l’islanda è un paese meraviglioso islanda · azzurro, le barche molto vivaci, l’erba verde...

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74 - Avventure nel mondo 1 | 2013 ............................................................................. Islanda È il 16 Giugno, con un gruppetto di 8 persone sto partendo per l’Islanda; abbiamo scelto questo periodo perche’il 20 Giugno vogliamo vedere il sole di mezzanotte, nel giorno del solstizio d’estate. Arriviamo con l’aereo verso le 11 di sera e c’è ancora chiaro, il cielo e’ sereno e non fa freddo; raggiungiamo la Guest House vicino all’aeroporto di Keflavik e ci sistemiamo nei bungalows. La mattina seguente siamo di nuovo all’aeroporto per noleggiare il mezzo che ci accompagnera’ durante il viaggio poi torniamo a prendere il resto del gruppo in guest house, carichiamo i bagagli e via, si parte! A Grindavik cominciamo a familiarizzare con l’ambiente: i colori: il mare azzurro, le barche molto vivaci, l’erba verde intenso, le casette di latta colorata, i cavalli nei campi attorno alle fattorie, con le criniere al vento e gli occhioni dolci, la giornata è bella, il sole scotta. Andiamo alle terme di Laguna blu, il posto è bellissimo, un laghetto azzurro chiaro in mezzo alle rocce di lava nera, c’è parecchia gente che fa il bagno e continuano ad arrivare bus carichi di turisti ma c’è anche un bel vento gelido e non abbiamo tanta voglia di metterci in costume. Il costo del biglietto è di € 35 a testa e il tempo x restare qui non è molto per cui decidiamo di mangiare qualche cosa e poi di andare a Reykjavik, sistemarci alla Guest House Aurora, dove ho prenotato, per poi vedere la città. Andiamo in centro con il ns mezzo, parcheggiamo in cima alla collinetta, vicino alla grande chiesa bianca, particolare con le due guglie laterali della facciata, così alta che la si vede da ogni angolo della città; sul piazzale davanti c’è il monumento del vichingo Leifur Eiriksson, primo europeo ad imbattersi nel continente americano. La visitiamo subito, prima che chiuda saliamo sulla torre per vedere il panorama della città dall’alto, poi andiamo alla GH Aurora che è lì vicino alla chiesa, proprio in centro. Lì conosco Sikki, il gestore che si è dimenticato di noi e della mia prenotazione, va in ansia, cerca nelle casette vicine e ci trova una sistemazione lungo la via, siamo tutti abbastanza vicini e in belle camere, dotate di cucina al piano. Sistemiamo i bagagli e andiamo a girare la città a piedi. Oggi, 17 Giugno, è la festa nazionale dell’Indipendenza, la gente è allegra, si organizzano cene comunitarie lungo le stradine, canti e complessi in centro, il parco e i laghetti sono pieni di famiglie coi bambini che giocano. Visitiamo il Museo Nazionale e cominciamo a farci un’idea di come si è formato questo paese, delle sue tradizioni e della fatica che ha fatto per conquistare l’Indipendenza dalla Danimarca solo in tempi recenti; la sera ceniamo al porto da Sagreifinn, un posticino alla buona che fa pesce alla griglia e, quando ritorniamo in albergo, è quasi mezzanotte ma non riusciamo farcene una ragione perché la luce è la stessa del pomeriggio. Il nostro giro continua la mattina del 18 Giugno con un programma impegnativo, la prima tappa è a 45 Km, Pingvellir, dove c’è la fenditura nella crosta terrestre per via dell’incontro tra la zolla tettonica Europea e quella americana che si allontanano di due metri all’anno. Il luogo è molto suggestivo, qui la natura si è divertita a spaccare la terra in tanti punti come se fosse di pastafrolla. Giriamo sulle passerelle che ci danno la possibilità di vedere e di fotografare, poi andiamo ad Alping, dove si tenevano le riunioni del primo parlamento della storia, ancora oggi la casa che vi hanno costruito è una sede del governo. C’è una piccola cascata lì vicino e il fiume Oxara’si infila proprio nella spaccatura della terra, facciamo una camminata fino al laghetto, tutto è lindo, perfettamente pulito e ordinato, il sole sbrilla nel cielo azzurro e i prati verdi sono tappezzati ovunque da fiori di lupino viola, che bella l’Islanda! Alle 12,00 ripartiamo alla volta di Geyser dove arriviamo in 50 minuti, ci dirigiamo subito al geyser principale ed è emozionante vedere e sentire l’enorme spruzzo quando arriva (nonostante sia lì ad aspettarlo ogni volta che arriva sussulto per lo spavento), restiamo incollati lì per un’oretta durante la quale il getto di acqua esce una ventina di volte e poi andiamo a Gulfoss dove c’è una maestosa cascata a due balzi che riusciamo a vedere con tanto di arcobaleno. Ripartiamo alle 15,30 sulla str 35 che rimane asfaltata ancora per 18 km poi diventa sterrata. Passiamo in mezzo a grandi ghiacciai, i paesaggi sono insoliti, spogli, oserei dire “lunari” ma comunque belli, la velocità del nostro mezzo è ridotta, la strada impegnativa. Arriviamo a Hveravellir alle 18,00, c’è molto vento, gelido, e si sta annuvolando, facciamo un giro tra le pozze bollenti, c’è anche la possibilità di fare il bagno in una piccola pozza ma è piuttosto tardi e decidiamo di andare avanti per cercare in nostro ostello, vi arriviamo alle 19,30, siamo ad Afanghi. L’ostello ha aperto proprio oggi (resta aperto solo per la stagione estiva), la cucina è bella e pulita, noi cominciamo a sistemare i viveri, le tre persone di turno cucinano e preparano per tutti, le camere sono pulite e i bagni in comune. Intorno non c’è proprio niente ma lì stiamo bene, l’ostello è grande e luminoso e poi è tutto per noi. Il 19 partiamo come al solito alle 8,00, dopo la colazione carichiamo i bagagli, la giornata oggi è un po’ grigia e i laghetti circostanti si vedono poco. Prendiamo la strada 35 che per 38 Km è ancora Testo di Angela Bondioni Foto di Angela Bondioni ed Emanuele Balzarini VIAGGI | Islanda L’Islanda è un paese meraviglioso da un Islanda breve gruppo Bondioni 01

