la logica dei corvi - le scienze

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Recenti esperimenti hanno spiegato come fanno i corvi a risolvere i problemi servendosi della logica e hanno dimostrato che alcune delle loro capacità cognitive sono simili, o persino superiori, a quelle delle scimmie antropomorfe di Bernd Heinrich e Thomas Bugnyar Un cacciatore nel bosco osserva un corvo imperiale (Corvus corax) che si sdraia sulla schiena vicino a una carcassa di castoro. Un biologo scala una scogliera per studiare un nido di corvi appena nati, mentre i genitori fanno cadere dall'alto una pioggia di pietre. Un corvo solitario gracchia vicino a una casa di montagna isolata, avverten- do l'uomo che le sta davanti della presenza di un puma che lo sta per aggredire. In ognuno di questi casi, gli esseri umani credono di conoscere le reali intenzioni degli uccelli. 11 cacciatore è convinto che il corvo finga di essere rimasto avvelenato dalla carcassa, in modo da far allontanare gli altri corvi e tenersi il pasto tutto per 0.11 biologo crede che la coppia di corvi stia deliberatamente cercando di colpirlo con le pietre per farlo allontanare. L'uomo di fronte alla casa, infine, è convinto che il corvo lo stia avvisando del pericolo per salvargli la vita. Queste spiegazioni non possono essere scartate a priori, ma chi conosce questi uccelli sa che in realtà il loro comportamento segue schemi leggermente diversi. I corvi, in- fatti, amano il gioco più di qualunque altra specie, e non è raro che si stendano sul dorso per puro piacere. Per quanto riguarda il lasciar cadere le pietre dall'alto, è un comportamento dettato dalla rabbia, che attuano di frequente quando un predatore si avvicina al nido. Infine, si sa che spesso i corvi guidano altri predatori verso le prede troppo grosse per loro, perciò è probabile che quell'uccello stesse in realtà gui- dando il puma verso l'uomo. Aneddoti come questi sono numerosissimi, ma da soli non bastano a dimostrare che i corvi sono effettivamente dotati di in- telligenza. Anche comportamenti più sofisticati — come l'abitudine di dividere un blocco di lardo in pezzi più piccoli per traspor- tarlo più facilmente, oppure di impilare i cracker e poi volare via con l'intera pila, o di rigirare due ciambelle in modo da poterle trasportare contemporaneamente, o ancora di creare falsi nascondigli di cibo per fuorviare i po- tenziali ladri — non dimostrano che i corvi siano davvero in grado di fare un confronto fra diverse azioni possibili e di scegliere la più appropriata. Basandosi unicamente sulle osservazioni, infatti, non è possibile escludere che quei compor- tamenti siano determinati dall'istinto, o che siano stati appresi in maniera mnemonica. Fino agli anni novanta, inoltre, esisteva una sola dimostrazione scientifica che i corvi avessero facoltà lo- giche simili a quelle degli esseri umani. Si tratta di una serie di esperimenti pubblicati nel 1943 da Otto Kochler, dell'Istituto zoologico di Ktinigsberg (oggi Kaliningrad), il quale dimostrò che Jakob, il suo corvo domestico di dieci anni, aveva imparato a contare fino a sette grazie a uno specifico addestramento che prevedeva il ritrovamento di cibo all'interno di vari contenitori, ognuno con un numero diverso di punti disegnati sul coperchio. 108 LE SCIENZE 465 /maggio 2007 www.lescienze.it La logica del corvo LE SCIENZE 09

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Articolo disponibile su LeScienze.it riguardante l'etologia dei corvi.

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Page 1: La Logica Dei Corvi - Le Scienze

Recenti esperimenti hanno spiegato come fanno i corvi

a risolvere i problemi servendosi della logica e hanno dimostrato

che alcune delle loro capacità cognitive sono simili,

o persino superiori, a quelle delle scimmie antropomorfe

di Bernd Heinrich e Thomas Bugnyar

Un cacciatore nel bosco osserva un corvo imperiale (Corvus corax) che si sdraiasulla schiena vicino a una carcassa di castoro. Un biologo scala una scogliera

per studiare un nido di corvi appena nati, mentre i genitori fanno cadere dall'altouna pioggia di pietre. Un corvo solitario gracchia vicino a una casa di montagna isolata, avverten-do l'uomo che le sta davanti della presenza di un puma che lo sta per aggredire.

In ognuno di questi casi, gli esseri umani credono di conoscere le reali intenzioni degli uccelli. 11cacciatore è convinto che il corvo finga di essere rimasto avvelenato dalla carcassa, in modo da farallontanare gli altri corvi e tenersi il pasto tutto per 0.11 biologo crede che la coppia di corvi stiadeliberatamente cercando di colpirlo con le pietre per farlo allontanare. L'uomo di fronte allacasa, infine, è convinto che il corvo lo stia avvisando del pericolo per salvargli la vita.

