la voce di mosÈ marcia. un’omelia del vescovo di...
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© Tutti i diritti di questo testo appartengono alla Diocesi di Nuoro. Questo testo è un documento pubblicato sul sito ufficiale della Diocesi di Nuoro [vedere QUI], dal quale la Redazione dell’Isola di Patmos lo ha ripre-so e riportato previa indicazione di tutti i riferimenti. Le immagini del Vescovo di Nuoro inserite nel testo
sono tutte immagini pubbliche.
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LA VOCE DI MOSÈ MARCIA. UN’OMELIA DEL VESCOVO DI NUORO DEGNA DI RIFLESSIONE: «IL SIGNORE È DAVVERO IL MIO
REDENTORE ?»
Dio non creò né lo Stato, né la politica, né la Chiesa, né il clero, ma creò la fami-glia! «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e
femmina li creò» [cf. Gen 1, 27]
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Autore Ariel S. Levi di Gualdo
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Negli ultimi tempi i Padri dell’Isola di Patmos hanno avuto modo di intervenire su fatti
spiacevoli e figure non sempre felici, dall’improvvida trovata del Vescovo di Asti che nel
giorno della solennità dell’assunzione al cielo di Maria Santissima chiama un Imam a par-
lare nella sua chiesa cattedrale durante la celebrazione del Sacrificio Eucaristico [cf. QUI,
QUI], sino alle ultime eresie propinate dal Signor Laico Enzo Bianchi, auto-elettosi priore
di se stesso, al quale si seguita a concedere come vetrina per la diffusione dei suoi clamo-
rosi errori dottrinari il quotidiano dei Vescovi italiani e l’Organo ufficiale della Santa Se-
de [cf. Giovanni Cavalcoli, OP QUI, Ariel S. Levi di Gualdo, QUI]; il tutto nel pavido silenzio
dei Vescovi e dei teologi, lanciatisi da tempo — forse per quieto vivere? — nell’accidioso
“peccato di omissione”. In uno di questi nostri articoli è stata lamentata la «giornaliera
gara episcopale a chi la combina ed a chi la spara più grossa, nel corso di quelle che, più
che le Olimpiadi Clericali dell’Eccesso, hanno ormai i veri e propri connotati delle Olim-
piadi Clericali del Cesso» [cf. QUI].
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In questo clima di crisi ecclesiale e di inarrestabile decadenza, un’omelia come quella
pronunciata di recente da S.E. Mons. Mosè Marcia, Vescovo di Nuoro, per la festa del San-
tissimo Redentore, cade come rugiada sul vello. Per questo la segnaliamo ai nostri Letto-
ri, non ultimo per sottolineare con essa che non tutto è perduto, anche perché — ricor-
diamo — la Speranza è una delle tre virtù teologali, posta nel mezzo tra la Fede e la Carità
[cf. I Cor, 13]. Se infatti nella sede metropolitana cagliaritana siede in cattedra l’iper-
rahneriano S.E. Mons. Arrigo Miglio, diletta creatura dell’emerito Vescovo di Ivrea Luigi
Bettazzi, nella diocesi suffraganea nuorese siede in cattedra un maestro della sana dot-
trina cattolica e un Pastore di anime che riesce a incarnare il monito: « Sia invece il vo-
stro parlare sì, sì ; no, no ; il di più viene dal maligno » [cf. Mt 5, 21-37]. È in questo che
consiste quella virtù teologale della Speranza, che da sempre va ben al di là del chilome-
tro e anche del miglio, secondo la verità di fede annunciata dal Redentore al Beato Apo-
stolo Pietro «… e le porte degli inferi non prevarranno su di essa» [cf. Mt 16, 18], vale a
dire che sulla Santa Chiesa di Cristo non prevarranno, alla fine, né il modernismo né il
rahnerismo.
Ariel S. Levi di Gualdo, dall’Isola di Patmos; 2 settembre 2016
Testo dell’omelia di S.E. Mons. Mosè Marcia, Vescovo di Nuoro
nella festa del Santissimo Redentore
.
Abbiamo davanti a noi due date, 1901-2016.
1901, apertura nuovo secolo, Papa Leone XIII, il Papa
della Rerum novarum, indìce un anno Giubilare dedicato
a Gesù Cristo Dio, nostro Redentore! 2016, altro Giubi-
leo indetto da Papa Francesco dedicato a Gesù Cristo,
immagine della Misericordia del Padre. Due date, due
anni giubilari, ambedue dedicati all’infinito amore di Dio
per noi.
