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COME GEMELLARSI La guida dell’AICCRE I gemellaggi sono un’opportunità: Politica Culturale Sociale Economica AICCRE Associazione Italiana per il Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa Piazza di Trevi, 86 - 00187 Roma Tel. + 39 06 69940461 Fax + 39 06 6793275 Responsabile: Marijke Vanbiervliet Segreteria: Vanessa Bianchi http://www.aiccre.it E-mail: [email protected]

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COME GEMELLARSI

La guida dell’AICCRE

I gemellaggi sono un’opportunità: Politica Culturale Sociale Economica

AICCRE Associazione Italiana per il Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa Piazza di Trevi, 86 - 00187 Roma Tel. + 39 06 69940461 Fax + 39 06 6793275 Responsabile: Marijke Vanbiervliet Segreteria: Vanessa Bianchi http://www.aiccre.it E-mail: [email protected]

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Indice I gemellaggi tra storia e attualità - Avv. Gianfranco Martini - Responsabile politico dei gemellaggi dell’AICCRE Schede scheda 1 Definizione e scopo dei gemellaggi europei scheda 2 Il punto di partenza scheda 3 Costituzione del Comitato di gemellaggio mediante deliberazione del Consiglio comunale scheda 4 Modalità per l'adesione all'AICCRE scheda 5 Quadro giuridico dei gemellaggi scheda 6 Profilo delle Comunità-locali partners Scheda 7 Contatti d'avvio scheda 8 Arrivo della prima Delegazione scheda 9 Premesse alle cerimonie ufficiali scheda 10 Reperimento dei fondi scheda 11 Aiuto Comunitario a favore dei Gemellaggi per la costruzione dell'Europa dei cittadini scheda 12 Azioni da ideare nel contesto di altri programmi europei scheda 13 Cerimonia del gemellaggio scheda 14 Giuramento della fraternità scheda 15 Come iniziare a strutturare l'archivio del gemellaggio scheda 16 Il gemellaggio rende visibili, fin dalla prima fase, le differenze d'identità e l'unità d'intenti dei partners Esempi di contenuti dei gemellaggi scheda 17 Scambi scolastici scheda 18 Scambi sportivi scheda 19 Scambi interculturali scheda 20 Scambi politico-amministrativi scheda 21 Scambi sociali scheda 22 Scambi turistici scheda 23 Scambi economici

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scheda 24 Gemellaggio e partenariato scheda 25 Gemellaggio rivissuto all'interno della famiglia luogo deputato della tradizione orale scheda 26 Rapporti intereuropei che incidono sul paesaggio scheda 27 Gemellaggio aperto alle micro-regioni d'appartenenza, alle Comunità territoriali dell'Europa centro-orientale, del Mediterraneo e dei paesi Terzi scheda 28 Celebrazione concordata tra le Comunità-locali partners del 9 maggio festa dell'Unione europea scheda 29 Premio d'Europa scheda 30 Stelle d'Oro del Gemellaggio scheda 31 Il gemellaggio come occasione per rendere progettuale la memoria scheda 32 Il gemellaggio rende compatibili e complementari le distinte identità delle Comunità-locali partners e contribuisce all'affermazione dell'identità europea in chiave planetaria scheda 33 Il gemellaggio, mediante l'esperienza interculturale, disegna i tratti di un'inedita pedagogia sopranazionale scheda 34 Il gemellaggio come laboratorio di sperimentazione politica federalista per l'Europa e gli altri continenti scheda 35 Il gemellaggio nella società dell'informazione globale: in sintonia con il mondo e contro l'omologazione culturale scheda 36 Il gemellaggio come barriera da opporre agli aspetti disumanizzanti della globalizzazione economica scheda 37 Il gemellaggio come esperienza e conferma che gli uomini appartengono ad un'unica comunità di destino scheda 38 Il gemellaggio come esempio di utopia concreta e praticabile scheda 39 L'aggiornamento continuo dei membri del Comitato e la qualificazione professionale degli animatori dei gemellaggi

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I gemellaggi tra storia ed attualità Un filo robusto, che le vicissitudini del processo di unificazione europea non hanno mai intaccato, lega la concezione e l’azione del Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa (CCRE) in materia di gemellaggi all’attenzione crescente che le istituzioni della Comunità europea, e poi dell’Unione europea, hanno rivolto a tali iniziative. Qualche specifico richiamo tra i tanti, non guasta. La Commissione Cultura del Parlamento Europeo, riunitasi nel mese di settembre '97, ha formalmente e testualmente ribadito che le attività dei ge-mellaggi sono "di una importanza vitale per l'integrazione dei cittadini d'Europa". Affermazione importante, proveniente dall'Istituzione europea più vicina ai cittadini e agli enti locali, che ha trovato una autorevole e forse imprevedibile conferma da parte di un Ministro dell'Interno greco, quindi di un tipico rappresentante del potere centrale nazionale che, proprio in occasione di un incontro europeo di eletti locali, ha sottolineato il nuovo ruolo degli enti territoriali come portatori di una "diplomazia del cittadino" che, senza nulla togliere alle diverse competenze costituzionali all'interno dei singoli paesi, apre nuove prospettive all'influenza di detti enti sul piano dei rapporti tra i popoli. Del resto, fin dagli albori delle Comunità europee negli anni '50, Jean Monnet aveva fortemente sottolineato che il nostro obiettivo non è tanto quello di stabilire delle allean-ze tra Stati quanto di creare una vera Comunità di popoli. Proprio su queste stesse linee sviluppatesi nell'arco di oltre 50 anni, il Ccre, coerente con le intuizioni del suo primo Segretario Generale europeo, Jean Bareth, si è sempre fortemente impegnato nel settore dei ge-mellaggi, riconoscendo ad essi un essenziale significato politico e un irrinunciabile ruolo di sensibilizzazione e di mobilitazione degli eletti locali e, tramite questi, dei loro concittadini, con l'obiettivo di progredire riso-lutamente verso la creazione di un'Europa federale. Ne sono coerente testimonianza, tra l'altro, i Congressi europei dei gemellaggi svoltisi a Strasburgo nel 1962 e 1966, a Magonza nel 1978, a Brighton nel 1983, a Bordeaux nel 1987 e a Losanna nel 1991, a Ferrara nel 1998 e ad Anversa nel 2002. Fu l'On. Piero Adonnino, nella sua qualità di Presidente di un apposito Comitato creato nel 1985 e denomi-nato Comitato per l'Europa dei Cittadini, che sottolineò con forza il nesso tra progressi di un'Europa unita e democratica e gemellaggi, in un periodo ancora caratterizzato prevalentemente dall'attenzione dell’allora Co-munità europea al ruolo dei governi, piuttosto che a quello delle autonomie territoriali. Seguì nel 1989, e ad esso non fu certo estranea l'azione politica del Ccre, il Rapporto dell'On. Nicole Fontai-ne, membro del Parlamento europeo, dedicato appunto a provocare e rafforzare l'impegno delle Istituzioni europee e il loro sostegno politico e finanziario a favore dei gemellaggi. Questo autorevole appello si tradus-se nella creazione di un'apposita linea di bilancio comunitario e nella previsione di uno specifico "Aiuto co-munitario" ai gemellaggi (diretto o indiretto) che, gestito dalla Commission europea di Bruxelles, ha contri-buito notevolmente allo sviluppo quantitativo e qualitativo dei gemellaggi, tuttora in espansione. L'Aiccre è già venuta incontro alle esigenze di informazione e di orientamento operativo degli amministrato-ri locali nel campo dei gemellaggi mediante varie iniziative — ben note ai nostri soci — e particolarmente con la pubblicazione nel 1989 di una Guida "I gemellaggi per l'Unione Europea e per la pace", e del suo suc-cessivo aggiornamento nel 1994. Inoltre essa assicura costantemente agli enti locali una capillare assistenza sul piano dell'informazione e dei finanziamenti europei, mediante il suo Servizio gemellaggi e tramite i tem-pestivi e costanti riferimenti contenuti nell’agenzia quindicinale, EuropaRegioni. A ciò si aggiunge un’ulte-riore possibilità di informazione tramite il sito internet www.europaregioni.it e tramite la Newsletter di Eu-ropaRegioni con continui aggiornamenti. La situazione europea evolve rapidamente e con essa si aggiornano le esigenze delle amministrazioni locali e quindi della nostra stessa Associazione. Siamo grati a Mattia Pacilli per aver curato il testo che ora ripubbli-chiamo con i necessari aggiornamenti di carattere puramente tecnico ed informativo. L’impostazione della nuova Guida è articolata in schede, sia per favorirne la consultazione sia per poter aggiornare più facilmente il testo. Un'attenzione particolare viene riservata alla estensione geografica dei ge-mellaggi, esigenza riaffermata con forza in due recenti conferenze in Grecia e a Budapest, con riferimento ai nuovi rapporti Est-Ovest, Europa e Mediterraneo e Nord-Sud, parallelamente alle prospettive di allarga-mento dell'Unione europea; esso, oggi, dopo il Vertice europeo di Copenhagen del dicembre 2002 e le suc-cessive decisioni, è divenuto realtà, nonostante le difficoltà e i problemi (del resto prevedibili dato il suo ca-rattere “rivoluzionario” e il suo indubbio significato “storico”) che ne hanno caratterizzato il percorso.

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Grande attenzione viene anche posta ai contenuti dei gemellaggi, divenuti attualmente più com-

plessi, in modo che nella assoluta fedeltà ai principi ispiratori che li hanno sempre caratterizzati nel-l'ambito del Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa, essi possano tenere conto delle implica-zioni economiche, sociali e culturali, con riferimento anche ai numerosi programmi comunitari che sono a disposizione degli Enti locali nel campo dello sviluppo economico, scolastico, della gioventù, dell’ambiente, della cultura ecc..

La Guida è inoltre una pubblicazione aperta all'integrazione e all'iniziativa degli operatori dei ge-mellaggi, che ne potranno sviluppare liberamente e coerentemente, con spirito creativo, le indicazio-ni, raccogliendo le sfide che la nostra società italiana e quella europea ci propongono quotidianamen-te e alle quali i gemellaggi – come concepiti dalla nostra Associazione – possono contribuire a dare positive risposte. Basterà citare ciò che i gemellaggi possono realizzare nel dialogo con i “diversi” contro ogni tentazione xenofoba o razzista, nel rafforzare la partecipazione dei cittadini alle vicende della loro comunità locale, nel riscoprire l’identità locale in un mondo sempre più globalizzato ed e-sposto ai rischi della omogeneizzazione, nella fedeltà ai valori dell’autonomia comunale di cui i ge-mellaggi sono espressione.

Riteniamo dunque che essa sia di valido aiuto, sia ai Comuni (e ai loro Comitati di gemellaggio) già operanti in questo campo, sia a quelli che sono orientati alla creazione di questo tipo di relazioni permanenti.

Il testo che segue fa riferimento anche agli Aiuti comunitari che la Commissione dell’Unione Eu-ropea offre sia per concludere nuovi gemellaggi o per sostenere attività concepiti nel loro ambito, sia per l’organizzazione di Conferenze, Convegni e Seminari che siano in qualche modo collegati ai ge-mellaggi. Va sottolineato che una delle condizioni essenziali per poter accedere a questi aiuti finanzia-ri è costituita dall’inserimento, nell’ambito del gemellaggio, di iniziative che affrontino temi europei e argomenti attinenti al processo di integrazione.

Ogni anno la Commissione Europea rende pubblica una normativa, riferita all’anno successivo, contenente le disposizioni che devono essere osservate per potere accedere ai finanziamenti comuni-tari.

Da alcuni anni l’Aiccre si fa promotrice, assieme alla Sezione greca del Ccre, di una Conferenza delle Città gemellate del Mediterraneo con l’obiettivo di avvicinare i Comuni e i loro cittadini appar-tenenti a paesi siti attorno al bacino del Mediterraneo, anche perché l’allargamento in corso dell’U-nione Europea concerne attualmente in maniera prevalente i paesi del centro Europa, mentre l’area mediterranea è altrettanto importante per il futuro dell’Europa.

I gemellaggi non vanno confusi con le iniziative della cosiddetta “cooperazione decentrata” o “cooperazione allo sviluppo” o prospettive di “internazionalizzazione” delle attività degli enti territo-riali. Tuttavia vi possono essere punti di contatto molto interessanti tra queste azioni e i gemellaggi, anche perché già da ora molti enti territoriali italiani sono particolarmente sensibili ed attivi in questo campo: di tali problemi l’Aiccre dovrebbe utilmente occuparsi con modalità più sistematiche e con finalità di coordinamento.

Un vivo ringraziamento, oltre che a Mattia Pacilli, anche a tutti i collaboratori che nell'Aiccre ne hanno sostenuto l'impegno, nonché agli altri soggetti e organismi che a livello delle istituzioni euro-pee (Parlamento e Commissione) e sul piano italiano contribuiscono, con la loro esperienza e dispo-nibilità, a incrementare le iniziative di gemellaggio.

Buon lavoro. Gianfranco Martini

Responsabile politico dei gemellaggi dell’Aiccre

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Definizione e scopo dei gemellaggi europei

Nel linguaggio corrente, il vocabolo "gemellaggio" è ampiamente utilizzato per indicare i rapporti di associazione tra gruppi di persone, organismi, imprese, enti che hanno finalità simili. Preso atto dell'uso generalizzato del termine, precisiamo la connotazione che ci sta a cuo-re.

Quando parliamo di gemellaggio qualificandolo con l'aggettivo eu-ropeo, intendiamo evidenziare subito il quadro di riferimento all'inter-no del quale la nostra azione si pone: quello della costruzione dell'U-nione, da realizzare su base federale, caratterizzandola con la dimen-sione umana. Noi concorriamo all'impresa attraverso i vincoli perma-nenti di fraternità e cooperazione solidale, fondati su un atto solenne sottoscritto dai Rappresentanti di Comuni, Enti intermedi e Regioni a nome dei cittadini chiamati ad essere i protagonisti degli scambi a tutti i livelli.

Le relazioni dirette tra le popolazioni di paesi differenti determina-no la reciproca conoscenza e la stima progressiva delle persone — singole o riunite in associazione — le cui comunità d'appartenenza, pur muovendosi verso obiettivi condivisi, sono depositarie di identità specifiche.

Esaltando l'unità nella diversità, i gemellaggi accelerano il processo di superamento d'ogni genere di pregiudizio; e favoriscono l'acquisi-zione della consapevolezza dei comuni valori europei che concorrono, con quelli di altre civiltà, alla diffusione della solidarietà in tutti i conti-nenti e quindi all'affermazione della pace nel mondo. L'Europa dei Cittadini, delle Regioni e dei Popoli non può avere altro significato né altra finalità.

SCHEDA 1

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Il punto di partenza Quando decidiamo come cittadini e amministratori di cominciare

ad interessarci del gemellaggio con uno o più partners europei, rive-liamo di aver compreso che il senso della fraternità e della coopera-zione solidale non può essere limitato a quanti risiedono nel Comu-ne, nella Provincia e nella Regione di riferimento.

Dalla scelta di stabilire relazioni permanenti sovranazionali, discen-de immediatamente l'allargamento d'orizzonte del luogo in cui abitia-mo e della comunità alla quale apparteniamo.

E’ importante che il gruppo promotore coinvolga subito nell'inizia-tiva il maggior numero possibile di abitanti, sensibilizzandoli all'argo-mento mediante azioni d'informazione nelle scuole, nelle sedi di or-ganizzazioni sociali, di gruppi culturali, del volontariato e del tempo libero, come nelle strade e nelle piazze.

Per saperne di più, possiamo invitare un esponente della sede cen-trale dell'AICCRE (Associazione Italiana del Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa) o della nostra Federazione regionale a parlar-ci del gemellaggio bilaterale e di quello stellare (che coinvolge più enti territoriali). E’ una buona occasione per indire un'assemblea popola-re, affinché tutti i cittadini siano messi al corrente della prospettiva e possano dare il loro contributo.

SCHEDA 2

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Costituzione del Comitato di gemellaggio mediante deliberazione del Consiglio comunale

Preparato il terreno mediante la sensibilizzazione generale e consta-tata la volontà diffusa di gemellarsi, il Consiglio comunale decide d'in-sediare con atto ufficiale il Comitato di gemellaggio. Nell'organismo, strutturalmente collegato all'attività amministrativa, saranno rappre-sentate tutte le componenti della comunità locale (in particolare scuo-le, associazionismo nelle varie forme, famiglie destinate a giocare un ruolo fondamentale sul piano dell'ospitalità). Ne sarà presidente il sin-daco o un suo delegato (consigliere comunale o semplice cittadino purché investito del ruolo di portavoce dell'Amministrazione).