Queste spiegazioni non possono essere scartate a priori, ma chi conosce questi uccellisa che in realtà il loro comportamento segue schemi leggermente diversi. I corvi, in-fatti, amano il gioco più di qualunque altra specie, e non è raro che si stendanosul dorso per puro piacere. Per quanto riguarda il lasciar cadere le pietredall'alto, è un comportamento dettato dalla rabbia, che attuano difrequente quando un predatore si avvicina al nido. Infine, si sa chespesso i corvi guidano altri predatori verso le prede troppo grosseper loro, perciò è probabile che quell'uccello stesse in realtà gui-dando il puma verso l'uomo.

Aneddoti come questi sono numerosissimi,ma da soli non bastano a dimostrare che icorvi sono effettivamente dotati di in-telligenza. Anche comportamentipiù sofisticati — come l'abitudinedi dividere un blocco di lardoin pezzi più piccoli per traspor-tarlo più facilmente, oppure diimpilare i cracker e poi volare via con l'intera pila, o di rigirare due ciambelle in modo da poterletrasportare contemporaneamente, o ancora di creare falsi nascondigli di cibo per fuorviare i po-tenziali ladri — non dimostrano che i corvi siano davvero in grado di fare un confronto fra diverseazioni possibili e di scegliere la più appropriata.

Basandosi unicamente sulle osservazioni, infatti, non è possibile escludere che quei compor-tamenti siano determinati dall'istinto, o che siano stati appresi in maniera mnemonica. Fino aglianni novanta, inoltre, esisteva una sola dimostrazione scientifica che i corvi avessero facoltà lo-giche simili a quelle degli esseri umani. Si tratta di una serie di esperimenti pubblicati nel 1943 daOtto Kochler, dell'Istituto zoologico di Ktinigsberg (oggi Kaliningrad), il quale dimostrò che Jakob,il suo corvo domestico di dieci anni, aveva imparato a contare fino a sette grazie a uno specificoaddestramento che prevedeva il ritrovamento di cibo all'interno di vari contenitori, ognuno conun numero diverso di punti disegnati sul coperchio.

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La logicadel

corvoLE SCIENZE 09

Page 2: La Logica Dei Corvi - Le Scienze

ALLE PRESE CON UN

COMPITO meno logico

(tirare giù la corda per

far salire il cibo) gli

uccelli sono rimasti

disorientati, e nessuno

di loro è riuscito a

risolvere il problema.

Solo negli ultimi anni, soprattutto pergli studi svolti dal nostro gruppo, si è fi-nalmente arrivati a dimostrare in manierainequivocabile che i corvi sono dotati diintelligenza, intendendo con questo chesono in grado di usare la logica nella so-luzione dei problemi. I nostri esperimentihanno inoltre rivelato che questi animalisono capaci di distinguere un individuodall'altro, cosa che li rende molto simili anoi umani: è grazie a questa abilità, infat-ti, che siamo in grado di formare societàdi tipo complesso. Senza di essa, potrem-mo al massimo formare società simili aquelle degli insetti.

Risolvere i problemi

I corvi non sono gli unici a essere con-siderati intelligenti. Negli ultimi vent'an-ni una serie di studi ha dimostrato chealtre specie della famiglia dei corvidi (tracui cornacchie, ghiandaie, gazze e noc-ciolaie) hanno capacità mentali sorpren-dentemente sofisticate. In alcune specie,queste caratteristiche sono equivalenti oaddirittura superiori a quelle delle gran-di scimmie antropomorfe. Le nocciolaie,per esempio, hanno una memoria straor-dinaria, che permette loro di ricordaremigliaia di nascondigli diversi per il ci-bo. 11 corvo della Nuova Caledonia (Cor-

vus moneduloides), invece, usa le lunghefoglie di un arbusto per fabbricare stru-menti per estrarre le larve dalle fessuredegli alberi.

Tuttavia non era mai stato stabilito sequeste capacità siano dovute a una pro-grammazione presente dalla nascita o a unapprendimento successivo, e se esse sianobasate sulla memoria (ricordo di preceden-ti tentativi ed errori) o sul ragionamento(confronto tra più possibilità e scelta dellamigliore). Abbiamo perciò progettato una

NEL PRIMO TEST, per raggiungere la carne

legata al posatoio con una corda, i corvi

dovevano eseguire una sequenza di azioni

ben precisa: afferrare la corda col becco,

tirarla verso l'alto, metterne un pezzo sul

posatoio, appoggiarci sopra una zampa per

non farlo scivolare, lasciar andare il resto

della corda e poi ripetere l'operazione da

capo varie volte. Alcuni corvi adulti, dopo

aver studiato la situazione per qualche

2

minuto, hanno risolto il problema al primo

tentativo: segno che usavano la logica.

