la progettazione urbanistica nel drag pue (dgr n.2751, 14.12.2010; bur n.7, 14.01.2011)

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LA PROGETTAZIONE URBANISTICA LA PROGETTAZIONE URBANISTICA NEL DRAG PUE NEL DRAG PUE (DGR n.2751, 14.12.2010; BUR n.7, 14.01.2011) (DGR n.2751, 14.12.2010; BUR n.7, 14.01.2011) Criteri per perseguire la “qualità dell’assetto urbano” -- la prospettiva ecologica --

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LA PROGETTAZIONE URBANISTICA NEL DRAG PUE (DGR n.2751, 14.12.2010; BUR n.7, 14.01.2011). Criteri per perseguire la “qualità dell’assetto urbano” -- la prospettiva ecologica --. 1. SOSTENIBILITA’ E QUALITA’ NEL PUE 2. GLI OBIETTIVI 3. PROGETTAZIONE CLIMATICA DEGLI SPAZI URBANI - PowerPoint PPT Presentation

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LA PROGETTAZIONE LA PROGETTAZIONE URBANISTICA NEL DRAG PUE URBANISTICA NEL DRAG PUE (DGR n.2751, 14.12.2010; BUR n.7, 14.01.2011)(DGR n.2751, 14.12.2010; BUR n.7, 14.01.2011)

Criteri per perseguire la “qualità dell’assetto urbano”

-- la prospettiva ecologica --

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1. SOSTENIBILITA’ E QUALITA’ NEL PUE

2. GLI OBIETTIVI

3. PROGETTAZIONE CLIMATICA DEGLI SPAZI URBANI

4. PROGETTAZIONE DEGLI SPAZI APERTI

5. IL CONTRIBUTO DELLA VEGETAZIONE ALLA DEFINIZIONE DEGLI SPAZI APERTI

6. STRATEGIE PROGETTUALI PER IL CONTROLLO DELLA RADIAZIONE SOLARE

7. CRITERI PER LA PROGETTAZIONE DEL VERDE E DELLE ESSENZE

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1. SOSTENIBILITA’ E QUALITA’ NEL PUE

I criteri di sostenibilità e di qualità nel PUE devono garantire:

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2. GLI OBIETTIVI

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I fattori principali che influenzano il microclima nella progettazione dell’assetto insediativo alla scala urbana sono:

a) il fattore di vista del cielo SVF (Sky View Factor)b) l’orientamento di strade ed edificic) i rapporti di altezza e distanza tra i fabbricati d) la composizione delle ombre

3. PROGETTAZIONE CLIMATICA DEGLI SPAZI URBANI

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a) Il fattore di vista del cielo SVF (Sky View Factor)

Il fattore vista del cielo determina lo scambio di calore radiante tra la città e la volta celeste. Una riduzione dello SVF causato da edifici alti ed ostruzioni riduce il raffrescamento radiativo notturno e quindi è un fattore da controllare.Quando la vista è completamente libera il fattore SVF è pari ad 1; in un tessuto urbano con strade strette è pari a circa 0,2; in un tessuto urbano con strade ampie è pari a circa 0,8.Bisogna evitare che la radiazione solare assorbita e riemessa da pavimentazione e cortine edilizie dopo l’ersposizione diurna, venga intercettata da altri edifici e sia inibito lo scambio di calore notturno verso il cielo.In genere si può affermare che un basso fattore di vista del cielo ha una influenza negativa sulla “isola di calore”.

3. PROGETTAZIONE CLIMATICA DEGLI SPAZI URBANI

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b) L’orientamento di strade ed edifici

L’orientamento degli edifici dovrebbe avere preferibilmente il lato di maggior dimensione verso sud, sud-ovest; le strade dovrebbero quindi privilegiare un orientamento est-ovest.L’obiettivo da perseguire è quello di massimizzare l’utilizzo del soleggiamento invernale e la riduzione del soleggiamento estivo.

Il sistema insediativo deve dimostrare di trarre vantaggio dai venti prevalenti estivi per attuare strategie di raffrescamento naturale. Lo studio della direzione e della intensità dei venti può comportare un controllo migliore del microclima all’esterno e all’interno.

3. PROGETTAZIONE CLIMATICA DEGLI SPAZI URBANI

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c) Il rapporto tra altezza e distanza dei fabbricati

In generale si può ritenere che la condizione ottimale si realizza quando una cortina ha soleggiamento completo svincolato dai fabbricati antistanti; tuttavia il rapporto tra altezza e distanza non può essere unico, ma varia in funzione dell’orientamento e delle volumetrie esprimibili dall’area di intervento.

Va garantita la possibilità di usufruire di sole diretto per impianti di solare termico e fotovoltaico.Per le superfici a sud è requisito positivo l’80% di soleggiamento invernale e il 20% di soleggiamento estivo.

d) La composizione delle ombre

La composizione delle ombre fornisce un importante elemento di conoscenza per la progettazione delle funzioni e dei materiali. Attraverso lo studio delle ombre si possono avere informazioni sulle superfici maggiormente colpite dal sole e si possono progettare con consapevolezza i materiali da utilizzare in funzione della loro proprietà di accumulo termico.

