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Per arte naïf (dal francese naïf, ossia “in- genuo” d’origine incerta, ma di presu- mibile derivazione dalla parola francese: natif ossia nativo) s’intende quella pro- dotta da pittori autodidatti, non profes- sionisti e di origine per lo più popolare, la cui attività si svolge fuori dall’ambito dell’arte e della cultura ufficiale. I pittori naïf non seguono nessun mo- vimento estetico particolare, ma ope- rano isolatamente, mossi da un originario impulso espressivo, nell’in- tento di rappresentare la realtà come essa è, conferendole peraltro una di- mensione incantata in cui confluiscono insieme verità e sogno, fedeltà e inven- zione, minuzia ottica e travisamento fantastico. Relegato ai margini della considera- zione critica, il fenomeno dell’arte “in- genua” ha acquistato un rilievo del tutto particolare nell’ambito della più vasta rivalutazione dell’arte primitiva operata a livello europeo a partire dal Romanticismo. Questa corrente artistica si basa soprat- tutto su dipinti, e in misura minore 1 su sculture lignee e opere in terracotta. Questi sono resi affascinanti e insoliti da altri punti chiave dell’arte naïf quali la spontaneità nel disegnare e nel ren- dere la prospettiva senza canoni, il co- lore non curato o rifinito e la semplicità delle figure. Spesso in essi sono immor- talate scene incantevoli, ricche d’imma- ginazione. In questo contributo desideriamo ripor- tare, procedendo in ordine alfabetico, al- cuni esempi di pittori naïf italiani e stranieri che hanno realizzato opere con chiari riferimenti all’ape. MARIA GRAZIA AGNELLI Di questa pittrice monzese si ri- porta un dipinto del 1995 che fu utilizzato per una copertina della rivista Apitalia (2002, vol. XXIX, n. 1) (Fig. 1) dal titolo Il padrone delle api. Il quadro, ottimamente impostato, riporta l’immagine di un apicol- tore dal volto scuro e dallo sguardo truce, che sembra controllare le sue api al lavoro! L’aspetto di questo omone piazzato al centro del di- pinto contrasta nettamente con quello delle api e del paesaggio in- torno che hanno, invece, un carat- tere gentile. L’artista dimostra di avere padro- nanza della tecnica e uno stile comune a molti illustratori di libri per ragazzi, che operano con di Renzo Barbattini e Giuseppe Bergamini L’uomo e l’ape L’ape nell’arte naïf Il viaggio “l’ape nell’arte” continua con “l’ape nell’arte naïf”. Il fenomeno naïf è vastissimo e non ha confini nel mondo, per cui non si può parlare di “stile” (come la pittura figurativa, informale, astratta, surreale, ecc.), ma è più corretto riferirsi a una sorta di “esigenza spontanea” in chi si mette a dipingere: ciò che l’artista naïf fa, lo fa per la propria soddisfazione nell’aver creato qualcosa, non certo per aver prodotto un’opera da far vedere agli altri. Questo è il vero senso del pittore naïf, è una sensazione emotiva che scaturisce spontaneamente più che da un’ispirazione ragionata. Oggi la pittura naïf rappresenta un settore, cosiddetto ”di nicchia”, dell’arte, che non è vincolato al mercato ufficiale dell’arte in genere 4/2012 39 Apitalia NOTE 1 La pittura è la forma d’espressione più conosciuta dell’arte naïf. In realtà, specialmente nei paesi dell’est, la scultura del legno e la successiva decorazione con colori o al naturale, pone questa forma d’arte a pari livello di popolarità fra il pubblico. In moltissime città e sperduti paesi, vi sono musei e si tengono manifestazioni all’aperto riservate esclusivamente alla scultura naïf. Fig. 1

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Page 1: L’ape nell’arte naïf - Partecipiamo · 2013-04-13 · Per arte naïf (dal francese naïf, ossia “in- genuo” d’origine incerta, ma di presu-mibile derivazione dalla parola

