la laconia, sparta e i perieci. una potenza egemone fra … · 2019-10-09 · 193 m assimo n afissi...

24
MASSIMO NAFISSI LA LACONIA, SPARTA E I PERIECI. UNA POTENZA EGEMONE FRA LE «CENTO CITTÀ» E L'OLIGANTHROPIA ESTRATTO da GEOGRAPHIA ANTIQUA 2014-2015 ~ a. 23-24

Upload: others

Post on 25-Jul-2020

1 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

  • MASSIMO NAFISSI

    LA LACONIA, SPARTA E I PERIECI. UNA POTENZAEGEMONE FRA LE «CENTO CITTÀ»

    E L'OLIGANTHROPIA

    ESTRATTOda

    GEOGRAPHIA ANTIQUA2014-2015 ~ a. 23-24

  • GEOGRAPHIA ANTIQUA

    Geografia e storia: antico e modernoGeographie und Geschichte: antik und modern

    LEO S. OLSCHKI

    XXIII-XXIV2014-2015

  • GEOGRAPHIA ANTIQUA

    rivista di geografia storicadel mondo antico

    e di storia della geografia

    Geografia e storia: antico e modernoGeographie und Geschichte: antik und modern

    Humboldt-Kolleg: Perugia, 19-21 Settembre 2013

    H.-J. Gerke, Die Rolle der Geographie in den klassischen Altertumswissenschaften ............... 5F. Prontera, Sul Mediterraneo come categoria storico-geografica ....................................... 17K. Hofmann, (Post)Moderne Raumkonzepte und die Erforschung des Altertums .................. 25M. Dorati, Spazio dell’esperienza e spazio dell’astrazione nel discorso geoetnografico erodoteo:

    alcune considerazioni narratologiche ..................................................................... 43K. Geus, Alexander und Eratosthenes: der Feldherr und der Geograph .............................. 53 S. Bianchetti, Eratostene e la fortuna della ‘scienza’ geografica nella narrazione storica di

    Arriano ...................................................................................................... 63S. Panichi, La geografia nella Biblioteca di Diodoro ................................................... 75F. K. Maier, Widerspenstige Flüsse und hinterhältige Schluchten – Ammians anthropomorphe

    Natur ........................................................................................................ 85G. Bonamente, Le Storie di Orosio: un’utopia del tempo e dello spazio ........................... 97P. Janni, Umanesimo e figura Italiae. Un’epistola metrica di Francesco Petrarca .................... 123P. Gautier Dalché, Géographie et histoire à la fin du Moyen Âge: Paulin de Venise et Pietro

    Ranzano ................................................................................................................ 129G. Tolias, Penser les régions. Histoire brève d’une conception cosmographique .......................... 139M. Milanesi, Storia antica e esperienza moderna nella geografia del Cinquecento. Gerardo Mercatore

    e la geografia degli antichi .......................................................................................... 151A. Marcone, Arnold Herrmann Ludwig Heeren e il commercio antico .............................. 169

    Prospettive sulla storia regionale della Grecia antica

    P. Funke, Einige Überlegungen zur Genese der antiken griechischen Lokalgeschichtsschreibung ... 179 C. Antonetti, Sulla geografia antica e moderna della Grecia nord-occidentale ...................... 187 M. Nafissi, La Laconia, Sparta e i perieci. Una potenza egemone fra le «cento città» e l’oligan-

    thropia ...................................................................................................... 193

    Note e discussioniG. Aujac, Strabon, un géographe au service de la politique .............................................. 211

    Recensioni e notizie ............................................................................................ 217Revisori e collaboratori ......................................................................................... 231

    XXIII-XXIV2014-2015

  • GEOGRAPHIA ANTIQUArivista di geografia storica

    del mondo anticoe di storia della geografia

    Direttore responsabilefrancesco prontera

    Comitato scientificopascal arnaud, Germaine auJac, anna maria biraschi, Guido clemente,

    michael h. crawford, albrecht dihle, patrick Gautier dalché,hans-Joachim Gehrke, pietro Janni, Gianfranco maddoli, didier marcotte, marica milanesi,

    francesco prontera, mirJo salvini, pierluiGi tozzi

    Direzione e Redazionedipartimento di lettere

    Università degli Studi di Perugia - Via dell’Aquilone 7, 06123 PerugiaTel. 075.585.31.11 - Fax 075.585.31.38 - E-mail: [email protected]

    Segreteria di RedazioneaGnese bertarini, silvia panichi, eleonora sideri

    Amministrazionecasa editrice leo s. olschki

    C.P. 66 - 50123 Firenze • Viuzzo del Pozzetto 8, 50126 FirenzeE-mail: [email protected] • c.c.p. 12.707.501

    Tel. (+39) 055.65.30.684 • Fax (+39) 055.65.30.214

    2014 - 2015: abbonamento annuale - AnnuAl SubScription

    istituzioni - inStitutionSLa quota per le istituzioni è comprensiva dell’accesso on-line alla rivista,

    Indirizzo IP e richieste di informazioni sulla procedura di attivazione dovranno essere inoltrati a [email protected] rates for institutions include on-line access to the journal.

    The IP address and requests for information on the activation procedure should be sent to [email protected]: e 150,00 • Foreign e 172,00Solo on-line - on-line only e 138,00

    privati - individuAlSsolo cartaceo - print version only

    Italia: e 105,00 • Foreign e 120,00

    Composizione, impaginazione e stampa: abc tipoGrafia - Firenze

    Le opere per recensione vanno spedite a:«Geographia Antiqua» Dipartimento di Lettere

    Università degli Studi di Perugia - Via dell’Aquilone 7, 06123 PerugiaArticoli e note vengono pubblicati previo giudizio di due studiosi (secondo la procedura peer review),

    di cui almeno uno esterno al Comitato scientifico. L’elenco dei revisori verrà reso noto ogni due anni.

    Pubblicazione periodica - Reg. Cancell. Trib. Perugia n. 35-99 del 22/6/1999Iva assolta dall’Editore a norma dell’art. 74/DPR 633 del 26/10/72

    ISSN 1121-8940

    © LEO S. OLSCHKI, Firenze

    In copertina: Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana. Ms. Laur. San Marco 190, c. 74r. Su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. È vietata ogni ulteriore riproduzione con qualsiasi mezzo.

  • Geografia e storia: antico e modernoGeographie und Geschichte: antik und modern

    Humboldt-Kolleg(Perugia, 19-21 settembre 2013)

    a cura diHans-Joachim Gehrke Francesco Prontera

    Si ringrazia la Fondazione A. von Humboldt per il sostegno dato alla organizzazione del convegno e alla pubblicazione di questo volume.

  • ˜  193  ˜

    massimo nafissi

    La Laconia, Sparta e i perieci.Una potenza egemone

    fra le «cento città» e l’oliganthropia

    I costumi e le istituzioni di popoli e città e le realtà geografiche in cui essi vivevano costituirono spesso in età antica due poli di interesse complementari ai fini della ricostruzione e dell’analisi storica. Nel caso di Sparta, l’attenzione si rivolse soprattutto alle istituzioni politiche e sociali, con lo sviluppo di una letteratura specialistica dedicata alla sua politeia, che metteva in luce le peculiarità delle leggi e dei costumi stabiliti da Licurgo, e che nella descrizione di questi nomoi sussunse la storia della città.1 Già Erodoto propone comunque, in particolare per gli abitanti delle «regioni» doriche, e per Sparta in primo luogo, il tema del rapporto fra povertà – che è innanzitutto conseguenza delle terre in cui si è nati – e virtù: nel celebre discorso di Demarato a far da cerniera fra le due sono saggezza e nomoi inflessibili, che risultano decisivi per l’acquisizione della virtù (VII, 102). Anche quando il rapporto fra geografia e costumi pare virare verso il determinismo ambientale, come può credere il lettore dell’ultima pagina delle Storie, con la folgorante γνώμη di Ciro sul rapporto fra terre molli e uomini molli e sul destino di schiavitù che attende i Persiani qualora essi si spostino in una terra più ricca (IX, 122), esso in realtà presuppone gli effetti perniciosi della ricchezza e di una condotta di vita rilassata sul carattere bellicoso dei popoli, effetti potentemente tratteggiati da Erodoto, in particolare in riferimento ai Lidi.2 Per converso, le favorevoli condizioni geografiche furono viste come una causa dello sviluppo della potenza e del sorgere dell’egemonia, anche per gli effetti di un terreno fertile e abbondante ai fini di una crescita numerica del potenziale militare: in questo campo si formularono considerazioni più generali – costruite secondo schemi presto canonizzati, ma non sempre banali – sulla natura e la collocazione dei paesi, visti come una precondizione della loro fortuna politica, alla quale i costumi e le istituzioni delle comunità davano tuttavia il contributo decisivo.

    Quest’ultimo tipo di attenzione è ben visibile nella letteratura storica di IV secolo. Nell’introduzione geografica di Eforo, in particolare, storia, etnografia, descrizione dei costumi e delle politeiai erano messe in stretto rapporto con la geografia. A noi sono rimasti solo alcuni esempi di questo modo di procedere: possiamo ancora leggere le interessanti osservazioni di Eforo sulla fertilità e la posizione della Beozia (FGrHist 70 F 119) e quelle di Aristotele sulla collocazione di Creta (Pol. II, 1271b 32-40: una pagina di sicura ispirazione eforea) come fondamento della rispettiva egemonia e talassocrazia.3 Non sappiamo, purtroppo, se

    1 D. tober, Politeiai and Spartan Local History, «Historia» 59, 2010, pp. 412-431

    2 R. thomas, Herodotus in Context: Ethnography, Science, and the Art of Persuasion, Cambridge, Cambridge University Press 2000, pp. 102-114.

    3 G. parmeGGiani, Eforo di Cuma: studi di storiografia greca, Bologna, Pàtron 2011, pp. 220-263. L’importanza del tema delle egemonie per Eforo fu notoriamente messa in luce da a. momiGliano, L’egemonia tebana in Senofonte ed Eforo, «A&R» 3, 1935, pp. 101-117, poi in id., Terzo contributo alla storia degli studi classici e del

  • MASSIMO NAFISSI

    ˜  194  ˜

    Eforo avesse parlato anche per Sparta di una qualche predisposizione geografica all’egemonia.4 Possiamo dire però che la potenza di Sparta influì sulla descrizione generale della Grecia scelta da Strabone, e sulla sua enfatica caratterizzazione del Peloponneso come «acropoli» della Grecia5, quando egli – in una pagina che molto deve a Eforo – attribuisce al Peloponneso stesso una hegemonia non solo «per la celebrità e potenza dei popoli che l’abitano», ma anche per la stessa posizione dei luoghi (ἡ τῶν τόπων θέσις), che permette di descrivere la Grecia secondo il suo profilo costiero come una sequenza di penisole culminanti proprio nel Peloponneso (VIII, 1,3).6 Il rapporto fra geografia, intesa in questo caso come delineazione del territorio attraverso la linea costiera, ed egemonia è però definito qui in chiave sostanzialmente metaforica.

