioni obbligato-rie per legge in tutto il territorio nazionale.Lo scandalo dell’ordinanza dellaProtezione civile che cancella il reato disubappalto non autorizzato finisce inParlamento. A presentare un’interpellanzaurgente è sempre l’onorevole LauraGaravini. Nell’interpellanza si chiede alMinistro dell’interno: «se l’art. 2 comma 1della Ordinanza del 12 novembre 2009 n.3820 non costituisca un abuso del potere diordinanza da parte del Dipartimento diProtezione civile tendente a eliminareretroattivamente il reato di subappalto nonautorizzato, impedire gli accertamenti e leverifiche su almeno 132 subappalti sospettie a rendere inutilizzabili le prove già raccolteda parte delle forze dell’ordine». La rispostadel governo arriva il 28 gennaio, tramite ilsottosegretario (all’Istruzione!) GiuseppePizza: la linea di fondo è negare il proble-ma, l’alibi è sempre la fretta di dare untetto agli sfollati. Ma si rende anche notoche al 16 dicembre risultavano coinvoltenegli appalti della Protezione civile 189imprese appaltatrici e 1.513 ditte subap-paltatrici. Pizza aggiunge anche partico-lari inquietanti che danno la misura dei

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rischi: «Secondo quando riferito dallaDirezione nazionale antimafia, la vicendacollegata ai subappalti non autorizzati, rile-vati durante gli accessi sui cantieri predis-posti dal prefetto, ha dato origine a 13 pro-cedimenti penali, attualmente pendentinella fase delle indagini preliminari. Si seg-nala altresì – conclude Pizza – come pre-cisato dal Procuratore distrettuale anti-mafia dell’Aquila, che alcune delle ditte sub-appaltanti hanno presentato richiesta diautorizzazione il giorno stesso del suddettoaccesso». Amen.Un problema enorme, a cui si è tentato diporre rimedio con lo scudo giudiziario per iCommissari delle emergenze che, insiemealla Protezione civile spa, è stato stralciatosolo con l’esplodere delle inchieste diFirenze. Nell’ultimo comma dell’art. 3 dellabozza del decreto legge per le emergenzeCampania e Abruzzo, del 30 dicembre, sileggeva: «Dalla data di entrata in vigore delpresente decreto e fino al gennaio 2011 nonpossono essere intraprese azioni giudiziarieed arbitrali nei confronti delle strutture com-missariali e delle unità stralcio e quelle pen-denti sono sospese». Un tentativo di assicu-rarsi l’impunità bloccato in extremis, mache dà la misura della posta in gioco tra lemacerie dell’Aquila.

IL BILANCIO DELLA PREFEttURAI dati che seguono sono tratti da una sin-tesi fornita dall’attuale prefetto di L’AquilaGiovanna Maria Iurato ai membri dellacommissione parlamentare di control-lo dei bilanci del Parlamento europeo. Il27 ottobre scorso la commissione haeffettuato una visita – di cui ancora non siconosce l’esito – per verificare come sianostati spesi circa 500 milioni di eurostanziati dalla Ue per l’emergenza inAbruzzo. Secondo la Iurato, la secondaedizione delle linee guida ha stabilito l’is-tituzione presso le prefetture del crateredelle white list, cioè degli elenchi delle

imprese che operano nei settori piùesposti ai rischi di penetrazione mafiose.L’iscrizione è facoltativa e si rinnova ognisei mesi. A queste liste si può attingere peril conferimento sicuro di subappalti o dinoleggi. Tra la fine di agosto e la metà disettembre sono pervenute 24 richieste. Il14 ottobre 2010, dopo l’istruttoria di con-trollo, è stata iscritta la prima impresa.Nella sintesi prefettizia si legge anche chea metà agosto di quest’anno, le impreseoperanti per la ricostruzione censite ai finiantimafia sono state 2.031. Quelle conposizione definita ai fini della certifi-cazione antimafia sono 1.271.Destinatarie di interdittive antimafia 14ditte, quelle destinatarie di informazioniatipiche 33. A partire dal settembre 2009,nei cantieri sono stati effettuati 22 accessi,nei cantieri del Progetto Case 15. A segui-to di tali accessi, i deferimenti operati peril reato di subappalto non autorizzatosono stati 50.Su quanto relazionato dalla Iurato sononecessarie alcune puntualizzazioni. Lawhite list era prevista già nel decretoAbruzzo dell’aprile 2009. E’ diventata ope-rativa, però, solo a cantieri del ProgettoCase chiusi ormai da mesi, infatti solo a

ottobre 2010 è stata iscritta la prima ditta.Sui 16 ritiri dei certificati antimafia operatida varie prefetture, almeno 4 riguardereb-bero ditte della provincia dell’Aquila e,come altre, trattandosi di un provvedi-mento amministrativo, potrebbero pre-sentare ricorso al Tar. Manca inoltre ancheil numero delle ditte che sono prive delcertificato antimafia. Ma il dato che saltasubito agli occhi è quello dei deferimentiper il reato di subappalto non autorizzato.A fronte delle 132 ditte accertate, a set-tembre 2009, in solo 2 cantieri delProgetto Case, il prefetto rende noto che aottobre 2010 sono state deferite solo 50ditte a seguito di accessi in ben 22cantieri: un risultato che la dice lungasugli effetti della ordinanza cancella reatidel novembre 2009. Questa ordinanza hamesso al riparo da contestazioni anche lastazione appaltante, cioè la Protezionecivile, che aveva consentito a centinaia diditte subappaltatrici di lavorare neicantieri senza autorizzazione. Ma ha salva-to anche tantissime ditte non in regolacon la legge su appalti e subappalti,nonostante le ampie deroghe già autoriz-zate con precedenti ordinanze. Un esem-pio per tutte. Tra le ditte miracolate dall’or-dinanza cancella reati, anche la Korus delsenatore Filippo Piccone, che in Ati conaltre due aziende si è assicurato fornituree messa in opera di infissi per quasi 2 mil-ioni di euro. Nei pochi documenti pubbli-cati sul sito della Protezione civile, risultache solo su uno dei tre appalti è indicata ladata di firma del contratto: è il giornoprecedente allo scarico di centinaia di suoiinfissi nel cantiere di Bazzano.

DIREZIONE INVEStIGAtIVA ANtIMAFIA«Il sistema di cautele sulla prevenzioneapprontato per prevenire e contrastarerischi di possibili infiltrazioni criminali – silegge nel rapporto relativo al primo seme-stre 2010 – ha dato buona prova e sono

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stati eseguiti, con uno straordinario sforzooperativo, numerosi riscontri antimafiaper consentire la più celere contrattualiz-zazione ai fini della ricostruzione».Questo il bilancio. Decine i controlli neicantieri per scongiurare il rischio di infil-trazioni sugli appalti: 341 i profili perso-nali identificati e analizzati, 73 le impre-se sotto la lente di ingrandimento per untotale di 55 mezzi controllati, 6 informa-tive interdittive e 5 informative supple-mentari atipiche emesse nei primi 5mesi. Mappate le cave limitrofe al cratere,monitorate le attività di stoccaggio, tra-sporto e smaltimento macerie e i trasferi-menti di proprietà di immobili e beniaziendali. Ad Avezzano, a maggio, la PS diMaddaloni (Caserta) ha arrestato NicolaLoffredo, ritenuto elemento di spicco delclan Farina-Amoroso confederato con ilgruppo Schiavone. Un elemento di spes-sore nel giro delle estorsioni ai danni dicommercianti e imprenditori.

IL SACCO DELL’AQUILACi sono gli affari dei puntellamenti, delledemolizioni, delle macerie da smaltire,quelli del ciclo delle cave e del cemento,delle case da riparare e degli edifici daricostruire.Le recenti inchieste, che hanno fatto tantoclamore nel cratere, inerenti le infiltrazionidei casalesi e della ‘ndrangheta, sono ilrisultato dell’azione delle procure diNapoli e Reggio Calabria, che si sonoimbattute nei filoni aquilani grazie alleintercettazioni.Le due inchieste mettono a nudo legamipericolosi tra organizzazioni criminali eimprenditori aquilani. Si tratta, in entram-bi i casi, di legami precedenti al terremoto,e testimoniano la capacità di penetrazio-ne in un territorio che ha già dimostrato dinon avere anticorpi sufficienti a fronteg-giare fenomeni di tale natura.L’inchiesta di Reggio Calabria, sulla cosca

Borghetto-Caridi-Zindato, ha scoper-chiato la pentola sui contatti con gliimprenditori aquilani, costringendo laProcura dell’Aquila a bruciare i tempi diuna sua inchiesta sulla stessa ditta.L’indagine aquilana verteva sul tentativodella ‘ndrangheta di mettere le mani sugliappalti per i condomini privati, dove è piùsemplice eludere i controlli, con una stra-tegia di penetrazione con gli amministra-tori di condomini.Ma è l’incertezza della ricostruzione chenon parte a spingere molti abitanti adabbandonare il cratere e i proprietari,soprattutto anziani, a vendere i ruderi e tro-vare nuove sistemazioni. Così costruttori eimmobiliaristi rilevano al 10-15% del valoredi superficie negozi, palazzine gravementedanneggiate o volumi da demolire.È l’ombra di una speculazione colossale,che si somma a quella più tradizionale,che investirà le aree agricole lungo ledirettrici che collegano i 19 nuovi insedia-menti e i terreni intorno agli insediamentistessi.Affari enormi che suscitano già appetitidelle cricche nazionali, di comitati d’affarie consorterie locali, della criminalità orga-nizzata, con tutto il contorno di corruzio-ne, clientele, illegalità diffuse e relazioni

pericolose tra poteri forti, politici, funzio-nari e imprenditori.E i casi non mancano. A partire dal vermi-naio scoperchiato dall’inchiesta di Firenze,con le risate degli sciacalli che ridono pre-gustando gli affari del terremoto. E poialcuni nomi della lista Anemone, a variotitolo coinvolti con il sisma aquilano. Eancora i vari Piscicelli, Balducci, Fusi, letelefonate di Denis Verdini al presidenteChiodi in favore del Consorzio Federico II.Lo stesso prefetto dell’Aquila, GiovannaIurato, malgrado il delicato ruolo istituzio-nale che ricopre in una provincia terremo-tata, ha qualche problema.Proprio il primo dicembre di quest’anno,insieme al marito Giovanni Grazioli, èstata convocata in procura a Napoli.Indagata lei e persona informata dei fattilui, nell’ambito dell’inchiesta sui presuntiappalti illegali per la cittadella della sicu-rezza partenopea.La Iurato è accusata di concorso in turba-tiva d’asta, per fatti che risalgono a quan-do era alto dirigente del ministerodell’Interno: avrebbe fatto in modo che adaggiudicarsi uno degli appalti fosse lasocietà Elsag-Datamat del gruppoFinmeccanica di cui il marito è manager.L’inchiesta condotta dalla Procura diNapoli è stata avviata nei mesi scorsi perl’ipotesi di reato di associazione per delin-quere e turbativa d’asta.

GLI StRUMENtI PER RICOStRUIREPolemiche per la nomina a vicecommis-sario per la ricostruzione di AntonioCicchetti, contestato perché già desti-natario di una condanna definitiva dellaCorte dei Conti.Ma anche la Struttura tecnica di mis-sione diretta da Gaetano Fontana non èesente da critiche. Istituita nel dicembre2009 con l’ordinanza n. 3833, per suppor-tare il Commissario Chiodi «nella defini-zione delle strategie di ricostruzione e rilan-

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cio delle aree colpite dal sisma – la strutturaha anche il compito di – garantire traspa-renza e conformità delle attività da svolge-re, in collaborazione con le Istituzioni ed iprivati coinvolti nel processo della ricostru-zione“.Braccio destro di Fontana è l’architettoEnrico Nigris. Da giugno, su Nigris, pendeuna interrogazione a risposta scritta (lan.4-07503) presentata dagli onorevoliFrancesco Barbato, Domenico DiVirgilio, Pierfelice Zazzera e AnielloFormisano. Gli onorevoli, nel documento,fanno presente che Nigris è stato già pres-idente della società Ecosfera spa, nonchéazionista della sua controllante EcosferaGruppo spa. Poi, richiamandosi ad artico-li di stampa, affermano che la «Ecosferaspa ed alcuni suoi azionisti sono stati e con-tinuano ad essere attualmente oggetto didiverse indagini condotte dalla magistratu-ra sia in relazione a presunti legami conorganizzazioni di stampo mafioso, sia inrelazione ad un loro presunto coinvolgi-mento nell’ambito dell’inchiesta che è stataavviata nei confronti dell’ex presidente delConsiglio superiore dei lavori pubblici,Angelo Balducci, e dell’imprenditore DiegoAnemone». Infine, i quattro parlamentarichiedono al presidente del Consiglio e alMinistro delle infrastrutture «quali siano imotivi per i quali una struttura così impor-tante per la ricostruzione della regioneAbruzzo, si avvalga dell’attività di consulen-za da parte di soggetti al vertice di societànei confronti delle quali la magistratura haavviato indagini giudiziarie di particolarerilievo sul piano nazionale»..

IL PAtRIMONIO ARtIStICOC’è poi l’affare di cui non si parla ancoraabbastanza, quello del restauro e del recu-pero delle opere d’arte, degli edifici artisti-ci e di pregio fino ad arrivare all’immensopatrimonio della Chiesa. E il clero seco-lare ha imparato in fretta i metodi della

Protezione civile: da un lato chiedefinanziamenti pubblici per riparare lechiese, dall’altro deroghe alla legge sugliappalti, perché a gestire i soldi ci pensanoloro.

