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L’adulazione produce molti amici, la sincerità solo nemici (Seneca)

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L’adulazione produce molti amici,la sincerità solo nemici

(Seneca)

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BRUNO MASSA

VITTORIO EMANUELE ORLANDO

GIANFRANCO ZANNA

Libro bianco

ovverotrent’anni di iniziativeper la sua istituzione

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In queste pagine viene raccontata la ricostru-zione storica della nascita del Museo di StoriaNaturale a Terrasini ed il fallimento di questa in-credibile impresa, causato da pochi anni di ina-deguata ed inopportuna gestione. I fattisinteticamente sono questi.

Dopo numerose riunioni da parte di ungruppo di naturalisti, grazie alla legge regionalen.80/77, il Comune di Terrasini a partire dal1981 richiese ed ottenne l’acquisizione di alcuneimportanti collezioni naturalistiche, che furonodate in affidamento al Museo Civico di Terrasini.Si trattava di circa 10.000 esemplari di uccelli im-balsamati di tutta Europa, una rappresentanzadi quasi tutte le specie di mammiferi italiani, col-lezioni entomologiche per un totale di oltre100.000 esemplari italiani ed esotici, una colle-zione malacologica di circa 60.000 lotti di con-chiglie attuali e fossili provenienti da tutto ilmondo, ecc. Negli stessi anni il Comune acquisìcon fondi regionali lo splendido Palazzo d’Au-male a Terrasini, con lo scopo di destinarlo aMuseo di Storia Naturale. La Regione Siciliananel corso di quasi ventanni ha investito oltre 15miliardi di lire per il restauro conservativo, il pro-getto esecutivo e la realizzazione di tutti gli im-

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Premessa

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pianti del Palazzo dove avrebbe avuto sede ilMuseo.

Il 15 maggio 1991 l’Assemblea Regionale Si-ciliana ha approvato la legge n.17, in cui all’art.2, comma 2, era scritto: “assumono carattere dimuseo regionale le seguenti istituzioni: … l)Museo del carretto e naturalistico di Terrasini”.Il Comune, infatti, nel suo Museo Civico ospi-tava anche un’importante collezione di carrettisiciliani. Per tale ragione, il Museo regionale por-tava questa singolare denominazione. Tuttavia,la vera regionalizzazione non ebbe luogo subitoe nel corso dei successivi 10 anni, il gruppo dinaturalisti che aveva più a cuore le sorti delMuseo, attraverso il Consiglio Scientifico, hacontinuato a gestire con i modesti fondi comu-nali il Museo. Nel frattempo, da parte dell’As-sessorato Regionale Beni Culturali andava avantila progettazione definitiva delle sale, in partico-lare la suddivisione degli spazi tra la parte natu-ralistica e quella dei carretti. I tempi comunquesi allungarono di cinque anni a causa del falli-mento dell’impresa che curava i lavori a Palazzod’Aumale, avvenuto nel 1995.

Durante quegli anni numerosi esponenti delmondo della cultura siciliana e del resto dell’Ita-lia intervennero in vari modi ed in varie sedi perspronare la Regione a concludere l’operazionedel Museo di Terrasini, continuando l’acquisi-zione delle collezioni naturalistiche ed appro-vando un’apposita legge istituiva del Museo diStoria Naturale. Gianfranco Zanna, allora depu-tato regionale DS, scrisse e depositò una bozzadi legge (n° 939/1999) per la “Istituzione ed or-dinamento del Museo Regionale di Scienze Na-

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turali e della Mostra permanente del carretto si-ciliano”. La Società Siciliana di Scienze Naturali,che in tutta la vicenda aveva svolto un ruolo diprimo piano, si fece promotrice di una raccoltadi firme a favore del disegno di legge. Arriva-rono decine e decine di firme di sostegno, sia daparte di privati sia da parte di istituzioni, che fu-rono trasmesse al Presidente dell’Assemblea Re-gionale ed al Presidente della Regione Siciliana.Fu un segno tangibile del coinvolgimento del-l’opinione pubblica, della grande attesa di tantagente per la realizzazione del Museo di StoriaNaturale, di cui si parlava almeno da cento annie si discuteva con fermezza da almeno 22 anni!Ma servì a poco, la proposta di legge non andòmai in discussione.

Il 15 maggio 2000 fu approvata la legge re-gionale n° 10, da cui scaturì il decreto n.6043del 22 giugno 2000, con cui veniva istituito uf-ficialmente il Museo Regionale Naturalistico edel carretto di Terrasini, che prevedeva anche diapprovare successivi provvedimenti per determi-nare l’organico e la sua copertura. Nel mese diaprile 2001 l’Assessorato Beni Culturali stipulavala convenzione con il Comune di Terrasini e soloallora fu possibile trasferire le collezioni delMuseo Civico a Palazzo d’Aumale; insieme aquelle naturalistiche vi furono collocate le colle-zioni di carretti siciliani e l’Antiquarium Civico,una piccola collezione di reperti archeologici re-cuperati nel mare antistante Terrasini. Sarebbestato importante non cadere nella tentazionebanale di collocare nel Palazzo d’Aumale la col-lezione di carretti siciliani, ed ancor di più l’An-tiquarium Civico; i motivi sono evidenti: 1) la

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loro presenza contribuisce a far scadere l’origi-nalità, l’importanza e l’esclusività del Museo na-turalistico; 2) etnografia ed archeologia sonocomparti culturali che in Sicilia hanno già unamuseologia diffusa e senz’altro prestigiosa,mentre così non può dirsi per la storia naturale.

Nel luglio 2001 l’Assessore dava incarico delladirezione del Museo Regionale del Carretto eNaturalistico di Terrasini a Valeria Li Vigni, fun-zionaria della Sezione etno-antropologica dellaSoprintendenza di Palermo. Nei mesi successiviuna prima parte del personale regionale si tra-sferiva presso i locali del Museo; tra questi nonc’era neanche un naturalista. A distanza di circaun anno fu anche costituito il Comitato TecnicoScientifico del Museo. Il 3 ottobre 2002 la Re-gione modificò la denominazione del Museo in“Museo di Storia Naturale e Mostra permanentedel Carretto siciliano”, mostrando in modo ine-quivocabile quali dovevano essere i contenuticulturali del Museo. Era un altro piccolo passoavanti verso il riconoscimento dell’originalità delMuseo di Storia Naturale.

Tuttavia si è verificata una presa di posizionedi contestazione da parte della Direzione. Laprima sala, che era stata riservata, dopo este-nuanti trattative, ad ospitare i reperti archeolo-gici, è stata adibita all’esposizione dellaricostruzione di una sezione di nave greca edalla presentazione della famiglia Orléans d’Au-male ed alla loro impresa vitivinicola. L’originaleprogetto del Museo di Storia Naturale che pre-vedeva la mostra permanente naturalistica apartire dalla seconda sala di piano terra ed intutto il piano superiore, senza alcun nullaosta, è

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stato modificato, inserendo nella seconda salaun’esposizione di barche e sistemi di pesca.Quello che sembra più grave è il fatto che la de-nominazione del Museo è cambiata di volta involta, a seconda dei casi e delle mostre orga-nizzate; ne sono esempi il “Museo RegionaleEtnoAntropologico, Archeologico e Naturali-stico” (aprile 2002), il “Museo del Carretto eNaturalistico” (aprile 2002), il “Museo Regio-nale Etno-antropologico Naturalistico e Ar-cheologico di Palazzo d’Aumale” (25.12.2002)e quella più frequente “Museo d’Aumale”. Nonpuò essere dato il nome ad un museo perchéquesto sia più coerente con gli interessi del di-rettore pro-tempore, è più facile trovare unnuovo direttore che meglio si adatti ai conte-nuti ed alle finalità di un museo di storia natu-rale. Certo, la scelta di cambiare i contenuti diun Museo in corso d’opera sarebbe la più facileper legittimare a posteriori tutta l’attività nongiustificata prodotta, ma sarebbe anche un’am-missione d’illecito che né il politico né l’ammi-nistratore possono permettersi.

Si è più volte discusso della realizzazione diuna mostra permanente sulla Biodiversità, manon sono state prese iniziative definitive in talsenso; la parte naturalistica attualmente ospitauna mostra temporanea molto modesta e cer-tamente inadatta per inviare messaggi educativi.Sono giunti in Assessorato ed alla Direzione delMuseo vari segni di dissidenza e critica sia daparte di docenti universitari, sia da parte dellaSocietà Siciliana di Scienze Naturali, sia da partedi comuni cittadini, locali e provenienti da altreregioni. Tutti si chiedono la stessa cosa: “Perché

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un Museo di Storia Naturale tratta argomentiche sono del tutto fuori tema con la Storia Na-turale?”

Il sito internet del Museo di Storia Naturale eMostra permanente del Carretto parla di una se-zione etno-antropologica, una sezione archeo-logica ed una sezione naturalistica; lo stessoriportano tutti i pieghevoli e libri pubblicati nelcorso di questi ultimi sei anni. Le attività svoltedal Museo hanno riguardato di tutto, dall’operadei pupi ad una mostra sulle abitudini dei giap-ponesi, ma gli argomenti chiave sono stati so-prattutto l’archeologia subacquea (anchedell’Australia) ed i cantieri per la costruzione dibarche! Quando la Direzione ritiene di organiz-zare qualcosa di carattere naturalistico, lo fa inmodo quanto meno bizzarro, se non diseduca-tivo (si veda ad es. la mostra ed il catalogo “Leforme del corallo, dalla natura al design”).

Non risulta che sia mai giunto da parte del-l’Assessorato un richiamo per l’eccessiva auto-nomia gestionale della direttrice, che nelfrattempo è entrata anche in aperta polemicacon tutto il Comitato Tecnico Scientifico, fino aquando questo organismo è stato convocato.

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a storia che ci accingiamo a raccontareè per certi versi grottesca, per altri addi-rittura pittoresca, ma tutto sommato ci

sembra che possa inquadrarsi all’interno di unacultura banalmente umanistica che guarda lascienza con un certo distacco, alimentando sem-pre più le carenze della conoscenza. Molti au-tori hanno messo in evidenza che proprio perquesta tradizione ascientifica le opere dell’inge-gno e del talento dell’uomo sono guardate conrispettosa considerazione, mentre gli organismiviventi e tutto ciò che è di origine naturale sonoconsiderati solo aspetti estetici e ricreativi; ne ab-biamo esempi anche molto recenti: i quotidianie le televisoni hanno dato notizia del ritrova-mento de “L’urlo” di Munch, trafugato in Nor-vegia due anni fa, con titoli del tipo “Norvegia infesta per L’urlo di Munch”, ma nelle stesse fontid’informazione non si trova traccia di sdegnoper le colate di cemento sui “trottoir a Vermeti”della costa palermitana o per il saccheggio di ungiacimento fossilifero del Permiano, tessere dellastoria naturale della terra in cui viviamo. Il fattostesso che il legislatore pensi di trasformare inreati penali i danni causati al patrimonio artistico

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e depenalizzare quelli causati al patrimonio na-turale è segno tangibile della “forma mentis”che si ritrova anche nelle persone che dovreb-bero essere più sensibili, che vengono abitual-mente definite “addette ai lavori”. Questapremessa è importante in quanto può consentiredi comprendere l’operato di certe persone, seb-bene certamente non permetta di giustificarlo.

Prima di iniziare questa lunga storia deside-riamo completare il concetto a proposito della“forma mentis” di burocrati e di certi “addetti ailavori”. Immaginiamo che il Museo Archeolo-gico Paolo Orsi di Siracusa inizi ad organizzaremostre sulle specie in via d’estinzione o sullacoevoluzione piante-animali; non solo gli ammi-nistratori che controllano la gestione del Museo,ma anche la gente comune si chiederebberocome possano essere ritenute queste iniziativepertinenti con le finalità del museo e nessuno leapproverebbe. Naturalmente questo paradossonon è mai avvenuto in un Museo Archeologico,semplicemente perché chi fa bene il suo lavorosa anche che ci sono dei confini invalicabili, siaetici che di natura più strettamente burocratico-amministrativa: ogni ente deve svolgere le atti-vità per le quali è stato istituito. Nella storia chevi raccontiamo si parla di un’eccezione a questaregola, che però è diametralmente opposta al-l’esempio sopra riportato: un Museo di StoriaNaturale che si dedica soprattutto all’archeolo-gia, prevalentemente subacquea, e alle varieforme di arte (es. pittura, lavorazione artigianaledi gioielli) e design, nell’indifferenza e nel silen-zio generale dei burocrati, che anzi partecipanocon interesse alle presentazioni di queste atti-

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vità, consentendo in tal modo che un “conteni-tore museale” acquistato dall’Amministrazionestessa perché diventasse un Museo di Storia Na-turale si trasformasse in un “altro museo” conconnotazioni vaghe e poco scientifiche.

Riteniamo che questo possa essere conside-rato un “libro bianco”, nel senso che è una rac-colta di documenti e testimonianze checonsentono di informare la pubblica opinionesul cattivo funzionamento di un ente pubblico.Esso, quindi, nasce soprattutto dalla consulta-zione di documenti e dalle testimonianze viventidelle persone che più da vicino hanno vissutoquello che era un sogno e che si è trasformata inuna cruda indesiderabile realtà. Certamente inpoche pagine non si possono raccontare tren-tanni di storia, di vicissitudini, di gioie ed ama-razze, ma si possono tracciare i motivi essenzialiche ci hanno ispirato per sostenere la nascita diun Museo di Storia Naturale in Sicilia, si può ten-tare di narrare la grande sensazione emotiva cheabbiamo provato con la fondazione del Museoe l’enorme delusione che abbiamo oggi peravere visto del tutto polverizzato quell’obiettivo.È stata la burocrazia regionale o lo scarso spes-sore delle persone coinvolte? I fatti, comunque,meritano di essere raccontati per tentare di dareuna risposta. Abbiamo deciso di pubblicare icontenuti di questo volume perché resti unatraccia scritta dei fatti e della documentazioneche riportiamo di seguito, a testimonianza chenel silenzio generale c’è stata anche qualcheopinione dissidente.

Cominciamo dalla storia.Il 3 gennaio 1897 nella Sala delle Lapidi del

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Palazzo della Città di Palermo, gentilmente con-cessa dal Regio Commissario per l’occasione, ilPresidente della Società Siciliana di Scienze Na-turali, Enrico Ragusa, così si esprimeva: “La no-stra Società non solo deve impegnarsi per larealizzazione di un Museo dove dovranno spic-care i prodotti naturali della nostra isola, madeve anche aiutare gli studiosi fornendo loromateriale scientifico necessario a tali studi”. Seandiamo indietro nel tempo, possiamo immagi-narci il “distintissimo entomologo di Palermo”,come Guy de Maupassant chiamava Enrico Ra-gusa, nel suo Hotel des Palmes intrattenere altridistinti naturalisti dell’Ottocento sulla necessitàdi fondare un Museo di Storia Naturale in Sicilia.In un’altra seduta di due anni dopo, il MarcheseDe Gregorio, riferendosi al Museo, aggiungeva:“L’insensibilità più completa delle Autorità co-munali alle nostre sollecitazioni per l’identifica-zione di un locale per il Museo, ha contribuito anon far progredire l’ipotesi da noi caldeggiata”.

Dopo ottantanni, consci delle difficoltà che sidovevano affrontare, un pugno di naturalisti ve-ramente appassionati che, come scrive Wilson(1984), avevano una spiccata tendenza alla bio-filia, un’innata curiosità per il mondo vivente,che li portava a chiedersi continuamente motivi,cause ed effetti dei fenomeni naturali con cui vi-vevano, decise che era il momento per tentare dicostituire un Museo di Storia Naturale in Sicilia.

Il 29 novembre 1975, grazie alla disponibilitàdel Comune di Terrasini, fu organizzato un con-vegno dal titolo “Iniziative legislative per la tu-tela, la costituzione ed il riassetto dei MuseiCivici d’interesse locale in Sicilia”. In quell’occa-

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sione, oltre agli interventi specialistici di V. Or-lando e B. Massa, di A. Uccello per le tradizionipopolari e di A. Todaro per l’archeologia, vi fu-rono due insperati autorevoli interventi politicidi Piersanti Mattarella e Rosario Nicoletti.

Il grosso delle collezioni scientifiche sicilianesi conservava presso le Università e queste,anche se l’attenzione nei confronti dei loroMusei era in continua diminuzione, non inten-devano cederle soprattutto perché ogni istitu-zione rappresentava la memoria di un illustrescienziato che aveva segnato la storia dell’Ate-neo. Molte collezioni universitarie italiane, tut-tavia, avevano vissuto una sorte misera, sia acausa dell’incuria e dei saccheggi, sia a causadella crescita dei Dipartimenti poco inclini a darespazio ulteriore al loro sviluppo, tanto che in al-cuni casi i musei universitari erano diventati verie propri magazzini. Un caso di gestione mistaUniversità-Regione è stato registrato in Pie-monte; l’Università di Torino ha messo a dispo-sizione le sue collezioni storiche, la Regione haistituito un Museo Regionale con quelle colle-

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1. Pannello installato sultetto del Museo diStoria Naturale di Ter-rasini. Il titolo delMuseo è inequivoca-bilmente fuorviante,in quanto la suaattua- le denomina-zione è “Museo diStoria Naturale e Mo-stra Permanente delcarretto siciliano”

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zioni ed altre successivamente acquisite ed haassunto personale per iniziare le attività delMuseo. Poi si è messa di mezzo la politica e lascelta degli organi dirigenziali non può essereconsiderata certamente un’ottima scelta sulpiano scientifico; oggi non ci sentiamo di por-tare quell’accordo tra Università e Regione comeun modello da seguire. Sembrava ovvio che ten-tare di perseguire una nuova strada per la rea-lizzazione di un Museo di Storia Naturale inSicilia era molto ambizioso, ma non impossibile.

Il 17 gennaio 1977 si ricostituì per la quartavolta la Società Siciliana di Scienze Naturali, chenel proprio statuto (art. 2, comma d) scriveva:“dar vita ad un Comitato per la istituzione di unMuseo di Storia Naturale in Sicilia che al tempostesso conservi e salvaguardi gli oggetti naturali,abbia funzione socio-culturale, sia strumento dipreparazione professionale per gli studenti ecentro propulsore per la ricerca naturalistica”.

La rifondazione della Società Siciliana diScienze Naturali non era avvenuta per caso; ungruppo di appassionati naturalisti con genuinetendenze biofiliche si era già riunito più volte acasa di Vittorio Orlando fin dal 1974, per discu-tere sia della ripresa di un’attività naturalisticacollegiale, appunto con la rifondazione della So-cietà Siciliana di Scienze Naturali, sia della ca-renza in Sicilia di un museo scientifico. Avevamotutti in mente un’idea e mettendo insieme le no-stre opinioni si materializzò l’immagine delMuseo che desideravamo; si trattava di iniziareuna battaglia che sapevamo avrebbe interessatoil resto delle nostre vite.

Erano già andate perdute per la Sicilia molte

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importanti collezioni, nel senso che erano stateacquisite da enti al di fuori della nostra regione;tra esse quella di conchiglie di Monterosato, tra-sferita al Museo di Roma, la collezione di con-chiglie di Ottavio Priolo di Catania, trasferita alMuseo di Milano, la collezione ornitologica diJoseph Whitaker, suddivisa tra Edinburgo e Bel-fast, dopo una lunghissima trattativa (Lo Valvo &Massa, 2000). Tante altre erano invece andatedefinitivamente perdute per l’incuria e l’indiffe-renza delle istituzioni (ad esempio la consistentecollezione entomologica realizzata da TeodosioDe Stefani Perez, comprendente anche una col-lezione unica di galle di Artropodi).

All’inizio degli anni Settanta era nato l’Asses-sorato Regionale Beni Culturali ed Ambientali e,nel 1977, era stata emanata la legge regionalen.80 che ristrutturava il vasto campo dei BeniCulturali con un’innovazione che precorreva itempi, cioè comprendeva fra i Beni Culturalianche i Beni Naturali e Naturalistici, per i qualivenivano previste sezioni in ognuna delle So-printendenze uniche. Certamente la persona piùilluminata ed illuminante a quei tempi fu AlbertoBombace, allora direttore dell’Assessorato Re-gionale Beni Culturali e Ambientali, che nel1981 suggerì a V. Orlando di costituire presso ilComune di Terrasini un Museo Civico di StoriaNaturale, cosa che fu realizzata anche grazie alladonazione di una raccolta di mammiferi imbal-samati da parte della famiglia Orlando. Diedeanche un altro consiglio importante: la l.r.n.80/77 rappresentava uno strumento finanzia-rio per acquisire al demanio regionale anche lecollezioni naturalistiche. Su suggerimento di A.