Per l'impostazione della delibera e la stesura dell'eventuale statuto o regolamento, possiamo rivolgerci all'AICCRE, alla quale nel frattem-po il Comune avrà dato l'adesione condividendo così l'impegno fede-ralista del CCRE (Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa), or-ganismo che associa oltre 100.000 Enti — Comuni, Autonomie terri-toriali intermedie, Regioni — sparsi nei paesi dell'Europa occidentale, centro-orientale e mediterranea. Le sezioni nazionali del CCRE offro-no servizi e continua assistenza ai propri membri.

I componenti del Comitato di gemellaggio si muoveranno come lea-ders d'opinione, capaci di mobilitare operativamente tutte le fasce d'e-tà; e agiranno come gruppo di coordinamento incaricato di sommare le energie comunitarie, finalizzando i vari contributi personali e asso-ciativi all'obiettivo stabilito.

SCHEDA 3

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Modalità per l'adesione all'AICCRE La Giunta (comunale o provinciale o regionale) esamina l'opportunità, dell'adesione, sulla base delle finalità statutarie

dell'AICCRE e della sua prassi. La Giunta (comunale o provinciale o regionale) investe il Consiglio (comunale, provinciale o regionale) della formale

deliberazione di adesione, sulla base della seguente delibera-tipo che potrà essere ovviamente integrata a seguito del dibattito consiliare.

Visto lo Statuto dell'Associazione Italiana per il Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa (AICCRE), associazio-ne di Enti regionali e locali impegnati a operare per una Federazione europea fondata sul pieno riconoscimento e la valo-rizzazione delle autonomie regionali e locali, sulla base del principio di sussidiarietà;

Considerato che a tale fine sono compiti statutari dell'Associazione: la promozione di iniziative per lo sviluppo della cultura europea e la costruzione della democrazia istituzionale e dell'unità politica dell'Europa;

l'impegno a favorire la più stretta collaborazione fra gli enti locali e le loro associazioni e il sostegno della più ampia valorizzazione delle autonomie locali nella Repubblica italiana sulla base di un moderno federalismo;la promozione di ge-mellaggi e scambi di esperienze fra i poteri regionali e locali dei diversi paesi d'Europa;

lo svolgimento di studi e ricerche sulle autonomie regionali e locali in Europa e sui problemi di loro competenza che investono la dimensione europea;

l'organizzazione di attività d'informazione e di formazione degli amministratori e del personale sui problemi europei; la fornitura di servizi agli enti associati nei loro rapporti con il governo e le amministrazioni dello Stato in relazione ai

problemi europei e con le istituzioni e le organizzazioni europee; l'impegno per favorire la rappresentanza unitaria dei poteri regionali e locali negli organi istituzionali dell'Unione euro-

pea e del Consiglio d'Europa; Delibera di aderire all'Associazione Italiana per il Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa, e fa voti per la realiz-

zazione dei suoi fini statutari; Dà incarico all’Ufficio Ragioneria di iscrivere nel bilancio dell’anno in corso e successivi di questo Ente la relativa spesa

annuale per la quota associativa. Quote associative deliberate dagli organi competenti dell'AICCRE (in vigore dal 1° Gennaio 2001):

77,47 euro pari a Lit. 150.000 fisse annuali per Comuni (tutti) e Province; Comuni: euro 0,024 pari a Lit. 35 per abitante (arrotondamento sul totale, come da norme vigenti – Decreto legislativo del 24/6/98 – N. 213 Art. 3) Province: euro 0,016 pari a Lit. 30 per abitante (arrotondamento sul totale, come da norme vigenti – Decreto legislativo del 24/6/98 – N. 213 Art. 3) Regioni: euro 0,01033 pari a Lit. 20 per abitante (arrotondamento sul totale, come da norme vigenti – Decreto legislativo del 24/6/98 – N. 213 Art. 3) Comunità Montane: euro 0,00775 pari a Lit. 15 per abitante (arrotondamento sul totale, come da norme vigenti – Decreto legislativo del 24/6/98 – N. 213 Art. 3) Quote per Soci individuali: euro 25,83 pari a Lit. 50.000.

N.B. per la riscossione delle quote associative dei Comuni, delle Comunità montane e delle Province aderenti all'AICCRE (Cod. Fisc. 80205530589) deve essere comunicato all’ufficio amministrativo dell’Associazione il numero di codice fiscale.

SCHEDA 4

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Quadro giuridico dei gemellaggi

Per agire tranquillamente nella direzione dei rapporti europei, è necessario che liberia-

mo il campo dalle eventuali perplessità. Può accadere infatti che nei riguardi dei gemel-laggi qualche amministratore o alcuni cittadini siano frenati dalla mancanza di una legi-slazione specifica, necessaria a mettere tutti nella condizione di agire serenamente. Sono gli strascichi di un clima di timore e di sfiducia creato — alla fine degli anni Ottanta — da una circolare inviata ai Comuni italiani dalle Prefetture; la missiva dava un'interpeta-zione distorta e riduttiva della realtà e degli obiettivi dei gemellaggi, sollevando il sospet-to d'inutile investimento e sperpero di pubblico denaro.

All'epoca dei fatti, l'AICCRE ha reagito con determinazione, inviando ai Ministeri del-l'Interno e degli Affari Esteri una lettera nella quale riaffermava il valore umano e politi-co dei rapporti di fraternità e cooperazione solidale al di là delle frontiere; e faceva nota-re la manifesta contraddizione tra l'atteggiamento censorio assunto dagli organi dello Stato e il riconoscimento del ruolo dei gemellaggi da parte del Parlamento europeo e del-la Commissione, con l'istituzione dell'Aiuto comunitario a favore degli stessi.

Successivamente, in Italia, sono intervenute significative novità per cui oggi non sor-gono problemi con la Corte dei Conti; inoltre la legge n. 142 dell'8 giugno 1990, la circo-lare del Ministero dell'Interno del 16 giugno 1996 e la legge n. 127 del 15 maggio 1997 hanno aumentato l'autonomia politica e di gestione dei Comuni, permettendo l'introdu-zione nei bilanci di voci apposite per previsioni di spesa relative ai gemellaggi e ai parte-nariati.

Perciò gli Enti locali, che hanno la volontà politica di gemellarsi, possono farlo senza la preoccupazione di essere bloccati da dubbi di carattere amministrativo ed economico, come succedeva in passato. Per motivi d'opportunità e coordinamento, sarà bene che in-formino la Prefettura e i Ministeri dell'Interno e degli Affari Esteri.

Staremo ancora più tranquilli, cooptando un funzionario o dirigente dell'Ente nel Co-mitato insediato con delibera del Consiglio comunale e nel quale sono presenti, con i cit-tadini, membri della Giunta o loro delegati. Infatti, per i Comuni superiori ai 15.000 abi-tanti, è prevista per legge l'individuazione delle figure professionali e l'obbligo dell'affida-mento di responsabilità dirigenziali ai funzionari; nella programmazione e nel rendiconto delle nostre attività, ci serviremo dunque di competenze che garantiscano — oltre l'a-spetto politico — quello legislativo e amministrativo.

Infine potremo gestire le difficoltà d'ordine economico in termini di co-finanziamento: attingendo alle risorse del nostro Ente e presentando candidature — di-stinte da progettualità originale e rigorosa — ai programmi e alle azioni europee che so-stengono gli incontri e le cooperazioni sovranazionali, come vedremo successivamente.

SCHEDA 5

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Profilo delle Comunità-locali partners

Come responsabili e componenti del Comitato siamo ora in grado di abbozzare i tratti delle comunità-partners — almeno due e, possi-bilmente, l'una dei nuovi paesi di adesione e una dei paesi che fanno parte dell’Unione Europea da tempo — da proporre all'assemblea cit-tadina. Se lo riteniamo più adatto al nostro ritmo, possiamo anche ini-ziare con un solo partner programmando di aprire più tardi il rappor-to bilaterale, per trasformarlo in stellare.

In ogni caso sarà preferibile partire da situazioni di somiglianza: sto-ria, arte, economia, paesaggio (comprensivo dell'integrazione mare-montagna); dai problemi comuni (qualità della vita, mobilità e sicurez-za delle città, recupero e valorizzazione del patrimonio), come dalle e-mergenze condivise (inquinamento, disoccupazione, droga...). Tenen-do sempre conto della dimensione demografica (una certa proporzio-ne va rispettata per non squilibrare gli scambi). Ma niente vieta il ci-mentarci con situazioni di contrasto (industria — agricoltura, regione favorita — zona svantaggiata), considerando però che l'impresa è più ardua e richiede competenze che il nostro Comitato potrà acquisire soltanto nel tempo (ipotesi di ampliamento futuro del gemellaggio in corso).

La scelta dell'interlocutore la possiamo fare in totale autonomia o chiedendo l'assistenza dell'AICCRE. Una volta ricevuto l'assenso dei partners, chiederemo al Consiglio comunale di formalizzare la decisio-ne di gemellarsi con atto deliberativo, che invieremo alla stessa asso-ciazione.

SCHEDA 6

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Contatti d'avvio

Supponiamo che abbiamo optato per il rapporto bilaterale, siamo pronti ad interagire sul campo con l'interlocutore proponendogli di fissare un periodo per la visita di una nostra Delegazione (composta di cittadini, amministratori e contenuta numericamente).

Naturalmente ci impegnamo alla reciprocità, dichiarandoci fin d'ora disponibili ad accettare nelle nostre case i membri della Delegazione corrispondente; espediente da moltiplicare nella situazione stellare. Della volontà di gemellarci, delle comunicazioni in corso e degli svi-luppi dobbiamo informare l'intera popolazione (bacheca, Consiglio comunale aperto ai cittadini, bollettino comunale, stampa, radio-tv lo-cali...). Non possiamo dimenticare infatti che i cittadini hanno il diritto di comprendere il significato, gli scopi e i valori del gemellaggio; una volta sensibilizzati a partecipare, contribuiranno al conseguimento dei migliori risultati nelle azioni di scambio, mentre il loro ruolo di prota-gonisti assicurerà continuità ai rapporti.

Invitiamo perciò i ragazzi delle scuole, i gruppi giovanili, le famiglie, le associazioni di adulti e della terza età a sollecitare la futura comuni-tà-partner allo scopo di produrre la prima conoscenza.

Lo scambio iniziale possiamo realizzarlo con invio di: - cartoline, diapositive, video, dépliants, libri sul nostro ambiente; - composizioni scritte o pittorico-grafiche prodotte dagli studenti; - lavori di artisti locali; - piccoli doni rappresentativi dei prodotti tipici del luogo (generi ali-

mentari, oggetti d'artigianato).

SCHEDA 7

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Arrivo della prima Delegazione

Accogliamo gli amici europei nelle famiglie, affinché possano conoscere da vicino i

nostri modi di vita (scansione degli spazi domestici, cibi, educazione dei figli, lingua, tra-dizioni, visione del mondo...), in quanto lo spirito del gemellaggio si nutre della quotidia-nità.

Organizziamo pure visite al centro storico e al territorio circostante: scuole, centri di cultura, associazioni, luoghi di lavoro, attività produttive, strutture del volontariato e del tempo libero... per dare un'idea panoramica del posto.

Ma rinunciamo alla voglia di mostrare tutto, per non stancare con programmi troppo intensi. Lasciamo agli ospiti tempo libero, permettendo di approfondire con spontaneità e secondo le esigenze personali aspetti che stanno loro a cuore: otterremo in cambio la rivelazione di segreti e piccoli tesori del nostro ambiente, che solo l'occhio esterno riesce a cogliere e ad apprezzare con immediatezza.

Rendiamo soprattutto piacevole il soggiorno, con momenti ricreativi. Un giro nei cen-tri vicini può sensibilizzare altre popolazioni ai gemellaggi; inoltre aiuta noi a non chiu-derci — come innamorati gelosi — nella gioia di avere dei partners europei, mentre essa richiede di essere condivisa.

Cogliamo l'occasione per creare opportunità di confronto, individuando settori di scambio iniziale; e prevediamo contatti con le Autorità provinciali e regionali.

C'è dell'altro per colpire piacevolmente i nostri ospiti: - una scampagnata; - una mostra di pittura o di fotografia; - una proiezione video; - una giornata di festa popolare; - una serata di musica, danza, teatro, cinema. Alla fine del soggiorno della Delegazione, avremo segnato la prima tappa di un itine-

rario lungo e complesso: quello che ci porta, con il tempo, a sperimentare che è la vicen-devole ospitalità a tradurre nella vita di ogni giorno i valori della tolleranza e della stima; la disposizione mentale ad accettare la diversità richiede allenamento continuo, grazie al quale superiamo l'illusione di aver ereditato una volta per tutte questo dono in quanto appartenente alle conquiste della civiltà europea.

SCHEDA 8

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Premesse alle cerimonie ufficiali

La reciproca visita delle Delegazioni è servita a sondare il terreno; si tratta ora di consolidare le relazioni appena avviate.

Il nostro Comitato solleciterà i contatti a distanza e gli incontri diretti tra nuclei familiari, associazioni culturali, ambientaliste, sportive, gruppi di volontariato, organizzazioni sociali. Ogni volta la documentazione prodotta (foto, articoli di giornale, audiovisivi...) verrà esposta al pubbli-co in apposite bacheche, partecipata con il bollettino comunale, diffusa tramite i servizi sui quotidiani, alla radio e alla tv.

Lo stesso Comitato inviterà insegnanti ed alunni a intrattenere ora una corrispondenza strutturata, concordando temi di ricerca territoriale da elaborare con diverse tecniche e vari linguaggi; entro la fine dell'anno scolastico, i risultati verranno barattati per essere organizzati in mostra nelle rispettive sedi municipali o comunicati, con altre forme, a tutti i re-sidenti.

Per rinforzare il gioco della prima conoscenza — fondamentale per gettare le basi della comprensione reciproca — il nostro Comitato valo-rizzerà attitudini e competenze dei singoli componenti, dei cittadini di-sponibili e dei loro gruppi di riferimento.

SCHEDA 9

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Reperimento dei fondi

Può darsi che le azioni che abbiamo organizzato fino a questo momento si

siano basate sul concorso e il sostegno spontaneo dei cittadini. Quello del contri-buire direttamente ai costi delle operazioni è un atteggiamento da incoraggiare, perché investire personalmente nelle relazioni intereuropee significa ritenerle utili alla nostra crescita individuale oltre che a quella comunitaria.

L'autofinanziamento può essere potenziato anche con una serie di attività che il nostro Comitato andrà a promuovere, fornendosi dei necessari permessi da ri-chiedere agli uffici competenti: - sottoscrizione a favore del gemellaggio; - lotterie con premi offerti dalle ditte locali; - mostra-mercato con oggetti prodotti in proprio; - biglietto d'ingresso per gare sportive, mostre di arti visive e plastiche, feste danzanti...

Quando la fase di sperimentazione è sufficientemente stabilizzata, il Comitato chiederà all'Amministrazione di aprire la voce gemellaggio nel bilancio comunale; può essere indicativo il criterio adottato da alcuni Enti di fissare una somma di x euro per abitante.

Inoltre cercheremo nella legislazione regionale se esistono normative delle qua-li servirci allo scopo di ottenere contributi per gli scambi (ci sono Regioni che hanno provveduto in tal senso); se l'esito è negativo, attueremo un'efficace sensi-bilizzazione degli eletti al riguardo. Non trascureremo di individuare sponsors tra gli imprenditori della nostra zona, interessati all'import-export dei prodotti.

Ricorreremo finalmente al programma europeo Aiuto Comunitario a favore dei Gemellaggi (scheda relativa), valutando pure altri interventi delle Istituzioni sovra-nazionali che possono interagire con alcune attività di gemellaggio, rinforzandole (dettagli nelle schede successive).

Senza dimenticare che tutte le azioni comunitarie si basano sul co-finanziamento, obbligando chi utilizza le risorse europee richieste e ottenute a trovare i contributi integrativi nel paese di residenza (livelli comunale, provinciale, regionale, nazionale); del sostegno e del concorso comunitario faremo, ogni vol-ta, esplicita menzione tanto negli annunci che nel consuntivo delle attività.

