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Lorenzo Carbonari un garibaldino P ur essendo nato ad Ancona, da tempo risiedeva a Grottammare. Era un marinaio ed era iscritto nella matricola pontificia per la gente di mare. La sua iscrizione risale presubilmente - la matricola è andata perduta - nel marzo del 1841 a Grottammare. Il Carbonari marinaio, oggi possiamo dire un fante di marina, insieme al conterraneo Raffaele Rivosecchi di Marano (oggi Cupramarittima) a Talamone dovette sostituire il timoniere del piroscafo Lombardo (comandante e timoniere era Andrea Rossi), il quale era stato sbar- cato perchè dipendente della società Rubattino e non voleva essere ostaggio dei sequestratori del piroscafo - evidentemente non era sta- to avvertito della messainscena del finto atto di pirateria nostrana. Il pilota del Lombardo era l’anconetano Burrattini Carlo. Alla guida del Lombardo sbarcarono a Marsala sotto il fuoco delle navi Partenope e Stromboli. Carbonari ottenne a Calatafimi (15 maggio 1860) in località Pianto Ro- mano (lungo la statale 113 che da Calatafimi va verso Trapani a circa un Km. dal paese vi è un bivio dal quale si arriva al colle di Pianto Ro- mano) il battesimo di fuoco e una ferita alla spalla destra che gli pre- cluse i successivi combattimenti di Alcamo e Palermo. A Milazzo (17-22 luglio 1860) venne riproposto in linea, ma ebbe una ferita alla testa. Nonostante la ferita venne imbarcato sulla Piro-fregata a vela Tukery per la spedizione del 10 agosto 1860 a Castellamare di Stabia, nel va- no tentativo di impadronirsi di una nave borbonica. Dopo la battaglia del Volturno venne dichiarato inabile al servizio, nonostante la domanda di essere arruolato come marinaio nella co- stituenda flotta della regia marina italiana. Ottenne, uno dei pochi fra i “Mille”, la pensione ai sensi della legge 22 gennaio 1865 , n. 2119, dopo essere stato promosso Sottotenente. A Grottammare, dopo la pensione, pare gestisse un negozio di articoli da pesca. Marinai d’Italia 5 Al sud d’Italia, dunque, a una popolazione largamente filo bor- bonica fa da contraltare una larga diffusione d’idee liberali e filo italiane nella borghesia e all’interno delle forze armate. L’u- nica delle molte forze di opposizione al Borbone che mostras- se di voler prendere davvero le armi, in quel 1860, era la fron- da siciliana, sopravvissuta alla feroce repressione del 1848 e condivisa perfino dal ceto rurale. Il 4 aprile, a Palermo, ha luo- go una vera insurrezione capitanata da Francesco Pilo, subito repressa, ma si propaga con rapidità fino alla marcia da Mes- sina a Piana dei Greci di Rosalino Pilo (20 aprile 1860). Ormai sulla bocca di tutti i siciliani si ripete: ” verrà Garibaldi”. Per Cavour, Garibaldi era solo fonte di preoccupazione: dopo la fa- ma acquisita nel corso della seconda guerra d’indipendenza, fermato a stento sul confine marchigiano, che aveva intenzio- ne di varcare per reagire alle repressioni pontificie e, forse, già dirigersi su Roma, Garibaldi era tuttavia l’uomo giusto per agire fuori dagli schemi convenzionali, cioè secondo le mire cavouriane. Personaggio che godeva d’illimitata stima dell’o- pinione pubblica, capace di coagulare intorno a sé entusiasmi, volontari e denari (si ricordi l’esito della famosa “Sottoscrizio- ne nazionale per un milione di fucili”), già repubblicano ferven- te ma seguace del detto mazziniano “non si tratta più di repub- blica o monarchia, si tratta di unità nazionale… deve essere o non essere”, Garibaldi rappresenta dunque l’uomo giusto per tentare un’impresa che, se fosse fallita, non avrebbe compro- messo ufficialmente il governo piemontese. Il 2 maggio Cavour è a Genova per rendersi conto di