la tombola della legalità · la tavola imbandita. ... storie e giro d’affari criminali della...

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della criminalità organizzata. Infatti sono bersagliate dal racket con le richieste di denaro che comunemente viene definito pizzo. Ma cosa significa questa parola? In siciliano “pizzo” significa becco, chiedere il pizzo significa, quindi, voler bagnare il becco. Insomma, è come fare zuppetta: uno si prepara un bel piatto di tagliatelle al ragù e quando la pietanza è pronta in tavola, bella fumante e invitante, arriva il mafioso a fare zuppetta nel suo piatto. Antipatico, vero? Leonardo Sciascia ricostruisce l’origine del termine mafia. Riprende anche la teoria in merito all’introduzione del vocabolo nell’Isola ricondotta all’unificazione del “Re- gno d’Italia” espressa da Charles Heckethorn, ripresa poi dall’economista e sociologo Giuseppe Palomba: il termine “MAFIA” non sarebbe altro che l’acronimo delle parole «Mazzini Autorizza Furti Incendi Avvelenamenti». La salute. I bambini hanno diritto di godere del miglior stato di salute possibile (art. 24 della Convenzione Internazionale sui diritti dei fanciulli). Pungi siringa in punta di piedi Occhi ben chiusi così non la vedi Pugni ben stretti così non la senti Pungi che stringo i denti Bruno Tognolini, Fonte: Mondo fa rima con noi. I diritti di bambini e ragazzi per parole e immagini, a cura di Valter Baruzzi e Lucia Tringali, editrice La mandragora 2008. Il maestro elementare. La lotta alle mafie non può essere fatta solo da carabinieri e magistrati. Sono le persone comuni che hanno il potere di cambiare. Per questo è importante il lavoro che svolge la scuola nella formazione della coscienza civile dei giovani. Come disse Gesualdo Bufalino, insegnante e scrittore sici- liano: “Per sconfiggere la mafia è necessario un esercito…sì: di maestri di scuola elementare”. Fonte: Le mafie in Emilia Romagna - aggiornato al 14-05- 2012. Dossier preparato dagli studenti delle Facoltà di Scienze Politiche e Giurisprudenza dell’Alma Mater Stu- diorum, a conclusione del 2° Laboratorio di giornalismo antimafia nel corso di “Mafie e Antimafia”. La Formula. La formula matematica della mafia si può rappresentare così: violenza + corruzione + disagio sociale – servizi – istruzione – diritti – lavoro – legalità = mafia Fonte: Relazione sulla camorra approvata dalla Commissio- ne Parlamentare Antimafia il 21-12-1993. 1976 è l’anno in cui Peppino Impastato (ragazzo appar - tenente a una famiglia strettamente collegata alla mafia, che andò contro ai suoi parenti per la lotta contro la mafia) fondò il gruppo giovanile “musica e cultura”. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: eroi per il 77% dei giovani. È questo il risultato di un’indagine condotta da Studenti.it tra i suoi utenti. Nel 1978 Giovanni Falcone, magistrato ucciso dalla mafia, ottenne il trasferimento all’ufficio Istruzione di Pa- lermo. Il bicchiere. Diritto alla vita, diritto al nome diritto ad esprimere la nostra opinione diritto a esser liberi e mai sfruttati diritto al rispetto, mai offesi o umiliati. Diritti che vegliano la storia di ognuno e che preferenze non fanno a nessuno. Violarli vuol dire tradire davvero il patto che lega un popolo intero. Un patto viene dai nonni coraggio che hanno lottato per farcene omaggio. Anche tu hai il compito di far da guardiano perché questo bene non ci sfugga di mano. Se chiami un diritto risponde un dovere chi ha sete beva ma lavi il bicchiere così chi vien dopo ha il bicchiere pulito. Diritto e dovere... non so se hai capito! Fonte: Anna Sarfatti – La Costituzione raccontata ai bambini, Mondadori, 2006. La bocca. La mafia come una bocca vorace fagocita ogni anno miliardi di euro sottratti allo stato ed al bene comune. La giustizia. “Giustizia significa ricerca della verità senza fare sconti a nes- suno. Non indignazioni momentanee, ma un impegno solido e continuo. Perciò mi sento di far parte di questa ‘Carovana della pace’ che chiede a ciascuno di mettersi in gioco, di assumersi nuove responsabilità, di dire no a una visione del mondo fonda- ta sull’idolatria del denaro e del potere”. Don Luigi Ciotti, fondatore di Liberamente. Fonte: Mafia cartoon, Libera, 2006. La tavola imbandita. Oggi lo chef Gianfranco Vissani consiglia: Gambero in crosta di capelli d’angelo, su patate e bisque, ristret- to di primitivo e miele al timo, Maialino al forno laccato al latte con mattonella di patate, Mousse di cioccolato con ciliegina allo cherry. Succede all’Antica Masseria dell’Alta Murgia, in Puglia, tra- sformata oggi in un