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Bombace, il Comune di Terrasini quindi propo-neva ed otteneva dall’Assessorato Beni Culturalil’acquisizione di quattro collezioni, quella orni-tologica realizzata da Carlo Orlando (5600esemplari), quella entomologica di Mario Ma-riani (in gran parte di Lepidotteri, incluse nume-rose specie di delicatissimi microlepidotteri), lacollezione naturalistica (entomologica, paleon-tologica e mineralogica, con un’ampia bibliotecascientifica) di Teodosio De Stefani junior (nipotedi T. De Stefani Perez) e la piccola raccolta orni-tologica di Matteo Jannizzotto di ChiaramonteGulfi, d’interesse soprattutto storico.

Naturalmente passarono alcuni anni primache si potesse concretizzare l’acquisizione, machi ha tenacia sa attendere; il Giornale di Siciliadel 12 giugno 1982 finalmente diede la notiziache l’Assessore Gentile aveva effettuato l’acqui-sizione. Le collezioni sopra elencate entraronoquindi nella proprietà dalla Regione e furono af-fidate in deposito temporaneo al Museo Civico

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2. La prima sala delMuseo di Storia Natu-rale di Terrasini è stataoccupata dalla ricostru-zione di una sezione dinave greca; è appena ilcaso di sottolineare lospreco di uno spazioche potrebbe conte-nere anche un’interabalena!

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di Terrasini. Era un passo importantissimo, per-ché di fatto il Museo di Terrasini acquisiva un co-spicuo materiale di studio ed al tempo stessos’intrecciava un indissolubile legame tra Co-mune e Regione.

Non si fermarono qui le iniziative del Comunedi Terrasini. C’era a Terrasini un grande palazzo,costruito nel 1835 da don Vincenzo Grifeo ducadi Floridia e principe di Partanna; questa strut-tura era stata edificata per conservare le botticontenenti il vino prodotto nei vigneti de LoZucco, non lontano da Terrasini, e consentireche invecchiasse per almeno cinque anni. Si trat-tava quindi di uno stabilimento enologico, che,intorno al 1860 fu acquistato insieme ai vignetida Henry d’Orléans, duca d’Aumale, quarto fi-glio di Luigi Filippo e di Maria Amelia delle dueSicilie, e divenne la sua residenza. Il palazzo, pro-prio per le sue caratteristiche (locali molto ampie non suddivisi da pareti e palazzina centraleadeguatamente suddivisa in appartamenti) eraideale per ospitare un Museo, si trattava di ac-quisirlo e restaurarlo. Il Comune di Terrasini sipreoccupava di dare una sede adeguata alMuseo e, sempre su spinta di Vittorio Orlando,dopo lunghe trattative riuscì a portare a compi-mento l’acquisizione al demanio regionale delgrande complesso immobiliare della famigliad’Aumale a Terrasini, attraverso un finanzia-mento regionale consentito sempre dalla leggen.80/77. Subito dopo si procedette alla proget-tazione del restauro conservativo dell’immobileper destinarlo a Museo, grazie ad un primo fi-nanziamento dell’Assessorato Beni Culturali di

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tre miliardi e mezzo di lire; progettista del re-stauro era l’arch. A. De Caro Carella.

Un particolare molto significativo e che avràun significato profondo nel corso di questa sto-ria riguarda un’altra acquisizione effettuata pro-prio in quegli anni. Infatti, era disponibile aTerrasini la grande collezione di carretti sicilianidi Salvatore Ventimiglia, che, su proposta diV.Orlando, allora sindaco di Terrasini, fu acqui-sita dall’Assessorato Beni Culturali ed affidata alMuseo di Terrasini, ampliando in tal modo gli in-teressi del Museo verso i beni etnografici. La col-lezione Ventimiglia, quando il proprietario eraancora in vita, era stata per un lungo periodo,tra gli anni Settanta ed Ottanta, esposta proprionella sede di Palazzo d’Aumale.

Nel corso degli anni, sempre usufruendo deicapitoli di bilancio che finanziavano la leggen.80/77, furono via via acquistate altre collezioninaturalistiche di minore entità e tre raccolte ri-tenute classiche e di valore inestimabile comeBeni Culturali siciliani: la collezione entomolo-gica di Raniero Alliata di Pietratagliata (più di400 scatole entomologiche di grande formatoed un’ampia biblioteca) e la collezione ornitolo-gica di Antonino Trischitta di Messina (1800esemplari dell’avifauna italiana) e la collezionedi conchiglie provenienti da tutto il mondo diV.Orlando (60.000 lotti comprendenti anchealtre collezioni storiche ed attuali). L’acquisizioneavvenne sempre da parte dell’Assessorato Re-gionale Beni Culturali, che affidò le collezioni intemporaneo deposito al Museo Civico di Terra-sini. Complessivamente si trattava ormai di pa-recchie decine di migliaia di esemplari di uccelli

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ed altri vertebrati, insetti, conchiglie, ecc., cui siandavano aggiungendo piccole donazioni di pri-vati che ritenevano il Museo di Terrasini il sitoideale per la conservazione di materiali naturali-stici, altrimenti deperibili. Nel 1985 la Regioneaveva anche acquisito un’altra collezione di carrisiciliani, includente anche parti di carri ed og-getti di cultura materiale, che andavano ad au-mentare il patrimonio già esistente.

Nei primi dieci anni di vita, il Museo, che sitrovava provvisoriamente in due locali privatipiuttosto angusti di Terrasini, in via Cala Rossa(la sezione naturalistica) ed in via C.A.DallaChiesa (la sezione dei carretti), ha registrato lavisita di oltre trentamila visitatori, il 60% deiquali erano studenti di diverse classi scolastiche.Il Museo aveva raggiunto una dimensione inso-stenibile per una gestione civica da parte di unComune di appena diecimila abitanti. Si rendevanecessario un salto per la regionalizzazione dellastruttura, in modo che potesse essere adegua-tamente sostenuta, sia sul piano espositivo siadella conservazione dei reperti; peraltro le colle-zioni erano quasi tutte di proprietà della Re-gione. È, infatti, questo uno dei punti cardine diogni museo; la concentrazione di collezioni inun’unica struttura e la conseguente conserva-zione dei reperti è una responsabilità enorme,che un piccolo ente locale non si può permet-tere, è necessario uno svincolamento dalla posi-zione esclusivamente civica, soprattutto per unpiccolo ente locale amministrativamente non ingrado di sostenere grosse spese di conserva-zione ed ostensione di un museo. Per tale ra-gione, nel 1990 il Comune di Terrasini trasmise

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ufficialmente all’Assessorato Regionale Beni Cul-turali la volontà di regionalizzare il Museo natu-ralistico ed etnoantropologico, con sede aPalazzo d’Aumale. La Regione nel frattempocontinuò l’opera di restauro del Palazzo, tramitealtri due finanziamenti per un totale di sei mi-liardi di lire.

Avvenne a questo punto un evento inspe-rato. Il 15 maggio 1991, nell’ultima sedutadella legislatura, l’Assemblea Regionale Sici-liana approvava la legge n.17, in cui all’art. 2,comma 2, era scritto: “assumono carattere dimuseo regionale le seguenti istituzioni: … l)Museo del carretto e naturalistico di Terrasini”.

Una leggina di fine legislatura, frettolosa eassai difettosa, che fu difficile e complesso ap-plicare. In più occasioni abbiamo scritto e dettoche sarebbe stata necessaria una legge per ga-rantire un coordinamento qualificato per ilMuseo di Storia Naturale, che sarebbe potutodivenire per dimensioni e modernità di conce-zione progettuale il Museo naturalistico piùfunzionale del mondo, essendo l’ultimo in or-dine di tempo ad essere realizzato.

Un segno tangibile del riconoscimento del la-voro svolto da V. Orlando è stata nel 1992 la no-mina da parte dell’Assessorato RegionaleBB.CC. ad Ispettore Onorario ai Beni Culturalidel Comune di Terrasini che l’on.le Fiorino gli haconferito, dandogli l’opportunità di legittimaree proseguire l’impegno per la realizzazione delMuseo di Storia Naturale.

Orlando (1995) a conclusione del suo inter-vento al Convegno “Un Museo di Storia natu-rale per la Sicilia”, tenutosi a Terrasini il 27

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febbraio 1993, proponeva sei punti chiave per ilcompletamento dell’iter museale di Terrasini, tracui quelli che rimangono ancora attuali sono: a)provvedere immediatamente a risolvere il pro-blema della direzione e del coordinamento delMuseo, da affidare a persona qualificata sulpiano scientifico e museale; b) procedere alla no-mina di un gruppo di esperti di livello nazionaleper la progettazione della sistemazione esposi-tiva del Museo che tenga conto delle caratteri-stiche e delle disponibilità di spazi dell’immobile;c) acquisire per il Museo le collezioni già segna-late alla Soprintendenza.

L’Associazione Nazionale Musei Scientifici(ANMS), alla fine del Convegno tenutosi tra il9 ed il 12 maggio 1996 dal titolo “Musei lo-cali e promozione della cultura scientifica in Si-cilia”, auspicava in un documento unanime ilsuperamento della legge n.17/91 con unalegge più adeguata, di procedere alla proget-tazione dell’esposizione museale ed alla con-

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3. La seconda sala, chenel progetto appro-vato dall’AssessoratoRegionale BB.CC. edalla SoprintendenzaBB.CC. di Palermoprevedeva l’inizio del-l’ostensione naturali-stica, è stata occupataesclusivamente dabarche e da un’ampiadissertazione sui si-stemi di pesca.

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servazione delle collezioni, con il supporto diesperti di chiara fama e collaudata esperienza,di riprendere le procedure per l’acquisizionedelle collezioni private di notevole valore persottrarle all’abbandono ed all’incuria e d’in-trattenere costanti rapporti con i musei pub-blici presenti in Sicilia al fine di garantire unsupporto per la conservazione di importanticollezioni. L’ANMS è un’associazione chemette insieme tutti i responsabili, curatori,conservatori ed operatori di musei scientificiitaliani, è l’associazione che rappresenta il ter-mometro della situazione italiana, partecipareai suoi convegni è un modo di intrattenere econsolidare rapporti con gli altri musei scienti-fici, per il raggiungimento del fine d’interessecomune, che è il rilancio dei musei naturalisticiitaliani in una rete fittamente interconnessa.

Seguì un periodo di silenzio e l’attività ripresecon il nuovo Consiglio Scientifico del Museo Ci-vico (1994-1998), che mantenne i rapporti conla Regione per la progettazione definitiva deglispazi interni del Palazzo d’Aumale. Del Consi-glio facevano parte Bruno Massa (presidente),Valerio Agnesi, Enzo Burgio, Francesco M. Rai-mondo, Giuseppe Aiello, Gianfranco Purpura,Filippo Castro ed Emma Vitale. Appare di uncerto interesse il verbale della seduta del Consi-glio Scientifico del Museo Civico del 7 ottobre1996, in cui si parlò del progetto ostensivo delMuseo Regionale a Palazzo d’Aumale; in quel-l’occasione era giunta una presa di posizionedella Dr.ssa M. Carcasio, responsabile della Se-zione Etno-antropologica della SoprintendenzaBB. CC. di Palermo, la quale sostenendo che era

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insufficiente lo spazio riservato dall’Arch. S.Biondo nella sede di Palazzo d’Aumale alle col-lezioni di carretti, rinunciava ad esso per trasfe-rire le collezioni etno-antropologiche in altrasede. In quell’occasione scaturì un dibattitomolto acceso, a cui prese parte anche il SindacoManlio Mele e che si concluse con l’impegno dimantenere un adeguato spazio dentro la strut-tura sia per le collezioni naturalistiche sia per lecollezioni dei carretti siciliani. Era necessario per-ché Terrasini si assicurasse il mantenimento al-l’interno del suo Comune di tutte le collezioniche aveva avuto in affidamento temporaneodalla Regione.

In quegli anni il Consiglio Scientifico si ado-però per allestire una nuova mostra temporaneanegli spazi di via Cala Rossa, accompagnata daun pieghevole molto semplice che dava le ne-cessarie spiegazioni dei contenuti di ciascuna ve-trina.

“25 vetrine in mostra al Museo di Scienze Na-turali” era una breve sintesi di un allestimentosecondo un percorso didattico molto più ampio,che poteva trovare spazio solo nella sede di Pa-lazzo d’Aumale. Essa riprendeva parte dei con-tenuti della precedente mostra, organizzata daVittorio Orlando e Maria Gabriella Di Palma al-cuni anni prima, che trattava la fauna del Golfodi Castellammare, ampliando i temi ed aggiun-gendo qualche nuova vetrina. Vale la pena fareuna breve rassegna di quella mostra, costata ap-pena cinque milioni di lire. Le 25 vetrine tratta-vano le seguenti tematiche: 1) uccelli estinti; 2)specie in diminuzione ed in aumento; 3) piu-maggi anomali; 4) conservazione della natura

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nelle coste: Riserve Naturali; 5) e 6) la fauna delledune costiere; 7) testimonianze archeologichenei fondali marini; 8) e 9) forme di vita nei fon-dali marini; 10), 11) e 12) i fondali marini el’uomo: barche e attrezzi da pesca; 13) la pescadel tonno; 14) i fondali marini e le risorse perl’uomo; 15) e 16) mammiferi di Sicilia; 17) uc-celli degli ambienti rocciosi; 18) uccelli di am-bienti collinari alberati; 19) uccelli della macchiamediterranea; 20) uccelli delle praterie steppi-che; 21) uccelli delle falesie; 22) fauna degli am-bienti umidi; 23) uccelli degli ambienti urbani ecoltivati; 24) le conchiglie nell’arte e nella storia;25) alcuni libri naturalistici antichi del Museo.

Nel 1997 furono realizzati dal Comune altridue dépliant più impegnativi che presentavanole collezioni del Museo, il primo edito da Krea,l’altro da Ariete; nonostante gli sforzi, va rico-nosciuto che entrambi risultarono piuttosto sca-denti e non riuscirono a mandare il necessariomessaggio divulgativo all’esterno.

Nel frattempo era stato incaricato della pro-gettazione degli spazi interni del Palazzo d’Au-

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4. Il resto delle sale delpiano terra è in granparte occupato dacarretti siciliani.

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male l’arch. Stefano Biondo, dipendente del-l’Assessorato Regionale BB.CC., che con grandesforzo cercò di venire incontro alle diverse animeche andavano prendendo corpo all’interno delConsiglio Scientifico, quella naturalistica, quellaetno-antropologica e quella archeologica. Men-tre il Museo Civico aveva tre sezioni, tuttavia, ilMuseo regionalizzato ne aveva solo due, quellanaturalistica e quella etno-antropologica. Si ve-rificò così un’assurdità senza precedenti: men-tre si tentava di spingere il legislatore ad istituireun Museo di Storia Naturale, quindi esclusiva-mente naturalistico, si preparava la strada perdare corpo all’interno di Palazzo d’Aumale adun miscuglio indefinibile composto dalle colle-zioni del Museo Civico di Terrasini, naturalisti-che, etno-antropologiche ed archeologiche;l’arch. Biondo, dopo estenuanti trattative, sud-divise saggiamente tra le due sezioni ufficiali delMuseo Regionale le aree disponibili, mettendoin rilievo la maggiore necessità di spazio osten-sivo e per la conservazione dei reperti per le col-lezioni naturalistiche, caratterizzanti il Museo(lettera dell’arch. S. Biondo del 23 ottobre 1996al Direttore Regionale dei BB. CC., prot. 5355).

Si era comunque d’accordo sul fatto che laprogettazione avrebbe dovuto tenere conto deisuggerimenti dei seguenti esperti: 1) museo-grafo esperto nel settore dei Musei di Storia Na-turale (ad esempio un responsabile di unimportante museo italiano di Storia Naturale,particolarmente distinto nella didattica osten-siva); 2) esperto nella comunicazione didattica(ad esempio un bravo pedagogo).

L’esperienza dell’esperto nel campo della mu-

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seografia di Storia Naturale sarebbe servita perfornire all’architetto in un primo tempo unasorta di indice dei contenuti delle sale ostensive,ed in un secondo tempo i testi con le indicazionidi eventuali figure per la realizzazione esecutivadell’ostensione tematica. Il pedagogo avrebbedovuto trasformare i contenuti in modo da rag-giungere lo scopo finale, che è quello di comu-nicare concetti scientifici, talora complessi, inmaniera facilmente comprensibile e con lin-guaggio accessibile ad un vasto pubblico di visi-tatori.

Il lavoro si prevedeva alquanto complesso e ri-chiedeva certamente tempi lunghi per la realiz-zazione, tempi che potevano essere facilmentenell’ordine di alcuni anni, con la conseguenza cheil Museo sarebbe stato aperto al pubblico certa-mente dopo parecchio tempo. Per ovviare a que-sto, in considerazione delle spese fino ad allorasostenute dalla Regione Siciliana e del fatto chel’obiettivo che più stava a cuore a tutti era quellodi aprire il più presto possibile Palazzo d’Aumaleal pubblico (sia di scolaresche che di visitatori sin-goli), pur prevedendo una progettazione com-plessiva delle sale ostensive, si sarebbe dovutoprocedere al momento con la progettazione com-pleta (intesa come indicato sopra) di una singolasala con tematiche introduttive, procedendo suc-cessivamente alla progettazione delle sale rima-nenti. In tal modo, mentre sarebbe statarealizzata la prima sala ostensiva, si sarebbe po-tuto procedere al lavoro di completamento pro-gettuale delle altre sale ed alla loro gradualerealizzazione nel corso degli anni. Nel frattemposi sarebbe potuto effettuare il trasloco delle col-

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lezioni nelle sale di studio e la realizzazione di unamostra temporanea in una delle sale ostensive.Questa linea doveva servire a lanciare un mes-saggio all’esterno che c’era a Terrasini un Museodi Storia Naturale “in progress”, che si stava pro-cedendo all’apertura di una sala ostensiva intro-duttiva e che per alcuni anni si sarebberorealizzate solo mostre tematiche temporanee.

Ma i fatti ci dicono che non è andata propriocosì, la sala introduttiva naturalistica non è statarealizzata mai, mentre ha preso il suo posto unagrande e costosa vetrina sulle barche e sui si-stemi di pesca.

Si sarebbe quindi dovuto procedere all’applica-zione, anche parziale, delle tabelle relative al per-sonale. La legge regionale n.116 del 7 novembre1980, all’art. 5 prevedeva che “i musei in strettocollegamento con le Soprintendenze provvedonoalla classificazione, catalogazione e conservazionedei materiali di appertenenza”; poichè il Museodel carretto e naturalistico di Terrasini con la leggen.17 del 15 maggio 1991 aveva assunto caratteredi museo regionale ed ospitava numerose colle-

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5. Sempre al piano terrasono esposti attrezzitradizionali sicilianidella cultura conta-dina.

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zioni di proprietà della Regione Siciliana solo in mi-nima parte catalogate secondo i criteri dell’Asses-sorato, e la legge n.25 dell’1 novembre 1993,all’art. 111 prevedeva che l’Assessorato RegionaleBB.CC.AA. potesse stipulare convenzioni triennalicon contratto di diritto privato per la cataloga-zione dei Beni Culturali, tra cui i beni naturali e na-turalistici, dopo la promulgazione di questa ultimalegge, in data 10 giugno 1994 il Museo di Terra-sini si adoperò per richiedere formalmente che lecollezioni regionali venissero incluse tra quelle dacatalogare in base alla legge n.25 e che il Museostesso provvedesse alla suddetta catalogazione,coordinando in collegamento con la Soprinten-denza BB.CC.AA. di Palermo il personale prepostoalla catalogazione. Nel frattempo, in data 29 set-tembre 1994 era stata emanata una nuova leggeregionale, la n.34, che modificava l’art. 111 dellalegge n.25, autorizzando, con l’art. 13, l’Assesso-rato Regionale BB.CC.AA. a stipulare con i cata-logatori del patrimonio culturale e ambientalesiciliano appositi contratti di lavoro subordinato didiritto privato di durata triennale non rinnovabile.Ebbe così inizio il lungo periodo di catalogazionedei beni naturalistici del Museo di Terrasini, graziesoprattutto all’opera competente del naturalistaFabio Lo Valvo.

Ad indicare il rapporto stretto che alla finedegli anni Novanta esisteva tra i naturalisti ed ilMuseo si pensi che la Società Siciliana di ScienzeNaturali, nella seduta del 25 marzo 1996 (conratifica dell’Assemblea dei soci del 29 marzo1996) aveva deliberato il trasferimento dellasede sociale a Terrasini, nella futura sede delMuseo, a Palazzo d’Aumale. In quegli anni di-

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versi enti pubblici videro nel nascente Museo Re-gionale la possibilità di un riferimento naturali-stico per l’organizzazione di mostre permanenticon loro materiali o con materiali messi a dispo-sizione dallo stesso Museo di Terrasini, come eranelle originarie premesse culturali del Museo enella volontà espressa in più occasioni, in con-vegni e interventi pubblici da parte di ammini-stratori e persone coinvolte nella gestioneprovvisoria dell’istituzione museale. Hanno presoaccordi in tal senso la Provincia Regionale di Tra-pani e l’Ente Parco dei Nebrodi; purtroppo l’ac-cordo non è andato a buon fine per icambiamenti ai vertici delle istituzioni.