    1. l’oligAnthropiA: aspetti Generali

    Maggior concretezza sembrano avere le riflessioni sul rapporto fra natura del territorio, popolosità ed egemonia.7 Torniamo qui a Erodoto. Per lo storico di Alicarnasso la bontà del territorio e il numero degli uomini (I, 66, 1) furono nel tempo passato, dopo la riforma di Licurgo, una delle cause della crescita di Sparta e dei Lacedemoni. In ogni caso, Erodoto non evoca la ricchezza del territorio e il numero degli abitanti come causa dell’egemonia spartana, ma come fattori di una crescita che induce a smodate ambizioni, quelle nei confronti dell’Arcadia: la vicenda delle guerre con Tegea (I, 66-68), messa in moto dall’impetuoso sviluppo ricordato da Erodoto, si conclude in un equilibrio tra partner disuguali, condizione che si realizza fra Sparta e gli alleati della Lega del Peloponneso, e che è espressa dall’oracolo delfico con la promessa Τεγέης ἐπιτάρροθος ἔσσῃ, «sarai sostegno di Tegea» (Hdt. I, 67, 4).8 La forza del numero è una precondizione dell’egemonia, ma non dà diritto all’egemonia se mancano il valore in battaglia, il favore degli dèi e la saggezza, dai quali discendono successi militari e consenso. La dynamis fatta di grandi numeri d’uomini e navi – come quelli che promette il Gelone erodoteo (VII, 157-162) – rischia di non essere un buon argomento per pretendere l’egemonia, se non è legittimata dal prestigio alimentato dall’ammirazione per le istituzioni e per le virtù dei cittadini e soprattutto da una consolidata tradizione di vittorie militari, che nel caso di Sparta aveva dato corpo al sistema di alleanze della Lega del Peloponneso, con i suoi

    mondo antico, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura 1966, pp. 347-365 e A. momiGliano, La storia di Eforo e le Elleniche di Teopompo, «RFIC» n.s. XIII, 1935, pp. 180-204, poi in id., Quinto contributo alla storia degli studi classici e del mondo antico, II, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura 1975, pp. 683-706; cf. poi m. wickersham, Hegemony and Historians, Greek Lanham, Md., Rowman and Littlefield 1994, pp. 119-177. Per la Beozia vedi parmeGGiani, Eforo di Cuma, cit., pp. 249-250. Per la sostanziale derivazione della pagina aristotelica da riflessioni del Cumano vedi parmeGGiani, Eforo di Cuma, cit., pp. 244 nota 453 e 250 nota 476 (ove è richiamata l’attenzione sulla parte di FGrHist 70 F 145 che Jacoby riteneva di meno certa matrice eforea). Questo genere di considerazioni sui caratteri geografici che favoriscono l’egemonia tornano per Roma e per l’Italia: vedi Vitruv. VI, 1, 10-11, Strabo VI, 4, 1, Dion. Hal. AR I 36-37; a quest’epoca la tradizione retorica degli encomi di città e regioni doveva fornire modelli che potevano essere applicati abbastanza facilmente alle diverse occasioni personali o alle diverse situazioni storiche: vedi K. clarke, Between Geography and History: Hellenistic Constructions of the Roman World, Oxford, Oxford University Press 1999, pp. 295-299 (e 216-228, per la centralità politica ed economica di Roma nell’insieme delle informazioni fornite da Strabone, che si avvicina in parte alla rappresentazione di Atene, come luogo in cui affluiscono beni e risorse da tutta la terra, Thuc. II, 38, 2; [Xen.] Ath. Pol. 2).

    4 Interessanti – anche se elementari – notazioni di carattere geografico in relazione alle funzioni assegnate da Euristene e Procle ai centri della periecia figurano in FGrHist 70 F 117.

    5 Sparta è Ἑλλάδος ἀκρόπολ[ιν] nell’epigramma del monumento di Lisandro a Delfi (FD III.1.50 = ML nr. 95 = CEG 819.iii, l. 4), e Amyntes (FGE II 8), in un epigramma sulla conquista di Sparta da parte di Filopemene, ritrae il dolore della Grecia alla vista della sua «acropoli» abbattuta. La metafora è relativamente diffusa: Corinto (o l’Acrocorinto) è l’acropoli degli Elleni in un epigramma attribuito a Simonide FGE XIV 4, e nelle Eumenidi (916-921) Eschilo descrive sostanzialmente Atene come l’acropoli degli Elleni – ma che la metafora fosse precipuamente applicata al Peloponneso o a Sparta è suggerito dall’uso della forma dorica Ἑλλάνων da parte di Eschilo, cfr. d. rosenbloom, The Panhellenism of Athenian Tragedy, in d. carter (ed.), Why Athens? A Reappraisal of Tragic Politics, Oxford, Oxford University Press, 2011, pp. 364-366.

    6 Sul debito nei confronti di Eforo vedi F. prontera, Sul concetto geografico di Hellás, in F. prontera (a cura di), Geografia storica della Grecia antica, Roma-Bari, Laterza 1991, p. 92; cfr. parmeGGiani, Eforo di Cuma, cit. a nota 3, p. 321.

    7 Anche se il tema ha un chiaro carattere topico: vedi l. Gallo, Popolosità e scarsità di popolazione. Contributo allo studio di un topos, «ASNP» III s., 10, 1980, pp. 1236-1246.

    8 M. nafissi, Erodoto, Sparta e gli oracoli su Tegea e Oreste, «SemRom», n.s. III 2, 2014, p. 320; vedi già le acute osservazioni di G. crane, Thucydides and the Ancient Simplicity. The Limits of Political Realism, Berkeley, University of California Press, 1998, pp. 82-83.

  • LA LACONIA, SPARTA E I PERIECI

    ˜  195  ˜

    giuramenti, e a un articolato discorso mitico, incarnato dalle carismatiche figure dei sovrani eraclidi e dalla pretesa di Sparta d’essere erede di Agamennone.9 Erodoto, e i Greci più attenti alle pratiche religiose, potevano vedere una conferma di questa pretesa nella storia dei rapporti fra Sparta e Tegea.

    Ovviamente, il giudizio di uno storico può anche andare ai fondamenti essenziali dell’egemonia: Tucidide nell’Archaiologia ricondusse alla dynamis di Sparta la sua egemonia nel momento del pericolo della spedizione di Serse e alla rispettiva dynamis per terra o per mare la successiva divisione dell’egemonia fra Atene e Sparta (I, 18,2).10 D’altra parte, e corrispondentemente, la mancanza della necessaria dynamis rende Sparta incapace di risollevarsi dal fatale colpo di Leuttra. Aristotele, che nella Politica ci ha lasciato le più acute riflessioni antiche sulla città e la sua struttura politica ed economica, ricordando con una nota di cauto distacco tradizioni su una piccola Sparta delle origini cresciuta per le concessioni di cittadinanza (verosimilmente sono note al filosofo sistemazioni come quelle offerte da Eforo FGrHist 70 F 117) e sul numero degli Spartiati che sarebbe anticamente stato di μυρίοι, sottolinea in riferimento al declino di Sparta come il territorio della Laconia potesse sostenere fino a 1500 cavalieri e 30.000 opliti ma che al suo tempo i cittadini spartani erano ridotti a meno di mille (Pol. II, 1270a 29-39)11: una pagina in qualche modo opposta a quella di Erodoto da cui siamo mossi, e che però mette in luce anch’essa le potenzialità agricole del territorio della Laconia.

    Tucidide (I, 10, 1-2) aveva colto, a partire dal paragone con la «piccola» Micene, la spro-porzione della dynamis di Sparta rispetto al suo aspetto urbano nell’inadeguata monumentaliz-zazione e concentrazione dell’abitato, ma non nel suo scarso numero di abitanti, come invece fa Senofonte, nel luogo classico per la percezione dell’oliganthropia spartana, l’incipit della Politeia. Su questo passo avremo modo di tornare più avanti: qui basti dire che, dopo Leuttra, anche la restituzione della storia spartana più antica risente del solido dato contemporaneo dell’oligan-thropia. Aristotele nella Politica ha informazioni per ricostruire una parabola di crescita e decli-no demografico, ma, come abbiamo appena visto, fa trapelare – anche a beneficio dell’uditorio e dei suoi pregiudizi – qualche dubbio sulla presunta antica popolosità di Sparta. Sempre in questo senso è istruttivo confrontare con il racconto erodoteo sull’ascesa della città lacone, ri-cordato poc’anzi, e con il relativo cenno alla crescita nel numero di uomini, quello offerto, nella finzione di Isocrate, da un suo allievo in un malinteso elogio della stessa città nel Panatenaico (255-257). In questo rapido schizzo di storia spartana, che prende le mosse dal ritorno degli Eraclidi e non menziona Licurgo, Sparta è costantemente una piccola comunità che compete con altre molto più grandi (si parla di 2.000 conquistatori, e Sparta è contrapposta a poleis myriandroi): qui il conseguimento del dominio sul Peloponneso e l’ascesa a potenza egemone fra i Greci è l’opera di una piccola città, che però via via strappa agli altri con la tenacia e la forza ampi territori e una grande dynamis (evidente qui il riferimento all’occupazione della Messenia).12 Così il tema classico dell’eroismo dei pochi trascolora nel vizio della pleonexia.13

    9 A quest’ultimo punto, sinteticamente, fa riferimento Siagro in Hdt. VII, 159. Sviluppo qui alcune considerazioni di crane, Thucydides, cit. a nota 8, pp. 90-91. Sul discorso di Gelone e i limiti di pretese fondate sui soli numeri vedi wickersham, Hegemony, cit. a nota 3, pp. 6-9.

    10 Sul giudizio di Tucidide sull’egemonia spartana, e l’interesse relativamente scarso di Tucidide ad analizzare la fragilità della Lega del Peloponneso, di cui peraltro mette in luce alcuni aspetti, vedi N. luraGhi, Thucydides and Spartan Power in the Archaeology and beyond, in G. rechenauer – V. pothou (eds.), Thucydides – a violent teacher? History and its representations, Goettingen, V&R Unipress, 1911, pp. 185-197.

    11 Λέγουσι δ ’ ὠς ἐπὶ μὲν τῶν προτέρων βασιλέων μετεδίδοσαν τῆς πολιτείας, ὥστ ’ οὐ γίνεσθαι τότε ὀλιγανθρωπίαν, πολεμούντων πολὺν χρόνον, καί φασιν εἶναί ποτε τοῖς Σπαρτιάταις καὶ μυρίους· οὐ μὴν ἀλλ’, εἴτ ’ ἐστὶν ἀληθῆ ταῦτα εἴτε μή…: la seconda notizia è verosimilmente

    legata alla tradizione sui 9.000 lotti licurghei: Plut. Lyc. 8, 5-6; 16, 1; cfr. Agis 8, 2. Sulla relativa ragionevolezza della stima di Aristotele circa produttività della Laconia, vedi th. J. fiGueira, The Demography of the Spartan Helots, in n. luraGhi – s. e. alcock (eds.), Helots and their Masters in Laconia and Messenia. Histories, Ideologies, Structures, Washington D.C., Center for Hellenic Studies 2003, p. 213.

    12 P. roth, Der Panathenaikos des Isokrates: Übersetzung und Kommentar, München – Leipzig, Saur 2003, pp. 256-258.

    13 L’eroismo dei pochi contro i molti è un tema tradizionale della retorica su Sparta, si ricordino ancora i dialoghi fra Demarato e Serse e lo squilibrio delle forze in campo alle Termopile (VII, 101-104, 209; 234-235): il numero dei combattenti assume significato in funzione di quello dei nemici (e sulle dimensioni dell’esercito di Serse Erodoto e la tradizione alle sue spalle tornavano ossessivamente: p. es. VII, 60, 147, 1; 184-186; 210, 2; 212, 1; 228, 1), ma anche del proprio

  • MASSIMO NAFISSI

    ˜  196  ˜

    L’oliganthropia spartana è comunque un fatto, anche se i moderni discutono sulle sue cause e sui tempi del suo sviluppo: la volontà di definire con esattezza i tempi dell’evoluzione demografica si scontra con i limiti strutturali delle informazioni sulla demografia antica, più adatte a fornire quadri di riferimento generale che puntuali indicazioni; anche nel caso di Sparta, le notizie sul numero di effettivi in battaglia, pure relativamente abbondanti, sono comunque parziali, elusive e oggetto di ricostruzioni diverse.14 L’adozione di tavole demografiche ha raffinato il giudizio dei moderni, e su alcuni punti di dettaglio si registra pure un certo consenso, ma non mancano contestazioni anche radicali, rispetto al quadro più comunemente accreditato, che postula un declino abbastanza regolare fra le guerre persiane e Leuttra.15 Uno sguardo complessivo sulla testimonianza antica fa percepire la distanza fra antico e moderno, fra un approccio scientifico alla quantità della popolazione che si vuole obiettivo e fondato su una documentazione analitica, e una tradizione letteraria che nei casi migliori cerca di calcolare la quantità per deduzione, ma più spesso la stima per approssimazione sulla base di dati di valore incerto che può certo adibire a strumento di interpretazione storica generale (o generica), ma che sono, sin dalla loro prima elaborazione, fortemente ‘qualitativi’ ed emozionali, funzionali a giudizi etici (p.es. virtù eroica e debolezza) e a scopi strumentali, servendo essi come vanto ai successi e alla propria grandezza o come mezzo di persuasione politica.16

    Punto di partenza consueto sono gli 8.000 Spartani del discorso di Demarato (VII, 234, 2) e le cifre di Erodoto sulla battaglia di Platea. 5.000 Spartiati, definiti la νεότης della città dagli Argivi interessati a sottolinearne la forza (Hdt. IX, 12, 2), hanno lasciato Sparta, per la sorpresa dei messi ateniesi: li accompagnano sette iloti ciascuno, e li seguono di lì a poco 5.000 perieci; saranno raggiunti all’Istmo e a Eleusi dagli alleati e formeranno l’enorme esercito di oltre 100.000 uomini che combatté a Platea (Hdt. IX, 10-11; 19; 28, 1-6). Alla battaglia di Leuttra partecipano quattro morai lacedemoni (Hell. VI, 1, 1), vale a dire due terzi dell’esercito spartano; a combattere sono solo 700 Spartani, 400 dei quali rimangono sul campo di battaglia, su un totale di 1.000 caduti Lacedemoni (VI, 4, 15): alla vigilia della battaglia il totale degli Spartiati doveva aggirarsi fra i 1.000 e i 1.500.17 Questi ultimi dati si raccordano bene con i meno di 1.000 cittadini di cui, come si è visto, parla Aristotele nella Politica.