ristorante di gran classe, ma fino a po- chi anni fa gestita dalla criminalità organizzata. È uno dei 12.946 beni confiscati dallo Stato alle mafie, dal 2010 ad oggi. Fonte: sito internet dell’ANBSC (Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la Destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata). Basta! È arrivato il momento di dire a voce alta: ‘basta’ a chiunque opprime l’uomo ed ogni altro essere del Creatore; ‘basta’ a che la parte ricca del mondo per mangiare affama la povera; ‘basta’ con le multinazionali che violano le più elementari regole del diritto; ‘basta’ con una guerra all’anno; ‘basta’ con i campi di concentramento; ‘basta’ con le bidonville; ‘basta’ con le dittature; ‘basta’ con la mafia. Riscopriamo i valori fondanti dell’uomo”, Antonino Caponnetto, capo del pool antimafia. Fonte: Mafia cartoon, Libera, 2006. La chiesa. Molti uomini di chiesa sono impegnati quotidianamente nella lotta alle mafie. Ricordiamo due sacerdoti che ne furono vittime: don Giu- seppe Diana, assassinato il 19 marzo 1994 nella sagrestia della sua chiesa a Casal di Principe mentre si accingeva a celebrare la santa messa, e don Pino Puglisi, ucciso il 15 settembre 1993 dalla mafia, davanti al portone di casa. Il cittadino. “Se molti sono morti è perché noi tutti non siamo stati vivi: non abbiamo vigilato, non ci siamo scandalizzati dell’ingiustizia; non lo abbiamo fatto, non lo abbiamo fatto abbastanza, nella pro- fessione, nella vita civile, in quella politica, religiosa”, Giancarlo Caselli, magistrato. La bottega. “Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”. Sui muri di alcune città siciliane e sulle vetrine di alcuni ne- gozi, cominciò a comparire un adesivo. Con questo slogan alcuni ragazzi avevano deciso di ribellar - si al racket delle estorsioni. Gli imprenditori hanno impa- rato proprio da questi ragazzi che la mafia va combattuta e denunciata. E hanno preso da loro il coraggio di ribellarsi. Così è nato il Comitato Addio Pizzo, grazie al quale com- mercianti e imprenditori hanno detto no alla prepotenza della mafia. Fonte: www.addiopizzo.org. Il pidocchio. Il pidocchio è un insetto di 2-4 millimetri, che vive e si ri- produce esclusivamente sulla testa dell’uomo e si nutre del suo sangue. La femmina deposita fino a 10 uova al giorno e la riproduzione è rapidissima. Allo stesso modo le mafie si nutrono del sangue, della linfa vitale della società civile. Come un vero parassita, la mafia vive totalmente a spese degli altri e, come i parassiti, partendo da una società sana, la trasforma in una società malata fino ad annientarla e a distruggerla. Oggi la scienza ci ha insegnato come fare a debellare questi antipatici animaletti dalle nostre teste, riusciremo a fare lo stesso con le mafie? Sono i clan presenti nella Regione Lazio di cui 35 appartenenti alla , ndrangheta, 29 alla camorra, 16 a Cosa nostra, due alla Sacra corona unita, sei sono ‘’locali’’ o ter - ritoriali. Fonte: Rapporto “Mafie nel Lazio”, realizzato dall’Osserva- torio per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio in collaborazione con la Fondazione Libera Informazione. 26 gennaio 1989, Bassano del Grappa. Il giudice Borsel- lino incontra gli studenti dell’Istituto professionale di Stato per il commercio Remondini e affronta tutti i temi fonda- mentali dalla mafia alla legalità. La paura. Ma di che cosa ha paura la mafia ? La mafia ha paura dei diritti, perché dove i diritti vengono riconosciuti ed esercitati dai cittadini non c’è spazio per il favore e per il ricatto, di cui la mafia si alimenta. La mafia ha paura delle libertà civili, perché le elimina do- vunque si diffonda. La mafia ha paura della cultura, perché prospera nell’igno- ranza e nella disperazione sociale, in tutti quei luoghi in cui i giovani non hanno prospettive per il futuro. La mafia ha paura delle amministrazioni pubbliche che funzionano perché grazie alla fragilità istituzionale riesce a manovrare a suo piacimento amministratori, burocrati e spesa pubblica. La mafia ha paura dell’educazione alla legalità, perché si dif- fonde nei territori dove manca una solida coscienza civile. Fonte: Relazione sulla camorra approvata dalla commissio- ne parlamentare antimafia il 21 dicembre 1993. LA TOMBOLA DELLA LEGALITÀ La tombola è stata ideata dagli alunni della classe 2A dell’I.C. Cassani Lusvardi di Monte San Pietro nell’anno scolastico 2012-2013 nell’ambito del progetto “Parole sparate alla mafia” collaborando con la dott.ssa Maria Consiglia Maglione, con la dott.ssa Annacarlotta Degli Esposti e con la prof.ssa Giovanna Pace. GRAZIE A

