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LA RELAZIONE D’AIUTO NELLA SOCIETÀ MODERNA

Il nostro obiettivo:

Misurare la percezione

dell’importanza che la società

moderna ha della Relazione

d’aiuto e quindi del Counseling.

LA RELAZIONE D’AIUTO NELLA SOCIETÀ MODERNA

Il nostro «strumento di misura»: L’ARTE.

Qualsiasi forma di attività dell'uomo

come riprova o esaltazione del suo

talento inventivo e della sua capacità

espressiva.

LA RELAZIONE D’AIUTO NELLA SOCIETÀ MODERNA

Nella nostra società è evidente il bisogno di relazione:

aumenta la richiesta di aiuto:

Genitori angosciati per lo sviluppo esistenziale dei figli.

Insegnanti che chiedono sostegno per fronteggiare i

problemi della scuola (bullismo, violenza, disagi com-

portamentali, gestione delle disabilità, ecc…).

Famiglie in crisi di rapporti interpersonali.

Individui la cui personalità palesa forti disagi.

nell’interazione con l’ambiente esterno.

LA RELAZIONE D’AIUTO NELLA SOCIETÀ MODERNA

Quando è utile una relazione d’aiuto?

Quando il disagio – non patologico – diventa

«consapevolmente» insopportabile, riducendo la qualità

della vita delle persone.

Quando le emozioni non appaiono più autonomamente

gestibili e arriva il momento del «message in a bottle».

Quando, invece del medico, vogliamo incontrare «un altro»

perché sentiamo forte il bisogno di condividere il nostro

disagio.

LA RELAZIONE D’AIUTO NELLA SOCIETÀ MODERNA

Allora una definizione di RELAZIONE D’AIUTO:

“Una relazione in cui almeno uno dei due protagonisti ha lo

scopo di promuovere nell'altro la crescita, lo sviluppo, la

maturità ed il raggiungimento di un modo di agire più adeguato

e integrato. L'altro può essere un individuo o un gruppo. […] Una

situazione in cui uno dei partecipanti cerca di favorire in una o

ambedue le parti, una valorizzazione maggiore delle risorse

personali del soggetto ed una maggior possibilità di

espressione“. [Rogers, 1951]

LA RELAZIONE D’AIUTO NELLA SOCIETÀ MODERNA

Il Counseling è relazione d’aiuto?

LA RELAZIONE D’AIUTO NELLA SOCIETÀ MODERNA

Una definizione di Counseling

«[…] Ci si impegna nel counseling quando una persona, che

riveste regolarmente o temporaneamente il ruolo di

counselor, offre o concorda tempo, attenzione e rispetto

ad un’altra persona, o persone, temporaneamente nel ruolo

di cliente. Compito del counseling è quello di dare al cliente

l’opportunità di esplorare, scoprire e chiarire dei modi di

vivere più fruttuosi e miranti ad un più elevato stato di

benessere» [ASSOCIAZIONE BRITANNICA DI COUNSELING, B.A.C. – 1985]

LA RELAZIONE D’AIUTO NELLA SOCIETÀ MODERNA

«Platone è meglio del Prozac»

[Lou Marinoff]

LA RELAZIONE D’AIUTO NELLA SOCIETÀ MODERNA

«Aiutare l’altro ad aiutarsi»

La finalità del counselor – 1

LA RELAZIONE D’AIUTO NELLA SOCIETÀ MODERNA

«Aiutare l’altro aiutando se stesso»

La finalità del counselor – 2

LA RELAZIONE D’AIUTO NELLA SOCIETÀ MODERNA

«Perché intravedere il Counseling nel Cinema?»

Il Cinema come strumento d’arte, fruibile e popolare, in grado di promuovere, su scala di massa, un nuovo «tipo esistenziale».

Il cinema contemporaneo che guarda sempre più con attenzione allo svolgersi delle dinamiche della relazione umana.

Cinema e counseling condividono il loro essere entrambi «spazio vitale» nel quale le emozioni sono «offerte» al livello della coscienza.

«Credere a ciò che si vede come se tutto fosse reale, sapendo che reale non è, ma nella consapevolezza che quella realtà è possibile».

Cinematografia come setting nel quale le inquietudini dell’uomo e della società sono rappresentate.

Il Cinema come «specchio» dell’umanità

Cinema = «seduta psicoanalitica collettiva».

LA RELAZIONE D’AIUTO NELLA SOCIETÀ MODERNA

«Qualcosa di speciale»

(«Love Happens», USA, 2009. Diretto da Brandon Camp

con Jennifer Aniston e Aaron Eckhart)

Burke Ryan è un giovane uomo rimasto vedovo della sua bellissima

moglie a causa di un terribile incidente automobilistico che li ha visti

coinvolti insieme. Nel tentativo di elaborare positivamente il suo dolore

decide di adoperarsi per aiutare gli altri ad affrontare e superare un

forte dolore come quello dovuto alla perdita di una persona cara.

Scrive libri e organizza sedute di counseling collettivo.