    Al di là di queste linee generali, sufficientemente chiare, molti punti sono nel dettaglio oscuri. Il terremoto degli anni ‘60 del V secolo è oggetto di narrazioni aneddotiche di

    valore; se la sproporzione numerica mette in luce l’eroismo dei pochi, dopo le Termopile, interessandosi al loro numero, Serse prende atto del loro valore e della loro forza. Una piccola antologia sul tema dell’eroismo dei pochi è nell’Archidamo di Isocrate (6, 99). Nella battaglia di Dipea gli Spartani disposti in una sola fila avrebbero battuto molte decine di migliaia di Arcadi; i Trecento a Tirea avrebbero vinto l’intero – qui l’oratore travisa disinvoltamente Hdt. I, 82 – esercito argivo. Ultimo, prevedibilmente, lo scontro delle Termopili, con i 1.000 schierati contro 700.000 barbari.

    14 In generale vedi M. H. hansen, The Shotgun Method: The Demography of the Ancient Greek City-State Culture, Columbia and London, University of Missouri Press, 2006. Su Sparta: W. G. forrest, A History of Sparta 950-192 B.C., London, Duckworth 1980 (London, Hutchinson University Library 1968), pp. 131-137; P. cartledGe, Sparta and Lakonia. A Regional History 1300-362 BC2, London, Boston & Henley, Routledge & Kegan Paul 1979, pp. 257, 307-318; G. L. cawkwell, The Decline of Sparta, «CQ» n.s. 33, 1983, pp. 385-400; P. cartledGe, Agesilaos and the Crisis of Sparta, London, Duckworth 1987, pp. 37-43; J. f. lazenby, The Spartan Army, Warminster, Ares & Phillips 1985, pp. 57-61; th. J. fiGueira, Population Patterns in Late Archaic and Classical Sparta, «TAPhA» 116, 1986, pp. 165-213; S. hodkinson, Property and Wealth in Classical Sparta, London – Swansea, Duckworth and The Classical Press of Wales 2000, pp. 399-445; h. w. sinGor, The Spartan Army at Mantinea and its Organisation in the Fifth Century

    B.C., in w. JonGman – m. kleiJweGt (Eds.), After the Past. Essays in Ancient History in Honour of H.W. Pleket, Mnemosyne suppl. 233, Leiden, Brill 2002, pp. 276-279; T. D. doran, Demographic Fluctuation and Institutional Response in Sparta, PhD University of California, Berkeley 2011.

    15 Quadro comunemente accolto: cartledGe, Agesilaos, cit. a nota 14, pp. 167-168; hodkinson, Property, cit. a nota 14, pp. 399-445. Riserve: sinGor, Spartan Army, cit. a nota 14, pp. 276-279.

    16 Per i pochi contro i molti cfr. p.es. nota 13; anche i Greci hanno però il loro milione di baionette e la sua interessata ridicolizzazione. Tucidide denuncia con la propria voce la tendenza a gonfiare le cifre (V, 68, 2, per Mantinea), ma mette in bocca lo stesso argomento ad Alcibiade, per promuovere l’intervento in Sicilia (VI, 17, 5), con un’affermazione con-traddetta non soltanto nel discorso rivale di Nicia (VI, 20, 4), ma in fondo, implicitamente, da lui stesso con l’archaiologia siceliota. Sugli aspetti qualitativi e culturalmente e storicamente condizionati delle cifre nella storiografia greca vedi N. morpeth, Thucydides’ War: Accounting for the Faces of the Conflict, Hildesheim – Zürich – New York, Olms 2006, spec. pp. 67-98.

    17 cartledGe, Agesilaos, cit. a nota 14, p. 37, con bibl.; fiGueira, Population, cit. a nota 14, spec. pp. 206-207; hodkinson, Property, cit. a nota 14, p. 399 e nota 1 a p. 441-442. Diod. XV, 56, 4 parla di 4.000 caduti fra i Lacedemoni, probabilmente un’esagerazione, anche a intendere la cifra comprensiva delle perdite degli alleati.

  • LA LACONIA, SPARTA E I PERIECI

    ˜  197  ˜

    attendibilità davvero dubbia: i racconti apparentemente più significativi ai fini di una valutazione delle perdite umane subite da Sparta sono tutti tesi a drammatizzare la gravità della situazione degli Spartani di fronte ai ribelli. Che il terremoto abbia avuto un impatto demografico pare innegabile; ma i 20.000 morti e i pochi superstiti di cui parla Diodoro (XI, 63-64) e le cinque case rimaste in piedi secondo Plutarco e altre fonti (Cim. 16, 4; Ael. VH VI, 7; Polyaen. I, 41, 3) non sono il genere di dati su cui basare una qualche stima affidabile.18

    Altri dati dipendono dalla nostra ricostruzione dell’organizzazione militare spartana, che ci è nota solo in modo incompleto e sulla base di testimonianze apparentemente contraddittorie provenienti soprattutto da Tucidide e poi dalle Elleniche e dalla Costituzione di Senofonte.19 In generale le ricostruzioni moderne contemplano diverse riforme successive, talora in numero (troppo?) elevato,20 proposte di emendamento nei testi o ipotesi di clamorosi errori di valutazione da parte degli autori nei passi fondamentali.21 La descrizione offerta da Tucidide della battaglia di Mantinea del 418 è un luogo classico nello studio del declino del potenziale umano spartano, oltre che in quello dell’organizzazione dell’esercito spartano, e un esempio forse estremo delle difficoltà in cui ci si muove. Tucidide (V, 64-75,1) ha fornito per Mantinea una quantità notevole di informazioni, circa l’organizzazione dell’esercito spartano in classi di età e la leva proclamata in questa circostanza, sulla struttura di comando dell’esercito, la sua articolazione in unità, lo schieramento sul campo di battaglia, la partecipazione degli Sciriti, degli iloti, dei Brasideioi e dei neodamodeis. Il dibattito moderno su queste pagine è amplissimo ed è dominato da grande incertezza. Tucidide ha calcolato il totale degli effettivi a partire dall’organizzazione dell’esercito spartano. Lo storico moltiplica il numero degli uomini schierati sulla fronte in ciascuna unità di base, le enomotiai, per la profondità delle stesse, e calcola il numero delle enomotiai nel sistema militare spartano (V, 68, 3). I moderni discutono se il numero complessivo dei Lacedemoni proposto da Tucidide, di 3.584 opliti, sia accettabile.22 V’è chi sospetta che questo numero sia inadeguato rispetto all’importanza assegnata da Tucidide alla battaglia (V, 74, 1), alle implicazioni quantitative che egli dissemina nel testo (per esempio per il raffronto fra i due schieramenti, secondo il quale quello dei Lacedemoni «appariva», V 68, 1, ed era «maggiore» 71, 2, di quello degli avversari), ai 6.000 effettivi messi in campo da Sparta all’inizio del IV sec. a Nemea (Xen. Hell. IV, 2, 16): sicché si è sospettato, per la presenza nella catena di comando (V, 66, 3) dei polemarchi, che qui sembrano privi di funzioni chiare e che nel IV secolo comandavano le morai (Xen. Lac. Pol. 11, 4; queste unità sono menzionate per la prima volta per il 404 da Senofonte, Hell. II, 4, 31, ed erano composta ciascuna da due

    18 Per un tentativo di elaborazione a partire da questi dati (che appaiono in verità concentrati sulla sola Sparta e gli Spartiati), vedi p.es. fiGueira, Population, cit. a nota 14, spec. pp. 177-179, che pure ne ammette il carattere aneddotico.

    19 Tanto che sinGor, Spartan Army, cit. a nota 14, p. 566, ha detto che «there is … hardly a topic in Spartan history on which there is so little scholarly agreement as the organization of the army during the classical period»: un’affermazione, peraltro, che ne echeggia di analoghe usate in riferimento ad altri temi della storia di Sparta.

    20 Classicamente due, una delle quali avrebbe portato in un lontano passato alla costituzione dell’esercito organizzato per obai, cartledGe, Agesilaos, cit. a nota 14, pp. 427-431, e n. kennell, Spartans: A New History, Chichester, U.K., Wiley – Blackwell 2010, pp. 147-151; due altre riforme più recenti, dopo la guerra di Corinto e dopo Leuttra, sono postulate da H. van wees, Greek Warfare. Myths and Realities, London, Duckworth, 2004, pp. 243-249; dello stesso, per le fasi più antiche cf. ‘The Oath of the Sworn Bands’. The Acharnae Stela, the Oath of Plataea and Archaic Spartan Warfare, in A. luther – m. meier – l. thommen (eds.), Das Frühe Sparta, Stuttgart, Steiner 2006, pp. 155-161. La volontà di ritrovare nelle testimonianze la struttura a cinque dell’esercito obale conduce a chiare forzature (p. es. sinGor, Spartan Army, cit. a nota 14):

    ma tale esercito obale è probabilmente un fantasma, cfr. M. lupi, I cinque lochoi dell’esercito spartano (e quelli argivi), in corso di preparazione (ringrazio l’autore per avermi concesso di leggere in anteprima questo lavoro).

    21 Emendamenti in Xen. Lac. Pol. 11, 4: lazenby, Spartan Army, cit. a nota 14, p. 7; a. w. Gomme – a. andrewes – k. J. dover, A Historical Commentary on Thucydides. IV, Oxford, Clarendon Press, p. 115; errori di Senofonte nello stesso passo: p.es. h. t. wade-Gery, The Spartan Rhetra in Plutarch, Lycurgus VI. C, «CQ» 38, 1944, pp. 124-125.