persona dei preparativi: stavano colà affluendo armi, volontari, contri- buti. Il 4 maggio Medici, per conto di Garibaldi, firma il contrat- to di acquisto, dalla società Rubattino, dei due vapori Piemon- te e Lombardo: il debito è segretamente garantito dalle finanze del Regno. La sera del 5 maggio, allo scoglio di Quarto, inizia l’imbarco dei volontari: sono 1162, armati con vecchi fucili, pri- vi di munizioni e polvere da sparo. Fra essi anche alcuni marchigiani: Lorenzo Carbonari, Augusto Elia, Feliciano Novelli e Riccardo Zanni, tutti di Ancona, Deme- trio Conti da Loreto, Leonardo Gramaccini da Senigallia. La spe- dizione sosta il 7 maggio davanti al forte di Talamone, dove prov- vede al carico del materiale bellico necessario e il nove a Porto Santo Stefano per caricare carbone: Garibaldi ottiene tutto in virtù del suo grado di Generale dell’esercito sardo ma con l’evi- dente, smaccato consenso di Cavour. Qui sessantaquattro volontari sbarcano per dirigersi a solleva- re le popolazioni dell’Umbria ma sono fermati a cura dell’eser- cito regio: Pio IX non può ancora essere provocato. Altri 9, di fede mazziniana, prendono terra così che la spedizione riparte con 1089 garibaldini. La mattina dell’11 maggio i due vapori pas- sano fra Favignana e Marettimo ma lo sbarco, previsto a Trapa- ni, è annullato perché il trapanese Strazzera segnala la presen- za di truppe borboniche in città. Così le due navi, dopo aver eseguito una digressione verso sud allo scopo di ingannare le eventuali vedette, invertono la rotta e dirigono su Marsala. Qui Garibaldi è informato che sono assenti le truppe, inviate a Palermo per reprimere un’insurrezione popolare e le due navi da guerra borboniche ivi di stanza (Stromboli e Capri), hanno N el marzo 1860 il Primo Ministro piemontese, Camillo Ben- so conte di Cavour, sottoscrive la cessione della Savoia e di Nizza alla Francia di Napoleone III: più che siglare un patto, egli diviene “complice” dell’imperatore francese (come la- scerà scritto) il quale è così ripagato del tacito consenso alle an- nessioni dei Granducati di Toscana, Modena, Parma e delle Lega- zioni di Bologna e Romagna al Piemonte. Sulla penisola italiana, rimangono così tre soli stati: il Regno di Sardegna, che compren- deva Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia (acquisita dopo la seconda guerra d’indipendenza), Emilia Romagna e Toscana (acquisite dopo i referendum dell’agosto 1859), lo Stato della Chiesa con Umbria, Marche e Lazio, il Regno delle Due Sicilie con Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia. L’Impero d’Austria mantiene Mantova, il Veneto, il Trentino e il Friuli. Rimanendo esclusa ogni pretesa su Roma per la ferrea op- posizione francese (si dovrà attendere la disfatta di Sedan nel 1870), Cavour considera appagata la capacità espansiva del pic- colo Regno di Piemonte, giunto al possesso delle terre cui ambi- va: il Sud d’Italia era lontano dalle sue mire. Alcuni avvenimenti costringono il Cavour a rivedere le sue posi- zioni: i fermenti liberali, soprattutto nel napoletano e in Sicilia, il riavvicinamento del giovane neo-sovrano Francesco II di Borbo- ne, re delle Due Sicilie all’Austria, in appoggio alle rivendicazioni di Pio IX, del Granduca di Toscana e dei duchi di Modena e Par- ma ma con il conseguente deterioramento delle storiche buone relazioni fra i Borbone e l’Inghilterra. 4 Marinai d’Italia 150° Anniversario LA SPEDIZIONE DEI MILLE di Paolo Pagnottella Si ringrazia il Museo Nazionale della Campagna garibaldina dell’Agro romano per la liberazione di Roma (www.museomentana.it) nella persona del Direttore, Prof. Francesco Guidotti, per aver reso disponibili le immagini dei garibaldini

