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la voce giornale studentesco del liceo scientifico einstein NUMERO 2 · ANNO VIII · MARZO 2011 lse.te.it

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La Voce - giornalino scolastico del Liceo Scientifico "Einstein" di Teramo

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la voce

giornale studentesco del liceo scientifico einstein

NUMERO 2 · ANNO VIII · MARZO 2011 lse.te.it

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NUMERO 2 · ANNO VIII · MARZO 2011

SOMMARIO

Editoriali150o dell’Unità d’Italia

3 Intervista a Luigi Badia · fede

4 Io non mi sento Italiano · ben

Dai meandri dell’Einstein5 Uno, nessuno, centomila · bas^^

6 Sotto il segno. . . delle maschere · bas^^ & fan :)

Uno sguardo sul mondo6 Internet: il “Gola profonda” dei nostri giorni · erni

Oltre noi stessi8 L’insostenibile “leggerezza” dei sogni · fiore

9 Anziani e tecnologia · carolí

Intervista doppia9 Tentarelli vs. Palandrani · clari & sabba

Forza Albert11 Culti e sette · igor, concetta faccio, nevermore

13 La Stele di Rosetta · martina chiara recchilungo

13 La fusione fredda italiana · debora chiodi

Botta & Risposta14 Area umanistica · davide & matteo

I colori della letteratura15 Pioggia d’estate · daph

16 Realtà e Narrazione · gaia =p

TV e spettacoli16 Life in a Day · alice francioni

17 tv Show Guide for Dummies Vol. 2 · frikky

TEXnologia17 Mondo virtuale e ragazzi · annalisa galzio

Enigmistica19 Parole crociate e altri giochi

I nostri sponsor20 Un sentito ringraziamento

REDAZIONE

CoordinatoreProf. Nando (Igor ["aIgO:*]) Cozzi

CaporedattoreMarco (Marz) Di Marcantonio

CopertinaGaia Babbicola

Codifica LATEXIgor ["aIgO:*]

IllustratoreNicolò (Danyck) Chiacchiararelli

GiochiFrancesca Di Marco, Miriam Pistocchi

FotografiNicolò (Nico) Stacchiotti, Gloria Plebani

RedattoriAlessandra (Marjane) Pierantoni, Alice Francioni, Andrea(Ben) Bonomo, Angela (Dandi) Di Michele, Antonella (Elliot)Troiani, Antonio (Mr Everything) Sposetti, Carol (Carolí)Delli Compagni, Clarissa (Clari) Fonti, Danila (Fiore) Mi-gliozzi, Davide Cantoro, Diana (Daph) Petrescu, Edoardo(Nevermore) Pompeo, Edoardo (Fiamma) Topitti, Ernesto(Erni) Consorti, Fabiana (Amaranth) Di Mattia, Federica (Fe-de) Goderecci, Flavia (Bas^^) Cantoro, Francesca (Fan :) )Angelozzi, Gaia (Gaia =p) Di Timoteo, Giovanni Rossi, Glo-ria Plebani, Lorenza (Lolò) Del Cane, Luca Termini, MarcoPetrella, Maria Clara (Nous) Baldassarre, Marta (Miss No-thing) Cozzi, Massimo (Ceccho B.S.) Cecchini, Matteo DellaNoce, Mattia (Dtt. Johann Faustus) Brizzi, Nicolò (Danyck)Chiacchiararelli, Sabrina (Sabba) Vallarola, Sara Paolucci,Sara Santarelli, Simone (Hank Moody) Stranieri, Stefania(Kyra) Standoli, Stefano Ciaffoni, Valentina Sichetti

CollaboratriciConcetta Faccio, Francesca (Frikky) Consorti, Ingrid Filippi-ni

ColophonInteramente realizzato all’interno del Liceo Scientifico “AlbertEinstein”, Via Luigi Sturzo 5, 64100 Teramo. Composto in LATEXcon la famiglia di font Palatino di Hermann Zapf. Questa rivistaè disponibile on-line nel sito web del liceo.

Sito web del liceolse.te.it

CC© 2010− 2011 Liceo Scientifico “Albert Einstein” · Teramohttp://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it/legalcode

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150o dell’Unità d’Italia Numero 2 · Anno viii · Marzo 2011

Editoriali

In memoriam

a giacomina di battista

di EX ALUNNI CORSO C

Cara professoressa,abbiamo sostenuto la maturità da

soli tre anni, eppure i tempi del liceosembrano cosí lontani. . .

Avremmo voluto salutarla ancora,raccontarle le nostre esperienze, ricor-dare i nostri anni trascorsi insieme.Anni passati fra i banchi di scuola, le-zioni e risate. Siamo rimasti subitoaffascinati dalla sua immensa prepa-razione, dall’amore che nutriva perle sue discipline e dalla passione chetrasmetteva nello spiegarle, riuscen-do a semplificare anche i concetti piúcomplessi.

Le sue lezioni ci hanno fatto cre-scere, non solo come studenti ma so-prattutto come persone, in partico-lare con la sua adorata Filosofia, inrealtà nient’altro che belle e brutteriflessioni sulla vita.

Nel corso degli anni siamo riusci-ti ad apprezzare, oltre l’insegnante,il suo lato umano: una persona ingrado di comprenderci e di scherza-re assieme a noi, anche e soprattuttocon autoironia. Ed è proprio con que-sta immagine che noi la porteremosempre nei nostri cuori.

Grazie di tutto. . . Ciao prof!

Il mondo nuovo

la civiltà

dell’immagine

di NANDO COZZI

nell’ultimo numero di granta (ri-vista letteraria inglese) ho contato trepubblicità per corsi di scrittura creati-va. In un articolo del New York Times(7 marzo scorso) ho letto che la diffu-sione degli eReader (lettori di eBook, li-bri elettronici) tra gli adolescenti, gra-zie anche a prezzi sempre piú compe-titivi, sta cambiando le loro abitudiniper il tempo libero.

Non troppo paradossalmente, nel-la cosiddetta “civiltà dell’immagine”(definizione superficialmente moda-iola) è la parola scritta che rimanecentrale e misura della comunicazio-ne. Un altro esempio: i giornali so-no in crisi in Italia e all’estero (anchegiornali del calibro del New York Ti-mes), ma un blog giornalistico comeThe Huffington Post è stato appenaceduto a AOL (America On Line) per$ 315.000.000. Ancora, una catena sto-rica di librerie come Borders è sull’or-lo del fallimento, mentre Amazon hafatto sapere che le vendite dei suoieBook hanno ormai superato le edizio-ni “cartacee”. Sono segnali, questi, diun giornalismo e scrittura che sannoreinventarsi e trovare formule nuoveper comunicare con i lettori.

Cosa ci riserva il futuro? Diffici-le da dire. Sicuramente, con la crisidel giornalismo tradizionale, avremosempre piú bisogno di intermediariche ci aiutino a orientarci nel mare ma-gnum della rete globale. Un modelloè Wikipedia (giunta al 10° anniversa-rio), ma anche le innovative esperien-ze dei giornali elettronici da leggeretramite tavolette (iPad, Galaxy ecc.)o sugli eReader (Kindle, Nook, Koboecc.).

In questi casi sembra appropriatodire, “è morto il giornalismo, lungavita al giornalismo!”

un ricordo lontano

di NANDO COZZI

nel 1953 dylan thomas pubblicò la

collezione di racconti, Adventures InThe Skin Trade And Other Stories incui appare “The Followers” dal qualeproviene la seguente citazione.

A newsboy stood in adoorway, calling the newsto nobody, very softly,‘Earthquake. Earthquakein Japan’.

Il riferimento è alla terribile distru-zione che seguí il Grande Terremotodel Kanto nel 1923.

150o dell’Unità d’ItaliaIntervista a Luigi Badia

di Fede

Cara Italia! dovunque il dolentegrido uscí del tuo lungo servaggio;dove ancor dell’umano lignaggioogni speme deserta non è:dove già libertade è fiorita.Dove ancor nel segreto matura,dove ha lacrime un’alta sventura,

non c’è cor che non batta per te.

Marzo 1821, A. Manzoni

Nel 1861 si consegue finalmente l’U-nità di Italia. La storia di questi

anni, un po’ come ogni attimo dellavita, è celebrata dalla musica. Nellanostra regione le sorti della peniso-la furono raccontate da un musicod’eccellenza: Luigi Badia (1819-1899).Facendo un piccolo salto nel passato,

richiediamo la testimonianza direttadi quest’uomo.

Studente: L’Italia ottocentesca fu ilsecolo del melodramma, rappre-sentato dalle grandi personali-tà quali Gioachino Rossini, Vin-cenzo Bellini, Gaetano Donizet-ti e Giuseppe Verdi. Essi con lamusica resero partecipi,”dal Ce-nisio alla balza di Scilla”, tuttigli strati della società, compre-

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si quelli piú bassi. La melodiae le parole da sempre raccolgo-no le situazioni e gli stati d’ani-mo che animano un paese. Leiha raccontato con la sua musical’Unità agli abruzzesi, cosa l’hacondotto a cantare tali temi?

Luigi Badia: Scrissi L’Italia del 1847 eil 29 gennaio 1848 e La costituen-te italiana in un periodo di pro-fondo impegno patriottico, vis-suto in prima persona con l’ar-ruolamento nel Battaglione deiVolontari napoletani stanziato aFirenze con il quale combatteidiverse battaglie, tra cui quel-la di Curtatone. Offrii ai mieiconcittadini la storia italiana at-traverso le note, ma non rimasemolto della mia fama ai posteri.