I FONDI DI INVEStIMENtOIl caso esplode a novembre 2010, grazie aun dossier di Marianna De Lellis, delcomitato cittadino 3e32. Poi viene rilanci-ato dal settimanale Left, da una inter-rogazione parlamentare e dal giornaleonline Primadanoi.it.Nel dossier si sostiene che i fondi perricostruire L’Aquila, o almeno una parte diessa, saranno fondi privati. Istituti e fon-dazioni bancarie, enti previdenziali, fondidi investimento gestiti dalla Fimit sgr eFintecna. Ad amministrare il pacchettoEuropa Risorse sgr, società privata digestione del risparmio. Al timone l’ing.Antonio Napoleone e tra i soci conta laCarispaq col 4,5% (dal 14 settembre2009) e la Europa Risorse srl, controllatametà dalla Doughty Hanson & Co. emetà dalla Bpd property developmentssrl. Questa, a sua volta, è costituita da unaserie di piccole s.r.l. del triveneto chefanno affari anche in Lussemburgo.Il primo dei progetti di Europa Risorse è

andato in porto con l’avvallo dellaProtezione civile: è il Fondo immobiliareAq: peccato che anziché 500 apparta-menti per alloggiare duemila personeabbia potuto acquistarne solo 380 percirca ottocento sfollati. Gli altri tre proget-ti riguardano altrettanti interventi specu-lativi. Si parte con interventi edilizi in areeadiacenti il Progetto Case per integrarle neltessuto urbano, poi c’è un polo universi-tario sull’area della Reiss Romoli.Interventi anche nel centro storico, conl’acquisizione di immobili da proprietaricon l’acqua alla gola. Infine – o forse è laprima operazione – il recupero del comp-lesso ospedaliero di Collemaggio, daacquistare dalla Regione e da trasformarein pregiata e privatizzata succursale delcentro storico, in attesa che questi torni aessere vivibile. Tutto sarebbe pronto: isoldi li trova Europa Risorse, i progetti li faEuropa Risorse. La paura degli aquilani èche la città sarà ricostruita, ma per vender-la ad altri abitanti.«La ricostruzione in Abruzzo è ancora fermae sulle zone colpite dal sisma dello scorso seiaprile si muovono i poteri forti della finanzaspeculativa. Dietro questi investimenti –tuonano i parlamentari Leoluca Orlandoe Augusto Di Stanislao in una nota con-giunta con cui annunciano una interroga-zione – si cela un finanziere come MassimoCaputi, molto noto alle cronache giudizia-rie, essendo sotto inchiesta per riciclaggio,aggiotaggio e ostacolo all’attività di con-trollo di Consob e Bankitalia».

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Quella dell’Abruzzo criminale e del malaf-fare è la storia di una negazione. È Lastoria di un’isola felice che isola felice

non è, da tempo. Cosa nostra,‘ndrangheta, camorra, sacra corona unita,banda della Magliana, ma anche le orga-nizzazioni straniere si muovono tra imonti della Marsica e sulla costa da diver-si anni. Fanno affari, si infiltrano nell’e-conomia, reinvestono in attività pulite,mettono le mani sugli appalti, costruis-cono basi operative per latitanti e per itraffici di droga. Capitali da riciclare,investiti in aziende e immobili.Quella dell’Abruzzo criminale è una storiadi sottovalutazioni. Di continue e insisten-ti dichiarazioni di estraneità, anche difronte all’evidenza dei fatti. Le mafie inAbruzzo non ci sono, e se ci sono vengonodall’esterno. Criminali meridionali oppurestranieri. Criminali di passaggio. Unavisione che impregna ancora ledichiarazioni di politici, amministratori e avolte anche di operatori della giustizia. El’omertà, a detta di chi opera sul campo, èdiventata regola anche tra gli abruzzesi.Una visione che è un esempio classico dirimozione: la commissione parlamentareantimafia visitò nel ’93 l’isola felice – all’in-domani della bufera giudiziaria del ’92(nove arrestati su undici componenti dellagiunta regionale) e di una serie impressio-nante di inchieste su politica-mafia-mas-soneria – lasciando ai posteri un dossier alvetriolo. È la Relazione Smuraglia, sintesidel viaggio nelle regioni a «nontradizionale insediamento mafioso».Conclusioni: in Abruzzo le cosche sonopresenti, radicate, potenti e attivissime.Molto più sul versante economico che suquello del controllo del territorio. Nonsparano, ma non per questo sono menopericolose.Già da allora, più di quindici anni fa, erachiaro che la partita contro le mafie sisarebbe combattuta sul fronte del rici-claggio. Lettera morta. Perché ancoraoggi il discorso attorno alle presenzemafiose trova resistenze, negazioni,riduzionismi, spesso nascosti dietro lasacrosanta esigenza di non creareallarmismo e non cavalcare l’onda del sen-sazionalismo. Eppure la malavitaabruzzese è ormai organicamente inseritain contesti mafiosi tradizionali (vedi estor-

sioni, gioco d’azzardo, prostituzione edroga tra Pescara, Teramo e Chieti). Esoprattutto ci sono un certo ceto politico-amministrativo e una certa imprenditoriache flirtano, a dir poco, con le mafie adaltissimi livelli. Non hanno la coppola e lalupara, non sparano forse solo perché nonserve, ma riciclano i milioni del narcotraffi-co, corrompono, pilotano gli appalti, truf-fano, devastano il territorio, inquinano l’e-conomia, investono in immobili e capan-noni, centri turistici e commerciali,energie alternative, avviano societàfinanziarie.Ma non ci sono solo le mafie d’alto bordo.Le inchieste Histonium nel vastese osulla mafia del pesce a Pescara, i dati sul-l’usura e sul racket ci parlano di unaregione avviata da tempo verso unadimensione mafiosa classica, col controllodel territorio e il consenso della paura.L’Abruzzo non è di certo la Calabria o laCampania, non è la Sicilia, non è la Pugliama non è nemmeno la Svizzera.

L’ABRUZZO tRA PIZZO E USURAE Pescara è la capitale dell’usura, primacittà in Italia secondo tutti gli indicatori dirischio. L’usura non è più, da decenni, robada cravattari. Dietro lo strozzino ci sono lemafie. In tempo di crisi e di stretta crediti-zia, le mafie si accreditano sul mercato.Fanno da banca con disponibilità liquida ea pagarne le conseguenze sono imprendi-tori, commercianti e piccoli esercizi. El’Abruzzo non è esente, anche se conquote minori rispetto al resto del sud. Nel2009 Libera informazione, con il dossierMafie & Monti, stimava in Abruzzo 2mila

commercianti che pagano il pizzo, pari al10% del totale. Nel triangolo Pescara,Chieti, Vasto il racket è sistematico, anchese a macchia di leopardo e in alcune attivi-tà specifiche (edilizia, ristorazione, locali).Nel Rapporto antimafia primo semestre2010 della DIA, si legge che dall’Abruzzosono venute 148 segnalazioni di oper-azioni sospette (1,15% sul totale italiano)di cui 3 trattenute (1,35% del totale). Duesono arrivate da parte di dottori commer-cialisti, 100 da enti creditizi, 11 da interme-diari finanziari, 1 da un notaio, 34 da pub-bliche amministrazioni. Sono invece 52 icasi di estorsione segnalati per un totaledi 96 denunciati (83 hanno oltre i 22 anni,6 tra i 19 e 21 anni, 4 tra i 17 e 18 anni e 3sotto i 16 anni. Gli stranieri sono 18, gli ital-iani 78). Il rapporto della DIA segnalainfine una crescita delle denunce perusura con 10 casi.E l’usura è un altro nodo nevralgico, dovele denunce sono rare e le inchieste diffici-li. Secondo l’ultimo Rapporto SOSImpresa, Le mani della criminalità sulleimprese, presentato a gennaio 2010, inAbruzzo sono oltre 6.500 i commercianticaduti nelle mani degli strozzini, ben il25% di quelli attivi per un giro d’affari paria 500 milioni di euro. Nel biennio 2008-2009 sono state ben 28 le operazioniantiusura da parte delle forze dell’ordinecon 98 persone arrestate e 12 indagate.operazioni dove l’usura spesso rappresen-ta un reato crocevia di altri delitti. E si trat-ta di usura mafiosa. Sono soprattutto lefamiglie rom a prestare i soldi a strozzo.Una pratica antica nella regione, che oggiesportano anche in altre regioni dell’Italiacentrale. E anche le reti usuraie dellacapitale (famiglie rom, banda dellaMagliana, organizzazioni collegate allemafie meridionali) sono attive in Abruzzo.Secondo il Rapporto il clan dei Di Rocco èormai da un decennio leader del mercatousuraio del litorale abruzzese, soprattuttonelle province di Teramo e Pescara. Larecente operazione Nomadi, dimostraancora la sua forza economica e la suacapacità di penetrazione nel tessuto eco-nomico delle province. Recentemente alclan sono stati confiscati appartamenti, vil-lette, un villa sul lungomare di Giulianova,auto di lusso, attività commerciali (risto-rante-pizzeria a Porto Sant’Elpidio, un pub

PRIMADEL 6

APRILE

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e un negozio di abbigliamento aMartinsicuro), quote societarie, conti cor-renti intestati a prestanome. Il tutto per unvalore complessivo di oltre 10milioni dieuro. Il gruppo agiva in collaborazione conaltre famiglie nomadi e cominciava a tes-sere rapporti con camorristi per entrarenel mercato del narcotraffico.

LA CAPItALE DELLO StROZZOSecondo i dati del Cnel, Pescara è la piùcolpita d’Italia, la provincia più a rischiodopo Messina e Siracusa. Gli indicatori sta-tistici rilevano una debolezza economicapericolosa a Teramo e soprattutto nellaprovincia dell’Aquila. La Confesercentirileva la pratica dell’usura in trasferta: neipiccoli centri, per evitare pettegolezzi, sipreferisce cercare un po’ d’ossigeno chie-dendo prestiti a Roma. E conferma l’espo-sizione di Pescara, L’Aquila e Chieti, in baseagli indicatori statistico-penali.Estorsioni e strozzo sono le attività primor-diali, addirittura precedono la presenzadelle mafie e il pizzo e l’usura sono i sinto-mi dell’esposizione di una società al condi-zionamento mafioso. L’usura è un metododa “entrismo” oltre che un ottimo reinvesti-mento del denaro accumulato. Prestando isoldi alle aziende in difficoltà, le mafiehanno spesso l’opportunità di rilevarle. Edi inondare silenziosamente l’economia dicapitali sporchi. L’immagine è quella di unaregione nella quale le mafie sono, nella piùottimistica delle analisi, dei pericoli che sisono concretizzati da anni.

LA MORSA DEL RACKEtTra il 2007 e il 2008, sono state le opera-zioni Histonium e Histonium 2 a dare lamisura del fenomeno. Incendi, attentatidinamitardi, minacce, infiltrazioni nel-l’economia del Vastese, ma non solo. Adagire una ‘ndrina guidata dal calabreseMichele Pasqualone (da anni al sog-giorno obbligato in Abruzzo), attiva

anche in Lombardia. Pasqualone coman-dava dal carcere, grazie a complicità nel-l’istituto penitenziario. Secondo gli inqui-renti, il denaro ricavato veniva reinvestitonell’usura, ma anche nell’edilizia, con iltentativo di controllo del mercato del cal-cestruzzo. L’inchiesta è rivelatrice delmeccanismo di colonizzazione mafiosa:piccoli nuclei criminali mettono le tendein un nuovo territorio (con le emigrazio-ni, ma anche a causa della pratica deisoggiorni obbligati). Con il tempo sistrutturano, si estendono, si rendonoautonomi, fino a sviluppare legami con lacriminalità locale e con altre organizza-zioni simili (facevano parte del gruppoPasqualone anche vastesi, campani epugliesi). Un’azione criminale che inevi-tabilmente infiltra il mondo produttivo ele amministrazioni del territorio (nell’in-chiesta sono stati coinvolti ancheimprenditori della zona).

IL tESORO DELLE MAFIESecondo i dati dell’Agenzia Nazionale suibeni confiscati aggiornati al primo novem-bre 2010, l’Abruzzo si colloca all’undicesi-mo posto per numero di beni confiscati esolo al terzo tra le regioni del centro Italia,superata solo da Lazio e Toscana che peròhanno molti più abitanti. Sono ben 44 ibeni confiscati, di questi sei sono da desti-nare per finalità istituzionali e sociali, men-tre sono 38 quelli già destinati e consegna-ti. La classifica provinciale vede Teramo intesta, con 22 beni confiscati di cui solo dueancora da destinare. Segue la provincia diAquila con 18, di cui 7 ancora da destinare.In provincia di Pescara ci sono 3 beni e aChieti solo uno.La Marsica è la zona più colpita. Un nomesu tutti quello di Enrico Nicoletti, ritenutoil cassiere della banda della Magliana. Nelmandato di cattura a suo carico, il giudiceLupacchini scrisse: «Nicoletti funzionacome una banca, nel senso che svolge

un’attività di depositi e prestiti e attraversouna serie di operazioni di oculato reinves-timento moltiplica i capitali investiti del-l’organizzazione». Dieci dei beni confiscatiin provincia appartengono proprio aNicoletti, cointestati anche a SergioGangemi: due fabbricati e un terreno agri-colo a , un fabbricato a Cappadocia, dueappartamenti e un garage a Pescasseroli.A tagliacozzo Nicoletti possedeva unavilla, un appartamento e un garage,adesso tutti affidati al Comune. GiulianoRocchetti, specializzato in traffico di stu-pefacenti e usura, invece, aveva scelto,dove aveva acquistato un appartamento eun garage, entrambi confiscati.