Il primo pone l’accento sull’evento, liberamente vo-
luto dal Cristo, per noi empi, ancora empi, con la sua Foto di repertorio – S.E. Mons.
Mosè Marcia, Vescovo di Nuoro
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morte in croce, dandoci la Redenzione, la liberazione dal peccato e la salvezza! Abbiamo
appena ascoltato Paolo che, scrivendo ai Romani, afferma: «In questo Dio dimostra il
suo amore verso di noi perché mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per
noi». [cf. Rm 5,5-11]. È giusto per noi oggi fare festa e nel contempo «ci gloriamo pure
in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, dal quale ora abbiamo ottenuto la ri-
conciliazione».
Il secondo Giubileo, quello della Misericordia, [Miseri-cordia = Il Cuore, L’Amore
rivolto alla Miseria] che viviamo noi oggi, dopo poco più di un secolo, ci richiama a con-
templare ancora l’amore di Dio che si china, con la Sua infinita pazienza, sulle nostre
miserie, e ci spinge ad essere degni suoi figli, misericordiosi come lui, nostro Padre, a-
mando e riscattando gli altri dalla propria miseria: «Siate misericordiosi come è miseri-
cordioso il Padre vostro» [ cf. Lc 6, 36].
Potremo mai gustare il Suo amore infinito, la Sua
eterna misericordia, se non avvertiamo – ma perdonate-
mi – e non vogliamo ammettere la nostra o le nostre mi-
serie? Siamo malati di egoismo e individualismo esaspe-
rato. La nostra cultura ci ha abituati alla competizione: la
lotta per i primi posti, la ricerca del profitto, la concor-
renza fino ad eliminare chi è percepito come avversario,
la raccomandazione a scavalcare altri. La corruzione per
aggirare la legge, la furbizia per non pagare il dovuto e
tanti altri comportamenti simili ci sono proposti e diven-
tano con facilità i valori portanti del nostro vivere sociale.
Così possiamo contare 133 guerre dal 1900 ad oggi, 25
dal 2000 e di queste 17 ancora in atto. Solo nelle due
guerre mondiali, abbiamo contato 88.469.833 morti..
Il Redentore e il Suo Vangelo insegna tutt’altro,
proclama la vera rivoluzione alternativa alle nostre “mo-
de”: orgoglio e autosufficienza sono davanti a Lui nega-
zione della vera sapienza. Chi usa occhiali dalle lenti ros-
se, vedrà tutto rosso! Se il nostro metro di misura è il
Prodotto Interno Lordo, la ricchezza, il denaro, proprio
Foto di repertorio – S. E. Mons.
Mosè Marcia
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tornaconto, leggerà con questa ottica anche la distruzione e le morti che un terremoto
causa in pochi infiniti attimi! Invece quegli istanti di distruzione sono capaci di generare
tanta solidarietà e ci fanno riscoprire bisognosi l’uno dell’altro. «Amatevi come io ho a-
mato voi», insegna il Redentore! E non possono non farci riflettere sulla nostra precarie-
tà e incapacità di programmarci.
È questo egoismo, questa ricerca del proprio dio-denaro, dio-interesse, a spingerci nel
non rispettare il creato: «la nostra casa comune, la nostra sorella, con la quale
condividiamo l’esistenza, la nostra madre bella che ci accoglie tra le sue braccia» [cf.
Laudato Sii, 1]. «Questa sorella, continua Papa Francesco, protesta per il male che le
provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in
lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a
saccheggiarla». [cf. Laudato Sii, 2].
Fratelli, quanto sarebbe per noi deleterio, in-
qualificabilmente vergognoso e disumano, se ri-
spondesse a verità che la ricerca di gas o di petro-
lio nelle profondità della terra, fosse causa o anche
semplicemente concausa dei terremoti! Non basta-
no 291 morti, ma neanche una sola vita stroncata
è mai barattabile con un “barile” di combustibile! .
Noi qui, a casa nostra, in Sardegna, non siamo
più innocenti delle grandi multinazionali, quando
con il fuoco, con gli incendi, distruggiamo migliaia
di ettari e condanniamo al rogo migliaia di animali,
esseri viventi che formano la nostra fauna! È solo
piromania da curare anche forzatamente, come
ogni altra malattia deleteria per la persona e per la
società, o è idolatria del nostro dio-interesse ? C’è
rispetto del creato o non forse ancora il culto al di-
o-denaro, con i suoi incomprensibili interessi, e i
Foto di repertorio – S.E. Mons.
