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Introduzione Avete mai provato a mettere le mani nella creta? Io sì, e non ho mai dimenticato quel momento: mi è capitato da bambino e, con quello che ho conservato di quella singolare esperienza, ho provato, dopo tanti anni, a riproporla ad altri bambini, quasi invidiandoli per il fatto che potessero ancora fare questa originale scoperta. Eppure, affrontandola insieme a loro, sono in parte riuscito anch’io a rivivere le sensazioni di quel tempo passato. Può esistere un senso tattile come quello che Marcel Proust attribuisce al gusto e all’olfatto quando, nella sua «Alla ricerca del tempo perduto», riassapora, in un turbinio di emozioni e di ricordi, i dolcetti di quando era bambino? Eviden- temente sì! Non occorre andare a scomodare le teorie di matrice psicologica intorno agli oggetti transizionali dell’infanzia, per capire che il nostro corpo ha una propria memoria. Da qui il senso di questo libro. Utilizzare le mani, come organo primario del tatto, per permettere ai bambini di fissare, attraverso vissuti corporei importanti, creativi e significativi, apprendimenti a tutto tondo. Gli obiettivi del volume infatti sono: – fornire indicazioni didattiche per progettare percorsi di manipolazione della creta (o argilla); suggerire agganci interdisciplinari, per rendere l’esperienza di lavorazione del- l’argilla un intervento inseribile in progetti di più ampio respiro. I contenuti sono articolati in due sezioni: la prima riguarda la pratica di laboratorio dell’argilla, in chiave di educazione artistica e di educazione all’imma- gine; la seconda, di carattere traversale, coinvolge invece diverse discipline curri- colari (scienze, lingua italiana, matematica, …). Tutte le proposte operative presenti nel volume sono state sperimentate dall’autore, con alunni delle varie classi di scuola primaria e con bambini della scuola dell’infanzia, nell’arco di diversi anni di servizio. Spesso sono stati realiz- zati itinerari didattici di lungo tragitto, collegando le attività tra loro, attraverso una tematica che guidasse la produzione dei manufatti in argilla (il lavoro sul volto; la scrittura di numeri e di lettere; la copertura di superfici piane; …). Le radici del percorso di manipolazione

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Introduzione

Avete mai provato a mettere le mani nella creta?Io sì, e non ho mai dimenticato quel momento: mi è capitato da bambino e,

con quello che ho conservato di quella singolare esperienza, ho provato, dopo tantianni, a riproporla ad altri bambini, quasi invidiandoli per il fatto che potesseroancora fare questa originale scoperta. Eppure, affrontandola insieme a loro, sonoin parte riuscito anch’io a rivivere le sensazioni di quel tempo passato.

Può esistere un senso tattile come quello che Marcel Proust attribuisce algusto e all’olfatto quando, nella sua «Alla ricerca del tempo perduto», riassapora,in un turbinio di emozioni e di ricordi, i dolcetti di quando era bambino? Eviden-temente sì!

Non occorre andare a scomodare le teorie di matrice psicologica intorno aglioggetti transizionali dell’infanzia, per capire che il nostro corpo ha una propriamemoria.

Da qui il senso di questo libro. Utilizzare le mani, come organo primario deltatto, per permettere ai bambini di fissare, attraverso vissuti corporei importanti,creativi e significativi, apprendimenti a tutto tondo.

Gli obiettivi del volume infatti sono:

– fornire indicazioni didattiche per progettare percorsi di manipolazione dellacreta (o argilla);

– suggerire agganci interdisciplinari, per rendere l’esperienza di lavorazione del-l’argilla un intervento inseribile in progetti di più ampio respiro.

I contenuti sono articolati in due sezioni: la prima riguarda la pratica dilaboratorio dell’argilla, in chiave di educazione artistica e di educazione all’imma-gine; la seconda, di carattere traversale, coinvolge invece diverse discipline curri-colari (scienze, lingua italiana, matematica, …).

Tutte le proposte operative presenti nel volume sono state sperimentatedall’autore, con alunni delle varie classi di scuola primaria e con bambini dellascuola dell’infanzia, nell’arco di diversi anni di servizio. Spesso sono stati realiz-zati itinerari didattici di lungo tragitto, collegando le attività tra loro, attraverso unatematica che guidasse la produzione dei manufatti in argilla (il lavoro sul volto; lascrittura di numeri e di lettere; la copertura di superfici piane; …).