Studente: Sicuramente oltre alle sueproduzioni ci sono molte operead aver avuto fortuna nel perio-

do dell’Unità di Italia, secondolei quali brani celebrano di piúquesta vittoria?

Luigi Badia: Verdi ha avuto la fettapiú imponente nel successo ot-tocentesco, con “Va, pensiero”fa degli ebrei prigionieri in Ba-bilonia la metafora della condi-zione degli italiani sotto la do-minazione austriaca. L’Inno diMameli ha però avuto la meglioe il 12 ottobre 1946 è divenutoinno nazionale della Repubbli-ca Italiana. Questa Canzone haavuto un’origine particolare; ilclima patriottico spinse il giova-ne Mameli a scrivere “Fratellid’Italia” e, mandato il testo alsuo maestro-musicista Novaro,nella cui abitazione si faceva po-litica e musica, rese celebre ilsuo scritto. Colpito e emozio-nato da ciò che il suo allievoaveva scritto, pose immediata-

mente lo spartito sul pianofortee le sue mani suonarono la me-lodia che sarà stemma astrattodella nostra penisola.

Studente: Recentemente si è discus-so molto, tra questi due testiche lei ha citato, su quale fos-se piú appropriato per la cele-brazione della nostra libertà eindipendenza. Gli Italiani so-no un popolo all’antica, vivonod’abitudine, e non hanno volutomodificare ciò che da 150 anniè segno di riconoscimento dellanostra penisola. Cosa ne pensa?

Luigi Badia: Credo che gli Italianinon debbano dibattere di talequestione, l’Inno di Mameli èperfettamente attinente alla con-quista perseguita nel 1861, l’u-nica compito da adempiere èmantenere la cara “Unità”.

Io non mi sento Italiano

di Ben

Non ci stancheremo mai di ascol-tare quel grandissimo artista che

risponde al nome di Roberto Benigniche, con la sua straordinaria esegesidell’Inno di Mameli (il cui titolo origi-nale è “Canto degli Italiani”), con iro-nia e con grande cultura ha permesso“agli Italiani di riscoprire l’Italia”.

Durante il corso della storia è spes-so capitato che gli Italiani non abbia-no provato piú un sentimento di ap-partenenza alla propria patria, comead esempio la generazione del ’68,che non provava tale sentimento poi-ché il regime fascista aveva ecessiva-mente esaltato l’idea di patria. Que-sto spirito che può essere definitoanti-italiano in quanto impedisce diprovare alcuna appartenenza al pro-prio paese, a causa di altri avvenimen-ti, negli anni è cresciuto sempre piúfino ai giorni nostri, fino a ritrovarloin una canzone del noto cantautoreGiorgio Gaber dal titolo eloquente “Ionon mi sento Italiano”. L’artista met-te in atto una polemica inserendo toniironici forti, fingendo di scrivere unalettera al Presidente della Repubbli-

ca, nella quale parla dell’Italia comedi un paese di cui si fa fatica a esser-ne orgogliosi (“questa nostra patrianon so che cosa sia. . . temo che di-venti una brutta poesia”). La canzoneè quanto mai attuale in un’Italia incui ormai essere anti-italiani è all’or-dine del giorno, e in cui ognuno pro-va a dividere quello che fu unito 150

anni fa. Gaber canta la disillusionedi un italiano medio, scontento dallapropria patria a tal punto da criticar-le anche il simbolo dell’unità, l’innoscritto dal giovane Mameli (“mi scusipresidente non sento un gran bisognodell’inno nazionale, di cui un po’ mivergogno”).

Con questo riferimento Gaber ria-pre un dibattito che avvenne neglianni ’90 quando si voleva cambiarel’inno poiché veniva visto come unabanale marcetta. Pensare ciò è assolu-tamente sbagliato, come ha dimostra-to anche Benigni a Sanremo, perchèl’inno è qualcosa di unico nel qua-le sono racchiusi tutti gli ideali pa-triottici e i sentimenti di un giovane,protagonista del Risorgimento e diconseguenza dell’unità (Mameli). La

delusione di Gaber è accresciuta dalfatto che mancano eroi gloriosi tran-ne alcune eccezioni come Garibaldi,qui forse c’è un riferimento a quelloche sosteneva Brecht (in “Vita di Gali-leo”) “fortunato quel popolo che nonha bisogno di eroi”, e dal fatto chel’Italia non rivesta un ruolo importan-te nel mondo. Lo spirito anti-italianoaumenta anche a seguito della forma-zione dei vari partiti politici che han-no guidato l’Italia e non sono riuscitia fornire un reale e positivo cambia-mento all’interno del paese (“in Par-lamento. . . si scannano su tutto e poinon cambia niente”), un po’ come de-nunciava Tomasi Di Lampedusa ne“Il Gattopardo” di un “cambiamen-to per il non cambiamento”(cioè chele innovazioni non hanno generatomutamenti favorevoli in Sicilia). Unacosa è certa: Gaber non voleva fomen-tare lo spirito anti-italiano né criticarel’inno di Mameli, questo no di certo, ilcantautore ha voluto semplicementedar voce ai sentimenti che si afferma-no e si affermavano fra gli italianiacausa di molteplii motivi, molti deiquali sopra enunciati; “il signor G”,

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I “100 giorni” a San Gabriele

infatti, alla fine della canzone quasicon rabbia dice che il nostro paesenon è solo “spaghetti e mandolino”ma “pieno di cultura”, motivo che

lo rende orgoglioso tanto da mostrar-lo al mondo intero (“son fiero e mene vanto gli sbatto sulla faccia cos’èil Rinascmento”). Gaber dunque ha

voluto dire che, seppur con tutti i pro-blemi che ci circondano, ognuno dinoi è fiero di essere italiano (“ma perfortuna lo sono”).

Dai meandri dell’EinsteinUno, nessuno, centomila

di Bas^^

Ci troviamo nel periodo di Carne-vale durante il quale molti di noi,

e qualcuno ancora adesso, si diverti-vano a tirare coriandoli, a spruzzareschiuma, a soffiare le stelle filanti, afare scherzi di ogni tipo con la scu-sa che “a Carnevale ogni scherzo va-le”, ma soprattutto ci divertivamo amascherarci. Questo articolo, infatti,parla prorpio delle maschere, perchéci sono persone che non le abbando-nano mai, anche quando ormai nonè piú il periodo. È per tale ragioneche questo articolo porta il nome del

celebre libro di Verga.C’è da dire, però, che ci sono per-

sone che fanno ciò consapevolmentementre altre no.

Le persone che lo fanno consape-volmente, che poi sono anche le piúconosciute, sono quelle che tendonoa mostrare volti di loro stesse sempredifferenti, a seconda del proprio in-terlocutore. Potrebbero risultare falseanche nei gesti e nelle azioni, dicendo-ti, ad esempio, di poterti fidare di loroe “svendendo”, poi, le tue confidenzea chiunque gli capiti a tiro.

Chi lo fa inconsapevolmente, in-vece, è meno conosciuto rispetto a

chi ne è consapevole ed è convintodi essere in un modo quando inveceè l’esatto opposto. Un esempio po-trebbe essere identificato in una per-sona che afferma, senza cattiveria, diessere sempre la vittima di ogni situa-zione, ma che poi, appena può, cer-ca di sfruttare qualunque occasione aproprio vantaggio, senza renderseneconto!

A te non è mai capitato di cono-scere persone di questo genere? Se latua risposta è “no” la cosa migliore dafare sarebbe un’analisi di coscienzaperché anche tu potresti essere una/odi loro.

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Sotto il segno. . . delle maschere

di Bas^^ & Fan :)

Ciao ragazzi, bentornati nella no-stra rubrica. Questa è un’edizio-

ne speciale, qui assoceremo le fascestudentesche a diverse maschere diCarnevale. Provate a indovinare lamaschera adatta a voi: scoprirete daiprofili se avete fatto la scelta giusta.

CAPITAN SPAVENTA: È nato intor-no alla fine del ’900 in Liguria.Il suo nome è Capitan Rodo-monto Spaventa di Val Inferno esi tratta di uno spataccino moltoparticolare, in quanto alla spa-da preferisce le parole per colpi-re i nemici. Proprio come lui,voi SECCHIONI amate sfode-rare le vostre conoscenze susci-tando complessi di inferioritànei vostri compagni. Siete cor-tesemente invitati a. . . placarvi!Siamo sicure che i vostri sforzisaranno graditi.

GIANDUJA: È un galantuomo alle-gro, intelligente e coraggioso,che ama il buon vino e la buo-na tavola; è il personaggio po-polare simpaticamente presentein tante manifestazioni torinesicon faccia rubizza. Lui, comevoi COMUNI STUDIOSI, pren-de la vita con serenità e trovasempre il modo per divertirsipur ricoprendo un ruolo moltoimportante nella società. An-che voi siete molto importantinella vostra classe, perché siete

sempre disposti ad aiutare chiha bisogno. Vi consigliamo dinon farvi trasportare troppo dal-la “vita mondana”, perché insie-me a voi tutti quanti finirannonei guai.

ARLECCHINO: Originario di Berga-mo, rappresentò nel teatro del1550 la maschera del servo ap-parentemente sciocco, ma inrealtà dotato di buon senso.Ghiotto, sempre pieno di debitied opportunista, rappresenta ilsimbolo di colui che si adattaa qualunque situazione ed è di-sposto a servire chiunque purdi ricavarne vantaggi. Attento,anche se sei FURBO, i professo-ri ti stanno puntando da moltotempo! Al tuo posto comince-remmo a preoccuparci e inizie-remmo a studiare. Si sa, ad uncerto punto i professori inizia-no con quelle “domandine” di“riepilogo”, magari su argomen-ti ormai riposti nel “dimentica-toio”. Siamo certe che, con unpizzico di buon senso come Ar-lecchino, riuscirete a cavarvelasenza problemi.