Per arte naïf (dal francese naïf, ossia “in-genuo” d’origine incerta, ma di presu-mibile derivazione dalla parola francese:natif ossia nativo) s’intende quella pro-dotta da pittori autodidatti, non profes-sionisti e di origine per lo più popolare,la cui attività si svolge fuori dall’ambitodell’arte e della cultura ufficiale.I pittori naïf non seguono nessun mo-vimento estetico particolare, ma ope-rano isolatamente, mossi da unoriginario impulso espressivo, nell’in-tento di rappresentare la realtà comeessa è, conferendole peraltro una di-mensione incantata in cui confluisconoinsieme verità e sogno, fedeltà e inven-zione, minuzia ottica e travisamentofantastico. Relegato ai margini della considera-zione critica, il fenomeno dell’arte “in-genua” ha acquistato un rilievo deltutto particolare nell’ambito della piùvasta rivalutazione dell’arte primitivaoperata a livello europeo a partire dalRomanticismo.Questa corrente artistica si basa soprat-tutto su dipinti, e in misura minore1 susculture lignee e opere in terracotta.Questi sono resi affascinanti e insolitida altri punti chiave dell’arte naïf qualila spontaneità nel disegnare e nel ren-dere la prospettiva senza canoni, il co-lore non curato o rifinito e la semplicitàdelle figure. Spesso in essi sono immor-talate scene incantevoli, ricche d’imma-ginazione.In questo contributo desideriamo ripor-tare, procedendo in ordine alfabetico, al-cuni esempi di pittori naïf italiani estranieri che hanno realizzato opere conchiari riferimenti all’ape.

MARIA GRAZIA AGNELLIDi questa pittrice monzese si ri-porta un dipinto del 1995 che fuutilizzato per una copertina dellarivista Apitalia (2002, vol.XXIX, n. 1) (Fig. 1) dal titoloIl padrone delle api.Il quadro, ottimamente impostato,riporta l’immagine di un apicol-tore dal volto scuro e dallo sguardotruce, che sembra controllare le sueapi al lavoro! L’aspetto di questoomone piazzato al centro del di-pinto contrasta nettamente conquello delle api e del paesaggio in-torno che hanno, invece, un carat-tere gentile.L’artista dimostra di avere padro-nanza della tecnica e uno stilecomune a molti illustratori dilibri per ragazzi, che operano con

di Renzo Barbattini

e Giuseppe Bergamini

L’uomo e l’ape

L’ape nell’arte naïfIl viaggio “l’ape nell’arte” continua con “l’ape nell’arte naïf”.Il fenomeno naïf è vastissimo e non ha confini nel mondo, per cuinon si può parlare di “stile” (come la pittura figurativa, informale,astratta, surreale, ecc.), ma è più corretto riferirsi a una sorta di“esigenza spontanea” in chi si mette a dipingere: ciò che l’artistanaïf fa, lo fa per la propria soddisfazione nell’aver creato qualcosa,non certo per aver prodotto un’opera da far vedere agli altri.Questo è il vero senso del pittore naïf, è una sensazione emotivache scaturisce spontaneamente più che da un’ispirazioneragionata. Oggi la pittura naïf rappresenta un settore, cosiddetto”di nicchia”, dell’arte, che non è vincolato al mercato ufficialedell’arte in genere

4/201239 Apitalia

NOTE1 La pittura è la forma d’espressione più conosciuta dell’arte naïf. In realtà, specialmente nei paesi dell’est, la scultura del legno e la successiva decorazione

con colori o al naturale, pone questa forma d’arte a pari livello di popolarità fra il pubblico. In moltissime città e sperduti paesi, vi sono musei e si tengonomanifestazioni all’aperto riservate esclusivamente alla scultura naïf.

Fig. 1

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stile e tecniche di esecuzione a voltemolto vicine al naïf. Sembra quasi di os-servare un fumetto degli anni ‘30-‘40:questo quadro, infatti, ricorda certe ta-vole del Corriere dei Piccoli. Nel com-plesso, Maria Grazia Agnelli può essereconsiderata una brava fumettista, poichél’invenzione delle api con il secchiello equella delle arnie fatte a casetta sono ti-piche di un illustratore.