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Page 1: La tomboLa deLLa LegaLità · La tavola imbandita. ... storie e giro d’affari criminali della “terza impresa” italiana, Libera, 2012. lo stato siamo noi cittadiniIl 9 maggio

della criminalità organizzata.Infatti sono bersagliate dal racket con le richieste di denaro che comunemente viene definito pizzo.Ma cosa significa questa parola?In siciliano “pizzo” significa becco, chiedere il pizzo significa, quindi, voler bagnare il becco.Insomma, è come fare zuppetta: uno si prepara un bel piatto di tagliatelle al ragù e quando la pietanza è pronta in tavola, bella fumante e invitante, arriva il mafioso a fare zuppetta nel suo piatto. Antipatico, vero?

Leonardo Sciascia ricostruisce l’origine del termine mafia. Riprende anche la teoria in merito all’introduzione del vocabolo nell’Isola ricondotta all’unificazione del “Re-gno d’Italia” espressa da Charles Heckethorn, ripresa poi dall’economista e sociologo Giuseppe Palomba: il termine “MAFIA” non sarebbe altro che l’acronimo delle parole «Mazzini Autorizza Furti Incendi Avvelenamenti».

La salute.I bambini hanno diritto di godere del miglior stato di salute possibile (art. 24 della Convenzione Internazionale sui diritti dei fanciulli).

Pungi siringa in punta di piediOcchi ben chiusi così non la vediPugni ben stretti così non la sentiPungi che stringo i denti

Bruno Tognolini, Fonte: Mondo fa rima con noi. I diritti di bambini e ragazzi per parole e immagini, a cura di Valter Baruzzi e Lucia Tringali, editrice La mandragora 2008.

Il maestro elementare.La lotta alle mafie non può essere fatta solo da carabinieri e magistrati. Sono le persone comuni che hanno il potere di cambiare. Per questo è importante il lavoro che svolge la scuola nella formazione della coscienza civile dei giovani.Come disse Gesualdo Bufalino, insegnante e scrittore sici-liano: “Per sconfiggere la mafia è necessario un esercito…sì: di maestri di scuola elementare”.Fonte: Le mafie in Emilia Romagna - aggiornato al 14-05-2012. Dossier preparato dagli studenti delle Facoltà di Scienze Politiche e Giurisprudenza dell’Alma Mater Stu-diorum, a conclusione del 2° Laboratorio di giornalismo antimafia nel corso di “Mafie e Antimafia”.

La Formula.La formula matematica della mafia si può rappresentare così: violenza + corruzione + disagio sociale – servizi – istruzione – diritti – lavoro – legalità = mafiaFonte: Relazione sulla camorra approvata dalla Commissio-ne Parlamentare Antimafia il 21-12-1993.

1976 è l’anno in cui Peppino Impastato (ragazzo appar-tenente a una famiglia strettamente collegata alla mafia, che andò contro ai suoi parenti per la lotta contro la mafia) fondò il gruppo giovanile “musica e cultura”.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: eroi per il 77% dei giovani. è questo il risultato di un’indagine condotta da Studenti.it tra i suoi utenti.

Nel 1978 Giovanni Falcone, magistrato ucciso dalla mafia, ottenne il trasferimento all’ufficio Istruzione di Pa-lermo.

Il bicchiere.

Diritto alla vita, diritto al nomediritto ad esprimere la nostra opinionediritto a esser liberi e mai sfruttatidiritto al rispetto, mai offesi o umiliati. Diritti che vegliano la storia di ognunoe che preferenze non fanno a nessuno.Violarli vuol dire tradire davveroil patto che lega un popolo intero. Un patto viene dai nonni coraggioche hanno lottato per farcene omaggio.Anche tu hai il compito di far da guardianoperché questo bene non ci sfugga di mano. Se chiami un diritto risponde un doverechi ha sete beva ma lavi il bicchierecosì chi vien dopo ha il bicchiere pulito.Diritto e dovere... non so se hai capito!

Fonte: Anna Sarfatti – La Costituzione raccontata ai bambini, Mondadori, 2006.

La bocca.La mafia come una bocca vorace fagocita ogni anno miliardi di euro sottratti allo stato ed al bene comune.

La giustizia.“Giustizia significa ricerca della verità senza fare sconti a nes-suno. Non indignazioni momentanee, ma un impegno solido e continuo. Perciò mi sento di far parte di questa ‘Carovana della pace’ che chiede a ciascuno di mettersi in gioco, di assumersi nuove responsabilità, di dire no a una visione del mondo fonda-ta sull’idolatria del denaro e del potere”.Don Luigi Ciotti, fondatore di Liberamente. Fonte: Mafia cartoon, Libera, 2006.

La tavola imbandita.Oggi lo chef Gianfranco Vissani consiglia:Gambero in crosta di capelli d’angelo, su patate e bisque, ristret-to di primitivo e miele al timo,Maialino al forno laccato al latte con mattonella di patate,Mousse di cioccolato con ciliegina allo cherry.Succede all’Antica Masseria dell’Alta Murgia, in Puglia, tra-sformata oggi in un ristorante di gran classe, ma fino a po-chi anni fa gestita dalla criminalità organizzata.è uno dei 12.946 beni confiscati dallo Stato alle mafie, dal 2010 ad oggi.Fonte: sito internet dell’ANBSC (Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la Destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata).

Basta!“è arrivato il momento di dire a voce alta: ‘basta’ a chiunque opprime l’uomo ed ogni altro essere del Creatore; ‘basta’ a che la parte ricca del mondo per mangiare affama la povera; ‘basta’ con le multinazionali che violano le più elementari regole del diritto; ‘basta’ con una guerra all’anno; ‘basta’ con i campi di concentramento; ‘basta’ con le bidonville; ‘basta’ con le dittature; ‘basta’ con la mafia. Riscopriamo i valori fondanti dell’uomo”,Antonino Caponnetto, capo del pool antimafia.Fonte: Mafia cartoon, Libera, 2006.

