la repubblica - 30 novembre 2015

48
XXXSFQVCCMJDBJU "//0 / */ *5"-*" -6/&%¹ /07&.#3& DPO 4503*" %&--" '*-040'*" û 4&%& 30." 7*" $3*450'030 $0-0.#0 5&- '"9 41&% "## 1045 "35 -&((& %&- '&##3"*0 30." $0/$&44*0/"3*" %* 16##-*$*5® " ."/;0/* $ .*-"/0 7*" /&37&4" 5&- 13&;;* %* 7&/%*5" "6453*" #&-(*0 '3"/$*" (&3."/*" *3-"/%" -644&.#63(0 .0/"$0 1 0-"/%" 10350("--0 4-07&/*" 41"(/" ."-5" (3&$*" $30";*" ,/ 3&(/0 6/*50 -45 3&16##-*$" $&$" $;, 4-07"$$)*" 4,, 47*;;&3" '3 6/()&3*" '5 64" / EL MEMORIALE che monsignor Lucio Val- lejo Balda ha conse- gnato al suo avvocato (poi sostituito) l’8 novembre scorso c’è la confessione dei suoi rapporti (anche carna- li) con Francesca Immacola- ta Chaouqui, ci sono le sue convinzioni: «Era dei servizi segreti, aveva dietro Bisi- gnani». E il racconto di tutti gli amici importanti della “pierre”. "1"(*/" &$$0*-.&.03"/%6.4)0$,%*#"-%"-"$)"0626*40-0$"-6//*& 4FTTPFQPMJUJDBJTFHSFUJEJ7BUJMFBLT /&--041035 %JTBTUSP3PNB (BSDJBBSJTDIJP i.BJPSFTUPw +VWFBMUSBWJUUPSJB -B[JPLPB&NQPMJ 0HHJ/BQPMJ*OUFS 3*$$*"3%*"1"(*/" *O5SFOUJOP&NJMJB F-PNCBSEJB MFCVTUFQBHB QJáSJDDIFE*UBMJB *OUFTUBDÒ.JMBOP "M4VENFOP $MJNBHJPSOPEJHVFSSJHMJBB1BSJHJ "DDPSEP6F5VSDIJBTVJNJHSBOUJ $BMQFTUBUJGJPSJFDBOEFMFQFSJNPSUJ)PMMBOEFTDBOEBMPTP3FO[JM*TOPOTJCBUUFDPOJNVTDPMJ 1 OCHI giorni fa il Senato, ap- provando la legge di Stabi- lità 2016, ha votato anche un comma, il numero 331, che, se passerà anche alla Camera, doterà l’Italia di un fondo chia- mato “Progetto Genomi Italia”. Istituito presso il Ministero del- la Salute, sarà messo a bando con linee guida definite da una Commissione di esperti per stu- diare e realizzare il sequenzia- mento di migliaia di genomi di parte della popolazione italia- na. Si tratta di un’importante opportunità per il Paese, per il futuro del nostro sistema sanita- rio e per la ricerca italiana, che permetterà di contribuire all’a- vanzamento e di godere dei frut- ti della genomica, per quel che riguarda le applicazioni alla me- dicina. È in corso una rivoluzio- ne. La genomica si basa sul se- quenziamento del genoma di un individuo, vale a dire sulla lettura di tutte le oltre tre mi- liardi di lettere (A, T, C, G com- binate fra loro) del suo Dna. L’a- nalisi di questa lettura permet- te di identificare la presenza di varianti, cioè di singole lettere diverse tra gli individui — sono “solo” 3 milioni le lettere diver- se che ci distinguono l’uno dall’altro — e di lavorare non so- lo per leggerle ma, ancora di più, per interrogarne i dati e “collegarle” a parametri clinici o di efficacia farmacologica. Si vuole arrivare a identificare le varianti (lettere) rare che sono neutre da quelle associate o cau- sa di determinate malattie. "1"(*/" $033"%0;6/*/0 3 -"$01&35*/" *TUSV[JPOFQFSMVTPEFM/BUBMF OFMMFTDVPMFNVMUJFUOJDIF -"63".0/5"/"3*&."3*"1*"7&-"%*"/0 %0."/*$0/3&16##-*$" 5)&30--*/(450/&4 $0--&$5*0/ i#&(("34#"/26&5w 'POEBUPSF&VHFOJP4DBMGBSJ %JSFUUPSF&[JP.BVSP -*/$)*&45" /PODIJBNJBNP QJáHSJMMJOJJ4UFMMF .BUUFPM&OJ FMB$BTB#JBODB *M1BQBBMMBQPSUBE"GSJDBCBTUBPEJP %"-/04530$033*410/%&/5& "/"*4(*/03* &-&/"$"55"/&0 3 -"4$*&/;" -BSDIJWJP EFM%OB DIFDJBJVUFSË BHVBSJSF *MQSJNPTÖEFM1BSMBNFOUP QFSEJTFHOBSFMBNBQQB EFJOPTUSJHFOPNJ * L M5S non si sfalderà da solo, come ritenevano (auspica- vano?) molti osservatori e attori politici. Non imploderà. "1"(*/" ."11& *-70%*"."/5* *-$"40 *MOVPWPDMVC EFHMJJORVJOBUPSJ 3 (-*41&55"$0-* 8PPEZ"MMFOBOOJEJVOBTQJB i7JWPEFOUSPMFWJUFEFHMJBMUSJw "3*"//"'*/04 PARIGI - A PRESENZA di centocin- quanta capi di Stato e di governo, in queste ore a Parigi, è un segno di solidarie- tà. 4&(6&"1"(*/" -"/"-*4* -&VSPQB TFO[BQBTTJPOF -&*%&& *MDVPSFJOQFSJGFSJB "(045*/0(*07"(/0-* BANGUI # LINDATI bianchi e marcantoni neri ar- mati. E ai lati una folla che urla: «Pa- pa, Papa!». Per un giorno Bangui, ca- pitale del Paese più povero dell’Africa, di- venta «capitale spirituale del mondo». "1"(*/" %"-/04530*/7*"50 ."3$0"/4"-%0 '3"/$&4$0"13&*-(*6#*-&0"#"/(6*4$035"50%"*$"4$)*#-6 PARIGI μ UNA PROFANAZIONE». Bertrand Boulet da giorni si occupa co- me volontario di tenere in ordine il memoriale sotto alla sta- tua di Marianne, in place de la République. "1"(*/"$*"/$*6--03*$$*&4."3(*"44*"--&1"(*/&& μ NOTO che la “risposta mu- scolare” al cosiddetto Sta- to islamico non piace al go- verno italiano. 4&(6&"1"(*/" 45&'"/0'0--* *-16/50 PARIGI 0 CCHIO a quei tre. Oggi il primo giorno del vertice sul clima si gioca tra Sta- ti Uniti, Cina, India. "1"(*/" %"-/04530*/7*"50 '&%&3*$03".1*/* *-$".1*0/"50 #&3/"3%07"--* 3 ICOMINCIARE dalle periferie. Non è rivol- to solo alla Chiesa cattolica il messag- gio che scaturisce dal viaggio del Papa. "1"(*/"

Upload: lili

Post on 30-Jan-2016

256 views

Category:

Documents


1 download

DESCRIPTION

news

TRANSCRIPT

Page 1: La Repubblica - 30 Novembre 2015

XXX�SFQVCCMJDB�JU

"//0 �� � /� �� */ *5"-*" € � �� � -6/&%¹ �� /07&.#3& ����DPO4503*"%&--"'*-040'*"û�� ��

4&%&� ����� 30." 7*" $3*450'030 $0-0.#0 �� � 5&-� �������� '"9 ������������ 41&%� "##� 1045� "35� � -&((& ����� %&- �� '&##3"*0 ���� � 30."� ■ $0/$&44*0/"3*" %* 16##-*$*5®� "� ."/;0/* � $� .*-"/0 � 7*" /&37&4" �� � 5&-� ���������� ■ 13&;;* %* 7&/%*5"� "6453*"■ #&-(*0■ '3"/$*"■ (&3."/*"■ *3-"/%"■ -644&.#63(0■.0/"$0 1�■0-"/%"■ 10350("--0■ 4-07&/*"■ 41"(/" € � ��■."-5" € � ��■ (3&$*" € � ��■ $30";*" ,/ ��■ 3&(/0 6/*50 -45 � ��■ 3&16##-*$" $&$" $;, ��■ 4-07"$$)*" 4,, ���€ � ��■ 47*;;&3" '3 � ��■ 6/()&3*" '5 ���■ 6�4�" � � ��

/EL MEMORIALE che monsignor Lucio Val-lejo Balda ha conse-

gnato al suo avvocato (poi sostituito) l’8 novembre scorso c’è la confessione dei suoi rapporti (anche carna-li) con Francesca Immacola-ta Chaouqui, ci sono le sue convinzioni: «Era dei servizi segreti, aveva dietro Bisi-gnani». E il racconto di tutti gli amici importanti della “pierre”.

"�1"(*/"���

&$$0�*-�.&.03"/%6.�4)0$,�%*�#"-%"��-"�$)"0626*��40-0�$"-6//*&

4FTTP�F�QPMJUJDB �J�TFHSFUJ�EJ�7BUJMFBLT

/&--0�41035

%JTBTUSP�3PNB(BSDJB�B�SJTDIJPi.B�JP�SFTUPw+VWF �BMUSB�WJUUPSJB

-B[JP�LP�B�&NQPMJ0HHJ�/BQPMJ�*OUFS

3*$$*"3%*�"�1"(*/"���

*O�5SFOUJOP �&NJMJBF�-PNCBSEJBMF�CVTUF�QBHBQJá�SJDDIF�E�*UBMJB

*O�UFTUB�D��.JMBOP"M�4VE�NFOP����

$MJNB �HJPSOP�EJ�HVFSSJHMJB�B�1BSJHJ"DDPSEP�6F���5VSDIJB�TVJ�NJHSBOUJ$BMQFTUBUJ�GJPSJ�F�DBOEFMF�QFS�J�NPSUJ �)PMMBOEF��TDBOEBMPTP��3FO[J��M�*T�OPO�TJ�CBUUF�DPO�J�NVTDPMJ�

1OCHI giorni fa il Senato, ap-provando la legge di Stabi-lità 2016, ha votato anche

un comma, il numero 331, che, se passerà anche alla Camera, doterà l’Italia di un fondo chia-mato “Progetto Genomi Italia”. Istituito presso il Ministero del-la Salute, sarà messo a bando con linee guida definite da una Commissione di esperti per stu-diare e realizzare il sequenzia-mento di migliaia di genomi di parte della popolazione italia-na. Si tratta di un’importante opportunità per il Paese, per il futuro del nostro sistema sanita-rio e per la ricerca italiana, che permetterà di contribuire all’a-vanzamento e di godere dei frut-ti della genomica, per quel che riguarda le applicazioni alla me-dicina. È in corso una rivoluzio-ne. La genomica si basa sul se-quenziamento del genoma di un individuo, vale a dire sulla lettura di tutte le oltre tre mi-liardi di lettere (A, T, C, G com-binate fra loro) del suo Dna. L’a-nalisi di questa lettura permet-te di identificare la presenza di varianti, cioè di singole lettere diverse tra gli individui — sono “solo” 3 milioni le lettere diver-se che ci distinguono l’uno dall’altro — e di lavorare non so-lo per leggerle ma, ancora di più, per interrogarne i dati e “collegarle” a parametri clinici o di efficacia farmacologica. Si vuole arrivare a identificare le varianti (lettere) rare che sono neutre da quelle associate o cau-sa di determinate malattie.

"�1"(*/"���

$033"%0�;6/*/0

3���-"�$01&35*/"

*TUSV[JPOF�QFS�M�VTP�EFM�/BUBMFOFMMF�TDVPMF�NVMUJFUOJDIF-"63"�.0/5"/"3*�&�."3*"1*"�7&-"%*"/0

%0."/*�$0/�3&16##-*$"5)&�30--*/(�450/&4$0--&$5*0/i#&(("34�#"/26&5w

'POEBUPSF�&VHFOJP�4DBMGBSJ� %JSFUUPSF�&[JP�.BVSP

-�*/$)*&45"

/PO�DIJBNJBNPQJá�HSJMMJOJ�J��4UFMMF.BUUFP �M�&OJ

F�MB�$BTB�#JBODB

*M�1BQB�BMMB�QPSUB�E�"GSJDB��CBTUB�PEJP

%"-�/04530�$033*410/%&/5&

"/"*4�(*/03*

&-&/"�$"55"/&0

3���-"�4$*&/;"

-�BSDIJWJPEFM�%OBDIF�DJ�BJVUFSËB�HVBSJSF

*M�QSJNP�TÖ�EFM�1BSMBNFOUPQFS�EJTFHOBSF�MB�NBQQBEFJ�OPTUSJ�HFOPNJ

*L M5S non si sfalderà da solo, come ritenevano (auspica-vano?) molti osservatori e

attori politici. Non imploderà."�1"(*/"���

."11&

*-70�%*"."/5*

*-�$"40

*M�OVPWP�DMVCEFHMJ�JORVJOBUPSJ

3���(-*�41&55"$0-*

8PPEZ�"MMFO ����BOOJ�EJ�VOB�TQJBi7JWP�EFOUSP�MF�WJUF�EFHMJ�BMUSJw"3*"//"�'*/04

PARIGI

-A PRESENZA di centocin-quanta capi di Stato e di governo, in queste ore a

Parigi, è un segno di solidarie-tà.

4&(6&�"�1"(*/"���

-�"/"-*4*

-�&VSPQBTFO[B�QBTTJPOF

-&�*%&&

*M�DVPSF�JO�QFSJGFSJB"(045*/0�(*07"(/0-*

BANGUI

#LINDATI bianchi e marcantoni neri ar-mati. E ai lati una folla che urla: «Pa-pa, Papa!». Per un giorno Bangui, ca-

pitale del Paese più povero dell’Africa, di-venta «capitale spirituale del mondo».

"�1"(*/"���

%"-�/04530�*/7*"50

."3$0�"/4"-%0

'3"/$&4$0�"13&�*-�(*6#*-&0�"�#"/(6*�4$035"50�%"*�$"4$)*�#-6

PARIGI

μUNA PROFANAZIONE». Bertrand Boulet da giorni si occupa co-me volontario di tenere in ordine il memoriale sotto alla sta-tua di Marianne, in place de la République.

"�1"(*/"�� �$*"/$*6--0 �3*$$*�&�4."3(*"44*�"--&�1"(*/&���&��

μNOTO che la “risposta mu-scolare” al cosiddetto Sta-to islamico non piace al go-

verno italiano. 4&(6&�"�1"(*/"���

45&'"/0�'0--*

*-�16/50

PARIGI

0CCHIO a quei tre. Oggi il primo giorno del vertice sul clima si gioca tra Sta-

ti Uniti, Cina, India. "�1"(*/"��

%"-�/04530�*/7*"50

'&%&3*$0�3".1*/*

*-�$".1*0/"50

#&3/"3%0�7"--*

3ICOMINCIARE dalle periferie. Non è rivol-to solo alla Chiesa cattolica il messag-gio che scaturisce dal viaggio del Papa.

"�1"(*/"���

Page 2: La Repubblica - 30 Novembre 2015

� laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ����

%"-�/04530�$033*410/%&/5&

"/"*4�(*/03*�

PARIGI. «E’ una profanazione, qualcosa di indecente». Ber-trand Boulet si occupa da gior-ni di tenere pulito e in ordine il memoriale sotto alla statua di Marianne, in place de la Rép-ublique. L’altare laico dedica-to alle vittime degli attacchi del 13 novembre è stato preso di mira da un piccolo gruppo di individui a volto coperto che ha usato candele, cornici con messaggi e altri oggetti del memoriale come proiettili con-tro le forze dell’ordine. «Con quale diritto sono venuti a spu-tare sui nostri morti?» doman-da Boulet a cui tocca adesso raccogliere nei sacchi della spazzatura quel che resta del-la battaglia sulla piazza simbo-lo di Parigi. Il quartiere colpito dagli attentati due settimane fa ha vissuto così una nuova giornata di tensione, una vio-lenza per molti incomprensibi-le che si è conclusa con il fermo di oltre duecento persone. È l’epilogo di una domenica che doveva essere di «speranza e solidarietà» come aveva auspi-cato François Hollande per l’a-pertura della Conferenza mon-diale sul Clima Cop21. Resta-no invece negli occhi il fumo

dei lacrimogeni e una città che continua a essere sotto asse-dio.

C’è il sole ed è mattina quan-do Emma Ruby Sachs sta pog-giando a terra, insieme ad al-tri volontari dell’Ong Avaaz, sandali, pantofole, stivali. Una distesa di scarpe in place de la

République. Dopo che la mar-cia delle associazioni è stata annullata dalla Prefettura, a causa della minaccia terrori-sta che pesa ancora sulla capi-tale, i militanti ambientalisti hanno voluto testimoniare co-sì la loro mobilitazione per Cop21. «È il nostro modo di ri-spondere presente» spiega Sa-chs. Ci sono anche un paio di scarpe di Papa Francesco, di Ban Ki Moon e dell’attrice Ma-rion Cotillard. Poche centinaia di metri più avanti, sul boule-vard Voltaire, un gruppo musi-cale delle Isole del Pacifico si esibisce in una danza tribale in onore delle vittime del Bata-clan. Lentamente una lunga catena umana si forma lungo il viale con lo slogan “Stato di emergenza climatico”. E’ una sfida pacifica al divieto di ma-

nifestare delle autorità. Verso l’ora di pranzo la Pre-

fettura segnala cinquemila persone radunate intorno alla piazza, diecimila secondo gli organizzatori. Ma sempre in

un’atmosfera festosa, mentre raduni per la Cop21 si svolgo-no in altri paesi, compresa l’I-talia. Nella capitale francese i militanti sono circondati da de-cine di camion della polizia nel-le strade e celerini che guarda-vano con malcelata disappro-vazione l’adunata. Quando il

*L SACELLO devastato, l’omaggio ai defunti profanato. Poche cose ri-pugnano di più alla vista dell’uomo civilizzato di un’immagine co-me questa. Place de la République, piazza del ricordo, ora senza

memoria. Barbarie? La danza macabra non è un insulto ai morti, è uno sberleffo alla morte. Quando il utto non bastava a proteggere gli uomini dall’orrore, i pittori dei tempi della peste violentavano i simbo-li del cordoglio nell’esorcismo di una farsa oscena. Certo, è improbabi-le che ieri i devastatori abbiano pensato agli artisti dei cimiteri medie-vali. Ma i simboli sono umori bizzarri, a volte ci attraversano senza che ne siamo consapevoli. Mettiamoci pure la pochezza dell’antagoni-sta rabbioso, per il quale non è corteo se non ha qualcosa di contun-dente. Ma questa cosa di usare come proiettili proprio le candele e i fio-ri (contundenti, i fiori?), per protesta contro il divieto di manifestare, non può essere frutto solo di una contingenza pratica: c’era questo a portata di mano... Il lutto stravolto in lotta, cosa ci svela sulla fragilità dei simboli che riusciamo a opporre alla prepotenza simbolica del ter-rore? Non userete il compianto per tapparmi la bocca, sembra grida-re il profanatore. Qualcuno ieri ha difeso l’immobilità sacra del com-pianto colato nella cera. Qualcuno ha voluto scuotere con violenza e rabbia quei sigilli di dolore, perché li ha sentiti inutili e narcotizzanti. Due esorcismi simbolici, opposti ma speculari, per una stessa minac-cia che incombe, quella della morte inflitta dall’uomo all’uomo.

*M�SBDDPOUP

$MJNB �TDPOUSJ�B�1BSJHJQSPGBOBUP�JM�NFNPSJBMF)PMMBOEF��i4DBOEBMPTJw

-B�QJB[[B�EFM�SJDPSEPTFO[B�QJá�NFNPSJB.*$)&-&�4."3(*"44*

6OB�EJTUFTB�EJ�TDBSQF�USB�DVJ�RVFMMF�EFM�1BQB �#BO�,J�NPPO�F�EFMM�BUUSJDF�.BSJPO�$PUJMMBSE

*-�7&35*$&�%*�1"3*(*

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

-"�'050(3"'*"

(MJ�JODJEFOUJ1SPUFTUB�EBWBOUJ�BMM�BMUBSF�QFS�MF�WJUUJNF�EJ�WFOFSE���7JPMBUP�JM�EJWJFUP�EJ�NBOJGFTUBSF �EVFDFOUP�BSSFTUJ�

*M�NPOVNFOUP�QSFTP�EJ�NJSB�EB�VO�HSVQQP�B�WPMUP�DPQFSUP��1PJ�MB�TGJEB�BMMB�QPMJ[JB

Page 3: La Repubblica - 30 Novembre 2015

laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ���� �

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

PARIGI

0CCHIO a quei tre. Oggi il primo giorno del verti-ce sul clima si gioca tra Stati Uniti, Cina, In-dia. Due vertici bilaterali, tra Barack Obama

e Xi Jinping, poi tra Obama e Narendra Modi, rac-chiudono il nucleo della sfida. Sono il nuovo club dei Grandi Inquinatori del pianeta. Quel che si diranno è essenziale. Il summit ha rinunciato in anticipo alla strategia – perdente – di Kyoto e Copenaghen, quel-la che inseguiva impegni vincolanti giuridicamente, tetti alle emissioni di CO2 imposti dalla comunità in-ternazionale ai singoli paesi. Quell’opzione si è dimo-strata irraggiungibile. Proprio per questo diventa es-senziale la volontà politica, l’approccio strategico che le singole superpotenze decidono di adottare.

Obama-Xi-Modi: il futuro della specie umana, dell’abitabilità del pianeta per noi, è nelle loro mani. La Cina è la prima generatrice di emissioni carboni-che; superò gli Stati Uniti nella grande recessione oc-cidentale nel 2008. L’India rincorre la Cina, que-st’anno la supera in velocità di crescita del Pil, i con-sumi energetici ne sono il riflesso. L’India è già nu-mero tre se l’Unione europea non si considera come un’entità singola. Gli americani restano però i massi-mi inquinatori su base individuale. L’americano me-dio produce il triplo di gas carbonici di un cinese e il decuplo di un indiano. L’anacronismo è evidente. L’insostenibilità politica anche. La sfida riguarda il pianeta, il genere umano, gli oceani e i ghiacciai, l’at-mosfera e le temperature; cose che non conoscono confini nazionali. Ma continuiamo a misurare le emissioni di CO2 su base nazionale. Nascono da qui i paragoni inaccettabili: 315 milioni di americani si confrontano con 2,5 miliardi tra cinesi e indiani.

In queste misurazioni l’Europa finisce ai margini. Il Vecchio continente produce “solo” il 9% di tutte le emissioni di CO2. Può nascerne un senso di impoten-za: per quanto facciano gli europei, pesano poco. Ma anche qui le illusioni ottiche distorcono la percezio-ne. Quel 9% di emissioni carboniche è il frutto della “decrescita” europea, così come il sorpasso Cina-Usa avvenne quando l’economia americana si fermò. Se l’Europa dovesse ritrovare lo sviluppo – cosa che si augurano i suoi giovani disoccupati – anche le sue emissioni torneranno a salire. L’altra illusione ottica viene dalla deindustrializzazione. L’Europa ha smes-so di ospitare molte produzioni manifatturiere ad al-ta intensità di consumo energetico. Ma ogni volta che un consumatore europeo compra un prodotto “made in China” (o in Corea, Bangladesh, Vietnam) contribuisce alle emissioni carboniche che l’Occiden-te ricco ha delegato alle economie emergenti.

La triangolazione Obama-Xi-Modi riassume i pro-blemi reali, offre uno spaccato del mondo com’è dav-vero. Il premier indiano Modi può irritare con il suo nazionalismo rivendicativo, che ne ha fatto il leader del Sud del pianeta. Può disturbare un atteggiamen-

to che trasforma la sfida ambientale in una partita contabile: dimmi quanto mi paghi, e ti dirò quanto sono disposto a fare. È il nodo dei trasferimenti Nord-Sud, i 100 miliardi di dollari promessi alle na-zioni emergenti per finanziare la loro riconversione a uno sviluppo sostenibile; fondi insufficienti; e co-munque stanziati solo in piccola parte. Questa parti-ta Nord-Sud è circondata di sospetti reciproci. Quan-ta parte di quei fondi serviranno a esportare tecnolo-gie “made in Usa”, “made in China” o “made in Ger-many”? Quanta parte finirà assorbita dalla corruzio-ne di classi dirigenti predatrici?

C’è però dietro il dibattito Nord-Sud una realtà in-negabile. Basta ricordare un esercizio che i lettori di�3FQVCCMJDB conoscono, perché più volte è stato fatto su queste colonne: le fotografie del pianeta scattate dai satelliti di notte. L’intensità delle luci artificiali riflette la distribuzione della ricchezza. Chi sta me-glio illumina meglio. Vaste zone della terra sono sprofondate in un’oscurità quasi totale: gran parte dell’Africa, ed anche una porzione consistente del subcontinente indiano. Quelle immagini vanno af-fiancate al discorso rivendicativo di Modi. È un dirit-to umano basilare, avere una lampadina accesa la se-ra in casa per fare i compiti e ripassare la lezione. Il problema è quando la lampadina in casa serve per una nazione con 1,2 miliardi di abitanti. L’energia meno costosa per loro è il carbone. La peggiore di tut-te.

La Cina è già un passo più in avanti. La lampadina ce l’hanno quasi tutti, anche il frigo, la lavatrice e l’auto. Il prezzo da pagare è un’aria così irrespirabi-le, che ormai l’élite cinese compra seconde case in California non solo come status symbol ma come una polizza assicurativa sulla propria salute. Perciò Xi ha deciso che la riconversione dell’economia cine-se è una priorità, non una concessione all’Occiden-te. Lui può operare queste svolte senza i vincoli del consenso che ha Obama. In nessun altro paese al mondo è attiva una furiosa campagna negazionista sul cambiamento climatico, come quella condotta dal partito repubblicano. I suoi finanziatori della lob-by fossile non arretrano davanti a nulla. La multina-zionale petrolifera Exxon falsificò per decenni le con-clusioni dei suoi stessi scienziati, che coincidevano con quelle della comunità scientifica mondiale. Esi-ste un altro capitalismo americano, guidato da Bill Gates, che mette in campo vaste risorse per finanzia-re l’innovazione sostenibile. È un passaggio impor-tante: uno dei problemi delle energie rinnovabili è che le sovvenzioni pubbliche, pur sacrosante, stan-no rallentando il ritmo del progresso tecnologico ne-cessario per renderle più competitive, e risolvere problemi come l’immagazzinamento dell’energia pulita. L’Onu definisce l’appuntamento di oggi a Pa-rigi come «la nostra ultima speranza». Di certo è l’oc-casione per i leader mondiali di dimostrare che la sfi-da ci riguarda tutti, e chi pensa di lasciare ad altri le scelte difficili non fa un investimento lungimirante neppure nell’ottica del suo interesse nazionale.

corteo improvvisato tra place de la République e il Bataclan comincia a disperdersi all’ora di pranzo, un piccolo gruppo di incappucciati marcia con-tro il cordone di agenti gridan-do: “Stato d’emergenza, stato poliziesco”, “Poliziotti assassi-ni, porci”.

La piazza è avvolta da una nuvola di fumo per i lacrimoge-ni lanciati dalla polizia mentre i ragazzi incappucciati conti-nuano a gettare oggetti raccol-ti sul selciato. Alcuni militanti ambientalisti circondano la statua di Marianne, per impe-dire la devastazione. Il blocco nero viene fischiato dai mani-festanti pacifici. «Scegli in qua-le campo vuoi stare» urla un ra-gazzo dal volto coperto a Lau-rène, 19 anni, che fa da scudo davanti al memoriale. Un gio-

vane impedisce a uno degli in-cappucciati di bruciare una bandiera francese.

«Sapevamo che ci sarebbe-ro stati elementi violenti che non hanno nulla a che vedere

con i militanti ambientalisti” ha commentato François Hol-lande definendo gli scontri “scandalosi”. Una protesta “in-degna” secondo Manuel Valls. Il premier è venuto davanti al Bataclan insieme al capo del governo canadese, Justin Tru-deau. Altre delegazioni della

Cop21 hanno sfilato davanti al teatro e la Cop21 si è aperta ie-ri con un minuto di silenzio per ricordare le 130 vittime. Agli scontri, durati poco più di un’ora, sono seguite le polemi-che. “Il blocco nero è fatto di meno di cento persone” sottoli-nea Julien Bayou, portavoce dei Verdi.

«Se la manifestazione fosse stata autorizzata – continua - le cose sarebbero andate diver-samente». Alcuni militanti presenti accusano gli agenti di aver caricato senza motivo in diversi punti della piazza. I ner-vi delle forze dell’ordine sono a fior di pelle. E lo stato di emergenza dichiarato da Hol-lande, che sospende fino a feb-braio alcuni diritti, rischia di essere sempre più criticato.

#"3"$,�0#"."

(MJ�6TB�JORVJOBOP�

NFOP�EFMMB�$JOB�NB�

HMJ�BNFSJDBOJ�SFTUBOP�

J�NBTTJNJ�JORVJOBUPSJ�

TV�CBTF�JOEJWJEVBMF

*�-&"%&3

-"�1305&45"

"MDVOJ�HJPWBOJ�GFSNBUJ�JFSJ�EPQP�HMJ�TDPOUSJ�JO�QMBDF�EF�MB�3ÏQVCMJRVF�B�1BSJHJ�EBHMJ�BHFOUJ�JO�EJWJTB�BOUJ�TPNNPTTB�USB�J�GJPSJ�F�MF�DBOEFMF�QFS�DPNNFNPSBSF�MF�WJUUJNF�EFMMB�TUSBHF�QFS�HMJ�BUUFOUBUJ��-B�QSPUFTUB�DPOUSP�JM�TVNNJU�NPOEJBMF�TVM�DMJNB�FSB�TUBUB�WJFUBUB

XXX�FMZTFF�GSXXX�MFNPOEF�GS

1&3�4"1&3/&�%*�1*Ä

%"-�/04530�*/7*"50

'&%&3*$0�3".1*/*

0#"." �9*�&�.0%*��-&�4035*�%&-�1*"/&5"/&--&�."/*�%&*�(3"/%*�*/26*/"503*

9*�+*/1*/(

1FS�JM�MFBEFS�DJOFTF�Ò�

QSJPSJUBSJP�DPOWFSUJSF�

M�FDPOPNJB�F�OPO�IB�

JM�WJODPMP�EFM�

DPOTFOTP

/&3&/%3"�.0%*

*O�NPMUF�DBTF�

JOEJBOF�M�FMFUUSJDJU�

OPO�D�Ò �F�M�FOFSHJB�

NFOP�DBSB�QFS�M�*OEJB�

SFTUB�JM�DBSCPOF

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

6OB�SFB[JPOF�iJOEFHOBwIB�EFUUP�7BMMT�EBWBOUJ�BM�#BUBDMBO�JOTJFNF�BM�QSFNJFS�DBOBEFTF�

Page 4: La Repubblica - 30 Novembre 2015

� laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ����

La catenadei cambiamenticlimaticiCAUSE EFFETTI

Aumento della quantitàdi CO2 negli oceani

Acidificazionedegli oceani

Mortedelle barriere coralline

Declino delle risorsedella pesca

."63*;*0�3*$$*

*L TRATTATO di Kyoto, pietra miliare nella lotta all’effetto serra, fu firmato da 35 paesi,

che rappresentavano il 12 per cento delle emissioni globali di anidride carbonica. L’accordo contro il riscaldamento globale che uscirà dalle due settimane di negoziati che si aprono oggi a Pa-rigi, sarà sottoscritto da almeno 167 paesi, responsabili del 94 per cento delle emissioni. È la pro-va del lungo cammino che ha fat-to il mondo, dal 1997 ad oggi, nel riconoscere i pericoli del cambia-mento climatico. In testa a quei 167 paesi ci sono Cina e Stati Uni-ti, i due maggiori inquinatori mondiali, nel 2009 gli artefici del flop di Copenaghen, dove abortì il tentativo di dare un seguito al protocollo di Kyoto, oggi i due principali motori di un accordo. In questo senso, Parigi è un suc-cesso annunciato: un altro flop, del tutto inaspettato, avrebbe conseguenze devastanti sugli sforzi per tenere sotto controllo il riscaldamento del pianeta. Ma, anche nell’ipotesi migliore, è un successo con troppi buchi, secon-do la stragrande maggioranza di esperti e scienziati. Ecco una gui-da per prevedere e valutare cosa succederà certamente in queste due settimane, cosa potrebbe succedere, cosa non succederà di sicuro, su cosa c’è ancora da liti-gare, cosa aspettarsi dopo. So-prattutto il dopo: i rischi più gra-vi, per l’accordo, si materializze-ranno quando tutti saranno par-titi da Parigi e tornati a casa.

*-�#60/0

L’ottimismo sul negoziato si spie-ga subito. La cosa più difficile — tagliare le emissioni — è già sta-

ta decisa, ogni governo per suo conto. Dunque, Parigi deve solo ratificare gli impegni al conteni-mento dell’anidride carbonica che variano, come entità e come scadenza (al 2025 o al 2030), ma sono quasi tutti concreti e verifi-cabili. Qualche paese (l’India, l’A-rabia saudita) si è lasciata aper-

ta qualche scappatoia. Ma se il consenso internazionale resta compatto come oggi, sarà diffici-le ad un singolo paese andare con decisione controcorrente. La conversione della Cina alla lotta all’effetto serra mostra, del re-sto, che la realtà spinge in un’uni-ca direzione. I malumori restano

e riesploderanno durante i nego-ziati. Ma, questa volta, al contra-rio che a Copenaghen, sulla bar-ca degli impegni a contenere le emissioni ci sono tutti insieme, ricchi e poveri. Con la promessa che non finisce qui e che ci si rive-drà, per valutare la situazione, fra qualche anno. E con l’obietti-

vo dichiarato di arrivare a emis-sioni zero, almeno nel 2100 (o prima, questo è uno degli spazi di trattativa ancora aperti).

*-�#36550

Il problema, subito indicato da-gli scienziati, è che non basta. Gli impegni assunti in vista di Pari-gi, anche se venissero rispettati alla lettera, sono insufficienti e arrivano troppo tardi. Tutti sono d’accordo a contenere entro 2 gradi il riscaldamento del piane-ta al 2100, ovvero un grado in più di quanto già si sia verificato ri-spetto all’era preindustriale: ol-tre, dicono le simulazioni dei mo-delli climatici, arrivano le cata-strofi climatiche, dalla siccità al-le inondazioni agli uragani. Ma gli impegni presi in vista di Pari-gi assicurano solo un riscalda-mento entro 2,7 gradi, al di là del-la soglia di sicurezza. E, attenzio-ne, 2,7 gradi se il taglio delle emissioni continuerà, con la stes-sa intensità, anche dopo il 2025 o il 2030, quando scadono gli impe-gni assunti in questi mesi. Se si tornasse, invece, al “business as usual”, lasciando che le emissio-ni riprendano il loro corso, il ri-scaldamento al 2100 arrivereb-be a 3,6 gradi, in zona da allarme rosso. Ecco perché soprattutto gli europei insistevano perché a Parigi si fissasse già una tabella di marcia, che prevedesse, entro cinque anni, un nuovo giro di vi-te alle emissioni. Ma la tabella di marcia non ci sarà. La Cina, d’ac-cordo con India e Arabia saudita, si è dichiarata d’accordo solo per una generica promessa di rive-dersi, senza impegni precostitui-ti a nuovi interventi. I nodi politi-ci più intricati dei negoziati sa-ranno, anzitutto, la data entro cui arrivare a emissioni zero:

2100 o prima? Cruciale, anche se solo in termini di principi, il ruolo che il documento finale assegne-rà ai combustibili fossili, a cui ri-salgono poco meno dei due terzi delle emissioni e che, secondo gli esperti, dovrebbero restare in massa sottoterra per evitare di sfondare il tetto dei due gradi. L’altro capitolo ancora aperto è come finanziare la promessa di 100 miliardi di dollari l’anno che, dal 2020, i paesi ricchi dovrebbe-ro girare ai paesi più poveri per aiutarli a fronteggiare l’impatto già avvertibile del cambiamento climatico.

*�$"55*7*

Il fulcro del riassestamento del mondo in chiave anti-effetto ser-

*M�TVNNJU

"M�WJB�EVF�TFUUJNBOF�EJ�OFHP[JBUJUSB�TPTUFHOP�BJ�QBFTJ�QPWFSJF�UBHMJ�BMMB�QSPEV[JPOF�EJ�$0

/&-�.0/%0

6O�VPNP�DBNNJOB�B�1MBDF�EF�MB�3ÏQVCMJRVF �

B�1BSJHJ �USB�DFOUJOBJB�EJ�QBJB�

EJ�TDBSQF �TJNCPMP�EFMMB�NBSDJB�WJFUBUB�

BHMJ�BNCJFOUBMJTUJ�QFS�MP�TUBUP�EJ�

FNFSHFO[B�EPQP�HMJ�BUUBDDIJ��EVF�NBOJGFTUB[JPOJ�BNCJFOUBMJTUF �MB�QSJNB�B�3PNB�F�MB�TFDPOEB�B�5PLZP

-P�TDFOBSJP��*�CJH�NPOEJBMJ�TJ�TPOP�HJË�JNQFHOBUJ�TVM�TVSSJTDBMEBNFOUP�.B�NBODBOP�VOB�UBCFMMB�EJ�NBSDJB �VO�WJODPMP�TVJ�DPNCVTUJCJMJ�GPTTJMJ�F�SFHPMF�TVJ�����NJMJBSEJ�QSPNFTTJ�B�DIJ�SJTDIJB�EJ�QJá�QFS�J�DBNCJBNFOUJ�DMJNBUJDJ

*-�7&35*$&�46-�$-*."

Page 5: La Repubblica - 30 Novembre 2015

laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ���� �

"/50/*0�$*"/$*6--0

PARIGI. «Questa conferenza era par-tita come una grande sfida e oggi la posta in gioco è ancora più alta. Do-po gli attacchi terroristici del 13 no-vembre, è ancora più urgente dare sicurezza in due direzioni: garanti-re la stabilità del clima e dimostrare che attorno al buon governo delle ri-sorse naturali si può trovare un ac-cordo tra 7 miliardi di persone. Aver mantenuto l’impegno al negoziato di Parigi è stato un primo segnale forte». Achim Steiner, direttore dell’Unep, il programma per l’am-biente delle Nazioni Unite, guarda con fiducia al lavoro in cui sono im-pegnati i delegati arrivati al sum-mit che deciderà il futuro climatico del pianeta.

Secondo i climatologi bisognereb-be essere più rapidi: la concentra-zione di CO2 in atmosfera conti-nua ad aumentare mentre dal 1992, cioè dalla firma della con-venzione per la difesa dell’atmo-sfera, a oggi non è stato ancora trovato un accordo che impegni tutti.«Sì, abbiamo accumulato un ritar-

do grave, ma è anche vero che negli ultimi tempi qualcosa è cambiato. Mai nella storia di questa lunga trat-tativa per la difesa del cima era suc-cesso che tanti paesi scendessero di-rettamente in campo prendendo im-pegni concreti per ridurre i gas ser-ra. Oggi 181 paesi, responsabili di ol-tre il 90% delle emissioni, hanno messo nero su bianco una lista di obiettivi per la protezione dell’atmo-sfera. E’ un salto di disponibilità che fino a pochi anni fa sembrava impos-sibile».

Un salto insufficiente. Mettendo assieme tutti i tagli previsti, e supponendo che diventino effet-tivamente operativi, si arrivereb-be a metà dell’obiettivo conside-rato necessario per arrestare il ri-scaldamento climatico al di sotto dei due gradi di aumento rispet-to all’era pre industriale.«Partire con metà dell’obiettivo

in tasca non è un vantaggio trascu-rabile. Naturalmente si tratta ora di ottenere l’altra metà, ma i segnali in questa direzione ci sono e sono netti. La scommessa è costruire un meccanismo di revisione dei target che permetta di arrivare a uno sce-nario carbon neutral, cioè a emissio-ni zero, nella seconda metà del seco-lo».

Una carbon tax, già adottata da vari Paesi e da varie regioni, da-rebbe una bella spinta al proces-so.«Sull’idea di inserire il costo del

disinquinamento all’interno del prezzo dei prodotti ad alto tenore di carbonio c’è oggi consenso anche all’interno della Banca mondiale e del Fondo monetario internaziona-le. Ma il tema non è all’ordine del giorno a Parigi. Forse lo sarà tra 5 an-ni, nel momento in cui il processo

che delineerà in questi giorni diven-terà operativo».

Qual è l’alternativa alla carbon tax?«Ci sono vari sistemi per dare un

prezzo all’anidride carbonica pro-dotta bruciando combustibili fossi-li. L’Europa ad esempio ha messo un tetto alle emissioni e ha creato un mercato di compravendita delle quote di emissione che penalizza chi non innova. Inoltre i grandi capi-tali che fluttuano da un paese all’al-tro e da un’attività all’altra stanno

dedicando un’attenzione sempre maggiore alle fonti rinnovabili per-ché permettono investimenti sicuri e redditizi. Se i 500 miliardi di dolla-ri di incentivi ai combustibili fossili venissero spostati in direzione green questo processo diventereb-be più veloce».

Intanto però i danni da caos cli-matico continuano ad aumenta-re.«E’ vero: il numero di catastrofi

naturali è triplicato negli ultimi 30 anni. Secondo il rapporto dell’Uni-sdr, l’Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione dei disastri, hanno ucci-so 600 mila persone in 20 anni, una media di 30 mila all’anno. E altri 4,1 miliardi di persone sono rimasti feri-ti, o hanno perso la casa e sono stati costretti a spostarsi: parliamo di un numero che equivale a più di metà della popolazione mondiale».

Ritiene che la conferenza di Pari-gi si concluderà con un accordo vincolante che metta in sicurez-za l’atmosfera?«Ho fiducia sul prevalere della ra-

gione. Non abbiamo alternative. In assenza di una capacità di governan-ce globale dell’atmosfera i disastri continueranno ad aumentare e la pressione crescente dei profughi fa-rà salire le tensioni e aumenterà le probabilità di conflitto».

FONTE: Jared Diamond-Le Monde

Aumento della popolazionee l’impatto sull’ambiente

Aumento di gas serra(in particolare CO2)

Effetti del CO2

sulla crescita delle piante

Declino della produzioneagroalimentare

Aumento della temperaturaatmosferica

Aumento della temperaturanella superficie

Instabilitàclimatica

Tempestee inondazioni

Scioglimentodelle calotte polari

e dei ghiacciaiPropagazione

di malattie tropicali

Diminuzionedelle piogge

Conflitti legatialla scarsità

d'acqua

Declino della produzioneagroalimentare

Apertura di nuove vie di trasortolegate allo scioglimento del ghiaccio

Innalzamentodel livello dei mari

Arretramentodella coste

AA

ra è, oggi più che mai, Obama. E, in questo senso, l’incognita dei negoziati che si aprono oggi non è a Parigi, ma a Washington. I re-pubblicani che controllano il Con-gresso si stanno già adoperando per sabotare le misure varate dal-la Casa Bianca nel suo program-ma di taglio delle emissioni, per segnalare al resto del mondo che gli impegni che Obama assume e

assumerà non sono credibili. E, se gli americani si sfilassero, niente di quello che sarà deciso e ratificato in queste due settima-ne a Parigi resterà in piedi, com-presi gran parte degli impegni di contenimento dell’effetto serra presi da altri paesi, Cina per pri-ma. L’insidia è, peraltro, a più lunga scadenza. Quasi tutti i can-didati repubblicani alla presiden-

za Usa sono apertamente scettici sul clima e la vittoria di uno di lo-ro alle elezioni del prossimo anno sarebbe un grave colpo per qual-siasi accordo esca da Parigi. Su questo scoglio politico è già cadu-to uno degli strumenti più effica-ci che la conferenza avrebbe po-tuto varare, ma che non sarà neanche discusso. Si tratta della creazione di un mercato globale delle emissioni, con l’attribuzio-ne di diritti prefissati a sputare CO2 nell’atmosfera, sul modello di quanto avviene già in Europa e presto avverrà in Cina. Uno stru-mento imperfetto, ma che avreb-be consentito di tenere sotto con-trollo il totale delle emissioni e di guidarne la riduzione.

i4WPMUB�QPTTJCJMFFDDP�JM�QJBOP�QFS�FNJTTJPOJ�[FSPB�QBSUJSF�EBM�����w�

"$)*.�45&*/&3

%*3&5503&�"(&/;*"�0/6�".#*&/5&

4JBNP�JO�SJUBSEP �NB�RVBMDPTB��DBNCJBUP��.BJ�DPT�UBOUJ�QBFTJ�BWFWBOP�QSFTP�JNQFHOJ�DPODSFUJ�QFS�SJEVSSF�J�HBT�TFSSB�

IUUQ���XXX�VOSJD�PSH�JU�IUUQ���XXX�CCD�DPN�OFXT

1&3�4"1&3/&�%*�1*Ä

"DIJN�4UFJOFS��*M�EJSFUUPSF�EFMM�"HFO[JB�0OV�QFS�M�BNCJFOUF��i*�1BFTJ�QPTTPOP�BUUJWBSF�VO�NFDDBOJTNP�EJ�DPOUSPMMP�QFS�BSSJWBSF�B�VOP�TDFOBSJP�DBSCPO�OFVUSBM��*M�QJBOFUB�TJ�QV�TBMWBSFw�

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

Page 6: La Repubblica - 30 Novembre 2015

� laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ����

BRUXELLES. Negoziare su tut-to, non dire mai di no, guada-gnare tempo, evitare temi con-troversi: messi sotto ricatto dal-la Turchia, che controlla il rubi-netto dei rifugiati, gli europei hanno applicato le regole base di qualsiasi buon negoziatore in una presa di ostaggi. Il primo vertice euro-turco si è concluso

ieri a Bruxelles con l’adozione di un «action plan» che contie-ne molte promesse, tutte da ve-rificare, in cambio dell’impe-gno turco a frenare l’afflusso di migranti irregolari verso le co-ste europee, anche quello tutto da verificare. Raramente, nella storia pur non lineare della di-plomazia europea, la distanza tra le cose dette e le cose vera-mente pensate è stata più gran-de.

Gli europei promettono di da-re tre miliardi ai turchi per aiu-tarli nell’accoglimento dei due

milioni di rifugiati siriani. Ma chi dovrà mettere i soldi, come e quando, non è ancora defini-to. Altra promessa europea è la liberalizzazione del sistema dei visti di ingresso, che dovrebbe scattare a ottobre. Ma si tratte-rà solo di visti turistici per tre mesi. E, secondo il premier bul-

garo Borisov, la liberalizzazio-ne potrebbe essere ristretta so-lo ad alcune categorie professio-nali, come imprenditori o stu-denti turchi che vogliono veni-re in Europa. Infine Bruxelles si impegna a riaprire una serie di capitoli nel negoziato di adesio-ne della Turchia alla Ue, blocca-ti da anni per il veto franco-tede-sco. Ma, anche qui, la distanza tra l’apertura di un negoziato e la sua chiusura resta grande so-pratutto se, come dice Renzi, «bisogna mantenere alta l’asti-cella» degli standard europei.

Non è che ai turchi queste re-ticenze ed ambiguità europee siano sfuggite. Ma il solo fatto di aver costretto i ventotto capi di governo dell’Ue a venire in questo vertice per dimostrare la loro volontà di ristabilire rela-zioni privilegiate con Ankara è una vittoria politica per il regi-me di Tayyp Erdogan, che si tro-va in questo momento sotto il fuoco di riflettori ben poco ami-chevoli. L’abbattimento dell’ae-reo russo, la condanna di due giornalisti che avevano rivela-to le complicità turche con Dae-

*M�WFSUJDF

��.*-*0/*�%*�130'6()*

*O�5VSDIJB�TJ�TPOP�

QJá�EJ���NJMJPOJ�EJ�

QSPGVHIJ�TJSJBOJ��1FS�

BJVUBSF�JM�1BFTF�OFMMF�

BUUJWJU�EJ�BTTJTUFO[B�

MB�6F�IB�TUBO[JBUP

��NJMJBSEJ�EJ�FVSP�

-B�5VSDIJB�TJ�JNQFHOB�

B�GSFOBSF�M�FTPEP

6O�BDDPSEP�GJSNBUP�TPUUP�JM�SJDBUUP

5SF�NJMJBSEJ�BMMB�5VSDIJB�M�BJVUP�6F�QFS�J�NJHSBOUJ3FO[J��OP�GSBTJ�NVTDPMBSJ.B�M�*UBMJB�WVPMF�DIJBSF[[B�TVJ�EVF�HJPSOBMJTUJ�BSSFTUBUJEB�"OLBSB��&�TVMM�*T��EFDJTJWB�VOB�EJQMPNB[JB�GPSUF�

-�&.&3(&/;"�.*(3"/5*

%"-�/04530�*/7*"50

"-#&350�%�"3(&/*0

BRUXELLES. .Sono in pochi a dire quello che tutti pensano, a criticare, seppure non con energia tale da far saltare il tavolo, l’atteggiamento sempre più autoritario di Erdogan. Così il vertice Ue-Turchia scorre senza scossoni e in tre ore mantiene le promesse. I leader europei firmano la dichiarazione grazie alla quale ad Ankara andranno tre miliardi per aiutare ad ospitare i 2,2 milioni di rifugiati siriani diretti in l’Europa. C’è l’impegno a liberalizzare i visti per i turchi che vorranno viaggiare nel Vecchio Continente e c’è la ripartenza del negoziato di adesione all’Ue. In cambio i turchi promettono di chiudere le frontiere, di non permettere più che centinaia di migliaia di migranti salpino verso le coste greche per poi incolonnarsi sulla rotta balcanica e arrivare in Nord Europa. Richiesta fondamentale per Angela Merkel e per le istituzioni di fronte a una crisi, quella dei migranti, che sta minando la coesione europea e indebolisce la leadership di diversi capi di governo. Ieri Erdogan però non si è presentato a Bruxelles, ha mandato il premier Davutoglu. Gli europei, dal canto loro, non hanno ancora deciso chi metterà i soldi: la Commissione propone di pagare 500 milioni chiedendo che gli altri 2,5 miliardi vengano sborsati dai governi, che però non ne vogliono sapere. Quando alla riapertura dei negoziati di adesione, viene indicato un solo capitolo (politica economica) mentre vengono stralciati gli altri cinque su richiesta di Cipro e Grecia che non vogliono promettere troppo ai turchi. Sul tavolo anche l’impegno europeo di prendersi carico di parte dei rifugiati

accolti in Turchia in cambio della chiusura delle rotte migratorie. La Merkel ha riunito i leader di Austria, Svezia, Finlandia, Olanda, Belgio, Lussemburgo e Grecia e la stampa tedesca ha parlato di un numero tra i 100 e i 400mila richiedenti asilo che verrebbero redistribuiti tra i Ventotto. Il premier olandese Mark Rutte ha però smentito la cifra. Visto il ritardo con il quale i governi stanno procedendo allo smistamento di 160mila siriani sbarcati in Italia e Grecia, a Bruxelles ci si aspetta che i numeri finali saranno ben più contenuti.

Nella dichiarazione finale non vengono stigmatizzati i diritti umani violati, l’ambiguità della politica di Erdogan in Siria, la libertà di stampa sotto pressione e la tensione con Putin. Gli europei però sperano che la riattivazione dei rapporti politici con Ankara possa addolcire Erdogan. Le critiche al Sultano vengono poste

solo da alcuni leader e dall’Alto rappresentante Federica Mogherini. Arrivando a Bruxelles Renzi premette: «Teniamo alta l’asticella sui diritti umani». Nel vertice afferma di avere con sé la lettera ai leader Ue dei due giornalisti turchi imprigionati da Erdogan per avere scavato sui rapporti tra Ankara e Daesh: «Non possiamo far finta che non ci sia così come non è possibile far finta di nulla sulla questione curda». Renzi con la stampa parla anche di Siria, difendendo la scelta di non bombardare senza prima avere una strategia politica: «La posizione italiana è la più forte in prospettiva, le grandi crisi non si risolvono con qualche dichiarazione muscolare, ci vuole la diplomazia».

*-�3&5304$&/"

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

*�16/5*

7*45*�-*#&3"-*;;"5*

-B�5VSDIJB�PUUJFOF�

DIF�TJBOP�MJCFSBMJ[[BUJ�

J�WJTUJ�QFS�J�QSPQSJ�

DJUUBEJOJ�DIF�WPHMJPOP�

WJBHHJBSF�OFJ�1BFTJ�

EFMM�6OJPOF�FVSPQFB��

3JQBSUF�JM�OFHP[JBUP�

TVMM�BEFTJPOF�EJ�

"OLBSB�BMMB�6F

"$$0(-*&/;"�$0.6/&

/FM�QBUUP�D�Ò�

M�JNQFHOP�EFJ�1BFTJ�

6F�B�GBSTJ�DBSJDP�

EJ�VOB�QBSUF�EFJ�

QSPGVHIJ�PSB�PTQJUBUJ�

JO�5VSDIJB��.B�OPO��

BODPSB�DIJBSP�DPO�

RVBMJ�DSJUFSJ�TBSBOOP�

EJTUSJCVJUJ�USB�J���

-"(*03/"5"

"/%3&"�#0/"//*

*M�HPWFSOP�UVSDP�BWFWB�CJTPHOP�EFM�WFSUJDFQFS�VTDJSF�EBMM�JTPMBNFOUP�FVSPQFP

Page 7: La Repubblica - 30 Novembre 2015

laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ���� �

$BTP�FUJDIFUUFJSB�/FUBOZBIVTV�#SVYFMMFTi4UPQ�SFMB[JPOJw$POUFTUBUP�JM�NBSDIJP�NFTTP�TVJ�QSPEPUUJ�EFJ�5FSSJUPSJ"MU�BMMF�HJUF�QFS�QBVSB�BUUFOUBUJ�

sh, l’uccisione dell’avvocato dei curdi, definita da Ankara «un incidente», pongono in questo momento la Turchia ai margini dell’Occidente e della coalizio-ne internazionale che si sta deli-neando per combattare l’Is. Il vertice di ieri, evitando di solle-vare tutti questi problemi, ha ri-dato ad Erdogan una patina di rispettabilità internazionale di cui il presidente turco ha, in questo momento, disperata-mente bisogno.