SCHEDA 10

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SCHEDA 11

Aiuto Comunitario a favore dei Gemellaggi per la costruzione

dell'Europa dei cittadini Il programma, approntato dalle Istituzioni europee nel 1989, rappresenta il riconosci-

mento del ruolo determinante che le Autonomie locali svolgono nella costruzione dal bas-so dell'Unione sancita dai Trattati di Roma. In effetti, realizzare i gemellaggi significa far avanzare il processo d'integrazione e dare sostanza all'identità comunitaria.

I nostri Comitati cureranno particolarmente la qualità dei progetti d'incontro, contrasse-gnandoli sempre con la dimensione europea rispondente all'adagio federalista del pensare globalmente, agire localmente. Il requisito agevolerà l'approvazione e il finanziamento conse-guente delle iniziative. Presenteremo candidatura d'accesso alle sovvenzioni per i gemellag-gi, sapendo che il sostegno parziale è previsto per due tipi d'azione: scambi tra abitanti di città gemellate o da gemellare nell'ambito dell'Unione o al di fuori di essa; convegni organizzati dalle città gemellate; seminari d'informazione e di formazione per re-sponsabili di gemellaggi; Per ottenere il contributo comunitario, le azioni del primo gruppo devono essere finalizzate al riavvicinamento dei popoli e alla creazione di una vera coscienza europea tra i cittadini dell'Unione. Nella valutazione delle domande, la Commissione europea darà priorità a quel-le che prevedono: scambi per la preparazione o conclusione di gemellaggi; scambi multila-terali tra comuni gemellati di vari paesi; scambi tra città gemellate meno favorite (periferia, insularità); scambi tra piccole città gemellate; scambi di giovani al di sotto dei diciotto anni; scambi su tematiche precise. Ogni azione di scambio fra cittadini deve prevedere almeno una Conferenza sui grandi temi europei indicati nel bando. Incidono sull'entità del contri-buto il numero di persone accolte e la distanza chilometrica tra le città. In generale il soste-gno viene erogato per le spese d'organizzazione e per quelle di viaggio, sempre in termini di co-finanziamento.

La Commissione non prenderà in considerazione: le richieste per scambi non rientranti nel quadro dei gemellaggi di città o che sono coperti da altri programmi comunitari (vedere scheda apposita); le spese d'amministrazione, d'investimento e funzionamento; gli studi e i tirocini; le azioni organizzate a scopo di lucro.

La domanda di sovvenzione va presentata dalla città ospitante entro le scadenze previste dal bando, disponibile sul sito dell’AICCRE (www.aiccre.it) e sul sito dell’Europa (http://europa.eu.int/comm/dgs/education_culture/towntwin/index_it.html)

Bisogna dare informazioni sul tipo di scambio, il numero delle persone ospitate e la di-stanza tra le città-partners. Non è possibile formulare più di una domanda per ciascun an-no. È indispensabile allegare il programma particolareggiato delle manifestazioni. La richie-sta di sostegno deve essere inviata sempre dal Comitato di gemellaggio o dall'Amministra-zione comunale, anche quando lo scambio è limitato ai membri di

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un'associazione o di una scuola. La verifica AICCRE, prima dell'inoltro, si rivela opportu-na.

Una volta che la candidatura è passata, il nostro Comitato riceve dalla Commissione euro-pea la lettera di notifica — con un contratto che definisce le condizioni di versamento — da rinviare debitamente firmata a Bruxelles. L'erogazione del contributo si ottiene soltanto a ini-ziativa attuata, previo esame della relazione finale e dei documenti giustificativi di spesa.

Il secondo tipo di azioni riguarda: l'organizzazione di convegni tra le città gemellate, le riunioni di lavoro dei Comitati, i raduni giovanili su tematiche comunitarie generali o consigliate di anno in anno dalla Commissione europea e ancora su problemi ed emergenze che riguardano allo stesso modo i partners. La sovvenzione va intesa ugualmente in termini di co-finanziamento delle spese organizzative (preparazione-documenti, affitto di sala, impianto d'interpretariato, interpreti, trasporto, o-spitalità relatori, atti del Convegno, costi del personale...). L’organizzazione di seminari di formazione e informazione per responsabili di gemellaggi; iniziative da promuovere a livello locale, regionale, nazionale ed europeo. I destinatari posso-no provenire anche da città non ancora gemellate, ma che intendono stabilire relazioni euro-pee. La Commissione darà priorità a iniziative che coinvolgono Enti di regioni periferiche dell'Unione — con partecipanti di vari paesi — o che interessano più reti di città gemellate. La formazione iniziale e quella continua e ricorrente degli animatori vanno curate, per la ne-cessità di assicurare all'attività dei Comitati efficienza e creatività. A tale riguardo l'AICCRE fissa appuntamenti periodici d'informazione e aggiornamento.

SCHEDA 11

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Azioni da ideare nel contesto di altri programmi europei

Per favorire la sensibilizzazione all'Europa dei cittadini, le attività di gemellaggio possono essere utilmente integrate da iniziative previste in altri programmi comunitari. Accade pure che la partecipazione ad essi di fasce di popolazione di diversi paesi (partenariato) porti successivamen-te ai gemellaggi di città: i due livelli possono perciò influenzarsi, come vedremo nell'apposita scheda.

I settori d'intervento dei programmi comunitari sono numerosi e ri-guardano: agricoltura, sviluppo rurale e pesca; ambiente ed energia; svi-luppo regionale; cooperazione con paesi terzi; cultura e audiovisivi; for-mazione e occupazione; imprese piccole e medie; istruzione; servizio volontario e sport; politica sociale e sanitaria; informatica, ricerca e svi-luppo tecnologico. Un insieme di politiche destinate a rinforzare la coe-sione economica e sociale dell'Unione, ponendo rimedio agli squilibri regionali e attenuando lo scarto tra diverse categorie, tra semplici cittadi-ni e, in particolare, tra uomini e donne (parità e pari opportunità).

I partenariati nei vari campi descritti mirano ugualmente all'informa-zione e alla formazione europea dei soggetti implicati; l'incrocio delle e-sperienze si risolve nella conoscenza e nella stima reciproche e compor-ta la condivisione delle prospettive sovranazionali.

Anche a tale proposito l'AICCRE è a disposizione del nostro Comita-to di gemellaggio, per fornire utili chiarimenti e assistenza adeguata.

SCHEDA 12

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Cerimonia del gemellaggio Nei giorni che precedono e seguono l'evento dell'affratellamento delle Comunità-partners, possiamo

promuovere esposizioni e proiezioni con i materiali prodotti dalle classi scolastiche e dalle associazioni cul-turali e di categoria (mostre grafico-pittoriche, di fotografia, di prodotti tipici locali e presentazione di audio-visivi); possiamo organizzare anche spettacoli di musica, danza, teatro e cinema.

La numerosa Delegazione ufficiale che ospitiamo respirerà il clima della festa fin dal momento dell'arri-vo; e l'intensità dell'incontro salirà gradualmente, raggiungendo il massimo quando i Sindaci pronunceranno e sottoscriveranno il testo del Giuramento della fraternità.

E’ necessario che curiamo la cerimonia ufficiale nei minimi dettagli, perché essa rappresenta per le Co-munità che si gemellano un momento storico a ragione dell'assunzione d'impegni solenni e irreversibili con-tenuti nel testo del Giuramento. Il luogo della cerimonia sarà indifferentemente al coperto o all'aperto, l'im-portante è che ci sia spazio sufficiente per tutti. Addobbiamo la sala o la piazza con le bandiere nazionali sovrastate da quella europea, ma dilatiamo il gran pavese sull'intero centro abitato, al cui ingresso colloche-remo il pannello Comune d'Europa gemellato con...

Sarà bene poi incorniciare i passaggi centrali della cerimonia solenne, attingendo alla tradizione pluride-cennale dei gemellaggi e arricchendola con aggiunte originali.

In genere non manca il corteo, aperto dalla banda musicale e dai gruppi folclorici, seguiti dai gonfaloni comunali e dalla bandiera europea con le autorità e i cittadini. C'è chi ama sostare presso il monumento ai Caduti — per la deposizione della corona — ricordando le vittime delle guerre che hanno lacerato l'Europa, conflitti che il processo d'unione intende scongiurare per il futuro; e chi preferisce indugiare in un luogo em-blematico del centro storico, dove avviene lo scambio delle chiavi della città o si fa la dedica di una strada (piazza, centro di cultura...) al Comune-partner o a un personaggio di statura europea.

E se pensassimo alla realizzazione di un omaggio alla pace tra i popoli che marchi profondamente e defi-nitivamente il paesaggio urbano o quello circostante, utilizzando abilità individuali e di gruppo? Parliamone per tempo con artigiani, specialisti, artisti: potrebbero venir fuori realizzazioni inedite e interessanti da inau-gurare nella giornata del Giuramento.

Negli interventi che precedono la lettura solenne del testo, è importante ricordare che il bisogno e l'ur-genza della creazione della Federazione europea — finalizzata ad un nuovo ordine sovranazionale — sono state avvertite dai movimenti di Resistenza di vari paesi durante l'ultimo conflitto mondiale.

Così come è bene sottolineare che nel 1951 è stato Jean Bareth — nel quadro del Consiglio dei Comuni d'Europa (CCE) divenuto più tardi Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa (CCRE) — a ideare il modello dei gemellaggi come strumento di riconciliazione tra i popoli: iniziando da Francia e Germania ap-pena uscite dalla seconda guerra mondiale. Tutto questo per dimostrare di possedere un buon archivio men-tale, di disporre di memoria dalla quale scaturisce l'esigenza di aprirsi agli altri e di partecipare all'avvenire comune.

Dopo la lettura e la sottoscrizione del Giuramento, si usa liberare colombe in volo o lanciare nel cielo palloncini colorati; noi non dimenticheremo di far eseguire l'Inno d'Europa. A chiusura della cerimonia, po-tremo distribuire ai presenti il testo del Giuramento fatto imprimere su cartoncino; incorniciato, farà bella mostra di sé nelle case a ricordo dell'avvenimento. Il resto è lasciato alla felicità espressiva dei nostri Comita-ti.

Non dimentichiamo d'invitare i giornalisti della carta stampata e radiotelevisivi, non soltanto quelli locali. In generale, i mezzi di comunicazione di massa nazionali si distraggono da tutto quanto si riferisce all'Europa; spesso essi parlano dei gemellaggi soltanto come momenti folcloristici, dei quali sorridere, o peg-gio si lasciano andare a critiche infondate nei riguardi delle Amministrazioni locali colpevoli di spendere de-naro per manifestazioni effimere. Sta a noi redigere puntuali e interessanti comunicati per ogni tappa del gemellaggio, invitando i corrispondenti dei giornali a verificare sul campo la serietà delle iniziative che pro-muoviamo, nella consapevolezza di contribuire dal basso alla costruzione dell'Unione federale.

SCHEDA 13

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Giuramento della fraternità

Noi (Sindaci...) liberamente eletti dai nostri cittadini, certi di rispondere alle profonde aspirazioni e alle reali necessità delle popolazioni con le

quali abbiamo relazioni quotidiane e di cui dobbiamo essere responsabilmente interpreti, consapevoli che la civiltà europea ebbe la sua culla nei nostri antichi Comuni, le cui li-

bertà furono conquistate e difese a prezzo di pesanti sacrifici e di lunghi sforzi, ma che at-tualmente la società europea risente della perdurante divisione politica, sostanziale, dei suoi Stati nazionali sovrani, delle ferite ricevute dalle sanguinose guerre civili continentali, che hanno messo ripetutamente l'una contro l'altra le nostre popolazioni, nelle quali permango-no ancora manifestazioni di nazionalismo e di razzismo,

coscienti che l'autonomia locale significa spazi di libertà rispetto al potere centrale, ma che deve dare altresì un contributo essenziale, al di sopra delle frontiere, all'interdipendenza dei vari livelli democratici (locale, nazionale, europeo) sino all'effettiva Unione sovranazio-nale, per un grande sviluppo globale economico e sociale,

ribadiamo che la dimensione europea è divenuta ormai per noi una componente irrinun-ciabile del vivere individuale e sociale, e che la stessa comunità locale dilata i suoi interessi e le sue iniziative al di là di tutte le frontiere, alla ricerca di nuove solidarietà con enti territo-riali di altri Paesi,

considerando che all'ampliamento delle conoscenze e delle relazioni umane deve corri-spondere anche un contemporaneo impegno a edificare tutti insieme la casa comune euro-pea, con stabili e democratiche istituzioni politiche sovranazionali, nel rispetto del principio di sussidiarietà e nello stesso tempo della crescente interdipendenza delle varie società na-zionali, e della esigenza di un ordine democratico internazionale, planetario, premessa della pace vera:

in questo giorno prendiamo solenne impegno di suscitare e mantenere relazioni permanenti non solo tra le nostre amministrazioni, ma

anche e soprattutto tra le nostre rispettive popolazioni, al fine di assicurare una migliore comprensione reciproca, una cooperazione efficace, il sentimento vivo di un destino ormai comune, e quindi un aiuto reciproco nell'affrontare i problemi amministrativi, economici, sociali, culturali, sviluppando la solidarietà e la partecipazione di tutti coloro che vivono e operano nelle nostre comunità;

di congiungere i nostri sforzi per aiutare nella piena misura dei nostri mezzi il successo di questa impresa, come concepita dai padri fondatori e che dovrà caratterizzare il XXI se-colo: la creazione degli Stati Uniti d'Europa.

SCHEDA 14

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Come iniziare a strutturare l'Archivio del gemellaggio

Se abbiamo cura di documentare rigorosamente — passo dopo passo — i

rapporti con le Comunità-partners, ci ritroveremo a disporre facilmente di mate-riali adatti a inaugurare il percorso della memoria del nostro gemellaggio.

Partiamo dal conservare attentamente la corrispondenza, le foto, i servizi-stampa, le locandine dei primi incontri, organizzandoli in modo che siano facil-mente e piacevolmente consultabili. Poi facciamo il montaggio delle diapositive e dei documentari-video realizzati dagli amatori durante le riunioni, nei ricevimenti ufficiali, nell'accoglienza presso le famiglie... strutturando la videoteca. Con poca fatica abbiamo predisposto le prime caselle e depositato le testimonianze in ido-nei contenitori; il resto seguirà parallelamente al progresso degli scambi.

Naturalmente il nostro Comitato solleciterà uno spazio adeguato presso la bi-blioteca civica o il palazzo comunale, così che i cittadini possano accedere nell'ar-co della settimana al punto di documentazione o all'ufficio-gemellaggio come si accostano agli altri servizi. Il nostro luogo d'incontro verrà dotato di materiali eu-ropei (periodici, opuscoli, libri...), che potremo facilmente acquisire presso le rap-presentanze in Italia del Parlamento e della Commissione Europea, come presso l'AICCRE.

Ma la maniera classica di procedere esige d'essere integrata dai metodi infor-matici: disponendo di un computer, potremo utilizzare i dischetti prodotti dalle Istituzioni europee e in distribuzione presso gli uffici e le agenzie nazionali; po-tremo accumulare e scambiare informazioni di ogni genere con i partners. Inol-tre, aprendo un sito in Internet, le nostre possibilità di collegamento aumenteran-no illimitatamente, mettendoci in grado di attingere a banche-dati per tutte le ri-cerche e di effettuare incroci di esperienze (compresa quella specifica dei gemel-laggi) con persone e gruppi sparsi nei continenti.

Sono sviluppi che dobbiamo augurarci, senza dimenticare che il nostro è un pubblico eterogeneo e complesso, la cui vastità non è ancora coperta da adeguata alfabetizzazione informatica. Sceglieremo dunque la convivenza e l'integrazione dei linguaggi (i tradizionali e i moderni), per non marginalizzare nessuna fascia di cittadini.

SCHEDA 15

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Il gemellaggio rende visibili, fin dalla prima fase, le differenze d'identità e l'unità d'intenti dei partners Abbiamo fatto già un bel tratto di strada dall'iniziale conoscenza alla ceri-

monia ufficiale; possiamo tentare allora un bilancio provvisorio dell'itinerario europeo che andiamo tracciando.

Già nel corso dei primi contatti, le Comunità-partners hanno manifestato le differenze che le caratterizzano (lingua, modi di vita, particolarità dei luoghi di residenza...); ma la cerimonia del Giuramento della fraternità le ha in qualche modo rigenerate: rendendole gemelle, le ha fatte sentire simili e uguali.