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Page 1: LA SPEDIZIONE DEI MILLE - marinaiditalia.com · messo ufficialmente il governo ... Marche e Lazio, il Regno delle Due Sicilie con Abruzzo ... sopra l’estrema destra del nemico che

Lorenzo Carbonariun garibaldino

P ur essendo nato ad Ancona, da tempo risiedeva a Grottammare.Era un marinaio ed era iscritto nella matricola pontificia per la

gente di mare. La sua iscrizione risale presubilmente - la matricola èandata perduta - nel marzo del 1841 a Grottammare.Il Carbonari marinaio, oggi possiamo dire un fante di marina, insiemeal conterraneo Raffaele Rivosecchi di Marano (oggi Cupramarittima)a Talamone dovette sostituire il timoniere del piroscafo Lombardo(comandante e timoniere era Andrea Rossi), il quale era stato sbar-cato perchè dipendente della società Rubattino e non voleva essereostaggio dei sequestratori del piroscafo - evidentemente non era sta-to avvertito della messainscena del finto atto di pirateria nostrana. Il pilota del Lombardo era l’anconetano Burrattini Carlo.Alla guida del Lombardo sbarcarono a Marsala sotto il fuoco dellenavi Partenope e Stromboli.Carbonari ottenne a Calatafimi (15 maggio 1860) in località Pianto Ro-mano (lungo la statale 113 che da Calatafimi va verso Trapani a circaun Km. dal paese vi è un bivio dal quale si arriva al colle di Pianto Ro-mano) il battesimo di fuoco e una ferita alla spalla destra che gli pre-cluse i successivi combattimenti di Alcamo e Palermo. A Milazzo (17-22 luglio 1860) venne riproposto in linea, ma ebbe unaferita alla testa.Nonostante la ferita venne imbarcato sulla Piro-fregata a vela Tukeryper la spedizione del 10 agosto 1860 a Castellamare di Stabia, nel va-no tentativo di impadronirsi di una nave borbonica.

Dopo la battaglia del Volturno venne dichiarato inabile al servizio,nonostante la domanda di essere arruolato come marinaio nella co-stituenda flotta della regia marina italiana. Ottenne, uno dei pochi frai “Mille”, la pensione ai sensi della legge 22 gennaio 1865, n. 2119,dopo essere stato promosso Sottotenente. A Grottammare, dopo lapensione, pare gestisse un negozio di articoli da pesca.

Marinai d’Italia 5

Al sud d’Italia, dunque, a una popolazione largamente filo bor-bonica fa da contraltare una larga diffusione d’idee liberali efilo italiane nella borghesia e all’interno delle forze armate. L’u-nica delle molte forze di opposizione al Borbone che mostras-se di voler prendere davvero le armi, in quel 1860, era la fron-da siciliana, sopravvissuta alla feroce repressione del 1848 econdivisa perfino dal ceto rurale. Il 4 aprile, a Palermo, ha luo-go una vera insurrezione capitanata da Francesco Pilo, subitorepressa, ma si propaga con rapidità fino alla marcia da Mes-sina a Piana dei Greci di Rosalino Pilo (20 aprile 1860). Ormaisulla bocca di tutti i siciliani si ripete: ” verrà Garibaldi”. PerCavour, Garibaldi era solo fonte di preoccupazione: dopo la fa-ma acquisita nel corso della seconda guerra d’indipendenza,fermato a stento sul confine marchigiano, che aveva intenzio-ne di varcare per reagire alle repressioni pontificie e, forse,già dirigersi su Roma, Garibaldi era tuttavia l’uomo giusto peragire fuori dagli schemi convenzionali, cioè secondo le mirecavouriane. Personaggio che godeva d’illimitata stima dell’o-pinione pubblica, capace di coagulare intorno a sé entusiasmi,volontari e denari (si ricordi l’esito della famosa “Sottoscrizio-ne nazionale per un milione di fucili”), già repubblicano ferven-te ma seguace del detto mazziniano “non si tratta più di repub-blica o monarchia, si tratta di unità nazionale… deve essere onon essere”, Garibaldi rappresenta dunque l’uomo giusto pertentare un’impresa che, se fosse fallita, non avrebbe compro-messo ufficialmente il governo piemontese.