MARIE-LOUISE BATARDYNata a Bruxelles nel 1943, Marie-LouiseBatardy ha studiato Belle Arti e si è de-dicata all’insegnamento del disegno, allascultura e all’artigianato ma è stata lapittura a portarla al successo, tanto chesue opere sono presenti in numerose col-lezioni in varie parti del mondo. Neisuoi dipinti l’artista riproduce momentidi vita comune e quotidiana, con citta-dini che leggono il giornale seduti su diuna panchina del parco o riempiono lestrade, oppure con uomini e donne in-tenti ad ogni sorta di attività, in città oin campagna. Ogni suo dipinto è uninno alla vita (www.ginagallery.com). Il mondo di Marie-Louise Batardy èquello delle fiabe, e il dipinto qui ripro-dotto (Fig. 2) del 2008, Beekeeping,sembra l’illustrazione per un libro di fa-vole. Anche se tratta un tema moltoserio come l’apicoltura, descritta inmodo appropriato e con dovizia di par-ticolari e di azioni che l’apicoltore benconosce (recupero di uno sciame, visita

primaverile agli alveari), l’artista lo rive-ste di fiaba, dipingendo le arnie comecasette simili alle vere case (in muratura)sullo sfondo. Lo svolazzare delle rondinie gli alberi in fiore fanno pensare allaprimavera; il ridente paesaggio cosparsodi fiori con tante api in primo piano ècosì irreale che sembra uscito da un fu-metto.

ALBINO BERTAGNAQuesto dipinto (Fig. 3) fu relizzato nel1991 da Albino Bertagna (nato nel1958 a Borghetto di Vara, La Spezia)con la tecnica dell’olio su vetro, che ne

prevede l’esecuzione sul supporto allarovescia. Il suo titolo è L’apicoltore. La scena bucolica rappresentata è tran-quilla e vede un personaggio in primopiano come protagonista di tutto il con-testo. Questi è l’uomo (probabilmente èi l conduttore dell’apiario posto in se-condo piano) che, senza alcuna prote-zione, sta osservando con una lente unfiore: il suo sguardo però non è concen-trato sul fiore, ma risulta assente, comese s’interrogasse sulla bellezza della na-tura. Sullo sfondo gli alveari, una ca-scina e due bovini tranquilli chemasticano erba e fiori e in primissimo

Fig. 2 Fig. 3

Apitalia

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piano api in attività sui fiori. La scena èsenz’altro nostrana, tipica del territorioagricolo dell’Italia settentrionale. Berta-gna l’ha descritta come assolutamentenormale, semplice e gradevole; così cheal solo guardare questo dipinto si puòritrovare il buon profumo della campa-gna di primavera.

IRENE BRANDTIrene Brandt, nata nel 1955 a Waxweiler(Eifel) in Germania, è una pittrice naïfche dipinge fin da ragazza.Ha esposto in numerosi paesi (tra cuiStati Uniti, Australia, Giappone e Cina)e sue opere si trovano nelle collezionipermanenti di numerosi musei interna-zionali (Magog-Quebec/Canada, Doral-Miami/Florida/USA, Vicente López-Buenos Aires/Argentina, Schaerbeek-Brussels/Belgio, Vicq/Francia, Béraut/Francia, Zagabria/Croazia, Jagodina/Serbia, Grabovo/Bulgaria, Luzzara/Ita-lia, Surgut/ Russia, Nanjing City/Cina).L’UNICEF nel 2005 e nel 2006 ha uti-lizzato due suoi dipinti per farne tradi-zionali biglietti d’auguri natalizi(www.irenebrandt.de). I dipinti di Irene Brandt sono apprezzatiper la spontaneità e la freschezza chesanno trasmettere. Nel 2009 ha realizzatol’acrilico Happy honey bees (Fig. 4).