Proprio l'assunzione d'impegno per relazioni stabili di fraternità e coopera-zione pacifica visualizza il fenomeno di realtà distinte, che si aprono a vicenda: esse sanno di non coincidere completamente eppure hanno voglia di conoscersi e di percorrere lo stesso cammino: per cambiare in meglio angoli d'Europa e di mondo nei quali vivere in spirito di responsabilità, scoprendo il senso d'appar-tenenza alla medesima comunità di destino e civiltà.

Perciò il gemellaggio, già nella fase d'apertura, funziona da cartina di torna-sole mettendo in chiara evidenza quel che i cittadini sono e quel che vanno di-ventando; esso agisce come strumento che offre immediatezza di visione e di documentazione, rivelando situazioni segnate da specifiche peculiarità suscetti-bili d'influenza e integrazione vicendevoli.

I nostri rapporti, approfondendosi e stabilizzandosi gradualmente, si profila-no dunque come processi adatti a manifestare — anche per l'avvenire — l'unità d'intenti nella differenza, rendendo costantemente leggibili le due dimensioni. Ne consegue l'avvio di un circuito di conoscenza e stima che, cominciando a far arretrare il pregiudizio, rappresenta un solido muro contro il riproporsi perio-dico e diffuso d'intolleranza, xenofobia e razzismo.

Nell'archivio del Comitato di gemellaggio, abbiamo già accumulato docu-mentazione preziosa; proviamo ad analizzare i materiali per ricostruire in quali tappe dell'andare abbiamo sperimentato elementi diversificanti o unificanti tra le Comunità-partners, constatando il contrasto e la concordanza, l'opposizione e la coincidenza, sottolineando finalmente la ricchezza dell'avventura e la fatica legata alla gestione della sua complessità. E’ un modo interessante per iniziare ad interpretare i dati raccolti e prodotti.

SCHEDA 16

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Scambi scolastici

La scuola è chiamata a preparare i cittadini europei di domani: bambini, adolescenti e giova-

ni hanno il diritto di conoscere in che modo realizzare un futuro di pace per la comunità locale, per i paesi del continente e del mondo. Allora è necessario che l'insegnamento comunichi — dalle prime nozioni di educazione civica all'approfondimento delle dottrine politiche — l'ideale e le strategie del federalismo come originale via che porta alla concordia, allo sviluppo e al go-verno dei popoli. Ma tale conoscenza va accompagnata da esperienze dirette che dimostrino agli allievi la concretezza della prospettiva.

Il nostro Comitato può contribuire a soddisfare adeguatamente la seconda esigenza, invitan-do gli alunni ad entrare in contatto epistolare con i coetanei di comuni e città partners, a trasfe-rirsi come classe all'estero (visite di studio, soggiorni vacanza nell'arco dell'anno) e ad accogliere i gruppi di nuovi amici sulla base della reciprocità familiare. Le iniziative sono adatte sia a porre le premesse della cerimonia ufficiale che ad approfondire il gemellaggio siglato. Tutto questo favorirà la competenza linguistica, agevolando il desiderio di completare parte degli studi fuori del proprio paese, nella consapevolezza di partecipare alla dimensione europea dell'istruzione.

Stabiliremo perciò con la scuola un rapporto speciale, perché essa rappresenta l'ambito che offre il maggior numero di persone disponibili a trasformarsi in moltiplicatori d'informazione sull'Europa: studenti, insegnanti e genitori — una volta guadagnati alla causa — contageranno facilmente altri cittadini sul piano della sensibilizzazione sovranazionale.

La pratica scolastica — fatta di diversi linguaggi e di una varietà di tecniche — esprimerà cre-ativamente, e in maniera interdisciplinare, le prospettive e i risultati delle relazioni stabilite: cro-naca, poesia, racconto, animazione teatrale e musicale, video, arti pittorico-plastiche, informati-ca... La resa andrà ad arricchire l'avviato archivio comunale di gemellaggio e potrà venir immes-sa nei circuiti delle Comunità-partners, consentendo la fruizione alle diverse fasce di popolazio-ne secondo le indicazioni dell'educazione permanente e intergenerazionale.

Inoltre, nella preparazione e nella realizzazione degli scambi, i docenti avranno modo di pa-ragonare i diversi metodi d'insegnamento. Analisi da approfondire utilizzando l'apposito pro-gramma comunitario, che prevede la mobilità degli insegnanti per il reciproco aggiornamento. Confrontandosi con i colleghi, essi avranno la possibilità di scoprire pregi e limiti dei rispettivi sistemi nazionali d'educazione; rendendosi conto dell'inadeguatezza dei singoli programmi di fronte ad una situazione in rapido mutamento (nella direzione della società multienica e multi-culturale) e di fronte all'interdipendenza che lega sul piano della cultura, dell'informazione e del-l'economia le regioni della Terra. Constatazioni che li convinceranno della necessità di ricorrere alle nuove tecnologie: perché una scuola, che sa utilizzare anche gli strumenti informatici, allena gli allievi all'elasticità mentale richiesta dalle modifiche vertiginose del momento; infatti la vita attiva alla quale i giovani vengono indirizzati domanda professioni sempre nuove. A questo proposito, le Istituzioni europee hanno predisposto ugualmente azioni mirate.

SCHEDA 17

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Scambi sportivi Soltanto in apparenza sono i più facili da organizzare; per il nostro Comitato di gemel-

laggio costituiscono invece una sfida, perché rientrano in un settore nel quale la competiti-vità è legge. Riusciremo ad inventare momenti di gara alternativi, basati sullo spirito di coo-perazione? Dobbiamo agire senza privare del tutto le tifoserie del gusto della contrapposi-zione, per non contrariarle. Le associazioni sportive ci chiederanno sicuramente gli scontri diretti (minitornei in triangolare o quadrangolare implicando anche i comuni vicini), per provare in casa brividi da "nazionale"; ma noi siamo ugualmente in grado di far passare un altro messaggio, magari impegnando fra un tempo e l'altro le squadre giovanili.

Non ci muoviamo nel vuoto assoluto, perché disponiamo di esperienze che possono illu-minarci per contrasto. In "Giochi senza frontiere", che la tv ci porta in casa periodicamen-te, le linee di confine tra paesi partecipanti sono nettissime: infatti le formazioni in gara al-tro non sono che compagini schierate a difesa dei colori nazionali; la contraddizione in ter-mini è evidente e andrebbe corretta in "Giochi nelle frontiere".

Ma torniamo all'équipe del nostro villaggio, della nostra città: probabilmente sarà di cal-cio; se esiste una polisportiva, ancora meglio, perché possiamo coinvolgere clubs di nume-rose discipline (pallavolo, basket, ciclismo, atletica...). Una prima simpatica provocazione — nel senso dell'invito a riflettere — è quella di far indossare alla nostra rappresentativa la ma-glia degli ospiti. Gli occhi spaesati degli spettatori suggeriranno un tifo meno istintivo e passionale, senza isterismi collettivi, tanto più che la posta in gioco non modifica la classifi-ca di campionato. Si tratta di match di festa e il micronazionalismo da campanile è fuori luo-go: vincitori e vinti comunque parteciperanno alla kermesse che accompagna ogni manifesta-zione ricreativa di gemellaggio.

Un'altra trovata simpatica può consistere nello spezzare gli schemi consueti, schierando squadre miste formate da giocatori dei centri partners. Lo stesso allenamento si presta a fe-lici variazioni, come quella di affidare la nostra squadra al mister dell'altra, con il conseguen-te passaggio di competenze e reciproco aggiornamento professionale. Possiamo insistere, nel complicare piacevolmente la situazione, ricorrendo ad altri espedienti.

Anche per lo sport esiste un programma comunitario specifico, che riconosce alle disci-pline la capacità d'integrare quanti le praticano nel quadro degli incontri tra cittadini euro-pei. Lo stesso strumento ravvisa nello sport un'occasione generale di socializzazione, di cul-tura (pari opportunità, antirazzismo), di benessere fisico e comportamento leale (fair play); e individua, per alcuni addetti, una possibilità di occupazione. I progetti devono avere queste ed altre caratteristiche, che si possono conoscere richiedendo gli appositi moduli agli orga-nismi di Bruxelles, alle agenzie nazionali e all'AICCRE.

SCHEDA 18

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Scambi interculturali

Il Comitato di gemellaggio è un ambito nel quale predisporre i mezzi adatti all'esplorazione della diversità. Attivando

le associazioni (culturali, del tempo libero, di volontariato, di categoria), possiamo creare opportunità d'incontri ope-rativi durante i quali alcune componenti delle Comunità-partners manifestino le caratteristiche specifiche. Ma l'obiet-tivo deve portare oltre il semplice mettersi in vetrina, che pure determina una prima conoscenza, puntando all'incro-cio dei punti di vista, delle esperienze e delle abilità.

Spetta al Comitato sensibilizzare l'ambiente, affinché tutte le agenzie educative (scuola, libere associazioni...) or-ganizzino momenti di confronto e di cooperazione concreta, attivando circuiti di creatività e solidarietà sovranazio-nali. Paragonando e integrando gli universi umani all'interno di veri e propri laboratori di animazione aperti a tutti i cittadini, favoriamo la stima interpersonale e ci alleniamo ad ammettere la pari dignità delle culture aprendoci al mondo.

Non illudiamoci che il tutto avvenga per generazione spontanea, perché il procedimento è caratterizzato da ric-chezza e complessità di aspetti che richiedono intelligenza di gestione. Nel corso delle riunioni di Comitato e delle assem-blee cittadine — nostre e dei partners — potremo riscontrare tracce di perplessità, resistenze e chiusure alle novità da parte di qualche collaboratore o uditore. Rientra nel gioco. La dialettica democratica della discussione, segnata ora dalla vivacità ora dalla pacatezza delle argomentazioni, alla fine riporterà sotto controllo lo sconcerto momenta-neo legato alla paura del cambiamento, che ad alcuni dà la sensazione dello sporgersi sul vuoto e dell'affrontare l'i-gnoto.

A proposito di tirocinio finalizzato alla comprensione, ecco un esempio di esercizio d'intercultura applicato al paesaggio. In presenza di persone motivate provenienti dai Comuni-partners, possiamo effettuare un'esplorazione globale e interdisciplinare della città o del villaggio (nel contesto del territorio micro-regionale); l'azione si distingue nettamente dalla visita richiesta al classico "cicerone" o all'esperto che funge da guida. In un primo momento, i sin-goli gruppi implicati agiscono in équipes nazionali e stendono un indice territoriale da confrontare con gli altri. Per avere subito la misura della varietà d'angolazione, basta invitare le formazioni monoculturali ad esprimere grafica-mente la ricerca su grandi pannelli da presentare in riunione plenaria. Così alla visione locale si aggiungono quelle esterne e i punti d'osservazione si stimolano e si integrano a vicenda.

Quindi si può proporre di ripetere la ricognizione in gruppi multiculturali, analizzandone i relativi esiti. Il con-trappunto può essere dato dalla proiezione di audioviosivi sulle aree di provenienza degli ospiti, ottenendo così u-n'indagine d'ambiente effettuata in chiave europea.

Lungo il percorso i partecipanti si rendono conto di realizzare una lettura interdisciplinare del paesaggio, verifi-candone la struttura a più strati: profilo urbanistico-architettonico dell'abitato, configurazione geografica del territo-rio, flora e fauna, assetto della proprietà, strutture produttive, stato dei servizi, vita associata, lavoro, tradizioni e vi-sione del mondo degli abitanti...

Comprendono che il cumulo di dati raccolti è idoneo a venir espresso con una molteplicità di tecniche e di lin-guaggi, mediante la valorizzazione dei doni personali e di gruppo; esso contiene infatti i presupposti di pubblicazioni in più lingue, documentari-video, spettacoli musicali e teatrali, elaborazioni al computer, esposizioni fotografiche e grafico-pittoriche; ma anche i preliminari per la stesura di progetti di difesa e valorizzazione dei beni culturali e am-bientali, aspetti del comune patrimonio europeo.

Quel che si produce nei protagonisti del processo di azione-riflessione-azione, è certamente la forte sensazione di osservare uno stesso angolo di mondo affacciandosi da più finestre; ma ancora di più la consapevolezza di attivare un circuito di tolleranza, stima e accettazione. Essi non si lasceranno che con la voglia di continuare a sommare le compe-tenze in vista di programmi da redigere e realizzare a più mani: perché dare senso a l'unità nella diversità richiede una lunga e costante disciplina.

La considerazione esige di venir approfondita nel corso di riunioni congiunte, nelle quali affrontare una contrad-dizione di fondo: quella che vede l'insorgere del particolarismo e del separatismo — con il conseguente scontro delle tradizioni locali — nel momento in cui le culture marciano verso l'interdipendenza, e l'informazione e l'economia si globalizzano. Il fenomeno della frammentazione non può spiegarsi con la sola reazione al temuto pericolo di omolo-gazione, che la società planetaria comporterebbe.

SCHEDA 19

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Scambi politico-amministrativi I Sindaci come massimi rappresentanti delle Comunità locali hanno sottoscritto il Giuramento

della fraternità, interpretando le capacità di autogoverno delle popolazioni, la loro volontà di con-tribuire alla costruzione dell'Europa federata su base regionale e la loro decisione di partecipare all'affermazione di rapporti di giustizia e concordia tra i popoli del mondo.

Compito dei nostri Comitati sarà stimolare i Comuni-partners ad operare in maniera conse-guente alla loro funzione di nuclei dell'Unione. Nel senso di adeguare tutte le loro politiche alla prospettiva del pensare globalmente agire localmente: pianificazione territoriale e sfruttamento delle ri-sorse attuali e potenziali (sviluppo economico e turistico), in sintonia con la salvaguardia e valoriz-zazione del patrimonio ambientale e culturale che fa il paesaggio europeo; risposte alle grandi e-mergenze e ai problemi condivisi (droga, disoccupazione...) ispirandosi allo stesso principio; pro-grammazione e organizzazione dei servizi per la soddisfazione dei bisogni comunitari (salute, i-struzione, cultura, assistenza e sicurezza sociali, tempo libero), rendendoli accessibili a residenti, immigrati, rifugiati e nomadi secondo la concezione federalista della solidarietà.

Ulteriori argomenti di riflessione potranno essere: gli squilibri regionali come ostacolo alla coe-sione economica; l'esclusione vissuta da alcune fasce di cittadini e le disparità tra uomini e donne, situazioni che rallentano la compattezza sociale (esigenza di parità e pari opportunità); la raccolta e il trattamento dei rifiuti solidi urbani, le altre forme d'inquinamento; il deficit di democrazia fede-rale all'interno dell'Unione e l'inadeguatezza politica delle Istituzioni comunitarie.

Scambiandosi le esperienze su ogni aspetto del governo locale — compresa la questione centra-le dell'autonomia impositiva, livello essenziale dell'esercizio decentrato del potere da coniugare con il principio della sussidiarietà — le Comunità gemellate constateranno l'interdipendenza che lega le regioni europee e quelle del pianeta, nel quadro della globalizzazione di economia, informa-zione e cultura la cui ambivalenza analizzeranno insieme.

Così facendo, contribuiranno a migliorare la qualità della vita nei luoghi di residenza e a perfe-zionare gli ordinamenti dei rispettivi paesi: per la riaffermazione del primato della politica nel dise-gno d'Unione, mortificato troppo spesso dal prevalere dell'Europa intergovernativa, delle diplo-mazie nazionali e delle banche. Gli eletti dovranno tener conto di un'opinione pubblica tanto de-terminata, lasciandosi contagiare dalla diffusione di nuova sensibilità.

I nostri Comitati inoltre proporranno agli amministratori di accedere congiuntamente, ogni vol-ta che sarà possibile, alle sovvenzioni comunitarie (Aiuto ai gemellaggi, programmi inter-europei, azioni di sostegno per le aree dell'Europa centro-orientale e dell'altra sponda del Mediterraneo).

L'insieme del movimento servirà ad evidenziare che — mentre ci interessiamo del governo lo-cale — non perdiamo di vista il contesto di riferimento d'interdipendenza europea e mondiale, nel quale trova senso pieno l'azione politica di ogni cittadino e di ciascun eletto.