BALANZONE: È la maschera tipicadi Bologna, dottore saccente eciarliero. È un personaggio bur-bero e brontolone che fa crede-re di essere un grande sapiente,ma molto spesso truffa la gen-te. Voi ingannate i professori,

i vostri compagni e anche voistessi credendo di essere bravi ascuola ma voi, BOTTA DI COU-LOMB, avete solo fortuna. E ri-cordate che quando il program-ma diventerà piú duro le vostrecarenze si faranno sentire, so-prattutto con i compiti in clas-se. Tornate con i piedi a terra einiziate a studiare seriamente!

SCARAMUCCIA: Nasce in Campa-nia ed è un personaggio napo-letano. È un po’ buffone e spac-cone e si diverte a fare scherziperò finisce sempre per prende-re le botte. È molto pigro e dilavorare non se ne parla nem-meno. È chiaro che questa ma-schera rappresenta la categoriadei MENEFREGHISTI. Noi tuttisiamo stufi di ripetere le nostreraccomandazioni, cosí abbiamodeciso di dedicarvi un remix:

“Anche se tutti studianotranne te

e tu hai sempre fisso il 3

e un motivo sotto sottoc’è. . .

tu vuoi il 6,sí, ma c’è sempre quel

professore chenon si sa perché ma ce l’ha

con te. . . ” (trannete, Fabri Fibra)

perché DEVI STUDIA-RE!

Uno sguardo sul mondoInternet: il “Gola profonda” dei nostri giorni

di Erni

Lo scorso novembre un parlamen-tare norvegese ha proposto la no-

mina al premio nobel per la pace diJulian Assange, creatore del sito Wi-kileaks, che ha creato non pochi pro-blemi ai vari capi di stato mondiali.Infatti grazie alle sue rivelazioni scot-tanti, è stato al centro dei dibattiti

internazionali e tuttora non si placala polemica riguardo la funzione diquesto sito e riaprendo una tematica,quella del potere dell’informazione,mai risolto.

Già nel 1600 il filosofo ingleseFrancis Bacon sosteneva che: “Sapereè potere” e con il passare degli an-ni questa affermazione sembra esser-

si sempre piú verificata; infatti sonosempre piú persone che ricavano gua-dagni tramite vendita e non venditadi informazioni, come per esempio iricatti ai politici o la compra venditadei segreti militari.

Nello specifico caso di Wikileaksil fatto è ancora piú sconcertante poi-ché notizie che sembravano essere ve-

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I “100 giorni” a San Gabriele

re si sono rivelate tali causando cosíil disagio dei potenti che fin quan-do le notizie non erano di dominiopubblico, avevano ben coperto questafuga di notizie; il dato piú sconcer-tante della vicenda e che ha dato piúdisagio è il fatto che verità che eranodate come certezze, ma non conferma-te, sono state riprese e stavolta dimo-strate con documenti. Un altro datoche stupisce è come Assange abbia ri-schiato molto (c’è chi dice che appenasarà sul suolo americano, lo condan-neranno alla pena capitale) pur di faremergere la verità, di dare una lezio-ne di vita ai potenti del mondo, difar capire quanto siano preziose le in-formazioni; sicuramente dietro al suoagire c’erano interessi personali, male sue azioni hanno certo cambiato larealtà in maniera definitiva, iniziandoun nuovo mondo per quanto riguar-da l’informazione. Intanto l’opinionepubblica si divide: c’è chi infatti pen-

sa che Assange sia un criminale e cheabbia agito solo a scopo di lucro, men-tre altri lo ritengono un atto dovutoai cittadini sempre meno informatidelle iniziative dei propri governi; al-tri ancora sono passati dalle paroleai fatti: infatti sembra che siano natinel frattempo molti altri siti simili aWikileaks. Un’altra osservazione im-portante da fare riguarda proprio l’in-formazione, già perché Wikileaks haanche aperto gli occhi a molti di noisul nuovo modo di fare informazione,ossia quello digitale: infatti andan-do avanti con gli anni l’informazioneha sempre dovuto adeguarsi alle esi-genze del momento, passando dalladiffusione orale fino appunto ad ar-rivare alla diffusione digitale, mezzopotentissimo che è riuscito a superarele barriere della censura,che permetteil tam tam di una notizia nel arco dipochi secondi in tutto il mondo, senzache nessuno possa metterla a tacere,

che sia un regime totalitario a un de-mocrazia, e se anche il premio nobelLiu Xiaobao afferma che “l’informa-zione digitale è un dono di Dio allaCina” allora vuol dire che qualcosasta cambiando. Di certo tutta la vicen-da Wikileaks conferma quello che dasempre si sa: l’informazione è e rima-ne l’unica arma con cui una qualsiasipersona può comunicare la propriaopinione, senza passare per politici oterzi, uno strumento che ha sempreaccompagnato l’uomo nel suo cam-mino evolutivo, spesso diventando laprima fonte di rivoluzione, di cam-biamento, il primo indice di qualcosache non funziona, un vero e proprioquarto potere, al pari di quello legi-slativo o giudiziario, unico in manoal popolo, e che sia veramente capacedi influenzare le nostre vite, l’unicoche non potrà essere riservato a pochipoiché è di tutti.

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I “100 giorni” a San Gabriele

Oltre noi stessiL’insostenibile “leggerezza” dei sogni

di Fiore

È opinione comune che i desideripiú nascosti di ogni individuo ven-

gano elaborati dalla mente umana sot-to forma di sogni. Quando sogniamoviviamo esattamente le stesse emo-zioni che proviamo nella vita reale:siamo felici, tristi, ridiamo, piangia-mo, urliamo, ci innamoriamo. Masiamo sicuri che tutto ciò non siasolo apparenza e che dietro i sogninon si nasconda in realtà qualcosa dimisterioso e affascinante?

“Chuang Tzu sognò di essere unafarfalla e al risveglio non sapeva sefosse un uomo che aveva sognato diessere una farfalla o una farfalla chein quel mentre sognasse di essere un

uomo”(cit. da Libro dei sogni di JorgeLuis Borges, 1976). È proprio la sensa-zione di Chuang Tzu quel “qualcosadi misterioso e affascinante” che por-ta alla luce un aspetto del tutto nuo-vo relativo al sogno. Se ci pensiamobene il fatto di non capire se avessesognato di essere una farfalla o se fos-se una farfalla che sognava di essereun uomo è assolutamente verosimile.Paradossalmente l’insolito dubbio po-trebbe pervadere la mente di ognunodi noi.

Leggere questo frammento mi hapiacevolmente confusa, sono stata ra-pita dalla profondità delle parole chelo compongono. Mi hanno fatto riflet-tere e pensare ai sogni in modo com-pletamente diverso, secondo un ottica

straniata rispetto a quella comune eordinaria.

Ogni mattina apriamo gli occhi,sbattiamo le palpebre e sentiamo ilbisogno di raccontare il nostro sogno.Quando però lo raccontiamo non sia-mo in grado di descriverlo interamen-te nei minimi particolari, ma ricordia-mo solo ciò che ci sembra importante.È quindi incomunicabile nella sua to-talità ma ansioso di essere comunica-to. Del sogno non resta che il nostroracconto confuso e frammentario. Mase immaginassimo per un momentodi interrompere qualcuno che sognauna, due, tre volte cosa succederebbe?

Il “nostro sognatore” raccontereb-be di volta in volta qualcosa di diver-so. Il sogno sarebbe ridotto cosí a una

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Intervista doppia Numero 2 · Anno viii · Marzo 2011

serie di flash disconnessi e slegati traloro. In tal modo cade l’ipotesi che lovede rappresentato come flusso con-tinuo di immagini che si susseguonosecondo un ordine logico, a mo’ difilm. I sogni verrebbero cosí svuotatidi ogni speranza che ingenuamente

ma anche inconsapevolmente riponia-mo in esso. Questa ipotesi, seppurpoco diffusa e abbastanza eccentrica,mi fa pensare al risultato di alcunistudi effettuati di recente secondo cuii sogni dipendono dalla struttura ana-tomica dell’Amigdala e dell’Ippocam-

po, due aree profonde del cervello enon sono pura elaborazione dei nostridesideri piú latenti.

A questo punto non ci resta chescegliere: continuiamo a credereche “i sogni son desideri” oppure ciancoriamo saldamente alla realtà?

Anziani e tecnologia

di Carolí

“Un altro aspetto negativo è lavecchiaia, che non è un evento

accidentale ma una regola” (GiacomoLeopardi, Dialogo di un islandese edi una natura).

Da sempre l’anziano è consideratol’anello debole della società, un sog-getto improduttivo e soprattutto lon-tano dalla comune necessità di cono-scenza e di informazione ma attual-mente, nel ventunesimo secolo, la fi-gura del nonno restio di fronte ai mez-zi tecnologici che guarda con sospet-to a quella “strana scatola parlante”chiamata tv sembra proprio un ricor-do di altre epoche. Le persone an-ziane, per essere al passo con i tempi,riescono ad usare ciò che la tecnologiamette a disposizione, anche se forsecon meno abilità manuali.

Il primato di “elettrodomestico”

piú usato dalla terza età è ancora de-tenuto dalla televisione, che si confi-gura come la principale fonte di infor-mazione. Seguono il videoregistrato-re, tecnologia utilizzata specialmentedagli uomini, i cellulari, grazie a nuo-vi modelli con tasti dei numeri benvisibili e ultimamente anche l’infor-matica e internet stanno entrando nel-la quotidianità di molti over 65, cheviaggiono in rete soprattutto per ricer-care informazioni sul meteo, su pro-dotti e temi riguardanti la salute o perprenotare viaggi online.