serie di esperimenti volti a chiarire questidubbi. Nel primo test abbiamo sistematoun corvo su un posatoio, abbiamo fissatoun'estremità di una corda al posatoio e le-gato all'altra estremità un pezzo di carne.Per raggiungere il cibo, l'uccello dovevaafferrare la corda con il becco, tirarla ver-

so l'alto, mettere la porzione di corda sol-levata sul posatoio, appoggiarvi sopra unazampa, premere abbastanza da non farlascivolare, lasciare andare la corda, riaffer-rarla in un altro punto e ripetere il tutto

più volte di seguito.Alcuni degli uccelli adulti hannoesaminato la situazione per diver-si minuti, e poi hanno eseguito lasequenza correttamente al primo

tentativo, senza prove preliminari,impiegando appena 30 secondi per

portarla a termine. Va ricordato cheplasmare il comportamento degli animalida laboratorio è un processo per fasi: ognipassaggio eseguito correttamente è ingenere associato a una ricompensa in ci-bo, mentre gli errori sono associati a unascossa elettrica. Le varie fasi sono poi col-legate dall'animale, che presumibilmentenon capisce come ognuna di esse contri-buisca al risultato finale. Gli animali delnostro esperimento, però, non avendomai incontrato una situazione simile innatura, non avevano avuto modo di im-parare a risolverla procedendo per tenta-tivi ed errori. La spiegazione più semplice,perciò, è che abbiano immaginato le varieazioni possibili e abbiano poi calcolatoqual era la migliore.

Il test è stato superato solo dagli uccelliadulti. Quelli più giovani (che avevano la-sciato il nido solo da un mese o due) nonsono riusciti eseguire la sequenza, evi-dentemente troppo complessa. Gli uccellidi un anno di età, invece, impiegano inmedia sei minuti per risolvere il problema,durante i quali sperimentano varie solu-zioni, come volare verso il cibo, cercare distrappare la corda, beccarla, strattonarla oattorcigliarla.

Nessuna delle fasi della sequenza era as-sociata a una ricompensa: per poter man-giare i corvi dovevano completarla tutta.Si potrebbe obiettare che ogni passaggiocomportava una ricompensa «mentale», equindi un rinforzo, perché il cibo si avvi-cinava un po' ogni volta, e che comunquegli animali non necessariamente sapevanoche ogni fase della sequenza li portava piùvicino all'obiettivo finale. Questa spiega-zione però non regge: imparare ogni sin-gola fase attraverso prove ed errori, infatti,avrebbe richiesto numerosi tentativi, e percompletare l'intera sequenza ci sarebberoprobabilmente voluti mesi di allenamento.Ma le cose non sono andate così. Gli uc-

celli si comportavano come se sapesserociò che stavano facendo.

Ci siamo allora chiesti fino a che pun-to gli uccelli fossero effettivamente con-sapevoli delle proprie azioni. Secondo lenostre previsioni, se i corvi fossero staticonsapevoli delle loro azioni presenti,avrebbero dovuto esserlo anche di quel-le passate. Avrebbero dovuto sapere, peresempio, che il cibo era ancora attaccatoalla corda anche dopo che lo avevano ap-poggiato sul posatoio.

Per capire se era così, abbiamo prova-to a cacciarli dal posatoio dopo che era-no riusciti a tirare su il pezzo di carne. Seavessero lasciato andare il cibo, allora sa-rebbe stato evidente che sapevano che eraattaccato al posatoio; se invece fosserovolati via con il cibo nel becco (e la cor-da glielo avesse strappato di bocca), ciòavrebbe indicato che non erano consape-voli del collegamento. La maggior partedegli uccelli ha lasciato cadere il cibo pri-ma di volare via. Poi abbiamo provato amettere sul posatoio la carne con la cordaancora attaccata, ma slegata dal posatoio:in questo secondo caso, tutti gli uccellisono volati via con il cibo nel becco.

11 ragionamento richiede poche, o nes-suna prova, mentre l'apprendimento perprove ed errori non richiede logica. Perscoprire se i corvi erano riusciti a risolve-re il problema grazie a movimenti casua-li - efficaci, ma non basati su una logica- abbiamo effettuato un altro test, con in-dividui che non avevano partecipato allaprova precedente. In questo caso gli uccel-li sono stati messi di fronte alle medesimescelte fisiche, ma in una situazione che,speravamo, sarebbe apparsa loro come «il-logica»: ima corda che doveva essere tirataverso il basso per far salire la carne.