La chiesa.Molti uomini di chiesa sono impegnati quotidianamente nella lotta alle mafie.Ricordiamo due sacerdoti che ne furono vittime: don Giu-seppe Diana, assassinato il 19 marzo 1994 nella sagrestia della sua chiesa a Casal di Principe mentre si accingeva a celebrare la santa messa, e don Pino Puglisi, ucciso il 15 settembre 1993 dalla mafia, davanti al portone di casa.

Il cittadino.“Se molti sono morti è perché noi tutti non siamo stati vivi: non abbiamo vigilato, non ci siamo scandalizzati dell’ingiustizia; non lo abbiamo fatto, non lo abbiamo fatto abbastanza, nella pro-fessione, nella vita civile, in quella politica, religiosa”, Giancarlo Caselli, magistrato.

La bottega.“Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”.Sui muri di alcune città siciliane e sulle vetrine di alcuni ne-gozi, cominciò a comparire un adesivo.Con questo slogan alcuni ragazzi avevano deciso di ribellar-si al racket delle estorsioni. Gli imprenditori hanno impa-rato proprio da questi ragazzi che la mafia va combattuta e denunciata. E hanno preso da loro il coraggio di ribellarsi.Così è nato il Comitato Addio Pizzo, grazie al quale com-mercianti e imprenditori hanno detto no alla prepotenza della mafia.Fonte: www.addiopizzo.org.

Il pidocchio.Il pidocchio è un insetto di 2-4 millimetri, che vive e si ri-produce esclusivamente sulla testa dell’uomo e si nutre del suo sangue. La femmina deposita fino a 10 uova al giorno e la riproduzione è rapidissima. Allo stesso modo le mafie si nutrono del sangue, della linfa vitale della società civile.Come un vero parassita, la mafia vive totalmente a spese degli altri e, come i parassiti, partendo da una società sana, la trasforma in una società malata fino ad annientarla e a distruggerla.Oggi la scienza ci ha insegnato come fare a debellare questi antipatici animaletti dalle nostre teste, riusciremo a fare lo stesso con le mafie?

Sono i clan presenti nella Regione Lazio di cui 35 appartenenti alla ,ndrangheta, 29 alla camorra, 16 a Cosa

nostra, due alla Sacra corona unita, sei sono ‘’locali’’ o ter-ritoriali. Fonte: Rapporto “Mafie nel Lazio”, realizzato dall’Osserva-torio per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio in collaborazione con la Fondazione Libera Informazione.

26 gennaio 1989, Bassano del Grappa. Il giudice Borsel-lino incontra gli studenti dell’Istituto professionale di Stato per il commercio Remondini e affronta tutti i temi fonda-mentali dalla mafia alla legalità.

La paura.Ma di che cosa ha paura la mafia ?La mafia ha paura dei diritti, perché dove i diritti vengono riconosciuti ed esercitati dai cittadini non c’è spazio per il favore e per il ricatto, di cui la mafia si alimenta.La mafia ha paura delle libertà civili, perché le elimina do-vunque si diffonda.La mafia ha paura della cultura, perché prospera nell’igno-ranza e nella disperazione sociale, in tutti quei luoghi in cui i giovani non hanno prospettive per il futuro.La mafia ha paura delle amministrazioni pubbliche che funzionano perché grazie alla fragilità istituzionale riesce a manovrare a suo piacimento amministratori, burocrati e spesa pubblica.La mafia ha paura dell’educazione alla legalità, perché si dif-fonde nei territori dove manca una solida coscienza civile.Fonte: Relazione sulla camorra approvata dalla commissio-ne parlamentare antimafia il 21 dicembre 1993.

La tomboLa deLLa LegaLità

La tombola è stata ideata dagli alunni

della classe 2A dell’I.C. Cassani Lusvardi

di Monte San Pietro nell’anno scolastico

2012-2013 nell’ambito del progetto

“Parole sparate alla mafia” collaborando

con la dott.ssa Maria Consiglia Maglione,

con la dott.ssa Annacarlotta Degli Esposti

e con la prof.ssa Giovanna Pace.

grazie a

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Il lavoro.L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro.La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione (art. 1 della Costituzione).La Costituzione è la somma dei diritti e dei doveri per tutti i cittadini, che sono sovrani nel proprio paese.

Due sono i magistrati, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, entrambi nati a Palermo, che segnarono una svolta nella lotta contro la mafia.

Era il numero dei tre leggendari cavalieri - Osso, Mastrosso e Carcagnosso - che fondarono la mafia.

Sono gli agenti di scorta di Giovanni Falcone che si salvarono il 23 maggio 1992 nella strage di Capaci in Sicilia. I quattro agenti superstiti sono Giuseppe Costanza (autista di Falcone), Paolo Capuzza, Gaspare Cervello e Angelo Corbo.

Il 5 gennaio 1948 nasce Peppino Impastato, che si ri-bellò alla propria famiglia per denunciare gli illeciti mafiosi commessi a Cinisi.