Il 2 maggio Cavour è a Genova per rendersi conto di personadei preparativi: stavano colà affluendo armi, volontari, contri-buti. Il 4 maggio Medici, per conto di Garibaldi, firma il contrat-to di acquisto, dalla società Rubattino, dei due vapori Piemon-te e Lombardo: il debito è segretamente garantito dalle finanzedel Regno. La sera del 5 maggio, allo scoglio di Quarto, inizial’imbarco dei volontari: sono 1162, armati con vecchi fucili, pri-vi di munizioni e polvere da sparo.Fra essi anche alcuni marchigiani: Lorenzo Carbonari, AugustoElia, Feliciano Novelli e Riccardo Zanni, tutti di Ancona, Deme-trio Conti da Loreto, Leonardo Gramaccini da Senigallia. La spe-dizione sosta il 7 maggio davanti al forte di Talamone, dove prov-vede al carico del materiale bellico necessario e il nove a PortoSanto Stefano per caricare carbone: Garibaldi ottiene tutto invirtù del suo grado di Generale dell’esercito sardo ma con l’evi-dente, smaccato consenso di Cavour.Qui sessantaquattro volontari sbarcano per dirigersi a solleva-re le popolazioni dell’Umbria ma sono fermati a cura dell’eser-cito regio: Pio IX non può ancora essere provocato. Altri 9, difede mazziniana, prendono terra così che la spedizione ripartecon 1089 garibaldini. La mattina dell’11 maggio i due vapori pas-sano fra Favignana e Marettimo ma lo sbarco, previsto a Trapa-ni, è annullato perché il trapanese Strazzera segnala la presen-za di truppe borboniche in città. Così le due navi, dopo avereseguito una digressione verso sud allo scopo di ingannare leeventuali vedette, invertono la rotta e dirigono su Marsala.Qui Garibaldi è informato che sono assenti le truppe, inviate aPalermo per reprimere un’insurrezione popolare e le due navida guerra borboniche ivi di stanza (Stromboli e Capri), hanno

N el marzo 1860 il Primo Ministro piemontese, Camillo Ben-so conte di Cavour, sottoscrive la cessione della Savoia edi Nizza alla Francia di Napoleone III: più che siglare un

patto, egli diviene “complice” dell’imperatore francese (come la-scerà scritto) il quale è così ripagato del tacito consenso alle an-nessioni dei Granducati di Toscana, Modena, Parma e delle Lega-zioni di Bologna e Romagna al Piemonte. Sulla penisola italiana,rimangono così tre soli stati: il Regno di Sardegna, che compren-deva Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia (acquisita dopola seconda guerra d’indipendenza), Emilia Romagna e Toscana(acquisite dopo i referendum dell’agosto 1859), lo Stato dellaChiesa con Umbria, Marche e Lazio, il Regno delle Due Sicilie conAbruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia.L’Impero d’Austria mantiene Mantova, il Veneto, il Trentino e ilFriuli. Rimanendo esclusa ogni pretesa su Roma per la ferrea op-posizione francese (si dovrà attendere la disfatta di Sedan nel1870), Cavour considera appagata la capacità espansiva del pic-colo Regno di Piemonte, giunto al possesso delle terre cui ambi-va: il Sud d’Italia era lontano dalle sue mire.Alcuni avvenimenti costringono il Cavour a rivedere le sue posi-zioni: i fermenti liberali, soprattutto nel napoletano e in Sicilia, ilriavvicinamento del giovane neo-sovrano Francesco II di Borbo-ne, re delle Due Sicilie all’Austria, in appoggio alle rivendicazionidi Pio IX, del Granduca di Toscana e dei duchi di Modena e Par-ma ma con il conseguente deterioramento delle storiche buonerelazioni fra i Borbone e l’Inghilterra.