I corvi hanno studiato il meccanismo,beccando e strattonando la corda e riu-scendo a volte a far avvicinare un po' ilcibo. Ma presto hanno smesso di provar-ci, e nessuno è riuscito a raggiungere ilcibo benché la sequenza corretta (tirare-bloccare-rilasciare) fosse di fatto identi-ca a quella dell'esperimento precedente.Perciò pensiamo che il movimento direttofosse stato capito in brevissimo tempo (inalcuni casi immediatamente) solo perchéera logico.

A quanto pare, i corvi hanno la capa-cità di valutare mentalmente le azioni eprevederne le possibili conseguenze. Una

capacità che, probabilmente, è assente, opresente in modo limitato, nella maggiorparte degli altri animali per un'ottima ra-gione adattativa.

I vantaggi dell'intelligenza

Per mezzo di processi ancora in granparte sconosciuti alla biologia, comporta-menti squisitamente precisi possono esse-re programmati geneticamente in animalicon un cervello non più grande di unacapocchia di spillo. Per esempio ci sonovespe che fabbricano carta fin dal gior-no della nascita, costruendo con essa unnido dall'architettura precisa, mentre altreusano il fango per fabbricare un nido di

forma molto diversa, ma altrettanto speci-fica. Allo stesso modo, ogni specie di uc-cello è programmata per costruirsi il nidoin un modo particolare. Tutte le rondinicomuni costruiscono nidi di fango dallatipica forma a mensola. Anche le rondinirupestri si servono del fango, ma costrui-scono un nido a forma di forno e con unpiccolo foro d'ingresso circolare.

Nessuno di questi intricati compor-tamenti è appreso, così come nessuno èbasato sul ragionamento (benché appren-dimento e ragionamento possano modifi-care alcuni comportamenti programmatigeneticamente). L'uso della logica, infatti,può rivelarsi del tutto inaffidabile in cer-te situazioni, e condurre a veri disastri. Ladomanda quindi è: perché, se il compor-tamento può essere preprogrammato contanta precisione, alcuni animali (noi, peresempio) devono affidarsi ai tentativi? Per-ché non siamo tutti capaci di «fare la cosagiusta» subito, senza dover prima speri-mentare i molti possibili modi sbagliati?

La risposta abituale è che gli animaliintelligenti si sono evoluti in un ambientecomplesso e imprevedibile, in cui le rea-zioni preprogrammate non erano adegua-te. Se un animale è in grado di distingueretra gli altri individui, e vive insieme ad al-tri che sono a loro volta in grado di iden-tificarlo come un'entità separata, alloral'ambiente in cui vivono è senz'altro com-plesso. La vita sociale di gran parte deglianimali capaci di distinguere tra individuiè quindi spesso citata come la forza mo-trice dell'evoluzione dell'intelligenza: inquel contesto, la capacità di prevedere lerisposte degli altri, che rappresentano lacaratteristica più rilevante dell'ambiente,acquista un grande valore. Questo ci haspinto a esaminare l'ambiente sociale deicorvi per scoprire dove, quando, come eperfino se questi uccelli avessero benefi-ciato dei vantaggi dell'intelligenza.

Vita da corvo

La storia naturale dei corvi suggerisceche abbiano dovuto evolversi per adat-tarsi a circostanze che cambiavano spessoe velocemente. I corvi sono uccelli fon-damentalmente opportunisti, che a voltevanno a caccia, ma si sono specializzatiper nutrirsi delle prede uccise da altri ani-mali. Ma i predatori da cui dipendono so-no imprevedibili, e potrebbero anche uc-

In sintesi/Prove di intelliaenza• Sebbene il corvo imperiale sia sempre stato considerato un animale molto

intelligente, non esistevano prove scientifiche che avesse la capacità di effettuare

scelte consapevoli tra più alternative possibili.

• Una serie di esperimenti, in cui gli animali dovevano tirare una corda a cui era

attaccata della carne o nascondere cibo dalla vista dei rivali, ha permesso di studiare

in dettaglio le capacità cognitive di questi uccelli.

• Da questi studi è emerso che i corvi usano la logica nella soluzione dei problemi e

che sono in grado di distinguere i singoli individui (sia corvi sia esseri umani) e di

attribuire a ciascuno di essi conoscenze specifiche.

110 LE SCIENZE

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www.lescienzeit

LE SCIENZE 111

Page 3: La Logica Dei Corvi - Le Scienze

IN COMPAGNIA DEI LUPI.

Corvi adulti, con

un'apertura alare

di circa 1,25 metri

e un peso di circa

1,25 chilogrammi, si

avvicinano a un cervo

da poco abbattuto dai

lupi nello Yellowstone

National Park. Secondo

gli autori, è dai giochi

eseguiti durante

l'infanzia che i corvi

imparano a convivere

con i grandi carnivori,

dai quali dipendono

per buona parte

dell'alimentazione.

ciderli. Un lungo condizionamento basatosu prove ed errori sarebbe quindi tropporischioso, perché il primo sbaglio costereb-be la vita; e una risposta completamenteprogrammata a un carnivoro imprevedibi-le sarebbe ugualmente pericolosa.