Le radici delpercorso di

manipolazione

Laboratorio con la creta8

Il lavoro è stato svolto tutto nel Circolo Didattico di Parabiago (MI), nel corsodi alcuni anni. Ciò che però preme maggiormente sottolineare ora, è il valoredidattico e pedagogico che esso riveste. La manipolazione dell’argilla nella scuolaprimaria e d’infanzia di Parabiago ha avuto origine da alcune riflessioni:

– la scuola risente sempre più della contaminazione con valori di tipo aziendalisti-co, occorre quindi trovare un modo per permettere ai bambini di «sperimentare»,prima ancora che di «produrre»;

– il sistema formativo in cui operiamo pone spesso l’accento sull’acquisizione dicompetenze intellettuali utilizzabili a tavolino o attraverso la tastiera di uncomputer; è importante allora, a nostro avviso, agire anche in controtendenza,cercando di sviluppare alcune prerogative di originalità e di creatività delpensiero, legate all’uso delle mani e alle esperienze concrete, non virtuali;

– la tecnologia che si è sviluppata è caratterizzata dalla possibilità di elaborazioneistantanea delle informazioni e ogni problema può essere risolto quasi in temporeale; la misurazione delle proprie intenzioni e aspettative con la passiva resi-stenza offerta da un materiale plastico come l’argilla diviene occasione perun’esperienza realistica.

Un’apposita commissione, interna alla scuola, ha così pensato che si potesserichiedere a tutti gli insegnanti di acquisire dimestichezza con la manipolazionedell’argilla. Sono stati organizzati specifici incontri di formazione; sono stati poiavviati i primi tentativi di lavoro in classe, con i bambini; è stato introdotto unnuovo materiale (l’argilla) nelle classi di scuola primaria e in tutte le sezioni discuola dell’infanzia di Parabiago. Tutto ciò, naturalmente, non senza difficoltà pergli insegnanti che, seppur per poche ore alla settimana, si sono trovati a fare i conticon qualcosa di decisamente nuovo, rispetto alla realtà didattica alla quale eranoabituati.

Dapprima si è partiti con pochi e semplici manufatti, fino poi ad arrivare, consempre più gusto e soddisfazione, alla creazione spontanea o su progetto.

All’inizio l’argilla è stata considerata e utilizzata solo come attività «fine a sestessa» in un percorso finalizzato al raggiungimento di specifici obiettivi, all’inter-no del curricolo dei linguaggi extraverbali. Successivamente, gli insegnanti hannoiniziato a coglierne gli aspetti interdisciplinari, legati alle esperienze vissute daglialunni durante il laboratorio di manipolazione.

Così, partendo da piccoli progetti decorativi, si è arrivati fino all’allestimentodi tutti gli ambienti di un castello medievale, all’interno del quale fregi, piastrelle,ghirlande, rosoni, e altri oggetti in cotto, hanno rappresentato il filo conduttoredelle attività di lavorazione della creta, da parte di tutta la scuola. Queste creazionihanno trovato una propria collocazione, che le riordinasse e le valorizzasse, inparticolari strutture in legno che molti genitori, grazie a un clima di forte collabo-razione con la scuola, hanno preparato per esporre i lavori dei bambini di tutto ilCircolo Didattico.

Il Circolo Didattico di Parabiago, forte di questa esperienza e dell’interoallestimento di un castello, si è aperto alle altre scuole del territorio, permettendola visita degli ambienti creati e la partecipazione ai laboratori didattici a bambini dialtre scuole. Sono state così proposte loro brevi unità di lavoro con l’argilla e ognipartecipante ha potuto portare a casa il proprio manufatto.

Introduzione 9

Tutti i bambini coinvolti, sia quelli di Parabiago sia gli ospiti, hanno accoltocon grande entusiasmo le varie proposte di lavoro e «l’ora di argilla» è diventatauna piacevole e attesa lezione, all’interno della scansione settimanale delleattività.

Come già successo per altre esperienze significative,1 ho presentato il percor-so di laboratorio di manipolazione dell’argilla ai docenti del Corso di Laurea inScienze della Formazione Primaria, Università di Milano-Bicocca, presso il qualeero comandato dal ’99 in qualità di supervisore del tirocinio. Da parte loro c’è statoun immediato interesse per la portata formativa dell’esperienza e mi è stata affidatala conduzione di un laboratorio analogo per gli studenti universitari.

Il percorso si è svolto per venti ore, durante le quali gli studenti hannosperimentato in prima persona, in momenti individuali o di gruppo, quali fosseroi vissuti, gli apprendimenti acquisiti, le abilità affinate, le conoscenze e le pratichematurate, gli obiettivi raggiunti, attraverso una didattica della manipolazioneplastica. Hanno soprattutto iniziato a prospettare scenari di lavoro e di interventodidattico, entro i quali l’esperienza di ciò che ancora viene fatto con le mani,diviene importante e arricchente per i bambini.

Anche nel caso dei «grandi» la partecipazione è stata attiva e produttiva, oltreche piacevole, e in molti casi si è caratterizzata come fonte di sorpresa, di diverti-mento e… di riflessioni.

In conclusione, tanto per gli studenti universitari, quanto per gli alunni, si ècercato in qualche modo di dare forma a una massa inizialmente informe (l’argil-la), cercando allo stesso tempo di dare corpo al detto: «Se faccio, capisco».

Più che nella forma del percorso a senso unico, le attività presentate possonoessere lette in chiave modulare e, pur cercando di offrire una certa gradualità, anchein ordine alle difficoltà inerenti alla motricità fine, esse si possono utilizzare inmodo distanziato nel tempo. Queste possono essere selezionate in relazione agliobiettivi che si vogliono raggiungere, alle abilità che si intendono consolidare, agliapprendimenti intorno ai quali si desidera lavorare.