SCHEDA 20

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Scambi sociali I diritti maturati attraverso le lotte popolari per la democrazia e la dignità del lavoro fanno parte

della tradizione di molti paesi europei. Non sfuggirà ai nostri Comitati che questo patrimonio inalie-nabile è arricchito dalla pratica della solidarietà locale che i cittadini, riuniti in libere associazioni, eserci-tano ogni giorno: nei riguardi delle fasce svantaggiate (emarginati, portatori di handicap, ex-tossicodipendenti, carcerati, anziani e bambini in difficoltà, migranti, profughi, nomadi); come nel campo della donazione di sangue e di organi, nel settore della protezione civile e del pronto inter-vento a difesa del territorio. Una pluralità d'esperienze che rende solido il tessuto comunitario del posto e si rinforza tramite le relazioni europee.

I Comitati mobiliteranno perciò gli aderenti alle organizzazioni sociali e ai gruppi di volontariato per contatti periodici d'aggiornamento con i colleghi delle Comunità-partners, in vista della redazione di progetti condivisi in ambito intercomunale; e mirati pure alle aree europee o extra-europee oppresse da lacerazioni e conflitti regionali, perciò in attesa di interventi solidali urgenti.

Il processo avrà una ricaduta educativa soprattutto sui partecipanti giovani, volontari per i quali le Istituzioni sovranazionali hanno predisposto un programma specifico di sostegno. Alla stessa a-zione potremo attingere per iniziative di sviluppo locale: assistenza alle persone in difficoltà, anima-zione per bambini e giovani, recupero e valorizzazione del patrimonio territoriale, attività intercultu-rale e di sensibilizzazione antirazzista e antixenofoba.

In particolare allargheremo localmente l'area della tolleranza e della comprensione, base della pa-cifica convivenza civile, promuovendo incontri interculturali tra residenti e immigrati. Probabilmente l'uno o l'altro dei partners si è misurato con la sfida della differenza prima dell'avvio del gemellaggio, ac-cettando nel territorio gruppi muniti di valori e simboli contrastanti con i propri. Alcuni paesi euro-pei hanno maturato da lungo tempo una tradizione d'accoglienza, altri si trovano ad affrontare il problema appena da alcuni decenni; tanto i primi quanto i secondi sono esposti al rischio del rigetto e alle lusinghe della chiusura. I flussi migratori — invasioni pacifiche dettate dalla ricerca di un'esi-stenza migliore — non vanno vissuti come semplice problema d'ordine pubblico, in quanto arric-chiscono le regioni ospitanti della dimensione della multiculturalità oltre che di unità lavorative.

Spetta a noi far scoprire e apprezzare altri modi di vivere e di pensare: per riconoscere la falsità del luogo comune che gli ospiti verrebbero a togliere il pane di bocca ai figli dei residenti, mentre essi son disponibili a fare i lavori più pesanti e umili. Ci batteremo, allora, per il varo di adeguate po-litiche dell'accoglienza, affinché possano godere dei medesimi servizi assicurati a noi cittadini: così l'Europa dal volto umano diventa sempre più una realtà concreta.

I Comuni gemellati, organizzando in senso federalista la solidarietà sociale, si pongono come spa-zi di non-discriminazione; e i loro abitanti dimostrano di essere consapevoli che, nel momento in cui aumenta il fenomeno immigrazione, proporzionalmente si diffonde la tendenza a individuare in chi arriva dall'esterno il nemico, scaricando su di lui le frustrazioni personali e di gruppo. Il facile e frequente ricorso alla violenza in varie città e regioni è la spia dell'attualità del razzismo e della xeno-fobia in Europa. I nostri Comitati non abbasseranno mai la guardia, avendo scelto di operare per la pace.

SCHEDA 21

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Scambi turistici

Per accostare i cittadini alle tematiche europee del gemellaggio, il nostro Comitato può valo-

rizzare anche la loro voglia di viaggiare e la naturale curiosità per la scoperta di luoghi sconosciu-ti. Quanto agli ospiti, diamo loro modo di visitare i centri interessanti della nostra zona; per la conoscenza dettagliata del territorio comunale e microregionale, utilizziamo pure l'indice dei beni storico-artistici e ambientali messo a punto con gli scambi culturali. Qui non dobbiamo far altro che attivare — nel senso di rendere effettivamente praticabili — quelle piste di attraversamento consapevole dello spazio che abbiamo già individuato o tracciato. Procediamo in modo da impli-care piacevolmente i visitatori. Ecco alcuni esempi.

Senza escludere la solita visita guidata, ad uso di chi vuole essere preso per mano, possiamo proporre di conquistare il centro storico con l'aiuto di una mappa urbana, disegnata a grandi line-e su un foglio che funge da bussola; quanti sono disponibili al gioco possono completare il grafi-co registrando le emergenze, i nodi, i margini della struttura urbanistica via via che li scoprono. Sarà certamente gradita l'offerta dell'itinerario dei mestieri, attraverso le botteghe artigiane che mantengono in vita le antiche abilità; così come sarà stimolante l'approdo presso gli ambiti nei quali si esprimono le nuove professionalità fondate sulle tecnologie avanzate.

In concreto una città può essere scoperta come scena (monumenti, quinte di case, piani stra-dali e piazze, rapporto tra abitazioni e aree verdi, quartieri centrali e periferia, profili naturali e tagli artificiali), variando la distanza e l'ora d'osservazione; ma anche attraverso gli attori che l'ani-mano: pedoni sui marciapiedi e automobilisti in strada. E ancora il nucleo urbano può essere a-scoltato nella risonanza interna: il vociare di esercenti e clienti nei negozi e al mercato; i passi del-la piazza (se è isola pedonale), il silenzio della notte; la memoria comunitaria nei musei, l'attualità nei centri di cultura, il futuro nei laboratori di ricerca.

Proprio gli scambi turistici, grazie all'incrocio delle impressioni e delle esperienze, possono stimolare nuove iniziative nel piccolo e nel grande comune, valorizzando le risorse attuali e le potenzialità dei territori come: percorsi da effettuare a piedi, a cavallo, in bici (ecoturismo possi-bile dove l'impatto ambientale è sotto controllo), escursioni mare-montagna., settimane-bianche.

E’ utile ricordare che le Comunità-partners, situate in zone periferiche e svantaggiate, possono approfittare di un'azione comunitaria di sostegno allo sviluppo turistico.

Alcune delle proposte elencate possiamo rivolgerle in particolare al mondo della scuola, capa-ce di assicurare la cadenza periodica delle attività di ricognizione e fruizione ambientale e cultura-le.

L'importante è garantire in ogni caso l'accoglienza calorosa, perché quel che deve stare a cuo-re ai Comitati di gemellaggio è contribuire all'affermazione di un turismo fattore di produzione di socialità, cultura, comprensione europea e di economia soprattutto per le aree deboli; e non semplicemente di svago e distrazione, compito svolto egregiamente dalle agenzie di viaggio alle quali non siamo chiamati a sostituirci.

SCHEDA 22

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Scambi economici Le associazioni degli imprenditori, degli artigiani e dei commercianti sono rappresentate nel nostro Co-

mitato. Chiediamo agli operatori di realizzare insieme la mappa della situazione economica, con una sorta di rapido censimento delle piccole e medie imprese. Invieremo la scheda illustrativa, contenente i settori di produzione e la rete di distribuzione di beni e servizi, ai Comuni-partners chiedendo di trasmetterci le infor-mazioni corrispondenti.

Dall'analisi dei dati può derivare una serie di iniziative da concordare, come, ad esempio: - la stampa di un dépliant plurilingue e a colori, che presenti congiuntamente le strutture e la produzione; - l'esposizione di alcuni prodotti tipici nei rispettivi negozi; - la partecipazione combinata a mostre-mercato e fiere nell'originale "stand" dei Comuni gemellati, con il coinvolgimento delle Camere di Commercio, degli Enti Provinciali per il Turismo, delle Aziende di Promo-zione Turistica, delle Associazioni di categoria; e, dove esistono, delle Comunità Montane che dispongono di bilanci con capitoli appositi per la promozione del territorio e in particolare del settore agricolo e prodotti derivati.

Naturalmente ci sono delle condizioni da rispettare per il trasporto e l'espatrio degli articoli: aspetti prati-co-burocratici che possiamo risolvere, presso gli uffici appositi, prima di metterci in movimento: per evitare spiacevoli sorprese durante il viaggio. Chiediamo pure all'AICCRE di segnalarci la lista dei centri grandi e piccoli che hanno fatto esperienze in questo campo.

Nel corso degli scambi è bene discutere, in appositi incontri, del problema della globalizzazione dell'eco-nomia e dei rischi di neocolonialismo che il liberismo incontrollato comporta per i paesi più deboli. Spetta alle Comunità gemellate prendere coscienza delle contraddizioni del processo, ricordando ai responsabili nazionali e comunitari il primato della politica: affinché l'Europa concordi con gli altri grandi del mercato mondiale l'urgenza della regolamentazione internazionale.

Così come è opportuno affrontare insieme il tema dell'emergenza disoccupazione, fenomeno ingoverna-bile dai singoli stati, in quanto reso più drammatico in ogni paese dall'automazione, dalla tecnologia e dalla spietata concorrenza dei mercati. Cercheremo di sondarne le cause profonde e di andare oltre il semplice dibattito, individuando risposte locali che potranno offrire spunti alla ricerca di soluzioni generali. Come:

- promozione di corsi di formazione professionale per giovani in cerca di prima occupazione e per coeta-nei ex-tossicodipendenti e con esperienze di carcere minorile, da qualificare sul piano della difesa e della fruizione dei beni culturali e ambientali (agente di sviluppo locale, guardia-parco, accompagnatore turistico, animatore di gruppo); o su quello del recupero di antiche abilità artigianali da coniugare con le nuove oppor-tunità informatiche, nel tentativo di attenuare così l'ansia di quanti sono soggetti a mancanza d'occupazione, a lavoro precario, a disoccupazione di lunga durata;

- organizzazione di corsi di formazione destinati in particolare all'inserimento professionale delle donne (pari opportunità): iniziative finalizzate all'avvio di imprese cooperative e di piccole aziende;

- azioni di sviluppo dello spirito imprenditoriale, con la consulenza di esperti e il ricorso agli strumenti tecnologici.

Per lo svolgimento delle attività possiamo presentare domande di contributo in campo regionale, nazio-nale e comunitario, arginando la spinta degli euroscettici, sempre pronti a rimarcare la mancanza d'impiego ironizzando d'Europa unita nella disoccupazione.

Gli scambi economici facilitati dai gemellaggi non possono che avere valore promozionale, risolvendosi nell'accreditare l'immagine produttiva dei Comuni implicati. La legittima esigenza degli interessi d'impresa la si soddisfa con i rapporti di partenariato, oggetto della prossima scheda.

SCHEDA 23

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Gemellaggio e partenariato Non dobbiamo confondere i due termini, anche se parliamo abitualmente di partners

che intrattengono relazioni fraterne stabili e solidarizzano nella cooperazione in molteplici settori. Data l'intercambiabilità delle voci nell'uso quotidiano, proviamo a precisare il dizio-nario con la chiarificazione dei vocaboli.

Mentre il gemellaggio dei comuni si definisce attraverso la partecipazione popolare e il coinvolgimento diretto dei cittadini, il partenariato propriamente detto si spiega con l'impli-cazione di soggetti attivi nel mondo della produzione (personale specializzato, direttori d'a-zienda, esperti commerciali).

Scopi del primo sono: la reciproca conoscenza, il superamento dei pregiudizi, la consa-pevolezza dei valori della comune civiltà europea, la disponibilità e la responsabilità verso il mondo. Finalità del secondo: l'apertura di canali import-export per i prodotti, la partecipa-zione a mostre-mercato, lo scambio d'esperienze in campo economico, l'aggiornamento e la qualificazione professionale, il trasferimento di competenze, la promozione di nuova im-prenditorialità tramite le applicazioni della tecnologia in vista dello sviluppo e della maggio-re coesione economica e sociale delle regioni europee.

Ma il lessico si complica di nuovo, quando pensiamo ai partenariati basati su reti di rap-porti non economici: è sufficiente citare gli scambi tra scuole e università (istruzione), ospe-dali (salute), centri d'iniziazione ambientale (ecologia), istituti di ricerca (scienza, tecnolo-gia), centri di formazione professionale, associazioni culturali; o anche la collaborazione tra gli Enti territoriali e il mondo della scuola nell'ambito dei gemellaggi e dei programmi co-munitari spesso in sinergia.

Ritornando al rapporto tra gemellaggio di comuni e partenariato secondo la specifica ac-cezione, possiamo utilmente sommare — quando la situazione ce lo consente — obiettivo di natura socio-politico-culturale e obiettivo socio-economico che caratterizzano rispettiva-mente i due processi. Così che le strategie di gemellaggio risultino saldate alle dinamiche dello sviluppo territoriale, diventando ancora più aderenti all'ambiente; e l'imprenditorialità del partenariato risenta della dimensione umana, di cui i gemellaggi improntano l'intera co-struzione dell'unione federale.

Non esiste un prima e un dopo: si può arrivare ai gemellaggi approfittando del partena-riato in corso e viceversa. In tutti e due i casi trarremo vantaggio dalle opportunità dei pro-grammi comunitari per porre le premesse tanto del gemellaggio quanto del partenariato; oppure per rinforzarne la tendenza all’incontro.

SCHEDA 24

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Gemellaggio rivissuto all'interno della famiglia luogo deputato della tradizione orale La molteplicità di esperienze che i nostri Comitati maturano ha una grande risonanza

nelle persone, le quali spontaneamente ne fanno oggetto di riflessioni familiari. All'ospi-talità domestica abbiamo riconosciuto un ruolo portante fin dall'inizio del gemellaggio, con l'accoglienza delle Delegazioni ufficiali; inoltre, abbiamo utilizzato le abitazioni dei cittadini anche per gli scambi successivi.

Se la comunicazione conviviale d'impressioni si colloca nel filone del testimoniare, la casa è da sempre uno degli spazi privilegiati della tradizione orale e quindi osservatorio-laboratorio particolare. Tra gli anziani, troveremo soggetti che hanno partecipato all'ulti-ma guerra mondiale ed ora sono attori o interessati spettatori della cooperazione pacifi-ca: contrasto di situazioni che fa di loro dei testimoni speciali; trascurarli, significa deter-minare un vuoto di memoria comunitaria. I bambini ci regaleranno il senso della meravi-glia per i contatti con gente d'altra lingua, con la quale riescono a comunicare senza le timidezze degli adulti; i giovani e le donne ci offriranno versioni che risentono di ottiche precise.

Ascoltando il racconto del gemellaggio, interpretato a viva voce dai cittadini protagonisti, possiamo farci un'idea dell'incidenza delle attività sugli abitanti del nostro villaggio o del-la nostra città; allora scopriremo che la ricchezza delle relazioni interculturali va a deposi-tarsi nella mente e nel cuore delle persone, aggiungendosi ai sogni e alle speranze dei profeti e degli operatori di pace: perché i nostri pensieri altro non sono che la stratifica-zione di quelli dell'umanità.

Contestualmente abbiamo la possibilità di constatare le modifiche dell'immaginario collettivo e l'impatto sulla visione del mondo, avviando lo studio antropologico sulla mentalità. Un percorso da condividere con le Comunità-partners, che faranno la medesi-ma inchiesta allo scopo di incrociare i risultati.

Per potenziare l'archivio del gemellaggio, possiamo procedere in modo spontaneo; ma una rilevazione sistematica richiederà la consulenza di esperti e l'impegno di studenti uni-versitari che seguono corsi di scienze sociali, umane e dell'educazione. Mezzo idoneo alla rilevazione-dati è l'intervista, come sollecitazione del dialogo e come occasione per pro-durre materiali sonori o visivi; documentazione da trascrivere, analizzare e interpretare successivamente trasformandola in opportunità di riflessione critica e di consapevolezza comunitaria.

Continueremo la ricerca di elementi preziosi in altri ambiti di aggregazione, come as-sociazioni e gruppi basati su rapporti umani diretti i cui membri discutono delle questio-ni comuni in piena confidenza e convivialità. A quel punto il fiume sotterraneo delle e-sperienze maturate comincerà a scorrere in superficie, evidenziando la ricchezza accumu-lata, dando forma duratura ai ricordi e generando memoria per le Comunità locali, l'Eu-ropa e il mondo.