3. PROGETTAZIONE CLIMATICA DEGLI SPAZI URBANI

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4. PROGETTAZIONE DEGLI SPAZI APERTI

La progettazione bioclimatica deve adottare differenti strategie progettuali in funzione delle aree di intervento, distinguendo in generale:

a) parti da conservare, recuperare, riqualificare e rigenerare

b) parti di nuovo impianto

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a) Parti da conservare, recuperare, riqualificare e rigenerare

Assumono particolare rilievo:- le pavimentazioni (per tipo di materiali e modalità di tessitura);- il verde;- lo studio della ventilazione (venti dominanti, venti prevalenti, ecc.);- il soleggiamento;- le attività e le modalità d’uso degli spazi aperti.

b) Parti di nuovo impianto

E’ possibile dimensionare gli spazi aperti attraverso lo studio delle ombre (proprie e portate). Rispetto alle simulazioni con un modello tridimensionale si devono integrare le informazioni relative alla distribuzione del calore.

4. PROGETTAZIONE DEGLI SPAZI APERTI

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4. PROGETTAZIONE DEGLI SPAZI APERTI

Valentina Dissì“Progettare per il comfort urbano” SE 2008.

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Il verde dà un contributo importante alla qualità ambientale di un’area perché attraverso l’evapotraspirazione, processo del metabolismo vegetale, abbassa la temperatura dell’aria.

L’indice di piantumazione rappresenta una possibile soluzione alla necessità di incrementare e prescrivere la presenza di verde nelle aree urbane. Perché tale indice risulti efficace è necessario tenere conto del rapporto tra superfici impermeabili e superfici permeabili, oltre che del coefficiente di ombreggiamento.

Il coefficiente di ombreggiamento è un altro parametro di controllo della qualità ecologica. Esso è funzione del tipo di foglie e tipo di alberature. Per garantire raffrescamento in estate e riscaldamento in inverno, le essenze devono avere una chioma di elevata densità nei mesi caldi e con basso livello di ombreggiamento nella stagione fredda.

5. IL CONTRIBUTO DELLA VEGETAZIONE ALLA DEFINIZIONE DEGLI SPAZI APERTI

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I criteri possono orientare la progettazione del verde sono:

1. tener conto delle caratteristiche climatiche del sito in cui le essenze vegetali verranno impiantate (particolare rilievo si attribuisce agli aspetti microclimatici);

2. tener conto delle dimensioni della pianta a maturità raggiunta;

3. tener conto della funzione che sarà assunta dal verde di nuovo impianto nel sistema urbano e della zona in cui verrà effettuato l’intervento;

4. considerare i differenti aspetti connessi alle essenze sempreverdi e a quelle caducifoglie;

5. analizzare criticamente le caratteristiche preesistenti del verde urbano che caratterizza la zona di intervento (come ad esempio nel caso di ville storiche).

6. CRITERI PER LA PROGETTAZIONE DEL VERDE E DELLE ESSENZE

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La radiazione solare può essere riflessa e/o assorbita dalle superfici opache che definiscono lo spazio urbano. La quantità di radiazione riflessa dipende prevalentemente dall’albedo e dalla tessitura dei materiali utilizzati.

Una superficie chiara riflette una buona parte della radiazione solare, una superficie scura una quantità minore; la quantità che non viene riflessa viene assorbita e quindi riemessa trasformandosi prima in calore ed innalzando la temperatura della superficie.

Il controllo di questi aspetti è importante nello studio del microclima.

7. STRATEGIE PROGETTUALI PER IL CONTROLLO DELLA RADIAZIONE SOLARE

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L’albedo è la frazione di radiazione solare, diretta e diffusa, che le superfici raggiunte da radiazione solare riflettono. Maggiore è la riflessione della superficie, maggiore è l’albedo (una superficie chiara, come la pietra bianca levigata, può avere un albedo pari a 0,8; una superficie scura, come l’asfalto, ha un albedo pari a 0,2).

La capacità termica di un materiale descrive la sua attitudine ad accumulare calore, che successivamente viene ceduto all’ambiente.

L’emissività misura la capacità di un materiale di irraggiare energia; dipende da fattori quali la temperatura, l’angolo di emissione, la lunghezza d’onda e la finitura superficiale del materiale osservato. L’emissività è molto simile per i materiali utilizzati in edilizia (pari a circa 0,9). Ne deriva che le differenze sono dovute all’albedo.

7. STRATEGIE PROGETTUALI PER IL CONTROLLO DELLA RADIAZIONE SOLARE

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Particolare rilievo assumono quindi nella progettazione:

le coperture (piane, inclinate, semplici o doppie, con o senza vegetazione);

le cortine (con o senza la presenza di portici e/o parti arretrate);

le schermature (con alberature, elementi per l’ombreggiamento, schermi opportunamente progettati);

il parterre (con diversi tipi di pavimentazione, con o senza la presenza di verde e vegetazione, con o senza la presenza di acqua);

la morfologia (forma del tessuto insediativo, rapporto tra pieni e vuoti, distacco tra edifici, realizzazione di dislivelli, dimensione e configurazione dello spazio pedonale, arredo urbano).

7. STRATEGIE PROGETTUALI PER IL CONTROLLO DELLA RADIAZIONE SOLARE

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7. STRATEGIE PROGETTUALI PER IL CONTROLLO DELLA RADIAZIONE SOLARE

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7. STRATEGIE PROGETTUALI PER IL CONTROLLO DELLA RADIAZIONE SOLARE

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7. STRATEGIE PROGETTUALI PER IL CONTROLLO DELLA RADIAZIONE SOLARE