Inoltre in questa fascia d’età cre-sce il bisogno di comunicare e socia-lizzare con gli altri, quindi via libera aforum, chat, blog e social network, co-me Facebook, dove ricordiamo LillianLowe, la nonnina piú anziana su que-sto social network, che permettono dichiaccherare in tempo reale, di farenuove amicizie e perché no, di trovare

online la propria anima gemella.Purtroppo però vi sono molti an-

ziani che hanno problemi di accessoad Internet per motivi di disinforma-zione, economici o personali, in quan-to la senilità e alcune malattie, che di-ventano piú frequenti e che lascianosegni piú evidenti, minano molte abi-lità. Tuttavia, proprio per sbloccarequesta situazione, ha riscosso un gransuccesso l’iniziativa di aprire un cen-tro di navigazione assistita, dedicatoagli anziani, in cui gli “allievi” impa-rano l’uso del computer e di internetaiutati da giovani tutor.

In conclusione mi reputo favore-vole alla tecnologia anche perché se-condo molti studiosi essere a contattocon le sollecitazioni rapide dei mezzitecnologici (dal computer al cellula-re) rende la persona piú attiva a li-vello celebrale e questo è sempre unbene.

Intervista doppiaGiorgio Tentarelli vs. Andrea Palandrani

Giorgio Tentarelli. Nome? Andrea Palandrani57. Età? 34.Filosofia e storia. Insegnante di? Storia e filosofia.Grande consumatore di pasta asciutta. Peggior pregio? . . . la generosità!Che mangio anche il secondo! Miglior difetto? Sono disordinato.Drammaticamente giovane. Come le sembra il suo collega? Mi ci trovo bene con lui, sembra un maestro

simpatico!Un posto dove sdraiarmi al sole. Alla costante ricerca di. . . ? Soddisfazione e sorriso negli alunni (e talvolta

anche pianti)!27. Da quanti anni è in servizio? 8.Sí. (molto deciso) . . . e ancora non si è stufato? Ogni anno è un ritorno all’inizio e ogni giorno

sembra come il primo! Anche se spesso restereivolentieri a letto a dormire. . .

Un bel pacco di banconote. Si parla sempre di perdita dei valori, quale perlei è imprescindibile? ?

Il rispetto.

I programmi delle scuole elementari. Se venisse eletto Ministro dell’Istruzione, cosacambierebbe fin da subito?

L’umore degli insegnanti (raddoppiando lo sti-pendio)!

Fatti loro! Qual è la sua opinione sulla vicenda di “RubyRubacuori”?

Le cose belle piacciono a tutti e chissà cosa hadi bello il nostro Primo Ministro. . .

Law and order. Programma TV preferito? Ne vedo poca. . . Blob e i Simpson, all’ora dipranzo non possono mancare!

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la voce Numero 2 · Anno viii · Marzo 2011

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Jazz. In un negozio di musica, quale CD acquiste-rebbe?

De Andrè, Battiato, Guccini.

Non vedo Sanremo dal ’67. Cosa ne pensa dell’ultimo Festival? Ne ho visto solo 11 secondi, quindi. . .Gli occhi. Qual è la prima cosa che guarda in una donna? L’espressione della bocca.Indifferente. Adozione per i single: pro o contro? Ogni adozione ha di certo le sue buone motiva-

zioni, è comunque dare un futuro migliore a chisembra non averlo!

No. Crede nel colpo di fulmine? Si, anche se poi è piú travolgente il frastuonodel tuono. . .

Chi si somiglia si piglia! “Gli opposti si attraggono” o “chi si somigliasi piglia”?

Gli opposti si attraggono e quando si somiglia-no troppo non si pigliano piú!

Meglio un uovo oggi! Meglio un uovo oggi o una gallina domani? Meglio la gallina e farle fare tante uova.Wittgenstein: “su ciò di cui non si può parlare,si deve tacere”.

Scelga un filosofo e citi le sue parole: ? Nietzsche: “Se tu scruterai a lungo in un abisso,anche l’abisso scruterà dentro di te”, oppure “leparole piú silenziose sono quelle che portanola tempesta, pensieri che incedono con passi dicolomba guidano il mondo”.

I versi sono reali perché sono scritti, ma noncorrispondono piú a niente.

“Una d’arme, di lingua, d’altare, di memoriae di cor”, a 150 anni dall’Unità, quanto sonoancora reali i versi di Manzoni?

Basti guardare quanto sono unite le classi al lo-ro interno; l’unità è solidarietà, che non puòvenire dall’alto né essere imposta con la forza.Manzoni aveva un ideale e noi lo stiamo ancorarincorrendo.

Uno scontro fisico con gli studenti dell’oppostafazione, nel ’69.

Gli anni al liceo come studente; il suo ricordopiú intenso?

Il primo sciopero sulle cancellate del liceo, l’oc-cupazione e le idee di rivoluzione. 10 inmatematica e 3 in latino.

La mia scuola quando è crollata all’Aquila. . . . e di quelli come professore? Ogni classe è un’emozione, ogni alunno/a un’e-mozione in piú. Ogni gita mi regala città che inquel modo non vedrò mai piú.

Spiaggia, ombrellone e sdraio! Se le diciamo “Paradiso”, lei dice. . . ? Spero di trovarlo in terra.Suocera. Se le dicessimo invece “Inferno”? Caos, irrazionalità e tanto divertimento.Degli alberi. Sta parlando al telefono con la penna in mano,

cosa scarabocchia?. . . apro e chiudo il tappo della penna!

La vista. Di quale dei 5 sensi non potrebbe mai fare ameno?

La vista, per guardare a fondo!

Si, ma non gliela posso dire! C’è un’ultima cosa che i suoi lettori devonosapere?

Lo scopriremo solo vivendo!

1967. Dimenticavamo, la domanda piccante non puòmancare! La sua prima volta?

Tutt’attorno era stupendo: il falò, la spiaggia,la luna, il brusio del mare ed una bellissimaragazza; ma io non ci ho capito niente!

È un’intervista! Abbiamo concluso, grazie per la collaborazio-ne; ma un giudizio su quest’intervista, ce lodà?

La prima e quindi di certo appassionante. . .chissà quanti la leggeranno!

A cura di Clari & Sabba

Soluzioni dei giochi

1.677.Simoltiplicanoinumeripersestessiesiaumentadiuno-2.5.Inumeridellacolonnacentralesiottengonosommandoiquadratidellecifreadestraeasinistra.-3.SENSO-4.4fratellie3sorelle-5.21Bf4Xd6+Kg1-d722Re1-e7-6.Leparolesono:ASSOeCHE.

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Forza Albert Numero 2 · Anno viii · Marzo 2011

Forza AlbertIl pericolo delle sette o dei culti

what you see is not

what you get

di IGOR

sottoporsi a una “riforma del pen-siero” (thought reform, o anche “lavag-gio del cervello”) è un po’ come fareuna ginnastica mentale. Siamo facil-mente disposti ad applicare tecnicheche cambino e migliorino le nostreprestazioni fisiche. Allo stesso modo,vorremmo cambiare anche il nostroorientamento mentale: vogliamo ri-durre lo stress o l’ansia che ci attana-gliano e ci impediscono di riposare,vogliamo vivere una vita piú pienae serena, vogliamo migliorare i no-stri rapporti con gli altri, vogliamoessere piú intelligenti e sicuri, voglia-mo superare i nostri evidenti limiti ola nostra timidezza, vogliamo trovareun equilibrio, o un “centro di gravitàpermanente”.

In condizioni particolari di debo-lezza psicologica (traumi o depressio-ne soprattutto) o trovandoci indeci-si in mezzo a importanti scelte nel-la nostra vita, siamo particolarmentevulnerabili e soggetti a essere attrat-ti dalle sette (cults nei paesi di lin-gua inglese1) che si palesano con lapromessa di un vero e profondo cam-biamento in meglio e il superamen-to di tutti nostri problemi. Nel pro-metterci tutto ciò, le sette nascondo-no le loro intenzioni vere, ossia quel-le di volerci manipolare e trasforma-re in docili strumenti nelle mani diun “pifferaio magico”, ossia il “mae-stro”, “l’illuminato” o il “carismatico”di turno.

Questo processo di trasformazio-ne non avviene di solito casualmente,ma all’interno di un “pacchetto” bencongegnato di sequenze che conduco-no gradatamente, un passo alla volta,a una nuova identità. Al termine, se-condo il gergo specifico della setta,si è rimodellati, si è rinati, si giungeall’illuminazione, si diventa puliti opurificati ecc. Di solito non si esce dauna setta di propria iniziativa, piut-

tosto si deve ricorrere a un processoinverso del lavaggio del cervello, ildeprogramming o exit counselling. Ov-viamente, l’antidoto piú efficace allesette è rappresentato dal sapere, ingenerale, e, piú in particolare, da unapproccio scientifico al mondo.

Al riguardo, abbiamo posto tre do-mande alla Prof.ssa Concetta Fac-cio.