SCHEDA 25

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Rapporti intereuropei che incidono sul paesaggio

Abbiamo parlato di archivio del gemellaggio che si sviluppa in continuazione e che va

utilmente consultato e interpretato; ma esso non è l'unico ambito di documentazione. In-fatti, tra gli spazi della memoria delle iniziative intraprese, dobbiamo includere un altro luogo deputato: il paesaggio , termine il cui significato va ben oltre le suggestioni della car-tolina illustrata, della foto ad effetto e della veduta pittorica ben riuscita.

Le attività del nostro Comitato arricchiscono l'ambiente in cui viviamo, conferendogli il respiro della sovranazionalità, mentre danno alla costruzione europea la dimensione uma-na. Il paesaggio è adatto a fungere da contenitore di queste esperienze, visto che per defini-zione è universo di segni: infatti da sempre registra la qualità dei rapporti degli uomini con il territorio che essi abitano, il loro amore e il loro disprezzo per i luoghi; così come prende nota della qualità delle relazioni tra le comunità e i popoli, verificando il buon vicinato e la cooperazione pacifica o la competizione e il conflitto aperto.

Solitamente al paesaggio urbano e dintorni viene affidato il compito di fissare le tracce della guerra (macerie, lapidi, monumenti); grazie ai gemellaggi, lo stesso ambiente può es-sere battuto dalle orme della pace: basta che lo vogliamo.

La segnaletica europea — "Comune d'Europa gemellato con..." e la bandiera blu con le stelle d'oro in cerchio fanno ormai parte della tradizione: sono emblemi che troviamo al-l'ingresso degli abitati e sui palazzi dei centri storici; allo stesso modo ci è familiare la to-ponomastica stradale con le denominazioni dei villaggi e delle città partners o con i nomi di personaggi europei.

Tutto questo può essere integrato con: - la messa a dimora nel territorio di piante caratteristiche delle zone delle Comunità-partners (condizioni climatiche permettendo), così da ottenere con il tempo un angolo di giardino o di bosco europeo; - la creazione di un'area di picnic o l'allestimento di un itinerario di montagna mediante campi di lavoro giovanili internazionali; - la pavimentazione di un tratto di strada o l'erezione di un monumento alla pace con materiali (legno, pietra, metallo) provenienti dai luoghi gemellati;

- la richiesta alle ditte appaltatrici o alle società esecutrici dei restauri urbani di coinvol-gere artigiani dei Comuni-partners, che imprimano il sigillo delle loro competenze su facciate di palazzi pubblici, di chiese, di private abitazioni.

E l'elenco può continuare, osservando le caratteristiche delle aree gemellate e attivando la nostra immaginazione in termini progettuali: per continuare a variare in positivo il quadro paesaggistico, sul terreno e nello spirito.

SCHEDA 26

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Gemellaggio aperto alle micro-regioni d'appartenenza, alle Comunità territoriali dell'Europa centro-orientale del Mediterraneo e dei paesi Terzi Curiosamente il nostro gemellaggio è ancora esposto alle insidie del municipalismo, nel senso che il ta-

glio europeo delle azioni può risentire di cadute di tono: come quella del cedere alla tentazione di vivere i nuovi rapporti in maniera esclusiva, analogamente alla gelosia di coppia evocata nelle battute d'apertura.

Allora s'impone la necessità di trovare immediatamente i correttivi. Inizieremo con il mettere ogni volta al corrente delle iniziative in programma i Comuni limitrofi, invitando alcuni loro rappresentanti e cittadini come osservatori; e, per particolari scambi, come partecipanti effettivi. I vicini potrebbero venir influenzati e decidere di stabilire a loro volta relazioni sovranazionali; e noi avremmo il merito di gettare le basi per una futura intesa tra Comuni gemellati della nostra area, preparando il terreno ai gemellaggi degli Enti intermedi e della stessa Regione o concorrendo a rinforzarli se sono in corso.

Consigliamo alle nostre Comunità-partners di fare la stessa cosa nelle zone rispettive, accelerando il processo di superamento dello spirito di campanile; perché le nostre iniziative, mentre si dilatano in Eu-ropa, hanno bisogno di radicarsi profondamente nel territorio di riferimento: ottimo criterio per verifica-re se il nostro pensare globalmente — agire localmente è più di un semplice "slogan", capace perciò di rendere la misura della crescita federalista.

L'altro rischio che corriamo è quello del pregiudizio etnocentrico, di cui cadiamo vittime se non respingia-mo l'illusione di poter essere soddisfatti di quanto realizziamo a livello intereuropeo occidentale; in que-sto caso non facciamo altro che dar man forte alla consorteria dei nazionalismi — rappresentata spesso dalle diplomazie e dai governi dei singoli stati — tentata di coltivare il complesso di superiorità in ogni campo, per vizio antico.

Non dimentichiamo che i gemellaggi sono finalizzati alla costruzione dell'Europa unita, alla quale assi-curano la dimensione umana: un obiettivo che rifiuta limitazioni di comodo alle Autonomie locali di un certo numero di paesi. Li apriremo perciò alle Comunità territoriali dell'Europa centrale e orientale da poco tornate alla libertà, contribuendo a rendere vero il disegno della Paneuropa federale e democratica al qua-le è finalizzato l'ampliamento dell'Unione. Cercando di rimediare come cittadini alla lusinga — pilotata non di rado dai vertici politici — che democrazia liberale è sinonimo di facile benessere e allegro consu-mismo: messaggio accreditato ingannevolmente dai mezzi di comunicazione di massa.

Inoltre i nostri Comitati lavorano per costruire la pace non semplicemente nel Vecchio Continente, ma nel mondo. Una dimostrazione di quest'impegno possiamo darla prevedendo, d'intesa con le nostre Co-munità-partners, alcuni interventi da effettuare nelle aree dell'altra sponda del Mediterraneo: concorrere-mo ad attenuare una linea di frattura, introdotta da lacerazioni secolari in un ambito unitario nel quale la civiltà europea affonda le sue radici, anche se spesso lo dimentichiamo. E i nostri orizzonti si dilateranno ulteriormente cooperando con altri paesi Terzi.

Ecco alcuni esempi di esperienze maturate da Comuni gemellati organizzando i cittadini delle Colletti-vità territoriali in équipes miste, per dimostrare che la solidarietà non conosce confini: assistenza tecnica per la ricostruzione di un centro abitato, danneggiato dai conflitti dei Balcani; scavo di un pozzo e soste-gno agricolo in un villaggio africano; adozione a distanza di gruppi di bambini o apertura di scuole e am-bulatori in aree regionali intra ed extra-europee in difficoltà e bisognose di solidarietà.

Giova ricordare ancora che gemellaggi e partenariati pan-europei e mediterranei sono incoraggiati e sostenuti da apposite azioni comunitarie.

SCHEDA 27

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Celebrazione concordata tra le Comunità-locali partners del 9 maggio festa dell’ Unione europea

Proponiamo ai nostri Comitati di gemellaggio di ricordare insieme il comple-anno dell'Unione: l'Europa comunitaria è nata il 9 maggio 1950. Quel giorno, alle 18.00 del pomeriggio, il ministro degli esteri francese Robert Schuman aveva convocato un incontro-stampa; era accompagnato dal suo amico e consigliere Jean Monnet, con il quale aveva redatto il testo della dichiarazione.

Il comunicato annunciava che la Francia e la Germania avevano deciso di mettere in comune la produzione del carbone e dell'acciaio affidandone la ge-stione ad un'Alta Autorità, le cui decisioni sarebbero state vincolanti per i due paesi contraenti e per quanti altri avessero voluto aderire in futuro all'accordo. Due gli scopi: difendere la pace e la riconciliazione — perché proprio l'accu-mulo di quei materiali aveva consentito gli armamenti e le guerre — e mettere le premesse della Federazione europea.

Impegnati come siamo nella costruzione della concordia e nella realizzazione dell'Unione — perché le nostre Autonomie sono i nuclei del processo federale — dobbiamo inserire la data tra quelle importanti del calendario ed evidenziar-la sulle nostre agende, in modo che contrasti efficacemente con le scadenze delle feste nazionali: per sentirci, nello stesso tempo, cittadini del nostro paese e dell'Europa.

Possiamo festeggiare la ricorrenza in modo articolato: nel rispettivo Comune con tutta la popolazione; e, a turno, nei luoghi di residenza dei partners me-diante lo scambio di Delegazioni. Nel secondo caso, la celebrazione si trasfor-ma in opportunità d'incontro itinerante dei Comitati di gemellaggio, rivelandosi adatta a fare il bilancio annuale delle attività.

Prepareremo la festa sovranazionale con mesi di anticipo, inventandoci mes-saggi adatti a sensibilizzare l'ambiente e mobilitando le varie fasce di popola-zione secondo il nostro costume. E’ assolutamente necessario creare un clima di simpatia, che aiuti i citttadini a riconoscersi nella giornata perché ne sono i protagonisti.

Ne affideremo l'animazione alle scuole, ai gruppi giovanili, alle associazioni delle donne, ai clubs sportivi, ai centri della terza età, ai soggetti del partenaria-to economico; e la condivideremo con i Comuni vicini, anche se non sono ge-mellati

SCHEDA 28

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Premio d'Europa E’ un riconoscimento istituito il 24 settembre 1953 dal Consiglio d'Europa su decisione dell'Assem-

blea Parlamentare, confermata dal Comitato dei Ministri dello stesso organismo sovranazionale il 20 giu-gno 1955. Viene assegnato ogni anno dalla Commissione Ambiente, Assetto Territoriale e Poteri Locali dell'Assemblea Parlamentare ad uno o più Enti che si sono particolarmente distinti nella diffusione dell'i-deale di unificazione europea.

Il Premio d'Europa consiste in: 1 — un oggetto d’arte 2 — una medaglia di bronzo che resta in dotazione a chi l'ha ricevuta; 3 — una pergamena; 4 — una borsa di studio per un viaggio in Europa di uno o più giovani dell'Ente premiato; Tra gli Enti che hanno ottenuto il Diploma — concesso per la qualità dell'impegno nella prima

fase d'apertura europea — la Commissione seleziona, in generale, quelli che meritano la Bandiera d'ono-re. Eccone la descrizione araldica: campo azzurro con cerchio di dodici stelle d'oro a cinque raggi, le cui punte non si toccano; e la descrizione simbolica: sul fondo azzurro del cielo d'Occidente, le stelle — che rappresentano i popoli europei — formano un cerchio, segno d'unione; sono dodici, numero invariabile che indica perfezione e pienezza. L'assegnazione della Bandiera d'onore rappresenta la premessa per otte-nere, eventualmente, quelle successive della Targa d'onore o del Premio d'Europa.

Per partecipare alla selezione il nostro Comitato è tenuto a presentare la candidatura, utilizzando un questionario da richiedere direttamente al Segretariato del Consiglio d'Europa (ma è disponibile anche presso l'AICCRE); il modulo, debitamente compilato e sottoscritto dal sindaco o da altro rappresentante della collettività locale, va inviato allo stesso organismo entro il 31 dicembre dell'anno in corso corredan-dolo di documentazione adatta a provare la particolarità delle iniziative di sensibilizzazione europea pro-mosse.

Allo scopo di rendere valida la candidatura anche per gli anni seguenti, basta che trasmettiamo i mate-riali integrativi riguardanti le nuove attività. I Comuni insigniti del Premio d'Europa si raccordano tra lo-ro, mediante l'organizzazione di incontri periodici: tali appuntamenti andranno ad arricchire la nostra a-genda.

In occasione dell'attribuzione del Premio d'Europa — qualunque ne sia l'oggetto specifico — la nostra Amministrazione indirà una seduta solenne del Consiglio comunale, mentre il nostro Comitato di gemellaggio organizzerà una giornata di festa europea invitando i cittadini singoli o riuniti in associazione ad esserne gli animatori.

I Comuni premiati dal Premio d’Europa si impegnano a istituire stretti contatti fra di loro (Comunità di lavoro delle città beneficiarie del Premio d’Europa), in particolare tramite l’organizzazione periodica di incontri delle città laureate.

SCHEDA 29

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Stelle d'Oro del Gemellaggio Le attività promosse dai Comitati hanno reso e continuano a rendere i cittadini protago-

nisti della costruzione europea e del riavvicinamento dei popoli, determinando la diffusione capillare della coscienza sovranazionale. Quel che caratterizza il molteplice e periodico scam-bio tra le Comunità-partners — differenziandolo da altri tipi di rapporto — è il suo legame diretto e profondo con la vita quotidiana delle popolazioni.

Per dare adeguato risalto alla dimensione umana che i gemellaggi imprimono nel processo d'unione, durante il 1993 la Commissione europea ha istituito il premio Stelle d'Oro del Gemel-laggio: da assegnare alle Collettività Territoriali che si distinguono per l'esemplarità delle attivi-tà ideate e realizzate. Il riconoscimento va a dieci iniziative — condotte da città gemelle e so-stenute dall'Aiuto Comunitario a favore dei Gemellaggi — ritenute originali ed efficaci dalla giuria che si riunisce annualmente a Bruxelles; essa è composta da esponenti del Segretariato della Commissione europea, del Parlamento europeo, del Consiglio dei Comuni e delle Re-gioni d'Europa e della Federazione Mondiale delle Città Unite.

Ecco alcuni esempi di azioni premiate: cerimonie del giuramento della fraternità; incontri scolastici; soggiorni giovanili di lavoro; settimane d'incontri internazionali su tematiche euro-pee; scambi culturali nel quadro dei programmi europei per la messa a punto di progetti co-muni; trasmissione di esperienze tra giovani o adulti di città associate; riflessioni sulla raccol-ta e il trattamento dei rifiuti domestici; confronto sulla formazione professionale in vari pae-si, per individuare il filone di quella transnazionale; due settimane di vita in comune per gio-vani di aree gemellate, per riflettere sulla diffusione della violenza contro le minoranze etni-che e religiose e sulla ripresa allarmante del nazionalismo in Europa; incontro tra istituti per bambini disabili di diversi paesi, per uno scambio dei metodi pedagogici tra responsabili e per il contatto diretto dei piccoli con i loro coetanei senza difficoltà; festa dell'Europa per l'anniversario del gemellaggio, vivacizzata da spettacoli folcloristici (incrocio delle tradizioni popolari), raduni giovanili (visite ai luoghi, attività sportive, giochi su temi europei), scambi di delegazioni municipali e associative (analisi delle competenze amministrative e delle strategie di gruppo).

Il denominatore comune delle iniziative è sempre il coinvolgimento diretto delle varie fa-sce di popolazione, implicate da gruppi mirati che orientano il percorso interculturale me-diante l'informazione, l'azione di strada e di piazza, l'assemblea cittadina, la richiesta d'ospita-lità. Particolare attenzione va usata per la presenza attiva dei bambini, delle donne e degli an-ziani. L'obiettivo resta quello della socializzazione con l'approfondimento dell'amicizia, della stima e della cooperazione solidale nei vari settori.

SCHEDA 30

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Il gemellaggio come occasione per rendere progettuale la memoria

Per i nostri Comitati la memoria più che un semplice archivio a cui attingere è un'area di progetto, nel senso let-

terale del termine: "gettare davanti" e quindi uscire da sé, andare verso gli altri, delineando prospettive e mettendo a punto strumenti d'analisi e di proposta. Ma non prima di ricostruirsi i ponti alle spalle, prendendo coscienza della comu-ne eredità europea fatta di valori di civiltà ma anche di terribili responsabilità contratte con la storia. _ nostro compi-to stimolare i cittadini ad essere orgogliosi del positivo senza rimuovere il negativo, divenendo consapevoli dei dove-ri per il presente e il futuro.

La vicenda d'Occidente esibisce con fierezza le tradizioni di libertà e autonomia dei Comuni medievali, così co-me le grandi conquiste dell'uguaglianza, della solidarietà, della tolleranza, del pluralismo e del rispetto dei diritti uma-ni; annovera pure nell'albo d'onore la resistenza per l'abbattimento delle dittature, le lotte popolari per il consolida-mento della democrazia, per la conquista della dignità del lavoro e della protezione sociale. Ma essa è pure segnata dal pregiudizio, dalla crudeltà e dalla barbarie: guerre di religione e conflitti fratricidi, imposizione del consenso e totalitarismi, odio per la diversità e genocidi, assoggettamento dei popoli e saccheggio delle risorse.