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74 - Avventure nel mondo 1 | 2013 .........................................................................................................................................................

IslandaÈ il 16 Giugno, con un gruppetto di 8

persone sto partendo per l’Islanda; abbiamo scelto questo periodo

perche’il 20 Giugno vogliamo vedere il sole di mezzanotte, nel giorno del solstizio d’estate.Arriviamo con l’aereo verso le 11 di sera e c’è ancora chiaro, il cielo e’ sereno e non fa freddo; raggiungiamo la Guest House vicino all’aeroporto di Keflavik e ci sistemiamo nei bungalows. La mattina seguente siamo di nuovo all’aeroporto per noleggiare il mezzo che ci accompagnera’ durante il viaggio poi torniamo a prendere il resto del gruppo in guest house, carichiamo i bagagli e via, si parte! A Grindavik cominciamo a familiarizzare con l’ambiente: i colori: il mare azzurro, le barche molto vivaci, l’erba verde intenso, le casette di latta colorata, i cavalli nei campi attorno alle fattorie, con le criniere al vento e gli occhioni dolci, la giornata è bella, il sole scotta. Andiamo alle terme di Laguna blu, il posto è bellissimo, un laghetto azzurro chiaro in mezzo alle rocce di lava nera, c’è parecchia gente che fa il bagno e continuano ad arrivare bus carichi di turisti ma c’è anche un bel vento gelido e non abbiamo tanta voglia di metterci in costume. Il costo del biglietto è di € 35 a testa e il tempo x restare qui non è molto per cui decidiamo di mangiare qualche cosa e poi di andare a Reykjavik, sistemarci alla Guest House Aurora, dove ho prenotato, per poi vedere la città.Andiamo in centro con il ns mezzo, parcheggiamo in cima alla collinetta, vicino alla grande chiesa bianca, particolare con le due guglie laterali della facciata, così alta che la si vede da ogni angolo della città; sul piazzale davanti c’è il monumento del vichingo Leifur Eiriksson, primo europeo ad

imbattersi nel continente americano. La visitiamo subito, prima che chiuda saliamo sulla torre per vedere il panorama della città dall’alto, poi andiamo alla GH Aurora che è lì vicino alla chiesa, proprio in centro. Lì conosco Sikki, il gestore che si è dimenticato di noi e della mia prenotazione, va in ansia, cerca nelle casette vicine e ci trova una sistemazione lungo la via, siamo tutti abbastanza vicini e in belle camere, dotate di cucina al piano. Sistemiamo i bagagli e andiamo a girare la città a piedi. Oggi, 17 Giugno, è la festa nazionale dell’Indipendenza, la gente è allegra, si organizzano cene comunitarie lungo le stradine, canti e complessi in centro, il parco e i laghetti sono pieni di famiglie coi bambini che giocano. Visitiamo il Museo Nazionale e cominciamo a farci un’idea di come si è formato questo paese, delle sue tradizioni e della fatica che ha fatto per conquistare l’Indipendenza dalla Danimarca solo in tempi recenti; la sera ceniamo al porto da Sagreifinn, un posticino alla buona che fa pesce alla griglia e, quando ritorniamo in albergo, è quasi mezzanotte ma non riusciamo farcene una ragione perché la luce è la stessa del pomeriggio.Il nostro giro continua la mattina del 18 Giugno con un programma impegnativo, la prima tappa è a 45 Km, Pingvellir, dove c’è la fenditura nella crosta terrestre per via dell’incontro tra la zolla tettonica Europea e quella americana che si allontanano di due metri all’anno. Il luogo è molto suggestivo, qui la natura si è divertita a spaccare la terra in tanti punti come se fosse di pastafrolla. Giriamo sulle passerelle che ci danno la possibilità di vedere e di fotografare, poi andiamo ad Alping, dove si tenevano le riunioni del primo parlamento della storia, ancora oggi la casa che vi hanno costruito è una sede del governo. C’è una piccola cascata lì vicino e il fiume Oxara’si infila proprio nella