Per sintesi e facilità di consultazione, gli obiettivi che i bambini devonoconseguire, sono stati raccolti in una tabella, di seguito riportata.

Il curricolo presentato, risente ancora parzialmente del linguaggio sia degliOrientamenti per la Scuola dell’Infanzia del ’91, sia dei Programmi Didattici perla Scuola Elementare dell’85. Ciò è dovuto al fatto che in essi vi era una certaricerca di correttezza epistemologica, che tendeva ad attribuire al campo deilinguaggi extraverbali un’area di competenza chiara e specifica.

Il riferimento a tali documenti rimane tuttavia parziale, in modo che siapossibile, per ogni insegnante, modificare le definizioni programmatiche in base:

– all’età dei bambini e alle loro esperienze pregresse;– alle scelte didattiche operate per la classe/sezione di servizio;– alle finalità stabilite dal P.O.F. del proprio istituto;

1 Cfr. R. Morgese, La matematica di Ercole. Un percorso narrativo per la risoluzione dei problemi,Trento, Erickson, 2003.

Obiettivi delpercorso di

manipolazione

Laboratorio con la creta10

– alle Indicazioni Nazionali per le Attività Educative nella Scuola dell’Infanzia oalle Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati nella ScuolaPrimaria (la compilazione e la declinazione degli obiettivi tengono infatti giàconto della loro formulazione da parte del Ministero dell’Istruzione, Universitàe Ricerca).

I seguenti obiettivi potrebbero essere pertanto utilizzati per una progettazionedi natura e forma differente (a mappa, a rete, a tabella, …), spesso più idonea alnuovo compito didattico e formativo degli insegnanti, chiamati sempre più alavorare su nuclei di significato, sistemicamente pensati e organizzati.

• Maturare le capacità percettive.• Sviluppare le abilità di esplorazione, di manipolazione, di osserva-

zione con l’esercizio di tutti i sensi possibili, ricercando proprietàterminologica per esprimere qualità e sensazioni.

• Esercitare semplici abilità manuali e costruttive, per comprenderecome lasciare traccia del proprio intervento.

• Favorire la coordinazione occhio-mano e la motricità fine.• Manipolare materiali plastici (disegnare, dare forma, modellare, com-

porre, scomporre, …).• Acquisire tecniche e mezzi per la manipolazione plastica, anche

attraverso l’osservazione delle modalità di lavoro degli altri (adulti obambini).

• Inventare e scambiarsi tecniche e mezzi per la manipolazione, spe-rimentando modalità e strumenti diversi per la manipolazione pla-stica.

• Abbandonare gli stereotipi e utilizzare la propria fantasia, immagi-nazione, creatività, anche attraverso l’incontro con diverse espres-sione di arte plastica.

• Produrre manufatti individualmente/in gruppo, seguendo un pro-getto elaborato personalmente o in gruppo, sotto la supervisionedell’insegnante, oppure seguire le istruzioni d’uso ricevute.

• Realizzare progetti con continuità e concretezza.• Condividere e rispettare spazi, strumenti e materiali del laboratorio.• Collaborare all’allestimento e al riordino del materiale e dell’am-

biente di lavoro.

• Esplorare il materiale plastico nella sua valenza tridimensionale.• Scoprire le caratteristiche fisiche e le potenzialità espressive della

creta.• Tradurre in termini appropriati le diverse percezioni sensoriali.• Esplorare i risultati fisici/espressivi dell’incontro fra la creta e mate-

riali diversi, anche di recupero.

CLASSE/SEZIONE OBIETTIVI

Scuola dell’Infanzia

(continua)

Classe prima

Introduzione 11

(continua)

• Favorire la coordinazione occhio-mano e il controllo della pressio-ne esercitata dalle mani sul materiale.

• Incidere la creta, lasciare impronte di vario tipo, ricavare formeattraverso sagome diverse (materiale strutturato e non).

• Modellare sagome «bidimensionali», utilizzando supporti di carto-ne o legno, anche per distinguere, a livello manipolativo, la figuradallo sfondo.

• Modellare semplici figure tridimensionali.• Ricercare semplici soluzioni decorative, anche seguendo ritmi.• Rappresentare lo schema corporeo.• Potenziare la creatività espressiva.• Imparare osservando l’adulto.• Imparare osservando i compagni.• Imparare dagli errori commessi.• Condividere e rispettare spazi, strumenti e materiali del laboratorio.• Collaborare all’allestimento e al riordino dell’ambiente di lavoro.