In questo quadro il soggetto resta sospesoquasi in equilibrio (come lo è il cuc-chiaio…) tra un sottile humor e la sem-plicità con la quale l’artista ha volutoritrarre il lavoro delle api. Visto con l’oc-chio di un naïf, tutto ciò diventa un giocofelice: mentre il miele (dolcissimo) scivoladal cucchiaio… le api stanno lavorando,sorridenti. Questo dipinto, pur essendosemplice nella sua esecuzione, rappre-senta la produzione del miele comeun’operazione complessa, governata dalleapi. Queste, quasi umanizzate, sonomolto attive e intraprendenti, operanti inuna struttura mantenuta pulita e perfetta.E’ il grande cucchiaio pieno di miele chefa pensare a una fabbrica: questo comeun’altalena, per effetto del peso, lascia ca-dere nel contenitore grandi gocce oppor-tunamente dosate dalle api. In questafabbrica ogni ape ha il suo compito edalla finestra si affaccia l’ape regina che,con i suoi comandi, fa funzionare tuttoperfettamente per donare al mondo ilprezioso prodotto che è il miele.

MARIARITA BRUNAZZIOriginaria di Cremona, Mariarita Bru-nazzi dal 1989 vive e lavora a Mantova(www.maryart-gallery.com) e si distingueda ogni altro tipo di pittore, che comelei realizza la pittura naïf. Le sue opere

sono uniche, originali, esteticamentepiacevoli e non hanno nulla da invidiaread artisti di fama mondiale.Nel 2003 ha dipinto Il giardino del-l’amore (Fig. 5); quest’olio su tela, iro-nico e gradevole, è stato realizzato inoccasione dell’anniversario di matrimo-nio di una coppia di amici dell’artista.La coppietta è rappresentata così: leinuda sull’erba (in una posa per nienteprovocatoria, ma molto buffa!), e lui, es-sendo un tipo “pungente”2, come un’ape

Fig. 4 Fig. 5

NOTE2 Si rende necessaria una precisazione entomologica: dato che il pungiglione è un ovipositore modificato, esso è assente nei fuchi (i maschi), che sono

notoriamente del tutto inoffensivi.

Fig. 6

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su un fiore mentre suona un violino!Ovviamente lui è molto più piccolo dilei essendo trasformato in ape!Nel 2006 ha realizzato un acquarello daltitolo La principessa incantata (Fig. 6); sitratta dell’illustrazione di una fiaba(pinu.it/principessa_incantata.htm). Nellefiabe, molto spesso, sentimenti umanisono attribuiti agli animali e quasi sempreper mettere in evidenza quanto gli umanisiano carenti di sensibilità verso altri esseri

viventi. In questa fiaba le api sono ricono-scenti al protagonista buono che, al con-trario di quello cattivo, non avevadistrutto per gioco un alveare ma avevaofferto fiori ai piccoli insetti. Questa illu-strazione coglie il momento in cui le apiindicano che sotto il velo si nasconde labellissima principessa affinché la sceltadel protagonista possa concludersi felice-mente. Mariarita Brunazzi così scrive:«ho scelto le api perché non mi fannopaura: nonostante siano dotate di unapiccola “arma” non sono repellenti anzihanno qualcosa di buono, di dolce nellaloro forma; in loro, tutto ricorda la dol-cezza del miele e, inoltre, mi sembravanomolto indicate a ronzare intorno ad unaprincipessa in fiore!». La figura femminileè quasi un life-motif nella sua produzioneartistica: anche in Apicoltrice svolazzante(Fig. 7) è rappresentata una ragazza, forsenon realistica ma primaverile e sbaraz-zina, che tiene tra le mani un alveare dacui escono numerose api bottinatrici. Queste sono uguali, almeno come im-magine: ciò vuol dire che l’artista le hainserite in un suo dipinto, intitolato Laprimavera, da lei stessa realizzato in pre-cedenza, che ha elaborato modificandoil vestito della ragazza (un po’ più casto)e aggiungendo l’arnia e alcuni fiori inbasso. La pittrice, per questo dipinto,ha utilizzato una tecnica mista che pre-vede tempere, pastelli e collage: le api,infatti, non sono dipinte ma applicatein seguito.