Anche il modo in cui devono compete-re per il cibo con i loro simili costringe icorvi a fronteggiare circostanze in conti-nuo cambiamento. Le coppie per esempiosono territoriali, e tendono a monopoliz-zare le fonti di cibo, spingendo gli indivi-dui più giovani e gli adulti senza partnera unirsi per sopraffare le difese del terri-torio. In questo modo, tuttavia, lo stessocomportamento che garantisce al gruppol'accesso al cibo intensifica la competizio-ne interna per la risorsa.

Quando un carnivoro uccide una pre-da, spesso la consuma tutta rapidamente.In questi casi sono avvantaggiati gli indi-vidui che iniziano a cibarsi della carcas-sa mentre il carnivoro sta ancora man-giando. Per farlo, però, devono essere ingrado di prevedere il comportamento delpredatore: per esempio se e quando at-

mostrano paura mentre lo fanno), e quin-di devono essere programmati a farloperché quel gioco rischioso alla fine con-tribuirà alla loro sopravvivenza quandosaranno adulti. È infatti presumibile chein questo modo imparino a valutare finoa che punto possono spingersi con i car-nivori, di quali possono fidarsi e quali so-no le distanze di sicurezza. D'altro canto,la loro presenza quasi costante accantoai predatori fa sì che questi si abituino aicorvi, imparando gradualmente a igno-rarli. Il fine ultimo di questa pratica, co-munque, è quello di accedere a una riccarisorsa di cibo.

Il breve tempo in cui una risorsa ali-mentare resta disponibile (nei boschi delMaine, per esempio, le carcasse di cervosi consumano nel giro di uno o due giorni)premia chi riesce per primo a trasportare ilcibo lontano per mangiarlo in un secon-do momento. Come gli altri corvidi, anchei corvi si creano delle riserve alimentari.Nella ressa intorno a una carcassa, strap-pano un brandello di carne dopo l'altro, eli nascondono seppellendoli e camuffan-

I giovani corvi usano comportamenti di gioco

per imparare a valutare le reazioni dei predatori

taccherà, quanto lontano riuscirà a salta-re e come sarebbe possibile distrarlo. Maqueste conoscenze devono essere presentiprima che il corvo inizi a mangiare, per-ché far pratica in quel contesto potrebbeessere fatale.

È per questo che gli uccelli si allena-no in sicurezza quando sono più piccoli.I giovani corvi, quando non sono distrattidal cibo, mettono regolarmente «alla pro-va» le reazioni di grandi animali, come ilupi e altri carnivori, atterrando vicino aloro e becchettandoli da dietro. È impro-babile che un comportamento di questotipo rifletta una tattica consapevole. Èpiù plausibile che si tratti di una forma di«gioco», ossia di un comportamento chela considerevole letteratura scientifica suquesto tema definisce come privo di unafunzione immediatamente riconoscibile,ma che, pur in maniera inconsapevole,presenta una sua utilità.

Anche i corvi più giovani sanno chebeccare i carnivori è pericoloso (infatti

doli con detriti in modo da renderli invi-sibile. Inoltre, come molti altri corvidi,memorizzano la posizione esatta dei loronumerosi nascondigli e recuperano il cibonel giro di alcune ore oppure di qualchegiorno. Tuttavia, al contrario della mag-gior parte degli uccelli che nascondonoil cibo, i corvi osservano con attenzione imovimenti dei loro concorrenti, e memo-rizzano la posizione non solo dei proprinascondigli, ma anche di quelli altrui.

Giocare a nascondino

Poiché giocare con i predatori sembraaiutare i corvi a imparare a valutare le si-tuazioni e a comportarsi di conseguenza,abbiamo deciso di verificare se il giocoserviva realmente agli esemplari giovaniper acquisire la capacità di adeguare leloro azioni con flessibilità. L'abitudine dinascondere il cibo si prestava particolar-mente bene a questo tipo di indagine, e lagrande voliera che abbiamo progettato in

modo da simulare le condizioni naturalidegli alberi e del terreno è stata un ottimoambiente sperimentale.

Abbiamo così osservato che i corvi sievitano accuratamente mentre nascon-dono il cibo: si ritirano in un luogo ap-partato, o dietro rocce e alberi, cercandoanche di allontanare i potenziali razziato-ri. E abbiamo scoperto che la capacità dinascondere ha origine da comportamentiinnati di gioco che provocano specifichereazioni nei giovani corvi permettendopoi di imparare le risposte adeguate. Que-sto processo di sperimentazione e appren-dimento comincia tra i piccoli della stessacovata subito dopo l'uscita dal nido, quan-do iniziano a seguire i genitori e imparanoa identificare gli oggetti commestibili piùpiccoli, come insetti e frutti.