Sono le vittime della strage di via D’Amelio, a Palermo, dove morì Paolo Borsellino (magistrato impegnato nella lotta antimafia).

I giovani.Il 16 ottobre 2005 a Locri (RC), fu assassinato dalla ’ndran-gheta Francesco Fortugno, vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria. All’indomani della sua morte nacque, su iniziativa spontanea dei giovani di Locri, il movimento anti-’ndrangheta “Ammazzateci tutti”. Ben presto il Movimento, anche grazie alla rete, è riuscito ad unire ragazze e ragazzi da tutta Italia all’appello di “giovani contro tutte le mafie!”. Fonte: www.ammazzatecitutti.org.

Il gioco d’azzardo.Quando il gioco si fa duro... le mafie cominciano a giocare!In Italia si spendono circa 1260 euro pro capite all’anno (neonati compresi) per tentare la fortuna tra videopoker, slot-machine, gratta e vinci, sale bingo. Il fatturato legale è sti-mato in 76,1 miliardi di euro, a cui si devono aggiungere i 10 miliardi di quello illegale. è “la terza impresa” italiana, l’unica con un bilancio sempre in attivo e che non risente della crisi. Fonte: AZZARDOPOLI. Il paese del gioco d’azzardo: Numeri, storie e giro d’affari criminali della “terza impresa” italiana, Libera, 2012.

Il 9 maggio 1978 morì Peppino Impastato.

“Maxiprocesso” è il nome con il quale viene ricordato il processo penale iniziato il 10 febbraio 1986 contro Cosa Nostra, tenutosi a Palermo nell’aula bunker. Fu chiamato appunto maxiprocesso in quanto furono imputate più di 400 persone per crimini legati alla criminalità organizzata. Esso fu considerato la prima reazione importante dello Stato a Cosa Nostra.

La guerra.L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali (art. 11 della Costituzione).

Ci sono cose da fare di giornolavarsi, studiare, giocarepreparare la tavolaa mezzogiorno.

Ci sono cose da fare di nottechiudere gli occhi per dormireaver sogni da sognareorecchie per sentire.

Ci sono cose da non fare mainé di giorno né di nottené per mare né per terraper esempio la guerra.

Gianni Rodari

Le scarpe nuove.Uno dei più grandi business delle mafie è la contraffazione dei marchi: scarpe, vestiti, borse e ultimamente persino detersivi e generi alimentari. Il giro d’affari è stimato in 120 milioni di euro.

2013 è l’anno in cui la classe 2°A dell’Istituto Com-

prensivo Monte San Pietro ha svolto il progetto ”Parole sparate alla mafia”.

Sono gli anni della minorenne che, a Reggio Calabria, avrebbe assunto il ruolo di “reggente della cosca” essendo tutti i suoi parenti e membri del clan in carcere.

Il 15 gennaio 1993 viene arrestato Totò Riina, uno dei più famigerati boss mafiosi.

Il 16 novembre 1930 nasce a Corleone Totò Riina.

I funerali di don Pino Puglisi, impegnato nella lotta anti-mafia, si svolsero il 17 settembre 1993 a Palermo.

Il 18 maggio 1939 nasce a Palermo Giovanni Falcone (magistrato che diede la vita per la lotta contro la mafia).

Il 19 giugno 1997 viene arrestato a Palermo il latitante Salvatore Grigoli, accusato di diversi omicidi tra cui quello di don Pino Puglisi. Poco dopo l’arresto Grigoli comincia a collaborare con la giustizia, confessando 46 omicidi tra cui quello di don Puglisi. Grigoli, che era insieme a un altro killer, Gaspare Spatuzza, gli sparò un colpo alla nuca. Dopo l’arresto egli sembra intraprendere un cammino di penti-mento e conversione. Lui stesso ha raccontato le ultime parole di don Pino prima di essere ucciso: un sorriso e poi un criptico “me lo aspettavo”.

Nel 2012 si sono celebrate varie manifestazioni per il ventennale della strage di Capaci.

La miseria“Chi dice che la mafia ha l’appoggio della gente perché dà lavoro a migliaia di persone sbaglia. è solo che la gente ha bisogno di lavorare e lavora dove può. Capisci? Il mostro è diventato ricco e potente rubando il lavoro agli altri.” Tratto da: Per questo mi chiamo Giovanni, di Luigi Garlando, Rizzoli, 2008.

è la durata, in mesi, del Maxiprocesso, in cui vennero processati 475 mafiosi, grazie all’estenuante lavoro del pool antimafia guidato dai magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Il 23 maggio 1992 morì Giovanni Falcone nella strage di Capaci.

è il numero dei feriti in via D’Amelio, strada in cui abitava la madre di Paolo Borsellino, che si era recato a trovarla.

Emanuela Loi, agente della scorta del magistrato Paolo Borsellino, aveva 25 anni quando cadde nell’adempimento del proprio dovere il 19 luglio 1992, vittima della strage di via d’Amelio a Palermo; con lei persero la vita, oltre a Paolo Borsellino, i colleghi Walter Eddie Cosina, Agostino Catalano, Claudio Traina e Vincenzo Li Muli.Fu la prima donna agente della Polizia di Stato ad essere uccisa in servizio.