ABRUZZO CUORE VERDE D’EUROPAL’Abruzzo è la Regione dei parchi, è il cuoreverde d’Europa, ma è anche terra di eco-mafie. Crocevia dei traffici di scorie, ton-nellate di rifiuti tossici scaricati abusiva-mente, discariche illegali, cave riempite diogni cosa, un po’ ovunque. A Bussi sultirino, una delle discariche più grandid’Europa. Acque avvelenate e fiumi alta-mente inquinati, depuratori che nondepurano, con la costa turistica devastata.E poi gli affari legati alla produzione dienergia. Il fiorire di progetti di termovalo-rizzatori a biomasse, il moltiplicarsi deiparchi eolici. Fino ad arrivare ai termova-lorizzatori di rifiuti, di cui offre un preoccu-pante spaccato l’inchiesta Re Mida, che stascuotendo di nuovo la politica regionale.Una regione verde, di mari e di monti, unaregione dall’alta vocazione turistica, unaregione petrolifera. Sembra un paradosso,ma non è così: sono diverse le concessioniper l’estrazione dell’oro nero presente nelsottosuolo, anche in zone dall’alto valorepaesaggistico e ambientale. Una vicendache non sfocia nel terreno delle mafie, mava considerata come esempio dell’abusoe dello scempio legalizzato.

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LE MAFIE IN ABRUZZOÈ innegabile che il fenomeno mafie inAbruzzo sia comunque un fenomenod’importazione. Ad aprire le porte, però, èstata proprio la Giustizia, con un’infelicegestione dei soggiorni obbligati: decine diboss e affiliati meridionali inviati al confi-no tra i monti, come Momo Piromalli e ilfratello di Schiavone, detto Sandokan,nella Marsica, oppure nei lidi sulla costa.Così l’Abruzzo ha visto l’espandersi di cel-lule criminali, schegge dei clan pronte atrapiantare i traffici illeciti. Reti di fian-cheggiatori che hanno favorito nel tempola pratica del riciclaggio, degli investimen-ti legali di capitali mafiosi, ma anche l’or-ganizzazione di basi per latitanti e scissio-nisti in fuga dalle guerre di mafia. Gli affa-ri col tempo sono evoluti, spesso le diver-se mafie hanno trovato l’accordo basatosul guadagno, nella loro isola abruzzese,felice e pacifica. In un certo senso però lemafie ci sono sempre state: l’Abruzzo haun fenomeno peculiare, come quella deiDi Rocco che siedono ormai al tavolonazionale delle cosche, trattando a testaalta coi calabresi, i camorristi e i siciliani,ma anche con gli slavi. La rotta balcanica,i porti dell’Adriatico, i clan albanesi in con-tatto con la cupola slava. Sono gli ingre-dienti che fanno dell’Abruzzo un croceviadei grandi traffici di cocaina, di eroina,forse di armi. Il consumo di stupefacenti èelevatissimo, una piazza di spaccio tra leprincipali. Nell’ultimo decennio, diversegrandi inchieste hanno coinvoltol’Abruzzo, operazioni che rimandano atraffici intercontinentali (con gli Usa, conla Colombia, con la Turchia e la Bulgaria,oltre che con i Balcani). E alle porte diPescara è stata scoperta una delle piùgrandi raffinerie di polvere bianca presen-ti in Europa.Droga e prostituzione sono le attività prin-cipali delle mafie straniere in Abruzzo.Sono gli albanesi a gestire i grandi traffici(adesso con un preoccupante asse slavi-campani). E a promuovere la tratta e laprostituzione. In strada, ma anche neilocali notturni della costa. E poi c’è il traffi-co degli esseri umani. Uno spaccato sul-l’immigrazione clandestina nel Fucino –con tutto il corollario di corruttela, crimi-nalità, prostituzione e sfruttamento –emerge dal reportage di Pino Di Maula,Giuda si è fermato ad Avezzano, pubblicatoa febbraio 2008 sulla rivista Left.Nel rapporto 2010 della DIA si analizzaanche la presenza di criminalità straniere.In Abruzzo quella più numerosa è quellanigeriana che registra il 36% degli arrestitotali effettuati negli ultimi sei mesi in

tutta la penisola. «Questa criminalità – silegge sempre nel rapporto – dimostrabuona attitudine ad inserirsi in consorte-rie autoctone anche di elevata capacitàdelinquenziale, dedite soprattutto al traf-fico di stupefacenti». Viene giudicatamolto attiva la criminalità albanese (5%degli arresti sul totale italiano) e si ricordal’operazione Adriatik: truffe ai danni diassicurazioni e società di leasing con autodi cui veniva simulato il furto in Italia e poirivendute in Albania. Presente anche lacriminalità rumena (5% degli arresti ditutta la penisola). E quella nordafricana(5%), con l’arresto di latitanti maghrebini,nell’ambito dell’inchiesta Lavoro pulitoche ha sgominato una ramificata organiz-zazione transnazionale dedita al favoreg-giamento dell’immigrazione clandestinae al successivo sfruttamento dei migranti.Poco presenti, per la Dia, le criminalitàcinesi (1% di arresti rispetto al totale com-plessivo in Italia) e sudamericana (1%).

ALBA D’ORO A tAGLIACOZZOMa è sul fronte di riciclaggio e appalti chesi gioca la partita. Grandi capitali di prove-nienza sospetta, investimenti abnormi,commesse e gare con diverse ombre.Suscita disappunto anche la propensionedi alcuni politici locali a prendere perbuono qualsiasi investimento venga loroproposto: ricordiamo ad esempio la clinicadel futuro a Pescina; il parco delle religioni aSulmona; il centro turistico spaziale aCelano, oppure lo Stato indipendente deltempo libero proposto ai comuni diTagliacozzo e Sante Marie da un comitato.Una storia ancora da raccontare quelladella lavanderia Abruzzo. Una storia chedi recente ha un primo punto fermo: unaparte del tesoro di Ciancimino, ex sindacoe boss di Palermo, custodita e fatta frutta-re proprio nella Marsica, attraverso societàe prestanome. Una storia venuta a gallagrazie all’impegno di Libera Marsica e alleinchieste puntuali di organi di informazio-ne dal basso come site.it e Primadanoi.it.Una storia siculo-marsicana che vale lapena di approndire.SITe.it se ne occupò nel n. 7 del marzo2006 di site.it/marsica e, a metà ottobre2007, con il quarto numero di site.it/bri-ganti. Dell’argomento si discusse nell’au-tunno 2007 anche in tre dei quattro con-vegni organizzati ad Avezzano da Liberacon il giornalista de L’Espresso Leo Sisti, ilgiudice Michele Prestipino e l’on. Lumia,vicepresidente della Commissione parla-mentare antimafia. Sempre nel 2007, fuoggetto di due interrogazioni parlamen-tari, una presentata dal senatore Di Lello e

una dagli onorevoli Fasciani, Acerbo ealtri 9 parlamentari. Un impegno che videanche la devastazione dell’abitazione delreferente di Libera, Giuseppe La Pietra,ad opera di ignoti.A dicembre 2007 viene pubblicato il n. 12di site.it/marsica, un numero monograficoin cui vengono descritti nei dettagli tuttigli incroci societari con al centro Albad’oro e una fitta rete di imprenditori epolitici coinvolti in società che vannodalla gestione del gas alle strutture ricetti-ve, dai centri commerciali agli affari nellaproduzione di energia e gestione dei rifiu-ti. Una marcia trionfale, quella del gruppoLapis-Ciancimino, che viene interrotta il16 marzo 2009 – appena tre settimaneprima del sisma dell’Aquila – da una ope-razione dei GICO che arresta i tre sociabruzzesi di Alba d’oro: Nino Zangari e ifratelli Achille e Augusto Ricci. A dettadegli stessi inquirenti si tratta del «primocaso conclamato di presenza mafiosa inAbruzzo».Ma questa è una storia che va raccontatabene e dall’inizio. Anche per gli sviluppiche troveremo negli affari post terremoto.Il gruppo siciliano sbarca in Abruzzo nel2000, quando con la Gas spa, grazie a unasentenza del Consiglio di Stato, si aggiudi-ca un appalto di quasi 15 miliardi di lireper realizzare e gestire per 25 anni la retemetanifera dei comuni di Tagliacozzo,Pereto e Sante Marie. I lavori sono ultima-ti nel 2002 quando, a Tagliacozzo, Ninozangari è assessore ai lavori pubblici,Gianni Lapis è detentore di quote dellaGas spa, l’ingegnere Giuseppe Italiano èdirettore dei lavori di metanizzazione el’Impresa Dante Di Marco è impegnatanel movimento terra. Nel 2002 nascel’Alba d’oro srl con Gianni Lapis presidentedel consiglio d’amministrazione e sociNino zangari, Augusto e Achille Ricci e laSirco spa: così, con il 50% di Alba d’oro, aTagliacozzo gli interessi di Lapis si allarga-no dalla gestione del gas al settore turisti-co e ricettivo. Ma a settembre inizia unnuovo capitolo di questa storia: dieciimprenditori si incontrano ad Avezzano,nello studio del notaio Filippo Rauccio,dove danno vita a due nuove società aresponsabilità limitata. Una è la EcologicaAbruzzi srl, con sede in Avezzano e sociDi Stefano Ermelinda, PassananteBartolomeo, Mangano Roberto, SchollWolfgang, Vergopia Tommaso, zangariNino, Italiano Giuseppe. L’altra società è laMarsica plastica srl, con sede in Carsoli(via Tiburtina Valeria 70) e soci ItalianoGiuseppe, Vergopia Tommaso, RicciAchille, Mangano Roberto, Di Marco

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Dante, Scholl Wolfgang, Lo CurtoMarilena, e Di Stefano Ermelinda.Entrambe le società dovevano operarenel settore della produzione di energia edei rifiuti e, insieme alla Ricci e zangari srl,avevano costituito il Consorzio Ars, consede a Carsoli, sempre in via Tiburtina alkm. 70. Nella primavera del 2007, grazie aun leasing industriale concesso da un isti-tuto di credito della provincia, avevanorilevato un capannone industriale aSulmona, ma l’acquisto non fu mai perfe-zionato: il flusso di denaro proveniente daPalermo pare fosse stato interrotto pro-prio dal progredire delle indagini dei GICoche portarono agli arresti di Tagliacozzo.A questo punto sono necessarie alcuneprecisazioni: il fratello di Italiano Giuseppefigura anche in uno dei pizzini diProvenzano, Di Stefano Ermelinda è lamoglie di Gianni Lapis, Mangano Robertoè uno degli avvocati di Ciancimino al pro-cesso di Palermo mentre Achille Ricci èuno degli imprenditori tagliacozzani arre-stati, insieme a Nino zangari e AugustoRicci, nell’operazione Alba d’oro del marzo2009. La sede di Marsica plastica eConsorzio Ars, a Carsoli via Tiburtina km70, è la stessa della Impresa Di Marco.Da Tagliacozzo passiamo ad Avezzano. Gliintrecci non si fermano qui, ed è interes-sante ricordarli perché evocano altri nomiche rivedremo coinvolti negli affari delProgetto Case e della ricostruzione e chesuggeriscono le relazioni sottili che lega-no, in Abruzzo, politica e affari. Dante DiMarco figura anche in un’altra società, laRivalutazione trara srl, che come laMarsica plastica e il Consorzio Ars si pro-pone di operare nello «stoccaggio, tratta-mento e smaltimento dei rifiuti, oltre chenella produzione di energia e/o calore dafonti rinnovabili, anche mediante trasfor-mazione di rifiuti». La Rivalutazione Trarasrl, società con capitale di soli 10.200 euro,appena costituita il 29 marzo 2006, rilevaall’asta fallimentare il sito dell’ex zuccheri-ficio di Avezzano. I soci sono: Venceslao DiPersio, Ermanno Piccone, Dante Di Marco,Domenico Contestabile e la Esseci srl.Anche qui vanno fatte alcune precisazio-ni: di Di Marco abbiamo già visto gliintrecci con personaggi legati al reinvesti-mento di Tagliacozzo; la Esseci è intera-mente sotto il controllo dell’onorevole PdlSabatino Aracu (membro del Comitatogiochi del Mediterraneo e finito sottoinchiesta, tra le altre cose, per la sanitopo-li abruzzese); Ermanno Piccone è il padredel senatore Filippo (parlamentare, sin-daco di Celano, coordinatore regionaledel Pdl che avrà un ruolo fondamentale

nella elezione a presidente della Provinciadel compaesano Del Corvo e, infine, desti-natario di sostanziosi subappalti nelProgetto Case); Venceslao Di Persio(anche lui nel Comitato giochi delMediterraneo), compare anche nellaIniziative commerciali delMediterraneo srl, che a Celano dovevarealizzare un grande centro commerciale,promosso da società palermitane eoggetto d’indagini); infine DomenicoContestabile, figura come amministrato-re unico e socio di maggioranza nella PRSProduzioni e servizi srl, cioè l’impresacapogruppo che si è aggiudicata, in Atianche con l’impresa Di Marco, l’appaltoper il movimento terra nel cantiere diBazzano e almeno quelli di Sant’Elia 2 ePaganica sud.