4 Marinai d’Italia

150° Anniversario

LA SPEDIZIONEDEI MILLE

di Paolo Pagnottella

Si ringrazia il Museo Nazionale della Campagna garibaldina dell’Agro romano per laliberazione di Roma (www.museomentana.it) nella persona del Direttore, Prof.Francesco Guidotti, per aver reso disponibili le immagini dei garibaldini

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150° Anniversario

lasciato il porto nel quale sono invece ormeggiate due canno-niere britanniche (Argus e Intrepid) e un mercantile america-no. Così egli decide lo sbarco durante il quale tre unità daguerra borboniche, sopraggiunte dal largo, non possono apri-re il fuoco a pena di colpire i neutrali (solo a cose fatte le navibritanniche salpano). I Mille sono aiutati dalla popolazione, ilLombardo, arenatosi, è affondato e il Piemonte, catturato, è ri-morchiato a Napoli.I garibaldini si attendano fuori dall’abitato (per evitare eventualiritorsioni sugli abitanti) e Garibaldi, convocato il Decurionato diMarsala nella sala Grande del palazzo della Loggia, vi annuncia,

fra le ovazioni, la decadenza dal trono del Borbone. Alle 0530 del12 maggio inizia la marcia verso Silemi ove Garibaldi si proclamadittatore in nome di Vittorio Emanuele II: i Mille sono già 1500, af-fiancati dai “picciotti” del barone Santanna di Alcamo e del ca-valiere Coppola.A Calatafimi, il successivo quindici, affrontano l’esercito bor-bonico in campo aperto. In un primo momento, le forze garibal-dine sembrano destinate a soccombere, tanto che Nino Bixiosuggerisce a Garibaldi la ritirata.“Bixio, qui si fa l’Italia o si muore”, è la storica risposta del ge-nerale che, avendo già visto i primi segni di cedimento delloschieramento nemico, postosi alla testa dei suoi, ordina l’attac-co alla baionetta.Di lì a poco, le truppe napoletane si ritirano per timore che gli in-sorti taglino loro la via verso Palermo.La vittoria di Calatafimi apre a Garibaldi la conquista di Palermo,occupata il 30 maggio nel corso di un’insurrezione popolare,

6 Marinai d’Italia Marinai d’Italia 7

quindi di Milazzo (20 luglio) edi Messina (26 luglio) primadello sbarco a Melito Por-to Salvo (Calabria) il 13agosto e la risalita dellostivale. A Napoli en-trerà trionfatore il 7settembre.Dopo la battaglia delVolturno, il 26 ottobre Garibaldiincontra Re Vittorio Emanuele alla locanda S. Ni-cola di Teano e, accompagnatolo a Napoli, il 7 no-vembre gli cede la sovranità sui territori conquistati pri-ma di partire per la sua Caprera.I Mille erano diventati Diecimila e avevano visto il sacrificio diquasi duemila “camicie rosse” alla causa dell’Unità d’Italia.

n

«C ome eri bella, o Costanza,su cui dovevo solcare il

Mediterraneo, quindi il Mar Nero,per la prima volta. Gli ampi tuoifianchi, la bella tua alberatura,la spaziosa tua tolda …rimarranno impressi sempre nellamia immaginazione.»1822Primo imbarcoBrigantino Costanza

«Io mi trovavo in quel momentoalla sommità dell’alberodi trinchetto, sperando di scoprireun punto della costa ove approdarecon meno pericolo; il legno fucapovolto sulla destra ed iolanciato perciò da quella partea certa distanza.Io ricordo che, abbenchèin pericolosissima circostanza,non pensai alla morte;ma sapevo di aver molti compagninon marinai e prostrati dal maldi mare, e ciò mi martoriava,sicchè cercai di raccoglierequanti remi ed altri oggettigalleggianti mi fu possibile,avvicinarli a bordo e raccomandarea tutti di prenderne uno persorreggersi ed agevolarsia guadagnare la costa.»14 luglio 1839Naufragio del Rio Pardoalla foce del Tramandahy