ETIENNE COHENPittrice naïf australiana (www.etienneco-hen.com) che ritrae soprattutto paesaggidella sua terra quali Bondi Beach (laspiaggia di Sydney), le famose BlueMountains (le montagne Blu3, la bar-riera corallina, l’altrettanto famosoUluru (Ayers Rock, luogo sacro per gliaustraliani aborigeni). Visitando il sito di Etienne Cohen sinota una buona capacità pittorica, ma sivede anche la mancanza di accademiache conferisce ai suoi dipinti una manonaïf: esegue, infatti, solo quello chevede, lo riproduce fedelmente inserendonumerosi personaggi se si tratta di cittào villaggi, ma, quando si tratta di pae-saggi naturali, lascia che sia la sola na-tura la protagonista; in questo casoinserisce alcuni animali come lepri, tassio canguri trattandosi di paesaggi austra-liani. Quello che si nota è che quandonon vi sono persone nei suoi paesaggiagresti, si ha, comunque, la sensazioneche vi siano appena stati... e abbiano la-sciato i segni della loro presenza. EtienneCohen è una pittrice naïf che utilizza icolori così come li vede, senza alterare innessun modo la loro densità naturale.Nel complesso la sua opera non è sensa-zionalistica, ma normale e tranquilla, eriprende l’ambiente che la circonda, la-sciando all’immagine che ne deriva unacerta sobrietà per quella terra australianache a tratti è gentile, e a tratti è dura earcaica.

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Fig. 7

Fig. 8

NOTE3 Le Blue Mountains sono la parte vicina a Sidney della catena montuosa che percorre tutto il lato est dell'Australia. Devono il loro nome (montagne blu) agli

eucalipti che, nei giorni di massima calura estiva, vaporizzano nell'aria il loro olio essenziale in tali quantità che la foschia appare bluastra anzichébianca.

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Della sua produzione si ricorda il di-pinto intitolato Provence The Beekeeper(Fig. 8) del 1997. In esso è rappresentatauna coltivazione di lavanda, probabil-mente ibrida, pianta bottinata dalle api(soprattutto per il nettare)4: alcuni al-veari, mod. Langstroth, sono disposti intestata dei filari e anche tra di essi. Si staeffettuando il cosiddetto “servizio di im-pollinazione”: tecnica apistica che pre-vede la collocazione nei campi di colonieforti di api che possono migliorare, conle loro visite ai fiori, il grado d’impolli-nazione della pianta coltivata (in questocaso la lavanda).Dal punto di vista artistico questo la-voro risulta un naïf molto rilassante gra-zie alla gamma dei colori utilizzati che siriflette sia nel tema (l’impianto di la-vanda), sia nel paesaggio stesso. Inoltre,l’assenza di figure umane conserval’equilibrio del dipinto e accentua il si-lenzio della campagna. Allo stessotempo, però, il quadro è anche un po’inquietante! La parte in basso, infatti, èbellissima e rasserenante: la lavanda, ilcontrasto con il giallo intorno, la casa,le arnie, mentre sul fondo c’è la monta-gna che sembra sì di velluto, invece èmolto scura e piena di pieghe, d’inco-gnite. Il dipinto dimostra come la diffu-sione dell’arte naïf sia fenomenoindipendente, strettamente radicato e ti-picizzato al territorio di provenienza del-l’artista. L’essere la pittrice svincolata dacanoni e legami dettati da qualsiasiscuola e/o movimento non impoveriscela sua opera ma evidenzia originalità ecaratteristiche altrove non replicabili.Come dire... il bello della semplicità.