    22 Il numero reale è comunque certamente un po’ superiore a questo: vanno aggiunti certo i 600 Sciriti di 68, 3, forse i 300 hippeis attorno al re secondo V, 72, 4; non necessariamente i Brasideioi e i neodamodeis, che strictu sensu non sono Lakedaimonioi (cfr. van wees, Greek Warfare, cit. a nota 20, p. 245; ma spesso si vuole che rappresentino uno o due dei sette lochoi dei Lacedemoni: cfr. p.es. S. hornblower, A Commentary on Thucydides. III. Books 5.25-8.109, Oxford, Oxford University Press 2008, p. 182), e probabilmente neppure i «pochi Lacedemoni» schierati con i Tegeati all’estremità destra di 67, 1, che secondo alcuni corrisponderebbero ai due lochoi che avrebbero dovuto colmare il vuoto che si viene a creare all’inizio dello scontro fra la sinistra e il centro dello schieramento di Sparta e dei suoi alleati (Thuc. V, 71-72, 1;

  • MASSIMO NAFISSI

    ˜  198  ˜

    λόχοι, secondo la ricostruzione che valorizza la combinazione di Lac. Pol. 11, 4 con Hell. VII, 4, 20), che Tucidide abbia sostanzialmente perso di vista le morai, e così metà dell’esercito.23 Conclusione imbarazzante, visto che proprio in relazione al numero dei Lacedemoni che presero parte allo scontro, ignoto a suo dire a causa de τὸ κρυπτὸν della politeia di Sparta (V 68, 2; la difficoltà è ribadita poco dopo dal cenno alla difficoltà di conoscere il numero dei caduti lacedemoni, V, 74, 3), Tucidide dà sfoggio del suo acume di ricercatore, calcolando gli effettivi di Sparta (IV, 68, 3).24

    L’oliganthropia investe la comunità spartana: ma l’egemonia di Sparta poggiava sui Lacedemoni nel loro complesso, e dunque su Spartani e perieci. Non stupisce che i moderni siano meno frequentemente indotti a stime sul numero dei perieci. Bisogna infatti convenire con Jean Ducat che i dati sulla demografia della periecia sono «rari e vaghi»:25 i 5.000 opliti di Platea (Hdt. IX 11), accompagnati da altrettanti armati alla leggera di status non definito da Erodoto (IX, 29, 2); i 30.000 kleroi che Licurgo (Plut. Lyc. 8, 5) avrebbe assegnato ai perieci hanno probabilmente solo un valore indicativo. Bisogna ricordare che Erodoto definisce logades gli opliti perieci a Platea, e che dunque essi non rappresentano che una parte scelta del loro potenziale oplitico.26 Le stime, in parte invecchiate, sulla popolazione perieca postulano al massimo per il V secolo – e dunque per una periecia estesa anche alla Messenia – 80.000 individui.27

    Ogni tentativo di stimare il peso dei perieci nelle strutture militari spartane va incontro a diverse difficoltà. La terminologia usata dalle fonti non è sempre trasparente. Il termine Lakedaimonioi di solito indica l’insieme di Spartiati e perieci, ma spesso anche i soli Spartiati, e dunque è sinonimo di Spartiatai, a partire dall’equivalenza, già stabilita in Omero, fra Sparte e Lakedaimon, e in rapporto alla percezione esterna e ufficiale della comunità dei Lakedaimonioi, nella quale però le decisioni sono prese dagli Spartiatai.28 Inoltre la mancanza di indicazioni dirette costringe i ricercatori a dedurre il loro numero a partire dalle cifre

    sinGor, Spartan Army, cit. a nota 14, pp. 255-258, che ritiene si trattasse di perieci e cerca di spiegare come Tucidide in V, 67, 1 possa definire «pochi» un migliaio di uomini; van wees, Greek Warfare, cit. a nota 20, p. 246). Per il totale delle forze lacedemoni, in senso proprio, raccolte alla vigilia della battaglia di Mantinea occorre aggiungere il «sesto dell’esercito» che è stato rispedito in Laconia, ed era composto dai più giovani e dai più vecchi (V, 64, 3): il numero può essere stato largamente inferiore a un sesto del totale, se la frazione è stata calcolata in rapporto alle classi di età, e se il numero delle classi di età più anziane era maggiore di quelle più giovani: cfr. p. es. h. w. sinGor, Admission to the Syssitia in Fifth-Century Sparta, in s. hodkinson – a. powell (eds.), Sparta: New Perspectives, London-Swansea, Duckworth & The Classical Press of Wales 1999, pp. 70-71.

    23 h. t. wade-Gery, The Spartan Rhetra, cit. a nota 21, pp. 115-126; A. J. toynbee, Some Problems on Greek History, Oxford, Oxford University Press 1969, pp. 396-401; Gomme – andrewes – dover, Historical, cit. a nota 21, pp. 111-117; cartledGe, Agesilaos, cit. a nota 14, pp. 427-431; J. F. lazenby, Peloponnesian War: A Military Study, London – New York, Routledge 2004, pp. 121-122; hornblower, Commentary, cit. a n. 22, pp. 180-182; kennell, Spartans, cit. a nota 20, pp. 149-151. Non ritengono si debba proporre il raddoppio delle cifre fra gli altri G. L. cawkwell, Decline, cit. a nota 14, pp. 237-243; sinGor, Spartan Army, cit. a nota 14; van wees, Greek Warfare, cit. a n. 20, pp. 245-247; s. m. rusch, Sparta at War. Strategy, Tactics, and Campaigns, 550-362 B.C., London, Frontline Books 2011, p. 111. Si noti che la ricostruzione delineata nel testo presuppone in genere un emendamento in Xen. Lac. Pol. 11, 4, dove la tradizione manoscritta parla di quattro lochagoi per mora: certamente non si deve intervenire sul passo; una buona soluzione dei problemi posti dal confronto con Tucidide è in M. lipka,

    Xenophon’s Spartan Constitution. Introduction. Text. Commentary, Berlin, De Gruyter, 2002, pp. 257-264.

    24 T. rood, Thucydides. Narrative and Explanation, Oxford, Clarendon Press 1998, pp. 105-106, sull’orgoglio di Tucidide, e la sua fiducia circa la validità delle cifre.

    25 J. ducat, Le statut des périèques lacédémoniens, «Ktéma», 33, 2008, p. 43.

    26 ducat, Statut, cit. a nota 25, p. 43 nota 118.27 J. beloch, Die Bevölkerung der griechisch-römischen Welt,

    Leipzig, Verlag von Duncker - Humblot 1886, pp. 145-147 stima il numero dei perieci alla fine del V sec. a 15.000 maschi adulti, contro 2.500 Spartani, e il totale delle due popolazioni a 55.000; Ed. meyer, Geschichte des Altertums, 4.1: Das Perserreich und die Griechen bis zum Vorabend des peloponnesischen Krieges, Stuttgart, J.G. Cotta’sche Buckhandlung Nachfolger, 1954, p. 441 nota 1 calcola la popolazione complessiva dei centri perieci della Laconia (senza Cinuria e Messenia) in 70.000 abitanti, e per il V sec. pensa si debbano contare almeno 80.000 perieci, una stima che G. busolt, Griechische Staatskunde I3, HdbAW 4, 1,1, München, Beck 1920, p. 165 nota 2 ritiene più attendibile. Più recentemente R.W. V. catlinG, The Survey Area from the Early Iron Age to the Classical Period (c. 1050-c. 300 BC), in w. cavanaGh, J. crouwel, r. w. v. catlinG, G. shipley, Continuity and Change in a Greek Rural Landscape. The Laconia Survey, I: Methodology and Interpretation, «ABSA» Supplementary Volume 26, London, British School at Athens 2002, pp. 208-209, a partire dalle notizie delle fonti letterarie considera plausibile una popolazione di circa 60.000 perieci, e il numero non gli sembra inconciliabile con i risultati della survey, ma semmai passibile di ridimensionamento verso il basso. Vedi anche fiGueira, Population, cit. a nota 14, p. 170, 182-184; cf. fiGueira, Demography, cit. a nota 11, p. 213.

    28 Per un’attenta analisi dei termini vedi ducat, Statut, cit. a nota 25, pp. 1-3, 69-78.

  • LA LACONIA, SPARTA E I PERIECI

    ˜  199  ˜

    totali delle formazioni lacedemoni, a loro volta – come in parte si è già visto – non sempre certe.

    Per la proporzione fra combattenti perieci e Spartiati si è soliti dar molto valore al numero dei sopravvissuti di Sfacteria, che corrobora l’idea di una crescita del numero dei perieci rispetto agli Spartiati in relazione con il declino del numero di questi ultimi. Il totale di 420 combattenti lacedemoni – presi al dire di Tucidide da tutti i λόχοι in cui era diviso l’esercito (Thuc. IV, 8, 9) – è oggetto di speculazioni diverse, volte a determinare il numero dei λόχοι dai quali erano tratte le singole ἐνωμοτίαι, inviate di volta in volta nell’isola: è probabile comunque che si abbia a che fare con un esercito composto da dodici λόχοι.29 Fra i 292 prigionieri Lacedemoni c’erano 120 Spartiatai (Thuc. IV, 38): si ritiene di solito che gli altri 172 fossero tutti perieci; in effetti Tucidide ricorda esplicitamente la presenza di perieci fra le truppe inviate a Pylos.30 Questi numeri vengono considerati molto rappresentativi, un po’ anche sulla scorta di un detto, davvero laconico, citato da Tucidide: un prigioniero spartano avrebbe sottolineato la casualità con cui erano stati colpiti a morte i Lacedemoni intrappolati a Sfacteria (IV, 40, 2). La proporzione di 5 a 7 tra i prigionieri dovrebbe riflettere perciò il rapporto esistente allora fra Spartiati e perieci nell’esercito spartano, e dunque testimoniare una riduzione della quota degli Spartiati rispetto al 50% documentato a Platea. Il detto, peraltro, non mira a difendere la superiorità degli Spartiati rispetto agli altri sopravvissuti, ma solo ad affermare che il valore dei sopravvissuti stessi non era inferiore rispetto a quello dei loro compagni caduti in un combattimento molto difforme rispetto al nobile e glorioso codice oplitico. È possibile che in realtà le perdite siano state marcatamente maggiori tra gli Spartiati che tra i perieci, e che Spartiati e perieci fossero presenti alla pari fra i 420 di Sfacteria.31

    Tucidide descrive in dettaglio la struttura dell’esercito spartano a Mantinea, ricordando la presenza di Sciriti, Brasideioi, neodamodeis e iloti. Fatti salvi gli Sciriti, il ruolo dei perieci tra le forze schierate è invece tutto nascosto entro il termine Lakedaimonioi, decisamente contrapposto a quello di iloti.32 Sfortunatamente, in questo caso, a differenza di quanto fanno Erodoto per Platea e Senofonte per Leuttra, Tucidide non distingue chiaramente gli Spartiatoi dagli altri Lakedaimonioi. V’è chi crede che i perieci siano stati del tutto assenti, chi li ritiene mescolati agli Spartani nelle unità descritte da Tucidide, chi pensa a un’omissione dei loro lochoi,33 chi invece immagina che essi non fossero nel grosso dell’esercito, analiticamente descritto da Tucidide V 68, 3, ma nei «pochi Lacedemoni» all’ala ricordati in 67, 1.34 Un po’ paradossalmente, dato il grado di dettaglio raggiunto da Tucidide, la prova più chiara della presenza di perieci non Sciriti sul campo di battaglia viene da una discussa iscrizione di Geronthrai, IG V 1, 1124 (Εὐάλκε̄ς | ἐν πολέμο̄ι | ἐν Μαντινέαι).35 È quasi certo che gli opliti dei centri più lontani della periecia non avessero preso parte alla spedizione, che era partita con estrema fretta (V, 64, 2):36 anzi,

    29 Nonostante sinGor, Spartan Army, cit. a nota 14, pp. 261-263: per l’opinione prevalente, cui mi allineo, bibliografia ivi, p. 263 nota 31.

    30 Dopo il ritiro dall’Attica, gli Spartiati e i perieci più vicini intervennero subito, mentre gli altri perieci si muovevano più lentamente intanto gli Spartani chiamavano a sostegno gli alleati del Peloponneso (Thuc. IV, 8, 1-2). Tutto sommato, non ci sono ragioni consistenti per ritenere che fra i membri della guarnigione vi fossero degli hypomeiones, come sostiene C. hawkins, Spartans and Perioikoi: The Organization and Ideology of the Lakedaimonian Army in the Fourth Century B.C.E., «GRBS» 51, 2011, p. 406.

    31 beloch, Bevölkerung, cit. a nota 27, p. 135. Per il calcolo vedi p. es. fiGueira, Population, cit. a nota 14, pp. 176-177. sinGor, Spartan Army, cit. a nota 14, p. 263, nota 31, sottolinea la fragilità dell’assunto, richiamando la possibilità che gli Spartiati, per il loro ethos guerriero, si fossero più esposti alla morte. Per una parità fra Spartiati e perieci si pronuncia anche lipka, Xenophon’s Spartan Constitution, cit. a nota 23, p. 263. Per ammettere che il contingente iniziale fosse composto alla pari da Spartiati e perieci, occorre supporre che appena più del

    70% dei 128 caduti fossero Spartiati, evidentemente espostisi maggiormente per il loro codice guerriero.

    32 Thuc. V, 64, 1: τῶν Λακεδαιμονίων αὐτῶν ... τε καὶ τῶν Εἱλότων πανδημεὶ.

    33 Queste ipotesi sono riassunte da ducat, Statut, cit. a nota 25, p. 37, che soprattutto convincentemente respinge (37-38) l’ipotesi di lazenby, Spartan Army, cit. a nota 14, p. 15, che i perieci non venissero mai mobilitati in spedizioni contro Peloponnesiaci.