CORRUZIONE ENDEMICAAnche sul fronte della corruzione politicanon c’è da dormire sonni tranquilli.L’Abruzzo nel 1992 conquistò il titolo ita-liano della prima giunta regionale sottoinchiesta, Avezzano quello della primagiunta comunale, seguita da Chieti. Nel’93, in meno di dodici mesi, l’Abruzzoentrò nel guinness dei primati della tan-gentopoli italiana, con oltre 300 amminis-tratori locali e imprenditori sotto inchiestae 116 arresti per reati legati ad appalti,tangenti e truffe. Più recentemente i casidei comuni di Montesilvano o Pescara. Politica & Affari. Intrecci perversi, trameocculte e intricate che spesso hannol’Abruzzo come scenario, iniziando dal-l’inchiestona sull’autoparco milanese dicosa nostra. E poi ancora la tangentopolinegli anni ’90, sulla Fira, o la più recenteinchiesta su Sanitopoli e sull’ex presi-dente della Regione ottaviano Del Turco:esponenti di centrodestra e centrosinistra,tanto per non fare torto a nessuno.Dalle tangentine locali fino alle inchieste

di questi giorni su Abruzzo Engeneering,sui fondi neri Finmeccanica, oppure sul-l’affare dei rifiuti, con l’inchiesta Re Midache sta scuotendo di nuovo la politicaabruzzese con l’arresto di assessoriregionali e imprenditori. Tant’è che a metàsettembre il più prestigioso giornaleregionale ha pubblicato, prendendola perbuona, anche la falsa notizia degli arrestidomiciliari per il presidente Chiodi…

L’INCHIEStA RE MIDAAvviata dalla Procura di Pescara nel2008, è caratterizzata da una serie discosse premonitrici, per l’Abruzzo, di unnuovo terremoto giudiziario.All’alba del 22 settembre 2010 agentidella mobile di Pescara arrestanoVenturoni, assessore alla sanità, e RodolfoDi zio, imprenditore dei rifiuti. Indagate12 persone per corruzione e associazionea delinquere, tra di loro anche i senatoridel Pdl, Paolo tancredi, e Fabrizio DiStefano. Il governatore Chiodi, precisanodalla procura, non è nella lista. L’inchiestaè sulla costruzione di un inceneritore daparte dei Di zio, che sui rifiuti hannocostruito un monopolio fondato sulla«corruzione sistematica». Per gli inquiren-ti è uno «scenario desolante» con la «poli-tica totalmente asservita al privato». Gli arresti di settembre erano stati prece-duti da un’altra retata eccellente, quelladel 2 agosto. A intervenire la Procuradell’Aquila, dopo aver ricevuto gli atti daquella di Pescara, che aveva individuatoun filone che portava ad AbruzzoEngineering. Indagata l’assessore PdlDaniela Stati, suo padre Ezio e il compa-gno Marco Buzzelli agli arresti: dalla stam-pa verranno poi indicati come “il gruppoStati”. In cella finisce pure l’ex onorevoleVincenzo B. Angeloni, obbligo di dimoraper il manager Sabatino Stornelli. Perl’accusa, regali al gruppo Stati in cambiodi favori, a donarli Angeloni, per favorire lasocietà Abruzzo Engineering spa, di pro-prietà al 60% della Regione Abruzzo, 10%della Provincia e il rimanente 30% dellaSelex Service management spa (l’ammin-istratore delegato è Stornelli), societàriconducibile al gruppo Finmeccanica.Il Gip nell’ordinanza indicava anche trefiloni di indagini da approfondire, che por-tano lontano. «Occorre chiarire pie-namente l’eventuale sussistenza (e l’entità)di rapporti professionali tra la AbruzzoEngineering spa e lo studio di ammini-strazione societaria Chiodi-Tancredi»: è lostudio del presidente della Regione, manessuno dei due è indagato. Poi, per il Gip«appare utile approfondire il contenuto

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delle conversazioni in ordine a lavori effet-tuati dalla Abruzzo Engineering spa». Infineil gip ritiene che «meritino mirato appro-fondimento le allusioni effettuate nel corsodelle conversazioni telefoniche in ordinealla costituzione del Consorzio ReLuis».La Stati, intanto, si dimette da assessore.Con il passare delle settimane, si scopreche sono più procure a indagare, cresce ilruolo di Angeloni e Stornelli e si ridimen-siona quello del gruppo Stati. L’ormai exassessore lancia frecciate al vetriolo agliormai ex colleghi di partito.Emergono intanto nuovi filoni. Unoriguarda i rifiuti in Abruzzo. Con le dimis-sioni della Stati, da sempre contraria agliinceneritori, la Regione autorizza lacostruzione di un termovalorizzatore adAvezzano: anche sulla storia di questoimpianto, promosso dalla Powercrop, haun ruolo il senatore Filippo Piccone. Madalle intercettazioni, spunta anche unaltro impianto, adiacente a quello dellaPowercrop. In una telefonata DanielaStati, all’epoca assessore regionale ai rifiu-ti, così descrive al padre Ezio lo scenario:«Comunque, papà, sono una banda orga-nizzata di delinquenti». E spuntano dinuovo il senatore Piccone insieme adalcuni soci di suo padre, interessati a real-izzare un termovalorizzatore ad Avezzano.L’area interessata, è quella dell’ex zucche-rificio di Avezzano, di proprietà di un’altrasocietà già nota, la Rivalutazione trarasrl.Un altro filone partito dall’inchiesta ReMida vede invece il coinvolgimento diAngeloni e Stornelli e va ad incrociarsi conaltre inchieste condotte dalle Procure diNapoli e Roma, questa volta sui fondi neriFinmeccanica.

CELANO CONNECtIONIl blocco di interessi che ruotano intornoall ’imprenditore -sindaco-senatorePiccone, da alcuni anni, catalizza l’atten-

zione non solo politica della regione. Lasua è stata una ascesa irresistibile: con-sigliere regionale alla fine degli anni ’90,sindaco di Celano nel 2004, senatore Fi nel2006, deputato Pdl nel 2008. Si dimette dasindaco nel 2008, per candidarsi presi-dente della Regione dopo la caduta di DelTurco: all’ultimo momento la sua candi-datura salta misteriosamente, viene peròpromosso coordinatore regionale del Pdl.Nel 2010 viene rieletto sindaco.Nella Marsica, in questi anni, ha piazzatosuoi uomini fidatissimi in enti locali, con-sorzi e società strumentali, scegliendolispesso con i vincoli di parentela, amicizia,o comparaggio: emblematico il caso delcognato, Luigi Ciaccia, messo a capodell’Aciam, un consorzio per la gestionedei rifiuti che sta mettendo le mani subuona parte della provincia. Ed è spregiu-dicata anche la commistione tra politica eaffari, come nel caso del centro commer-ciale di Celano, o del centro turistico (pro-posto da una società anonima inglese conun capitale sociale di ben due sterline):entrambi oggetto di indagini, non sonomai stati realizzati.Nel 2006, suo padre figura nellaRivalutazione Trara srl, società per la pro-duzione di energia e il trattamento deirifiuti, insieme all’onorevole Pdl SabatinoAracu, e agli imprenditori DomenicoContestabile e Dante Di Marco, lo stesso acui è stato ritirato il certificato antimafiadurante i lavori nel Progetto Case per ilsuo coinvolgimento societario, attraversola Marsica plastica, con il gruppo Lapis-Ciancimino. Nel luglio di quest’anno il certificato anti-mafia è stato ritirato anche al cugino diPiccone, titolare della Impresa LinoMascitti, impegnata in appalti nel cratere:lavori Anas e Progetto Case. Ma sugli affaridelle new town l’onorevole Piccone hamesso le mani anche direttamente: conuna sua ditta, la Korus, si è aggiudicato tre

subappalti senza gara. Subappalti chesicuramente hanno fatto comodo aFilippo Piccone, visto che insieme allaconsorte aveva appena subito l’onta delsequestro conservativo dell’immobile incui risiede a Celano, su richiesta del cura-tore fallimentare di una società livornesecoinvolta in un procedimento per ban-carotta fraudolenta.E lo zampino del senatore Piccone siintravede anche nel tentativo di realizzaredai 150 ai 200 Moduli abitativi provvisori aCelano, comune fuori dal cratere: alcunimilioni di euro per le opere di urbaniz-zazione, usciti dalle casse della Protezionecivile, sono attualmente parcheggiati nelbilancio del comune di Celano, di cui ètornato da poco ad essere sindaco. Come coordinatore del Pdl, Piccone hagestito anche le ultime elezioni provin-ciali, occupando questo ente importantis-simo per la ricostruzione, per l’ap-provazione dei piani regolatori e per ladislocazione dei siti per la gestione deirifiuti. Ha imposto a presidente dellaProvincia un suo pupillo, Antonio DelCorvo. Ma l’occupazione dell’ente non si èfermata qui. Il presidente del consiglioprovinciale è suo cugino, Filippo Santilli(parente anche di Mascitti). Mentre duefunzionari del Comune di Celano sonostati trasferiti in posti chiave dellaProvincia: Walter Specchio, da dirigentedell’ufficio tecnico di Celano è stato pro-mosso a direttore generale dellaProvincia, Cesidio Falcone da segretariocomunale di Celano è diventato direttoregenerale della Provincia.

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zione o prossimo a società del gruppoFinmeccanica. Troppi i fatti e i legami perritenere si sia in presenza di semplici coinci-denze: il colosso multinazionale nei settoridell’aerospazio e della difesa – che per statu-to non potrebbe detenere simili cointeres-senze – pare proprio avere una parte incommedia: «essendo proprietaria laFinmeccanica, il Pescina-Avezzano non haproblemi economici», rivela Paolo Rossi, ilPablito nazionale, nell’agosto 2009, all’attodi accettare una carica nella dirigenza dellasocietà, dove ha appena fatto ingresso l’in-gegner Sabatino Stornelli, manager, tra lealtre società, di Selex Service Managementspa, uno dei pilastri di Finmeccanica (non-ché partner di Regione e Provincia diL’Aquila nella già citata società AbruzzoEngineering).Nel luglio 2010 la VdG, dopo aver chiusoun’annata sportiva sfortunata (contrasse-gnata dall’ingaggio di molti giocatori famo-si e dall’alternarsi di diversi staff), non proce-de all’iscrizione al campionato di Lega Pro,quando già la polizia giudiziaria è giuntanella sede di Avezzano. Il mese scorso, laRepubblica pubblica lo stralcio di una letterarinvenuta a Chieti dal vicequestore diPescara, Zupo, nella quale un dipendenteSelex informerebbe Alessandro Pansa,condirettore generale di Finmeccanica spa,del fatto che «l’ingegner Sabatino Stornelliha distratto cinque milioni di euro dall’azien-da [Selex] per la gestione della società di cal-cio Valle del Giovenco» attraverso false fattu-razioni per «operazioni inesistenti alla EldimSecurity». Scenario quasi apocalittico, spe-cie se inquadrato nella prospettiva dei diver-si filoni di indagine attualmente in corso suifondi neri di Finmeccanica, e se solo si riflet-te che in Selex opera la moglie (MarinaGrossi) del presidente e amministratoredelegato di Finmeccanica, il potentissimoPier Francesco Guarguaglini. Pochi giorni or sono, proprio l’amministrato-re delegato Finmeccanica è intervenutosulla vicenda, attraverso un’intervista a “laRepubblica”, nella quale, a proposito dellalettera sulla distrazione di fondi Selex infavore di VdG ha affermato: «certo cheabbiamo fatto un auditing. Non è emersaalcuna distrazione». Cosa che sarà anchevera ma che non dissipa i dubbi e le riservesulla questione della missiva (la società pre-tesa beneficiaria della fatturazione per ope-razioni inesistenti, la Eldim, è riconducibilead un imprenditore campano, FrancescoPaolo Di Martino, che incidentalmentenotiamo esser divenuto presidente dellaVdG nel marzo 2010, dopo il misteriosoabbandono dell’ingegner Stornelli) né quel-

N ell’introduzione al volume dedicatoalle mafie nel pallone, chiuso da

Daniele Poto per le edizioni GruppoAbele, il giornalista Gianni Mura scrive che«dove c’è un pallone, uno stadio, una squadradi calcio ci sono soldi. Molti, moltissimi soldi.Ma il pallone è anche strumento di consensoe di potere». Descrizione, quella di Mura, cheperfettamente pare attagliarsi – compen-diandone mezzi e fini – all’avventura di unpiccolo sodalizio che negli ultimi cinqueanni, con l’acronimo VdG, ha fagocitato lecronache sportive abruzzesi.La «Valle del Giovenco» nasce dal campio-nato dilettantistico di eccellenza nell’anno2005, con la trasformazione della squadra dicalcio di Pescina. E’ l’inizio di un percorsotravolgente, al termine del quale il sodalizio– tra modifiche di colori sociali e di denomi-nazione, tentativi di trasferimento adAvezzano, rapporti controversi con appas-sionati (piuttosto freddi) e politica (abba-stanza interessata) – giunge alle soglie dellaserie B, nella Lega Pro.Deus ex machina dell’operazione è l’ex ono-revole Vincenzo Berardino Angeloni, lecui presunte regalie di beni e utilità a variotitolo riconducibili anche alla disponibilitàdella squadra di calcio (automobili, un gio-iello, un televisore) lo hanno trascinato sinoin carcere, nell’estate 2010, nell’ambito dellacomplessa e controversa inchiesta aquilanasulle provvidenze e sugli incarichi post-ter-remoto che sarebbero stati indirizzati, attra-verso l’interessamento del cosiddetto grup-po Stati, in favore della società «AbruzzoEngeneering» (l’inchiesta, come detto sopra,è una costola di quella sul bioessicatore-inceneritore di Teramo).Nella prima parte dell’esistenza della com-pagine, quale effettivo detentore delle levedecisionali della società troviamo l’avvoca-to Giovanni Lombardi Stronati, importan-te uomo d’affari romano che con la suacreatura CredSec cura l’acquisto di crediti epartecipazioni e concessioni di finanzia-menti. Sul finire del 2008 Lombardi Stronati– presente, formalmente, nel calcio, con altriinvestimenti (Siena, serie A) – viene indaga-to dalla Procura di Roma per evasione fisca-le, reimpiego di capitali illeciti, omessedichiarazioni e subisce un ingente seque-stro di beni (si è nell’ordine delle centinaiadi milioni di euro). E’ a questo punto che la«Pescina Valle del Giovenco srl» (58.000euro di capitale sociale) transita, lentamen-te – insieme alla società «Valle delGiovenco srl» (10.000 euro di capitalesociale), che ne diverrà la controllante, sinoalla recente implosione – sotto le insegne diun gruppo dirigente a vario titolo emana-