I giovani corvi manipolano col bec-co una grande varietà di oggetti. Questocomportamento viene definito di «gioco»perché, pur non portando alcun vantag-gio immediato, richiede tempo ed energie,

e può comportare dei rischi. Gli oggettimanipolati sono quindi definibili come«giocattoli».

Abbiamo svolto alcuni esperimenti conima nidiata di corvi addomesticati, in cuiuno di noi faceva da genitore e li porta-va quotidianamente a passeggio. I giova-ni uccelli erano continuamente occupatia beccare ramoscelli, foglie, fiori, pigne,sassolini, mozziconi di sigaretta, monete ealtri oggetti che avevamo sparso sul ter-reno. Nel giro di pochi giorni ignoravanogli oggetti non commestibili e cercavanoassiduamente solo quelli da mangiare.Grazie alla manipolazione di tipo ludicodegli oggetti, gli uccelli avevano perciòimparato a conoscere il proprio ambiente.Dato che nei primi mesi i giovani corvi so-no nutriti dai genitori, possono permetter-si comportamenti apparentemente inutili,i cui benefici si manifesteranno più tardi.

Mentre imparano a distinguere gli og-getti commestibili, i giovani corvi affina-no anche la propria abilità nel nascondereil cibo. All'inizio si limitano ad ammuc-chiare gli oggetti che colpiscono la loroattenzione. Successivamente, li nascon-dono parzialmente dentro qualche fes-sura; a uno o due mesi i giovani uccelli,ancora dipendenti dai genitori, sono già

capaci di occultarli coprendoli di terra odi pietruzze. Poiché i giovani solitamentenascondono gli oggetti di fronte ai proprifratelli e genitori, con cui viaggiano perdiversi mesi dopo aver lasciato il nido,spesso gli oggetti sono ritrovati da un al-tro membro della famiglia. Abbiamo per-ciò ipotizzato che nascondere per giocooggetti non commestibili servisse a impa-rare a prevedere il comportamento altrui,in modo da saper nascondere e difenderemeglio il cibo una volta adulti.

Uno dei problemi che sorgono quandosi cerca di capire se un'esperienza infan-tile ha effetti sull'individuo adulto è che èdifficile controllare le esperienze di ognisingolo uccello. Abbiamo però notato chegli uccelli osservavano anche noi e cheritrovavano i pezzi di cibo che noi, surro-gato dei familiari, nascondevamo. Allorapotevamo controllarne il comportamento!Abbiamo quindi designato una personacome un «ladro», che rubava sempre glioggetti nascosti per gioco dagli uccelli,mentre una seconda persona esaminavacostantemente i nascondigli, ma senzamai prendere gli oggetti. Quando i nostricorvi sono diventati adulti, abbiamo so-stituito gli oggetti con pezzi di cibo. Poiabbiamo messo il ladro e il non ladro a os-

servare gli uccelli, ma senza che nessunodei due interferisse con essi.

In questo modo abbiamo osservato che,quando si trovavano davanti il ladro, icorvi impiegavano molto più tempo a na-scondere il cibo (come se stessero aspet-tando il momento in cui non guardava)e che recuperavano il cibo da un nascon-diglio appena egli vi passava vicino. Alcontrario, alla presenza del non ladro icorvi non perdevano tempo a nascondereil cibo e lo ignoravano quando si avvici-nava a un nascondiglio. L'esperimento haquindi dimostrato non solo che la capa-cità di nascondere il cibo migliora se uncorvo subisce furti durante l'infanzia, maanche che i corvi sono in grado di distin-guere tra un individuo e l'altro (in questocaso, esseri umani).

Io so che tu sai

In natura, i corvi si cibano in gruppinumerosi e passano la maggior parte deltempo a nascondere pezzi di cibo da man-giare in seguito. In una situazione simile,per un corvo è quasi impossibile scacciaretutti quelli che passano vicino a uno deisuoi nascondigli, anche perché spessoogni uccello ne ha decine. I corvi adulti,

112 LE SCIENZE

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LE SCIENZE 113

Page 4: La Logica Dei Corvi - Le Scienze

SENSIBILI

ALL'INFORMAZIONE.