Non tutti, però, hanno fatto finta di niente. Ieri al tavolo del

Consiglio europeo Federica Mo-gherini, Alto rappresentante per la politica estera della Ue, ha puntualmente sollevato, sia pure in modo diplomatico, le molte questioni che in questo momento avvelenano i rappor-ti con la Turchia. «Tutti noi sap-piamo che, al di là dell’incontro di oggi, viviamo in tempi molto duri e dobbiamo lavorare con la Turchia su questioni difficili ma molto importanti per tutti noi: dalla Siria alla situazione in-terna turca», ha detto Mogheri-ni, citando, tra l’altro, «i diritti umani, la libertà di stampa e la necessità di riavviare il proces-so di pace con i curdi».

Questi temi, comunque, ieri

sono rimasti fuori dalle conclu-sioni finali. Quello che resta è il riconoscimento da parte euro-pea che la questione turca non può più essere ignorata. E che, come ha detto ieri il premier turco Ahmet Davutoglu, «tutti i Paesi sono d’accordo sul fatto che la Turchia e la Ue hanno un destino comune». Poco importa se questo riconoscimento è sta-to ottenuto da Ankara con la mi-naccia di aprire il rubinetto dei rifugiati diretti in Europa. Poco importa se, al fondo, le perples-sità degli europei nei confronti

di Erdogan restano intatte e, co-me ha detto ieri Angela Mer-kel, «ancora molto resta da fa-re». D’ora in poi, Turchia e Ue terranno un vertice ogni sei me-si. Bruxelles cercherà di usare questo dialogo rafforzato per ri-portare il governo turco a ri-spettare standard accettabili di democrazia e a risolvere la questione curda. Ankara tente-rà di ottenere il sostegno euro-peo al suo disegno strategico nella partita mediorientale. Nessuno dei due, verosimil-mente, otterrà quello che vuo-le. Il vero negoziato su due mi-lioni di rifugiati-ostaggio è solo alle sue battute iniziali.

%"-�/04530�$033*410/%&/5&

'"#*0�4$650

GERUSALEMME. � Il premier israeliano Benjamin Netany-hau sbatte la porta in faccia all’Europa, annuncia il conge-lamento delle relazioni con l’Ue, promette di rivedere il suo ruolo nelle trattative di pace con i palestinesi. Tre set-timane dopo l’avvio dell’etichettatura dei prodotti israe-liani provenienti dalle colonie nella Cisgiordania occupa-ta, alla vigilia del suo viaggio a Parigi per la Conferenza sul Clima, il premier israeliano lancia nuove bordate con-tro la decisione di Bruxelles. Misure roboanti ma prive di sostanza. La mossa di Netanyahu era stata già annuncia-ta lo scorso 11 novembre e comunicata in un brusco incon-tro al ministero degli Esteri con il rappresentante euro-peo Lars Faaborg Andersen che in quella occasione difese la scelta dell’etichettatura definendola «tecnica e non po-litica». Ora la reazione è stata formalizzata da Netanyahu che fra gli ot-to “interim” che ha tenu-to per sé in previsione di allargare la sua trabal-lante maggioranza ha anche quello di ministro degli Esteri. Ma il porta-voce del ministero Em-manuel Nahshon si è af-frettato però ieri sera a precisare che «Israele continua a mantenere contatti diplomatici con i singoli Paesi europei co-me Germania, Francia e Gran Bretagna, ma non con le istituzioni euro-pee». Una posizione “simbolica”, che riflette anche un senso di fru-strazione del governo che sente di dover af-frontare altre emergen-ze come l’ondata di vio-lenze che scuote Israele e la Cisgiordania da due mesi e le strette misure di sicurezza non riesco-no a fermare i “pugnala-tori palestinesi”

Tutti i giornali israe-liani si chiedono quale effetto possa avere la de-cisione di Netanyahu, vi-sta la mancanza da qua-si quattro anni di una qualsiasi segnale positi-vo verso una trattativa di pace tra le parti. Perplessità an-che sui giornali della destra che sostengono Netanyahu. Scrive Dan Margalit, columnist del filogovernativo *TSBFM�)B�:PN, che con la decisione di oggi il governo di Israele sembra «aver perso la bussola». Sostanzialmente la deci-sione della Ue di etichettare diversamente i prodotti de-gli insediamenti nella Cisgiordania occupata non ha nes-sun riflesso sull’economia israeliana. Per stessa ammissio-ne dei responsabili del ministero dell’Economia, la deci-sione della Ue — i prodotti non potranno più avere la dizio-ne “Made in Israel” ma “Made in Cisgiordania, prodotti israeliani” — riguarda una parte infinitesimale del scam-bio commerciale fra Unione europea e Israele, meno dello 0,7%. Gli ultimi dati disponibili indicano in 14 miliardi di euro lo scambio globale Ue-Israele (che gode degli stessi benefici di un Paese europeo) e in soli 50 milioni di euro i prodotti provenienti dalle colonie della Cisgiordania. Il si-gnificato per Israele è quindi “politico” perché potrebbe segnare l’inizio di un più vasto movimento internaziona-le di boicottaggio dei suoi prodotti. E’ solo per la tutela del consumatore europeo, ribattono da Bruxelles, che ha di-ritto di sapere esattamente da dove viene il prodotto che consuma.

Nel timore di nuovi attentati il ministero israeliano dell’istruzione sconsiglia vivamente alle scolaresche di re-carsi in visita nelle maggiori capitali europee. Una ecce-zione viene fatta per la Polonia, dove proseguono le visite nelle località dove si è compiuto lo sterminio di ebrei nella Seconda Guerra Mondiale.

$redo di aver scoperto come faccia Maurizio Ga-sparri ad apparire in tre telegiornali diversi, men-tre rilascia un’intervista a Libero, detta quattro di-

chiarazioni all’Ansa, parla alla radio e imperversa su Twit-ter. La mia teoria è che ci troviamo davanti non a una ma a due persone: i gemelli Gasparri. E mentre il gemello se-rio dice al Tg1, sforzandosi di assumere un tono da stati-sta, che bisogna allearsi con la Russia per distruggere l’I-sis, l’altro sghignazzando indossa la sciarpa del tifoso e scrive un tweet per dire che «gli attentatori islamici can-cellano l’Olimpico dall’elenco degli obiettivi importanti, avendo visto come gioca Garcia». Poi, la mattina dopo, uno va a fare il vicepresidente del Senato, sfornando teo-rie sulla sicurezza nazionale, e l’altro va al Bar Sport a fare battute sulla decapitazione dell’allenatore. Dev’essere co-sì. Non c’è altra spiegazione.

EJ�&SEPHBO�TVJ�SJGVHJBUJ�

*M�SBQQSFTFOUBOUF�EFMMB�6F �JO�VO�CSVTDP�DPMMPRVJP �IB�EJGFTPMB�EFDJTJPOFEFMMB�FUJDIFUUBUVSBTQJFHBOEPMBDPNF�VO�iGBUUPUFDOJDPw

*M�EJWJFUP�EFM�NJOJTUFSP�EFMM�*TUSV[JPOF�SJHVBSEB�MF�WJTJUF�OFJ�QSJODJQBMJ�DFOUSJ�E�&VSPQB �BE�FDDF[JPOF�EFMMB�1PMPOJB

#0/4"*�

3FTUBOP�HSBOEJ�MF�EJTUBO[F�TVJ�EJSJUUJ�VNBOJ�DBMQFTUBUJ�F�MB�MJCFSUËEJ�TUBNQB�OFHBUB

i."35*3&�%&*�$63%*w�

$JSDB����NJMB�QFSTPOF�JFSJ�BM�GVOFSBMF�EJ�5BIJS�&MDJ �M�BWWPDBUP�DVSEP�VDDJTP�TBCBUP�JO�VO�BHHVBUP�OFM�TVEoFTU�EFMMB�5VSDIJB��i*�NBSUJSJ�OPO�NVPJPOPw�IB�TDBOEJUP�MB�GPMMB��-B�CBSB�FSB�BWWPMUB�OFMMB�CBOEJFSB�DVSEB��.PMUJ�TMPHBO�DPOUSP�&SEPHBO�GPUP�B�TJOJTUSB

*M�GVOFSBMF

XXX�HPWFSOP�JUXXX�SFQVCCMJDB�JU

1&3�4"1&3/&�%*�1*Ä

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

.PHIFSJOJ�IB�SJDPSEBUP�MB�OFDFTTJU�EJ�SJBWWJBSF�JM�QSPDFTTP�EJ�QBDFDPO�J�DVSEJ

.BUUFP�3FO[J�DPO�$BNFSPO �JM�QSFNJFS�JSMBOEFTF�,FOOZ�F�5TJQSBT�

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

*M�QSFNJFS�JTSBFMJBOP�

#FOKBNJO�/FUBOZBIV

*�HFNFMMJ�(BTQBSSJ

4&#"45*"/0�.&44*/"

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

Page 8: La Repubblica - 30 Novembre 2015

� laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ����

%"-�/04530�*/7*"50

(*6-*"/0�'04$)*/*

PARIGI. E allora messi così, uno accanto all’altro, il parka ver-de, il cappotto marrone, il so-prabito blu, l’impermeabile ne-ro, il piumino lucido, il giubbot-to con la pelliccia, e poi ancora qualche felpa, le sciarpe colora-te, i grandi colli di lana incrocia-ta bianca, visti così uno accanto all’altro, sembra che l’inferno del Bataclan non sia mai esisti-

to. Che questo sia l’ordinato guardaroba del 13 novembre, e che dall’altra parte del telone prima o poi spuntino quei matti degli Eagles of Death Metal e si mettano a picchiare sugli stru-menti, a urlare “ha-ha-ha...I want you so hard”, e poi i ragaz-zi comincino a pogare e la sala si riempia all’improvviso di quell’inconfondibile odore di sudore da concerto rock. Po-trebbe essere così. E invece non accadrà mai. Perché questa stanza non è il guardaroba del Bataclan. Ma la sua riproduzio-ne identica e tremenda: questa stanza è l’ufficio delle cose per-dute, il magazzino di quello che resta di quella sera, giacconi, felpe, borse, portafogli, oggetti che hanno resistito al terrore e sono sopravvissuti ai loro pro-prietari.

L’ufficio delle cose perdute si trova al 36 di quai des Orfevres, che è l’indirizzo della polizia di Parigi ma anche il titolo di uno dei migliori noir recenti del ci-nema francese. Fuori i turisti sul Batobus scattano le fotogra-fie, Parigi sembra riprendere lentamente a vivere. All’ingres-so, in un cortile delimitato con un nastro giallo, ci sono auto-mobili e motociclette seque-strate che aspettano di essere ritirate dai loro proprietari. All’ingresso accanto ai poliziot-

ti che fanno da guardia al metal detector, ci sono due ragazzi, un uomo e una donna. Avranno meno di 30 anni. Fanno parte della squadra degli angeli del Bataclan, una foltissima schie-ra di volontari che in questi gior-ni stanno cercando di riattacca-re i pezzi della notte che ha sconvolto il mondo: c’è chi si oc-cupa di indagini, chi di anime. A loro invece è toccato curarsi degli oggetti. Il loro compito è chiedere cosa si è smarrito e do-

ve. Sono loro a portarti, attra-versando i cortili del palazzo, in un ampio cortile che serve, prin-cipalmente, a fare fumare e scherzare i poliziotti di turno. È il primo pomeriggio e due agen-ti giocano a togliersi il berretto. Un cartello dice “Vestiares Ba-taclan”, e sotto una freccia indi-ca una porta immediatamente sulla destra. Bisogna salire tre gradini per entrare in quel tem-po fermo. In quella schiera ordi-nata e ben catalogata di abiti e

di oggetti: potrebbe essere sta-to il sequestro di un magazzino di vestiti, un carico di merce ru-bata. E invece è quello che resta del Bataclan.

Due ragazzi si occupano dell’accoglienza. Anche qui un uomo e una donna. Sono assai gentili. E altrettanto provati. Hanno davanti una pila impor-tante di verbali di riconosci-mento. È la traccia di chi è pas-sato, di chi passerà, e forse di chi invece preferirà seppellire qui i ricordi. Di chi è per esem-pio quel grande fazzoletto blu? Il maglione a collo alto nero im-bustato come fosse appena usci-to dalla lavanderia? E la borsa marrone piena di penne e di ros-setti? Lo zaino grigio dal quale spuntano disegni colorati di qualche bambino? Chi stava leggendo la storia di Lisbeth Sa-lander? Chi sottolineava libri di matematica? Cosa ci sarà in quel tablet? Chi conosce il codi-ce per sbloccarlo? Per terra in una scatola marrone ci sono gli oggetti più piccoli: forse piccoli gioielli, fogli, essendo un depo-sito giudiziario non si può esse-re troppo precisi su quello che si è ritrovato, soprattutto quan-do è prezioso. Gli sciacalli po-trebbero approfittarne.

Un enorme telo bianco na-sconde invece quello che non si può vedere e divide in due la stanza: quello che si è sporcato e che porta ancora l’odore di quella notte. Si apre la porta ed entra una signora. Avrà una quarantina d’anni. È bionda e magra, il viso di chi ha pianto tanto. Dice che suo marito era al Bataclan, e che ora non c’è più. Racconta di essere belga e di aver letto sul giornale che era possibile recuperare gli ef-fetti personali di suo marito. La fanno accomodare. Le comin-ciano a chiedere dell’abbiglia-mento di suo marito quel 13 no-vembre, se avesse una giacca, se portasse una borsa. Una del-le due persone dell’ufficio cose smarrite, la ragazza, cerca un fascicolo sul tavolo. Lo prende e comincia a segnare sul foglio. Fa qualche domanda, poi si in-terrompe. Si alza e prende, da

uno dei due computer portatili sistemati accanto agli stand dei cappotti, un pacchetto di fazzoletti. «Con calma, immagi-no. È molto difficile».

Non è difficile. È troppo. Trop-po, ricostruire questo puzzle della generazione Bataclan, conservare e riattaccare pezzi di vite che non avevano nulla in comune, se non la voglia di vive-re. «Erano a un concerto rock. Volevano spaccare tutto: quan-do mio figlio si è svegliato la mattina, se gli avessero detto che la sera sarebbe morto, avrebbe detto semplicemente: impossibile», dice il papà di Guillaume. Era impossibile mo-rire per Nataliè, che al Bataclan era di casa, perché ci lavorava, ma quella sera no: aveva recu-perato un biglietto per gli Ea-gles ed era lì in prima fila. O per Cecile, psicologa, che magari nasconde ancora in qualcuno di questi giubbotti le parole per poter spiegare a sua figlia, di tre anni, che la mamma non c’è più. Da qualche parte, magari, ci sarà qualche disegno di Arianne, illustratrice, 24 anni. Oppure qualcosa di Hugo che amava ripetere, tutte le volte che era necessario: «Sai perché cadiamo Bruce? Per imparare a rimetterci in piedi». Una delle migliori battute di Batman.

-&�*/%"(*/*

i4BMBI�FSB�M�BSUJGJDJFSF�EFM�DPNNBOEP�KJIBEJTUBw�

-B�TUPSJB

*�WPMPOUBSJ�BDDPMHPOPJ�QBSFOUJ�EFMMF�WJUUJNF�DIJBNBUJ�BMMP�TUSB[JP�EFM�SJDPOPTDJNFOUP

*M�UBCMFU �JM�NBHMJPOFMB�CPSTB�DPO�J�SPTTFUUJ-�VGGJDJP�DPTF�QFSEVUFOFMM�JOGFSOP�#BUBDMBO

%"-�/04530�*/7*"50

PARIGI. Due indicazioni: la prima, di un servizio europeo, che indica Salah non troppo lontano dal Belgio, in un campo al con-fine con l’Olanda. La seconda, invece, che confermerebbe quanto raccontato dal suo amico e che dà l’uomo in fuga in Si-ria sin dalle ore immediatamente successive all’attentato. Continua a muoversi nell’incertezza più assoluta l’inchiesta su Salah Abdeslam, l’uomo in fuga dopo gli attentati del 13 no-vembre. Ancora troppi punti oscuri. E ancora poco chiari i ruo-li che ciascuno dei nove aveva nel commando. L’ultima indi-screzione, rilanciata ieri da -F�1BSJTJFO, vuole Salah come l’ar-tificiere del gruppo. L’ipotesi nasce dalle dichiarazioni del tito-

lare di una società di fuochi di artificio della Val d’Oise che ha raccontato di aver venduto, tra settembre e ottobre, una dozzi-na di detonatori elettrici a Salah. Una circostanza della quale l’uomo è sicuro perché ha incontrato in più occasioni Abde-slam: «E’ quello della foto» ha raccontato all’intelligence a cui ha denunciato la circostanza. «Era una persona esperta – ha raccontato – Mi ha chiesto in più occasioni dell’efficacia e dell’affidabilità dell’esplosivo». Parte delle armi, invece, sareb-bero arrivate dalla Germania dove nei giorni scorsi è stato ar-restato un uomo che ha ammesso di averle vendute a un “ara-bo francese” che potrebbe essere proprio Salah, oppure Abaaoud. � H��G�

1FS�FWJUBSF�HMJ�TDJBDBMMJ�OPO�WFOHPOP�NPTUSBUJJ�HJPJFMMJ��1FS�SFDVQFSBSMJ�CJTPHOB�EFTDSJWFSMJ�

-"�453"(&�%*�1"3*(*

IUUQ���XXX�MFNPOEF�GS�IUUQ���XXX�MJCFSBUJPO�GS�

1&3�4"1&3/&�%*�1*Ä

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

'*03*�&�-"$3*.&

1FSTPOF�EJ�UVUUF�MF�FU�TJ�GFSNBOP�EJ�GSPOUF�BM�UFBUSP�#BUBDMBO �B�1BSJHJ �QFS�MBTDJBSF�GJPSJ�JO�TFHOP�EJ�TPMJEBSJFU��-B�TFSB�EFM����OPWFNCSF�VO�DPNNBOEP�BSNBUP�IB�GBUUP�JSSV[JPOF�BM�UFBUSP�EVSBOUF�VO�DPODFSUP �VDDJEFOEP����QFSTPOF��4PQSB�MB�TBMB�EFMMB�RVFTUVSB�EJ�1BSJHJ�EPWF�TPOP�DBUBMPHBUJ�HMJ�PHHFUUJ�SJUSPWBUJ�OFM�UFBUSP

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

*M�SFQPSUBHF��/FMMBTBMB�EFMMB�RVFTUVSB�EJ�1BSJHJ

EPWF�TPOP�TUBUJ�SBDDPMUJ�

HMJ�PHHFUUJ �BMDVOJ�BODPSB�

NBDDIJBUJ�EJ�TBOHVF �SJNBTUJ�OFM�UFBUSP

Page 9: La Repubblica - 30 Novembre 2015

laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ���� �

%aesh nero, Daesh bian-co. Il primo taglia le gole, uccide, lapida, taglia le mani, distrug-ge il patrimonio dell’u-

manità e disprezza l’archeologia, le donne e i non musulmani. Il secon-do è vestito meglio ma fa le stesse co-se. Lo Stato Islamico; l’Arabia Saudi-ta. Nella sua lotta al terrorismo, l’Oc-cidente fa la guerra con una mano e stringe le mani con l’altra. Questo è un meccanismo di negazione, che ha un prezzo: conservare la famosa al-leanza strategica con l’Arabia Saudi-ta rischiando di dimenticare che an-che il Regno degli Emirati poggia su un’alleanza con il clero che produce, legittima, diffonde, predica e difen-de il wahabismo, la forma ultra-puri-tana dell’Islam a cui Daesh si ispira.

Il wahabismo, un radicalismo messianico nato nel Diciottesimo se-colo, spera di ristabilire un fantoma-tico califfato basato sul deserto, un libro sacro e due luoghi santi, Mecca e Medina. Nato nel massacro e nel sangue, si caratterizza per un rap-porto surreale con la donna, la pre-clusione dei territori sacri ai non mu-sulmani e leggi religiose spietate. Ciò si traduce nell’odio ossessivo contro l’immagine e la rappresenta-zione, quindi l’arte, ma anche il cor-po, la nudità e la libertà. L’Arabia Saudita è un Daesh riuscito. Colpi-

sce come l’Occidente lo neghi: salu-ta la teocrazia come suo alleato, ma fa finta di non notare che è il princi-pale sponsor ideologico della cultu-ra islamica. Le generazioni estremi-ste più giovani del cosiddetto mon-do arabo non erano nate come jiha-diste. Erano incubate nella Fatwa Valley, una sorta di Vaticano islami-co con un’industria immensa che produce teologi, leggi religiose, li-bri, politiche editoriali e campagne media aggressive.

Si potrebbe ribattere: l’Arabia Saudita stessa non è un possibile bersaglio di Daesh? Sì, focalizzarsi su questo significherebbe trascura-re la forza dei legami tra la famiglia regnante e il clero da cui dipende la sua stabilità — e anche, sempre di più, la sua precarietà. I reali sauditi sono costretti in una trappola perfet-ta: indeboliti dalle leggi di successio-ne che incoraggiano il ricambio, si aggrappano a legami ancestrali tra il re e i predicatori. Il clero saudita produce l’islamismo che minaccia il Paese legittimando al contempo il regime. Bisogna vivere nel mondo arabo per capire l’immenso potere dei canali televisivi religiosi di tra-sformare la società raggiungendo i suoi anelli più vulnerabili: famiglie, donne, aree rurali. La cultura islami-ca è diffusa in molti Paesi — Alge-ria, Marocco, Tunisia, Libia, Egitto,

Mali, Mauritania. Ci sono migliaia di giornali islamici e autorità religio-se che impongono una visione unita-ria del mondo, le tradizioni e l’abbi-gliamento in pubblico, le leggi stata-li e i costumi sociali che ritengono contaminati.

Vale la pena leggere certi giorna-li islamici per constatare le loro rea-zioni agli attacchi di Parigi. L’Occi-dente è rappresentato come una ter-ra di “infedeli”. Gli attacchi sono il ri-sultato dei massacri contro l’islam. I musulmani e gli arabi sono diventa-ti i nemici dei secolari e degli ebrei. La questione palestinese è associa-ta alla devastazione dell’Iraq e al ri-cordo del trauma coloniale, ed è con-fezionata in un discorso messianico volto a sedurre la massa. Quei di-scorsi vengono diffusi all’interno della società mentre, esternamen-te, i leader politici mandano le loro condoglianze alla Francia e denun-ciano un crimine contro l’umanità. Questa situazione totalmente schi-zofrenica si accompagna alla nega-zione delle aree oscure dell’Arabia Saudita da parte dell’Occidente.

Questo ci fa diffidare delle altiso-nanti dichiarazioni delle democra-zie occidentali sulla necessità di combattere il terrorismo. La loro guerra non può che essere miope, in quanto mira all’effetto piuttosto che alla causa. Dato che Daesh è an-zitutto una cultura, non una milizia, come si fa a evitare che le generazio-ni future si uniscano al jihadismo se rimane intatta l’influenza della Fat-wa Valley e del suo clero, della sua cultura e della sua immensa indu-stria editoriale?

La cura della malattia è dunque semplice? È difficile. L’Arabia Saudi-ta rimane un alleato dell’Occidente in numerosi scacchieri mediorienta-li. È preferita all’Iran, a quel triste Daesh. Ed è qui la trappola. La nega-zione crea l’illusione dell’equilibrio. Il jihadismo è denunciato come il fla-gello del secolo senza considerare cosa l’abbia creato o sostenuto. In questo modo si salvano le facce ma non le vite.

Daesh ha una madre: l’invasione dell’Iraq. Ma anche un padre: l’Ara-bia Saudita e il suo apparato religio-so-industriale. Finché non si com-prende questo, si possono vincere le battaglie, ma si perderà la guerra. I jihadisti saranno uccisi, solo per ri-nascere nelle generazioni future e crescere sugli stessi libri. Gli attac-chi di Parigi hanno nuovamente evi-denziato questa contraddizione, ma questa, come è accaduto dopo l’11 settembre, rischia di essere can-cellata dalle nostre analisi e coscien-ze.

� 5SBEV[JPOF�&UUPSF�$��*BOOFMMJª�5IF�/FX�:PSL�5JNFT

,".&-�%"06%

i3JEJDPMPEBSF�MB�DPMQBEFM�UFSSPSFB�VOB�GFEFw

$BSSÒSF���-P�TDSJUUPSFSFTQJOHF�RVBMTJBTJ�MFHBNFUSB�SFMJHJPOF�F�WJPMFO[Bi$SJNJOBMJ[[BSF�Ò�VO�FSSPSFw

””

““105&3&

#JTPHOB�

DBQJSF�

M�JNNFOTP�

QPUFSF

EFJ�DBOBMJ�

UFMFWJTJWJ�

SFMJHJPTJ

EJ�USBTGPSNBSF�

MB�TPDJFUË

-"�453"(&�%*�1"3*(*

-F�JEFF

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

$��VOP�4UBUP*TMBNJDPDIF�IB�HJ�WJOUP�M�"SBCJB�4BVEJUB

,BNFM�%BPVE��-�0DDJEFOUFOPO�QV�DPNCBUUFSF�%BFTIF�OFMMP�TUFTTP�UFNQP�TUSJOHFSF�

MB�NBOP�B�3JBE��*M�KJIBEJTNP�DSFTDF�HSB[JF�BMMB�QSPQBHBOEB�WPMVUB�EBJ�SFHOBOUJ�XBIBCJUJ

j%ire che quello che è successo a Parigi sia stato provocato da una religione è solo una brutta caricatura». Emma-

nuel Carrère, uno degli scrittori francesi più amati anche in Italia, nel suo ultimo li-bro, *M�3FHOP (pubblicato come gli altri da

Adelphi), ha affrontato in ma-niera personalissima, autobio-grafica, il tema del rapporto col Cristianesimo. E forse anche per questo, nell’intervista rila-sciata al giornale cileno -B�5FS�DFSB, tiene a sottolineare come qualsiasi fede, compresa quella islamica, non implichi né cieco fanatismo, né odio verso l’altro.

Ma prima ancora del giudi-zio, viene il racconto di quell’in-fernale venerdì 13: «La mia pri-

ma reazione — rivela — è stata di accertar-mi dov’erano in quel momento i miei figli, i miei amici. E devo confessare che ho subito dopo ho provato un certo piacere egoista, a scoprire che a nessuno di loro era accaduto nulla». Anche se, precisa, «questo non ha di-minuito la mia costernazione e il mio orro-re nei confronti della strage».

E dopo le emozioni, per lo scrittore è giunto — come per tutti — il tempo della ri-flessione. In primo luogo, sul fronte politi-co: «Credo che Hollande si stia comportan-do relativamente bene, tenendo conto che la sua posizione è la più difficile: protegge-re i propri cittadini, senza sapere se si può riuscire a farlo; o decidere di fare la guerra senza sapere fino a che punto volerla fare». Quanto alle cause di questa catena di terro-re che investe la Francia, e non solo, Car-rère ha le idee chiare: «Non sono religioso, ma credo che le convinzioni religiose non vadano associate in nessun caso a episodi come questo. La religione è un fattore im-portante nella vita di tanta gente che nulla ha a che fare con azioni del genere. Crimina-lizzare la fede, qualsiasi fede, è del tutto sbagliato».

30."/;*&3&

/FMMB�GPUP�&NNBOVFM�

$BSSÍSF*M�TVP�VMUJNP�

MJCSP�*M�3FHOP�"EFMQIJ�

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

Trenitalia S.p.A. ha intenzione di procederemediante gara a procedura aperta eGPA n. 6994interamente gestita con sistemi telematici,per lariparazione di “induttanze di livellamento corren-te/filtro rete installate a bordo dei rotabili ferro-viari”. CIG: 6473660939 per un importo di 609.140,00 di cui euro 458.000,00 a base di garaed euro 151.140,00 di opzione economica del33%. Tutta la documentazione di gara è disponi-bile su www.acquistionline.trenitalia.it. Il termi-ne per la presentazione delle offerte è fissato per ilgiorno 15/01/2016 ore 13:00.Direzione Logistica IndustrialeAcquisti TecniciIl Responsabile Rocco Femia

AVVISO DI GARARFI S.p.A. informa che ha indetto una gara aProcedura Aperta n. DACF.2015.0147 relativa allafornitura di CAVI TELEGRAFONICILotto n. 1 - CIG. 643764618ALotto n. 2 - CIG. 6437654822Lotto n. 3 - CIG. 6437698C70Il testo integrale del bando è visionabile sul sitowww.gare.rfi.it canale Trasparenza edocumentazione. Il termine di presentazione delle domande dipartecipazione è il 07/01/2016 ore 12:00.Per chiarimenti e-mail: come indicato nel bando.

Il Responsabile del ProcedimentoEdgardo Greco

Direzione Acquisti ESTRATTO DI ESITO DI GARA1) Stazione appaltante: ITALFERR SpA, innome e per conto di RFI SpA 2) Oggetto:progettazione esecutiva ed esecuzione dei lavori direalizzazione dell’attrezzaggio tecnologico sultratto di linea Lunghezza-Guidonia Collefiorito,con raddoppio ferroviario e Guidonia Collefiorito-Palombara a binario unico, della linea Roma-Pescara, comprendenti interventi di BABcc,BAc.a., ACEI, ACE, SCMT, TLC nonchéadeguamento dei locali tecnologici con annessiimpianti (PA-1255) 3) Soggetto aggiudicatario:ATI BOMBARDIER TRANSPORTATIONITALY SpA (C) - SITE SpA (M) Importo: Euro4.659.915,03 Ribasso: 5,2125% 4) Profilo diCommittente: www.gare.italferr.it

Il Responsabile Ing. Fabrizio RANUCCI

COMUNE DI GENOVASTAZIONE UNICA APPALTANTE del COMUNE

Via Garibaldi 9 Genova 16124mail [email protected]

ESTRATTO DI AVVISO DI GARASi rende noto che il giorno 17/12/2015 dalleore 9,30 avrà luogo procedura aperta perl’affidamento di dodici accordi quadro, per lagestione del Servizio di assistenza domiciliarea favore di persone anziane e di persone conhandicap grave da aggiudicarsi ai sensidell’art. 83 del D.Lgs. 163/2006 e smi, perl’importo complessivo di Euro 2.231.000,00oltre IVA. Le offerte dovranno pervenire entro16/12/2015 ore 12.00; il bando integrale èscaricabile dai siti internetwww.comune.genova.itwww.appaltiliguria.itwww.serviziocontrattipubblici.it

IL DIRIGENTEDott.ssa Cinzia MARINO

Page 10: La Repubblica - 30 Novembre 2015

�� laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ����

%"-�/04530�*/7*"50

."3$0�"/4"-%0

BANGUI. Blindati bianchi e marcantoni neri, armati di tutto punto. E ai lati una folla indi-stinta. Ma festosa, tenuta a fatica, che urla: «Papa, Papa!». Per un giorno Bangui, da ulti-ma periferia e capitale del Paese più povero dell’Africa, diventa «capitale spirituale del mondo». Parola di Francesco. Nella Catte-

drale del Centrafrica sconvolto dalla guerra civile, un Papa coraggioso che non ha deflet-tuto un attimo dall’intenzione dichiarata di venire qui, allarga le braccia e pronuncia la suggestiva formula di inizio Giubileo: «Apri-te le porte di giustizia». È la prima volta che un Pontefice non battezza l’Anno Santo a Roma, centro della cristianità.

Per le strade di Bangui polvere e caschi blu. Mitragliatrici pesanti e lanciarazzi in

spalla. Gli uomini della sicurezza vaticana sono attentissimi. La tensione delle forze che devono proteggere Jorge Bergoglio in un Paese diviso anche da odi religiosi, so-prattutto dopo gli attentati di Parigi, è pal-pabile. Francesco non rinuncia a usare la pa-pamobile scoperta. Per cinque chilometri lo fa, per altri quattro va a macchina chiusa.

«L’Anno Santo della Misericordia viene in anticipo in questa terra che soffre da an-

ni per l’odio, l’incomprensione, la mancan-za di pace. Tutti noi chiediamo misericor-dia, riconciliazione, perdono: per Bangui, per tutta la Repubblica Centrafricana e per tutti i Paesi. Chiediamo pace, amore e per-dono tutti insieme, con questa preghiera co-minciamo l’Anno Santo in questa capitale spirituale del mondo oggi».

Durante la liturgia il Papa si alza, lascia l’altare, entra nella navata dove in prima fi-

*M�WJBHHJP

*M�1BQB�BQSF�MB�1PSUB�4BOUB�B�#BOHVJi%FQPOFUF�MF�BSNJ �WJODB�M�BNPSFw'SBODFTDP�OFMMB�3FQVCCMJDB�$FOUSBGSJDBOB�TDPSUBUP�EBJ�DBTDIJ�CMV��.B�OPO�SJOVODJB�BMM�BVUP�TDPQFSUB-�BQQFMMP�BJ�SBHB[[J��i3FTJTUFUF �GVHHJSF�OPO��MB�TPMV[JPOFw��4UBNBOJ�WJTJUB�BMMB�NPTDIFB �QPJ�JM�SJFOUSP

-"�$)*&4"�%*�#&3(0(-*0

Page 11: La Repubblica - 30 Novembre 2015

laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ���� ��

la c’è l’imam musulmano di Bangui. Scam-bia con lui l’abbraccio della pace. Lo stesso fa con il rappresentante degli evangelici. Nell’omelia appena pronunciata ha detto: «Una delle esigenze essenziali della vocazio-ne alla perfezione è l’amore per i nemici, che premunisce contro la tentazione della vendetta e contro la spirale delle rappresa-glie senza fine». E ancora: «Lancio un appel-lo a tutti quelli che usano ingiustamente le armi di questo mondo: deponete questi stru-menti di morte. Armatevi piuttosto della giustizia, dell’amore e della misericordia, autentiche garanzie di pace».

Si torna fuori. Francesco è stretto dagli uomini della Gendarmeria che, con discre-zione, indossano giubbotti antiproiettile. Visita il campo profughi di St. Sauveur. È ac-colto con grande calore. Dicono le suore che lo accarezzano con lo sguardo: «Qui tutti ci hanno dimenticato, ogni tanto parlano di noi, ma solo il Papa si è ricordato davvero ed è venuto a trovarci». Poi Francesco si conce-de un fuori programma: va in un ospedale di bambini e porta uno scatolone zeppo di medicinali. Con i giovani improvvisa un dia-logo. «Resistete. Non fuggite: non è una so-luzione. Fate come l’albero di banano che sempre cresce, sempre dà i frutti con tanta energia, è resistente. E io penso che questa sia la strada proposta in questo momento di divisioni: la strada della resistenza. Diceva un vostro amico che alcuni di voi vogliono andarsene. Ma fuggire alle sfide della vita

mai è una soluzione, è necessario resistere, avere il coraggio della resistenza, della lot-ta per il bene. Chi fugge non ha il coraggio di dare vita».

Bergoglio mette oggi la Repubblica Cen-trafricana al centro dell’attenzione mondia-le. Lo fa anche con il suo discorso davanti al Corpo diplomatico e al Capo di Stato di tran-sizione, la signora Catherine Samba-Panza, al Palais de la Renaissance. La Presidente co-glie la forza delle parole del Pontefice, la sua «lezione di coraggio e di determinazione che dovrebbe insegnare» qualcosa anche al-la politica e alle istituzioni. Gli riconosce il coraggio di aver mantenuto la visita e, da parte sua, recita un inedito “mea culpa” per le inadempienze dei responsabili e per tutti coloro che hanno insanguinato il Paese. «Con abomini – dice - commessi in nome del-la religione e da persone che si definiscono credenti».

Francesco tornerà in Italia oggi pomerig-gio. Ma prima di partire, qui, altri due mo-menti forti: l’incontro con la comunità mu-sulmana nella Moschea di Koudoukou, nel-la capitale, e la messa finale nello Stadio. Tutta l’Africa lo osserva.

-�BCCSBDDJP�EJ�QBDF�DPO�M�JNBN�NVTVMNBOP�EVSBOUF�MB�MJUVSHJB1PJ�MB�WJTJUB�BMM�PTQFEBMF�EPWF�QPSUB�NFEJDJOBMJ�QFS�J�CBNCJOJ

XXX�WBUJDBO�WBXXX�SFQVCCMJDB�JU

1&3�4"1&3/&�%*�1*Ä

26&--�"11&--0"-�$603&%&--&�1&3*'&3*&

"(045*/0�(*07"(/0-*

"�4"/�1*&530�&3"/0�-&������

/FMMB�GPUP�B�TJOJTUSB �M�PSPMPHJP�EFMMB�#BTJMJDB�

EJ�4BO�1JFUSP�TFHOB�MF��������μ�RVFMMB�M�PSB�FTBUUB�

JO�DVJ�QBQB�'SBODFTDP�IB�BQFSUP�JFSJ�MB�1PSUB�

4BOUB�EFMMB�DBUUFESBMF�EJ�#BOHVJ �DBQJUBMF�EFMMB�

3FQVCCMJDB�$FOUSBGSJDBOB �BOUJDJQBOEP�EJ�GBUUP�

M�JOJ[JP�EFM�HJVCJMFP�TUSBPSEJOBSJP�EFMMB�

.JTFSJDPSEJB��%PQP�,FOZB�F�6HBOEB �RVFMMB�JO�

$FOUSBGSJDB�Ò�MB�UFS[B�F�VMUJNB�UBQQB�EFM�WJBHHJP�

BGSJDBOP�EJ�#FSHPHMJP��

-"�'050

3ICOMINCIARE dalle periferie. Non è rivolto solo alla Chiesa cattolica il messaggio che scaturi-sce dal coraggioso viaggio di Francesco in

Africa. Aprendo la Porta santa nella cattedrale di Bangui, infatti, il papa ha trasformato questa poco nota città africana nella «capitale spirituale del mondo» e dato inizio qui ad un Anno santo della mi-sericordia che, nelle sue intenzioni, riguarda tutta l’umanità. Ma esponendosi personalmente ai rischi del conflitto in cui oggi si contrappongono cristiani e musulmani nella Repubblica Centrafricana, ha an-che voluto tenacemente testimoniare che le religio-ni non sono un ostacolo bensì una risorsa per la pa-ce. È un messaggio importante anche per un’Euro-pa spaventata dalla violenza delle sue periferie.

Con la battuta sulla sua paura delle zanzare più che dei terroristi, Francesco ha fatto capire che non teme gli uomini, neppure i più pericolosi. Ma a chi gli ha chiesto se ci potesse essere una giustificazio-ne religiosa dei tragici eventi di Parigi ha risposto che tanta violenza «non è umana». Contro un terro-rismo che si alimenta anzitutto «di paura e pover-tà», il dialogo interreligioso deve puntare sulla co-mune umanità che unisce tutti. La sua tenace volon-tà di portare fino a Bangui questo messaggio — con-tro le raccomandazioni di tanti — non è rimasta sen-za risposta. La presidente Samba Panza ha confes-sato «tutto il male che è stato fatto nella Repubblica centrafricana nel corso della storia» e chiesto «per-dono a nome di tutti coloro che hanno contribuito al-la discesa agli inferi» di questo paese. E l’imam Ou-mar Kobime Layama ha condannato le violenze per-petrate dai miliziani musulmani di Seleka, sconfes-sando il loro richiamo alla fede islamica. Al Papa ver-rà inoltre consegnato un inatteso accordo tra le due principali fazioni in lotta. Il Centrafrica spera inten-samente che la visita di Francesco segni un nuovo inizio, aprendo la via della pace e riportando cristia-ni e musulmani a ritessere legami di «appartenen-za e convivenza».

Dagli “inferi” di Bangui il messaggio di France-sco rimbalza nelle periferie europee, dove il males-sere di molti giovani — non solo immigrati — gene-ra un radicalismo che si incontra con l’ideologia fon-damentalista e la violenza estrema del Daesh. I tra-gici eventi di Parigi hanno fatto crescere in Europa tensioni, contrasti e pregiudizi tra non musulmani e musulmani. Ma contro il terrorismo ci sono state anche dichiarazioni di imam e leader islamici euro-pei, manifestazioni pubbliche di musulmani, pre-senze di uomini e donne di fede islamica nei talk-show. Sono voci di chi non è mai stato favorevo-le al terrorismo e non aveva il dovere di dissociarsi, ma ha capito che non basta più astenersi dalla vio-lenza e rispettare le leggi. È una novità importante. Secondo molti, però, sono ancora pochi i musulma-ni che scendono in piazza e permangono in loro in-certezze e ambiguità. Per questi critici manca il rico-noscimento che la violenza scaturisce dalle radici stesse dell’Islam. Insomma, il dialogo non sarebbe solo inutile, ma anche impossibile e persino sbaglia-to. In questo clima, qualche settimana fa l’invito uf-ficiale in Italia di al-Tayyeb, rettore di Al Azhar e più alta autorità islamica che abbia preso esplicita-mente posizione contro lo stato islamico, è stato bruscamente annullato. Ma pretendere immediata e totale identità di vedute su tutto ciò di cui si discu-te significa rinunciare alla convergenza di tanti in una comune opposizione alla violenza del Daesh.

L’esigenza del confronto culturale — e del dialo-go interreligioso — appare sempre più forte. Subito dopo gli eventi di Parigi è risuonato il grido “siamo in guerra”. C’è chi ha parlato di 11 settembre euro-peo, è riapparso lo scontro di civiltà, è stata rievoca-ta Oriana Fallaci. Ma poi sono sopravvenuti altri ri-cordi: la guerra in Afghanistan, quella in Iraq e l’in-tervento in Libia. Ricordi, cioè, di successi militari che si sono poi rivelati fallimenti politici, con un “do-po” almeno in parte peggiore del “prima”. Tony Blair ha riconosciuto l’errore commesso. Il vuoto che si è creato dopo Saddam Hussein è stato infatti riempito dallo “Stato islamico” e ha innestato un aspro scontro tra sunniti e sciiti.

«Occorre resistere alla tentazione di ripiegarsi su se stessi» e «di dare addosso al nemico interno», ha ammonito Habermas, richiamando l’attentato di Utoya compiuto da un fondamentalista cristiano, Breivik. Non è l’Islam a scatenare il radicalismo, è il radicalismo dei giovani nelle periferie europee a cercare l’ideologia fondamentalista. In una partita che si gioca in gran parte sul terreno della propa-ganda e attraverso strumenti mediatici, sul web pri-ma che nei campi di battaglia, coinvolgere i musul-mani contro la violenza è cruciale: sono loro che più di altri possono oggi raggiungere quanti si stanno trasformando in foreign fighters.

(*6#*-&0�"-�7*"

$PO�M�BQFSUVSB�EFMMB�QSJNB�1PSUB�4BOUB�OFMMB�DBUUFESBMF�EJ�#BOHVJ�1BQB�'SBODFTDP�

IB�EBUP�JM�WJBBMM�"OOP�4BOUP�JO�"GSJDB�

*O�BMUP�#FSHPHMJP�CFOFEJDF�F�TBMVUB�J�CBNCJOJ�PTQJUBUJ�

JO�VO�DBNQP�QFS�SJGVHJBUJB�DVJ�IB�GBUUP�WJTJUB�

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

Page 12: La Repubblica - 30 Novembre 2015

�� laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ����

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

i4FTTP �CVHJFF�QBESJOJ�QPMJUJDJJP�F�MB�$IBPVRVJBNBOUJ�F�OFNJDJw

."3$0�"/4"-%0�&�$033"%0�;6/*/0

/el memoriale che monsi-gnor Lucio Vallejo Balda ha consegnato al primo

avvocato (poi sostituito) l’8 no-vembre scorso c’è la confessio-ne dei suoi rapporti, anche car-nali, con Francesca Immacola-ta Chaouqui. Ci sono le sue con-vinzioni preoccupate: «Lei era dei servizi segreti, aveva dietro Bisignani». E c’è il racconto di tutti gli amici importanti della pierre assurta a commissario delle finanze del Vaticano per volontà di Papa Bergoglio.

*�(*03/*�%&--"�5&/5";*0/&

«Io non potevo cedere... Ave-vo sempre il Papa davanti agli occhi che parlava della sacrali-tà delle donne sposate e del ma-trimonio», si tormenta monsi-gnore. È il momento più dram-matico della confessione a pro-posito del suo rapporto con la Chaouqui, uno dei commissari alle finanze della Santa Sede.

Sono trascorsi sei giorni dal suo arresto e monsignore detta il suo memoriale sulla diffusio-ne delle carte segrete della Pre-fettura economica di cui era il segretario. “Repubblica” pre-senta questo documento men-tre oggi, al processo sul caso Va-tileaks, sia il monsignore spa-gnolo sia la pierre cosentina sa-ranno interrogati dalla Corte. Sul tavolo, una prima importan-te decisione presa nei giorni scorsi: il rifiuto da parte della corte della richiesta avanzata dal legale d’ufficio di Balda (tut-ti gli imputati di questo proces-so presso la Santa Sede non han-no avvocati di fiducia) di sotto-porre il suo assistito a una peri-zia psichiatrica.

«Io racconto della Francesca, ma per me es muy doloroso... Io mi vergognavo di quello che avevo fatto con Francesca e quando passavo i documenti pensavo allo scandalo, se si sa-peva. Mio Dio». Continua: «Lei mi disse che apparteneva ai ser-vizi segreti italiani e che la sua unione con Corrado Lanino era un matrimonio di copertura. Mi mandò delle foto di Corrado con un’altra donna, la sua vera moglie». Francesca Chaouqui viene presentata al monsigno-re nei primi mesi del 2013. Il suo nome viene fatto, sostiene Vallejo Balda, dal cardinale Jean-Louis Tauran, amico della contessa Marisa Pinto Olori del Poggio, presidente della Fonda-zione I Messaggeri della Pace e nobile molto vicina alla Chaou-

qui. Quando viene nominata la Commissione Cosea, con l’inca-rico di riformare le finanze del-la Santa Sede, il nominativo del-la donna viene quindi fatto a Pa-pa Francesco dallo stesso Valle-jo Balda, anche in considerazio-ne dell’indicazione del cardina-le Tauran.

26&--"�/055&�"�'*3&/;&

La Commissione conclude i suoi lavori nel maggio 2014. La Chaouqui si conquista la fidu-cia del monsignore. È lei che presenta una società di infor-matica riconducibile al marito, che resta a fare da consulente all’interno della Prefettura de-gli affari economici. Alla chiusu-ra della Cosea, dice Balda, «la Chaouqui si aspettava un incari-co importante, ma questo non accade a causa dei pettegolezzi che la circondavano». A giugno

— continua il memoriale — Cor-rado Lanino chiama il monsi-gnore chiedendo perché la mo-glie piangesse e perché non avesse ricevuto una nomina. Balda, che — sostiene ora — aveva un debole sentimentale nei confronti della donna, ac-consente a che lei lo aiuti per completare l’archivio della Commissione, insieme a Nicola Majo, suo segretario .

Il monsignore spagnolo met-te per iscritto che la Chaouqui lo ha sedotto a Firenze il 28 di-cembre 2014. Lui, subito dopo avere consumato, si pente, e cerca di allontanarsi dalla don-na. Però la teme. «Io ho avuto paura di questo... Lei aveva tan-ti numeri di telefono». Cerca di stanare la sua collaboratrice. «Sono andato a parlare con il ca-po dei servizi segreti, lui nean-che la conosceva, rimasi sorpre-

so, iniziai così a chiedere infor-mazioni e tutte le volte scopri-vo sempre truffe diverse». Il rapporto fra i due si fa difficile. «Io mi ero confrontato con una psicologa, che mi disse di tener-la calma, di non dirle subito di no, e allora le dicevo: “Va bene Francesca, vediamo...”. Ma lei era violenta, muy cattiva, mi scriveva “verme, sei un ver-me”». Un litigio durissimo av-venne per la serie del regista Paolo Sorrentino in Vaticano. «Francesca mi scrisse che vole-va la mia autorizzazione per la troupe di Sky. Io le dissi: no se puede, porqué ci vuole l’autoriz-zazione della Gendarmeria. Lei mi mandò un whatsapp e mi scrisse che ero un coglione».

L’incontro con i giornalisti che scrissero i due libri-inchie-sta avviene a marzo 2015. «Francesca mi organizzò un

aperitivo. Quando arrivai vidi Nuzzi che già conoscevo, ma fe-ci finta di non conoscerlo». Da-vanti alle richieste dei due gior-nalisti, monsignore dice di aver soggiaciuto «e ho passato i do-cumenti». Ancora: «Ho cercato di dare quelli meno pericolosi e dannosi, o di scarso valore». Pas-serà anche cinque fogli con le password dei file criptati tenuti nel suo indirizzo di posta. Lani-no e la Chaouqui, mette a verba-le mosnignor Balda, detengono le password del suo indirizzo e-mail.

-"�$&3$)*"�%*�1305&5503*

«Il 12 dicembre ricevo un in-vito a pranzo da Luigi Bisigna-ni. A quell’incontro volevano farmi credere che Francesca la-vorava per i servizi segreti, che il suo capo era l’ambasciatore Massolo. Con Bisignani la Chaouqui aveva complicità e lui mi chiese di incontrare alcu-ni suoi sponsor. Grazie a Dio il secondo pranzo non c’è mai sta-to... Dietro Francesca c’è Paolo Berlusconi (ma forse si confon-de con Silvio, ndr): lei assisteva in modo abituale alle feste di Pa-lazzo Grazioli, a Roma. E poi è amica di Gianni Letta e di sua moglie, del cardinale Touran, lo chiamava il cardinale di no-stra proprietà. E anche del car-dinale Re. Il loro contatto con la Santa Sede è Padre Sapienza, che gestisce le udienze del mer-coledì del Papa... Francesca ha una grande relazione con il mi-nitro della Salute Beatrice Lo-renzin, il marito del ministro la-vora in Rai. La Chaouqui dice che è lì per volontà di Renzi». Ancora: «Carlo Carrai (il riferi-mento è probabilmente a Mar-co, amico del premier, ndr) è molto vicino a Francesca, lei è andata al suo matrimonio».

(-*�4$0/53*�/&--"�$0..*44*0/&

«Nella Commissione Cosea c’erano persone lì per fini perso-nali. Uno era il presidente Jose-ph Zahra, l’altro Jean Baptiste de Franssu, il presidente dello Ior. Mi arrivavano notizie in-quietanti sulle loro attività, tut-ti i giorni. Ad aprile 2014 io, Francesca, suo marito e Nicola Majo abbiamo fatto un dossier e a maggio l’ho portato al Papa. Francesco mi ha chiesto di dar-lo al cardinale Pell, che ha reagi-to con aggressività e ha ignora-to le mie informazioni. Quelle erano persone di sua fiducia».

-&�'3"4*

ROMA. Signora Chaouqui, oggi si pre-senta da rifugiata politica al pro-cesso in Vaticano. Che significa?«Vado al processo solo per rispetto

di Papa Francesco, ma mi sento un ri-fugiato politico che non ha potuto far-si difendere dal legale di fiducia nono-stante l’avvocato Bongiorno, un mese fa, avesse già difeso un imputato in Vaticano. Lo sa, ho avuto due ore e venti per leggere mille pagine di istruttoria».

C’è un memoriale della difesa di Balda che sostiene che lei è stata a letto con monsignore il 28 dicem-bre 2014. Balda dice che ha prova-to ad allontanarsi e che lei poi lo ha perseguitato.«Sono pronta a querelare l’avvoca-

to di Balda per la fuga di notizie folli che sta organizzando. Balda, per co-me è fatto, non ha alcun piacere a ve-nire a letto con me e io, conoscendo miliardari ed emiri, se volessi tradire mio marito non mi metterei con un vecchio prete a cui non piacciono le donne».

Lei di quel vecchio prete è stata a lungo amica e confidente.«Intanto non ho mai avuto la pas-

sword della sua mail, che cambiava ogni mese. Era un uomo vivace e alle-gro, amava dire barzellette sconce, ma dovunque andasse si portava la madre. Siamo stati insieme, professio-

nalmente insieme, per cercare di fare la riforma più importante voluta da Francesco, quella economico-finanzia-ria, ma il presidente dello Ior de Frans-su, l’economista Zahra, il cardinale Pell hanno iniziato a fare riunioni ri-servate e poi l’hanno fatto fuori, in una giornata di febbraio, nel giro di 17 ore. Un gran lavoro di pulizia sulle finanze vaticane buttato via».

Come reagì Balda?«S’incupì, perse smalto. Lui, un

amante naturale della bella vita, uo-mo di grandi disponibilità personali, iniziò ad andare a concerti, il 3 giugno all’arena di Verona, il 19 settembre a Campovolo per Ligabue. Smise di fare il prelato, e iniziò a compromettersi».

Con chi?«Trovò supporto in una cricchetta

del giro Sky che aveva in Elena Metti, l’ex moglie di Panariello, agente per at-tori, il suo riferimento. Gliela presen-tai io, poi quel gruppo ha tramato con-tro di me e, alle mie spalle».

Oggi Balda sostiene che lei sia una donna dei servizi segreti, abbia Bi-signani dietro e un marito di coper-tura.«Ha detto che ho venduto carte alla

Cia e sono legata a bande internazio-nali. A processo dovrà rimangiarsi tut-to sennò lo lascio in mutande».

� D�[�

-�*/5&37*45"���-"�1*&33&��40/0�130/5"�"�26&3&-"3&

i$POUSP�EJ�NF�TPMP�DBMVOOJFB�MVJ�OPO�QJBDDJPOP�MF�EPOOFw

"--"�4#"33"

'SBODFTDB�

*NNBDPMBUB�

$IBPVRVJ �

B�QSPDFTTP�DPO�

NPOTJHOPS�#BMEB�QFS�

JM�DBTP�7BUJMFBLT��

(-*�".*$*�105&/5*

#JTJHOBOJ�FSB�JM�TVP�DBQP �GSFRVFOUBWB�-FUUB�F�#FSMVTDPOJ.B�FSB�NPMUPMFHBUB�BODIF�BMMB�-PSFO[JO�F�B�$BSSBJ

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

*�4&37*;*�4&(3&5*

.J�SBDDPOUÛ�DIF�BQQBSUFOFWB�BJ�TFSWJ[J�TFHSFUJ�F�DIF�MB�TVB�VOJPOF�DPO�JM�NBSJUP�FSB�TPMP�VOB�DPQFSUVSB

*�4&/4*�%*�$0-1"

/PO�QPUFWP�DFEFSF�"WFWP�TFNQSF�JM�1BQB�EBWBOUJ�BHMJ�PDDIJ�DIF�QBSMBWB�EFMMB�TBDSBMJU�EFM�NBUSJNPOJP

””

*M�QSPDFTTP

40550�"$$64"

-VDJP�"OHFM�7BMMFKP�#BMEB ����BOOJ

7BUJMFBLT��-B�DPSUF�EJDF�OP�BMMB�QFSJ[JB�QTJDIJBUSJDB�TV�NPOTJHOPS�#BMEB �BDDVTBUP�EJ�FTTFSF�VOP�EFJ�DPSWJ&�MVJ�TJ�BGGJEB�B�VO�NFNPSJBMF �DIF�PHHJTBS�BM�DFOUSP�EFM�TVP�JOUFSSPHBUPSJP

-"�$)*&4"�%*�#&3(0(-*0

XXX�WBUJDBO�WBXXX�SFQVCCMJDB�JU

1&3�4"1&3/&�%*�1*Ä

Page 13: La Repubblica - 30 Novembre 2015

laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ���� ��

%"-�/04530�*/7*"50

'3"/$0�7"//*

NOVARA. Uno degli ultimi mes-saggi di Rita Fossaceca, inviato a una collega dell’ospedale di Novara: «I bambini mi danno soddisfazioni inimmaginabili. Non vedo l’ora che le piccole di-ventino ragazze e che possano studiare in Italia, o dove sogna-no di farlo». Le piccole sono due bambine kenyane, ospiti dell’orfanotrofio di Mjomboni, dove Rita è stata uccisa. Si chia-mano Doris e Sofia, hanno poco meno di dieci anni. «Erano le sue figlie, da quando cinque an-ni fa decise di adottarle a distan-za, mantenerle, seguirle», rac-conta Alessandro Carriero, me-dico a Novara come Rita e fon-datore della onlus For Life.