Per inciso, tuttora la sede della Società Sici-liana di Scienze Naturali non si è trasferita a Pa-lazzo d’Aumale, non avendo potuto formalizzarela decisione con la direzione del Museo.

Nel 1995 dichiarò fallimento l’impresa chestava procedendo al restauro di Palazzo d’Au-male; si era certi che questo avrebbe compor-tato un ritardo alla chiusura dei lavori di almenotre anni, ma la realtà fu anche peggiore. Du-rante l’estate di quell’anno, mentre era Sindacodi Terrasini Manlio Mele, contemporaneamentedeputato all’Assemblea Regionale, si era spe-rato di percorrere la strada più breve per la re-gionalizzazione con un’adeguata nuova leggeentro la fine della legislatura. Non c’era dubbioche il Comune di Terrasini avrebbe ricevuto no-tevole lustro dalla definitiva denominazione diMuseo Regionale dell’attuale Museo Civico. IlConsiglio Scientifico del Museo Civico proposeal sindaco di seguire questo iter: 1) approva-zione da parte del Consiglio Comunale del

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nuovo regolamento del Museo Civico e dellabozza di convenzione con l’Assessorato BeniCulturali, esitati dal Consiglio Scientifico, in ma-niera che il Museo potesse lavorare ispirandosiai principi di tale regolamento preparatorio perla regionalizzazione del Museo stesso; 2) pre-parazione di un disegno di legge, costituito daun breve testo di pochi articoli, da sottoporre alParlamento Regionale, con il quale il Museo Ci-vico di Terrasini poteva a tutti gli effetti essereregionalizzato; 3) predisposizione di una com-missione nazionale di esperti che potessero la-vorare al progetto di ostensione del Museo nellasede di Palazzo d’Aumale, fornendo in tal modoil necessario contributo specialistico all’archi-tetto progettista, sia per quanto riguardaval’esposizione del materiale e degli eventuali dio-rami, sia per quanto concerneva la sistemazionedella biblioteca, della sala convegni, ecc.

Nella primavera 1997 i quotidiani riportavano

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6. Disimpegno del primopiano, in cui primeg-gia un manifestotratto dal Panphytonsiculum del Cupani.

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notizie su parecchie attività culturali che avreb-bero interessato Terrasini per le Universiadi, mala voce Museo non veniva mai riportata. Questopreoccupava non poco il Consiglio Scientifico,anche perché nel frattempo scadeva il mandatodi Manlio Mele, che non veniva rieletto, mentreal suo posto diveniva Sindaco di Terrasini Car-melo Carrara.

Dopo il suo insediamento, il Sindaco ricom-pose il nuovo consiglio scientifico, costituito daBruno Massa (Presidente), Valerio Agnesi, EnzoBurgio, Gianfranco Purpura, Francesco M. Rai-mondo, Filippo Castro e i due funzionari del-l’Assessorato Regionale BB. CC. AA. MicheleBuffa e Giuseppe Gini. Enzo Burgio, essendo nelfrattempo eletto Presidente della Società Sici-liana di Scienze Naturali e ritenendo incompati-bili le due cariche, decise di dimettersi dalConsiglio del Museo.

Fu necessario illustrare al nuovo Sindaco tuttele problematiche del Museo, cosa che fece il pre-sidente del Consiglio scientifico con una lungalettera datata 15 dicembre 1997. Per prima cosail Sindaco fu informato del fatto che da alcunianni la bozza di convenzione viaggiava tra Terra-sini e Palermo senza che si fosse arrivati alla for-mulazione definitiva ed alla firma delle due parti,atto indispensabile per il mantenimento e la ge-stione delle enormi collezioni esistenti a Terrasini,in gran parte di proprietà della Regione Sicilianae date in affidamento temporaneo al Comune diTerrasini. Da diversi anni era in corso il restauro diPalazzo d’Aumale, ma purtroppo i lavori eranostati interrotti nel 1995 per il fallimento dell’im-presa, il curatore fallimentare non aveva ancora ri-

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consegnato l’immobile al Comune e di conse-guenza non si era potuto procedere al riappaltodella parte di lavori non completati ed all’appalto,peraltro finanziato, degli impianti interni. Daparte dell’Assessorato Regionale BB.CC.AA. erastata mostrata una notevole disponibilità a con-durre a termine il progetto ostensivo, incaricoche, come si diceva prima, era stato affidato al-l’arch. Stefano Biondo della stessa amministra-zione regionale dei BB.CC.AA. Se il Palazzod’Aumale fosse stato restaurato e pronto per ri-cevere, anche solo in forma ostensiva provvisoriale collezioni del Museo, l’Assessorato BB.CC.AA.,ispirandosi alla legge n.17/91, avrebbe potuto co-mandare personale regionale di diverso ordine egrado per consentire il funzionamento e la ge-stione del Museo; tale personale poteva peraltroessere scelto tra i numerosi pendolari regionaliche da Terrasini e paesi limitrofi ogni giorno si re-cavano a Palermo.

Il Museo di Terrasini, per la ricchezza, quasiunica a livello nazionale delle sue collezioni,nonchè per la collocazione strategica nel centrodel Mediterraneo, doveva rappresentare un poloculturale e scientifico eccezionale a livello inter-nazionale. Questa potenzialità, pur essendocompresa da molti, in particolare dagli studiosiitaliani e stranieri in visita in Sicilia, non era statafino ad allora minimamente presa in considera-zione e lo stato di questa notevolissima ric-chezza culturale era al livello di un disordinatomagazzino di reperti, la cui visita era difficil-mente realizzabile e probabilmente doveva rite-nersi addirittura diseducativa.

A tal proposito Marcello La Greca nel suo in-

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tervento al Convegno “Un Museo di Storia na-turale per la Sicilia”, tenutosi a Terrasini il 27 feb-braio 1993, fece un’importante precisazione:“Non si deve commettere l’errore di ritenere cheun Museo Regionale di Storia Naturale debbaoccuparsi prevalentemente degli aspetti natura-listici regionali; con l’attributo di “regionale” nonsi deve intendere un Museo delle cose regionali,ma un Museo istituito e mantenuto dalla Re-gione, il termine “regionale” sta ad indicare unaspetto amministrativo, non organizzativo e dicontenuti” (La Greca, 1995). Suggeriamo un’at-tenta lettura della sintesi di Marcello La Greca,perché lucidamente già dava le linee generali diquanto avrebbe dovuto essere fatto in unMuseo di Storia Naturale in Sicilia, soprattuttodal punto del messaggio nei confronti dei visi-tatori, uomini comuni, non di scienza.

Il Comune di Terrasini, da questo punto di vistaaveva una grande responsabilità, avendo preso inaffidamento le diverse importanti collezioni na-turalistiche e la collezione di carretti siciliani, diproprietà della Regione Siciliana, sottoscrivendol’impegno per la loro cura e conservazione; tro-vandosi le collezioni concentrate nei due ampimagazzini presi in affitto dal Comune, anche inpresenza dei sistemi anti-intrusione ed anti-in-cendio esistenti, la concentrazione dei reperti, digrande valore scientifico, non poteva che far cre-scere la loro vulnerabilità.

Il 9 novembre 1997 i due Comuni limitrofidi Terrasini e di Cinisi organizzarono un altroconvegno all’Hotel Florio di Terrasini, da titolo“Cinisi-Terrasini, cultura e territorio”, in cui an-cora una volta Vittorio Orlando presentò il do-

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cumento programmatico in cui veniva richiestoa tutti i Sindaci del Golfo di Castellammared’impegnarsi per la definitiva realizzazione delMuseo Regionale di Storia Naturale ed altempo stesso per l’acquisizione della Villa Fas-sini ove localizzare le collezioni di carretti sici-liani. In quell’occasione intervenne anche EnzoBurgio proprio sul Museo Regionale di StoriaNaturale, concordando sull’unica via da perse-guire per la gestione della struttura, quella re-gionale.

Nel 1996 intanto era giunta da parte di Ga-spare Giambona all’Assessorato Regionale BeniCulturali la proposta di acquisizione della suapiccola collezione ornitologica realizzata nelcorso di alcuni decenni, in varie zone d’Italia,Egitto, Marocco, Cuba e Sati Uniti. Alla fine del1999 era inoltre arrivata all’Assessorato la pro-posta di acquisizione della collezione di Ortot-teri (cavallette, locuste e grilli) europei, asiaticied africani del Prof. Marcello La Greca, com-prendente anche l’intera biblioteca. Si trattavadi una delle più importanti collezioni scientifichespecialistiche costituite nell’ultimo secolo, cheaveva già un acquirente in pectore, il Museo Ci-vico di Storia Naturale di Milano. Si trattava dispendere per le due collezioni, quella di Giam-bona (23 milioni) e quella di La Greca (114 mi-lioni), la somma di 135 milioni delle vecchie lire,una vera e propria inezia per la Regione. Furonosubito lanciati un appello ed una sottoscrizioneda parte della Società Siciliana di Scienze Natu-rali, firmato da uomini di cultura, che chiedevache la Regione facesse valere la legge n.80/77,effettuando il diritto di prelazione per l’acquisto

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delle collezioni, ritenute Beni Culturali e salva-guardate per legge, sia a livello nazionale che re-gionale; il Consiglio Regionale per i BeniCulturali e Ambientali aveva fatto proprio l’ap-pello della Società Siciliana di Scienze Naturali ri-volgendo all’Assessore BB.CC.AA. l’invito a nonfar perdere tale importante patrimonio. Gian-franco Zanna, allora deputato dei Democraticidi Sinistra, il 19 giugno 2000 depositò all’As-semblea Regionale Siciliana un’interrogazionecon carattere d’urgenza, in cui chiedeva le ra-gioni del silenzio da parte dell’Assessore Mori-nello. Ripetè l’interrogazione il 30 dicembre2000 al nuovo Assessore Fabio Granata, ancorauna volta senza risultati. Il 15 luglio 2000, BrunoMassa, in qualità di presidente del Consiglioscientifico del Museo di Terrasini, scrisse un’ul-teriore lettera all’Assessorato BB. CC. AA., allaSoprintendenza BB.CC. di Palermo ed al SindacoCarrara, chiedendo, tra l’altro, di fare i necessaripassi per impedire che la collezione La Greca e la

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7. La mostra tempora-nea, organizzata nel2003 in occasionedella presentazionedella ristampa anasta-tica del Panphyton si-culum da parte dellaBiblioteca Centraledella Regione, è rima-sta dove si trovava informa definitiva.

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collezione Giambona venissero acquisite al difuori della Regione. Fu veramente una corsacontro il tempo, purtroppo inutile; infatti,quando la commissione regionale dei Beni Cul-turali arrivò a Catania per apporre il vincolo allacollezione La Greca non erano comunque di-sponibili le somme per il suo acquisto e le caval-lette volarono nel vero senso della parola versoil Museo di Milano. La sorte della collezioneGiambona fu diversa. Gaspare Giambona nelfrattempo era morto, il figlio Adriano voleva la-sciare la collezione al Museo di Terrasini e l’avevadepositata temporaneamente presso quellastruttura. La Società Siciliana di Scienze Naturaliaveva continuato la sottoscrizione, invero persollecitare l’Assessorato all’acquisto delle duecollezioni, presso enti e privati, riuscendo a rac-cogliere meno di una decina di milioni di lire, cheservirono per acquistare solo una parte della col-lezione (l’altra parte era stata acquistata dalParco dei Nebrodi per organizzare mostre didat-tiche). Successivamente, il 16 novembre 2002,in occasione di una giornata di studio dedicataal patrimonio naturalistico conservato nei Museisiciliani, realizzata a Palazzo d’Aumale, il Presi-dente della Società Siciliana di Scienze Naturaliconsegnò in dono alla Direttrice del Museo re-gionale, Valeria Li Vigni, gli uccelli di GaspareGiambona, mostrando quanto vale il detto “vo-lere è potere”.

Le premesse dei primi ventanni sono così rias-sumibili. Con incredibili sforzi, un gruppo di na-turalisti locali era riuscito a far acquisire allaRegione gran parte delle collezioni naturalisticheesistenti in Sicilia, consistenti in decine di mi-

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gliaia di reperti di vertebrati ed invertebrati, af-fidati in custodia al Museo Civico di Terrasini. Nel1991 la Regione aveva promulgato la legge n.17che dichiarava il Museo di Terrasini “Museo a ca-rattere regionale”. Nel frattempo il Comune diTerrasini aveva acquistato un grande palazzostorico, Palazzo d’Aumale, utilizzato nell’Otto-cento per l’invecchiamento delle botti di vinodelle tenute di Orléans d’Aumale, destinandoloa sede del Museo. La Regione Siciliana avevastanziato con vari stralci i fondi per il restauro el’adeguamento all’uso del Palazzo, che era quasipronto.

Gianfranco Zanna, allora deputato regionaleDS, cosciente dell’importanza dell’azione, scrissee depositò una bozza di legge (n.939/1999) perla “Istituzione ed ordinamento del Museo Re-gionale di Scienze Naturali e della Mostra per-manente del carretto siciliano”; il 29 giugno1999 la proposta fu presentata pubblicamentepresso l’Orto Botanico di Palermo, intervennero,oltre al promotore G. Zanna, anche E. Burgio, B.Massa, F.M. Raimondo, G. Ruffino, A. Orlandoed in rappresentanza dell’Associazione Nazio-nale Musei Scientifici, M. Lanzinger.

Ancora una volta la Società Siciliana di ScienzeNaturali, convinta della necessità di condurre que-sta azione, si fece promotrice di una raccolta difirme a favore del disegno di legge. In particolarei sottoscrittori dell’appello, affidando il coordina-mento all’Associazione Nazionale Musei Scienti-fici, si costituirono in Comitato permanentefinalizzato alla promulgazione del disegno di leggen.939, auspicando l’impegno del Presidente del-l’Assemblea Regionale Siciliana e del Presidente

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della Regione Siciliana per colmare il vuoto cultu-rale che l’assenza di questa istituzione aveva de-terminato per l’immagine della Sicilia. Allora lemotivazioni erano le seguenti. La Sicilia custodi-sce un’incredibile documentazione delle sue ca-ratteristiche naturali peculiari, grazie alla posizionenel centro del Mediterraneo e la Regione Sicilianaed il Comune di Terrasini avevano acquisito le piùimportanti e cospicue collezioni naturalistiche del-l’isola ed un’imponente collezione di carretti sici-liani, consistenti in diverse decine di migliaia direperti, la cui ostensione avrebbe potuto assumereun ruolo determinante dal punto di vista educa-tivo e didattico, richiamando anche l’interesse dinumerosi studiosi italiani e stranieri. Il Palazzod’Aumale di Terrasini, immobile destinato a sededel Museo Regionale, in fase avanzatissima di re-stauro per questa precisa destinazione d’uso, rap-presentava un contenitore particolarmente adattoper la realizzazione di un Museo moderno e fun-zionale. Arrivarono decine e decine di firme di so-

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8. Le vetrine sulla paretesono le stesse e con-tengono i medesimiesemplari e le stessedidascalie del periodoin cui il Museo si tro-vava in via Cala Rossae furono realizzate al-l’inizio degli anni ’90,quando il Museoaveva gestione comu-nale.

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stegno, sia da parte di privati sia da parte di isti-tuzioni, che furono trasmesse al Presidente del-l’Assemblea Regionale ed al Presidente dellaRegione Siciliana. Tra questi sostenitori c’erano iMusei civici di Storia Naturale di Genova, Milano,Verona, Trento, Bergamo, Carmagnola, L’Aquila, ilMuseo Provinciale di Livorno, il Museo Regionaledi Scienze Naturali di Torino, i Presidenti dell’ICOMItalia, della Società Italiana di Scienze Naturali, del-l’Unione Zoologica Italiana, dell’Istituto NazionaleFauna Selvatica, della Società Entomologica Ita-liana, dell’Associazione Nazionale Musei Scienti-fici, il direttore del CNR di Mazara del Vallo,nonché tutte le associazioni ambientaliste italianeoperanti in Sicilia. Fu un segno tangibile del coin-volgimento dell’opinione pubblica, della grandeattesa di tanta gente per la realizzazione delMuseo di Storia Naturale, di cui si parlava almenoda cento anni e si discuteva con fermezza da al-meno 22 anni! Ma servì a poco; si sa che i politicisi muovono quando sono pressati da fronti checertamente non coinvolgono la sfera della cultura.

Nel frattempo, per tutta una serie di pastoieburocratiche, ma soprattutto per motivi di sicu-rezza, la sede provvisoria di via Cala Rossa fuchiusa al pubblico. La Soprintendenza BB.CC. diPalermo chiedeva maggiori garanzie per la con-servazione dei materiali, che obiettivamente gliangusti locali provvisori non potevano dare; il ri-tardo del restauro di Palazzo d’Aumale stava cau-sando proprio i peggiori ed indesiderabili effetti.

Il 21 marzo 1999 si tenne un convegno pro-prio sul Museo Regionale nell’aula consiliare delComune di Terrasini; con il coordinamento diAmbrogio Orlando, avevano partecipato il de-

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putato Gianfranco Zanna, il Sindaco CarmeloCarrara, il paleontologo Enzo Burgio, la Soprin-tendente BB.CC. di Palermo Adele Mormino, laresponsabile della Sezione dei Beni Beni Paesag-gistici Naturali, Naturalistici ed Urbanistici dellaSoprintendenza di Palermo, Giuseppina Favara,la responsabile della Sezione dei Beni Etno-an-tropologici della Soprintendenza di Palermo,Maria Carcasio, il direttore generale dell’Asses-sorato Regionale Beni Culturali, GiuseppeGrado, il preside della Facoltà di Lettere del-l’Università di Palermo, Giovanni Ruffino, il con-sigliere comunale Salvatore Pizzo, il curatoreonorario del Museo di Terrasini, Vittorio Or-lando, Maria Gabriella Di Palma ed il Presidentedel Consiglio Scientifico del Museo Civico,Bruno Massa. In quell’occasione il direttore ge-nerale dell’Assessorato si era impegnato alla rea-lizzazione definitiva del Museo naturalistico aPalazzo d’Aumale ed a studiare un’esposizionealternativa, indipendente da quella di Palazzod’Aumale, per la collezioni di carretti siciliani. Siera parlato più volte di trovare una sede alter-nativa a Terrasini per la collezione di carretti (adesempio Villa Fassini), ma non era stato mai pos-sibile arrivare ad una qualsiasi decisione; trasfe-rire i carretti da Palazzo d’Aumale ad altra sedeavrebbe avuto un significato importante perdare maggiore risalto all’individualità ed indi-pendenza del Museo di Storia Naturale.

Riteniamo significativo riportare un brano del-l’intervento del compianto amico Enzo Burgio,l’unico vero addetto ai lavori, che aveva vinto unconcorso di conservatore per il Museo di Pale-ontologia dell’Università di Palermo, superando

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quattro prove scritte su argomenti scientifici emuseografici ed un esame orale sull’ammini-strazione dei Beni Culturali. È a molti noto l’in-credibile lavoro che Egli riuscì a svolgere,trasformando 360 cassoni e varia mobilia inquello che poi è diventato il Museo GeologicoG.G. Gemmellaro. Fu in vari modi impegnatonella realizzazione del Museo di Terrasini ed an-cora oggi rimbombano le sue pesanti parole de-clamate in quel convegno: “Solo con l’iniziodegli anni Settanta, uomini e non istituzioni co-minciarono a lavorare per salvare quello che an-cora esisteva e per sensibilizzare le Istituzioni neiconfronti di problematiche ambientali, divenutedi moda dopo l’essersi accorti, a livello planeta-rio, che forse bisognava prestare maggiore at-tenzione all’ambiente naturale se si volevaevitare un disastro ecologico irreversibile”.

Pochi giorni prima del convegno del 21marzo 1999, su sollecitazione dell’On.le Zanna,si era tenuta una conferenza di servizi pressol’Assessorato Regionale dei Beni Culturali, in cuil’Amministrazione comunale e la Soprinten-denza avevano preso l’impegno per la riaperturae la gestione della struttura provvisora di viaCala Rossa. Passarono alcuni mesi e la sedeprovvisoria fu riaperta. Durante l’incontro si di-scusse anche il modo di come sbloccare l’iter deilavori di completamento di Palazzo d’Aumale,decidendo inoltre, appena i lavori lo avrebberoconsentito, il parziale trasferimento e l’esposi-zione delle prime collezioni nella nuova sede.

Erano passati cinque anni da quando avevadichiarato fallimento l’impresa che stava svol-gendo i lavori a Palazzo d’Aumale.