spaccatura della terra, facciamo una camminata fino al laghetto, tutto è lindo, perfettamente pulito e ordinato, il sole sbrilla nel cielo azzurro e i prati verdi sono tappezzati ovunque da fiori di lupino viola, che bella l’Islanda!Alle 12,00 ripartiamo alla volta di Geyser dove arriviamo in 50 minuti, ci dirigiamo subito al geyser principale ed è emozionante vedere e sentire l’enorme spruzzo quando arriva (nonostante sia lì ad aspettarlo ogni volta che arriva sussulto per lo spavento), restiamo incollati lì per un’oretta durante la quale il getto di acqua esce una ventina di volte e poi andiamo a Gulfoss dove c’è una maestosa cascata a due balzi che riusciamo a vedere con tanto di arcobaleno.Ripartiamo alle 15,30 sulla str 35 che rimane asfaltata ancora per 18 km poi diventa sterrata. Passiamo in mezzo a grandi ghiacciai, i paesaggi sono insoliti, spogli, oserei dire “lunari” ma comunque belli, la velocità del nostro mezzo è ridotta, la strada impegnativa. Arriviamo a Hveravellir alle 18,00, c’è molto vento, gelido, e si sta annuvolando, facciamo un giro tra le pozze bollenti, c’è anche la possibilità di fare il bagno in una piccola pozza ma è piuttosto tardi e decidiamo di andare avanti per cercare in nostro ostello, vi arriviamo alle 19,30, siamo ad Afanghi.L’ostello ha aperto proprio oggi (resta aperto solo per la stagione estiva), la cucina è bella e pulita, noi cominciamo a sistemare i viveri, le tre persone di turno cucinano e preparano per tutti, le camere sono pulite e i bagni in comune. Intorno non c’è proprio niente ma lì stiamo bene, l’ostello è grande e luminoso e poi è tutto per noi. Il 19 partiamo come al solito alle 8,00, dopo la colazione carichiamo i bagagli, la giornata oggi è un po’ grigia e i laghetti circostanti si vedono poco. Prendiamo la strada 35 che per 38 Km è ancora

Testo di Angela BondioniFoto di Angela Bondioni ed Emanuele Balzarini

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L’Islanda è un paese meravigliosoda un Islanda breve gruppo Bondioni

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sterrata, poi la N 1, la famosa “ring road” che fa il giro di tutta l’isola, dopo 24 km siamo a Vidimyri dove ci sono una graziosissima chiesetta con il tetto e i muri di torba ed un piccolissimo cimitero sul retro. Dopo averla visitata andiamo a Glaumber, alla fattoria/museo della torba, incredibile come si siano ingegnati nei tempi passati per riuscire a vivere in questi climi gelidi, molto interessante. Subito sotto il museo c’è una bella pasticceria, con le ragazze nel costume tradizionale islandese che servono tutti i tipici dolci islandesi, così decidiamo di conoscere anche la cucina di questo bel paese. Via di lì incontriamo il paese di Hofsos, c’è un porto carino con le casette colorate, ne approfittiamo anche per cambiare un po’ di soldi in banca e per comperare le schede del gasolio (abbiamo scelto la catena di distribuzione N1 perché’ è quella maggiormente diffusa).Proseguiamo per Siglufjordur (95 Km) dove c’è da visitare il museo delle aringhe, sono tre edifici contigui lungo il porto, qui capiamo come si è sviluppata l’economia di queste zone costiere per merito dell’aringa che nel giro di un secolo è però sparita, o meglio, è stata consumata tutta, con conseguente decadenza della zona. Per sera arriviamo ad Akureyri, la Guest House è carina, le camere sono belle e anche la cucina,qualcuno va a dare un’occhiata al centro della città ma non c’è molta vita.Il 20 mattina andiamo a visitare il giardino botanico, è interessante vedere come riescano a far crescere lì, con quelle temperature, certi fiori e certe piante. La giornata è bella e c’è il sole, Akureyri è una bella città con un grande porto, c’è anche una grossa nave da crociera che sta arrivando. Visitiamo il centro con la bella chiesa simile a quella di Reykjavik ma più piccola e, alle 9,30, partiamo per Godafoss, la cascata degli dei, dove si narra che fossero stati gettati tutti gli idoli quando l’Islanda si convertì al cristianesimo.Alle 10,30 ripartiamo per Husavik, ci arriviamo in un’ora, vado subito agli uffici della North sailing a fare i biglietti per andare in barca a vedere le

