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Non accetterò mai di diventare il complice di coloro che stanno affossando la democrazia e la giustizia in una valanga di corruzione

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Sandro Pertini

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“Amici miei, io non resto

un minuto di più su questa

sedia se la mia coscienza si

ribella. Non accetterò mai

di diventare il complice di

coloro che stanno affos-

sando la democrazia e

la giustizia in una

valanga di cor-

ruzione.”

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Progetto grafico:

David Pearson

Nero Pantone 313 U 10

www.chiarelettere.it

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Discorsi e testimonianze di pensiero libero,piccoli saggi, articoli, lettere.

Contro censure e condizionamenti.Libri politici per cercare un’altra politica

e ritrovare un pensiero forte.Libri del passato pensati per il futuro.

Usiamoli.

instant book

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È stato il primo presidente socialista della Repubblica italiana e sicuramente il più amato. Antifascista condannato al confino, poi esule in Francia, rientra in Italia e viene imprigionato; liberato dopo il 25 luglio 1943, fa partedella direzione del Comitato di liberazione nazionale assumendo anche la guida del Partito socialista. Catturato dalle SS e condannato a morte, viene nuovamente liberato da un commando partigiano. Negli anni del dopoguerrasi batte come deputato per l’autonomia del suo partito(ma anche contro la discriminazione dei comunisti),in difesa dei valori della libertà individuale e della giustizia sociale. Eletto nel 1968 presidente della Camera dei deputati, diventa poi presidente della Repubblica nel 1978, dopo l’omicidio di Aldo Moro. Il suo settennato, funestato dal terrorismo, dalle stragi, dagli attacchi della mafia,dallo scandalo della P2, da due terremoti – quello delFriuli, due anni prima del suo insediamento, e quello dell’Irpinia –, è ricordato come un periodo in cui istituzionie cittadini hanno fatto fronte comune contro le difficoltà,e questo è stato possibile proprio grazie alle eccezionalidoti del presidente.

sandro pertini(Stella, Savona 1896 – Roma 1990)

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Sandro Pertini

La politica delle mani pulite

a cura di Mario Almerighi

chiarelettere

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© Chiarelettere editore srlSoci: Gruppo editoriale Mauri Spagnol S.p.A.Lorenzo Fazio (direttore editoriale)Sandro ParenzoGuido Roberto Vitale (con Paolonia Immobiliare S.p.A.)Sede: via Melzi d’Eril, 44 – Milano

ISBN 978-88-6190-233-6

Prima edizione: gennaio 2012

www.chiarelettere.itBLOG / INTERVISTE / LIBRI IN USCITA

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Sommario

Nota editoriale VIIPerché oggi di Mario Almerighi XI

LA POLITICA dELLE MANI PULITE

Prima di tutto

Il terremoto in Irpinia 3

La questione morale

O pulizia o pianto tutto 7 – Una testimonian-za: l’incontro con Sandro Pertini 13 – Messag-gi di fine anno 17 – Politica con le mani pulite 22 – In difesa della magistratura 23

L’impegno politico: una testimonianza di rigore e umanità

La guerra e l’antifascismo 25 – Lettere alla sorella Marion 28 – Non voglio la grazia 31 – I fratel-li 34 – Nel carcere di Turi con Antonio Gram-sci 36 – Vogliamo la Costituente 40 – Contro

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l’amnistia Togliatti 42 – Metodi disumani del-la polizia: le torture e le morti 48 – Il governo Tambroni e i fatti di Genova 54 – L’omicidio di tre giovani 61 – Libertà e giustizia sociale 65 – La commemorazione di Salvador Allende 66

Pertini presidente della Repubblica

Si svuotino gli arsenali e si colmino i granai 73 – I giovani al Quirinale 77 – La centrale del terrorismo non è l’Italia 79 – La visita ai sol-dati italiani in Libano 81 – La presidenza della Repubblica più tormentata 83 – Mafia, ’ndran-gheta e camorra 85 – La laurea honoris causa e l’indipendenza della magistratura 87 – Pace, libertà e giustizia 89

Il grande disegno europeo

Una patria più grande 92 – L’Europa unita, un ideale necessario 96 – L’Europa, patria del-la memoria 98

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Nota editoriale

Un capo di Stato diverso dagli altri. Il ricordo di Sandro Pertini è ancora molto vivo, i suoi discorsi, soprattutto le sue prese di posizione, mai mediate dal puro calcolo politi-co, rimangono impresse nella memoria. In un momento in cui la politica sembra essere lontana dai cittadini, ci è sem-brato giusto riproporre le sue parole, così fortemente detta-te da un sentimento di franca umanità, e da gesti spesso al di fuori dei protocolli istituzionali, e che per questo hanno conquistato milioni di italiani (molti ricordano la sua parte-cipazione ai Mondiali del 1982 e il drammatico episodio di Vermicino: Pertini in mezzo alla folla in attesa di avere noti-zie del bambino precipitato in un pozzo).