• Tradurre in termini appropriati le proprie percezioni e sensazioni.• Esplorare i risultati fisici/espressivi dell’incontro fra la creta e mate-

riali diversi, anche di recupero.• Favorire la coordinazione occhio-mano e il controllo della motricità

fine.• Incidere la creta, lasciare impronte di vario tipo, ricavare forme

attraverso sagome diverse (materiale strutturato e non).• Produrre figure in rilievo per aggiunta o sottrazione di materiale.• Modellare semplici figure tridimensionali, anche composte di più

parti.• Acquisire e utilizzare tecniche di base.• Osservare e descrivere globalmente una figura prodotta con l’argilla.• Potenziare la creatività espressiva.• Imparare osservando l’adulto.• Imparare osservando i compagni.• Imparare dagli errori commessi.• Condividere e rispettare spazi, strumenti e materiali del laboratorio.• Collaborare all’allestimento e al riordino dell’ambiente di lavoro.

• Incidere la creta, lasciare impronte di vario tipo, ricavare formeattraverso sagome diverse (materiale strutturato e non), seguendoun proprio progetto espressivo o decorativo.

• Produrre immagini conformi allo scopo comunicativo.• Produrre figure in rilievo per aggiunta o sottrazione di materiale.• Modellare semplici figure tridimensionali, anche composte di più

parti.• Produrre immagini in rilievo, distinguendo campi e piani.• Potenziare la creatività espressiva.• Utilizzare tecniche di base in modo autonomo e utilizzare il loro

linguaggio specifico.• Imparare osservando l’adulto.• Imparare osservando i compagni.

Classe seconda

CLASSE/SEZIONE OBIETTIVI

Classe terza

(continua)

Laboratorio con la creta12

• Imparare dagli errori commessi.• Mettere a disposizione del gruppo le proprie competenze e abilità.• Condividere e rispettare spazi, strumenti e materiali del labora-

torio.• Collaborare all’allestimento e al riordino dell’ambiente di lavoro.

• Produrre immagini conformi allo scopo comunicativo seguendoun progetto espressivo o decorativo, elaborato e realizzato indi-vidualmente o in gruppo.

• Produrre figure in rilievo per aggiunta o sottrazione di materiale.• Modellare figure tridimensionali, anche composte di più parti.• Produrre immagini in rilievo, distinguendo campi e piani.• Potenziare la creatività espressiva.• Utilizzare tecniche di base in modo autonomo o alternativo.• Riconoscere e rispettare i rapporti tra forme e proporzioni nella

produzione di un manufatto.• Osservare e descrivere globalmente una figura prodotta con

l’argilla.• Maturare il gusto estetico.• Imparare osservando l’adulto.• Imparare osservando i compagni.• Imparare dagli errori commessi.• Mettere a disposizione del gruppo le proprie competenze e abilità.• Condividere e rispettare spazi, strumenti e materiali del labora-

torio.• Curare l’allestimento e il riordino dell’ambiente di lavoro.

• Percorrere tutte le tappe per la produzione di un manufatto indi-vidualmente/in gruppo, dall’ideazione, alla progettazione, allarealizzazione, anche in più tempi e attraverso la suddivisione dicompiti e ruoli con i compagni.

• Produrre figure in rilievo per aggiunta o sottrazione di materiale.• Modellare figure tridimensionali, anche composte di più parti.• Produrre immagini in rilievo, distinguendo campi e piani.• Potenziare la creatività espressiva.• Utilizzare tecniche di base in modo autonomo o alternativo.• Iniziare a utilizzare strumenti specifici per la lavorazione della

creta.• Riconoscere e rispettare i rapporti tra forme e proporzioni nella

produzione di un manufatto.• Individuare le funzioni comunicative degli oggetti prodotti con

l’argilla, sia dal punto di vista informativo, sia emotivo.• Maturare il gusto estetico.• Imparare osservando l’adulto.• Imparare osservando i compagni.• Imparare dagli errori commessi.• Mettere a disposizione del gruppo le proprie competenze e abilità.• Condividere e rispettare spazi, strumenti e materiali del labora-

torio.• Curare l’allestimento e il riordino dell’ambiente di lavoro.

(continua)

Classe quarta

CLASSE/SEZIONE OBIETTIVI

Classe quinta

Presupposti teorici 17

Atteggiamento verso la cretaSi rifiuta di toccarla; la tocca subito poi si ritrae; guarda gli altri toccarla, poi lo fa anchelui/lei; vi mette le mani dentro e la impasta.

Azioni

Schiaccia la creta con le dita, con il palmo, con il pugno; batte; lancia; strofina; buca;pizzica; liscia; spalma; bagna; modella.

Abilità manipolativeManipola la creta a lungo; imprime con forza; regola la pressione della mano; regola lapressione delle dita; arrotonda sfruttando il piano d’appoggio; arrotonda tenendol’argilla tra i due palmi; arrotonda tenendola fra due dita; modella spigoli; arrotondaspigoli.

Difficoltà incontrate

Desidera lavarsi spesso le mani; teme di sporcarsi; usa una sola mano; non regola lapressione; si stanca in breve tempo; non riesce a formare un rotolino (colombino); nonriesce a formare una pallina.

Tempo di lavoroMolto breve; non accenna a fermarsi; si ferma al termine di una produzione.

Giochi/attività esplorativeSovrappone; incide; lascia impronte; compone figure di più parti; segue ritmi; decora.