balene. Partiamo alle 12 con la barca, ci infilano delle tute impermeabili blu che ci proteggono dal vento e dagli spruzzi; il giro dura tre ore e di balene azzurre ne vediamo tante, alcune in coppia, altre sole che nuotano venendo a galla ogni tanto per respirare, alcune anche molto da vicino. Alle 15,00 rientriamo, scendiamo dalla barca soddisfatti, mangiamo qualcosa e poi ripartiamo per Lundur percorrendo la strada 859 che gira intorno alla penisola di Tjornies alla ricerca delle pulcinelle di mare. La costa è bellissima, il sole da’ un colore dorato alle montagne che scendono a picco nel mare, ma di pulcinelle ce ne sono poche. Dopo un paio d’ore arriviamo ad Asbyrgi, al centro informazioni dello Jokulsargljufur NP, comperiamo la cartina e facciamo una bella passeggiata tra le formazioni basaltiche del canyon. Oggi è il giorno del solstizio d’estate e siamo nel punto più a Nord del nostro viaggio, proprio per assistere al sole di mezzanotte, ci rechiamo a Lundur dove ho prenotato per la notte in una scuola ma lì è chiuso e non c’è nessuno. Provo a chiamare i numeri telefonici che mi hanno inviato ma non risponde nessuno, allora vado nella piscina vicino alla scuola (ogni paese ha la sua piscina naturale all’aperto) e una ragazza prova a chiamare un certo Alex che pare ci stia aspettando all’hotel a 15 km da lì. Alex è contento di vederci, ci mostra le camere (troppo lussuose per essere le nostre) e il mistero si svela quando chiedo dove possiamo cucinare, Alex trasale e si rende conto che c’è un misunderstanding, gli mostro la mail di conferma e lì capisce di aver preso un granchio: lui aspettava Mss Angelina all’hotel ma io sono Angela per l’ostello. Si dispiace dell’errore, non sa più come scusarsi, ci chiede di seguirlo di nuovo alla scuola e per farsi perdonare ci regala due bottiglie di vino (perdonato!).Sono già le 19,30, abbiamo perso un paio d’ore con questo andare e venire, ci sistemiamo nella scuola, pulitissima, i bagni sono dentro l’edificio ma le docce e la cucina sono a 150 mt, vicino alla piscina.

Ceniamo e facciamo festa per tirare la mezzanotte, verso le 23,00 guardiamo l’orizzonte e ci rendiamo conto che da quella posizione il percorso finale del Sole ci viene nascosto da un rilievo montuoso allora saliamo in auto e ci spostiamo di una ventina di chilometri fino ad avere il mare all’orizzonte e lì restiamo fino all’1,20 quando vediamo il grande rosso disco solare che lentamente si poggia sul mare, bagnandosi solo un poco per poi riprendere la volta celeste. Emozionante!!! Il 21 siamo allo Yokulsargljufur N.P., facciamo un trekking alle grotte dell’eco, il tempo è splendido, davanti a noi c’è il canyon dove scorre il fiume Jokulsa, con le pareti incastonate di formazione basaltiche. Dopo un’oretta arriva un grosso nuvolone nero, io faccio in tempo a tornare al nostro minibus con alcuni amici, altri invece decidono di proseguire e tornano un’ora più tardi bagnati fradici. Intanto è tornato il sole e proseguiamo per Dettifoss, la cascata più impressionante d’Islanda, la portata d’acqua è notevole , il sole fa capolino tra le nuvole di umidità che risalgono formando un fantastico arcobaleno. Proseguendo a piedi sulla montagna si arriva in 10 minuti a Selfoss, dove c’è un’altra cascata più piccola e infine poco distante, a qualche minuto d’auto, si arriva alla cascata di Hafrangilfoss, di portata più modesta ma inserita in un contesto spettacolare. Via di lì andiamo verso il lago Mivatn, qualche chilometro prima c’è Hverir, un campo geotermico pieno di solfatare e fumarole. Il fango ribolle continuamente nelle buche più o meno larghe sul fianco della montagna, altri piccoli crateri fischiano incessantemente emettendo vapori tipo “pentola a pressione”, nell’aria c’è un forte odore di zolfo, mi assale l’inquietante sensazione che ovunque si posino i piedi possa formarsi un buco da cui fuoriesce qualcosa di bollente. Certo che qui non spendono tanto x il riscaldamento, le sorgenti calde vengono convogliate nelle centrali ed utilizzate sia per produrre energia a basso costo che nelle case e nelle piscine.Poco distante da lì c’è Reykjahlid, sul lago Myvatn, dove ho prenotato le camere per due notti al campeggio, le camere sono piccole ma è tutto ben organizzato, la cucina è grande e la veranda dove si cena è molto bella e luminosa (anche di notte). Questa sera abbiamo deciso di fare un tuffo nelle calde acque termali per cui ci rechiamo alla piscina, simile a quella di Laguna blu ma meno cara, unico problema è uscire all’aperto dopo aver fatto la doccia, l’aria è sempre piuttosto fredda ma è solo un attimo, poi l’acqua è così calda che fa piacere uscire ogni tanto al fresco. La mattina del 22 andiamo nella zona del Krafla dove c’è una grandissima centrale geotermica, dal parcheggio parte il sentiero ad anello del cratere Leirhnjukur con il lago sottostante, giriamo intorno a questo enorme cratere e, dalla cima, vediamo anche il cratere Viti con relativo laghetto. Lì è vietato fare il bagno perché’ la temperatura dell’acqua supera gli 80 gradi, i colori sono bellissimi, il laghetto Viti è di un verde smeraldo chiaro, la terra nera e rossa; il sole splendente e il cielo azzurro intenso evidenziano il contrasto dei