Succeduto a Giovanni Leone l’8 luglio 1978, rivelò imme-diatamente un nuovo stile presidenziale. Il sontuoso palaz-zo presidenziale del Quirinale decorato con pesanti tappez-zerie del Quattrocento non è mai stato per lui una residenza ma solo un luogo di lavoro. «Mai ho trascorso una notte al Quirinale. Mia moglie Carla non ci ha mai messo piede.» Pertini prendeva servizio alle nove ogni mattina e lasciava il Quirinale alle venti per andare nell’appartamento che divi-deva con la moglie, Carla Voltolina, psicologa presso un centro di assistenza per tossicodipendenti. durante i viaggi privati il capo dello Stato rinunciava all’aereo presidenziale servendosi degli aerei di linea e pagando di tasca propria il biglietto. Il suo settennato però si ricorda anche per la svol-ta politica che impresse al paese, avviando per la prima vol-

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ta un’alternanza laica alla presidenza del Consiglio, dappri-ma con l’incarico a La Malfa, senza esito, poi a Spadolini e a Craxi. Baluardo contro il terrorismo, ebbe anche il corag-gio di denunciare subito la pericolosità della P2 dando pieno appoggio alla presidente della Commissione, Tina Anselmi.

«Mia moglie – disse una volta Pertini – non voleva che accettassi questa carica, e anch’io non ero molto convinto, ma come rifiutare di servire il proprio paese quando 850 gran-di elettori su 1000 ti hanno eletto? È vero, la metà di essi se ne pente oggi perché aspettava che io servissi gli interes-si di questo o quel partito politico, particolarmente il Parti-to socialista, che è il mio. Sono stati fortemente delusi per-ché mi rifiuto di servire interessi che non sono quelli del popolo italiano.»

Questo libro, diviso in cinque sezioni (Prima di tutto, con il famoso discorso tenuto in occasione del terremoto in Irpinia, seguito da: La questione morale; L’impegno politico: una testimonianza di rigore e umanità; Pertini presidente del-la Repubblica; Il grande disegno europeo) comprende una sele-zione di lettere, discorsi, interviste (importanti quelle con Oriana Fallaci e Nantas Salvalaggio), messaggi presidenziali in televisione, coprendo un arco di tempo che va dagli anni della prima guerra mondiale fino al settennato presidenzia-le. Una vita giocata tutta all’attacco. Uno spirito libertario ma al servizio delle istituzioni. La sua grande impresa è sta-ta proprio questa: servire il suo paese, diventare un eroe del-la Resistenza, partecipare alla costruzione della Repubblica e diventarne il più alto rappresentante (dopo essere stato pre-sidente della Camera, mai invece fece parte di un governo) rimanendo però sempre lo stesso Sandro, una persona libe-ra, un cittadino come gli altri. Indro Montanelli, che in più occasioni lo criticò aspramente, disse di lui: «Non è neces-sario essere socialisti per amare Pertini. Qualunque cosa egli dica o faccia, odora di pulizia, di lealtà e di sincerità». Le parole e la commozione sincera di Pertini in occasione del-la morte di Enrico Berlinguer (11 giugno 1984), amatissi-

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Nota editoriale IX

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mo segretario dell’allora Pci, sono rimaste impresse in mol-ti: «Lo porto via come un amico fraterno, come un figlio, come un compagno di lotta».

I materiali presenti nel libro sono stati gentilmente messi a disposizione dal giudice Mario Almerighi, che firma l’in-troduzione. Già presidente della Fondazione Sandro Perti-ni, Almerighi è ora presidente dell’Associazione «Sandro Per-tini Presidente», che si propone, così come era desiderio di Carla Voltolina, di «promuovere e divulgare studi e ricerche sull’opera e sul pensiero di Sandro Pertini, sui principi che hanno ispirato la sua vita improntata ai valori della giustizia sociale, della libertà, della solidarietà, dell’onestà e della pace».

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Perché oggidi Mario Almerighi

Quando i petrolieri comprarono i partiti

Poco più che trentenne, Sandro Pertini fu condan-nato a dieci anni e nove mesi di detenzione da par-te del tribunale speciale fascista. Poi cinque anni di confino a Ventotene e Ponza. Quindi, la partecipa-zione, come leader e combattente, alla Resistenza, la cattura, la condanna a morte, l’evasione da Regina Coeli, la guerra partigiana nel Nord. La Liberazione dell’Italia nello stesso giorno in cui a Flossenbürg i nazisti gli uccidono il fratello. È eletto in Parlamen-to, partecipa alla Consulta, poi all’Assemblea costi-tuente, come l’uomo simbolo della lotta contro il fascismo e per la riconquista della libertà.