Una teoria di violenze passate e recenti, una somma di comportamenti negativi che trovano l'origine nella cecità percettiva, ossia nell'incapacità di lettura delle società altre giudicate con arroganza secondo il proprio modello esclu-sivo di cultura. Quando, al contrario, l'Europa ha storicamente tracciato il suo profilo come crocevia d'alterità, come ambito d'elaborazione di differenti culture: basta pensare alla commistione tra mondo greco-romano, egizio e meso-potamico; tra universo pagano, cristiano, ebraico ed islamico; agli scambi culturali e commerciali con il prossimo e il lontano Oriente; alle migrazioni dei popoli, compresi i "barbari invasori" che hanno assimilato e si son lasciati assi-milare. La fecondità dell'incontro tra varie civilizzazioni è testimoniata dall'arte in tutte le sue espressioni, dal patri-monio di leggende e di miti che alimentano l'immaginario collettivo, dalla ricchezza del sostrato linguistico, dalla complessità del diritto, dai progressi della scienza e della tecnica derivanti dalla molteplicità degli apporti.

Ecco perché risulta immotivata l'odierna pretesa di chiudersi negli steccati della citta occidentale, mentre siamo chiamati ad agire all'interno di una società multietnica, multiculturale, multireligiosa: in contrapposizione al reticolo incan-descente di tensioni, che in alcune aree si nutre di aspirazioni integraliste, di esaltazioni fondamentaliste e in altre esprime atti dissennati di pulizia etnica; fenomeni che si prestano alla facile diffusione.

Approfondendo i rapporti di gemellaggio, residenti e amministratori tracciano nuove piste d'attraversamento culturale nelle regioni di riferimento: alcuni riscoprono le testimonianze greche, celtiche, romane, vichinghe, carolin-ge o il disegno delle città murate medievali, le scenografie dell'edilizia rinascimentale e barocca; altri i profili dell'ar-chitettura spontanea nelle case rurali, nelle capanne dei pastori o i tratti della viabilità nei sentieri di transumanza e nelle direttrici per i grandi santuari della cristianità; altri ancora i segni lasciati sul suolo dall'attività economica, senza dimenticare il lascito delle tradizioni popolari e l'eredità culturale e artistica. Sono tutte declinazioni locali di fenome-ni presenti in buona parte del continente, da mettere in valore con visite guidate, mostre, convegni, proiezioni di audiovisivi, pubblicazioni in più lingue, spettacoli teatrali e musicali, elaborazioni informatiche.

Conviene richiamare alcune azioni promosse dalla Commissione Europea: la sensibilizzazione giovanile alla salvaguar-dia del comune patrimonio culturale, architettonico e ambientale; la protezione delle lingue e delle culture minorita-rie; l'accoglienza e l'integrazione di migranti, profughi e nomadi portatori di altri sistemi di valori da accostare a quel-li occidentali; la cooperazione con i paesi Terzi che, in cambio dell'aiuto allo sviluppo, possono comunicare la sag-gezza secolare di alcuni loro costumi. Così come si ritengono adatte le iniziative del Consiglio d'Europa, organismo che invita a cercare nelle regioni le tracce di una serie di percorsi che segnano il continente: vie di pellegrinaggio, strade della seta, itinerari celtico, vichingo-normanno, longobardo, monastico, rurale, barocco.

Nel vasto quadro di riferimento, i nostri Comitati di gemellaggio trovano una concreta opportunità di autoattiva-zione, verificando sul terreno un reticolo a maglie fitte, la cui ricchezza è costituita da varietà e specificità ma allo stesso tempo da unità e continuità profonde intrise d'avvenire.

Ricostruirsi i ponti alle spalle — valutando la civiltà, interrogando la storia, leggendo il paesaggio — significa dunque che le ricerche non sono tese al semplice recupero della memoria; esse comportano, per le Comunità-partners, l'avvio di progetti capaci di estendere il sistema federale a tutti i continenti: per un futuro di giustizia e di pace destinato ai popoli della Terra.

SCHEDA 31

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Il gemellaggio rende compatibili e complementari le distinte identità delle Comunità- locali partners e contribuisce all'affermazione dell'identità europea in chiave planetaria Dai contatti iniziali alla dilatazione degli scambi — con la cerimonia del Giuramento della

Fraternità a fare da cerniera — le Comunità-partners non fanno altro che sperimentare l'unità nelle differenze. Infatti attraverso le relazioni a tutti i livelli, le loro rispettive peculiarità (sentimento comune derivante dai legami con la terra d'origine, la lingua, la cultura, le tradi-zioni, la visione del mondo) escono dall'isolamento, affrancandosi dal pericolo d'isterilirsi ri-piegate su se stesse o di diventare patologiche e accecanti nello spirito tribale. Dominata la tendenza al venir vissute in contrapposizione con quelle degli altri, le caratteristiche diventa-no un bene da difendere e utilizzare per il reciproco arricchimento.

Il segreto del passaggio dalla semplice conoscenza alla stima profonda delle specificità è scritto nella continua offerta di ospitalità e nella sistematica esperienza della collaborazione, fondata su progetti redatti e attuati insieme: la pratica del vivere in comune e dell'agire d'ac-cordo fa ritenere le distinte identità dei partners come compatibili e complementari. L'intera-zione continua orienta gradualmente le particolarità verso il senso d'appartenenza alla stessa realtà, fatta di radici ritrovate, di responsabilità condivise e di avvenire partecipato; la scoper-ta dell'unità di fondo produce il comune sentire che fa l'Europa. E tutto questo avviene nel terri-torio della tolleranza, luogo d'incontro, spazio d'intervento, laboratorio ritagliato lungo i con-fini delle identità che entrano in contatto e nello stesso tempo si decentrano osservandosi da fuori, per crescere insieme.

La tenacia delle azioni smantella progressivamente la cortina dei pregiudizi, fonte d'igno-ranza e rigetto scambievoli; sulle sue macerie si alza un nuovo muro — contro l'insorgere ricorrente e diffuso d'intolleranza, razzismo e xenofobia — che diventa più solido grazie al congiungersi dei nostri sforzi con quelli degli operatori di pace impegnati in altre latitudini.

Di conseguenza le Comunità-partners rinunciano a barricarsi all'interno dell'area occiden-tale, controllando la tentazione di cadere in rinnovate forme di etnocentrismo. La casa comune che vanno edificando — e di cui sono le fondamenta — ha le finestre spalancate sul resto del Vecchio Continente e sulle altre regioni del pianeta: infatti gli interventi solidali effettuati d'intesa in altre regioni permettono l'esportazione dei rapporti di fraternità e cooperazione pacifica ben oltre i confini dell'Unione, consentendo alle persone coinvolte di coltivarsi come cittadini del comune, del paese d'appartenenza e come cittadini d'Europa e del mondo.

Così il gemellaggio si dimostra strumento che produce nuova consapevolezza, singolare socialità e sensibilità sovranazionale: infatti, mentre vivacizza l'identità di ciascuno dei par-tners evidenziandola, la rivela pure suscettibile di evoluzione nella prospettiva della costru-zione dell'avvenire comune, europeo e mondiale.

SCHEDA 32

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Il gemellaggio, mediante l'esperienza interculturale, disegna i tratti di un'inedita pedagogia sopranazionale Con la consuetudine dei vincoli di fraternità e cooperazione, stiamo inventando un'opportunità di formazione vali-

da per noi e per quanti sono impegnati nel generale processo d'unificazione europea e d'affermazione della pace tra i popoli. Il metodo di lavoro utilizzato dai nostri Comitati si fonda sulla conoscenza, la gestione e la valorizzazione delle diversità: infatti le strategie di gemellaggio mirano all'elaborazione del pensiero della differenza. Allora la pretesa di giudi-care tutto secondo i nostri modelli si rivela atteggiamento indotto, in ciascuno di noi e con lavorio costante, dai siste-mi dell'educazione nazionale: sono proprio gli schemi tradizionali a produrre il pregiudizio, l'incomprensione e la diffi-coltà di stimare gli altri e l'altrove.

Per superare i limiti delle rispettive visioni e mettere in questione i vecchi comportamenti, le Comunità-partners sono tenute a fare un grande sforzo trasformando le attività di scambio in una vera e propria palestra educativa; le inizia-tive appartengono alla sfera dell'esperienza interculturale, che si risolve nell'analisi continua della diversità. Infatti pro-prio l'intensità dei rapporti ci fa scoprire che sono gli altri a rivelare noi pienamente a noi stessi; essi ci aiutano ad ap-prezzare ancora di più la nostra identità, la quale si definisce nettamente attraverso il confronto con la loro; natural-mente il fenomeno è speculare, in quanto noi svolgiamo la medesima funzione per gli interlocutori.

Grazie alla comunicazione articolata e profonda, un pezzo di mondo di ognuno va ad installarsi in quello dell'altro e viceversa. La conferma è offerta dai cittadini di ogni età implicati in azioni che li portano a fare un confronto di pun-ti di vista, a vivere la restituzione degli sguardi, a comparare e incrociare le varie situazioni nell'ascolto vicendevole. Così facendo, essi producono veri e propri scambi di senso, precisi trasferimenti di significato, che causano la vicendevo-le modificazione. Dall'atteggiamento che diffida e rifiuta (cultura del sospetto), passano gradualmente a quello che acco-glie e ammira (cultura della fiducia e dell'ascolto): in un gioco di dare-avere, fonte di mutuo arricchimento e d'assun-zione di responsabilità — verso se stessi, gli altri — secondo quanto è scritto nella prassi del dialogo.

Con conseguenze e riflessi su ciascuno dei partners che vanno oltre i loro rapporti diretti; infatti le relazioni di ge-mellaggio si manifestano ambito specifico dell'educazione intergenerazionale e permanente — apprendere gli uni dagli altri lungo l'arco della vita — rispondendo anche alle attese della diversità interna ad ogni realtà implicata. Inoltre la disponibilità espressa dalle stesse Comunità locali, verso quelle di altre regioni del continente e del sud del pianeta, amplia l'area dell'esplorazione della diversità causando il riconoscimento di un mondo policentrico, dove le varie civil-tà possono fecondarsi per sviluppi originali. Così la multiculturalità non è una condanna da subire con rassegnazione, ma si rivela una miniera inesauribile da sfruttare.

Però il processo di mutamento e di crescita richiede un tirocinio faticoso e un notevole investimento di energie, per-ché quello dell'evoluzione condivisa — che sintetizza continuità e modificazioni — non si risolve in un esperimento indolore; né può nascondere il carico di contraddizioni legato al confronto-incontro di identità fortemente segnate dalle differenze e quindi portatrici — oltre che di richiesta d'interazione — di dissenso, conflitto, dubbio di omologa-zione, paura di assimilazione. Lo sviluppo del movimento richiama visivamente il lento e tormentato svolgersi dal suo nucleo ben serrato di una spirale, le cui curve restano soggette a contrazioni improvvise quando non ad inversioni di marcia: sono i sussulti derivanti dai richiami mai del tutto disattivati di municipalismo, nazionalismo, etnocentrismo. Inoltre, esprimendoci ancora con immagini grafiche, al disegno orizzontale di distensione della spirale un altro se ne affianca: quello dell'andamento di una linea verticale, diretta dal basso verso l'alto; è la visualizzazione del processo che, partendo dalla società civile, attraversa le varie espressioni istituzionali allo scopo di sensibilizzare con l'ampiezza degli orizzonti i responsabili dei governi locali, regionali e nazionali, nonché le autorità comunitarie.

Allora il dinamismo pedagogico delle azioni descritte è direttamente proporzionale alla diffusione dei gemellaggi nei vari paesi. Ecco dunque il contenuto profondo del fenomeno: educazione all'alterità, alla responsabilità, alla coo-perazione solidale, alla coscienza planetaria, dunque educazione alla pace e alla mondialità. Ma questa è pedagogia del-l'ascolto, dello sguardo, dell'attenzione, della scoperta, della sorpresa e della meraviglia continue, perciò è pedagogia ine-dita.

SCHEDA 33

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Il gemellaggio come laboratorio di sperimentazione politica federalista per l'Europa e gli altri continenti La tenuta nel tempo delle relazioni tra le Comunità-partners crea la tradizione degli scambi il cui segno é ben im-

presso nei rispettivi profili civici, arricchiti dal tratto decisivo della dimensione sovranazionale. Mentre i cittadini e gli amministratori protagonisti delle relazioni fraterne e di cooperazione sperimentano la nuova

coabitazione europea, essi ne rappresentano — nel senso di renderla presente e manifestarla con efficacia — la trama preziosa e profondamente impregnata d'avvenire. Per questa ragione Jean Bareth, ideando il "gemellaggio" nell'ambito del Consiglio dei Comuni d'Europa, lo ha definito primo elemento della futura Federazione europea.

Quel che seguiamo è un cammino di presa di coscienza e di comunicazione che ha un potere fondante, nel senso che è idoneo a produrre un nuovo modello d'organizzazione socio-politica innervando l'assetto federale dell'Unione. In-fatti, grazie alla fitta rete di rapporti intessuta e avvalendoci del peso dell'opinione pubblica e del suffragio universale, possiamo pretendere che l'Europa che si va facendo dentro di noi e nei nostri territori acquisti sempre maggiore visi-bilità sui piani regionale, nazionale e continentale. Secondo i principi federalisti dell'autonomia, della solidarietà, dell'in-terdipendenza e della sussidiarietà: ossia autogoverno democratico nel rispetto dei diritti delle persone e delle comuni-tà; aiuto reciproco nella condivisione dei problemi e delle emergenze; necessità dell'aderenza e della coesione all'inter-no dei singoli paesi, e consapevolezza dei vincoli ecologici dei continenti e socio-economico-politici dei popoli; parte-cipazione del potere fino al livello più basso e più vicino al cittadino, coordinamento crescente man mano che si sale verso l'alto nella scala del potere sovraordinato per la gestione degli interessi generali. Tutto ciò significa ribadire il primato della politica, il cui compito è promuovere un progetto di sviluppo comunitario chiaro e percepibile per tutti, affinché ciascuno ne diventi attore.

Allora i nostri Comitati di gemellaggio rappresentano un cantiere di prim'ordine, diffuso capillarmente e intima-mente legato alla vita delle Comunità locali; un "atelier" nel quale ogni giorno sperimentiamo forme avanzate di convi-venza civile che, dal basso, intendiamo imporre ai livelli superiori di governo, reclamando Istituzioni comunitarie do-tate di poteri reali. _ l'Europa delle regioni, dei cittadini e dei popoli che esprime un Parlamento con mandato costi-tuente, un Esecutivo non ostaggio dei governi e delle diplomazie nazionali e una Corte di Giustizia garante dei diritti dei cittadini e delle Autonomie locali; e che dispone inoltre di una moneta e di una politica estera comuni, come di un esercito unico che sottragga nei fatti agli stati la possibilità di farsi la guerra e di spingere la gente ad annullarsi ancora una volta con lotte fratricide.

Per sua natura il meccanismo attivato non ammette alcuna limitazione geografica; esso esige di venire esteso pro-gressivamente a tutti i paesi, dimostrando che gli strumenti messi a punto dalla strategia federalista sono adatti a gesti-re i problemi del mondo d'oggi. Necessariamente al nuovo ordine politico deve corrispondere un nuovo modello di sviluppo che, per affermarsi, richiede dovunque la soddisfazione di una serie di condizioni: la distribuzione equa delle risorse, la promozione del benessere, il rispetto diffuso della diversità, la tutela dei diritti umani, la democratizzazione dei rap-porti tra regioni legate da inevitabili e ambivalenti vincoli a tutti i livelli. Un insieme che può essere regolato soltanto dalla suprema istanza di un governo espresso dalla Federazione degli stati del pianeta:

Ecco provato che l'Europa dei valori umani non sarà mai la risultante delle alchimie diplomatiche, delle transazioni bancarie e mercantili fondate sulla soluzione o prevenzione dei conflitti tramite gli accomodamenti e i compromessi tra vertici nazionali.

Dunque non c'è lezione federalista più efficace della pratica dei gemellaggi, la sola capace di agevolare la netta di-stinzione tra nazionalismo e sentimento nazionale, convincendo i cittadini d'ogni paese che si può essere diversi e deside-rare di venir governati dalla stessa legge.

Se è vero che i gemellaggi per costruire l'Unione europea trovano senso pieno soltanto nell'auspicata Federazione universale, è ugualmente certo che sono essi — in quanto laboratorio politico che produce rapporti pacifici e solidali tra le persone, le comunità e i popoli — a dare la dimensione umana al disegno federale europeo e mondiale.