LA RELAZIONE D’AIUTO NELLA SOCIETÀ MODERNA

«Cosa un counselor deve e non deve fare»

LA RELAZIONE D’AIUTO NELLA SOCIETÀ MODERNA

Usare un atteggiamento sbagliato nel sollecitare i membri del gruppo.

Usare un «fare» intimidatorio e comunque insistente, alla ricerca forzata di reazioni dal gruppo senza ovviamente avere i risultati sperati.

Ottenere, con l’atteggiamento sbagliato, omissioni o reazioni incontrollate che a poco servono per il buon andamento del lavoro in svolgimento.

Non farsi condizionare negativamente – nel ruolo di facilitatore –dal proprio vissuto quotidiano e dal proprio disagio latente, magari ricercando nel gruppo stesso sfogo e sbocchi al proprio problema, perdendo così di vista le necessità altrui.

«Cosa un counselor non deve fare!!»

LA RELAZIONE D’AIUTO NELLA SOCIETÀ MODERNA

Chiarificare la situazione del “qui e ora”, anche drasticamente: «La morte di tuo figlio è diventata la tua morte, della tua vita, del tuo lavoro, del tuo matrimonio».

Stabilire il giusto rapporto empatico.

Offrire la possibilità di una nuova prospettiva per la vita futura (es. utilizzando la metafora della “costruzione” per la “ripartenza”…).

Lasciare esprimere, facendole «verbalizzare», le emozioni negative che tengono prigioniera la personalità e con essa le emozioni positive.

Orientare la percezione sulla vita presente e sul futuro allontanandola dal disagio e dal dolore del passato.

«Cosa un counselor deve fare!!»

LA RELAZIONE D’AIUTO NELLA SOCIETÀ MODERNA

«Il Counseling per il Counselor: affrontare il proprio disagio»

LA RELAZIONE D’AIUTO NELLA SOCIETÀ MODERNA

«Affrontare il proprio disagio»

«Se non paghi il pifferaio magico lui ti verrà a cercare!»

Il Counselor può egli stesso trarre dalla relazione d’aiuto la motivazione, lo

slancio, il sostegno per affrontare e risolvere i propri malesseri reconditi. Il

counseling non è mai un flusso di “energia” che va in una direzione

soltanto. Il counseling è soprattutto uno “scambio” alla pari. Alla relazione

d’aiuto cliente e counselor si accostano con i medesimi obiettivi: avere la

grande opportunità di intraprendere un viaggio in comune che porterà

entrambi in un luogo dove la prospettiva sulla propria vita, sul proprio

quotidiano e sul proprio futuro apparirà migliore.

LA RELAZIONE D’AIUTO NELLA SOCIETÀ MODERNA

«Il mio amico Eric»

(«Looking for Eric», GB, Fr., It., Sp., 2009. Diretto da Ken Loach

ERIC, un postino di mezz'età che vive e lavora a Manchester, si trova in un

momento critico della sua vita. Trent'anni prima, in preda ad un attacco di

panico, ha abbandonato la moglie Lily e la figlia Sam appena nata. Vive

con Ryan e Jess, i due figliastri lasciatigli in custodia dalla seconda ex

moglie, con i quali ha un difficile rapporto. La figlia Sam, una ragazza-

madre in procinto di laurearsi, gli chiede di prendersi cura della nipotina

per più tempo: questo per Eric significa dover rivedere Lily dopo tanti anni.

Una sera mentre Eric è nella sua stanza impegnato ad autocommiserarsi

gli si materializza davanti ÉRIC CANTONÀ,

LA RELAZIONE D’AIUTO NELLA SOCIETÀ MODERNA

«Il primo contatto»

LA RELAZIONE D’AIUTO NELLA SOCIETÀ MODERNA

Affrontare insieme il disagio pur senza imporre di farlo, ne tantomeno indicando un modo per farlo.

Aiutare a guardare le cose sotto una prospettiva diversa.

Agevolare la rievocazione di emozioni positive relative a un

periodo felice, alterando la prospettiva del dolore per poterla

poi modificare in prospettiva di nuova vita.

Cambiare il verbo “sopportare” con “affrontare”: iniziare a

elaborare il disagio sotto una luce diversa.

«Senza rischiare non possiamo superare i rischi!»

LA RELAZIONE D’AIUTO NELLA SOCIETÀ MODERNA

«Il contatto empatico»

LA RELAZIONE D’AIUTO NELLA SOCIETÀ MODERNA

Abbattere le barriere senza avere paura che i ruoli si possano invertire.

Mettersi in gioco, parlare di sé, aprire il proprio cuore all’altro,

elaborando anche le proprie esperienze, le proprie questioni

irrisolte, sempre però con degli obiettivi precisi e funzionali,

come l’attivazione del processo empatico teso a gettare il

ponte per la fiducia reciproca.

Comprendere le situazioni descritte nel loro valore simbolico.

Evidenziare l’importanza nel riporre la fiducia «nell’altro» per

affrontare insieme il percorso di relazione d’aiuto.

«Il contatto empatico»