Domande & Risposte

tre domande sulle

sette

di CONCETTA FACCIO

cos’è una “setta”?Il termine “setta” ha una etimolo-

gia composta, in quanto sono due itermini di riferimento:

a. dal latino secare, (tagliare, toglie-re, dividere), perciò nel sensodi allontanamento sia, rispettoad una confessione religiosa odottrina storica ed ufficiale, siarispetto al tessuto di affetti erelazioni dell’adepto;

b. dal latino sequi (seguire, anda-re dietro, imitare, conformarsi)nel senso di seguire ed osserva-re letteralmente le dottrine diun leader, un guru, un illumi-nato. Una setta, quindi, è ungruppo che per dottrina si sepa-ra da un “credo religioso” stori-camente consolidato, come pu-re (nel caso delle psico-sette) daun protocollo terapeutico uffi-ciale, e tende ad allontanare gliadepti dalle proprie personalirelazioni sociali ed affettive, persostituirle con le relazioni fortidel “gruppo”, gerarchicamentee rigidamente strutturato intor-no al pensiero e all’opera di un“maestro” illuminato.

come agisce?

Le mosse di “reclutamento” daparte di una setta sono poche maefficaci:

a. Love-bombing o bombardamen-to affettivo. Le persone che piúfacilmente cadono nella rete del-le sette sono per la maggioranzadonne, di cultura medio alta, dietà tra i 30 e 40 anni, in parti-colari momenti di vita: separa-zioni o divorzi, lutti, perdita dilavoro. . . L’approccio è totaliz-zante, la persona si ritrova let-teralmente circondata da perso-ne che la ricolmano di affetto,rassicurazioni, comprensione esostegno. Si accentuano ed ali-mentano tutti i possibili motividi risentimento verso “gli altri”,esterni dal gruppo.

b. Disgregazione della personalità:segue l’isolamento dagli “altri”,dal mondo esterno percepito co-me “ostile”, nemico, perchè haprocurato tanta sofferenza allapersona. Si ingigantiscono ledifficoltà con il mondo esterno,sia nel senso di comunicazio-ne (per es.: voler telefonare aigenitori, non viene negato maci sono problemi. . . linee tele-foniche interrotte, non c’è cam-po) sia presentandole come “se-gnali” di una qualche “prede-stinazione”, prove certe di nonessere come gli”altri”, perchéprescelti.

A questo punto la thought re-form o riforma del pensiero, èavvenuta utilizzando:

+ la destabilizzazione del sen-so di sé;

+ la rilettura della propria sto-ria e della visione del mondocon un nuovo nesso causale;

+ lo sviluppo della dipenden-za.

c. Mantenimento: in questa fase siapplicano le forme e le pratiche

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piú discutibili, dall’isolamentoal buio, alla mancanza di cibo,da umiliazioni in pubblico al-l’obbligo di compiere reati, allosfruttamento sessuale

come se ne esce?Non entrandoci! :)È una questione seria, perché è

difficile uscire da una setta ma nonimpossibile.

Uno degli argomenti principali,battute a parte, è proprio quello dinon entrarci, ma questo è possibilesolo nella parte dell’approccio inizia-le, Buona tecnica è quella di fare do-mande, non lasciarsi incantare ed ir-retire dall’eloquenza dei reclutatori edalla loro capacità empatica. Bombar-dare con domande sugli aspetti piúdisparati di quanto proposto, serveperché spesso, i reclutatori non sonoa conoscenza di tutto, sono anch’essiindottrinati che “imparano” una par-te. Altro discorso per chi invece è giàdentro, ma in questo caso si possonoavere due possibili scenari:

a. l’adepto si rende conto dellarealtà nella quale è incappato echiede aiuto all’esterno (tuttaviaquesto è molto difficile perchéil controllo del gruppo è totale,su ogni singolo atto);

b. intervento della famiglia, che at-traverso ricerche, e denunce alleautorità può rintracciare il con-giunto o rivolgersi a centri an-ti plagio, che offrono consigli esostegno alle famiglie.

cosa sono le sette?di NEVERMORE

il termine “setta” ha, nel nostro

vocabolario, un’accezione negativa, eviene usato prevalentemente per indi-care gruppi religiosi non convenzio-nali, ma anche organizzazioni non re-ligiose che però hanno caratteristichein comune con le sette.

Ma per cosa, esattamente, si di-scostano dalle religioni principali? In-nanzitutto una setta è sempre guidatada un leader fortemente carismatico,che spesso attua un vero e proprioculto della personalità; gli adepti pra-ticano un culto di avvicinamento alla

conoscenza di tipo esoterico attraver-so vari livelli; i seguaci vengono ma-novrati in modo da essere asservitie sfruttati nelle azioni, sentimenti escelte; la comunità vive lontano e iso-lata dalla società talvolta in modo cosíradicale da dare origine a episodi diviolenza e autolesionismo.

Nelle sette si pratica in molti casiun vero e proprio lavaggio del cervel-lo, gli adepti vengono convinti che idogmi e la realtà professati dal lea-der sono i piú giusti se non gli unicipossibili.

Non sempre si “sceglie” di entra-re in una setta. Può accadere chei propri genitori siano degli adepti,o che lo siano gli amici piú stretti:in quel caso si è naturalmente spin-ti a considerare la setta stessa partedella propria vita. Ma ci sono an-che metodi sottilissimi per spingerepersone a convertirsi, le tecniche piúusate (elencate da Kevin Crawley) so-no: soggezione allo stress ed alla fati-ca, demolizione sociale ed isolamen-to, auto-critica e umiliazione, paura,ansia, paranoia. Sottoposti a questo“trattamento” i soggetti sono natural-mente spinti a cercare conforto in ungruppo, in una comunità che possafornirgli tutto ciò che la società nonpuò offrirgli: uno scopo di vita, ilcammino verso la salvezza, un sensodi potenza.

E qui si entra nei dubbi a livellogiudiziario: lo Stato dovrebbe apri-re gli occhi a queste persone e trarlecon la forza fuori dalle sette? La loroscelta deve essere considerata fruttodi un plagio? Da persone che si sonorisposte “sí” a questa domanda so-no nati i movimenti anti-sette (ACMsAnti-Cult Movements). Questi gruppidi recupero, di uscita, spesso sono co-sí estremistici che vengono essi stessiconsiderati delle sette, come affermaMassimo Introvigne, presidente delCESNUR (Center for Studies on NewReligions) nel suo saggio Anti-cult ter-rorism via Internet. La loro opera èmirata il piú delle volte a riacquistareil controllo sulla persona, non tantoa criticare i dogmi che questa è te-nuta a seguire (esistono infatti anchegruppi organizzati contro i culti visticome eresie). Spesso usano loro stessiil lavaggio del cervello o altri metodi

poco ortodossi per raggiungere il loroscopo: l’autonomia individuale, vistacome allontanamento dalla comunitàdella setta; si avvalgono dell’aiuto diapostati, ovvero persone che hannoavuto esperienze all’interno di gruppireligiosi e ne sono uscite che spingo-no gli adepti ad aprire gli occhi su ciòche gli accade attraverso la propriatestimonianza. Questi gruppi sonospesso formati da genitori che vedonoi propri figli degenerare dopo essereentrati in queste comunità e quindinon dobbiamo stupirci dell’estremi-smo dei loro metodi. Benché abbianodelle “controindicazioni” si può direche i gruppi di recupero molte voltesalvano la vita ai giovani e gli evita-no di essere risucchiati dal gorgo diuna setta. Tanto per fare un esem-pio Amoreena Winkler, autrice del li-bro I bambini di Dio, che racconta lasua sconcertante esperienza all’inter-no dell’omonima setta. Fra orge sfre-nate e fondamentalismo religioso ilsuo percorso per uscire dalla comuni-tà, cominciato a 12 anni, si è conclusosolo a 17 dopo immani sacrifici.

Ma il plagio, ricorrente il piú dellevolte, non è il solo incipit che spingequalcuno ad avvicinarsi a questi grup-pi: perché mai una persona dovrebbedare persino la propria vita per idea-li cosí astratti ed inverosimili (il casopiú eclatante è quello del reverendoJim Jones che spinse 900 persone alsuicidio rituale dopo essersi trasferitocon loro in Guyana)?

Come abbiamo già detto la socie-tà non sempre fornisce tutto ciò chenoi desidereremmo, capita di sentirsismarriti, di cercare di dare un sen-so a tutto o semplicemente di voler-si sentire accettati e le sette riesconoa riempire a meraviglia questi vuo-ti. Entrare in una di queste comunità,quindi, è un intrinseco atto di ribel-lione verso la vita “normale”, quelladi tutti i giorni. Quando questa co-mincia a divenire piatta e ripetitivasi cerca qualcosa che va al di là dellavoro, della famiglia, della monoto-nia della realtà. Chi entra in una settavuole staccarsi dal mondo ed entrarein contatto con qualcosa che lo tra-scende e che lo svaluta (come nel casodelle sette apocalittiche). Questi sog-getti cercano l’avvicinamento diretto

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Forza Albert Numero 2 · Anno viii · Marzo 2011

alla divinità attraverso riti esoterici emisterici, riti che non sono presentinelle religioni principali. L’illusionedi aver compreso i meccanismi delmondo e, in taluni casi, di poterli ma-novrare, nutre il fanatismo fino a livel-li inconcepibili. Il resto dell’umanitàappare cieco e sciocco, in molti casimeritevole solo di morte, il valore del-la vita perde di significato, in quantosolo pallida proiezione di uno statod’essere piú elevato.