L’accordo raggiunto da Rita Fossaceca con le autorità ke-nyane era che le bambine al compimento dei 18 anni sareb-bero venute a vivere in Italia. «Le sentiva tramite Skype ogni settimana - racconta Anna Gambaro, medico e vicina di stanza di Rita per tanti anni al reparto di Radiologia - alle bam-bine non faceva mancare nulla. Festeggiava a distanza i loro piccoli successi in orfanotrofio e appena poteva le andava a tro-vare. La chiamavano “mam-ma”».

Rita Fossaceca è morta a 51 anni nel posto che più amava al mondo, facendo quello che ave-va scelto di fare. Nell’orfanotro-fio vicino a Malindi passava le ferie. Vale a dire, il solo tempo li-bero dalla vita di ospedale, do-ve negli anni era arrivata a esse-re responsabile della Radiolo-

gia interventistica. Una carrie-ra sempre vissuta come missio-ne. «Il giorno in cui fu promossa - ricorda Carriero - mi disse: Alessandro, ora finalmente pos-siamo fare sul serio nell’aiutare gli altri».

La missione, intesa nel senso proprio di aiuto ai poveri, era il suo sogno fin da bambina, a Tri-vento, paese da 5mila anime in provincia di Campobasso. E ri-mase la sua bussola anche negli anni di studio a Medicina, all’U-niversità di Chieti e Pescara. «Ci conoscemmo il primo gior-no di lezioni. Mi disse: “questo è un passaggio, la meta è l’Afri-ca”», scrive ora su Facebook un’ex compagna di corso.

Se l’Africa era la meta, la fa-miglia per Rita era il rifugio. So-prattutto da quando il lavoro la aveva portata a Novara, a vive-re sola in un appartamento mo-desto, a 750 chilometri dalla ca-sa dei genitori. Come era riusci-ta a convincere due infermiere del suo reparto a seguirla in Ke-nya, così aveva fatto con i geni-tori. I testimoni raccontano che Rita sia morta per proteggere la madre dalla minaccia di un macete. Rita aveva un compa-gno. «Lo amava, ne parlava po-co, proteggeva il suo amore», di-ce un’amica.

«Era l’orgoglio della nostra famiglia. Un esempio e un ono-

re per tutto il paese», dice Toni-no, cugino di Rita, che vive a Tri-vento. Il sindaco, Domenico Santorelli, la ricorda come «una donna straordinaria, un medico eccellente, una perso-na speciale che con la sua fede,

il suo impegno e la sua dedizio-ne totale ha reso migliore l’u-manità». E si prepara ad acco-glierla per l’ultimo saluto, quan-do il corpo sarà volato in Italia.

Rita era credente. Di più, «fa-ceva vivere il Vangelo», come

dice il vescovo di Novara, Fran-co Giulio Brambilla. La sua gui-da era Don Luigi di Lella, lo zio sacerdote. Era con lei al momen-to dell’agguato. È stato lui, sen-za paramenti e con le lacrime agli occhi, a celebrare l’estre-ma unzione per la nipote che adorava. Un raccoglimento du-rato un attimo appena, fra i ven-ti bambini a cui Rita aveva deci-so di donare la vita, le guardie armate, i feriti.

«Quello che l’assassino di Ri-ta non ha potuto uccidere è il suo messaggio - dice il dottor Carriero, commosso - avrebbe voluto che noi continuassimo a fare del bene. E lo faremo». Do-mani, alle 12, l’ospedale mag-giore della Carità di Novara si fermerà per un minuto. «Uno soltanto, di più Rita non avreb-be voluto», sorride una collega. E ricorda che «la finestra del suo studio, al padiglione C, era sempre l’ultima a restare illu-minata. Per lei il lavoro non fini-va nemmeno quando era termi-nato». Un lavoro che, finiti i tur-ni in ospedale, proseguiva all’U-niversità del Piemonte orienta-le. Il presidente della Scuola di Medicina, Giorgio Bellomo, pre-sto le avrebbe comunicato la no-mina a professore associato. Ma non era la carriera a preoc-cupare Rita. Erano le mucche. Perchè le mucche portano lat-te. E il latte, nell’orfanotrofio di Mjomboni è vita. «Dopo una se-rie di giri nelle fattorie, abbia-mo acquistato una mucca - scri-ve Rita a Carriero prima di mori-re - è incinta, avremo un vitelli-no. E, finalmente, il latte per il villaggio».

3JUB�VDDJTB�QFS�BWFS�EJGFTP�J�HFOJUPSJ3JDPTUSVJUP�M�BTTBMUP�OFMMB�NJTTJPOF�EJ�.JKPNCPOJ�EVSBOUF�JM�RVBMF�Ò�TUBUB�BTTBTTJOBUB�MB�SBEJPMPHB�JUBMJBOB�-B�'PTTBDFDB�IB�BGGSPOUBUP�J�CBOEJUJ�DIF�NJOBDDJBWBOP�MB�TVB�GBNJHMJB��μ�NPSUB�QFS�VO�DPMQP�EJ�QJTUPMB�BM�QFUUP

-�"GSJDB�OFM�DVPSFF�M�VMUJNP�TPHOPQPSUBSF�JO�*UBMJBRVFMMF�CBNCJOF

1"0-0�(��#3&3"�

Che se la prendessero con mamma e papà, ecco cosa non ha potuto sopportare Rita Fossaceca, il radiologo 51enne dell’ospedale Maggiore di Novara in missione in Kenya per gestire l’orfanotrofio e l’infermeria della onlus Pro Li-fe. Sabato sera, quando ha cercato di difenderli l’hanno uccisa con una pistolettata in pieno petto nella villetta di Watamu, a pochi chilometri dal Villaggio del fanciullo di Mijomboni in cui aveva appena terminato le sue due setti-mane di volontariato. Le ha sparato per rabbia e sfronta-tezza uno dei balordi di una delle tante bande di rapinato-ri che stanno sistematicamente assaltando le ville degli stranieri con violenza inaudita. Dieci giorni fa hanno ta-gliato una mano col machete persino al corrispondente consolare italiano a Watamu, Giovanni Parazzi: «Davanti alle ville ci sono sempre guardie private ma servono a po-

co, non possono portare armi e al massimo possono darse-la a gambe e chiamare la polizia».

Forse qualcuno ha tradito: i rapinatori probabilmente sapevano che quella era la loro ultima occasione. Rita e gli altri cinque volontari italiani - tra i quali «babu Giovan-ni», come lei stessa e i bambini dell’orfanotrofio chiama-no affettuosamente suo padre; e mamma Michelina Di Lella, che aveva paura di volare ma stavolta si era fatta forza e le aveva regalato il sogno di esserle accanto - sareb-bero ripartiti ieri per Malpensa, arrivederci Kenya e alla prossima. Invece i banditi hanno saltato il muro di pietra della villetta alla periferia di Watamu e hanno puntato dritto sugli anziani, urlando di dare loro tutto quello che avevano. E per convincerli hanno alzato subito le mani, picchiando duro. È a quel punto, quando li ha visti stratto-nati e minacciati e colpiti, che la dottoressa ha fatto scudo alla madre urlando a quei pazzi di fermarsi e di metter

giù le mani e le armi. Ed è partito un colpo secco al petto. Erano partiti per il Kenya venerdì 13 da Malpensa: ac-

canto a Rita e ai genitori c’erano lo zio materno, don Luigi Di Lella; e due infermiere, Paola Lenghini e Monica Zanel-lato. Papà, mamma e zio della dottoressa sono ricoverati a Malindi in condizioni non gravi ma rese più difficili, nel caso del padre, da una cardiopatia. Le due infermiere, strattonate e ancora scioccate ma in buone condioni fisi-che, rientreranno in Italia mercoledì. Il corpo di Rita, inve-ce, rientrerà coi genitori e lo zio nei prossimi giorni, appe-na saranno dimessi. Originaria di Trivento, in provincia di Campobasso, Rita Fossaceca lavorava al Maggiore di Novara come responsabile della radiologia interventisti-ca nel reparto diretto da Alessandro Carriero, fondatore di For Life. Degli uomini che l’hanno uccisa per «pochi spiccioli e un iPad», per ora non ci sono tracce.

-B�WJUUJNB��%PSJT�F�4PGJB�FSBOP�EVF�LFOJBOF�DIF�MB�SBEJPMPHB�DPOTJEFSBWB�DPNF�GJHMJF��i4QFSP�EJ�GBSMF�TUVEJBSF�EB�OPJw �BWFWB�DPOGJEBUP�B�VO�DPMMFHB�

,FOZB

.0/%0

XXX�FTUFSJ�JU�IUUQ���XXX�TJTDPT�PSH�

1&3�4"1&3/&�%*�1*Ä

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

-"�7*55*."

3JUB�'PTTBDFDB�VDDJTB�JO�,FOZB

$001&3"/5&

*M�NFEJDP�JUBMJBOP�3JUB�'PTTBDFDB�BM�DFOUSP�JO�VOB�GPUP�EVSBOUF�VOB�NJTTJPOF�JO�"GSJDB�

*�/6.&3*

$001&3"/5*�*/�"'3*$"

4FDPOEP�JM�SBQQPSUP�

4JTDPT �JM�����EFJ�DJSDB�

�����DPPQFSBOUJ�

JUBMJBOJ�JO�NJTTJPOF�

BMM�FTUFSP�MBWPSB�

JO�"GSJDB

���

*/�,&/:"

%FJ������OPTUSJ�

DPPQFSBOUJ�JO�"GSJDB �

RVBTJ�JM������JO�

NJTTJPOF�JO�,FOZB �JM�

QBFTF�EFM�NPOEP�DPO�

QJá�PQFSBUPSJ�JUBMJBOJ

� ��

01&3"503*�

*M�OVNFSP�EFJ�

DPPQFSBOUJ�JUBMJBOJ�JO�

,FOZB��/FM�QBFTF�

BGSJDBOP�PQFSBOP�

UVUUF�F����MF�QSJODJQBMJ�

0OH�JUBMJBOF

���

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

μ�TUBUP�MP�[JP�TBDFSEPUF�B�EBSMF�EPQP�M�BHHVBUP�M�FTUSFNB�VO[JPOF�DPO�MF�MBDSJNF�BHMJ�PDDIJ�

Page 14: La Repubblica - 30 Novembre 2015

�� laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ����

5ra i sempre più drammatici scenari di guerra, si rita-gliano a fatica il loro spazio nuove formazioni ato-mo. Il neo-nato movimento di Gaetano Quagliariel-

lo, denominato Idea (acronimo Identità e Azione),ha susci-tato l’interesse della finora gracile creatura di Corrado Pas-sera, Italia Unica. Quagliariello è orientato a tifare Passera come candidato sindaco di Milano e questo già piace molto al diretto interessato e ai suoi uomini. E poi tra atomi è na-ta un’attrazione fatale. Pino Bicchielli, membro del compi-tato esecutivo di Italia Unica, loda la sfida del senatore usci-to dal Nuovo centrodestra: «Il travaglio non è stato facile (altrimenti non sarebbe un travaglio,ndr) ma è giunto a compimento nel modo più coraggioso possibile: salutare una nave politica incagliata nei fondali bassi dell’opportu-nismo e fare vela verso un orizzonte veramente alternati-vo al renzismo». Però attenti alle boe.

#&-1"&4&

*L M5s non si sfalderà da so-lo, come ritenevano (auspi-cavano?) molti osservatori e

attori politici. Non imploderà, frustrato da un inseguimento senza speranza. E da un’opposi-zione senza alternativa. Il M5s va preso sul serio perché, dalle elezioni del 2013, è il secondo partito, dietro al Pd. Senza solu-zione di continuità. Secondo al-cuni, anzi, perfino il primo. Ne-gli ultimi mesi, infatti, ha conti-nuato a crescere, mentre il Pd è calato. E, dopo l’estate, la di-stanza fra i due primi partiti, Pd e M5s, si è ridotta (secondo l’Atlante Politico di Demos) in-torno a 4-5 punti: 31,6% a 27,4% . Confermata, in caso di ballottaggio: 52 a 48. Il M5s, in altri termini, potrebbe vincere le elezioni. Anzi, secondo il CI-SE di Roberto D’Alimonte, che ne ha scritto ieri sul Sole 24 Ore, vincerebbe. Anche se di mi-sura. I sondaggi, ovviamente. Sono sondaggi. Non elezioni. Non servono a “prevedere”, ma, certamente, aiutano a co-gliere le tendenze e i rapporti di forza, in ambito elettorale. E a comprenderne il significato, le ragioni. D’altronde, i primi a crederci, oggi, sono gli elettori stessi del M5s. In caso di succes-so elettorale, 8 su 10, fra loro, si dicono decisi a governare. Nel 2013 era avvenuto il contrario. Perché 7 su 10, allora, avevano spiegato la loro scelta come un voto di protesta. Oggi non è più così. Per questo il M5s va preso sul serio. E per questo conviene chiedersi cosa sia cambiato nel corso del tempo. Se si confronta il profilo della base elettorale oggi rispetto al recente passa-to, emerge una sostanziale con-tinuità. Ma con due importanti

differenze. La prima: si allarga la distanza generazionale. Il M5s, infatti, ha aumentato il suo peso elettorale soprattutto fra i giovani e, parallelamente, fra gli studenti. Al di sotto dei 30 anni, infatti, ha ormai rag-giunto il 34%. E fra gli studenti sale oltre il 36%. Mentre sul pia-no territoriale si è maggiormen-te “meridionalizzato”. È, dun-que, divenuto un vettore della “domanda di cambiamento”, maturata – e alimentata – dalla spinta dei giovani e degli stu-denti. Al tempo stesso, ha cana-lizzato le tensioni che agitano la società. L’insoddisfazione economica e l’insofferenza poli-tica che agitano, in particolare, il Mezzogiorno. In bilico fra pro-testa e richieste di assistenza. Fra protesta e consenso. Il M5s, in altri termini, non è più, da tempo, un Movimento fondato (principalmente) sulla Rete. Sulla “Cittadinanza online” (co-me recita un recente saggio di Luigi Ceccarini pubblicato per i tipi del Mulino). Ma un Movi-mento-partito ibrido (per ri-prendere un altro saggio di Bor-dignon e Ceccarini, per Journal of Modern Italian Studies). Che miscela diversi tipi di organiz-zazione. Vecchi, nuovi e po-st-nuovi.

Ma la novità più importante e significativa è, probabilmen-te, costituita dalla leadership. Da molti anni e per molti anni, fino a ieri, il M5s è apparso un partito personalizzato. Anzi,

quasi “personale”. Perché fon-dato da Grillo e su Grillo. Legal-mente titolare del marchio. Specchio e amplificatore di un MoVimento, peraltro, fram-mentato e disperso. Beppe Gril-lo: gli ha dato visibilità e, anzi-tutto, unità. Ne è stato il volto, la voce. E, insieme a Roberto Ca-saleggio, lo stratega. Fino a ieri. Ma, oggi, molto è cambiato. Certo, fra gli elettori, Beppe Grillo resta il più popolare, il più “amato”. E non potrebbe es-

sere diversamente. Perché è an-cora lui l’attore – politico e non solo – protagonista. Ma altri lea-der crescono, intorno a lui. Per quanto popolare, anzi: il più po-polare, dentro e fuori il M5s, in-fatti, Beppe Grillo, non è più il “leader preferito”. Le indicazio-ni (spontanee) degli elettori del M5s, infatti, mostrano al proposito un cambiamento pro-fondo, nel corso del tempo (son-daggi Demos). Nel marzo 2013, all’indomani del voto, c’e-

ra, effettivamente, solo Grillo (77%). Intorno a lui: nessuno. Ma, oggi, solo il 10% degli elet-tori pentastellati lo vorrebbe leader. Mentre la scelta di gran lunga più condivisa si orienta su Luigi Di Maio. Perfino Ales-sandro Di Battista ottiene un so-stegno – leggermente – più am-pio: 13%.

La base, dunque, continua a riconoscere Grillo, come ban-diera e come uomo-immagine. Ma, come guida, preferisce al-tri. Per primo Di Maio. Il M5s non è più un partito-personale. Identificato dalla/nella figura di Grillo. Il quale, peraltro, ha fatto togliere il proprio nome dal simbolo. A differenza degli altri partiti personali (non solo Forza Italia, ma, per esempio, IdV e Scelta Civica, scomparsi, insieme a Di Pietro e Monti), il M5s sopravviverebbe all’inven-tore. Non solo, ma sembra già disposto e intenzionato ad an-dare oltre. E ciò, paradossal-mente, lo rende più simile ai partiti “tradizionali”, che non sono sussidiari di un leader. Ma agiscono, semmai, al suo servi-zio, dopo averlo scelto. E per questo hanno possibilità di ri-prodursi e di durare a lungo. D’altronde, il M5s è, ormai, pre-sente nelle istituzioni e nei go-verni locali. Fra il 2014 e il 2015 si è dotato di una struttura di “mediazione” con la società e i cittadini. Attraverso il cosiddet-to Direttorio. Ed è presente – e organizzato - nella società e sul territorio. Dove ha continuato a utilizzare la “dis-intermediazio-ne “- ad ogni livello – come uno dei principi fondativi.

Per questo, anche per que-sto il M5s va preso sul serio. Perché non intercetta più solo – e soprattutto – la “sfiducia” – democratica. Non esercita so-lo la “contro democrazia” (te-matizzata da Pierre Rosanval-lon), la “democrazia della sor-veglianza”. Il controllo demo-cratico. Ma è spinto dalla do-manda – e dalla ricerca – di go-verno, espressa da gran parte dei suoi elettori. Che puntano, per questo, su leader cresciuti “nel” partito. Pardon: nel Non-Partito. Oggi: il “Partito del M5s”. Rappresentato dai Di Maio, i Di Battista. E da altri “Cittadini”, ancora poco noti.

Per questo oggi - anche se non da oggi - conviene prende-re sul serio il M5s. E i suoi atti-visti, i suoi elettori, i suoi lea-der: non chiamateli più “grilli-ni”.

/607*�-&"%&3

-VJHJ�%J�.BJP�F�"MFTTBOESP�%J�

#BUUJTUB�OFJ�HJPSOJ�TDPSTJ�USB�J�NJMJUBOUJ�EJ�

1PNF[JB

.BQQF

/05"�.&50%0-0(*$"

-B�OBWF�EJ�2VBHMJBSJFMMP

"-&44"/%3"�-0/(0

*M�TPOEBHHJP��*M�GPOEBUPSF�UFS[P�OFM�HSBEJNFOUP�EFMMB�CBTF �CBUUVUP�BODIF�EB�%J�#BUUJTUB���MB�GJOF�EFM�QBSUJUP�QFSTPOBMF��*OUBOUP�JM�.�4�DSFTDF�BODPSB�F�PUUP�TV�EJFDJ�FMFUUPSJ �B�EJGGFSFO[B�EFM����� �TJ�EJDPOP�JOUFSFTTBUJ�B�1BMB[[P�$IJHJ��%VF�BOOJ�GB�HMJ�CBTUBWB�TPMP�QSPUFTUBSF

*-70�%*"."/5*

3*-&7";*0/*�������/07&.#3&

-�"UMBOUF�QPMJUJDP�Ò�TUBUP�

SFBMJ[[BUP�EB�%FNPT���1J�

QFS�-B�3FQVCCMJDB��

-B�SJMFWB[JPOF�Ò�TUBUB�DPOEPUUB�

OFJ�HJPSOJ�������OPWFNCSF�

�����EB�%FNFUSB�NFUPEP�

NJYFE�NPEF�$"5*�$".*��

*M�DBNQJPOF�OB[JPOBMF�

JOUFSWJTUBUP�/������ �

SJGJVUJ�TPTUJUV[JPOJ��������

SBQQSFTFOUBUJWP�QFS�J�DBSBUUFSJ�

TPDJP�EFNPHSBGJDJ�F�MB�

EJTUSJCV[JPOF�UFSSJUPSJBMF�

EFMMB�QPQPMB[JPOF�JUBMJBOB�

EJ�FU�TVQFSJPSF�BJ����BOOJ�

NBSHJOF�EJ�FSSPSF�������

%PDVNFOUB[JPOF�DPNQMFUB�

TV�XXX�TPOEBHHJQPMJUJDP

FMFUUPSBMJ�JU

-&�4$&-5&�%&*�1"35*5*

XXX�EFNPT�JUXXX�HBFUBOPRVBHMJBSJFMMP�JU

1&3�4"1&3/&�%*�1*Ä

Il leader preferito dei 5 stelle

3,6 3,6 3,6 4,0

ElezioniAmministrative

2012

ElezioniPolitiche

2013

ElezioniEuropee

2014

Elezioni Regionalie Amministrative

2015

3,5

4,3 4,6 5,2

16,5

14,5

15,016,0

19,0

25,622,9

20,9

21,3

22,021,2

20,0 19,2

19,8

26,1 26,727,2 27,4

set nov-dic

feb giu dic feb(1)

feb(2)

feb(3)

mag ott feb mag(1)

mag(2)

set dic feb mar giu set ott novset ott nov mar mag set

Movimento 5 Stelle: stime di voto e risultati elettorali(valori %)

Fonte: Sondaggio Demos & Pi, Novembre 2015 (base: 1010 casi)

Qual è il suo politico o leader preferito? (domanda aperta - valori % tra gli elettori del M5s)

I giudizi su Grillo e su Di MaioChe voto darebbe, su una scala da 1 a 10, a… (valori %, sul totale dei rispondenti,di quanti esprimono una valutazione uguale o superiore a 6)

Beppe Grillo

Grillo 77 45 36 30 10

mar2013

giu2014

mar2015

giu2015

nov2015

Di Maio 0 16 18 36 50

Di Battista 0 7 10 9 13

Altri 5 11 8 3 4

Non indica 18 21 28 22 23

77

4536

016 18

30

50

10

36

mar2013

giu2014

mar2015

giu2015

nov2015

Luigi Di Maio

76 69

Beppe Grillo (% 6-10)

Tutti Elettori M5s

Luigi Di Maio (% 6-10)

2010 2011 2012 2013 2014 2015

20,4

34 33

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

-B�NVUB[JPOF�HFOFUJDBEFM�.PWJNFOUP�EJ�(SJMMP%J�.BJP�PSB�Ò�JM�MFBEFSi$PO�MVJ�HPWFSOFSFNPw�

Page 15: La Repubblica - 30 Novembre 2015

laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ���� ��

4*.0/"�10-*

FIRENZE. Cassonetti pieni di immondizia, il sindaco Cinque Stelle attaccato dai trecento lavoratori dell’azienda dei rifiuti, un debito di 21 milioni che pesa come un macigno sulle spalle del Comune e l’ex partito leader per quarant’anni, il Pd, relegato al ruolo di spetta-tore impotente. Livorno sta vivendo una nuo-va crisi di identità dopo quella che aveva por-tato Filippo Nogarin a vincere le elezioni nel giugno del 2014 battendo al ballottaggio il candidato dei Democratici Marco Ruggeri. Quel voto fu considerato una ribellione con-tro il partito egemone, uno schiaffo al Pd da una città che non si sentiva più rappresenta-ta dalla vecchia classe dirigente e cercava di voltare pagina. Oggi quel sogno comincia a svanire. La giunta comunale a guida grillina ha deciso di procedere al concordato preven-tivo per affrontare il disastro finanziario di Aamps, la spa pubblica che si occupa di raccol-ta e gestione dei rifiuti, affondata nei debiti.

Dei 21 milioni del disavanzo accertato ben 11 derivano da mancate riscossioni: tra il 2006 e il 2012 undicimila utenti non hanno pagato un euro di tasse. Privati e aziende, evasori to-tali. E ora sono i dipendenti dell’azienda, 300 diretti e altri 200 assunti nelle ditte collega-te, a rischiare di pagare il conto. Un caos, in-somma, da cui Nogarin aveva promesso di uscire ricorrendo ad una ricapitalizzazione di oltre 10 milioni di euro. Giovedì scorso l’im-provviso cambio di marcia: «Ricapitalizzare significa tagliare altre parti del bilancio, so-ciale e non, e perdere posti di lavoro», spiega il sindaco. «Con il concordato invece blocchia-mo la situazione debitoria, poi il commissario e il consiglio di amministrazione vedranno co-me far funzionare al meglio questa azienda».

Peccato che nessuno tra i diretti interessa-ti creda alla sua versione. «Ci ha illusi fino alla fine, dimostrando di essere un dilettante che non sa cosa significhi amministrare», dice Giovanni Golino, segretario della funzione pubblica Cgil. «Il percorso scelto non solo è

sbagliato ma non è stato neppure concordato con le ditte creditrici. E senza accordo si va verso il fallimento sicuro, neppure un posto si salverà, 500 persone andranno a casa. Que-sta si chiama macelleria sociale». Lavoratori e sindacati propongono una via alternativa e si dicono pronti a tagliarsi gli straordinari. Stamani il consiglio comunale dovrà dire sì o no al sindaco, i Cinque Stelle sulla carta han-no i numeri per approvare la linea Nogarin, anche se tra i consiglieri qualcuno è tentato

di sfilarsi. «So per certo che Grillo ha chiama-to personalmente gli indecisi», sostiene Rug-geri. «Anche noi abbiamo fatto degli errori in passato, è vero. Ma qui ci sono situazioni poco chiare». Beppe Grillo si schiera con Nogarin senza se e senza ma: «Aamps è una pentola che non deve essere scoperchiata e in molti nel Pd non dormono sonni tranquilli di fronte alla prospettiva di portare i libri contabili in tribunale», scrive sul suo blog. «Qualcuno for-se farebbe meglio ad andarsi a costituire». Gli replica il senatore del Pd Andrea Marcuc-ci: «Quando i Cinque Stelle passano dalle pa-role ai fatti, dalla denuncia al governo, i risul-tati sono eloquenti. Il movimento di Grillo è tutto chiacchiere e distintivo, fuori dal blog le incapacità amministrative risultano eviden-ti». E dalla segreteria Pd Carbone rincara la dose: «A Livorno la giunta è implosa», dice. «Inadeguati e dannosi, in pratica grillini». E da stasera la raccolta dei rifiuti potrebbe esse-re sospesa per sciopero.

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

-JWPSOP�TPNNFSTBEBMMB�TQB[[BUVSBJO�DSJTJ�JM�TPHOPEFMMB�DJUU���4UFMMF5SBDPMMP�EFMM�B[JFOEB�SJGJVUJ��BSSJWBVO�DPNNJTTBSJP�F�JM�1E�BUUBDDBMB�HJVOUB�/PHBSJO��i*ODPNQFUFOUJw

*-�#*-"/$*0

"BNQT��BM������EFM�

$PNVOF�EJ�-JWPSOP�F�

IB�VO�EFCJUP�EJ����

NJMJPOJ�B�GSPOUF�EJ�VO�

DBQJUBMF�TPDJBMF�EJ�

����*�EJQFOEFOUJ�

EJSFUUJ�TPOP�����F�

BMUSJ�����MBWPSBOP�JO�

EJUUF�EFMM�JOEPUUP

-&�5"11&

-"�40-6;*0/&�

*M�TJOEBDP�/PHBSJO�

BWFWB�QSPTQFUUBUP�

EJ�SJDPSSFSF�BMMB�

SJDBQJUBMJ[[B[JPOF�

EFMMB�TQB�DPO��� ��

NJMJPOJ�EJ�FVSP�.B�

JM����OPWFNCSF�IB�

DBNCJBUP�JEFB�F�IB�

TDFMUP�JM�DPODPSEBUP

-0�4$*01&30

*FSJ�J�MBWPSBUPSJ�OPO�

IBOOP�TWVPUBUP�

J�DBTTPOFUUJ�NB�TPMP�

SJQVMJUP�MB�QJB[[B�

EFM�NFSDBUP�QFS�EBSF�

VO�TFHOBMF�EJ�

EJTUFOTJPOF��%B�PHHJ�

QFSÛ�QPUSFCCFSP�

FOUSBSF�JO�TDJPQFSP�

*M�DBTP

/&--&�453"%&

-F�NPOUBHOF

EJ�SJGJVUJ�

DIF�OFHMJ�VMUJNJ�

HJPSOJ�IBOOP�JOWBTP�

MF�TUSBEF�EJ�-JWPSOP��

"�TJOJTUSB�JM�TJOEBDP�

'JMJQQP�/PHBSJO�

.PWJNFOUP�

$JORVF�4UFMMF�

$30/"$"

IUUQ���GJSFO[F�SFQVCCMJDB�JUGBDFCPPL�DPN�OPHBSJO�QVCCMJDB

1&3�4"1&3/&�%*�1*Ä

Page 16: La Repubblica - 30 Novembre 2015

�� laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ����

*-�.*/*4530

MM�SFTQPOTBCJMF�EFM�

EJDBTUFSP�

EFMM�&DPOPNJB �1JFS�

$BSMP�1BEPBO

-B�MFHHF�EJ�TUBCJMJU�

JOJ[JB�PHHJ�JM�TVP�JUFS�

BMMB�$BNFSB�EFJ�

%FQVUBUJ

-F�NJTVSF

-�&6301"

*M�QSFTJEFOUF�EFMMB�

$PNNJTTJPOF�

FVSPQFB �+FBO�$MBVEF�

+VODLFS

*O�QSJNBWFSB�#SVYFMMFT�

EFDJEFS�TF�

DPODFEFSF�BMM�*UBMJB�

NBHHJPSF�GMFTTJCJMJU�

TVJ�QBSBNFUSJ�EFJ�

DPOUJ�QVCCMJDJ

7"-&/5*/"�$0/5&�

ROMA. Una mina da due miliardi pende sul-la legge di Stabilità appena arrivata alla Ca-mera. L’uno più uno che il premier Renzi vuole mettere su sicurezza e cultura, dopo gli attacchi di Parigi, non solo è destinato a

stravolgere il dibattito parlamentare da qui a Natale. Ma corre sul filo della scom-messa, appeso com’è al sì di Bruxelles pre-visto in primavera. E se invece arrivasse un no o un sì parziale? Cosa ne sarebbe dei con-ti pubblici? Rischieremmo nuove tasse? Nessuna risposta, per ora.

Alla Camera, dove nel frattempo gli emendamenti sono già oltre quota 5 mila, si guarda con scetticismo al pacchetto di Pa-lazzo Chigi (ancora da formulare, tra l’al-tro). I deputati di sicuro si preparano a met-tere in discussione quantomeno la logica del bonus: sia gli 80 euro alle forze dell’ordi-

ne che guadagnano sopra i 1.500 euro men-sili, sia la card da 500 euro per i neo diciot-tenni. Se due miliardi devono essere, si può pensare di distribuirli in modo più efficace, è il ragionamento. Sia in chiave di sicurez-za pensando alle dotazioni, ad esempio, più che alle buste paga. Sia in chiave di perife-rie da “rammendare”, di ricerca e diritto al-lo studio da potenziare (anziché regalare biglietti per il cinema). Tra l’altro, si fa no-tare, si tratta di misure una tantum. Valgo-no per il 2016 e poi stop.

E Bruxelles? Dopo lo sgarbo sulla cancel-lazione della Tasi- preferibile una riduzio-ne del costo del lavoro - queste una tantum potrebbero essere malviste. E non trovare piena accoglienza nell’ambito dell’ex clau-sola migranti, ora diventata clausola sicu-rezza. L’Italia aveva già messo in conto una richiesta di 3,3 miliardi per la gestione dei flussi migratori. Una “circostanza eccezio-nale” ora destinata a inglobare i 2 miliardi per il rafforzamento dell’intelligence e del-la difesa, per la cyber security, ma anche per la riqualificazione delle periferie e il due per mille alle associazioni culturali. Di tutto un po’. D’altro canto, la promessa è

stata fatta. Gli architetti sono già in moto, entro dicembre depositano i progetti per le città. I militari attendono rinforzi economi-ci da gennaio.

In questo clima, le speranze di ritoccare la legge di Stabilità si riducono al lumicino. Dei 300 milioni a disposizione delle Came-re per limare i saldi (la manovra vale 28,7 miliardi e si arriva a 31,8 con la clausola fin qui chiamata migranti), un centinaio è sta-to usato dal Senato. Il resto servirà per le piccole mediazioni politiche alla Camera. I temi sul tavolo però sono molti. Il primo è il pacchetto per il Sud. Tutte le forze politi-che vogliono rafforzare la decontribuzione per i nuovi assunti (piena e per tre anni). Molte aggiungono anche il credito di impo-sta e il super ammortamento al 160% anzi-ché 140 (soluzione preferita dal ministero dell’Economia perché poco costosa). Poi ci sono i giochi, dove il tutti contro tutti è ga-rantito: più o meno tasse, più o meno slot. E le Province che non riescono a chiudere i bi-lanci e avrebbero bisogno di altri 200 milio-ni. Infine il pacchetto della commissione La-voro: estendere l’opzione donna, per aiuta-re altre 7 mila lavoratrici ad andare in pen-sione (500 milioni extra), rifinanziare la Di-scoll per i precari, garantire la Naspi agli stagionali anche per il 2016, anticipare la no tax area dei pensionati.

Su tutto pendono le tre clausole chieste a Bruxelles: riforme, investimenti e migran-ti-sicurezza. In tutto, 16 miliardi da esclude-re dal deficit e dunque usare per coprire la manovra e finanziarne le poste, tutt’altro che scontati. E non solo sul fronte sicurez-za. Anche le riforme sono in bilico. «Dopo il Jobs Act, Bruxelles se ne aspetta altre in grado di aumentare il Pil potenziale, dun-que privatizzazioni, pubblica amministra-zione, servizi pubblici locali», osserva l’eco-nomista Giacomo Vaciago, docente alla Cattolica di Milano. «Se così non sarà, sare-mo costretti ad aumentare le imposte nel momento sbagliato, con una ripresa anco-ra fragile e timida».

I nuovi obiettivi di finanza pubblica

Indebitamentonetto

2014 2015 2016 2017 2018

-3,0-2,6

-2,2

-1,1-0,2

Saldoprimario

1,6 1,7 2,0

3,03,9 Interessi

4,7

4,3 4,3 4,1 4,1

Debito pubblico(al lordodei prestiti esteri)

132,1 132,8131,4

127,9

123,7

2014 2015 2016 2017 20186O�JODPHOJUBEB�EVF�NJMJBSEJTVMMB�NBOPWSB3JTDIJP�UBTTF#POVT�TV�DVMUVSB�F�TJDVSF[[B�DPQFSUJEBMMB�GMFTTJCJMJU�6F �NB�TF�#SVYFMMFTEJS�EJ�OP�QPTTJCJMJ�BVNFOUJ�GJTDBMJ

$PO�J�����FVSP�BJ�EJDJPUUFOOJ�F�HMJ����FVSP�BJ�NJMJUBSJ�JM�QSFNJFS�3FO[J�TGJEB�MF�DSJUJDIF�EFMMB�$PNNJTTJPOF�TVMMF�VOB�UBOUVN�

1&340/"((*

&$0/0.*"

XXX�NFG�HPW�JUXXX�HPWFSOP�JU

1&3�4"1&3/&�%*�1*Ä

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

Page 17: La Repubblica - 30 Novembre 2015

laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ���� ��

-*"/"�.*-&--"

ROMA. Zanda e Rosato, i capi-gruppo Pd al Senato e alla Ca-mera: «Sulla Consulta andiamo avanti». Carbone, un renziano doc: «Io ho votato i tre nomi e li rivoterò». Ma dopo l’affaire Pi-truzzella, un’indagine a Cata-nia in piedi dopo anni, i mal di pancia nel Pd si fanno più forti. Un assaggio delle perplessità raccolte da 3FQVCCMJDB: Cuper-lo, «opportuno un passo indie-tro»; Gotor «il caso Pitruzzella è serio e ostativo»; Lo Moro «alla Consulta mandiamo persone non chiacchierate»; Zoggia «già mancavano oltre cento vo-ti, le ultime notizie rischiano di farne mancare di più»; Casson «io non lo voto».

Consulta, domani ci si conta

per la 29esima volta. Ma nono-stante il richiamo di Piero Gras-so («Qui si rischia di votare tra Natale e la Befana», «va coinvol-ta l’opposizione») e quello suc-cessivo di Laura Boldrini («Pre-valga il senso di responsabili-tà»), si profila un’altra fumata nera. Mentre Giovanni Pitruz-zella, l’attuale presidente dell’Antitrust, con i suoi canali ufficiali minimizza la vicenda giudiziaria. Dice Ettore Rosato, capogruppo Pd alla Camera: «Il pm ha chiesto l’archiviazione per tre volte. Il caso non esiste. Noi andiamo avanti con gli stes-si nomi, Barbera, Pitruzzella, Si-sto».

Domani si vota alle 13, il Pd riunisce prima il gruppo. Luigi Zanda, capogruppo al Senato, appare meno sicuro di Rosato:

«Nel segreto dell’urna può acca-dere di tutto». Ernesto Carbone non ha dubbi: «Voto quello che il partito mi dice di votare. Bar-bera, con cui mi sono laureato, è un candidato straordinario. Pi-truzzella? Ho letto il curricu-lum, mi piacerebbe averlo alla

Corte». Ma c’è chi chiede a Pi-truzzella di rinunciare. Ad esempio Gianni Cuperlo: «Nel nome del più puro garantismo riterrei opportuno un passo in-dietro, perché potrebbe manca-re qualche voto di più. Nel grup-po non c’è mai stata una discus-

sione, ma solo un’indicazione di voto che ho rispettato, ma ora, per ragioni di opportunità, serve una pausa di riflessione». La senatrice Doris Lo Moro arri-va alla stessa conclusione: «Per

la Consulta sono necessarie fi-gure non chiacchierate da nes-sun punto di vista, anche un di-sagio incolpevole deve spinge-re la persona coinvolta a met-tersi da parte, perché vanno pri-vilegiate le istituzioni». Lo Mo-ro condivide le parole di Gras-so: «Al di là dei nomi, serve un supplemento di riflessione».

Cambiare metodo e candida-ti. Questo chiede la sinistra Dem. Ecco Miguel Gotor: «Li ho votati tutti e tre, per chiudere la partita. Ma il caso di Pitruzzel-la è serio e ostativo perché alme-no i giudici della Corte dobbia-mo sceglierli intonsi. Insisterei con Barbera e Sisto, mettendo da parte lui». Poi un sì a Grasso: «Il Pd pretende di portare due nomi della maggioranza e uno dell’opposizione, ma i numeri

non ci sono. Il precedente di Sciarra ci dice che è molto im-portante un asse con M5S, che porta un candidato autorevole come Modugno». Qui si arriva al realismo dei numeri. Quello su cui insiste Davide Zoggia: «All’appello, per la terna propo-sta, sono mancati 130-140 voti. Nelle forze politiche che soste-nevano la terna non c’è stato il pieno gradimento. Sono un ga-rantista, ma immagino che le notizie su Pitruzzella possano complicare il percorso. Per di più ho già sentito mal di pancia tra chi l’aveva proposto. Forse è tempo di mettere da parte le blindature e coinvolgere anche altre forze politiche». Tornia-mo al suggerimento di Grasso, guardare oltre la maggioranza.

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

*M�DBTP�$POTVMUB

$VQFSMP��PSB�PQQPSUVOP�VO�TVP�QBTTP�JOEJFUSP�%PNBOJ�WPUB[JPOF�OVNFSP����B�SJTDIJP�GMPQ

'SPOEB�B�TJOJTUSBTV�1JUSV[[FMMB�NB�J�WFSUJDJ�EFM�1EMP�EJGFOEPOP�-B�NJOPSBO[B�EFN�GSFOB�TVM�DBQP�"OUJUSVTU�JOEBHBUP�F�DBOEJEBUP�BMMB$PSUF��3PTBUP���TDBHJPOBUP�EBJ�QN

1*4"1*"��/0/�'"3¾�#*4

/JFOUF�DBNCJ�EJ�MJOFB��BJ�TVPJ�iDPNJUBUJ�BSBODJPOJw�1JTBQJB�DPOGFSNB��OP�BM�CJT��&�4BMB �w'BDDJB�MF�QSJNBSJFw

.JMBOP

(JPWBOOJ�1JUSV[[FMMB

10-*5*$"�&�(*645*;*"

XXX�SFQVCCMJDB�JUXXX�DBNFSB�JU

1&3�4"1&3/&�%*�1*Ä

Page 18: La Repubblica - 30 Novembre 2015

�� laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ����

i.J�IBOOP�TQBSBUPNB�OPO�NJ�BSSFOEPw$PTÖ�JM�SF�EFMMB�QBTUBTGJEB�MB�DBNPSSB

(-*�"//*���

.BSJP�.PDDJB �QBESF�

EJ�$JSP �EFOVODJB�

NJOBDDF�EFM�SBDLFU�

$BSMB�'FOEJ�4QFSPOJ�QBSUFDJQB�DPO�QSP�GPOEB�DPNNP[JPOF�MB�QFSEJUB�EFM�.BF�TUSP

-VDB�%F�'JMJQQPWFSP�BSUJTUB�EJ�VO�UFBUSP�JOEJNFOUJDBCJMF�F�TJ�TUSJOHF�DPO�UBOUP�BNPSF�BMMB�TVB�BEPSB�UB�$BSPMJOB�

3PNB ����OPWFNCSF�����

.BTTJNP � F � 'BVTUB � BCCSBDDJBOP � DPO �HSBOEF�BGGFUUP�$BSPMJOB�F�MB�GBNJHMJB �SJ�DPSEBOEP

-VDBHSBOEF�BNJDP�EJ�TFNQSF�

3PNB ����OPWFNCSF�����

$JBP

-VDB6O�UFOFSP�BCCSBDDJP�

"OOBNBSJB

3PNB ����OPWFNCSF�����

(SB[JF

-VDBBNJDP�QSF[JPTP�F�EPMDF�F�BNBUP�

/PSNB

3PNB ����OPWFNCSF�����

*M�OPTUSP�"SDIJUFUUP�QSFGFSJUP

-PSFO[P�.BSJB�%FM�1P[[PDJ�IB�MBTDJBUJ��1BPMB�DPO�'FEFSJDP�MP�DP�NVOJDBOP�B�UVUUJ�RVFMMJ�DIF�MP�IBOOP�BNB�UP�

*�GVOFSBMJ�NBSUFE�NBUUJOB�BMMF�������B�4BOUB�$IJBSB�JO�1JB[[B�EFJ�(JVPDIJ�%FMGJ�DJ�

3PNB ����OPWFNCSF�����

$JBP

-PSFO[PUJ�SJDPSEFSFNP�TFNQSF�DPO�HSBOEF�BGGFU�UP�F�TUJNB�

%BOJFMB�F�-VJHJ �1BUSJ[JB�F�'SBODP �$SJTUJB�OB�F�1BPMP �.BSJOFMMB�F�4BTË �3PCFSUB�F�&SOFTUP �3JUB�F�(JVMJBOP �4VTBOOB�F�$BS�NFMP �%JBOB�F�(JBODBSMP

3PNB ����OPWFNCSF�����

-B�4PDJFU�*UBMJBOB�EJ�4UVEJ�TVM�4FDPMP�97***�SJDPSEB �DPO�DPNNPTTB�HSBUJUVEJ�OF �M�JOTPTUJUVJCJMF�BQQPSUP�TJO�EBMMB�TVB�GPOEB[JPOF�EFM

1SPG�

(JVTFQQF�(JBSSJ[[PTUSBPSEJOBSJP�F�JOEJNFOUJDBCJMF�NBFTUSP�3PNB ����OPWFNCSF�����

.BSJP�F�1BPMB�.B[[B�QBSUFDJQBOP�DPN�NPTTJ�BM�HSBOEF�EPMPSF�EFJ�GBNJMJBSJ�QFS�MB�TDPNQBSTB�EJ

(JVTFQQF�(JBSSJ[[P1SPG��&NFSJUP�EFMM�6OJWFSTJU�

EJ�$BUBOJBTPDJP�OB[JPOBMF�EFMM�"DDBEFNJB�EFJ�-JO�DFJ �TUPSJDP�HSBOEJTTJNP �QPMJUJDP�BQQBT�TJPOBUP �NBFTUSP�FTFNQMBSF�QFS�HFOFSB�[JPOJ�EJ�TUVEJPTJ�3PNB ����OPWFNCSF�����

"CCJBNP�QFSEVUP�QFS�TFNQSF�M�JOUFMMJHFO�[B�WJWB�F�JNQBSFHHJBCJMF�EJ

(JVTFQQF�(JBSSJ[[PNBFTUSP�EJ�UVUUJ�HMJ�TUPSJDJ�DBUBOFTJ�F�EJ�NPMUJ�TUPSJDJ�F�JOUFMMFUUVBMJ�JUBMJBOJ�-P�TBMVUJBNP�DPO�HSBUJUVEJOF�F�UFOFSF[�[B�-FB�%�"OUPOF �-JOB�4DBMJTJ �.BSUB�1FUSV�TFXJD[ �'SBODP�#FOJHOP �$MBVEJP�5PSSJTJ'JSFO[F ����OPWFNCSF�����

*M�1SFTJEFOUF�4UFGBOP�3PEJOÛ�F�JM�$%3�4*&%�$BMBCSJB�QBSUFDJQBOP�BM�EPMPSF�EFM�MB�GBNJHMJB�QFS�MB�QSFNBUVSB�QFSEJUB�EFM�EPUUPS

(JBOMVDB�3PUPOEBOPBNJDP�FE�JMMVTUSF�HBTUSPFOUFSPMPHP

$BUBO[BSP ����OPWFNCSF�����

%"-�/04530�*/7*"50

$0/$)*5"�4"//*/0�

GRAGNANO. Una “colpa” ce l’ha e ha ri-schiato di pagarla con la pelle. Riven-dicare il sogno familiare dell’antica valle dei mulini, ristrutturare e far vi-vere vecchi pastifici abbandonati, sfondare nel mondo con i suoi prodot-ti fregandosene delle mafie del terri-torio. E denunciando nero su bianco, proprio come aveva fatto suo padre, alcune pressioni estorsive. Ecco per-ché, sembra dirti Ciro Moccia, 45 an-ni, uno dei più vulcanici imprenditori della pasta, mi ritrovo a essere soprav-vissuto a 14 colpi di calibro 9.

«Ho avuto solo molta paura per mio figlio, stava con me mentre ci sparava-no addosso. Mi continuo a chiedere che cosa volessero da me, non so cosa è successo», scuote la testa di fronte a pochi amici con cui si confida, in un let-to della Chirurgia dell’ospedale “San Leonardo” di Castellammare di Sta-bia, dove lo hanno medicato per le le-sioni non gravi a un piede e al polpac-cio. Patron dell’azienda “Fabbrica del-la pasta”, titolare di supermercati e da pochi mesi di una Locanda-show-room-museo nel cuore dell’antica Gra-gnano con vista sul torrente Vernoti-co, 300 dipendenti diretti e un indot-

to di oltre mille posti di lavoro, Moccia è rimasto vittima venerdì sera dell’ag-guato interpretato come un avverti-mento della camorra. Indaga la Procu-ra di Torre Annunziata, ma i primi at-ti d’indagine, con il coordinamento del vicequestore Pasquale De Loren-zo, sarebbero già in viaggio verso la Direzione distrettuale antimafia di Napoli. A guidare la Mercedes, alle 22, c’era Mario, il primogenito di Ciro. Padre e figlio aspettavano che si apris-se il cancello della villetta. Pochi istan-ti e lo scooter si materializza alle spal-le. Qui le versioni si differenziano. Se la vittima racconta di non aver senti-to neanche una parola, c’è qualcuno, in paese, molto vicino ai Moccia, che racconta di «richieste precise» reitera-te da quei banditi, da mesi. Sembra chiedessero posti di lavoro. Mandati dal clan di Nicola Carfora, il ras erga-stolano detto “‘o Fuoco”, o eredi giova-nissimi e cocainomani del clan dei san-guinari Di Martino? Lui, che già in passato aveva detto no e denunciato nel 2011 alcune pressioni (proprio co-me suo padre negli anni Novanta), la-scia cadere. Fatto sta che uno dei due punta l’arma sul lato basso della por-tiera, ficca la testa dentro, punta ai piedi di Ciro, quattordici pallottole, ma tutti verso il basso. Vogliono av-

vertire, terrorizzare, non fare cadave-ri. E la polizia comincia a mettere in-sieme i primi indizi, tra l’omertà diffu-sa, qui dove per decenni i camorristi si nascondevano sui monti Lattari, l’"�TQSPNPOUF dei boss stabiesi.

Chi lo conosce ricorda che Ciro ha vissuto un doppio incubo, mentre fa-cevano fuoco: Moccia rimase orfano quando suo padre Mario si accasciò per un malore, aveva solo 19 anni e si rimboccò le maniche anche per i più piccoli Marianna, Susanna e Antoni-no, che oggi è rinomato maestro pa-staio. Aveva la stessa età del figlio ri-masto fortunatamente illeso mentre i killer sparavano. «Io ho sempre porta-to nel mondo la qualità della nostra tradizione, ho aperto le porte a tanti lavoratori, cercando di offrire benes-sere, progettualità al paese - spiega ancora Ciro - Certo, ora sento una grande stanchezza. Ho tanti pensieri. Però non ci fermeremo». Poco dopo, sua sorella Susanna, leader dei Giova-ni di Confindustria Napoli, affida a 3F�QVCCMJDB�un semplice sfogo: «Viviamo un momento difficile ma ne usciremo con più forza. A volte lo sconforto, un po’ di timore possono prendere il so-pravvento. Ma Ciro sta bene, io e i miei fratelli ci siamo parlati, siamo più uniti che mai. Le minacce? I ri-schi? Vogliamo lasciare a chi deve ri-costruire l’accaduto la calma per far-lo. Noi possiamo solo continuare ad andare avanti con passione. Come sempre».

Intanto la polizia comincia a esami-nare ore di filmati delle telecamere in-terne al ristorante�-B�-PDBOEB di Gra-gnano suggestivo edificio ristruttura-to e riaperto «dopo dieci anni di batta-glia durissima contro la burocrazia». Gli investigatori stanno verificando se alcune “teste calde” dei clan locali fossero arrivati a portare minacce ve-late persino tra quei tavoli. Un luogo che sembra un’oasi, panorama sul tor-rente e sui ponti, di domenica matti-na.

«Prego, il museo della pasta da que-sta parte», ti dice un collaboratore dei Moccia, mentre lui è in ospedale. Il so-gno della valle dei mulini non si piega sotto le raffiche.

PALERMO. Cede il pilone di un viadotto sulla statale che porta da Pa-lermo a Sciacca e la lingua d’asfalto si apre: attraverso la fessura, am-pia come il palmo di una mano, si vede il prato diversi metri più in basso. È successo ieri, tra San Cipirello e San Giuseppe Jato: per mez-za giornata la strada è stata chiusa dai carabinieri dal chilometro 23 al chilometro 28. Poi dall’Anas, già a conoscenza delle condizioni del viadotto, è arrivato il via libera per riaprirla: secondo i tecnici inter-venuti sul posto non ci sarebbero pericoli per gli automobilisti.

FIRENZE. Circondata da campi coltivati con uso massiccio di pesticidi, Aboca lascia 700 et-tari di terreni della Valtiberi-na, in Toscana, e delocalizza in Marocco la produzione di erbe officinali per la sua farmaceuti-ca naturale. È un annuncio shock quello di Valentino Mer-cati, fondatore del gruppo are-tino leader nel settore, 120 mi-lioni di fatturato previsto que-st’anno e 180 nel 2016, 830 di-pendenti.

«Siamo circondati da colti-vazioni come quella del tabac-co ad alto tasso di uso di pestici-di e chimica, incompatibili con le nostre produzioni rigorosa-mente biologiche», spiega il fondatore di Aboca. «Abbia-mo già abbandonato 100 etta-ri tra Trestina e Anghiari, la-sciamo alcune zone marginali dove abbiamo pochi ettari e che non riusciamo a difende-re. Per ora occupiamo altre due aziende agricole in Valdi-chiana dove l’azienda recupe-ra i 300 ettari in più che ci ser-vono per il prossimo anno. Poi

spero di chiudere velocemen-te l’acquisto di una grande azienda agricola in Marocco dove l’Ogm è bandito. Pecca-to, dispiace, ma non ci ha rispo-sto nemmeno uno dei venti-due sindaci a cui tre mesi fa ab-biamo scritto per spiegare le nostre difficoltà. Si vede che non siamo importanti per il territorio».