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Il 6 luglio 2000, questa volta nella sede delMuseo, fu organizzato un altro convegno, “IlMuseo Regionale di Scienze Naturali dopo la suaistituzione, come realizzarlo e gestirlo”; inter-vennero, con il coordinamento di Ambrogio Or-lando, il deputato Gianfranco Zanna, laSoprintendente Beni Culturali di Palermo, AdeleMormino, il direttore generale dell’AssessoratoBeni Culturali, Giuseppe Grado, il preside dellaFacoltà di Lettere, Giovanni Ruffino, Vittorio Or-lando e Bruno Massa. Fu un’ulteriore occasioneper definire le tappe per completare l’iter dellaregionalizzazione del Museo Civico. In partico-lare nella sua introduzione, Gianfranco Zannaespresse il punto di vista politico: “C’è stato dalpunto di vista politico-istituzionale un concorsotrasversale nel raggiungimento di questi obiet-tivi, ma è vero che vi è stato anche un altrettantoefficace “movimento carsico” sotterraneo, cheha contribuito a raggiungere questi risultati. Miriferisco all’appello firmato da decine e decinedi semplici cittadini, docenti universitari, espo-nenti del mondo della cultura che, senza parti-colare rumore, hanno rivendicato il loro dirittoalla fruizione di un patrimonio di cultura e di sto-ria, come quello conservato in questo Museo”.

L’8 giugno 2000, durante la penultima riu-nione del Consiglio Scientifico del Museo Civico,fu comunicato che il Sindaco Carrara avevapreso la decisione di trasferire nei locali di Pa-lazzo d’Aumale l’Antiquarium, contenente nu-merosi reperti archeologici perlopiù ritrovati nelmare antistante Terrasini ed una bella collezionedi modelli di barche realizzata da Filippo Castro.Il Consiglio, dopo un dibattito molto acceso in

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cui i componenti si dimostrarono unanime-mente contrari alla decisione del Sindaco, potèlimitarsi a mettere a verbale che non condividevaquesta decisione ed invitava il Sindaco ad affi-dare al direttore dei lavori la rielaborazione di unadeguato progetto ostensivo per la realizzazionedi uno spazio che potesse inglobare anche la se-zione archeologica del Museo Civico. Nell’arcodi pochi mesi, quindi, l’Antiquarium fu trasferitoa Palazzo d’Aumale, ma nessun progetto di mo-difica fu realizzato e questo, tutto sommato, eraanche corretto dal punto di vista amministrativo,in quanto il Museo Regionale di Terrasini nonaveva una sezione archeologica. Prima di que-sto trasloco era andata distrutta la ricostruzionedi una sezione di nave greca contenente all’in-terno numerose anfore; tale modello è statosuccessivamente ricostruito su scala maggiorenella prima sala del Museo di Storia Naturale oveè indubbiamente fuori tema. L’ostensione dellanave greca nel Museo di Terrasini può essere pa-

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9. La mostra tempora-nea geo-paleontolo-gica occupa un’interasala al primo piano,con un grande sprecodi spazio.

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ragonata alla ricostruzione di un calamaro gi-gante in un Museo Archeologico! Sono en-trambi culturalmente interessanti, ma fuori temanel contesto dei rispettivi musei.

Proprio a causa di questa incongruenza fu ri-badita la necessità di modificare la denomina-zione del Museo rispetto all’attuale “Museo delcarretto e naturalistico”, come era chiamatonella legge n.17/91. È stato sottolineato piùvolte che questo nome non ha molto senso, èsolo un insieme di parole che difficilmente pos-sono coniugarsi in concetti espositivi. La propo-sta, più volte manifestata era di dare un nomedefinitivo al Museo, chiamandolo Museo di Sto-ria Naturale. Per non perdere all’interno di Pa-lazzo d’Aumale la mostra di carretti siciliani, sisarebbe potuto aggiungere Mostra permanentedel carretto siciliano, come recitava la propostadi legge di G. Zanna. Peraltro il mantenimento ditale mescolanza di contenuti avrebbe reso an-cora più difficile la scelta di un direttore, che nonavrebbe fatto bene la sua professione nè comenaturalista nè come etno-antropologo. Si desi-derava dare un’ulteriore motivazione a questascelta; essa nasceva anche dal fatto che, pur es-sendoci tanti naturalisti, tante collezioni e tantomateriale sparso qua e là, in Sicilia ed in tutto ilmeridione d’Italia fino ad allora mancava unMuseo di Storia Naturale, mentre certamenteesistevano musei di carattere etno-antropolo-gico. Era ben lungi dal pensiero dei proponentivolere sminuire il valore della collezione dei car-retti, che peraltro fu acquisita su proposta diV.Orlando, ma si riteneva che nel contesto re-gionale (e si potrebbe aggiungere di tutto il me-

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ridione d’Italia) fosse in quel momento più si-gnificativa la realizzazione di un Museo di StoriaNaturale. Peraltro, se si fosse definita meglio ladenominazione sarebbe stato anche più facile inun futuro, anche se non prossimo, la delocaliz-zazione dei carretti per accoglierli in una sedepiù adeguata e più autonoma dal punto di vistadei contenuti ostensivi.

Sarebbe stato importante non cadere nellatentazione banale di collocare nel Palazzo d’Au-male la collezione Ventimiglia di carretti siciliani,ed ancor di più quella dell’Antiquarium civico; imotivi sono evidenti: 1) la loro presenza contri-buisce a far scadere l’originalità, l’importanza el’esclusività del Museo naturalistico; 2) etnogra-fia ed archeologia sono comparti culturali che inSicilia hanno già una museologia diffusa e sen-z’altro prestigiosa, mentre così non può dirsi perla storia naturale.

Il 15 maggio 2000 si raggiunse un altro com-promesso. Fu approvata un’altra legge, la n° 10,che consentì all’Assessore Regionale Beni Cultu-rali Salvatore Morinello di mettere la firma neldecreto n.6043 del 22 giugno 2000 in cui ve-niva istituito ufficialmente il Museo Regionaledel Carretto e Naturalistico di Terrasini, che pre-vedeva anche di approvare successivi provvedi-menti per determinare l’organico e la suacopertura, fermo restando il divieto di nuove as-sunzioni fino a tutto il 2003. Nel D.A. n.6043,l’Assessore Salvatore Morinello testualmentescriveva: “...in considerazione delle importantis-sime raccolte naturalistiche ed etnoantropologi-che possedute dal predetto Museo ed allo scopodi garantirne la conservazione e la fruizione” de-

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cretando che a partire dalla data di definizionedei lavori di restauro di Palazzo d’Aumale,avrebbe preso formalmente avvio l’attività isti-tuzionale del Museo. La legge n.17/91, più volteda noi ricordata nel bene e nel male, nonostantetutto poteva ragionevolmente essere conside-rata l’ancora di salvataggio del Museo di Terra-sini. Se in quella fine legislatura del 1991 il“Museo del carretto e naturalistico” non fossestato inserito tra i Musei a carattere regionale,non sarebbe stato certamente facile il riconosci-mento di Museo regionale con la leggen.10/2000, la quale a sua volta consentì l’ema-nazione del decreto dell’Assessore BB.CC.AA. eP.I. n.6043, con cui venne formalizzato l’iter isti-tutivo.

A proposito della pianta organica, in varie oc-casioni era stato fatto presente che in ottempe-ranza degli artt. 2 e 3 del decreto assessorialen.6043 e della legge n.10/2000, si sarebbe do-vuta studiare con attenzione quella necessaria

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10. Altra immagine dellamostra geo-paleon-tologica.

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per il funzionamento della struttura a regime esi sarebbe dovuto quindi provvedere alla sua co-pertura. Essa doveva prevedere sia personale ge-nerico (ad es. custodi, pulizieri, centralinisti,operai, ecc.) che personale più specializzato (bi-bliotecari, conservatori, preparatori, ecc.). Puressendo certamente possibile che in parte il per-sonale fosse destinato a Palazzo d’Aumale pertrasferimento da altre sedi della Regione, tutta-via alcuni ruoli rientravano in figure di esperti (ades. conservatore e preparatore), assenti nei qua-dri della Regione. La loro presenza doveva rite-nersi indispensabile per il funzionamento delMuseo ed era importante disporre di una squa-dra di tecnici specializzati che garantisse la con-servazione, la cura, l’ostensione e lacatalogazione dei reperti. Si rendeva pertantonecessaria l’opportuna pianificazione dell’orga-nico da destinare al Museo e delle modalità diespletamento della relativa copertura.

Chi aveva lavorato in quegli anni, in molteoccasioni dietro le quinte, sapeva bene qualeera stato l’impegno di alcuni esponenti politici,dei responsabili del Museo, di alcune associa-zioni culturali e di persone di cultura per arri-vare a questo obiettivo. Ma questo impegnonon si era ancora concluso. Il 15 luglio 2000, B.Massa, in qualità di presidente del ConsiglioScientifico del Museo Civico scriveva all’Asses-sorato BB.CC.AA., al Sindaco di Terrasini Car-melo Carrara ed alla Soprintendenza BB.CC. diPalermo una lettera in cui elencava questi obiet-tivi: 1) trasferire tutte le collezioni naturalisticheed i carretti siciliani a Palazzo d’Aumale e siste-marli in un’ostensione provvisoria; 2) completare

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gli impianti antintrusione ed antincendio e rea-lizzare l’ultimo appalto per il progetto di osten-sione, che richiedeva indubbiamente laconsulenza di esperti del settore; 3) in base agliartt. 2 e 3 del decreto assessoriale n° 6043, stu-diare con attenzione la pianta organica neces-saria per il funzionamento della struttura aregime e quindi provvedere alla copertura dellostesso (disporre di una squadra di tecnici specia-lizzati che garantisse la conservazione, la cura,l’ostensione e la catalogazione dei reperti erafondamentale); 4) continuare le acquisizionidelle collezioni, tra cui in particolare quella en-tomologica La Greca e quella ornitologica Giam-bona. Restava un punto ancora nebuloso: ilnome “Museo Regionale del Carretto e Natura-listico di Terrasini” obiettivamente era alquantoridicolo, andava assolutamente modificato.

Il 22 dicembre del 2000 si inaugurò nell’am-bito delle Iniziative direttamente promosse dal-l’Assessorato BB.CC.AA. una mostra convegno“Museo e Cultura della natura. Le collezioni delMuseo Regionale di Terrasini e dei Musei del-l’Università di Palermo” promossa dalla Facoltàdi Scienze dell’Università di Palermo, sotto lapresidenza di F.M. Raimondo, alla quale hannocollaborato la Soprintendenza di Palermo, conla consulenza scientifica di V. Agnesi, C. DiPatti, B. Massa e F.M. Raimondo; il Museo nonera ancora aperto e la mostra fu organizzata alpiano terra.

Il 24 febbraio 2001 fu organizzato un altroconvegno a Palazzo d’Aumale, “Per un grandeMuseo di Storia Naturale in Sicilia”. Alla conclu-sione di quel convegno, V. Orlando e B. Massa

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scrissero una lettera al Sindaco Carrara, cheviene riassunta di seguito. L’approvazione dellalegge n.10 del 15 maggio 2000 aveva incorag-giato l’emanazione del decreto dell’AssessoreBB.CC.AA. n.6043 del 22 giugno 2000, con cuiera stato formalizzato l’iter istitutivo del Museoregionale. Il Museo avrebbe dovuto iniziare il re-golare funzionamento non appena sarebbestato consegnato Palazzo d’Aumale, consegnache allora era imminente. Il rapporto tra Co-mune di Terrasini e Assessorato RegionaleBB.CC.AA. si doveva realizzare con una conven-zione, su cui i diversi Consigli Scientifici che sierano avvicendati nel Museo Civico avevano la-vorato per anni, effettuando modifiche ed ag-giustamenti. Eravamo quasi arrivati alla fine diquesto lungo tragitto, ma c’era ancora qualcheimprecisione, che andava limata adeguata-mente. In particolare, all’art. 2 si parlava dellapossibilità di effettuare manifestazioni culturalinell’atrio e nell’Auditorium compatibili con lasalvaguardia delle collezioni; si sarebbe dovutoaggiungere anche “compatibili con le destina-zioni culturali del complesso”, escludendo lapossibilità di concedere a terzi l’uso di questispazi. All’art. 4 si parlava del personale; sem-brava opportuno, oltre che definire con la con-venzione l’obbligo di preporre una figura didirettore, inserire anche l’obbligo di inquadrarenei ruoli entro una certa data almeno quattroconservatori (dirigenti tecnici naturalisti e bio-logi). All’art. 5 si parlava del fatto che il Comuneavrebbe provveduto alle spese relative all’avviodelle utenze; un Comune piccolo come quellodi Terrasini non avrebbe potuto disporre delle

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cifre necessarie per questa finalità. C’era l’effet-tivo rischio che non si potesse avviare la stessaapertura del Museo.

Veniva quindi sottolineato anche un altrofatto importante e cioè che un progetto espo-sitivo utilizza solo una minima parte delle col-lezioni (tra cui anche esemplari attualmenteassenti nelle collezioni stesse); quindi le colle-zioni del Museo dovevano essere trasferite neilocali in cui andavano conservate le collezionidi studio e si sarebbe dovuta avviare una mo-stra temporanea nelle sale destinate all’esposi-zione, nell’attesa che fosse realizzato ilprogetto ostensivo e che questo fosse neltempo completato nella sua interezza. Ciò pe-raltro doveva comportare di non effettuare nes-suna modifica al progetto esistente, in modoparticolare alla destinazione degli spazi per imateriali naturalistici e dei carretti. Significavaanche che il Museo doveva avere un suo itine-rario espositivo di storia naturale ben separatoda quello del carretto; a maggior ragione si ri-teneva privo di senso logico inserire in questoitinerario anche le collezioni archeologiche delMuseo Civico, la cui collocazione a Palazzod’Aumale non era prevista nella legge istitutivadel Museo.

In data 3 aprile 2001 ebbe luogo finalmentela stipula della convenzione tra l’AssessoratoBB.CC. (rappresentato da Fabio Granata) ed ilComune di Terrasini (rappresentato da CarmeloCarrara), ed il successivo 18 maggio il conferi-mento dell’incarico di direttore del “Museo Re-gionale del Carretto e Naturalistico” a ValeriaPatrizia Li Vigni da parte di G. Grado, allora di-

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rettore del Dipartimento BB.CC. Nei mesi suc-cessivi una prima parte del personale regionalesi trasferiva presso i locali del Museo. A causa dipastoie burocratiche, le collezioni furono trasfe-rite a Palazzo d’Aumale solo nel dicembre 2002.

Nel 2001, in occasione delle celebrazioni delcentenario della nascita di Lucio Piccolo, la Fon-dazione Famiglia Piccolo di Capo d’Orlandochiese di realizzare nel Museo una mostra condisegni di L. Piccolo e una mostra sulla collezioneentomologica di Raniero Alliata, cugino di L. Pic-colo, acquisita dalla Regione e depositata inMuseo. Questo evento è molto importante, per-ché rappresenta il segno del fatto che il Museodi Terrasini aveva cominciato a divenire un rife-rimento regionale per i temi naturalistici.

Il 13 febbraio 2002, nove mesi dopo la no-mina del direttore del Museo, sei docenti delleUniversità di Palermo (R. Catalano, B. Massa,F.M. Raimondo, S. Riggio) e di Catania (P. Ali-

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11. Cassetti di uno degliarmadi in cui è cu-stodita la cospicuacollezione di mollu-schi attuali e fossili diV. Orlando; comples-sivamente consta disessantamila lottiper un totale di pa-recchie migliaia diesemplari.

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cata, D. Caruso) scrivevano una lettera all’As-sessore Beni Culturali, alla Soprintendenza, alSindaco di Terrasini, A. Randazzo ed alla diret-trice del Museo, per sottolineare alcuni passaggiindispensabili per l’avvio della struttura secondole attese e le imposizioni di legge. Sembrava le-gittimo spendere qualche parola e soprattuttocomprendere il motivo per il quale non era statoancora istituito il nuovo Comitato Scientifico,essendo il Consiglio del Museo Civico scadutocon il decreto d’istituzione del Museo Regionaledel Carretto e Naturalistico. In un momento incui sarebbe stato maggiormente opportuno uncoinvolgimento del mondo scientifico, il silen-zio avvolgeva Palazzo d’Aumale. Si sottolineò inquella lettera che sin dalla sua regionalizza-zione, con la legge n.17/91, il Museo prevedevala propria articolazione in due Sezioni che do-vevano accogliere le raccolte etno-antropologi-che e le collezioni naturalistiche acquisite eappositamente affidate dalla Regione al MuseoCivico, in attesa di confluire, insieme con le col-lezioni comunali, nel nuovo Museo regionale.Nella lettera veniva ricordato anche che erastato deciso, dopo un ampio dibattito, nel corsodi una riunione del Consiglio Scientifico delMuseo Civico, che la nuova sede del Museoavrebbe ospitato i reperti archeologici e la col-lezione Castro (modelli di barche), che insiemeerano custoditi nel piccolo locale dell’Antiqua-rium a Terrasini. Alla luce della necessità di tro-vare spazio per la nuova Sezione archeologica,la direzione aveva quindi sacrificato una partedel piano terra destinata all’esposizione del set-tore naturalistico; a ciò si aggiungeva anche il

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fatto che, secondo quanto riportato dai quoti-diani e da qualche dépliant illustrativo delMuseo, un’ulteriore parte delle sale espositivesarebbe stata dedicata alla figura di Henry d’Au-male ed uno spazio non previsto sarebbe statodato alla cantieristica navale e all’archeologiasubacquea, tutte tematiche culturalmente inte-ressanti, ma ben al di fuori dei contenuti delMuseo di Storia Naturale. Non essendo tutto ciòprevisto nel progetto curato dall’arch. De CaroCarella, che si era avvalso della collaborazione edei suggerimenti dei tecnici della Soprinten-denza e del Comitato Tecnico Scientifico delMuseo, né nella suddivisione degli spazi curatadall’arch. Stefano Biondo, i docenti firmataridella lettera ritennero fosse opportuno definirecon chiarezza e con il maggiore consenso pos-sibile quale doveva essere la destinazione deglispazi, risultando chiaro che, nonostante leampie dimensioni dell’edificio, esse risultavanoinsufficienti per ospitare tutte le proposte sin adallora elaborate.

Si desiderava evitare di mortificare ulterior-mente il settore naturalistico, i laboratori scien-tifici e soprattutto la biblioteca, che vantavamigliaia di volumi (molti di grandissimo valorestorico) e di periodici, quasi tutti a carattere spe-cialistico per i vari settori delle scienze naturali.Molti avevano lavorato per realizzare qualcosache mancava del tutto nell’Italia centro-meri-dionale: un Museo di Storia Naturale. La co-stante opera di alcuni aveva permesso di fareacquisire alla Regione Siciliana ricchissime col-lezioni naturalistiche (circa 10.000 esemplari diuccelli paleartici, una rappresentanza di quasi

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tutte le specie di mammiferi italiani, collezionientomologiche per un totale di oltre 100.000esemplari italiani ed esotici, una collezione ma-lacologica di circa 60.000 lotti di conchiglie at-tuali e fossili provenienti da tutto il mondo, ecc.),spesso accompagnate da intere biblioteche. Unamole tale di materiale andava certamente moltoal di là dei contenuti di un museo locale, confi-gurandosi come contenuto essenziale di unmuseo di carattere internazionale.

Si era creduto che questo fosse un passaggiofondamentale per fare crescere la coscienza na-turalistica nei siciliani. Un’adeguata e modernaostensione didattica, coadiuvata da sistemi multi-

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12. Una scatola difarfalle ed ap-punti di RanieroAlliata di Pietrata-gliata.

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mediali, avrebbe potuto svolgere un importanteruolo didattico e divulgativo nei confronti dialunni di scuole e studenti universitari, coprendol’enorme carenza esistente. La disponibilità dicosì abbondante e diverso materiale avrebbeconsentito di realizzare un progetto espositivo diampissimo respiro, progetto da destinare soprat-tutto al pubblico siciliano, per far crescere la co-scienza naturalistica, che, come si desume dallevicende di ogni giorno, è ancora relegata nellacultura di un ristretto numero di persone. Il ruolodel Museo non doveva, infatti, essere solo quellodi conservare reperti, ma anche di divulgare laconoscenza per fare crescere la coscienza, intesacome rispetto per la nostra storia, per l’ambiente,per il paesaggio, ecc.

Quindi veniva sottolineato che occorreva rea-lizzare al più presto un valido progetto ostensivoche prevedesse un equilibrato rapporto e un rac-cordo logico tra le sezioni, servendosi di unaéquipe di esperti nel settore museografico chelavorasse in stretta collaborazione con gli archi-tetti. Ci si rendeva conto che la messa in operadi questo progetto necessitava di grosse sommee di tempi lunghi di progettazione e realizza-zione, ma si sarebbe potuta prevedere una rea-lizzazione per stralci e l’allestimento di mostretemporanee, non appena l’edificio avrebbe ot-tenuto l’agibilità, che ritardava ad arrivare.