Ma non pensiamo a queste perso-ne come squilibrati: molto spesso i

leader appaiono avere disturbi menta-li, avvertono voci o cadono spesso incatalessi per esempio, ma gli adeptisono il piú delle volte persone nor-malissime, di cui non sospetteremmomai.

bibliografia consultata

Margaret Thaler Singer, Cults in OurMidst, 1995

Massimo Introvigne, Il cortile dei gen-tili. La Chiesa e la sfida della nuova reli-

giosità: «Sette», nuove credenze, magie,2010

note

1Esempi famosi, ma estremi sono i 913 “suicidi”(o meglio, assassinati) di Jonestown in Guyananel 1978 del “reverendo” Jim Jones del People’sTemple, il caso dell’ereditiera Patricia Hearstrapita e rimodellata dal Symbionese Libera-tion Army (gruppo terrorista americano) nel1974, gli omicidi efferati commessi dalla “Fami-glia” nel 1969 di Charles Manson, l’assedio diWaco della Branch Davidian di David Koreshnel 1993 e il gruppo “I cancelli del cielo” diMarshall Applewhite che si suicidò nel 1997 inattesa della venuta degli alieni.

La Stele di Rosetta

di Martina Chiara Recchilungo

Se oggi gli studiosi sono in gradodi leggere i geroglifici è solo grazie

alla Stele di granite nera, portata allaluce nel 1799 dal potente esercito fran-cese sbarcato in Egitto al comando diNapoleone Bonaparte.

Prima della sua scoperta la scrittu-ra egizia era un enigma per qualsiasistudioso che si cimentasse nella suatraduzione.

Per questo il suo ritrovamento harisvegliato negli archeologi dell’otto-cento la passione per quella scritturapensata ormai indecifrabile.

La Stele pesa circa 760 Kg e riportaun iscrizione con tre differenti grafie:demotico, geroglifico e greco.

Il demotico e il geroglifico non so-no due lingue diverse ma semplice-mente due grafie diverse dell’egizio:

il geroglifico era usato per testi monu-mentali e di particolare importanzamentre il demotico era solo una sem-plificazione della grafia sacerdotaleed era usato per documenti ordinarie di minore importante.

L’inscrizione sulla Stele si tratta diun decreto emesso in onore del farao-ne Tolomeo V Epifane, in occasionedel primo anniversario della sua in-coronazione. Il testo riporta tutti ibenefici resi al paese dal Re, le tasseda lui abolite, e la conseguente de-cisione del clero di erigere in tutti itempli del paese delle statue d’oroin suo onore. Stabilisce inoltre che ildecreto sia pubblicato nella scritturadelle parole degli dei, il geroglifico,nella scrittura del popolo, il demotico,e in greco.

La presenza del greco nella Ste-le offrí la chiave decisiva per poter

procedere alla comprensione dei ge-roglifici. Lo studioso che riuscí atradurre interamente la Stele è statoJean-François Champollion, nel 1822.

Champollion era un vero e pro-prio studioso linguistico, cominciò lostudio delle lingue orientali a undicianni, a quell’età conosceva già quelleeuropee, diventando cosí professorea diciannove anni.

Lui apprese che per ciascun ge-roglifico non corrispondeva necessa-riamente una parola, dedusse cheessi non erano né pittogrammi néideogrammi, in quanto non rappre-sentavano esclusivamente oggetti oconcetti.

In seguito Champollion trascrisseun alfabeto che pubblicò nel suo li-bro Le Lettre à M. Dacier, mettendocosí le basi alla nascita della scienzadell’egittologia moderna.

La fusione fredda italiana

di Debora Chiodi

Energia a basso costo e per di piùpulita: non è questo il sogno proi-

bito della modernità? Due studiosiitaliani, Andrea Rossi e Sergio Focar-di, sembrano crederci al sogno e loscorso 14 gennaio in un laboratorio incollaborazione con l’università di Bo-logna hanno aperto una nuova fron-tiera grazie alla riuscita di un esperi-mento quasi incredibile. I due scien-ziati hanno messo a punto un appara-to in grado di produrre energia trami-te reazioni esotermiche altamente ef-

ficienti tra atomi di nichel e idrogenoall’interno di un tubo metallico. Que-st’ultimo viene inizialmente riscalda-to con un apporto di energia esternapari a circa 600 W ma, dopo pocotempo dall’innesco, l’apparato riescead autosostenersi, per cui non occorrecontinuare a fornire energia dall’ester-no. L’idrogeno viene iniettato nel tu-bo metallico, che, dopo aver perso unelettrone, grazie all’alta pressione eall’elevata temperatura, riesce a esse-re catturato dai nuclei di nichel con laconseguente trasformazione dell’ato-

mo di nichel in rame e la liberazionedi una grande quantità di energia ter-mica pari a circa 1200 kw. È statopossibile quantificare la produzionedi energia termica misurando quantaacqua viene vaporizzata al secondo.L’apparato, quindi, funge da cataliz-zatore per reazioni nucleari a bassaenergia, dando luogo alla cosiddetta“fusione fredda”.

Ma come fa un protone di idroge-no a entrare all’interno di un nucleodi un atomo di nichel? Nessuno losa spiegare, per il momento. Di fatto,

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la comunità scientifica è fortementedivisa sull’argomento data l’impos-sibilità di altri scienziati di studiarein modo accurato il brevetto perchéprotetto da segreto industriale. Lacautela si giustifica anche a causa del-le precedenti esperienze fallimentarilegate alla fusione a freddo.1 Inoltreun’altra perplessità degli studiosi checriticano il brevetto è legata al fattoche l’apparato Rossi-Focardi duran-te il suo funzionamento non emettaraggi gamma, elemento che secondoquesti dovrebbe essere caratteristiconelle reazioni di fusione a freddo.2

Tuttavia ci sono studiosi che sono riu-sciti a dare una giustificazione plausi-bile alla mancata emissione dei raggigamma asserendo che il decadimentodegli isotopi del nichel riguarda ele-menti che si trovano sulla parte destradella tavola periodica, e in tal casonon ci dovrebbe essere un emissionesignificativa per leggi chimico-fisichenote.

Nonostante non sia chiaro ciò cheavviene in dettaglio all’interno delreattore, tuttavia le potenzialità diquesto nuovo prototipo sono enormidata la sua competitività in terminieconomici e la sua efficienza. Infat-ti questo apparato richiede pochis-sima energia di attivazione e ha unconsumo bassissimo.3

Al momento, il reattore a cui Ros-si e il suo gruppo stanno lavorandoha le dimensioni di un vagone ferro-viario (è destinato quindi ad applica-zioni industriali o di comunità) ma sicercherà di miniaturizzarlo fino alledimensioni delle caldaie domestiche.L’apparato a Ni-H di Rossi-Focardiviene collaudato e perfezionato da an-ni con successo e sebbene sia in gradodi soddisfare i bisogni delle famiglie,la prima applicazione commerciale sa-rà rivolta a impianti di taglia indu-striale per la produzione di energiaelettrica, cioè alla realizzazione del-le prime “centrali a fusione fredda”

al mondo. Ad Atene infatti sarà co-struita una centrale elettrica da 1 MWgià alla fine di ottobre e ciò potreb-be segnerà una completa innovazionenella produzione di energia, facendosembrare obsolete le centrali nuclea-ri e i grandi apparati di produzioneelettrica a combustibili fossili.

note

1Clamorosa fu ad esempio quella avvenuta nel1989 ad opera dei due chimici Martin Fleisch-mann e Stanley Pons il cui brevetto fu bocciatoa causa della scarsa riproducibilità.

2L’emissione di raggi gamma è stata calcola-ta mediante due scintillatori allo ioduro di so-dio, ma tale emissione effettivamente è presen-te in quantità rilevanti soltanto all’attivazionedel complesso.

3Secondo gli ideatori del reattore, con 1

grammo di nichel è possibile ottenere la stes-sa energia che si ottiene bruciando 500 kg dipetrolio. Secondo Rossi il prototipo costa sui2000 $/kW ma il costo del nichel impiegato èpraticamente zero visto che è uno dei metallipiù abbondanti sulla terra.

Botta & RispostaArea umanistica

di Davide & Matteo

Hanno risposto i seguenti do-centi: Nino Falini (F), An-

drea Palandrani (P), Anna Lisa Di

Gennaro (G).

1. L’Italia da paese di emigranti apaese di immigrati.

Come recita il primo artico-

lo della costituzione americana,ogni uomo ha diritto alla ricer-ca della felicità. Mio nonno lacercò negli Stati Uniti. . . ma og-gi quanto costa la felicità a un

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I colori della letteratura Numero 2 · Anno viii · Marzo 2011

immigrato in Italia? (F)

2. Quale autore, tra quelli che spie-ga ai suoi alunni, rispecchiamaggiormente il suo modo divedere le cose?

Nietzsche perché è in grado didi farti sentire “l’insostenibileleggerezza dell’essere” e perchéha espresso pensieri in gradodi cambiare una persona in me-glio. Lui dice di sé di essere di-namite: “Bisogna avere un caosin sé per partorire una stelladanzante”. (P)

3. L’autore che le piace spiegaremaggiormente

Kierkegaard: “nel possibile tut-to è ugualmente possibile.” Ilpiù prezioso dei diritti è la liber-tà ma che rischia di risolversi inuna caduta nel vuoto. (P)

4. Cosa può essere consideratoletteratura?

Le opere di coloro che hannosaputo esprimere messaggi si-gnificativi nella forma e nei con-tenuti, determinando svolte talida influenzare e mutare il corsodei tempi, “gli inventori” comedirebbe Ezra Pound. (G)

5. A cosa serve studiare la lettera-tura?

Per comprendere le diverse for-me, ideologiche, poetiche, perconfrontare il passato con ilpresente cogliendone la con-tinuità. . . per nutrire le no-stre menti senza il rischio diingrassare. (G)

6. Che libro sta leggendo attual-mente?

Sto rileggendo un romanzo cheho consigliato ai miei simpati-ci alunni di III E, Nati due voltedi Giuseppe Pontiggia, sul rap-porto di un padre con il figliodisabile. (F)

I colori della letteraturaPioggia d’estate (2)

di Daph

Hmm. . . Chi non ha mai aspetta-to che il tempo cancellasse i suoi

sbagli o quantomeno che li sistemasseun pochino? Chi non ha mai lasciatoqualcosa al caso pensando di trovarele parole adatte nel momento giusto?Chi non ha mai sperato che il tempobastasse per dimenticare o che avesseil potere di rimarginare le ferite? Chinon ha mai desiderato che la pioggiasi fermasse? Sí, intendo quella piog-gia d’estate, che tutti odiano perchéimpedisce di “divertirsi”. Quella stes-sa pioggia che poche persone adoranoper il suo odore particolare e soprat-tutto per il rumore che provoca nelcadere? Nonostante ci comportiamoallo stesso modo, le cose piú impor-tanti della nostra vita, che ci rendo-no davvero felici, le teniamo nascostein un posticino del nostro cuore, lon-tane da tutti, in modo che nessunoabbia la possibilità di portarcele via.Perciò, ogni giorno siamo costretti adindossare delle maschere che spessonascondono completamente ciò chenoi siamo realmente. Delle maschereche, invece di aiutarci, ci portano solo

a toccare il fondo. Delle maschere checi complicano la vita. Che ci confon-dono a tal punto da non sapere piúcosa desideriamo veramente.