� NB�CP�

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

i*M�WJBEPUUP�TUB�DFEFOEPw.B�M�"OBT�MP�GB�SJBQSJSF

-�"--"3.&���46--"�1"-&3.0�4$*"$$"�

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

-&�5"11&

/&-�����

$JSP�TFHOBMB�

BMM�"SNB�BMDVOF�

SJDIJFTUF�EJ�iQPTUJw

/&-�����

/VPWF�QSFTTJPOJ�

F�SJDIJFTUF�EJ�EFOBSP�

QFS�JM�SF�EFMMB�QBTUB 53"%*;*0/&�'".*-*"3&

$JSP�.PDDJB ����BOOJ �FSFEF�EJ�VOB�MVOHB�USBEJ[JPOF�EJ�MBWPSB[JPOF�EFMMB�QBTUB�BSUJHJBOBMF�EJ�(SBHOBOP��DPO�J�GSBUFMMJ�"OUPOJOP �.BSJBOOB�F�4VTBOOB�IB�QPSUBUP�BWBOUJ�JM�NBSDIJP�i-B�'BCCSJDB�EFMMB�QBTUBw��/FMMF�GPUP�EBM�TVP�QSPGJMP�'BDFCPPL �.PDDJB�JO�B[JFOEB�F�DPO�MB�TVB�GBNJHMJB

*M�QFSTPOBHHJP

-"�10-&.*$"���*/�504$"/"

i�5SPQQJ�QFTUJDJEJ�OFJ�DBNQJw-�B[JFOEB�MFBEFS�EFM�CJP�TF�OF�WB

4PUUP�TIPDL��-�JNQSFOEJUPSF�EJ�(SBHOBOP��i)P�BWVUP�QBVSB�QFSNJP�GJHMJPw��-F�EFOVODF�QFS�MF�NJOBDDF�EFM�SBDLFU��&�TJ�JOEBHB�TVMMF�QSFTTJPOJ�QFS�PUUFOFSF�QPTUJ�EJ�MBWPSP�

$30/"$"

XXX�MBGBCCSJDBEFMMBQBTUBEJHSBHOBOP�JUXXX�SFQVCCMJDB�JU

1&3�4"1&3/&�%*�1*Ä

Page 19: La Repubblica - 30 Novembre 2015

laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ���� ��

27.043

24.110

31.179

29.259

29.894

28.428

29.473

28.803

26.310

23.876

23.465

27.829

25.230

25.411

29.615

25.548

24.660

25.021

Retribuzione media annua lorda in euroRetribuzione media annua lorda in euro

Gli stipendi nelle regioniProvince: la top e la flop 5 dei salari

FONTE JOBPRICING PER REPUBBLICA

Oltre30.000Milano

34.508 Bolzano32.897 Genova

31.404 Parma31.273

MedioCampidano22.438

Da 28.000a 29.999

Da 26.000a 27.999

Menodi 24.000

Da 24.000a 25.999

1ª2ª

3ª 4ªReggioEmilia30.913

29.483

7° 3°

30.8032°

10°11°

13°

14°4°

17°

12°

15°

19°

20°18°

16°

Toscana

Lombardia

Liguria

Emilia Romagna

Piemonte

Friuli Venezia Giulia

Veneto

Campania

Basilicata

Calabria

Marche

Puglia

Abruzzo

Lazio

UmbriaMolise

SiciliaSardegna

Val d’Aosta

Trentito-Alto Adige110ªCrotone22.736

109ªMessina22.771

108ªOristano22.992

107ªLecce23.029

106ª

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

3"''"&-&�3*$$*"3%*

La Milano rinfrancata nell’im-magine dall’Expo è la provincia che paga meglio i dipendenti del settore privato. La Madonni-na svetta con una retribuzione annua lorda media di 34.508 eu-ro (circa 2.575 al mese) e scava un solco dalla seconda in classifi-ca, Bolzano che si ferma a

32.897 euro. Gli assegni più po-veri si trovano nel medio-campi-dano: si scende sotto 22.500 eu-ro (poco meno di 1700 euro al mese), per una sforbiciata di un terzo dell’assegno meneghino. E’ il risultato dell’Osservatorio +PC1SJDJOH e�3FQVCCMJDB�JU, da oggi consultabile integralmen-te sul sito, costruito attraverso 140mila rilevazioni su 350mila utenti. Un’analisi dei redditi dei dipendenti del settore privato, registrati nel luogo della loro produzione. E’ di fatto un’indi-cazione per chi, in cerca di lavo-ro, vuole capire dove indirizzar-si per spuntare condizioni mi-gliori. L’Istat, invece, quando parla di redditi delle famiglie considera più fonti di guadagno (da lavoro dipendente, da pen-sione, da attività in proprio, da rendite), per poi suddividerli per i componenti della famiglia.

Roma si trova all’undicesimo posto, con assegni da 30.126 eu-ro. La capitale risolleva le sorti dell’intero Lazio, con un valore molto alto rispetto alle altre pro-vince. Per trovarle, bisogna scendere nella seconda metà

della classifica: Latina al 52esi-mo posto, con 27.258 euro, poi Viterbo al 63esimo, Frosinone al 73esimo e Rieti al 79esimo. Nel complesso delle Regioni non stupisce il trio di testa: per 100 euro guadagnati in media (dove il reddito annuo lordo in Italia è di 28.653 euro), in Lom-bardia si sale a 108,8, in Trenti-no Alto Adige a 107,5 e in Emi-

lia Romagna a 104,3. In Cala-bria, fanalino di coda, non si arri-va a 82 euro. D’altra parte, a te-stimoniare la frattura Nord-Sud ci pensano anche i dati forniti re-centemente dall’Istat nell’ap-profondimento sui Conti econo-mici territoriali del 2014. Nume-ri che corroborano il nesso tra remunerazione dei lavoratori e produttività tanto che il

Nord-ovest è l’area con il Prodot-to interno lordo (che considera la ricchezza di tutti i soggetti economici) per abitante più ele-vato: con 32.500 euro, già l’an-no scorso ha segnato una legge-ra risalita rispetto al 2013, anti-cipando la timida ripresa che si sarebbe manifestata a livello na-zionale solo quest’anno.

Il divario con il Mezzogiorno

è impressionante: il Sud si fer-ma a 17.600 euro, poco più della metà della parte settentrionale del Paese. Se si parla di valore aggiunto per abitante, cioè la ci-fra che sintetizza la crescita del sistema economico in termini di nuovi beni e servizi messi a di-sposizione della comunità, Mila-no svetta ancora con 45mila eu-ro, seguita da Bolzano e Bolo-gna. Al fondo di quest’altra clas-sifica gli ormai soliti noti: Medio Campidano, Barletta-An-dria-Trani, Carbonia-Iglesias, Vibo Valentia e Agrigento, con circa 13mila euro per abitante, contro i 23.900 a livello naziona-le. Non è un caso che proprio le regioni meridionali, lo scorso anno, abbiano patito anche il maggior calo di occupazione e consumi.

Per Mario Vavassori, profes-sore aggiunto al Mip – Politecni-co di Milano – e responsabile dell’Osservatorio JobPricing, «L’Italia dei campanili emerge anche da questi dati». Va ricor-dato che «c’è una correlazione anche tra il reddito e il costo del-la vita: il caro-vita del Nord Ita-lia, maggiore di quello del Cen-tro-Sud, rispecchia in parte que-sta differenza delle retribuzio-ni, soprattutto per i dipendenti del settore privato». Ma si apro-no anche altre questioni, si pen-si all’uscita del ministro del La-voro, Giuliano Poletti, di pensio-nare il concetto di “ora-lavoro”, stroncata da molti.

Il giudizio di Vavassori riapre la riflessione: «Si fa sempre più strada una concezione del lavo-ro ‘individuale’. Resta da verifi-care se i sistemi di tutela rappre-sentati dai contratti nazionali siano ancora lo strumento mi-gliore per comprendere e valo-rizzare questa realtà».

*M�MBWPSP

*�/6.&3*

.JMBOP�DBQJUBMFEFMMF�CVTUF�QBHB"M�4VE�TUJQFOEJQJá�CBTTJ�EFM����/FMMB�QSPWJODJB�MPNCBSEB������FVSP�MPSEJ�BM�NFTF �OFM�.FEJP$BNQJEBOP�BQQFOB�����

&$0/0.*"

XXX�KPCQSJDJOH�JUXXX�SFQVCCMJDB�JU

1&3�4"1&3/&�%*�1*Ä

-B�HSBEVBUPSJB�EFMMF�SFUSJCV[JPOJ�MPSEF�OFMM�VMUJNB�SJDFSDB�+PC1SJDJOH�3FQVCCMJDB�JU

-�*5"-*"

-B�SFUSJCV[JPOF�NFEJB�

BOOVB�JO�JO�*UBMJB��"�

.JMBOP �QSJNB �TPOP�

������ �OFM�.FEJP�

$BNQJEBOP��������

������

*-�%*7"3*0

'BUUP�����FVSP�JM�

OPTUSP�SFEEJUP�NFEJP �

JO�-PNCBSEJB�TF�OF�

HVBEBHOBOP���� ��

JO�$BMBCSJB���

���FVSP

-"�$"1*5"-&

3PNB�TJ�USPWB�

BMM�VOEJDFTJNP�QPTUP�

USB�MF�QSPWJODF�QJá�

SJDDIF �DPO��������

FVSP�EJ�SFEEJUP�BOOVP

������

TRIBUNALE DI NAPOLI

REGIONE MARCHEP.F. POLITICHE COMUNITARIE e AUTORITA’ DI GESTIONE FESR-FSE

ESTRATTO ESITI DI GARA PER L’AFFIDAMENTO DEL SERVIZIO DI SVILUPPO E ATTUAZIONEDELLA STRATEGIA DI COMUNICAZIONE DEL POR FESR 2014/20 PER IL PERIODO 2015/18.

Ente appaltante: Regione Marche – Giunta Regionale – P.F. Politiche Comunitarie e Autorità di GestioneFESR-FSE - Ancona via Tiziano, 44 – tel. 0718063801 – fax 0718063037 - Posta elettronica: [email protected] - Info: www.regione.marche.it e www.europa.marche.it (nellasezione bandi)Modalità di aggiudicazione: Gara a procedura aperta ai sensi degli artt. 54 e 55 del D.Lgs. 163/2006e s.m.i., con ricorso al criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa ai sensi dell’art. 83 dellostesso D.Lgs.Importo di aggiudicazione dell’appalto: Euro 453.380,00 (I.V.A. esclusa). Data di aggiudicazione: 18.11.2015Nome e indirizzo dell’operatore economico aggiudicatario: RTI: (mandatario) NOUVELLE s.r.l. –via Roma 41, 400161 Minerbio (BO) tel +39 051.6611511 fax +39 051.877837 e-mail: [email protected] - (mandante) MORETTI COMUNICAZIONE s.r.l.- C.so Mazzini 64, 60121 Ancona tel. +39071.2320927 - fax +39 071.2320929, e-mail: [email protected]. Ancona, lì 18 novembre 2015

IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO Dirigente della P.F. Dott. Mauro TERZONI

ESTRATTO AVVISO DI ASTAPUBBLICA

L’Ipab di Vicenza, in esecuzione della de-liberazione n. 35 del 11.11.2015 ha in-detto un’asta pubblica per la vendita adunico e definitivo incanto, di immobili sud-divisi in n. 9 lotti distinti.1) Modalità di inoltro dell’offerta L’offerta dovrà pervenire in busta chiusaentro e non oltre le ore 12.00 del giorno18 gennaio 2016 con le modalità previ-ste nell’avviso d’asta integrale. L’astapubblica per la vendita degli immobiliin n. 9 lotti distinti, si terrà il giorno 20gennaio 2016 alle ore 09.30 presso gliUffici dell’ Ipab di Vicenza in ContràSan Pietro n. 60 Vicenza, alla presenzadel Notaio dr. Enrico Mele di Vicenza. L’avviso d’asta integrale è reperibile nel sitointernet www.ipab.vicenza.it (sezione: at-tività – affitto vendita immobili) e pressol’Ufficio Patrimonio 0444/218825-874.Vicenza, 11 novembre 2015

IL PRESIDENTE Dott. Lucio Turra

Page 20: La Repubblica - 30 Novembre 2015
Page 21: La Repubblica - 30 Novembre 2015

laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ���� ��

$FSUJGJDBUP�"%4�O������EFM�����������

3&410/4"#*-&�%&-�53"55".&/50�%"5*�%�-(4������������/�������&;*0�."630�3&(*453";*0/&�53*#6/"-&�%*�30."�/��������%&-�����������-B�UJSBUVSB�EF�iMB�3FQVCCMJDBw�EJ�EPNFOJDB���OPWFNCSF�������TUBUB�EJ���������DPQJF�

'0/%"503&�&6(&/*0�4$"-'"3*

3ENZI si sforza di ribadi-re il punto quasi ogni giorno: evita l’allarmi-smo e garantisce che

il contributo italiano alla cau-sa comune consisterà nel con-trollo degli strumenti elettro-nici, web, cellulari e playsta-tion. Tutto quello che il pre-

mier riunisce nella definizio-ne di «DZCFS�TF�DVSJUZ». Vero è che combatte-re il terrori-smo dovrebbe

essere questione di scelte poli-tiche, prima che di tecniche in-formatiche. Tuttavia l’Italia ha deciso di percorrere questo sentiero, abbassando il profi-lo della sua iniziativa.

Non è la prima volta che ac-cade. Negli anni Sessanta, Amintore Fanfani, uno dei due “cavalli di razza” della Dc (l’altro era Moro), non nascon-

deva la sua diffidenza verso il protagonismo di De Gaulle. E si sforzava di tutelare gli inte-ressi italiani nel Mediterra-neo soprattutto in due modi: affidandosi, come ha ricorda-to ieri Eugenio Scalfari, allo strumento privilegiato dell’E-ni di Mattei, all’interno di una politica estera nel segno della mediazione, talvolta dell’am-biguità. Oggi lo scenario è mol-to diverso, ma non tanto da cancellare alcune analogie. Il terrorismo suicida dell’Is è una tragica novità del nostro tempo e in Francia ha costret-to anche un presidente timido come il socialista Hollande a interpretare con fermezza lo “spirito repubblicano”, richia-mandosi a una grande tradi-zione nazionale. Non sappia-mo ancora se dalla guerra con-tro l’estremismo islamista emergerà un’Europa più uni-ta; ovvero se avverrà il contra-

rio, il ritorno più o meno con-traddittorio agli Stati-nazio-ne. Quel che è certo, l’eccidio di Parigi coincide con un tor-nante della storia.

Rispetto a ciò, l’Italia di Ren-zi si è messa in una posizione di attesa. Nei giorni scorsi ba-stava leggere i titoli de M�6OJ�UË, foglio quasi ufficiale di Pa-lazzo Chigi: “Il coraggio di non andare in guerra” oppure “Non ci metteremo l’elmet-to”. Certo, ci sono i soldati pro-messi per il Libano. Ma dietro le quinte riaffiora la vecchia in-quietudine verso le fughe in avanti della Francia, sempre più legata in Siria all’asse con Putin. E come Fanfani, anche Renzi mette l’Eni al centro del-la sua politica mediterranea. L’Eni di Descalzi che in Libia offre garanzie maggiori dei mediatori dell’Onu. O che al largo delle coste egiziane sco-pre un giacimento in grado di

influenzare gli assetti geopoli-tici nell’area. È la stessa Eni protagonista di una penetra-zione in Africa capace di offri-re inedite opportunità all’eco-nomia italiana.

In altre parole, la prudenza di Renzi è in parte un tentati-vo di proteggere interessi ita-liani che non coincidono con quelli francesi o del resto d’Eu-ropa. Non a caso il premier si preoccupa della Libia e quasi solo della Libia: primo, perché brucia ancora il ricordo del 2011, la guerra di Sarkozy con-tro Gheddafi; secondo, per-ché le nostre coste sono le più esposte alle conseguenze del caos fra Tripoli e Tobruk. C’è poi una ragione più generale e riguarda l’inesperienza del presidente del Consiglio che si muove con qualche impac-cio sullo scenario planetario. Un conto è creare slogan di fa-cile presa, tipo “l’Europa cam-

bia verso”, e un conto è riuscir-ci sul serio. Per cui, davanti al-le trappole del Medio Oriente, Renzi ha deciso di tenersi stretto a Obama, condividen-do traiettorie e limiti di un pre-sidente degli Stati Uniti giun-to agli ultimi mesi di manda-to.

Eni e Casa Bianca: ecco i rife-rimenti del renzismo mediter-raneo. C’è però un terzo fatto-re da non sottovalutare. È la convinzione che evocare la guerra distrugge il consenso interno. Non a caso l’unico bel-licoso è Salvini. Berlusconi sta-volta è vicino a Palazzo Chigi. E i 5Stelle, i veri concorrenti del Pd, tengono un profilo an-cora più basso del governo. In Francia il tricolore sventola e Hollande ritrova una sintonia con i cittadini elettori grazie allo spirito repubblicano. In Italia è il contrario.

%JSFUUPSJ�DFOUSBMJ1JFSBOHFMP�$BMFHBSJ�130%6;*0/&�&�4*45&.*�*/'03."5*$*4UFGBOP�.JHOBOFHP�3&-";*0/*�&45&3/&3PCFSUP�.PSP�3*4034&�6."/&

%JWJTJPOF�4UBNQB�/B[JPOBMF7*"�$3*450'030�$0-0.#0 ������������30."

%*3&5503&�(&/&3"-&��$PSSBEP�$PSSBEJ7*$&%*3&5503&��(JPSHJP�.BSUFMMJ

6N SEGNO che non può lasciare insensibile la Francia orgogliosa. Per una tragica coin-

cidenza la programmata con-ferenza per combattere la mi-naccia del clima avviene nel Paese sorpreso appena due settimane fa, il 13 novembre, da un’ondata di terrorismo senza precedenti in Europa. È come se il rammarico per le centotrenta vittime e il desi-derio di migliorare la vita sul pianeta si fossero dati appun-tamento. Il dolore locale, na-zionale, e la speranza planeta-ria si incontrano, mentre la fe-rita non è ancora cicatrizzata, il conflitto è irrisolto, la sepol-tura dei morti è tutt’ora in cor-so, e il destino della Terra re-sta da precisare. Dopo la stra-ge del venerdì sera il numero dei partecipanti alla conferen-za sul clima è aumentato. L’e-mozione è stata forte in tante contrade. Non pochi capi di Stato o di governo hanno volu-to cogliere l’occasione per con-dividere il cordoglio che verrà espresso oggi, all’inizio dei la-vori. Ed è inevitabile leggere nel gesto di tanti uomini di go-verno, dall’americano Oba-ma al cinese Xi J., dall’india-no Modi al russo Putin, una di-mostrazione di condanna al terrorismo. E di rispetto per la Francia.

Nel folto gruppo degli ospi-ti di François Hollande ci sono ovviamente gli europei, che quasi si perdono in quella fol-la di responsabili politici af-fluiti dai più remoti angoli del-

la Terra. Dalla Bolivia alla Cambogia. I partner del no-stro Vecchio Continente sono quasi irreperibili in quell’as-semblea. Sono come parenti smarriti nella calca.

Non è un’impressione dovu-ta tanto alle immagini della conferenza che comincia con un abbraccio di solidarietà al-la Francia in lutto, ma piutto-sto al comportamento dell’Eu-ropa nei giorni successivi alla strage, quando si identificava-no ancora i morti e François Hollande andava da Washing-ton a Mosca in cerca di concre-ti segni di amicizia. E in Euro-pa, tra i membri dell’Unione, raccoglieva espressioni di in-dubbia solidarietà, ed anche di disponibilità a offrire un certo tipo di aiuti: ma il tutto in un clima in cui abbracci e promesse mancavano di un sentimento essenziale: la pas-sione.

Senza passione non si fa nulla di grande. Né si possono vincere le passioni tristi o ne-faste senza opporre passioni positive. Tanti filosofi,da Spi-noza a Hegel, l’hanno ripetu-to. E quei principi sono ricor-dati in un saggio del grande politologo Pierre Hassner (-B�SFWBODIF�EFT�QBTTJPOT). Spes-so sul piano internazionale i problemi sono bloccati da in-teressi e da strutture di pote-re statali o no, oppure da parti-colarismi difensivi o conqui-statori, fanatici e rivali. E, di fronte, gli avvocati della tolle-ranza e della cooperazione possono opporre considera-

zioni razionali o morali, alle quali mancano spesso il fervo-re e il vigore delle passioni.

Di fronte alle passioni rivali e fanatiche del terrorismo, l’Europa si è presentata unita da opportunismi comuni ma disarticolata nell’azione. La Francia è una nazione essen-zialmente sovranista, come si dice a Parigi. Non ha mai volu-to creare una difesa comune, una politica estera comune, un’intelligence comune. È una vecchia nazione ed è im-mobilizzata da un crampo quando deve cedere spezzoni di sovranità. Ferita, ha chie-sto, com’era legittimo e nor-male, la solidarietà dei part-ner e l’ha ottenuta con slan-cio. Ma la solidarietà non è an-data molto oltre. Del resto Hollande non ha neppure pen-sato, probabilmente, di affi-darsi alle magre istituzioni eu-ropee che riguardano la dife-sa. Non erano adeguate ma non era neppure pensabile, per lui, che potessero sovrap-porsi a quelle nazionali, fran-cesi. Hollande ha sollecitato aiuti bilaterali, dichiarando di essere «in guerra», ma nes-sun Paese europeo (forse con l’eccezione belga) ha ripreso quella parola.

Per la prima volta, nell’arco delle nostre generazioni, l’Eu-ropa ha al centro una grande potenza industriale e com-merciale che rifiuta la guerra. Una Germania che non è né nazionalista né espansionista stupirebbe i nostri nonni. Al-trettanto bizzarra può appari-

re un’Inghilterra che esita a rianimare di slancio l’FOUFOUF�DPSEJBMF � con la Francia. In quanto all’Italia prudente, quasi fiduciosa in una prote-zione vaticana, nel senso che i fanatici religiosi potrebbero esitare prima di colpire una terra in cui risiede uno dei massimi capi spirituali, si cul-la forse in un’illusione. Ci si può mettere al riparo dietro le illusioni. Servono fin che non svaniscono. Lo erano an-che la Linea Maginot e il Vallo atlantico.

Le passioni di cui parlano Hegel e Spinoza non hanno nulla a che fare con l’uso delle armi. Da Angela Merkel il pre-sidente francese non ha otte-nuto caccia bombardieri per colpire le basi di Daesh, ispira-tore degli assassini del Bata-clan. È probabile che si sia ben guardato dal chiederli. Ha però ricevuto il sostegno di ricognitori e di aerei riforni-tori di carburante. La cancel-liera non ha parlato di guerra. Anche il presidente italiano se ne è ben guardato. Lui ha potuto vantare i Tornado ita-liani da ricognizione già sul posto e si sarebbe detto pron-to a mandare un centinaio di uomini in più nel Libano, af-finché la Francia possa usare i suoi soldati in servizi per la si-curezza interna. In quanto all’intelligence, strumento es-senziale contro il terrorismo, la Francia ha chiesto un più ef-ficiente scambio di informa-zioni, ma si è rivolta soprattut-to ai GJWF�FZFT, l’organismo in

cui i Paesi anglosassoni (Usa, Gran Bretagna, Canada, Au-stralia, Nuova Zelanda) river-sano le loro informazioni.

L’Europa riserva le sue pas-sioni ai problemi monetari e al tentativo di arginare l’onda-ta di migranti. L’invito a usar-le in modo più appropriato e in certi momenti più nobile non significa esortarla ad af-fiancare nei bombardamenti la Francia ferita, che vuole neutralizzare e punire gli as-sassini del 13 novembre. Le passioni vanno usate in uno sforzo comune teso a integra-re le masse musulmane nel continente; nel combattere la terribile miscela fanati-smo-tecnologia che avvelena l’informazione e seduce i gio-vani delle periferie segregate e disastrate; nel combattere il mercato delle armi che ha le sue origini nei nostri Paesi; nel contrastare le fonti finan-ziarie dei terroristi; nel forni-re aiuti economici e tecnici al-le società colpite; nel parteci-pare con intelligenza e impe-gno all’azione politica e diplo-matica. Le passioni europee dovrebbero insomma impedi-re ai governi di trincerarsi in un antiquato nazionalismo, o in un ambiguo neutralismo, nella speranza di sfuggire agli attentati. A Parigi, in que-ste ore, sembra che l’Europa si sia dispersa, perduta nella folla di governanti accorsi an-che per rendere omaggio alle vittime del venerdì sera di sangue.

."55&0 �-�&/*�&�-"�$"4"�#*"/$"

%JSF[JPOF&[JP�.BVSP�%*3&5503&�3&410/4"#*-&

7*$&%*3&5503*�"OHFMP�"RVBSP �'BCJP�#PHP �(SFHPSJP�#PUUB �%BSJP�$SFTUP�%JOB�"OHFMP�3JOBMEJ�"35�%*3&$503

$"103&%"5503&�$&/53"-&�.BTTJNP�7JODFO[J$"103&%"5503&�7*$"3*0�7BMFOUJOB�%FTBMWP$"103&%"5503&�*/5&3/&5�(JVTFQQF�4NPSUP

(SVQQP�&EJUPSJBMF�-�&TQSFTTP�4QB$0/4*(-*0�%*�"..*/*453";*0/&

13&4*%&/5&��$BSMP�%F�#FOFEFUUJ"..*/*453"503&�%&-&("50��.POJDB�.POEBSEJOJ

$0/4*(-*&3*��.BTTJNP�#FMDSFEJ �"HBS�#SVHJBWJOJ �"MCFSUP�$MÛ �3PEPMGP�%F�#FOFEFUUJ'SBODFTDP�%JOJ �4JMWJB�.FSMP �&MJTBCFUUB�0MJWFSJ �-VDB�1BSBWJDJOJ�$SFTQJ �.JDIBFM�;BPVJ

-�&6301"�4&/;"�1"44*0/&

<SEGUE DALLA PRIMA PAGINA45&'"/0�'0--*

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

““

““-B�QSVEFO[B�EJ�3FO[J�Ò�JO�QBSUF�VO�UFOUBUJWP�

EJ�QSPUFHHFSF�JOUFSFTTJ�JUBMJBOJ

/PO�B�DBTP�JM�QSFNJFS�TJ�QSFPDDVQB�EFMMB�-JCJB

3&%";*0/&�$&/53"-&�������30." �7*"�$3*450'030�$0-0.#0 ������5&-���������� ■�3&%";*0/&�.*-"/0���������7*"�/&37&4" ������5&-������������■�3&%";*0/&�503*/0���������7*"�#36/0�#60;;* ������5&-��������������■�3&%";*0/&�#0-0(/"���������7*"-&�4*-7"/* �����5&-��������������■�3&%";*0/&�'*3&/;&���������7*"�"-'0/40�-"."3.03" ������UFM�������������■�3&%";*0/&�/"10-*���������3*7*&3"�%*�$)*"*" �������5&-�������������■�3&%";*0/&�(&/07"���������7*"�30$$"5"(-*"5"�$&$$"3%* ���*/5�����5&-������������■�3&%";*0/&�1"-&3.0���������7*"�13*/$*1&�%*�#&-.0/5& �����$���5&-��������������■�3&%";*0/&�#"3*���������$0340�7*5503*0�&."/6&-&�** ������5&-���������������■�16##-*$*5®��"��."/;0/*���$����7*"�/&37&4" ������������.*-"/0�5*10(3"'*"��3050$0-03�41"���������30." �7*"�$3*450'030�$0-0.#0 ����45".1"���&%*;*0/*�5&-&53"4.&44&��■�#"3*�%&%"-0�-*5045".1"�43-�7*"�4"7&3*0�.*-&--" �� ■�$"5"/*"�&5*4������41"���;0/"�*/%6453*"-&�7***�453"%"�■�-*703/0�'*/=&(*-�&%*503*"-&���7*"�%&--�"35*(*"/"50�■�."/507"�'*/&(*-�&%*503*"-&�13&440�$*5&.�40$��$001��"3-���7*"�(��'��-6$$)*/*�■�1"%&3/0�%6(/"/0�.*�3050$0-03�41"���7*"�/";"3*0�4"630 ����■�1"%07"�'*/&(*-�&%*503*"-&���7*"-&�%&--"�/"7*(";*0/&�*/5&3/" ����■�30."�3050$0-03�41"���7*"�%&-�$"4"-�$"7"--"3* ���������■�4"44"3*�i-"�/607"�4"3%&(/"w�41"���;0/"�*/%6453*"-&�13&%%"�/*&%%"�/03%�453"%"�/�����4�/�$��■�(044&-*&4�#&-(*0�&63013*/5&3�4�"����"7&/6&�+&"/�.&3.0;■�/03800%�/&8�+&34&:������������64"�■�i(36110�&%*503*"-&�0((*�*/$�w� ����8"-/65�453&&5�■�."-5"�.*--&3�/&8413*/5�-*.*5&%���.*--&3�)064& �"*31035�8":���5"39*&/�30"%���-62"�-2"������■�(3&$*"�.*-,30�%*(*5"-�)&--"4�-5%������)&1)"&4506�453&&5���������,0301*���(3&&$&�■�"##0/".&/5*�*5"-*"�$�$�1��/�������������30."��■�"//0�$0/4��%&$&/��1045"�&630���� ���4&55&�/6.&3* �&630�■���� ���4&*�/6.&3* �&630���� ���$*/26&�/6.&3*��5&-��������������������������%"�5&-&'0/*�16##-*$*�0�$&--6-"3*��&�."*-��"##0/".&/5*!3&16##-*$"�*5�"33&53"5*�&�4&37*;*0�$-*&/5*��888�4&37*;*0$-*&/5*�3&16##-*$"�*5 �&�."*-��4&37*;*0$-*&/5*!3&16##-*$"�*5 �5&-��������������������������%"�5&-&'0/*�16##-*$*�0�$&--6-"3*�(-*�03"3*�40/0������%"-�-6/&%¹�"-�7&/&3%¹ �*-�$0450�."44*.0�%&--"�5&-&'0/"5"�%"�3&5&�'*44"�μ�%*��� ���$&/5��"-�.*/650���� ���$&/5��%*�&630�"--"�3*41045" �*7"�*/$-64"�

-FUUFSF$PNNFOUJ�*EFF

XXX�FVSPQB�FVXXX�HPWFSOP�JU

1&3�4"1&3/&�%*�1*Ä

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

*-16/50

<SEGUE DALLA PRIMA PAGINA#&3/"3%0�7"--*

””

%J�GSPOUF�BM�UFSSPSJTNP �MB�6F�TJ�Ò�QSFTFOUBUB�VOJUB�EB�PQQPSUVOJTNJ�

DPNVOJ�NB�EJTBSUJDPMBUB�OFMM�B[JPOF

””

Page 22: La Repubblica - 30 Novembre 2015

�� -6/&%¹ �� /07&.#3& ����

^-"63"�.0/5"/"3*

$HI si limita all’albe-ro, chi fa anche il presepe «ma senza insistere sull’aspet-to religioso», chi se

la cava con gli addobbi della neve alle finestre, chi ritiene che an-che l’albero però «uhmmm, non sia poi così laico». Chi prova a spe-gnerne le luci con una circolare, chi soppianta il 25 dicembre con la festa dell’inverno e chi fa tutto secondo tradizione, ”Tu scendi dalle stelle” compreso. Il Natale al tempo della scuola multietni-ca è materia da maneggiare con cura. Ne sa qualcosa Marco Par-ma, il preside della scuola Garofa-ni di Rozzano, nell’hinterland mi-lanese, finito nella bufera pro-prio per aver cancellato le feste di Natale e oggi convocato dall’uf-ficio scolastico della Lombardia che chiede spiegazioni. Resta il fatto che non c’è una linea, né una geografia precisa o un ma-nuale cui attenersi: da una classe

all’altra, la festa può essere decli-nata con differenze anche abissa-li. E la matematica non c’entra: poco importa se in una classe i bambini stranieri sono uno o 15, il metro della didattica si chiama sensibilità, attenzione per tutti, perché nessuno si senta un’isola.

«Noi in certe sezioni arriviamo al 60% di bambini non italiani» spiega Osvaldo Di Cuffa, preside di un istituto comprensivo che si trova in una terra di frontiera, di quelle che trasformano le scuole in laboratori avanzati. Periferia di Firenze, San Donnino, area ad

alta densità di fabbriche cinesi, pelletteria e accessori moda: 1600 iscritti, 500 dei quali stra-nieri, in larga maggioranza cine-si «ma contiamo 26 etnie». «La nostra scuola è intitolata a La Pi-ra, un uomo che ha fatto della pa-ce e del dialogo una missione di vita. Da noi si fanno presepe e al-bero, ma del Natale sottolineia-mo i valori universali di fratellan-za e accoglienza».

La “questione Natale” spesso approda sulle colonne dei giorna-li per le proteste dei genitori, che segnalano la sparizione del prese-pe: è successo di recente in una scuola materna in provincia di Pa-dova, in un asilo nido di Pietra-santa, nel lucchese, e appunto al-

la Garofani. Qui il preside ha da-to appuntamento ai bambini del-le elementari direttamente il 21 gennaio per un Concerto d’Inver-no in cui “Tu scendi dalle stelle” sarà soppiantata da canzoni di Sergio Endrigo e filastrocche di Rodari. A Pietrasanta, a scende-re in campo è stato il sindaco for-zista Massimo Mallegni, che ha ripristinato albero e presepe in tutte le scuole con una lettera al-la cooperativa che gestisce il ser-vizio. La motivazione? Non per «una crociata nei confronti di una religione», ma «per tutelare i valori di una comunità: la no-stra». Storie simili si ripetono con quasi monontona regolarità, dalla Toscana al vicentino dove un anno fa fece discutere la deci-sione di una scuola media di inse-rire nel concerto di Natale canti di tradizione araba e africana. Forse con meno clamore di oggi perché, con le ferite di Parigi an-cora fresche e le immagini dei mi-litanti dell’Isis che invadono i so-cial network, l’affermazione identitaria torna in primo piano anche nell’agenda politica. Non per niente sull’ultimo caso han-no detto la loro da Renzi a Salvi-ni, passando per ministri e presi-denti di Regione. «La domanda che ci dobbiamo porre — sostie-ne Giovanni Biondi, al vertice dell’Indire, l’Istituto di ricerca e innovazione della didattica del Miur — è: celebrare il Natale of-fende qualcuno? Il carnevale ci-nese offende qualcuno? Perché il dilemma “Natale sì, Natale no?” a scuola ce lo poniamo solo ades-so, quando da decenni nelle aule ci sono bambini ebrei e cinesi?». Izzedin Elzir, presidente dell’U-coii, l’Unione delle comuità isla-miche d’Italia, risponde indiret-tamente: «Non dobbiamo na-scondere le diversità, ma cono-scerle per avere un terreno forte su cui costruire il ponte del dialo-go. Non credo che un presepe a scuola possa diventare un proble-ma per un bambino musulmano. Il bambino musulmano sa di vive-re in un Paese in cui esce per stra-

30;;"/0

-B�TDVPMB�USBTGPSNB�M�VTVBMF�DPODFSUP�EJ�/BUBMF�JO�iDPODFSUP�E�JOWFSOPu�QFS�OPO�VSUBSF�MB�TFOTJCJMJU�EFHMJ�BMVOOJ�EJ�BMUSF�SFMJHJPOJ��

%PQP�MB�CVGFSB�JM�QSFTJEF��QSPOUP�B�EJNFUUFSTJ�

*M�QSFTJEFOUF�EFMM�6DPJJi$POPTDFSF�MF�EJWFSTJU�TFSWF�BE�BWFSF�VO�UFSSFOP�TV�DVJ�DPTUSVJSF�QPOUJw

1*&53"4"/5"

6O�BTJMP�OJEP�DBODFMMB�JM�QSFTFQF��JM�TJOEBDP�GPS[JTUB�TDSJWF�B�UVUUF�MF�TDVPMF�DPNVOBMJ�JOWJUBOEPMF�BE�BMMFTUJSF�BMCFSP�EJ�/BUBMF�

F�QSFTFQF�DPO�UVUUJ�J�QSPUBHPOJTUJ�EFMMB�OBUJWJU�

%BM�QSFTFQF�WJFUBUP�B�

RVFMMP�JNQPTUP�QFS�EFDSFUP�

*M�EJCBUUJUP�TVJ�TJNCPMJ�

DSJTUJBOJ�OFMMB�OVPWB�TPDJFU�

JOUFSDVMUVSBMF�DIJBNB�

JO�DBVTB�J�WBMPSJ�EFMM�JEFOUJU�

F�EFMM�JOUFHSB[JPOF�

&�TQFTTP�MB�QPMJUJDB�

JOUFSWJFOF�B�HBNCB�UFTB

30."/0�%�&;;&-*/0

"MMB�TDVPMB�NFEJB�.POUFHSBQQB�M�BOOP�TDPSTP�BWFWB�TDBUFOBUP�MF�QSPUFTUF�EFMMF�GBNJHMJF�JM�DPODFSUP�iNVMUJFUOJDPu �DPO�J�DBOUJ�BSBCJ�

F�BGSJDBOJ�NFTDPMBUJ�B�RVFMMJ�OBUBMJ[J

*M�/BUBMFNVMUJFUOJDP

Page 23: La Repubblica - 30 Novembre 2015

-6/&%¹ �� /07&.#3& ���� ��

."3*"1*"�7&-"%*"/0

1ROIBIRE d’autorità i presepi a scuola è insensato tanto quanto imporli e infatti non c’è circola-re, programma ministeriale o li-

nea guida del Miur che lo faccia. Questo vuol dire che le scuole, sulle

scelte didattiche che toccano situazioni sensibili in cui sono in gioco le identità, le appartenenze, il mobile confine fra di-scriminazione e accoglienza, sono, gra-zie alla nostra splendida Costituzione, li-bere. Proprio libere. Libere di proporre e trovare insieme a tutte le componenti della scuola, cioè i ragazzi, i genitori, i do-centi, il modo più adatto a costruire la convivenza nelle scuole. Di fare il prese-pe oppure no.

Quel che capita oggi nelle scuole è un miracolo perché mal-grado i tagli di organi-co, per cui da anni sono state annientate le com-presenze necessarie non solo all’integrazio-ne degli alunni immi-grati, ma anche al recu-pero degli italianissimi

nostri studenti che arrivano da situazio-ne di svantaggio culturale e sociale, mal-grado questo la scuola riesce ad essere quell’ormai unico laboratorio di convi-venza che impedisce alla società presen-te e futura di esplodere.

Chi si è riconosciuto amico sui banchi di scuola non si fa la guerra a vent’anni o trent’anni.

Bene, questo lavoro richiede sapien-za, lettura della realtà concreta delle classi, dei genitori, alleanza con il territo-rio (Comuni, sindaci e servizi). Questo lavoro la scuola lo fa ogni giorno, un mi-racolo di intrecci e alleanze che non sono buonismo ma sapienza e anche buon senso. È un volare altissimo con mezzi li-mitati e professionalità infinita.

Nel mentre che un preside o due fini-scono a luccicare per un momento sui

blog, loro malgrado o forse anche no, a combattere o sostenere il presepio a vol-te con motivazioni sorprendentemente extrascolastiche, l’acrobatico miracolo di tenuta della scuola va avanti, nella di-screzione necessaria al dialogo.

È insensato pensare che un preside va-da assunto o licenziato in funzione del suo essere obbediente agli interessi poli-tici di un assessore regionale di turno, o di un sindaco che minaccia controlli sul-le attività natalizie delle scuole. Un deli-rio che confonde competenze, nasconde opportunismi politici tanto malinconici quanto pericolosi perché insabbiano lo spirito critico, la paziente fatica di com-prendere i fenomeni.

I presidi buoni sono quelli nelle cui scuole l’integrazione funziona attraver-so scelte pedagogiche nate dalle condi-zioni oggettive della realtà scolastica. Un quarto di quanti cercano rifugio in Europa sono bambini, il 9% dei nostri studenti ha cittadinanza non italiana, ma in molte scuole sono il 50%, e più. Non ci sono due classi uguali, due stu-denti uguali, due situazioni uguali.

È sbagliato non permettere il prese-pio a scuola quando il presepio è parte in-tegrante di un percorso scolastico rico-nosciuto da genitori e bambini, fatto pro-prio grazie ad appuntamenti negli anni attesi, con il corredo di canzoni e di doni scambiati con le famiglie, il concerto or-ganizzato dopo aver scelto canti e poe-sie con la prudenza di chi conosce am-biente, persone, storia dei luoghi. E la prudenza non è debolezza, è forza che sa tenere insieme quel che siamo e si apre a quel che riconosciamo diverso ma par-te della nostra comune umanità.

Di sicuro però sono altrettanto sba-gliate e indecenti le maleparole pelose con cui ci si appropria della profondità di una tradizione cristiana per usarla come una clava demagogica con cui nutrire i propri interessi politici e tentare di stor-dire la nostra intelligenza.

da e trova molte chiese». Renzo Gattegna, presidente dell’Ucei, l’Unione delle comunità ebrai-che italiane, argomenta che la questione è una sola: «la com-prensione delle diversità. La scuola dovrebbe dare spazio e vo-ce alle varie religioni, anche a quelle delle minoranze». Cosa che non sempre accade, «a co-minciare dall’ora di religione che non è paritaria per le varie fedi. Si può fare il presepe, ma biso-gna contestualizzarlo — aggiun-ge Gattegna — spiegare cosa rap-presenta, come è nato e cosa c’e-ra intorno quando è nato».

Ci sono scuole che non sento-no il bisogno di rinunciare a parla-re del Natale perché, durante l’anno, ricordano pure le altre fe-ste religiose. Come la Regina Bea-trice, istituto comprensivo di Ro-ma, Trastevere: «Lavoro qui da 8 anni — racconta Lucilla Musatti, insegnante della primaria — In genere facciamo l’albero e non il presepe nel senso classico, parlia-mo di intercultura. Quest’anno,

per Natale, organizziamo una mostra coi lavori delle classi, e in-vitiamo i genitori chiedendo una piccola donazione per un’adozio-ne a distanza o per finanziare pro-getti di beneficenza. È un mes-saggio di pace». Un appuntamen-to che vuole essere spunto per un dialogo, una mano che ne stringe un’altra sconosciuta.

A Milano, un anno fa, il Comu-ne ha varato il progetto “Incon-triamo le religioni del mondo”, spiega Ida Morello, preside del comprensivo Scialoja, dove la presenza degli alunni stranieri di prima e seconda alfabetizzazio-ne arriva nelle classi anche al 50%: «Del Natale sottolineiamo la tradizione, senza insistere sul-la connotazione religiosa». Alber-to Solesin, il padre di Valeria, la giovane uccisa al Bataclan di Pari-gi, è preside al San Girolamo di Venezia: «Nella mia scuola per Natale non abbiamo mai fatto rappresentazioni di tipo religio-so. Certo, ci sono saggi e recite che ci avvicinano alle vacanze

del 25 dicembre, ma sempre nel rispetto dei bambini e delle loro famiglie che possono avere fedi differenti. La scuola è laica e gli insegnanti hanno grande rispet-to». Proprio a questi ultimi è affi-dato il compito cruciale di far cre-scere gli studenti nel rispetto del-le diversità: «Sì — riprende Bion-di — ma senza censure, spiegan-do perché certi luoghi hanno cer-te radici. La storia d’Europa non si cancella».

Secondo Milena Santerini, do-cente di Pedagogia alla Cattolica di Milano e deputata del Centro democratico, da anni impegnata nella scuola per i diritti dei bam-bini e per l’inclusione di quelli di origine straniera, «bisogna fare attenzione a non depurare i sim-boli religiosi, trasformandoli in una sintesi laica. E allo stesso tempo respingere tutti i fonda-mentalismi per sottolineare i va-lori universali che ci legano. Il presepe può essere letto anche come l’accoglienza di un bambi-no profugo». A proposito di laici-

tà della scuola, Adriano Fabris, docente di Filosofia delle Religio-ni dice che in Italia si oscilla fra due riferimenti: «quello france-se, che elimina dallo spazio pub-blico ogni simbolo religioso, e quello nordamericano, convinto invece che lo Stato sia un luogo in cui le diverse culture e tendenze religiose vengono messe a con-fronto. E si possono manifestare, purché in un quadro di regole che garantisca che ciascuna di queste non sia offensiva per le al-tre. In Italia si oscilla fra un mo-dello e l’altro perché non c’è mai stato un serio dibattito pubblico sulla questione». E da qui proba-bilmente bisognerà ripartire.

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

/PO�TUFNQFSBSF�UVUUP�JO�VOB�TJOUFTJ�MBJDB�NB�BODIF�SFTQJOHFSF�PHOJ�GPOEBNFOUBMJTNP

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

4PMP�VOB�TDVPMB�EBWWFSP�MJCFSBQVÛ�FEVDBSF�BMMB�DPOWJWFO[B

*-�$0..&/50

*-�1&340/"((*0

8BMTI��i*P �M�*SBF�#PCCZ�4BOETNB�M�*SMBOEBUPSOFS�VOJUBw

-6$*0�-6$"

-"�$6-563"

'SBO[PTJOJi3BDDPOUP�WJUFEJ�TFDPOEBF�UFS[B�NBOPw

%"3*0�1"11"-"3%0

(-*�41&55"$0-*

6OB�GBNJHMJBJO�HVFSSBDPOUSP�J�WFMFOJEFMM�BNJBOUP

1"0-0�%�"(045*/*

"--�*/5&3/0

Page 24: La Repubblica - 30 Novembre 2015

�� laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ����

%"-�/04530�*/7*"50

-6$*0�-6$"

BELFAST

j#OBBY era mio fratello, sono passati 35 an-ni ma ogni giorno è co-

me se mi fosse accanto. Con i suoi versi, le sue idee, le can-zoni strimpellate alla chitar-ra che aveva imparato in car-cere. Quando l’Ira decise di af-fidarmi il compito di annun-ciare al mondo la resa delle ar-mi e la pace in Irlanda del Nord dopo mezzo secolo di guerra civile, mi sono passati davanti tutti i ricordi di un’a-micizia che in quei terribili 66 giorni di sciopero della fa-me era diventata un rappor-to indelebile».

Seanna Walsh è stato uno dei capi dell’Irish Republican Army. Non uno qualsiasi. Era il leader del Blocco H della pri-gione di Long Kesh, dove nel 1981 Bobby Sands e altri no-ve attivisti morirono per ri-vendicare uno status di rifu-giati politici che il governo britannico di Margareth Thatcher non volle mai rico-noscere. E fu il primo ex com-battente a volto scoperto a pronunciare un discorso stori-co, nel luglio di dieci anni fa. Disse al mondo che l’Ira di-chiarava conclusa la lotta ar-mata e che i “volontari” avrebbero da allora in avanti usato «esclusivamente mezzi

pacifici e politici» per perse-guire l’obiettivo ultimo dell’organizzazione, cioè l’u-nità d’Irlanda. Ha gli stessi oc-chi febbrili e lucidi di allora, il passo stanco ma non vinto malgrado 21 anni trascorsi dietro le sbarre.

Walsh, lei e Bobby Sands eravate inseparabili. Eppu-re a un certo punto proprio lui chiese che il capo del Blocco H fosse un altro, Brendan “Bik” McFarlane. Come mai?«Bobby era un uomo sensi-

bile e molto intelligente. An-che se digiunava da moltissi-mi giorni e stava già male, te-meva che io, per amicizia, lo fermassi prima della morte. E forse aveva ragione».

Come vi siete conosciuti?«La prima volta che ho in-

contrato Bobby Sands è stata quando fui arrestato, nel 1973, e mi rinchiusero a Long Kesh. Rimasi in cella so-lo un mese, Bobby era lì, fu

uno dei primi a salutarmi. La simpatia fu immediata, forse perché aveva un background molto simile al mio, appena due anni più di me, amava la

musica popolare, suonava la chitarra e riusciva con le note a farci dimenticare per un po’ dove stavamo e come veniva-mo trattati».

In carcere eravate i leader dei prigionieri…«Ci rifiutavamo di indossa-

re le uniformi o di fare lavori di prigione, fummo confinati

agli H-blocks, dietro le sbarre 24 ore al giorno, sette giorni a settimana, non potevamo fare esercizi, non avevamo ac-cesso ad alcun materiale di

formazione, tanto meno scrit-to. Eravamo nudi nelle carce-ri, solo con le coperte. Nel 1980 decidemmo che la re-pressione non poteva più con-tinuare e cercammo di con-vincere il governo britannico a riconoscerci almeno lo sta-tus di prigionieri politici. La ri-sposta fu quella che tutti ri-cordano e così, dopo il primo sciopero della fame del 1980, qualche mese dopo ne comin-ciò un altro passato alla sto-ria. Bobby Sands fu l’ideatore di quella protesta e decise che sarebbe andato fino in fondo. L’avevamo capito tut-ti che sarebbe morto, per pri-mi i suoi genitori».

Quando lo vide per l’ulti-ma volta?«Fu ad una visita, la prote-

sta era cominciata da almeno un paio di settimane, si era ta-gliato i capelli, era irriconosci-bile. Lo abbracciai e gli augu-rai buona fortuna. Avevo capi-to che non l’avrei mai più rivi-sto».

Molti anni dopo, nel luglio del 2005, il vertice dell’Ira scelse proprio lei, l’amico del cuore di Bobby Sands, per annunciare al mondo la fine della lotta armata. «Il cessate il fuoco del 1997

aveva segnato la fine del con-flitto, ma quella dichiarazio-ne video, con un militante a volto scoperto, ha cambiato la storia del mio paese. Quan-do i compagni mi scelsero, mi chiesi se fossi davvero prepa-rato a un evento che avrebbe

avuto una risonanza mondia-le. Prima di accettare ne par-lai con mia moglie e le mie fi-glie. Sapevo che quel video po-teva avere conseguenze an-che per la mia famiglia ma al-lo stesso tempo ero molto or-goglioso che la leadership Re-pubblicana avesse pensato a me. L’ho fatto, ero emoziona-to ma dovevo farlo, per il mio paese, la mia gente, per Bob-by e tutti gli altri che sono morti per un’idea».

Walsh, ma un giorno Belfa-st tornerà ad unirsi con Du-blino?«Noi lavoriamo ogni giorno

per questo. In pace, con il dia-logo, senza armi. Crediamo che il sacrificio degli hunger strikers e di tanti altri volon-tari non debba essere vano. Un giorno lasceremo il Regno Unito e ci ricongiungeremo con l’Irlanda. La storia è dalla nostra parte».

3&16#-*$"/�"3.:�

-�*SB��OBUB�OFM����� �EVF�BOOJ�QSJNB�DIF�TFJ�DPOUFF�WFOJTTFSP�TUBDDBUF�EBMMB�3FQVCCMJDB�E�*SMBOEB

R2

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

%JFDJ�BOOJ�GBBOOVODJÛ�MB�GJOF�

EFMMB�MPUUB�BSNBUB��.B�JM�

TPHOP�EJ�4FBOOB�8BMTI�DPOUJOVB�

i$PO�JM�EJBMPHP�F�TFO[B�BSNJ��NB�TPOP�DFSUP�DIF�VO�HJPSOP�UPSOFSFNP�JOTJFNF�B�%VCMJOPw

-"�4$)&%"

"�-0/(�,&4)6OB�GPUP�TDBUUBUB�BMM�JOUFSOP�EFM�DBSDFSF�EJ�-POH�,FTI�EPWF�OFM������#PCCZ�4BOET�JM�QSJNP�B�EFTUSBF�BMUSJ�OPWF�DPNQBHOJ�TJ�MBTDJBSPOP�NPSJSF�EJ�GBNF��8BMTI�RVJ�IB�HMJ�PDDIJBMJ�TDVSJ

i*P �M�*SBF�#PCCZ�4BOETNB�M�*SMBOEBUPSOFS�VOJUBw

i&SBWBNP�DPNF�GSBUFMMJTQFSP�DIF�JM�TVP�TBDSJGJDJP�F�RVFMMJ�EJ�UBOUJ�BMUSJ�OPO�TJBOP�TUBUJ�WBOJw

"�70-50�4$01&350�/FM������M�FY�NJMJUBOUF�EFMM�*SB�4FBOOB�8BMTI�BOOVODJB�BM�NPOEP�MB�GJOF�EFMMB�MPUUB�BSNBUB��6OB�EJDIJBSB[JPOF�B�WPMUP�TDPQFSUP �QFS�MB�QSJNB�WPMUB�OFMMB�TUPSJB�EFMM�PSHBOJ[[B[JPOF�

*M�QFSTPOBHHJP

Page 25: La Repubblica - 30 Novembre 2015

laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ���� ��

&-&/"�$"55"/&0

1ochi giorni fa il Sena-to, approvando la leg-ge di Stabilità 2016, ha votato anche un comma, il numero

331, che, se passerà anche alla Camera, doterà l’Italia di un fon-do chiamato “Progetto Genomi Italia”. Istituito presso il Ministe-ro della Salute, sarà messo a ban-do con linee guida definite da una Commissione di esperti per studiare e realizzare il sequen-ziamento di migliaia di genomi di parte della popolazione italia-na. Si tratta di un’importante op-portunità per il Paese, per il futu-ro del nostro sistema sanitario e per la ricerca italiana, che per-metterà di contribuire all’avan-zamento e di godere dei frutti della genomica, per quel che ri-guarda le applicazioni alla medi-cina.

È in corso una rivoluzione. La genomica si basa sul sequenzia-mento del genoma di un indivi-duo, vale a dire sulla lettura di tutte le oltre tre miliardi di lette-re (A, T, C, G combinate fra loro) del suo Dna. L’analisi di questa lettura permette di identificare la presenza di varianti, cioè di singole lettere diverse tra gli in-dividui — sono “solo” 3 milioni le lettere diverse che ci distinguo-no l’uno dall’altro — e di lavora-re non solo per leggerle ma, anco-ra di più, per interrogarne i dati e “collegarle” a parametri clinici o di efficacia farmacologica. Si vuole arrivare a identificare le varianti (lettere) rare che sono neutre da quelle associate o cau-sa di determinate malattie, o che rendono una malattia più o meno penetrante, o responsabili della nostra differente risposta ai farmaci, o per meglio dise-gnarne la sperimentazione di nuovi o, ancora, per conoscere al-cune predisposizioni a patologie e prevenirle. C’è tantissimo anco-ra da capire su come il genoma influenza la nostra salute. Dob-biamo far palestra. Già oggi, una lettera T al posto della A in un ge-ne coinvolto nella degradazione di un noto anti-coagulante rende l’individuo un “lento metaboliz-zatore” di quel farmaco, con la conseguenza che l’assunzione della dose “normale” lo espone al rischio di un’emorragia. Si

pensi quale vantaggio comporte-rebbe per l’individuo e per il si-stema sanitario nazionale avere questa informazione, cioè lega-re le varianti individuali a specifi-che manifestazioni cliniche.

Il fondo potrà contare su uno stanziamento di cinque milioni di euro all’anno per i prossimi tre anni destinati ad un piano na-zionale finalizzato a incrementa-re conoscenze e tecnologie per lo studio di migliaia di genomi ita-liani. Il piano sarà predisposto dalla Commissione che dovrà stabilirne condizioni e obiettivi, demandando ad un bando pub-blico e ad esperti, terzi e indipen-denti, la selezione dei migliori progetti di ricerca negli ambiti individuati. La Commissione avrà anche l’incarico di indivi-duare i soggetti, pubblici o priva-ti, necessari a cofinanziare il pro-getto. La delicatezza di questo aspetto, di cui vado particolar-mente orgogliosa, è che non solo non ci si affida alle sole, spesso esauste, risorse pubbliche ma, anzi, si prevede — fino a condi-zionarne la fattibilità — un cofi-nanziamento da altri soggetti in misura almeno pari alle risorse pubbliche impegnate. Se questi non dovessero manifestarsi, non un euro delle risorse pubbli-che sarà investito nel progetto.