A parte il personale coinvolgimento di alcunidocenti universitari, le Università siciliane fino adallora non erano state quasi per nulla coinvoltenel progetto del Museo. Questo fu certamenteun errore, in quanto un’istituzione scientificanon può restare slegata dalle altre analoghe che

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svolgono attività didattica post-scolastica. Ci siattendeva un coinvolgimento ufficiale da partedel Museo, ma in assenza di iniziative in questosenso, i docenti universitari firmatari della letterasollecitavano un incontro per attivare una reci-proca e proficua collaborazione e sollecitavanol’Assessore F.Granata perchè provvedesse allanomina dei componenti del Comitato Scientificodel Museo.

La risposta della direttrice fu fulminea, datata25 febbraio; dopo avere ragionevolmente pre-messo che nove mesi erano pochi per rendereconto di quanto fosse stato realizzato nelMuseo, scriveva di avere aderito ad iniziative cul-turali di respiro europeo al fine di divulgare laconoscenza del costituendo Museo. Citava le“Giornate del Patrimonio Europeo” e “Cultura-lia”, la collaborazione con l’ICOM (Comitato Na-zionale Italiano dell’International Council ofMuseums) e con il Museo Condé di Chantilly1,ecc. A parte alcuni passaggi della lettera menosignificativi, è il caso di riportarne uno in parti-colare che riguarda il percorso museografico:“Quanto al percorso museografico sembra al-quanto bizzarro che un consesso di tale levaturae sensibilità scientifica non abbia mai pensatoche sia doveroso, oltre che istruttivo, informarei fruitori sul luogo ove le collezioni vengono con-servate. Tale dimenticanza risulta oltremodograve se si pensa che la produzione agro-indu-striale di questo edificio si intersecava con pro-

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1 Chantilly è famosa per i suoi cavalli ed il Museo Condé nonè un museo naturalistico, ma un museo di belle carrozze; si evi-denzia l’indubbio legame tra la Mostra permanente del carrettoed il Museo Condé.

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blematiche di carattere agronomico e, pertanto,di grande interesse scientifico per la storia dellascienza in questa regione. Pertanto questa dire-zione, nell’intento di colmare tale grave lacuna,ha progettato l’allestimento di una sezione pro-pedeutica alla visita del Museo ove si spieghisuccintamente il ruolo di Henry d’Aumale, dellastruttura produttiva che egli creò e dei suoi in-tensi e ramificati contatti e legami internazio-nali”. Ed ancora: “Stupisce maggiormentepensare che il Consiglio scientifico del Museo ci-vico, pur avendo espressamente indicato che lecollezioni archeologica e di modellini di barche(Castro) dovessero far parte dell’esposizione mu-seale, approvò il progetto De Caro Carella aven-dolo anche discusso ed esaminato, nonaccorgendosi che tale progetto non aveva asso-lutamente previsto l’esistenza delle due suddettecollezioni2. A tal proposito si precisa e si rassi-cura che tale vistosa e grave dimenticanza èstata prontamente rimediata grazie alla varianteproposta in extremis (data la imminenza dellascadenza di presentazione dei progetti per il fi-nanziamento P.O.R.) dalla scrivente e sottopostaal nullaosta della competente SoprintendenzaBB.CC.AA. di Palermo”. Ma forse il passaggiopiù autobiografico è il seguente: “Risulta inim-

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2 Come sopra riportato, non corrisponde a verità che il Con-siglio Scientifico del Museo Civico avesse dato tout court parerefavorevole al trasferimento dell’Antiquarium a Palazzo D’Au-male; fu il Sindaco Carrara, di sua iniziativa, a prendere questadecisione, il Consiglio scientifico, in data 8 giugno 2000, pren-dendo atto della comunicazione del Sindaco, lo invitò ad affi-dare al direttore dei lavori la rielaborazione di un adeguatoprogetto ostensivo per la realizzazione di uno spazio che potesseinglobare anche la sezione archeologica.

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maginabile che codesto autorevole consesso sistupisca dell’iniziativa intrapresa riguardo allaauspicata e progettata sezione dedicata all’ar-cheologia subacquea. Ciò scaturisce dall’ele-mentare constatazione che la maggior parte deireperti archeologici conservati nel Museo pro-viene dal mare e come tale è al mare che biso-gna riferirsi per ottenere quel livello di adeguataofferta museale che permetta al visitatore di ca-pire e non solamente osservare”.

Ed infine: “Analoga fattiva collaborazione si ègià formalizzata3 e concretizzata con il Diparti-mento di Geologia e Geodesia dell’Università diPalermo nella progettazione congiunta della mo-stra “Gioielli del mare e della terra” che verrà pre-sto realizzata presso Palazzo d’Aumale. A talproposito si rimane francamente contrariati dalconstatare che tra le SS. LL. firmatarie della notain questione ci sia anche il Prof. Raimondo Cata-lano che, evidentemente, non è a conoscenzadella collaborazione che il suo Dipartimento hagià, attraverso l’autorevole coinvolgimento volutodal suo direttore Prof. Valerio Agnesi, instauratocon questo museo per la mostra di cui sopra”…“A conclusione di questa nota si manifesta il pro-prio rammarico per il tono poco lusinghiero conil quale si sminuisce (e francamente si mortificaingiustamente) l’enorme sforzo affrontato dallasottoscritta insieme ai propri collaboratori, con ilcostante supporto dell’intero Assessorato Regio-nale dei Beni Culturali Ambientali e P.I., nel rile-vare una struttura ed una istituzione che da oltre

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3 Invero non risulta nei verbali del Dipartimento di Geologiae Geodesia alcuna collaborazione ufficiale con il Museo di Ter-rasini.

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un decennio languiva nel quasi totale immobili-smo4 riuscendo in pochi mesi a portarla alle sogliedella sua auspicata e troppo a lungo attesa aper-tura, seppure parziale”.

È apparso quasi subito che la Li Vigni fossepreparata in un settore diverso da quello chefondamentalmente costituiva il Museo; in uncerto senso, come ha avuto modo di dire V. Or-lando in varie occasioni, è apparsa inadeguataal ruolo che ricopriva. Non c’è dubbio che la col-lezione di carretti siciliani sia unica al mondo(come la stessa Sicilia) e che può rappresentareun’attrattiva per il Museo, ma tale dovrebbe re-stare in un Museo di Storia Naturale. Dellostesso avviso è peraltro Giovanni Pinna, già di-rettore del Museo Civico di Storia Naturale diMilano e responsabile del Comitato NazionaleItaliano dell’International Council of Museums,che il 15 giugno 2002, in una lettera a B. Massascriveva: “Non negherà infatti che i pubblici po-teri, che sono i principali, se non gli unici finan-ziatori, guardano con particolare attenzione lacultura umanistica, l’arte o la cultura legata al-l’etnologia locale, mentre spesso consideranosecondarie le scienze della natura. In questa ot-tica la collezione di carretti diviene funzionaleanche alla crescita del settore naturalistico, equindi, alla sua incidenza culturale sulla popola-zione”. I fatti raccontati e che stiamo conti-nuando a raccontare ci dicono che questo nonsolo non è avvenuto, ma anzi gli effetti speratisono stati del tutto diversi.

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4 I fatti finora raccontati dimostrano che la parola “immobi-lismo” non era conosciuta da chi aveva in precedenza operatoper il Museo Civico.

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Intanto, nell’estate del 2002, si era final-mente costituito ed insediato il Comitato Tec-nico Scientifico del Museo che avrebbe dovutoesprimere il proprio parere sul programma an-nuale, sulle iniziative culturali, sugli scambicon altri istituti e sulle acquisizioni di beni ecollezioni.

Esso risultò composto da: Arch. AntonioRandazzo (Sindaco di Terrasini, che svolgevale funzioni di Presidente), Prof. Mario Bolo-gnari (Facoltà di Lettere di Messina), Prof. An-tonino Coco (Facoltà di Lettere di Catania),Prof. Giovanni Ruffino (Facoltà di Lettere diPalermo), Dr.ssa Adele Mormino (Soprinten-dente BB. CC. AA. di Palermo), On.le Gian-franco Zanna (esperto designato dall’As-sessore BB. CC. AA.) e dr. Vittorio Orlando(esperto designato dal Comune di Terrasini).In un certo senso questa è la paradossaleprova del mancato funzionamento della Con-venzione tra Assessorato e Comune. Da nes-suna parte era, infatti, scritto che nelComitato del Museo doveva esserci una con-grua rappresentanza di naturalisti. Casual-mente avvenne che le tre Università, perqualche motivo difficile da comprendere, ave-vano segnalato tre docenti di materie lettera-rie; anche il caso ha voluto che fosseropersone di cultura e di mondo e si siano su-bito rese conto dell’immane ed unico valorenaturalistico del Museo, nonché della grandevulnerabilità dei reperti custoditi.

Questo indubbio limite non impedì al nuovoComitato Tecnico Scientifico di lavorare alacre-mente e intensamente tenendo numerosissime,

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impegnative e lunghe riunioni dove venivano di-scussi i futuri assetti organizzativi e di gestionedella struttura. Si cominciò a discutere di comeorganizzare una vera apertura del Museo, dopoun evento parziale di presentazione, del pro-getto espositivo finale con la distribuzione deglispazi, delle attività da programmare con mostree convegni. Si dibattè anche sulle eventuali mo-difiche da apportare alla convenzione stipulatatra l’Assessorato Regionale BB.CC. e il Comunedi Terrasini, visto che erano evidenti alcuni limitie incongruenze oggettive.

Purtroppo, l’intero Comitato Tecnico Scienti-fico entrò subito in conflitto e contrasto con la

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13. Immagine par-ziale di una dellelunghe serie diPasseriformi dellacollezione C. Or-lando.

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Direttrice del Museo che non portò mai in ese-cuzione le decisioni del Comitato stesso. Nonmancarono le convocazioni del Comitato pressol’Assessorato da parte dell’Assessore Granata odel Direttore del Dipartimento BB.CC., GiuseppeGrado, nel tentativo inutile di trovare una me-diazione. E così, dopo un’intensa attività, le riu-nioni si fecero sempre più rare e ancor piùinconcludenti, mentre la programmazione e gliappuntamenti da tenersi dentro Palazzo d’Au-male venivano decisi dalla sola Direttrice, moltoabile e capace nel trasformare la sede del Museodi Storia Naturale in un grande contenitore dieventi e mostre di svariati temi, ma poco o pernulla attinenti con le finalità culturali del Museo.

Nel frattempo, il 3 ottobre 2002, grazie al-l’interessamento di Gianfranco Zanna, l’Asses-sore Beni Culturali Fabio Granata propose al

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14. Particolare di unascatola di farfalledella collezioneR. Alliata di Pie-tratagliata.

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Parlamento siciliano, che approvò, la nuova de-nominazione del Museo in “Museo di Storia Na-turale e mostra permanente del carrettosiciliano”. Era un altro piccolo passo avanti versoil riconoscimento dell’individualità del Museo diStoria Naturale; della proposta di legge presen-tata anni prima da G. Zanna si salvava solo ilnome del Museo!

Il 2003 è stato caratterizzato da una ripresadell’impegno del Museo in ambito naturali-stico; il Comitato Tecnico Scientifico aveva ri-chiesto ad alcuni docenti di Palermo e Cataniadi realizzare un progetto per la mostra per-manente sulla Biodiversità. L’11 febbraio fupresentata una proposta di massima al Comi-tato, che l’accolse molto positivamente. Sitrattava ora di predisporre un progetto piùdettagliato e per questo erano necessariecompetenze specifiche in campo museogra-fico, come era stato in più occasioni già ripe-tuto. Passò oltre un anno, il 3 settembre 2004si tenne un’altra riunione del Comitato, in cuierano presenti anche i proff. Piero Alicata(Università di Catania), Bruno Massa e SilvanoRiggio (Università di Palermo) ed il dr. Giu-seppe Grado, dirigente generale del Diparti-mento Regionale BB. CC. AA. In quell’oc-casione Grado evidenziava l’inderogabile ne-cessità di approvare senza riserve il progettoespositivo del Museo per non perdere il finan-ziamento già accordato e sottopose al Comi-tato la planimetria del progetto. Questoprevedeva l’esposizione dei reperti archeolo-gici ed i modelli delle barche nella prima salaal piano terra, l’inizio dell’esposizione natura-

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listica nella seconda sala al piano terra5 ed ilproseguimento al primo piano, mentre l’esposi-zione permanente dei carretti nelle altre sale delpiano terra. Nella stessa occasione fu ribadita lavolontà di impostare l’esposizione naturalisticacon una progressione sul tema della biodiver-sità e fu dato mandato ai tre docenti Alicata,Massa e Riggio di realizzare la proposta. È ilcaso di precisare che tale mandato, su propostastessa dei docenti, non prevedeva oneri dispesa. Sul testo e sulla presentazione del pro-getto della mostra permanente sulla biodiver-sità hanno lavorato soprattutto Bruno Massa,Carolina Di Patti e Matilde Fiore, responsabileper la paleontologia nel Museo. Esso fu presen-tato in formato “power point” durante una se-duta del Comitato nel 2004, ma, in assenza diun progetto esecutivo, restò nel cassetto, cometante altre iniziative naturalistiche.

Indubbiamente il fatto che sia stata modifi-cata l’originale planimetria, includendo nellaprima sala l’esposizione dei reperti archeologicied i modelli delle barche, è stato un errore del-l’Assessorato BB.CC.AA., in quanto il Museo diStoria Naturale non poteva includere temi adesso estranei; l’attenuante consiste nel fatto chetornare alla precedente planimetria e quindi mo-dificare quella nuova significava perdere dei fi-nanziamenti. Ciò che appare più grave è il fattoche gli amministratori, pur essendo consapevoli

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5 Nel “Taccuino di Palazzo d’Aumale” del 2007 viene pre-sentata una pianta non congruente con questa planimetria, incui tutto il piano terra (tranne la prima sala dedicata all’archeo-logia subacquea) è destinato alla sezione etno-antropologica.Questa nuova planimetria non è stata sottoposta all’approva-zione della Soprintendenza BB.CC. di Palermo.

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del fatto che il Museo avesse una caratterizza-zione per gli aspetti naturalistici, non hanno vi-gilato abbastanza per evitare che essa sfumassedel tutto. Ancora più grave ci sembra il fatto chela planimetria sia stata ulteriormente modificatadalla Li Vigni, senza il nullaosta di alcuno dei su-pervisori. A Palazzo d’Aumale le attività hannocontinuato ad essere perlopiù in linea con temidi natura schiettamente differente da quelli ispi-ratori, che dovevano essere propri del Museo diStoria Naturale.

Il 25 novembre 2002 veniva diffuso un invitocon un’intestazione del tutto nuova, “Il Direttoredel Museo Regionale Etno-antropologico Natura-listico e Archeologico di Palazzo d’Aumale, Vale-ria Patrizia Li Vigni, invita la S.V. alla presentazionedel volume L’Uomo e il Mare di Valeria Patrizia LiVigni e Sebastiano Tusa”. Era stato fondato unMuseo nuovo o si trattava sempre dello stesso?No, si trattava proprio di quello sito nel Lungo-mare Peppino Impastato a Terrasini!

Nel periodo 1-10 agosto 2003 vengono or-ganizzati spettacoli d’animazione all’internodella ventesima edizione della Macchina deiSogni; e nell’ambito dell’iniziativa “Sulla rotta diMoby Dick” era invitato a parlare GiovanniPinna sul tema “Percorsi museologici a Palazzod’Aumale”.

Se si va a vedere il sito internet del Museo siparla addirittura di quattro sezioni, una dedicataalla storia del palazzo ed alla sua funzione vitivi-nicola, la seconda archeologica, con una rico-struzione di una sezione di nave greca, la terzaetno-antropologica, con i modelli di barche ed icarretti siciliani, e dulcis in fundo la sezione na-

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turalistica, per la quale sono spese poche righe,a testimonianza del fatto che è ritenuta quasi uningombro per gli spazi del museo.

Quanto è riportato in internet è ingenua-mente inserito in un pieghevole trilingue distri-buito ai visitatori in Museo. 36 righe sonodedicate alle “sezioni” storica, archeologica edetno-antropologica, appena 8 a quella naturali-stica; in un Museo di Storia Naturale ci si sarebbeattesa una maggiore attenzione per la “se-zione” naturalistica! In prima pagina, invece deltitolo del Museo c’è scritto solo “Palazzo d’Au-male”, nell’ultima facciata del pieghevole tro-viamo sotto “Palazzo d’Aumale” anche il veronome del Museo. Desideriamo sottolineare que-sto aspetto, soprattutto per mettere in luce lafunzione espressa in maniera unilaterale dallaDirettrice, peraltro priva del supporto e del pa-rere del Comitato Tecnico Scientifico designatoper un Museo di Storia Naturale. È significativoil fatto che il Museo di Storia Naturale abbiacome e-mail: [email protected],un messaggio inequivocabile! Sebbene gli indi-rizzi vengano stabiliti e assegnati dall’Assesso-rato, sembra abbastanza ovvio che una sceltadel genere sia stata presa da una persona certa-mente molto distratta o inconsapevole dei con-tenuti e della storia di quel museo. Sono statialtresì chiari gli intendimenti e il messaggio chesi sono voluti dare, gli scopi, le finalità e i conte-nuti del Museo, quando la Direttrice da sola esenza alcuna consultazione con il Comitato Tec-nico Scientifico ha scelto il logo del Museo in-terpretandolo così: “d’A”.

Il sito internet riporta anche le attività del

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2002, che per completezza vengono di seguitoriassunte: 15-21 aprile 2002: IV settimana per lacultura; 27 aprile 2002: Conferenza sul recuperodi navi d’epoca romana in Israele; 18 maggio2002: Conferenza sugli Itinerari archeologici su-bacquei realizzati in Australia occidentale; 16novembre 2002: Giornata di studio sui Beni Na-turalistici conservati nei Musei in Sicilia, in colla-borazione con la Società Siciliana di ScienzeNaturali6; 25 novembre 2002: Presentazione dellibro L’Uomo e il Mare; 17 dicembre 2002: Pre-sentazione degli Atti del Convegno “Strumentiper la protezione e la valorizzazione turistica delpatrimonio culturale e marino del Mediterraneo:aspetti archeologici e giuridici. A proposito dellaIV settimana per la cultura, il “Museo RegionaleEtnoAntropologico, Archeologico e Naturali-stico” (nuova dizione coniata per l’occasione) or-ganizza tra il 15 ed il 21 aprile “Lo spazio per lacultura”, con un calendario fitto di dotte pre-sentazioni: il 16 aprile una visita guidata al can-tiere navale Mortillaro di Terrasini, il 19 aprile laproiezione di un video sul carretto siciliano“L’immaginario per via” ed un altro sulla manu-tenzione ordinaria di un gozzo “Calafati e mae-stri d’ascia”, lo stesso giorno una mostra sullamalacologia “Dal fossile al vivente” e nell’interasettimana la “Ricostruzione di una sezione dinave greca” (a cura di tre maestri d’ascia e di un

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6 Il Naturalista Siciliano nel 2004 (vol. 28, fasc. 2) ha pubbli-cato gli interventi presentati durante la giornata di studio del 16novembre 2002. È il caso di sottolineare che questa attività, puressendo inserita tra quelle del Museo, in realtà non comportòalcun onere alla struttura, neanche in termini economici ed il vo-lume fu stampato totalmente a cura della Società Siciliana diScienze Naturali.

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15. Il Museo di Terrasini ospita migliaia di reperti che meriterebbero unamaggiore attenzione. Nella foto due esempi: aquile preparate dalgrande tassidermista Gino Ajola; in alto un’Aquila anatraia mag-giore, in basso un’Aquila imperiale, entrambe in abito giovanile.

cantiere navale di Trapani), la “Ricostruzione sce-nografica della Bottega del Carradore”, la pre-sentazione dell’ipotesi progettuale di allestimento

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museografico elaborato dal Dipartimento di Sto-ria e Progettazione nell’Architettura dell’Univer-sità di Palermo, ed una “Mostra sui Mammiferi”(in collaborazione con il WWF). In merito a que-st’ultima, predisposta da Adelaide Catalisano, èstato diffuso un pieghevole (l’unico in bianco enero) in cui il “Museo del Carretto e Naturali-stico” (dizione originale in genere raramente uti-lizzata nelle occasioni ufficiali) dà le notizieessenziali sui contenuti della mostra.

Se andiamo ad esaminare le 13 attività uffi-cialmente presentate nel 2002 dal Museo di Ter-rasini, sopra brevemente elencate, solo tre (23%)riguardano le scienze naturali, le altre in minimaparte il carretto siciliano ed in massima parte lebarche da pesca e l’archeologia subacquea. Sem-bra sufficiente per capire che il Museo di StoriaNaturale non fa praticamente nulla per raccon-tare la Storia Naturale; anzi nel sito si presentacome Museo Palazzo d’Aumale, come se volessenascondere al pubblico il nome che porta! Rite-niamo che tutto questo doveva essere sconfes-sato dall’Assessorato Beni Culturali dellaRegione, in quanto si configura come una modi-fica delle finalità per le quali è stata realizzata lastruttura per colmare la mancanza di un Museodi Storia Naturale in Sicilia, volontà che non eralecito stravolgere da parte di un direttore pro-tempore. In termini organizzativi ed amministra-tivi i fatti sono questi: è stato costituito un Museodi Storia Naturale che ha speso le sue risorse, siaumane che economiche, in modo difforme daquelle che erano le sue finalità.