    34 sinGor, Spartan Army, cit. a nota 14, pp. 251-25835 Anche a me pare non si possa dubitare del rapporto

    dell’iscrizione con la battaglia del 418 a.C.: ducat, Statut, cit. a nota 25, pp. 37-38, ma N. sekunda, IG V.1 1124 The Dead of Geronthrai fallen at Mantineia, in h. cavanaGh, w. cavanaGh, J. roy (eds.), Honouring the Dead in the Peloponnese, Proceedings of the conference held at Sparta 23-25 April 2009, CSPS Online Publication 2, Nottingham, Centre for Spartan and Peloponnesian Studies, pp. 719-724, ha recentemente proposto di ricondurre la morte di Eualkes al conflitto con Mantinea nel 385.

    36 Questo punto è sviluppato estesamente da sinGor,

  • MASSIMO NAFISSI

    ˜  200  ˜

    verosimilmente, proprio le modalità insolite di mobilitazione polarizzarono l’attenzione di Tucidide sul grosso dell’esercito lacedemone, proveniente dalla città, e lo indussero a trascurare piccole unità perieche che poterono unirsi a esso in seguito.

    Per Leuttra, invece, conosciamo il numero degli Spartani, ma non quello dei perieci. Il numero complessivo dei Lacedemoni, che schieravano quattro morai, dipende dal numero delle enomotiai, ciascuna di 35 o 36 uomini (Xen. Hell. VI, 4, 12), che componevano una mora. Secondo Senofonte (Lac. Pol. 11, 4), c’erano sedici enomotiai per mora, ma alcuni ritengono che in realtà ogni mora comprendesse trentadue enomotiai, anche se le testimonianze a nostra disposizione sul numero degli opliti in una mora, pur molto varie, nel complesso favoriscono l’ipotesi di una mora formata proprio da sedici enomotiai.37 Senza contare nel totale gli Sciriti (la cui presenza in campo è del tutto incerta) e gli hippeis, le quattro morai dell’esercito lacedemone schierate in Beozia totalizzavano dunque, a seconda delle ipotesi, 2240 o 4480 uomini (per un totale degli effettivi, con una leva degli uomini da 20 a 54 anni di 3360 o 6720). In secondo luogo, non possiamo nemmeno essere certi che tutti i Lacedemoni non Spartiati che combattevano a Leuttra fossero perieci. Già nel tardo V sec. Sparta rispose alla crisi demografica e ai suoi effetti sull’esercito armando abbondantemente iloti come opliti (la svolta è segnata dalla campagna di Brasida in Tracia e dai suoi settecento opliti poi dichiarati liberi dagli Spartiati), e creando lo statuto dei neodamodeis. Fanti del genere erano chiaramente distinti dai Lacedemoni; è probabile però che un contributo allo sforzo militare degli Spartani venisse anche dagli hypomeiones, gli inferiori, il cui nome è ricordato solo in relazione alla congiura di Cinadone, ma che costituivano la naturale risultante dell’oliganthropia, essendo in massima parte coloro che perdevano lo statuto cittadino per incapacità di versare il contributo ai sissizi, oltre che per fallimenti nel processo educativo.38

    D’altra parte gli stessi perieci scompaiono spesso dall’orizzonte. Un caso limite è quello del racconto di Diodoro – per la verità dai toni romanzeschi – sul grande terremoto del 464 (XI, 63-64): all’inizio i ribelli contavano di aver facilmente la meglio dei pochi superstiti; un eventuale sostegno dei perieci di Laconia non pare nemmeno contemplato,39 e l’unico aiuto viene dagli alleati, in primis ovviamente gli Ateniesi. Nella descrizione delle tombe dei Lacedemoni di Platea (Hdt. IX, 85) sono ricordati i sepolcri degli enigmatici ἱρέες, degli Spartiati e degli iloti, ma Erodoto nulla ha da dire degli eventuali (?) caduti fra i 5.000 perieci che pure ci ha detto aver partecipato alla battaglia. Per passare a delle notizie che hanno tutto il sapore e la ricchezza della storia contemporanea, si è vista la controversia – provocata dall’elusività del testo di Tucidide – sulla presenza dei perieci a Mantinea nel 418; nel caso della spedizione contro Kromnos veniamo a sapere della loro partecipazione in maniera del tutto accidentale (Xen. Hell. VII, 4, 27). E tuttavia il ruolo dei perieci nell’esercito è ben documentato, tanto che i moderni ritengono che, a parte qualche eccezione, essi fossero sempre presenti sul campo di battaglia insieme agli Spartiati, e qualche volta anche sostanzialmente senza di essi,:40 la fonte più esplicita – con un’enfasi al limite dell’esagerazione sui rischi cui essi vengono sottoposti – è una pagina celebre del Panatenaico di Isocrate, ma anche un frammento di Aristotele fa capire che tanto i perieci quanto gli Spartani combattevano nell’esercito diviso in morai.41

    Spartan Army, cit. a nota 14, pp. 240-245. J. kromayer, Studien über Wehrkraft und Wehrverfassung der griechischen Staaten, vornehmlich im 4. Jahrhundert v. Chr., «Klio» 3, 1903, pp. 190-192, pensava addirittura a una presenza dei soli Spartani. lipka, Xenophon’s Spartan Constitution, cit. a nota 24, p. 262, considera l’eventualità, ma non è convinto che essa possa essere accolta.

    37 V. p.es. lazenby, Spartan Army, cit. a nota 14, pp. 7-10.38 Per la congiura di Cinadone Xen. Hell. III, 3, 5-6.

    L’identificazione dei ribelli di Plut. Ages. 32, 3-6 (cf. Nep. Ages. 6, 2; Polyaen, 1, 14) con degli hypomeiones è controversa: cfr. hawkins, Spartans and Perioikoi, cit. a nota 30, pp. 406-407 e nota 11. Ritengono particolarmente importante, e progressivamente

    crescente, il contributo degli hypomeiones nell’esercito cittadino lazenby, Spartan Army, cit. a nota 14, pp. 13-20, 45-46; hawkins, Spartans and Perioikoi, cit. a n. 30, pp. 401-434.

    39 τὴν ἐρημίαν τῶν βοηθησόντων: per boethein e boetheia per indicare le spedizioni di soccorso cfr. Thuc. V, 64, 2; Isocr. Panath. 180; per una spedizione di urgenza Thuc. IV, 8, 1. Cfr. ducat, Statut, cit. a nota 25, p. 35.

    40 ducat, Statut, cit. a nota 25, pp. 36-37.41 Isocr. Panath. 180, (cfr. C. mossé, Les périèques lacédémo-

    niens. À propos d’Isocrate, Panathénaique, 177 sq., «Ktèma» 2, 1977, pp. 121-124; roth, Der Panathenaikos, cit. a nota 12, pp. 203-208; ducat, Statut, cit. a nota 25, pp. 32-36), Arist. fr. 540 Rose.

  • LA LACONIA, SPARTA E I PERIECI

    ˜  201  ˜

    Va detto che in molti casi si avvertiva come primaria la contrapposizione fra il complesso dell’esercito civico, che comprendeva Spartani e perieci, e il resto dei combattenti, mercenari, alleati o iloti, questi ultimi tanto nella loro condizione di piena sudditanza o, più spesso, liberati, come i neodamodeis.42 È probabile che almeno da un certo momento in poi la scarsa visibilità dei perieci sia stata dovuta a un qualche grado di integrazione dei perieci stessi e degli Spartani in uno stesso schieramento e nelle stesse unità militari.43 È praticamente certo che negli anni successivi a Leuttra Spartiati e perieci combattessero nelle stesse unità. Una serie di passi delle Elleniche, che descrivono l’organizzazione generale dell’esercito spartano a Krommon e alla vigilia della seconda battaglia di Mantinea, mostrano che i perieci partecipavano alle spedizioni militari lacedemoni, ma non li citano mai come unità separate.44 Quando si sia giunti ad accorpare almeno parzialmente Spartiati e perieci nelle stesse unità militari di base non è però affatto chiaro: che questo sia avvenuto nel corso del V secolo è ipotesi frequente, ma tutto sommato priva di un fondamento sicuro.

    In conseguenza della continua diminuzione del numero degli Spartiati, ci si potrebbe aspettare che, almeno proporzionalmente, il contributo dei perieci allo sforzo militare di Sparta sia molto cresciuto. In effetti questo aumento è contenuto, e riguarda appunto solo la proporzione fra Spartiati e perieci, non il numero assoluto dei perieci. Figueira presenta tavole analitiche sull’argomento e ritiene si possa calcolare la diminuzione degli opliti perieci in un secolo in un valore superiore al 50%: dai 5.000 di Platea ai forse 2150 di Leuttra. La ricostruzione è sicuramente discutibile in qualche dettaglio, ma dovrebbe essere esatta nelle sue linee generali, e sembra indicare una volontà di conservare un certo equilibrio nell’esercito, per non svilire il contributo spartano alla guerra.45

    2. l’oligAnthropiA in senofonte

    Senofonte mostra in almeno tre contesti di essere ben consapevole del problema dell’oliganthropia come un fenomeno che riguarda essenzialmente Sparta:

    - nella descrizione dell’agorà di Sparta da parte di Cinadone (Hell. III, 3, 5); a 40 Spartiati si contrappongono qui 4.000 non cittadini e potenziali rivoluzionari, che comprendono – si badi – anche i perieci (III, 3, 6);

    – nel celebre incipit della Costituzione dei Lacedemoni, che innesta la relazione fra la scarsità di uomini e l’egemonia sul tema etico-istituzionale; Sparta (Sparte) è una citta molto povera di uomini, ma i suoi epitedeumata, basati sui nomoi licurghei, le garantiscono forza e prestigio; nella Costituzione Senofonte distingue quasi sempre accuratamente tra Sparte, Spartiatai e La-kedaimonioi (tranne che in un caso, Lakedaimonioi sembra indicare qui l’insieme di Spartiati e perieci)46; Senofonte propone dunque il paradosso di un’egemonia che si regge nonostante i numeri degli Spartiati – e che rischia definitivamente di venir meno, visto che molti Lacedemoni (qui, a quanto pare, equivalente di Spartiati), con il loro comportamento, mettono in pericolo il capitale simbolico del prestigio spartano nelle città greche (§ 14);

    - nel racconto dell’invasione della Laconia dell’inverno 370/69; alla vigilia dell’invasione i vecchi e nuovi nemici peloponnesiaci di Sparta invitano i Tebani, forti di un seguito amplissi-

    42 Vedi le osservazioni di ducat, Statut, cit. a nota 25, pp. 77-78, a proposito di espressioni come τὸ πολιτικὸν στράτευμα e simili.

    43 Mi pare che cartledGe, Agesilaos, cit. a nota 14, p. 42, e ancora una volta ducat, Statut, cit. a nota 25, pp. 39-42, pro-pongano una soluzione equilibrata: per l’epoca in cui Spartani e perieci combattono nelle stesse unità (ma non è facile dire da quando questo accada! L’ipotesi classica è che vi sia stata una riforma prima del 425 a.C., cfr. cartledGe, Agesilaos, cit. a nota 14, pp. 41-42), essi non sono uniti probabilmente al livello più basso dell’organizzazione tattica, le enomotiai, ma a quello inter-medio immediatamente superiore, nelle pentekostyes.

    44 VII, 4, 20 e 27; 5, 9-10: cfr. sotto.45 fiGueira, Population, cit. a nota 14, pp. 207, 212-213;

    fiGueira, Demography, cit. a nota 11, pp. 123-125. I dati sono ritenuti nel complesso affidabili da ducat, Statut, cit. a nota 25, p. 43, che li richiama in sede di bilancio della sezione del suo lavoro dedicata all’uso militare dei perieci. In particolare i numeri attribuiti al 425 e al 418 sono molto ipotetici.