SCHEDA 34

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Il gemellaggio nella società dell'informazione globale: in sintonia con il mondo e contro l'omologazione culturale I nostri Comitati usano vari strumenti per i contatti con i partners: dalla classica corrispondenza postale al telefono

e al fax. Ma non possono ignorare che oggi la comunicazione sta cambiando profondamente a causa della globalizza-zione elettronica del pianeta. Grazie alle reti interattive e ai mezzi multimediali di Internet, lo scambio di volumi d'in-formazioni e d'immagini avviene con facilità e rapidità impressionanti. Ne risentono le attività umane a tutti i livelli: affari e transazioni bancarie, ricerca scientifica, tutela ambientale, servizi d'interesse pubblico, settori produttivi, do-manda-offerta di occupazione, commercializzazione di generi di consumo, organizzazione di tempo libero e turismo, accesso ad archivi e biblioteche, formazione a distanza, relazioni culturali, politiche e religiose. Notevoli sono anche le ripercussioni su piccole e medie imprese e società d'intermediazione commerciale, così come su aggiornamento pro-fessionale e creazione di nuova imprenditorialità.

Le Comunità-partners dei gemellaggi devono considerare l'incisività e la vastità dello sviluppo delle reti; constatato l'impatto sulla vita locale, se ne gioveranno per attingere alle banche-dati europee che offrono indicazioni su: ambien-te, agricoltura, nuove tecnologie, formazione. Stimolati dai Comitati, gli eletti presenteranno candidature ai fondi co-munitari e cercheranno sponsors per avviare programmi di alfabetizzazione informatica, destinati al personale ammi-nistrativo e a tutti i cittadini interessati. Gradualmente la telematica potrà venir applicata all'economia locale, alla scuo-la, agli uffici, alle cure mediche, alla pianificazione territoriale, alla formazione culturale e alla qualificazione professio-nale. Con conseguenti riflessi sulla dimensione politico-amministrativa e lo sviluppo territoriale. _ significativa l'espe-rienza di alcuni villaggi rurali e di montagna gemellati, che creano reti per l'applicazione delle tecnologie informatiche alle attività tradizionali, proponendosi pure come ambiti di decongestione delle città mediante la diffusione del telela-voro. Partners di dimensione più grande ricorrono alla telematica per affrontare le questioni del riordino del traffico urbano e dell'inquinamento dell'aria.

L'approccio pragmatico ci eviterà sia di mitizzare sia di trascurare il successo travolgente della rivoluzione della comunicazione. Molti ormai si sentono parte di una comunità virtuale, nella quale le frontiere sembrano polverizzarsi; essi vivono l'illusione che nell'ambito telematico si realizzino condizioni di medesimo accesso per tutti e quindi di de-mocrazia planetaria: una tendenza che nuoce al valore dell'eguaglianza politica e civile, sul quale poggia la dimensione democratica dell'Europa in faticosa ascesa verso l'assetto federale. In realtà un'analisi disincantata e critica svela che, dietro lo sbandieramento di contenuti e opportunità universali, si celano enormi profitti e potenti condizionamenti di pochi bottegai e controllori delle fonti d'informazione ai danni della generalità degli utenti.

Inoltre, per le autorità nazionali, è difficile sorvegliare l'immissione nel circuito di messaggi e atti giuridicamente illegali o contrari alla morale come: discorsi deliranti che inneggiano a nazionalismo, scontro etnico, razzismo, xenofo-bia, terrorismo; che istigano ad azioni criminali e al suicidio, che attentano alla sfera privata e alla reputazione persona-le, che incoraggiano pornografia infantile, pedofilia, prostituzione, tratta di donne e minori, rapimento di bambini per commercio d'organi. Infine non manca chi utilizza la stessa informatica per riproporre il primato della cultura occi-dentale su quelle degli altri popoli, sognando di perpetuare il rapporto di uniformità e subalternità della periferia al centro presunto del mondo.

Alle propensioni denunciate reagiscono i nostri Comitati aprendo un sito in Internet, per spiegare come il me-todo dei gemellaggi si muove nell'opposta direzione dell'incontro tra le genti e del riconoscimento della pari dignità delle persone e delle civiltà. Perciò le Comunità-partners confermano la fiducia nella libera circolazione delle informa-zioni, come manifestazione fondamentale della libertà d'espressione che Internet rende possibile anche nei paesi dove essa non è garantita; ma le stesse chiedono che l'Unione — dopo essersi pronunciata per la società della comunicazio-ne a servizio dell'integrazione sociale e del miglioramento della qualità della vita — elabori una risposta comune con-tro i fenomeni negativi che possono prodursi nelle reti, mettendo a punto strumenti e siglando convenzioni: autodisci-plina, cooperazione giudiziaria e di polizia, introduzione di un sistema europeo di valutazione, stipula di accordi inter-continentali. Per essere al passo con i tempi, in sintonia con il mondo, ma candidandosi a governare le dinamiche della comunicazione globale allo scopo di evitare il rischio di omologazione culturale.

SCHEDA 35

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Il gemellaggio come barriera da opporre agli aspetti disumanizzanti della globalizzazione economica Che lo vogliano o meno, le nostre Comunità-partners risentono del fenomeno della mondializzazione dell'e-

conomia: un movimento in atto dovunque attraverso l'acquisizione di materie prime e l'utilizzazione di forza lavoro, la trasformazione dei prodotti e il loro consumo, la tecnologia avanzata applicata a beni e servizi, l'attività di istituzioni e agenzie bancarie, finanziarie e monetarie. Così la produzione e il mercato delle zone di residenza dei cittadini affratellati interagiscono inevitabilmente con quelli del resto del pianeta.

_ la ragione per cui tra le basi d'appoggio della costruzione dell'Europa federale compaiono il mercato interno unico e l'integrazione monetaria: assicurare nei paesi aderenti all'Unione la libertà di circolazione per persone, merci, capitali e servizi o utilizzare il medesimo mezzo di pagamento per gli scambi altro non è che un voler partecipare da comprimari al processo di globalizzazione che investe i continenti; l'alternativa pare che sia subirlo passivamente e restare vittime della competizione.

Però entrare nello scontro diretto fra giganti dell'economia mondiale implica anche il pericolo di compa-rire nella lista dei predatori di risorse della Terra e dei dominatori dei mercati, sempre pronti a sfruttare le fasce deboli delle popolazioni o interi paesi in difficoltà. Comporta inoltre il rischio di contribuire ad esauto-rare la politica sancendo l'egemonia definitiva delle dinamiche economiche, grazie alla concorrenza sfrenata del mercato senza regole: lo auspica il liberismo — sprovvisto d'attenzione per gli individui e le comunità — in quanto carente di un progetto di governo. Prospettiva dalla quale deriva la messa in questione del potere di controllo degli stati, beffati dall'azzardo delle manovre speculative (spostamento di grandi quantità di de-naro in situazioni favorevoli ai capitali, condizionamento del mercato finanziario, aggressione delle monete meno solide) e dal facile trasferimento degli impianti di produzione che blocca lo sviluppo consolidato di alcune regioni compromettendo il tenore di vita delle persone, mentre agevola lo sfruttamento di manodo-pera sottopagata nelle aree svantaggiate (lavoro minorile compreso).

Un gioco maldestro che, per quanto riguarda l'Europa, oltre ad aumentare drammaticamente la disoccu-pazione — già provocata dall'automazione del lavoro — è capace di smantellare l'insieme di sicurezze e pro-tezioni sociali acquisite con decenni di lotte democratiche; diritti che appartengono alla cultura e alla storia occidentali ma che formano un modello e un patrimonio da condividere con tutti i popoli, perché la tutela della dignità della vita e la pratica della solidarietà non hanno confini.

Allora la stessa dimensione umana, che i vincoli di fraternità danno alla strategia di unificazione politica eu-ropea, è necessario che incida pure sull'ineludibile mondializzazione degli scambi; ossia la logica dello sviluppo partecipato deve accettare di misurarsi con le dinamiche ispirate alla pura logica del profitto, pretendendo che si rispettino le vocazioni dei luoghi e i bisogni delle persone.

I nostri Comuni — per il fatto di aver scelto la linea del pensare globalmente, agire localmente — si pongono come richiesta di regolamentazione del processo di globalizzazione economica; e ne indicano con sicurezza la via nel quadro della Federazione europea e di quella mondiale, idonea quest'ultima ad emanare norme internazionalmente vincolanti affinché l'economia venga posta a servizio degli esseri umani.

Non si dà altro modo per gestire l'ambivalenza e l'ambiguità che connettono benefici e danni del pro-cesso in corso; aspetti che noi non ci stancheremo di analizzare criticamente all'inteno dei Comitati, sma-scherando il dogma della monetizzazione di ogni cosa e l'ingannevole illusione del benessere per tutti, assi-curato dall'applicazione dell'infallibile metodo delle leggi di mercato. Perché la limitazione della sovranità nazionale e il condizionamento dell'esistenza quotidiana dei cittadini possono causare il ripiegamento peri-coloso nei particolarismi. E perché, al di fuori della convivenza basata sulla redistribuzione delle risorse e sulla giustizia per tutti, non può che perpetuarsi la legge del più forte nella rinnovata economia di rapina: i ricchi sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri; ma i popoli diseredati non sono disponibili a sopportare rinnovate e raffinate forme di sfruttamento e subalternità.

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Il gemellaggio come esperienza e conferma che gli uomini appartengono ad un'unica comunità di destino

Nelle riunioni di Comitato, abbiamo preso coscienza che una delle finalità del-le nostre relazioni sovranazionali è quella di vivere insieme in spirito di responsa-bilità verso l'Europa e il mondo.

Se i livelli locale e universale interagiscono, allora è giusto che le Comunità-partners si pronuncino riguardo ai problemi e alle emergenze mondiali, senza accettare semplicemente di soggiacervi: abuso delle risorse e distruzione dei beni non rin-novabili; inquinamento di aria, acqua, suolo; degrado ambientale e desertificazio-ne; accumulo di rifiuti urbani, di prodotti tossici e loro esportazione nelle aree deboli; pericoli di morte per tutta l'umanità insiti nel contrabbando dei materiali nucleari e nell'alterazione degli equilibri fisici e chimici della biosfera; contraddi-zione fra calo delle nascite in Occidente ed esplosione demografica altrove; di-soccupazione, crisi dei mestieri tradizionali, aumento generalizzato delle fasce svantaggiate; divario sempre maggiore tra paesi ricchi e poveri a causa della guer-ra della competitività; dilagare della droga e del terrorismo; moltiplicazione dei conflitti etnici regionali e ritorno dei nazionalismi.

Ma è altrettanto opportuno che le stesse Comunità interpretino le speranze degli abitanti della Terra: ricerca di nuove forme di sviluppo basate sulla cooperazione pacifica e solidale, coniugando economia con ecologia e con giustizia distributiva, assicurando a tutti un'esistenza degna; realizzazione di un mondo policentrico grazie all'accoglienza dei flussi di migrazione, al dialogo tra le civiltà e al recipro-co riconoscimento della pari dignità delle culture nell'interdipendenza crescente delle situazioni; compimento dell'aspirazione di tutte le comunità alla democrazia e attuazione della richiesta di federazione dei popoli per un mondo governato dalla concordia.

L'indice sintetico ci riguarda tutti da vicino: siamo provocati dalle sfide e impli-cati nelle prospettive costituite dalle attese; assumere responsabilmente questo insieme, vuol dire liberare le dinamiche profonde del gemellaggio; un metodo che, con la messa in opera delle relazioni di fraternità e cooperazione senza limitazioni, sviluppa in noi la consapevolezza planetaria facendoci ritenere comunità di destino in una Terra riconciliata con gli uomini che l'abitano.

SCHEDA 37

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Il gemellaggio come esempio di utopia concreta e praticabile

Nel corso del nostro impegno quali componenti del Comitato — semplici cit-tadini o amministratori — abbiamo sentito pronunciare più volte e altrettante ab-biamo letto giudizi trancianti sui rapporti permanenti di fraternità e cooperazione solidale. L'ironia — come abbiamo visto — viene spesso dai mezzi di comunica-zione male informati o nettamente anti-europeisti; la censura arriva periodica-mente da ambiti diplomatici e burocratici, da organi di governo superiori al livel-lo locale, custodi del centralismo e preoccupati dall'avanzata, se pur lenta e con-traddittoria, del processo d'unificazione sovranazionale e allarmati per la tenden-za della società verso l'assetto federale.

Le sentenze dettate dal fastidio e le resistenze corrispondenti ci autorizzano a procedere nella novità che, se spaventa qualcuno, a noi sta a cuore. Lo faremo con la modestia e la decisione che caratterizzano l'agire degli operatori di pace e dei costruttori di solidarietà, stanchi delle contrapposizioni e delle divisioni tra i paesi, insoddisfatti per tale situazione e desiderosi di produrre una convivenza singolare.

Sappiamo bene di non possedere la panacea per curare tutti i mali del Vecchio Continente e del pianeta, per questo intendiamo spartire con tutti il segreto dei ge-mellaggi: rendere praticabile un percorso di tolleranza e di amicizia mediante l'o-spitalità, un itinerario di fraterna collaborazione al di sopra delle frontiere con progetti condivisi: affinché tutti i popoli possano coabitare in pace, come comu-nità dal volto umano nel quadro dell'ordine federale.

Il metodo usato dai nostri Comitati sintetizza procedure operative e motivi i-deali intuiti da Jean Bareth del CCE nel 1951: una sfida — quella della riconcilia-zione tra Francia e Germania a pochissimi anni dalla fine della seconda guerra mondiale — sulla cui riuscita pochi avrebbero scommesso, relegandola nella sfe-ra dell'impossibile. Il sogno realizzato della concordia, esteso progressivamente ad altre regioni, continua ancora oggi nel CCRE, coinvolgendo Comunità territo-riali sempre più numerose. A riprova che l'utopia può diventare realtà concreta e speranza vissuta, per noi, l'Europa e il mondo.

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L'aggiornamento continuo dei membri del Comitato e la qualificazione professionale degli animatori dei gemellaggi La lettura sistematica della serie di schede e la traduzione pratica degli spunti offerti

non sono suffficienti a rendere il nostro Comitato "creativo" una volta per tutte. Per-ciò i suggerimenti sono lontani dal voler indurre la convinzione del fai da te nella co-struzione delle relazioni di fraternità e cooperazione.

Secondo la funzione che riveste o la rappresentanza che gli è stata confidata (amministratore comunale, responsabile di associazione...), ciascun membro del Comi-tato deve tenersi continuamente informato in materia europea: leggendo, ma anche partecipando — nella misura del possibile — a momenti di confronto e aggiornamen-to periodicamente organizzati dall'AICCRE per agevolare gli sviluppi del lavoro comu-ne.

Inoltre dobbiamo far spazio a persone giovani, dotate del tempo e dell'entusiasmo necessari a darsi una preparazione specifica da animatori dei gemellaggi; è condizione essenziale perchè le nostre iniziative facciano un salto di qualità, uscendo dalla piace-vole immediatezza della fase iniziale ed evitando il pericolo della stanchezza per ripeti-tività e noia, premesse all'inevitabile esaurimento delle motivazioni.

La partecipazione ricorrente a seminari interculturali — promossi dal CCRE e da altri organismi europei — assicura l'acquisizione di un bagaglio di conoscenze: sul pia-no linguistico, pedagogico, progettuale e finanziario; su quello dell'apprendimento del-le tecniche d'animazione, dei metodi del lavoro interculturale e degli interventi in par-tenariato. _ opportuno dare priorità ai corsi di formazione nei quali è prevista l'alter-nanza fra i momenti di riflessione teorica e quelli di azione diretta sul campo, grazie alla presenza di esperti in animazione dei gemellaggi e di specialisti in cooperazione sovranazionale. L'applicazione degli strumenti e la traduzione dei contenuti nella con-cretezza del fare potrà avvenire con il tirocinio da condurre in casa propria e presso le Comunità-partners.

Seguendo le tappe dell'itinerario descritto, gli animatori si doteranno di competenza specifica da mettere a disposizione delle rete di comuni gemellati presente nella nostra regione; sarà più facile così reperire le risorse necessarie a retribuire una prestazione giustificata da reali capacità professionali. Quel che non sempre è consentito dal bilan-cio di un singolo ente, può divenire possibile con la somma delle risorse, nella consa-pevolezza che i gemellaggi non hanno nulla da spartire con lo spontaneismo e l'im-provvisazione.

SCHEDA 39