L’approvazione in Senato del

comma 331 sul Progetto Geno-mi Italia si deve al fattivo appor-to e sostegno dei membri del Gruppo Autonomie, cui faccio parte, e del suo capogruppo, se-natore Karl Zeller, che ne ha compreso l’importanza, oltre che dei gruppi di maggioranza e del Governo. Durante l’incontro organizzato a Washington dal National Human Genome Re-search Institute a gennaio 2014 non c’era nessun piano italiano di genomica applicata alla sani-tà pubblica. Ma, se confermato nella legge di Stabilità, il piano ci sarà, collocandoci tra i primi Pae-si in Europa. Nel Regno Unito, la company pubblica-privata Geno-

mics England, creata dal gover-no inglese, ha previsto un inve-stimento di 300 milioni di sterli-ne per sequenziare 100 mila ge-nomi in quattro anni. Negli Stati Uniti il presidente Obama ha lan-ciato la Precision Medicine Initia-tive per sequenziare un milione di genomi. Il nostro Paese ora ha

la possibilità di lanciare un pro-prio progetto nazionale che per-metterà di conoscere e curare meglio i suoi cittadini. Il sistema sanitario nazionale e i suoi medi-ci dovranno essere pronti ad as-sorbire “l’onda d’urto” che in 5 anni, con indagini genomiche a costi popolari, potrebbe portarci

ad avere il sequenziamento del Dna nella cartella clinica di cia-scuno, con il dovere di saper cu-stodire, analizzare, interpretare quelle lettere correttamente nell’interesse dei pazienti. Per farlo dobbiamo anche formare nelle nostre Università nuovi ge-netisti medici capaci di incorpo-rare quelle informazioni nella lo-ro pratica clinica. Dobbiamo po-ter partecipare a livello interna-zionale allo scambio di informa-zioni tra i progetti in corso. C’è un obbligo anche morale di lavo-rare con l’obiettivo di consegna-re al cittadino una medicina di precisione.

Inizia (spero) una nuova av-ventura per la medicina italia-na, già famosa all’estero per tan-te sue eccellenze, la cui buona riuscita dipende anche dalla per-cezione della responsabilità da parte di tutti gli specialisti che si cimenteranno per il Paese in que-sta impresa. Loro saranno il no-stro avamposto. Non di meno, la riuscita è condizionata al coinvol-gimento di altri soggetti ambi-ziosi e coraggiosi, pronti a inve-stire sul futuro della salute del nostro Paese. Manifestare que-sto interesse oggi, da subito, pri-ma ancora che si completi l’iter legislativo della legge di Stabili-tà sarebbe un segnale tangibile

che le competenze ci sono, che si ha a cuore la salute dei cittadini, che si vuole costruire riafferman-do la professionalità dei medici, che c’è chi è in grado di accettare sfide impegnative non a parole ma investendo intelligenze e ri-sorse.

Il Progetto Genomi Italia è una grande scommessa per il Paese che il Parlamento ha rite-nuto meritevole di attenzione, tanto da essere pronto a puntare qualche GJDIF. Spetta ora alla so-cietà accettare la puntata e dare inizio al gioco.

� &MFOB�$BUUBOFP�Ò�TFOBUSJDF�B�WJUB�F�EPDFOUF

BMM�6OJWFSTJU�EJ�.JMBOP

R2

i-�BSDIJWJP�EFM�%OB�BODIF�JO�*UBMJBw$PT�JM�HFOPNB�DJ�BJVUFS�B�HVBSJSF

1SJNP�WJB�MJCFSBEFM�1BSMBNFOUPBM�QSPHFUUP�DIF�TFSWJSËB�NBQQBSF�M�BUUJWJUË�EFJ�OPTUSJ�HFOJ1FS�JOEJWJEVBSF�DBVTF�EJ�NBMBUUJF�F�QBUPMPHJF

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

1SFWJTUJ�DJORVF�NJMJPOJEJ�FVSP�BMM�BOOP�QFS�J�QSPTTJNJ�USF�BOOJ�EFTUJOBUJ�BE�VO�QJBOP�OB[JPOBMF

4F�QBTTFS�BMMB�$BNFSB JM�GPOEP�TBS�VOB�WFSB�SJWPMV[JPOF�QFS�MB�NFEJDJOB�EFM�OPTUSP�1BFTF�

-B�TDJFO[B

14,5 miliardila spesa degli Usa per sequenziareil Dna umano tra il 1990 e il 2001

966 miliardile ricadute economichetra il 2001 e oggi

59 miliardiquanto denaro è rientratonelle casse Usa attraverso le tasse

1.000 dollariquanto costa sequenziareun intero Dna umano oggi

1 giornoil temponecessario

5 miliardiil mercatodei test genetici oggi

25 miliardiil mercatodei test genetici fra 10 anni

Il businessdel genoma umano

FONTE: rapporto United for Medical Research12 giugno 2013

40 milai brevetti relativi a geniconcessi negli Usa dal 1984

Il giorno 10 febbraio 2016 alle ore 9,00, dinanzi al Giudice delle Esecuzioni Immobiliari del Tribunale di Grosseto, si procederà alla vendita senza incanto dei beni immobili relativi all’esecuzione immobiliare n. 46/2013 cui è riunita la 312/2013 R.G.E.I. Le offerte di acquisto dovranno essere presentate con marca da bollo da e 14,62 in busta chiusa indirizzata alla Cancelleria del Tribunale di Grosseto, entro le ore 12,30 del giorno 9 febbraio 2016 ore 12,30. I beni di cui all’esecuzione immobiliare sono meglio descritti nelle rela-zioni di stima depositate presso la Cancelleria delle esecuzioni immobiliari del Tribunale di Grosseto, che devono essere consultate dall’offerente, ed alle quali si fa espresso rinvio anche per tutto ciò che concerne l’esistenza di eventuali oneri e pesi a qualsiasi titolo gravanti sui beni. La vendita dei beni viene fatta nello stato di fatto e di diritto in cui si trovano, con tutte le eventuali pertinenze, accessioni, ragioni ed azioni, servitù attive e passive; la vendita è a corpo e non a misura; eventuali differenze di misura non potranno dar luogo ad alcun risarcimento, indennità o riduzione del prezzo. La presente vendita forzata non è soggetta alle norme concernenti la garanzia per vizi o mancanza di qualità, né potrà essere risolta per alcun motivo. Comune di Campagnatico Lotto n. 1: Piena proprietà dell’intero di abitazione in villa, tettoia car-por-

ter, cantina, annesso, piscina e corte esclusiva. Villa indipendente, è due livelli oltre ad un piano ammezzato di modeste dimensioni in cui è ricavato un ripostiglio collegati tra loro mediante scala interna in muratura e dotata di accesso indipendente da corte esclusiva. Si accede alla corte tramite viale alberato privato che diparte dalla S.P. n. 39 “Campagnatico”. La corte esclusiva (bene comune non censi-bile) composta: da un annesso ed una piscina entrambi censiti come

“unità immobiliare in corso di costruzione”. Vani accessori a servizio indiretto non comunicanti: una tettoia car-porter (coperta con pannelli fotovoltaici e solari termici), una cantina seminterrata adibita a locale ed un deposito anch’esso seminterrato. L’abitazione è costituita da: ingresso disimpegno, soggiorno, veranda chiusa adibita a zona pranzo, cucina, ripostiglio sottoscala, disimpegno, spogliatoio, guardaroba 1, bagno 1, camera 1, bagno 2, lavanderia (piano terra), ripostiglio (piano ammezzato), disimpegno, guardaroba 2, ripo-stiglio, camera 2, bagno 3, studio (piano primo). Mq. 255,49 ca. di superfi cie coperta netta calpestabile, una veranda al piano terra di mq. 36,50 ca. e da una terrazza al piano primo di mq. 21,92. La struttura portante è in muratura mista con prevalenza di pietra, con tramezzature interne in blocchi di laterizio. Le facciate sono isolate con sistema a cappotto in pannelli di sughero e quindi rasate e tinteggiate. La copertura è del tipo a falde inclinate con manto in laterizio. Le fi niture interne sono di ottima fattura e qualità. I pavimenti sono in parquet o ceramica, i rivestimenti sono in ceramica, i sanitari sono di ottima qualità. Le pareti sono intona-cate e tinteggiate ed in parte lasciate a faccia vista. I soffi tti sono in parte intonacati e tinteggiati ed in parte in legno e mezzane a vista. Gli infi ssi esterni sono in PVC con triplo vetro camera. Le porte interne sono assenti. Il portoncino di accesso è del tipo blindato. Classe Energetica B. Prezzo base € 900.000,00. Offerte minime in aumento non inferiori ad € 45.000,00. Per le informazioni sulle modalità di partecipazione alla vendita senza incanto e per ogni altro chiarimento rivolgersi:- alla Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari (primo piano) c/o il Tribunale di Grosseto Piazza Albegna n. 24, tel. 0564 419240; - Professionista delegato (Custode giudiziario) Avv. Marco Meconcelli - Tel. 0564.27258 – Fax 0564.27926- al numero ad addebito ripartito 848582031 (lun. - ven. 9.00/12.00 15.00/17.00);- ad “Aste Giudiziarie Inlinea S.p.A.”: Posta elettronica: [email protected]; sul sito internet: www.astegiudiziarie.it.

Page 26: La Repubblica - 30 Novembre 2015
Page 27: La Repubblica - 30 Novembre 2015

-"3&16##-*$"-6/&%¹ �� /07&.#3& ����

$0/5"55*4&(3&5&3*"@41035!3&16##-*$"�*5888�3&16##-*$"�*5

-�JODPOUSP

3FOÊF�3JDIBSETMB�USBOTFTTVBMFDIF�DBNCJÖ�MP�TQPSU

&."/6&-"�"6%*4*0

/ELLO STRANO mondo del-la Roma, stavolta tutto può finire prima ancora

di cominciare. Non lo dice la classifica ma il campo. Lo dice una panchina che ormai sem-bra vuota. Lo hanno detto i sei schiaffi di Barcellona e lo ha detto pure l’Atalanta. Lo dice una proprietà che sta sempre a Boston, nientemeno. Invece Garcia dice che non mollerà, che bisogna restare umili, che oltre le nuvole c’è il blu: ma sembra più quello dei lividi che del cielo.

La caduta giallorossa forse cominciò contro il Bayern, un lutto mai elaborato, o magari contro la Juve a Torino, un an-no fa: troppe parole, prima e dopo, anche di Garcia e non po-

che superflue. Ma quel crollo ha poi preso for-ma nel mezzo campionato suc-cessivo, chiuso

al secondo posto solo per assen-za di rivali. Erano indizi forti di scollamento che la società ha ignorato. Mancava un centra-vanti: arrivato. Serviva un al-tro contropiedista: preso. Cure palliative. Con Salah e Gervin-ho fuori, con Totti a fine avven-tura per mille logiche ragioni, la Roma è una squadra smarri-ta, debolissima in difesa per-ché incapace di difendere col-lettivamente. Le resta il mi-glior attacco della serie A, però è stata violata già 17 volte. Nel-le ultime tre partite ha preso 10 gol. In questi casi ci si chie-de se i giocatori abbiano già esonerato l’allenatore, a volte succede. Ora Garcia ha due ga-re per salvare il posto, sabato contro il Toro e poi la Cham-pions contro il Bate Borisov, tutto in quattro giorni. Le alter-native sono comunque ipotesi fragili, nessun grande allenato-re salta sul treno della Roma a dicembre. Se poi arrivasse qualche segnale più chiaro dall’America, non sarebbe ma-le: anche per i tifosi, molto criti-ci se non assenti. C’è da capirli, un po’ per il gioco della Roma e un po’ per la fatica dell’Olimpi-co: più facile entrare alla Ban-ca d’Italia.

4&(6&�*/�**�%*�41035�

-B�TFUUJNBOB�QJá�CSVUUB�EFM�GSBODFTF�TJ�DIJVEF�DPO�JM�EJTBTUSP�DPOUSP�M�"UBMBOUB�BMM�0MJNQJDP�

"TQFUUBOEP�MF�EFDJTJPOJ�EJ�1BMMPUUB �MB�3PNB�TFNCSB�JO�DBEVUB�MJCFSB��.FOUSF�MB�+VWF�EJ�"MMFHSJ�DPOUJOVB�B�SJTBMJSF�F�PHHJ�UJGB�QFS�VO�QBSJ�OFMMP�TDPOUSP�BM�WFSUJDF�USB�/BQPMJ�F�*OUFS

5FOOJT �.VSSBZ�SJQPSUB�MB�%BWJT�JO�(SBO�#SFUBHOB�EPQP����BOOJ�

."63*;*0�$304&55*

'� �B�3PTCFSH�M�VMUJNP�(Q��-F�EVF�'FSSBSJ�EJFUSP�MF�.FSDFEFT

6/�5&$/*$0&�6/�$-6#*/�1*&/"�$3*4*

*-16/50

-�"656//0%*�("3$*"

��B�(*03/"5"� ● $)*&70���6%*/&4&���� ● &.10-*���-";*0���� ● '304*/0/&���7&30/"���� ● (&/0"���$"31*���� ● .*-"/���4".1%03*"���� ● 1"-&3.0���+67&/564���� ● 30."���"5"-"/5"���� ● 503*/0�#0-0(/"���� ● 4"4460-0�'*03&/5*/"�PHHJ�PSF��� ● /"10-*�*/5&3�PHHJ�PSF��� ● �-"�$-"44*'*$"� ● */5&3����� ● '*03&/5*/"���� ● /"10-*���� ● 30."��� ● +67&/564��� ●.*-"/��� ● 4"4460-0��� ● 503*/0�� ●"5"-"/5"��� ● -";*0�� ● &.10-*�� ● 6%*/&4&�� ● 4".1%03*"�� ● $)*&70�� ● (&/0"��� ● 1"-&3.0��� ● '304*/0/&�� ● #0-0(/"��� ● $"31*�� ● 7&30/"��� �VOB�HBSB�JO�NFOP�

Page 28: La Repubblica - 30 Novembre 2015

�� 3&16##-*$" 41035 laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ����

."55&0�1*/$*

&/3*$0�4*45*

ROMA

6N BEL DÌ abbiamo visto le-varsi un fil di fumo. Era il comignolo dell’Olimpico.

La Roma stava bruciando con tutta la panchina. Senza pietà verso se stessi, i giallorossi si era-no appena consegnati all’Atalan-ta. Impotenti o indifferenti ave-vano messo nelle mani di Reja e nei piedi di Gomez una fetta con-sistente della propria dignità. Il team che voleva far sognare adesso toglie il sonno. «Occhio all’Atalanta!», avrebbe dovuto dire Luis Enrique. Il rischio del fallimento crepita sotto la cene-re prodotta da calciatori irricono-scibili e da dirigenti confusi o as-senti. Ieri l’Olimpico era spettra-le, si sentiva odore di resa gene-ralizzata, di rassegnazione. I fi-schi e quella decina di secondi in cui la poca gente romanista non ha potuto fare a meno, allibita più che disperata, di intonare il classico «sciavete roootto er....zo!», suonavano strani, co-me fossero in playback. Ma il vuo-to più pesante non era in curva, era in campo: «Se ci scolliamo ora facciamo il botto», ha am-messo De Rossi, colpevole come gli altri, forse stanco di tutto co-me gli altri. Per una volta coeren-te e “continua”, la sua Roma si di-menava senza un barlume di ve-ra intensità, senza una vaga idea di come disporsi in area per il cross, evitando di lasciare sco-perto il secondo palo, senza vo-glia di cercarsi e con il sistema nervoso in tilt. Forse volevano di-mostrare che ci sono prestazioni e risultati più vergognosi di un 6-1 al Camp Nou. Esistono alme-no tre modi di perdere 6-1 a Bar-cellona e la Roma ha scelto il peg-giore. Ma c’è un solo modo per farsi umiliare dall’Atalanta in ca-sa: giocare senza giocare, scopri-re che i propri impulsi provoca-no cruciali ritardi di decimi di se-condo ad ogni esecuzione. Ecco perché la difesa lombarda (che non ha mai fatto barricate) ha re-spinto tutto, arrivava sempre prima o sapeva sempre prima do-ve sistemarsi col corpo o dove al-lungare il piede o la testa. Se gio-chi molle perdi contro chiunque, senza lati positivi da salvare. Do-po Barcellona Garcia disse: «Al-meno nessuno si è fatto male». Ieri forse avrebbe potuto dire: «Almeno le docce erano calde».

La Roma ha 16 giocatori (tanti Garcia ne vede) e ormai hanno la lingua di fuori, alcuni sono sfi-gurati dal correre, alcuni sono in-fortunati. Sembrano tutti ragaz-zi invecchiati di colpo, nell’aspet-to, che di colpo hanno anche per-duto l’entusiasmo della giovinez-za, nel cuore. Ieri è stato Digne, il più costante di tutti, a servire a Gomez la palla dello svantaggio e del tracollo (Denis ha raddop-piato su rigore). Un errore inizia-le ma terminale, quello del fran-cese. Povero Digne,stavolta ha fatto rima con rogne. Non ha un sostituto, forse non ce la fa più nemmeno lui. E ieri il tracollo è stato più umano che tecnico, più dentro che fuori. Vanno in malo-ra anche i motti: «La Roma non si discute, si ama». All’uscita ri-toccavano: «La Roma non si di-scute, si sgama». Ossia non ci so-no più nascondigli, ormai si gio-ca a carte scoperte e non è certo consolante vedere Dzeko e Pja-nic dettare o eseguire passaggi “normali” al massimo per una o due volte. L’Atalanta ha vinto perché è stata aggressiva sapen-do che la Roma o era pronta a ri-scattarsi o era ancora sotto bot-ta. Si sono presentati attori che avevano dimenticato le battute e Gomez ha applaudito perché per un attimo avrà creduto che fosse uno scherzo. E dietro la Ro-ma senza memoria e senza al-cun suggeritore nella buca non c’è un giacca e cravatta pronto ad aiutarla, forse perché più smarrito di lei. «Garcia resta», di-ce il ds Sabatini. Il 9 dicembre, giorno del Bate, arriverà Pallot-ta, l’unico in grado di tirare una riga, decidere del futuro di Gar-cia in un senso o nell’altro. I qua-si 20 milioni garantiti dagli otta-vi faranno tutta la differenza del mondo, in un senso o nell’altro. L’eventuale dopo Garcia non ha nomi certi ma solo suggestioni, Lippi da cogliere in corsa, Conte, con cui non è mancata una certa corrispondenza, per l’anno pros-simo, Di Francesco che piace, s’è parlato di Schimdt. Ieri Sabatini ha avuto un colloquio con i calcia-tori nella pancia dello stadio. For-se temeva che qualcuno di loro cedesse alla tentazione di festeg-giare i 10 gol subiti in 9 giorni con un aperitivo. E Garcia? Dopo aver respinto l’idea delle dimis-sioni, una follia con tre anni di contratto a 230mila euro netti al mese, l’allenatore ha vagheggia-to l’ipotesi che siano altri i re-sponsabili del cedimento struttu-rale (il preparatore Norman im-posto dal club?). Ruggine per to-gliere ruggine. Così non se ne esce, così non pulisci niente.

30." �

"5"-"/5" �

����15�(0.&; �����45�3*(��%&/*4

*-�$0/5"(*0�%&-�1"/*$0

*M�HSVQQP �TFO[B�EJTUJO[JPOJ �

UFNF�QTJDPMPHJDBNFOUF�VO�

DSPMMP�FNPUJWP�DPNF�RVFMMP�

EFMMB�TDPSTB�TUBHJPOF

-"�-"5*5"/;"�%&-�13&4*%&/5&�

4FO[B�1BMMPUUB �OFTTVOP�EFJ�

EJSJHFOUJ�IB�JM�QFTP�QFS�

QSFOEFSF�EFMMF�EFDJTJPOJ�

JNQPSUBOUJ�

13&1"3";*0/&�'*4*$"�&�304"

(BSDJB�IB�DSJUJDBUP�MB�

QSFQBSB[JPOF�GJTJDB�F�PSNBJ�

IB�QPDIJ�HJPDBUPSJ�iWBMJEJ�

QFS�MVJw�B�EJTQPTJ[JPOF

%F�3PTTJ

2VFTUB�HFTUJPOF�TB�GBSF�VO�CVPO�DBMDJP��4F�DJ�TGBMEJBNP�F�DFSDIJBNP�BMJCJ �GBDDJBNP�JM�CPUUP�DPNF�M�BOOP�TDPSTP

$BMDJP

(BSDJB

$��QPDP�EB�TBMWBSF �NB�TJ�EFWF�SJQBSUJSF�VOJUJ��-B�RVBMJU�EJ�VO�HSVQQP�F�EFHMJ�VPNJOJ�EFWF�GBSDJ�VTDJSF�EB�RVFTUP�NPNFOUP�

.05*7*�%&-�$30--0

30."������

%F�4BODUJT�����'MPSFO[J���������TU�.BJDPO�� �

.BOPMBT���� �$BTUBO�� �%JHOF����1KBOJD���� �%F�

3PTTJ�� �/BJOHHPMBO�����*UVSCF���������TU�

5PSPTJEJT���� �%[FLP���� �*BHP�'BMRVF�������TU�

4BEJR������

"5"-"/5"������

4QPSUJFMMP�������3BJNPOEJ�� �1BMFUUB���� �

4FUOEBSEP���� �#SJWJP�����(SBTTJ���� �$JHBSJOJ���

����TU�.JHMJBDDJP�� �,VSUJD�������TU�%F�3PPO�TW���

.PSBMF[���� �%FOJT���� �(PNF[�������TU�

$IFSVCJO�TW�

"3#*530��$BMWBSFTF��

/05&��FTQVMTJ�.BJDPO �4UFOEBSEP �(SBTTJ��

BNNPOJUJ�$JHBSJOJ �5PSPTJEJT �4QPSUJFMMP��

TQFUUBUPSJ����NJMB�DJSDB�

"--"3.&�5&3303*4.0

3ITROVATO (forse) il Milan e aspettando l’Inter a Na-poli, dove non vince da di-

ciotto anni, sul campo della squadra più bella del campiona-to, e in attesa della Fiorentina che contro il Sassuolo parteci-pa a una settimana antipica (venerdì avremo Lazio-Juve), ecco che il corpaccione di Ma-rio Mandzukic porta di peso i bianconeri ancora più in alto, sempre più robusti ed equili-brati, gente che somiglia al suo centravanti che quando colpi-sce il pallone con la testa ricor-da i grandi specialisti del passa-to, i ciclopi dell’area piccola, chili e chili di muscoli in volo. Cinque vittorie nelle ultime cin-que partite, compresa la Cham-pions: prima stava fuori Dyba-la, ora sta fuori Morata ma in-tanto i chiamati rispondono, si battono, ridanno figura a una maglia che era quasi fantasma. Per lo scudetto torna in giostra anche la Juve. E’ cambiata so-prattutto l’anima, non più spa-ventata ma convinta di sé. Di-sporre di una formazione quasi titolare, senza noiosi dibattici tattici (la differenza la fa la tec-nica, non il movimento degli ometti del calciobalilla), è un vantaggio che Allegri ha con-quistato giorno dopo giorno. Il suo destino non è piacere a tut-ti e neppure esibire un carisma da copertina, ma far giocare meglio che può una squadra che sicuramente era meglio pri-ma, ma anche oggi non è da buttare. Avere superato il tur-no europeo in anticipo permet-terà di lavorare sul campionato per un paio di mesi, senza di-strazioni, battendo la lastra. Un programma da officina, e del resto alla Juve servono più le maestranze (Sturaro, Zaza) degli ingegneri.

Da buttare o quasi, invece, sembra la Lazio che non esce più dal sacco: un punto in 5 par-tite. Perde a Empoli, con due gol annullati a Klose e con qual-che ombra arbitrale, però è irri-conoscibile rispetto all’anno scorso. Così si allargano i confi-ni della crisi del calcio romano. I centurioni non sono spariti so-lo dal Colosseo.

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

"--&(3*)"�3*'"5506/"�426"%3"%"�4$6%&550

3PNB�B�SJTDIJP�GBMMJNFOUPOBVGSBHJP�DPO�M�"UBMBOUB(BSDJB��i/PO�NF�OF�WBEPw�"MM�0MJNQJDP�M�FOOFTJNP�QTJDPESBNNB�EJ�VOB�TRVBESB�TFO[B�TPMJEJUË(PNF[�F�%FOJT�B�TFHOP��*M�GSBODFTF�JO�CJMJDP �EFDJEFSBOOP�1BMMPUUB�F�JM�#BUF�

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

30440�&�3*(03&

4PQSB�%FOJT�GFTUFHHJB�JM�HPM�EFMMP���� �SFBMJ[[BUP�EBM�EJTDIFUUP�QFS�JM�GBMMP�EJ�

.BJDPO �FTQVMTP �TV�(PNF[

���(0-�46#*5*

-B�EFMVTJPOF�EJ�%F�3PTTJ��MB�3PNB�IB�TVCJUP����HPM�USB�DBNQJPOBUP�F�$IBNQJPOT

<SEGUE DALLA PRIMA DI SPORT."63*;*0�$304&55*

Page 29: La Repubblica - 30 Novembre 2015

laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ���� ��

+67&/564 �

���45�."/%;6,*$ �����45�4563"30 �

����45�;";"

5VUUJ�QFSRVJTJUJBODIF�J�HJPDBUPSJ

&."/6&-&�(".#"

PALERMO

-A Juve è lì che sbircia, man-da occhiate minacciose, sembra uno di quei cocco-

drilli dall’aspetto assopito, pla-cati dalla sazietà però del tutto infidi. Ma poi chi si fida? Gli alli-gatori bianconeri hanno messo da parte la quarta vittoria conse-cutiva: nell’ultimo mese hanno fatto gli stessi punti che aveva-no racimolato tra agosto e otto-bre e insomma il campionato si sta scuotendo con questi colpi dal basso. Del poker di successi, questo di Palermo è stato il più convincente e non tanto per il punteggio (arrotondato agli sgoccioli dai gol dei comprimari: Sturaro e Zaza) quanto per il pi-glio, per l’autorevolezza, per il senso di forza. Per la prima vol-ta, la Juve ha somigliato a quella dell’anno scorso, ne è sembrata la continuazione. Probabilmen-te si è infine ristabilita una con-nessione.

E’ una vittoria che vale per-ché valeva l’avversario, che alla lunga s’è ammorbidito (norma-le, quando ci si spreme così tan-to per tenere il passo dei più bra-vi) e nel quale la Juve ha rischia-to di incagliasi perché il Paler-mo era un bello scoglio di squa-dra già quando l’allenava (be-ne) Iachini e a cui Ballardini sta cercando di dare quel tocco in più. Intanto, ieri sera i biancone-ri hanno impiegato quasi un’ora per sguainarsi dalla fodera rosa-nero: i siciliani sono rimasti cor-ti, compatti, attenti e reattivi,

negando spazio a ogni possibile idea. Ma rispetto ad altre volte, anche a partite comunque vinte pur se con prestazioni assai me-ste, i bianconeri hanno tenuto ritmi buoni, non si sono rispar-miati, non hanno pasticciato e hanno pure espresso una buona coralità anche se il 3-5-2, va det-to, è in assoluto più prevedibile di qualunque altro modulo, e dunque la squadra ha stentato a uscire dai binari per via dell’ordi-narietà dei giocatori più creativi (Cuadrado, Pogba, Dybala) ma anche perché il Palermo l’ha sempre tenuta in allarme con ri-partenze pronte e lo sfiancante lavoro di pressing e sponda di Gi-lardino (difatti spossato già do-po 45’), mentre Brugman, il tre-quartista imposto da Zampari-ni, ha quasi sempre sbagliato il concetto della giocata. Ha piedi buoni, il ragazzo uruguayano, ma non ancora velocità di pen-

siero. E’ stato logico che dunque la partita sia stata risolta da un’azione di forza, naturalmen-te interpretata dal muscoloso Mandzukic che s’è scaraventato sul cross di Dybala sovrastando il povero Struna e punendo di te-sta Sorrentino, che ha sbagliato l’uscita. E’ stata la dimostrazio-ne che la Juve, grazie alle scelte di Allegri, ha possibilità di gioco diverse. E se il Palermo è stato bravo a controbattere palla a ter-ra e sul piano dell’agilità, a livel-lo di potenza non ha retto il con-fronto, men che meno quando il tridente difensivo bianconero ha disossato gli incursori legge-ri di Ballardini: subita la rete, il Palermo ha giocato un calcio fat-to di preliminari, senza sapere però venire al dunque. La Juve ha controllato con la sua calma apparente, ha mantenuto la ge-stione della palla e delle situazio-ni e ha disegnato anche due azio-

ni di qualità per arrotondare il punteggio. Quella del 2-0, con-clusa con un assist in verticale di Pogba a premiare l’inserimento di Sturaro, è una di quelle che si provano in allenamento. Quella del 3-0 conta perché s’è final-mente visto un gesto d’altrui-smo di Morata, nella circostan-za a favore di Zaza. Il campiona-to da ieri sera risulta scosso.

4033&/5*/0� ☛ ��2VFM�QBMMPOF�DIF�TPSWPMB�M�BSFB�QJDDPMB�

EPWFWB�FTTFSF�TVP�QSJNB�EFM�DPMQP�EJ�

UFTUB�WJODFOUF�EJ�.BOE[VLJD��;B[B �

BMM�VMUJNP�TVTTVMUP �HMJ�TFHOB�TVM�TVP�

QBMP�

4536/"�� ☛ �*�DPOUJOVJ�JOTFSJNFOUJ�EJ�&WSB�MP�

DPTUSJOHPOP�B�SFTUBSF�TFNQSF�CMPDDBUP�

TVMMB�MJOFB�EFJ�EJGFOTPSJ��4VM�HPM�

.BOE[VLJD�MP�TPWSBTUB��%BM�����TU�3JTQPMJ�TW�(0-%"/*("�� ☛ �μ�BMMB�TFDPOEB�EB�UJUPMBSF�JO�TFSJF�"�NB�

TFNCSB�BWFSF�M�FTQFSJFO[B�EJ�VO�

WFUFSBOP�

(0/;"-&;�� ☛ ���%VF�EJBHPOBMJ�TV�.BOE[VLJD�DPNF�

QSPMPHP�EJ�VOB�HBSB�BUUFOUB�F�TFO[B�

TCBWBUVSF�

-";""3�� ☛ �"M�DPOUSBSJP�EJ�4USVOB �TQJOHF�NPMUP�F�

TQFTTP�MP�GB�BODIF�CFOF�

)*-+&."3,�� ☛ �4PSOJPOF �OPO�FOUSB�NBJ�OFM�WJWP�EFM�

HJPDP��%BM�����TU�2VBJTPO������TJ�CBUUF�TFO[B�TVDDFTTP�

+"+"-0�� ☛ �4J�NFUUF�EBWBOUJ�BMMB�EJGFTB�F�TQFTTP�WB�

BODIF�TVMMF�USBDDF�EJ�1PHCB��/PO��

CFMMP�B�WFEFSTJ �NB�TJDVSBNFOUF�Ò�

NPMUP�VUJMF�

$)0$)&7�� ☛ �*O�QSJNB�CBUUVUB�WB�TV�$VBESBEP �NB�Ò�

UJNJEP�OFMMB�TQJOUB�

#36(."/�� ☛ ���1PDP�JODJTJWP�EB�USFRVBSUJTUB��.FHMJP�

RVBOEP�BSSFUSB�JO�NF[[P�

7";26&;�� ☛ ���1Já�DIF�VOB�QBSUJUB�VOP�TQPU�EJ�

NFSDBUP��*M�.VEP�NFUUF�JO�NPTUSB�NPMUJ�

EFJ�TVPJ�QF[[J�QSFHJBUJ�

(*-"3%*/0�� ☛ �6O�HSBOEF�MBWPSP�EJ�TQPOEB��4J�TBDSJGJDB�

GBDFOEP�TBMJSF�MB�TRVBESB��%BM�����TU�5SBKLPTWLJ�TW������QPDP�JODJTJWP

#6''0/� ☛ ��*M�WPUP�TPMP�QFS�M�VNJEJUË�DIF�IB�QSFTP��

#"3;"(-*�� ☛ �4FNQSF�BUUFOUP��/PO�TCBHMJB�OVMMB�F�

RVBOEP�TFSWF�TF�MB�DBWB�DPO�NFTUJFSF�

#0/6$$*�� ☛ ���)B�TVMMB�UFTUB�MB�QBMMB�CVPOB�QFS�GBS�HPM�

F�MB�GBMMJTDF�NBMBNFOUF �NB�JM�TVP�

NFTUJFSF�Ò�OPO�GBS�GBSF�HPM�F�DJ�SJFTDF�

CFOJTTJNP�

$)*&--*/*�� ☛ ���6OB�TUFDDB�B�(JMBSEJOP�JO�BWWJP�HJVTUP�

QFS�GBS�DBQJSF�DIF�UJQP�EJ�HBSB�HJPDIFS�

TFNQSF�BUUFOUP�F�TVM�QF[[P�

$6"%3"%0�� ☛ �$PNF�MF�MVDJ�EJ�VO�BMCFSP�EJ�/BUBMF�TJ�

BDDFOEF�B�JOUFSNJUUFO[B��4FNCSB�

QSFPDDVQBUP�EJ�EPWFS�UFOFSF�MB�[POB�JO�

DPQFSUVSB��%BM�����TU�-JDIUTUFJOFS�TW�4563"30�� ☛ ���4J�GB�USPWBSF�QSPOUP�QFS�MB�SFUF�EFM�

SBEEPQQJP�DIF�QSFNJB�VOB�QSFTUB[JPOF�

EJ�BMUP�MJWFMMP�

."3$)*4*0�� ☛ �%Ë�PSEJOF�BM�HJPDP�CJBODPOFSP�TFO[B�

QFSÛ�NBJ�VOB�JNQFOOBUB�

10(#"�� ☛ �-�BTTJTU�QFS�JM�HPM�EJ�4UVSBSP�JMMVNJOB�VOB�

HBSB�OFMMB�RVBMF�JM�GSBODFTF�OPO�BWFWB�

CSJMMBUP�DPNF�TPMJUBNFOUF�BDDBEF�

&73"�� ☛ ���(JPDB�JO�DPTUBOUF�QSPQFOTJPOF�

PGGFOTJWB��*�TVPJ�DSPTT�QFS�OPO�TPOP�

TGSVUUBUJ�DPNF�NFSJUFSFCCFSP�

."/%;6,*$�� ☛ �$IJVTP�OFMMB�NPSTB�EJ�(PO[BMF[�F�

(PMEBOJHB�SJFTDF�B�USPWBSF�VO�HSBO�HPM�

EJ�UFTUB�OFM�RVBMF�D�Ò�UVUUB�MB�QPUFO[B�EJ�

BUUBDDBOUF�WFSP��%BM�����.PSBUB�TW�%:#"-"�� ☛ �6�QJDDJSJEEP�UPSOB�B�DBTB�F�DPOGF[JPOB�

M�BTTJTU�QFS�MB�SFUF�EJ�.BOE[VLJD��%BM�����TU�;B[B����6O�UJSP�VO�HPM�"3#*530�7"-&3*�� ☛ �1BSUJUB�GBDJMF�DIF�EJSJHF�TFO[B�

TCBWBUVSF

#BMMBSEJOJ

4JBNP�TUBUJ�CSBWJ�QFS�VO�PSB QPJ�OPO�BWFWBNP�QJá�MF�GPS[F�QFS�DPOUJOVBSF�DPTÖ�EPQP�JM�QSJNP�HPM

%JGGJDJMF�QSJWBSTJ�EJ�7B[RVF[ �DJ�TFSWF

"MMFHSJ

/PO�FSBWBNP�TDBSTJ �TJBNP�QJá�DPNQBUUJ�F�BCCJBNP�HBNCF�EJWFSTF��#FMMP�SJNPOUBSF �MB�WFUUB�Ò�MPOUBOB�NB�JM�DBNQJPOBUP�Ò�MVOHP

L’allerta terrorismo dopo gli attacchi alla capitale francese trasforma l’Olimpico in una fortezza: chiuse per km le vie d’accesso, controlli per tutti: zaini ispezionati con i metal detector, generando code e nervosismo. Ha colpito la foto di una bambina perquisita all’ingresso: “Lo aveva chiesto lei per emulare i grandi”, ha spiegato il papà. Ma più d’un bimbo è stato controllato, e anche a Palermo, i ragazzini hanno dovuto rovesciare il loro zainetto: “In passato è capitato che fossero usati per introdurre materiale illecito”. Verifiche anti esplosivo sulle auto di tutti, anche dei calciatori, come Strootman o Salah.

#BS[BHMJ�MFBEFS �1PHCB�VPNP�BTTJTU

*-�7"/5"((*0

*M�DPMQP�EJ�UFTUB�EJ�.BOE[VLJD�TV�QFSGFUUP�DSPTT�EJ�

%ZCBMB�EBMMB�TJOJTUSB�QFS�M�����CJBODPOFSP��1FS�JM�DSPBUP�FY�"UMFUJDP�

.BESJE�TJ�USBUUB�EFM�UFS[P�HPM�JO�DBNQJPOBUP �JM�

RVJOUP�TUBHJPOBMF��/FM�GJOBMF�BSSJWFSBOOP�MF�SFUJ�EJ�4UVSBSP�F�;B[B

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

1"-&3.0

-B�+VWF�BEFTTP�GB�QBVSBB�1BMFSNP�VOB�QSPWB�EJ�GPS[B(SBO�HPM�EJ�.BOE[VLJD �QPJ�4UVSBSP�F�;B[B�EJMBHBOP�OFM�GJOBMF2VBSUB�WJUUPSJB�EJ�GJMB�JO�DBNQJPOBUP��M�PQFSB[JPOF�SJNPOUB��EFDPMMBUB

-&1"(&--&

&WSBCSJMMB

JO�BUUBDDP4PSSFOUJOPUJUVCBOUF

1"-&3.0��������

4PSSFOUJOP���4USVOB�����TU�3JTQPMJ �(PMEBOJHB �

(PO[BMF[ �-B[BBS���)JMKFNBSL�����TU�2VBJTPO �

+BKBMP �$IPDIFW���#SVHNBO���(JMBSEJOP�����TU�

5SBKLPWTLJ �7B[RVF[�

+67&/564������

#VGGPO���#BS[BHMJ �#POVDDJ �$IJFMMJOJ���$VBESBEP�

����TU�-JDIUTUFJOFS �4UVSBSP �.BSDIJTJP �1PHCB �

&WSB���.BE[VLJD�����TU�.PSBUB �%ZCBMB�����TU�

;B[B�

"3#*530��7BMFSJ

/05&��BNNPOJUJ�1PHCB �4USVOB �#BS[BHMJ �

7B[RVF[ �4UVSBSP��4QFUUBUPSJ����NJMB�DJSDB�

."44*.0/033*50

+67&/564

-B�+VWF�IB�WJOUP���EFMMF�VMUJNF���QBSUJUF��LP�TPMP�B�4BTTVPMP

���16/5*�/&--&�6-5*.&���(*03/"5&

1"-&3.0 �

Page 30: La Repubblica - 30 Novembre 2015

�� 3&16##-*$" 41035 laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ����

&/3*$0�$633¾

MILANO

"L MILAN è in corso una ri-bellione inedita. Mihajlo-vic ha osato ciò che nes-

sun predecessore mai: la sfida pubblica a Berlusconi sul suo stesso terreno, la battuta al cia-nuro. Dopo il 4-1 alla Sampdo-ria, l’allenatore non ha avuto paura di sottolineare l’assenza del datore di lavoro e la sua ten-denza a vedere sempre più ver-de l’erba del vicino, che nello specifico era oltretutto Montel-la, pallino berlusconiano. «Sta-volta il presidente non è stato costretto a sbagliare spogliato-io: di solito va in quello avversa-rio a fare i complimenti». Pare che Berlusconi, uomo di mon-do, i complimenti li abbia poi fat-ti sul serio al caustico sottopo-sto.

Il quale sa di dovere fornire già domani sera, in Coppa Italia contro il Crotone rivelazione del-la B, la riprova della definitiva resurrezione del Milan, pena l’immediato ritorno sui carboni ardenti. Avendo conquistato i giocatori e adesso un po’ anche i tifosi in veste di demiurgo dei giovani Romagnoli, Donnarum-ma e soprattutto dello strari-pante Niang, non teme l’ennesi-mo esame, più complicato di

quanto sembri: i calabresi a San Siro saranno 5 mila e l’evento verrà immortalato da una ma-glietta celebrativa.

La frecciata di Mihajlovic non è casuale: ha capito che non erano invenzioni le voci sul pos-sibile arrivo in corso d’opera di Lippi e sull’avvicendamento a giugno con Conte o Montella. Così ha scelto di portare alla lu-ce del sole la propria inquietudi-ne: conta di arrivare entro Nata-le in zona Champions, complice il calendario, e a quel punto sa-rebbe difficile per la società bru-ciare il terzo allenatore consecu-tivo, dopo Seedorf e Inzaghi: il lancio dei giovani e la massiccia italianizzazione della squadra non erano le richieste priorita-rie di Berlusconi? L’intervista al-la Bbc di Seedorf, che ammette il debole per la Premier League, va disinnescata: se l’olandese si sistema in Inghilterra, toglie al Milan uno stipendio da 2 milio-ni l’anno, destinabili in teoria a un altro tecnico. Mihajlovic, tut-

tavia, si sente più forte: merito anche del 4-4-2 ortodosso, cui la presenza di Niang conferisce imprevedibilità. Altro che Balo-telli, il vero figliol prodigo è l’ex protagonista di tante bravate, automobilistiche e non, che una volta indussero l’allenatore del Caen ad accordarsi con un poliziotto perché fingesse di ar-restarlo. «Ma io mica mi spaven-tai», raccontò lui. Catartici sono stati i 5 mesi al Genoa con Ga-sperini: una palestra tattica, lontano dai fischi di San Siro. Quest’estate stava per restare a Genova, dove esibiva fame di arrivare e fede smodata in se stesso: «Voglio vincere il Pallo-ne d’oro». Intanto i fischi al Meazza sono diventati applau-si. Se ne compiace il reprobo Galliani: nel 2012 Niang fu se-gnalato alla Juventus, in duello con l’Arsenal. Il Milan fu più ra-pido di tutti.

FROSINONE. Adesso è proprio fi-nita, almeno per Mandorlini. Frosinone è una nuova tappa della via Crucis del Verona, 0 vit-torie in 14 partite, abbandona-to anche dal Carpi e con la sal-vezza che ora dista 8 punti. In-terpellato, il ds Bigon ha scarica-to il tecnico: «Vedremo, è il mo-mento di prendere decisioni». A nulla è servito il rientro di Luca Toni. Al 19’ Rafael accenna una gomitata a Paganini, che un po’ simula: rigore, espulsione del portiere e gol dal dischetto di Ciofani. Lo stesso attaccante

raddoppia di testa. Solo dopo il 3-0, firmato Dionisi, appare il Ve-rona, che in 7 minuti segna due volte con Viviani e Moras. Brut-to prepartita nei pressi dello sta-dio, con scontri tra un centinaio di tifosi dell’Hellas e una trenti-na di sostenitori locali: 7 arresta-ti, 9 denunciati.

7&30/" �

����45�7*7*"/* �����45�.03"4

16/5*

%*'��"//0

13&$&%&/5&

(*0$"5&

7*/5&

1"3&((*"5&

1&34&

(0-�'"55*

(0-�46#*5*

'0--*"�%&-�1035*&3&�3"'"&-�$)&�4*�'"�&41&--&3&

'SPTJOPOF �7FSPOB�BODPSB�LP.BOEPSMJOJ�WFSTP�M�FTPOFSP

'304*/0/& �

����15�3*(��&����15�$*0'"/* ���45�%*0/*�

4*

FIRENZE. «Siamo pronti per gio-care ad altissimo livello». Paulo Sousa ha già messo da parte la sfida di Basilea. Le botte prese da Kalinic, la gomitata di Ron-caglia, la fatica, la rabbia. Tre giorni sono sufficienti per ri-mettere a posto gambe e testa, e per affrontare il Sassuolo sen-za cercare alibi. Novanta minu-ti per non perdere di vista la classifica. Il Milan è più vicino, la Roma ha perso, e stasera c’è Napoli-Inter. Sousa non fa calco-li, ma un occhio al calendario glielo ha dato, e sa benissimo che prendere tre punti stasera permetterebbe alla sua squa-dra di rimanere lassù. Magari anche di ritrovare il primo po-sto. Per questo non farà turn over. Un paio di aggiustamenti sono possibili, però nella so-stanza la Fiorentina di oggi sa-rà la stessa di Basilea. In campo i migliori, i fedelissimi del tecni-co, quelli che non tradiscono. Basta esperimenti, almeno fino alla sosta di Natale, poi la socie-tà dovrà intervenire sul merca-to se vuole mantenere vive le ambizioni. Così stasera ci sarà Kalinic al centro dell’attacco viola. E poi Borja Valero e Ilicic. E sulla fascia Bernardeschi, che

ha gli occhi di Conte puntati ad-dosso. Peccato che non ci sia Be-rardi, l’altro gioiellino della Un-der 21 di Di Biagio. «È una parti-ta importante, affrontiamo una squadra con grandi mezzi che ha messo in difficoltà tanti avversari - ha detto Di France-sco -. La Fiorentina sta dando continuità ad un progetto parti-to tempo fa, quest’anno devo fa-re i complimenti a Sousa per-ché la squadra è organizzata e ha un’idea precisa di gioco».

� H�D�

-"�$-"44*'*$"�%*�4&3*&�"13044*.0�563/0

7&/&3%¹�03&������

-";*0���+67&/564

4"#"50�03&���

503*/0��30."

03&������

*/5&3�(&/0"

%0.&/*$"�03&������

#0-0(/"�/"10-*

03&���

"5"-"/5"�1"-&3.0

'*03&/5*/"�6%*/&4&

'304*/0/&�$)*&70�

7&30/"�&.10-*

03&���

4".1%03*"�4"4460-0�

03&������

$"31*���.*-"/

426"%3&

*/5&3 �� ��� �� � � � �� �

'*03&/5*/" �� �� �� � � � �� ��

/"10-* �� �� �� � � � �� �

30." �� �� �� � � � �� ��

+67&/564 �� ��� �� � � � �� ��

.*-"/ �� �� �� � � � �� ��

4"4460-0 �� �� �� � � � �� ��

"5"-"/5" �� �� �� � � � �� ��

503*/0 �� �� �� � � � �� ��

-";*0 �� �� �� � � � �� ��

&.10-* �� �� �� � � � �� ��

6%*/&4& �� �� �� � � � �� ��

$)*&70 �� �� �� � � � �� ��

(&/0" �� ��� �� � � � �� ��

4".1%03*" �� �� �� � � � �� ��

1"-&3.0 �� �� �� � � � �� ��

'304*/0/& �� # �� � � � �� ��

#0-0(/" �� # �� � � � �� ��

$"31* � # �� � � � �� ��

7&30/" � �� �� � � � �� ��

."3$"503*

���3&5*��)*(6"*/�/BQP�MJ �&%&3�4BNQEPSJB

��3&5*��,"-*/*$�

'JPSFOUJOB

��3&5*��*/4*(/&�/BQPMJ

��3&5*��%:#"-"�+VWFO�

UVT �#"$$"�.JMBO �

(&37*/)0�3PNB �

1+"/*$�3PNB

*�3*46-5"5*

503*/0�#0-0(/"� �����

SFUJ������TU�#FMPUUJ �����TU�7JWFT

.*-"/�4".1%03*"� �����

SFUJ������QU�#POBWFOUVSB �����QU�SJH��F�

���TU�/JBOH �����TU�"ESJBOP �����TU�SJH��

&EFS

$)*&70�6%*/&4&� �����

SFUJ������QU�1BMPTDIJ �����QU�BVU��'SFZ ����

TU�F�����TU�5IÏSÏBV �����TU�*OHMFTF

'304*/0/&�7&30/"� �����

SFUJ������QU�SJH��F�����QU�$JPGBOJ ����TU�

%JPOJTJ �����TU�7JWJBOJ �����TU�.PSBT

(&/0"�$"31*� �����

SFUJ�����QU�'JHVFJSBT �����TU�#PSSJFMMP �����

TU�;BDDBSEP

30."�"5"-"/5"� �����

SFUJ������QU�(PNF[ �����TU�SJH��%FOJT

&.10-*�-";*0�� �����

SFUJ�����5POFMMJ

1"-&3.0�+67&/564� �����

SFUJ�����TU�.BOE[VLJD �����TU�4UVSBSP �

����TU�;B[B

4"4460-0�'*03&/5*/"� �0((*�03&���

/"10-*�*/5&3� �0((*�03&���

"�3&((*0�&.*-*"�-"�'*03&/5*/"�1&3�3&45"3&�*/�"-50

4PVTB �CBTUB�FTQFSJNFOUJDPM�4BTTVPMP�EFOUSP�J�CJH

$0/4*(-*� ��

734"-+,0� ��

$"//"7"30� ��

"$&3#*� ��

1&-640� ��

.*44*30-* �

."(/"/&--*� �

%6/$"/� ��

'-030�'-03&4� ��

%&'3&-� ��

4"/40/&� ��

��� 5"5"364"/6

�� 30/$"(-*"

�� 30%3*(6&;

�� "4503*

��� #&3/"3%&4$)*

�� 7&$*/0

�� #"%&-+

�� 1"426"-

�� *-*$*$

��� #03+"�7"-&30

�� ,"-*/*$

$BMDJP

1VOUJ �/JBOH�F�TGJEB�B�#FSMVTDPOJDPTÖ�.JIBKMPWJD�TJ�Ò�SJQSFTP�JM�.JMBO

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

%PNBOJ�JO�DPQQB�DPO�MB�TPSQSFTB�$SPUPOF�MB�DIBODF�QFS�GBS�SJDSFEFSF�EFM�UVUUP�JM�QSFTJEFOUF

13*.*�(0-

.�CBZF�/JBOH �DPO�MB�4BNQ�J�TVPJ�QSJNJ�EVF�HPM�JO�NBHMJB�SPTTPOFSB

'304*/0/&������

-FBMJ�����3PTJ�� �%JBLJU���� �#MBODIBSE�������TU�

#FSUPODJOJ�� �$SJWFMMP�������1BHBOJOJ�� �

4BNNBSDP���� �(PSJ�� �4PEEJNP���������TU�'SBSB�

����$JPGBOJ�%��������TU�$BTUJMMP�� �%JPOJTJ�����

7&30/"������

3BGBFM�����1JTBOP�� �.PSBT�� �#JBODIFUUJ�� �

4PVQSBZFO�����*POJUB�������TU�(SFDP�� �7JWJBOJ�

��� �)BMMGSFETTPO�������4JMJHBSEJ�������QU�(PMMJOJ�

��� �5POJ�� �(PNF[��������TU�1B[[JOJ���

"3#*530��3J[[PMJ�����

/05&��FTQVMTP�BM�����QU�3BGBFM�QFS�HJPDP�

TDPSSFUUP��"NNPOJUJ�4PVQSBZFO �#MBODIBSE �

7JWJBOJ �)BMGSFETTPO �.PSBT��

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

4"4460-0

'*03&/5*/"

"3#*530�."44"

03&����4,:�41035�� �$"-$*0�� �

13&.*6.�$"-$*0

/FM�QPTUJDJQP�EFMMB���� �"TDPMJ�5SBQB�OJ������.BSDIJHJBOJ�BODPSB�QFOVMUJNJ

4&3*&�# �����53"�"4$0-*�&�53"1"/*

Page 31: La Repubblica - 30 Novembre 2015

3&16##-*$" 41035 laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ���� ��

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

&.10-* �

���15�50/&--*

-";*0 �

(&/0" �

���15�'*(6&*3"4

$"31* �

����45�#033*&--0 �����45�;"$$"3%0

&.10-*��������

4LPSVQTLJ���o�-BVSJOJ�� �5POFMMJ�� �$PTUB�� �.BSJP�

3VJ���o�#VDIFM�� �1BSFEFT���� �;JFMJOTLJ�����o�

4BQPOBSB������TU�,SVOJD�� �����TU�1VDDJBSFMMJ���o�

-JWBKB�������TU�;BNCFMMJ�� �.BDDBSPOF�����

-";*0��������

.BSDIFUUJ���o�#BTUB���� �.BVSJDJP�� �)PFEU���� �

3BEV�������TU�'FMJQF�"OEFSTPO���o�$BOESFWB�� �

1BSPMP�� �#JHMJB�� �-VMJD�����o�.JMJOLPWJD�������TU�

,MPTF�������%KPSEKFWJD�������TU�.BUSJ�����

"3#*530��'BCCSJ�����

/05&��BNNPOJUJ�1BSFEFT �-JWBKB �5POFMMJ �

1VDDJBSFMMJ��4QFUUBUPSJ��NJMB�DJSDB�

(*6-*0�$"3%0/&

"LLA domenica nera delle romane contribuisce la so-lita Lazio da trasferta: per-

de anche a Empoli e le sconfitte fuori casa diventano 6 su 7, di cui le ultime 4 consecutive. Così i biancocelesti scivolano al deci-mo posto, a 6 punti dalla zona re-trocessione. E pensare che in Eu-ropa League – altro calcio, altri spazi - hanno conquistato il pri-mato nel girone con una giorna-ta di anticipo: ma in campionato, dove le avversarie ormai la cono-

scono, la Lazio è al buio da tempo e non si vede la luce. Neanche la svolta della concretezza – Lulic al posto di Anderson e difesa più protetta – porta risultati: basta un gol di testa al 5’ di Tonelli su corner di Paredes e l’Empoli si re-gala un’altra soddisfazione dopo il pareggio di Firenze.

Il ritiro pre-Dnipro e i confron-ti nello spogliatoio non produco-no un approccio più aggressivo: la Lazio in campionato non ha mai segnato nei primi 15’. Non ci riesce neppure stavolta e anzi per tutto il primo tempo è inoffen-siva. La ripresa invece è un asse-dio alla porta dell’ex romanista Skorupski, bravo su Klose e gra-ziato da Parolo nel recupero. In realtà il tedesco segna due volte, ma il giovane arbitro Fabbri an-

nulla entrambe le reti e fa infuria-re i biancocelesti. Sul primo epi-sodio, considera gioco pericoloso una scivolata di Klose con le ma-ni di Skorupski già sul pallone e forse ha ragione. Regolare inve-ce il secondo gol, al 43’ st: «Non ne possiamo più di torti arbitrali, non meritiamo questo tratta-mento: se continua così, inutile presentarsi la domenica», tuona Tare. «Errori evidenti (la Lazio protesta anche per due rigori non concessi, ndr) che hanno condizionato il risultato», si la-menta Pioli. Che però a sua volta sbaglia a non inserire lo spacca-partite Keita, l’attaccante più in forma. Pessima la prova di Djord-jevic, Milinkovic e Anderson, en-trato nella ripresa. Il tecnico è in discussione, anche se la reazione

nel secondo tempo dimostra che non ha perso il controllo della squadra. Sempre più arrabbiati invece i tifosi: i 1200 presenti a Empoli a un certo punto danno le spalle al campo in segno di prote-sta. Poi uno striscione: “Attenti a dove andate, so’ finite le serate”, con insulto finale. È l’accusa di “dolce vita”, un classico dei mo-menti negativi. I problemi della Lazio sono altri e chissà – con 4

punti realizzati nelle ultime 7 ga-re - se sarà Pioli a risolverli: decisi-va per lui la sfida con la Juve di ve-nerdì all’Olimpico. In ballo per l’e-ventuale successione Guidolin e Simone Inzaghi, poi c’è la tenta-zione Lippi-Brocchi. «Abbiamo lottato – si difende Pioli – e non meritavamo la sconfitta». Vero, ma la Lazio in campionato non vince più.