Nel 2003 vengono stampati quattro minuscolilibretti, formato circa 15 x 15 cm; il primo, 34 pa-

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gine, è una monografia su Henry d’Orléans, ducad’Aumale7, il secondo, 36 pagine, “Il sacro permare e per terra” (che si riferisce ad una mostrarealizzata dal Museo e finanziata dall’Assesso-rato BB.CC.) è dedicato ai carretti siciliani ed allebarche, nel terzo, 46 pagine, Palazzo d’Aumalepresenta le diverse sezioni ed attività, ed infine ilquarto, 28 pagine, presenta la V settimana dellacultura (3-11 maggio 2003), con le seguenti at-tività: “Il Passato rilevato: 200 milioni di anni fa”,“le Anfore ed il Mare: archeologia subacquea”,“Conchiglie tra natura e cultura”, “La Bottegadel Pittore: Laboratorio didattico”, “Fra terra emare” (mostra di uccelli e tartarughe marine),“Presentazione progetti P.O.R., Allestimento mu-seografico. Musealizzazione in situ e telecon-trollo del cantiere di scavo subacqueo del Relittodi Terrasini”, “Teatro dell’Opera dei Pupi. Le av-venture di Orlando”, “Proiezione dei filmati dicarattere naturalistico ed etno-antropologico”(Tonnara, La barca siciliana, Il Carretto siciliano, Ipupi siciliani, Isole di fuoco8), lo spettacolo del-l’Opera dei Pupi “Nel cuore dei Coralli: Peppinouna vita contro la mafia” (in cui è rappresentatoun episodio della vita di Peppino Impastato) e laconferenza di Silvano Riggio “La Biologia ma-rina”. Va sottolineato che quanto a fantasiaanche l’Assessorato non mostrava carenza,avendo originariamente stabilito come tema

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7 Considerato che il palazzo in cui si trova il Museo fu co-struito da don Vincenzo Grifeo duca di Floridia e principe di Par-tanna, ci si domanda come mai non gli sia stata dedicata un’altramonografia.

8 Dai titoli riesce un po’ difficile ravvisare un documentario dicarattere naturalistico; per esclusione, forse l’ultimo.

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della V settimana della cultura l’acqua, con un ti-tolo quanto meno originale (“Facciamo acqua datutte le parti”).

A proposito della conferenza di S. Riggio, è di-chiarato che “Il Museo deve effettuare costantiricerche sulle testimonianze materiali dell’uomoe del suo ambiente, acquisirle, conservarle,esporle a fini di studio, educazione e diletto…” esi precisa che “si intende dare giusto risalto almare, elemento predominante del nostro pia-neta, non soltanto dal punto di vista biologico,ma in quanto patrimonio culturale riscattato oggidagli uomini, gli stessi che lo hanno compro-messo, contribuendo al suo degrado”. Tali frasi,certamente lungi dal pensiero di un ecologocome Silvano Riggio, sono una testimonianzadella pervicace ed ottusa visione antropocentricache ispira le attività del Museo di Storia Naturaledi Terrasini, che al contrario dovrebbe inviaremessaggi di una maggiore considerazione pertutti gli altri esseri viventi. È appena il caso di ri-cordare che già durante la Conferenza sulla ri-cerca del futuro del Terzo Mondo di Bucarest(1972) era iniziato un rinnovamento drastico neiconfronti dei rapporti con la natura; il filosofonorvegese Arne Naess era intervenuto in terminiperentori, rifiutando il concetto che l’uomo è alcentro di tutto ed insistendo sul fatto che tuttigli esseri viventi hanno uguale diritto di vivere.Da allora gli studiosi hanno pian piano compresoche la visione antropocentrica doveva essere so-stituita da una visione ecocentrica, secondo laquale la natura va salvaguardata di per sé, per ilsuo intrinseco valore, indipendentemente dallasua utilità per l’uomo. La centralità dell’uomo è

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stata superata anche da molte religioni, inclusaquella cristiana, per le quali tutti gli esseri viventisono sacri: Papa Giovanni Paolo II ha affermatoche “la crisi ecologica è un problema morale” eche “tutti gli animali hanno un’anima”, il suosuccessore Papa Benedetto XVI nell’agosto 2006ha ricordato che “i cristiani devono avere curadel creato”. Naturalmente parlare di “ambientedell’uomo” e del mare come “patrimonio cultu-rale riscattato dagli uomini” significa non essersiaccorti di quello che da anni sta accadendo in-torno a noi.

Nel 2003 sono state preparate da AdelaideCatalisano due mostre temporanee, una sullefarfalle nelle diverse regioni biogeografiche, unamostra sulle conchiglie e con la collaborazione di

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16. Il Museo di Storia Naturale di Terrasini ospita una delle collezionientomologiche più originali per la ricchezza di informazioni con-tenute. Si tratta della collezione di Raniero Alliata di Pietrata-gliata, che trascorse tutta la sua vita a studiare gli insetti in modoveramente meticoloso, inserendo appunti originali dattiloscritticon una macchina da scrivere con caratteri minuscoli dentro lescatole entomologiche. Nella foto un esempio di una scatola diLepidotteri.

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Fabio Lo Valvo nel periodo della Pasqua la mo-stra “Uova e Nidi di Pasqua”. Il 2003 si è distintoperò per la realizzazione della mostra perma-nente (sebbene considerata temporanea, è an-cora dove si trovava allora) “Il passato rilevato:200 milioni di anni fa”, per la quale è statostampato un altro libretto di 22 pagine, in cui èraccontata la storia evolutiva del territorio sici-liano attraverso le raccolte geo-paleontologichedi Teodosio De Stefani junior. Su questa mostra,per la quale ha lavorato con grande passioneMatilde Fiore, abbiamo pure delle considerazionida fare, che non riguardano i contenuti ma pro-prio la tecnica ostensiva scelta, che predilige ilbuio, trascurando il necessario sfruttamento deilimitati spazi.

L’11 dicembre 2003 il Museo di Terrasini or-ganizza il convegno “La Gestione innovativa deibeni museali” e presenta il Corso d’Alta forma-zione post lauream “Esperto nella gestione in-novativa dei beni museali”. Il 18 dicembre 2003,in occasione della ristampa anastatica del Pan-phyton Siculum di Francesco Cupani (1713) daparte della Biblioteca Centrale della Regione Si-ciliana “A. Bombace”, il Museo finalmente si de-dica ad un’attività naturalistica, realizzando unapropria mostra sul Panphyton, ad opera dell’al-lora responsabile della U.O. per i Beni Naturali-stici del Museo Adelaide Catalisano, con lacollaborazione di Fabio Lo Valvo; tale mostratemporanea, dopo quattro anni, è rimasta an-cora quasi interamente esposta.

La VI settimana della cultura (24-30 maggio2004) vede il “Museo d’Aumale” impegnato inattività di restauro di reperti archeologici, in tec-

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niche pittoriche tradizionali e conferenze sugliscavi archeologici subacquei in Libia e sul pro-getto di scavo a Troia. Solo il 27 maggio è statarealizzata una conferenza sulla biodiversità, conipotesi progettuale per l’allestimento museogra-fico di Palazzo d’Aumale.

L’unica attività veramente didattica e schiet-tamente naturalistica organizzata dal Museo èstato il “Seminario e Laboratorio Entomologicoa Palazzo d’Aumale” iniziato il 10 marzo 2005con un incontro-convegno in collaborazionecon la Società Siciliana di Scienze Naturali eprotrattosi con varie sedute nel corso dell’anno.In realtà il corso è stato interamente organiz-zato e voluto dall’entomologo Marcello Ro-mano e può essere considerata più unaparentesi naturalistica illusoria che un’attivitàall’interno di un vero e proprio programma. Iseminari sono stati peraltro molto seguiti daappassionati, toccando numerosi argomenti,del tutto nuovi per l’ambiente di Palazzo d’Au-male, a riprova che non appena si sfiorano certiargomenti e si toccano appassionanti temi na-turalistici arrivano numerosi gli studenti desi-derosi di apprendere.

Nel 2005 vengono dedicate 153 pagine aduna mostra-dibattito (5 marzo 2005) sul Giap-pone e sul patrimonio immateriale dell’umanità.Leggere questo volumetto è abbastanza istrut-tivo, perché si può facilmente imparare cosa nondovrebbe fare un Museo di Storia Naturale perfarsi conoscere all’esterno. A questo propositosul giornale multimediale di controinformazione“Il Gran Rifiuto” è stata messa in rete una letteradell’Ispettore Onorario del Museo Regionale di

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Terrasini Vittorio Orlando, che riportiamo: “Que-sto grande Museo regionale di Palazzo d’Au-male, realizzato per colmare il vuoto in Sicilia diuna struttura per la conservazione e la fruizionedei beni naturalistici, non ha realizzato questoobiettivo per vari motivi, primo fra tutti perché ladirezione della struttura non è stata affidata adun esperto e studioso della materia. Purtroppoquesta grave lacuna ha bloccato sia lo sviluppoespositivo che lo studio e la ricerca nel campodelle scienze naturali dopo trentanni d’impegno

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17. R. Alliata studiò la variabilità morfologica e della disposizione dimacchie e di colori negli insetti quando ancora quasi nessunoparlava di diversità genetica all’interno della stessa specie; nellescatole entomologiche dei Coleotteri della sua collezione (comequella raffigurata) predisponeva microscopici disegni dell’orna-mentazione elitrale sia degli esemplari già riscontrati in naturasia di quelli che si attendeva di ritrovare in seguito.

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profuso dall’Assessorato Regionale ai Beni Cul-turali e Ambientali, con il supporto del Comunedi Terrasini che lo ospita. Questa situazione pa-radossale ha recentemente toccato il fondo piùinesplicabile! È stata allestita dalla Direttriceun’esposizione di pannelli e foto, all’esterno delpatio, intitolata “Giappone fluttuante, l’Imperofluttua ancora verso l’Occidente”. L’esposizioneè rimasta in mostra per oltre tre mesi, con il sup-porto di un avviso giornaliero nelle pagine delGiornale di Sicilia, che trascriviamo: “Terrasini. AlMuseo regionale Giappone… ”fluttuante”. Pro-segue al Museo Regionale di Terrasini, a Palazzod’Aumale, la Mostra dibattito sul Giappone e sulPatrimonio immateriale dell’Umanità dal titolo“L’Impero fluttua ancora… verso l’Occidente”.L’esposizione si potrà visitare fino al 6 giugno”.In primo luogo un’esperienza del genere non haalcun nesso logico con le caratteristiche e le pro-spettive dell’attività del Museo. Comunque,anche il suo contenuto è veramente deprimente,sia per la forma espositiva, come per le foto e ledidascalie che l’accompagnano. Ed è ancora piùinaccettabile che l’iniziativa abbia preso spuntodall’invio in Giappone del Satiro danzante diMazara del Vallo, da parte della Soprintendenzadi Trapani; ma il nostro Museo che legame hacon tale avvenimento? È veramente sconfor-tante come la struttura stia fallendo lo scopo percui è stata realizzata con tanto impegno. Mal’Assessorato Regionale come può avallare unasimile gestione?”

La Redazione del giornale “Il Gran Rifiuto”aggiunge: “In effetti basta andare al Museo (seavete da buttare 4 euro) e farsi un giretto nel-

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l’ampio patio per godere della vista di alcunipannelli fissati a dei fili che ripropongono alcunecuriose immagini della vita quotidiana in Giap-pone, ma non aspettatevi foto di geishe, di sa-murai, di templi buddisti, di bonsai o giardini, lefoto sembrano inquadrare la vita e gli hobby delgiapponese medio, quello che abita nelle grandimetropoli, che gira per la città con la masche-rina o che colleziona bambole o chissà qualestrambo hobby. Insomma davvero banale esquallido oseremo dire. Ci viene da ridere sepensiamo che la Sicilia invia in Giappone il Satirodi Prassitele, un’opera veramente di altissimo va-lore artistico, per fare godere i vispi occhiettigiapponesi delle forme e della bellezza della sta-tua di Mazara e in cambio ci appioppano quat-tro pannelli di similtessuto con foto chemostrano il giapponese medio e le sue stram-berie. … Tocchiamo veramente il fondo se pen-siamo che tutto ciò ha avuto sede in un Museocome il nostro, a stretta vocazione naturalisticae con un disperato bisogno di visibilità, di pub-blicità, di esposizioni ad alto livello. … è vera-mente mortificante che vengano spesi soldi perpubblicizzare quattro cartoni spacciati per mo-stra sul Giappone”.

Certamente più impegnative del libretto sulGiappone sono le 160 pagine di grande for-mato, con moltissime foto a colori, che la diret-trice del Museo ha dedicato a “Le forme delcorallo, dalla natura al design”. “La mostra ed ilcatalogo sul corallo, scrive l’Autrice, realizzati dalMuseo d’Aumale, approfondiscono le tematichedella biologia marina con rimandi storico-antro-pologici relativi agli interventi dell’uomo…”. Ve-

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diamo un po’ come sono illustrati questi conte-sti. Il primo capitolo, 24 pagine della stessa LiVigni, presenta il corallo come “oggetto” sfrut-tato soprattutto nel passato, lavorato per pro-durre gioielli, bracciali, collane, anelli, ecc. “UnMuseo di Storia Naturale che contempli anchela storia dell’uomo nel suo rapporto con la na-tura” è probabilmente una frase scritta ad arteper giustificare questa mostra e questo catalogo,che certamente non rappresentano un fiore al-l’occhiello per un Museo di Storia Naturale, mache potevano benissimo essere realizzati da unacasa produttrice di gioielli o tutt’al più dalMuseo Pepoli di Trapani, che conserva propriooggetti artistici realizzati con il corallo. Seguono21 pagine di Sebastiano Tusa “Uomo e corallo

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18. La collezione di Carlo Orlando è una delle più importanti colle-zioni ornitologiche d’Italia e contiene serie lunghissime di esem-plari, che lo stesso Orlando e molti altri studiosi hanno avutomodo in passato di studiare minuziosamente, mettendo in evi-denza aspetti interessantissimi della variabilità intraspecifica.

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nell’antichità”, 10 pagine di Gabriella D’Ago-stino “Forme delle cose, forme del tempo”, 14pagine di Vincenzo Abbate “Le vie del corallo:maestranze, committenti e cultura artistica in Si-cilia tra il Sei ed il Settecento”, 37 pagine di Gio-vanna Mauro “La Pittura come ordito dellastoria del corallo in Sicilia”, 8 pagine di SilvanoRiggio “Scheda naturalistica sul corallo rosso”, 4pagine di Riccardo Cattaneo Vietti “La ricercasul corallo rosso”, 6 pagine di Matilde Fiore “IlCorallo rosso nel Mediterraneo” e per finire 4pagine di Marilù Fernandez “Il ramo di corallo ele sue forme” e 8 pagine di Giorgio Fernandez“Progettazione e design del Corallo”. Quindi, indefinitiva 18 pagine (11,2%) sono dedicate alcorallo come essere vivente che interagisce conaltri organismi e con l’ambiente, 142 pagine in-vece sono state scritte sul corallo come oggettoesteticamente rilevante; da un Museo di StoriaNaturale ci saremmo aspettati esattamente ilcontrario, cioè un ampio discorso sul corallocome organismo vivente, sulla scomparsa dellebarriere coralline nei mari di tutto il mondo e so-prattutto sulle iniziative che si stanno condu-cendo per evitare l’estinzione del corallo rossonel Mediterraneo e di molte altre specie ad essoassociate ed un’appendice sullo sfruttamentodel corallo visto dall’occhio del gioiellere e del-l’artista. Un libro così organizzato è anacroni-stico e diseducativo e non può che inviare unulteriore messaggio d’indifferenza per le proble-matiche ambientali che continuamente ci coin-volgono. È ancora una volta un approccioottusamente antropocentrico che non dovevaportare la firma di un Museo di Storia Naturale!

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Il sito internet, visitato nell’estate 2007, elencaqueste news: 18-19 giugno, “Le vie del mare,mostra itinerante” (“obiettivo della mostra èrealizzare un linguaggio comune a tutti, piùmoderno ed efficace sul piano espositivo edivulgativo per un pubblico eterogeneo semprepiù esigente, agevolando l’avanzamento dellaricerca scientifica e favorendo il turismoculturale”); 13 agosto, “La riscoperta di Troia”(spettacolo di pupi); tra le altre attività è riportataancora la “Rete dei Musei del Mediterraneo” conla seguente specificazione: “Il Mediterraneo,tassello fondamentale per la storia mondiale,rappresenta lo scrigno della memoria di queipopoli di culture diverse che in diverse epoche,antiche o moderne, lo hanno attraversato,lasciando tangibili testimonianze in unlaboratorio creativo per la crescita di grandiciviltà, affermatosi quale collagene e bacino cheunisce i popoli che vi risiedono. Ed è con talespirito di coesione che il nostro Museo harealizzato – con la collaborazione internazionale– un evento in grado di abbattere le distanze trale molteplici realtà museali europee e diapprofondire le tematiche socio-culturali,naturalistiche, paesaggistiche, artistiche, inerentiil mare con un’ostensione di significativi erappresentativi reperti archeologici, etnoantropologici, naturalistici, in ogni sede musealeche aderisce all’iniziativa e soprattutto laddoveemergono elementi ed affinità tangibili connessialla storia marinara del Mediterraneo. Il progettomira alla realizzazione di un linguaggio comunea tutti i musei, più moderno ed efficace sul pianoespositivo e divulgativo, volto ad un pubblico

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eterogeneo, sempre più attento ad approfondirele tematiche storico-culturali, facilitando quindi,nuove strategie di mercato afferenti la fruizionedei beni culturali favorendo e promuovendo ilturismo culturale. Il progetto vuole agevolare, inparticolare, l’avanzamento della ricercascientifica e porre l’accento sulla salvaguardia esulla valorizzazione del patrimonio culturale,aspetti questi che diventano efficaci se vengonoadeguatamente approfonditi attraverso sinergiedi autorevoli soggetti museali nazionali edeuropei, basate sulla reciproca conoscenza esulle collaudate esperienze. Tali prerogativesaranno portate alla conoscenza dei più,soprattutto, per i non addetti ai lavori, ondesensibilizzare al rispetto e alla tutela dei beni edel patrimonio naturalistico, auspicando unamaggiore partecipazione alla vita dei musei.L’iniziativa si è attivata attraverso un percorso chemirava all’ingresso dei partner, attualmente sono40, all’interno della Rete mediante incontri dellanostra istituzione con i più prestigiosi museieuropei e la realizzazione di un seminariointernazionale finalizzato alla collaborazione perla realizzazione di una mostra itinerante dal titoloLe Vie del Mare, che dapprima sarà presentatapresso questo Museo, capofila del progetto, esuccessivamente esposta presso le sedi deipartner mediterranei. La mostra rappresenterà ilveicolo di raffronto in quanto ogni partner chela ospiterà la riempirà di contenuti inerenti ilproprio patrimonio utilizzando il tema comuneche veicolerà con le strutture della mostra e ilcorredo multimediale presentato in cinque linguediverse. Il programma prevede la pubblicazione

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di una collana di volumi monografici, guideesplicative di ciascuna realtà museale, sempre incinque lingue, e la creazione di un portale webche racchiude, in rete, i risultati e gli atti deiseminari. Si presume che tale sito – una vera“web discussion group”- possa diventare sede didibattito privilegiata, tra i partner, anche al difuori degli incontri seminariali programmati e allaconclusione del progetto. Il progetto è statoideato per sviluppare, in coerenza con l’obiettivogenerale dell’Asse VI, relazioni con altri sistemiculturali e civili del Mediterraneo finalizzataall’internazionalizzazione della cultura. Infatti,tutte le attività programmate hanno, tra lefinalità, non soltanto scambi culturali su più livelli(gestionale, tecnico-funzionale e organizzativo)ma anche attività didattico-culturali favorendo laconoscenza delle molteplici istituzioni museali

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19. Una vetrina dellacollezione C. Or-lando con nume-rosi trampolieri epalmipedi.