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01 Lele al lago Oskjuvatn02 Lupini viola

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colori, una meraviglia!Sempre nella stessa zona, prendendo un sentiero sulla sinistra ci si addentra nella caldera del Krafla, qui il giro è più lungo, 2 ore circa. Si cammina proprio nel mezzo della bocca di un vulcano che periodicamente erutta, il terreno è caldo, le formazioni rocciose sono di diverso tipo, nere e porose, oppure rossicce e appuntite, i sentieri si snodano all’interno del cratere, a volte non si vede più la strada ma non siamo soli, ci sono altri turisti.Riprendiamo l’auto per fare il giro del lago Mivatn, questo enorme lago azzurro contornato da prati verdi, ci addentriamo nel Kalfastrond Klasar con i meravigliosi pilastri di lava che mergono a fungo dalle basse acque del lago, facciamo un trekking girando nel bosco e sulle sponde, ci bagnamo nel lago, ci sdraiamo nei prati pieni di fiori gialli, il clima ce lo consente.Visitiamo Skutustadir, con la piccola chiesetta e i vicini crateri ricoperti d’erba, poi Dimmuborgir, interessanti formazioni laviche ma il tempo passa e sono già le 18,00, siamo un po’ stanchi, resterebbe da vedere il vulcano Maar Viti con il suo grande cratere nero ma decidiamo di ritornare in ostello, per oggi di vulcani ne abbiamo visti abbastanza, facciamo il pieno di benzina, la spesa e poi cena.Il 23 si parte presto, alle 7,00, il percorso di oggi è difficile, andiamo a Kverkfjoll sul ghiacciaio Vatnajokull avremo tante strade bianche e cominceremo la serie dei guadi. Lungo la strada ci fermiamo al campo Herdubrejoarlindir, e poi sosta al campo Drekki dove compriamo la cartina e chiediamo al ranger la condizione dei guadi: non ci sono problemi. Il tempo è splendido, arriviamo al Pkg Askia verso mezzogiorno, lasciamo la macchina e cominciamo il trekking alla caldera. Il paesaggio è fantastico, la montagna è tutta nera di lava, noi camminiamo su un grande nevaio che brilla bianco sotto i raggi del sole. Dopo circa 40 minuti siamo in vista del grande lago Oskjuvatn con le sue acque che riflettono il colore blu del cielo. Quando si arriva sulla sommità del cratere si riesce a vedere il laghetto Viti sul fondo, con le sue calde acque verdi arrurre dove si puo’ anche fare il bagno perché’ vengono raffreddate dal ruscello che scende dal nevaio.Fa una certa impressione vedere il lago Oskjuvatn così grande che sovrasta il piccolo Viti di un centinaio di metri. Lele ne approfitta e si tuffa nelle acque del Viti, peccato andarsene ma dobbiamo fare ancora tanta strada ed arrivare al rifugio per sera quindi torniamo al parcheggio, mangiamo qualcosa e riprendiamo la strada per Sigurdaskali dove dormiremo al rifugio Kverkfjoll, proprio di fianco al grande ghiacciaio.Arriviamo al rifugio alle 18,00, alcuni restano in camera, altri vanno ai piedi del ghiacciaio