“Ti amo. ” Due parole cosí sem-plici eppure cosí piene di significato.Una frase che va sussurrata come sefosse la password per accedere al no-stro cuore. Un verbo che può averesoltanto un tempo verbale: presente.

“Ti amo. ” Tutto ciò che riusciva aricordarsi a parte il fatto che era scap-pata via e che ancora non riuscivaa smettere di tremare. Stava rannic-chiata in un angolo della sua stanza,con la luce spenta, stringendo fortea sé un cuscino e pensando che fos-se l’unico modo per colmare quellasensazione di vuoto e per far scom-parire il dolore, la paura. Da quel-l’angolo poteva benissimo vedere laluna. Piena, incantevole, abbagliante,come nella sera in cui Clara scomparídefinitivamente dalla sua vita. Anzi,dalla loro. Ogni volta che la vede-va cosí splendente non poteva fare ameno di pensarci. Emma era sicurache, dovunque si trovasse, sua sorel-la potesse benissimo capirla, entrarenella sua mente e sapere cosa pen-

sasse o provasse senza che lei glielodovesse dire. Sí, è strano. Nonostantefosse consapevole del fatto che nonle rispondesse mai, continuava a ri-volgersi a lei come se fosse ancoraviva. La faceva sentire meno sola esperava che lei si prendesse cura difarle capire quale fosse la cosa giustada fare. La terrorizzava l’idea di sce-gliere e di sbagliare ancora. Anchein quell’istante, il suo desiderio piúgrande era quello di avere la confer-ma del fatto che stesse sulla stradagiusta. Tutto ciò che aveva fatto fino aquel momento le appariva totalmen-te sbagliato. Avrebbe dovuto sentirsiorgogliosa perché ormai aveva qua-si raggiunto ciò che si era proposta,ma era ciò che voleva veramente? Leconseguenze delle sue azioni stavanoper arrivare pian piano, proprio co-me una pioggia d’estate, una pioggiache aveva tutte le possibilità di trasfor-marsi in una tempesta e distruggeretutto, anche lei stessa. Ormai scap-pare e restare assumevano lo stessosignificato: era troppo tardi. Menomale che non c’è niente che sia persempre.

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la voce Numero 2 · Anno viii · Marzo 2011

Realtà e Narrazione

di Gaia =P

Strana cosa è la narrazione e tal-mente, straordinariamente vicina

alla realtà da sembrarne a volte lon-tanissima, tanto labili i confini tra ifatti e la narrazione dei fatti da poternon esistere o poter essere spostatiall’infinito senza coincidere mai.

Nella narrazione ognuno trova lasua verità e forse la verità intrinsecadi ogni racconto è sconosciuta persinoal narratore, che filtra i fatti veri e pro-pri attraverso l’esperienza, le parole,la memoria fino a far arrivare all’a-scoltatore o al lettore un messaggiomodificato, che cambia ancora filtratoattraverso l’esperienza, la memoria,l’immaginazione dello stesso.

Cosí ci immettiamo in una sortadi telefono senza fili in cui la realtàsemplicemente prende la forma di chila racconta.

Posto questo, può dirsi che ciò chesi racconta è reale? No, direte voi,sembra abbastanza semplice in primabattuta: non esisterebbero le bugie,né i racconti fantasy o gli horror, tan-tomeno la favolistica! Ma chi ha dettoche le bugie, i racconti fantasy, glihorror, la favolistica non siano altro

che prospettive differenti in vista diuna stessa unica realtà ed è poi co-sí scontato che ne esista una stessa eunica?

Ogni racconto è espressione di unvissuto, di un’esperienza o quantome-no di un’immaginazione forgiata dal-la vita di chi la racconta ed è per que-sto che altro non può essere se nonrealtà, una realtà criptata, forse, na-scosta dietro una parvenza di fantasia,ma comunque realtà.

Se, come abbiamo detto, tutto ciòche si racconta è in un modo o nell’al-tro reale, viene da chiedersi se ciò chenon si racconta possa esulare dallarealtà o meno, se possa essere che deifatti non raccontati automaticamentenon esistano, intendendo per esisten-za la percezione da parte nostra deifatti.

A testimonianza immediata delfatto che se non se ne parla, nienteesista, ci sono la televisione, i gior-nali, internet: niente fa scandalo senon trasmesso e ripetuto piú volte,niente fa notizia se non ci si costrui-sce sopra una storia, niente interessase non si racconta a tali e tante vocida destare la curiosità del pubblico.

In un mondo fatto di notizie, doveil racconto ha paradossalmente persotanta importanza da acquisirne, tuttala nostra vita gira in un ingranaggiodi racconti.

Pensate alle notizie dei telegiorna-li, pensate a come vengono racconta-te, a come vengono ripetute, a come,se non le avessimo mai ascoltate, pernoi non esisterebbero ed è facile veri-ficare quanto importante sia l’aspettonarrativo della realtà.

Ci sono facce, casi, vicende di cuinon avremmo saputo niente, che pernoi non sarebbero esistiti, appunto,se non ce li avessero raccontati e nelripeterceli, inconsciamente, è nata innoi una sete inevitabile di particola-ri, di tasselli, di indizi ed è propriosu questa sete che si giocano le sortidell’audience.

In sintesi la narrazione è l’espres-sione piú naturale della realtà ela realtà stessa è tale perché vienenarrata, trasmessa.

A questo punto dobbiamo metter-ci in guardia da due unici pericoli:le realtà che non esistono e le inesi-stenze che vogliono per forza farcipassare per realtà.

TV e spettacoliLife in a Day

di Alice Francioni

Vi siete mai chiesti cosa stesserofacendo le persone dall’altro lato

del mondo in quello stesso istante? Iosí, e probabilmente anche Ridley Scott(Blade Runner, Robin Hood) e KevinMacDonald (Un giorno a settembre,L’ultimo re di Scozia), rispettivamen-te produttore e regista di “Life in aday”, progetto lanciato nel luglio 2010

mediante il quale i due hanno avu-to l’idea di creare un documentariounendo le testimonianze di venti per-sone provenienti da varie parti delmondo .

Scott e MacDonald hanno chiestoagli utenti youtube di caricare un vi-deo girato il 24 luglio 2010 nel qua-

le si “raccontava” la vita sulla Terra,spronandoli con un fantastico trailerlanciato il 6 luglio accompagnato dal-lo spot: “Life in a day. The story of asingle day in the Earth”.

Il film inizia con la ripresa del-la luna nella notte tra il 23 e il 24

luglio continuando poi con scene divita quotidiana selezionate proprioper raccontare come in questo enor-me globo ogni giorno tutti noi svol-giamo le stesse attività. Come han-no dichiarato gli autori stessi: “LaTerra, 24 ore, 6 miliardi di prospet-tive, un esperimento unico di socialfilm-making”.

Una funzione fondamentale all’in-terno della produzione, ovviamente

è svolta dalla musica. Essa è statacomposta dal musicista sperimenta-le Matthew Herbert, anch’egli aiutatodalla community mondiale, tramiteregistrazioni di vari suoni come adesempio un respiro o un clacson.

Certo, il team di editor seleziona-to dallo stesso regista ha avuto unbel po’ da fare dovendo scegliere tra80.000 video inviati da ben 197 paesi.Tuttavia sono riusciti nel loro scopopoiché “Life in a day” ha riscosso mol-to successo al celebre Sundace FilmFestival, dove è stato presentato inanteprima lo scorso 27 gennaio.

Ora non ci resta che aspettare l’u-scita al cinema, che probabilmenteavverrà durante il 2011.