La farina.Sulle terre liberate dalle mafie, cooperative di giovani col-tivano prodotti agricoli di qualità, tra cui il grano che viene usato per produrre anche i taralli che mangeremo questo pomeriggio dopo la tombola.

La montagna.è alta 3.000 metri, ma non è la Marmolada. è la montagna di tre ettari di base, che sorgerebbe con i rifiuti speciali scomparsi nel nulla nel 2006. Lo smaltimento illegale di rifiuti industriali è il più pericoloso campo d’attività delle ecomafie e uno tra i business illegali più redditizio.Fonte: www.legambiente.it.

Il paesaggio.L’art. 9 della Costituzione Italiana stabilisce che la Repubblica tutela il paesaggio.

L’Italia tutela il paesaggioprotegge l’ambiente, lo cura.L’Italia vuol dare alla genteacqua terra e aria pura. è questa la grande ricchezzapromessa ai suoi cittadinie vuole che tutti ne godanoi grandi, gli anziani, i bambini.

Non è una ricchezza infinitaeppure c’è chi non capisce:la spreca, la ignora, la oltraggiaoppure se ne impadronisce. Riempie di case le costee versa veleni nei fiumi,appicca il fuoco nei boschie soffia nell’aria i suoi fumi.

Fonte: Anna Sarfatti, La Costituzione raccontata ai bambini, Mondadori, 2006.

Il 29 settembre 1990 viene nominato parroco a San Gaetano, nel quartiere Brancaccio di Palermo, controllato dalla criminalità organizzata attraverso i fratelli Graviano, capi-mafia legati alla famiglia del boss Leoluca Bagarella: qui inizia la lotta antimafia di don Pino Puglisi.

Gli anni di Peppino Impastato quando venne ucciso per mano della mafia.

Il padrone di casa.

Era una casa molto carina,senza soffitto, senza cucina;non si poteva entrarci dentro,perché non c’era il pavimento;non si poteva andarci a letto,in quella casa non c’era il tetto;non si poteva fare pipì,perché non c’era il vasino lì.Ma era bella, bella davvero,in Via dei Matti numero zero.

Sergio Endrigo/Vinicius De Moraes

La dichiarazione dei diritti dei bambini afferma che “Ogni bambino ha diritto a vivere bene. Gli stati devono aiutare la famiglia a nutrirlo, a vestirlo, ad avere una casa, anche quando uno dei genitori si trova in un altro stato” (art. 27).

L’isola felice.Oggi non esiste in Italia un luogo che possa dirsi “isola feli-ce” al riparo dalle mafie.E questo discorso vale soprattutto per il nord.L’Emilia-Romagna non è terra di mafia, ma la mafia c’è e rischia di colonizzare la regione.Per queste ragioni non dobbiamo abbassare la guardia.Fonte: “Rapporto sulla mafia in Emilia-Romagna”, promosso nel 2012 dalla Camera di Commercio di Reggio Emilia in collaborazione con la Fondazione Antonino Caponnetto e la Regione Emilia Romagna.

La doppia faccia.La camorra si presenta sempre con due facce: la prima è rivolta alla disperazione sociale, la seconda verso il potere. Infatti, con la sua prima faccia, la camorra domina i più po-veri non tanto con la violenza diretta, ma con la creazione di canali economici illegali che occupano migliaia di “senza salario” (contrabbando, spaccio, industria del falso). Poi, con la sua seconda faccia, si rivolge al potere e si dedica alla corruzione amministrativa.Fonte: Relazione sulla camorra approvata dalla commissio-ne parlamentare antimafia il 21 dicembre 1993.

Il male.La mafia è una cosa cattiva e va combattuta. Sembra in-vincibile ma non lo è, perché è fatta di persone come noi. Nessun gruppo umano che usa come arma il male è in-vincibile, se si vuole veramente combatterlo. Ma servono persone che abbiano passione e lottino per la vita con la stessa intensità con cui lottano quelli che vogliono distru-zione e morte.Fonte: Io dentro gli spari, di Silvana Gandolfi, Salani editore, 2010.

Il tappeto.Iqbal Masih era un ragazzo pachistano di 12 anni diventato in tutto il mondo il simbolo della lotta contro il lavoro mi-norile. Era costretto a lavorare dall’alba al tramonto in una tessitura di tappeti, come milioni di altri bambini nei paesi più poveri del mondo, ma trovò la forza di ribellarsi e di denunciare la mafia dei tappeti. L’amministrazione comu-nale di Monte San Pietro ha dedicato a Iqbal Masih il parco pubblico di Via Montesi.Fonte: Storia di Iqbal, di Francesco D’Adamo, EL, 2001.

La donna.“Cari figli miei... non lasciatevi mai comprare dal denaro, non

permettete a nessuno di calpestare la vostra dignità, regalate la vostra anima solo a Dio, non abbandonate mai i vostri so-gni, perseguiteli sempre”. Queste parole sono parte di una lettera che Carmela Iuculano ha scritto ai propri figli per spiegare la sua scelta di vita, che l’ha portata per amor loro a ribellarsi a un clan mafioso.Fonte: www.corriere.it.