che a quest’ora, con il sole dietro, fa un po’ paura.La sera al rifugio il ranger fa una proiezione di bellissime foto del parco, ci fa vedere le montagne che non conosciamo ancora, le piante, i fiori, gli animali che ci vivono sia d’inverno che d’estate e gli sport che le persone di qui fanno in inverno: corrono con dei gipponi enormi sulla neve o sul ghiacciaio, ogni tanto qualcuno cade in qualche crepaccio e tutti gli altri cercano di salvarlo (sport piuttosto pericoloso).La mattina del 24 il tempo è sempre splendido, alle 8,00 andiamo a vedere il ghiacciaio da vicino, attraversiamo il ruscello e ci avviciniamo il più possibile alla Ice Cave; un cartello dice di non passare un certo limite perché’ il ghiacciaio sopra sta scivolando e ogni tanto si stacca qualche pezzo (me lo ha confermato anche il ranger ieri sera), effettivamente si possono vedere grandi blocchi in bilico sopra di noi e altri pezzi già caduti. Ci limitiamo a fare qualche foto e a constatare l’enormità di questo ghiacciaio, poi ritorniamo al nostro mezzo che abbiamo parcheggiato un po’ più in basso perché’ la strada è malmessa, ci sono grandi sassi e non vogliamo rischiare di spaccarlo.Rifacciamo per un tratto la stessa strada di ieri e poi ci dirigiamo a Modruladur, paesino incantevole con le case in torba, 4 casette in mezzo al solito niente; ci fermiamo a mangiare qualcosa di tipico, zuppa di agnello, Kleika ossia frittellone con la panna, caffè e via per Egilsstadir e Seidisfjordur dove c’è un paesino carino su un bellissimo fiordo. Intanto è venuta qualche nuvola e la temperatura è scesa a 10 gradi, qualcuno esce a dare un’occhiata al paese semideserto mentre il gruppo di turno cucina per tutti; l’ostello è molto carino e confortevole c’è un simpatico ragazzo californiano alla reception, l’arredamento è in stile indiano, con degli angoli zen, nei corridoi risuonano brani di Chopin, posto particolare.Il 25 lo dedichiamo ai fiordi, torniamo a Egilsstadir poi Eskilfjordur e Neskaupstadur, il tempo è un po’ nuvoloso, giriamo intorno ai fiordi, su e giù per

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03 Pulcinella di mare04 Ghiacciao Flaajokull05 Geysir

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questi pendii a picco sul mare, vediamo paesini piccolissimi, lontano da tutto e da tutti. Da queste parti, adesso che c’è sempre luce, lavorano la campagna, raccolgono il fieno per le bestie ma d’inverno come sarà la vita, nel lungo inverno buio ? incontriamo tanti negozi con esposizione di pietre, qui la gente raccoglie pietre che sono bellissime, ce ne sono di vari tipi, le lavorano, le catalogano, le espongono, le vendono (certo così isolati e con tante ore buie ci si deve inventare qualcosa da fare).Arriviamo al faro di Hvalnes, nel mare ci sono migliaia di anatre che fluttuano sulle onde formando delle grandi macchie, ogni tanto un’anatra cerca di spostarsi, sbatte le ali e comincia ad annaspare con le zampette, altre la seguono e così le macchie si muovono, cambiano forma, si spostano, si delineano nuovi disegni sul mare, è incredibile come riescano a coordinarsi migliaia di anatre che apparentemente sembrano ammassate le une contro le altre. Dal faro si vede la laguna di Lon con i cigni e i cavalli che pascolano liberi; in questa striscia di terra si sono insediate nell’ultimo secolo alcune fattorie, i ghiacciai si sono ritirati di alcuni chilometri e il terreno che hanno lasciato libero è particolarmente fertile; le pecore pascolano ovunque intorno alle fattorie e i contadini affittano le case ai turisti nella stagione estiva per arrotondare. Una di queste è la nostra sistemazione per la notte, vicino ad una micro chiesa con il piccolo cimitero e con centinaia di pecore tutto intorno che brucano la verde erbetta.Le casette esternamente non sono tanto belle, sono rivestite di lamiera ondulata pitturata con i colori più svariati, dal giallo al blu al rosso, tutti colori che devono rallegrare l’ambiente durante la lunga notte invernale, ma all’interno sono tutte così graziose, ben arredate e piene di piccoli particolari che le fanno diventare molto accoglienti.Il 26 abbiamo bisogno di cambiare un po’ di soldi, andiamo a Hofn ma le banche aprono alle 10,00, questa mattina non possiamo perdere tempo