    46 Sparte è spesso menzionata in contrapposizione alle «altre città», e sovente si allude a essa come ἡ πόλις: 1, 1 (oliganthropia); 1, 10 (forza e statura degli Spartani); 5, 5 (norme per i giovani nelle mense comuni); 7, 1-2 (norme contro la pratica di mestieri); 8, 1-2; 5 (rispetto delle autorità e delle leggi); 10, 4 (norme in

  • MASSIMO NAFISSI

    ˜  202  ˜

    mo, all’azione, facendo cenno alla ἐν Λακεδαίμονι ἐρημία – con probabile accenno allo scarso numero di difensori della città, frutto anche delle disastrose perdite di Leuttra (Hell. VI, 5, 23)47; i Tebani tentennano, temono fra l’altro che le forze dei Lacedemoni possano raccogliersi rapida-mente (VI, 5, 24: συνελθοῦσαν ταχέως τὴν τῶν Λακεδαιμονίων δύναμιν);48 decisiva, almeno secondo Senofonte, fu – oltre alle notizie circa l’assenza di un presidio nella zona di Carie – la rivelazione che i perieci non intendevano soccorrere gli Spartiati (VI, 5, 25; per la defezione di molte città della periecia cf. VII, 2, 2; Ages. 2, 24); prima della liberazione di 6.000 iloti, gli Spartiati erano e apparivano davvero pochi (μάλα ὀλίγοι καὶ ὄντες καὶ φαινόμενοι), anche per-ché sparpagliati a difesa di una città senza mura (VI, 5, 28);

    Anche in occasione dell’attacco a Sparta di Epaminonda e del suo esercito nel 362, Senofonte enfatizza la sproporzione numerica con il nemico, ma in questo caso l’esercito lacedemone comprende probabilmente anche dei perieci. Senofonte afferma che Agesilao, richiamato a Sparta dalla notizia dell’attacco di Epaminonda, è alla guida di pochi effettivi, in quanto la cavalleria, i mercenari e tre dei dodici lochoi erano stati inviati a unirsi agli alleati a Mantinea (Hell. VII, 5, 9-11), dove in seguito si sarebbe combattuta la celebre battaglia. Senofonte torna qui più volte sull’inferiorità numerica dei difensori di Sparta (scontro con Archidamo alla guida di meno di 100 opliti 5, 12, cf. le riflessioni di Epaminonda, sconfitto σὺν πολλῷ ὁπλιτικῷ ὑπ᾽ὀλίγων 5, 18). La presenza di perieci fra i difensori pare certa: tre anni prima Archidamo aveva guidato contro Kromnos i dodici lochoi, e fra i tre che vi aveva lasciato (4, 20) c’erano anche dei perieci, ricordati fra i prigionieri (4, 27), e nel 362 Agesilao accorre a difesa di Sparta dopo essere giunto a Pellene con tutti i Lacedemoni (5, 9: πάντας τοὺς Λακεδαιμονίους).

    I discorsi delle Elleniche mostrano tuttavia come fosse possibile sostenere diversi punti di vista circa la popolosità dei Lacedemoni proprio in merito all’egemonia: in quanto discorsi, non è chiaro fino a che punto lo storico consideri del tutto legittime le argomentazioni proposte, che, sebbene a prima vista possano apparire contraddittorie, non appaiono prive di qualsiasi plausibilità. In questi passi, comunque, non emerge mai la distinzione fra Spartiati e perieci, e si parla sempre dei Lacedemoni nel loro insieme.

    Sul fatto che il numero dei Lacedemoni fosse del tutto sproporzionato alle loro ambizioni di dominio insistevano, secondo Senofonte, i Tebani ad Atene già nel 395 a.C. (III, 5, 15: οὗτοι δὲ ὀλίγοι ὄντες πολλαπλασίων ὄντων καὶ οὐδὲν χεῖρον ὡπλισμένων πλεονεκτοῦσι); a Timolao di Corinto (394) lo storico affida un celebre paragone fra la forza dei Lacedemoni e i fiumi, che

    favore della pratica della virtù in pubblico). Spartiatai è usato in perfetta corrispondenza con Sparte, per indicare i cittadini della polis: 1, 1; 5, 2; 5, 9. Come nella stragrande maggioranza dei casi (cfr. ducat, Statut, cit. a nota 25, pp. 70-72), Lakedaimon nelle determinazioni di luogo significa Sparta: cfr. ἐν Λακεδαίμονι 2, 13 (pederastia); 9, 4 (norme contro i vili); ἐς Λακεδαίμονα 14, 6. Con Lakedaimonioi Senofonte intende invece Spartani e perieci, e usa il termine in genere in relazione alle campagne militari: 11, 2; 8; 12, 5 (nota: ἅπασι Λακεδαιμονίοις); 13, 5; 8; (in guerra); nella chiusa, in rapporto ai basileis e ai loro onori funebri, in 15, 9 (poco prima c’è il ricordo dei terreni loro assegnati in molte città perieche: 15, 3; naturalmente Senofonte ha presente qui la partecipazione dei perieci ai funerali dei basileis: Hdt. VI, 58, 2). Anomalo rispetto a questa coerenza – ma non all’uso più generale del termine – il suo impiego in 14, 2, dove pare figurare come sinonimo più ufficiale di Spartiati, in un contesto in cui i «Lacedemoni» non sono contrapposti agli altri Greci, ma considerati in relazione a essi, e Senofonte osserva che per i loro comportamenti non meritano più la fiducia di un tempo. Meno probabile, fra l’altro in considerazione del τοὺς δοκοῦντας πρώτους di 14, 4, che Senofonte faccia riferimento qui al ruolo di perieci nel contesto di simili relazioni: si potrebbe pensare a perieci come il comandante della flotta Deiniadas di Thuc. VIII, 22, 1, o come il navarco di Zarax che

    forse figurava sul monumento di Lisandro (R. meiGGs – D. lewis (eds.), A Selection of Greek Historical Inscriptions, 2nd ed., Oxford, Clarendon Press, 1988, nr. 95k: cfr. però p.es. P. A. hansen, Carmina epigraphica Graeca 2, Berlin – New York, de Gruyter 1989, nr. 819 p. 228) o il Phrynis inviato a informarsi a Chio di Thuc. VIII 6, 4 – la cui missione è però tutt’altro che ufficiale: D.M. lewis, Sparta and Persia, Leiden, Brill 1977, p. 88 nota 31 riteneva che si fosse scelto un perieco proprio per ragioni di segretezza. L’aggettivo Lakonikos è usato in sensi diversi: 2, 14, ἡ Λακωνικὴ παιδεία (spartana: dipendente da ἐν Λακεδαίμονι 2, 13); 11, 5, ἡ Λακωνικὴ τάξις (dei Lacedemoni, in relazione all’esercito, cfr. Lakedaimonioi 11, 2 e 8).

    47 Conformemente all’uso generale stabilito da ducat, Statut, cit. a nota 25, pp. 70-72, ἐν Λακεδαίμονι qui dovrebbe essere equivalente di «a Sparta». Ducat peraltro ammette l’esistenza di poche eccezioni e di alcuni casi dubbi (pp. 71-72 e n. 178): può sorgere il sospetto che gli alleati dei Tebani intendano generalizzare, e che ἐν Λακεδαίμονι indichi l’intera Laconia, ma il riferimento dei Tebani ai perieci che potrebbero συνελθεῖν lo fa escludere.

    48 Si noti che poco prima Senofonte ha ricordato che lo stesso esercito dei Lacedemoni si è disperso, quando Agesilao ha rispedito i perieci nelle loro città: VI, 5, 21. Qui chiaramente si descrive l’azione inversa.

  • LA LACONIA, SPARTA E I PERIECI

    ˜  203  ˜

    «vicino alle sorgenti non sono grandi, ma facili da guadare, e però quanto più si allontanano, altri fiumi, gettandosi in essi, ne fanno impetuosa la corrente»:49 così i Lacedemoni partono in pochi per le spedizioni, ma diventano più numerosi e difficili da battere via via che ricevono gli effettivi delle πόλεις loro alleate (IV, 2, 11).50 L’enfasi del paragone, che apre il brevissimo discorso di Timolao è evidente: il piano però di prevenire il raccordo fra Lacedemoni e alleati fallisce. Senofonte si preoccupa di indicare gli effettivi della battaglia di Nemea (IV, 2,16-17), dove i Lacedemoni schierano 6.000 opliti e 600 cavalieri, circa la metà delle forze del loro schieramento. I loro avversari risulteranno sconfitti, pur mettendo in campo forze largamente superiori; solo un contingente, quello argivo, è più numeroso di quello lacedemone, con 7.000 opliti, ma altri due sono circa delle stesse dimensioni: gli Ateniesi sono 6.000, i Beoti circa 5.000, con circa 800 cavalieri. Se il fiume lacedemone comprende perieci e Spartani, ha fin dalle sorgenti una portata rispettabile, ma è pur sempre vero che esso, come hanno sostenuto i Tebani ad Atene, è un sottomultiplo delle forze collegate dei loro avversari. Osservazioni del genere sono attribuite a personaggi che non dovevano godere della simpatia di Senofonte, ma presentano le cose in termini plausibili, anche se da punto di vista vantaggioso per gli avversari di Sparta: in ogni caso – con la defezione dei perieci – l’invasione tebana della Laconia andò ben oltre le più rosee aspettative di Timolao.

    Peraltro nel IV secolo la popolosità della regione poteva essere ancora presentata come un fattore importante per la potenza di Sparta. Senofonte affida questo argomento a un oratore a lui molto caro, Procle, amico di Agesilao (V, 3, 13) e cittadino della piccola e fedele Fliunte.51 Procle, dopo Leuttra, tiene due eloquenti e nobili discorsi in favore dell’alleanza fra Sparta e Atene, una scelta che senza dubbio Senofonte caldeggiava.52 Nel secondo discorso (VII, 1, 1-11) egli propone una condivisione dell’egemonia fra gli Ateniesi e i Lacedemoni, e che gli uni abbiano il comando sul mare, gli altri in terra. Lo storico gli fa sostenere che, come i primi possono far muovere dai loro porti la flotta più grande (VII, 1, 4), così i secondi possono «muovere per terra l’esercito più grande nel tempo più breve: sicché è naturale che gli alleati si uniscano a loro con la massima fiducia» (Hell. VII, 1, 9: ἐκεῖνοι κατὰ γῆν πλεῖστοι καὶ τάχιστ᾽ ἂν ἐξέλθοιεν: ὥστε πρὸς τούτους αὖ εἰκὸς τοὺς συμμάχους εὐθαρσεστάτους προσιέναι).53 Il concetto pare opposto a quello evocato da Timolao di Corinto con la sua similitudine. Di là delle sue più profonde intenzioni,54 si può pensare che Senofonte ritenesse necessario

    49 Il paragone echeggia un’osservazione del personaggio Senofonte dell’Anabasi riguardo la traversata dei fiumi, comunque possibile vicino alle sorgenti: Anab. III, 2, 22, t. rood, Xenophon, in i. J. f. de JonG (ed.), Space in Ancient Greek Literature. Studies in Ancient Greek Narrative, Leiden – Boston, Brill, 2012, pp. 161-162.

    50 Cfr. chr. tuplin, The Failings of Empire: A Reading of Xenophon Hellenica 2.3.11-7.5.27, Historia, Einzelschriften 167, Stuttgart, Steiner, 1993, pp. 66-67. In effetti, il grosso delle truppe alleate, e, specie quando ci si muoveva di fretta, anche perieche (ma i perieci sono già parte della spedizione entro i confini della Laconia, a Leuttra, in Thuc., V, 54, 1), si riuniva con quelle spartane, dopo dell’attraversamento rituale dei confini, a Tegea: Xen. Hell. III 5, 7, V, 1, 33, cfr. F. Gschnitzer, Straßen, Wege und Märsche in Xenophons Hellenika. Ein Beitrag zur Verkehrsgeographie Griechenlands in klassischer Zeit, in E. olshausen - H. sonnabend (eds.), Stuttgarter Kolloquium zur Historischen Geographie des Altertums 7, 1999, Stuttgart, Steiner, 2001 (poi in id., Kleine Schriften zum griechischen und römischen Altertum. 2, Historische und epigraphische Studien zur Alten Geschichte seit den Perserkriegen, hrsg. von C. trümpy und T. schmitt, Historia, Einzelschriften 167, Stuttgart, Steiner, 2003, pp. 305-311), pp. 203-204. I Lacedemoni e gli alleati si raccolgono progressivamente: Xen., Hell. I 2, 7-8; III 4, 3-4. I pochi Spartani inviati alle Termopoli con Leonida servono a convincere gli alleati a non medizzare: Hdt. VII 206.