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Page 17: La Voce - marzo 2011

TEXnologia Numero 2 · Anno viii · Marzo 2011

TV Show Guide for Dummies (Vol. 2)

di Frikky

Hello readers e ben ritrovati suqueste pagine per il nostro perio-

dico appuntamento con il mondo deitelefilm! In questo numero voglio pro-porvi un nuovo show divertente edentusiasmante pronto ad annientarequalunque attacco di noia! ;)

Castle è un telefilm comico e, allostesso tempo, ricco d’azione. RichardCastle, il protagonista, è uno scrittoredi gialli di successo che, nel suo ulti-mo best seller, ha ucciso il detectiveche lo ha reso famoso. Proprio duran-te il party di lancio di quest’ultimo ca-polavoro, è convocato al commissaria-to dal detective della sezione omicidiKate Beckett per essere interrogato sualcuni delitti avvenuti imitando quellidescritti da Castle nei suoi libri. Af-fascinato dalla vicenda, intrigato daBeckett e alla ricerca di un nuovo eroeper i suoi romanzi, lo scrittore segueKate in questa indagine, sulle traccedel colpevole. La personalità allegra

e gioviale di Richard lo rende subitobenaccetto tra i membri del distret-to, tranne che a Beckett che lo trovainvadente e viziato. Trovato il colpe-vole, Castle, vista la sua amicizia conil sindaco, un grande appassionatodei suoi libri, riceve da lui il permes-so di seguire Kate nelle sue indaginiin modo da poter fare ricerche sullasua nuova protagonista: un commis-sario di polizia ispirato proprio a lei.Pian piano Beckett e Castle diventanouna coppia affiatata, insuperabile nelrisolvere omicidi, infatti tutte le ricer-che svolte per scrivere i suoi romanzirendono Richard un abile investiga-tore ma, allo stesso tempo, proprioperché non è un poliziotto, Castle haun modo di pensare che è fuori da-gli schemi e che è molto spesso lachiave per risolvere anche i gialli piúintricati.

Ciò che rende questo show un mu-st però sono le dinamiche, spesso co-miche, tra i personaggi. In primis

quella tra Beckett e Castle, seguita daquella con gli altri due membri dellasquadra omicidi, i detective Ryan edEsposito, personaggi che ben prestodiventeranno amici dello scrittore e,infine, quella tra Castle e la sua fami-glia composta da una madre un po’eccentrica, una figlia dolce e diligentee due ex mogli che talvolta tornano asconvolgere la situazione.

Insomma questi 40 minuti di showsono un mix esplosivo di risate, inse-guimenti, misteri e interrogatori chevi farà rimanere incollati alla sedia (oal divano! xD)!

La serie è attualmente alla dicias-settesima puntata della terza serie edè già stata rinnovata per una quarta.

Trivia: prima di trovare la giustaattrice che interpretasse il personag-gio di Beckett, l’attore Nathan Fillion,già scritturato per il ruolo di Castle,ha dovuto provare con ben 125 attrici!Ma vi posso assicurare che ne è valsala pena! ;)

TEXnologiaMondo virtuale e ragazzi

di Annalisa Galzio

Qualche mese fa ho trovato sulgiornale una notizia interessan-

te: in Cina da qualche tempo sonostati istituiti dei veri e propri “cen-tri di riabilitazione” per coloro chepassano troppo tempo a contatto convideogiochi e giochi virtuali, o anchesolo con la rete Internet e il computerin generale. Nello Stato cinese questasingolare “malattia”, se cosí vogliamochiamarla, prende il nome di VirtualAddiction Disorder, e coinvolge un’al-tissima percentuale di persone. Nelsistema vitale tecnologico ed evolu-to che ormai ci circonda possiamo ri-scontrare due diversi universi: uno èquello reale, quello in cui ci sveglia-mo tutte le mattine, beviamo un caffèe usciamo di corsa per non perdereil tram e arrivare puntuali a lavoro

o a scuola; l’altro è quello “virtua-le” che si svolge interamente dietrolo schermo del nostro computer, edè popolatissimo! Ebbene, i cosiddetti“malati di VAD” invertono i due uni-versi: passano talmente tanto tempodavanti allo schermo a muovere per-sonaggi immaginari in ambientazionifantastiche, che finiscono per crearsiuna vita parallela sul “pianeta dellatecnologia”, perdendo ogni tipo di in-teresse reale. Prendendo l’esempiodei giochi virtuali in rete: ho trovatoun’intervista ad un uomo frequentan-te uno dei centri di riabilitazione inCina; Questi rivelava di aver lasciatoil lavoro, la moglie e i figli, e di essersicreato attraverso un gioco in rete una“famiglia”, con tanto di matrinomiovirtuale e convenzioni sociali che ri-scontriamo anche nel mondo odierno

(quello reale però!). L’unica differen-za, è che questa sua nuova famigliaviveva in un ambiente popolato dacreature fantastiche, dietro uno scher-mo. Una vera e propria droga, seconsideriamo che veniva raccontatoaddirittura che i pazienti scappasse-ro dai centri riabilitativi per recarsiall’Internet Point piú vicino. Credo,personalmente, che questo sia ancheun esempio di come sia cambiato (tal-volta anche in peggio) il mondo. Finoa qualche anno fa, nessuno avrebbedetto che Computer e simili sarebberodiventati i migliori amici dell’uomo.

In un mondo REALE fatto di si-mulazioni, contraddizioni e falsità,c’è anche chi ha voluto catapultarsiin un mondo immaginario, le cui re-gole sono stabilite dalla tastiera delcomputer.

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la voce Numero 2 · Anno viii · Marzo 2011

gl

or

ia

pl

eb

an

i

Appendice ai giochi

Quesito

6. Trova le parole che diano senso compiuto al-le seguenti lettere.

P OB ESS (. . . ) PO (. . . )T FOM AN

A cura di Francesca Di Marco

4 1 2 7 8 9

9 7 6 8 5

8

8 6

7 4 1

3 4

2

5 6 2 1 7

7 3 9 6 4 8

ig

or

["aIg

O:*]

2 6 3

6 9 4

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6 7 2 1

3 9 2 7 4 5

1 5 3 2

7 8

7 5 8

9 5 2ig

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O:*]

1 8

6 2 9 7

9 1 5 4

2 6

7 6 1 4 5 3

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6 2 4 9

9 3 4 2

5 6

ig

or

["aIg

O:*]

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Enigmistica Numero 2 · Anno viii · Marzo 2011

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14

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33 34

35 36 37 38 39

40 41 42 43 44 45

46 47 48 49 50 51 52 53 54

55 56 57 58 59 60 61

62 63 64

mir

ia

mp

ist

oc

ch

ie

ig

or

ORIZZONTALI: 2. Sono in cima al duomo - 6. La Tigre di Cremona - 10. Il cavallo alato della mitologia greca - 15. Arrischia -17. Yoko, moglie di John Lennon - 19. Lo dice chi ignora (due parole) - 21. Il “name” per fare il login - 22. Casa automobilisticanipponica nota per i suoi fuoristrada - 25. Il simbolo del Tallio - 26. Estirpati - 28. Cornelio, l’ultimo imperatore romano legittimod’Occidente - 29. Decorazione, orpello - 32. Il contrario. . . di arare - 33. LA FRASE SEGRETA - 35. ****-sur-Erdre, comune francesenel dipartimento della Loira Atlantica nella regione della Loira - 36. Bramato, aspirato - 37. Il nome di Teocoli - 40. Presto ininglese - 43. Particella pronominale - 44. Due atomi di argo - 45. Programma di musica live su mtv - 46. Famiglia di sistemioperativi Microsoft per un’utenza aziendale - 48. Negazione - 49. È a suffragio universale in Italia - 53. Fragranze - 55. Lefesteggiano i coniugi dopo i 50 anni (tre parole) - 58. Ampio - 61. Elettronvolt - 62. In quantità - 63. Malattia del sangue - 64. Sipuò dire della semola (agg.)VERTICALI: 1. Lo stracchino più famoso - 2. Nino Formicola - 3. Riconoscenti - 4. Uno di noi due - 5. Anagramma di Ernest -7. Imbatti - 8. Alla fine dell’arcobaleno - 9. Piccolo stato tra Francia e Spagna - 10. Principale causa, ma non unica, di esclusionesociale o emarginazione - 11. L’arcipelago di Aleksandr Solženicyn - 12. Immateriale, non concreto - 13. Città portoghese situatanel distretto di Guarda - 14. Al centro di ogni coro - 16. Scarto della lavorazione del formaggio - 18. Comune prefisso linguisticoindicante “poco” - 20. Simbolo chimico del silicio - 23. Consistenza - 24. Paese tra Cina e India - 27. It was high time (in italiano,due parole) - 30. È obbligatorio per i ciclomotori - 31. Donna al servizio di Pilaf nell’universo immaginario di Dragon Ball -34. Quella militare si esibisce il 2 giugno - 41. Terre rare inglesi - 42. Nome di Le Roux, ex calciatore francese che giocava nelruolo di difensore - 47. Anche in inglese - 50. Nella mitologia greca erano sorelle delle Moire e rappresentavano le stagioni - 51. Ilvero nome proprio di Lord Voldemort - 52. Articolo determinativo - 54. Studente di Hogwarts e migliore amico di Harry Potter -56. Stettimo (Polonia) - 57. Unità di Massa Atomica - 58. L’unità di misura della potenza apparente in un sistema in correntealternata (abbreviazione) - 59. Scuderia Ferrari - 60. Operatore logico dell’Algebra di Boole -

Quesiti

1. Completa la serie con il numero mancante.

1 2 5 26 . . .

2. Quale numero completa il quadrato?

3 13 2

2 ? 1

4 25 3

3. Trova una parola che unita alle lettere fuori dalle parentesi ne formialtre due.

CON (. . . ) RE

4. Giorgio ha tanti fratelli quante sorelle e una sua sorella ha il doppiodi fratelli che di sorelle. Quanti sono in tutto?

A cura di Francesca Di Marco

8rZbZ0Z0l7opj0ZNZ06napo0ZpZ5Z0Z0Z0Z040Z0O0A0Z3Z0Z0Z0O02POPZ0Z0O1S0Z0S0J0

a b c d e f g h

ww

w.k

id

ch

ess.c

om

[c2

4]

5. Il bianco matta in 2 mosse.

Le soluzioni sono a pag. 10.

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