-B�-B[JP�OPO�TJ�SJBM[B�QJáB�&NQPMJ�JM�TFUUJNP�LP

*-�$&/53"7"/5*�&416-40�%010�$*/26&�.*/65*

(FOPB �GPMMJB�1BWPMFUUJ#PSSJFMMP�GB�WJODFSF�JM�$BSQJ

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

(&/0"������

1FSJO�����*[[P�� �#VSEJTTP���� �"OTBMEJ�������

'JHVFJSBT�������QU�%F�.BJP�� �����TU�1BOEFW�� �

5JOP�$PTUB�������TU�/UDIBN���� �3JODPO���� �

-BYBMU�����(BLQ�� �1BWPMFUUJ�� �-B[PWJD���

$"31*��������

#FMFD�������;BDDBSEP���� �3PNBHOPMJ���� �

(BHMJPMP�� �-FUJ[JB�����1BTDJVUJ�� �-PMMP�� �$PGJF�

��� �.BSUJOIP��������TU�%J�(BVEJP�������.BUPT�

�������TU�#PSSJFMMP�������.CBLPHV�������TU�

-BTBHOB�����

"3#*530��(BWJMMVDDJ�����

/05&��FTQVMTP�1BWPMFUUJ�BM����QU��"NNPOJUJ�

.BUPT �(BHMJPMP�F�#PSSJFMMP�

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

$)*&70 �

����15�1"-04$)* �����45�*/(-&4&

6%*/&4& �

����15�"65��'3&: ����45�&�����45�5)²3�

²"6

*M�HPM�WJUUPSJB�EFMM�&NQPMJ�TFHOBUP�EB�5POFMMJ�EJ�UFTUB

1*0-*

(MJ�FQJTPEJ�IBOOP�EFDJTP�JM�SJTVMUBUP��"CCJBNP�GBUUP�VO�FSSPSF�HSBWF �NB�OPO�NFSJUBWBNP�EJ�QFSEFSF��*�HPM�QPJ�MJ�BWFWBNP�GBUUJ���

““

GENOVA. Ancora una partita con l’uomo in meno, ma questa vol-ta per troppo tempo. La vena a Pavoletti si tappa infatti dopo appena cinque minuti (gomita-ta a Gagliolo). Un gesto folle e in-spiegabile. «Sta attraversando un momento positivo, gioca sempre e fa anche gol. Difficile capire cosa gli sia frullato per la testa», commenta sconsolato Gasperini. In 10 il Genoa era an-che riuscito a passare in vantag-gio con Figueiras, ma a gioco lun-go ha ceduto di schianto. Deter-minate l’ingresso in campo di Borriello che ha segnato il gol del pareggio e ha confezionato l’assist per Zaccardo.

� HFTTJ�BEBNPMJ

#PSSJFMMP�BVUPSF�EFMM����

VERONA. Uno spietato Cyril Thér-éau affossa il Chievo, per quat-tro anni la sua squadra. Il france-se si conferma bomber da viag-gio dell’Udinese, alla seconda vittoria consecutiva: cinque gol per lui, tutti in trasferta (inclu-so quello nel derby), aveva già firmato la vittoria allo Juventus Stadium alla prima. Al Chievo, tradito dall’autogol di Frey e ri-montato in 4 minuti a cavallo del riposo, non bastano il lampo di Paloschi e il provvisorio 2-2 di Inglese (già tre gol in A). Colan-tuono sorride e smentisce una li-te con Di Natale: «Chi lo dice ha detto un sacco di stupidaggini». Maran: «Poco lucidi, sul 2-2 non dovevamo accontentarci».

7*5503*"�'603*�$"4"�%&--�6%*/&4&

'FTUJWBM�EFM�HPM�B�7FSPOBM�FY�5IÏSÏBV�QJFHB�JM�$IJFWP�

5IÏSÏBV�BVUPSF�EJ�EVF�HPM

$)*&70��������

#J[[BSSJ�����'SFZ���� �(BNCFSJOJ���� �$FTBS���� �

(PCCJ�������3JHPOJ���� �$BTUSP���� �)FUFNBK�������

#JSTB���������TU�1FQF�������1BMPTDIJ���������TU�

1FMMJTTJFS���� �.FHHJPSJOJ���������TU�*OHMFTF���

6%*/&4&������

,BSOF[JT�������1JSJT�� �%BOJMP�� �'FMJQF������

8JENFS���� �#BEV�� �-PEJ���� �*UVSSB�������TU�

#SVOP�'FSOBOEFT�� �&EFOJMTPO���������TU�

"EOBO�������5IFSFBV���� �"HVJSSF���������TU�%J�

/BUBMF���

"3#*530��(FSWBTPOJ�����

/05&��BNNPOJUJ�*UVSSB �.FHHJPSJOJ �'SFZ �

$BTUSP �%BOJMP �$FTBS�

$BMDJP %PNBOJ�.JMBO�$SPUPOF�F�5PSJOP�$F�TFOB��.FSDPMFE�6EJOFTF�"UBMBOUB

*/�4&55*."/"�-"�$011"�*5"-*"

Page 32: La Repubblica - 30 Novembre 2015

�� 3&16##-*$" 41035 laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ����

"/%3&"�4033&/5*/0

MILANO

(UAI ai vinti, ma pure a chi si espone troppo in queste vigilie dilatate,

gonfie di parole trattenute e pensieri schermati, e stavolta l’attesa è stata infinita causa posticipo del lunedì. Eppure è solo una questione di forma, non di sostanza. Maurizio Sarri e Roberto Mancini si stizzisco-no se qualcuno (quasi l’Italia in-tera) presenta Napoli-Inter co-me una partita da scudetto, an-zi sulla via dello stesso: smorfia amara, di compatimento per chi cade così in basso da pro-nunciare quella parola, un fu-gace ricorso al ben conosciuto gesto apotropaico, poi la dichia-razione arriva scontata come un accordo in do maggiore: «Ma per favore, siamo solo alla quattordicesima giornata». Battuta regolare, 15-0 per loro, ok. Ma allora perché, nel chiu-so dello spogliatoio che come tutte le stanze qualche spiffero ce l’ha, i giocatori di Napoli e In-ter, insieme ai loro allenatori, di scudetto hanno cominciato a parlare eccome, e da settima-ne, stilando tabelle per poi ap-pallottolare subito il foglietto col cammino da qui alla fine del girone d’andata? Perché an-che loro, come noi, come tutti, si sono resi conto che finora so-no stati semplicemente i mi-gliori del campionato, per vie diverse e partendo da concetti diversi, ma lo sono a tutti gli ef-fetti grazie alla eccezionale te-nuta difensiva da cui tutto pro-mana, e vogliono continuare a esserlo. Umano ottimismo, e umanissime cautele nel tratte-nere i proclami, ci manchereb-be: l’ultimo allenatore a dire che avrebbe vinto lo scudetto fu Rudi Garcia un anno fa, poi arrivò a -17 dalla Juventus.

In un San Paolo blindato all’inverosimile dopo gli allar-mi lanciati dal questore Guido Marino (apertura dei cancelli addirittura alle 16.30, 1400 tra agenti e steward, cani an-ti-esplosivi) pioveranno circa 55mila spettatori, record sta-gionale, per la sfida tra la pri-ma e la seconda della serie A. Un Napoli-Inter così di vertice non si verificava dalla stagione 1988-1989, fu 0-0 poi l’Inter del Trap volò verso lo scudetto dei record. Ma di primati ce ne sono anche ora, e di livello euro-peo, seppure parziali: le 9 parti-te su 13 con la porta intonsa di Handanovic (Reina 8) e i 2 gol

incassati dal Napoli nelle ulti-me 10 partite sono record conti-nentali in questo scorcio di sta-gione, al tempo stesso il Napoli non prende gol da 5 partite in-tere e l’Inter da 4: Lemina e Ka-linic (al San Paolo), Muriel e Gi-lardino (a Genova e a Palermo) sono gli unici ad aver bucato le difese più impenetrabili della A negli ultimi due mesi, non a caso hanno perso una sola par-tita a testa (le altre hanno tut-

te da 3 sconfitte in su). La mag-gioranza (diffidare sempre del-le maggioranze, in ogni caso) ritiene che il Napoli sia strafa-vorito, appoggiandosi a dati e impressioni nitide: gioca bene e bello; Higuain e Insigne han-no segnato più di tutta l’Inter messa insieme; dopo la sconfit-ta del 23 agosto col Sassuolo ha infilato 12 risultati utili conse-

cutivi, nessuno ha fatto più punti nelle ultime 10 gare (Na-poli 26, Fiorentina 22, Inter 21) e una difesa così solida non si vedeva dal 1986, stagione del primo scudetto, mentre in casa segna da 24 partite conse-cutive. «Sarà una partita bella da giocare – concede Sarri – tra due squadre diverse. L’In-ter è solida, ottima tatticamen-te, più fisica di noi, non spetta-colare ma efficace in campo, del resto uno gioca a seconda della rosa che ha; noi siamo mi-gliori a livello di esposizione di gioco, abbiamo un solo atteg-giamento e finora lo abbiamo messo a frutto». Cautele anche da Mancio, ovvio: «È il primo scontro diretto fuori casa per noi, è importante, ma qualsia-si sia il risultato non cambia niente, è presto, anche se vin-cere ci darebbe ancora più for-za. Siamo diversi da loro come mentalità e come gioco, ma non è detto che l’Inter abbia meno qualità».

Al solito, la formazione del Napoli è nota da giorni mentre quella dell’Inter, dopo le 13 di-verse in 13 gare, è affidata all’e-stro del Mancio: «Forse è un vantaggio conoscere la forma-zione del Napoli, però rimane una grande e imprevedibile squadra», mentre un’ipotesi di 11 interista è quella della squa-dra che batté la Roma, senza Icardi e senza Felipe Melo, e sa-rebbe la prima volta che Paga-nini ripete, ma si vedrà stase-ra. Il risultato più probabile, vi-ste le premesse, potrebbe esse-re uno 0-0, anzi un 1-1, a meno che una delle due non rompa di schianto, lasciando all’altra lo scudettino d’autunno. Che var-rà pure poco, ma buttalo via.

-&�3*13&4&

-�BFSPNPCJMF�B�

QJMPUBHHJP�SFNPUP�

"QS�WPMB�B�������

NFUSJ�EBM�QSBUP��QV�

SJQSFOEFSF�VO�TPMP�

DBMDJBUPSF�P�M�JOUFSB�

MJOFB�EJGFOTJWB��'JMNB�

F�SJWFSTB�JO�SFHJB�

$BMDJP

““-BTTá�RVBMDVOP

."3$0�";;*

NAPOLI

$’ERA una volta la metafora più romantica e made in Italy del catenaccio: un ca-

posaldo del nostro calcio per ge-nerazioni di allenatori. Adesso per sbarrare le porte (del pallo-ne) va invece di moda la tecnolo-gia del drone: importata dagli Stati Uniti e in particolare dai rettangoli del football america-no, dove l’avevano sperimenta-ta per primi come un’innovativa arma tattica, per complicare il touchdown degli avversari. La fi-losofia e l’utilizzo continuano a essere gli stessi, squisitamente difensivi. Anche Roberto Manci-ni e Maurizio Sarri hanno impa-rato infatti a servirsi dell’aero-mobile a pilotaggio remoto (acronimo Apr) per limitare i gol subiti, con risultati sorpren-denti e molto positivi che comin-ciano a incuriosire tutti. Handa-novic e Reina sono i portieri me-no battuti della serie A: protetti da due reparti che hanno impa-rato a muoversi con una precisio-ne quasi scientifica, teleguidati dall’alto. Dietro ai progressi di Koulibaly e Ghoulam e all’affia-tamento tra Murillo e Miranda spunta l’ausilio del Gps: uno strumento di élite del mondo vir-tuale, ma già efficace come il luc-chetto di una volta.

All’Inter ne hanno sperimen-tato con successo le potenzialità durante l’estate scorsa, nei pri-mi giorni di ritiro in Val Rende-na. Il drone dell’azienda di sog-giorno e turismo volteggiava sul campo di Pinzolo e ha attirato l’attenzione di Mancini, che ha chiesto ai suoi dirigenti di piaz-zarci sopra una telecamera: per registrare dall’alto tutte le fasi degli allenamenti. Volo raden-

)*(6"*/

*M�DFOUSBWBOUJ�BSHFOUJOP�IB�TFHOBUP����HPM�TVJ����EFJ�TVPJ��DBQPDBOOPOJFSF

-0�41&55"$0-0

0HOVOP�HJPDB�TFDPOEP�MB�SPTB�EJ�DVJ�EJTQPOF��OPJ�BCCJBNP�VO�TPMP�BUUFHHJBNFOUP�F�GJOPSB�IB�GVO[JPOBUP

-"�4$)&%"3&*/"� ��

):4"+� �

"-#*0- ���

,06-*#"-:� ��

()06-".� ���

"--"/� ��

+03(*/)0� ��

)".4*, ���

$"--&+0/� �

)*(6"*/� ��

*/4*(/&� ��

�� )"/%"/07*$�

�� %�".#304*0

��� .*3"/%"

�� .63*--0

�� /"("50.0�

��� -+"+*$

�� (6"3*/

�� .&%&-

�� #30;07*$

��� 1&3*4*$�

�� +07&5*$

-B�GFCCSF�EFM�MVOFEÖ�TFSB/BQPMJ�*OUFS�EB�QSJNBUPMF�EVF�TUSBEF�PQQPTUFQFS�QVOUBSF�BMMP�TDVEFUUP

*M�QPTUJDJQP�-B�QSJNB�DPOUSP�MB�TFDPOEB �DPODSFUF[[B�DPOUSP�FTUFUJDB �JO�VOB�TGJEB�DIF�OPO�WBMFWB�DPT�UBOUP�EBM�UPSOFP����������BM�4BO�1BPMP�TPOP�BUUFTJ���NJMB�TQFUUBUPSJ

””

-B�DBQPMJTUB�QPUSFCCF�MBTDJBSF�GVPSJ�*DBSEJ�F�.FMP��(MJ�B[[VSSJ�DPO�*OTJHOF��4UBEJP�CMJOEBUP

-�&-"#03";*0/&

-F�JNNBHJOJ�EFMMF�

FTFSDJUB[JPOJ

UBUUJDIF�WFOHPOP�

SJWFSTBUF�TV�VO�

DPNQVUFS �VO�HQT�

JOEJWJEVB�HMJ�FSSPSJ�

EFJ�TJOHPMJ�F�EJ�

SJQBSUP

-�"/"-*4*

*M�/BQPMJ�EFEJDB�BMMP�

TUVEJP�EFJ�EBUJ�VOB�

TQFDJGJDB�TFEVUB�

TFUUJNBOBMF�QFS�J�TPMJ�

EJGFOTPSJ��)JHVBJO�

SFTUB�B�DBTB�F�MPSP�

MBWPSBOP�DPO�J�

UFDOJDJ�EFJ�ESPOJ�

."63*;*0�4"33*

"MMFOBUPSF

EFM�/BQPMJ

-"�26"-*5®

/PO�Ò�EFUUP�DIF�OF�BCCJBOP�QJá�EJ�OPJ7JODFSF�DJ�EBSFCCF�QJá�GPS[B �NB�RVBMVORVF�SJTVMUBUP�OPO�DBNCJB�OJFOUF

““

””30#&350�."/$*/*

"MMFOBUPSF

EFMM�*OUFS

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

)BNTJL�B�TFHOP�OFMM�VMUJNP�/BQPMJ�*OUFS���� �MP�TDPSTP���NBS[P

/"10-*

*/5&3

"3#*530�034"50

03&����4,:�41035�� �$"-$*0�� �

13&.*6.�41035

Page 33: La Repubblica - 30 Novembre 2015

laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ���� ��

'SBODJB4QBHOB$".1*0/"5*�&45&3*

"6(4#63(���80-'4#63(�� /�(�

#":&3�-����4$)"-,&����� /�(�

#":&3/�.����)&35)"�#&3-*/0�� �����

#03644*"�%����450$$"3%"�� �����

%"3.45"%5���$0-0/*"�� �����

)"//07&3���*/(0-45"%5�� �����

)0''&/)&*.���#03644*"�.��� �����

."*/;������&*/53"$)5�'��� �����

8&3%&3�#����".#63(0�� �����

#":&3/�.� ��

%035.6/% ��

80-'#63( ��

#03644*"� ��

)&35)"�#� ��

".#63(0 ��

#":&3�-� ��

4$)"-,&��� ��

."*/;��� ��

$0-0/*" ��

*/(0-45"%5 ��

%"3.45"%5 ��

)"//07&3 ��

&*/53"$)5�'� ��

8&3%&3�#� ��

450$$"3%" ��

"6(4#63( �

)0''&/)&*. �

(FSNBOJB*OHIJMUFSSB

"/(&34���-*--&�� �����

#03%&"69���$"&/�� �����

('$�"+"$$*0���-03*&/5�� �����

-*0/&���.0/51&--*&3�� �����

."34*(-*"���.0/"$0�� ������

/"/5&4���#"45*"�� �����

14(���530:&4�� �����

3&*.4���3&//&4�� �����

4"*/5�&5*&//&���(6*/(".1�� �����

50-04"���/*;;"�� �����

14( ��

$"&/ ��

"/(&34 ��

4"*/5�&5*&//& ��

-*0/& ��

/*;;" ��

.0/"$0 ��

3&//&4 ��

-03*&/5 ��

/"/5&4 ��

(6*/(".1 ��

."34*(-*" ��

.0/51&--*&3 ��

#03%&"69 ��

3&*.4 ��

('$�"+"$$*0 ��

#"45*" ��

-*--& ��

50-04" ��

530:&4 �

"��."%3*%���&41"/:0-�� �����

#"3$&--0/"���3��40$*&%"%�� �����

$&-5"�7*(0���41035*/(�(��� �����

&*#"3���3��."%3*%�� �����

(&5"'&���7*--"33&"-�� �����

-"4�1"-."4���%&1035*70�� �����

-&7"/5&���#&5*4�� �����

."-"("���(3"/"%"�� �����

3":0�7����"��#*-#"0�� �����

4*7*(-*"���7"-&/$*"�� �����

#"3$&--0/" ��

"5-��."%3*% ��

3&"-�."%3*% ��

$&-5"�7*(0 ��

7*--"33&"- ��

%&1035*70 ��

"��#*-#"0 ��

&*#"3 ��

7"-&/$*" ��

4*7*(-*" ��

#&5*4 ��

&41"/:0- ��

(&5"'& ��

3":0�7� ��

40$*&%"% ��

41035*/(�(� ��

(3"/"%" ��

-"4�1"-."4 ��

-&7"/5& ��

."-"(" ��

"450/�7*--"���8"5'03%�� �����

#063/&.065)���&7&350/�� �����

$3:45"-�1"-"$&���/&8$"45-&�� �����

-&*$&45&3���."/��65%�� �����

-*7&3100-���48"/4&"�� �����

."/��$*5:���4065)".150/�� �����

/038*$)���"34&/"-�� �����

46/%&3-"/%���450,&�� �����

5055&/)".���$)&-4&"�� �����

8&45�)".���8�#��"-#*0/�� �����

."/��$*5: ��

-&*$&45&3 ��

."/��65% ��

"34&/"- ��

5055&/)". ��

-*7&3100- ��

$3:45"-�1� ��

8&45�)". ��

&7&350/ ��

4065)".150/ ��

8"5'03% ��

450,& ��

8�#��"-#*0/ ��

$)&-4&" ��

48"/4&" ��

/038*$) ��

46/%&3-"/% ��

#063/&.065) ��

/&8$"45-& ��

"450/�7*--" �

MJ�TQJB��MF�NJHMJPSJ�EJGFTF�OBUF�JO�WPMP�DPJ�ESPOJ

te, a 15-20 metri dal terreno di gioco: con la possibilità di soffer-marsi a turno su un solo giocato-re o sull’intera linea difensiva, che dal basso è meno facile da decifrare. L’aeromobile funzio-

na come un occhio mobile e di-screto: filma le esercitazioni tat-tiche e le trasmette alla cabina di regia, dove il materiale viene riversato su un computer. Il gps aiuta a individuare gli errori: dei

singoli e di reparto. Alla Pineti-na hanno piazzato una cinepre-sa su un albero, per semplificare le operazioni. E funziona lo stes-so.

Sarri è invece un perfezioni-

sta, con alle spalle tre stagioni d’esperienza in materia a Empo-li. Nella settimana tipo dell’alle-natore del Napoli c’è proprio un D-Day: difesa & drone, una full immersion di solito a metà setti-

mana, Coppa permettendo. Fun-ziona così: a Castel Volturno so-no precettati solo i difensori, per una mattinata di lavoro straordi-nario riservato a loro. Higuain resta a casa, al suo posto si pre-sentano i tecnici della Itf, la dit-ta che collabora con il club. Dei 1200 “APR” che volano nei cieli d’Italia, ben quattro sono in do-tazione agli azzurri, uno più sofi-sticato per le occasioni speciali. L’ultima volta è stato utilizzato venerdì scorso, per una prova ge-nerale “anti-Inter” della durata di 40’: registrata e analizzata.

Il drone non è una bacchetta magica, ma lo strumento tecni-co che sta aiutando Sarri nella sua rivoluzione. I difensori del Napoli hanno infatti dovuto im-parare a marcare il pallone, osta-colando solo in seconda battuta le azioni degli avversari. «Albiol viene dal Real e ha avuto l’umil-tà di resettare il suo modo di gio-care», gongola l’allenatore to-scano, godendosi il rendimento super (9 gol subiti in 18 gare, Eu-ropa compresa) del suo reparto arretrato, con Reina imbattuto da 468’. Un anno fa, solo in cam-pionato, le reti al passivo degli azzurri erano state 54. E quasi al-trettante (48) ne aveva incassa-te l’Inter: prima che la tecnolo-gia venisse in aiuto di Mancini e Handanovic, a sua volta invulne-rabile da 4 gare. Per gli attaccan-ti sarà dura anche al San Paolo, stasera: lassù qualcuno li spia.

��"�(*03/"5" ��"�(*03/"5"��"�(*03/"5"��"�(*03/"5"

/OTIZIA molto (dolce) attesa, Ilaria D’Amico ha salutato ieri la

compagnia di Sky Calcio Show tra commozione ed emozione annunciando il ritiro stagionale per completare la gravidanza. Da domenica la sostituisce Alessandro Bonan, scelta piuttosto sensata.

***Per una strana combinazione

di tempi pubblicitari su Mediaset Premium, mentre quelli dell’Atalanta festeggiano in campo il raddoppio compare di lato lo spot animato di uno spumante con i tappi che saltano. Uno spumante peraltro smerciato a prezzi decisamente modici.

***È successo davvero, le

ingiunzioni legali funzionano. Nello sconcerto di molti seguaci è sparito dal web il sito Rojadirecta, una manna finora per chi cercava le partite gratis e in diretta. Come proseguirà non si sa, ma è davvero la prima volta che i detentori dei diritti del calcio ottengono un risultato (non) visibile.

***Purtroppo ci vanno di mezzo

anche eventi che era sacrosanto cercare lì perché nessuna tv, sbagliando, li trasmette. Vedi lo storico match di sabato sera tra Klitschko e Fury con il primo detronizzato dopo secoli del titolo dei massimi. Modalità di fruizione possibile, quella sera, youtube: dopo ogni round, qualche volenteroso metteva il round medesimo sul sito in leggera differita, con telecronaca francese.

***Non solo Gasparri. Su Twitter

passa anche la parte divertente. Per esempio sabato sera la gag: «Questa estate in molti dicevano che per far giocare bene il Milan serviva Montella».

***Torino-Bologna, calcio

rinfrescante quando nell’ultimo quarto d’ora vengono avvistati insieme in campo Acquah e Acquafresca.

***Bella polemica in Inghilterra.

L’Arsenal per spostarsi a Norwich per la trasferta di ieri ha scelto l’aereo. Quattordici minuti di volo. Sarebbero un paio d’ore scarse via auto. E nonostante questo hanno pareggiato male contro l’avversario molto più scarso.

***Le donne ne sanno di più e lo

sanno meglio, ma poi… Nel servizio su Brescia-Cagliari a 90°B l’inviata Tiziana Alla annuncia che non si insisterà sulle immagini dello spaventoso infortunio a Dessena. Poi la linea va allo studio e il gruppo maschile presente ci fa sopra una specie di moviola.

***«Comincia il lento,

inesorabile, bellissimo avvicinamento a Palermo-Juve» (Pierluigi Pardo, Premium). «So’ tre mesi che dico che dobbiamo fare il 4-4-2» (Il presidente del Pd Matteo Orfini, molto milanista, su Twitter). «La Juve trionfa al Barbera, barbera e champagne» (Riccardo Trevisani, Sky).

-"�$-"44*'*$" -"�$-"44*'*$" -"�$-"44*'*$" -"�$-"44*'*$"

"MMB�1JOFUJOB�D�Ò�VOB�QPTUB[JPOF�GJTTB�TV�VO�BMCFSP �B�$BTUFM�7PMUVSOP�OF�VUJMJ[[BOP�RVBUUSP

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

*�4"-65*1&3�*-"3*"/&-�.0/%04&/;"30+"%*3&$5"�

4$)&3."(-*&

"/50/*0�%*10--*/"

"�%*."30

6OP�EFJ�ESPOJ�

VUJMJ[[BUJ�EB�.BVSJ[JP�

4BSSJ �M�BMMFOBUPSF�EFM�

/BQPMJ �JO�GVO[JPOF�

M�FTUBUF�TDPSTB�B�

%JNBSP �EVSBOUF�MB�

GBTF�EJ�QSFQBSB[JPOF�

QSFDBNQJPOBUP�

EFMMB�TRVBESB��4BSSJ��

TUBUP�VOP�EFJ�QSJNJ�B�

JNQPSUBSF�JO�TFSJF�" �

DPO�M�&NQPMJ �MP�

TUSVNFOUP�

BEPQFSBUP�OFHMJ�6TB�

OFM�GPPUCBMM�

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

)"/%"/07*$

*M�QPSUJFSF�EFMM�*OUFS�Ò�JM�

NFOP�CBUUVUP�JO�TFSJF�"��TFO[B�HPM�JO���HBSF�TV���

*OUFS�F�/BQPMJ ���F���HPM�QSFTJ �IBOOP�GJOPSB�MF�EVF�NJHMJPSJ�EJGFTF�EFMMB�"

*/5&3�&�/"10-*�-&�.*(-*03*�%*'&4&

Page 34: La Repubblica - 30 Novembre 2015

�� 3&16##-*$" 41035 laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ����

.ilano vince a Cantù il derby lombar-do e resta sola su una vetta che Pisto-ia, battuta in casa nel finale da Reg-

gio, deve lasciare. Pure in Brianza si va alla vo-lata, con un 63-64 che ancora lascia vita a tut-ti a 4’ dalla fine. E lì dilagano Lafayette (18) e McLean (15 più 9 rimbalzi), i migliori di un’Ea7 più solida, capace di superare le assen-ze di Gentile e Macvan, e di stendere una riva-le che, con l’innesto di Jajuan Johnson, l’uo-mo il cui ingaggio fra leggi tortuose ha spac-cato in due la Legabasket, può davvero cre-scere. Ieri ne ha infilati 28, però da leone trop-po solo, accanto a Hodges che 12 dei suoi 16 li aveva messi nei primi 6’, quando Cantù, sul 19-8, aveva sognato un altro film. X�G�

Risultati: Trento-Torino 93-85, Bolo-gna-Avellino 81-66, Brindisi-Varese 80-74, Venezia-Caserta 65-58, Pistoia-Reggio E. 77-80, Cantù-Milano 71-78. Oggi: Capo d’Or-lando-Sassari (20.30), Pesaro-Cremona (20.45, Sky). Classifica: Milano 14; Pistoia, Reggio E., Venezia e Trento 12; Brindisi, Sas-sari, Cremona e Trento 10; Varese e Capo d’Orlando 8; Avellino, Cantù, Bologna e Ca-serta 6; Torino e Pesaro 4.

#"4,&5��$0-10�%*�3&((*0�&.*-*"

1JTUPJB�DBEF�JO�DBTB�.JMBOP�TJ�QSFOEFEFSCZ�F�QSJNBUP�

(*"//*�$-&3*$*

(RAN Bretagna-Belgio è fini-ta come il peggiore degli scommettitori aveva pro-

nosticato. Se infatti voi schierate insieme al n. 2 mondiale Murray un buon doppista come il suo fra-tellino, e gli avversari si ritrova-no con il n. 16 e il 56 del mondo, non può più accadere quello che fece soffrire – e vergognare – lo scriba su campi di dubbia morali-tà, quali Zagabria o Belgrado o Buenos Aires, o Bucarest, per non parlare di Milano e Roma. Ora, dopo la benefica invenzione di Mr. Hawk (Falco), i furti sono scomparsi, i giudici resi forzata-mente onesti dallo strumento, ed è quindi impossibile ottenere un risultato immorale. Leggen-domi venerdì qualcuno mi ha fat-to notare che era già accaduto che un solo tennista vincesse la Davis, con la collaborazione di un buon doppista. E aveva citato Bjorn Borg, costringendomi a ri-cordare il suo partner di doppio Bengtson, nel ‘75. Ma la principa-le caratteristica di quest’anno, e insieme la decadenza della Davis non ha riguardato le vittorie del-la squadra formata da un solo gio-catore e mezzo, quanto l’assen-za, per motivi che risalgono al de-naro, dei primi tennisti del mon-

do, Djokovic, Federer, Wawrin-ka, Nadal. Il nuovo presidente della Itf, Mr. Haggerty, ha timi-damente accennato a mutamen-ti, indicando una eventuale as-senza dal 1° turno (bye) della na-zione vincitrice l’anno preceden-te. Gli scriverò quindi, appena terminate queste note, ricordan-dogli che la Davis, simile ad altre grandi competizioni quali l’Ame-rica Cup di Vela, era stata archi-tettata nel 1900 dal bostoniano Dwight Davis, tennista e poi Mi-nistro della Guerra, secondo una formula tipica dei tornei anglo-sassoni, e cioè quella della Sfida

al Campione (dell’anno prece-dente) abituale anche in tornei quali Wimbledon sino al 1921. Fu un italiano, il presidente della Fit Luigi Orsini (aficionado sino a farsi seppellire in abiti da ten-nis), a farsi promotore di un mu-tamento che, dalla formula del Challenge Round passò alla Fina-le (detta da alcuni Finalissima), dopo che anche il Paese detento-re si era dovuto iscrivere, come tutti gli altri, al 1° turno. Ricordo benissimo la prima finale della storia nella Bucarest comunista del 1972, i romeni Nastase e Ti-riac contro gli statunitensi Gor-

man e Smith, anche perché al 17° furto di un punto a Stan Smi-th (che ribattezzai San per la pa-zienza), iniziai a protestare ad al-ta voce, e fui arrestato dalla poli-zia. Nella lettera al Presidente mi permetterò di suggerire, quale ri-medio, che si ritorni all’antica for-mula del Challenge Round, che faciliterà almeno al Paese vincito-re di schierare i tennisti vincitori l’anno precedente. Permettendo così – forse – agli assenti di que-st’anno di dedicare almeno una delle loro preziose e costosissime settimane alla loro patria.

41035*/�#3&7&

4-*55*/0

'*4$)/"--&3

4�*.10/&�"�*(-4

-�B[[VSSP�%PNJOJL�

'JTDIOBMMFS�WJODF�B�*HMT�

MB�QSJNB�HBSB�EJ�

$PQQB�EFM�.POEP�

BQQSPGJUUBOEP�EFMMB�

TRVBMJGJDB�QFS�QFTP�

JSSFHPMBSF�EFMMB�TMJUUB�

EFM�UFEFTDP�-PDI��

70--&:

.0%&/"�#"55&�

-6#&�"-�5*&�#3&",

�¡�UVSOP��$JWJUBOPWB��

.PEFOB���� �1BEPWB��

3BWFOOB���� �1FSVHJB��

.PMGFUUB���� �5SFOUP��

-BUJOB���� �7FSPOB��

.JMBOP������%PNBOJ�

1JBDFO[B��.PO[B��

$MBTTJGJDB��$JWJUBOPWB�

F�.PEFOB��� �1FSVHJB�

�� �5SFOUP�F�7FSPOB�

�� �.PMGFUUB��� �-BUJOB�

F�3BWFOOB�� �.PO[B�� �

1BEPWB�� �1JBDFO[B�� �

.JMBOP���

3"--:

7"-&/5*/0�3044*

7*/$&�"�.0/;"

7BMFOUJOP�3PTTJ�WJODF�

TV�'PSE�'JFTUB�JM�

.POTUFS�&OFSHZ�

.PO[B�3BMMZ�4IPX�

3*46-5"5*

(MJ�BMUSJ�TQPSU *M�QSJNP�UVSOP�EFMMB�$PQQB�%BWJT�������JO�QSPHSBNNB�JM�����NBS[P

-�&%*;*0/&������$0.*/$*"�"�."3;0

$JODJBSJOJ�B�DBOFTUSP�DPOUSP�$BOUá

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

-B�GFTUB�EFJ�CSJUBOOJDJ�EPQP�MB�WJUUPSJB�JO�#FMHJP

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

*�#3*5"//*$*�461&3"/0�-"�'3"/$*"

6TB����WJUUPSJF��"VTUSBMJB�����

(SBO�#SFUBHOB�����'SBODJB����

4WF[JB����4QBHOB����(FSNBOJB�F�

3FQVCCMJDB�$FDB����*UBMJB���

(SBO�#SFUBHOB �GJOJUB�M�BUUFTBUSJPOGP�JO�%BWJT����BOOJ�EPQP

-�BMCP�E�PSP

#&-(*0�(3"/�#3&5"(/"����

"�(BOE �JFSJ �EPQP�JM�EPQQJP�

EJ�TBCBUP�DPO�JM�GSBUFMMP�+BNJF �

"OEZ�.VSSBZ�IB�CBUUVUP�

%BWJE�(PGGJO���� ���� ������

$PMQP�.VSSBZ

Page 35: La Repubblica - 30 Novembre 2015

3&16##-*$" 41035 laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ���� ��

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

%"-�/04530�*/7*"50

45&'"/0�;"*/0

ABU DHABI

4I È SVEGLIATO tardi, lo am-mette lui stesso. Ora Ro-sberg appare invincibile,

fuochi d’artificio anche ad Abu Dhabi, terzo successo consecu-tivo, sesto stagionale, il pilota a cavallo del razzo Mercedes si sente in orbita, ma tutta que-sta estasi arriva quando il vitel-lo d’oro Hamilton è già scappa-to dalla stalla, si è preso il terzo Mondiale della carriera, il se-condo di fila, ha eguagliato Sen-na e ora è solo arrabbiato per i continui schiaffi di novembre, batoste che lui incassa con stiz-za perché non ama finire secon-do e che ieri trasparivano bene dalla sua faccia funerea.

Rosberg ha vinto di nuovo, ma l’inutile exploit con il Mon-diale agli sgoccioli non fa che ac-crescere la nomea di “splendi-do incompiuto”, un eterno se-condo, una sorta di Bitossi a 4 ruote, visto che è il pilota con più pole in carriera (22) e fra po-co (è a 14, Moss lo precede con 16) con più gare vinte fra quelli che non si sono mai portati a ca-sa un titolo iridato. Una statisti-ca che Hamilton, sempre più suo nemico nonostante la convi-venza in Mercedes, sottolinea con acidità: «Mi spiace non aver vinto qui, ma ciò che conta è ag-giudicarsi il Mondiale e non pos-so essere triste».

Non lo è nemmeno la Ferrari, visto che Raikkonen trova il ter-zo podio della stagione, dopo Bahrein e Singapore, «non sia-mo ancora a livello delle Merce-

des, ma stiamo arrivando» sen-tenzia, e Vettel compie la gran-de rimonta annunciata, scalan-do quasi l’intera griglia e termi-nando quarto dal quindicesimo posto iniziale. Soprattutto non ha rimpianti Arrivabene, il ca-po team, che assegna un 10 e lo-de alla squadra per il 2015 e di-ce: «Abbiamo scalato una mon-tagna, con la forza del gruppo siamo arrivati in cima, peccato che qualcuno abbia chiuso l’ar-rampicata prima di noi. Però la nostra crescita è stata impres-sionante: avevamo un distacco notevole dalla Mercedes, l’ab-biamo quasi azzerato». Com-piendo il primo passo. Arrivabe-ne però ora non vuole fermarsi: «Bisogna raggiungerli e poi su-perarli. Nel 2016 non ci resta che vincere. È l’obiettivo dichia-rato, è ciò che chiede il presiden-te Marchionne, che ci sta sem-pre vicino, ci sprona a dare il massimo, ma che non possia-mo tradire. La differenza fra una buona e un’ottima stagio-ne è semplice: sarà eccezionale solo quando la Ferrari riporterà il Mondiale a Maranello».

Missione che Vettel spera di centrare presto. Ieri il tedesco non ha mostrato rimpianti per il madornale errore di sabato in qualifica: «È passato. Il quarto posto è il massimo che si potes-se fare, con sorpassi e strate-gie, meglio pensare all’anno prossimo. Mai ho visto migliora-

re così tanto un team in pochi mesi, quello della Ferrari è sta-to un miracolo. Ora, con un in-verno vincente, dobbiamo com-pletarlo: l’ultimo step è il più dif-ficile, ma ci credo».

Convinto lui, speranzoso Raikkonen, determinato Arri-vabene, guardinga la Merce-des, che ad Abu Dhabi ha perso una battaglia politica, con i giu-dici che hanno respinto la ri-chiesta di chiarimento contro ignoti (ma il destinatario era la Ferrari e la collaborazione con l’americana Haas, in gara dal 2016), su aiuti tecnici verso fu-turi team che possono aggirare le regole (limitate ore in galle-ria del vento) e creare un van-taggio. I giudici hanno senten-ziato che la Ferrari non ha com-messo infrazioni, ma che d’ora in avanti le squadre che hanno chiesto di entrare nel Mondiale dovranno comportarsi come i futuri concorrenti, una volta ot-tenuta l’iscrizione. Doppio col-po per Maranello: ha sfruttato il buco regolamentare e ora nes-sun altro potrà farlo. La Merce-des abbozza, congela le posizio-ni in pista con la strategia (Ha-milton avrebbe voluto differen-ziarsi da Rosberg per poterlo su-perare, non glielo hanno per-messo), e alza la guardia per il 2016: «La Ferrari è una minac-cia, ma noi siamo sempre i più forti. Sarà così anche nel 2016».

%"-�/04530�$033*410/%&/5&

&/3*$0�'3"/$&4$)*/*

LONDRA

1RIMA ha ringraziato Gesù, «è il tuo potere, Signore, che mi ha fatto vin-cere». Poi ha fatto una serenata alla

moglie dal ring, cantando un classico de-gli Aerosmith. Quindi ha straparlato con i giornalist: «La gente può dire quello che vuole su di me, che sono grasso, goffo, len-to, rammollito, ma stasera ho dimostrato perché sono il pugile che tutti vogliono evitare». L’uomo che ha riportato in Gran Bretagna il titolo mondiale dei pesi massi-

mi ha una storia da Rocky: molti gli dava-no del clown, adesso tutti devono pren-derlo sul serio. Tyson Fury, auto sopran-nominato “Gipsy Warrior”, il guerriero de-gli zingari, ultimo di una stirpe di “travel-lers”, i nomadi irlandesi, diventato ingle-se quando Dublino non lo ha mandato alle Olimpiadi, ha sconfitto ai punti sabato

notte in Germania il campione in carica Wladimir Klitschko in uno scontro fra gi-ganti in cui non a caso ha avuto la meglio il più alto (2 metri e 6). Non è stato un al-tro Alì-Frazier: gli appassionati di boxe hanno visto di meglio. Ma è una delle più grandi sorprese di tutti i tempi per questo sport: prima dell’incontro lo sfidante veni-

va dato 4-1 dai bookmakers, le sue minac-ce a Klitschko sembravano smargiassate, l’ucraino non perdeva un match da undici anni. E invece ha prevalso Fury, parere unanime dei tre giudici, la stampa concor-de.

Il nuovo campione (che riunisce le coro-ne di Wba, Wbo e Ibf) è nato a Manche-

ster 27 anni fa da una famiglia di origine irlandese con il pugilato nel sangue: suo padre, John “Gypsy” Fury, iniziò a fare combattimenti a mani nude e poi è diven-tato uno stimato professionista, lo ha chia-mato Tyson in onore dell’allora campione dei massimi americano; un cugino è cam-pione dei massimi in Irlanda, un altro campione dei pesi medi sempre nell’Isola di Smeraldo, uno zio, anche lui ex-pugile, gli fa da trainer. Dopo una carriera da di-lettante nella boxe irlandese, è passato professionista in Inghilterra per protesta contro la sua mancata selezione con la squadra dell’Irlanda alle Olimpiadi del 2008. Da “pro” ha un record indiscutibile: 25 incontri, 25 vittorie, 18 per K.O., sebbe-ne non molte contro grandi avversari. La sua versione è che i più forti lo evitavano per paura, compreso Klitschko, che Fury diceva di voler affrontare da cinque anni. Ora pare che gli offrirà una rivincita, ma intanto ha scritto il suo nome, accanto a quelli di Lennox Lewis, Frank Bruno e Da-vid Haye, fra i britannici campioni del mondo dei massimi. Contribuendo (insie-me a Murray nel tennis) a un week-end co-me non ne capitano spesso al Regno Uni-to: il paese che ha inventato lo sport mo-derno ma che dallo sport (vedi calcio e rugby) rimedia più delusioni che trionfi.

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

"�3PTCFSH�M�VMUJNP�(QBMMB�'FSSBSJ�MB�GJEVDJBi0SB�MJ�QSFOEJBNPw5FS[B�WJUUPSJB�DPOTFDVUJWB�QFS�/JDP �3BJLLPOFO�UFS[P�3PTTB�OPO�QVOJUB�QFS�HMJ�BJVUJ�UFDOJDJ�JO�WJTUB�EFM�����

*-�1&3%&/5&�1*�7*/$&/5&

/JDP�3PTCFSH ����QPMF �SFDPSE�USB�

DIJ�OPO�IB�NBJ�WJOUP�JM�.POEJBMF

(GER/ Mercedes) 1h38'30"175

alla media di185,997 Km/h

GP Abu Dhabi

Mondiale piloti

Lewis Hamilton (Gbr) Mercedes

8"271

Kimi Raikkonen (Fin) Ferrari

19"430

Sebastian Vettel (Ger) Ferrari

43"735 Sergio Perez (Mes) Force India-Mercedes

1'03"952

Daniel Ricciardo (Aus) Red Bull-Renault

7) Hulkenberg (Force India) 8) Massa (Williams) 9) Grosjean (Lotus) 10) Kvyat (Red Bull)

7) Kvyat (Rus) 95 8) Ricciardo (Aus) 92 9) Perez (Mes) 78 10) Hulkenberg (Ger) 58

1'05"010

1

2

Lewis Hamilton (Gbr) 3811 Nico Rosberg (Ger) 3222 Sebastian Vettel (Ger) 2783Valtteri Bottas (Fin) 1504

Felipe Massa (Bra)

1365 Kimi Räikkönen (Fin)

1216

Mondiale costruttori

Mercedes 7031 Ferrari 4282Williams/Mercedes 2573 Red Bull/Renault 1874 Force India/Mercedes 1365

3

4

5

6

3*.0/5"�'*/0�"-��¡�10450

4FCBTUJBO�7FUUFM �RVBSUP �FSB�QBSUJUP���¡�TVMMB�HSJHMJB�

"33*7"#&/&

6O�BOOP�EB���F�MPEF��MB�OPTUSB�DSFTDJUB��TUBUB�

JNQSFTTJPOBOUF/FM������OPO�DJ�SFTUB�

DIF�WJODFSF

7&55&-

/PO�IP�NBJ�WJTUP�VO�UFBN�NJHMJPSBSF�DPT�UBOUP�JO�QPDIJ�NFTJ ��TUBUP�VO�NJSBDPMP��$PNQMFUJBNPMP�DPO�

VO�JOWFSOP�TVQFS

““

#09&�%*4$&/%&/5&�%*�/0."%*�*3-"/%&4* �)"�3*1035"50�*/�*/()*-5&33"�*-�5*50-0�%&*�."44*.*�#"55&/%0�*-�1-63*$".1*0/&�6$3"*/0�

'VSZ�DIJVEF�M�FSB�,MJUTDILP��i/PO�FSP�HSBTTP w

1PDP�RVPUBUP�OPOPTUBOUF�J�SFDPSE �IB�VOB�TUPSJB�EB�3PDLZi.J�EJDFWBOP�HPGGP �PSB�DBQJUF�QFSDIÒ�UVUUJ�WPMFWBOP�FWJUBSNJw

5ZTPO�'VSZ �TPQSBOOPNJOBUP�(JQTZ�8BSSJPS �OFM�NBUDI�DPOUSP�,MJUTDILP�B�TJOJTUSB

AMBURGO. Restano tre le avversarie di Roma nella corsa ai Giochi olimpici del 2024. Amburgo ha ufficialmente ritirato la sua candidatura: a deciderlo attraverso un referendum sono stati gli abitanti della città insieme a quelli di Kiel, candidata ad ospitare le competizioni veliche. Hanno votato per il no al piano da 7,8 miliardi di euro 650.000 elettori, il 51,7% del totale (su circa un milione e mezzo di aventi diritto). «Questa è una decisione che non volevamo però è chiara» ha commentato a caldo il sindaco di Amburgo Olaf Scholz (Spd). «IL 48,3% dei sì non è stato sufficiente» commenta il comitato promotore. Contro Roma restano le candidature fortissime di Parigi e Los Angeles e, più defilata, quella di Budapest. La decisione definitiva arriverà nel settembre 2017, a Lima.

*-�3&'&3&/%6.

"NCVSHP�����CPDDJBUBEBJ�DJUUBEJOJ

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

6O�NBOJGFTUP�DPOUSP�J�(JPDIJ

LAKE LOUISE. Super Aksel Lund Svindal: il norvegese, 32 anni, al rientro dopo un anno di infortuni, domina Lake Louise, vincendo anche il superG dopo la discesa. Ma sul podio sale ancora l’azzurro Peter Fill in grande forma. Dopo il secondo posto in discesa per un solo centesimo, è terzo a 45 centesimi da Svindal: podio numero 13 per il carabiniere di Castelrotto. Ad infilarsi fra i due è il campione olimpico della discesa, l’austriaco Matthias Mayer, che si piazza 2° a 35 centesimi da Svindal. Gli altri italiani: Dominik Paris 6°, Mattia Casse 15°, Matteo Marsaglia 21°e Christof Innerhofer 22°. Nel 2° slalom donne ad Aspen, trionfa ancora con netti distacchi dalle altre l’americana Mikaela Shiffrin: 2ªa +2’’65 la svedese Hansdotter, 3ª a +2’’90 la ceca Strachova. Miglior azzurra Manuela Moelgg, 23ª.

$011"�%&-�.0/%0�%*�4$*

'JMM�TJ�DPOGFSNBJO�TVQFS(BODPSB�QPEJP

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

1FUFS�'JMM �UFS[P�JO�TVQFS(

(MJ�BMUSJ�TQPSU *M�.POEJBMF������QBSUJS�EB�.FMCPVS�OF�JM���BQSJMF ����J�(Q�JO�DBMFOEBSJP

'� �.0/%*"-&������%"-���"13*-&

Page 36: La Repubblica - 30 Novembre 2015

�� 3&16##-*$" 41035 laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ����

5SBOTBNFSJDB��)B�WJTTVUP�NFU�EFMMBTVB�WJUB�EB�VPNP�F�M�BMUSB�NFU�DPNF�EPOOB��&�PHHJ �B����BOOJ �EJDF�EJ�iOPO�BWFSF�SJNQJBOUJw��3JDPSEB�MB�CBUUBHMJB�QFS�QPUFSTJ�JTDSJWFSF�BMM�6T�0QFO�OFM�A��

i'V�MB�$PSUF�TVQSFNB�B�EBSNJ�SBHJPOFw�EJWFOUBOEP �TVP�NBMHSBEP �iCBOEJFSB�EJ�VO�NPOEP�DIF�WPMFWB�EJHOJUËw��5SB�QSFHJVEJ[J�EJ�JTUJUV[JPOJ�TQPSUJWF�F�DPMMFHIFi*O�GPOEPBWFWBOP�TPMP�QBVSB�EJ�QFSEFSF�JM�MPSP�HVBEBHOPw�F�QPDIJ�FQJTPEJ�EJ�TPMJEBSJFUË��i.B�OPO�WPMFWP�FTTFSF�MB�QJPOJFSBw�

NEW YORK

5RANSAMERICA ha 81 anni. Qua-ranta vissuti da uomo, l’altra metà da donna. Non passa inos-servata: per l’altezza e l’andatu-ra. Un metro e novanta, 47 di

piede, mani giganti. È stata la prima nello sport ad attraversare quel confine, con la racchetta in mano. A giocare con le prota-goniste di un’epoca: doppio con Billie Jean King, scambi con Martina Navratilova, con cui da coach ha condiviso anche il Grand Slam Career.

E a vincere in tribunale per il suo diritto di partecipare ai tornei: dal 1977 al 1981. La dottoressa Renée Richards, specialista in occhi, attira sguardi nel suo studio a Ma-nhattan.

Fosse ancora il dottore Richard Raskind, i bambini non griderebbero: «Mamma, quant’è alta». Chi ha visto la serie tv 5SBOT�QBSFOU capirà. Renée porta scarpe basse, pantaloni neri, maglione a dolce vita morbi-do, orecchini, Rolex d’oro al polso. «Me lo ha regalato Martina Navratilova, dopo un allenamento».

Renée, lei nel 1975 cambiò sesso.«Sì, ma senza andarlo a dire in tv. Tenni

tutto segreto. Mi operai a New York, tre ore in sala operatoria, e all’uscita avevo l’im-pressione che mi avessero pugnalato in mezzo alle gambe. Per 48 ore fu tutto mol-to insopportabile. Quando lasciai l’ospeda-le ero sola: senza gruppo di sostegno, senza appoggio psicologico. Avevo già iniziato una cura ormonale a base di estrogeni che in tre anni mi aveva eliminato la barba. Fe-ci altre due operazioni per aumentare il se-no. Ero sposato, divorziato, avevo Nick, un figlio di tre anni. Avevo studiato a Yale, ero stato in Marina, giocavo a tennis piuttosto bene. Ma decisi di scomparire, di vivere la mia nuova identità lontano dai posti dov’e-ro nato e dove ero Richard. Così andai in Ca-lifornia pronta a ricominciare un’altra vi-ta».

Problemi in famiglia?«Non posso dire di no. Mio padre, ortope-

dico, quando andavo da lui vestito da don-na, mi ignorava. Mia madre, psichiatra, una volta ad Halloween mi vestì da bambi-na e gli altri genitori le chiesero perché non fossi mascherata. Sono cresciuta nel Queens, mi piacevano le ragazze e le auto. Ma al college già mi depilavo le gambe. E a mio figlio fino a quando ha compiuto otto anni non ho detto niente, davanti a lui mi presentavo con abiti maschili. Per Nick ero e sono papà».

Ma in un torneo notarono il suo servizio.«Mi ha fregato la passione per il tennis.

Ho continuato a giocare con il mio nuovo nome. Ma a La Jolla, un giornalista s’inso-spettì per come battevo, un po’ troppo da uomo, io tra l’altro sono mancina, e iniziò a fare ricerche. Scoprirono chi ero, montaro-no le polemiche, ero un’immorale, dovevo scusarmi. Di cosa? Volevo solo un po’ di ano-nimato. Essere Renée, rinata appunto, quel nome lo avevo scelto anni prima in un

soggiorno a Parigi dove ero stata tenta-ta da un’operazione a Casablanca dal dottor Burou. Mi presentai in Maroc-co con quattromila dollari in contanti, ma scappai quando vidi le condizioni igieniche della clini-ca».

E poi come andò?«Andò che se an-

che mi fossi ritirata, avrei fatto scandalo ovunque. E allora pensai che forse va-leva la pena batter-si contro i pregiudi-zi, contro una Uni-ted State Tennis As-sociation che rifiuta-va la mia iscrizione all’Us Open. Che di-ritto avevano di escludermi? Portai la mia causa davan-ti alla Corte Supre-ma e vinsi, i medici testimoniarono la mia nuova identità. Avevo perso 20 chi-li e il 30 per cento della mia massa mu-scolare. A 40 anni giocavo contro le ra-gazzine di venti, a

quali Evert e Austin potevo fare paura? Ma per loro ormai ero un mostro: venuta a de-turpare la loro femminilità e i loro incassi».

Molte avversarie rifiutavano di darle la mano. «Sì. Qualcuna si ritirò per polemica. Il

pubblico mi lanciava lattine. Dicevano: se non è una vera donna perché gioca con le donne? Non volevano che usassi il loro ba-gno e la loro doccia. Ma perché c’è sempre

questo problema della toilette? Portavano i cartelli: *�N�B�SFBM�XPNBO. Mi disprezzava-no: meglio un uomo intatto che una trans, donna imperfetta. Soprattutto avevano paura di perdere il guadagno, credevano che un giorno noi trans avremmo sbaraglia-to la concorrenza, fatto a pezzi tutte loro, che poverine avrebbero vinto solo spiccioli. Io che volevo stare in silenzio, mi ritrovai bandiera di un mondo che voleva dignità. Come oculista guadagnavo 100 mila dolla-ri l’anno, secondo le mie colleghe mi ero fat-ta tagliare il pene per vincere a tennis?».