    51 Su Sparta e Fliunte G. daverio rocchi, La città di Fliunte nelle Elleniche. Caso politico e modello letterario, in G. daverio rocchi, m. cavalli (a cura di), Il Peloponneso di Senofonte, Quaderni di Acme 64, Milano, Cisalpino 2004, pp. 41-56; F. fontana, Crisi della Lega Peloponnesiaca e autonomia delle “poleis” in Senofonte: il caso di Fliunte e Corinto, «AncSoc» 40, 2010, pp. 215-237. Su Fliunte ead., Tra autonomia locale e dinamiche regionali storia di Fliunte dall’VIII al IV secolo a.C., Bari, Edipuglia 2014.

    52 J. dillery, Xenophon and the History of His Times, London – New York, Routledge 1995, pp. 247-249. Sul primo discorso (VI 5, 38-48) tuplin, Failings, cit. a n. 50, pp. 111-113, ma V. Gray, The Character of Xenophon’s Hellenica, Baltimore, The Johns Hopkins University Press, 1989, pp. 112-118 è ancora lettura utilissima; sul secondo Gray, Character, cit., pp. 118-121, tuplin, Failings, cit. a nota 50, pp. 113-114. V. anche J.-c. riedinGer, Études sur les Helléniques. Xénophon et l’histoire, Paris, Les Belles Lettres 1991, pp. 202-203, 205-206, 250, 255; wickersham, Hegemony, cit. a nota 3, pp. 108-112; e. luppino manes, Egemonia di terra ed egemonia di mare. Tracce del dibattito nella storiografia tra V e IV sec. a.C., Alessandria, Edizioni dell’Orso 2000, pp. 166-186.

    53 Procle ricorda anche la posizione interna di Sparta: VII, 1, 8. Le considerazioni sulla collocazione geografica di Atene sono più articolate: VII, 1, 3-4.

    54 L’analisi moderna può intenderli probabilmente al

  • MASSIMO NAFISSI

    ˜  204  ˜

    che Procle, in un discorso che si presenta come molto razionale, desse prova di realismo e considerasse i fondamenti ‘numerici’ dell’egemonia. Certo la valutazione circa il numero dei Lacedemoni è parsa spesso scorretta.55 Va peraltro considerato che essa è posta in bocca all’alleato di una piccola città, che fa parte del gruppo dei symmachoi ancora fedeli a Sparta: dunque il numero dei Lacedemoni va rapportato alla scala proporzionale delle relazioni fra i membri minori dell’alleanza e i Lacedemoni stessi.56 In ogni caso, le parole di Procle hanno un forte valore evocativo. Esse infatti fanno risalire la memoria alle tradizioni sulle Guerre Persiane e al racconto erodoteo su di esse: 5.000 Spartiati hanno lasciato (tra la sorpresa dei messi ateniesi) la città accompagnati da sette iloti ciascuno, per essere seguiti da 5.000 perieci e raggiunti all’Istmo e a Eleusi dagli alleati che formarono l’enorme esercito di oltre 100.000 uomini che combatté a Platea (Hdt. IX, 10-11; 19; 28, 1-6). Repertorio ovvio per chi auspica un’alleanza fra Atene e Sparta: non per nulla il Procle senofonteo, nel suo precedente discorso, aveva evocato la possibilità di un conflitto con il Barbaro, aveva ricordato l’eroismo spartano alle Termopili e aveva chiuso con un lapidario appello ai gloriosi meriti degli Spartani nella difesa della Grecia (VI, 5, 43; 48).57

    3. le «cento città» della laconia

    Ci si potrebbe chiedere se dell’immagine gloriosa delle Guerre Persiane si nutra anche la nozione, di cui troviamo traccia in Strabone e in Stefano di Bisanzio, delle «cento città di Laconia». A queste guarda come a una realtà tramontata Strabone (VIII ,4, 11): «Ma ci siamo dilungati sin troppo, stando dietro alle tante questioni storiche concernenti una regione (scil. la Messenia) in gran parte abbandonata; e del resto, anche la Laconia soffre di scarsità d’abitanti, se la si giudica sul metro dell’abbondanza di popolazione che aveva in passato. Eccettuata Sparta, le altre città sono infatti circa trenta di numero; ma in antico dicono che la Laconia fosse detta “dalle cento città” (ἑκατόμπολις), e che per questo si celebrassero annualmente presso di loro le Ecatombee».58

    Il modello della hekatompolis lacone è chiaramente omerico: la Κρήτη ἑκατόμπολις del Catalogo delle Navi (Il. 2, 649).59 Da quel che poco che ne rimane, la tradizione sulla «Laconia dalle cento città» appare tuttavia più articolata di quanto può suggerire una lettura delle sommarie osservazioni che i moderni le dedicano: la creazione della nozione di ἑκατόμπολις, la sua ripresa nelle fonti di Strabone, la sua valorizzazione in Strabone, la redazione dell’elenco delle «cento città», e infine il suo inserimento nelle liste di città e popoli, come quella di Stefano, sono tutte tappe diverse della sua storia, che conviene seguire a partire dai suoi esiti più tardi.

    meglio, e con più probabilità di aderire alle intenzioni dello storico, come chiarimenti dello sfondo generale degli eventi e come strumenti che mettono in luce la lungimiranza politica, gli interessi e gli obiettivi dei protagonisti e la loro statura morale, nella situazione storica e politica data.

    55 Sulla razionalità Gray, Character, cit. a nota 52, p. 119. I giudizi su questo punto del discorso sono spesso severi. tuplin, Failings, cit. a nota 50, p. 113: «Procles appears to take it for granted that they have the advantages of resources appropriate to terrestrial warfare, e.g. plentiful and suitable population – which in the circumstances of 369 was hardly the case»; wickersham, Hegemony, cit. a nota 3, p. 110: «wishful»; rood, Xenophon, cit. a nota 49, p. 169: «out of date».

    56 Il cenno alla rapidità ricorda in parte il timore che Senofonte attribuisce ai Tebani alla vigilia dell’invasione della Laconia (VI, 5, 24: ὡς καὶ συνελθοῦσαν ἂν ταχέως τὴν τῶν Λακεδαιμονίων δύναμιν). In concreto la rapidità dipende largamente dal ruolo decisionale di Sparta: perché è ovvio che la dispersione dei Lacedemoni κατὰ πόλεις non favorisce la

    rapidità della loro azione. 57 E. baraGwanath, A Noble Alliance: Herodotus, Thucydides,

    and Xenophon’s Procles, in e. foster – d. lateiner (eds.), Thucydides and Herodotus, Oxford, Oxford University Press 2012, pp. 333-339 ha sottolineato gli elementi di derivazione erodotea della figura di Procle, che richiama il ruolo di wise advisor e il personaggio di Solone.

    58 In genere si ritiene che le «cento città» facciano riferimento all’epoca arcaica o classica, e sembra naturale che a essa miri il contrasto stabilito da Strabone; in effetti il cenno al rito delle ecatombee pare rinviare a un orizzonte di esperienze concrete degli scrittori di epoca storica; L. thommen, Die Wirtschaft Spartas, Stuttgart, Steiner 2014, p. 35, tuttavia, proietta la cifra in un passato più remoto.

    59 Ampia eco delle cento città di Creta nella poesia posteriore, p. es. in Verg. Aen. III, 106; Horat. Od. III, 27, 33-34, Ia. 9, 29; Ov. Her. X, 67; Sen. Herc. Oet. 1874-1876, Troades 820; altre testimonianze in p. faure, La Crète aux cent villes, «Kretika Khronika» 13, 1959, pp. 171-172. Un altro esempio di «cento città» è noto da Hdt. IV, 179: probabilmente è solo un caso

  • LA LACONIA, SPARTA E I PERIECI

    ˜  205  ˜

    Stefano parla in molti casi delle «cento città della Laconia» (con μία τῶν ἑκατόν o espressioni analoghe: s.vv. Aithaia, Amyklai, Anthana, Aulon, Aphrodisias, Dyrrachion, Epidauros Limera, Krokeai, Tenos60). La lista da cui Stefano dipende contemplava, oltre a siti altrimenti ignoti, tanto località in genere considerate ὠβαί di Sparta (come Amyklai), quanto centri della periecia: questi ultimi si trovavano sia nella Laconia propria, come Anthana, Aphrodisia/Aphroditia, Epidauros Limera, Krokeai,61 sia in quella che siamo abituati a chiamare Messenia, come Aithaia e Aulon.62 Perciò la lista comprendeva centri perduti dagli Spartani con la rinascita della Messenia, come appunto Aithaia e Aulon, e anche altri sottratti loro da Filippo, verosimilmente dopo Coronea, e affidati agli Argivi, come Anthana in Tireatide.63 Almeno in parte, dunque, le informazioni in essa contenute sembrerebbero rinviare alle condizioni della Laconia classica.

    La concezione de «le cento città di Laconia», con il loro elenco, è stata in passato attribuita spesso ad Androzione,64 sul fondamento di Steph. Byz. s.v. Aitolia (Αἰτωλία ... συγκαταλέγει ταῖς Λακωνικαῖς πόλεσιν ’Ανδροτίων † καὶ Ἀτθίδος [FGrHist 324 F 63]: Androtion è citato pure, insieme a Didymos, in Steph. Byz. s.v. Oinous, peraltro lì definita πολίχνιον Λακωνικῆς [FGrHist 324 F 49])65. Si deve essere consapevoli delle incertezze in cui ci si deve muovere, a partire dai dati in nostro possesso. Il ruolo di Androzione o di altri autori di IV secolo66 deve rimanere nello specifico incerto. Di certo, nulla prova che sin dal IV secolo fosse esistito l’elenco di cento città cui sembra attingere Stefano Bizantino (la stessa esistenza dell’elenco è infatti a rigore probabile ma non certa); tale elenco completo potrebbe anche essere un prodotto d’epoca posteriore, che potrebbe aver unito il materiale antico con altre informazioni, di cui ignoriamo origine e qualità. Il materiale antico, a sua volta, potrebbe derivare (ma non necessariamente deriva!) da un primo elenco parziale che accompagnava la nozione di «cento città».67

    Che l’ipotesi di un elenco parziale non sia peregrina lo mostra già il nobile modello omerico della hekatompolis lacone, la Κρήτη ἑκατόμπολις di Il. 2, 649: nel Catalogo delle navi

    che l’arrivo di Giasone in Libia presso il Lago Tritonide sia occasionato da una spedizione per una ecatombe a Delfi. Pare fuori luogo ricondurre la ripresa del tema della ἑκατόμπολις cretese in Laconia alle frequenti speculazioni antiche sul rapporto fra Sparta e Creta.

    60 Già a. papadopoulos-kerameus, Apollodori bibliothecae fragmenta Sabbaitica, «RhMus» 46, 1891, p. 169 ha supposto che dalla notizia per Tenos (ἔστι καὶ πόλις Λακωνικὴ, μία τῶν ἑκατὸν Τῆνος λεγομένη) derivi un cenno alle «cento città» nell’Epitome apollodorea 3, 33, proprio subito dopo la menzione di una Tenos in Asia Minore [da correggere in Temnos (Papadopoulos – Kerameus) o in Tieios (Wagner)].

    61 Rispettivamente shipley, Laconia, in M.H. hansen – th. h. nielsen (eds.), An Inventory of Archaic and Classical Poleis, Oxford, Oxford University Press 2004, nrr. 324, 325, 329 e p. 575.

    62 shipley, Messenia, in hansen – nielsen, Inventory, cit. a nota 61, nr. 313 (con N. luraGhi, The Ancient Messenians. Constructions of Ethnicity and Memory, Cambridge, Cambridge University Press 2008, p. 141) e nr. 314.

    63 Polyb. IX, 28, 7; 33, 10; XVIII, 14, 7. In generale G. shipley, The Extent of Spartan Territory in the Late Classical and Hellenistic Periods, «ABSA» 95, 2000, pp. 367-390; per Thouria e Aithaia vedi però luraGhi, Ancient Messenians, cit. a nota 62, pp. 32-35.