la più generale sulla gestione complessivadella squadra di calcio e sugli obiettivi, eco-nomici e non.I dati parlano chiaro: per raggiungere unamedia spettatori [= paganti per la singolapartita + abbonati + biglietti singoli omag-gio / fonte Lega Pro] di 614 anime ad incon-tro per l’annata 2007-2008 e di 320 animeper l’annata 2008-2009 (ragguardevoli gliincassi medi prodotti a partita [che sonooltretutto da dividere con la squadra ospite],rispettivamente di euro 3.941,00 e di euro1.713,00), i proprietari della squadra hannobruciato, nella caldaia della locomotiva VdG,una somma che varia dal milione e seicento-mila euro del 2007-2008 al milione e ottocen-tomila euro del 2008-2009. Ci sono, è vero, lesquadre giovanili, e tante altre cose, ma allafine dei due esercizi le perdite scaturite sono(state) eloquenti: 454.000 euro nel primoanno ad Avezzano, 736.000 euro nel secondo[fonte CCIAA]. Se solo si riflette che nell’ulti-mo anno calcistico 2009-2010 si sono messisotto contratto diversi giocatori famosi ereduci da grandi palcoscenici, si può ragione-volmente sostenere che la macchina VdG, almomento di finire nel precipizio, solo nel suobreve esercizio come srl (dal 2007) abbia pro-dotto almeno due milioni di euro di perdite(ma il passivo effettivo è da sospettarsi moltomaggiore). Ciò implica che per la ordinariagestione siano stati necessari un numero dimilioni di euro prossimo a quello adombratonella famosa lettera del dipendente… Cosaavranno avuto mai in mente i proprietari pergettarsi in un’impresa così antieconomica? Echi sono stati, negli ultimi anni, gli effettiviproprietari? Quelli che compaiono nelle visu-re, con pochi euro intestati?Si ha come l’impressione che la creatura VdGfosse destinata a saldare un universo politi-co-imprenditoriale in un territorio dove,ovunque ci si volti, ci si ritrova immancabil-mente dinanzi alla stessa presenza,Finmeccanica, che non è solo incarnata datelespazio nel Fucino (ad esempio:Giovanna Iurato, attuale prefetto diL’Aquila, fino a poco tempo fa responsabiledei servizi tecnico-logistici e della gestionepatrimoniale del Dipartimento dellaPubblica Sicurezza, è stata indagata aNapoli con l’accusa di concorso in turbativad’asta, nell’ambito dell’inchiesta su alcuniappalti per la sicurezza in cui è chiamata incausa anche Finmeccanica; il di lei marito èdirigente di Elsag Datamat, altra società delgruppo Finmeccanica [la stessa Elsag sceltaper gestire i sistemi informatici del G8 aqui-lano], ecc.).

Franco Massimo Botticchio

VdG, ovvero ascesa e caduta di una squadra di calcio

FINMECCANICA: SCHEMI ALTI E FONDI NERI

numero zero - dicembre 2010 - pag 17

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ti i mezzi di comunicazione. Non a casodall’Aquila, nel novembre 2009, è parti-ta la battaglia nazionale, vinta, di oppo-sizione al progetto di trasformazionedella protezione civile in una societàper azioni. Una capacità di relazionecon realtà sociali e territoriali di tutto ilPaese che hanno portato al successodella manifestazione del 20 novembre.La frattura che si è aperta il 6 aprile con-segna a tutti noi responsabilità che,nelle nostre terre, si distribuiscono condrammatica cadenza nei secoli.Siamo chiamati a ri-fondare e ri-costi-tuire una città, prima di ri-costruirla.Perché non si può ri-costruire senza re-inventare la città: il suo significato dopoil trauma, la sua cultura, il suo posto nelmondo, il suo modo di produrre, di con-sumare, di spostarsi, di comunicare, didivertirsi e socializzare, insomma diessere. Per questo tutte le energie, lecompetenze e le fantasie che normal-mente restano ai margini dei processidecisionali, vanno mobilitate.La partecipazione delle persone, inquesta fase storica, ha un ruolo fondan-te. Non si può essere all’altezza di que-ste sfide senza avere il coraggio di re-

L a manifestazione aquilana del 20novembre scorso è stata una tappa

importante di un percorso iniziato dalmaggio 2009. Fin dalle prime iniziativeuna delle caratteristiche peculiari èstata la partecipazione prevalente deigiovani, il loro senso di responsabilitàcivica, la lucidità nel comprendere quelche stava avvenendo. L’ultima manife-stazione ha confermato questo dato,un segnale vitale per la democrazia eper la nostra collettività. Le azioni sisono contraddistinte per la capacità diformulare proposte fattive: dalle solu-zioni alternative ai piani di emergenza,a quelle relative ai progetti di ricostru-zione, dalla piattaforma tasse alla stesu-ra del progetto di legge di iniziativapopolare. Senza dimenticare l’ultimainchiesta sulla speculazione dellaEuropa Risorse sgr, divenuta in seguitooggetto di un’interrogazione parla-mentare. Se l’attenzione del Paese sulnostro territorio è ancora viva, se unaparte dell’opinione pubblica non credepiù all’inganno che da noi “tutto è risol-to”, lo si deve solo ed esclusivamenteall’azione dei cittadini, alle mobilitazio-ni, all’efficacia con cui sono stati utilizza-

Luca Cococcetta, registaL’AQUILA DI CEMENTO ALLA BIENNALE DI ARCHITETTURA A VENEZIA

N el novembre scorso, insieme aIginio Tironi, sono stato a Venezia

per la proiezione del mio film “Radici -L’Aquila di cemento”, tenutasi presso E-picentro, cantiere di riflessioni sull’avveniredelle città vulnerabili. Nello spazio Thetisragazzi e ricercatori al lavoro con intornofoto e cartografie della città dell’Aquilaferita. Forse la frase People meet in archi-tecture non è  solo uno slogan, ma unaricerca di senso, un incontro tra il lavorodell’architetto e dell’urbanista con lenecessità di chi i territori li abita.  PerChristiano Lepratti e Guendalina Salimei,curatori del cantiere di riflessioni, c’èbisogno di un approccio culturale insenso lato per avere un nuovo progettodi città e un nuovo modo di viverla.Percepiamo di essere nel luogo idealeper proiettare “Radici - L’Aquila di cemen-to”, un documentario sulla sostenibilitàe il post terremoto, una trattazioneincentrata principalmente sul problema

sociale, un’analisi delle scelte urbanisti-che imposte ad un territorio in ginoc-chio. Per L’Aquila non si deve ragionaresulla scala del singolo edificio, quartiere,o centro storico, è necessario ragionaresull’intero territorio. Un territorio è fattodei suoi abitanti, della cultura che hareso gli spazi quelli che sono. L’idea dilavorare in modo integrato con artisti,tecnici e scienziati provenienti da varipaesi europei è la chiave vincente delworkshop veneziano. I tavoli di proposteartistiche, seguiti da oreste Casalini, pro-ducono istallazioni per gli spazi verdi delcentro storico dell’Aquila, colmando lanecessità di luoghi pubblici nei quali icittadini ri-diventano collettività.L’Idea di partenza dell’artista è che illuogo  che racchiudeva la vita, dentro lemura della città, ora è diventato unluogo “esterno”, sconosciuto: “La zonarossa”, piena di misteri e pericoli.Mente Locale diventa uno dei concetti

più adatti per rac-contare la nostalgiadegli aquilani versole rovine del nostrocentro storico: lospazio come proie-zione del nostroabitare.  E così l’attenzione si concentrasul Progetto Case: un’imposizione cultu-rale che cancella la mente locale, la “cul-tura” del territorio.Ed è con l’oblio culturale e con la cancel-lazione delle radici, che bisogna fare iconti. Va superata l’idea dei quartieripensati negli anni ‘60: luoghi funzionalial ruolo operaio allora, di inquilino chedeve “solo abitare” oggi. Non servono inonluoghi temporanei e non basta soloricostruire il preesistente. Dobbiamoosare di più, dobbiamo ridisegnare lanostra collettività su spazi nuovi.L’Aquila, città ricca di cultura, aspetta ipropri abitanti chiusa dalle transenne.

inventare anche i modi e le forme dellapolitica. In questo momento la delegapassiva non basta, è necessaria un’as-sunzione di responsabilità collettiva,che vada oltre quella personale e inve-sta lo spazio pubblico. Una forza chesparigli i giochi solitari del calcolo politi-co e non sia ristretta nella retorica degliopposti schieramenti consueta neicomizi elettorali. Una città non la rico-struisce un commissario, un sindaco, unvescovo, un’ordinanza e neppure unalegge, seppur necessaria. Solo la fermavolontà dei cittadini può farcela, unacomunità coesa e dignitosa determinataa lottare per i propri diritti. Un cambioindispensabile di mentalità e di modali-tà che l’attuale classe politica ha dimo-strato di non essere capace di interpre-tare. L’ultima manifestazione ci dice chetocca a tutti noi, alle nuove generazioniin particolare, assumersi la responsabili-tà di lanciare la sfida per il futuro contutte le passioni, le competenze e leforze necessarie. Altrimenti continuere-mo a girare intorno a una rotonda che cihanno costruito, senza accorgerci che citroviamo di fronte a un bivio.

Ettore Di Cesare

Il ruolo della popolazione, il protagonismo dei giovani

RI-FONDARE E RI-COSTITUIRE LA CITTÀ, PRIMA DI RI-COSTRUIRLA

SIte.it giornale online - edizione stampata

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vizi agli artisti e agli abitanti della mediaValle dell’Aterno e collabora con artistiitaliani e del mondo. Perché ha sensocostruire un teatro? Per una ragionemolto semplice, perché è un’opera del-l’uomo ed un luogo che contribuisce adar forma alle sue passioni. Questacasa-teatro ci consente di incontrare lepersone rendendole partecipi delle sto-rie del mondo. In questo modo, credia-mo, sia visibile e misurabile la nostrapresenza e la nostra arte.Trovo le parole di Strauss adatte a rac-contare la necessità di un teatro. Sonouna premessa necessaria per compren-dere l’esigenza della costruzione di unluogo che offra la possibilità di confron-tarsi con un territorio e i suoi abitanti: neascolti le richieste e riesci ad esaudirnesolo alcune. Confronto necessario nonsolo per mediare posizioni lontane traloro ma per contribuire a far nascerequalcosa di diverso che, con il tempo,diventi patrimonio comune, difeso datutte le componenti umane e culturali.Raccontare l’oggi è abbastanza semplice.

GIANCARLO GENtILUCCIDirettore Artistico di Arti e Spettacolo

S tefano Giulioni, uno dei tanti soc-corritori accorsi la mattina del 6

aprile all’interno del cratere. Chiamatodal commissariato di Avezzano, verso le9 arriva a onna accompagnato da unpoliziotto. Scarica il bobcat e una palagommata con escavatore e si mette allavoro. I vigili del fuoco avevano già tira-to fuori i primi 5 morti. Gli chiedono dirimuovere delle macerie perchè i canihanno sentito la presenza di altre 3 per-sone sepolte.Sei vigili, due finanzieri e il poliziotto diAvezzano scavavano con le mani, luicon la ruspa sopra al cumulo per rimuo-ve le macerie. Tirano fuori altri cadaveri,“un’anziana, colta dalla morte mentredormiva. Poi altri due ragazzi – racconta– ricordo il caldo, avevamo tutti sete e nonc’era acqua”. La sera riparte, al casello diL’Aquila est si ferma per chiedere a deipompieri se l’autostrada fosse aperta esi accorge che più in là un altro vigile eraaccasciato a terra, forse un infarto. Losoccorre, gli tira fuori la lingua e chiamal’ambulanza. Nell’attesa ne passa una,ma nel caos generale di quel giorno nonsi ferma. Ne arriva un’altra e lo portanovia: “Non ho saputo più nulla di lui – diceStefano –, vorrei tanto sapere come sta”.