«I nostri legni erano quasi disfatti…Finché si restavano a bordopolvere e palle dovevamocontinuare a combattere persalvare l’onore.»16-17 agosto 1842Battaglia navale a Caballo-Cuatiasul Rio Paranà

«La flottiglia ai miei ordini, benchè dipoca importanza, non mancava diessere utile alla difesa della piazza.Collocata sull’estrema sinistra dellalinea che varcava l’istmo daun’acqua all’altra, non solo lacopriva perfettamente, schierata amartello della stessa, ma minacciavail fianco destro del nemico, qualoraquesto attentasse di assaltare.Essa serviva pure d’anello trale importanti posizioni del Cerroe dell’Isola della Libertà,detta anche dei Ratti, facilitandosoprattutto e partecipando ai tentativiche si attuavano continuamentesopra l’estrema destra del nemicoche assediava il Cerro.»1843Assedio di Montevideo

«Combattere per terra e per mare;oggi sottrarsi alla caccia di una flottaventi volte superiore, domaniaffrontare con un pugno di uomininugoli di cavalieri; oggi lanciarsiall’arrembaggio di un vascellonemico e predarlo, domani lottaredisperatamente contro l’uragano escampar per miracolo dal naufragio;essere al tempo stesso marinaio,cavaliere, calafato, boaro;…ambire, vincitore, unico premioalla vittoria, i sorrisi delle belle edottenerli; conseguire, vinto,l’ammirazione di tutti generosi emeritarla;…non possedere che una striscia diterra su cui posare il capo ed unatavola di barca su cui piantare ilpiede… questa fu la vita di Garibaldi(nel Sud-America);… questa fu la prima scuola delfuturo duce dei Mille.»Giuseppe Guerzoni

«La flotta, la flotta che fa la flotta?gridava il popolo (in Venezia assediata),con giusta e naturale impazienza;e quando gli fu risposto che frapoco sarebbe giunto Garibaldie che a lui se ne sarebbe dato ilComando supremo, si cullavaancora nella speranza della vittoria»Jessie With MarioAttesa dei venezianidopo la caduta di Roma

«… avrei dovuto dir pittoresca(la costa sud-americanadell’Oceano Pacifico), perchè,se si eccettuano I puntodi Panama, Guayaquil, Paitae Lima, offre nella sua maggiorestensione dei tratti che somiglianoalle aride maremme dell’Africa.» 1851Viaggio al Perù

«Certifico che… ho esaminato DonGiuseppe Garibaldi…e l’ho trovatodi sufficiente intelligenza nellanautica e nel pilotaggio e consufficiente pratica marinara,acquistata in 29 anni di navigazioneper I mari d’Europa e delle dueAmeriche, nel qual tempo ha fattomoltissimi viaggi, in numero moltomaggiore di quello che si richiedeper aspirare alla classe di segundopiloto de altura.»1851Comando marittimo di Callao

«Da Amoy tornai a Canton e,non essendo pronto il caricodi ritorno, caricai per Manilladifferenti generi.Da Manilla tornai a Canton,ove si cambiarono gli alberi dellaCarmen, trovati guasti, e il rame.Pronto il carico, lasciammoCanton per Lima…Dans ma trversée de Van Diemenà la côte meridionale du Chilidu Sud, du parallèle de 50° courantdroit à l’Est, le vent descendaittoujours sur babord…» 1852Viaggi mercantili in Orienteal Comando de clipper Carmen Tracciamento di una nuova rottadall’Oceania al Sud-America

«Non ho mai avuto un similecapitano, che spendessetanto poco…Mai, mai un reclamodi marinai contro di lui.»Don Pedro De Negroarmatore della Carmen