Nel test ideato per

scoprire se i corvi

distinguono tra individui

in base a ciò che sanno

dei loro nascondigli, gli

autori hanno «creato»

corvi «informati» e corvi

«ignoranti».1«informato»

poteva osservare l'uccello che

nascondeva il cibo (nel disegno,

con la fascia blu sulla zampa), mentre

l'«ignorante» (fascia rossa) non poteva

vedere niente. Dopo cinque minuti, i due

uccelli sono stati liberati. Il proprietario del

cibo (fascia gialla) ha riconosciuto l'uccello

«informato» e lo ha tenuto alla larga dal

nascondiglio, mentre non ha avuto alcuna reazione

in presenza dell'uccello «ignorante».li \

GLI AUTORI

BERND H EINRICH e THOMAS BUGNYAR

studiano da tempo le capacità intelletti-

ve dei corvi. Dopo aver conseguito il dot-

torato di ricerca all'Università della Cali-

fornia a Los Angeles, Bernd Heinrich ha

lavorato per dieci anni nel Dipartimento

di entomologia dell'Università della Ca-

lifornia a Berkeley, e si è poi trasferito

all'Università del Vermont, dove insegna

biologia dal 1980. È autore di diversi libri,

tra cui Corvi d'inverno (Muzzio Editore,

1992). Thomas Bugnyar ha ottenuto il

dottorato all'Università di Vienna sulla

base del lavoro svolto sui corvi presso

l'Istituto Konrad Lorenz di Grunau, in Au-

stria, e ha poi lavorato come ricercatore

all'Università del Vermont, collaborando

agli studi di Heinrich. Attualmente inse-

gna alla scuola di psicologia dell'Univer-

sità di St.Andrews, in Scozia.

PER APPROFONDIRE

NEIN RICH B., Mind of the Raven: Investigations and Adventures with Wolf-Birds, Harper Peren-

nial, 2000.

BUGNYAR T. e HEINRICH B.,Ravens, Corvus corax, Differentiate between Knowledgeable and Igno-rant Competitors, in «Proceedings of the Royal Society London»,Series B, Vol. 272,n. 1573, pp.

1641-1646, 22 agosto 2005.

NEIN RICH B. e BUGNYAR T., Testing Problem Solving in Ravens: String-Pulling to Reach Food, in« Ethology», Vol. 111, n. 10, pp. 962-976,2005.

BUGNYAR T. e H EIN RIC H B., Pilfering Ravens, Corvus corax,AdjustTheirBehaviourto Social Contextand Identity of Competitors, in «Animai Cognition», Vol. 9,n. 4, pp. 369-376, ottobre 2006.

perciò, riducono le probabilità di subirefurti nascondendo il cibo in un'area dimolti chilometri quadrati. All'interno del-la voliera, tuttavia, è molto difficile perun corvo evitare gli sguardi degli altri.Abbiamo perciò approfittato della situa-zione per determinare sperimentalmentese i corvi fossero in grado di discriminaretra individui distinguendoli in base allaloro potenziale conoscenza dei nascondi-gli, come avevano fatto nell'esperimentoprecedente tra esseri umani.

In questa nuova serie di test abbiamoapprofittato del fatto che gli uccelli sapes-sero distinguersi tra loro. Abbiamo crea-to uccelli «informati» (che avevano vistodov'erano i nascondigli di un determina-to corvo) e uccelli «ignoranti» (che non liavevano visti). Poi abbiamo messo il pro-prietario dei nascondigli a confronto conquesti rivali dotati di un diverso tipo diinformazione.

L'esperimento ha richiesto qualchemodifica ambientale. La zona più grandedella voliera ha fatto da area per i nascon-digli, mentre una zona più piccola è stataisolata con una parete in cui abbiamo pra-ticato una finestrella, mettendoci davantiun posatoio. In questo modo, un corvopoteva scendere sul posatoio e guardarefuori, verso l'uccello che nascondeva ilcibo nella zona principale. A fianco c'erauna seconda postazione simile, ma la fi-nestrella era chiusa da una tenda. Due

corvi collocati nelle due postazioni pote-vano quindi sentire entrambi un uccelloche nascondeva il cibo nella zona centra-le, ma solo quello nella prima era in gradodi vederlo.

A questo punto abbiamo messo duecorvi nelle postazioni per alcuni minuti,mentre un terzo nascondeva il cibo nel-l'area centrale. Abbiamo così osservatoche l'uccello con la finestra aperta guar-dava attentamente, mentre quello davantialla finestra chiusa cercava in ogni mododi scostare la tenda per vedere qualcosa(abbiamo addirittura dovuto fissarla perevitare che la alzasse...). L'uccello dellazona centrale, invece, è stato rimosso do-po che aveva fabbricato tre nascondiglied è stato poi reintrodotto a cinque minu-ti di distanza perché potesse recuperare ilcibo nascosto. Lo abbiamo lasciato agireprima da solo, poi in presenza del corvo«informato» e, infine, di quello «ignoran-te». (In entrambi i casi si trattava di corvidi rango inferiore rispetto al proprietariodei nascondigli, così da non inibirne ilcomportamento di difesa).