Mafie straniere.Le mafie non sono un fenomeno solo italiano. Il “Rapporto sulla mafia in Emilia-Romagna” del 2012 evidenzia che nella nostra regione sono presenti organizzazioni criminali da Albania, Nord Africa, Nigeria, Cina, Centroamerica, Suda-merica, Romania, Bulgaria, Ex-URSS.

In un lungo verbale redatto nel 1938 viene meno il radicato luogo comune che vorrebbe la mafia definitiva-mente sconfitta dalla repressione fascista degli anni Venti e rinata soltanto in conseguenza dello sbarco alleato in Sicilia del 1943.

Il1939 è l’anno in cui è nato - a Palermo - Giovanni Falcone, magistrato ucciso dalla mafia.

Nel 1940 (19 gennaio) a Palermo nasce Paolo Borsellino, magistrato che diede la vita per la lotta contro la mafia.

Le armi.Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona (Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, art. 3). Troppi bambini sono rimasti vittime innocenti di delitti mafiosi; ricordiamo per tutti Salvatore e Giuseppe Asta, gemelli di 6 anni, uccisi per errore insieme alla loro mam-ma il 2 aprile 1985, nell’attentato contro il giudice Carlo Palermo.

La tazzina del caffè.Il caffè è uno dei prodotti venduti sul mercato equo e solidale. Agire per uno sviluppo ecosostenibile significa intervenire insieme per condividere le risorse, ridurre le ineguaglianze e tutelare l’ambiente.

Il coraggio.“Certe cose non si fanno per coraggio, si fanno solo per guar-dare più serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei propri figli”, Carlo Alberto Dalla Chiesa, generale e prefetto ucciso dalla mafia insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro il 3 settembre 1982.

Le carceri.[...] Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Non è ammessa la pena di morte (art. 27 della Costituzione).La pena di morte fu abolita per la prima volta nel 1786 da Pietro Leopoldo di Lorena, granduca di Toscana. Anche per gravi reati si stabilì che la pena doveva essere il carcere. Come diceva il granduca Pietro Leopoldo: “... non trovavo giusto che fossi io a decidere se una persona doveva morire o vivere. Non sono io il padrone della vita degli altri, come gli altri non sono i padroni della mia vita...”.

Il buon vino.Nel nostro comune si produce ottimo vino, le nostre aziende viti-vinicole hanno ottenuto premi e riconoscimen-ti in tutta Italia per la bontà dei loro prodotti. Per noi cittadini di Monte San Pietro, questo vino è sicura-mente il migliore del mondo. Ma c’è un vino che non viene prodotto qui da noi che ha qualcosa in più, un sapore speciale, un gusto unico. è un rosso Negroamaro 100%, viene da viticoltura biolo-gica certificata ed ha gradazione alcolica 13,5%. Lo hanno chiamato Hiso Telaray, un giovane albanese che trovò il co-raggio di ribellarsi ai mafiosi che controllavano il lavoro nei vigneti e per questo fu duramente punito. Fonte: www.libera.it .

I soldi. Le mafie guadagnano in media 25 miliardi di euro l’anno: estorsioni, infiltrazioni negli appalti, traffico di droga, gioco d’azzardo illegale, contraffazione e contrabbando, traffico di armi e di rifiuti tossici.

Il cesto. In latino cesto si dice “fiscus” e da questo termine è deri-vata la parola italiana “fisco”. Il fisco è quindi un contenitore in cui si versano i contributi dei cittadini e da cui si prendono le risorse necessarie alle

esigenze della società. L’art. 53 della Costituzione richiama ad un preciso dovere: tutti devono partecipare alle spese pubbliche. In cambio, possiamo godere di diritti preziosi tra i quali il diritto ad avere servizi pubblici: scuole, ospedali, strade, polizia, tribunali funzionano proprio grazie ai soldini raccolti in quel cesto chiamato “fisco”.

Fonte: ... E adesso ve le raccontiamo noi le tasse! Le tasse spiegate ai bambini dai bambini, a cura di Luisa Di Marco e Giorgio Bertuzzi. In collaborazione con le insegnanti della Scuola Primaria “G. Rodari” di Podenzano e la Direzione Regionale delle Entrate dell’Emilia Romagna Ufficio di Pia-cenza.

1948 è l’anno in cui nasce Peppino Impastato giovane ucciso dalla mafia a Cinisi, un piccolo paesino nell’ovest della Sicilia.

Il prato fiorito. “I mafiosi hanno paura della scuola, dell’allegria dei giovani, che sono un prato fiorito e loro lo detestano perché la mafia pro-spera nella paura e nell’ignoranza”. Antonino Caponnetto, capo del pool antimafia di Palermo, 1992.

50 x 10, furono i chili di tritolo che vennero usati nella strage di Capaci (dove morì Giovanni Falcone).

Il motorino. “Questo continuo spostamento tra legalità e illegalità produce un disagio altissimo, che non è solo morale. Diventa un fatto di costume sociale. è quel che io chiamo la morale del motorino, che imperversa in Italia. Con il motorino si può evitare la fila, destreggiarsi tra le auto e poi passare con il rosso. Tanto con il motorino si ha facilità di manovra, si può andare contromano, si fa lo slalom. Insomma, si fa quel che si vuole, fregandosene delle regole. Che anzi, diventano un elemento di fastidio, di disturbo”, Andrea Camilleri, Quante volte usiamo la morale del motorino?