E così nel 1977 giocò l’Us Open.«Persi al primo turno con Virginia Wade,

ma nel doppio arrivai in finale, anche se contro Navratilova-Stove non ci fu niente da fare. E con Ilie Nastase nel 1979 raggiun-si la semifinale nel doppio misto. La mia mi-glior classifica è stata il numero 20. Fossi di-ventata trans a vent’anni sarebbe stata un’altra storia».

La legge disse sì, lo sport no. «Esatto. Philippe Chatrier, presidente

della Federazione Internazionale Tennis, mi proibì di giocare in Europa. Temeva la ri-volta delle altre. Il vostro Martin Mulligan m’invitò al Foro Italico, ma per il divieto non se ne fece nulla. L’opposto di quello che capita oggi visto che il Cio ha aperto ai trans che hanno cambiato sesso da almeno due anni, mentre molti Paesi non riconosco-no la loro nuova identità».

Da chi ebbe solidarietà? «Dalla Navratilova, da Billie Jean King

che cercò di calmare gli animi: ragazze, è una donna, quindi giocherà, fatevene una ragione. Da McEnroe, da Bjorn Borg che m’invitò da lui a mangiare polpette svede-si, solo che a tavola si sentivano degli schiocchi provenienti dagli armadi. Erano le corde delle sue racchette che saltavano perché lui le sottoponeva ad una pressione pazzesca. Lo sport è fatto di superiorità, an-che fisica, dov’è l’ingiustizia? Prendete Se-rena Williams, ha più testosterone di qual-che uomo».

E allora?«Dovrebbe fare la boxe, salire sul ring,

mette paura, avete visto i muscoli? È fem-mina, ma ha una forza dannata, usa e sfrut-ta questo suo vantaggio e fa bene. È meno donna di altre, ma anche più uomo di altri. Lo sport è diversità, è mettere a profitto le proprie caratteristiche, non vergognarse-ne».

Com’è stato allenare Navratilova?«Bello perché è un’atleta eccezionale.

Ascolta, anche se non sembra, e non biso-

3FOÏF3JDIBSET

"-�/6.&30���

������3FOÏF�

3JDIBSET�JO�

B[JPOF��/FM������

BSSJWÛ�BM�OVNFSP�

���JO�DMBTTJGJDB

&."/6&-"�"6%*4*0

*M�QSJNP�BUMFUB�B�DBNCJBSFTFTTP��&�MB�QSJNB�B�MPUUBSF�QFS�JM�EJSJUUP�EJ�HJPDBSF

““16##-*$*5®

/PO�DBQJTDP�HMJ�BUMFUJ�DIF�DBNCJBOP�TFTTP

F�DFSDBOP�QVCCMJDJU�

””8*--*".4

4FSFOB�Ò�GFNNJOB�NB�IB�QJá�UFTUPTUFSPOF�EJ�RVBMDIF�VPNP�

““

””

-�JOUFSWJTUB

Page 37: La Repubblica - 30 Novembre 2015

laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ���� ��

"-&44"/%3"�3&5*$0

/ATI due volte. La prima era uno sba-glio, la seconda una rivoluzione. Cam-pioni anche nella gara più dura: con-

tro l’avversario dentro, l’estraneo fuori. Transessuali nello sport, e non sempre un successo. Quando era Heidi, era così ma-schio che alla toilette le indicavano la porta di fronte: «Una donna, un uomo, non so. Un qualcosa senza identità». Lanciatrice del pe-so drogata di steroidi dall’ex Ddr, Krieger divenne Andreas quasi vent’anni fa: «Non ho avuto scelta, Heidi è stata uccisa».

Caitlyn invece si è data la vita. Era Bruce Jenner, campione olimpico americano, oro nel decathlon a Montreal 1976. Quel capel-lone con la canottiera rossa che al traguar-do alza le braccia. A 65 anni, dopo tre mogli e sei figli, è diventato donna. La transessua-le più glamour d’America, anzi l’immagine copertina. “Call me Caitlyn” il titolo su�7BOJ�UZ�'BJS a giugno scorso, foto d’autore (An-nie Leibovitz), scrittura pure (il premio Pu-litzer Buzz Bissinger). E davanti alla tv per ascoltare la sua storia c’erano 17 milioni di persone. Tutta la sua transizione è in un do-cu-film. Della nuova sé ha detto: «Caitlyn è una persona migliore di Bruce».

Una persona, finalmente. L’epopea è Re-née Richards. Dopo di lei, a parte la tedesca Sarah Gronert nata intersex, solo un’altra tennista transessuale nel circuito pro: la ci-lena Andrea Paredes, 44 anni, si chiamava Ernesto. Con entrambi i nomi non ha mai brillato, ma quando ha giocato (poco) c’era MB�$OO. Davanti ai riflettori, e anche molto lontano. Lo scozzese volante Robert Millar, secondo al Giro d’Italia nel 1987, si è ritira-to dallo sport 8 anni dopo ed è sparito: nel Dorset, si chiama Philippa York, vive con la sua partner Linda Purr. L’austriaca Erika Schinegger, campionessa del mondo di di-scesa nel 1966, fece un test medico due an-ni dopo alle Olimpiadi a Grenoble: era un uo-mo, organi genitali nascosti all’interno. Si è operata, è Erik, ha 67 anni, è padre.

Giochi trans. Il Comitato olimpico inter-nazionale ha sospeso i controlli sul sesso a Sydney 2000 e deciso, da Atene 2004, che le persone transessuali, se legalmente rico-nosciute di sesso maschile o femminile e do-po due anni di cure ormonali, possono parte-cipare alle Olimpiadi. Finora nessuno. An-che se ben prima della “legge” olimpica, tut-ti i generi sessuali hanno fatto sport. La so-vietica Aleksandra Chudina, classe 1929, due argenti e un bronzo in atletica, nel lun-go, giavellotto e alto e nella pallavolo tre mondiali e 4 europei: ermafrodita. Compli-cato il caso della polacca Stella Walsh, oro nei 100 a Los Angeles ‘84. Il medico legale che la visitò dopo essere stata uccisa da una pallottola vagante durante una rapina a Cle-veland dichiarò: rinuncio a definire il suo sesso, di fronte a un tale guazzabuglio.

A Londra 2012 Caster Semenya ha vinto l’argento negli 800 metri ed è stata porta-bandiera per il Sudafrica. Dopo il titolo mon-diale a Berlino tre anni prima, fu sottoposta a lunghi esami di verifica sul suo genere ses-suale. Un umiliante calvario, con sospensio-ne preventiva della federazione internazio-nale di atletica, concluso senza diffondere il risultato degli esami e col suo ritorno in pi-sta. Si suppone sia ermafrodito, continua a gareggiare con le donne. «Io non voglio esse-re qualcuno che non voglio essere. Non vo-glio essere qualcuno che la gente vuole che io sia. Voglio solo essere me. Non voglio cam-biarmi». Rimanere Caster, anzi esserlo sem-pre stata.

gnava ripetere le cose due volte. Ma Marti-na è anche una persona fragile, generosa nel voler comprendere tutti. Con me è riu-scita a battere Chris Evert e a vincere due Wimbledon. Quando sono stata in difficol-tà mi ha saldato un debito di 400 mila dolla-ri e quando in Giappone ha visto che guar-davo, rapita, un oggetto elettronico che non potevo permettermi, me lo ha regala-to. Sulla sua generosità non si discute, man-teneva un gruppo immenso, amici e scroc-coni, e pagava sempre lei».

Ma nel 1983 si è licenziata.«Martina quando si innamora mette la

persona amata al centro di tutto e a quel punto consigliarla è difficile. Ma al torneo di Parigi guardava sia me che Nancy Lieber-man, sua fidanzata e preparatrice atletica, e andava in confusione. Così ho detto ba-sta, senza rancori, tanto che mi ha voluta come sua presentatrice quando è entrata nella Hall of Fame del Tennis».

Sorpresa da Bruce Jenner, ex decathle-ta, diventato Caitlyn?«Molto. Anche perché i giornali hanno

scritto che l’avrebbe fatto su mio consiglio, ma non è vero. Io non capisco come si possa cambiare sesso sotto l’occhio delle teleca-mere. Quel coltello, o forse dovrei dire la-ma, che usa il chirurgo porta ad una realtà irreversibile. E anche dolorosa. Io volevo l’a-nonimato, oggi invece cercano pubblicità. C’è chi mi chiede: ci dica, lei che è stata una pioniera. Non lo sarei mai stata se la stam-pa mi avesse lasciata in pace. E la sera a let-to, ci sono io, non la pioniera».

Rimpianti?«Ci sono scelte personali che si fanno per

sano egoismo, ma che coinvolgono anche gli altri. Mi sono allontanato per quattro an-ni da mio figlio, Nick, che in quel momento ha perso un padre: è una cicatrice che non sparisce. L’autorità paterna in gonna fun-ziona meno. Per non parlare di certe scene, al supermercato, dove Nick mi chiama pa-pà, papà, e la gente vede un omone in gon-na e camicia che si avvicina a lui. Non è faci-le quando il tuo bimbo a nove anni ti chie-de: papà hai i seni? Come non è stata facile la prima visita ginecologica dopo l’operazio-ne, il dottore era molto più nervoso di me».

Non ha risposto. «Non posso. Allora non avevo scelta. Ho

sempre amato donne, tranne la parentesi di una relazione con due uomini. E ho prova-to a negare la mia parte di maschio, ma vi-vevo in una società che non mi avrebbe per-messo di essere effeminata, senza farmi sentire diversa. E l’operazione l’ho fatta con una buona dosa di incoscienza, a volte è meglio così».

Richard è morto?«No, vive in un’altra persona. Io da Re-

née non cucino, né faccio giardinaggio, ado-ro lo stesso Bach che adoravo quando ero Ri-chard. Come Renée non ho mai amato uo-mini e come Richard ho amato donne. E ora che sono invecchiata dò ai vestiti molto me-no importanza di una volta. Non odio Ri-chard Raskind, è una parte di me, ho la sua stessa personalità. E mi dispiace per mia moglie, per mio figlio, per la mancanza di privacy. Ai giovani quando c’è conflitto tra il proprio sentire psichico e la condizione anatomica bisognerebbe lasciare tempo per decidere, non forzarli, a volte anche le circostanze sono un obbligo».

Se si guarda allo specchio?«Sono un facsimile di donna, non ho ova-

ie, né utero. Ma sto bene nella mia pelle. Ri-chard era un bel tipo, però nel suo sguardo c’era tanta disperazione».

*�$"4*

%B�#SVDF�+FOOFSB�)FJEJ�,SJFHFSJ�OBUJ�EVF�WPMUFEFMMP�TQPSU&TBNJ �QPMFNJDIF �NFEBHMJF��&�RVFJ�TPTQFUUJ�TVMMB�TVEBGSJDBOB�4FNFOZB

-"�4503*"

/BUB�B�/FX�:PSL�OFM����� �DPNF�3JDIBSE�3BTLJOE �QPJ�NFEJDP�PDVMJTUB �TJ�PQFSB�QFS�EJWFOUBSF�EPOOB�OFM�������5FOOJTUB�QSPGFTTJPOJTUB�GPUP�B�TJOJTUSB �BNNFTTB�BHMJ�6T�0QFO�EFM�A���EBMMB�$PSUF�4VQSFNB�GPUP�JO�NF[[P��DPO�*MJF�/BTUBTF�OFM�A���BSSJWB�BMMB�TFNJGJOBMF�EFM�EPQQJP�NJTUP��)B�BMMFOBUP�.BSUJOB�/BWSBUJMPWB�F�TDSJUUP�EVF�BVUPCJPHSBGJF��"�MFJ�Ò�EFEJDBUP�JM�EPDVNFOUBSJP�i3FOÏFwEFMMB�&TQO�GPUP�B�EFTUSB

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5" ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

$"*5-:/�+&//&3�&9�#36$&

$MBTTF����� �EJ�.PVOU�,JTDP �

4UBUP�EJ�/FX�:PSL��EFDBUMFUB �

#SVDF�+FOOFS�GV�PSP�PMJNQJDP�

B�.POUSFBM�A����4QPTBUP�USF�WPMUF �

��GJHMJ ��EJWFOUBUB�$BJUMZO�

DPNQMFUBOEP�JM�QSPDFTTP�EJ�

USBOTJ[JPOF�RVFTU�BOOP��

7BOJUZ�'BJS�6TB�MF�IB�EFEJDBUP�

MB�DPQFSUJOB�OFM�HJVHOP�TDPSTP

)&*%*�,3*&(&3�10*�"/%3&"4

-BODJBUSJDF�EFM�QFTP�ESPHBUB�

EJ�TUFSPJEJ�EBMM�FY�%ES �)FJEJ�

,SJFHFS�EJWFOOF�"OESFBT�

RVBTJ�WFOU�BOOJ�GB��i/PO�IP�BWVUP�

TDFMUB �)FJEJ��TUBUB�VDDJTBw �EJTTF��

&�B�QSPQPTJUP�EJ�RVBOEP�FSB�)FJEJ�

F�EFM�TVP�BTQFUUP�NBTDPMJOP��

i&SP�VOB�EPOOB �VO�VPNP �OPO�

TP��6O�RVBMDPTB�TFO[B�JEFOUJUËw

$"45&3�4&.&/:"

4VEBGSJDBOB ����BOOJ �IB�WJOUP�JM�

NPOEJBMF�EJ�#FSMJOP������F�

M�BSHFOUP�B�-POESB������OFHMJ�

����NFUSJ��%PQP�JM�TVDDFTTP�JO�

(FSNBOJB �Ò�TUBUB�TPUUPQPTUB�B�

UFTU�TVM�HFOFSF�TFTTVBMF�F�

TPTQFTB�QSFWFOUJWBNFOUF�EBMMB�

*BBG��M�FTJUP�EFHMJ�FTBNJ�OPO��

OPUP �HBSFHHJB�DPO�MF�EPOOF�

3FOÏF�3JDIBSET�GJOBMJTUB�JO�EPQQJP�DPO�7JSHJOJB�8BEF�BMM�6T�0QFO�A��

������*/�'*/"-&�/&-�%011*0

Page 38: La Repubblica - 30 Novembre 2015
Page 39: La Repubblica - 30 Novembre 2015

laRepubblica -6/&%¹ ��/07&.#3&����

��

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

MILANO

&dgardo Franzosini potrebbe essere un personaggio di Edgardo Franzosini. Una di quelle personalità entrate da una porta secondaria della grande storia. Un impie-gato di banca, con la passione della letteratura e delle vite degli altri. Vite che apparentemente hanno lascia-

to pochi segni, quasi dimenticate. Lo scrittore le riprende e ne fa il centro di biografie eccentriche: Bela Lugosi, primo Dracula di Holly-wood; Giuseppe Ripamonti, ghostwriter del cardinale Borromeo; Raymond Isidore, il Picasso di Chartres che trasformò la sua casa in una “cattedrale” di scarti luccicanti. E, ultimo della lista, Rembrandt Bugatti, scultore incompreso, fratello del molto più noto Ettore, il re

delle automobili. Anche lui, protagonista di 2VFTUB�WJUB�UVUUBWJB�NJ�QFTB�NPMUP (pubbli-cato da Adelphi come gli altri) proviene da uno dei faldoni di Franzosini. Nello studio dell’autore brianzolo, nella casa di San Bo-vio, frazione di Peschiera Borromeo — tra la statuina di Bela Lugosi-Dracula, le foto di fa-miglia, molta letteratura francese e l’opera omnia di Simenon — ci sono, chiusi dentro raccoglitori, i ritagli raccolti nel tempo. È un archivio di romanzi potenziali: «Mi capita di fare una ricerca e trovo un indizio su un per-sonaggio, faccio un appunto, lo metto lì, lo di-mentico. Poi incredibilmente ritorna. Deve rimanere un po’ a decantare», spiega.

Franzosini, come decide che una vita vale la pena di essere raccontata?«A volte è anche casuale. Il personaggio

che scelgo deve essere insolito, ma non ec-centrico per il semplice gusto dell’eccentrici-tà. Deve avere quello che io chiamo un gru-mo di sofferenza umana. Tutti hanno qualco-sa che viene tenuto sommerso. La sua deve essere una vita riservata. I miei sono perso-naggi che cercano di cancellare le tracce del-la loro esistenza».

Non fanno mai nulla di clamoroso, non so-no passati alla storia…

«Sono sempre gli altri, i secondi. Mi inte-ressa la verità parallela di cui non tutti si so-no accorti. I personaggi di cui scrivo coltiva-no un’ossessione, meglio se piccola: è più in-teressante. Nel mio primo libro, *M�NBOHJBUP�SF�EJ�DBSUB, mai più ristampato, faccio dire al protagonista: “Un uomo senza ossessioni ignora cosa possa offrire la vita”».

Lei lavorava in banca, come ha iniziato a pubblicare?«Per più di 25 anni sono stato alla Banca

nazionale dell’agricoltura, nella sede di piaz-za Fontana, ma dopo la strage. Un giorno, ho mandato il mio manoscritto a due editori: Su-garco e Sellerio. Il primo pubblicò subito *M�

NBOHJBUPSF�EJ�DBSUB. In realtà, anni dopo, scoprii che anche Elvira Sellerio mi aveva ri-sposto. Ma il portinaio, all’epoca, su istigazio-ne del padrone di casa che non mi accettava, si rifiutava di consegnarmi la posta, faceva finta che non esistessi».

Poi, vent’anni fa, ha iniziato a pubblicare con Adelphi e per lei è stata la svolta.«Ho avuto la fortuna di essere apprezzato

da Giuseppe Pontiggia a cui mi sono rivolto in maniera ingenua, dicendo che ero brianzo-lo come lui, e che per un certo periodo aveva-mo condiviso il lavoro in banca. Pontiggia ha fatto leggere il mio libro a Roberto Calasso, a cui evidentemente sono piaciuto».

E così pubblicò anche “Bela Lugosi”, che è diventato un piccolo cult tra i lettori…«In realtà, #FMB�-VHPTJ è stato il mio primis-

simo libro, uscito prima con un altro editore

— Tranchida — che mi disse che come “Ed-gardo Franzosini” non avrei venduto una co-pia e quindi mi impose un nome immaginifi-co: Edgar Lander. E anche una biografia in-ventata in cui c’era scritto “vissuto molto a Berlino e a Vienna”, città che peraltro non avevo mai visitato».

Nel suo libro in qualche modo Lugosi di-venta un vero vampiro…«La morfina che prendeva incideva su que-

sto aspetto. In più per gli studios e per il pub-blico lui doveva essere Dracula anche nella vi-ta. Pare che gli scenografi della Universal an-dassero spesso a riempirgli la casa di ragna-tele. Ho cercato di sottolineare come la mac-china da presa sia una sorta di vampiro. Così come i personaggi che finiscono per restare attaccati addosso agli attori. Sembra che Na-poleone sia uno dei più pericolosi…».

Perché per quindici anni non ha più pub-blicato un libro?«Avevo qualche dubbio sulle mie capaci-

tà. E poi ho dedicato tutto il tempo al roman-zo sul Monte Verità. In realtà ci sono stato so-pra troppo. Forse l’argomento meritava un li-bro più bello del mio. Ho scritto quattro ver-sioni, sempre troppo lunghe: sono convinto che ogni scrittore abbia una sua misura. An-che Simenon, quando andava oltre le 140-150 pagine, scriveva libri meno convin-centi. La grande misura per me non va be-ne».

Il Monte Verità è la collina di Ascona, in Svizzera, dove nacque la comunità delle utopie all’inizio del Novecento. Come si è avvicinato a questa storia?«I personaggi del Monte Verità avevano

tutti un sogno, un’ossessione. Questo è il loro fascino: ognuno aveva fondato una religione o un sistema di pensiero. L’eredità di questo mondo è ancora viva».

Come e quando scrive?«Mi piace scrivere in cucina. Nello studio,

l’oppressione dei libri non aiuta. Metto su qualche verdura cotta, sto sulla pagina dalle 9 di mattina fino all’ora di pranzo, poi ripren-do nel pomeriggio».

Perché scrive? Cosa cerca nella letteratu-ra?«Non sono ancora riuscito a rispondere. Di

tutta la storia di Belfagor, il telefilm che vede-vo da bambino, mi è rimasta impressa una cosa: il protagonista va a trovare un vecchio alla periferia di Parigi che colleziona scatole di ritagli di giornale con le notizie più strane e sorprendenti. Alla fine io, con il mio archi-vio di personaggi potenziali, sono diventato come quell’ometto. Anche se non vorrei fini-re per essere lo scrittore delle vite eccentri-che. Poi, invece, chissà… forse sono capace di fare solo quello».

�-�"6503&*-�-*#30

2VFTUB�WJUB�UVUUBWJB�NJ�QFTB�NPMUPEJ�&EHBSEP'SBO[PTJOJ"EFMQIJQBHH�����FVSP���

i3BDDPOUP�WJUFEJ�TFDPOEBF�UFS[B�NBOPu%"3*0�1"11"-"3%0

1BSMB�&EHBSEP�'SBO[PTJOJCJPHSBGP�EFJ�iQFSTPOBHHJ�DIF�OPO�MBTDJBOP�USBDDJBw

i4DSJTTJ�DIF�#FMB�-VHPTJ�EJWFOOF�VO�WFSP�WBNQJSP�B�DBVTB�EFHMJ�4UVEJPTw

$0/5"55*4&(3&5&3*"@$6-563"!3&16##-*$"�*5888�3&16##-*$"�*5

i6O�VPNP�TFO[B�PTTFTTJPOJ�JHOPSB�DPTB�QPTTB�PGGSJSF�M�FTJTUFO[Bw

Page 40: La Repubblica - 30 Novembre 2015

�� 3� $6-563" laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ����

*M�CFTUJBSJPEFM�$PSUÃ[BSQPMJUJDP"-#&350�."/(6&-

/el 1949, a trentacinque anni, Julio Cortázar dall’Ar-gentina si trasferì a Parigi, perché, spiegò in segui-to con superiorità, gli altoparlanti che scandivano il nome di Peron gli impedivano di ascoltare in pace Bartok. Il vero motivo fu forse più banale. A partire

dal diciannovesimo secolo Parigi prese a esercitare una fulgida at-trazione sugli argentini della classe media e superiore, che consi-deravano la loro capitale alla stregua di un modello imperfetto del-la Gerusalemme celeste. Pensavano che Parigi fosse la patria dell’arte e della letteratura e il luogo migliore in cui un giovane ar-

gentino con velleità di scrittore potesse af-finare il suo talento. Fu a Parigi che Cortáz-ar, mentre lavorava come traduttore per l’Unesco, creò la voce letteraria che sareb-be diventata la sua prerogativa: un vocabo-lario inconfondibilmente porteño, al con-tempo originale e tradizionale, ostinata-mente fermo nel tempo a quello della Bue-nos Aires degli anni Quaranta. Gli esuli si creano una nuova immagine del paese che hanno lasciato, più forte di qualunque da-to di fatto e questa immagine, nel tempo, fa da palinsesto a nuovi ricordi immagina-ri. La Buenos Aires dei racconti di Cortáz-ar, quella di *M�WJBHHJP�QSFNJP, di 3BZVFMB, non è mai corrispondente alla realtà del tardo Ventesimo secolo. Nella Buenos Ai-res fittizia di Cortázar troviamo episodi che richiamano gli eventi terribili dei pri-mi anni Cinquanta durante il governo po-pulista di Perón e degli anni Settanta sotto la dittatura militare, ma nel mondo di Cor-tázar vengono messi in scena su un palco-scenico immaginario, ma non per questo meno reale. Si sa che il romanziere spesso

riesce a illustrare la realtà meglio dello sto-rico. Lo confermano le lettere di Cortázar pubblicate da Edizioni Sur col titolo $PTÖ�WJPMFOUFNFOUF�EPMDF��-FUUFSF�QPMJUJDIF.

Venticinque anni dopo aver lasciato l’Argentina, Cortázar vi fece ritorno per un breve periodo e ciò che vide confermò l’immaginario che si era costruito. «Un paese in cui i cadaveri soffrono di una ma-nia ambulatoria, vanno avanti e indietro, vengono rapiti e restituiti, seppelliti e rie-sumati, come in un orribile racconto di zombie o vudù», scrive all’amico Félix Grande poco prima del Natale 1974. «Per non parlare della casualità incredibile di un uomo che un giorno sogna di lasciare il potere a una donna, ed è sul punto di farlo quando una leucemia gli mette i bastoni tra le ruote, passano più di vent’anni e quello stesso uomo ha di nuovo lo stesso so-

gno e questa volta lo realizza a costo della sua stessa morte» aggiunge riferendosi a Perón, novello Ubu, che aveva cercato di insediare Evita prima che morisse di can-cro e aveva finito poi per incoronare la de-bole Isabelita.

Cortázar si era sempre tenuto al corren-te della realtà politica argentina ma l’esi-lio volontario non gli fu facilmente perdo-

nato dagli autori rimasti in patria, che gli rimproveravano di aver abbandonato l’u-nico campo di battaglia che reputassero valido per un intellettuale responsabile. La censura imposta dai militari faceva sì che in Argentina fossero letti solo i testi “letterari” di Cortázar. Poco dopo la fine della dittatura egli scrisse all’editore Ma-rio Muchnik: «Mi è bastata una settimana

a Baires per rendermi conto di ciò che già sapevo, ovvero che in questi dieci anni pra-ticamente nessuno ha letto i numerosi te-sti che ho scritto contro la Giunta, a propo-sito dell’esilio, etc. [...] Pubblicavano solo i miei testi letterari, come puoi immagina-re, e quelli di argomento politico finivano nel cestino». Dall’altro era l’invidia a fare la sua parte, parecchi dei suoi colleghi ri-masti in patria volevano screditarlo a livel-lo internazionale e lo accusarono non solo di aver abbandonato e tradito la patria ma di scribacchiare testi elitari che l’uomo del-la strada, di cui Cortázar si ergeva a paladi-no, non era in grado di leggere.

L’apologia di Cortázar fu l’unica possibi-le. «In uno scrittore degno di questo nome tutto il suo essere converge nella sua ope-ra, compreso il suo comportamento uma-no e politico», dichiarò nel 1974, nel pieno della polemica su questo tema con la scrit-trice Liliana Heker, che in una lettera aper-ta alla rivista &M�0SOJUPSSJODP aveva critica-to la sua scelta di stabilirsi a Parigi. L’affer-mazione suona del tutto veritiera. Nulla di

ciò che produciamo, in parole o azioni, può esulare dall’ambito politico. Il sottotitolo della raccolta è superfluo, perché gli scritti di un autore, siano essi catalogabili come fiction o non-fiction, non possono essere che politici. Siamo animali politici, nel sen-so che tutti viviamo in una polis e interagia-mo necessariamente tra di noi, influenzan-do così la nostra società. $BTB�PDDVQBUB il racconto pubblicato da Borges su -PT�"OB�MFT�EF�#VFOPT�"JSFT quando Cortázar non aveva ancora lasciato Buenos Aires, fu in-terpretato dal sociologo Juan José Sebrelli come un’accusa nei confronti del regime di Perón. Sebrelli può aver ragione, ma è an-che una storia sull’Età dell’ansia (come la definì W. H Auden) e sulla tesi esistenziali-sta che “l’inferno sono gli altri”. Se le paro-le di un autore hanno un peso, lo hanno a tutti questi livelli, perché la nostra estetica

*M�QFSTPOBHHJP

*-�-*#30

$PTÑ�WJPMFOUFNFOUFEPMDF�EJ�+VMJP�$PSUÃ[BS�4VS �B�DVSB�EJ�(JVMJB;BWBHOBQBHH�����FVSP���

&TDPOP�J�UFTUJ�QJá�NJMJUBOUJEFMMP�TDSJUUPSF��JM�EVSP�SJUSBUUPEJ�VO�"SHFOUJOB�TFO[B�QBDF

2VBOEP�UPSOÛ�B�#BJSFT�EB�1BSJHJGV�BDDVTBUP�EJ�RVBMVORVJTNP

%B�4UFOEIBM�B�#PSHFT �HMJ�BVUPSJTPOP�UVUUJ�iBOJNBMJw�EFMMB�QPMJT

Page 41: La Repubblica - 30 Novembre 2015

laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ���� ��

MILANO

5rascorre le sue giornate ascoltando le voci che escono da una vecchia radiolina costruita da suo padre, Salvatore Quasimodo. Sulla scriva-

nia campeggia una cartolina con le dediche di Pablo Picasso e Paul Éluard: seduto pro-prio qui, il poeta scrisse &E�Ò�TVCJUP�TFSB. Alessandro Quasimodo vive tra questi e al-tri ricordi nella sua casa di Porta Venezia a Milano. Diari custoditi nell’armadio, ritrat-ti, faldoni ben ordinati, fogli, appunti. A cia-scuno dei quali è legato visceralmente. A tut-ti tranne uno. Il premio Nobel, che ha deciso di vendere, come già annunciato qualche giorno fa. Ma solo ora Alessandro confessa

di aver preso questa decisione per motivi molto personali: «Me ne voglio disfare per-ché mio padre alla cerimonia di Stoccolma andò con la sua amante, lasciando me mia madre, che invece eravamo stati invitati, a casa».

Il Nobel di Quasimodo verrà messo all’a-sta dopodomani alla Bolaffi di Torino. Per il lotto 401, con la medaglia e il diploma confe-rito al poeta dall’accademia dei Nobel nel 1959, si partirà da una base d’asta di 50 mi-la euro. Un semplice oggetto che però, per il figlio del grande poeta, è diventato il simbo-lo di un’infanzia tormentata: «Ho perdonato tante cose a mio padre, ma alcune non posso ancora perdonarle. Chi si permette di giudi-carmi perché ho deciso di sbarazzarmi di una medaglia e un diploma non sa quello che ho passato».

Il riferimento è al passato familiare. Ma soprattutto a sua madre. Nella raccolta di poesie di Maria Cumani -POUBOB�EB�HFTUJ�JOVUJMJ, appena edita da Aletti, la poetessa moglie del premio Nobel scrive: «Così a lui a me per ben sei volte meno uno». Quelle «sei volte meno uno» sono gli aborti della donna: «L’ultima volta avevo 11 anni e ricordo quel giorno quando mio padre disse a mia ma-dre: devi scegliere o me o il bambino. Cosa volete che rappresenti per me oggi questa medaglia?». Comportamenti difficili da per-donare, per il figlio del poeta: «Con me ave-va spesso un atteggiamento da pater fami-lias, mi ricattava dicendomi che se non fossi stato promosso mi avrebbe mandato a fare l’operaio. Sono queste le cose che non riesco ancora a perdonargli».

Da quando ha intrapreso la carriera d’at-

tore, dopo i suoi esordi con Federico Fellini, Alessandro Quasimodo non ha mai messo in discussione lo spessore artistico del padre poeta. «Da anni continuo a recitare le sue poesie insieme a quelle di Maria Cumani, ho sempre cercato di distinguere, anche se con fatica, la figura del padre da quella del poe-ta».

Dopo aver mandato in scatoloni blindati

la medaglia e il diploma del Nobel a Torino, Alessandro è partito per Roccella Jonica, in Calabria, dove ha tenuto un dibattito su suo padre. Tappa successiva Messina, per un concerto con la musicista Rosalba Lazzarot-to, in memoria della figura di Quasimodo. E quando dopodomani a Torino verrà battuto all’asta il Nobel, il figlio Alessandro conti-nuerà a recitare poesie come sempre: «Il No-bel a Quasimodo non glielo toglie nessuno. Mi auguro che a intervenire all’asta sia qual-che istituzione. Il mio desiderio più grande è che vada in Sicilia, magari in qualche mu-seo, a disposizione del pubblico».

Alessandro abbassa per un attimo il volu-me di quella vecchia radiolina custodita in cucina: «L’aveva assemblata mio padre. Non lo vedevo quasi mai perché è stato un genitore assente, ma ho davanti la sua im-magine mentre aggiusta strumenti elettrici di quell’epoca. Mi piace ricordarlo così. O co-me in quella poesia in cui parla del primo in-contro con mamma come un avvenimento benedetto dal firmamento». Recita i versi a braccio: «Nell’aria dei cedri lunari, al segno d’oro udimmo il Leone. Presagio fu l’ululo terreno». Era un’afosa serata di giugno del 1936 a Milano, Salvatore Quasimodo e la gio-vane Maria Cumani passeggiavano per i giardini pubblici: «Da lì per mia madre Qua-simodo divenne un’ossessione». E mentre si continua a vociferare sulla sua scelta di ven-dere il Nobel (all’annuncio alcuni avevano interpretato la sua decisione in chiave eco-nomica) Alessandro Quasimodo chiosa: «No, non è stato un buon padre. Ma rimarrà per sempre un grande poeta».

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

non è scissa dall’etica, pubblica o privata.Stendhal, i cui romanzi ci aiutano a capi-

re, tra l’altro, le conseguenze dell’insidio-sa politica napoleonica, rifiutava l’ingeren-za della politica in un’opera narrativa. «La politica», disse Julien Sorel, «è una pietra appesa al collo della letteratura e in meno di sei mesi la farà affogare. La politica fram-mista agli interessi letterari è come un col-po di pistola nel bel mezzo di un concerto».

A meno che, ovviamente, la politica non sia parte integrante dell’impianto lettera-rio. Quando conobbi Cortázar a Parigi nel 1969, si offerse di portarmi in giro per mo-strarmi alcune scritte sui muri risalenti al maggio ‘68. «Sono tra le poesie più belle mai composte». Poi mi chiese di scattargli una foto davanti a una in particolare, che recitava: «L’imagination au pouvoir».

� 5SBEV[JPOF�EJ�&NJMJB�#FOHIJ�

-�*/*;*"5*7"

%JFDJ�BOOJ�EJ�i5SBNFwÒ�GFTUB�B�#PMPHOB

BOLOGNA. Dieci anni di attività. Il 3 dicembre alle 18 la libreria Trame di Bologna festeggia il suo primo decennio inaugurando ®�SF#0VST”, una mostra fotografica (ideata e allestita dall’associazione culturale Periodoipotetico) nata dall’incontro con quindici lettori che hanno raccontato per immagini il proprio rapporto con la letteratura, e la storia delle loro librerie private.In questo modo le pareti della libreria Trame diventano, oltre che scaffali pieni di libri, un luogo d’accesso all’esperienza privata.®�SF#0VST è il primo evento di OutBOok, progetto più ampio finalizzato a creare un archivio della memoria letteraria della città che, a partire dalla pagina, costruisce la propria identità, vive e si racconta.

PARIGI. «Il mio amore è in te, che mi ami e la mia gioia per te è fresca come un erba medica di aprile». Così lo scrittore francese Antoine de Saint-Exupéry scriveva alla moglie Consuelo Suncin in una delle 17 lettere e 9 biglietti, per un totale di 52 fogli manoscritti che saranno messi all’asta da Christie’s mercoledì a Parigi. La stima del lotto oscilla tra 100mila e 150mila euro. In una lettera del 1943, poco prima di morire, l’autore del 1JDDPMP�1SJODJQF confidava a Consuelo il suo entusiasmo nel pilotare l’aereo da guerra più veloce del mondo e il suo ardente desiderio di trovare «la pace nella morte». Il 31 luglio 1944 Saint-Exupéry scomparve durante una missione aerea di ricognizione a bordo del suo Lockheed P-38 Lightning nel mar Mediterraneo davanti alla baia di Marsiglia.

1"3*(*

4BJOU�&YVQÏSZ �BMM�BTUB�MF�MFUUFSF�E�BNPSF

XXX�FEJ[JPOJTVS�JUXXX�BEFMQIJ�JU

1&3�4"1&3/&�%*�1*Ä

"-&44"/%30�16(-*"

4)0354503*&4

i7FOEP�JM�/PCFMEJ�NJP�QBESF2VBTJNPEPQFS�HFMPTJBw

-B�DPOGFTTJPOF�EFM�GJHMJP"MFTTBOESP��i/PO�MP�GBDDJPQFS�TPMEJ�NB�QFS�NJB�NBESFw

i)P�EFDJTP�EJ�EJTGBSNJ�EFJ�TVPJ�DJNFMJ�QFSDI�RVFM�HJPSOPBMMB�DFSJNPOJB�EJ�4UPDDPMNB�BOE�DPO�MB�TVB�BNBOUFw

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

-"�'".*(-*"

%B�TJOJTUSB�B�EFTUSB �.BSJB�$VNBOJ �"MFTTBOESPF�4BMWBUPSF�2VBTJNPEP

Page 42: La Repubblica - 30 Novembre 2015

laRepubblica -6/&%¹ ��/07&.#3&����

��

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

"3*"//"�'*/04

4APERLA lunga e saperla raccon-tare. Woody Allen e la sua iro-nia compiono ottant’anni. Il re-gista, in camicia a scacchi, ci ac-coglie con un accenno d’abbrac-

cio. Sembra più giovane di dieci anni fa. Di-ce cose terribili e buffe. Non ha la minima intenzione di festeggiare l’evento, il primo dicembre. Continua, inarrestabile a con-centrarsi sul lavoro. Il 16 dicembre conse-gna alle sale *SSBUJPOBM�NBO e sta gia mon-tando il prossimo film.

In “Irrational man” il filosofo Joaquin Phoenix progetta un crimine per vendi-care i torti subiti da una sconosciuta.«Una mattina, seduto in un ristorante di

Manhattan, ho ascoltato la conversazione al tavolo dietro il mio. Una donna in fase di separazione raccontava di un giudiche che aveva parteggiato per il marito togliendo-le perfino la casa. Era piena di dolore e sen-so di impotenza. Tre mesi dopo ci ho ripen-sato e ho iniziato a scrivere il film».

Ascolta spesso le conversazioni altrui?«Sempre. Vieni a scoprire spaccati di vi-

ta straordinari e terribili. Tradimenti, bu-gie. A volte qualcuno si accorge che mi sto impicciando...fa cenno al compagno, e si zittiscono. Altri invece nella foga continua-no. Le vite degli altri mi appassionano».

E non le viene in mente di intervenire in aiuto dele persone di cui ascolta i dram-mi?«No. Sinceramente ho già tanti proble-

mi miei a cui pensare».In questo film e nel suo cinema ci sono tanti filosofi...«La mia prima moglie, Arlene Rosen,

studiava Filosofia all’università. Ne parla-va in continuazione e riempiva la casa di to-mi. Ne ho letti a centinaia. La maggior par-te erano noiosi e noiosamente scritti. Tran-ne gli esistenzialisti francesi. Li adoravo: passionali, scenografici. Non si limitavano a scrivere libri, mettevano su spettacoli, performance. Si battevano contro il nazi-smo. Erano provocatori, eroici, pronti all’a-zione. Sì, loro mi piacevano davvero. Avrebbero conquistato qualsiasi donna. Il mio idolo era Jean-Paul Sartre».

Le sue storie comprendono spesso il de-litto, a volte il castigo. Come convive

con i suoi peccati e con i suoi errori?«Non guardo mai al passato, lo seppelli-

sco. Vale anche per il cinema. Il set è un mo-mento di condivisione, incontro donne me-ravigliose come Cate Blanchett e Emma Stone. A film finito, archivio tutto. Nell’ap-partamento a Manhattan non ci sono foto mie con Scarlett Johansson o Diane Kea-ton, nessun ricordo. Guardo avanti».

Per lei il cinema è una delle distrazioni dalla tragedia dell’esistenza. Quali so-no le altre?«Fremo come un adole-

scente alle partite di ba-seball, quando suono il clarinetto. Sto be-ne quando rido del-le battute di mia

moglie, nei momenti condivisi con le bam-bine».

Da domani lei sarà uno splendido ottan-tenne.«Mi sento ancora pieno di energia, crea-

tività. Poi ci sono quei momenti in cui mi sveglio alle tre di notte e resto con gli occhi sbarrati a guardare il soffitto. Non ci sono più distrazioni, alibi. Realizzo la tragedia della vita».

E cosa fa?«Di solito mi alzo e mi esercito con i gio-

chi di prestigio. Funziona fin da quando ero ragazzino».

Cosa la fa ridere?«Il cinema dei fratelli

Marx, Charlie Chaplin. Buster Keaton invece

non mi ha fatto ridere mai».Il momento più felice nella vita?«Un momento lungo quanto?»Diciamo il più lungo.«Beh, direi appena mi sono sposato con

la mia seconda moglie, Louise Lasser. I pri-mi due mesi sono stati romantici. Felicità assoluta».

E da ragazzino?«Quando attraversavo il ponte di Broo-

klyn ed ero finalmente a Manhattan. Cor-revo e chiudermi in un cinema a guardare film, a sorprendermi e commuovermi. Va-gavo da una sala all’altra».

Oggi continua a sfornare film.«Nel prossimo ci sono Blake Lively e Jes-

se Eisenberg, con cui ho lavorato a 'SPN�3PNF�UP�MPWF: che belli quei mesi di set, rico-struire la mia Roma immaginaria, guarda-re dentro le finestre delle case degli italia-ni. Il nuovo film l’ho girato tra New York e la California, ambientato in un cabaret: musica, balli, fumo, bevute. Negli anni Trenta».

Quelli della sua giovinezza.«Sì. Un ritorno nel tempo dell’America

che amo, all’epoca dei locali e della bella musica, dell’eleganza. Un fermento irripe-tibile».

Di quella che oggi cosa pensa? È l’ora di un presidente donna?«Per me poteva esserci anche cent’anni

fa, come un presidente nero o un ebreo. È un aspetto della società americana che

non mi appartiene. Io appoggio forte-mente Hillary Clinton, è la persona giusta e ha tutte le capacità. E ho sostenuto Obama, una persona perbene con alti ideali, boicotta-ta selvaggiamente».

Sono i tempi di “House of cards”. Lei detto di sentirsi in difficoltà per la serie tele-visiva che deve realizzare per Amazon. Perché?«Ho iniziato facendo la

tv, scrivevo testi per i co-mici, per Mel Brooks.

Mi sono divertito, ma era un mondo diver-so. La tv di oggi non mi appartiene. Quan-do faccio un film co-

struisco un crescendo e un climax. Non so co-

me dividere la storia per far finire ogni puntata la-

sciandoti la voglia di vedere la successiva».

Ha già scelto la storia?«Ce ne sono due. Una commedia roman-

tica e un dramma complicato. Quando arri-vo a un punto morto con un’idea, mi butto sull’altra. Per ora ondeggio».

È bello vederla recitare...«Non trovo ruoli per me. Se nel film non

sono quello che bacia Emma Stone, me-glio non esserci. Ma nel progetto della se-rie drammatica c’è un ruolo per me. Un marito incastrato in un rapporto difficile, che si trova in una situazione tremenda».

Perché ha tanta paura della tv?«Ha presente le serie televisive di og-

gi? Sono forti. Quelli di Amazon da me si aspettano chissà quale origina-lità. La serie sul transessuale ha riempito le pagine dei giornali, sca-

tenato il dibattito. Io racconto di semplici vicende umane. Ogni gior-no mi pento di avere accettato. E ora, quando mi sveglio alle tre di not-te, agli altri pensieri s’aggiunge quello della figuraccia cosmica, quando la serie sarà trasmessa...».

8PPEZ��

$0/5"55*4&(3&5&3*"@41&55"$0-*!3&16##-*$"�*5888�3&16##-*$"�*5

.J�QJBDFWBOP�HMJ�FTJTUFO[JBMJTUJ�GSBODFTJ��BWSFCCFSP�DPORVJTUBUP�RVBMTJBTJ�EPOOB��*M�NJP�JEPMP�FSB�+FBO�1BVM�4BSUSF

i0SB�MP�QPTTP�DPOGFTTBSF�QFS�GBSF�J�NJFJ�GJMNIP�TQJBUP�MF�WJUF�EFHMJ�BMUSJw

+";;

"MMFO�OPO�IB�NBJ�SJOVODJBUP�BMMB�

NVTJDBM�BMUSB�TVB�

HSBOEF�QBTTJPOF."5$)�10*/5

���� �QSPUBHPOJTUB�

Ò�4DBSMFUU�+PIBOTTPO�

."/)"55"/

���� �VOP�EFJ�QSJNJ�

DBQPMBWPSJ�EJ�"MMFO

#-6&�+"4.*/&

���� �$BUF�#MBODIFUU�

WJODF�JM�QSFNJP�0TDBS

-B�TVB�JSPOJB�DPOUJOVB�B�JODBOUBSF�HFOFSB[JPOJ�EJ�TQFUUBUPSJ��%PNBOJ�JM�SFHJTUB�DPNQJF����BOOJ�&�OPO�TJ�GFSNB��*M����EJDFNCSF�SJUPSOB�OFMMF�TBMF�DPO�JM�TVP�VMUJNP�MBWPSP��i*SSBUJPOBM�NBOw

*�'*-.

/PO�USPWP�SVPMJ�QFS�NF�&�TF�OFM�GJMN�OPO�TPOP�RVFMMP�DIF�CBDJB�&NNB�4UPOF�NFHMJP�OPO�FTTFSDJ���

"�WPMUF�EJ�OPUUF�SFBMJ[[P�MB�USBHFEJB�EFMMB�WJUB��3FTUP�GFSNP�B�HVBSEBSF�JM�TPGGJUUP��1PJ�QFS�NJ�BM[P�F�JOJ[JP�B�GBSF�HJPDIJ�EJ�QSFTUJHJP

Page 43: La Repubblica - 30 Novembre 2015

��

.64*$"

"EFMF �i��wGB�JM�SFDPSE�EJ�WFOEJUF

Adele, record annunciato. Il nuovo album di inediti della cantante inglese,

“25”, ha venduto in una settimana in Gran Bretagna più di 800mila copie e negli Stati Uniti ha superato

in sette giorni 3 milioni e mezzo di copie.

Adele, che torna dopo una pausa di quattro anni (dall’album “21”) presa per dedicarsi alla famiglia, nel 2016 sarà in Italia con due concerti all’Arena di Verona.

6OB�GBNJHMJB�JO�HVFSSB�DPOUSP�J�WFMFOJ�EFMM�BNJBOUP

-"�4&3*&�)#0

*M�1BLJTUBO�EVSPTV�i5IF�#SJOLwi4PMP�TUFSFPUJQJw�

1"0-0�%�"(045*/*

-A FABBRICA, la più gran-de d’Europa, è arrivata a impiegare 2500 ope-rai. Era considerato un

privilegio lavorarci, e noi ci senti-vamo fieri». Contiene molte cose il monologo chiave del film pro-nunciato dal padre del protago-nista – rispettivi interpreti Gior-gio Colangeli e Marco D’Amore – di 6O�QPTUP�TJDVSP: sicuro, con tragica ironia, nel senso di non minaccioso per la salute e nel senso di lavoro stabile. Nessuna delle due cose vera.

L’amianto, lavorato dalla mul-tinazionale belga-svizzera Eter-nit dall’inizio del Novecento, fu sinonimo di versatilità e resi-stenza, e modernità, progresso, benessere. Sta dappertutto, mal-grado l’opera di denuncia e di bo-nifica, e in molte parti del mon-do – Cina, India, Russia, Brasile – si continua a usare. Lo stabili-mento di Casale Monferrato ven-ne chiuso a metà degli anni Ot-tanta ma la lotta dei dipendenti, delle loro famiglie e dei cittadini per ottenere il riconoscimento della nocività, che nella sola Ca-sale avrebbe prodotto circa due-mila vittime di tumori provocati dalla respirazione delle polveri, era appena iniziata. La condan-na dei proprietari ottenuta in As-sise e confermata in Appello sa-rebbe stata infine vanificata dal-la Cassazione che ha giudicato i reati prescritti. Reati gravissi-mi, dall’omicidio colposo al disa-stro ambientale. Ma la lotta con-tinua perché gli effetti continua-no e continueranno. Questa sto-ria richiama tutti alla riflessione sui principi di sviluppo e progres-so.

Il film di Francesco Ghiaccio parla di questo, documentato ma non didascalico, trovando la chiave poetica per farlo. Il ragaz-zo Luca voleva fare l’attore ma non ha creduto in se stesso e tira avanti facendo il pagliaccio alle feste dei figli di papà. Ciò che re-sta della sua famiglia è il padre Eduardo che però non vede mai. Anche Eduardo, ragazzo de vole-va fare l’attore ma per sposare la sua innamorata e mettere su fa-miglia aveva seguito il richiamo del nord e della fabbrica, negli anni 60-70 dell’ottimismo. Ma è andata diversamente. Ora è so-lo, rabbioso, malato. Chiamato in emergenza, Luca accorre ma l’incontro con il padre sarà cari-co di tensione, recriminazioni, odio. Poi le cose prendono una piega diversa, non proprio sere-na ma forse costruttiva. Eduar-do crede nel figlio e decide di aiu-tarlo ad allestire uno spettacolo teatrale sulla vicenda Eternit.

Le scelte di stile, che ci sono e hanno una marcata identità, possono sorprendere per il loro antinaturalismo di convenzione più teatrale che cinematografi-ca. Ma l’effetto è potente, emo-zionante e commovente. Un plauso speciale al giovane Mar-

co D’Amore la cui notorietà è so-prattutto legata a ruoli di “catti-vo” assai diversi da questo ((P�NPSSB�MB�TFSJF) che esaltano la sua versatilità di interprete desti-nato a fare strada.

6/�10450�4*$630

EJ�'SBODFTDP�(IJBDDJPDPO�.BSDP�%�"NPSF�F�(JPSHJP�$PMBOHFMJ

"����"//*

"EEJP�B�#POEZEJSFTTF�JM�GFTUJWBMEJ�4BMJTCVSHP

È morto il regista teatrale svizzero Luc Bondy. Aveva 67 anni. La notizia della sua scomparsa è stata diffusa con un comunicato del Teatro Odeon di Parigi, che guidava dal 2012. Nato a Zurigo e cresciuto in Francia, Bondy ha diretto anche il Festival di Salisburgo e il Wiener Festwochen di Vienna.

L’America rischia l’incidente diplomatico per 5IF�#SJOL, la serie della Hbo interpretata da Tim Robbins nei panni del Segretario di Stato Usa e Jack Black in quelli di un membro del Foreign office. L’ambasciata del Pakistan a Washington ha usato parole dure per l’immagine stereotipata del paese, tra colpi di stato militari e generali corrotti.

/FXTJO�QJMMPMF

"OUFQSJNBDJOFNB

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

1305"(0/*45"

.BSDP�%�"NPSF�IB�JOUFSQSFUBUP�JM�SVPMP�EJ�$JSP�JO�i(PNPSSB���-B�TFSJFw

7JUF�TQF[[BUF�EBM�ESBNNB�&UFSOJU&TDF�JM���EJDFNCSF�i6O�QPTUP�TJDVSPw�VO�SBDDPOUP�EFMMF�CBUUBHMJFEFJ�DJUUBEJOJ�EJ�$BTBMF�.POGFSSBUP�

5&"530�"3(&/5*/"0((*�"�30."�$".&3"�"3%&/5&�1&3�-6$"�%&�'*-*1104J�UFSSBOOP�PHHJ�B�3PNB�J�GVOFSBMJ�EJ�-VDB�%F�'JMJQQP�GPUP �M�BUUPSF�GJHMJP�EJ�&EVBSEP�TDPNQBSTP�WFOFSE�B����BOOJ��-B�DBNFSB�BSEFOUF�WFSS�BMMFTUJUB�B�QBSUJSF�EBMMF�PSF����OFM�UFBUSP�"SHFOUJOB��*M�$PNVOF�EJ�/BQPMJ�IB�EFDJTP�TFNQSF�QFS�PHHJ�VOB�HJPSOBUB�EJ�MVUUP�DJUUBEJOP�F�JM�TJOEBDP�-VJHJ�EF�.BHJTUSJT�SJDPSEFS�M�BUUPSF�OFMMB�TFEVUB�EFM�$POTJHMJP�

*/�6/�1045�46�'"$&#00,4*/²"%�0�$0//03�"//6/$*"�%*�"7&3�5&/5"50�*-�46*$*%*0�-B�EJGGJDJMF�TJUVB[JPOF�JO�GBNJHMJB�F�JM�SJTDIJP�EJ�OPO�WFEFSF�QJá�J�TVPJ�GJHMJ��*O�VO�MVOHP�QPTU�TV�'BDFCPPL�MB�DBOUBOUF�4JOÏBE�0�$POOPS�NPUJWB�JO�RVFTUP�NPEP�JM�TVP�UFOUBUJWP�EJ�TVJDJEJP��i.J�TPOP�TFOUJUB�B�QF[[J��4POP�BOEBUB�JO�PWFSEPTFw��'POUJ�EFMMF�GPS[F�EFMM�PSEJOF�DPNVOJDBOP�DIF�MB�DBOUBOUF �JO�DVSB�EB�UFNQP �BEFTTP�TUB�CFOF�

Page 44: La Repubblica - 30 Novembre 2015

�� 3� "650.0503* laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ����

DIJ�TJ�SJWFEF50.."40�50.."4*�

TORINO

-a primogenita della nuova famiglia Tipo arrive-rà sul mercato italiano con un “Porte Aperte” il 5 e 6 dicembre. E’ una berlina tre volumi dalla li-nea importante, destinata - insieme alle prossi-

me 2 volumi e station wagon – a presidiare nuovamen-te il segmento C, quella fascia di mercato

che in Europa vale oltre il 26% di tutte le vendite di automobili.

Ruolo importante, dun-que, portatore di potenziali incrementi di vendite Fiat in Europa, specie se le altre vet-ture della gamma Tipo avran-

no la personalità e l’appeal della berlina. Dotata di un abita-

colo spazioso, con seduta per 5 perso- ne, di un bagagliaio molto capiente (520 litri), di due tipi di motorizzazioni, un benzina Fi-re da 95 Cv e un diesel Multijet da 120, la Tipo berlina a 4 porte non ha una lunga lista di optional, perché la filo-sofia commerciale per questa vettura ha considerato premiante il concetto del tutto compreso.

«Nella storia recente di Fiat – spiega Olivier Fran-cois, che del marchio è il responsabile mondiale - abbia-mo puntato molto sull’emotività, con ottimi risultati grazie alla gamma 500 diventata portatrice di valori premium e che ora avrà un sostegno pure dalla 124 spi-der. Ma Fiat ha anche una storia di vetture funzionali, accessibili, semplici. Ecco, con la gamma Tipo ripren-diamo questo discorso, perché in Europa siamo legitti-mati a proporre modelli che trovano l’appeal nella pra-ticità e nel value for money. E vorrei chiarire che non siamo nell’ambito del low cost, perché la strategia che

abbiamo adottato è nel dna Fiat da sempre».La conferma? «Due soli i prezzi per le Open Edition.