Ho conosciuto Sandro Pertini, presidente della Camera, quando ero – così ci definivano – un «preto-re d’assalto». Avevo scoperto che il Parlamento italia-no era stato comprato dai petrolieri a un prezzo pari al 5 per cento dei guadagni che venivano loro assicu-rati dall’approvazione di determinate leggi. Eravamo negli anni Settanta. Gli anni della strategia della ten-sione e, poi, del terrorismo. I partiti coinvolti nello scandalo si arroccarono su se stessi in difesa dei mini-

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stri e dei petrolieri coinvolti. Il destinatario dell’atto di accusa nei confronti di cinque ministri dell’Indu-stria era, per legge, il presidente della Camera e cioè Sandro Pertini. Lo informai preventivamente insie-me ad altri due pretori e si rese conto del coinvolgi-mento del Partito socialista. Ci incoraggiò ad andare avanti e ci tutelò pubblicamente sostenendo il ruolo istituzionale della magistratura e l’affermazione del-la legalità come elemento essenziale dello sviluppo democratico del paese.

Sandro Pertini rappresentava per noi giovani, nati sulle ceneri di una guerra voluta dal fascismo, la sto-ria, il collegamento tra le sofferenze del passato, le conquiste di libertà e le speranze di progresso e di sviluppo della nostra democrazia.

La storia più recente è lì a dimostrare che in una situazione di crisi dei valori, di crisi della politica e dell’etica, non è certo l’intervento di alcuni giudici che può ridurre i livelli d’illegalità diffusa che inqui-nano la vita di un paese. E infatti, con grande pre-veggenza, nelle lettere e nei discorsi di Sandro Perti-ni riportati in questo libro si potrà constatare come egli considerasse fondamentale il connubio tra lega-lità e democrazia.

L’impegno politico

Persino durante il fascismo, come si vedrà, Pertini appare rispettoso delle regole di quel tempo. Accet-ta la detenzione e, nel duro carcere di Santo Stefano, trova la serenità d’animo nella consapevolezza delle

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ragioni che l’hanno determinata: scrive una memo-rabile lettera alla mamma rimproverandola duramen-te per aver chiesto la grazia, nonostante fosse afflit-to da una grave malattia.

L’impegno e, come lui dice, la fede in un ideale politico, è l’in sé dell’Uomo, è ciò che gli consente di superare le più atroci traversie che lo hanno accom-pagnato durante i lunghi anni di prigionia, dell’esi-lio e del confino; è ciò che gli ha dato la forza nel combattere i fascisti e i nazisti durante la Resistenza; è ciò che lo ha accompagnato dopo il 25 aprile 1945 nel suo impegno per le istituzioni della Repubblica.

Nello scorrere gli scritti di Pertini si vedrà come la sua fede nel socialismo non era tanto fede nel par-tito quanto fede strettamente legata ai valori cui si ispirava, all’onestà del comportamento, al rispetto delle idee altrui, alla solidarietà, all’interesse prima-rio della patria. Senza dimenticare, come era solito dire, che «l’amore per la propria patria presuppone l’amore per la patria altrui». Un amore che si allarga all’umanità intera e che traspare, grazie alla sempli-cità e alla schiettezza con le quali era solito parlare, in tutti i discorsi fatti nei suoi tanti viaggi all’este-ro. Un amore che consentì all’Italia di acquistare nel mondo un prestigio unico nella storia della nostra Italia sino ai giorni nostri.

I suoi viaggi all’estero ebbero una risonanza popo-lare non comune. La sua storia, lo stile, il rifiuto del-le paludate formalità dei cerimoniali lo resero celebre in tutto il mondo. dai paesi europei a quelli ameri-cani, dall’Asia all’Australia, riscosse simpatie e con-sensi inusuali per un capo di Stato straniero. Non

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solo tra la gente e presso i mass media, ma anche sul piano dei rapporti diplomatici, con ricadute grande-mente positive per gli interessi politici ed economici dell’Italia. Nei quattro anni della presidenza, si recò nella Germania Federale, in Grecia, in Francia, in Spa-gna, in Portogallo, in Cina, in Giappone,1 negli Usa,2 in Argentina. Emblematica fu la sua prima visita in Germania, che scelse di fare anche se a suo tempo le truppe d’occupazione tedesche lo avevano arrestato e condannato a morte. dichiarò alla stampa: «Io riuscii a evadere; mio fratello, invece, è stato ucciso a Flos-senbürg. Mi recherò alla tomba di mio fratello, ma in me non vi sono né vi saranno risentimenti, sui qua-li non cresce niente di positivo né nel senso morale né in quello politico: non i popoli, ma i loro governi hanno gettato nella disgrazia i nostri paesi». Quelle parole crearono le condizioni per dare un nuovo fon-damento all’amicizia fra Italia e Germania.

