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Scuola Secondaria di Primo Grado “Enrico Fermi”
Morazzone - Classe 3 A
LA LINEA CADORNA
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Questa linea difensiva, lunga 72 chilometri, è costituita da:
•Strade
•Trincee
•Fortificazioni
Gli sbarramenti furono costruiti lungo una linea più arretrata rispetto alla linea di confine svizzero.
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Sul confine Italo-Svizzero erano previste trefasce:
o la prima di sorveglianzao la seconda di prima resistenzao la terza di resistenza principale organizzata e presidiata.
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Opera veramente impressionante per estensione e complessità. Essa fu resa possibile, malgrado i mezzi limitati, dall’impegno dei militari e dei civili, anche donne, dall’abitudine al lavoro di almeno 12 ore al giorno.
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La trincea veniva scavata nel terreno. Lo scavo veniva eseguito a coppie: uno scavatore con piccone o apposita zappa e un palleggiatore con badile.
Effettuato lo scavo si provvedeva a rinforzare le pareti con un muro di pietre e cemento. Le pietre erano quelle ricavate dallo scavo nella roccia.
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I materiali erano reperiti o acquistati sul posto: pietre, terra, legname, cemento
I lavori erano programmati ed eseguiti secondo criteri d’urgenza e importanza
Il direttore dei lavori e comandante dei reparti era il generale Ettore Mambretti(varesino, capo della Quinta armata).
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Il Generale Cadorna, che aveva fortemente voluto la fortificazione, emanò vari ordini:
• per le forze da schierare a difesa del confine italo-svizzero
• per le competenze
• per le posizioni.
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La TrinceaLa trincea era corredata da piattaforme su cui salire per sparare e da nicchie piccole e grandi per la dotazione di munizioni e generi di conforto. I trinceramenti erano sviluppati a linee spezzate con angoli acuti che garantivano maggiore protezione in caso di scoppio delle granate.
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I camminamenti, cioè tunnel o gallerie, servivano a tre scopi:
permettere il passaggio sotto il fuoco nemico da una trincea all’altra;
raggiungere, in tutta sicurezza, una postazione in cui si trovavano armi automatiche e cannoni;
utilizzarli come ricovero nei momenti di pausa.
Tutte le trincee avevano un canaletto di scolo per le infiltrazioni d’acqua
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Numerosi tratti in galleria (chiamati “ridotte”) permettevano una certa sicurezza in caso di bombardamento. Le scalette permettevano al fante una rapida uscita in caso di contrattacco.
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A intervalli regolari si trovano nicchie a campana per il ricovero
delle sentinelle in caso di maltempo.
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Le trincee servivano da protezione alle batterie di cannoni che potevano essere:
a “barbetta” ovvero semplicemente all’aperto
semi nascoste in bunker in calcestruzzo armato;
in caverna, sotto la cresta dei monti.
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Erano ricavate scavando una cameretta nella roccia (spesso un piccolo bunker in calcestruzzo)
Lo spessore delle pareti era superiore ai 160 cm
Erano orientate a 45° una dall’altra.
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Le trincee (senza più artiglieria) vennero sorvegliate fino a novembre 1917.
lo sfondamento di Caporetto e la vittoriosa avanzata austriaca fecero abbandonare definitivamente la linea Cadorna.
I sei battaglioni vennero inviati a difendere le posizioni sul Piave.
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Le mitragliatrici furono le armi più usate nella linea Cadorna perché erano considerate armi statiche, buone solo per difendere una fortezza.
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Le mitragliatrici prodotte in Italia non erano sufficienti e l’esercito dovette acquistare mitragliatrici francesi.
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Nei primi tempi di guerra era in uso la mitragliatrice Gardner:
• A due canne
• Utilizzava caricatori verticali a gravità da 20 colpi
• Velocità di tiro 500 colpi al minuto
• Montata su un treppiede
• Arma molto pesante ed ingombrante
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Il raffreddamento avveniva con un manicotto e relativo serbatoio per l’acqua. L’acqua andava cambiata ogni 1200 colpi.
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Prima arma automatica fu la pistola mitragliatrice “Villar Perosa”, soprannominata “pernacchia”.
Quest’arma era molto comoda perché utilizzava cartucce della pistola calibro 9mm, già in dotazione in dotazione agli ufficiali.