(pagheremo con le carte di credito, qui sono molto utilizzate, anche per pagare un caffè) perché’ abbiamo un sacco di cose interessanti da fare:vedere le varie diramazioni del ghiacciaio Vatnajokull che si estendono a Sud. Questo grosso ghiacciaio, che si vede alto sopra le montagne, si riversa in ogni fenditura/fiordo/spaccatura tra le cime che lo delimitano. La prima lingua di ghiaccio che vogliamo vedere dopo Hofn è il fiordo Hoffelsjokull, si arriva con l’auto fin quasi sul ghiacciaio, la vista è grandiosa, dal punto panoramico si vede questa enorme massa di ghiaccio che si increspa formando tanta piccole guglie che viene verso di noi. C’è un bus di fotografi che stanno facendo un viaggio/reportage sull’Islanda, sono disseminati nelle posizioni più strane, difficile non intraciarli, mi sa che nel reportage ci saremo anche noi.La seconda deviazione è al fiordo Flaajokull – dal parcheggio si deve fare un trekking fino al ghiacciaio, un paio d’ore tra andare e tornare, ci sono alcuni passi un po’ faticosi ma si arriva fino a toccare il ghiaccio, si può camminarci sopra ma fa un po’ impressione perché’ è nero come la pece, molto suggestivo. Ripartiamo ed è tardi, decidiamo di andare direttamente alla laguna Jokulsarlon per arrivare in tempo a prendere i mezzi anfibi che vanno nel lago in mezzo agli iceberg.Alle 15,00 siamo lì, lo spettacolo che si vede arrivando è fantastico: il lago azzurro è pieno di iceberg bianchi e dietro c’è il grande ghiacciaio. Ci fermiamo per la foto di rito; riesco a prendere i biglietti per il giro delle 15,30, dura mezz’ora, e ne vale la pena. Ci fermiamo un’oretta per gustarci il panorama, passeggiamo sulle rive del lago e lungo il canale che porta al mare i pezzi di ghiaccio più piccoli, alcuni sono approdati fin sulla spiaggia; c’è molta gente che si aggira intorno, c’è anche un punto di ristoro con una buonissima zuppa di pesce.Alle 17,30 siamo a Svinafell, al camping, il posto è molto carino e ben organizzato, la sera si riempie di turisti, tanti sono in tenda ma tutti vengono a mangiare nel grande salone dove sono allestiti vari angoli col gas, pentole e piatti; ci sono grandi tavolate sia dentro che fuori, tanta gente che viene da tutta Europa, tanta allegria.Il 27 grande appuntamento con il ghiacciaio, questa mattina facciamo la ramponata! Alle 8,15 siamo all’ingresso del parco presso l’agenzia con cui abbiamo preso accordi, non c’erano posti liberi perché c’è tanta gente e avevano le guide già occupate ma sono riusciti a trovarci un buchetto alle 8,30 per una gita di 2 ore.La nostra guida è un ragazzo giovane, ci dice che lì si lavora tutto l’anno, anche d’inverno quando c’è buio perché’ fa più freddo e i turisti vengono a scalare la cascata ghiacciata. Ci porta con un minibus vicino al ghiacciaio e poi, dopo avere camminato un po’ sulla terra, ci fa mettere i ramponi spiegandoci cosa dobbiamo e cosa “non dobbiamo” fare. Ci mostra come è bianco e puro il ghiaccio sotto quello che sembra essere terra scura, ci spiega che è stata un’eruzione vulcanica

di un paio di anni fa. Finita l’eruzione, quando sono riusciti ad avvicinarsi, il ghiacciaio era diventato tutto nero per la cenere che l’aveva ricoperto con uno spessore di 2 cm; ora la parte centrale è diventata più pulita per via delle precipitazioni ma lì ai bordi è rimasta più sporca.Camminiamo con attenzione nelle pieghe del ghiaccio, su e giù, mentre sentiamo le sue interessanti spiegazioni sui detriti che a volte ostruiscono il deflusso dell’acqua formando dei laghetti, sulle pozzette che sembrano piccole e invece possono essere molto profonde, sul continuo e veloce ritrarsi del ghiacciaio.Per finire, una volta rientrati all’information point del parco, guardiamo un interessante filmato sull’eruzione vulcanica di due anni fa, quella che oltre ad avere sporcato il ghiacciao di nero, ha fatto un sacco di danni sia alle strade che alle case perché’ ha sciolto una parte notevole di ghiaccio che si è riversata verso il mare con una forza brutale; questa terra ci affascina sempre di più!Alle 12,00 partiamo per Vik, sul mare, il tempo è splendido, facciamo una passeggiata fino alla spiaggia nera, i fianchi della montagna sono ricoperti di un manto che sembra velluto verde, ci sono tanti fiori intorno, la gente, felice per il bel 05

78 - Avventure nel mondo 1 | 2013 .........................................................................................................................................................