«Garibaldi Giuseppe Maria…portato al N. 12946 della MatricolaGente di Mare, della Direzionedi Genova, avendo fatto constared’aver l’età, la navigazionee le cognizioni nautiche richiestedai Regolamenti della MarinaMercantile, d’aver adempitoa tutte le condizioni imposte daimedesimi…Ci siamo determinatidi nominarlo Capitano di PrimaClasse, con facoltà di comandareogni specie di bastimenti, diqualunque portata, ed inalberaresopra di essi la Nostra Bandiera,intraprendendo la navigazionedel Lungo Corso con chesi provveda delle prescrittecarte di bordo.F.to Vittorio Emanuele II – Cavour»1854

«Quanti siamo?»«Coi marinai, siamo più di mille»«Eh, quanta gente!»5 maggio 1860Piroscafi Piemonte e Lombardo

«Garibaldi, prevedendo che lo striderdelle catene, nel levar le ancore,destar potesse nella placida nottequalche sospetto, aveva comandatoche fossero imbottite le estremitàdelle catene che sopravanzavanoa bordo e che fossero sfilatenel profondo del porto.»Domenico Cariolato5 maggio 1860Piroscafi Piemonte e Lombardo

«Qui sul mio bordo non deve udirsialtra voce che la mia, e il Primoche ardisse disobbedirmi,si prepari a esser buttato in mare.»Maggio 1860Piroscafo Piemonte

«Tenente, avete l’orologio?»«Generale, no»«Coricatevi qui, così;guardate quella stella,quella più lucente, là;e guardate anche quell’albero.Quando la punta dell’alberovi nasconderà la stella,saranno le due.Allora, su; e all’armi.» Giuseppe Cesare Abba20 luglio 1860Vigilia dellaBattaglia di Milazzo

«Di tante imprese che ho tentato invita mia, la più ardua e la più bella,di cui sentirò un certo vanto finchèio campi, è la mia fuga da Caprera»14 ottobre 1867con un chiattino da palude

«A me non importa che le navisiano grosse o piccole; debbonoessere tali da renderci onnipotentinel Mediterraneo; meglio se lefaranno a buon mercato.Ma se la potenza non si può avereche a caro prezzo, si spenda…»1880Lettera a Vittorio A. Vecchi

«Devo ricordare, in caso di guerramarittima, dovere il nostro Paesefar capitale della sua brava marinamercantile, semenzaio di valorosimarinai, non solo, ma di prodiufficiali capaci del loro dovereanche nelle battaglie».

«Ho visto le navimanovrare;bene, bene.Ma ricordateviche la flotta meritaogni cura…1879Agli Ufficiali della Squadra

I grandi velieri e i loro equipaggi sono stati iprotagonisti della la regata (Genova-Trapani,

11-16 aprile 2010) organizzata dalla SailTraining International in collaborazione conla Sail Training Association-Italia per celebrarelo storico viaggio di Garibaldi e dei Millein occasione del suo 150° anniversario.Il successo della manifestazione va condivisocon tutte le autorità e le istituzioni coinvoltenel progetto: sponsor ufficiali, sponsor tecnicie media partner. Senza dimenticare il decisivosupporto di Marina Militare, Capitaneriadi Porto, Istituto idrografico e tutte le altreorganizzazioni portuali.Un ricordo ‘speciale’ è senz’altro legatoal progetto “Un sorriso tra le onde”,iniziativa che ha consentito a numerosi disabilidi partecipare attivamente alla regata.

Garibaldi Tall Ships Regatta I partecipanti

• Akela (Russia),• Antwerp Flyer (Belgio)• Astrid (Paesi Bassi)• Far Barcelona (Spagna)• Idea Due (Italia)• Italia (Italia)• Kaliarpa (Bulgaria)• Maybe (Gran Bretagna)• Oloferne (Italia)• Oosterschelde (Paesi Bassi)• Palinuro (Italia)• Pamadica (Italia)• Pandora (Italia)• Pogoria (Polonia)• Spirit of Chemainus

(Gran Bretagna)• Tecla (Paesi Bassi)• Tenacious (Gran Bretagna)• Urania (Paesi Bassi)• Viva (Latria)

Garibaldi uomo di mare

Il piroscafoLombardo