Sono gli anni di Paolo Borsellino quando venne ucciso nella strage di via D’Amelio.

A 16 anni, nel 1953 padre Pino Puglisi, ucciso dalla ma-fia, entra nel seminario di Palermo.

La sfida.

“I ragazzi hanno il tempo che li tiene in ostaggio ma da oggi hanno deciso di farsi coraggio perché non ci sia un’altra strage di maggio per riuscire ci vuole cultura e coraggio. Perché quando nel mondo si parla d’Italia non si dica soltanto, la mafia, i mafiosi perché oggi è per questo che siamo famosi Ma l’Italia è anche un’altra, la gente lo grida I ragazzi son pronti a vincere la sfida.”

Cuore di Lorenzo Cherubini Jovanotti.

L’arte.I bambini hanno diritto di giocare, di riposarsi e di partecipare alla vita culturale e artistica della città (art. 31 della Conven-zione internazionale dei diritti dell’infanzia).

La caduta.Arrestato l’11 aprile 2006 in una masseria a Corleone, Ber-nardo Provenzano era ricercato sin dal 10 settembre 1963, con una latitanza record di quarantatré anni. In precedenza era già stato condannato in contumacia a tre ergastoli ed aveva altri procedimenti penali in corso.Salvatore Riina, meglio conosciuto come Totò Riina (Cor-leone, 16 novembre 1930), è un criminale italiano, legato a Cosa Nostra e considerato il capo dell’organizzazione dal 1982 fino al suo arresto, avvenuto il 15 gennaio 1993.

Il perdono.“So che siete anche qui dentro: io vi offro il mio perdono, ma voi vi dovete mettere in ginocchio, se avete il coraggio di cambiare...”Queste le parole pronunciate da di Rosaria Costa durante i funerali del marito Vito Schifani, agente della scorta del giudice Falcone, morto nella strage di Capaci.

1958 è l’anno in cui Paolo Borsellino (magistrato che diede la vita per la lotta contro la mafia) si iscrisse alla fa-coltà di giurisprudenza a Palermo.

Le forze dell’ordine.Tutti abbiamo diritto alla vita e a vivere in sicurezza (art. 3 della

Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo).“La lotta contro le mafie è un impegno del governo, ma è anche un’azione alla quale sono chiamati attivamente gli Enti Locali, le Scuole e i giovani. Vorrei inoltre sottolineare il bilancio positivo dell’azione svolta dall’Autorità giudiziaria per il sequestro dei beni dei mafiosi”.Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica dal 2006 al 2015.

La parola.Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensie-ro con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione (art. 21 della Costituzione).

1961 è l’anno in cui Giovanni Falcone (magistrato che diede la vita per la lotta contro la mafia) si laureò in giuri-sprudenza.

1962 è l’anno in cui Paolo Borsellino (magistrato che diede la vita per la lotta contro la mafia) si laureò in giuri-sprudenza con 110 e lode.

1963 è l’anno in cui Paolo Borsellino (magistrato che diede la vita per la lotta contro la mafia) partecipò al con-corso per entrare in magistratura.

1964 è l’anno in cui Giovanni Falcone (magistrato che diede la vita per la lotta contro la mafia) vinse il concorso da magistrato.

Nel 1965 Giovanni Falcone diventa, all’età di 26 anni, magistrato a Lentini in Sicilia.

Mi piaci come sei.

La legge è uguale per tutti.La legge non fa differenza.Per Dario, Henriette e Nicolaper Pablo, Jaafar e Vincenza. La legge non guarda le taschela legge non ha i preferitinon chiede opinioni o credenzeci guarda attraverso i vestiti. Purtroppo uguali non siamochi ingrassa e chi spesso digiunalo Stato deve anche aiutarechi ha avuto meno fortuna. Dobbiamo aiutare un po’ tuttilo stato siamo noi cittadinie allora davanti alla leggesaremo più uguali e vicini.

Fonte: Anna Sarfatti, La Costituzione raccontata ai bambini, Mondadori, 2006.

Il 67% degli studenti non conosce la strage di via dei Georgofili a Firenze.

La libertà.Libertà fa rima con responsabilità

... La libertà non è star sopra un albero,non è neanche un gesto o un’invenzione,la libertà non è uno spazio libero,libertà è partecipazione...

La libertà di Giorgio Gaber.

La speranza.“La speranza di questi ragazzi è ora di non abbassare mai la testa. La pistola che è sfuggita di mano alla mafia è la cultura”.Felicia Impastato, madre di Peppino Impastato ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978.Fonte: Mafia cartoon, Libera, 2006.

La finestra.“Non ha senso restare alla finestra della vita sociale. Alla legitti-ma indignazione deve seguire l’impegno quotidiano. Dobbiamo e possiamo – insieme – diventare “profeti dell’aurora”: coloro che annunciano, nei semplici gesti di tutti i giorni, che una lega-lità intrisa di giustizia, di difesa del debole e di diritti garantiti concretamente è iniziata e non vuole più arrestarsi”, Tonino Bello, vescovo di Molfetta.Fonte: Mafia cartoon, Libera, 2006.

Il pizzo.Le attività commerciali sono i primi e i più noti obiettivi