tempo, resta volentieri a prendere il sole.Noi ci avviamo per il capo di Dyrholaey dove ci aspettiamo di trovare le sempre presenti pulcinelle di mare ed eccole, ce ne sono a centinaia, si fanno cullare dalle onde ma sono lontane, però sul costone di roccia di fianco a noi ce ne sono due che stanno facendo la cova, sono lì ferme e si fanno ammirare e fotografare. Oltre a loro ci sono anche decine di nidi di gabbiani, la costa è piena di vita. Andiamo fin sopra al faro, in cima al capo, è una bella camminata ma ne

vale la pena, da lì, mentre si sta facendo sera, si vedono gli uccelli volare, stridono intorno alle rocce, si posano sui loro nidi e poi ricominciano a volare, è uno spettacolo, c’è sempre tanta luce ma ci rendiamo conto che le giornate si stanno leggermente accorciando. Lele, sportivissimo, decide di scendere di corsa a piedi per portare su l’auto in modo da velocizzare il nostro ritorno, questa sera andiamo a dormire ad Alftaver, alla fattoria di nonna OG, un passaggio obbligato per i gruppi di Avventure.Il posto è, come sempre, perso nel nulla, in questa pianura ci sono poche case ed ognuna di esse è autosufficiente, hanno pecore, mucche, cavalli, raccolgono l’erba per le bestie e vendono i manufatti di lana che producono durante il lungo inverno.Disseminati nei prati ci sono delle piccole montagnole di terra ricoperte d’erba, saranno antichi soffioni ormai spenti ? qui c’è un senso di provvisorietà, è tutto in continuo cambiamento, il sottosuolo ribolle e ogni tanto da qualche parte deve sfiatare.La mattina del 28 a colazione abbiamo bevuto il latte appena munto da nonna OG e poi via verso le ultime grandi mete del nostro viaggio: Eldgia’ e Landmannalaugar.

I paesaggi sono magnifici, all’Eldgia’ deviamo verso le cascate di Ofaerufoss, andiamo a piedi fin sulle rocce al primo balzo della cascata, dall’alto si può vedere il corso del fiume che, sinuoso, percorre la valle disegnando cerchi, archi, figure strane, il verde chiaro a scuro dell’erba, il nero della terra lavica, l’azzurro del fiume, sembra una cartolina.Arriviamo nel pomeriggio al rifugio di Landmannalaugar, c’è tanta gente, tende, auto, è tutto un po’ disordinato, diverso dal solito e intanto il tempo si fa scuro, arrivano dei nuvoloni neri, noi andiamo a vedere le terme naturali, vogliamo fare un bagno nelle acqua calde ma non facciamo in tempo, comincia a diluviare, dobbiamo scappare nel nostro minibus e intanto leggiamo i cartelli: Attenzione, ci sono microrganismi nell’acqua che possono “creare dermatiti”, mah! Forse è stato meglio così!Decidiamo di andare al nostro ostello a Landmannamellir, a qualche chilometro da li’; che strano, in poco spazio il clima cambia, qui non ci sono nuvole nere però le montagne sono coperte di bianco, è grandine caduta da poco, oppure neve gelata, i fili d’erba verde spuntano dritti fuori dal bianco, che spettacolo! Al nostro bungalow non piove, c’è un recinto di cavalli vicino, ci sistemiamo; alcuni vanno a fare un trekking, quelli di turno preparano la cena, siamo tutti insieme questa notte, in un unico grande stanzone per mangiare e per dormire, è bello condividere queste esperienze.La mattina del 29 prima di lasciare Landmannamellir facciamo il giro dei monti dietro al bungalow per vedere i laghetti, c’è il sole e si cammina volentieri. Gli specchi d’acqua sono azzurri come il cielo, intorno ci sono dei nevai, da lontano si vede un nuvolone grigio sul Landmannalaugar, li’sta piovendo o nevicando

ancora. Verso le 10,00 partiamo, andiamo verso Selfoss, il paesaggio è bello, ancora diverso dai giorni passati, ci sono nuove colorazioni della terra, toni più leggeri, più sfumati, colori pastello nei canyons. Ci fermiamo a Selfoss per fare la spesa nel supermercato e poi a Reykjavik dove Sikki ci ha trovato il posto alla GH Aurora. Giretto pomeridiano, prenoto il ristorante per la sera vicino all’albergo, ultimo shopping e prepariamo le valige, domani si torna in Italia.A mezzanotte è ancora chiaro ma si comincia a vedere un po’ di penombra, le giornate si stanno rapidamente accorciando, l’esperienza dell’Islanda è stata fantastica, indimenticabili i lupini viola disseminati sui fianchi delle montagne, il verde dell’erba, le criniere svolazzanti dei cavalli, le innumerevoli pecore, le pulcinelle di mare, la cortesia della gente e il fantastico gruppo di amici con cui ho condiviso ogni giorno l’entusiasmo di scoprire e di conoscere questo posto del mondo così particolare e pieno di contrasti; il viaggio non poteva essere più bello di così ma è finito, bacioni a tutti.

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05 Gruppo Bondioni alla caldera del Krafla06 Lago Oskjuvatn

VIAGGI | Islanda

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