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europee che partecipano ognuna con le propriepeculiarità. Con l’avvio del progetto e losvolgimento delle singole iniziative si è costituito,al Museo Regionale d’Aumale, un centro diricerca, composto da museologi e museografi,sulle tematiche affrontate che per tutta la duratadel progetto ha contribuito, e contribuirà, adinnalzare il livello culturale ed economico delterritorio. Per questo motivo, in ottemperanzaalle priorità trasversali della Comunità Europea, siè data massima attenzione alle tematiche dellepari opportunità, coinvolgendo tutte le categoriesociali ed economiche che operano nelle filieredei Beni Culturali, turistiche, e, in particolare,facendo partecipe il mondo scolastico attraversol’istruzione e la formazione di nuove figureprofessionali da inserire nel settore dei beniculturali, sviluppando sistemi di collaborazione edi lavoro flessibili, come per esempio lapartecipazione di studenti universitari alle attivitàpreviste nel POR. La prima fase del progetto si èconcretizzata in una serie di incontri operativicon le principali realtà mediterranee e ha avutolo scopo di analizzare le esigenze di ogni singolarealtà museale per rendere sistematica e fattibilela collaborazione internazionale. Tanto è veroche, nel primo Seminario Internazionale Le viedel Mare, tenutosi presso il Museo d’Aumale, dal31 marzo al 1 aprile 2006, è stato possibileconfrontarci con gli altri musei europeipresentando il nostro progetto della mostraitinerante e approfondendo, insieme agli altriresponsabili dei musei europei, gli aspetti tecnici,metodologici, semiologici, etc., relativi all’attivitàscientifica, didattica e culturale alla luce

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dell’innovativa gestione dei Beni Culturali. In taleoccasione, su proposta del Museo d’Aumale, edopo un esaustivo dibattito, si è convenuto sulprogetto della Mostra itinerante Le Vie del Mare.La Mostra, attraverso una esposizionedocumentaria di tutte le Istituzioni museali chehanno aderito nonché mediante una sintesivirtuale della storia del Mediterraneo,rappresenterà la RETE DEI MUSEI DEL MARE emetterà in luce l’obiettivo principale del POR,cioè la tangibile cooperazione europeaconcretizzatasi con questa iniziativa. La mostra,suddivisa in sezioni, consentirà di analizzare lastoria e la cultura del mare offrendo in terminidiacronici le linee ed i principi del rapportouomo-mare che si estrinseca attraverso unamolteplicità di reperti e contesti sociali e naturali:ogni sezione affronterà una tematica tecnicoscientifica dalla geologia e biologiaall’archeologia, all’antropologia. L’introduzioneillustrerà i principi della rete e la conclusioneapprofondirà le tematiche trattate attraverso larealizzazione di una biblioteca virtuale”.

Una divertente querelle si è scatenata nel-l’estate 2007 durante la mostra “Le vie delmare” tra alcuni visitatori molto insoddisfatti edelusi e la direttrice. In particolare sul giornalemultimediale di controinformazione “Il Gran Ri-fiuto” il 3 luglio 2007 è stata messa in rete una“Lettera aperta alla direttrice del Museo Regio-nale di Terrasini”, firmata dai palermitani,amanti dei Beni Culturali e sempre alla deside-rosa scoperta del patrimonio culturale dell’isola,Adriano Varrica, Veronica Varrica e Chiara Gu-glielmini, di cui riportiamo le parti più significa-

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tive. “La presentazione della mostra è affasci-nante: oltre 50 istituzioni museali internazionaliche creano un network mettendo a disposizionele proprie collezioni per un’esposizione itine-rante sul legame uomo-mare… In data 1 luglio2007 ci siamo recati al Museo da Lei diretto pervisitare la mostra…Veniamo accompagnati cosìin una sala nella quale è esposto il rostro di Le-

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20. Due vetrine dellecollezioni ornito-logiche, una dianatidi, l’altra dirapaci.

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vanzo; poco più in là sono installati 5 telepro-iettori… Purtroppo dopo circa venti minuti diprove dobbiamo rinunciare: i filmati vanno aduna velocità tale che non è possibile seguire glischemi e le varie slides testuali. Peraltro per quelpoco che siamo riusciti a carpire, i prodotti eranointeressantissimi. Alla fine di ciascun filmato no-tiamo i ringraziamenti per il “lettore dei com-menti e per le musiche”, il che sta a significareche erano stati pensati e prodotti con un audio,quanto mai necessario per un filmato a fini di-dattici. Domandiamo ai custodi se è possibile al-zare il volume ma purtroppo questo tentativo èdel tutto vano. Essi stessi non ricordano di averemai sentito l’audio… A questo punto veniamocondotti dall’altra parte del palazzo. Anche quitroviamo cinque schermi a cristalli liquidi chemandano filmati (privi del volume anche questie dunque non seguibili), su altri argomenti, lamattanza, le saline…Qualche riproduzione inminiatura di barche da pesca e qualche retecompletano la visita alla sala. Infine la sala con-

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21. Sala conclusivadella mostra “Re-te dei Musei delMare”; il sub agrandezza natu-rale dovrebbe fa-re “immergeremetaforicamenteil visitatore nel-l’universo subac-queo e osservareautonomamente,facilitato dallacondizione di par-ticolare atten-zione dettata daluci soffuse”.

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clusiva, poco illuminata e cosparsa di pinne perterra e di un sub a grandezza naturale…Con im-menso stupore la mostra finisce qui. Nella pre-sentazione si parlava di un’incredibileesposizione documentaria proveniente da 50musei internazionali…Noi purtroppo non ab-biamo visto niente di tutto ciò e siamo usciti in-creduli dalla stupendo Palazzo d’Aumale. Lesottoponiamo la nostra esperienza di visita alfine di comprendere se qualcosa domenica 1 lu-glio 2007 è andato storto… Se così non fosseLe anticipiamo la nostra profonda delusione perun allestimento tanto atteso quanto non fruibilee, per quello che abbiamo visto noi, pratica-mente inesistente”. La Redazione del giornale“Il Gran Rifiuto” chiude con questa frase:“Dopo avere letto sul Giornale di Sicilia gli orarid’ingresso, che prevedono l’ultimo ingresso alle19.00 e la chiusura alle 20.00, ci siamo presen-tati alle 18.40, accolti da un custode che soste-neva che la mostra è chiusa e che l’ultimoingresso era alle 18.30, invitandoci a ritornare.Cose da pazzi, no? Eppure, a quanto sentiamodai nostri amici che ci hanno scritto, forse è statomeglio così…”.

La replica della Li Vigni non si è fatta atten-dere; infatti, due giorni dopo il sito mette in retequanto scrive la direttrice: “Gentili visitatori nelringraziare di quanto segnalato, in merito allavelocità con cui scorrono i testi e i problemi diaudio stiamo provvedendo a rettificare e vi rin-graziamo della segnalazione. Immagino chequesta difficoltà di lettura sia stata la causa pre-ponderante che non vi ha dato la possibilità dianalizzare l’immane mole di notizie, filmati, ri-

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costruzioni diacroniche, distinte nelle quattro se-zioni tematiche della mostra. La prima dedicataalla formazione del Mediterraneo ed agli orga-nismi che lo hanno popolato curata dal direttoredel Dipartimento di Geologia e Geodesia del-l’Università degli Studi di Palermo, ricca di parti-colari e immagini riteniamo esaustivedell’argomento. Lo stesso può dirsi della se-conda curata da Sebastiano Tusa Soprinten-dente del mare e docente di Paletnologia pressol’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli cheanalizza per epoche il problema della naviga-zione dei commerci e dove la lettura, sicura-mente veloce, offre una casistica completa diportolani e rudimentali carte nautiche, nonchéle flebili tracce delle prime forme di cantieristica,in grado di farci comprendere le dinamiche deiprimi insediamenti, le prime dominazioni e alle-anze tra i popoli del Mediterraneo. La terza se-zione mostra l’evoluzione della pesca e degliattrezzi nonché le imbarcazioni utilizzate, dallapreistoria ai nostri giorni, con una parte svilup-pata dal curatore della sezione Michele Argen-tino, direttore del Dipartimento di Designdell’Università degli Studi di Palermo sull’evolu-zione del design nelle imbarcazioni da pesca eda diporto. La sala conclusiva poco illuminata ecosparsa di pinne per terra e di un sub a gran-dezza naturale con un’installazione video è unasala volutamente buia perché trattandosi di unavideoinstallazione vuole immergere, metafori-camente, il visitatore nell’universo subacqueo eosservare autonomamente, facilitato dalla con-dizione di particolare attenzione dettata dalleluci soffuse, l’abbigliamento subacqueo stimo-

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lando il visitatore a un piacevole raffronto ana-litico offerto dalla proiezione di alcuni brani deifilmati storici della Panaria. La costruzione di unvideo proiettato sia alla parete che sul pavi-mento offre la piacevole sensazione di vederescorrere le immagini sulla installazione di sabbiacon pinne e maschere adagiate al fondo delmare. Dispiace inoltre che l’audio, peraltromolto gradevole, diffuso nella suddetta stanzanon era in funzione in quel momento, ce ne scu-siamo ma ritengo cha sia stato un episodio spo-radico”.

Diremmo, per restare in tema, che la Li Vigni,come un vascello “fluctuat, nec mergitur” (gal-leggia e non si sommerge).

Il Museo di Storia Naturale di Terrasini (ormaidalla direzione definito ovunque Museo d’Au-male) quindi è capofila di un progetto “Rete deiMusei, Enti di Ricerca e Tutela del PatrimonioCulturale Marino del Mediterraneo” (Rete deiMusei del Mare), in cui sono coinvolte numerosealtre istituzioni italiane e straniere, perlopiù ar-

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22. Uno dei numero-sissimi cassetticontenenti con-chiglie.

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cheologiche o navali, solo tre o quattro natura-listiche, i Musei delle Università di Napoli, Ge-nova e Palermo (identificati “tra i più prestigiosimusei europei”). Come la stessa direttrice di-chiara nella sua replica, non c’è alcun dubbioche il Museo si sta occupando di aspetti, vo-lendo usare un eufemismo, solo marginalmentenaturalistici. Noi non stigmatizziamo il fatto chesi organizzi una “Rete di Musei del Mare”, manon riteniamo che le modalità ed il metodo per-seguiti per raggiungere questo scopo siano per-tinenti con le finalità istituzionali del Museo diStoria Naturale di Terrasini.

Sulla stessa linea fuori tema rispetto alle fina-lità del Museo è il coinvolgimento ultimo nelconvegno organizzato congiuntamente dalla So-cietà Siciliana per la Storia Patria ed il Museo diStoria Naturale di Terrasini “Miti Mediterranei”.Sembra monotono continuare a ripetere lestesse cose, ma i fatti sono questi: il Museo diStoria Naturale si occupa di argomenti e temiche esulano dalle finalità e dalle competenze percui è stato istituito. Considerato che sono stateutilizzate risorse umane ed economiche pubbli-che, ci domandiamo come sia potuto avvenireche l’Assessorato Regionale BB.CC.AA., invecedi mettere un freno a queste dispendiosequanto inopportune iniziative, abbia invece datoil suo imprimatur, come si evince dagli interventidell’Assessore Regionale BB.CC. On.le Nicola Le-anza e del Dirigente Generale BB.CC. Avv.Romeo Palma nelle pagine introduttive del “Tac-cuino di Palazzo d’Aumale” del 2007.

Un’altra informazione di un certo interesse ot-tenuta dal sito internet è la pianta organica del

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Museo, comprendente 56 persone (in realtà 54,in quanto due sono state trasferite ad altro uffi-cio), delle quali quattro sono destinate all’UnitàOperativa III (Tecnica beni paleontologici e ar-cheologici, attività divulgativa e didattica, espo-sizione museale), tre all’Unità Operativa IV (Benietnoatropologici, attività divulgative e didattiche,esposizione museale) ed una sola (Matilde Fioread interim, già impegnata nell’Unità operativa III)all’Unità Operativa II (Tecnica Beni Naturalistici,attività divulgative e didattiche, esposizione mu-seale); altre quattro persone sono poi destinateall’Unità Operativa V (Ufficio tecnico museo).Quindi in totale 11 persone (19,6%) coprono leunità operative che di fatto dovrebbero rappre-sentare il cuore pulsante di un museo di storianaturale. Inutile dire che al Museo non afferisceneanche un naturalista, i laureati sono 4 o 5. Diquesto naturalmente non ha responsabilità il di-rettore, in quanto non può bandire concorsi, maprobabilmente è responsabile della ripartizionedel personale tra le unità operative. Il direttoreperò può avere delle responsabilità sulla fuga delpersonale, sia esso dirigente o subalterno; leUnità Operative sono attualmente tutte prive dipersonale, con la sola eccezione di Matilde Fiore,persino l’U.O. I Amministrativa è stata abbando-nata dalla dirigente, peraltro nominata ancoraprima del direttore, a quanto pare per incompa-tibilità; al momento attuale questa unità ammi-nistrativa viene attestata a L. Caracausi, che inrealtà lavora alla Soprintendenza di Palermo esolo una volta la settimana si reca al Museo diTerrasini. Il fatto che il Museo di Storia Naturalenon possa avere una “sezione” archeologica ap-

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pare evidente leggendo i titoli delle unità opera-tive: i beni archeologici si ritrovano insieme conquelli paleontologici, in un certo senso questi ul-timi mascherano qualcosa che si è introdotto il-lecitamente nella struttura pubblica e per cuisono state spese ingenti somme di denaro. Lapianta organica e la sua ripartizione non possonoessere elastiche come le “sezioni” vantate neiconvegni e nei pieghevoli, devono essere rigida-mente inquadrate, pena qualche ricorso sinda-cale o qualche richiamo dall’apice dirigenzialedella Regione. Va sottolineato anche un aspettonon irrilevante e cioè il fatto che accomunare pa-leontologia ed archeologia induce in grave con-fusione, trattandosi di discipline del tuttodifferenti; se è stato possibile farlo, ciò è dovutoad ignoranza di chi ha attribuito i nomi alle U.O.Peraltro la legge n.80/77 è a tal proposito abba-stanza chiara: i beni paleontologici sono beni na-turalistici, i beni archeologici ovviamente no!

È opportuno aggiungere anche che ancora

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23. Un altro cassettocolmo di interes-santi molluschimarini e dei ri-spettivi dati diprovenienza.

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oggi la biblioteca non è fruibile, che sono statisospesi gli abbonamenti e/o gli scambi con le di-verse riviste scientifiche le cui annate erano pre-senti da decenni, che di fatto non è mai statospeso nulla per nuove vetrine da impegnare perdeposito o ostensione del materiale naturalistico,mentre invece sono stati spesi moltissimi soldiper l‘enorme vetrina ordinata alla ditta Goppiondi Milano per contenere i modellini di barche eper tutte le altre iniziative sopra ricordate. Il “Tac-cuino di Palazzo d’Aumale 2007” poi non citapiù neanche le diverse sezioni in cui si dovrebbearticolare il Museo e ancora meno la mostra per-manente sulla biodiversità, ma parla esauriente-mente delle vie del mare “Rete dei musei ed entidi ricerca e tutela del patrimonio culturale ma-rino del Mediterraneo”. È sintomatico il fatto chedelle immagini del Taccuino 2007 hanno atti-nenza con la storia naturale solo quattro foto direperti di altri musei, per i quali non è riportatanemmeno l’identificazione della specie.

Ma, tornando ai rapporti Comune-Museo, ildivario tra il Comune di Terrasini e la direzionedel Museo si è fatto sempre più ampio, tantoche nella seduta del Consiglio Comunale dell’8gennaio 2004 fu votata all’unanimità una mo-zione per chiedere la modifica della conven-zione e si dava un giudizio nettamente criticodel modo in cui veniva gestita la struttura. I nu-meri parlavano abbastanza chiaro: dalla suaapertura il Museo era stato visitato da qualchemigliaio di persone (i biglietti staccati sarebberostati poco più di 8.000, la metà dei quali nonpaganti), troppo poche per una struttura chedoveva essere unica in Sicilia e nell’Italia meri-

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dionale. I giorni precedenti erano stati moltocaldi anche per le dimissioni dal Comitato Tec-nico Scientifico di Vittorio Orlando, in polemicacon la direttrice Li Vigni per l’indirizzo delle atti-vità che aveva dato al Museo. Nonostante le mi-gliaia di visitatori vantate in più occasioni, ilnumero di biglietti staccati ha continuato a man-tenersi molto basso ed il Comune ha continuatoad attendere invano la sua percentuale.

In data 17 febbraio 2004 veniva presentatada parte dell’On.le Barbagallo un’interrogazione(n° 1524) in cui, considerato che la denomina-zione del Museo di Terrasini in data 3 ottobre2002 era stata modificata in “Museo di StoriaNaturale e Mostra Permanente del carretto sici-liano”, che alcune parti della convenzione con ilComune di Terrasini ed i compiti previsti per ilComitato Tecnico Scientifico avevano generatoun clima di forte conflittualità tra alcuni membridel comitato, il Sindaco e la direzione delMuseo, veniva richiesto di sapere dall’On.le As-sessore Regionale BB.CC.AA. e P.I. se voleva ri-nominare il Museo con la vecchia dizione o,eventualmente, modificare il nome in “Museodi Palazzo d’Aumale, di tradizione, cultura escienza della Sicilia”, quali provvedimenti inten-deva attuare in relazione alle eventuali modifi-che della convenzione e quali iniziativeintendeva prendere per consentire alla direzionedel Museo di operare senza intralci nell’adempi-mento dei propri compiti. Secondo l’On.le Bar-bagallo ed i suoi ispiratori, trasparenza epartecipazione consapevole sulle attività delMuseo da parte del Comitato Tecnico Scientificovenivano spacciate per intralcio! Questa richie-

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sta, per motivi certamente di cautela, non haavuto riscontro da parte della Regione.

Per quanto riguarda la divulgazione delle co-noscenze, le attività naturalistiche del Museorappresentano un passaggio fondamentale perfare crescere la coscienza naturalistica in Sicilia,intesa come rispetto per la nostra storia, perl’ambiente, per il paesaggio. Il messaggio nonpuò quindi essere ambiguo ed il nome da daread un Museo con tali finalità neanche. Un nomequale “Museo di Palazzo d’Aumale, di tradi-zione, cultura e scienza della Sicilia” è, a parernostro, fuorviante, la scelta del nome “Museodi Storia Naturale e Mostra Permanente del car-retto siciliano” è stato probabilmente un com-promesso, che però dà una speranza di attivitàscientifiche e divulgative in un ambito ben defi-nito e definibile. Peraltro il nucleo più consi-stente di collezioni custodite nel Museo diTerrasini ed acquisite dalla Regione è quello na-turalistico, come più e più volte è stato detto invarie sedi, questa compresa.

Non può essere dato il nome ad un museoperché questo sia più coerente con gli interessidel direttore pro-tempore, è più facile trovare unnuovo direttore che meglio si adatti ai contenutied alle finalità di un museo di storia naturale.Certo, la scelta di cambiare i contenuti di unMuseo in corso d’opera sarebbe la più facile perlegittimare a posteriori tutta l’attività non giusti-ficata prodotta, ma sarebbe anche un’ammis-sione d’illecito che né il politico nél’amministratore possono permettersi. L’interro-gazione dell’On.le Barbagallo è solo un segnoverso l’esterno della effettiva conflittualità che si

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era creata all’interno del Comitato; paradossal-mente furono proprio i tre illuminati docenti diLettere a non avere condiviso alcune scelte delladirettrice ed avere insistito sulla caratterizzazionedel Museo di Storia Naturale. In particolare il piùacceso si dimostrò l’allora Preside della Facoltà diLettere dell’Università degli Studi di Palermo, Prof.Giovanni Ruffino, che in più occasioni intervennein modo deciso e fermo a favore di iniziative inambito naturalistico, censurando alcune propo-ste della direzione; analoga posizione ha avutoanche la Soprintendente BB.CC., Dr.ssa AdeleMormino, che in più occasioni ha valutato insenso critico con rara competenza le attività chesi andavano svolgendo al Museo, tanto che le riu-nioni si fecero sempre più rade fino a non esserepiù convocate. Il Comitato Tecnico Scientifico siriunì l’ultima volta il 6 dicembre 2004.

È indubbia la necessità di stipulare una nuovae riveduta convenzione tra la Regione ed il Co-mune di Terrasini, perché, anche se nei fatti l’at-tuale convenzione non è mai stata applicata,avendo la Direttrice, prima da sola e poi conl’avallo pieno del sindaco di Terrasini A. Ran-dazzo, esautorato il Comitato Tecnico Scienti-fico, sono emersi tutti i suoi limiti e si rendenecessaria una maggiore chiarezza sui contenutidel Museo, in modo da evitare eventuali ed ul-teriori future contestazioni; il cambio del nome,come proposto dall’interrogazione dell’On.leBarbagallo, farebbe solo crescere l’ambiguità,non certamente la chiarezza.

Peraltro, anche allo scopo di dare maggioredignità e valore democratico al Comitato Tec-nico Scientifico del Museo, il suo parere sui pro-

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grammi ed altre iniziative dovrebbe avere unavalenza maggiore di quella consultiva, decisa-mente riduttiva e demotivante. In un contestodi aperta e franca collaborazione la direzionedovrebbe essere certamente lieta dell’apporto ditecnici esterni indicati dal mondo accademico,non preoccupata che possa rappresentare unostacolo alle proprie iniziative, ben inteso sequeste sono pertinenti. È altrettanto indubbia lanecessità di predisporre uno statuto per il Museodi Storia Naturale di Terrasini; se questo fossestato fatto già al momento del suo passaggiodalla gestione Civica a quella Regionale, oggicertamente non staremmo a raccontare i fattigrotteschi che riguardano il presente e probabil-mente il futuro di questo Museo.