    64 A partire da K. O. müller, Geschichte Hellenischer Stämme und Städte. II Die Dorier, 2. Ausg. Breslau, Josef Mar und Komp 1844, II2 p. 18: vedi b. niese, Neue Beiträge zur Gechichte und Landeskunde Lakedämons. Die lakedämonischen Periöken, «Nachrichten von der Königlichen Gesellschaft der Wissenschaften in Göttingen, philologische-historische Klasse», 1906, pp. 111-112; F. bölte, Sparta (Geographie), Paulys Realencyclopädie der classischen Altertumswissenschaft III A 2, Stuttgart, Metzler 1929, col. 1322; id., Oinus 2, Paulys

    Realencyclopädie der classischen Altertumswissenschaft XVII 2, Stuttgart, Metzler 1937, col. 2281; F. Jacoby, Androtion, FGrHist 324 F 49, Comm. IIIb Suppl., 1954, pp. 156-157; P. hardinG, Androtion and the Atthis: The Fragments Translated with Introduction and Commentary, Oxford, Clarendon Press 1994, pp. 172-173; G. shipley, Other Lakedaimonians: The Dependent Perioikic Poleis of Laconia and Messenia, in M.H. hansen (ed.), The Polis as an Urban Centre and as a Political Community, Acts of the Copenhagen Polis Centre Vol. 4, Copenhagen, Munsgaard 1997, p. 225, è scettico sulla possibilità di identificare la fonte di Stefano (cfr. shipley, Messenia, cit. a nota 62, nr. 314).

    65 Il testo di F 63 è quello offerto da Jacoby; la recente edizione di Stefano curata da M. Billerbeck accoglie un suggerimento di Meineke, ἑκτῷ; Jacoby proponeva ε̄ a partire dalla variante manoscritta ἐν.

    66 Nella ricerca delle fonti, si fa talora anche il nome di Filocoro. P. es. shipley, Messenia, cit. a nota 62, p. 558 nr. 312: «Aithaia is never called a polis in Classical sources, but apparently it was by Philoch. fr. 32a, who included it as “one of the 100”». Stefano (Αἴθαια, πόλις Λακωνικῆς, μία τῶν ρ̄· Φιλόχορος ἐν ᾽Ατθίδος γ̄ (FGrHist 328 F 32a). τὸ ἐθνικὸν Αἰθαεύς. Θουκυδίδης ᾱ) potrebbe però rinviare a Filocoro per la solo menzione della polis e averla trovata fra «le cento città» in altra fonte. M.H. hansen, Introduction, in hansen – nielsen, Inventory, cit. a nota 61, p. 53 nota 1 richiama come possibile fonte di Stefano il tratto di Polemone Περὶ τῶν ἐν Λακεδαίμονι πόλεων (cfr. K. deichGraeber, Polemon von Ilion, der Periheget, Paulys Realencyclopädie der classischen Altertumswissenschaft XXI, Stuttgart, Metzler 1952, coll. 1297-1298).

    67 Già niese, Neue Beiträge, cit. a nota 64, p. 112, considera arbitraria l’ipotesi di müller, Die Dorier, cit. a nota 64, p. 18, che Androzione avesse redatto l’elenco delle cento città, per la quale si pronuncia invece bölte, Sparta, cit. a nota 64, col. 1322.

  • MASSIMO NAFISSI

    ˜  206  ˜

    l’espressione chiude una lista di sette nomi di città, e sussume in sé il resto delle comunità, troppo numerose per essere citate una a una; anche ps. Scilace (47) conclude il suo elenco delle città cretesi, aperto da πόλεις πολλαὶ ἐν Κρέτῃ (47,3), con la nota (47,4) εἰσὶ δὲ καὶ ἄλλαι πόλεις ἐν Κρήτῃ· λέγεται δὲ εἶναι ἑκατόμπολις;68 un erudito locale d’età ellenistica, Xenion, produsse un elenco a quanto pare completo, e la sua opera su Creta fu abbondantemente citata da Stefano di Bisanzio.69 Naturalmente, dato il prestigio d’Omero, questo sforzo era ben più urgente e allettante di quello da dedicare alle città di Laconia.

    Il passo straboniano rinvia a una nozione di cento città, hekatompolis, che l’anonimo autore cui Strabone attinge ha già recepito come realtà del passato; a questo autore, verosimilmente d’età ellenistica, egli deve anche la notazione antiquaria sulle feste Hekatombaia (τὸ δὲ παλαιὸν ἑκατόμπολίν φασιν αὐτὴν καλεῖσθαι, καὶ τὰ ἑκατόμβαια διὰ τοῦτο θύεσθαι παρ᾽ αὐτοῖς κατ᾽ ἔτος).70

    Strabone deduce che la Laconia si è spopolata confrontando il numero degli insediamenti un tempo presenti nella regione e quelli abitati alla sua epoca: è stato giustamente osservato che in realtà il presente era quello di una Laconia certamente mutata nei suoi assetti insediativi rispetto all’epoca classica, ma anche assai ridotta nella sua estensione.71

    68 Una variante del suo frequente cenno a εἰσὶ δὲ καὶ ἄλλαι πόλεις (p. es. 34, 2; 44; 59; 61; 62, 2; 63; 64, 1). Dion. Calliph. 124-125 (GGM I, p. 242) scrive invece: ἄλλαι δ᾽εἰσίν ἐν Κρήτῃ πόλεις, ἄς ἐστιν ἐργῶδες φράσαι.

    69 Cfr. FGrHist 460 F 2 ap. Schol. Lyc. Alex. 1214: Ξενίων δὲ ἐν τῶι Περὶ Κρήτης τὰς ρ̄ πόλεις τῆς Κρήτης καὶ κατ᾽ ὄνομα ταύτας λέγει. A. strataridaki, Xenion, BNJ 460 F 2 osserva che ταύτας va riferito alle sole città di cui è parola nel testo e negli scolii, Cnosso e Gortina, e non sembra considerare del tutto certo che Xenion abbia offerto un elenco completo, come normalmente si ritiene, vedi p. es. P. faure, La Crète aux cent villes, «BAGB», ser. 4, 1960, pp. 229-230. Per quel che sappiamo dell’opera di Xenion, è difficile credere che egli sia stato menzionato da Polyb. VI, 45,1 in mezzo ai nomi di Eforo, Callistene e Platone tra οἱ λογιώτατοι τῶν ἀρχαίων συγγραφέων che avevano assimilato la costituzione cretese a quella spartana, come vuole K. Ziegler (K. zieGler, Ein neues Fragment des Historikers Xenion, «Hermes» 82, 1954, pp. 498-499; id., Xenion, Paulys Realencyclopädie der classischen Altertumswissenschaft IX A 2, Stuttgart, Metzler 1967, coll. 1479-1480), secondo il quale Ξενοφῶν sarebbe corruttela di Ξενίων, con la conseguenza che Xenion sarebbe anteriore a Polibio, se non addirittura di IV sec.; un autore cretese pare inoltre obiettivo innaturale per la polemica di Polibio, perché un suo cedimento al patriottismo sarebbe scontato. L’ipotesi, che fu considerata con molta attenzione e non esclusa da Jacoby negli Addenda in FGrHist IIIb, Noten, 413-414, ha poca fortuna fra gli studiosi di Polibio: cfr. F.W. walbank, A Historical Commentary on Polybius I, Oxford, Clarendon Press 1957, p. 727, che la respinse immediatamente, in F.W. walbank, rec. Pauly’s Realencyclopädie der classischen Altertumswissenschaft. Vol. XXI, 2: Polemon-Pontanene, in «JHS» 74, 1954, p. 186, P. pédech, La méthode historique de Polybe, Paris, Les Belles Lettres 1964, p. 327 «ce nom obscur est deplacé dans une énumération de λογιώτατοι τῶν ἀρχαίων συγγραφέων» (sulla soluzione da lui proposta per spiegare la menzione di Senofonte vedi p. es. E. N. tiGerstedt, The Legend of Sparta in Classical Antiquity II, Stockholm, Almqvist & Wiksell International 1974, pp. 403-404, nota 313) e l’edizione Belles Lettres di R. Weil non la menziona in apparato. L’ipotesi di Ziegler è ignorata da strataridaki, Xenion, BNJ 460, ma è accettata da K. meister, Xenion, in Neue Pauly, 12, 2, Stuttgart, Metzler 2002, p. 613, dichiarata molto plausibile da P. M. fraser, Greek Ethnic Terminology, Oxford – New York. Oxford University Press 2009, p. 292 nota 22 e non esclusa da S. hornblower, s.v. Xenion, in OCD 4, 2012, p. 1580;

    pare incline a seguirla anche tuplin, Failings, cit. a nota 50, p. 22 nota 32. Al tempo di Xenion Oleros, con il santuario di Athena e la festa degli Oleria, non è più una polis, ma il suo santuario di Athena, con la festa degli Oleria è amministrato da Hierapytna (460 F 15; l’uso del santuario da parte di Hierapytna è abbondantemente attestato in epoca ellenistica): la menzione di Oleros nella lista dei thearodokoi delfici del 220-210 a.C. (A. plassart, Inscriptions de Delphes. La liste des Théarodoques, «BCH» 45, 1921, pp. 1-85, col. IV 3; SEG 48, 589; a. Jacquemin, d. mulliez, G. rouGemont, Choix d’inscriptions de Delphes, traduites et commentées. Etudes épigraphiques, 5, Athènes, Ecole Française d’Athènes 2012, nr. 125) non dà certezza che la città fosse allora ancora autonoma (chaniotis rec. a M. H. hansen (ed.), Introduction to an Inventory of Poleis. Symposium August, 23-26 1995. Acts of the Copenhagen Polis Centre, vol. 3. Copenhagen, The Royal Danish Academy of Sciences and Letters 1996 in «BMCR» 97.7.16; sui rapporti fra Oleros e Hierapytna vedi A. chaniotis, Die Verträge zwischen kretischen Poleis in der hellenistischen Zeit, Stuttgart, Steiner 1996, p. 105, nota 628, e B. J. hayden et al., Reports on the Vrokastro Area, Eastern Crete, Volume 2: The Settlement History of the Vrokastro Area and Related Studies, Philadelphia, University of Pennsylvania, 2004, spec. p. 225). Né pare che i decreti di asylia di Lato e Lato pros Kamara possano suggerire un terminus post quem per Xenion (K. riGsby, Asylia: Territorial Inviolability in the Hellenistic World, Berkeley – Los Angeles – London, University of California Press 1995, nrr. 142 e 152, p. 314, nota 58), che dichiara (460 F 7): Καμάρα· πόλις Κρήτης. καὶ ὁ πολίτης , ὡς Ξενίων ἐν Κρητικοῖς φησίν. ἥτις Λατὼ ἐλέγετο. In effetti, pare piuttosto che Kamara abbia assunto nel tempo il nome di Latò.

    70 Sulla festa m. nafissi, La stele di Damonon (IG V 1, 213 = Moretti, IAG 16), gli Hekatombaia (Strabo 8,4,11) e il sistema festivo della Laconia d’epoca classica, in F. berlinzani (a cura di), La cultura a Sparta in età classica, Atti del Seminario di Studi, Milano 2010, Aristonothos: scritti per il Mediterraneo antico 8, Trento, Tangram 2013, pp. 136-148.

    71 O. GenGler, Le paysage religieux de Sparte sous le Haut-Empire, «RHR» 227, 4, 2010, pp. 611-616, che limita in questo modo la portata dell’osservazione del Geografo, e mette in qualche misura in discussione le deduzioni che si è soliti ricavare da notazioni di questo genere, ricorrenti nella sua descrizione del Peloponneso (cfr. VIII, 8, 1): vedi R. baladié, Le Péloponnèse de Strabon, Paris, Les Belles Lettres 1980, pp. 301-321; S. E. alcock, Graecia Capta. Politica, economia e società nel paesaggio dell’Ellade romana, 200 a.C.-200 d.C. (trad. it. di

  • LA LACONIA, SPARTA E I PERIECI

    ˜  207  ˜

    Le parole di Strabone mostrano che il tema de «le cento città» evocava immediatamente la popolosità della Laconia, con una linea di pensiero