GIUSEPPINA CORRADIGiuseppina Corradi, pittrice e poetessanaïf (www.giuseppinacorradi.it), è nata erisiede ad Atri, in provincia di Teramo.Affermata maestra del pennello e del co-lore, ha partecipato a diversi premi lette-

rari, mostre e rassegne d’arte, ottenendoimportanti riconoscimenti. La sua pit-tura, che non è altro che poesia sullatela, è apprezzabile per la spontaneità, laforza espressiva e la carica emozionaleche sprigiona. Le sue opere figurano incollezioni private e pubbliche, pinacote-che e chiese; presente in prestigiosi cata-loghi e annuari d’Arte moderna econtemporanea.Nel 2010 ha realizzato il dipinto Scena-rio (Fig. 9), un acrilico su tela decisa-mente di “fantasia”: si nota, infatti, chela pianta produce i fiori anche diretta-mente dal tronco, con poche foglie percui si potrebbe dire che è un Cercis sili-quastrum (siliquastro o albero di giuda),pianta d’interesse apistico. Però il colorerosso/violaceo dei suoi bellissimi fiori ela forma degli stessi, oltre che le foglietondeggianti della pianta, non sono ri-specchiati nel quadro, ma come giàdetto, andando di fantasia... si potrebbefare! I forti e vivaci colori e il disegno,un po’ infantile, sembrano ricordare ibei disegni dei bambini (tenendo contoanche del fatto che un’ape sta suonandola fisarmonica!). E’ un quadro che sad’estate! La poetessa Corradi ha accom-pagnato il dipinto con questi versi: “Conle note al vento con profumo di rose, suc-chiando l’umido nettare per un mielebuono”. E’ doverosa, però, un’annotazione ento-mologica: le api con occhi da uccello ci

sembrano fuori luogo… ma non si devedimenticare che siamo di fronte ad unquadro naïf !

JOSÉ MIGUEL DA FONSECAJosé Miguel Da Fonseca è nato il17/3/1932 a Setubal in Portogallo e pro-viene da una famiglia dedita alla pesca(le donne lavoravano per la conserva-zione del pesce e gli uomini per la rac-colta e lo scarico dei pescherecci). Perlui, quindi, è stato facile raccogliere al-cuni “tesori del mare” quali conchiglie,stelle marine e pesci che poi avrebbe di-pinto. Nel 1987, l’etnografo NoellePerez scoprì questi “tesori del mare” di-pinti a colori vivaci e incoraggiò JoséMiguel Da Fonseca a farne quadri. Lasua vita di “descarregador” (letteral-mente “scaricatore”, si presume scarica-tore di porto, scaricatore di pesce) siriflette nelle sue composizioni, che nonpretendono di avere fini intellettuali oartistici. Nei suoi lavori egli utiizza ciòche ha trovato in mare, realizzando, così,un collage naturale.José Miguel Da Fonseca ora vive tra Pa-rigi e il Portogallo. Il Museo internazio-nale d’Arte Naïf di Magog (Canada,

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NOTE4 Tutte tre le specie di lavanda (l’officinale o lavanda vera, Lavandula angustifolia, la lavanda spigo, L. latifolia, e la lavanda selvatica, L. stoechas, appartenentialla famiglia delle Labiate) comuni in Europa, nonché gli ibridi coltivati, possono produrre mieli uniflorali. Senz’altro il prodotto più conosciuto e diffuso è ilmiele uniflorale che si produce nel sud est della Francia (nell’altopiano di Valensole, dipartimento delle Alpes de Haute-Provence, e nel sud del dipartimentodella Drôme). Oggi i mieli di lavanda vera sono sempre più rari, soprattutto per la notevole riduzione della coltivazione di questa specie, a favore degli ibridiche permettono di ottenere rese quantitativamente molto superiori di olio essenziale.

Fig. 9

Fig. 10

Apitalia43

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www.museedartnaif.com) possiede unasua pitto-scultura (Fig. 10) di difficilecatalogazione nelle diverse correnti delmondo naïf. Il titolo di quest’opera (col-lage di conchiglie dipinte che formanouna composizione) è emblematico: Lefutur du Monde. Esso racchiude la chiave di lettura, inuna visione estremamente positiva,dell’artista su quello che egli vede e pre-vede sia il mondo futuro: un albero fio-rito, pieno di vita (uccelli, api ed esseriumani).