Oggetti prodottiFacce; figure bidimensionali; figure tridimensionali; figure umane; animali; oggetti diuso comune; forme.

Condivisione di spazi, materiali, strumentiCondivide spontaneamente; condivide su invito dell’insegnante; non vuole condivi-dere.

Relazione con i compagniImita; entra in conflitto; collabora; aiuta; chiede aiuto.

Interazioni verbali o commenti al lavoroRacconta/spiega ad altri ciò che fa; non parla durante la manipolazione; parla «tra sé»;chiama spesso l’insegnante; si lamenta; canticchia/fischia; commenta positivamente/negativamente il lavoro dei compagni.

Il libro è rivolto a tutti gli insegnanti della scuola dell’infanzia e della scuolaprimaria che desiderano allestire un laboratorio di manipolazione della creta oargilla. L’obiettivo è quello di arricchire il piano dell’offerta formativa dellapropria scuola o, più semplicemente, delle classi/sezioni in cui si opera, attraversola predisposizione di uno specifico piano di lavoro, inerente all’ambito dell’educa-zione all’immagine o dell’educazione artistica.

Per attuare i suggerimenti operativi del libro non occorrono pregresse compe-tenze artistiche da parte del docente: esse si basano essenzialmente sull’uso dellemani e non di attrezzi specifici (le cosiddette «mirette») né si spingono, per laproduzione a tutto tondo, fino all’acquisizione dell’abilità nell’uso del tornio,attività sicuramente impraticabile con un’intera classe.

La sezione di suggerimenti per le attività in chiave interdisciplinare, rende icontenuti del libro facilmente adattabili anche alla progettazione di percorsi dieducazione artistica nelle scuole medie.

Il volume può inoltre fornire spunti di riflessione a coloro che si occupanodi formazione dei docenti nella scuola dell’obbligo e nel campo dei linguaggiartistici.

«Creta» è il nome comunemente attribuito a una roccia sedimentaria che è piùcorretto chiamare «argilla». Essa si trova in natura e ve n’è grande abbondanza,sparsa su tutta la superficie terrestre essa costituisce la maggior parte dei terreniagricoli e ve ne sono grandi quantità nei fondali marini (fra i 4000 e i 6000 m diprofondità).

L’argilla, plastica, poco coesa, di aspetto terroso, arriva anche a costituiregrossi ammassi che avvolgono altre rocce.

Non è semplice determinare la composizione dell’argilla, poiché deriva dallafrantumazione e polverizzazione o dall’alterazione di rocce, spesso di tipo grani-tico; inoltre nell’argilla sono spesso presenti impurità derivate dalla decomposi-zione di materia organica.

In relazione alla loro composizione, le argille hanno caratteristiche differenti.In primo luogo il colore. Vi sono depositi ricchi di caolino e poveri di ossidi

di ferro: essi hanno una colorazione più chiara e vicina al bianco. Questo tipo

Indicazioni didattiche

Destinataridel libro

Che cos’èla creta

22

Laboratorio con la creta30

d’argilla viene sfruttato per l’industria della porcellana. Vi sono anche argille conmaggior presenza di ossidi di ferro: esse hanno colorazioni che spaziano nellagamma del rosso (fig. 2.1).

L’argilla più comune, la nostra creta, quella grigiastra, contiene una maggiorquantità di impurità di origine organica e ha buone proprietà di modellabilità.

Altra caratteristica di questo materiale è la «grassezza», che dipende dalrapporto di quantità tra la parte realmente «argillosa» e la parte sabbiosa: maggioreè la prima, maggiore è la grassezza dell’argilla, quindi maggiore la sua plasticità.

Gli usi di questa «ricchezza naturale» sono tra i più disparati: dalla produzio-ne di materiali per l’edilizia (laterizi in genere, sempre più frequentemente prodotticon argille refrattarie, cioè in grado di sopportare trattamenti di cottura assaielevati, che ne aumentano la durezza e la resistenza) a quella di coloranti o dicosmetici; le argille sono inoltre utilizzate in vari rami dell’industria (farmaceuti-ca, olearia, cartaria, vetraria, metallurgica ed estrattiva-petrolifera, come imper-meabilizzanti del terreno).

Naturalmente uno degli impieghi che può maggiormente interessare i nostrialunni, è quello legato alla produzione artistica. Esempi di tale impiego delmateriale sono facilmente rintracciabili per essere mostrati anche in foto. Probabil-mente in moltissime zone d’Italia è ancora possibile visitare laboratori di produzio-ne artistica: ciò costituirebbe un’interessante uscita d’istruzione per gli alunni chesi dedicano alle attività del laboratorio di manipolazione.

L’argilla può essere acquistata nei colorifici e nei negozi che fornisconoarticoli per le belle arti; essa si trova in pani da 25 kg o in piccoli pani da 1 kg (perprocurarsi creta bianca o rosata è necessario rivolgersi a fornitori specializzati nelsettore).