S ubito dopo il terremoto, con ungruppo di amici e studenti volonta-

ri, abbiamo agito nel sociale attraversopiccole proposte culturali nella tenda-teatro “Noemi” aperta il 12 aprile 2009.La tenda-teatro, dopo i primi mesi,rischiava di diventare inadeguata adaffrontare un nuovo inverno. Infatticominciavano a costruire tante piccolenew towns invece di rimandare le per-sone a casa propria. I fatti poi ci hannosmentito: il Progetto C.a.s.e. ha avutouna accelerazione anche a causa dellegrandi economie che ha mosso.Nel frattempo avevamo conosciuto ilrappresentante dell’amministrazione diun comune a noi vicino, San Demetrione’ Vestini. Abbiamo capito che con luisi poteva realizzare un’opera più com-plessa e più stabile a ridosso della ten-dopoli del paese. Abbiamo chiesto pre-ventivi per una struttura in metallo ma icosti erano enormi e il contributo pro-messo da una prestigiosa organizzazio-ne ne copriva la metà: abbiamo iniziato.Il 20 giugno 2009 abbiamo ordinatouna struttura di 200 metri quadri, ilprimo luglio abbiamo sbancato il terre-no, il 9 luglio abbiamo inaugurato l’edi-ficio con: i Premi Nobel per la Pace BettyWilliams e Juan Somavia; WalterVeltroni del Segretariato Permanentedei Premi Nobel per la Pace; gli attoriGeorge Clooney e Bill Murrey; l’allorapresidente della Provincia StefaniaPezzopane; il sindaco di San DemetrioSilvano Cappelli.E così in otto giorni è sorto il teatro“Nobelperlapace”. Nonostante i fasti-di e l’inutilità del G8 a L’Aquila. Da quan-do è nato, questo teatro offre i suoi ser-

“Considerate secondo una scala mille-naria, le passioni umane si confondo-no. Il tempo non aggiunge né sottraenulla agli amori e agli odi provati dagliuomini.. in passato e oggi questi sonosempre gli stessi… La sola perdita inso-stituibile sarebbe quella delle opered’arte che questi secoli avranno vistonascere. Gli uomini, infatti, differisconoe anche esistono solo attraverso le loroopere…”. LEVI-StRAUSS, ANtROPOLOGO

Teatro Nobelperlapace, costruito in otto giorni, nonostante il G8

SAN DEMETRIO: PERCHÈ UN TEATRO HA UN SENSOSoccorso il 6 aprile, uscita Aquila est

VIGILE DEL FUOCO CERCASI

numero zero - dicembre 2010 - pag 18-19

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bombole di gas, rispetto alle condutture(che tuttora sono mantenute interdetteper scoraggiare il ritorno) si sono peraltrotrovate fin dai primi giorni a mezz’ora dimacchina (io non la guido) dalla città. Puòdarsi mai che io solo, con la casa presso-ché intatta come decine di migliaia dimiei concittadini, mi sia sentito in gradodi non abbandonarla, come invece essihanno fatto? Perché le carriole non sisono avute prima e durante il G8? Comesi può parlare di riprendere la città quan-do la città è stata resa res nullius allamercé del primo occupante (che nonaspettava di meglio)?Metto per ultimo l’argomento artistico edin genere culturale dove i danni sono cer-tamente maggiori ma, altrettanto certa-mente, non si è fatto assolutamente nulla,rassegnandovisi a tempi biblici, se nonapprontare tendoni e mezzi di fortunaper occasioni di parata (che comunque,tuttavia, se si vuole, si possono svolgere:ma la gente ci va solo se c’è il big di turno,nessuno avverte l’esigenza della vita pro-saica quotidiana che è la vera vita).Università, conservatorio, istituzionimusicali, archivio di Stato, funzionano allameglio, in quest’ultimo caso meglio diprima! Gli studenti a migliaia facendo l’in-credibile per ricrearsi l’Aquila notturnache era la loro, che oggi non si riesce aricreare perché bar e discoteche sono alevante ed a ponente ma che in ognicaso, si capisce, sarebbe falsa, artificiosa,com’era quella ante sisma, la cui scompar-sa è per i giovani gravissima, e si com-prende bene quanto a socializzazione,ma non incide certo sulla città vera e pro-pria che comincia a vivere alle sette dimattina (e che non esiste più) anzichéandare a dormire alle quattro di notte.Tra gli istituti culturali non ho nominato labiblioteca provinciale che ha recuperatotutto (non ha sede, rimandata, come disolito, alle calende greche) ma tutto anco-ra nelle scatole perché per gli scaffali sideve fare una gara d’appalto europea: equesta mi sembra davvero la ciliegina chefarà sorridere i miei ventiquattro lettoricome fa sorridere più o meno amaramen-te me che in quelle casse ho i libri donatialla carissima biblioteca da qualche anno,cinquant’anni di vita e di letture che vole-vo far rimanere alla mia città, che ci sonorimasti, come sono rimasto io, ma adaspettare ahimè! l’Europa così come lanostra povera Aquila s’è vista apparire, fol-goreggiare e sparire per sempre il G8.

RAFFAELE COLAPIETRA[DA: “PRESENZA TAURISANESE” ANNO XXVIII – N. 4 – APRILE 2010]

III ) - I fini pura-mente mediatici diBerlusconi (io l’hospesso definita lasua pensata piùgeniale dopo i treolandesi del Milan)sono stati due, iltrasferimento delG8 in 48 ore senzaalcuna giustifica-zione di alcunaspecie se non quella di un’esibizione pac-chiana di efficientismo (se i 10 mila operaiche per tre mesi giorno e notte hannolavorato al G8 lo avessero fatto per il cen-tro storico oggi avremmo una città pres-soché normalizzata) e l’insediamento dicase antisismiche a svariati Km, l’un grup-po dall’altro, senza servizi di alcun generea parte l’illuminazione, con criteri d’asse-gnazione quanto meno opinabili, sotto loslogan all’Emilio Fede “un tetto a chi haperso tutto” il secondo membro delquale andrebbe molto attentamenteverificato, infiniti essendo i piccoli e gros-si affarucci, i fitti, i subaffitti, i finanzia-menti, le anticipazioni, i rimborsi, leseconde e terze case e chi più ne ha piùne metta che vorticosamente si sonoaffollati e si affollano intorno alla “trage-dia” (non si parla della mafia, o dei cosid-detti casalesi, la cui presenza va data perscontata in situazioni del genere con tuttigli ammanigliamenti a tutti i livelli che ciòcomporta).

IV ) - I cittadini aquilani, l’abbiamovisto, in 24 ore hanno abbandonato laloro città ed a tutt’oggi vi sono tornati inscarsissima minoranza non solo nel cen-tro storico, ancora in parte interdetto (lecarriole sono manifestazioni folcloristichee demagogiche che si eseguono la matti-na di domenica per occupare il tempo daparte di gente che viene da lontano e vaa dormire lontano) ma anche nell’imme-diata e remota periferia, in gran parteintatta ma completamente disabitata.Perché sono fuggiti, lasciando liberocampo a Berlusconi? Perché non tornanoe preferiscono far fare ai figli i pendolari dicento, magari, e più Km? La paura ancoradopo un anno? o la convenienza e l’affa-ruccio di vivere per un anno gratis edintanto vedere che cosa se ne può cava-re? Io sono un vecchio quasi ottuagenarioche vive solo, per un mese mi sono nutri-to di fette biscottate e per cinque mesisono stato senz’acqua (qualche amico miriforniva da fuori città). Ho avuto sempreluce e telefono perché servizi nazionali, le

Aquila, 24 marzo 2010Carissimo Amico, grazie del cordiale invitoal quale procurerò di dar riscontro nonsolo con l’indipendenza di giudizio che Leiha la bontà di riconoscermi ma anche conandatura telegrafica e tranchant che cerchidi fare giustizia di molta retorica e di infini-ta ipocrisia che hanno avvelenato questacome tante altre cose dell’Italia dei nostrigiorni (una fra le tante: che gli abruzzesisiano più “tosti” di altri, niente di più falso,gentarella, people come dovunque).

I ) - Il 6 aprile 2009 Aquila importantecittà della provincia italiana (niente di piùniente di meno, non capitale europeaUNESCo, non quinta città d’arte in Italiaecc. ecc. ecc.: ah! se lo sapessero i leccesi!)è stata colpita da un grosso (per l’Italia)terremoto, che l’ha gravemente danneg-giata (non distrutta né rasa al suolo: unterzo dei 300 morti si raccolgono in solisei edifici costruiti negli ultimi decenni dauomini del “sistema” che, c’è da sperare,ne pagheranno il fio). Nei suoi confrontil’Italia, settima potenza industriale nelmondo, ha fatto quello che era suo stret-tissimo dovere fare, ed era nelle sue effet-tive e logiche capacità (niente angeli,niente miracoli, niente solidarietà inter-nazionale per cui vedi subito dopo).

II ) - Protagonisti dell’evento (chiamia-molo così in gergo TV) esclusivamentedue, Silvio Berlusconi ed i cittadini aquila-ni. Rispetto al primo scompaiono assolu-tamente tutti a cominciare da Bertolasofedele esecutore di direttive supreme(semmai la sua responsabilità gravissimaè quella di essere stato tra i “saggi” che, oper ignoranza o per malafede, hanno tac-ciato di fantastico ed immaginario ilsisma una settimana prima del suo verifi-carsi; ma di ciò nessuno pagherà il fio se èvero che uno dei “saggi”, il Boschi, ha pre-annunziato l’istituzione ad Aquila di unistituto internazionale di geofisica, comese si mettesse una scuola di criminologianella casa di Erba che ha visto protagoni-sti olindo e Rosa).Io sono profondamente convinto che siaBerlusconi che i “saggi” ritenessero nonsolo possibile ma probabile il sisma: e sitenessero perciò prontissimi ad interveni-re, l’uno col G8, l’altro con gli infiniti mezzidi trasporto e l’occupazione militare che in24 ore hanno desertificato la città (nientedeportazione, peraltro, si badi bene, lafuga e l’ospitalità ricchissima sono stateofferte e decine di migliaia di aquilani,checché ne fosse della loro abitazione, nehanno profittato e dopo un anno in parec-chie migliaia ancora ne profittano).

VOCI FUORI DAL CORO. Raffaele Colapietra, storico e docente universitario

L’AQUILA UN ANNO DOPO OLTRE OGNI RETORICA E IPOCRISIA

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vano) in città.oggi che la città si domanda sul propriofuturo, ricostruzione e rilancio, la man-canza della Regione si sente tutta.L’Aquila è sola. In quarant’anni nessunoha pensato a collegare in modo struttura-le questo territorio con Pescara e la costasu rotaia, sarebbe appena un’ora di viag-gio, fornendo un servizio di tipo metro-politano che si è colpevolmente lasciatoalle connessioni stradali e autostradali.Nessuno ha voluto puntare ad un sistemaregionale della formazione che definissetempi e modi delle istituzioni delle uni-

Q uarant’anni fa la rivolta per il capoluo-go. È il caso di iniziare a parlarne visto

che da lì è nata L’Aquila come l’abbiamoconosciuta fino al 6 aprile. E sarebbe il casoche oggi, nel momento cruciale in cui lacittà rischia la scomparsa, non si ripetano glierrori fatti all’epoca.Diciamo subito che quella rivolta si inqua-drava in un Paese ben diverso: le Regioniancora da venire, una industrializzazionedel sud e dell’Abruzzo ancora sulla carta,da decenni terra di emigrazioni che nonaveva trovato ancora la sua strada. Maanche terra chiusa in se stessa, l’autostradafaceva ancora parte del futuro, e raccoltanei municipalismi meridionali.La città si ribellò. Furono attaccate le sedidei partiti e le case degli esponenti politi-ci, Fabiani e Mariani, ritenuti colpevoli del“tradimento”. Si tenne in scacco la “celere”per tre giorni. Si ripeteva in piccolo quelloche già era successo a Reggio Calabria. Larivolta fu lo spartiacque della storia dellacittà, ci fu un prima e un dopo durato finoal 6 aprile.Ma cosa successe dopo? La mancata inte-grazione regionale, ancora oggi ben pre-sente, senza un asse determinato di svi-luppo; l’isolamento della città e del suoterritorio; l’industrializzazione di stato cheoggi, a stagione finita, ci ha lasciato unterritorio desertificato, su centomila abi-tanti settantamila vivono (o almeno vive-

L’Aquila, 20 novembre. Sabato mattina.“Il terremoto siamo noi”. Questo è il pen-siero che un giovane amico vorrebbe tra-scrivere su un cartello per la manifestazio-ne “L’Aquila chiama Italia” di oggi.E’ un punto di vista nuovo. Mi ribalta lavisione. Io mi sentivo una “crepata” e “pun-tellata”…. Ho visto il video dove MarioMonicelli dice “Voi dovete avere il coraggiodi ricostruirla questa città. Siete aquilani,porca miseria, siete abruzzesi, e fatelo no!!”In qualche modo esprime un pensieroabbastanza diffuso nel paese: perché gliaquilani non reagiscono?Ma dico, signori concittadini italiani, visiete accorti che L’Aquila è una città chenon si trova in terra francese o tedesca masta in territorio italiano? Sono anni, cariconcittadini italiani, che assistiamo allosgretolamento dei valori fondanti dellavita civile, allo sgretolamento delle univer-sità, della scuola pubblica, della sanitàpubblica, della giustizia, della libera infor-mazione, della politica, della democrazia

versità regionali lasciando ai municipali-smi di nuovo l’affermazione di interessiche hanno determinato doppioni e spre-chi in una regione di appena un milione diabitanti.Perché non parliamo del modello di svi-luppo che la rivolta ci ha consegnato?Perché non approfittiamo di questo anni-versario per parlare della Regione, semprepiù occasione perduta, e non opportunitàper tutte le aree abruzzesi?Ricordo, era novembre, il mio preside epresidente del cosiddetto “comitato citta-dino di agitazione” mi tirò per la giacchettae mi consegnò ad altri signori che mi but-tarono giù dal palco del cinema Rex, affol-lato di aquilani. Lo ricordate? Ero interve-nuto a nome dei comitati di base deglistudenti contro la lotta per il capoluogo ea favore di manifestazioni per il lavoro el’occupazione.Ebbene quale fu in effetti il risultato diquella rivolta se non i 4 mila e passa postidi lavoro nell’industria e i circa 2 mila neiservizi? Non fu certo l’accomodamentostatutario ancora oggi messo in discussio-ne da una politica che vede la città conta-re sempre di meno. Se ne dovrebbe ripar-lare oggi che le nuvole nel cielo aquilanosono gravide e nere. Chiamare gli abruz-zesi a rinnovare il patto regionale, ridarefunzione alle nostre città e ai nostri territo-ri. Chissà se sarà possibile.