14.500 euro per il modello a benzina e 19.900 per quel-lo diesel – dice Luca Napolitano, responsabile del brand Fiat per i mercati EMEA (Europa, Medio Orien-te e Africa)- con costi di gestione inferiori rispetto alla media anche del 32%». Ma non è finita. La sorpresa è il prezzo scontato di 2.000 euro che verrà adottato nella fase di lancio. In pratica, con 12.500 euro si prende la versione a benzina. Memori di strategie che in passato avevano caratterizzato l’offerta a prezzi scontati delle versioni cosiddette “povere” ci sentiamo rispondere da Napolitano che la Tipo non ha versioni di attacco, es-sendo le dotazioni in gran parte di serie, con particola-re attenzione alla connettività grazie al sistema Ucon-nect con touch screen da 5” , bluetooth con vivavoce, streaming audio, lettore di SMS e riconoscimento loca-le. Fra gli optional più significativi la telecamera poste-riore e il navigatore Touch TomTom 3D. «Unica condi-zione per avere il prezzo scontato di 2.000 euro che va-le anche per il diesel - sottolinea Napolitano - la rotta-mazione o la consegna al concessionario di un usato».

Inutile, a questo punto, cercare di avere delle indica-zioni sulla durata dell’offerta. E’ evidente il tentativo di convogliare da subito i potenziali acquirenti di que-sta berlina Tipo, prima che possano essere distratti dall’arrivo della due volumi e della station wagon, che verranno presentate in occasione del Salone di Gine-vra (marzo 2016) per poi andare sul mercato a distan-za di qualche mese l’una dall’altra. Strategia evidente-mente condivisa dai concessionari che hanno sotto-scritto ordini superiori tre volte alle attese della Casa. La prima cartina di tornasole si avrà già alla fine della settimana iniziale di dicembre, con il “Porte Aperte”.

Disegnata dal Centro Stile Fiat, sviluppata insie-me alla Tofas e prodotta nel stabilimento del costrut-tore turco a Istanbul (in Turchia venduta come Ae-gea) la prima delle tre vetture della nuova famiglia Tipo certamente modificherà il trend negativo del-la vendita di vetture a tre volumi in Italia, solo 20.007 nei primi dieci mesi di quest’anno, quasi tut-te provenienti dalle marche premium, con vetture il cui design accenna appena il terzo volume.

Esattamente come la berlina Tipo, che proprio per questa peculiarità estetica, con i suoi 4 metri e 53 di lunghezza, ripropone le sembianze di una vettura che può fare status.

-B�TGJEB�EFMMB�'JBU�DPO�MB�OVPWB�5JQP

F�JM�SJUPSOP�OFM�TFHNFOUP�$�DIF�JO�

&VSPQB�WBMF�JM�����EFMMF�WFOEJUF

-e ultime previsioni dico-no che in Italia le vendi-te di automobili torne-ranno addirittura sopra

le due milioni di unità nel giro dei prossimi tre anni. Roba da non crederci visto cosa si era detto e sentito finora. Ma la ruota gira e stavolta sembra nel verso giusto. Persino per la Volkswagen, vittima di se stes-sa e di quel maledetto “diesel-gate” che ha scaraventato il mondo dell’auto in prima pagi-na per oltre un mese.

Sembra, infatti, che sulla truffa delle centraline trucca-te si possa finalmente comin-ciare a parlare di “via d’usci-ta”. Notizia che finora non ha avuto l’enfasi che merita ma forse i tanti che hanno messo “il silenziatore” sulla vicenda non hanno colto che stavolta l’annuncio era positivo. La noti-zia, comunque arriva diretta-mente da Wolfsburg dove final-mente hanno trovato una solu-zione ai problemi di emissioni dei motori 1.6 e 2.0 TDI. Solu-zione già accettata dalla KBA (l’Autorità federale per moto-ri e trasporti) che sarà “rapida e a basso costo”.

Si comincerà da gennaio (ma ci vorrà tutto il 2016 per controllare 8,5 milioni di auto-mobili interessate) con inter-venti tecnici che lasceranno in-variati potenza e consumi. La Volkswagen assicura che “con-tatterà tutti i clienti e si adope-rerà per tener conto delle ne-cessità individuali durante l’in-tervento in modo da evitare, per quanto possibile ogni diffi-coltà”. Per esempio, garanten-do a tutti soluzioni alternative come l’auto sostitutiva.

Dopo tante informazioni confuse e contraddittorie arri-va dunque il segnale che il mer-cato e soprattutto gli automo-bilisti aspettavano. Quale sarà il prezzo da pagare per la Volk-swagen è presto per saperlo ma almeno si comincia a vede-re la strada per uscire dalla pa-lude. E forse anche per rico-struire un rapporto diverso e più corretto con tutti. Che poi significa “recuperare fiducia”.

Fiducia che faticosamente sta riconquistando l’intero set-tore automobilistico in forte ri-presa nell’intera Europa e co-me detto soprattutto in Italia, grazie anche alla produzione. La Fca mantiene le maggiori promesse con numeri record per Jeep e Fiat in attesa di cono-scere la vera entità della sfida dell’Alfa Romeo.

E così mentre la Giulia deve ancora spettare per arrivare sul mercato ecco il ritorno del-la Fiat Tipo, una nuova berlina che si può riassumere, senza scomodare il low cost, in “tan-ta auto a poco prezzo”. Una vec-chia idea della Fiat cavalcata prima ancora che venisse in mente alla Renault con la sua Dacia. Storie di successo che fanno crescere le vendite e mi-gliorare i bilanci. Che alla fine è sempre quello che conta.

-B�OPWJUË

*M�QSF[[P�EJ�MBODJP�B��������FVSP��'SBODPJTi/PO�TJBNP�OFM�MPX�DPTU�QFSDI�RVFTUB�TUSBUFHJ��EB�TFNQSF�OFM�OPTUSP�EOBw

�����-0�4$0/50

-JTUJOP�SJEPUUP�EJ�

EVFNJMB�QFS�JM�MBODJP�

"''"3*���'*/"/;" 6$0//&$5.BYJ�TDIFSNP�BM�DFOUSP�EFMMB�QMBODJB �DPNBOEJ�WPDBMJ�F�MFUUVSB�EFJ�NFTTBHHJ�JO�BSSJWP��-B�5JQP�OPO�EJNFOUJDB�JM�QPQPMP�EFMMB�SFUF�DIF�WJWF�DPOOFTTP

#FSMJOB

.&3$&%&4 �"-�7*"�-�0''&/4*7"�467

-B�DBTB�UFEFTDB�QVOUB�TFNQSF�

QJá�TVHMJ�TQPSU�VUJMJUZ�F�TVM�MPSP�

TVDDFTTP�TVM�NFSDBUP��6O�

PGGFOTJWB�DIF�QBSUF�DPO�DJORVF�

NPEFMMJ�EJ�NPEFMMJ�EJ�4VW�DPO�

NPUPSJ�EB���B����DJMJOESJ �

DJMJOESBUF�EB������B������F�

QPUFO[F�EB�����B�����$W

4WPMUB�EJFTFMHBUFDPTÖ�7PMLTXBHFOQVÛ�SJDPNJODJBSFNB�MB�OPUJ[JBQBTTB�OFM�TJMFO[JP

5SPWBUB�MB�TPMV[JPOF�QFS�MF�DFOUSBMJOF�USVDDBUF��0SB�J�SJDIJBNJ�QPTTPOP�QBSUJSF

*-�16/50

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

*�.0503*

-B�OVPWB�5JQP�BSSJWB�TVCJUP�DPO�VOB�HBNNB�EJ�EVF�

NPUPSJ �VO������CFO[JOB�EB����DBWBMMJ�F�B�VO������EJFTFM�

.VMUJKFU�EB����

7"-&3*0�#&3365*

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

Page 45: La Repubblica - 30 Novembre 2015

laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ���� ��

TOKYO

-a nuova Toyota Prius, in vendita da marzo in Europa, provata in Giappone su un circuito di formula 1, il Fuji International Speedway alle porte di Tokyo, presenta lo stesso problema della prima generazione 1997: con-

tinua a non avere concorrenti. Quattro generazioni dopo e una start up nello scetticismo generale, la Toyota Prius ha percorso molti più chilometri di quanti l’orizzonte di allora fa-cesse presagire, ha macinato oltre 3,5 milioni di clienti e ha costretto diversi concorrenti ad abbandonare la riva del fiu-me dove si erano accomodati, stufi di aspettarla e obbligati di colpo a copiare un po’. La Prius è così diventata l’icona dell’auto ibrida, che significa far lavorare insieme un motore termico del secolo scorso – un 4 cilindri a benzina 1800 – e un motore elettrico, che da solo permette partenze e brevi tratti a zero emissioni, capace di ricaricarsi recuperando energia in frenata.

La nuova Prius non rinuncia alla sua idea semplice, anche se gli ingegneri giapponesi ci hanno riempito di carte e infor-mazioni per spiegare quanto sia davvero nuova da cima a fon-do. A cominciare dalla piattaforma (acronimo TNGA) su cui entro il 2020 sarà prodotta metà della gamma del gruppo, più efficienza su tutti i fronti con consumi ed emissioni di-chiarati scesi rispettivamente da 3,9 a 3 litri ogni cento chilo-metri e da 89 a 70 grammi di CO2 per chilometro, meno ca-valli (da 136 a 122) ma con accelerazione e velocità massima sostanzialmente uguali al modello precedente. Come dire, siamo stati bravi perché l’auto è anche più lunga di 6 centi-metri, ora è 4 metri e 54, ha un bagagliaio più grande di 56 li-tri e un soglia di accesso più bassa di 11 centimetri. Comodo da caricare, insomma, al punto che ci vengono in mente i no-stri tassisti, molti dei quali profeti in patria della Prius e della sua affidabilità. E non sanno che il numero uno del gruppo, Akio Toyoda pronipote del fondatore, ha confessato otto me-si fa davanti a una platea di investitori, che da piccolo pensa-va di diventare proprio un tassista.

Senza dirlo agli ingegneri giapponesi, guidare la Prius in pista ci sembra abbia poco senso, essendo l’ibrido in pole per ridurre l’impatto ambientale e risparmiare, non per brucia-re i semafori. Il sospetto è che Toyota voglia proiettare una immagine nuova del doppio motore, adatto anche a chi ama (ancora) stare al volante. Fatti tre giri alternando curve strette, curvoni, allunghi e birilli, ci accorgiamo comunque che la Prius resta macchina comoda con più verve e molto me-no effetto tipo ciclomotore in accelerazione, grazie a un mi-glioramento del nuovo sistema di trasmissione. La batteria del motore elettrico è al nichel metallo, vera ossessione degli ingegneri jap che la considerano molto più sicura (oltre che più economica) di quella agli ioni di litio, pure ora disponibile in alternativa su alcuni mercati. Della nuova famiglia Prius, infine, farà parte anche una trazione integrale, con l’aggiun-ta di un altro motore elettrico sull’asse posteriore.�G�Q��

'3"/$&4$0�1"5&3/¾�

/ell’auto connessa, Huawei è la seconda. Il gigante cinese è stato il primo brand dell’ex Impero di mezzo a entrare nei Top 100 al mondo l’anno scorso, è costruttore globale di re-ti, è primo nel 4G con quasi il 40% del mercato, è più noto

forse per i suoi smartphone - leader in Cina con il oltre 15% di quota e in crescita del 98% in Europa nei primi 9 mesi dell’anno. Sulla carta, Huawei starebbe dall’altra parte della barricata rispetto ai costrutto-ri di automobili, ma in realtà sta al volante insieme agli altri colossi del tech americani e coreani, perché è con i software che si animano le nostre vecchie macchine. Necessità di una società sempre più digi-tale, in cui le posizioni di partenza sono destinate a cambiare alla ri-cerca di nuovi equilibri.

«Ci vogliono giuste sinergie per sviluppare l’ecosistema che per-metta all’auto connessa di usu-fruire di servizi di ultima genera-zione per una guida più sicura”, ci dice Leon He, presidente del ramo business in Europa occi-dentale. Huawei punta a essere prima nella costruzione delle re-te super veloce da fornire anche all’industria dell’auto, disegnan-do l’architettura di comunicazio-ne per l’auto a guida autonoma.

«Il mondo della tecnologia e l’industria dell’automotive – ci dice Leon He – stanno diventan-do sempre più interdipendenti. I produttori sono sempre più forni-tori di mobility globale, e non semplicemente venditori di au-tomobili. Per questo saranno ne-cessarie alleanze strategiche tra produttori, fornitori di accesso-ri, società di telecomunicazioni e istituti di ricerca». In Cina, Hua-wei ha tra i suoi clienti Audi, Volkswagen, Toyota, Lexus, Shanghai General Motors e Dongfeng. Il gruppo cinese è pri-vato e non partecipato dallo sta-to. A fondarlo nel 1987 è stato Ren Zhengfei, un ex ufficiale del genio oggi settantunenne e guardato ancora di traverso in America per essere stato un esperto militare di telecomunicazioni, che ha affidato la governance a due amministratori delegati in carica alternativamente per sei me-si ciascuno.

Il business di questo nuovo “ecosistema”, come lo chiama Leon He, è in rapida espansione con investimenti pianificati per 600 milio-ni di dollari solo per il 5G. «Nel 2017 – dice Jesse Jijun Luo, direttore marketing di Huawei in Europa – il mercato dei dispositivi intelligen-ti preinstallati sui veicoli raggiungerà un valore di 2,7 miliardi di dol-lari. Entro il 2020, il 90% delle automobili saranno dotate di accesso alla rete. Il networking sarà una configurazione standard delle mac-chine del futuro». Quali sono i paesi meglio predisposti, digitalmen-

te parlando? “Gli Stati Uniti sono in cima alla classifica, seguono Svezia, Singapore, Svizzera e Regno unito. Mentre Cile, Cina

ed Emirati Arabi guidano i mercati in via di sviluppo. Un in-cremento del 20% in investimenti nel settore delle tecnolo-

gie della informazione e della comunicazione aumentano il Pil di un paese dell’1%. E sono decisive le politiche sta-

tali per la promozione degli investimenti sulla banda larga».

Leon He considera il 5G una «priorità cruciale e una tecnologia chiave per il futuro ecosistema del business digitalizzato» in cui l’automobile è un at-tore importante. Ma, obiettiamo, in queste città intelligenti in cui ci muoveremo con macchine connesse, quanto sono a rischio privacy, uso dei dati raccolti e sicurezza che potrebbe essere viola-ta da hacker? «Le smart cities – ci risponde il ma-nager cinese – non determinano assolutamente una scelta tra innovazione e privacy. Grazie a nuo-ve modalità di protezione e gestione dei dati, i di-spositivi intelligenti e una connettività diffusa pos-so aiutarci a salvaguardare i principi della privacy,

ad esempio tramite metodi per visualizzare notifi-che, ottenere permessi da utenti terzi o generando algoritmi per ren-dere anonima la propria identità».

."63*-*0�3*(0�

4tile, comfort, design e performance. Sono queste le chiavi di accesso di Renault nel segmento delle berli-ne premium, dominato dai modelli tedeschi. Ora i francesi tornano all’assalto con la Talisman che na-

sce sullo stesso pianale della monovolume Espace con cui condivide anche tecnologia avanzata e dispositivi elettroni-ci di sicurezza e assistenza alla guida da prima della classe. I vertici del marchio tengono a sottolineare che la nuova vet-tura non è l’erede della Laguna ma è un nuovo modello che si arricchirà dalla prossima primavera anche della versione wagon e successivamente di una Sport Utility.

Berlina moderna nelle forme e nelle linee slanciate, la Ta-lisman (in vendita da febbraio a partire da 30.700 euro) de-ve il suo nome a una concept presentata al salone di Franco-forte nel 2001, frutto dell’estro del team di design guidato da Patrick Le Quément. A quattordici anni di distanza il mar-chio francese è ripartito dalla kermesse di Francoforte per lanciare la nuova Talisman che stavolta è diventata però un’auto concreta e non una show car da salone.

«In Renault, progettiamo le nostre auto osservando la vi-ta dei clienti - ha detto Laurens van den Acker, capo del desi-gn - per questo lo spazio interno è stato studiato per tutti i passeggeri e i loro bagagli. La linea esterna e gli allestimenti suggeriscono benessere a bordo, comfort e piacere di gui-da».

«Già dal livello d’ingresso è possibile avvertire subito il sal-to di qualità generale e la cura di tutti i dettagli da parte del team di progetto Renault - ha aggiunto Gwenael Le Merrer, direttore della gamma prodotto del segmento D di Renault - poiché Talisman non rappresenta solo il modello destinato a sostituire la Laguna nel ruolo di ammiraglia del marchio ma vuole offrire la prova concreta della sua appartenenza al seg-mento delle berline di lusso».

Nella Initiale Paris, versione top di gamma, si ottiene il massimo in fatto di tecnologie e dotazioni, a partire dal Mul-ti-Sense 4Control (il telaio a 4 ruote sterzanti abbinato al controllo delle sospensioni), e poi le sellerie in pelle Nappa pieno fiore con sedili anteriori “Gran Comfort”, elettrici ri-scaldabili e ventilati con 10 vie di regolazione e 4 modalità di massaggio lombare, fino al sistema audio Sound System del-la specialista Bose con 13 altoparlanti.

Insomma, con Talisman i progettisti della casa francese hanno voluto alzare l’asticella della lussuosità proponendo una berlina di generose dimensioni (è lunga 4 metri e 84), supportata adeguatamente da due propulsori diesel e due a benzina: Energy dCi 130 Cv, con cambio manuale a 6 rappor-ti o automatico EDC a 6 rapporti, ed Energy dCi 160 Cv (solo con l’automatico doppia frizione EDC a 6 rapporti); Energy Tce 150 Cv ed Energy Tce 200 Cv, con cambio automatico a doppia frizione EDC 7 rapporti per entrambi.

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

-�FDPMPHJB

3JWPMV[JPOF�1SJVT5PZPUB�SJHFOFSBM�JDPOB�EFMMF�JCSJEF

50:05"�13*64

-�JCSJEB�HJBQQPOFTF�EJWFOUB�BODPSB�QJá�FDPMPHJDB3&/"6-5�5"-*4."/

*M�EFTJHO�EB�BNNJSBHMJB�TCBSDB�TVMMF�NFEJF�GSBODFTJ

-�FMFUUSPOJDBDJOFTF�BMM�BTTBMUPEFMM�BVUPNPCJMF

AA

$J�WPHMJPOP�TJOFSHJF�QFS�QFSNFUUFSF�BMM�BVUP�DPOOFTTB�EJ�VTVGSVJSF�EJ�TFSWJ[J�EJ�VMUJNB�HFOFSB[JPOF�

-&0/�)&

$"10�)6"8&*�&6301"

*M�MVTTP

*EFB�5BMJTNBOMB���QPSUF�3FOBVMUUVUUB�TUJMF�F�DPNGPSU

*-�$"40

-B�)VBXFJ�JO�QSJNB�MJOFB�OFM�OVPWP�DPSTPEFJ�NPUPSJ��RVFMMPEFMM�IJ�UFDI�EJHJUBMF

Page 46: La Repubblica - 30 Novembre 2015

�� 3� 130(3"..* laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ����

5RANSAMERICA, in onda stasera su -BFGGF alle 21.05 è un film del 2005 di cui si è parlato molto e che è val-

so una candidatura all’Oscar e un Gol-den Globe alla protagonista Felicity Huf-fman, fino ad allora nota soprattutto co-me una delle casalinghe disperate della serie %FTQFSBUF�)PVTFXJWFT(il ruolo era quello di Lynette). Nel film è Bree, un transessuale che alla vigilia dell’inter-vento chirurgico che la ridefinirà ses-sualmente, scopre di avere un figlio, To-

by, nato vent’anni prima dal suo unico rapporto eterosessuale. Il ragazzo con-duce una vita sbandata, la madre lo tira fuori dal carcere e lo conduce in un viag-gio di crescita attraverso l’America. Il re-gista Duncan Tucker, al suo esordio cine-matografico, non ci narra la vita della protagonista ma soltanto una parte del suo viaggio. Nomination all’Oscar anche per la bella canzone di Dolly Parton 5SB�WFMJO��5ISV.

%"�/0/�1&3%&3& i5SBOTBNFSJDBw �WJBHHJP�BJ�DPOGJOJ�EFMMB�TFTTVBMJUË

� */�0/%"

ª3*130%6;*0/&�3*4&37"5"

-�"553*$&

'FMJDJUZ�

)VGGNBO�JO�

VOB�TDFOB�

EFM�GJMN

-�"7"/;"5"�

%&(-*�0$&"/*

*OUFSF�DJUU�TQB[[BUF�WJB�JO�

NFOP�EJ�DFOU�BOOJ��VOP�

TDFOBSJP�DPODSFUP�TF�OPO�TJ�

QSFOEPOP�TVM�TFSJP�J�SJTDIJ�

MFHBUJ�BJ�DBNCJBNFOUJ�

DMJNBUJDJ��$PO�M�JOUFSWJTUB�BM�

WJDF�QSFTJEFOUF�6TB�#JEFO�

4LZ�5H����������

RAI

9.00 Calcio: Milan - Sampdoria Serie A Sky Sport 1 HD

9.15 Calcio: Roma - Atalanta Serie A Sky Sport 1 HD

9.30 Calcio: Palermo - Juventus Serie A Sky Supercalcio HD

10.00 Calcio: Frosinone - Verona Serie A Sky Sport 1 HD

11.10 Calcio: Palermo - Juventus Serie A Sky Sport 1 HD

12.00 Sollevamento pesi: +75 kg Donne Mondiale Eurosport 2

12.00 Calcio: Roma - Atalanta Serie A Sky Sport 3 HD

13.00 Calcio: Frosinone - Verona Serie A Sky Supercalcio HD

14.00 Calcio: Milan - Sampdoria Serie A Sky Sport 1 HD

14.00 Calcio: Roma - Atalanta Serie A Sky Supercalcio HD

14.30 Calcio: Palermo - Juventus Serie A Sky Sport 1 HD

15.00 Calcio: Frosinone - Verona Serie A Sky Supercalcio HD

16.15 Calcio: Torino - Bologna Serie A Sky Sport 1 HD

17.00 Salto con gli sci: HS 142 Coppa del Mondo M Eurosport

18.00 Basket: LA Clippers - Minnesota NBA Sky Sport 3 HD

19.00 Wrestling: WWE Experience Sky Sport 2 HD

19.00 Calcio: Sassuolo - Fiorentina Serie A Sky Supercalcio HD

20.45 Basket: Pesaro - Cremona Serie A Sky Sport 2 HD

20.55 Calcio: Napoli - Inter Serie A Sky Sport 1 HD 21.00 Golf: PGA European Tour Alfred Dunhill

Championship Sky Sport 3 HD 21.00 Calcio: Napoli - Inter Serie A Sky

Supercalcio HD 23.00 Salto con gli sci: HS 142 Coppa del

Mondo M Eurosport 2

23.00 Calcio: Napoli - Inter Serie A Sky Sport 3 HD

23.05 Calcio: Highlights Major League Soccer Eurosport

23.15 Basket: LA Clippers - Minnesota NBA Sky Sport 2 HD

0.15 Lotta: Finale Golden Grand Prix Eurosport 0.30 Biliardo: 3a giornata UK Championship

Eurosport 2 0.45 Calcio: Napoli - Inter Serie A Sky

Supercalcio HD 1.30 Biliardo: 3a giornata UK Championship

Eurosport 1.30 Sollevamento pesi: +105 kg Uomini

Mondiale Eurosport 2

15.10 Faccia a faccia con il mostro 16.00 Clima dell’altro mondo 16.50 Come è fatto il cibo 17.45 MythBusters 18.40 Megacostruzioni:

Ingegneria estrema 19.30 Mega aerei 20.25 Marchio di fabbrica 21.15 Come funziona l’Universo 22.05 Saturn V: il razzo lunare 23.00 Marchio di fabbrica 23.50 Alieni: nuove rivelazioni 0.40 Io e i miei parassiti 1.30 Mega aerei 2.20 Wild Brazil

15.05 La Coroncina Della Divina Misericordia

15.20 Siamo Noi 17.30 Il Diario Di Papa Francesco 18.00 Rosario Da Lourdes 18.30 Tg 2000 19.00 Sport 2000 19.30 Buongiorno Professore 20.00 Rosario Da Lourdes 20.35 Tg Tg 21.05 Diario di Papa Francesco

speciale Conferenza Stampa 23.15 Ivanhoe 0.30 Rosario Dal Santuario di

Pompei

10.00 Gipsy Sisters 10.55 Fedele da morire 12.50 Alta infedeltà 13.50 Amici di Maria De Filippi 14.45 Il boss delle cerimonie 15.45 Abito da sposa cercasi 17.15 Quattro matrimoni USA 19.10 Amici di Maria De Filippi 20.10 Alta infedeltà 21.10 Il ragazzo di 380 chili 0.05 Body Bizarre 1.05 Bizarre ER 2.00 Incidenti di bellezza 2.50 Grassi contro magri 4.40 Dire, Fare, Baciare - Italia

15.15 MasterChef Nuova Zelanda MasterClass

16.15 Fratelli in affari 17.15 Buying & Selling 18.15 Love it or List it - Prendere o

lasciare 19.15 Affari in grande 20.15 Affari di famiglia 21.10 L’ombra del dubbio 23.00 Show 24.00 Sesso Made in Germany 1.00 Sex with Sunny Megatron 2.00 Questione di labbra 3.00 Invasion Roswell

9.00 NCIS Los Angeles Fox Crime HD 9.25 Giudice Amy Fox Life 10.20 Ghost Whisperer Fox Life 11.30 Criminal Minds Fox Crime HD 11.30 I Simpson Fox HD 12.45 Grey’s Anatomy Fox Life 12.55 Friends Fox HD 13.00 Lupi di mare: Nord vs Sud National

Geographic 13.10 Bones Fox Crime HD 13.20 Friends Fox HD 13.35 Grey’s Anatomy Fox Life 14.05 Criminal Minds Fox Crime HD 14.15 I Simpson Fox HD 15.05 2 Broke Girls Fox HD 15.05 Sex & the City Fox Life

15.25 Cosa ti dice il cervello? National Geographic

16.00 La vita secondo Jim Fox HD 16.10 Man v viral National Geographic 16.25 La vita secondo Jim Fox HD 17.20 Friends Fox HD 17.20 Ghost Whisperer Fox Life 17.30 Criminal Minds Fox Crime HD 17.45 Friends Fox HD 18.15 Ghost Whisperer Fox Life 18.20 Criminal Minds Fox Crime HD 18.45 I Simpson Fox HD 19.10 Bones Fox Crime HD 19.10 I Simpson Fox HD 19.50 Stupidi al quadrato National

Geographic

20.00 2 Broke Girls Fox HD 20.05 Bones Fox Crime HD 20.05 Grey’s Anatomy Fox Life 20.25 Stupidi al quadrato National

Geographic 20.30 Mom Fox HD 21.00 NCIS Fox Crime HD 21.00 The Walking Dead Fox HD 21.00 Grey’s Anatomy Fox Life 21.50 NCIS Fox Crime HD 21.50 The Strain Fox HD 21.55 Breakthrough - La scienza

rivoluzionaria National Geographic 22.45 Bones Fox Crime HD 23.00 The Walking Dead Fox HD 23.10 Grey’s Anatomy Fox Life

23.40 Bones Fox Crime HD 23.50 L’impero della droga National

Geographic 24.00 2 Broke Girls Fox HD 0.05 Grey’s Anatomy Fox Life 0.25 Mom Fox HD 0.35 Law & Order: Unità Speciale Fox Crime

HD 0.45 Megafabbriche - La Jaguar XJ

National Geographic 0.55 Castle Fox HD 0.55 Grey’s Anatomy Fox Life 1.30 Law & Order: Unità Speciale Fox Crime

HD 1.45 Megastrutture giganti National

Geographic

8.02 Il senso di Smilla per la neve - di Bille August Premium Cinema Emotion

8.44 Daylight - Trappola nel tunnel - di Rob Cohen Premium Cinema Energy

9.55 Gambit - di Michael Hoffman Studio Universal

10.07 Wild Child - di Nick Moore Premium Cinema Emotion

11.47 Espiazione - di Joe Wright Premium Cinema Emotion

13.54 Stay Alive - di William Brent Bell Premium Cinema Energy

14.02 Il gladiatore - di Ridley Scott Premium Cinema

14.30 Fiore di cactus - di Gene Saks Studio Universal

15.23 Doom - di Andrzej Bartkowiak Premium Cinema Energy

16.54 Magic Mike - di Steven Soderbergh Premium Cinema

17.05 Serenity - di Joss Whedon Premium Cinema Energy

ì 17.50 17 Again - Ritorno al liceo - di Burr Steers Premium Cinema Emotion

19.00 Scuola di polizia 2: prima missione - di Jerry Paris Studio Universal

21.15 Che cosa aspettarsi quando si aspetta - di Kirk Jones Premium Cinema

21.15 Beginners - di Mike Mills Premium Cinema Emotion

21.15 Danni collaterali - di Andrew Davis Premium Cinema Energy

21.15 Cantando sotto la pioggia - di Stanley Donen, Gene Kelly Studio Universal

23.05 Repo Men - di Miguel Sapochnik Premium Cinema Energy

0.50 E se domani... - di Giovanni La Parola Premium Cinema Emotion

0.53 Conosci il tuo coniglio - di Brian De Palma Studio Universal

0.57 Blade - di Stephen Norrington Premium Cinema Energy

2.04 Biutiful - di Alejandro González Iñárritu Premium Cinema

9.45 Matlock 10.35 Law & Order UK 11.30 Law & Order UK 12.20 Bones 13.10 Bones 14.05 Law & Order - I due volti della giustizia 14.45 Law & Order - I due volti della giustizia 15.35 Law & Order - I due volti della giustizia 16.40 Law & Order - I due volti della giustizia 17.35 Bones 18.25 Bones 19.20 Bones 20.10 Bones 21.05 Scott e Bailey 22.00 Scott e Bailey 22.50 Women’s Murder Club 23.40 Women’s Murder Club 0.40 Peccati mortali 1.30 Peccati mortali 2.20 Silent Witness 3.10 Silent Witness 4.10 Silent Witness 5.05 Silent Witness

RAI 2 RAI 3 CANALE 5 ITALIA 1 RETE 4 LA SETTE DEEJAY TVRAI 1

Q�CINEMA MATTINA Q�CINEMA POMERIGGIO Q�CINEMA SERA Q�CINEMA NOTTE

LA EFFE

DIG

ITA

LE T

ER

RE

STR

E

FOCUS

� CIELO

TV2000

�MEDIASET PREMIUM

SA

TELL

ITE

Q�CINEMA

Q�SPORT

Q�RAI 4 Q�PREMIUM

Q�MOVIE

Q�RAI 5

GIALLO

REAL TIMEFOX

6.55 Sabrina Vita da Strega 7.20 Switched at Birth 8.05 The Lying Game 8.50 Countdown 9.35 Medium 10.20 Jo 11.10 Numbers 11.55 Army Wives 12.40 Army Wives 13.25 Switched at Birth 14.10 Sabrina Vita da Strega 14.35 Sabrina Vita da Strega 15.00 Stargate Atlantis 15.45 Andromeda 16.30 Star Trek Enterprise 17.15 Rai News - Giorno 17.20 Xena 18.05 Doctor Who 19.35 Supernatural 20.20 Ghost Whisperer 21.10 Trono di Spade 22.05 Black Sails 23.20 Film: Solomon Kane - di Michael J.

Bassett-Wood, Ian Whyte 1.05 Anica appuntamento al cinema 1.10 Film: Saving General Yang - di Ronny Yu 2.40 Rai News - Notte 2.45 Movie Mag 3.10 Dexter 4.00 Boss 4.55 Deadwood 5.55 Ai confini della realtà

17.45 Rai News - Giorno 17.50 Legàmi 18.35 La Signora In Rosa 19.25 Terra Nostra 20.15 Il Restauratore 21.20 Last Cop 22.10 Last Cop 23.00 Jo 23.50 I Love You 0.25 Rai News - Notte 0.30 Film: Crimine passionale - di Charles

Wilkinson, con Cynthia Gibb, Gordon Currie, Alexandra Kamp-Groeneveld

2.10 Granpremium 2.20 I Misteri Di Murdoch 3.10 La Squadra

13.50 Film: Qui dove batte il cuore - di Matt Williams, con Ashley Judd, Natalie Portman, Stockard Channing, Sally Field

15.55 Film: Il laureato - di Mike Nichols, con Anne Bancroft, Dustin Hoffman, Katharine Ross

17.45 Rai news - Giorno 17.50 Film: La battaglia di Midway - di Jack

Smight, con Charlton Heston, Henry Fonda, James Coburn, Toshiro Mifune

20.05 Film: Prima della felicità - di Bruno Gaburro, con Enzo Iacchetti, Federica Andreoli, Monica Scattini, Lidia Vitale

21.15 Hell on wheels 4 22.10 Hell on wheels 4 23.00 Film: Misery non deve morire - di Rob

Reiner, con James Caan, Kathy Bates, Lauren Bacall, Frances Sternhagen

0.50 Rai news - Notte 0.55 Film: Andarevia - di Claudio Di Biagio, con

Matteo Quinzi, Sara Lazzaro, Patrizia Volpe 2.20 Film: Lo strangolatore di Vienna - di

Guido Zurli (as John Zurli), con Victor Buono, Franca Polesello, Brad Harris

3.45 Hell on wheels 4 4.30 Hell on wheels 4

16.00 Film: Ferma Il Tuo Cuore In Affanno - di Roberto Minervini, con Sara Carlson, Colby Trichell, Tim Carlson

17.40 Scaramouche Scaramouche 18.00 Rai News - Giorno 18.05 Passepartout 18.40 This Is Opera 19.40 I Buongustai Dell’Arte 20.40 Passepartout 21.15 I Grandi Della Letteratura Italiana 22.10 Ubiq 22.40 O Tuono E Marzo 0.55 Rai News - Notte 1.00 Memo L’Agenda Culturale 1.55 Ghiaccio Bollente Sommario

6.00 T g 5 P r i m a p a g i n a . All’interno: 7.55 Traffico; Meteo.it

8.00 Tg 5 Mattina 8.45 Mattino cinque

conducono Federica Panicucci, Federico Novella. All’interno: 10.00 Tg 5 Ore 10

11.00 Forum 13.00 Tg 5. All’interno: Meteo.it 13.40 Beautiful 14.10 Una vita 14.45 Uomini e donne 16.00 Grande Fratello 16.10 Il segreto 17.00 Pomeriggio cinque .

All’interno: 18.00 Tg5 minuti 18.45 Avanti un altro! 19.55 Tg 5 Prima pagina 20.00 Tg 5. All’interno: Meteo.it 20.40 Striscia la notizia - La voce

dell’invadenza 21.10 Film: Mission: Impos-

sible - Protocollo Fan-tasma - di Brad Bird, con Tom Cruise, Jeremy Ren-ner, Simon Pegg, Jeremy Renner. All’interno: 22.05 Tgcom; Meteo.it

24.00 Grande Fratello 0.10 Maurizio Costanzo Show

conduce Maurizio Costanzo 1.20 Tg 5 Notte. All’interno:

Meteo.it 2.05 Striscia la notizia

La voce dell’invadenza 2.25 Uomini e donne

conduce Maria De Filippi 5.00 Mediashopping 5.15 Tg 5 Notte. All’interno:

Meteo.it 5.45 Mediashopping

6.25 Mediashopping 6.40 I Puffi 7.00 Marco dagli Appennini alle

Ande 7.25 Pollyanna 7.50 Pippi calzelunghe - Tf 8.15 Hart of Dixie - Tf 10.10 Royal Pains - Tf 12.05 Cotto e mangiato - Il menù

del giorno 12.25 Studio Aperto 13.00 Meteo.it 13.05 Sport Mediaset 13.45 Grande fratello 14.05 I Simpson 14.30 Futurama 14.55 Big Bang Theory 15.25 2 Broke Girls 15.55 How I Met Your Mother - Tf 16.45 La vita secondo Jim -Smith,

Larry Joe Campbell 17.35 Mike & Molly - Tf 18.00 Camera Café 18.30 Studio Aperto. All’interno:

Meteo.it 19.25 C.S.I. - Scena del crimine - Tf 21.10 Le Iene Show - conducono

Ilary Blasi, Teo Mammucari 0.30 Tiki Taka - Il calcio

è il nostro gioco 2.00 Magazine Champions

League 2.30 Premium Sport 2.55 Studio Aperto - La giornata 3.10 Mediashopping 3.25 Dr. House - Medical

Division - Tf 4.45 National Museum - Scuola

d’avventura - Tf 5.30 Mediashopping 5.45 Cyber girls - Tf

6.00 Tg 4 Night News 6.20 Mediashopping 6.50 Rescue special operations

- Tf 9.10 Cuore ribelle 9.40 Carabinieri - Tf 10.45 Ricette all’italiana 11.30 Tg 4 - Telegiornale. All’in-

terno: Meteo.it 12.00 Detective in corsia - Tf, con

Dick Van Dyke, Victoria Rowell, Charlie Schlatter

13.00 La signora in giallo - Tf, con Angela Lansbury, William Windom, Ron Masak

14.00 Lo sportello di Forum - conduce Barbara Palom-belli

15.30 Hamburg distretto 21 - Tf, con Sanna Englund, Rhea Harder, Peer Jäger

16.45 Film: Duplice omicidio per il tenente Co-lombo - di Vincent J. Mc Eveety, con Peter Falk, Jeff Yagher, George Wendt, Rod Steiger. All’interno: 17.20 Tgcom; Meteo.it

18.55 Tg 4 - Telegiornale. All’in-terno: Meteo.it

19.30 Tempesta d’amore 20.30 Quinta Colonna - conduce

Paolo Del Debbio 0.20 Terra 1.20 Tg 4 Night News 1.40 Mediashopping 1.55 Punto sette una vita 1987:

Delia Scala 2.55 Domenica con Five 1981/82 4.30 Magnum P.I. - Tf, con Tom

Selleck, John Hillerman 5.10 Help

14.30 Crimini del cuore 15.20 Disappeared 16.10 Undercover Boss 17.05 Milionario in incognito 18.00 Airport Security 18.55 Airport Security 19.25 Hotel da incubo 20.20 Cucine da incubo USA 21.15 Film: The Mexican - di

Gore Verbinski 23.05 Film: 30 anni in 1 secon-

do - di Gary Winick 0.35 Alta infedeltà 1.15 Alta infedeltà 1.55 Delitti di famiglia 2.35 L’isola di Adamo ed Eva 3 3.15 Marchio di fabbrica

6.00 Meteo - Traffico 6.10 Oroscopo 6.30 Omnibus News 7.30 Tg La7 7.50 Meteo 7.55 Omnibus dibattito

con Alessandra Sardoni 9.45 Coffee Break

conduce Andrea Pancani 11.00 L’aria che tira

conduce Myrta Merlino 13.30 Tg La7 14.00 Tg La7 Cronache 14.20 Tagadà

conduce Tiziana Panella 16.20 Benjamin Lebel - Delitti

D.O.C. - Serie Tv, con Pierre Arditi, Vincent Winterhal-ter, Catherine Demaiffe

18.20 L’ispettore Barnaby - Tf, con John Nettles, Jane Wymark, Barry Jackson

20.00 Tg La7 20.35 Otto e mezzo

conduce Lilli Gruber 21.10 Grey’s Anatomy - Tf,

con Patrick Dempsey, Katherine Heigl, Sandra Oh, Ellen Pompeo

0.45 Tg La7 0.55 Otto e mezzo (r) 1.30 Tagadà (r) 3.25 Coffee Break (r) 4.40 L’aria che tira (r)

16.00 RED - David Rocco DolceVita

16.35 RED - Jamie: menu in 15minuti

17.35 RED - Jamie: menu in 15minuti

18.40 RED - Il re dello Street Food 19.50 RNEWS - Life 20.00 RED - Il cuoco vagabondo 21.05 Film: Transamerica - di

Duncan Tucker 23.05 Film: Paprika - Sognando

un sogno - di Satoshi Kon 0.50 Omicidi tra i fiordi - Serie Tv 2.35 RNEWS - Attualità 2.45 NUOVI ESPLORATORI

Regni perduti 5.05 Effetto notte 5.35 RNEWS - Life

6.00 Il caffè di Raiuno - condu-cono Cinzia Tani e Guido Barlozzetti

6.30 Tg 1 6.32 Previsioni sulla viabilità -

Cciss Viaggiare informati 6.45 Unomattina - conducono

Francesca Faldini e Franco Di Mare. All’interno: Che tempo fa; 6.55 Rai Parla-mento Telegiornale; 7.00 / 8.00 / 9.00 / 9.55 Tg 1; 7.30 Tg 1 L.I.S.; 9.30 Tg 1 Flash; 10.00 Storie Vere

11.10 A conti fatti - La parola a voi 12.00 La prova del cuoco 13.30 Telegiornale 14.00 Tg 1 Economia 14.05 La vita in diretta

conducono Marco Liorni, Cristina Parodi

15.00 Torto o ragione? . All’interno: Che tempo fa

16.30 Tg 1 16.40 La vita in diretta

conducono Marco Liorni, Cristina Parodi

18.45 L’Eredità 20.00 Telegiornale 20.30 Affari Tuoi 21.20 Questo è il mio paese .

All’interno: Tg 1 60 secondi 23.25 Petrolio - conduce Duilio

Giammaria 1.00 TG1 Notte 1.30 Che tempo fa 1.35 Italiani -

conduce Paolo Mieli 2.30 Sottovoce 3.00 Cinematografo 4.20 Da Da Da 5.15 RAInews24

6.00 Detto Fatto 7.35 Protestantesimo 8.05 Le sorelle McLeod - Tf 9.00 Meteo 2 9.30 TG2 Insieme 10.30 Cronache animali 11.00 I Fatti Vostri - conducono

Giancarlo Magalli, Adriana Volpe, Marcello Cirillo, Paolo Fox

13.00 Tg 2 Giorno 13.30 Tg 2 Costume e Società 13.50 Medicina 33 14.00 Detto Fatto 16.15 Senza traccia - Tf 17.45 Rai Parlamento

Telegiornale 17.55 Tg 2 Flash L.I.S. 18.00 Rai Tg Sport 18.15 Meteo 2 18.20 Tg 2 18.50 Hawaii Five-0 - Tf 19.40 N.C.I.S. - Tf 20.30 Tg 2 20.30 21.00 LOL :-) - Serie Tv 21.15 Monte Bianco - conducono

Caterina Balivo, Simone Moro. All’interno: 23.00 Tg 2

23.20 2Next. Economia e Futuro - conduce Annalisa Bruchi

0.20 Tg 2 0.35 Sorgente di vita 1.05 Meteo 2 1.10 Film: Woody - di Robert B.

Weide, con Woody Allen, Letty Aronson, Marshall Brickman

2.55 Supernatural - Tf, con Jared Padalecki, Jensen Ackles

4.55 Videocomic 5.25 Detto Fatto

conduce Caterina Balivo

6.30 Rassegna stampa italiana e internazionale

7.00 TGR Buongiorno Italia 7.30 TGR Buongiorno Regione 8.00 Agorà 10.10 Mi manda Raitre 11.00 Elisir - conducono Michele

Mirabella, Virginie Vassart 11.55 Meteo 3 12.00 Tg 3 12.25 Tg3 Fuori TG 12.45 Pane quotidiano 13.10 Il tempo e la storia 14.00 TG Regione 14.05 Tg Regione Meteo 14.20 Tg 3 14.45 Meteo 3 14.50 TGR Leonardo 15.00 TG3 L.I.S. 15.05 TGR Piazza Affari 15.10 La casa nella prateria - Tf 16.00 Aspettando Geo 16.40 Geo - conducono Sveva Sa-

gramola, Emanuele Biggi 18.10 Meteo 3 19.00 Tg 3 19.30 Tg Regione 19.35 Tg Regione Meteo 20.00 Blob 20.15 Sconosciuti 20.35 Un posto al Sole 21.05 L’erba dei vicini 23.00 Il processo del lunedì - con

Enrico Varriale, Andrea Delogu

24.00 Tg 3 Linea Notte 0.10 Tg Regione 1.00 Meteo 3 1.05 Rai Parlamento Telegiornale 1.15 Fuori Orario. Cose (mai) viste 3.00 Rai News 24

9.05 L’infallibile ispettore Clouseau - di Bud Yorkin Sky Cinema Classics

10.25 Sotto il segno del pericolo - di Phillip Noyce Sky Cinema Max HD

11.00 Noi uomini duri - di Maurizio Ponzi Sky Cinema Comedy HD

12.25 Tutto può cambiare - di John Carney Sky Cinema 1 HD

13.00 Get Over It - di Tommy O’Haver Sky Cinema Family

14.15 Fair Game - Caccia alla spia - di Doug Liman Sky Cinema 1 HD

16.10 Puzzole alla riscossa - di Roger Kumble Sky Cinema Family

17.40 La lettera d’amore - di Peter Ho-sun Chan Sky Cinema Passion HD

22.35 Hours - di Eric Heisserer Sky Cinema Max HD

23.00 Come lo sai - di James L. Brooks Sky Cinema Hits HD

24.00 Gaya - di L. Fritz Krawinkel, H. Tappe Sky Cinema Family

0.15 Montecarlo Gran Casinò - di Carlo Vanzina Sky Cinema Comedy HD

0.20 Watchmen - di Zack Snyder Sky Cinema Max HD

0.55 Achtung! Banditi! - di Carlo Lizzani Sky Cinema Classics

1.00 #ScrivimiAncora - di Christian Ditter Sky Cinema 1 HD

1.55 Jackass Number Two - di Jeff Tremaine Sky Cinema Comedy HD

21.00 Un complicato intrigo di donne, vicoli e delitti - di Lina Wertmüller Sky Cinema Classics

21.00 Zoolander - di Ben Stiller Sky Cinema Comedy HD

21.00 Brick Mansions - di C. Delamarre Sky Cinema Max HD

21.00 Meant to Be - Un angelo al mio fianco - di Paul Breuls Sky Cinema Passion HD

21.10 Ma tu di che segno 6? - di Neri Parenti Sky Cinema 1 HD

21.10 A qualsiasi prezzo - di Emilio Miraglia Sky Cinema Hits HD

22.35 Palle al balzo - Dodgeball - di Rawson Marshall Thurber Sky Cinema Comedy HD

18.50 Rendition - Detenzione illegale - di Gavin Hood Sky Cinema 1 HD

18.55 Die Hard - Duri a morire - di John McTiernan Sky Cinema Hits HD

19.00 Lo spaccacuori - di Peter Farrelly, Bobby Farrelly Sky Cinema Comedy HD

19.05 The Unsaid - Sotto silenzio - di Tom McLoughlin Sky Cinema Max HD

19.10 Anda muchacho, spara! - di Aldo Florio Sky Cinema Classics

19.10 Oscuri presagi - di Nicolas Roeg Sky Cinema Passion HD

19.30 Antboy - La vendetta di Red Fury - di Ask Hasselbalch Sky Cinema Family

�SKY [servizio a pagamento]

Page 47: La Repubblica - 30 Novembre 2015

laRepubblica -6/&%¹ �� /07&.#3& ���� ��

METEO.REPUBBLICA.IT

Nel mondo

LE TEMPERATURE MASSIME E MINIME UVOggi in ItaliaNORD

CENTRO

SUD

Sole

Nuvoloso

Variabile

Coperto

Pioggia

Rovesci

Grandine

Temporali

Nebbia

Neve

LEGENDA

VENTO

Calmo

Mosso

Agitato

MARE

Debole

Moderato

Forte

Molto forte

INDICE UV

Bolzano

Milano

Bologna

Firenze

Perugia

Ancona

L’Aquila

RomaCampobasso

Napoli

Palermo

Cagliari

Olbia

Catania

Reggio Calabria

Catanzaro

Bari

Potenza

Torino

Genova

Aosta

Trento

TriesteVenezia

IL SOLE LA LUNASORGE

TRAMONTA

Bari Napoli Palermo Roma Bologna Firenze Milano Genova Torino

Alghero

Ancona

Aosta

Bari

Bologna

Bolzano

Brindisi

Cagliari

Campobasso

Catania

Catanzaro

Firenze

Genova

Imperia

L’Aquila

Messina

Milano

Napoli

Olbia

Palermo

Perugia

Pescara

Pisa

Potenza

R. Calabria

Rimini

Roma Fium.

Roma Urbe

Torino

Trento

Trieste

Venezia

Verona

Auckland

Mosca

Beirut

Bombay

Buenos Aires

Caracas

Chicago

Città del Capo

Messico DF

Dubai

Filadelfia

Gerusalemme

Hong Kong

Il Cairo

Johannesburg

L’Avana

Los Angeles

Melbourne

Miami

Montreal

New Delhi

New York

Pechino

Rio de Janeiro

San Paolo

Santiago (Chile)

Seoul

Shanghai

Singapore

Sydney

Tokyo

Toronto

Washington

IERI UVDOMANIOGGI UV

Basso

Moderato

Alto

Molto alto

Estremo

0 - 2

3 - 5

6 - 7

8 - 10

>11

MARE E VENTIVento: km/h e provenienza

VENTOMARE

Ancona

Anzio

Bari

Cagliari

Civitavecchia

Genova

La Spezia

Livorno

Messina

Napoli

Olbia

Pescara

Taranto

Trieste

Venezia

N

EUROPA

TEMPERATURE NEL RESTO DEL MONDO

MASSIME E MINIME

Helsinki

Stoccolma

Lisbona

Madrid

Parigi

Bruxelles

Varsavia

Minsk

Vilnius

Riga

Tallin

Londra

Dublino

Berlino

Oslo

Copenaghen

Atene

Tirana

BelgradoSarajevo

Lubiana

Sofia

Praga

Vienna

Budapest

Bratislava

Bucarest

Roma

Berna

Amsterdam

Kiev

Istanbul11 /

10 /

10 /

10 /

11 /

14 /

14 /

7 /

12 /

12 /

6 /

12 /

9 /

9 /

7 /

13 /

3 /7 /

6 /

8 /

5 /

14 /

3 /

2 /

3 /

19 /

15 / 2

6 /

1

16

-12

22

18

-3

-5

20

13

8

11

21

9

-2

1

7

27

18

6

3

11

12

19

2

-1

3

7

4

3

3

8

1

9

2

8

0

5

6

7

3

8

4

1

-0

-2

1

58

-1

15

6

29

26

12

27

22

27

10

-3

28

7

10

17

22

0

9

1

16

15

14

25

16

0

13

25

32

29

27

1

5

23

26

25

32

22

30

37

25

28

25

10

30

16

15

14

16

12

15

9

15

18

12

17

14

15

15

14

12

16

14

15

16

11

13

9

6

3

7

8

3

11

12

-2

13

3

12

7

0

-0

tempo soleggiato ovunquecon al più qualche velatura dipassaggio. Localiannuvolamenti su est Liguriaed Alpi di confine.Temperature invariate,massime comprese tra 9 e 14.

-3

2

Un possente campo di alta pressione sub-tropicaleinteressa tutto il Mediterraneo, la Penisola Iberica,la Francia centro-meridionale ed i Balcanideterminando condizioni di stabilità e bel tempocon al più qualche nube bassa o velatura dipassaggio. Le perturbazioni atlantiche simantengono invece ben attive alle medio-altelatitudini: una di queste interessa direttamente ilRegno Unito, il Nord della Francia, il Benelux e laGermania portando piogge diffuse e piuttostopersistenti. Un secondo fronte agisce tra laScandinavia e l'Europa Centrale portando nubi epiogge sparse fin sulla Russia, mentre miglioratemporaneamente da Ovest nel pomeriggio; tempomigliore tra Svezia ed Est Norvegia.

4

3

4

6

7

15

16

13

9

10

14

17

14

14

13

8

10

11

10

4

10

-4

2

11

5

3

9

17

VAR

VAR

VAR

14

11

O

O

SSE

S

NO

O

14

14

13

14

15

16

8

18

9

9

8

14

14

ESE

E

9

7

23

5

7

2

alta pressione con ampiosoleggiamento, salvo nubibasse marittime lungo lecoste tirreniche nottetempo.Temperature stazionarie,massime tra 12 e 17.

www.3bmeteo.comaggiornamenti h24 su

prevalenza di bel tempo concieli sereni poco nuvolosi. Dasegnalare però nebbie e nubibasse tra Umbria e Toscana.Temperature in locale rialzo,massime tra 11 e 16.

11

7

VAR

2

E

NO

NO

4

4

22

13

29

22

17

10 2

13

9

9

14

-3

10

11

8

3

9

4

2

-3

1

7

1

-0

3

3

4

4

13

2

3

11

16

9

10

15

14

13

12

14

14

16

10

9

8

9

1

-4

6

2

3

10

9

9

9

2

5

7

10

4

-3

9

8

14

11

11

9

9

11

25 DIC

DOMANI

18 DIC 11 DIC 3 DIC

MATTINA

Anticiclone in rinforzocon prevalenza di beltempo, seppur consviluppo di nebbie inValpadana nelle ore piùfredde e nubi basselungo il versantetirrenico, anchecompatte in Toscana.Temperature minimestabili. Venti deboli inprevalenza occidentali.

8

10

8

10

16

17

17

12

15

14

15

17

DOMANI

11

16

Ben soleggiato sullearee montuose ecollinari, mentre un po'di nubi sparseinsisteranno sui versantitirrenici e qualche nebbia in Valpadana,tendente a intensificarsinuovamente dalla sera.Temperature massimesenza variazioni. Ventideboli occidentali.

POMERIGGIO

15

12

14

14

13

17

12

12

16

17

12

16

17

PIENA 1° QUARTO

3

1

3

1

2

2

2

1

2

2

2

2

3

1

2

3

3

2

2

2

2

2

2

3

1 06:57

16:46 16:4916:4216:3916:36

NUOVA ULT. QUARTO

16:4016:47

07:2907:1707:0307:07 07:27 07:41

16:3616:25

07:4607:39

10

17

2

3

2

3

3

2

2

1

2

3

3

3

4

3

2

3

3

2

4

3

4

1

2

2

GIOVEDì

Il robusto campo di altapressione favoriscel'ennesima giornatastabile con prevalenzadi sole sui rilievi.Giornata grigia sullepianure del CentroNord, e a tratti lungo lecoste per la presenza dinebbie e nubi basse.Temperature stabili,venti deboli.

14

6

5

11

4

6

7

2

8

-2

3

6

13

2

12

2

2

3

12

1

11

12

4

13

3

1

15

14

16

2

2

2

2

2

3

4

4

2

3

Non cambia lo scenariometeorologico in Italia,ancora dominatodall'alta pressione.Tempo ben soleggiato emite su monti e colli;nubi basse in Liguria e atratti sui versantitirrenici, nebbie diffusesul catino padano.Temperature stabili,venti deboli.

MERCOLEDì

2

.&5&0

Page 48: La Repubblica - 30 Novembre 2015