Come avevamo ipotizzato, i recuperisono aumentati significativamente in pre-senza del corvo che aveva visto costruirei nascondigli. Inoltre, quando l'uccello«informato» si avvicinava a meno di duemetri dal nascondiglio, il proprietario loallontanava, mentre non aveva nessunareazione in presenza dell'uccello «igno-

rante». Abbiamo perciò dedotto che ilproprietario del nascondiglio fosse in gra-do di ricordare quale individuo lo avevavisto mentre lo costruiva e fosse consape-vole del fatto che quell'uccello ne cono-sceva l'ubicazione.

Inoltre, mentre il proprietario rimanevaall'erta e anticipava le mosse del poten-ziale ladro, anche quest'ultimo ne anti-cipava il comportamento difensivo: nonandava direttamente verso il nascondiglioin sua presenza, ma aspettava che si fos-se allontanato. I risultati dell'esperimentoindicano quindi sia la capacità di attribui-re l'informazione sia quella di anticiparele risposte altrui.

In un'altra versione di questo esperi-mento abbiamo cercato di verificare lapossibilità che i proprietari dei nascon-digli identificassero gli «informati» sullabase di sottili indizi che questi ultimi for-nivano inavvertitamente. Abbiamo quin-di fatto costruire un nascondiglio a un es-sere umano, che poi è rimasto a osservarepassivamente. Come previsto in base airisultati del test precedente, gli uccelli cheavevano visto costruire il nascondiglio sisono subito gettati su di esso, ma sola-mente se erano insieme a un altro corvo«informato». Se, invece, si trovavano incompagnia di un individuo dominanteche non aveva visto costruire il nascon-diglio (e che quindi li avrebbe allontanatie si sarebbe impossessato del cibo appena

lo recuperavano), aumentavano l'attesa,in media di dieci volte, prima di avvici-narsi al nascondiglio, aspettando che ilcorvo dominante fosse occupato altrove.

Questo risultato non esclude totalmentel'eventualità che i corvi «informati» for-niscano indizi involontari, ma si trattadi un'eventualità improbabile, e i nostriesperimenti indicano che i corvi sono ingrado di attuare comportamenti molto so-fisticati, basati sull'interpretazione o sul-l'anticipazione delle azioni altrui.

A che cosa pensano i corvi?

Studiare gli stati mentali di animaliche non possono riferirci i loro pensie-ri è un'impresa ardua. Non sappiamo, eprobabilmente non sapremo mai, che co-sa passa per la testa di un altro animaleo anche solo di un altro individuo dellanostra stessa specie. Tuttavia, se appli-

chiamo il rasoio di Occam e accettiamo laspiegazione più semplice, com'è tradizio-ne nella scienza, allora possiamo afferma-re che i nostri esperimenti dimostrano inmaniera piuttosto convincente che i corvisi servono di qualche tipo di rappresenta-zione mentale della realtà per guidare leloro azioni.

Gli esperimenti con la corda indicanoche questi animali usano la logica, men-tre le tattiche di furto e di difesa dai ladriindicano che i corvi valutano la pericolo-sità dei rivali in base a ciò a cui li hannovisti prestare attenzione. Sanno quindi seun rivale è informato o no, e sono in gra-do di integrare questa informazione conil rango di quell'individuo, e decidere diconseguenza la strategia da seguire perfabbricare un nascondiglio o per recupe-rame il contenuto.

Una certa dose di apprendimento è ov-viamente presente, ma da sola non può

spiegare tutti i comportamenti osservati,che vengono attuati in tempi molto brevi esenza né prove né errori. La nostra teoria èche i corvi nascano con un comportamen-to innato, preprogrammato, di tipo ludico,che genera l'esperienza necessaria per ap-prendere. Questo apprendimento potrebbesuccessivamente tradursi in una consape-volezza - vale a dire, una capacità di usa-re la logica - che si rivelerà preziosa in uncontesto sociale altamente imprevedibile,formato sia da altri corvi rivali sia da pre-datori, e che potrà inoltre essere trasferitaa qualunque altro nuovo contesto, comenel caso del cibo attaccato alla corda.

Non sappiamo quanto le capacità dimo-strate dai corvi siano diffuse tra le specienon umane. Sospettiamo però che, anchese non fossero rare, sarebbero in genereconfinate a compiti molto specifici, poichégli istinti e le tendenze di apprendimentoadattate agli ambienti di ciascuna speciesono molto diversi tra loro.

Tuttavia, nei corvi questo tipo di capa-cità appare più generalizzato. Riteniamoche questo sia dovuto al fatto che nessunaltro uccello conosciuto si impegna nelgioco quanto il corvo, esponendosi così a[ma grande varietà di situazioni. E forse ègrazie a questa tendenza al gioco e all'ap-prendimento che il corvo è diventato l'uc-cello più diffuso sul pianeta, abitando glistessi continenti dell'umanità e adattan-dosi alla stessa molteplicità di habitat.

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465 /maggio 2007 www.lescienze.it

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