Mario Camilli

A FEBBRAIO I QUARANT’ANNI DAI MOTI PER IL CAPOLUOGO DEL 1971

numero zero - dicembre 2010 - pag 20-21

Tiziana Irti, cittadina aquilana“IL TERREMOTO SIAMO NOI”

senza fare niente, senza reagi-re. Siamo un popolo totalmen-te addormentato e sprofonda-to nel piccolo quotidiano. Eallora? Cosa vi aspettate daquesta città, da questo territo-rio massacrato e dai cittadiniche lo abitano? Un miracolo? Come ben sapete, a quelli c’èqualcun altro che ci pensa. Noi,cittadini comuni mortali, nonsiamo attrezzati per i miracoli,siamo terra terra e, in questomomento, neanche molto sta-bilmente... Cosa fare? Io personalmente ho deciso di accettarequesto nuovo punto di vista “il terremotosiamo noi”, regalo di un giovane artista, tral’altro milanese, che è qui in mezzo a noicome uno di noi, alla faccia di quelli che civorrebbero dividere…E mi porterò a spasso tra le macerie que-sta ultima utopia.E voi? Se posso darvi un consiglio, abban-

donate nel centro commerciale i carrellidella spesa del sabato e fate anche voi ungesto rivoluzionario: andate a passeggia-re in piazza e incontratevi in mezzo allabellezza. Godetevi le vostre città integre,senza crepe, senza puntelli, senza ferite,senza transenne, senza zone rosse, senzadivieti e presidi militari! Godetevele finchè ce le avete.

LA STAMPA - DOMENICA 28 FEBBRAIO 1971

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Foto MADFoto MAD APRILE - SEttEMBRE 2010APRILE - SEttEMBRE 2010

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1265, autorizzò formalmente la riedifi-cazione della città (cd. rifondazioneangioina) e concesse – stando a quantodice Buccio di Ranallo – un’area capacedi accogliere 15000 famiglie (circa70000 abitanti). L’Aquila divenne cosìuna città-territorio e un comune dotatodi ordinamenti elettivi; a ciascun castel-lo di fondazione venne riservato, all’in-terno della città, un locale nel qualegeneralmente si replicarono organizza-zioni e dinamiche dei castelli di origine:ogni circoscrizione de intus era rivoltaverso quella di origine de foris e gli abi-tanti stessi, pur divenendo cittadiniaquilani, non dovettero rinunciare allacittadinanza originaria. Al 1276, poi,risale la divisione in quartieri (S. Pietro,S. Giovanni, S. Giorgio, S. Maria) checomprendevano anche il territorio cir-costante. Il cantiere cittadino tuttaviastentava a decollare ma un impulsodecisivo venne nel 1294 da Carlo II e inquesto stesso anno la città venne sceltada Celestino V per la sua incoronazione.L’Aquila in questa fase assunse rapida-mente un importante ruolo economicoper il commercio dei prodotti del conta-do e, grazie alla sua posizione geografi-ca, si collocava al crocevia di traffici che,anche tramite la via degli Abruzzi, le per-misero di entrare in contatto con alcunidei centri più importanti della penisola.Per un certo periodo tra la città e i castel-li fondatori si mantenne un discretoequilibrio che venne meno con la lottadei cittadini contro i feudatari culminatanella distruzione delle loro fortezze.Il XIV secolo e poi il successivo furonoper la città particolarmente difficili,prima con la peste (1348 e 1363), poicon il terremoto (1349) e infine con l’as-sedio di Braccio Fortebraccio daMontone (1423), dal quale L’Aquila, resi-stendo strenuamente, uscì vittoriosa.

Cristina Iovenitti

indebolì significativamente la praticadella transumanza causando la crisi diquei centri che fino ad allora avevanotratto il loro benessere economico dallapastorizia. Un ennesimo colpo per lepopolazioni lo inflissero le incursionisaracene nel X secolo.A partire dal IX – X secolo, intanto, il ter-ritorio veniva costellato di strutture for-tificate che modificarono profonda-mente l’assetto e l’organizzazione delterritorio e delle comunità. Dalla inizia-tiva di questi stessi castelli nacque,molto tempo dopo, la città di Aquila.Un vivace dibattito storiografico riguardaancora la questione della fondazionedella città che convenzionalmente si farisalire al 1254 e si attribuisce al volere diCorrado IV, anche se significativi scaviarcheologici condotti in area urbana (gra-zie all’attività della cattedra diArcheologia medievale del Prof. F. Redi -Univ. di L’Aquila, a Collemaggio, S. Basilioe S. Domenico) oltre notizie storiche eresti strutturali ancora ben visibili (l’inse-diamento presso chiesa di S. Maria deAcquili o de Acculis fin dal 1193; il Torrione;il segmento di mura megalitiche c/o lastazione ferroviaria su cui si imposta lacinta urbana trecentesca) testimoniano diun’attività insediativa nell’area ben primadella data canonica del 1254.Nella lotta tra guelfi e ghibellini, nel XIIIsecolo, L’Aquila si schierò apertamentecon i primi e con l’allora papaAlessandro IV. In seguito a ciò, nel 1259la neo città venne distrutta per rappre-saglia da Manfredi che la incendiò. Ilvescovo quindi tornò di nuovo aForcona e anche gli abitanti dei castelli,che si erano trasferiti intra moenia, tor-narono nei rispettivi luoghi di origine.Ma con la morte di Manfredi e diCorradino e quindi con il tramontodella politica imperialistica sveva, ilguelfismo trionfò e Carlo d’Angiò, nel

I l colle su cui sorge L’Aquila sbarra lavalle dell’Aterno e in epoca preromana

separava il territorio dei Sabini (versanteovest) da quello dei Vestini (versante est).La città sabina di maggiore importanzaera Amiternum, centro amministrativo diun’area piuttosto vasta della quale sonoancora ben visibili gli avanzi strutturali delteatro e dell’anfiteatro.L’organizzazione amministrativa diSabini e Vestini si basava sui pagi, vastidistretti territoriali dotati di ampia auto-nomia, le cui popolazioni vivevano ininsediamenti privi di fortificazioni esparsi nelle campagne. Con l’occupa-zione di Amiternum (293 a.C.) da partedei Romani e poi con la fine delle guer-re sannitiche (290 a.C.) la zona cismon-tana vestina e la Sabina entrarono a farparte dello Stato romano e Amiternum,Aveia e Peltuinum ottennero la cittadi-nanza divenendo prefetture.La vicinanza con Roma e la presenzadelle grandi arterie stradali romane favo-rì nel corso del III sec. la formazionenell’Abruzzo montano delle primecomunità cristiane (sulla costa inveceperdurarono più a lungo forme radicatedi paganesimo) e tra i primi evangelizza-tori sono da ricordare S. Vittorino diAmiternum e, nell’area vestina, S.Massimo. Ed è proprio ad Amiternumche si costituì la prima diocesi abruzzese.La crisi del periodo tardo antico, ancorprima delle invasioni barbariche, investìanche l’Abruzzo interno, forse già a par-tire dai danni causati dai terremoti delIV secolo (quello del 346 infatti rasequasi completamente al suolo la città diPeltuinum che dopo qualche decenniovenne del tutto abbandonata) ai qualiseguirono poi le vicende della guerragreco-gotica (535-553). Come se nonbastasse si aggiunsero anche le invasio-ni dei Longobardi, tra il 571 e il 574,durante le quali molte città vennerosaccheggiate. Aveia, Amiternum eForcona divennero gastaldati ed entra-rono a far parte del Ducato di Spoletoche si estendeva fino al fiume Pescara.Anche con l’occupazione carolingia(774) il fiume Pescara divideva la regio-ne separando il regno franco dal duca-to di Benevento e creando quindi unostacolo tra l’Abruzzo montano e ilTavoliere pugliese. In questo modo si

Gonfalonedell’Aquiladel 1559opera di GiovanPaolo Cardone(conservato,fino al 6 aprile,presso il MuseoNazionale d’Abruzzo)

RADICI

STORIA DELL’AQUILA DAGLI ITALICI A FORTEBRACCIO DAMONTONE

SIte.it giornale online - edizione stampata

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RADICI - Torri e Castelli

CASTELLO DI OCRE

Il castello di ocre (m. 933) si erge sul ciglio della dolina delMonte Circolo e secondo la tradizione nel 210 S. Massimolevita di Aveia fu scaraventato dalla cresta su cui sorge l’inse-diamento. Martirizzato divenne poi patrono dell’Aquila.Si tratta di un borgo fortificato d’altura le cui mura di cinta, aforma di triangolo isoscele, le torri, la chiesa a tre navate (di S.Salvatore inter castrum Ocre) e le abitazioni si conservavano,prima del sisma del 6 aprile 2009, in buona parte ancora inelevato. Le fasi di vita dell’insediamento sono rimaste sostanzialmen-te ferme al XV secolo e le strutture superstiti occupano metàdell’area fortificata. Nel fossato sono stati recuperati fram-menti di ceramica dell’Età del Bronzo e diverse campagne discavo (Dir. Scientif. Prof. Fabio Redi) hanno interessatoun’area all’interno del castello nella parte sommitale e unaall’esterno. Nonostante tutto però le origini del castello non si conosco-no e la prima notizia di un castello nel feudo di ocre è in unabolla di papa Alessandro III del 1178 che lo indica come pos-sedimento del vescovo di Forcona. Il complesso è poi citatonel 1254 quando fu preservato dalla distruzione dei castellifondatori della città di L’Aquila. Fu saccheggiato dagli aquila-ni nel 1266 durante gli scontri con i feudatari dei castelli eassediato nel 1423 dal capitano di ventura BraccioFortebraccio da Montone. Una volta esaurita la funzione stra-tegica di difesa della città di L’Aquila il castello di ocre andòprogressivamente decadendo, la popolazione residente sitrasferì altrove e già all’inizio del XVI secolo nei documenti siparlava, non più di “castrum” ma “villa”.

N ella piazza del Duomo, centro dell’antico nucleo di origi-ne medievale e piazza del mercato, sorge la chiesa di S.

Maria del Suffragio (comunemente detta delle Anime Sante).Fu edificata nel 1713 come sede per la Confraternita omonimain sostituzione di quella originaria distrutta dal terremoto del1703. Tale Confraternita, che aveva iniziato le pratiche di acqui-sto già da un paio di anni, era l’unica del suo genere ad avere,dopo il sisma, le risorse finanziarie per una tale impresa graziealle entrate derivanti dalle pratiche di preghiera in suffragio deidefunti e all’aumento delle donazioni testamentarie.La costruzione della chiesa baraccale fu duramente osteggiatasia dal Capitolo di San Biagio che dalla Cattedrale di SanMassimo e solo nel luglio del 1713 la Congregazione deiVescovi e Regolari acconsentì alla sua edificazione. La costru-zione vera e propria, tuttavia, ebbe inizio nel 1715 e fu consa-crata solo nel 1872, anche se vi si officiava già dal 1726. La strut-tura, a navata unica con profonde cappelle laterali e arricchitada stucchi realizzati nel 1896 sotto la direzione di Teofilo Patini,fu progettata dal Carlo Buratti, allievo di Carlo Fontana.La facciata principale, nel cui concio di chiave del nicchionedi coronamento è iscritta la data 1775, è imponente e sceno-grafica, divisa in cinque settori tramite un doppio ordine dilesene ed è stata realizzata fra il 1770 e il 1775 dall’aquilanoGiovanfrancesco Leomporri. Il portale d’ingresso è caratteriz-zato da un timpano mistilineo e da uno scheletro, immagineallegorica della morte, mentre il medaglione della Verginedel Suffragio si trova lungo l’asse mediano. La cupola, grave-mente danneggiata dal sisma del 6 aprile 2009, è in stile neo-classico e fu disegnata dal romano Giuseppe Valadier nel1805. L’apparato decorativo attualmente visibile è il risultatodi diversi interventi condotti a più riprese durante il XIX seco-lo che ne hanno alterato l’originaria sobrietà.L’interno è caratterizzato da forme barocche neoclassiche ealtre del tardo ottocento. I bassorilievi in stucco posti lungo lepareti laterali rappresentano il Trionfo della morte e della Fedee quelli nella volta il Giudizio universale e la Madonna con leanime dei Purganti, opera del Feneziani. Ai lati del transetto sitrovano due altari marmorei del Pedetti e del Ferrandini (XVII-XVIII secolo), nell’abside il grande polittico con cornice dorataopera di Francesco Bedeschini e nella cappella di sinistra undipinto del Patini raffigurante S. Antonio da Padova.