PASQUALE DE AMBROSIQuesto dipinto (Fig. 11) fu realizzatoda Pasquale De Ambrosi di Casteggio(Pavia) (6/4/1947) nel 1985 e si trovasulla copertina del testo A scuola dal-l’ape di Massimo Palo, edito dalla FAI.Esso ritrae due bambini di fronte ad al-cuni alveari.L’artista, in un piccolo disegno inno-cente e sincero, rappresenta un am-biente tranquillo; con un tratto quasiinfantile, ma preciso, egli dona alla pic-cola scena un’aria familiare dove i duegiovani sembrano percepire entrambi iprimi timidi e naturali amori degli ado-

lescenti. Il ragazzo, guardando un’ape involo, spiega alla ragazza quello che sa aproposito delle api ed ella lo ascolta in-teressata. La tecnica è molto semplice,“china e matite colorate”, ed è proprioquesto che rende la piccola opera gra-ziosa, pulita, e come si suole dire:“acqua e sapone”. E’ importante una nota di tecnica api-stica: quando ci si avvicina agli alveari èconsigliabile utilizzare vestiti chiari, nonscuri e colorati come quelli indossatidalla coppia di bambini; i colori scuri,che contrastano con il colore chiaro delcielo, sono, infatti, tra i fattori che in-fluenzano l’aggressività delle api. Il tema sarà ripreso a proposito di Giu-liano Zoppi.

MILAN GENERALIćIl pittore è nato il 18/3/1950 in Croa-zia, a Hlebine, località a ridosso delconfine ungherese che ha dato nomealla “Scuola di Hlebine”, formata daun gruppo di pittori naïf croati il cuiprincipale esponente è stato Ivan Ge-neralić, (www.generalic.com) di cuiMilan è nipote.Milan Generalić dipinge fin dall’adole-

scenza e intorno alla metà degli anni ‘70ha cominciato a realizzare dipinti conuno stile del tutto personale. Per lo più ha rappresentato scene trattedalla vita quotidiana della campagna(ad es. le falciatrici, i mietitori, i racco-glitori di fieno, i butteri nei pascoli ovicino alle fonti d’abbeveraggio, i nor-cini), ma i lavori che hanno riscossomaggior successo sono quelli che ripor-tano immagini di puro paesaggio, senzaalcuna figura umana o animale.Però in Pčelar (Fig. 12) sono rappresen-tati un apicoltore e una donna (proba-bilmente la moglie) impegnati nelleraccolta del miele, nota comunementecon il nome di “smelatura” o “smiela-tura”, un insieme di operazioni apistichemolto importanti. Essa può avvenire in mesi diversi a se-conda delle regioni e delle fioriture, inEuropa Centromeridionale, a partire damaggio-giugno fino a settembre. Sisvolge attraverso una serie d’operazioni:prelievo dei melari dagli alveari o dei faviin essi contenuti, estrazione del mieledai favi, restituzione dei melari o dei favialle famiglie. Seguono poi le fasi che interessano più

Fig. 11 Fig. 12

Apitalia

L’uomo e l’ape

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direttamente il prodotto: decantazione,confezionamento, conservazione. Terminata la fase di raccolta dei melariin campagna, inizia la vera e proprialavorazione del prodotto, che deve av-venire, come per tutti i prodotti ali-mentari, in locali idonei dal punto divista igienico5. La scena rappresentata nel dipinto non ècerto in linea con quest’ultima indica-zione! I favi disopercolati6 sono postinello smelatore (o centrifuga manuale oelettrica, radiale o tangenziale) di capa-cità variabile (da 6 a 40 favi ed oltre),munito di un rubinetto inferiore dalquale il miele estratto passa in un primorecipiente di raccolta per essere trasferitosubito dopo nel decantatore, noto co-munemente con il nome di maturatore:un recipiente nel quale il miele “riposa”per un certo tempo7. In quanto naïf illavoro nel complesso è gradevole, sonoparticolarmente belli il senso di profon-dità della scena e i colori. Meno bella è la figura maschile (ine-spressiva, con lo sguardo rivolto fuoridal dipinto: forse un autoritratto dell’ar-