Mosè Marcia
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nostri egoismi, con chissà anche quali sospettabili abusi di potere, quando si vuole cam-
biare la vocazione di una terra a scapito della piccola imprenditoria, familiari private, e a
favore di grandi potenze economiche, fossero anche pubbliche?
.È ancora il dio “Io”, l’egoismo, il culto
del dio-possesso, del dio-piacere a mina-
re e rovinare la famiglia, unica cellula so-
ciale che veramente forma, genera e
regge la società! Dimentichiamo troppo
spesso il passo della Genesi che racconta
la creazione! .
Dio non creò né lo Stato, né la poli-
tica, né la Chiesa, né il clero, ma creò
la famiglia! «Dio creò l’uomo a sua im-
magine; a immagine di Dio lo creò; ma-
schio e femmina li creò». [cf. Gen 1, 27].
Il Redentore ci ricorda che Dio è
Amore! Ma dov’è l’immagine di Dio-
Amore nella famiglia quando per un faz-
zoletto di terra frutto non del proprio lavoro personale, ma di eredità, si ammazza un
proprio fratello? O per un testamento, che mi esclude da un bene su cui forse non ho
alcun diritto, viene armata la mano omicida contro due della mia stessa famiglia? È a-
more o egoismo mascherato di finto amore, che per non soffrire io sopprimo mia madre
sofferente? È mai definibile amore il rapporto famigliare dei due coniugi che sfocia nella
violenza e nel femminicidio? Certo in un contesto del genere non ci colpiscono più i dati
riferiti dall’ISTAT come nel 2014 l’indice di separazione in Sardegna è stato di 309,4 ogni
1000 matrimoni, mentre vent’anni fa, nel 1995 era di soli 95,3! O forse ci meraviglia
tanto se in Sardegna, nella nostra isola, ancora dati dell’ISTAT, nel 2013 ben 2.070
donne hanno interrotto volontariamente la gravidanza, generando più di cinque aborti al
giorno?
Eppure il Redentore che festeggiamo ci insegna tutt’altro, sia sul valore della vi-
ta sia sul senso dello stesso dolore, Lui che volutamente si è fatto uomo nel grembo di
Foto di repertorio – S.E. Mons. Mosè Marcia
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una donna e patì la morte per la nostra salvezza! Credo che dovremo davvero festeggia-
re di più il nostro Redentore, non tanto con le sfilate che ci vedono ancora discordi e
capricciosi, quanto in una sana riflessione sui nostri comportamenti che non sempre
mostrano nel vissuto la nostra fede nel Cristo Morto e Risorto per noi! La Sua Misericor-
dia infinita, porta spalancata del Suo Amore senza limiti, attende da me, solo un atto di
fiducia, un atto di fede e di abbandono alla Sua Volontà, questo non vanifica la Sua
morte e lo rende mio Redentore.
Queste le riflessioni che mi venivano mentre benedicevo l’epigrafe che il comitato
“Ultima spiaggia” ha voluto collocare ai piedi del Redentore, ricordando le due date giu-
bilari: il Giubileo della Redenzione e il Giubileo della Misericordia. Credo che guardando
questa targa dobbiamo chiederci se il Signore è davvero il mio Redentore o lo sto cer-
cando altrove. Così la targa in bronzo ricorda le due date riportando quanto scrisse per
noi sardi il Papa Leone XIII:
« I Sardi dedicano a Gesù Cristo Dio per la
Sua Salvezza » (Jesu Christo Deo Restitutae
Per Ipsum Salutis Anno MCMI Sardi)
Leo P.P. XIII
e l’incipit della Bolla di indizione del Giubileo della Misericordia:
« Gesù Cristo è il volto della misericordia del
Padre» (Misericordiae Vultus Patris – Annus
Sanctus Misericordiae Extraordinarius –
Anno MMXVI) Franciscus
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Monte Ortobene, 29 agosto 2016
scudo episcopale del
Vescovo di Nuoro
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Al termine della Messa salutando il presidente Francesco Pigliaru, il Questore e i sin-
daci presenti, il Vescovo ha detto che in 5 anni ha celebrato 14 funerali per morti violen-
te. Quindi, ricordando la presenza dei bambini ai piedi dell’altare ha detto alle autorità:
«Questi bambini siano l’oggetto privilegiato della nostra attenzione, non vi ringrazio solo
per la vostra presenza ma per l’impegno per questi bambini e per una comunità che ha
bisogno del vostro aiuto per crescere. Date questo aiuto».
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Segnaliamo anche un’altra omelia, «IL CORAGGIO DELLA VERA LIBERTÀ»
che potete leggere cliccando
QUI