Molti ricordano il Pertini dei campionati mon-diali di calcio e ignorano la valenza politica dell’uo-mo. A livello dei mass media, Pertini è stato quasi sempre considerato un politico anomalo, ama-

1 In quell’occasione Pertini disse: «Quel giorno del 1945 l’uma-nità comprese chiaramente che il meraviglioso albero della scien-za può produrre frutti mostruosi portatori di distruzione e morte. I cittadini di Hiroshima e Nagasaki sono le vittime innocenti del-la scoperta che l’ingegno umano aveva fatto. Scoperta tramutata in un’arma infernale usata contro innocenti creature. Hiroshima è l’inferno prodotto dall’umanità». 2 dove ha il coraggio di affermare, riferendosi alle ingiustizie per-petrate in Argentina, che «chiunque non protesta contro queste dittature non ha il diritto di protestare contro i recenti avveni-menti polacchi».

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to più per le sue doti umane che per le sue qua-lità politiche.

I documenti riportati in questo libro dimostrano quanto sia errata tale analisi. È certamente vero che Pertini era in gran parte un politicamente diverso, ma è proprio lo scandagliare i suoi diversi compor-tamenti politici che permette di considerare quella diversità come un punto di riferimento di una nuo-va politica che recuperi i suoi significati più nobili e più utili alla collettività.

durante il terrorismo, ad esempio, Pertini riuscì, grazie al suo prestigio, alla sua onestà e al consen-so popolare verso la sua figura, a conseguire il gran-de risultato di salvaguardare la credibilità delle isti-tuzioni da parte del popolo italiano.

La corruzione è nemica della democrazia

Le malattie che affliggono oggi più di ieri il nostro paese hanno radici lontane. In un convegno tenu-tosi a Torino nel febbraio del 1978 un altro gran-de della nostra storia, Ettore Gallo, così si espres-se: «La Costituzione della Repubblica ha delineato il potere statuale in un complesso sistema di arti-colazioni che determina un reciproco autocontrol-lo fra gli organismi costituzionali, bilanciando esi-genze di unità di sviluppo. Ma noi questo Stato non lo abbiamo. Lungi dall’aversi un autocontrollo fra organi ed enti di rango costituzionale, si è avuta, a tutti i livelli, una politica di aggregazione dei con-sensi che ha tessuto intorno alle istituzioni una tale

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rete d’interessi, di potentati, di centri di potere e di pressione da avviluppare fino alla paralisi ogni capacità di proficua gestione del potere nell’inte-resse generale...».

Sandro Pertini ha cercato costantemente di reci-dere quelle malefiche radici riportandosi, con mas-sima coerenza nei suoi comportamenti, alle radici sane della Repubblica identificate nella Resistenza e nei principi consacrati nella nostra Carta costituzio-nale, cercando costantemente di coniugare la poli-tica con l’etica.

«Pertini – così Spadolini ha scritto di lui – ha conti-nuato a credere nella politica come missione, secondo la lezione imparata sui banchi delle scuole dell’Italia giolittiana.» da grande lettore e ammiratore di Leo-pardi, sosteneva che «la morale è una scienza morta, se la politica non cospira con lei e non la fa regna-re nella nazione».

In più di un’occasione, con grande saggezza e lun-gimiranza, Pertini si espresse così: «La democrazia si difende, si sostiene, e si rafforza con una grande ten-sione morale. La corruzione è nemica della democra-zia. Si colpiscano i colpevoli di corruzione senza pie-tismi, senza solidarietà di amicizia o di partito: questa solidarietà sarebbe vera complicità... La corruzione offende e sdegna la coscienza del cittadino onesto [...]. L’esempio deve essere dato dalla classe dirigen-te e in primo luogo da me che vi parlo. La politica deve essere fatta con le mani pulite». [...]

«Tutto muore con noi – è una frase di Sandro Pertini con la quale mi piace concludere – però noi rimaniamo nel cuore di quelli che ci amano. Lì

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non moriamo mai, e perciò possiamo parlare con i nostri cari, ed essi parlano a noi in silenzio.» Sono convinto che la maggior parte del popolo italiano avverta oggi il bisogno che Sandro Pertini non si limiti a parlare a quelli che lo hanno amato e che lo amano ancora, ma a tutti coloro che hanno a cuore le sorti del paese, la qualità della vita nostra e dei nostri figli.

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“Amici miei, io non resto

un minuto di più su questa

sedia se la mia coscienza si

ribella. Non accetterò mai

di diventare il complice di

coloro che stanno affos-

sando la democrazia e

la giustizia in una

valanga di cor-

ruzione.”

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Progetto grafico:

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