tista?) in primo piano: tra l’altro appa-rentemente sproporzionata (troppogrande) rispetto alla figura femminile vi-cina a lui. Il fatto che sia più grande puòavere un significato e cioè che questopersonaggio sia importante! Nei dipintinaïf le proporzioni non sono quasi maiprese in considerazione e la poesia deidipinti sta anche in queste “ingenuitàdelle proporzioni”. Comunque sia, quello di Milan Gene-ralić è un tipico dipinto naïf slavo e ciòbalza subito all’occhio grazie ai colori vi-vaci, alla descrizione del paesaggio e allacura dei particolari: nell’insieme è solare,rasserenante e armonico nei colori.

MARTHA GREENWALDDi questa eclettica pittrice di Winona(Minnesota, USA) (www.marthagreen-wald.com), deceduta nel 2008, si ripor-tano due opere realizzate con la tecnicadel bassorilievo, per cui l’immagine ri-tratta è rilevata sopra la superficie piattae di sfondo. L’artista, cioè, prima dà spessore (tecnicamaterica) ai personaggi che poi dipinge.

Si può affermare che i lavori di MarthaGreenwald sono il risultato della fu-sione tra la tecnica del bassorilievo (pro-pria della scultura) e della pittura adacrilico.Nella Fig. 13 (Bee Dancer) l’ape balle-rina fa riferimento a un’immagine im-mortalata su un vaso del 5 secolo a.C.Il dipinto di Fig. 14 (Bee Sisters), invece,è stato realizzato da Martha Greenwald,come lei afferma, ispirandosi al testodell’Inno di Omero a Hermes8. I sog-getti richiamano taluni temi mitologici,realizzati con tecnica “primitiva”. Ne scaturiscono delle opere di fresca espontanea leggibilità.Una particolare sensazione di “dejà-vu”,quasi che l’arte antica tornasse a mate-rializzarsi tra le mani di quest’artista.

Renzo Barbattini*e Giuseppe Bergamini**

*Dipartimento di Scienze agrarie e ambentaliUniversità di Udine

**Museo Diocesano e Gallerie del TiepoloUdine

Fig. 13

NOTE5 Le principali caratteristiche del laboratorio per il miele, oggi, sono: buona aerazione, ampiezza sufficiente a contenere gli attrezzi d’uso, pavimenti lavabili,

pareti piastrellate, impianto elettrico protetto, disponibilità di acqua potabile, schermatura delle porte e finestre con reti che impediscano 1’ingresso diinsetti, servizi igienici per il personale, ecc.

6 La disopercolatura consiste nell’eliminare la sottile pellicola di cera che sigilla ogni celletta del favo quando questa è piena di miele maturo, quando cioè l’eccessodi acqua è evaporato grazie all’attività delle api.

7 La decantazione ha durata diversa a seconda del tipo di miele e della temperatura dell’ambiente di lavorazione: da 6 a 20 giorni. Durante tale periodo dalla massa del miele affiorano bolle d’aria, incorporate alla massa durante la centrifugazione, le particelle di cera, corpi estranei leggeri quali parti d’api e fram-menti di legno, che formano in superficie uno strato biancastro e schiumoso; a decantazione avvenuta sarà necessario asportare con ogni cura tale strato,magari ripetendo l’operazione due o tre volte.

8 All’interno dell’«Inno ad Hermes», nonostante l’uso di parole tratte dal mondo delle fiabe e delle antiche leggende, sono presenti diversi motivi che si possono considerare anticipazioni della teoria dell’interpretazione, l’Ermeneutica. Il termine ermeneutica deriva da “hermeneia” cioè “espressione, interpre-tazione”, a sua volta collegato al nome del messaggero degli Dei dell’Olimpo, Hermes.

Fig. 14

Apitalia45 4/2012