2.1

Il laboratorio, come è stato detto nel precedente capitolo, è uno spazioqualunque della scuola, dentro al quale cambiano le modalità di lavoro rispetto aquelle legate alla didattica che più frequentemente si svolge attraverso libri,quaderni e lezioni frontali.

Come allestire illaboratorio

Indicazioni didattiche 31

In ogni caso, per comodità di allestimento, è utile poter disporre di un’auladove lasciare a portata di mano tutto ciò che occorre per svolgere le nostre attività.

Sono materiali indispensabili:

– teli di nylon da stendere sui tavoli (se ne possono acquistare dei grossi rotoli, mavanno bene anche grossi sacchetti della nettezza urbana) per impedire che questisi sporchino;

– vecchie camicie da far indossare ai bambini come abiti da lavoro;– una tavola che possa fungere da piano d’appoggio per il pane d’argilla da 25 kg,

qualora lo si utilizzi come materiale di partenza;– delle tavole di compensato di dimensioni più piccole (circa 20 cm x 30 cm) che

ogni alunno potrà utilizzare come piano per la lavorazione del proprio pezzo;– contenitori per l’acqua (meglio se vaschette) e barattoli richiudibili con il

coperchio, per la «barbottina»;– spugne, per inumidire le mani o il piano di lavoro;– filo di ferro sottile e tappi di sughero (per costruire l’attrezzo che permette di

tagliare il pane d’argilla);– matterelli o semplici cilindri di legno;– cornici di legno di diverse forme e dimensioni (per la produzione di piastrelle);– coltelli (non affilati per evitare il rischio che i bambini si possano tagliare);– pestello da cucina (per frantumare la creta secca);– oggetti di diverso genere adatti a lasciare sull’argilla una traccia o un’impronta

(materiali naturali come conchiglie, foglie, pigne; materiali artificiali come viti,stuzzicadenti, bottoni, tappi; tessuti e trame come reti, stoffe, pizzi);

– secchi e bacinelle per raccogliere e conservare il materiale avanzato e pereliminare la maggior parte dei residui d’argilla dalle mani, immergendole nel-l’acqua di un secchio, prima di lavarle nel lavandino, per evitare rischi diintasamento delle tubature.

L’argilla che avanza al termine dell’attività, va conservata avvolta in straccibagnati e/o contenuta in sacchetti di plastica, per evitare che si asciughi. Nel casoin cui l’argilla abbia perso troppa acqua è sufficiente metterla a bagno per il temponecessario a farle riassorbire la quantità d’acqua indispensabile per renderla nuo-vamente modellabile. In questo modo l’argilla si conserva anche a lungo e nonviene mai sprecata, perché è sempre possibile rigenerarla, fino a che non sia statacotta (è davvero interessante e sorprendente attuare e osservare con i bambini taleprocesso «rigenerativo» per reidratazione, soprattutto partendo da creta completa-mente essiccata, e con grossi blocchi). Dal momento che l’argilla contiene residuidi materia organica, bisogna fare attenzione che non arrivi ad acquisire cattiviodori, che la renderebbero poco piacevole da lavorare, facendole «prendere aria»ogni tanto. Se tali accorgimenti vengono trascurati e il pane acquista un odore pocopiacevole, per non buttarlo, è meglio lasciarlo essiccare completamente e reidratar-lo successivamente. Tale processo richiede tempo, quindi occorre sempre averealtra argilla a disposizione per la lavorazione.

È di fondamentale importanza che lo spazio in cui si lavora non sia troppodistante dai bagni, per avere facile accesso all’acqua (i laboratori più attrezzatidispongono di un piccolo lavatoio al proprio interno) e chi vi siano dei ripiani (non

Laboratorio con la creta32

sui termosifoni, perché il calore accelera trop-po l’asciugatura dei pezzi) sui quali lasciare aessiccare i manufatti prodotti (fig. 2.2).

La possibilità di lavorare intorno a tavo-li comuni favorisce i processi di apprendi-mento cooperativo, di tutoring e di collabora-zione in genere, creando un clima idoneoall’esplorazione delle possibilità offerte dalmateriale e alla creatività.

La predisposizione iniziale dello spazioe il suo riordino, rivestono una funzione diparticolare importanza nelle valenze educati-ve che il laboratorio di manipolazione del-l’argilla veicola. Si tratta di un’attività che

non permette di trascurare la cura dell’ambiente che ci ospita, né nella fase iniziale,né in quella finale. In caso contrario trasformeremmo l’aula in uno spazio sporco,disordinato e inospitale, per niente adatto all’attività creativa. La predisposizionedi turni per la preparazione, per il riordino e la pulizia dell’aula in occasione di ogniincontro di laboratorio, acquista la valenza di un’educazione alla convivenza civilee si pone come occasione per favorire la collaborazione tra gli alunni.