RADICI - Le chiese

SANTAMARIA DEL SUFFRAGIO

numero zero - dicembre 2010 - pag 26-27

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pubblica utilità (o di indirizzare in unacerta direzione i ricoveri provvisori, suipossedimenti degli avversari e in prossi-mità dei propri).Dove i centri avevano assunto l’aspettodi un enorme cumulo di macerie e dimorte, fu giocoforza spostarsi, di poco(beninteso: anche qui si nota un certorispetto del criterio di avvicinamentoalle vie di comunicazione: Avezzanoverso la stazione ferroviaria; SanBenedetto dei Marsi, Gioia, Lecce,Cappelle verso la statale rotabile, ecc.):le decisioni furono assunte dagli uniciattori sul terreno, ovvero Esercito eGenio Civile, concentrando in un uniconuovo nucleo i superstiti di diverse fra-zioni e località sparse.Dove invece una parte di popolazione,attraverso i propri organismi elettivi ocon la propria sola voce, riuscì ad inter-loquire, le dinamiche furono un pocopiù complesse, ed il solo fattore di vici-nanza alle vie di comunicazione – che,ad esempio, determina in un primotempo la traslazione di Aielli dal montealla stazione – non è sufficiente (a

L e popolazioni superstiti del sismadel 1915 ebbero a misurarsi, nel-

l’immediato, tra le repliche della scossamatricida, con i rigori di un inverno rigi-dissimo (che non poche persone atro-cemente uccise, nel dopo terremoto).Dopo i primi ricoveri improvvisati instrutture di fortuna – in aie e pagliari – econ suppellettili recuperate, esercito,autorità civili e comitati di soccorsoprovvidero alla bisogna attraverso lafornitura di tende, «copertoni catrama-ti» (magnificati da Gaetano Salvemini aBalsorano) e, soprattutto, con strutturein legno (materiale pure di difficileapprovvigionamento, stante la guerraeuropea in corso).Già con la realizzazione delle cosiddet-te «baracche», nei primi giorni, autoritàe scampati alla sciagura si posero il pro-blema di dove insediare questi primiricoveri, giacché immediata fu la perce-zione che l’individuazione delle zonedestinate alle baracche avrebbe condi-zionato le direttrici della futura ricostru-zione. Un inestricabile e quasi insolubileintreccio tra stato di necessità (eraessenziale che i siti delle baracche fos-sero prossimi alle vie di comunicazione,ed in particolare alle stazioni ferroviarie,ove giungeva il materiale), mozioni diattaccamento della popolazione al cen-tro originario, velleità di avvicinarsi otenersi prossimi ai luoghi di lavoro e deipropri interessi, velleità poco confessa-bili di alcuni notabili di preservare alcu-ni fondi di proprietà dall’esproprio per

I l terremoto che pochi minuti primadelle ore otto antimeridiane di un

mercoledì plumbeo di quasi centoanni or sono funestò l’Italia centraleebbe il proprio epicentro nella zonadel Fucino.Interi paesi ai margini dell’altipianovennero letteralmente abbattuti, men-tre gravissimi lutti e danni subironopure molti centri rovetani e della Valledel Liri. La pubblicistica tecnica e stori-ca rimanda uno scenario di devastazio-ne, sintetizzato dal massimo gradodella scala Mercalli con il quale è passa-

to agli annali (successivamenteall’evento si è tentato di applicare iparametri della scala Richter: indicatacon magnitudo momento 7.0) mamolti dei suoi aspetti rimangono scar-samente studiati. Basti pensare che adoggi non si conosce – come per l’altroterribile disastro di quegli anni, il sismadi Messina e Reggio Calabria (28 dicem-bre 1908) – il numero esatto delle vitti-me provocate dal terremoto.In una recente proiezione di modellitesi ad ipotizzare gli effetti che un even-to di pari intensità produrrebbe sulla

stessa zona colpita quasi un secolo fa, ilrisultato scaturito è a suo modoagghiacciante: lamenteremmo oltreventiduemila vittime.La Protezione civile parte dall’assuntoche nel gennaio 1915 si ebbero oltretrentaduemila morti. Ma il dato più vici-no, sempre per eccesso, alla realtà, sem-bra quello indicato da un letterato,Ignazio Silone (colpito anch’egli, giovi-netto, dal sisma) che in «Uscita di sicu-rezza», in un passaggio assai citatonegli ultimi due anni, scrive di “circatrentamila persone”.

Pescina, dove una prima cittadella vieneimpiantata alla stazione, nessuno pensavi si possa insediare la popolazione: adun mese dal sisma, proprietari e conta-dini disputano con i Bersaglieri accorsi econ il Comitato lombardo di soccorso seil sito da questo prescelto [quella chediverrà Pescina Nuova] per i primi rico-veri da realizzare – anche in materialelaterizio – sia o meno idoneo) a determi-nare l’abbandono tout court dei vecchicentri, quando pure decisamente pocoaccessibili (si pensi alla frazione di Metadi Civitella Roveto, la cui via di accesso èaddirittura minacciata da un masso; o aRendinara, che a differenza del capoluo-go, Morino, non viene abbandonata). A voler rendere uniforme un processomolto complesso e diversificato da infi-nite contingenze (ad esempio: la dispo-nibilità di acqua; l’esposizione al sole), sipotrebbe sintetizzarlo quale discesaverso gli scali, un’accelerazione del pro-cesso di passaggio dal monte al piano,una smedievalizzazione del territorio.Quando con i comitati di soccorso e conl’Unione Edilizia Nazionale si parte per iricoveri definitivi (le baracche asismi-che), ci sono già le opere di urbanizza-zione delle zone dove – come è scrittosui giornali e sulle cartoline – la vita starisorgendo (ad Avezzano le vie sonodenominate addirittura per lettera: A, B,C, D): i luoghi sono già implicitamentestabiliti. «Non c’è che il provvisorio cheduri», ammoniva un grande pensatore-politico dell’ottocento.

fmb

13 gennaio 1915IL MISTERO DEL GRADO RICHTER E DEL NUMERO DEI MORTI

RADICI - Il terremoto del 1915

PROVVISORIO E DEFINITIVO: LOCALIZZAZIONE DEI RICOVERI DELLA MARSICA

SIte.it giornale online - edizione stampata

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do la necessità di tradizioni edi pastorizia che impongonoai naturali di star più pressoai pascoli della montagna.[...] superato lo stato acutodel primo momento, sotto ilR. Commissario, d’accordocon l’Ufficio del Genio Civile(che in linea generale predi-lige – e con valide ragioni,anche per economia di tra-sporti – le ricostruzioni inprossimità degli scali ferro-viari) fu dato impulso ailavori: ed il paese si è mante-nuto da vari mesi in quiete:per intanto, i pubblici uffici,in linea precaria, venivanoposti in Aielli bassa, cioè vicino alla sta-zione.Ma ora si presenta la questione piùgrave: cioè della destinazione del defi-nitivo locale per l’ufficio Municipale, e,credo anche, per l’ufficio di Posta.Certamente, restituire in questomomento la naturale rappresentanzaalle proprie funzioni [...] presenterebbeassai forte probabilità di aprire unperiodo di perturbamenti continui inConsiglio Comunale e in piazza: tantopiù che il Muzi se ha una maggioranzain Consiglio, appare – da informazioniavute – che non ne abbia nella popola-zione [...]—-(On. Erminio Sipari, 31 marzo 1916)[...] Io fui sopraluogo nel maggio 1915quando l’agitazione già ferveva per laminaccia della ricostruzione del paesegiù. Dopo di me intervenne il Comm.

Dezza [il Regio Commissario Civile per ilcircondario di Avezzano], col quale rima-nemmo d’accordo che la soluzioneequa era: casette nuove su, e casettenuove giù proporzionalmente agli abi-tanti che volevano restar su o venir giù.Dopo l’assestamento demografico sisarebbe visto se quali delle due frazionipreponderava, e lì si sarebbero ricostrui-ti gli uffici pubblici.Io partii il 25 maggio, richiamato allearmi, e solo in gennaio sono tornato inAbruzzo ed ho trovato che... avevanoricostruito tutto il paese giù, salvopoche casette (5 mi pare) costruite su.Interrogato Lepore [dirigente l’ufficiospeciale del Genio Civile di Avezzano]seppi che il Dezza gli aveva detto dicostruire molte casette anche su, mache egli Lepore si era opposto perchémancava l’area [...] detta asserzione nonè esatta [...]

(Regio Commissariato civile diAvezzano a Prefettura di Aquila, 31gennaio 1916)oggetto: Aielli – Amministrazione comu-naleAspra lotta si è accesa da vari mesi inAielli in occasione della ricostruzionedel paese: ché il Sindaco ultimo, SignorCarlo Muzi – dal R. Commissario deltempo nominato Delegato speciale –strenuamente ha parteggiato per lacostruzione di baracche e casette vici-no alla stazione ferroviaria, mentre ilpartito a lui di opposizione ad ognicosto voleva tale ricostruzione in alto,presso il vecchio paese.Nella realtà la questione trae le sue ori-gini anzitutto dalla lotta dei partiti loca-li, di cui quello di opposizione si imper-nia principalmente nello Iacobucci e nelDel Cecato [...] ma la trae anche da unfattore economico importante: e cioèche così il Muzi, come lo Iacobucci(accusa del resto, che entrambi si pal-leggiano a vicenda) tendono ciascuno atrarre il centro del paese per oppostevie, il primo perché ha fondi vicino allastazione ferroviaria che aumenterebbe-ro di valore col formarsi colà del nuovocentro abitato, il secondo perché, datale soluzione, vedrebbe diminuito ilvalore di una casa di sua proprietà rima-sta integra nell’abitato vecchio […]entrambi orpellano le loro intime ragio-ni con considerazioni d’indole generale:il primo, invocando la comodità dei traf-fici ed il maggiore soffio di modernaciviltà che si assicura ad un paese por-tandolo vicino alle grandi vie di comuni-cazione: il secondo, a sua volta, invocan-

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RADICI - Il terremoto del 1915

RICOSTRUZIONE DI AIELLI: UN CASO ESEMPLARE ATTRAVERSO DUE DOCUMENTI D’EPOCA

numero zero - dicembre 2010 - pag 28-29

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per ottenere i soldi, quelle opere d’artenon hanno neanche quell’opportunità.Fossero state a Palazzo Chigi avrebberopotuto sperare in un incontro “fatale”con il Premier, come le statue di Venere eMarte oggetto di un discutibile interven-to che ha ridato entrambi le mani allaprima, una mano e il pene alla secondascatenando polemiche a non finire.Qui, in Abruzzo, dove la partita della“rinascita” si annuncia molto più com-plessa e difficile le opere d’arte oltrag-giate dal sisma devono accontentarsidel bel segnale arrivato dalla direttriceregionale dei beni culturali, Anna MariaReggiani, congedatasi dal lavoro conun appello ad amici e colleghi: destina-re il regalo per la pensione a un nobilegesto verso una città che la conquistònon appena vi mise piede a metà del2007. “Mi ha incantato sin dai primi gior-ni con la sua ritualità antica e attualeinsieme – ha scritto – una specie diBrigadoon, il villaggio immaginario tra-sferito sul grande schermo da VincenteMinnelli, con un musical che ha creato ilmito di un luogo bellissimo, quantomisterioso. Perciò in questo momento dimutamento del mio percorso di vita hodeciso di mettere a disposizione un con-tributo condiviso con voi, affinché la cittàincantata sia restaurata al più presto econ lei tutti i suoi preziosi tesori. Così hopensato di indicarvi un’alternativa aldono che solitamente viene presentatodurante una festa di addio, a ricordo delpezzo di vita trascorso insieme: destinarequello che riterrete al restauro di un’operad’arte del Museo Nazionale d’Abruzzo,che ci auguriamo sia riaperto a L’Aquilanel tempo più breve possibile”.

Mario Sbardella

V isitabile sei giorni su sette, dalle8.30 alle 19.30, fatta eccezione del

lunedì, Musè, che nei 3500 mq coperticustodisce 300 mila pezzi dell’era prei-storica, conserva il passato e guarda alfuturo scommettendo sui giovani esulle “contaminazioni” culturali con gliAtenei più prestigiosi del mondo.obiettivo: diventare un punto di riferi-mento per lo sviluppo, la valorizzazionedel territorio e del patrimonio culturale.Filosofia che trova concreta applicazio-ne nelle attività svolte. Qui, nel cuore delFucino, dove sono di casa gli studentidell’Accademia delle Belle Arti, si tengo-no stage e laboratori aperti, mostre eattività didattiche per le scuole, ancheprimarie. Quattro i laboratori dedicati airagazzi delle III-IV-V: “Colorado” per avvi-cinarli alla conoscenza e l’utilizzo deivari materiali pittorici; “W la carta!:Cartapestando” per favorire la capacitàdi progettare ed elaborare un prodottoartistico partendo da una materia grez-za; “W la carta!: La carta riciclata” per far-gli conoscere da cosa si produce, comesi arriva al prodotto finale e come si rici-cla; “Vivi la Preistoria: Manipolazionedell’argilla” per avvicinarli alla compren-sione della storia e dei materiali che sisono susseguiti nei secoli fino a oggi.

E stratto dalle macerie dell’Aquila,messo in sicurezza al Musè di

Celano, l’immenso patrimonio artisticodel Museo Nazionale d’Abruzzo e delleChiese aquilane “violentato” dal sisma,rischia di restare a lungo in quel “tumu-lo funerario” immerso nel terreno delFucino.Qui, nell’ex Museo della Preistoria checustodisce 300mila reperti di età prei-storica e protostorica, in un anno emezzo, gli specialisti di Musè supporta-ti per un periodo dai colleghidell’Istituto centrale del restauro diRoma e dell’opificio pietre dure diFirenze hanno quasi assolto alla primafase di recupero di quelle mille prezioseopere. ora in sala restauro “giace” l’ulti-mo prezioso dipinto: la Madonnadell’Immacolata Concezione, opera diSeverino Galanti recuperata dallemacerie della chiesa di San Marco.Amore e passione per l’arte hanno fattoun “piccolo miracolo” al Musè dove oradovrebbe scattare il rush finale percompletare il lavoro e restituire agliaquilani quel patrimonio inestimabile,simbolo di quella rinascita reclamata daun popolo che non vuole restare nelle“new town”, ma riappropriarsi dei pro-pri spazi, della propria cultura, del vive-re quotidiano. “Abbiamo quasi comple-tato la fase di messa in sicurezza delleopere”, assicura la direttrice di Musè,Geltrude Di Matteo, “poi occorrerà pas-sare al restauro, ma ovviamente i tretecnici del museo non bastano per unlavoro così importante”. Ma non è soloquestione di uomini: occorrono fondicospicui che non si vedono. E se gliaquilani possono almeno protestare ebattere cassa sotto le stanze del potere

A Celano si aspettano i fondi per il restauro dei capolavori dell’Aquila

MILLE OPERE D’ARTE MESSE IN SICUREZZA AL MUSÈIl Musèdi Celano

LABORATORI DIDATTICI

numero zero - dicembre 2010 - pag 30

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