Oggi, essendo prevista la nomina per cinqueanni, ufficialmente e definitivamente il Museonon ha nessun Comitato Tecnico Scientifico, chepossa svolgere le sue necessarie e importanti at-tività. Di questo e dei progetti e delle prospet-tive future del Museo si ritornò a discutere in un

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24. Una ltro cassettodella collezionemalacologica V.Orlando.

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partecipatissimo convegno che si tenne il 16maggio 2004, nell’ambito della manifestazioneSalvalarte Sicilia, con le conclusioni dell’Asses-sore F. Granata. Ma anche questa volta gli im-pegni assunti rimasero lettera morta.

C’è stato un tentativo di riprendere il dialogoda parte della Società Siciliana di Scienze Natu-rali il 13 dicembre 2005, quando è stato orga-nizzato un convegno nella sala gialla di Palazzodei Normanni su “Un Museo per le collezioni na-turalistiche della Regione Siciliana”. In quell’oc-casione intervennero due prestigiosi decaniitaliani, Danilo Mainardi sui “Musei naturalisticie biodiversità” ed Alessandro Pignatti su “IMusei naturalistici in Italia”; le due relazioni ple-narie furono alquanto esplicite ed illustraronoperfettamente la necessità di una buona didat-tica ecologica attraverso i musei di storia natu-rale. Nella seconda parte, intervennero M.G. diPalma su “I Musei naturalistici extrauniversitarinella Regione Siciliana”, F.M. Raimondo su “IMusei naturalistici nelle Università siciliane” e V.Orlando su “Le ragioni di un Museo Regionale diStoria naturale”; fu in quell’occasione che l’ora-tore ha pronunciato esplicitamente tutti i suoimotivi della disapprovazione di quanto si stavafacendo a Palazzo d’Aumale, in modo partico-lare per quanto non si stava facendo relativa-mente al Museo di Storia Naturale. Ed inquell’occasione dichiarò che la direttrice Li Vigniera inadeguata per il ruolo che ricopriva. Seguìun dibattito abbastanza acceso, che tuttavia nonmodificò minimamente l’andazzo generale delMuseo di Terrasini, che anzi per certi versi andòpeggiorando.

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Nell’estate del 2006 sono giunte all’Assesso-rato Regionale BB.CC. alcune lettere, che ave-vano lo stesso tono critico sull’esposizionemuseale. Veniva segnalata l’inadeguata gestionedi alcuni Beni Culturali, tra cui il Museo di Terra-sini. Una di queste si esprimeva più o meno inquesti termini: “Pur avendo visitato altri museidi questo tipo (a Firenze c’è un ottimo esempio,il Museo de La Specola), quello di Terrasini mi hacolpita perché ha una particolarità unica. È unastruttura di eccezionale bellezza per la sua posi-zione sul golfo di Terrasini, ma nonostante le sueincredibili potenzialità e le enormi dimensioni,all’interno si trovano esposti in modo scoordi-nato e senza un apparente filo logico un etero-geneo numero di reperti archeologici, di carrettisiciliani e di uccelli imbalsamati. Perché nonmandate i vostri funzionari a visitare un qualsiasimuseo naturalistico in Italia per imparare le tec-niche dell’esposizione didattica?”

Un’altra dimostrava di essere scritta da per-sona più addetta ai lavori. È indubbiamente ilcaso di riportare alcuni brani della lettera, cherappresenta una bocciatura del lavoro svolto aPalazzo d’Aumale. “On.le Assessore e gentileDirettore, recentemente ho effettuato un viag-gio in Sicilia per visitare siti archeologici e strut-ture museali. Con profondo rammarico mi trovoa inviarVi questa mia, auspicando che venganopresi solleciti provvedimenti al fine di adeguare,migliorare e rendere più moderne strutture pub-bliche, quali il Museo di Terrasini. Considerandol’evoluzione dei tempi, delle tecnologie e dellestrutture museali, il ruolo dei Musei nel corsodell’ultimo decennio è grandemente cresciuto

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ed è sempre più quello di trasmettere cono-scenza, coscienza e cultura ed essere meta con-tinua di visite da parte di un pubblico di fruitoriestremamente diversificato, culturalmente ete-rogeneo, ma attento ed esigente rispetto ai con-tenuti; inoltre i Musei hanno oggi un ruolofondamentale nella crescita di una didattica mo-derna e funzionale al corpo docente, quale au-silio, sotto forma di laboratorio didattico, neiprogrammi scolastici. E questo ruolo è ancor piùimportante soprattutto laddove i musei vengonoidentificati e definiti “regionali” e quindi deposi-tari di un ampio patrimonio, come appunto siidentifica il Museo di Terrasini. Una struttura mu-seale funzionante crea altresì un indotto nellestrutture di fruizione limitrofe, contribuendo cosìad uno sviluppo importante anche e soprattuttoper i piccoli centri, spesso tagliati fuori dalle clas-siche mete e che invece, grazie alla presenza diun così ragguardevole patrimonio, potrebberoessere interessati da un flusso ora assente. Se lastruttura del Museo di Terrasini è splendida, ilcontenuto non è esemplificativo del ruolo chetale “Museo” dovrebbe avere ed inoltre apparequasi del tutto inutile ai fini didattici. Le poten-zialità che esso ha, grazie anche alla sua posi-zione sono enormi; non è assolutamenteconcepibile che giornalmente sia visitato da po-chissime persone e che, a dire del personale, in-teri pomeriggi tutte le luci e tutti gli impianti dicondizionamento siano accesi, ma le sale restinodeserte. Dove sono i laboratori, le collezioni, leesposizioni? Se l’apertura della prima sala conquella porzione di nave romana e del suo con-tenuto è così scenografica, dove sta l’interatti-

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vità del museo che si configura come “Regionaledi Storia Naturale”? La sala naturalistica è di con-cezione troppo vecchia e superata, certamentenon è utile per mandare un messaggio che servaa far crescere la conoscenza naturalistica; po-trebbe andar bene per una mostra temporanea,ma non permanente. Ed infine, il tunnel buiocon porzioni di carretti siciliani sembra piùun’esercitazione di un architetto che una mostraall’interno di un museo di tal guisa. Mi premesottolineare quanto sia importante il ruolo di unMuseo di Storia Naturale nella crescita dell’in-formazione e delle conoscenze dei complicatirapporti esistenti in natura, di cui l’uomo è partenon esclusiva; quanto più cresce questa infor-mazione, tanto più migliora la coscienza am-bientale, aspetto veramente importante persperare di raggiungere l’obiettivo della tutelaconsapevole delle nostre risorse”.

La lettera non è rimasta inevasa; la direttriceha risposto per le rime alla signora dissidente,appena dieci giorni dopo (vd. pagina seguente).È di certo il segno di un’eccessiva autostima, pe-raltro ingiustificata, e di una linea di condottaostinata, che appare del tutto contro corrente ri-spetto alla gestione dei musei naturalistici delresto del mondo.

Nel 2006 è venuto a mancare Nunzio Grillo,un appassionato entomologo palermitano cheaveva messo insieme una grande collezione difarfalle, la maggior parte delle quali apparte-nenti alle cosiddette “notturne”, un gruppo dispecie di difficile diagnosi ed abbastanza com-plesse da preparare. Una collezione di questotipo è molto ricercata dai musei ed indubbia-

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mente ha un grande valore scientifico. Glieredi avevano deciso di donarla ad un Museoe naturalmente qualcuno ha consigliato quellopiù vicino, il Museo di Terrasini. Ma in pochigiorni sono arrivati sconfortanti suggerimentidi inviare la raccolta ad un museo che ne ga-rantisse la conservazione a lungo termine e glieredi hanno deciso di donarla, insieme con labiblioteca, al Museo di Genova. Inutile dire chenon c’è traccia nei protocolli di qualche lettera

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25. Il Museo di StoriaNaturale di Terra-sini ospita centi-naia di scatoleentomologichezeppe di esem-plari di insetti chemeriterebbero diessere adeguata-mente studiati.

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da parte del Museo di Terrasini che chieda unincontro con gli eredi o magari proponga al-l’Assessorato l’apposizione del vincolo, in basealla legge regionale n.80/77. Giusto o sba-gliato che sia, questo è il risultato che si ot-tiene inviando messaggi di ostilità nei confrontidel mondo dei naturalisti, messaggi di inaffi-dabilità che certamente non fanno bene allastruttura pubblica. Avevamo già perso la col-lezione Whitaker nel secolo scorso, la colle-zione La Greca nel 2001, e nel 2006 all’elencodei Beni Culturali volati via dalla Sicilia si è ag-giunta anche la collezione di Nunzio Grillo. Sefosse stata una statua greca, anche malconcia,ne avrebbero parlato tutti i giornali, si sareb-bero mossi burocrati e politici e la statua sa-rebbe restata al suo posto; trattandosi di unbene naturalistico, l’evento è passato comple-tamente sotto silenzio, e quel che è più grave,il silenzio e l’ignavia hanno albergato anche trale mura di Palazzo d’Aumale.

Recentemente ha scritto Poggi (2004), diret-tore del Museo Civico di Storia Naturale di Ge-nova, che i musei naturalistici sono “un mondolontano mille miglia da quello dei tradizionalimusei storico-artistici”. Un Museo di Storia Na-turale ha almeno un ruolo triplice, con finalitàtra loro sovrapposte e strettamente collegate: 1)conservazione dei reperti; 2) divulgazione delleconoscenze; 3) attività di ricerca. Conservazione,ricerca, didattica: è questa ben nota triade che sideve sempre tenere a mente nella conduzionedi una struttura museale. L’optimum sarebbequello di un perfetto equilibrio interno tra le treesigenze, tutte primarie per la vita di un museo,

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ma non sempre le condizioni per così dire “am-bientali” permettono di sviluppare armonica-mente i tre filoni di attività, talché spesso,dovendo comunque conservare le collezioni etenere aperte le sale espositive, è purtroppo la ri-cerca interna che passa in seconda linea, anchese la ricerca svolta da studiosi esterni sulle colle-zioni del museo spesso, per fortuna, riassestal’equilibrio (Poggi, 2004). Pinna (1995) ha poisottolineato che il patrimonio culturale di ognimuseo naturalistico è costituito dalle collezionidi oggetti scientifici, che raccontano la storiadell’istituzione che le ha raccolte, testimonianol’attività culturale di quanti hanno operato nelmuseo e nello stesso tempo costituiscono il pre-supposto indispensabile per lo svolgersi di sem-pre nuove investigazioni scientifiche; le collezionirappresentano dunque, per ogni museo, sia unpatrimonio storico, sia un magazzino di poten-ziale nuova conoscenza scientifica. Nel caso poidi un museo pubblico le collezioni scientificherappresentano il patrimonio storico-culturaledella collettività e il potenziale di conoscenza diquesta collettività. Relativamente alla conserva-zione dei reperti esistenti, essi sono delicati e su-scettibili di degrado, in modo particolare quandosono concentrati in spazi ristretti, come avvienenei Musei. La disinfestazione da parte di perso-nale specializzato, secondo le procedure previ-ste presso le istituzioni museali, deve avereluogo con una regolarità almeno annuale.

Cura ed uso scientifico del proprio patrimoniosono funzioni essenziali di un museo e non visono scusanti per quelle istituzioni che per di-sinteresse o incuria hanno dissipato le proprie

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collezioni (Pinna, 1995); peraltro nel corso dellastoria si sono purtroppo verificati avvenimenticome guerre e catastrofi naturali, che al di làdella volontà o della capacità dei singoli respon-sabili hanno impedito la tutela dei beni conser-vati in molti musei, portando a distruzioneimmensi patrimoni culturali oggi non più rico-stituibili. Malgrado i danni bellici, le alluvioni, gliincendi e i crolli che hanno segnato, più o meno,la vita di quasi tutti i musei naturalistici italiani,e in maggior misura ovviamente di quelli di piùantica data, le collezioni oggi presenti nelle isti-tuzioni pubbliche del nostro paese costituiscononel loro complesso una inenarrabile ricchezza didocumentazione (Poggi, 2004).

Due parole devono essere spese anche a pro-posito della cura riservata alle collezioni natura-listiche. Durante gli incontri enomologici al

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26. Nelle collezionidel Museo sono con-servati anche esem-plari di specie eso-tiche, provenienti daCuba, dal Sud Ame-rica e dal Nord Africa.

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Museo di Storia Naturale di Terrasini vi fu l’oc-casione di rivisitare le collezioni entomologichee con grande sorpresa ed amarezza trovammouno stato di trascuratezza ed in alcuni casidanni irreversibili in alcune scatole entomologi-che. Parecchie cassette della collezione di Lepi-dotteri Ropaloceri ceduta da Attilio Carapezzaall’inizio degli anni Novanta presentavano evi-denti danneggiamenti da “caduta”, il coperchiodi vetro era, nel migliore dei casi, lineato in piùpunti, in altri era rotto più o meno completa-mente, pezzi di vetro erano stati lasciati nellascatola ed avevano maciullato gli esemplari pre-senti. Anche quando tutto sembrava a posto,bastava osservare con attenzione e sul fondodella cassetta si notavano moltissimi pezzi di an-tenne, segno che la cassetta aveva comunque

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27. La vetrina deigrandi rapaci del-la collezione C.Orlando. Oggi,considerata la ra-rità di molte diqueste specie, sa-rebbe impossibilerealizzare una si-mile collezione.

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subito un forte urto. Ci fu riferito che, in unodegli innumerevoli spostamenti che le collezioniavevano subito, l’armadio con la collezione eraletteralmente crollato al suolo, riversando al-l’esterno le cassette! Anche nella collezione Al-liata notammo almeno due cassette di Nottuidiin cui l’originale coperchio, che evidentementesi era rotto, era stato sostituito da un foglio dicartone, incollato lateralmente con il nastroadesivo alla cassetta. In un caso il coperchiorotto non era stato per nulla sostituito e le far-falle erano lasciate completamente allo sco-perto (centinaia di nottuidi di medie dimensioni,fortunatamente, almeno allora, ancora intatti).In uno degli armadi c’erano diverse scatoletteda trasporto, accatastate sul fondo dell’arma-dio, che contenevano ancora esemplari a suotempo inviati agli specialisti e da questi restituitial Museo. In particolare c’era una scatoletta conalcuni coleotteri che portavano il cartellino rossodi tipo o paratipo. Numerose cassette della col-lezione Alliata, tolte dagli armadi, con le qualiera stata allestita una mostra provvisoria giace-vano ancora, abbandonate dopo mesi dalla finedella mostra, nelle teche a giorno nelle qualierano state a suo tempo inserite. Questo è uninequivocabile segno della disattenta gestioneper i materiali naturalistici del Museo, per i qualisi dovrebbe pretendere la massima cura. La curadeve essere soprattutto preventiva e si ottienecon un’adeguata educazione del personale,dando un buon esempio d’interessamentoverso questi beni; intervenire con restauri oqualcosa di simile è un evento eccezionale, nondeve mai diventare la norma.

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Il Museo di Storia Naturale della Sicilia sembraineluttabilmente e comunque destinato all’oblioe quello che vive adesso é, se pur diversa e ano-mala, una forma di abbandono. Una strutturachiusa in se stessa, che pochi conoscono e cheè perfino difficile da raggiungere visto, tra l’altro,che non vi sono nemmeno le tabelle segnaleti-che sulle strade che dagli svincoli autostradaliportano al lungomare Peppino Impastato. Èun’istituzione senza respiro e programmazione,ove si organizza quello che capita, eventi spora-dici ed effimeri, senza un filo culturale che litenga insieme! Eppure era nata con ben altripropositi e speranze.

Abbiamo sempre creduto che l’aver dotato laSicilia di questa importante istituzione nonavesse assolto soltanto ad un’inderogabile esi-genza culturale e scientifica per noi siciliani, maavrebbe rappresentato un’opportunità per l’in-tero territorio nazionale, venendo a colmare unvuoto che era tanto grave quanto peculiare, vistala realtà naturalistica della nostra Isola, la sua in-sularità, la posizione strategica nell’area medi-terranea e la sua tradizione di ricercatori, di studie di raccolte naturalistiche di livello europeo.

Al nostro Museo di Storia Naturale, a quelloche riteniamo dovrebbe essere un vero Museodi Storia Naturale, spetta il compito di conser-vare e arricchire il proprio patrimonio scientificoe di essere d’impulso allo studio e alla ricerca,ma soprattutto, tramite l’esposizione, puntarealla divulgazione della cultura scientifica, con loscopo di suscitare maggiore attenzione alle pro-blematiche di tutela e conservazione dell’am-biente naturale e della storia del territorio.

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Ma, nel contempo, un Museo di Storia Natu-rale non può “compiacersi” di se stesso, deveessere attivo, pulsante, animato, deve produrree promuovere iniziative, cercare di essere puntodi riferimento nel territorio, che, per la sua va-lenza, caratteristiche e valore, non può che es-sere quello di tutta la regione.

Il Museo di Storia Naturale deve, sempre di più,acquisire la sua identità specifica e particolare, diMuseo scientifico. Lo può e lo deve fare attivan-dosi, costruendo e istituendo rapporti e collabo-razioni con le Facoltà scientifiche delle Universitàsiciliane, che, lo ricordiamo, posseggono un al-trettanto ricco e importantissimo patrimonio dicollezioni e reperti, spesso poco fruibile.

Il Museo di Storia Naturale deve costruire unarete, ed esserne il centro, il promotore, tra tuttequeste realtà, piccole e grandi, di Musei natura-listici, dal “Gemmellaro” al “Minà Palumbo” diCastelbuono, da quello di Randazzo a quello diCamarina.

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28. Armadi vecchi emalconci ospita-no nei magazzinidel Museo un pa-trimonio inesti-mabile.

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Deve aprirsi e farsi conoscere dalle scuole si-ciliane, organizzare incontri, pannelli didattici,mostre itineranti per e nelle scuole, essere pro-tagonista, diventando un nodo strategico, delpiano InFEA, il progetto della Regione Sicilianaper rilanciare il ruolo dell’educazione ambientalenei programmi finalizzati allo sviluppo sosteni-bile, promuovendo iniziative di sensibilizzazionee informazione. Ed, infine, deve stabilire rapportie scambi di collaborazione con i principali e piùimportanti Musei di Storia Naturale europei, daParigi a Milano, a Berlino, a Londra e così via.

Il Museo regionale di Storia Naturale devepuntare ad arricchire il suo ruolo, la sua fun-zione, le sue possibilità. La Sicilia ha una storiageologica antica, ma anche una storia attualemolto attiva con i suoi vulcani, che deve essereraccontata e visibilmente presentata soprattuttoalle giovani generazioni siciliane, che, in molticasi, convivono con i fenomeni della natura, deiquali magari conoscono poco o nulla ed igno-rano l’importanza che hanno a livello mondiale.E allora bisogna spiegarli, renderli visibili, far ca-pire l’importanza delle incredibili interazioni tragli organismi, base della biodiversità.

Il Museo deve avere la massima interattivitàpossibile con i suoi fruitori, con laboratori aperti,efficienti e completi, deve collegarsi con lo stra-ordinario patrimonio naturalistico della Sicilia,deve essere in stretto contatto con chi gestisce iParchi e le Riserve Naturali nella nostra regione.

Il Museo deve essere tutto questo e, comeabbiamo visto nelle pagine precedenti, non si èavvicinato minimamente a questo obiettivo.

Sembra opportuno concludere con le parole

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di Poggi (2004): “E in questo rilancio spero per-sonalmente anch’io, che ormai mi sento un po’affezionato a questo Museo, che ho visto na-scere ufficialmente in un ormai lontano con-gresso ANMS del 1982, giusto 20 anni fa, e cheho poi seguito a distanza nella sua difficile cre-scita, apparendomi talora quasi come un nau-frago che ogni tanto riusciva a sollevare la testae ad avvicinarsi alla spiaggia ormai vicina, per poiripiombare poco dopo nel vortice dei flutti, pursenza darsi mai per vinto. È una bella sfida dun-que quella che voi, responsabili di questa strut-tura, avete di fronte, anzi le sfide sono molte,ma sono certo che le supererete, perché le forzein campo non sono solo quelle per così dire “uf-ficiali” del Museo, ma sono incrementate daimolti soci della Società Siciliana di Scienze Na-turali che, nell’ambito delle proprie singole espe-rienze e nel rispetto delle altrui competenze, sisono dichiarati disponibili a fornire il loro aiutoper raggiungere lo scopo comune, che è poiquello di avere un Museo perfettamente orga-nizzato e funzionante, un Museo aperto almondo ma soprattutto un Museo del territorio eper il territorio, attento in particolare alla salva-guardia di quei tesori naturalistici locali che sonoil vostro vanto”.

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BIBLIOGRAFIA CITATA

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Stampato nel mese di novembre 2007dalla tipolitografia Luxograph s.r.l. di Palermo