Tutta l’argilla lavorata che si intende conservare, richiede di passare per unprocesso di cottura dopo l’essiccazione. Attraverso questo trattamento, i manu-

fatti diventano resistenti; inoltre il materialegrigio acquisisce la tipica colorazione ros-sastra dei mattoni che tutti conosciamo; quel-lo grigio chiaro diviene d’un rosa scuro;quello bianco diviene ancora più chiaro (fig.2.3).1

È quindi imprescindibile l’uso di un for-no per la cottura dei manufatti. Esso puòessere in dotazione alla scuola, ma è possibi-le cuocere i pezzi anche presso forni esterni,a costi solitamente bassi per ogni cottura.

Esistono forni più o meno capienti, nor-malmente acquistabili anche presso i fornito-ri di attrezzature scolastiche (figg. 2.4 e 2.5).

1 Per univocità sull’uso dei termini, occorre precisare che chiameremo:– «cruda» la creta allo stadio ancora malleabile;– «essiccata» la creta, lavorata o non lavorata, che si è asciugata all’aria, perdendo tutta l’acqua;– «cotta» la creta lavorata e sottoposta a processo di cottura nell’apposito forno.

Esiste anche una fase durante l’essiccamento, tra lo stadio crudo e quello essiccato: si trattadell’argilla a «durezza cuoio» che non è più malleabile, che non si piega avendo perso quasi tuttal’acqua, ma che non è ancora del tutto asciutta. Durante tale fase è possibile procedere ancora adalcuni interventi decorativi o riparativi sul pezzo. Nel presente volume verranno presentati soloquelli di carattere riparativo.

2.2

2.3

Indicazioni didattiche 33

Il percorso presentato nelle pagine seguenti non deve essere inteso comevincolante, si può attingere alle singole parti che lo costituiscono per offrire aglialunni le opportunità di lavoro che risultano più adatte alle loro competenze e ailoro interessi o ai bisogni didattici dell’insegnante in un particolare periododell’anno. Nel progettare le attività è necessario tenere conto quindi anche dell’etàe delle abilità dei bambini, in termini di motricità fine; al contrario le propostepossono anche essere destinate allo sviluppo di tali abilità. Per questo motivo lamanipolazione dell’argilla, come tutte le attività plastiche, è particolarmente utilenell’educazione psicomotoria di alunni con disabilità motoria.

L’insegnante che conduce il laboratorio deve inoltre prestare attenzione adalcuni aspetti strutturali.

– I tempi di lavoro devono essere calibrati in modo tale che non diventino faticosiper i bambini (anche perché per esercitare una maggiore pressione con le mani,spesso i bambini lavorano in piedi). Inoltre, durante i mesi più freddi, l’umiditàdell’argilla può portare più facilmente alla screpolatura della pelle delle mani.Per questo motivo è opportuno lavorare in luoghi ben riscaldati, lavare e asciu-gare bene le mani al termine dell’attività e, in caso di pelli particolarmentedelicate, munirsi di crema per le mani da utilizzare alla fine dell’incontro dilaboratorio.

– Vi possono essere bambini che manifestano un iniziale rifiuto a mettere le maninell’argilla, anche, ma non solo, per il timore di sporcarsi: è consigliabileavvicinare gradatamente questi alunni al piacere della manipolazione, partendoinizialmente dalla lavorazione di piccolissime quantità e guidandoli nelle opera-zioni da fare (formare dei rotolini, unirli, disfarli; modellare delle palline,stendere una piccola lastra, inciderla). In ogni caso l’esperienza svolta in questi

Suggerimentiagli insegnanti e

rischi connessi alprocesso di

produzione deimanufatti

2.4 2.5

Laboratorio con la creta34

anni ci suggerisce di non ricorrere all’uso di strumenti di mediazione (guanti oattrezzi) per il contatto con il materiale, né per bambini con iniziale rifiuto, né pertutti gli altri: ciò serve a incoraggiare gli alunni a esplorare le proprie potenzialitàespressive e la capacità della creta di acquisire la forma che gli si vuole dare.

– È bene affrontare i problemi che si pongono durante la manipolazione in terminidi problem solving, le difficoltà che si incontrano costituiscono problemi reali eimportanti per i bambini ed è bene far fronte ad essi attraverso una costruzionecooperativa delle competenze che, volta per volta, verranno messe in comune.

– Le attività possono essere tutte proposte in chiave ludica (questo in particolareper i bambini della scuola dell’infanzia), ciò non deve impedire all’insegnante ditirare le somme al momento giusto e di fare proposte operative che vadano nelladirezione del perseguimento degli obiettivi che si pone. La progettazione del-l’insegnante non deve però trascurare i suggerimenti operativi e le idee checircolano nel gruppo durante l’attività di manipolazione (e che, per esperienza,si può dire che si diffondano a gran velocità in quanto, trattandosi di attivitàpratica, l’apprendimento avviene più facilmente per imitazione), assecondandole proposte di realizzazione di soggetti provenienti dai bambini. Il laboratoriorimane così improntato a una metodologia attiva e aperta.

– Tutte le attività presentate possono essere svolte sotto la guida di un soloinsegnante, ma può giovare una collaborazione ulteriore durante le ore dicompresenza con un collega o grazie all’intervento di un adulto che proviene dalmondo dell’extrascuola (un genitore o, addirittura una nonna — come è real-mente successo in una scuola durante un intero anno scolastico — particolar-mente motivata, di quelle che hanno passato anni a «fare la pasta in casa» e chequindi hanno abilità di manipolazione particolarmente fini).

– Il caricamento del forno deve essere effettuato accuratamente, facendo in modoche nessun oggetto si appoggi alle sue pareti (fatte di un particolare materialerefrattario), mentre è possibile che i manufatti abbiano dei punti di contatto,purché rimanga fra loro sempre una certa «zona d’aria». Nessun pezzo va messoa cuocere fintantoché non sia giunto a completo essiccamento.

– Esiste il rischio che gli oggetti prodotti, asciugandosi, si rompano, perchécostituiti da parti troppo fragili. È l’insegnante a valutare se cuocere i pezzicomunque (incollandoli poi a cottura ultimata con una colla vinilica) o seproporre di rifare l’oggetto (se è davvero rotto in troppe parti, poco assemblabi-li). Con la barbottina si possono comunque fare delle riparazioni sull’oggetto opossono essere riattaccate parti di un manufatto che si sono separate durantel’essiccazione, finché esso non è ancora del tutto asciutto, ma si trova alcosiddetto stadio di «durezza cuoio», quando cioè il pezzo non è più modellabile(non si piega), ma conserva ancora dell’umidità al proprio interno (si puòriconoscere tale stadio, dal suono che emette l’oggetto se viene percosso: la cretaessiccata è decisamente sonora, mentre quella a durezza cuoio produce un suono«sordo»).

– Esistono alcuni rischi connessi al processo di cottura. Gli oggetti possonorompersi, perché contenenti bolle d’aria (per questo motivo la creta va manipo-lata a lungo e con forza, in modo da non lasciare cavità all’interno dei pezzi, lacui aria, riscaldandosi durante la cottura, si dilata, giungendo a frantumare il

Indicazioni didattiche 35

manufatto). Alcuni pezzi possono presentare zone di coloritura verdastra, per-ché sono stati troppo appoggiati ad altri o perché la temperatura del forno è stataregolata su valori troppo alti (la temperatura consigliata è solitamente di 900°) ocon un’eccessiva velocità di innalzamento o di abbassamento. Per questo moti-vo, se si cuociono i pezzi nel forno della propria scuola, è consigliabile farsiaiutare, almeno le prime volte, da una persona esperta o comunque seguire conattenzione le istruzioni che solitamente sono contenute nel libretto in dotazionecon l’acquisto del forno.Davanti a un pezzo non perfettamente riuscito oppure rotto, i bambini rischianodi avere un calo della motivazione. Interviene a questo punto la capacità dell’in-segnante di utilizzare gli errori o gli incidenti di percorso come opportunità diapprendimento (a tale proposito si veda il capitolo 1), trasformando i vissuti delbambino dalla sensazione di insuccesso, alla comprensione di trovarsi davanti aun’occasione per migliorare la qualità del manufatto che si vuole ottenere,intervenendo sul processo di produzione e correggendolo.

– Un ulteriore intervento correttivo sul manufatto, questa volta cotto, si puòeffettuare attraverso una accurata e delicata levigatura, con carta vetrata a granafine, per eliminare piccole sporgenze, riccioli, leggeri rigonfiamenti, ecc.

– Se si desidera produrre qualcosa in vista di scadenze o ricorrenze precise,occorre tenere in considerazione i tempi di essiccamento, più o meno lunghi inrelazione alla dimensione e allo spessore degli oggetti prodotti, e quelli di cottura(quasi 24 ore dal momento dell’accensione del forno a quello del raffreddamentodei pezzi).

– Si consiglia di incidere con uno stuzzicadenti, prima della cottura, le iniziali delbambino sul manufatto finito per non confondersi poi nell’attribuzione deglioggetti ai vari alunni.

La lavorazione della creta appare quindi come un’esperienza didattica digrande rilevanza, anche educativa. I benefici di tale attività, che avvicina gli adultiai bambini, sono riscontrabili solo dove esiste, da parte dei docenti che la condu-cono, la disponibilità a mettersi in gioco, insieme ai propri alunni, su un terreno chesi presenta inizialmente piuttosto incerto e che pare non avere ancora né forma, nécolore, né contorni significativi, proprio come quando ci si trova, al principio delpercorso, davanti al grigio e anonimo blocco di argilla.2

2 Le immagini contenute nel libro, riferite alle procedure di lavorazione, presentano spesso la creta«cruda», in quanto esse sono state prodotte ex-novo, in occasione della pubblicazione del presentevolume: in questo modo è più facilmente visibile il materiale durante la fase di manipolazione.Le immagini che riportano manufatti già cotti, provengono dal repertorio di oggetti prodottidurante le attività di laboratorio, presso la Scuola dell’Infanzia di via XXIV Maggio di Parabiagoe presso i plessi di Scuola Primaria del Circolo Didattico di Parabiago.